decisione pesante»,Oggi in Cattedrale i funerali di don Luca Bongini
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decisione pesante»,Oggi in Cattedrale i funerali di don Luca Bongini
È morto don Alfio Bonetti storico parroco di Vergaio È morto questa notte, all’ospedale Santo Stefano, il canonico Alfio Bonetti. Aveva 97 anni e per ben 62, fino al 2007, aveva guidato la parrocchia di San Martino a Vergaio. Da Vergaio, dove arrivò nel 1945, il sacerdote non si è mai allontanato. Il funerale si svolgerà domani alle 10,30 nella chiesa di San Martino a Vergaio dove, dal pomeriggio odierno, sarà esposta la salma. Nato nel 1918 a Forlì e trascorsa l’infanzia a Figline di Prato, dove il padre si era trasferito per andare a lavorare in una manifattura di stufe, don Alfio Bonetti stupì tutti, da ragazzino, con la decisione di entrare in seminario. Venne ordinato nel 1941 e fu indirizzato alla parrocchia di San Giusto, quale collaboratore. Nel 1945 divenne parroco a Vergaio. Tanti anni da spingere, nel 2007, l’allora vescovo Gastone Simoni volle nominarlo “parroco emerito”, al momento del passaggio di testimone con l’attuale parroco don Rudy Lafazia. E dire che, essendo il figlio di un fervente “mazziniano e repubblicano”, nessuno poteva credere al suo desiderio di farsi prete. E lo stesso padre non la prese troppo bene, opponendosi a lungo. A spuntarla fu però il parroco di Figline, al termine di turbolente ma civili discussioni con il genitore. Purtroppo, lo stesso padre morì di lì a poco e l’intera famiglia fece ritorno in Romagna. A Forlì giunse però una lettera: al giovane Alfio veniva concessa una borsa di studio da parte del seminario. Pochi anni ancora e don Alfio Bonetti sarebbe diventato il parroco di Vergaio, di conseguenza, e di Roberto Benigni. Merito della crescita demografica della Prato del boom che vide la piccola frazione passare da poche centinaia di abitanti a quartiere popoloso, che oggi ne conta circa 4.000. Una parrocchia ben più grande di quella che gli venne assegnata nel 1945 dal vescovo De Bernardi, saluta così il parroco che fino al 2007 l’ha guidata, vedendo tra l’altro nascere la nuova e bella chiesa e costruendo, prima, il circolo parrocchiale, la cooperativa di consumo, la scuola materna. Don Alfio, in virtù della sua destinazione e della crescita demografica dell’intera Prato, è stato a lungo anche il parroco di Roberto Benigni, con il quale ha trattenuto solidi rapporti dopo la partenza per Roma dell’attore e regista, senza mai svelare granché a giornalisti e paparazzi. «Qualcuno – diceva – l’ho pure maltrattato». Solo in occasione dei tre premi Oscar a “La vita è bella”, l’anziano parroco si aprì, raccontando qualche aspetto poco conosciuto di Benigni che «frequentava il gruppo parrocchiale, era vivace e furbo». Don Alfio, in una lunga intervista al settimanale Toscana Oggi, riferì che da insegnante di religione del Datini, un istituto commerciale, riuscì ad accogliere il giovanissimo Benigni nell’istituto, convincendo la preside quando le classi erano ormai formate. La madre del futuro premio Oscar, «voleva che continuasse a studiare ma non gli aveva trovato una scuola adatta», raccontò tra i vari aneddoti don Alfio. Un don Alfio che non faticava a rimproverare il Benigni prima maniera, al limite del blasfemo, ma anche a riconciliarsi, fino a ritrovarsi nel senso pieno della parola quando l’ormai noto ex parrocchiano andò a chiedere i documenti, nel 1991, per potersi sposare in chiesa. È morta suor Pierina, per 40 anni caposala all’ospedale È morta questa mattina, venerdì 31 luglio, suor Pierina, la penultima del nutrito gruppo di suore infermiere del Cottolengo attive per anni nell’ospedale di Prato. La religiosa, al secolo Egilda Brotto, avrebbe compiuto 95 anni il 27 agosto ed era originaria di Enego, in provincia di Vicenza. Ad assisterla durante le ultime ore di vita, trascorse in un letto del nuovo ospedale Santo Stefano, erano presenti la consorella suor Carla e il cappellano dell’ospedale don Carlo Bergamaschi. A Prato, suor Pierina, ha però trascorso più tempo, 52 anni in tutto, che in Veneto, prima come infermiera e caposala, per ben 40 anni, del reparto di chirurgia