decisione pesante»,Oggi in Cattedrale i funerali di don Luca Bongini

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decisione pesante»,Oggi in Cattedrale i funerali di don Luca Bongini
È morto don Alfio Bonetti
storico parroco di Vergaio
È morto questa notte, all’ospedale Santo Stefano, il canonico
Alfio Bonetti. Aveva 97 anni e per ben 62, fino al 2007, aveva
guidato la parrocchia di San Martino a Vergaio. Da Vergaio,
dove arrivò nel 1945, il sacerdote non si è mai allontanato.
Il funerale si svolgerà domani alle 10,30 nella chiesa di San
Martino a Vergaio dove, dal pomeriggio odierno, sarà esposta
la salma.
Nato nel 1918 a Forlì e trascorsa l’infanzia a Figline di
Prato, dove il padre si era trasferito per andare a lavorare
in una manifattura di stufe, don Alfio Bonetti stupì tutti, da
ragazzino, con la decisione di entrare in seminario. Venne
ordinato nel 1941 e fu indirizzato alla parrocchia di San
Giusto, quale collaboratore. Nel 1945 divenne parroco a
Vergaio. Tanti anni da spingere, nel 2007, l’allora vescovo
Gastone Simoni volle nominarlo “parroco emerito”, al momento
del passaggio di testimone con l’attuale parroco don Rudy
Lafazia. E dire che, essendo il figlio di un fervente
“mazziniano e repubblicano”, nessuno poteva credere al suo
desiderio di farsi prete. E lo stesso padre non la prese
troppo bene, opponendosi a lungo. A spuntarla fu però il
parroco di Figline, al termine di turbolente ma civili
discussioni con il genitore. Purtroppo, lo stesso padre morì
di lì a poco e l’intera famiglia fece ritorno in Romagna. A
Forlì giunse però una lettera: al giovane Alfio veniva
concessa una borsa di studio da parte del seminario.
Pochi anni ancora e don Alfio Bonetti sarebbe diventato il
parroco di Vergaio, di conseguenza, e di Roberto Benigni.
Merito della crescita demografica della Prato del boom che
vide la piccola frazione passare da poche centinaia di
abitanti a quartiere popoloso, che oggi ne conta circa 4.000.
Una parrocchia ben più grande di quella che gli venne
assegnata nel 1945 dal vescovo De Bernardi, saluta così il
parroco che fino al 2007 l’ha guidata, vedendo tra l’altro
nascere la nuova e bella chiesa e costruendo, prima, il
circolo parrocchiale, la cooperativa di consumo, la scuola
materna.
Don Alfio, in virtù della sua destinazione e della crescita
demografica dell’intera Prato, è stato a lungo anche il
parroco di Roberto Benigni, con il quale ha trattenuto solidi
rapporti dopo la partenza per Roma dell’attore e regista,
senza mai svelare granché a giornalisti e paparazzi. «Qualcuno
– diceva – l’ho pure maltrattato». Solo in occasione dei tre
premi Oscar a “La vita è bella”, l’anziano parroco si aprì,
raccontando qualche aspetto poco conosciuto di Benigni che
«frequentava il gruppo parrocchiale, era vivace e furbo».
Don Alfio, in una lunga intervista al settimanale Toscana
Oggi, riferì che da insegnante di religione del Datini, un
istituto commerciale, riuscì ad accogliere il giovanissimo
Benigni nell’istituto, convincendo la preside quando le classi
erano ormai formate. La madre del futuro premio Oscar, «voleva
che continuasse a studiare ma non gli aveva trovato una scuola
adatta», raccontò tra i vari aneddoti don Alfio. Un don Alfio
che non faticava a rimproverare il Benigni prima maniera, al
limite del blasfemo, ma anche a riconciliarsi, fino a
ritrovarsi nel senso pieno della parola quando l’ormai noto ex
parrocchiano andò a chiedere i documenti, nel 1991, per
potersi sposare in chiesa.
