398 NOBILE IGNOBILE IGNEO NOBILE Nòbile, dal lat

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398 NOBILE IGNOBILE IGNEO NOBILE Nòbile, dal lat
NOBILE IGNOBILE IGNEO
NOBILE
Nòbile, dal lat NOBILIS, da NOSCERE conoscere. Il lignaggio di questo lemma è giustamente ant, derivato dal
grado GNO della rad GENE generare. Da conoscibile (nobile) si è poi ristretto in conosciuto per la sua stirpe,
per il suo gruppo famigliare (gens). Derivati essenziali e composti: Nobildònna con Nobiluòmo o Nobilòmo,
Nobilèsco, Nobiliàre, Nobiliàrio “registro onomastico dei nobili” altrimenti detto Libro d’oro della nobiltà,
Nobilitàre con Nobilitamènto, Nobilitàto e Nobilitaziòne, Nobiltà o Nobilitàde, l’ironico o spregiativo Nobilùme
(suff UME per collettivi), la locuzione glb franc Noblesse oblige “La nobiltà obbliga ad un certo
comportamento”. Nobili sono anche alcuni gas conosciuti. Nobèlio è un elemento chimico che prende il nome da
A.B. Nobel fondatore tra l’altro del Premio Nobel (1875) il cui ellittico è appunto Nobèl.
In ger ADAL vale “nobile” donde l’onomastico Ada, quale ipocoristico di Adele; per altre fonti, invece, Ada
deriverebbe dall’ebraico ADAH fronzolo. L’onomastica ADAL prosegue in Adelaide “nobile d’aspetto” (con
HAID aspetto connesso con il suff ital OIDE dal gr (O)EIDES somiglianza) in complanare con Alice, Adelmo
“nobile protettore” (con HELM elmo fig protettore), Adolfo “nobile lupo”(con WULF lupo), Alfonso “nobile
valoroso” (con FUNS valoroso), Alice “aspetto nobile” (ancora con HAID aspetto) in complanare con Adelaide,
il long Adalgisa “nobile freccia” (ATHAD nobiltà (versione sassone) e GISIL freccia) in percorso con Alida
“combatte con nobiltà” (ATHAD e HILD battaglia); Aida, infine, non appartiene a questo percorso, poiché è
dall’egizio EITI d’etim sconosciuto.
Altro termine ger BERTH sta per nobile nel senso di celebre, cui Eriberto “celebre nell’esercito” (HARI
esercito), Filiberto “celeberrimo”(FIL assai), Lamberto”celebre nelle sue terre” (con LAND territorio-paese),
Norberto “celebre di origine nordica” (con NORTH nord), Umberto con l’ipocoristico Uberto e il dim Berto da
HUMBERT composto con HUN gigante vrs utilizzato fig per amplificarne la qualità, nel senso di “celebre
magno”.
\ Nichilista Niente Nulla
Per Nobile, ove s’intenda un atteggiamento o un punto di vista che riafferma tutti i valori tradizionali ed antichi, un suo
contrario potrebbe essere il Nichilista, da Nichilismo, parola coniata dallo scrittore Turgeniev nel suo libro Padri e Figli del
1861 (in Italia si conformava lo Stato Unitario). Il termine designava il radicale russo, deluso dalle riforme, che intendeva
attuare il pensiero del cambiamento sociale con ogni mezzo. Il termine Nichilista sarebbe passato così a identificare sia la
rivoluzione nazista sia la Sinistra Radicale.
Una derivazione falisca la ritroviamo etim in HILUM connesso col lat FILUM cui Fìlo, che avrebbe condotto al lat NIHIL
nulla, vrs tramite la metaf nata dalla considerazione poco e niente come un filo, cui Nichilìsmo (il suff ISMO vale “dottrinateoria”) e Annichilìre. FILUM filo è dal tema GWHISLO, cui Fìbra filamentosità-tessuto, inv dal lat FIBRA, coin Fibràto,
Fibratùra,
Tra le fibre sintetiche si contano i glb Nylon (1938) dall’ingl NITROGEN azoto, cui l’omologismo Nàilon, e Ràion di
materiale cellulosico dall’ingl RAYON (1905), cui l’omologismo Ràion, connessi idealmente con COTTON cotone,
entrambi marchi registrati.
In percorso con Fibra l’ital conta termini medici e non, quali Fibròsi, Fibròso con Fibrosità eppoi il derivato Fibrìna
“proteica” con Fibrinòso, Fibrinògeno, Fibrinolìsi e Fibrinolisìna, Fibrinurìa (suff URIA che vale “urina”), Fibroadenòma
(suff patologico OMA), Fibroblàsto, Fibrocartilàgine con Fibrocartilagìneo, Fibrocèllula, Fibrocìstico, Fibrocìta e Fibrocìti,
Fibròide (suff OIDE “somiglianza”), Fibroìna (suff medico INA), Fibròma questo nel senso di “tessuto organico” col suff
medico-patologico OMA, Fibromatòsi, Fibromatòso, Fibronectìna o Fibronettìna (col lat NEXUS legame-nesso e suff INA),
Fibrosarcòma, il prefissato Defibràre; ancora il dim istologico Fibrìlla cui Fibrillàre (verbo e aggettivo) e Fibrillaziòne con gli
opposti Defibrillatòre e Defibrillaziòne, infine i composti tecnologici Fibrocemènto, Fibroscòpio, la locuzione Fibra ottica,
il glb ingl Fiberglass o Fibreglass dalla locuzione FIBER GLASS Fibra di vetro.
Nel percorso con FILUM l’ital conta Fìla (collettivo) cui Affilàre (pref A allativo) “disporsi in fila” omn di Affilare “rendere
tagliente”, cui il fig Defilàre con Defilamènto, Defilàto e il glb franc Defilè (corretto Defilé), Filàre “ridurre a filo” anche nel
senso di “fondere” con, in locuzione, Filare l’oro e Zucchero filato, con Filàbile, Filàccia o Filàccica o ancora Filàzza con
Filàccio, Filacciòne e Filaccicòso o Filacciòso, Filacciòlo o Filacciuòlo, Filàgna, Filamènto con Filamentòso, il marchio
registrato Filànca (1965), Filànda con Filandàia, Filandière e Filandìna, Filàndra attraverso il franc FILANDRE, Filànte,
Filàre questo sostantivo da Fila, Filària (parassiti) con Filarìasi o Filariòsi (suff patologico OSI), Filarìna “proteina” (suff
chimico INA), Filàta e Filàto, Filatìccio, Filatòio e Filarèllo, Filatòre, Filatrìce, Filatùra, il glb ingl File (termine da computer
che vale fila-archivio), il marinaresco Fileggiàre, l’esot franc Filet “filato”. Il verbo Filàre, tra l’altro, vale ancora fig
“versare-scorrere” cui, in locuzione, Filare sangue, Filare vino, vale “correre” cui Filàrsela, il prefissato Difilàre con
Difilàto, e la locuzione Filare come un razzo, vale “svolgersi” cui la locuzione Filare alla perfezione con Filatamènte “senza
sosta” e Filastròcca 1 con Filatèra o Filatèssa; eppoi vale “intendersela amichevolmente o amorevolmente” vrs sovrapposto al
gr PHILO “amico-amore” cui la locuzione Filare di comune accordo, il sostantivo Filarìno. Il Filo spinato nasce da un’idea
di J. F. Glidden che la brevettò nel 1874. Infine, la locuzione In fila indiana che nasce dall’usanza dei guerrieri e cacciatori
indiani d’America d’incedere uno dietro l’altro.
Il percorso lat FILUM prosegue con Filètto termine fig “della vite” cui Filettàggio, Filettàre, Filettàto, Filettatòre, Filettatrìce
e Filettatùra in complanare con Impanare e derivati; dal franc GODRON filettatura, l’ital conta l’omologismo Godròne cui
Godronòre, Godronàto e Godronatùra. Prosegue con Filètto termine fig da macelleria per “muscolo psoas” cui Sottofilètto.
Il percorso continua con Filièra, Filière, Filìno, Filòne (roccia) questo fig nel senso di “vena” cui Filoniàno, l’omn fig Filòne
“che fa il filo” attraverso il franc FILOU, l’ancora omn accr Filòne con dim Filoncìno snm di Sfilatino relativi alle forme di
pane, Filòso, Filòtto (ellissi per “fila di otto”), il dim lat volg FILICELLA cui Filzèlla con Fìlza, Filzètta “sorta di salame” e
Filzuòlo; i composti quali Fildifèrro, Filifòrme, Filigràna o Filagràna o Filogràna (composto con “grano”) cui Filigranàto,
Filigranatùra e Filigranoscòpio, Filipèndula (pianta erbacea, col fem di “pendulo”), Filobùs, Filodiffusiòne con Filodiffùso e
Filodiffusòre, Filondènte o Filundènte (filo in “dente” del pettine, vale Tela di canapa), Filopiùma, l’utensile Filosecànte,
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Filoveìcolo, Filovìa con Filoviàrio e, con i pref, Affilàre (suff AD) “rendere tagliante” omn di Affilare “mettere in fila” con
Affilàta, Affilàto, Affilatòio, Affilatòre, Affilatrìce, Affilatùra e la locuzione Affilare le armi, Infilàre (IN illativo)
“introdurre” con Infilàta, Infilàto, Infilatòre, Infilatùra, i composti Infilacàppi, Infilanàstri, eppoi Infilzàre con Infilzamènto,
Infilzàta, Infilzàto e Infilzatùra, Profilàre “delineare” (pref PRO) con Profilamènto, Profilàrio, Profilàto, Profilatòio,
Profilatrìce, Profilatùra e Profìlo, Refilàre (pref RE per denm) “tagliare i margini o i bordi”.
Un profilo di figura disegnata è detta in lemma glb franc Silhouette a ricordo del ministro Etienne de Silhouette (XVIII sec),
così odiata dalla gente che il suo cognome passò a indicare qualsiasi cosa non definita.
Eppoi Sfilacciàre da Sfilaccia con Sfilacciamènto, Sfilacciàto, Sfilacciatrìce, Sfilacciatùre, Sfilaccicàre da Sfilàcicca di
Filaccica, Sfilàre con Sfilamènto e Sfilàta, Sfilatìno snm di Filoncino, Sfilàto, Sfilatùra, Sfilettàre da Filetto; snm di
Sfilacciare (un cascame o altro pezzo di tessuto) l’ital conta l’omologismo Garnettàre, cui Garnettatrìce o l’esot Garnett e
Garnettatùra, attraverso l’ingl Garnett nome adottato dell’inventore.
Il percorso prefissato continua con Trafilàre con Trafìla, Trafilàto, Trafilatòre, Trafilatrìce, Trafilatùra, il giornalistico
Trafilètto. I composti Controfilàre, Controfilètto, Contraffìlo con Contraffilàre, Controfìlo, Drittofìlo, Rettifìlo (con il snm
Retto di Dritto), Serrafìlo, Sopraffìlo, Tirafìlo. Straordinario il lemma Sanfilìsta, una meteora linguistica ital transitata negli
anni venti del secolo scorso, che stava per Radiodilettante eppoi Radioamatore, attraverso il franc SANS FILISTES ovvero
senza fili. Filèno (sorta di insetto degli Emitteri), snm di Sputacchino, è termine alieno nel percorso, dal gr PHILAINOS
questo il nome di un personaggio mitologico.
Al percorso partecipa un dim plur corrotto da Filello in Fedelìni o Fidelìni o ancora Fidellìni “pasta in filamenti,
generalmente all’uovo”.
In snm con Annichilìre concorrono Annientare e Annullare.
Annientàre, con Annientamènto, è il denm da Niènte 2, questo, con la variante Neènte e un glb ted Nix ellittico di NICHTS
niente, è la composizione lat medv NEC ENTEM neanche un essere, attraverso le forme arcaiche di NEENTE, NEIENTE.
Ente-ènte è dal lat class ENS, curioso Ppres dell’ausiliare ESSE essere, cui Entità e il verbo conposto Entificàre, il prefissato
ABSENS Assènte questo Ppres di AB ESSE con i derivati Assentàre, Assenteìsmo; ancora, Essènza cui Essenziàle con
Essenzialità, Essenzialìsmo ed Essenzialìsta, Essenzializzàre con Essenzialmènte, Essenzièro, in assonanza con Assènzio o
Assènzo “pianta erbacea” questo dal pref lat ABSINTHIUM già gr APSINTHION connesso con il percorso di sentire il cui
pref AB di scostamento alluderebbe al sapore amaro che si ottiene a seguito della macerazione. Il suff ENS cui Ente
ricompare a formare i Ppres dei verbi, sovente sostantivati, vedi Dormiente, Corrente. Contrario di Assente è Presènte dal lat
PRAESENS Ppres di PRAE ESSE con i derivati Presentàneo, Presentàre questo da PRAESENTARE denm di Presente,
Presentatòre, Presentaziòne, Presentòsa “sorta di gioiello tradizionale abruzzese”, Presènza e, col secondo pref RE,
Rappresentàre, Rappresentatìvo e Rappresentaziòne da RE PRAESENTARE; il prvz conta il sostantivo PRESENT dono (che
viene presentato) cui l’ital Presènte semant inv.
Il gr conta EIKAZO che sta per io rappresento, cui Icàstica e Icàstico rappresentativo e Icasticità dalla locuzione gr
EIKASTIKE TEKHNE arte di rappresentare.
Il pronome-avverbio Niente, nella versione sp è NADA, cui l’onomastico anarchico Nada.
Annullàre, a sua volta, con Annullamènto, è il denm dal lat NULLUS nessuno, cui Nùlla 2, Nùllo e le composizioni
Nullaòsta, Nullatenènte, lo straordinario lemma Fannullòne che vale (chi) fa nulla con suff accr ONE, lemma da associare
per un identico meccanismo di composizione a Falegname “(chi) fa legname”. Il Fannullone era l’epiteto del francese Luigi
V (967/987) in aggiunta a l’Ignavo.
L’origine è in ULLUS, questo dim lat di UNUS uno, cui Adunàre con Adunànza e il prefissato Coadunàre, Oncia-òncia o
Uncia-ùncia con Onciàle o Unciàle dal lat UNCIA (quale unità di misura) cui la voce Onza-ònza “ant moneta coniata a
Palermo e Napoli”, Onciàrio, la e la locuzione Catasto onciario (sorta di dichiarazione dei redditi nel XVIII sec), Radunàre,
con Radùno e Radunìsta, con le varianti Aunàre con Raunàre (lenizione totale della d) e Ragunàre (epentesi della g), Uniòne
e Riuniòne, Unitamènte, Unìre e Riunìre, Unimènto, Unità, Unitàrio, Unitìvo ed il pref UNI, complanare di MONO, cui
Unicellulàre, Unificàre e Unificaziòne, Unifòrme e Uniformità, Unìvoco. Da aggiungere il mitologico Unicòrno snm di
Liocorno con la variante Alicorno, il quale tanto fantasioso non è, poiché nascono, pur raramente, caprioli e cervi con un solo
corno sulla fronte invece della naturale biforcazione. L’anomalia morfologica era già conosciuta nel passato, tale da
alimentare superstizioni (come ogni anomalia fisica) e ad ispirare iconografie e miti.
UNUS, che con l’aggiunta della negazione NE, è diventato NE ULLUS nemmeno uno, nessuno, ovvero NULLUS. Il
cardinale lat UNUS deriva da un ant rad comune nelle aree celt, bal, ger (ted EIN, ingl ONE); col suff gr OIKO sarebbe
divenuto UNUS OIKO eppoi UNICUS in lat e Unico-ùnico in ital. Uno-ùno è rappresentato anche da SEM (pref SEMI Ved
Mondo...).
Dall’ar AMAL Al GAMA “l’effettuare una uniore” l’ital ha adottato l’omologismo Amàlgama cui il devb Amalgamàre con
Amalgamànte e Amalgamaziòne.
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Tra le più note filastrocche si contano Anghinghò, Ambarabà ciccì coccò, Giro girotondo e Ponte ponente.
Niente e Nulla seguono negli enunciati la costruzione relativa a Nessuno (Ved Nota 1 di Guardare… in Vezzo…)
\ Oncia e le monete romane
L’oncia aveva valore di 27,25 grammi quale dodicesima parte della Libbra; da qui Asse (12 once) da AS (ved Sala…) con
Sestànte (2 once) da SEXTANTEM sesta parte di 12 once, Quadrànte (3 once) da QUADRANTREM quarta parte di 12
once, Triènte (4 once) da TRIENTEM terza parte di 12 once, Semìsse (6 once) dal lat SEMISSEM traducibile in Mezzàsse
da SEMI AS mezzo Asse.
Eppoi, al tempo di Augusto, Denario aureo (400 assi), Denario argenteo (16 assi), Sesterzio di oricalco (4 assi).
Denàrio è la moneta romana di 10 assi (ved Soldo….).
Il sempliìce Sestèrzio da SESTERTIUM aveva valore di 2 assi e mezzo eppoi di 4 assi; l’etim è da SESTERTIUS NUMMUS
già SEMISTERTIUS questo ipocoristico di SEMIS TERTIUS dall’originario valore metà di un terzo.
Valori indicativi, infatti, poiché mutavano con i tempi e le svalutazioni.
\ Tralice
Il lat aveva ancora LICIUM per Filo da rad LIX, cui Allicciàre, Licciaiòla, Lìccio con Licciòlo (suff alterativo OLO),
Tralìccio con Tralicciatùra dal lat volg TRILIUM già TRILIX a tre fili cui Tràlice, questo solo in locuzione avverbiale In
tralice o Di tralice, e un fig marinaresco Stràllo o Stràglio “cavo dell’albero” col dim Strallètto, vrs sovrapposto a Tralcio con
un pref S di valore intensivo.