del Misericordia e Dolce. La sua era una voce autorevole, ascoltata anche da medici e primari. Terminato il servizio in ospedale, era tornata per qualche anno in Veneto, scegliendo però di far marcia indietro e restare vicina all’amica suor Carla e ai malati che, ancora fino a pochi giorni fa, si recava a visitare. In tutto, ha trascorso a Prato 52 dei 95 anni di vita. I funerali si celebrano domani, sabato primo agosto, alle ore 15 nell’oratorio della Misericordia in via Convenevole. La salma di suor Pierina sarà sepolta al cimitero della Misericordia. Ici alle scuole paritare, Melighetti: «decisione pesante» «È una decisione pesante sotto il profilo economico e politico». Anche la Fism di Prato – la Federazione italiana scuole materne – per bocca della presidente Gabriella Melighetti commenta negativamente e con viva preoccupazione le due sentenze della Corte di Cassazione che hanno dato ragione al Comune di Livorno nella richiesta del pagamento dell’ici a due istituti scolastici religiosi. Si parla di un versamento arretrato, per gli anni 2004-2009, di oltre 422mila euro. «Vorrei ricordare che stiamo parlando di scuole paritarie a tutti gli effetti – sottolinea Melighetti – che consentono nella sussidiarietà un risparmio importante ai Comuni e allo Stato. A Prato parliamo di 20 milioni di euro risparmiati grazie al servizio reso dai nostri 25 istituti». Le scuole dell’infanzia aderenti alla Fism sul territorio pratese rappresentano il 40% della popolazione scolastica riuscendo così a coprire quasi la metà della domanda. «Mentre sotto il profilo politico – continua – mi pare che venga meno l’effettiva parità: se facciamo un servizio pubblico, come ci viene riconosciuto dalla legge, perché dobbiamo pagare? Lo Stato e i Comuni non chiedono tributi alle proprie scuole». Melighetti annuncia inoltre che se Prato dovesse scegliere la stessa strada intrapresa da Livorno «Non si escluderebbe la decisione di chiudere i nostri istituti, con la conseguenza – aggiunge la presidente Fism – che toccherà poi all’Amministrazione comunale e allo Stato trovare il posto per i 1800 bambini rimasti senza scuola. Tra l’altro non mi pare che ci siano immobili disponibili in tal senso». Inoltre la Fism comunica che a oggi le scuole pratesi devono ancora avere il saldo dei contributi spettanti per l’anno 2013-2014. «In queste condizioni è molto difficile programmare il futuro e garantire gli stipendi ai nostri insegnanti». A livello italiano e regionale la Fism chiede «parità a tutto tondo», «e a Prato – conclude Melighetti – sono stati attenti a questa sussidiarietà svolta da cooperative, parrocchie e comunità religiose, io spero che questa volontà permanga». Oggi in Cattedrale i funerali di don Luca Bongini In un duomo gremito di fedeli la Chiesa di Prato ha dato il suo ultimo saluto a don Luca Bongini, il parroco di Mezzana scomparso improvvisamente mercoledì 8 luglio all’età di 56 anni. Questa mattina, venerdì 10 luglio, si sono tenuti in cattedrale i funerali del sacerdote presieduti dal vescovo Franco Agostinelli e concelebrati da moltissimi preti diocesani. Presente anche il vescovo emerito Gastone Simoni, salutato da monsignor Agostinelli all’inizio della messa: “Sono contento della tua presenza, la fatica e i dolori se vissuti insieme si sopportano meglio, grazie di essere qui con noi”. La celebrazione è stata animata dai canti del coro parrocchiale di San Pietro a Mezzana; sul presbiterio, davanti all’altare, era posto il feretro con sopra una foto di don Luca, la stola, simbolo del suo servizio ministeriale, e una Bibbia, contenente la Parola di Dio che come sacerdote ha avuto il compito di vivere e annunciare. “Quella di don Luca – ha detto a questo proposito monsignor Agostinelli nella sua omelia – è stata una parola con la quale il Signore ci ha parlato. La sua vita è stata una parola di Dio per noi e lo ringraziamo per questo”. Il Vescovo ha sottolineato la grande presenza di fedeli al funerale, appartenenti alle comunità guidate da don Luca nel corso del suo sacerdozio, come Mezzana, Galcetello, San Giuseppe e Faltugnano in Valbisenzio, “Segno di affetto e di amicizia nei confronti di un prete che avete conosciuto