È morta suor Pierina, per 40
anni caposala all’ospedale
È morta questa mattina, venerdì 31 luglio, suor Pierina, la
penultima del nutrito gruppo di suore infermiere del
Cottolengo attive per anni nell’ospedale di Prato. La
religiosa, al secolo Egilda Brotto, avrebbe compiuto 95 anni
il 27 agosto ed era originaria di Enego, in provincia di
Vicenza. Ad assisterla durante le ultime ore di vita,
trascorse in un letto del nuovo ospedale Santo Stefano, erano
presenti la consorella suor Carla e il cappellano
dell’ospedale don Carlo Bergamaschi.
A Prato, suor Pierina, ha però trascorso più tempo, 52 anni in
tutto, che in Veneto, prima come infermiera e caposala, per
ben 40 anni, del reparto di chirurgia del Misericordia e
Dolce. La sua era una voce autorevole, ascoltata anche da
medici e primari.
Terminato il servizio in ospedale, era tornata per qualche
anno in Veneto, scegliendo però di far marcia indietro e
restare vicina all’amica suor Carla e ai malati che, ancora
fino a pochi giorni fa, si recava a visitare. In tutto, ha
trascorso a Prato 52 dei 95 anni di vita.
I funerali si celebrano domani, sabato primo agosto, alle ore
15 nell’oratorio della Misericordia in via Convenevole. La
salma di suor Pierina sarà sepolta al cimitero della
Misericordia.
Ici alle scuole paritare,
Melighetti:
«decisione
pesante»
«È una decisione pesante sotto il profilo economico e
politico». Anche la Fism di Prato – la Federazione italiana
scuole materne – per bocca della presidente Gabriella
Melighetti commenta negativamente e con viva preoccupazione le
due sentenze della Corte di Cassazione che hanno dato ragione
al Comune di Livorno nella richiesta del pagamento dell’ici a
due istituti scolastici religiosi. Si parla di un versamento
arretrato, per gli anni 2004-2009, di oltre 422mila euro.
«Vorrei ricordare che stiamo parlando di scuole paritarie a
tutti gli effetti – sottolinea Melighetti – che consentono
nella sussidiarietà un risparmio importante ai Comuni e allo
Stato. A Prato parliamo di 20 milioni di euro risparmiati
grazie al servizio reso dai nostri 25 istituti». Le scuole
dell’infanzia aderenti alla Fism sul territorio pratese
rappresentano il 40% della popolazione scolastica riuscendo
così a coprire quasi la metà della domanda. «Mentre sotto il
profilo politico – continua – mi pare che venga meno
l’effettiva parità: se facciamo un servizio pubblico, come ci
viene riconosciuto dalla legge, perché dobbiamo pagare? Lo
Stato e i Comuni non chiedono tributi alle proprie scuole».
Melighetti annuncia inoltre che se Prato dovesse scegliere la
stessa strada intrapresa da Livorno «Non si escluderebbe la
decisione di chiudere i nostri istituti, con la conseguenza –
aggiunge la presidente Fism – che toccherà poi
all’Amministrazione comunale e allo Stato trovare il posto per
i 1800 bambini rimasti senza scuola. Tra l’altro non mi pare
che ci siano immobili disponibili in tal senso».
Inoltre la Fism comunica che a oggi le scuole pratesi devono
ancora avere il saldo dei contributi spettanti per l’anno
2013-2014. «In queste condizioni è molto difficile programmare
il futuro e garantire gli stipendi ai nostri insegnanti».
A livello italiano e regionale la Fism chiede «parità a tutto
tondo», «e a Prato – conclude Melighetti – sono stati attenti
a questa sussidiarietà svolta da cooperative, parrocchie e
comunità religiose, io spero che questa volontà permanga».
Oggi in Cattedrale i funerali
di don Luca Bongini
In un duomo gremito di fedeli la Chiesa di Prato ha dato il
suo ultimo saluto a don Luca Bongini, il parroco di Mezzana
scomparso improvvisamente mercoledì 8 luglio all’età di 56
anni.
