Guarino Guarini - Susan Klaiber
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Guarino Guarini: il mondo di un architetto religioso del Seicento Susan Klaiber 2. Guarino Guarini Ciò che rende il Piemonte, e specialmente Torino, così importante per l’architettura di Guarini è il patronato della dinastia sabauda e della sua corte. Senza tale sostegno egli sarebbe rimasto uno dei tanti studiosi architetti degli ordini religiosi della Controriforma, i gesuiti, i barnabiti e i teatini, distinguendosi forse per le sue idee architettoni- che innovative, ma limitato nei mezzi e dalle finalità della sua comunità religiosa. Grazie al sostegno dei Savoia, Guarini divenne invece uno dei più grandi architetti barocchi in Italia e senza dubbio il più importante tra coloro che operarono esclusivamente fuori Roma. Grazie alle implicazioni internazionali dell’ordine teatino e della dinastia sabauda, ebbe opportunità di progettare in tutta Europa, da Lisbona a Praga, da Parigi a Messina (Dardanello, Klaiber, Millon 2006; Klaiber 2006b). L’unico ritratto noto di Guarini è quello incluso nel frontespizio dei Dissegni di architettura civile et ecclesiastica (1686) e dell’Architettura civile (1737), entrambi pubblicati postumi, e for- Susan Klaiber, “Guarino Guarini: il mondo di un architetto religioso del Seicento,” in G. Dardanello and R. Tamborrino, eds., Guarini, Juvarra e Antonelli. Segni e simboli per Torino, Cinisello Balsamo: Silvana Editoriale, 2008, pp. 65-73. This text made available with a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported License from http://susanklaiber.wordpress.com Note: this PDF contains low res drafts of the essay illustrations. 2.1 Guarino Guarini, “Disegno della facciata di fuori e di dentro dell corritore della casa di San Vincenzo di Modena”, 1662. Penna e inchiostro bruno, acquerellato in bruno, su preparazione a matita (398 × 565 mm). Modena, Archivio di Stato, ECA, cart. 1890, Mappe 83/1 65 2.2 Guarino Guarini, Sezione e prospetto sul cortile della casa di San Vincenzo a Modena, circa 1675. Penna e inchiostro bruno, acquerellato in grigio e rosa, su preparazione a matita (375 × 485 mm). Modena, Archivio di Stato, ECA, cart. 1890, Mappe 83/5 2.3 Guarino Guarini, Prospetto verso Canal Grande della casa di San Vincenzo a Modena, circa 1675. Penna e inchiostro bruno, acquerellato in grigio e ocra, su preparazione a matita (375 × 482 mm). Modena, Archivio di Stato, ECA, cart. 1890, Mappe 83/4r se deriva da un dipinto dello stesso Guarini, oggi perduto, ma ancora esistente alla fine del XIX secolo nella casa dei teatini di San Lorenzo (Bosio 1874, p. 17). Le diverse “case” del suo ordine gli servirono da abitazione, studio e ufficio di architettura. Tanto a Messina, quanto a Modena e a Torino, Guarini progettò e costruì parti consistenti dell’edificio conventuale dove lui e i suoi confratelli vivevano e lavoravano. I primi progetti per la casa di Modena datano intorno alla metà del 1662 e sono i suoi primi disegni d’architettura noti. Quello raffinato e finito per la “facciata di fuori e di dentro dell corridore della casa di S. Vincenzo di Modona”, firmato e datato, mostra metà pianta e metà sezione del progetto per il convento modenese: il dato caratterizzante è il sistema di corridoi a doppia altezza, uno sull’altro, che corrono lungo tutta l’estensione del blocco principale dell’edificio. Su ciascun lato dei corridoi, dalla parte della strada e della corte interna, quattro piani di stanze si affacciano con camere di maggiore altezza al piano terra e al piano nobile, e più basse nei mezzanini. I due corridoi della casa di Modena, soprattutto quello superiore, erano straordinariamente ampi. L’ordine gigante li articola e ne raccorda ciascun piano principale al suo mezzanino, quindi ne sostiene gli archi e 66 supporta