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Con la rad LIX dovrebbe essere connesso il termine lat SUBLICA palo cui il ponte romano Sublicio fatto costruire dal re
Anco Marzio; il termine SUPPLICIUM supplizio (del palo) sembrerebbe in sovrapposizione.
IGNOBILE
Per quei poveracci che non appartengono ad una Gens, spetta l’appellativo di IN-GNO- BILE non nobile con il
pref negativo IN, che perde la N saldandosi con GNO. cui Ignòbile. La semant ne ha calcato la mano, così
Ignobile è divenuto privo di dignità, meschino. Essendo il contrario di Nobile, ha il suo corrispettivo Ignobilità.
IGNEO
Esiste un ant primo membro di parola che si richiama al lat class IGNIS fuoco-igne, quindi Igneo-ìgneo da
IGNEUS, Ignìcolo dal dim IGNICULUS, Ignìfero, Ignìfugo, Ignìto “acceso” quale Pp di IGNIRE accendere,
Ignìvomo “che vomita fuoco”, Igniziòne su calco ingl IGNITION; eppoi, Ignitron-ìgnitron quale composizione
di Ignizione con Elettrone. Il dio ind del fuoco Agni ed il termine lat IGNIS hanno vrs un’origine rad comune, a
comprovare l’indoeuropeismo (Ved pref EU in Noto…).
GAZZARRA GAZZETTA GAZZA
GAZZARRA
Dall’ar GHAZARA abbondanza, l’omologismo Gazzàrra vale chiasso-baccano ma con l’implicito di gente
allegra, cui la variante volg romanesca Caciàra (omn di Caciara da Cacio) con Caciaròne.
Allègro, cui Allegràre col prefissato Rallegràre (pref R) e Rallegramènto meglio Rallegramènti, Allegrànza,
Allegrìa, è dal alt ALLECRUS connesso al verbo ALLICERE (AD LICERE) attrarre, sedurre da rad EL essere
in movimento rintracciabile in Amb-ulare (Ved Ambo…), il sostantivo Mirallègro nato dalla locuzione Mi
rallegro; Allegria (ricorrente nel 1535) è divenuto snm in Ilarità, questo adottato dal XIII sec, dal lat HILARIS
già gr HILAROS allegro, cui Ilàre, i composti Ilarodìa e Ilarotragèdia (commedia) con Ilarotràgico, il prefissato
Esilaràre con Esilarànte (EX intensivo); da non equivocare etim con Esile da EXSILIS (Ved Tela…), e gli
onomastici Ilario esplicito dal lat HILARIUS, Lelio col fem Lelia impliciti dal gr LALOS scherzoso.
Tornando al verbo LICERE legittimare, permettere, consentire… con il suo Pp LICITUS, l’ital ha coniato
Lècere o Lecère, Lecitèzza o Licitèzza, , Lècito (omn di Lecito da LEKITHOS tuorlo) o Lìcito cui Liceità, eppoi
Licènza o il più fedele al lat Licènzia da LICENTIA libertà e in senso fig sfrenatezza cui Licenziàbile con
Licenziabilità, Licenziamènto, il gerundio aggettivato e sostantivato Licenziàndo “da licenziare”, Licenziàre,
Licenziatàrio, Licenziàto, e Licenziòso con Licenziosità dall’aggettivo LICENTIOSUS, il fedele al lat Lìcere
essere permesso con la terza persona del presente indicativo Licet si può che qualcuno avrebbe voluto
italianizzare in Lèce o Lìce, che s’è svolto nel sostantivo col valore di “latrina” dalla formula scolastica Si può
andare a gabinetto? ed infine Licitàre “libero per mettere all’asta” con Licitaziòne, dal lat LICITARE questo
frequentativo di LICERE.
Della stessa rad svoltasi in LAKW deriva Allettàre (omn di Allettare da Letto), cui Allettamènto, Allettànte,
Allettatìvo, Allettatòre e Allettèvole, dal lat ALECTARE intensivo di ALLICERE attrarre questo dal prefissato
AD LACERE, Delìzia da DELICIAE piaceri cui Deliziòso, questo con pref DE conclusivo e LACIO da
LACERE, cui l’ipocoristico Lèzio o Lèzia con Lezioso, Leziosàggine e Leziosità, eppoi l’aggettivo Delicàto o
Dilicàto con Delicatamènte, Delicatèzza, i glb l’ingl Delicius “delizioso” cui la locuzione Stark delicius “varietà
di Melo” dove STARK vale “del tutto” e il ted Delikatessen “delicatezze quali prelibatezze”,
Il percorso prosegue con Dilettàre da DELICERE sedurre tratto dal prefissato DE LACERE con Dilettàbile,
Dilettànza, Dilettaziòne ed il suo devb Dilètto; l’omn Dilètto è il Pp di DILIGERE amare con Dilettànte,
Dilettantìstico e l’omn Dilètto.
In percorso, ancora Làccio con Lacciàia e Lacciòlo, col denm prefissato Allacciàre (AD allativo) cui
Allacciamènto, Allacciatùra e Allàccio, dal lat LAQUEUS divenuto LACJUS nel volg da probabile discendenza
semant da LACERE attrarre, cui Laqueàrio, il gladiatore fornito di laccio; il termine, volgarizzato Lazzu, si
ritrova nel siciliano ‘ntirllazzu o ‘ntrallazzu (pref INTER) cui l’adattamento ital Intrallàzzo con Intrallazzàre e
Intrallazzatòre, eppoi nello sp LAZO anche in senso fig di “legame d’amicizia” e nell’antitesi “insidia”, adottato
in ital Làzzo nel senso di “atto o motto buffonesco” (omn di Lazzo da Latte). Lo si ritrova ancora Dall’ant franc
LIEM variante di LIEN laccio cui LIEMIER oggi LIMIER, l’ital ha adottato l’omologismo Limière attestatosi
come “segugio”.
Snm di Laccio (adottato dal XIII sec) è Guinzàglio (stesso sec) omologismo dall’ant ted WINTSEIL fune per la
tenda, cui Guinzagliàre e Sguinzagliàre questo col pref S sottrattivo.
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Dal ted WINDE argano, cui l’omologismo Bìnda e il suo dim Bìndolo, è stato coniato il verbo fig Abbindolàre
con Abbindolamènto e Abbindolatùra; il termine svoltosi nel long WIFFA, ha prodotto in ital Bìffa, Guèffa
“matassa” con Aggueffàre, e Guìffa. In vrs connessione col primo, il long BINDA striscia di tela, dunque laccio,
cui l’omn ital Bìnda e un potenziale dim Bìndolo; allora, il verbo Abbindolare sarebbe una sovapposizione
lemmatica.
\ Licenza poetica
In premessa, occorre ricordare che l’articolo Lo (plur Gli) precede ogni termine che inizi per s impura, z, x, e gn, pn, ps.
Seguiamo questo segmento di versi appartenenti alla poesia “Il sabato del villaggio” di Giacomo Leopardi.
\...\ e qua e là saltando
fanno un lieto romore
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore
e seco pensa al dì del suo riposo \...\
È evidente nel quarto verso l’articolo il che precede erroneamente il termine zappatore.
Seguendo la sequenza dei cinque versi si hanno tre settenari e due endecasillabi.
Se il poeta avesse posto correttamente l’articolo Lo, il verso sarebbe risultato di otto sillabe, quindi un ottonario, non
armonizzato con i settenari precedenti e creando di conseguenza una zoppicatura.
Un tale meccanismo è definito Licenza poetica o Libertà poetica, da non utilizzare in prosa e nel parlato.
\ Abbondanza
Dal lat ABUNDANZIA, dalla composizione AD BUNDANTIA, deriva Abbondànza e Abbondàre dal verbo ABUNDARE;
vrs connessione con Ubere-ùbere dal lat UBER fertile, cui lo sdrucciolo Ubero-ùbero o Uvero-ùvero “mammella”, da non
equivocare con l’omn piano Ubèro o Ubièro omologismo dall’ar HUBARA otarda.
Il percorso prosegue in Ubertà, Ubertòso con Ubertosità, e il prefissato Esuberàre con Esuberànte, Esuberànza, Esùbero (pref
EX) in complanare con Esuperànte, Esuperànza da EXSUPERARE, questi in via d’archiviazione. Probabile connessione rad,
invece, col tema med BUNYA recipiente rigonfio, cui il dim Bùgnola che sta per “paniere”, fig “banco degli accusati” e
“cattedra” questa, in accezione, per gli accademici della Crusca; direttamente dal tema, Bùgna “pietra lavorata a punta di
diamante sporgente da un muro” 1 cui Bugnàre e Bugnàto, o col mas Bùgno “arnia” cui Bugnerèccia “insieme di arnie”, il
cui dim Bùgnola s’è attestato fig in “recipiente gonfio” eppoi “paniere”.
Attraverso il franc, il tema med BUNYA s’è svolto nel franc BEIGNE bugna eppoi nel fig BEIGNET cui il glb Bignè “sorta
di dolce o panino”; da non includere nel percorso il lemma Bignònia “Genere di arbusti” cui Bignoniàcee (la Famiglia)
coniati a ricordo dell’abate J. Bignon (1589/1656). I lat già conoscevano una sorta di Bignè, e lo indicavano con
LUCUNCULUS quale dim di LUCUUS pasticciotto, in connessione rad con LUCULENTUS luculento.
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Le bugne partecipano al rivestimento esterno del Palazzo dei Diamanti a Ferrara, del Palazzo De Matteis a Corato qui chiamato in volg U
palazz de re péte pizzut “il palazzo delle pietre pizzute”.
GAZZETTA
Dal gbz GAZA tesoro, il dim Gazzètta starebbe ad indicare spiccioli, in altre parole una moneta di bassa lega
coniata a Venezia. Per acquistare un giornale, a Venezia, bastava pagare una gazzetta; a Firenze occorreva il
resto del carlino. Da qui l’illuminazione di chiamare Gazzetta e Resto del carlino i due giornali. Il primo nome di
testata ha avuto più fortuna, perché oramai è assimilato a Quotidiano e Giornale, tant’è che ha avuto l’alto onore
d’essere elevata a Gazzetta Ufficiale. Storicamente, il nome Gazzetta, quale snm di Giornale o Quotidiano, è
stato in uso sino al 1900; la più vecchia è la Gazzetta di Mantova, stampata sin dal 1664, donde Gazzettìno e
Gazzettìstico eppoi Gazzettànte e Gazzettière.
GAZZA
L’uccello Gàzza, altrimenti detto Pica o Ghiandaia, con la versione toscana Gàzzera e Gazzerìno, è
un’attestazione fonetica dal lat volg GAIJA già GAIA, scherzosamente riferito sia al volatile dei Corvidi sia alla
Gazza marina volatile degli Alcidi. In connessione fig l’aggettivo Gàzzo “di colore glauco” cui Gazzuòlo.
La connessione pur fig con il sostantivo Gàzzo “berretto del doge di Genova”, invece, non pare così esplicita.
Il lat GAIJA ha ispirato il prvz GAI vivace come una gazza, cui l’ital Gaiamènte, Gàièzza, Gàio da GAIUS cui
l’onomastico Gaia, il quale è in concorrenza con Gaia (ispirato all’altro nome della divinità greca Gea, la cui
omologa nordica è Jordr) e il lenito mas Caio da Gaio; pseudoetim un Gàia (omn di Gaia felice) dal lat CAVEA
gabbia attraverso il genovese Gai, e Gaiètto o Caètto dal prvz CAIET screziato. Il lat GAIJA e il prvz GAI sono
connessi, in ambito comune indoeur, col celt GAIL allegria cui l’onomastico Galeazzo “che porta letizia”.
Il mammìfero Gazzèlla è, a sua volta, l’omologismo con attestazione fonetica dall’ar GHAZAL, già voce
africana GAZEL, attraverso il ptg GAZELLA.
BRUTO BRUTTO BRUT
BRUTO
Brùto, d’origine osca, ci viene dal lat BRUTUS pesante. Nel percorso troviamo Brutàle, Brutalità, Brutalizzàre...
Il Brutalìsmo fu coniato in Francia negli anni cinquanta, ricavato da BETON calcestruzzo BRUT, e indicava
l'opera d’alcuni architetti (i Neobrutalìsti), i quali intendevano sfruttare le capacità espressive implicite delle
strutture, sull'esempio del Brutalista storico Le Corbusier, autore dell’Unitè di habitation a Marsiglia 1948-54. In
Italia, esempio di Brutalismo è l’Istituto Marchiondi di Vittoriano Viganò, a Milano, innalzato nel 1957. Il
termine BETON calcestruzzo è l’evoluzione dal franc ant BETUN fango, cui l’ital Betonàggio, Betonièra,
Betonìsta… da non equivocare con Betònica, questo dal nome di una stripe celtica dei Vettones, cui anche
Bettònia, Brettònia, Vettònica.
Il progenitore di BRUTUS è GWERE-U grave, che discenderebbe da un GWER inghiottire e si sarebbe attestato
in area gr con BARYS e in sct con GURU figura grave, solenne cui l’omologismo Gùru.
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Dal tema GWERE-U sarebbe disceso il lat GRAVIS, cui Gràve, donde i vari derivati e fig nel senso di “pesante,
duro, carico, incinta, lento nei movimenti, addolorato, opposto ad acuto” quale Gravàre con Gravàbile,
Gravàme da GRAVAMEN, Gravamènto, Gravatìvo, Gravàto, Gravemènte, Gravèzza, un raro Gràvico, eppoi
Gravidànza o Gravidèzza con Gràvida “incinta” con Gravìdico e Gravidìsmo, Gravità o Gravitàde e Gravitàte,
Gravitàre con Gravitaziòne e Gravitazionàle, Gravoso con Gravosità e Gravosamènte, che, con i pref, diventano
Aggravàre con Aggravamènto, Aggravànte Aggravàto e Aggràvio (AD allativo), Ingravàre con Ingravescènte
dall’incoativo INGRAVESCERE, Ingravidàre con Ingravidamènto (IN illativo), Sgravàre con Sgravamènto e
Sgràvio (S sottrattivo), i composti Graveolènte con Graveolènza, Gravicèmbalo, Gravisonànte, il pref GRAVI da
Gravitazione in termini quali Gravimetrìa con Gravìmetro, Gravitòne o Graviòne (ellittico di Gravità e Fotone),
Gravitropìsmo snm di Geotropismo,
Il termine Grève o Griève nasce dall’inc di GRAVIS grave col suo opposto LEVIS lieve. Dal rad GWER
inghiottire dalla serie onomatopeica GL GL, l’ital conta Gòla cui un Golàre “inghiottire”, anche nel senso di
“ghiottoneria”cui Golòso, Goloserìa, Golosità, i prefissati Ingolosìre (IN illativo), Soggolàre (SUB sotto) da
Soggòlo (dal XV sec) ellittico di Sottogola; eppoi il fig Golèna, Golètta (abbigliamento, omn di Goletta
“navicella) e Gramìgna dal lat GRAMEN erba-foraggio cui Graminàcee, col suff da GWER che sta per vorace
(di colture), ma nulla vieta di aggiungere che, nel caso di Gramigna, ci sia stata una sovrapposizione con il tema
med GRAMA contorcersi. Tra le Graminacee si conta la Dùra o Dùrra omologismo dall’ar DHURRA, lo Spàrto
(omn di Sparto da Spartire) dal lat SPARTUM già gr SPARTON snm di Giunco marino dal quale si ricava la
Carta di riso.
Goliàrdo è un termine alieno in questo percorso, giacché deriva metaf da Golia, il biblico gigante avversario di
David, cui Goliardàta e Goliàrdico.
Il gr conta lo specifico LARYNKS gola cui Larìnge, Laringàle, Laringèo, Laringìsmo, Laringìte e il pref
LARINGO per composizioni quali Laringòfono, Laringografìa, Laringoscopìa con Laringoscòpico e
Laringoscòpio, Laringòtomo.
In gola ci sono le Tonsìlle, questo dal lat TONSILLAE dim di TOLES “il loro gonfiore”, d’etimo sconosciuto,
cui Tonsillàre, Tonsillectomìa (asportazione delle tonsille, termine composto con il gr EK fuori e TEMNEIN
tagliare) con Tonsillòtomo, Tonsillìte questo col suff medico ITE che vale “malattia acuta”; si potrebbe supporre
che il lemma Tonsille si sia sovrapposto al Pp lat TONSUS di TONDERE tagliare del tutto, perché considerate da
asportare.
BRUTTO
Da Bruto ci sarebbe pervenuto il suo peggiorativo toscanizzato Brùtto, i quali avrebbero seguito sing dei percorsi
semantici, differenziandosi. Derivati dal peggiorativo, Brùtta (copia), Bruttèzza, Bruttùra...
BRUT
Il termine Brut rozzo traslato dal franc, questo dall’ant BRYT, qualifica l’espressionismo spontaneo dei bambini,
degli alienati e dei medium, quest'ultimi in trance; insomma al di fuori d’ogni ufficialità.
Brut è anche il vino primitivo, che non ha subito la seconda fermentazione, ma è anche lo champagne secco
\ Suffisso Prefisso VORO
Suffisso OMNI ONNI
Sono i derivati dalla rad (G)WER inghiottire, cui il gr BOROS che divora, il lat VORARE con Voràce, Voracità, Voràgine,
Voraginòso. Divoràre con Divoratòre, col pref DE conclusivo, vale mangiare e chi mangia avidamente; attraverso il lat,
l’ital conta il suff VORO che divora adattato per composizioni quali Carnìvoro e, in senso fig Idròvora questo con IDRO
“acqua” vale quale meccanismo per lo smaltimento delle acque, con Idròvoro.