Questa mattina, venerdì 10 luglio, si sono tenuti in
cattedrale i funerali del sacerdote presieduti dal vescovo
Franco Agostinelli e concelebrati da moltissimi preti
diocesani. Presente anche il vescovo emerito Gastone Simoni,
salutato da monsignor Agostinelli all’inizio della messa:
“Sono contento della tua presenza, la fatica e i dolori se
vissuti insieme si sopportano meglio, grazie di essere qui con
noi”.
La celebrazione è stata animata dai canti del coro
parrocchiale di San Pietro a Mezzana; sul presbiterio, davanti
all’altare, era posto il feretro con sopra una foto di don
Luca, la stola, simbolo del suo servizio ministeriale, e una
Bibbia, contenente la Parola di Dio che come sacerdote ha
avuto il compito di vivere e annunciare. “Quella di don Luca –
ha detto a questo proposito monsignor Agostinelli nella sua
omelia – è stata una parola con la quale il Signore ci ha
parlato. La sua vita è stata una parola di Dio per noi e lo
ringraziamo per questo”. Il Vescovo ha sottolineato la grande
presenza di fedeli al funerale, appartenenti alle comunità
guidate da don Luca nel corso del suo sacerdozio, come
Mezzana, Galcetello, San Giuseppe e Faltugnano in Valbisenzio,
“Segno di affetto e di amicizia nei confronti di un prete che
avete conosciuto e con il quale avete condiviso molti momenti
della vostra vita”. Un pensiero poi è andato alle sorelle del
sacerdote scomparso, Paola e Sandra, sedute in prima fila
insieme ai familiari, “vi sono vicino – ha aggiunto il Presule
– capisco il vostro dolore e lo smarrimento”.
Ricordando don Luca il Vescovo lo ha descritto come una
persona “generosa, immediata, senza tanti fronzoli e dotata di
un grande cuore, proprio come la sua terra d’origine”. Il
sacerdote era nato il 25 ottobre 1958 in Maremma, a
Roccastrada in provincia di Grosseto.
Ai mezzanesi presenti, da mercoledì improvvisamente orfani del
proprio parroco, monsignor Agostinelli ha ricordato quanto sia
importante adesso “raccogliere il testimone che vi ha lasciato
don Luca, che le sue consegne e i suoi insegnamenti possano
continuare a vivere nella vostra vita”.
Al termine del funerale il Vescovo ha nominato il vicario
generale monsignor Nedo Mannucci amministratore parrocchiale
di San Pietro a Mezzana,in attesa di decidere il nome del
successore del sacerdote scomparso. Nel frattempo la cura
pastorale è affidata al vice parroco don Marco Degli Angeli,
giovane prete ordinato lo scorso 19 aprile.
Diocesi di Prato in lutto per
la morte di don Luca Bongini
Lutto nella Chiesa pratese. Questa mattina all’età di 56 anni
è scomparso don Luca Bongini, parroco di San Pietro a Mezzana.
La morte è avvenuta questa mattina intorno 7, probabilmente
per infarto. A trovare il corpo, disteso in bagno, è stata la
sorella del sacerdote.
La sua morte, così improvvisa e inaspettata, ha colto di
sorpresa l’intera parrocchia che in queste ore ha appreso la
notizia. Nei giorni scorsi il sacerdote diceva di soffrire di
pressione alta ma non ha mai accusato malori; proprio ieri era
stato molto impegnato nelle celebrazioni e nelle attività di
parrocchia senza mostrare alcun segno che potesse presagire la
triste scoperta di questa mattina. Il vescovo Franco
Agostinelli, che si trova fuori città, si è messo subito in
viaggio per tornare a Prato. A Mezzana si è recato
immediatamente il vicario generale, mons. Nedo Mannucci.
Don Luca Bongini sarà esposto da questo pomeriggio, mercoledì
8 luglio, dalle ore 16, nella chiesa di Mezzana; domani nel
pomeriggio, nello stesso luogo, verrà celebrata una messa in
suffragio. I funerali sono invece previsti venerdì 10 luglio
(orari delle messe e luogo del funerale saranno comunicati in
un secondo aggiornamento).