il sistema di volte, una specie di struttura a scheletro che, nel corridoio superiore, acquisisce una buona luminosità grazie a tre ampie finestre termali aperte su ogni fianco (Klaiber 1999 e 2006d). La costruzione della casa di Modena iniziò soltanto dal 1675 e due dei disegni di Guarini esposti si riferiscono alla tarda fase del cantiere. La “sezione e prospetto sul cortile” mostra il blocco principale del convento dal retro, assieme alle più piccole maniche laterali che contengono il refettorio a sinistra, e lo scalone a destra. Un’articolazione semplice caratterizza i prospetti della corte interna e della facciata principale. L’uso contenuto dell’ornamento nella casa di San Vincenzo rappresenta la modestia appropriata per un ordine religioso. Se l’esterno del convento sopravvive ancora oggi, l’interno è stato malauguratamente sventrato cinquant’anni fa, quando l’edificio fu trasformato in tribunale. La maggior parte delle case teatine comprendeva una biblioteca a uso dei religiosi e, nelle sedi maggiori, dove i novizi venivano formati, anche per gli studenti. Gli aspiranti sacerdoti studiavano la filosofia naturale e le scienze matematiche, oltre che la teologia; i corsi di matematica privilegiavano Euclide, ma comprendevano anche materie come l’ottica, la prospettiva e l’astro- nomia. Significativamente, negli ordini religiosi della prima età moderna, l’architettura era considerata una branca della matematica. L’inventario napoleonico della biblioteca dei teatini di San Lorenzo a Torino contiene molti titoli che senz’altro formavano in origine la raccolta personale di Guarini. In un caso possiamo addirittura rintracciare la provenienza di uno dei suoi libri: si tratta di una copia del Magnes, sive, de arte magnetica (Roma 1641) di Athanasius Kircher, ora alla Stanford University, recante sia la firma di Guarini che l’iscrizione “Bibliotecae S. Laurentij Taurini” (Gorman 2004, p. 257, nota 5). Molte delle pubblicazioni di Guarini, come l’Euclides Adauctus (Torino 1671), possono essere considerate dei manuali per la formazione di un teatino. Altre si rivolgono a un pubblico diverso: il Modo di misurare le fabriche è concepito come un prontuario per i misuratori per valutare i costi di costruzione nell’ampliamento di Torino verso Po, avviato nel 1673. Il Trattato di fortificatione, che hora si usa in Fiandra, Francia, et Italia (Torino 1676) rientra invece nel contesto di un ingegnere militare piemontese, ma anche della educazione nell’architettura militare per un giovane aristocratico. Guarini pianificò la pubblicazione dell’Architettura civile relativamente presto e un progetto di trattato è menzionato già nel 1666. Tuttavia i disegni sopravvissuti per alcune tavole non ancora incise indicano che egli vi stava ancora lavorando al momento della sua morte: il disegno per la piccola chiesa, non eseguita, della confraternita di Santa Maria e Santa Caterina a Ceva (circa 1680) e il foglio per il castello di Racconigi (circa 1680) con pianta e alzato della facciata verso il giardino. Una prima selezione di tavole destinate al trattato fu pubblicata a Torino nel 1686 con il titolo di Dissegni d’architettura civile et ecclesiastica. La prefazione in una edizione del volume spiega che le tavole avrebbero soddisfatto la richiesta del pubblico nell’attesa che il testo del trattato fosse pronto per la stampa. L’opera uscì soltanto nel 1737, affidata dai teatini alle cure del giovane Bernardo Vittone, rientrato da Roma nel 1733. Gli interventi di Vittone sono difficili da determinare, ma il numero delle tavole dell’edizione dei Dissegni del 1686 fu incrementato di più di due dozzine di diagrammi matematici. Il testo dell’Architettura civile riflette un pensiero architettonico che guadagnò consensi sempre maggiori durante il Seicento, sia tra i secolari