Omnìvoro o Onnìvoro è dal lat OMNIS tutto, cui l’inv Omnium “di tutti”, Ogni-ògni o l’obsoleto Onni-ònni per il fenomeno
della mutazione del gruppo lat mn nell’ital nn e gn, pertanto il pref OMNI, fedele al lat, per composizioni quali Omnìbùs,
Omnidirezionàle, Omnipervasìvo, Omnisciènza con Omnisciènte, il pref complanare ONNI in Onniaccogliènte con
Onniaccogliènza, Onnicomprensìvo, Onnidirezionàle, Onninamènte “assolutamente”, Onnipervadènte e Onnipervasìvo,
Onnipossènte, Onnipotènte con Onnipotènza, Onnipresènte con Onnipresènza, Onnisciènza con Onnisciènte che conosce
ogni scienza (per accezione relativo alla divinità), Onniveggènte con Onniveggènza; infine, nel percorso di OGNI, l’ital conta
le composizioni Ognìndi che sta per “ogni dì” con epentesi della n, la locuzione D’ognintòrno (D’ogn’intòrno), Ogniòra
meglio Ognòra, Ogniqualvòlta, Ognissànti da OMNES SANCTI tutti i Santi, Ognitèmpo, Ognùno.
Nel percorso complanare dal gr BOROS che divora, cui BIBROSKO mangio, l’ital conta ancora un suff BORO per rari
composti quali Ellèboro (col gr HELLOS cervo, indica una pianta delle Ranuncolacee, ricercata da questo animale), Polìboro
“molto vorace” riferito ad una specie di falco, con POLYS molti.
In complanare con Vorace, l’ital conta Zàbro dal gr ZABROS vorace.
PERDONO PERDONISMO PERDUTO
PERDONO
Perdòno è il sostantivo devb del lat medv PERDONARE ottenere la misericordia divina riscattandola attraverso
(pref PER) una donazione (DONARE), termine adottato e diffuso dalla Chiesa sostituendolo a Condonare con
cambio di prefisso. Perdonàre è tradizionalmente risparmiare la vita, non punire, in percorso, Perdonàbile,
Perdonamènto, Perdonànza “terminologia cattolica”.
In volg tarentino, i Perdòni sono gli incappucciati nelle processioni dei Misteri del Giovedì Santo.
PERDONISMO
Il Perdono è stata un'operazione finanziaria che aveva condotto alla soluzione delle scomuniche, grazie ad
un’onerosa gratificazione alla chiesa. Una pratica di privilegio per i più abbienti che, tra l'altro, aveva
contribuito, per reazione, alla scissione dei Protestanti. Perdonìsmo e Perdonìsta sono definiti l'atteggiamento e i
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favorevoli alla riconciliazione nazionale, dopo gli anni di piombo e quelli delle tangenti. Sapore di opportunismo
politico, invece, potrebbero averli se affiancati all'evasione fiscale, alle atrocità di guerra, ai crimini dittatoriali,
ai reati di mafia, di strage... per tali reati la storia semant dell'umanità non può concedere il perdono.
PERDUTO
Perdùto, Pp di Pèrdere, la cui composizione lat è DARE con pref PER al di là svoltosi in PERDERE. L’ital
Pèrdere, letteralmente, metaf, realmente, può assumere molteplici valori, quali Pèrdita della capacità, della vista,
delle cose familiari, della ragione, della vita... Cosa perduta, pertanto, etim è anche una donazione. In percorso
semantico, il sostantivo adottato in musica Perdèndosi, Perdènte, Perdènza, Perdìbile con Imperdìbile (pref IN
negativo), Perdimènto, Pèrdita, Perditòre, Perdiziòne, i Pp Pèrso (dal XIII sec, omn di Perso “scuro”) e Perdùto
(dal XIV sec) cui Perdutamènte; eppoi i composti quali Perdifiàto, Perdigiòrno e Perdinòtte, Perdilègno (bruco
di farfalla che rosicchia, disperdendo il legno), Perditèmpo, il prefissati Sperdùto quale Pp di Spèrdere, con pref
S durativo, in complnare con Spèrso.
Ancora il prefissato Dispèrdere, dal lat DISPERDERE dissipare col pref DIS intensivo, cui Disperdènte,
Disperdènza, Disperdimènto, Disperditòre, Dispersività, Dispersìvo, Dispèrso e Dispersòre, dà l’idea della
disseminazione, rispetto a Sperdere, il cui pref S durativo imprime un rafforzamento al concetto. Il lemma
Dispersione, infatti, è da DISPERGERE con valore di “disperdere”. La semantica ha imposto i Pp Perso e
Sperso in complanare a Perduto, Sperduto, lasciando solo Disperso da Disperdere.
\ Vincere Vincolo
Opposto a Perdere è Vìncere, questo inv dal lat VINCERE da rad WEIK combattere attestatosi in esito positivo - omn di
WEIK scambiare (Ved Vece-Vice in Gene…) - Nel percorso di VINCERE, si conta Vincìbile, Vìncita, Vincitòre o il desueto
Vintòre da Vìnto questo anche in desueto Vìtto (omn di Vitto “modo di vivere”), Vincìbile con Invincìbile, Vittòre da
VICTOR supino di VINCERE, Vittòria da VICTORIA, derivato dal Pp VICTUS, con un poetico Vìnta “vittoria”, Vittoriàle,
Vittoriòso, Vittrìce, il composto Vincipèrdi.
In questo percorso si conterrebbe Vìttima, cui Vittimìsmo, Vittimìsta, Vittimìstico, Vittimizzàre e il composto Vittimologìa,
dal lat VICTIMA, estratto dal Pp VICTUS, il cui suff farebbe pensare al lat IMUS che sta in basso, così come ogni vittima
“caduta-stesa” per essere stata sacrificata, ma altra analisi farebbe derivare il termine dal rad WEIDH connessa col sct
VINDHATE manca di (vita), nel percorso di Vedova da WIDHE-WA “manca di (marito)”.
Il lemma Vìnci è fuori percorso quale omologismo dall’ingl WINCH argano, termine adottato in area glb con Winch
“verricello”, eppoi Vinciàno relativo a Leonardo da Vinci in complanare con Leonardèsco, ed infine Vincisgràssi che nella
culinaria marchigiana è sorta di pasticcio con lasagne, un omologismo poiché deriva dal nome del nobile austriaco
WINDISCHGRATZ il cui cuoco avrebbe inventato questo piatto.
Con i pref, Convìncere cui Convìnto e Convinziòne inv da CONVINCERE (COM d’intensificazione), Evìncere con Eviziòne
questo nome d’azione da EVINCERE (EX conclusivo), Invìtto da INVICTUS (IN privativo), Pervicàce e Pervicàcia da
PERVINCERE (PER attraverso), Rivìncere da REVINCERE (RE iterativo) e Rivìncita (RI di movimento inverso,
sovrapposto al senso iterativo), Sopravìncere o Sopravvìncere e Stravìncere. Dal franc REVANCHISTE di REVANCHE
rivincita, cui il glb Revanche l’ital ha ricalcato l’esot Revanscìsta (inizi ‘900), con Revanscìsmo e Revanscìstico, snm di un
più ital Rivincìsta, ma questo con una sfumatura di “vendetta”.
Il percorso onomastico conta Vincenzo dal Ppres VINCENS colui che vince col suo dim Enzo, gli espliciti Vittore e Vittorio
e un ipocoristico Vito “bellicoso” in connesione col rad WEIK nell’accezione di combattere.
L’estensione rad in WEI-EK, ha condotto al sct VI-VYAKTI abbraccia, alla mutazione in senso fig del lat VINCERE in
VINCIRE legare cui l’ital Vìncido “appassito-flessibile”, Vincìglio, Vìncolo o Vìnculo da VINCULUM cui Vìncolàre,
Vincolànte, Vincolatàrio, Vincolatìvo con Vincolatività, Vincolàto o Vinculàto, Vincolìsmo con Vincolìstico, eppoi Vìnchio
o Vìnco (botanica) con Vincàstro, Vinchèto o Vincàia, il composto Vincibòsco (snm di Caprifoglio) e, con i pref, Avvìncere
con Avvìnto, Avvincidìre, Avvincigliàre, Avvinghiàre questo dal tardo lat VINCULARE inc con CINGULUM, Divincolàre,
Svincolàre-Svìncolo... Connesso con VINCIRE, il lat conta PROVINCIA territorio sottomesso, ma in origine stava per
incarico da magistrato; l’ital ha mantenuto Provìncia quale significato corrente, con Provincialàto, Provinciàle,
Provincialèsco, Provincialìsmo, Provincialità, Provincializzàre.
\ In Italia, la provincia più piccola è quella di Trieste. \
BOTTA BOTTE COMBATTERE
BOTTA
Bòtta “percossa-colpo d’arma da fuoco”, più usato al plur Bòtte (omn di Botte “tino”), è un omologismo devb,
derivato da un ant Bottàre “percuotere” cui il corrente Bottàta “frase-locuzione pungente” o metaf “costo
eccessivo”, saldamente connesso con Buttàre; il cambio di vocale dipenderebbe dalla consolidata dizione sett.
L’origine è got BAUTAN, in connessione con il franc ant BOTER spingere già BOTAN battere e, nel duplice
significato di gettare e germogliare cui Bùtto “germoglio”; Getto è infatti snm di “germoglio”, benché il devb
Bòtte, in complanare, si sia trasformato in menar le mani. In percorso da Bottare “colpire” si ha ancora Bòtto
“colpo” e fig “stretta del torchio” (in tipografia) cui Bottèllo che tramite la metonimia è passato in “cartellino
impresso”; col pref S intensivo si ha Sbòtto, Sbottàre, Sbottàta, che stanno per prorompere, comunemente riferiti
alla risata, al pianto, ad una crisi di rabbia, d’ira... eppoi, da Buttare, si ha Buttàta, Buttalà “ant moneta
piacentina” dalla locuzione Butta là, con i composti Buttadèntro, Buttafuòco, Buttafuòri, ilo militaresco
Buttasèlla. Con il pref COM si ha Combùtta “accozzaglia di gente buttata lì” da un Combuttàre. Inaspettato nel
percorso è Bottòne, fig dal franc BOUTON gemma botanica d’identica rad di BOTER, cui il termone botanico
Bottonària “sorta di piante erbacea” con, in locuzione, Botton d’oro “sorta di ranuncolo”, Bottone d’argento snm
di Tarmica, eppoi i termini per indumenti quali Bottonàto, Bottonièra, Bottonière, Bottonièro, il composto
Bottinificio, i prefissati Abbottonàre con Abbottonàto, Abbottonatùra e Abbottanamènto, , Imbottonàre,
Rabbottonàre o Riabbottonàre e Sbottonàre, questo anche fig “confessare senza alcuna reticenza” con Sbottonàto
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e Sbottonatùra.
Esiste infine un Bùtta cui l’accr Buttòne che sta per “puntello” per accezione di sostegno alla volta delle gallerie,
attraverso il franc BOTER spingere cui ancora in vrs connessione la locuzione glb BUTTES TEMOIN rilievo
(spinta) testimone in terminologia geografica.
L’omn Bòtta, al sing, è anche il derivato del ger BUTTA e sta per rospo, semant per brutta calzatura.
Snm di Bòtte “percosse” è Bùssa, meglio Bùsse, devb da Bussàre vrs in metaplasmo dal lat PULSARE e
assimilato a Tamburare “colpire-bastonare”, cui Bussàta, Bussatòio, Bùsso “colpo” e Bussètto “attrezzo
artigianale”.
BOTTE
Bòtte (adottato dal XII sec, corretta accentazione bótte), sing fem, snm di Tino (stesso sec) e omn del plur Botte
“percosse”, è dal tardo lat BUTTIS, che dall’originario “vasetto” è divenuto via via un enorme contenitore. Altri
derivati secondo il proprio percorso semantico o metaforico: Bottàccio “fiasco, damigiana”, ma anche “bacino
d’acqua”, Bottacciòlo (rigonfiamento, anche organico) o Bottacciuòlo, Bottàio (l’artigiano) con il volg veneto
Boter, Bottàle con Bottalàre e Bottalìsta, Bottàme “l’insieme delle botti in cantina”, Bottàta (ironia), Bottatrìce in
riferimento alla forma rigonfia è un pesce d’acqua dolce, Bottàzzo (marinaresco) con una variante in Bottàccio,
il fig Botticèlla carrozzella romana dal dim di tardo lat BUTTICULA con il mas Botticèllo “vaso di cristallo a
forma di botte”, Bottìno pozzo nero cui Bottinàre (omn di Bottino preda e il relativo Bottinare), Bottinàio e
Bottinatùra. Botticelliàno e Botticellèsco sono relativi al pittore S. di Mariano Filipepi detto il Botticelli
(1444/1510), ed anche qui la cognomastica è vrs ispirata al percorso di Botte originata da un soprannome.
Eppoi l’ital conta i prefissati semant e fig, Imbottamènto, Imbottàre, Imbottatòio, Imbottatòre, Imbottatùra,
Imbòtte (architettura), Imbottinàre “concimare col bottino”, Imbottìre “riempire come una botte” transitato dallo
sp EMBUTIR con Imbottitùra, il composto Imbottavìno (un imbuto); il franc conta CAPITONNER imbottire,
cui i glb chirurgici Capitonnage e Capitonnè.
Dal dim lat BUTTICULA, attraverso il franc BOUTILLE recipiente da vino, l’ital conta ancora Bottìglia con
Bottigliàio, Bottigliàta, Bottiglièra, Bottiglière, Bottiglierìa, Bottigliòne, con il prefissato Imbottigliàre (INH
illativo) cui Imbottigliamènto, Imbottigliatòre e Imbottigliatrìce, eppoi la locuzione Bottiglia renana in relazione
con Vino renano ossia il Riesling renano con la variante Riesling italico.
Pseudoetim, l’oramai desueto Bottàna omologismo dall’egiziano BUTANA pelle di montone conciata, Bottàrga
omologismo dall’ar BATRAH uova di pesce (muggine, tonno, pesce spada).
In associazione, Caràffa, che vale “bottiglia dalla pancia larga”, omologismo dall’ar GARRAFA, cui Scaraffàre
(pref S intensivo).
La rientranza in fondo ad alcuni tipi di bottiglia (da vino), è definita Picùra, d’etimo ignoto, termine estraneo al
percorso di Epicurèo con Epicureggiàre e Epicureìsmo tutti relativi alla filosofia del gr Epicuro (341\270 aC).
\ Fiasco Flacone
Bottiglia ha il suo snm in Fiàsco, questo dal got FLASKO cui Fiàsca, Fiascàio, Fiascheggiàre, Fiaschetterìa 1, Fiascòne;
Fiasco è anche fig “fallimento”, vrs da fiasco rimandato vuoto. Il termine FLASKO svoltosi nel lat medv FLACCO ha
prodotto Flacòne col dim Flaconcìno.
Dallo sp BORRACHA fiasca, l’ital conta l’omologismo Borràccia, connesso col med paleoeuropeo BORRA corpo tondo.
1
Nel milanese, Fiaschetteria, Bettola o Osteria, è indicata con Tràni, il toponimo della cittadina pugliese dalla quale s’importava una quantità
significativa di vini. Tale fenomeno di trasposizione non è l’unico; a Foggia, ad esempio, un negozietto di generi alimentari è ancora indicato
con Coratìno, foneticamente corrotto dal dialetto in Quaratino, dalla provenienza del proprietario di una storica rivendita da Corato.
\ Pirata Bucaniere Filibustiere
Per il lemma Piràta (adottato dal XIV sec), con i derivati Piraterìa, Piratèsco, Piràtico, inv dal lat PIRATA, dal gr PEIRATES
che assale, si potrebbe pensare ad una ant connessione con PYR fuoco, poiché ogni assalto, sia di terra sia di mare, finiva in
incendio; infatti, l’altro snm Bucanière (già in uso nel 1813) è l’omologismo dal carabico BOUCAN, questo uno strumento
per affumicare le carni, ma che potrebbe essere stato utilizzato per indicarne fig la spada (lo spiedo).
Omn di Bottino pozzo nero e il relativo verbo Bottinare, è Bottìno preda cui Bottinàre “saccheggiare” e Bottinatrìce,
omologismo dal franc BUTIN cui Filibùsta, Filibustière (adottato dal 1929), attraverso l’ol VRIJBUITER lemma composto e
che vale libero di far (cacciatore di) bottino. Il got utilizzava RAUBA per Bottino o Preda, cui il denm RAUBAN omologato
nell’ital Rubàre, già Robàre, cui Rùba, il fig Rubacuòri; il franc ha tradotto il got RAUBA in armatura o veste, vrs quale
bottino di guerra, passato nell’ital Ròba già Ròbba, con Robàccia, nella semantica corrente “materiale in genere” e “stoffa”
cui l’accr Robòna o Robbòna e il comnposto Robivècchi, ma anche nel glb franc ROBE vestito femminile cui la locuzione
glb Robe manteau “sorta di vestito-soprabito”.
Lemma alieno è Robiòla con i dim Robiolìna e Robiolìno “sorta di formaggio” dal toponimo Robbio.
COMBATTERE
Combàttere contiene la composizione lat volg CUM-BATTERE (battere con…) che ha raggiunto significati
esponenziali estremistici batterci sino alla morte. In origine, il termine aveva una precisa giustificazione semant
- battersi con le pietre, poi con i bastoni e, più tardi, con le spade - oggi, esso continua il suo percorso
esponenziale ricorrendo alle armi da fuoco, a quelle nucleari… e non rimane proprio nulla di quel battere.
Derivati espliciti: Combattènte, Combattentìsmo, Combattimènto, Combattività, Combattìvo, Combattitòre...