LA VITA Originario di Roccastrada in provincia di Grosseto,
don Luca Bongini nasce il 25 ottobre 1958. Entra in seminario
il 27 settembre 1978; diacono il 18 aprile 1982 e ordinato
sacerdote il 26 marzo 1983. Da quel momento inizia il suo
impegno pastorale: il 3 aprile 1983 è vice parroco a San Paolo
e dal primo ottobre 1985 vice parroco alla parrocchia del
Sacro Cuore. Viene nominato parroco dell’Immacolata Concezione
a Galcetello il primo novembre 1987 e il 4 ottobre 1992 sarà
scelto come vicario foraneo del Vicariato Prato Nord. Dal 15
aprile 2000 è stato amministratore parrocchiale delle chiese
di Fabio e Faltugnano; dal primo settembre 2004 è nominato
parroco di San Giuseppe, incarico che rivestirà per due anni,
fino al primo settembre 2006, quando diventa parroco della
chiesa di San Pietro a Mezzana e vicario foraneo di Prato est.
Fino al 2013 è stato direttore dell’Ufficio per il culto
divino e per alcuni anni della scuola diocesana di teologia.
«Quella di don Luca è una morte che ci lascia interdetti e
addolorati, ci coglie all’improvviso privandoci di un
sacerdote prezioso». Sono le parole del vescovo di Prato
monsignor Franco Agostinelli alla notizia della morte di don
Luca Bongini, da nove anni parroco di San Pietro a Mezzana,
scomparso improvvisamente questa mattina all’età di 56 anni.
Da alcuni giorni il Vescovo si trova fuori città e in queste
ore è in viaggio per fare ritorno verso Prato.
«Don Luca era un prete generoso, che si spendeva per la Chiesa
ed era molto amato dai suoi parrocchiani, per la nostra
Diocesi si tratta di una perdita molto dolorosa. Con lui –
prosegue il Vescovo – avevo spesso uno scambio fraterno,
insieme condividevamo gioie e preoccupazioni dei nostri
rispettivi impegni pastorali, era una persona affidabile sulla
quale potevamo sempre contare».
Mons. Agostinelli manda un pensiero anche al popolo di Mezzana
che questa mattina si è svegliato senza il suo parroco: «Vi
sono vicino e condivido con voi questo momento di dolore e di
rammarico, sto pregando per voi e per don Luca. Intanto posso
garantirvi che sarà mia premura assicurare quanto prima che la
vita parrocchiale possa riprendere il suo cammino. Affidiamoci
al Signore, ricordiamo nella preghiera anche le sorelle di don
Luca che sempre gli sono state vicine condividendo la sua vita
di sacerdote».
La basilica di Santa Maria
delle Carceri festeggia il
ricordo
dell’apparizione
miracolosa
La miracolosa animazione dell’immagine della Madonna a
Jacopino Belcari, che giocava vicino al vecchio e abbandonato
carcere delle Stinche: è questa l’origine della chiesa delle
Carceri. Era martedì 6 luglio 1484, la Madonna pianse e, per
tre volte, fece cenno di fare pulizia. Si ottenne presto
l’autorizzazione pontificia per la costruzione della chiesa.
Crebbe una immediata e forte devozione popolare verso
l’immagine della Madonna con Bambino che si trovava
all’esterno del carcere. Nel 1495 terminarono i lavori
all’interno della chiesa, mentre il rivestimento esterno fu
interrotto intorno al 1506 e solo il braccio occidentale
dell’edificio venne completato, ma nel 1885. La dedicazione
della Basilica risale invece al 9 maggio 1705. Una curiosità:
dal 1512 al 1522, fu prete in Santa Maria delle Carceri
proprio quello Jacopino Belcari che diede l’avvio a tutta la
vicenda.