che tra gli ordini religiosi controriformati, per cui l’architettura era considerata una branca delle matematiche applicate e un’attività appropriata per i matematici. Come dichiara Guarini, “l’Architettura, come facoltà, che in ogni sua operazione adopera le misure, dipende dalla Geometria” (1737, trattato I, libro III, e libro III, cap. 1). L’opera di Guarini si distingueva inoltre dagli altri trattati della tradizione italiana per l’ampio uso di fonti internazionali, scritte e visuali, soprattutto francesi e spagnole. Gli argomenti meno prevedibili dell’Architettura civile sono l’architettura gotica e la stereotomia, l’arte del tagliare le pietre secondo curve precise e angoli necessari per costruire archi e volte complessi. Soggetti virtualmente ignorati nei precedenti trattati italiani, che il teatino conobbe durante i quattro anni di soggiorno a Parigi (1662-1666). Guarini classifica il pilastro gotico come un “[ordine] eccedente, […] il quale eccede ogni proporzione Greca, e SCONTORNARE ██████████ ██████████ 2.4 Guarino Guarini, Modo di misurare le fabriche, Torino 1674. Volume a stampa (192 × 235 mm d’apertura). Torino, Biblioteca Centrale di Architettura, d/ 72 (02) gua 2.12 Guarino Guarini, Pianta con studi per le volte al primo piano nobile del castello di Racconigi, circa 1677. Penna e inchiostro bruno, acquerellato in rosa, grigio e giallo, su preparazione a matita (348 × 355 mm). Torino, Archivio di Stato, Corte, Archivio Savoia-Carignano, cat. 95, m. 2, fasc. 104, n. 1 (Disegni, cart. 2, n. 4) 67 2.5 Guarino Guarini, Pianta, prospetto e sezione per la chiesa della confraternita di Santa Maria e Santa Caterina a Ceva, disegno preparatorio per l’incisione, circa 1680. Penna e inchiostro bruno su preparazione a matita (240 × 375 mm). Torino, Archivio di Stato, Corte, Archivio Savoia-Carignano, cat. 95, m. 1, fasc. 2, n. 8 (Disegni, cart. 1, n. 1) 2.6 Guarino Guarini, “Pianta, e Faccia[ta] del Palaggio del S.mo PR Filiberto di Savoia in Raconiggi”, disegno preparatorio per l’incisione, circa 1680. Penna e inchiostro bruno su preparazione a matita (249 × 403 mm). Torino, Archivio di Stato, Finanze, Az. Savoia-Carignano, cat. 43, m. 1, fasc. 3, n. 2 (Tipi, n. 14) 68 Romana”; ammira gli architetti di quell’epoca definendoli “ingegnosi edificatori” animati da uno scopo contrario a quello della tradizione greco-romana: “[l’architettura gotica] ebbe per iscopo di ergere molti Forti sì, ma che sembrassero deboli, e che servissero di miracolo, come stessero in piedi.” Lui stesso ne seguì l’ispirazione costruendo un edificio come San Lorenzo (Guarini 1737, trattato III, libro XIII, cap. 1). Il quarto trattato dell’Architettura civile è interamente dedicato alla stereotomia, di cui Guarini si servì nella cappella della Sindone, il suo primo progetto torinese dopo aver abbandonato Parigi. Una solida tradizione di testi di stereotomia si era affermata in Francia a partire dal XVI secolo con Philibert de l’Orme, poi con la fioritura di opere nei primi anni quaranta del Seicento di Girard Desargues, Mathurin Jousse, François Derand e Abraham Bosse. L’Architettura civile aspira a essere un testo di architettura completo e di riferimento. Per questo include dettagliate descrizioni degli strumenti dell’arte (penne, matita, stilo, compasso, squadra) e ricette per vari inchiostri e velature. Si tratta della più lunga e accurata trattazione della pratica del disegno architettonico nella tradizione letteraria dell’inizio dell’età moderna, e per ironia, visto che Guarini non era disegnatore dotato. Egli era infatti più interessato al disegno come veicolo di idee che come opera d’arte e sembra avesse una certa impazienza nel disegnare e i suoi tratti sono spesso imprecisi. Tuttavia, l’accurato studio dei suoi disegni ci restituisce molte informazioni sul