Privi di pref, dal lat BATTUERE, che non ha connessioni altrove, diventano Bàttola, Battàna con l’affine
Battèllo, Battitòre…
\ Nel Trevigiano ricorreva una simpaticissima frase proverbiale-aforistica “Mi no vado a combatar”. L’aveva lanciata Remigio Forcolin
(biografia “Il conte d’Aci Castello – Remigio Forcolin e noi” SA, Ed Rebellato 1992), quale sottotitolo per il suo foglio satirico Cagnan, dal
nome del coro d’acqua dantesco che s’accompagna con il più copioso Sile. Il regime fascista ritenne la frase pericolosissima per la
propaganda e fece di tutto per censurarla. “Mi no vado a combatar” non avrebbe mai avuto odore di diserzione e certamente fu lo stesso
imbecillismo politico, con i suoi timori, ad accendere ed alimentare una interpretazione di tradimento. “Mi no vado a combatar” era l'intento
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popolaresco di “non vado ad impicciarmi degli affari altrui” e Forcolin, maestro d’ironia qual era, la utlizzava a titolo delle sue ciacoe
(chiacchere) di paese che riportava sul foglietto. Ecco, quindi, un esempio come gli avvenimenti possono incidere su di un tranquillo
percorso semantico. Pochi, oggi, ne ricordano il significato di piazza, a beneficio di quello indotto dai censori. La stessa sorte toccò alla
struggente canzone napoletana “Bei tempi di una volta. Bei tempi dove siete?” composta nel 1916; anche in questo caso, l’imbecillismo di
regime non ebbe la cultura necessaria a comprendere che, in ogni luogo ed in ogni generazione, arriva il tempo quando la nostalgia delle cose
passate si acuisce, rivolgendosi agli anni della giovinezza, senza ideologie o pensieri di sorta. \
CATTIVO RICATTO CATTOLICO
CATTIVO
Cattìvo, dal lat cristiano CAPTIVUS DIABOLI afferrato dal diavolo, indemoniato, derivato dal Pp di
CAPTARE intensivo di CAPERE prendere (verbo denm da un CAPUS CAPERIS), svoltosi in CIPERE con
normale passaggio della a in i, da rad KAP prendere cui, con i vari pref, Accattivàre che dall’ant “fare
prigioniero” s’è svolto fig in “conquistare-ingraziarsi” con Accativànte e Accattivàto (AD allativo), Incattivàre
(IN illativo) snm di Imprigionare, Incattivìre “diventare cattivo” con Incattivìto, eppoi Accettàre da
ACCEPTARE (AD allativo) attraverso il Pp ACCEPTUS di ACCIPERE (AD allativo) con Accettàbile e
Accettabilità, Accettànte, Accettàta, Accettaziòne, Accettèvole, il composto Accetilaziòne (dalla locuzione lat
ACCEPTUM FERRE accusare ricevuta col Pp LATUS di FERRE portare), Accètto fig “gradito”, Accettòre e
Acceziòne 1, Discettàre da DISCEPTARE (DIS dispersivo) disputare cui Discettatòre e Discettaziòne; eppoi
Eccipiènte (pref EX col Ppres CIPIENS), Concepìre “elaborare, comprendere, ideare, intendere, assorbire” e, per
accezione, “l’accogliere da parte della donna il seme di una nuova vita” da CON CIPERE (COM associativo),
cui i desueti Concèpere e Concìpere, con Concepìbile e Concepibilità, Concepimènto, Concepìto e, in locuzione
glb ingl, Concept car (CAR auto, idea per un prototipo d’auto), Concept provider (PROVIDER fornitore, vale
ideatore multimediale), Concept store (STORE magazzino, vale centro commerciale con architettura
d’avanguardia), Concètto (Pp CEPTUS) con Concettàre, Concettìsmo, Concettìsta, Concettìstico, Concettìvo,
Concettizzàre, Concettòso e Concettosità, Concettuàle con Concettualìsmo, Concettualizzàre e
Concettualizzaziòne, Concezionàle e Conceziòne da CONCEPTIO CONCEPTIONIS (per accezione, riferito alla
Madonna), cui l’onomastico Concetta, il prefissato Contracceziòne attraverso l’ingl CONTRACEPTION da
CONCEPTION concezione mutandone il pref, con Contraccettìvo da CONTRACPTIVE, snm di Profilattico e in
complanare con Anticoncezionàle cui la locuzione Pillola anticoncezionale questa, appena composita e
distribuita, considerata uno strumento di reato contro la stirpe.
Ancora, Incètta, Incettàre e Incettatòre da IN-CEPTARE, Incipiènte da IN CIPERE, con l’inv Incipit-ìncipit
“comincia” dalla terza persona sing del presente indicativo INCIPIT da IN CIPERE “incominciare-dal capo”, e
Incipitàrio, sovrapposto a CAPUT-CIPITIS capo-testa; eppoi Intercettàre attraverso il franc INTERCEPTER dal
lat INTER CIPERE con Intercettamènto, Intercettatòre, Intercettaziòne, Intercètto, Intercettòre e Interceziòne da
INTERCEPTIO INTERCEPTIONIS. Il percorso prefissato prosegue con Occupàre da OB CAPERE (pref OB di
valore intensivo) con Occupàto, Occupatòre e Occupaziòne con Occupazionàle; eppoi Recipiènte quale Ppres di
RE CIPERE ricevere con Rècipe inv dalla seconda persona sing del presente indicativo RE CIPE prendi e
Recepìre, Recettòre o Ricettòre da RECEPTOR con Recettoriàle, Receziòne o Riceziòne da RE CEPTIO, Ricètta
dal Ppass fem RECPTA di RE CIPERE con Ricettàre o Recettàre da RE CEPTARE, Ricettàcolo o Recettàcolo
da RE CEPTACULUM nome di strumento del prefissato RE CEPTARE, Ricettàrio, Ricettatòre, e Ricettaziòne
da RECEPTATOR che offre asilo, Ricettìvo, con Ricettività o Recettìvo e Recettività, dal Pp di RE CIPERE e
suff durativo IVO, Ricettìzio o Recettìzio da RECEPTICIUS, Ricètto da RE CEPTUS astratto di RE CIPERE,
l’esplicito Recèpere con Recepimènto ed ancora Ricèvere da RE CIPERE con lenizione di p in v, cui Ricevènte,
Ricevimènto, Ricevitòre con Ricevitorìa, Ricevùta e Ricevùta, il glb ingl Reception con Receptionist.
Infine, Suscettànza da SUSCEPTUS Pp di SUSCIPERE prendere (col suff ANZA, francesismo su calco di
Induttanza) e pref SUS che vale su di sé cui Suscettìbile, Suscettibilità, Suscettìvo e Suscettività; eppoi col pref
PRE viene Precìpuo da PRAE CIPUUS prendere prima da CAPERE.
Dal desiderativo CAPERARE di CAPERE l’ital conta il prefissato Recuperàre o Ricuperàre con Recùpera,
Recuperàbile o Ricuperàbile, Recuperabilità o Ricuperabilità, Recuperànte o Ricuperànte, Recuperàto,
Recuperatòre o Ricuperatòre, Recuperatòrio o Ricuperatòrio, Recuperaziòne o Ricuperaziòne, Recùpero o
Ricùpero.
La sovrapposizione lemmatica di un ant ACCIPITER sparviero con ACCEPTOR uccello da rapina del sistema
di ACCIPERE, questo inc con AVIS uccello, ha portato al prvz ASTOR, cui l’ital Astòre “specie di uccello”;
l’ital conta ancora un Aucùpio dal lat AUCUPIUM uccellagione composto con AVIS uccello e CAPERE
catturare, da non equivocare con l’assonante Aucùba (sorta di arbusto) questo omologismo dal giapponese
AOKOBA.
Altro verbo intensivo di CAPERE è CAPTIARE, cui un volg sett Cazar invariato attraverso lo sp CAZAR,
svoltosi nell’ital Cacciàre col devb Càccia, questo anche componimento poetico astrofico, Cacciagiòne,
Cacciatòre; Cacciàre vale ancora fig “emettere, estrarre, piantare, germogliare”, eppoi “nascondersi-ficcarsi” cui
il riflessivo Cacciàrsi, “mandare via” cui i prefissati Discacciàre e Scacciàre, questo con Scacciamènto,
Scacciàta, Scacciàto, Scacciatòre e Scaccìno (suff INO per mestiere), ancora i composti Scacciacàni “sorta di
pistola a salve”, Scacciadiàvoli “artiglieria”, Scacciafùmo, Scacciaguài, Scacciamòsche o Cacciamòsche,
Scacciapensièri “sorta di strumento musicale” tipico della Sicilia, presente anche in Sardegna qui indicato con
Trumba questo vrs d’origine onomatopeica come Tromba. In percorso, il dim Cacciarèlla, Cacciàta, Cacciatòra
con Cacciatorìno, Cacciatòre, i composti Cacciasommergìbili e Cacciatorpedinière (nel senso di catturare),
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Cacciaspolètta, Cacciavìte (nel senso di estrarre o piantare).
Dalla locuzione sp CAZAR LAS VELAS cacciare le vele, la marina ha adottato nella propria terminologia
Cazzàre cui Cazzàme “bordame”. Il gr conta lo specifico THEREUO vado a caccia cui Terèvidi “Famiglia
d’insetti”.
La natura indemoniata del termine Cattìvo ha irradiato una ricca interpretazione semant: immorale, ostile,
scortese, indisciplinato, vile, disgraziato, scadente, disonorevole, inutile, cagionevole, grave (malattia),
sgradevole (cibo), indesiderato, malsano (clima), piovoso... insomma tutto ciò che è da imputare al diavolo. Da
CATTIVARE, dal lat tardo CAPTIVARE, verbo denm da CAPTIVUS, c’è invece pervenuto l’astratto
Accattivànte che sta per chi si merita (chi cattura) stima o affetto. Col pref IN illativo, infine, l’ital conta il meno
astratto Incattivìto che designa “chi è diventato cattivo” per opera di qualcuno o di qualcosa. Secondo il
percorso semantico, l’ital conta ancora Cattivèzza o Cattivèria (l’essere cattivo), Cattivèllo (oltre al compiacente
dim di Cattivo, indica l’anello di ferro che salda il battaglio alla campana), Cattività (prigionia)... Immutato da
lat CAPTARE, l’ital mantiene Captàre, cui Captaziòne, Captività, Captìvo in aggiunta a Capziòne e Capziòso.
Il lat conta l’omn DETER cattivo dalla composizione DE ablativo col suff TERO che indica opposizione, cui il
comparativo DETERIOR svoltosi nell’ital Deteriòre col denm Deterioràre cui Deterioràbile, Deterioramènto,
Deterioràto, Deterioraziòne.
Al di fuori della tradizione cattolica, CAPERE prendere, comprendere, capire ha prodotto Capàce da CAPAX
CAPACIS in grado di poter prendere ovvero di contenere con Incapàce (IN negativo), Capacità da
CAPACITAS con Capacitànza e Capacitàre, Capèdine dal lat CAPEDO “antico vaso”, Capère, Capiènza con
Capiènte e Incapiènte (IN negativo), i volg mer Capasa e Capasone “vasi capaci”, utlizzati per la conservazione
di olio, vino e di alcuni alimenti trattati quali olive, melanzane, peperoni. Capìre riuscire ad afferrare cui
Capìbile. Càppio da CAPULUM e Capèstro che prendono questo da CAPISTRUM cui il lenito Cavèstro, l’esot
Cabestàno attraverso il franc CABESTRE corda, il fig Capestrerìa, Capistèo o le varianti Capistèro, Capistèrio e
Capistèio dal lat CAPISTERIUM “strumento che prende e monda, vaglia il grano” su calco del composto gr
SKAPHISTERION con SKAPHE catino questo svoltosi nell’ital Scafo (galleggiante). Eppoi, Cattività da
CAPTIVAS questo da CAPTIVUS prigioniero, Càtto “preso” (già dal 1294) dal Pp CAPTUS di CAPERE cui
Cattùra da CAPTURA con Catturàre, Catturabilità e Catturàndo; termine rintracciabile nell’ingl CAPTURE
cattura. Infine, Eccepìre, col Ppres Eccipiènte, da EX CIPERE con normale passaggio della a di CAPERE in e
cui Ineccepìbile col pref IN di negazione.
Non è difficile pensare, in un contesto indoeur, ad una remota connessione rad con il verbo ingl TO CATCH
prendere-acchiappare cui i glb sportivi Catch “sorta di lotta libera” dalla locuzione CATCH AS CATCH CAN
prendere come puoi prendere, Catcher “termine del baseball”, Catch-weight “prendi il peso” quale sorta di una
corsa di cavalli,
Il gr conta PHIMOSIS restringimento quale nome d’azione di PHIMOO stringo col capestro fig da PHIMOS
museruola, cui Fimòsi questo termine col suff OSI medico-patologico.
Omn di Chiappa “roccia” e Chiappa “natica” il volg toscano conta Chiàppa “presa” da Chiappàre, in metatesi da
Cappio, con Chiappìno, Chiàppo (anche “anello”) dal lat CLAPPUS, il prefissato Acchiappàre e i composti
Chiappacàni. Chiappamèrli, Chiappamòsche, Chiappanùvole o Chiappanùvoli, Chiappapòpoli.
Infine, Calàppio questo inc con Laccio cui i prefissati Accalappiàre e Scalappiàre. Da Catto c’è pervenuto, quale
volg di Accettare, Accattàre col pref AD e CAPTARE intensivo di CAPERE, cui Accattonàggio con Accattòne,
Accattonerìa e poi Raccattàre col pref RI ripetitivo; Mentecàtto da MENTE CAPTUS toccato nella mente. Nel
volg odierno, esiste Accattare sia nell’accezione di prendere sia nel senso lato di acquistare-comprare, esiste
ancora Capare per prendere scegliendo. Càtto è anche il carciofo spinoso, scientificamente CACTUS, dal gr
KAKTOS.
Il lat volg ha svolto CAPERE in CARPARE, cui la locuzione ognora valida inv dal lat CARPE DIEM prendi il
giorno (giusto) ovvero cogli l’occasione, l’ital Carpàre “afferrare”; ha svolto ancora in CARPIRE il class
CARPERE cogliere frutti cui l’ital Carpìre e, dal suo Pp CARPUS col pref EX è nato Scàrso con Scarsità,
Scarsamènte, Scarseggiàre e Scarsèlla (nel senso fig “con poco denaro”.
Da CARPERE, con il normale passaggio della a in e cui CERPERE, si ha Eccerpìre o Escerpìre “estrarre da un
testo” da EX CERPERE strappare e, ancora grazie alla variante del pref EX estrattivo in SCI, Scerpàre o
Scèrpere, Scerpellìno, varianti Cerpellìno e Sciarpellìno, con Scerpellòne o Cerpellòne, Scerpellàto questo
semant in rivoltato. Il lemma Excerpta “brani tratti da un autore” è direttamente dal Ppass del prefissato
EXCERPERE trarre fuori (pref EX fuori).
Fuori percorso, il lemma Càrpa, inv dal lat CARPA d’origine ted (KARPFEN) che avrebbe prodotto i vari
Carpionàre, Càrpio o Carpiòne; il lat conta CYPRINUS carpione già gr KYPRINOS da KYPROS “pianta
d’origine semitica” che per il suo colore ha dato i nomi ai pesci, cui i composti Ciprìnidi (la Famiglia) dal lat
CYPRINIDI, Ciprinifòrmi (l’Ordine) e Ciprinodontifòrmi (l’Ordine) questo col gr ODONTOS dente e il lat
FORMIS forme, tutti appartenenti al Subordine dei Teleostei. Ai Ciprinidi appartiene il Pìgo “sorta di pesce
lacustre” (Lombardia e Veneto).
Il termine Càrpio, con Carpiàto, indica fig una posizione del nuoto o della ginnastica. Càrpine o Càrpino con
Carpinèlla e Carpinèto (suff ETO per collettivi), invece, è un albero delle Betulacee, dal lat CARPINUM.
Acceziòne, in linguistica, dal lat ACCEPTION ACCEPTIONIS vale “bene accettato quale significato”. Quale esempio, Librettista, per
accezione, è chi scrive il libretto per un’opera musicale.
1
\ Luccio Tinca Trota
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Oltre alla già analizzata Carpa, nelle acque dolci sguazzano Lucci, Tinche e Trote.
Lùccio è dal lat LUCIUM, già ESOX ESOCIS, quindi ESOX LUCIUS, pesce appunto degli Esòcidi, questo dal lat
ESOCIDAE della famiglia Clupèidi cui Clupeifòrmi (l’Ordine), questi composti con il lat class CLUPEA svoltosi in
CLIPEA1, cui Clùpeo scudo (dei soldati romani) con Clipeàto “il soldato col clipeo”, ma anche disco ornamentale (ex voto) e
parte superiore del tegumento del capo degli insetti, con corruzione in CHIEPPIA cui Chièppia o Chèppia, snm di Alosa, che
con l’Aringa e la Sarda appartengono alla Famiglia ittica dei Clupeidi.
Il Lucciopèrca o Luciopèrca è una sorta di pesce, composto con Perca, comunemente indicato con Sàndra attraverso il ted
ZANDER ma di origine slava.
Il luccio di mare è indicato con Sfirèna dal gr SPHYRAINA pesce martello cui Sfirènidi (la Famiglia) alla quale appartiene il
Barracùda questo omologismo dall sp BARRACUDA di genesi indigena d’America latina, Sfìrnidi (Famiglia di squali).
Tìnca, cui il fig Tincòne, è inv dal lat TINCA, pesce dei Ciprinidi.
Tròta è il pesce della Famiglia dei Salmonidi, la cui vita media è di 10 anni, è dal lat medv TRUCTA da una voce dialettale
sett, attraverso il franc TRUITE, cui Troticoltòre, Troticoltùra, i fig Trotinatùra e Trotìno.
