Traduzione dal norvegese all`italiano di un`articolo pubblicato sul

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Traduzione dal norvegese all`italiano di un`articolo pubblicato sul
Traduzione dal norvegese all‟italiano di un articolo pubblicato sul quotidiano KLASSEKAMPEN
in data 15 maggio 2010
IO SONO, DUNQUE IO RIDO
di Olav Brostrup Müller
Venerdì scorso sulla Scene 4 dell‟Istituto Superiore di arte drammatica di Oslo, il posto in cui gli
studenti di teatro generalmente si esercitano: lì su quella scena va avanti e indietro Dario Fo, 84
anni, mentre recita un passo dell‟”Amleto” in un inglese “maccheronico” prima di fare una
piroetta.
La leggenda del teatro ha appena finito di raccontare agli studenti presenti le potenzialità della
commedia per cambiare il mondo.
“Mai fidarsi di una persona priva di umorismo”, afferma Dario Fo mentre lancia uno sguardo
ammonitore al pubblico.
L’UMORISMO E’ RIFLESSIONE
Lui stesso è appena arrivato dalla Spagna dove ha partecipato ad una dimostrazione in sostegno
degli immigranti per lavoro africani. Nella lotta per la giustizia sociale l‟arma per Dario Fo è
sempre la stessa: “Il potere non ha mai tollerato la satira. Nel periodo della riforma un centinaio
di gruppi teatrali sono stati cacciato fuori dall‟Italia. Principalmente perché ridicolizzavano la
chiesa. In tutti paesi e in tutti i secoli è stato sempre così. La forza di un popolo si misura nella
sua capacità di capire l‟umorismo, afferma Dario Fo, che ha ricevuto il premio Nobel per la
letteratura nel 1997 per le sue numerose commedie.
- “Un popolo senza senso dell‟umorismo è pericoloso. Un partito politico in cui non si ride con
leggerezza e con spirito è pericoloso. Ne sappiamo qualcosa noi in Italia, dice Fo e ricorda il
passato fascista del paese.
- “Potete immaginavi una foto di Hitler che ride? Non esiste. In Hitler i muscoli che provocano
la risata erano una parte del corpo che non si muoveva. Poteva solo gridare. Mussolini poteva
ridere. Ma dopo aver riso, si girava verso i suoi consiglieri e chiedeva: “Perché ho riso adesso?” ,
racconta Dario Fo ad una platea che lo applaude.
E a proposito di barzellette: “Avete sentito quella del malato di aids al quale il medico consiglia
di ricoprirsi il corpo di terra?” “Mi farà guarire?” chiese il paziente. “No” rispose il medico “ Ma
ti abituerai a stare sotto terra”.
Divertente? Beh, per il presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi, che ha raccontato
questa barzelletta nel 2006, lo è .
“Ah no. Io sono venuto qui per tenere una conferenza sulla cultura popolare europea, ed ora sono
costretto a rispondere ad una domanda su Berlusconi”, dice Dario Fo e scuote allegramente la
testa alla domanda del giornale Klassekampen sul senso dell‟umorismo di Berlusconi.
“ I politiche che non hanno il senso dell‟umorismo raccontano barzellette, afferma Dario Fo, che
descrive il primo ministro italiano come “ un tipo speciale di finzione”, prima di passare a
spiegare la differenza tra ciò che è divertente e ciò che è buffo” .
NON E’ UNO SCHERZO
Il vero senso dell‟umorismo dipende in effetti dalla riflessione, sostiene Fo, poiché l‟umorismo è
l‟unica prova che abbiamo che ci sia qualcosa che si muove dentro il cervello.
Senza l‟umorismo l‟essere umano difficilmente ha coscienza o empatia. E là dove la gente di
teatro tradizionalmente si avvale di drammi psicologici che coinvolgono profondamente per
dimostrare la forza della professione dell‟attore, Dario Fo traccia tutta una nuova prospettiva
quanto descrive il teatro: “Una lettura delle antiche tragedie greche, unita a quanto possediamo di
fonti storiche, dimostra che erano gli autori di commedie a raccontare la verità” sostiene Dario
Fo.
“Era nelle commedie che meglio venivano espresse le crisi sociali e politiche, le ingiustizie e le
repressioni”, sostiene Dario Fo.
“Ciò che veniva scritto per far ridere il pubblico, era ciò che era vero. Le tragedie avevano al
contrario un‟altra agenda politica”.
“Significa questo che un giorno i nostri posteri cercheranno “Karl Co.” e“”Lange flate ballær II”
( due film comici norvegesi, ndr) per capire come eravamo?”
“No, risponde Dario Fo – umorismo non significa necessariamente lo stesso di „humor‟”:
“Umorismo non è la stessa cosa come cadere sul sedere oppure starnutire in faccia al capo.
L‟umorismo è lo specchio che mettiamo davanti al potere, dove l‟immagine allo specchio è
quella vera, mentre la persona in carne ed ossa diventa la finzione. L‟obiettivo è che il re rimanga
in mutande”, dice Fo.
UNA RISATA CHE TI SEPPELISCE
Dario Fo ha lavorato più di sessant‟anni per dare maggiore prestigio alla millenaria cultura
popolare europea.
Per Dario Fo non fa nessuna differenza partire dalle canzoni dei gondolieri veneziani o da
Beckett o Ibsen.
Più naturale, in effetti, poiché la cultura popolare è la fonte della cultura borghese - e lo dimostra
spiegando agli studenti come il ritmo delle canzoni dei gondolieri riecheggia attraverso la storia
culturale di tutta Europa, dalle sale da ballo di Versailles alla poesia di Dante.
“ Tutto è collegato alla classe. E‟ la classe operaia che ci ha dato le cose principali della nostra
cultura – sia sotto il profilo della lingua, che della musica, della poesia e del teatro”, racconta
Dario Fo a Klassekampen.
Nello stesso tempo esprime rassegnazione di fronte alla stessa classe operaia che oggi si
addormenta davanti al televisore, mentre accetta di essere foraggiata da “falsi sogni”: “I
programmi della TV ci raccontano che tutti quanti con un po‟ di fortuna possiamo raggiungere la
felicità e la ricchezza. Fate caso soltanto alla disperata situazione economica che abbiamo in
Europa oggi, che solo fino a qualche tempo fa ci veniva venduta come speranza”.
“Perciò ritengo che parole come “speranza” e “sogno” siano molto pericolose. Distruggono
qualcosa di importante per noi, ossia la presa di coscienza della situazione in cui viviamo. Quello
di cui invece abbiamo bisogno è l‟informazione.
“E di qualcosa che ci faccia ridere?””
“Certamente. La risata è uno strumento importante, specialmente quando fai capire alla gente che
è stata ingannata. Allora si può arrivare a ciò di cui si parlava durante la rivoluzione studentesca
del ‟68, dice Dario Fo. “Una risata che ti seppellisce”.