suo modo di progettare e sulla pratica del suo studio. La sequenza di disegni per la chiesa di Santa Maria della Divina Provvidenza a Lisbona, per palazzo Carignano o per la chiesa di San Gaetano a Vicenza rivela che l’architetto di norma iniziava da una pianta semplice e ordinaria e successivamente la elaborava con idee sempre più audaci e innovative fino a pervenire alla soluzione cercata (Klaiber 1994; Morragh 1998). Il disegno per la pianta della chiesa non eseguita di Lisbona (circa 1680) è una croce latina piuttosto semplice e non dà motivo di sospettare che potesse evolvere nel- raddrizzare ██████ 2.7 Incisore e disegnatore ignoti, Ritratto di Guarino Guarini. Incisione all’acquaforte e bulino (292 × 175 mm in foglio di 370 × 230 mm). Da G. Guarini, Dissegni d’architettura civile et ecclesiatica, Torino 1686, frontespizio. Torino, Biblioteca Arte dei Musei Civici, 516.5 gua g lp 69 raddrizzare █████ ██████ █████ ██████ ██████ raddrizzare ██████ 2.8. Guarino Guarini, Pianta per la chiesa di Santa Maria della Divina Provvidenza a Lisbona, 1679-1680. Penna e inchiostro bruno acquerellato in giallo, su preparazione a matita (421 × 291 mm). Firenze, Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe, inv. 2974 A 2.9. Giovanni Abbiati su disegno di Guarino Guarini, “Pianta di S. Maria della Divina Providensa di Lisbona”. Incisione a bulino (176 × 310 mm in fogli di 235 × 370 mm). Da G. Guarini, Dissegni d’architettura civile et ecclesiastica, Torino 1686, tav. 17. Torino, Museo Civico d’Arte Antica e Palazzo Madama, inv. 728/XIX l’inconsueta e dinamica pianta per la stessa chiesa nelle tavole del trattato. Come nella maggior parte dei progetti di chiese di Guarini, quando si mette a confronto il disegno con l’incisione si notano nel primo muri spessi e solidi, rispetto alle pareti ondulate e fin troppo sottili della seconda. La stabile intelaiatura di linee guida, con archi e colonne tracciate con il compasso ed 70 elementi rettilinei con la squadra, pare non accordarsi con il disegno dell’incisione, apparentemente composto di cellule spaziali fuse tra loro. Nella versione conclusiva dei suoi progetti presentata nelle tavole del trattato, Guarini in genere elimina sistematicamente tutte le tracce delle origini del suo disegno. Nello Studio per il corpo centrale al piano nobile di palazzo Carignano (circa 1679), Guarini inizia da una copia pulita della pianta definitiva a penna e inchiostro e quindi si concentra nell’esplorazione di soluzioni per le volte lavorando a mano libera per ciascuna delle camere. Simili schizzi, dove si generano nuove idee su una pianta già definita, sono tipici del suo modo di lavorare. Nello Studio per lo scalone e l’atrio di palazzo Carignano (circa 1680) comincia da un disegno della metà del piano terreno, piuttosto curato, a penna, inchiostro e acquerello, con un uso insistito del compasso e dello stilo per sviluppare le geometrie della pianta; poi con un secondo foglio incollato sopra di esso sostituisce la soluzione originaria per la scala, un modo conveniente per ripensare la porzione di un disegno senza dover ridisegnare l’intero foglio. Nonostante la scala “trapiantata”, Guarini continua a lavorare sul foglio operando aggiustamenti a scale, volte e colonne, via via avvicinandosi alla versione definitiva dell’edificio costruito. L’abitudine a rivedere costantemente piante in apparenza concluse si apprezza nella Pianta del primo piano del castello di Racconigi. Sul disegno finito compare infatti una nuova idea aggiunta a posteriori: una volta schizzata a matita sopra l’atrio d’ingresso centrale, uno studio non per il primo piano lì rappresentato, ma per progettare una soluzione per la volta del salone al piano superiore. Un altro disegno per le volte di Racconigi illustra alcune tra le miriadi di possibilità