1
Che vale “parte ritagliata” in connessione con i glb ingl Clip “fermaglio” e “stralcio di filmato” con la locuzione Clip art, eppoi Clipper
“veliero” (che taglia le onde) omologato in una sorta di aeroplano.
\ Fiala Vetro Cuccuma Borsa Tasca Marsupiale
Per associazione, un piccolo recipiente di vetro ermeticamente chiuso è detto Fiàla, dal lat PHIALAM di presunta origine
egea; anche per Vètro non si è risaliti alla rad, dal lat VITRUM cui Vetràio, Vetràme, Vetràrio, Vetràta o Vetrièra o ancora e
Vetriàta e Invetriàta, Vetràto o Invetriàto, Vetratùra, Vetrerìa, Vetrìgno, Vetrìna con Vetrinàre, Vetrinatùra, Vetrinìsta
Vetrinìstica, Vetrìno, Vetriòla snm di Muraiola “sorta di erba” (indicata per pulire i recipienti di vetro), Vetriòlo, Vetròso,
Vìtreo, Vitrìte e le composizioni Vetrificàre con Vetrificàbile, Vetrificànte, Vetrificàto e Vetrificaziòne, Vetrocàmera,
Vetrocemènto, Vetroceràmica, Vetrocromìa, Vetrofanìa (procedimento particolare di colorazione, col gr PHAINOMAI
appaio), Vetrorèsina, Vitrectomìa (chirurgia, asportazione del corpo vitreo e sostituito). Il gr conta HYALOS vetro cui il
percorso ital, talvolta col valore di “simile al vetro”, Ialìno con Ializzaziòne e Ialinòsi (termini medici), Ialìte (suff ITE per
minerali) e l’omn Ialìte (suff ITE per “infiammazione” del vitreo oculare), Ialòide con Ialoidèo (membrana oculare), il pref
IALO per composizioni quali Ialoclastìte (col gr KLASTOS rotto e suff ITE per minerali “roccia”), Ialografìa, Ialòmero
(ematologia, col gr MEROS parte), Ialoplàsma, Ialosòma, Ialospònge o Ialospòngie (Classe di specie marina, col gr-lat
SPONGIA spugna) snm di Triassonidi, Ialotipìa, Ialurònico (col gr URON urina), la locuzione Acido ialuronico questa
composta da Ialo-Glucuronico.
In area mediterranea il tema KUKKUMA vale recipiente cui Cògoma e Cùccuma entrambe versioni dal lat CUCUMA; da
non equivocare con Cùrcuma “Genere di piante aromatiche” questo omologismo dall’ar KURKUM zafferano cui Curcumìna
con suff chimico INA.
Ancora in area med, il tema TASKA vale borsa cui l’ital ricalco Tàsca con Tascàbile, Tascàta, Taschìna o Taschìno; in tema
indoeur l’ingl conta TASK che vale “gruppo di unità navali” e fig “guppo di esperti”, vrs nel senso fig di “contenitore” cui la
locuzione glb Task force “gruppo di forza per una specifica missione”.
Bòrsa è dal lat tardo BURSA dal gr BYRSA pelle, quindi recipiente di pelle, cui Borsàio, Borsaiòlo o Borsaiuòlo, Borsàle,
Borsàta, Borseggiàre con Borseggiatòre e il devb Borsèggio, i dim Borsello con Borsellìno e Borsètta questo con Borsettàio,
Borsetterìa, Borsettiàre, Borsètto e il composto Borsettifìcio, un desueto dim Borsìglio, ancora i dim Borsìno e Borsòtto,
Borsìsta dalla locuzione fig Borsa di studio, Borsìte (suff patologico ITE) dalla locuzione fig Borsa anatomica, il fig botanico
Bòrsolo, i prefissati Disborsàre con Disbòrso, Esborsàre con Esbòrso, Imborsàre con Imborsatùra e Imborsaziòne,
Rimborsàre con Rimborsàbile cui Rimborsabilità e Rimbòrso, Sborsàre con Sborsamènto e Sbòrso.
Termine pseudoetim è Borsa “ gruppo d’agenti di cambio” (dal XVII sec) attraverso il franc BOURSE, dal nome della
famiglia Van der Beurse che ne istituirono la sede storica, cui il composto Borsa valori dalla locuzione Borsavalòri, la cui
storica istituzione risale al 1932 in Anversa, con Borsàro, Borsìno, l’omn Borsìsta e Borsìstico, il composto illegale
Borsanèra con Borsanerìsta e Borsàro dalla locuzione Borsa nera.
Secondo termine alieno è Borsalino “sorta di cappello da uomo” dal nome di una famiglia che lo ideò e lo diffuse dal 1901.
Dal gr THYLLIS borsa l’ital conta Tìlla o Tìllo; alieno il termine Tilletiàcee dal nome del botanico franc M. Tillet (sec XIX).
Il lat conta ancora MARSUPIUM per borsa, già gr MARSYPION, cui Marsùpio e Marsupiàle, meglio Marsupiàli quale
tassonomia animale, e Marsupializzaziòne. Marsupiale per accezione è il Cangùro, questo omologismo dall’australiano
KANGURU quadrupede transitato dal franc KANGOUROU che lo ha introdotto nel mondo occidentale nel XVIII sec. Altro
marsupiale australiano simile ad un piccolo orso è il Koàla o Coàla (dato che l’albabeto ital non possiede la lettera K)
omologato da KULA in lingua indigena; il verso del koala ricorda il raglio dell’asino. Un marsupiale è ancora l’Opòssum,
termine questo di genesi alghonchina, appartenete alla Famiglia dei Didelfidi.
Il gr conta PHASKO borsa cui Fascogàle (sorta di marsupiale, col gr GALE donnola), Fascolàrto (sorta di marsupiale, col gr
ARKTOS orso), e Fascolòmidi (Famiglia di marsupiali, col gr MYS topo) con Fascolòmio (sorta di marsupiale) eppoi conta
ancora THYLAKE borsa cui Tilacìno (sorta di marsupiale), Tilacòide (suff OIDE “somiglianza”, in termini medici); fuori
percorso, Tilàka inv dal sct TILAKA seme di senape , per accezione il segno puntiforme degli indù sulla fronte.
RICATTO
Ricàtto, dal lat volg RECAPTARE, composto del pref RE (intensivo) e CAPTARE, è il devb di Ricattàre letteralmente prendere in maniera intensa, afferrare - cui Ricattatòre, Ricattatòrio; in pratica, il Ricattare non è
altro che l’azione del costringere a dare o a fare. Dall’ingl, si conta il glb Racket, termine in connessione indoeur,
che sta per “organizzazione malavitosa per fini d’estorsione” ma anche per “feroce monopolio”, quindi
“appropriarsi afferrando”.
Il termine Regàta, con Regatàre e Regatànte, nasce dal volg veneziano Regatar contendere, dal lat RE (pref
denominativo) e CAPTARE. Dal lat EXCAPTARE, composto dal pref EX “fuori” e da CAPTARE, connesso
con un tema SKAT erompere-schizzare, l’ital conta Scaturìgine, Scaturìre, il glb Scattering attraverso l’ingl TO
SCATTER svoltosi in spargere; eppoi Scattàre che varrebbe (erompere per) cercare di prendere, afferrare, cui
Scattànte, Scattìsta, Scàtto, Scattòso. Dal lat volg REEXCAPTARE, composto dal duplice pref RE (inversivo)
EX (estrattivo) e CAPTARE, è giunto Riscattàre, letteralmente riprendere, estraendolo, cui Riscattatòre,
407
Riscattàto, Riscàtto. Ricattare e Riscattare erano assimilati ed oggi il Riscatto (pagamento) pare abbia acquisito
più concretezza rispetto al Ricatto (più psicologico).
In versione gr Riscattato vale PRIAMUS cui l’onomastico Priamo oggi ricorrente alla memoria del mitico re di
Troia, Priamo.
CATTOLICO
Cattòlico, cui Cattolicèsimo, dal lat tardo CATHOLICUS, dal gr KATHOLIKOS, è l’integrazione della
locuzione avverbiale KAT HOLOU universalmente, dove HOLOS sta per tutto. I lemmi, alfabeticamente da
Catechèsi istruzione del Cristianesimo passando da Catechìsmo la dottrina cui Catechèsi, Catechèta “chi
insegna”, Catechètica, Catechètico, Catechìsta, Catechìstica, Catechìstico, Catechizzàre e Catechizzatòre,
derivano dal gr KATECHESIS istruzione a viva voce cui Catecùmeno l’istruito, il battezzando con
Catecuminàto.
Il primo membro KAT(HA) conforme a… ricompare nel significato solenne di didattica e disciplina, in Càttedra
con Catedràtico o Cattedràtico e Cattedràle dal lat CATHEDRA, già gr KATHEDRA, composto col gr HEDRA
sedia, cui il prefissato Concattedràle (un esempio è a Taranto con le due cattedrali di S. Cataldo, la storica e la
moderna), eppoi Carrega questo attestazione veneta dal lat volg CATRECA e sta per sedia, così come Cadrega,
col dim Cadreghino, attestazione sett dal lat CATHEDRA; eppoi Esèdra o Esedra-èsedra composto da EX
HEDRA e sta per sedia fuori della dimora, ossia, il portico davanti casa munito di sedili per intrattenersi
solennemente a conversare. Parèdra, nella mitologia, è la dea associata ad una divinità maggiore, come Opi
(Abbondanza) considerata la paredra di Saturno; il termine è dal prefissato gr PARA HEDRA che siede vicino.
\ In omologismo artistico cattolico, le paredre potrebbero essere identificate nelle figure di Sante dipinte intorno a Gesù, a Maria e allo stesso
simbolo di Dio \
Tra cattivo e cattolico un legame esiste, quello della terminologia cristiana che li rende inconciliabili. La politica,
da alcuni anni fucina di neologismi, ha coniato il pref CATTO quale indicatore anomalo di cattolico,
componendolo con termini storicamente lontani dal Cattolicesimo, come nel caso di Cattocomunìsta coniato nel
1979 (da non equivocare con Cattofilo).
\ Il Cattolicesimo, con l’adozione della Bibbia, del Credo Apostolico e Niceno, dei Concili, dei Sacramenti, dalla Liturgia, dalla presenza dei
ministri regolarmente consacrati, è l’Universalità che insegna a salvaguardarsi dagli errori soggettivi ed oggettivi. Il Cattolicesimo vede nel
Papa il Vicario o il Deputato di Cristo, un ruolo che gli Ortodossi Orientali non hanno accettato, separandosi nel 1054. Nel XVI sec; la
Riforma separò i Protestanti a seguito di un’ulteriore rivolta contro il papato, i quali tuttavia continuarono a definirsi cattolici. Oggi, il
termine è esclusivamente riferibile al Cattolicesimo Romano, quello che ubbidisce al Papa.\
\ Prefisso CATA
Il pref è dal gr KATA connesso con KHAMAI verso terra, cui Càtodo dal gr KATHODOS discesa (con HODOS stradavia), con Catòdico e Catiòne questo composto con Iòne dal gr ION da IENAI andare 1 , in correlazione con Anodo-ànodo
“salita” (pref AN) con Anòdico, Anodizzàre cui Anodizzàto e Anodizzaziòne, Aniòne questo composto con Ione.
Il pref CATA-KATA ha assunto via via, vrs da antiche metafore, significato quale verso il basso, giù, contro, conforme a,
relativo a cui Catàbasi (contrario di Anàbasi) ritirata, discesa dell’anima negli inferi. Catabolìsmo fenomeno biologico di
espulsione organica. Catàclasi (col gr KLASTOS rotto) processo di frantumazione delle rocce. Cataclìsma precipitazione
d’acque e per questo termine occorre una puntualizzazione: dal gr KATACLYSMOS e dal lat CATACLYSMUS, cui
KLYSMA lavaggio, vale “inondazione” o “diluvio” pertanto è preferibile non associarlo ad eventi disastrosi estranei
all’apporto delle acque; il gr conta infatti KATHAIRESIS distruzione cui il suff CATERESI. Catòcala col gr KALLOS
bellezza (in riferimento alle ali posteriori di una farfalla), Catacòmba cimitero in basso, ovvero sotterraneo, Catacrèsi o
Catàcresi caduta linguistica dal gr KATAKHRESIS abuso (snm di Acirologia), ovvero, definisce in una traslazione
linguistica la mancanza di un termine proprio, in percorso con Anticrèsi dal ANTIKHESIS contro uso attraverso il franc
ANTICHRESE, Catadiòttrica-Catarifrangènza luce in giù, ovvero, rifratta, Catàdromo che ripercorre in giù, nello specifico il
pesce che torna in mare dalle acque dolci, Catafàscio crollo, in rovina con Scatafàscio (pref S intensivo), Catafìllo (col gr
PHYLLON foglia) squame, scaglia da fogliame che cade in basso sul terreno, Catàfora “letargo” ma retoricamente
“procedimento linguistico” che rimanda più giù nel testo, Catafràtta armatura pesante e Catafràtto difeso da armatura termini questi composti col secondo membro Fratta o Fratto, Pp dal lat FRANGERE, valgono l’immagine del cavaliere e del
cavallo protetti dentro l’armatura, ovvero sotto di essa - Cataglòsso abbassalingua termine medico, Catalèssi caduta della
sillaba finale dal gr KATALEKSIS cessazione, in termine linguistico con Catalèttico e Dicatalèttico o Dicatalètto (pref DIS
“due volte”), adottato in medicina quale caduta, ovvero, irrigidimento dei muscoli cui ancora Catalèttico, Catàlisi
scioglimento, cui il ricorrente Marmitta catalitica, Catàlogo il mettere giù per iscritto le voci, ovvero una loro elencazione,
Catàrro che scorre in giù cui i prefisati Incatarràre (IN illativo) e Scatarràre con Scatarràta (S sottrattivo), Catàsta 2
collocazione di oggetti alla rinfusa (buttati giù a caso) cui Catastàre, Catàsto con Catastàle dalla composizione gr-biz
KATASTIKHON (con STIKHON rigo vale “rigo per rigo”) relativo alla conservazione di documenti riguardanti nello
specifico terreni e fabbricati, cui ancora Catastàre, eppoi Catàstasi da KATASTATIS disposizione-collocazione (col gr
STATIS stabilità) cui il termine astronomico e religioso prefissato con APO Apocatàstasi dal gr APOKATASTISIS
ristabilimento, e Catasterìsmo da KATASTERIZO colloco tra gli astri (col gr ASTRON stella). Il percorso conta ancora
Catalògna verdura dalle foglie molto sviluppate e che quindi si ripiegano, ovvero, pendono, Catameniàle mestruale,
Catàmnesi o Catamnèsi raccolta di dati dell’ammalato successiva alla diagnosi (l’opposto di Anàmnesi che vale raccolta di
dati per formulare una diagnosi), Catapècchia casa fatiscente, cadente, Cataplàsma o Cataplàsmo impiastro di medicazione
(occorre immaginare il malato disteso, in giù, al quale viene applicato l’unguento medicamentoso), Cataptòsi dal gr
KATAPIPTO cado giù vale “improvvisa caduta per crisi epilettica”, Catapùlta dal gr KATAPALLO scendo giù, Cataràtta o
Cateràtta da KATARAKTES cascata composto col suff dal verbo gr ARDSSO io batto, Cataplessìa improvviso arresto, o
caduta, muscolare e vale anche stupore o spavento, Cataràffio o Cataràffa dal gr KATARRAPHE cucire (legare) il tutto
(connesso con Raffio) identifica lo strumento del calafato per eliminare le stoppe nelle commessure (quindi s’immagini un
lavoro sottacqua), Catàrda dal gr KATARTAO lego termine marinaresco il mettere in giù verticalmente una cima da un
pennone, Catàstrofe con Catastrofàle, Catastròfico, Catastrofìsmo, Catastrofìsta e Catastrofìstico dal gr KATASTHROPHE
rivolgimento (col gr STROPHE di Strofa) termine retorico della tragedia greca passato vrs da una metaf nel significato di
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sciagura, Catatonìa con Catatònico caduta del tono muscolare. Categorèma o Categorùmeno, cui Categoremàtico, è dal Pp gr
KATEGORUMENON predicato, da KATEGOREO io asserisco-attribuisco e dal sostantivo KATEGORIA attributopredicato connesso con KATECHESIS istruzione a viva voce, e vale “accusa-parlare contro” ossia “ciò che è predicanbile di
un soggetto”, in connessione di largo respiro con AGON (fig disputa), poiché indica le diverse relazioni tra persone, idee,
cose; in percorso, Categorìa con Categoriàle, Categòrico con Categoricamènte e Categoricità, Categorizzàre e
Categorizzaziòne. Infine Catèto linea che va in basso, Catòttrica o Catoptrica dalla composizione gr KATOPTRIKE dalla
locuzione KATROPTRIKE TEKHNE arte degli specchi cui KATOPTRON specchio dove “verso il basso” assume il
significato di riflessione, speculare cui Catòttrico o Catòptrico e Catottromanzìa o Catroptromanzìa.
Il toponimo Catania risulterebbe dal gr KATAINE ossia AITNE Etna prefissato KATA nel significato di giù-a terra
dell’Etna; altre ricerche lo farebbero derivare dal protolatino katina (catino, bacinella) per geografia a conca della città.