Anche quest’anno, dunque, si festeggia l’anniversario del
miracolo: questa sera, venerdì 3 luglio, alle 21,15 è in
programma la processione mariana da piazza San Rocco a Santa
Maria delle Carceri. Domenica 5 luglio, alle 19, il clou della
festa con la messa solenne presieduta dal vescovo Franco
Agostinelli; partecipano l’Amministrazione comunale ed il
Capitolo della cattedrale; alle 20,30, cena fraterna
nell’Oratorio di Sant’Anna. Lunedì 6 luglio, messe alle 7, 8,
9, 10, 11 e 19; alle 8,30 lodi; alle 9,30, 10,30 e 18 rosario;
alle 12 atto di affidamento a Maria e Angelus; alle 18,30
vespri secondi.
Durante la festa saranno esposte le nappe che hanno asciugato
le lacrime di Maria e sarà possibile visitare le antiche
carceri, luogo del miracolo.
«È un momento di legame fra la città e la dimensione mariana
che culmina poi con l’8 settembre – spiega monsignor Carlo
Stancari, parroco di Santa Maria delle Carceri – la dimensione
orante e pensosa, in tanti secoli, non è mai venuta meno».
Devozione dalla quale, non va dimenticato, nasce anche
l’impegno concreto della carità. Da almeno 5 o 6 anni, con un
inizio in sordina, ma sempre in crescendo, nei locali della
parrocchia, si distribuiscono alimenti a chi ne ha bisogno. Il
servizio, basato sulle donazioni, è attivo ogni giorno, tutto
l’anno, dalle 16 alle 19,30, affiancando quello della mensa La
Pira. Un piatto di pasta, una scatoletta di tonno, o un pezzo
di formaggio, dell’affettato, un po’ di pane, una brioches o
un pezzo dolce: questi i cibi che vengono offerti a coloro che
si presentano in parrocchia.
«È un servizio svolto secondo la Provvidenza di nostro
Signore!» dice Carlo Faggi, uno dei responsabili. Almeno un
centinaio di volontari collaborano all’attività, c’è chi
cucina, chi passa dai fornai, chi dai bar, chi prepara i
panini o cuoce le brioches. «Il nostro è un servizio ai
singoli, perché le famiglie hanno bisogno di altro e le
dirottiamo alla Caritas; da noi vengono giovani, adulti ed
anziani, molti uomini ed alcune donne; tanti stranieri, ma
anche italiani (un terzo del totale). Per quanto è possibile –
prosegue Faggi – entriamo in relazione con loro, cerchiamo di
conoscerli: è stancante, ma bello. La carità è legata alla
fede ed all’essere umano, che ha bisogno di donarsi per
sentirsi pienamente realizzato».
Oltre 1700 bambini e ragazzi
alla Festa degli Oratori
estivi
L’allegria di oltre 1700 bambini e ragazzi ha contagiato
piazza del Duomo, per l’atteso e consueto momento con la festa
diocesana degli oratori, che si è svolta questa mattina di
fronte alla cattedrale dalle 9 alle 12.
Rappresentanti grandi e piccoli delle oltre trenta parrocchie
che organizzano i Gruppi Estivi nei mesi di giugno e luglio si
sono dati appuntamento per giocare, divertirsi e pregare
insieme, all’interno dell’evento organizzato dall’Ufficio di
Pastorale Giovanile diocesana di don Alessio Santini. Dopo i
balli e i canti di accoglienza, una gara a punti con dieci
prove da affrontare per le varie squadre dei ragazzi, che si
sono cimentati in altrettante attività che riprendevano il
tema «Tutti a Tavola» scelto dalla Diocesi di Prato come
sussidio unico per l’organizzazione dei vari oratori. «Non a
caso molti animatori hanno scritto sulla maglietta “Affamati
di vita buona” – spiega don Alessio – visto che il tema di
quest’anno è legato al cibo, non solo in riferimento all’Expo
di Milano. “Tutti a Tavola”, questo il titolo delle nostre
attività estive parrocchiali: una tavola molto speciale, a cui
sono invitati tutti; un luogo dove ci si sfama e ci si
conosce, dove si cresce in amicizia tutti insieme».