e con il quale avete condiviso molti momenti della vostra vita”. Un pensiero poi è andato alle sorelle del sacerdote scomparso, Paola e Sandra, sedute in prima fila insieme ai familiari, “vi sono vicino – ha aggiunto il Presule – capisco il vostro dolore e lo smarrimento”. Ricordando don Luca il Vescovo lo ha descritto come una persona “generosa, immediata, senza tanti fronzoli e dotata di un grande cuore, proprio come la sua terra d’origine”. Il sacerdote era nato il 25 ottobre 1958 in Maremma, a Roccastrada in provincia di Grosseto. Ai mezzanesi presenti, da mercoledì improvvisamente orfani del proprio parroco, monsignor Agostinelli ha ricordato quanto sia importante adesso “raccogliere il testimone che vi ha lasciato don Luca, che le sue consegne e i suoi insegnamenti possano continuare a vivere nella vostra vita”. Al termine del funerale il Vescovo ha nominato il vicario generale monsignor Nedo Mannucci amministratore parrocchiale di San Pietro a Mezzana,in attesa di decidere il nome del successore del sacerdote scomparso. Nel frattempo la cura pastorale è affidata al vice parroco don Marco Degli Angeli, giovane prete ordinato lo scorso 19 aprile. Diocesi di Prato in lutto per la morte di don Luca Bongini Lutto nella Chiesa pratese. Questa mattina all’età di 56 anni è scomparso don Luca Bongini, parroco di San Pietro a Mezzana. La morte è avvenuta questa mattina intorno 7, probabilmente per infarto. A trovare il corpo, disteso in bagno, è stata la sorella del sacerdote. La sua morte, così improvvisa e inaspettata, ha colto di sorpresa l’intera parrocchia che in queste ore ha appreso la notizia. Nei giorni scorsi il sacerdote diceva di soffrire di pressione alta ma non ha mai accusato malori; proprio ieri era stato molto impegnato nelle celebrazioni e nelle attività di parrocchia senza mostrare alcun segno che potesse presagire la triste scoperta di questa mattina. Il vescovo Franco Agostinelli, che si trova fuori città, si è messo subito in viaggio per tornare a Prato. A Mezzana si è recato immediatamente il vicario generale, mons. Nedo Mannucci. Don Luca Bongini sarà esposto da questo pomeriggio, mercoledì 8 luglio, dalle ore 16, nella chiesa di Mezzana; domani nel pomeriggio, nello stesso luogo, verrà celebrata una messa in suffragio. I funerali sono invece previsti venerdì 10 luglio (orari delle messe e luogo del funerale saranno comunicati in un secondo aggiornamento). LA VITA Originario di Roccastrada in provincia di Grosseto, don Luca Bongini nasce il 25 ottobre 1958. Entra in seminario il 27 settembre 1978; diacono il 18 aprile 1982 e ordinato sacerdote il 26 marzo 1983. Da quel momento inizia il suo impegno pastorale: il 3 aprile 1983 è vice parroco a San Paolo e dal primo ottobre 1985 vice parroco alla parrocchia del Sacro Cuore. Viene nominato parroco dell’Immacolata Concezione a Galcetello il primo novembre 1987 e il 4 ottobre 1992 sarà scelto come vicario foraneo del Vicariato Prato Nord. Dal 15 aprile 2000 è stato amministratore parrocchiale delle chiese di Fabio e Faltugnano; dal primo settembre 2004 è nominato parroco di San Giuseppe, incarico che rivestirà per due anni, fino al primo settembre 2006, quando diventa parroco della chiesa di San Pietro a Mezzana e vicario foraneo di Prato est. Fino al 2013 è stato direttore dell’Ufficio per il culto divino e per alcuni anni della scuola diocesana di teologia. «Quella di don Luca è una morte che ci lascia interdetti e addolorati, ci coglie all’improvviso privandoci di un sacerdote prezioso». Sono le parole del vescovo di Prato monsignor Franco Agostinelli alla notizia della morte di don Luca Bongini, da nove anni parroco di San Pietro a Mezzana, scomparso improvvisamente questa mattina all’età di 56 anni. Da alcuni giorni il Vescovo si trova fuori città e in queste ore è in viaggio per fare ritorno verso Prato. «Don Luca era un prete generoso, che si spendeva per la Chiesa ed era molto amato dai suoi parrocchiani, per la nostra Diocesi si tratta di una perdita molto dolorosa. Con lui – prosegue il Vescovo – avevo spesso uno scambio fraterno, insieme condividevamo gioie e preoccupazioni dei nostri rispettivi impegni pastorali, era una persona