Il termine Catìno dal lat CATINUS non ha altre connessioni, ma è vrs l’idea di utilizzarlo per lavarsi le mani immergendole
giù, cui Catinòzza inc con Tinozza, eppoi, c’è l’immagine di lavarsi la faccia piegando il corpo in basso, verso il recipiente;
derivati, il dim Catinèlla con Catinellàta, la locuzione Piove a catinelle, da non equivocare con Catilinària e Catilinàrio, metaf
relativi alle orazioni di Cicerone contro il patrizio Catilina (103/62 aC). Catètere identifica lo strumento medico utilizzato
nella parte bassa del corpo, vescicale, ureterale. Termine alieni nel percorso CATA, Catamaràno poiché questo è dal tamil
KATTUMARAN zattera cui Trimaràno che vale Catamarano con pref TRI tre (a tre scafi), Catàrsi poiché questo è da Catàro
dal lat medv CATHARUS già gr KHATAROS puro cui Catàrtico, il fig Catàrtidi (Famiglia d’uccelli), Catàro meglio Càtari
con Catarìsmo, Catàrzo o Scatàrzo “seta grezza” questo dalla locuzione gr KHATARTEON SERIKON seta da purificare
\ I Catari, o Albigèsi dal lat ALBIGENSIS (da Albigi, oggi Albi, in Provenza, il nome della loro capitale), erano gli eretici condannati dalla
Chiesa; furono perseguitati e distrutti tra il 1209 e il ’22 \
1
Dal gr ION da IENAI andare cui Ione, l’ital conta Iònico, Ionizzàre, Ionizzànte, Ionizzaziòne, il prefissato Disionìa (DIS alterazione) nella
terminologia medica, eppoi i composti Ionoforèsi (col gr PHORESIS trasporto), Ionosfèra con Ionosfèrico, Ionosònda, Ionoterapìa;
equivocabile col lemma Ionòne che è invece dal gr WION viola (con aferesi) col suff chimico ONE.
Ionico da Ione è omn di Iònico da Ionia, questa antica regione della Grecia che prende il nome dalla stirpe degli Ioni, cui l’ordine
architettonico Iònico, Ionìsmo e un satirico Ionadàttico (ionico ed attico); ancora omn di Iònico questo relativo al Mar Ionio o alle isole Ionie,
tuttavia riguardanti la regione.
L’associazione di ION da IENAI andare con il grande esodo dei greci andati a fondare la Magnagrecia attraverso il Mar Ionio non può
essere una semplice coincidenza.
2
Catasta, dal lat CATASTAM, in origine “impalcatura dove si mostravano gli schiavi in vendita”, con la variante Calastra cui Calestrello.
\ Concetto di Alto e Basso
L’idea granitica di Basso e di Alto, così come è stata tramandata, comincia a scricchiolare.
Era già avvenuto per espressioni quali Ammazzare, che dal significato originario di uccidere utilizzando la mazza, è passato
al riferimento generico “con qualsiasi strumento”; Appiccare il fuoco, che dalla pratica di accenderlo allungando una picca,
sulla cui punta era fissata una torcia accesa, oggi lo s’intende perfino con un sistema elettronico o telecomandato. È avvenuto
per Piàtto dal lat PLATTUS, che, dopo aver attinto al gr PLATYS piatto, piano, largo, con tema PELA piatto, disteso,
connesso con la rad PLT piatto, cui Piànta “del piede”, questo omn o sovrapposto a Pianta “arbusto”, con Plantàre e
Soppiantàre col pref SUB, ai giorni nostri è finito per essere rimodellato concavo, incavato; nel percorso di Piatto troviamo il
prefissato fig Appiattàre “nascondersi” con gli iterativi Rappiattàre e Rimpiattàre, Appiattìre con Appiattimènto.
il dim Piattèllo, il denm anche fig Spiattellàre col pref S sottrattivo, l’ancora fig Soppiàtto “nascosto (sotto un piano visivo)”
col pref SUB. In connessione il glb ingl Flat (termine borsistico o relativo alle tariffe), dove FLAT vale piatto-liscio cui
Flatboat “battello a fondo piatto” e Flatting “vernice lucida”. Snm di Piatto piano è Piòta da un suo complanare lat
PLAUTUS largo, cui Piotàre, vrs il fig Piòtta “moneta in volg romano” e Impiotàre (IN illativo).
Quale sarà il Basso e l’Alto durante i viaggi interstellari; qual è stato il Basso e l’Alto per gli astronauti in rotta lunare, qual è
stato per i viaggiatori del MIR e quale per i nauti dell’ISS (Stazione Spaziale Internazionale). Il percorso semantico potrà vrs
tradurlo nell’indicare Basso per “direzione Terra” e Alto “per la direzione prefissata”; all’interno nell’astronave non potranno
che essere in relazione al tetto. Zènit e Nàdir andrebbero perduti quali punti della volta celeste segnati dalla verticale ideale
che s’allontana da una base terrestre, attraversando l’osservatore dai piedi al capo, se non riaggiustati volta per volta in
relazione alla posizione dell’astronave, la quale andrebbe però a configurare virtualmente la superficie del nostro pianeta.
\ Bilancia
Il lat, viepiù, conta il termine LANX per piatto dal tema med LANK piatto, cui il lat LANX, l’ital Lànce “piatto della
bilancia”, Langèlla “orciolo” e Bilància “due piatti” cui, incluso Bilancia quale segno zodiacale, Bilanciàio o Bilancìsta,
Bilanciamènto, Bilanciàre, il comando militaresco Bilanciàrm, Bilanciàto, Bilancière, il dim Bilancìno, Bilàncio, il prefissato
Sbilanciàre con Sbilanciamènto e Sbilàncio; attraverso il genovese Bansigu da Bansa “bilancia” l’ital conta il marinaresco
Bansìgo “tavola bilanciata” nel vuoto con le funi, allo scopo di poter lavorae fuori bordo, lungo la murata.
Dovrebbe esserci una certa connessione tra il tema LANK ed il lemma franc LINK sinistra, poiché l’ital, apponendovi il pref
BIS foneticamente adattato, ha coniato Bilènco, intensificandolo in Sbilènco “sbilanciato a sinistra”; poi, incrociandolo con
lo sloveno BEZIAK stupido il toscano ha ottenuto Bislàcco già Bislàco, così attestatosi in ital.
Il tema LANK ampliatosi in LANKA ansa ha condotto a Lànca acqua stagnante (in un’ansa fluviale), termine attestatosi dal
ligure.
Sempre in lat, avevamo il termine SCUTELA con la variante SCUTELLA dim di SCUTRA piatto, cui l’ital Scodèlla con
Scodellàre, Scodellàta, Scodellàto, i dim Scodellètta e Scodellìno; in vrs connessione Scùcchia “mento pronunciato” fig
“sorta di scodella” con una corruzione in CCHIA da SCUTELA simile a Secchia da SITULA.
Incrociando PLATYS (per la sua forma schiacciata) con BLATTA-PLATTA insetto di tema med, il lat ha ottenuto il dim
BLATTULA svoltosi nell’ital Piàttola. Da BLATTA resta inv l’ital Blàtta con Blattoidèi “ordine d’insetti”. Attraverso il mer,
l’ital conta l’omologismo Marpiòne con Marpionàggine, ereditato dal franc MARPION piattola.
\ La Bilancia due piatti è nota sin dal 5000 aC in Egitto, La bilancia di Nakkada, rimasta praticamente inalterata sino ai nostri giorni, ma
alfine in via d’estinzione a causa della tecnologia computerizzata. In Egitto era attribuita al dio Osiride per la pesatura delle anime nell’Aldilà
e sovente appariva nell’iconografia di Ammon, omologata nel cristianesimo come simbolo del giudizio divino. Il mondo romano pagano la
voleva quale logo di Mercurio, il protettore dei commercio e dei ladri e in età cristiana omologato nelle raffigurazioni dell’Arcangelo
Michele. /
\ Largo Ampio
Làrgo è dal lat LARGUS d’origine ignota ma indoeur, cui Largìre, Largiziòne, questi anche con il pref EX cui Elargìre,
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Elargiziòne dal lat tardo ELARGIRI.
Snm di Largo è Ampio-àmpio dal lat AMPLUS, cui Ampièzza e, in forma esplicita, Ampliàre, Amplificàre, Amplitùdine,
Amplo-àmplo questo in complanare con Ampio.
\ Azimut Zenit Nadir
Dall’ar AS-SUMUT, plur di AS-SAMT direzione, è derivato l’omologismo Azimut, termine che sta per l’angolo compreso
tra il piano verticale passante per l’astro e il piano meridiano di chi osserva.
Dall’errore di trascrizione da parte di un amanuense dell’ar SAMT in SANIT, è invece originato l’omologismo Zènit, che sta
per “il punto celeste” dove va a toccare la verticale passante per l’osservatore, cui Zenitàle. L’omologismo Nàdir, cui
Nadiràle, infine, ancora dall’ar NAZIR transitato dallo sp, indica semplicemente opposto (allo zenit), vrs connesso col
termine ebraico NAZIR attestatosi nel senso di separato.
410
LIBRO TOMO LIBERO
LIBRO
Lìbro, dal lat LIBER, la sottoscorza degli alberi sulla quale si scriveva prima della diffusione del papiro, o di una
sua alternativa; in questa semantica permangono Liberiàno attraverso il franc LIBERIEN snm di Libròso
(termini botanici); l’omn Liberiàno è relativo a Liberio, il papa dal 352 al 366. Libro, dunque, è in presumibile
connessione con LUBU scorza in slavo ant. Derivati, Libèrcolo dal dim lat medv LIBERCULUS, Librerìa,
Libràio, gli aggettivi Libràrio e Librèsco questo attraverso il franc LIVRESQUE da LIVRE libro, Librètto con
Librettìsta e Librettìstica, la locuzione ital-ingl Libro game (con GAME gioco), il prefissato Allibràre “registrare
in un libro” con Allibramènto e Allibratòre; termine alieno Libùrna dalla locuzione lat NAVIS LIBURNA nave
dei Liburni, gli ant navigatori dell’Adriatico.
Inv dal lat daEX LIBRIS, vive e vegeta ai nostri giorni la locuzione Ex libris che sta per etichetta da apporre ad
un libro per fissarne la proprietà. Altro derivato è Libèllo, dal lat LIBELLUS, che da innocuo dim di LIBER è
divenuto uno scritto diffamatorio o di pretese legali, autore il Libellìsta e Libellìstica il genere.
Da non assimilare a Lìbra “bilancia” esteso dal lat LIBRA quale unità di misura che valeva circa mezzo chilo, cui
Libèlla o Livèlla (dal dim LIBELLA), Libràle, Libramènto, Libràre “fluttuare come i piatti di una bilancia”,
Libràto, Libratòre, Libraziòne e Libèllula “che tiene le ali sbilanciate”, con suff che rafforza il già dim LIBELLA
da LIBRA, cui la locuzione Libellula depressa a causa del suo addome piatti, e neppure a Lìbbra “unità di peso”
sempre dal lat LIBRA, tutti derivanti dalla rad LIDHRA. Dal lat LIBRA, poi, deriva ancora l’ital Lìra, già nel
sistema monetario carolingio, cui Lirètta, l’unità monetaria sostituita dall’Euro, e attraverso il gr LITRA dodici
once l’ital Lìtro con Mezzolìtro. L’omn Lìra, lo strumento musicale a corde è dal lat LYRA, cui Liràto, Lìrica
(poesia accompagnata dal suono della lira), Liricità, Lìrico, Lirìsmo, Liròne (accr), il fig Lirùro “sorta di
uccello”. La Lira che circolava nel Lombardo-Veneto durante l’occupazione austriaca era detta Svànzica
omologismo dal ted SWANZIG venti soldi.
\ Da un’indagine CENSIS, nel 1998, in Italia, l’11,5% dei giovani tra i 15 ed i 20 anni non ha mai letto un libro mentre il 40% ne ha sfogliati
almeno due. Gli autori più conosciuti risultano ancora i tradizionali I. Calvino, S. King e P. Levi; i nuovi, quali I. Allende, J. Kerouac e D.
Pennac, sono i preferiti al Nord.
Nel 2006 il 46% dei bambini italiani d’età compresa tra i 6 e i 10 anni ha letto almeno un libro, rispetto al 58% dei loro coetanei spagnoli;
sempre per i primi tra gli 11 e i 14 anni, la percentuale passa dal 59% al 43%, inversamente proporzionale all’età. La produzione libraria per
l’infanzia, invece, è cresciuta in Italia dai 951 testi del 1987 ai 2300 del 2006.\
Il Libro è di Càrta, questo dal lat CHARTA, dal gr KHARTES foglio di papiro già usato dagli egiziani nel IV
millennio aC; la Carta a noi nota risale a una invenzione cinese del105 dC.
In percorso l’ital conta l’ant Cartabèllo “libercolo” con Scartabèllo e Scartabellàre (pref S intensivo), Cartàccia,
Cartàceo, Cartàia, Cartàio, Cartàrio sia aggettivo sia sostantivo, Cartàta, Carteggiàre con Carteggiatùra e
Cartèggio, Cartèlla con Cartellàrio, Cartellièra, Cartellìno con Cartellinàre, il glb franc Cartel “orologio murale”
fig da Cartèllo “avviso pubblico” questo anche nel senso di “consorzio” transitato dal ted KARTELL con
Cartellaziòne, Cartellìsta, Cartellìstico e Scartellàre, Cartellòne con Cartellonìsta e Cartellonìstica, Carticìno
(termine tipografico snm di Quarticino o Quartino), Cartièra o il composto Cartifìcio, gli omologismi Cartìglia e
Cartìglio dallo sp CARTILLA per accezione, quest’ultimo, il rotolo aperto e leggibile nelle opere pittoriche, ma
fig anche la strisciolina con dedica d’amore inclusa negli storici baci di cioccolata della Perugina, eppoi Cartìna,
Cartìsmo con Cartìsta attraverso l’ingl CHARTISM dalla locuzione PEOPLES CHARTER Carta del popolo cui
il glb Charter (carta-licenza per...) ad esempio e per accezione “volo a noleggio” dove l’ingl CHARTER è dal
franc ant CHARTRE che derivava dal lat CHARTULA dim di CHARTA; eppoi Cartòccio con Cartocciàre e
Cartocciàta, Cartolàio o Cartolàro, l’aggettivo Cartolàre “relativo ad un diritto” dal dim lat CHARTULA e il
sostantivo Cartolàre “custodia” dal lat medv CHARTULARE da CHARTULA, il verbo Cartolàre o Cartulàre
con Cartolarizzàre e Cartolarizzaiòne, Cartolerìa, Cartolàrio o Cartulàrio “registro” snm di Cartulàrio “addetto”
attraverso il lat CHARTULARIUS e il gbz KHARTULARIOS, Cartolìna con Cartolinèsco, Cartolinàre,
Cartonàggio, Cartòne con Cartonàre, Cartonàro, Cartonàto e Cartonatùra, Cartoncìno, Cartonìsta, il glb franc
Cartonniste e i glb ingl Cartoon e Cartoonist, Cartùccia con Cartuccèra o Cartuccièra; un dolce tipico mer è detto
fig Cartellàta, meglio Carteddate in volg, ovvero nastri di pasta avvolti a spirale e conditi con miele o vino cotto,
il termine assume il significato di “accartocciate-curvate”.
L’ingl, quindi, come il franc, in ossequio all’area comune indoeur, conta CHART carta, svoltosi, come anche in
ital, nel senso di mappa. Da contare ancora la locuzione lat Magna Charta coniata in Inghilterra nel 1215, la
quale è il simbolo dei primi principoi costituzionali. Altre locuzioni abituali Carta bianca, Carta canta, Carta
carbone tanto utile ai dattilografi, datata 1806, altrimenti detta Carta copiativa, eppoi Carta da forno, Carta
d’argento, Carta igienica, Carta paglia, Carta velina, Carta vetrata…
\ Le forbici possono essere affilate tagliando pezzi di Carta vetrata \
Eppoi i prefissati Accartocciàre(pref AD illativo), Incartàre anche nel senso di “scrivere sulla carta”, cui Incàrto
e Sovraincàrto con un possibile Sovrincàrto, Incartocciàre (pref IN illativo), Raccartocciàre (pref RAD),
l’iterativo Rincartàre con Rincàrto, Scartàre (S sottrattivo o estrattivo) con Scartàta, Scartìna cui Scartinàre, e
Scàrto, gli omn Scartàre (pref S intensivo nel senso di “scartavetrare”) e Scartàre “spostarsi bruscamente”
attraverso il franc ECARTER sovrapposto al lat EXQUARTARE da QUARTUS quarto cui Scartamènto, ancora
Scartàta e Scàrto, e il composto Scartòmetro; infine l’intensivo Scartocciàre con Scartocciatùra e Scartòccio,
Scartafàccio da Scartòffia o Cartòffia d’origine volg attinti al milanese Scartofia “cartuccia del gioco”, il verbo
composto Scartavetràre con Scartavetràta. La locuzione Mangiare alla carta indica la libera scelta dei piatti al
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ristorante, senza consultare il menu.
I composti Cartacarbòne, Cartapèsta questo ipocoristico di Carta pestata, l’eccl Cartaglòria, Cartamonèta questo
il biglietto di banca o di Stato, storicamente introdotta dai cinesi nel 700 dC, eppoi Cartamodèllo, i fig
Cartamùsica “pane sardo” e Cartapècora dalla locuzione Carta pecora snm di Pergamena questo dalla locuzione
lat PERGAMENA CHARTA carta di Pergamo (toponimo) cui Pergamenàceo, Pergamenàto,
Pergamenizzaziòne e il dim Pergamìna. Il percorso continua con Cartasùga e Cartasugànte questi col suff tratto
dalla forma SUGARE di Asciugare in complanare con la locuzione Carta assorbente, Cartastràccia, Cartavètro
col denm Cartavetràre, Cartevalòri dalla locuzione Carte valori, Cartografìa con Cartògrafo, Cartogràfico e
Fotocartògrafo, Cartogràmma, Cartolibràio o Cartolibràrio con Cartalibrerìa, Cartonfèltro, Cartongèsso,
Cartonifìcio, Cartotècnica e Cartotècnico. Cartilàgine con Cartilagìneo o Cartaliginòso è dal lat CARTILAGO
fig connesso con Carta.