Dopo i giochi spazio alla preghiera dentro il duomo, assieme
al vescovo Franco Agostinelli, con i bimbi che hanno «invaso»
le navate della cattedrale e hanno ascoltato le parole del
presule.
Visto il grande caldo preannunciato dagli esperti, sul posto è
rimasta per tutta la mattina un’ambulanza della Misericordia
di Prato con i volontari dell’Arciconfraternita e, inoltre,
sono state approntate numerose casse d’acqua per rifocillare i
bambini.
Una messa che fonde fede e
arte
Una messa in cui la liturgia si intreccia con l’arte e la
creatività: domenica 5 luglio alla chiesa di San Domenico alle
ore 11,15, in occasione della messa, l’artista del ferro Mario
Artioli Tavani ha organizzato una performance dal titolo
«Vibrazioni d’anime… Viaggio attraverso la Fede». Il noto
scultore nato a Firenze ma residente ad Usella realizzerà un
momento in cui musica e parole si uniranno. Nello specifico,
sarà presenta un’opera di circa 25 metri realizzata da Tavani
che sorregge alcuni suoi cataloghi. All’interno poesie scritte
da lui, che verranno recitate proprio dall’artista,
accompagnato dalla voce di Maheya Collins e dalla musica di
Sandro Barbieri. L’arte del ferro di Artioli Tavani troverà in
questa performance anche una espressività musicale, perché il
battere del martello e degli scalpelli (tipico del suo lavoro)
si trasformerà in un ritmo che si legherà alla musica della
Collins e di Barbieri. «Voglio dedicare questa giornata di
arte e cultura al co-parroco di San Domenico, mons. Pierluigi
Milesi – sottolinea l’artista valbisentino – che mi è stato
molto vicino e ha apprezzato sempre la mia arte. Il titolo
vuole proprio legare le vibrazioni che creo con gli strumenti
con cui plasmo il ferro a quelle della nostra anima, alla
ricerca della Fede».
Al via la visita pastorale
del
vescovo
Franco
alle
parrocchie collinari
Si chiude con la visita alle parrocchie a mezza costa della
Calvana l’anno pastorale del vescovo Franco, che riprenderà
l’incontro con i fedeli delle chiese del Vicariato est dopo
l’estate.
Santa Cristina a Pimonte, San Michele a Canneto e Santa Maria
Assunta a Filettole sono le tre realtà di collina in cui in
questi giorni monsignor Agostinelli sarà presente. La prima
parrocchia, guidata dai padri oratoriani di San Filippo Neri,
è luogo di spiritualità e centro di molte attività giovanili;
la seconda è ricordata da generazioni di pratesi per essere
stata la casa di don Renato Chiodaroli, parroco dagli anni
Settanta fino alla sua morte e storico assistente scout dei
gruppi Prato 1 e Prato 3; la terza, infine, è la l’antica
pieve esistente dall’XI secolo, guidata da oltre sessant’anni
dal canonico Guido Razzoli, e conosciutissima per la
celebrazione dei matrimoni.
Il programma. Monsignor Agostinelli inizierà da Canneto la sua
visita: domani, giovedì 18 giugno, alle ore 21 guiderà con il
parroco padre Stefano Bertolini un momento di preghiera e di
incontro con la comunità parrocchiale e con i membri
dell’Associazione don Renato Chiodaroli.
Venerdì 19 giugno, sempre alle 21, il Vescovo si sposterà a
Santa Cristina a Pimonte (sempre guidata da padre Stefano,
assieme a padre Giampaolo Alberti) per la conoscenza dei
parrocchiani.
Sabato alle ore 16 il Presule tornerà a Canneto per celebrare
la messa prefestiva alla chiesa di San Michele; alle 18,30
sarà di nuovo a Santa Cristina a Pimonte per l’amministrazione
delle Cresime.
Domenica 21 giugno sarà invece la volta di Filettole: alle 10
incontro con la comunità, alle 11 la celebrazione della messa
e, infine, a seguire il pranzo tutti insieme.