affidabile sulla quale potevamo sempre contare». Mons. Agostinelli manda un pensiero anche al popolo di Mezzana che questa mattina si è svegliato senza il suo parroco: «Vi sono vicino e condivido con voi questo momento di dolore e di rammarico, sto pregando per voi e per don Luca. Intanto posso garantirvi che sarà mia premura assicurare quanto prima che la vita parrocchiale possa riprendere il suo cammino. Affidiamoci al Signore, ricordiamo nella preghiera anche le sorelle di don Luca che sempre gli sono state vicine condividendo la sua vita di sacerdote». La basilica di Santa Maria delle Carceri festeggia il ricordo dell’apparizione miracolosa La miracolosa animazione dell’immagine della Madonna a Jacopino Belcari, che giocava vicino al vecchio e abbandonato carcere delle Stinche: è questa l’origine della chiesa delle Carceri. Era martedì 6 luglio 1484, la Madonna pianse e, per tre volte, fece cenno di fare pulizia. Si ottenne presto l’autorizzazione pontificia per la costruzione della chiesa. Crebbe una immediata e forte devozione popolare verso l’immagine della Madonna con Bambino che si trovava all’esterno del carcere. Nel 1495 terminarono i lavori all’interno della chiesa, mentre il rivestimento esterno fu interrotto intorno al 1506 e solo il braccio occidentale dell’edificio venne completato, ma nel 1885. La dedicazione della Basilica risale invece al 9 maggio 1705. Una curiosità: dal 1512 al 1522, fu prete in Santa Maria delle Carceri proprio quello Jacopino Belcari che diede l’avvio a tutta la vicenda. Anche quest’anno, dunque, si festeggia l’anniversario del miracolo: questa sera, venerdì 3 luglio, alle 21,15 è in programma la processione mariana da piazza San Rocco a Santa Maria delle Carceri. Domenica 5 luglio, alle 19, il clou della festa con la messa solenne presieduta dal vescovo Franco Agostinelli; partecipano l’Amministrazione comunale ed il Capitolo della cattedrale; alle 20,30, cena fraterna nell’Oratorio di Sant’Anna. Lunedì 6 luglio, messe alle 7, 8, 9, 10, 11 e 19; alle 8,30 lodi; alle 9,30, 10,30 e 18 rosario; alle 12 atto di affidamento a Maria e Angelus; alle 18,30 vespri secondi. Durante la festa saranno esposte le nappe che hanno asciugato le lacrime di Maria e sarà possibile visitare le antiche carceri, luogo del miracolo. «È un momento di legame fra la città e la dimensione mariana che culmina poi con l’8 settembre – spiega monsignor Carlo Stancari, parroco di Santa Maria delle Carceri – la dimensione orante e pensosa, in tanti secoli, non è mai venuta meno». Devozione dalla quale, non va dimenticato, nasce anche l’impegno concreto della carità. Da almeno 5 o 6 anni, con un inizio in sordina, ma sempre in crescendo, nei locali della parrocchia, si distribuiscono alimenti a chi ne ha bisogno. Il servizio, basato sulle donazioni, è attivo ogni giorno, tutto l’anno, dalle 16 alle 19,30, affiancando quello della mensa La Pira. Un piatto di pasta, una scatoletta di tonno, o un pezzo di formaggio, dell’affettato, un po’ di pane, una brioches o un pezzo dolce: questi i cibi che vengono offerti a coloro che si presentano in parrocchia. «È un servizio svolto secondo la Provvidenza di nostro Signore!» dice Carlo Faggi, uno dei responsabili. Almeno un centinaio di volontari collaborano all’attività, c’è chi cucina, chi passa dai fornai, chi dai bar, chi prepara i panini o cuoce le brioches. «Il nostro è un servizio ai singoli, perché le famiglie hanno bisogno di altro e le dirottiamo alla Caritas; da noi vengono giovani, adulti ed anziani, molti uomini ed alcune donne; tanti stranieri, ma anche italiani (un terzo del totale). Per quanto è possibile – prosegue Faggi – entriamo in relazione con loro, cerchiamo di conoscerli: è stancante, ma bello. La carità è legata alla fede ed all’essere umano, che ha bisogno di donarsi per sentirsi pienamente realizzato». Oltre 1700 bambini e ragazzi alla Festa degli Oratori estivi L’allegria di oltre 1700 bambini e ragazzi ha contagiato piazza del Duomo, per l’atteso e consueto momento con la festa diocesana degli oratori, che si è svolta questa mattina di fronte alla cattedrale dalle 9 alle 12. Rappresentanti grandi e piccoli delle oltre trenta parrocchie