per coprire le cinque camere con “volte a fascie piane”, di cui Guarini discute nel suo trattato (Guarini 1737, trattato III, libro XXVI, cap. 10). L’amore di Guarini per l’invenzione architettonica è ben illustrato dal sistema degli ordini esposto nell’Architettura civile, dove è completamente rivisto il modo di trattare questi elementi chiave nella tradizione della trattatistica rinascimentale e barocca. Egli propone tre ordini base (dorico, ionico e corinzio) e all’interno di queste categorie elabora tre versioni per ciascun ordine: il “primo ordine dorico”, il “secondo ordine dorico”, il “terzo ordine dorico” e così via. La versione successiva è sempre più elabo- rata della precedente, così che alla fine il suo “terzo ordine corinzio” è composto dalle colonne tortili salomoniche a sostegno di una cornice ondulata. Guarini ammette anche quattro variazioni del composito e per i capitelli incoraggia adattamenti creativi, citando esempi dalle proprie opere, come i capitelli che incorporano corone o iris. Il disegno di contratto che descrive metà del portale di palazzo Carignano mostra il ricorso di Guarini a un robusto ordine toscano a fasce. La solidità espressa da questo ordine, con i suoi elementi rustici, sostiene visualmente i piani superiori e metaforicamente “difende” l’ingresso del palazzo. Il foglio, che combina diverse idee per colonne e pilastri, e l’angolare rustico impiegati al castello di Racconigi, sembra quasi un studio preparatorio per le tavole sugli ordini del trattato. Nel suo trattato Guarini descrive anche i modi per comporre le facciate classificandole in “opera rustica”, “opera a fasce”, “opera a rilievo” e “opera a risquadri” (Dardanello 1993b, pp. 57-63). Egli fu particolarmente affezionato all’“opera a fasce”, consistente in un reticolo di bande piatte disposte a inquadrare aperture e piani, e la impiegò in molti suoi edifici come la casa dei teatini di Modena. Vissuto nella realtà modesta di una casa teatina, Guarini apprese l’architettura dai libri, dai suoi molti viaggi fra Italia e Francia, dallo studio dei disegni di altri architetti, anche tra i religiosi del suo ordine. Come ha chiarito sinteticamente Richard Pommer: “Per Guarini l’architettura era una forma di erudizione” (Pommer 2003, p. 10). 2.11. Guarino Guarini, Studio per il corpo centrale al piano nobile di Palazzo Carignano a Torino, circa 1679. Penna e inchiostro bruno, su preparazione a stilo e matita (394 × 556 mm). Torino, Archivio di Stato, Finanze, Az. Savoia-Carignano, cat. 53, m. 1, fasc. 9, n. 15r (Tipi, n. 121) 2.13. Guarino Guarini, Pianta per il primo piano nobile del castello di Racconigi, 1677. Penna e inchiostro bruno, acquerellato in grigio e verde, aggiunte a matita (530 × 440 mm). Torino, Archivio di Stato, Finanze, Az. Savoia-Carignano, cat. 43, m. 1, fasc. 6, n. 10 (Tipi, n. 62) 71 2.14 Guarino Guarini, Metà prospetto per il portale di Palazzo Carignano a Torino, 1680. Penna e inchiostro bruno su preparazione a matita (508 × 237 mm). Torino, Archivio di Stato, Finanze, Az. Savoia-Carignano, cat. 53, m. 1, fasc. 9, n. 14 (Tipi, n. 120) 2.15 Guarino Guarini, Studi per colonne, pilastro e angolare del castello di Racconigi, circa 1677. Penna e inchiostro bruno su preparazione a matita (240 × 197 mm). Torino, Archivio di Stato, Finanze, Az. Savoia-Carignano (Tipi, n. 9) 2.16 Guarino Guarini, Primo ordine del prospetto su Canal Grande della casa di San Vincenzo a Modena, circa 1675. Penna e inchiostro bruno su preparazione a matita (535 × 420 mm). Modena, Archivio di Stato, ECA, cart. 1890, Mappe 83/7 72 2.17 Guarino Guarini, Secondo ordine del prospetto su Canal Grande della casa di San Vincenzo a Modena, circa 1675. Penna e inchiostro bruno su preparazione a matita (420 × 533 mm). Modena, Archivio di Stato, ECA, cart. 1890, Mappe 83/8 73