Il Cartongesso si deve a A. Sackett e a F. L. Kene che ne costruirono il prototipo alla fine del XIx sec.
Pseudoetim i termini glb Carter “protezione meccanica” dal suo inventore J. H. Carter (1905), eppoi Cartàmo
“sorta di pianta” detto anche Zafferano falso dall’ar QURTUM attraverso il lat medv CARTHAMUS, il volg
Càrtola “viso” connesso con il lat CARA volto già gr KARA testa, ancora Cartesiàno con Cartesianìsmo e
Cartesianìsta relativi al folosofo Cartesio (1596/1650), infine Cartvèlico etnonimo relativo ai caucasici Cartveli.
Cartaginèse etnonimo del toponimo Cartagine fondato dai Fenici nell’814 aC, nei pressi dell’attuale Tunisi; vrs
una qualsivoglia connessione del toponimo col termine Carta, supponendone qui una produzione o quale paese
dei papiri, dato che PAPYROS, di genesi africana (nordoccidentale) stava appunto per Carta regia.
Il gr conta KHONDROS cartilagine o granello, cui Còndro “granello”, Condràle “cartilagineo”), Condrìna (suff
med INA), Condrìte (minuscola meteorite suff ITE per minerali) e l’omn Condrìte (patologia, con suff medico
ITE infiammazione) cui Osteocondrìte, Condriòma (suff medico OMA), i prefissati Ipocòndrio, Microcòndrio,
Mitocòndrio, con Mitocondriàle, (in biologia, col gr MITOS filo) snm di Condrisoma e Pericòndrio; infine, il
pref CONDRIO O CONDRO adattati per composizioni quali Condròma (suff biologico OMA), Condriosòma,
snm di Mitocondrio, cui Condriosòmico, Condrìtti (col gr IKHTHYS pesce), Condrodistrofìa, Condrosarcòma,
Condròstei (col gr OSTEON osso, famiglia di pesci Attinotterigi alla quale appartine lo Storiòne o Sturiòne, un
omologismo dal ted STOR da un ant STURIO, pesce degli Acipenseridi (la Famiglia) snm di Ladano;
Acipensèridi è il derivato dal lat ANCIPENSER che starebbe per storione, cui Acipenserifòrmi (l’Ordine). Si
conta ancora il percorso prefissato con A privativo cui Acondrogènesi, Acondroplasìa, snm di Condrodistrofìa,
con Acondroplàsico
\ Suffissi *OMA *OSI
Il suff OMA è dal gr OMA OMATOS e che propriamente vale il gr MA aggiunto foneticamente a temi verbali in oo. In ital è
utilizzato nella terminologia medica ad indicare “tumefazione, infiammazione, rigonfiamento, tumore…” e nella
terminologia biologica ad indicare un collettivo di organi che costituiscono unità anatomo-funzionali; tra i quali Encondròma
(pref gr EN dentro e Condroma), Filòma (col gr PHYLLON foglia), Gangliòma (con Ganglio).
Il suff OSI dal gr OSIS indica una condizione, per accezione uno stato morboso, una deviazione fisiologica, utilizzato in
medicina e talvolta omologato in botanica; tra i quali Berilliòsi quale infezione da Berillio, Coxsackiòsi da Coxackie virus
(dal toponimo dove è stato storicamente isolato), Estridiòsi da Estridi-èstridi (Famiglia d’insetti) dal gr OISTROS tafano,
Necrobiòsi, Peliòsi, altrimenti detta fig Porpora, dal gr PELIOSIS “fuoriuscita di sangue dalle vene” da PELIOOMAI divento
livido dalla polisemica rad PEL che, coincidenza o non, si ritrova con la traduzione in “pelle” quale suff nel termine Erisìpela
“arrossamento della pelle” (ved Rosso… in Alba…), Rickettsiòsi da Rickettsìa “gruppo di parassiti” (dal medico H. T.
Ricketts (1871/1910).
\ Fanatico Profano
Il Libellàtico era quel cristiano che l’imperatore Decio discriminava dalla persecuzione; il termine ricalca Fanàtico ispiratocolto da entusiasmo (in origine, per una divinità), cui Fanatìsmo e Fanatizzàre, derivato da FANUM tempio legato a FAS
diritto sacro, cui Fàno e il glb ingl Fan da FANATIC che ha assunto l’attestazione corrente cui la locuzione glb Fan club.
Fandònia dal lat volg EFFANDONIA questo sovrapposizione di EFFANDA da proclamare con solennità con il plur
TESTIMONIA testimonianze. Profàno, cui Profanàre, infatti, letteralmente, sta per “davanti al tempio”, in altre parole tutto
ciò che è al di fuori della sacralità. Empio-èmpio dovrebbe essere in complanare con Profano poiché sta per non pio,
composto col pref negativo IN. Più correttamente, Profano è il “non sacrale”, come potrebbe esserlo, dignitosamente, una
musica, un canto, mentre Empio è “chi disprezza la sacralità”, il blasfemo, in piena illegalità, avverso alle libertà di culto. Il
termine Cratofànico col suff dal gr KRASIS mescolanza vale il risultato finale da un’insiemistica di devozioni.
\ Empito Impeto Scempio
Il termine Empito-èmpito snm di Impeto-ìmpeto, è da IMPETUS astratto lat di IMPETERE, da un intensivo IMPETIRE
andare incontro per chiedere con insistenza; la diversità sulla lettera iniziale è dovuta ad attestazioni di preferenze fonetiche.
Il percorso infatti conta Impetuosità e Impetuòso.
Scèmpio ed il suo omn sono a se stanti: l’uno è dal lat SIMPLEX ed è il non comune Semplice inc con Scemo, cui
Scempiàggine, Scempiamènto, Scempiàre, Scempiàto, Scempietà; l’altro Scèmpio è dal lat EXEMPLUM ed è invece una
punizione esemplare, cui Scempiàre nel senso di “straziare”, sovente motivo di grave equivoco, pertanto è meglio archiviare
linguisticamente il percorso Scèmpio da SIMPLEX.
\ Plico Flesso
Un Libro ove appaia sottoforma di fascicolo, dossier, carteggio... può essere definito Plìco, lemma cinquecentesco, dal verbo
lat PLICARE piegare, già gr PLEIKO piegare, intensivo di precedente PLECERE, con valore di piegare-intrecciare, semant
svolgere, dal rad indoeur PLEK, Plìca, Plicàto, il composto Plicometrìa con Plicòmetro, e che associato a vari pref ha
prodotto un nutrito percorso semantico, quale Sùpplice (lat SUPPLEX da SUB PLEX) col denm Supplicàre, Supplicaziòne,
Supplìzio da SUPPLICIUM (messo in ginocchio), stanno per “piegare-sotto, piegato-in giù”, allo scopo originario di
rabbonire gli dei, cui l’assimilazione con PLACARE di Placare, e il glb franc Souplesse “agilità” da SOUPLE flessibile. Da
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PLICARE, l’ital conta i prefissati Applicàre, con Applicàto ed Applicaziòne, che vale “svolgere verso-avvicinare”.
Complicàre con Complicànza, Complicatèzza e Complicaziòne, ed anche Còmplice, con Complicità, che stano per “svolgere
insieme”. Il glb Dèpliant dal franc DEPLIER dispiegare. Implicàre per “svolgere dentro” con Implicànza, Implicaziòne,
Implìcito con ImplicitamènteEsplicàre “svolgere fuori” cui Esplicàbile, Esplicatìvo, Esplicaziòne, Esplìcito con
Esplicitamènte ed Esplicitàre. Replicàre con Rèplica, Replicàbile, Replicànte e Replicatìvo “svolgere ancora”, Replicàto,
Replicaziòne, Replicòne (termine della genetica). In area indoeur si rintraccia la rad nella composizione ingl glb Plexiglàs o
Plèxiglas “il vetro che si piega” (GLASS vetro) con un dimenticato snm Pèrspex (entrambi marchi registrati), nel franc glb
Plissé cui gli esot Plissettàre, Plissettatùra.
Il percorso prosegue ancora con Piegàre, verbo in lenizione, dal lat PLICARE cui Pièga, Piegàbile, Piegàta, Piegatòre,
Piegatrìce, Piegatùra, l’iterativo Pieghettàre donde Pieghettatòre e Pieghettatùra, Pieghèvole con Pieghevolèzza, Piègo
“plico”, Piegòso, il percorso prefissato cui Compiegàre (CUM associativo). Dispiegàre (DI intensivo) con Dispiegamènto.
Impiègare “impegnare” con IN illativo e lenizione sett da c in g cui Impiegatìzio, Impiegatizzàre e Impiegatizzaziòne,
Impiegàto ed Impiègo, il doppio prefissato Disimpiegàre con Disimpiègo. Ripiegàre (Ri iterativo) con Ripiegamènto,
Ripiegàbile, Ripiegàta, Ripiegàto, Ripiegatùra e Ripiègo, Spiegàre (EX “da”) con Spiegàbile e il doppio prefissato
Inspiegàbile (IN negativo), eppoi Spiegamènto, Spiegatamènte, Spiegàto, Spiegatùra e Spiegaziòne ed ancora (con un
secondo pref) eppoi Spiegazzàre (S intensivo) cui Spiegazzamènto e Spiegazzatùra. Infine i composti Piegabàffi, Piegacìglia,
Piegafèrro e Piegafèrri
La rad PLEK di PLECTERE intrecciare cui Perplessità e Perplèsso da PER PLEXUM, Plèsso da PLEXUM, ha una variante
in PHLEK svoltosi in FLECTERE cui Flèttere con Flessìbile, Flessiòne 1, Flessìvo, Flèsso, i composti Circonflèttere con
Circonflèsso (accento “piegato intorno”), Deflèttere con Deflettòre, Inflèttere con Inflèsso cui Inflessìbile, Inflessibilità e
Inflessiòne, Reflèttere o Riflèttere con Riflessìbile, Riflessibilità, Riflessiòne, Riflessìvo 1 e Riflèsso cui Riflessànte, il glb
ingl Rèflex, eppoi Riflettènte, Riflettòre, Riflettorizzàre e Riflettorizzaziòne, i composti Flecnòdo questo termine matematico
fedele al rad PHLEK (pron flec) con Nodo, Riflessògeno, Riflessologìa, Riflessoterapìa, Riflettòmetro. In lat AMPLEXARI
vale abbracciare, cui Amplèsso da AMPLEXUS derivato in tema da AMPLECTI.
In connessione indoeur con il tema rad PHLEK-PLEK, in got Piega è FALDA, ricopiato nell’omologismo Fàlda (di un
monte, fig del cappello), cui Faldàre, Faldàto, l’accr Faldòne fig “cartella per documenti”, Faldòso, il prefissato Sfàlda (S
sottrattivo) cui Sfaldàre con Sfaldàbile, Sfaldamènto e Sfaldatùra, il dim Sfaldèlla cui Sfaldellàre; in termini tettonici si
ritrova associato nella locuzione Falda freatica questa col fem di Freàtico dal gr PHREAR PHREATOS pozzo cui il
composto Freatologìa. Eppoi, l’ingl conta FLAP falda cui il glb tecnologico Flap e l’omologismo Flappèggio adottati dopo il
1940.
Sòffice, dal lat SUFFLEX, è l’inc di SUPPLEX supplice con FLECTERE flettere. Non dovrebbe allora apparire
incomprensibile che il lemma Plesso contiene l’identica radice originale di Flesso, qualora s’indugiasse a pensare che Plesso
è traducibile in “sede riflessa”, ad esempio di una scuola; Complèsso, allora, da CUM PLECTERE, che sta per flettere
insieme, vale insomma intreccio, cui Complessàre, Complessità, Complessìvo.
Nel vasto campo indoeur, il lemma Soffice è connesso rad con l’ingl SOFT morbido-molle-soffice cui i glb Softball “palla
soffice” una varietà del Baseball, Soft-core “film a pornografia ammorbidita” Soft discount da Soft discounnt shop “negozio a
sconti leggeri” da associare a Hard discount shop “negozio a forte sconto”, Soft drink “bevanda non alcolica”, Software
“moduli e componenti per programmi dei computer” cui l’omologismo Softwarìsta, da contrapporre a Hardware “oggetti
metallici”con Software house “la casa di produzione”. Lo schermo del computer fa parte dell’Hardware.
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Nella linguistica, Flessione vale quale modificazione del termine nominale, pronominale e verbale in ordine alla coniugazione e alla
declinazione. Riflessivo, allora, è quel verbo che si riflette sul soggetto e che si mostra con un pronome personale, quale Pentìrsi elencato tra
i Riflesivi intransitivi o Intransitivi pronominale o Medio intransitivo, poiché, privo di complemento oggetto, non può essere diverso dal
riflessivo, come nella frase “Mi pento di non averlo capito subito”; quale Lavarsi elencato tra i Riflessivi transitivi poiché è sempre
accompagnato dal complemento oggetto come in “Hai l’abitudine di lavarti i denti solo dopo cena”.
\ Studiare Astuccio
Il lat avevano ancora il verbo STUDERE dal valore di appoggiarsi a qualcosa e poi, fig, applicarsi a qualcosa, donde
Studiàre con Studènte, Studentàto, Studentèsca e Studentèsco, Studiacchiàre o Studicchiàre, Studiàto, Stùdio, Studiòlo,
Studiòso e, sorprendentemente, Astùccio, (che non è una piccola asta) dal prvz ESTUG attinto al lat STUDIUM astratto di
STUDERE, mutatosi in Studiare con valore “custodire” qualcosa in sé, ovvero le nozioni; Astuccio, dunque, dal valore di
“custodia”.
TOMO
Il snm di Libro, Tòmo, dal tardo lat TOMUS già gr TOME sezione-taglio con TOMOS piano-strato (ritagliato)
da TEMNEIN tagliare con rad TEM, è più correttamente una delle parti (sezione), indipendente, in cui è
suddivisa un’opera libraria, ossia un volume; il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci è costituito da 12 tomi.
Tòmo è “la persona che ostenta singolarità”, lemma certamente metaforizzato d’oscura connessione, ma
corrispondente semant allo sp TOMO; tra le spiegazioni ci potrebbe essere un’antica associazione d’idea, fig e o
ironica, con il contenuto o con la singolarità numerica di un tomo-libro.
Tomàia o Tomàio è un termine da calzolaio (parte della scarpa) e vale “ritaglio di pelle”. Tomìno è il dim di
Tòma, un tipo di formaggio caprino fermentato col pepe, inv dall’ant prvz TOMA connesso col gr TOME taglio,
in pratica il complanare di Scamorza.
Sala della Protomoteca in Campidoglio: il lemma Protomotèca “galleria di busti” ha origine da Pròtome “busto”,
inv dal gr PROTOME testa umana o animale in rilievo nelle strutture architettoniche, sculture e simili, da PRO
TEMNO taglio davanti.
Il composto Tomografìa con Tomogràfico e Tomògrafo, eppoi Tomogramma sono con TOMOS strato-sezione
ritagliata. La Tomografia Computerizzata T.C. poi chiamata Tomografia Assiale Computerizzata T.A.C. fu
messa a punto, ognuno per conto proprio, da A. M. Cormack e da G. N. Hounsfield nel 1972.
Il prefissato Dicotomìa è dal gr DIKHOTOMIA “divisione (tagliato) in due parti” (pref DICO dal gr DIKHA
due partri), cui Dicotòmico e Dicòtomo, è un termine astronomico, biologico, botanico e filosofico, qui vale
“due nuovi concetti dedotti logicamente da un primo concetto”.
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Il termine ha degli omonimi e assonanti: Tòmo “caduta, capitombolo”, d’origine onomatopeica corrispondente al
franc ant TUMER, già TUMON, vrs connesso col franc moderno TOMBER cadere, cui il brutto esot Tomàre
(da evitare specialmente nel Veneto, perché qui, nel volg, risuonerebbe in tua madre). Tomìsmo e Tomìsta
sembrerebbero termini in relazione a studi particolari sui tomi, in realtà è la dottrina filosofica - ed un suo adepto
- adottata dal Cattolicesimo e fondata da S. Tommaso d’Aquino, in percorso semantico dal lat Thomas.
Tumm’nu italianizzato Tòmolo, in uso nel meridione d’Italia, un’ant misura di capacità per le granaglie (circa 45
l ), in genere misura per solidi, dal lat medv TUMULUS dall’ar THUMN un ottavo.
\ Tale Questo Tanto
Un Tomo, in un contesto generico, è un Tale. Tàle, aggettivo, pronome e avverbio, è dunque usato anche in odore di
sostantivo; deriva dal lat TALIS da tema rad TO-TA al quale solo il lat ha aggiunto come suffisso ALIS riversatosi in ital.
Da Tale si ha il percorso dei composti Talàltro dalla locuzione Tal altro, Talchè (corretta accentazione talché), Talmènte,
Talòra, Talùno, Talvòlta.
Fuori percorso l’omologismo ebraico Tàled da TALLIT “sorta di mantello o scialle”, l’omologismo Talebàno o Talibàn
attraverso il persiano TALIBAN dall’ar TALIB studente, Talèggio “sorta di formaggio” prodotto nella zona bergamasca del
toponimo Taleggio, il famigerato Talidomìde “sorta di tranquillante (marchio registrato nel XX sec)”, Talismàno con
Talismànico dal gr TELESMA oggetto consacrato giunto attraverso l’ar TILISMAN.