che organizzano i Gruppi Estivi nei mesi di giugno e luglio si sono dati appuntamento per giocare, divertirsi e pregare insieme, all’interno dell’evento organizzato dall’Ufficio di Pastorale Giovanile diocesana di don Alessio Santini. Dopo i balli e i canti di accoglienza, una gara a punti con dieci prove da affrontare per le varie squadre dei ragazzi, che si sono cimentati in altrettante attività che riprendevano il tema «Tutti a Tavola» scelto dalla Diocesi di Prato come sussidio unico per l’organizzazione dei vari oratori. «Non a caso molti animatori hanno scritto sulla maglietta “Affamati di vita buona” – spiega don Alessio – visto che il tema di quest’anno è legato al cibo, non solo in riferimento all’Expo di Milano. “Tutti a Tavola”, questo il titolo delle nostre attività estive parrocchiali: una tavola molto speciale, a cui sono invitati tutti; un luogo dove ci si sfama e ci si conosce, dove si cresce in amicizia tutti insieme». Dopo i giochi spazio alla preghiera dentro il duomo, assieme al vescovo Franco Agostinelli, con i bimbi che hanno «invaso» le navate della cattedrale e hanno ascoltato le parole del presule. Visto il grande caldo preannunciato dagli esperti, sul posto è rimasta per tutta la mattina un’ambulanza della Misericordia di Prato con i volontari dell’Arciconfraternita e, inoltre, sono state approntate numerose casse d’acqua per rifocillare i bambini. Una messa che fonde fede e arte Una messa in cui la liturgia si intreccia con l’arte e la creatività: domenica 5 luglio alla chiesa di San Domenico alle ore 11,15, in occasione della messa, l’artista del ferro Mario Artioli Tavani ha organizzato una performance dal titolo «Vibrazioni d’anime… Viaggio attraverso la Fede». Il noto scultore nato a Firenze ma residente ad Usella realizzerà un momento in cui musica e parole si uniranno. Nello specifico, sarà presenta un’opera di circa 25 metri realizzata da Tavani che sorregge alcuni suoi cataloghi. All’interno poesie scritte da lui, che verranno recitate proprio dall’artista, accompagnato dalla voce di Maheya Collins e dalla musica di Sandro Barbieri. L’arte del ferro di Artioli Tavani troverà in questa performance anche una espressività musicale, perché il battere del martello e degli scalpelli (tipico del suo lavoro) si trasformerà in un ritmo che si legherà alla musica della Collins e di Barbieri. «Voglio dedicare questa giornata di arte e cultura al co-parroco di San Domenico, mons. Pierluigi Milesi – sottolinea l’artista valbisentino – che mi è stato molto vicino e ha apprezzato sempre la mia arte. Il titolo vuole proprio legare le vibrazioni che creo con gli strumenti con cui plasmo il ferro a quelle della nostra anima, alla ricerca della Fede». Al via la visita pastorale del vescovo Franco alle parrocchie collinari Si chiude con la visita alle parrocchie a mezza costa della Calvana l’anno pastorale del vescovo Franco, che riprenderà l’incontro con i fedeli delle chiese del Vicariato est dopo l’estate. Santa Cristina a Pimonte, San Michele a Canneto e Santa Maria Assunta a Filettole sono le tre realtà di collina in cui in questi giorni monsignor Agostinelli sarà presente. La prima parrocchia, guidata dai padri oratoriani di San Filippo Neri, è luogo di spiritualità e centro di molte attività giovanili; la seconda è ricordata da generazioni di pratesi per essere stata la casa di don Renato Chiodaroli, parroco dagli anni Settanta fino alla sua morte e storico assistente scout dei gruppi Prato 1 e Prato 3; la terza, infine, è la l’antica pieve esistente dall’XI secolo, guidata da oltre sessant’anni dal canonico Guido Razzoli, e conosciutissima per la celebrazione dei matrimoni. Il programma. Monsignor Agostinelli inizierà da Canneto la sua visita: domani, giovedì 18 giugno, alle ore 21 guiderà con il parroco padre Stefano Bertolini un momento di preghiera e di incontro con la comunità parrocchiale e con i membri dell’Associazione don Renato Chiodaroli. Venerdì 19 giugno, sempre alle 21, il Vescovo si sposterà a Santa Cristina a Pimonte (sempre guidata da padre Stefano, assieme a padre Giampaolo Alberti) per la conoscenza dei parrocchiani. Sabato alle ore 16 il Presule tornerà a Canneto