Massimo
Cacciari:
«Una
società
multiculturale
è
perseguibile attraverso il
colloquio consapevole e non
ignorante»
«La missione di una società multiculturale è perseguibile
attraverso il colloquio consapevole e non ignorante con
l’altro, alla base del nostro conoscere ci deve essere
curiosità. Altrimenti avremo un dialogo tra indifferenze».
Massimo Cacciari affronta così il tema del multiculturalismo e
della sfida per un nuovo umanesimo, l’argomento al centro
dell’ultimo appuntamento con i «Forum di idee per Prato», il
ciclo di incontri promossi dal vescovo Franco Agostinelli per
riflettere sul presente e sul futuro della città, che si è
tenuto questo pomeriggio nell’aula magna del Pin, il polo
universitario pratese. E la tematica dell’immigrazione, del
volto di una comunità cosmopolita e multietnica in cerca di
identità, è quanto mai sentita in una città come Prato dove
convivono l’una accanto all’altra, spesso senza accorgersene,
persone appartenenti a 123 nazionalità diverse.
L’incontro con il filosofo, già sindaco ed ex parlamentare
italiano ed europeo, ha richiamato moltissimi pratesi. In sala
erano presenti monsignor Agostinelli, il sindaco Matteo
Biffoni, il vice sindaco Simone Faggi, il prefetto Maria Laura
Simonetti e altre autorità cittadine.
Cacciari, intervistato da Piero Ceccatelli, caposervizio della
redazione pratese de La Nazione, ha parlato quasi due ore
affrontando temi quali il ruolo dell’Europa, «ormai giunta al
tramonto, ma dalla quale possiamo trarre buoni auspici se
recuperiamo la nostra identità», e le politiche europee, «che
non possono essere schiacciate solo sul lato economico, ci
deve una tripartizione tra la sfera etico religiosa e politica
con quella economica. Se andiamo avanti sotto la spinta
esclusiva del denaro – ha detto citando Spengler – andremo
tutti a finire come la Grecia».
Dove è possibile ripartire? È stato chiesto a Cacciari che ha
risposto citando la grande stagione dell’umanesimo fiorentino:
«Quel pensiero cos’è stato se non una grande opera di
traduzione dal greco, dall’ebraico e dall’antico al moderno.
Pico e Ficino hanno tradotto, avevano capito che la lingua non
è autonoma e sufficiente. Anche noi dovremmo ricordarcelo».
Secondo il filosofo il rischio dell’Europa, e quindi anche il
nostro, è quello di oscillare tra una tolleranza, che pur
riconosce le differenze, e che cerca di ricondurre tutto
all’unum e l’indifferenza di chi considera tutte le
individualità come universali. «Questi presupposti avallano
soltanto la religione economica», ha messo in guardia
Cacciari.
E allora la via maestra, anche questa di stampo europeo, deve
essere quella di un «riconoscimento che avviene sulla base
della consapevolezza che io non mi riconosco se non nel volto
dell’altro, che io non posso definirmi se non confinandomi con
l’altro. Questo è l’impervio lavoro da fare – ha sottolineato
– nessun relativismo, la mia universalità non è perseguibile
autonomamente o addirittura presupponendo che siano gli altri
a girare attorno a me». La chiave di tutto sta nella
prossimità, parola presa a prestito dal cristianesimo, «questa
è la destinazione». E per questo: «No ai quartieri cinesi o
islamici che sono ingovernabili, qui non c’è prossimità ma
indifferenza». E rivolgendosi alle istituzioni presenti in
sala ha detto: «Occorrono investimenti nello sforzo
dell’approssimazione e del colloquio con l’altro. Per questo
motivo è impensabile dire di no alla costruzione di una
moschea».
Infine c’è stata anche una sferzata a Prato in risposta ad una
domanda dal pubblico che chiedeva come fosse possibile
emanciparsi da Firenze, asso piglia tutto del turismo e della
cultura. «Scusate – ha concluso – ma se a Prato non viene
nessuno è colpa vostra! Io vado a Firenze una volta al mese e
nessuno mi dice che il Lippi più bello ce lo avete voi. Avete
risorse straordinarie da valorizzare».