per celebrare la messa prefestiva alla chiesa di San Michele; alle 18,30 sarà di nuovo a Santa Cristina a Pimonte per l’amministrazione delle Cresime. Domenica 21 giugno sarà invece la volta di Filettole: alle 10 incontro con la comunità, alle 11 la celebrazione della messa e, infine, a seguire il pranzo tutti insieme. Massimo Cacciari: «Una società multiculturale è perseguibile attraverso il colloquio consapevole e non ignorante» «La missione di una società multiculturale è perseguibile attraverso il colloquio consapevole e non ignorante con l’altro, alla base del nostro conoscere ci deve essere curiosità. Altrimenti avremo un dialogo tra indifferenze». Massimo Cacciari affronta così il tema del multiculturalismo e della sfida per un nuovo umanesimo, l’argomento al centro dell’ultimo appuntamento con i «Forum di idee per Prato», il ciclo di incontri promossi dal vescovo Franco Agostinelli per riflettere sul presente e sul futuro della città, che si è tenuto questo pomeriggio nell’aula magna del Pin, il polo universitario pratese. E la tematica dell’immigrazione, del volto di una comunità cosmopolita e multietnica in cerca di identità, è quanto mai sentita in una città come Prato dove convivono l’una accanto all’altra, spesso senza accorgersene, persone appartenenti a 123 nazionalità diverse. L’incontro con il filosofo, già sindaco ed ex parlamentare italiano ed europeo, ha richiamato moltissimi pratesi. In sala erano presenti monsignor Agostinelli, il sindaco Matteo Biffoni, il vice sindaco Simone Faggi, il prefetto Maria Laura Simonetti e altre autorità cittadine. Cacciari, intervistato da Piero Ceccatelli, caposervizio della redazione pratese de La Nazione, ha parlato quasi due ore affrontando temi quali il ruolo dell’Europa, «ormai giunta al tramonto, ma dalla quale possiamo trarre buoni auspici se recuperiamo la nostra identità», e le politiche europee, «che non possono essere schiacciate solo sul lato economico, ci deve una tripartizione tra la sfera etico religiosa e politica con quella economica. Se andiamo avanti sotto la spinta esclusiva del denaro – ha detto citando Spengler – andremo tutti a finire come la Grecia». Dove è possibile ripartire? È stato chiesto a Cacciari che ha risposto citando la grande stagione dell’umanesimo fiorentino: «Quel pensiero cos’è stato se non una grande opera di traduzione dal greco, dall’ebraico e dall’antico al moderno. Pico e Ficino hanno tradotto, avevano capito che la lingua non è autonoma e sufficiente. Anche noi dovremmo ricordarcelo». Secondo il filosofo il rischio dell’Europa, e quindi anche il nostro, è quello di oscillare tra una tolleranza, che pur riconosce le differenze, e che cerca di ricondurre tutto all’unum e l’indifferenza di chi considera tutte le individualità come universali. «Questi presupposti avallano soltanto la religione economica», ha messo in guardia Cacciari. E allora la via maestra, anche questa di stampo europeo, deve essere quella di un «riconoscimento che avviene sulla base della consapevolezza che io non mi riconosco se non nel volto dell’altro, che io non posso definirmi se non confinandomi con l’altro. Questo è l’impervio lavoro da fare – ha sottolineato – nessun relativismo, la mia universalità non è perseguibile autonomamente o addirittura presupponendo che siano gli altri a girare attorno a me». La chiave di tutto sta nella prossimità, parola presa a prestito dal cristianesimo, «questa è la destinazione». E per questo: «No ai quartieri cinesi o islamici che sono ingovernabili, qui non c’è prossimità ma indifferenza». E rivolgendosi alle istituzioni presenti in sala ha detto: «Occorrono investimenti nello sforzo dell’approssimazione e del colloquio con l’altro. Per questo motivo è impensabile dire di no alla costruzione di una moschea». Infine c’è stata anche una sferzata a Prato in risposta ad una domanda dal pubblico che chiedeva come fosse possibile emanciparsi da Firenze, asso piglia tutto del turismo e della cultura. «Scusate – ha concluso – ma se a Prato non viene nessuno è colpa vostra! Io vado a Firenze una volta al mese e nessuno mi dice che il Lippi più bello ce lo avete voi. Avete risorse straordinarie da valorizzare».