Il tema TO-TA ha dato ancora origine all’aggettivo e pronome Esto-èsto, poi Quèsto ellissi dal volg ECCUM ISTUM, Sto
(Stò) quale aferesi di Esto; l’ital conta ancora un sing Quèsti dal volg ECCUM ISTE nel significato di “questa persona”. Il
tema ha dato ancora origine all’aggettivo, congiunzione e avverbio Tànto da TANTUM del valore di tanto grande, cui un
dim Tantìno e le composizioni Tantochè (corretta accentazione tantoché), Tantòsto; in composizione con Ecco va a formare
Cotànto. Infine, all’aggettivo e pronome Tòt dal lat TOT tanti, al lat TOTUS tutto cui il medv TOTALIS e l’ital Totàle con
Totalità, Totalitàrio, Totalitarìsmo e Totalitarìstico, Totalizzàre con Totalizzànte, Totalizzatòre e Totalizzaziòne, il composto
Totalrifrattòmetro.
Il termine Tòtem, d’origine algonchina, che tradizionalmente sta per un simulacro che accomuna le divinità, vale fig in
etnologia quale “categoria di individui” (TOT) cui Totèmico e Totemìsmo, eppoi sta per “insegna di comando” (TOTUS),
pertanto è vrs la sua connessione con il primitivo rad indoeur TO-TA, ricordando che per Algonchini s’intendono antiche
genti appartenenti a molteplici tribù indiane stanziatesi nel Nordamerica.
LIBERO
Lìbero, dal lat LIBER, questo in omn con LIBER di libro, derivato dall’italico LOUDHERO simile al gr
ELEUTHEROS sopravvissuto in aree slava, bal e ger (ted LEUTE), è colui che fa parte del popolo, discendente
da un capostipite (gens), per molti aspetti snm di gentile. LEUDO è infatti, in origine franc, il protetto dal re
(merovingio); semant ha moltipicato la traduzione, corredandosi di sfumature: scapolo (libero dal matrimonio),
disimpegnato, sfuggito a…, scarcerato, latitante, disoccupato, dissequestrato ... sovente riferibile anche a cose, e
non sempre risulta protetto dal re (legge). Esiste il nome proprio di persona Eleutèrio “libero-liberatore”. Dal
termine lat LIBER sono stati coniati derivati e composti, espresioni socio-politici, cui Liberàre inv dal lat
LIBERARE, con Liberàbile, la locuzione Libera docenza. l’esot Liberal, Liberaldemocràtico, Liberàle,
Liberaleggiànte, Liberalèsco, Liberalìsmo, Liberalìstico, Liberalità, Liberalizzàre, Liberalòide, Liberalsocialìsmo
con Liberalsocialìsta, Liberamàrgine, Liberamènte, Liberànte, Liberatòre, Liberatòria, Liberaziòne, Liberìsmo,
Liberìsta, Liberoscambìsmo con Liberoscambìsta, Libertà con i desueti Libertàde e Libertàte da LIBERTAS
LIBERTATIS, Libertàrio con Libertarietà e Libertarìsmo, Liberticìda con Liberticìdio, Libèrto da LIBERTUS
schiavo liberato; lemmi psico-intimistici come Liberamènto, Liberatòrio, Liberatìvo; comportamentali come
Libertinàggio, Libertìno; filosofici quale Libertinìsmo e contrazioni politiche quali Lib-Lab che vale mediazione
fra liberalismo e laburismo, e Lib-Lib per politica liberal-libertaria. Ancora, i prefissati Delìbera e Deliberàre,
Illiberàle con Illiberabilità.
Il termine Liberty, lo stile artistico, è pseudoetim poiché non è della rad di LIBER ma dal nome del suo
fondatore A. L. Liberty (1843-1917) e pare non abbia discendenti poiché equivocabili con i derivati di Libertà.
In ger KARL vale uomo libero cui l’onomastico Carlo con Carlina, Carlotta e Carola, eppoi alcuni derivati quali
Carlìno “cane da caccia” (omn di Carlino moneta) attraverso il franc CARLIN questo nome d’arte dell’attore
Carlo Bertinazzi (1713\1783) di successo in Francia per l’interpretazione di Arlecchino, la cui mascherina nera
ricorda il muso di questo cane; infine, Carlòna nella locuzione Alla carlona, attraverso il franc ant CHARLON in
riferimento ironico a Carlomagno, e Carludovìca nome di una pianta dedicata ai regnanti di Spagna Carlo IV di
Borbone e Maria Luisa Ludovica (1794).
L’ingl conta FREE libero-gratuito in connessione indoeur col gr ELEUTHEROS e l’italico LOUDHERO
(gruppo dh pron f), cui i glb Freeboard “bordo libero” (termine nautico), Freestyle “stile libero”, Freeware
“software gratuito” e, in locuzione, Free access “accesso gratuito”, Free climber “libero scalatore” con Free
climbing “scalata libera”, Free lance “prestatore d’opera da libero professionista” dove LANCE sta fig per
“mercenario”, Free press “distribuzione gratuita di stampa”, Free rider “utente non a pagamento” da appaiare a
“portoghese”, Free shop quale accorciativo di Duty-free shop “negozio ad imposta libera (esenzione doganale),
Germ-free “libero da germi- sterilizzato”
\ Libera Università è l’utopia di una scuola che non impone requisiti d'accesso, né programmi ufficiali; sono contemplate le Arti e le Scienze
Sociali, sull'esempio di quelle sorte a Londra e a S.Francisco. A Summerhill e a Liverpool sono formate da comunità autogestite (1982). Il
Libero Scambio è l'assenza d’interferenze governative nel commercio internazionale. Metaf, indica la libertà fra le coppie di scambiarsi
consensualmente i partner in pratiche sessuali. Il Libertarìsmo, opposta al Determinìsmo, raggiunge l’estremismo con il Liberalismo Politico
(snm di Anarchìsmo), per questo è negata ogni forma di discriminazione sociale e legale tra gli individui, ammettendo esclusivamente vincoli
rigidamente minimalisti sulle libertà d’azione, da parte dei poteri dello Stato.\
\ Licenza
Il lat aveva LICENTIA che sta per libertà, meglio sfrenatezza, cui Licènza, Licenziàre, Licenziòso. Fuori percorso Licèo, dal
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gr LYKEION, questo nome del luogo presso Atene dove Aristotele fondò una scuola supeiore, cui Liceàle, Licealìsta.
\ Suffisso TORE SORE TORIO SORIO
Dal lat ATORE, di origine indeur, TORE - che diventa SORE ove il tema si concluda con la consonante d – va a formare
aggettivi e sostantivi ricavati dai verbi, con la forma fem TRICE, cui Viaggiatore e Viaggiatrice, Incisore (da Incid-ere),
indicante l’attività del soggetto. Per una maggiore comprensione, si ricorda che, in questo caso, l’infinito Incidere è composto
dal pref IN, dal tema rad CID e dalla desinenza ERE (IN-CID-ERE); il gr conta lo specifico TOREUO incido, cesello cui
Torèutica dalla locuzione gr TOREUTIKE TEKHNE arte del cesello.
Il suff di strumento TORIO - che si trasforma parimenti in SORIO con tema in d - va ad indicare che serve a… porta a… cui
Organizzatòrio (dal lat medv ORGANIZARE conformare di Organizzare), Ricreatòrio (dal lat CREARE con pref RE
reiterativo), Illusòrio (Illud-ere \ IN-LUD-ERE Illùdere).
Da Collùdere verrebbe Collusòrio e non Collutòrio, questo è invece dal lat COLLUERE sciacquare.
Da Aspèrgere, lat AD SPARGERE, il linguaggio cristiano ha preferito il nome Aspersòrio, con suff di strumento SORIO
benché non in tema d, o Aspèrges dal tempo verbale che in ital sta per aspergerai; in percorso Aspergìllo “sorta di fungo”
con Aspergillàcee “Famiglia di funghi” e Aspergillòsi “micosi”, eppoi Aspersiòne e Aspèrso.
VASO INVASATO EVASO
VASO
Il lat class VAS, divenuto più tardi VASUM, ha prodotto Vàso, con una variante in Vàse, contenitore anche in
senso anatomico, architettonico, metaforico e botanico, cui i derivati Vàsca dal volg VASCULA dal dim
VASCULUS cui anche Vàscolo con Vascolàre o Vascolòso, Vascolarizzàto, Vascolarizzaziòne, Vascèllo o
Vassèllo dal tardo dim VASCELLUM piccolo vaso cui ancora Vascellìno, eppoi il dim ital Vasètto, Vassòio,
questo da VERSORIUM di VERRERE pulire-mondare sovrapposto a Vaso cui Vassoiàta, Vasàio, Vasàle, il dim
Vasèllo cui Vasellàio, Vasellàme, Vasellamènto e i desueti Vasellàggio, Vasellàro, Vasellamènto, Vasellière.
Termine alieno è il glb franc Vasistas “sorta di sportello girevole” tratto dalla locuzione ted WAS IST DAS? Che
cosa è questo (questa novità)?
Dall’ar UTHAL “un vaso per uso particolare” l’ital ha tratto l’omologismo Utèllo, par la conservazione dell’olio.
La caldaia dei tintori è il Vagèllo questo una variante da VASCELLUM cui Vagellàre o Vagillàre; una presunta
variante volg in VACILLO pare abbia condotto in complanare a Vacillàre, dal suo moto, cui Vacillamènto e
Vacillànte.
Pseudoetim il termine Vaselìna o volg Vasellina, questo marchio di fabbrica (1877) ma composto con il nome
ted WASSER acqua, con il gr ELAION olio d’oliva ed il suff ital INA “medicinale”.
Il percorso derivato da VAS prosegue nello specifico dell’anatomia con i composti Vascolopatìa, Vasectomìa o
Vasoreseziòne con Vasectomizzàre e Vasectomizzàto, eppoi Vasoattìvo, Vasocostrittòre con Vasocostriziòne,
Vasodilatatòre con Vasodilataziòne, Vasomotività con Vasomotòre, Vasomotòrio e Vasomotricità, Vasopressìna
“ormone” questo ellittico della composizione di Vasocostrizione con Pressione (sanguigna) snm di Pitressìna
questo composto con un non accertato primo elemento; eppoi con Vasotonìna (relativo ai vasi sanguigni),
Vasospàsmo, Vasotonìna (con Tono e suff chimico INA) e, in locuzione, Vasi sanguiferi, Vasi linfatici, Vasi
uriniferi.
Con il pref IN illativo, Invasamènto, Invasàre stanno a significare in vaso. Vassòio, Vassoiàta derivano dall’inc
lat di VAS con MISSORIUM piatto da portata. Vasectomìa è l’intervento chirurgico che interrompe i condotti
spermatici, che trasportano gli spermatozòi dai testicoli all'uretra, quindi all'esterno. Svasàre - Pp Svasàto,
sostantivo Svasatùra - con pref S estrattivo, vale togliere dal vaso, ma l’esponente, rimodellato dalle sarte, ha
assunto lo sviluppo semantico di scampanare, dare la forma di un tronco rovesciato (alla gonna), così si ricorre
a Travasàre: svasare per invasare. È chiaro dunque che Vaso racchiuda in sé il senso altamente lato di
contenitore, incluso le vene per il sangue ed il cranio per la mente umana.
Dal gr STAMNOS l’ital conta Stàmno, una sorta di vaso capace a due anse orizzontali, utilizzato
tradizionalmente per la conservazone di liquidi pregiati (olio, vino…) e addirittura delle monete.
Dall’ar TASA vaso, l’ital ha tratto Tàzza con i dim Tazzètta e Tazzìna.
Dal franc POT vaso-pentola, ant lemma già esistente all’arrivo dei celti, l’ital conta l’omologismo Potage
adattato in Bottàggio, Potàggio o Pottàgio con Potàssa “cenere di vegetali cotti in vaso” cui Potàssico e Potàssio
col composto Potassiemìa “potassio nel sangue” questo snm dell’omologismo Kaliemìa con Kali variante di Càli
dall’ar AL QALY potassa. L’omologismo Pòtta dal franc attraverso il lat volg POTTA labbra grosse è connesso
con POT vaso, attestatosi fig nel snm di Vulva, ma anche al mas nel senso di Spaccone.
\ Nappo Mappa Cavolo Vasca Basco
Il vaso da bere per il franc è Nàppo da KNAPP, mas di un secondo termine che nulla ha di questo; Nàppa, infatti, dal lat
MAPPA, d’origine onomatopeica M P dissimilata in N P, cui il tema med MAPPA, vale tovaglia, donde il volg napoletano
Mappatella e Mappina. Dal percorso lat derivano Màppa, Mappàre, Mappàto, Mappatòre, Mappatùra e il composto
Mappamòndo; dal percorso Nappa, invece, troviamo Nappàre sia “conciare” sia fig “condire” attraverso il franc NAPPER,
Nappìna.
Coesiste però il tema med NAPPA che vale cavolo cui l’ital Nàpo “rapa” da NAPUM con Napèllo e Napòne questo lenito
dall sett nei fig Navòne “sorta di piante” e Navoncèlla “sorta di farfalla” dei Pieridi. Lo specifico lemma Càvolo, cui
Cavolàccio, Cavolàia (questo anche sorta di farfalla), Cavolòio, il fig Cavolàta, Cavolètto (nello specifico, di Bruxelles) o
Cavolìno, col composto Cavolfiòre, è dal lat CAULUS cui sopravvive Càule dal lat CAULIS gambo col prefissato Acàule (A
privativo) che vale “ gambo raccorciato” snm di Brevigàmbo, il composto Amplessicàule snm di Abbracciànte (con il lat
AMPLEXIARI abbracciare), il fig Incavolàrsi con Incavolàto e Incavolatùra, in complanare con Incazzarsi e derivati. La
trasformazione del gruppo letterale etim lat AU in AVU, con epentesi quindi della v, la riscontriamo ancora nelle voci quali
Mantova da MANTUA, Genova da GENUA, Rovina da RUINA, Vedova da VIDUA. Dall’ol COOLZAAD “semenza di
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cavolo” l’ital conta l’omologismo Còlza attraverso il franc COLZAT. Storicamente noto il processo in Veneto, nella seconda
metà del XX sec, per gli effetti nocivi dell’Olio di colza.
Il Cavolo, la Colza e il Navone appartengono al Genere di piante cosiddette Bràssica dal lat BRASSICA cavolo, della
Famiglia delle Crocifere, come la Sènape questo dal lat SINAPEM già gr SINAPIS, con Senapàto, Senapìsmo “cataplasma”.
Nel lat s’era già attestato un VASCA, da noi ereditato inv in Vàsca; gli spagnoli lo hanno volto al mas VASCO per definire
il tipico copricapo a forma di vasca, rientrato Bàsco in ital, ovvero “berretto basco” (dei baschi quale popolo); l’onomastica
conta Vasco che vale quindi “Basco” quale abitante dei paesi baschi. Fuori percorso Baschìro, questo relativo alla repubblica
russa dei Baschiri.
INVASATO
Il tema primitivo è VAD-TO, dal rad WAD andare-passare (omn di WARD di Predio), cui i derivati Vàdere,
Vàdo (Guado) ed i verbi Vo, Vado, Vai, Vai, Vanno... Le forme Invadere-Invàso, Invadènte, Invadènza,
Invasato, Invasiòne, Invasìvo derivano dal verb lat VADERE andare con il pref IN. Da una tradizione cristiana
di tutto rispetto, ma anche da una credenza dell'immaginario collettivo, da oltretomba, Invasato viene ad
assumere l'unico significato di "impossessato" dal diavolo o dagli spiriti; ovvero, l'indiavolato o lo spiritato da
esorcizzare. Invasato, quindi, varrebbe andato dentro il corpo, nella teca umana.
EVASO
Con il pref EX estrattivo, Evàso sta ad indicare andato fuori da EX VADERE cui Evàdere con Evasiòne ed
Evasòre, Evasivo quale Pp durativo cui Evasività; semant, il termine ha il riferimento astratto che non manifesta
(non fa andare fuori) chiaramente le proprie intenzioni, Evaso è invece concretamente chi è fuggito (andato
fuori), per accezione dal carcere, oppure da un modo esistenziale, anche come riferimento alla definizione di una
pratica, di una lettera, di un ordine. Evasore è chi si è sottratto al fisco. Pervàso, con il pref PER (attraverso)
indica penetrato da… cui Pervàdere con Pervasività e Pervasìvo.
BELLO BELLUINO BELLICO
BELLO
Bèllo, che l’ital ha preferito rispetto a PULCHER bello già grazioso, è un trapassato dim lat di BONUS, da un
ant DUENOS, sopravvissuto nello sp BUENOS. La sua rad DO dare, in relazione alla rad DHE porre, con il suff
EN equivale a pieno (posto) di virtù o di doni ed è, per via di logica, assimilata al rad DEU-DU di buono. Chi è
buono, infatti, è tradizionalmente considerato bello. Da Bello, i derivati Bellamènte, Bellèzza, Bellètta (un
curioso inc di Melmetta dim di Melma con Bello), Bellètto (cosmetico) cui il prefissato Imbellettàre (IN illativo)
meglio Imbellettàrsi, Bèllide altrimenti detta Margheritìna o Pratolìna, Bellùria “bellezza di apparenza”, Beltà
dal prvz BALTAT con le varianti Beltàde e Beltàte, i dim Bellìno e Bellòccio, l’accr fem Bellòna, Bellùria su
modello di Lussuria, il prefissato Abbellìre o Abbellàre (AD allativo) con Abbellimènto e Abbellitùra, i
composti Bellavìsta, Bellimbùsto (con “in busto” nel senso di “impettito”), Bellosguàrdo, Bellospìrito,
Bellumòre dalla locuzione Bell’umore o meglio Begli umori, Belletterìsta o Belletrìsta e Belletteristica o
Belletrìstica (in riferimento al dilettarsi delle Belle Arti), eppoi Belpaèse dalla locuzione Bel paese quale
antonomastico dell’Italia cui il marchio registrato Belpaèse in riferimento ad una varietà di formaggio italiano,
la locuzione Bella copia cui semplicemnte In bella, in opposizione a Brutta copia o In brutta. Belladònna è una
pianta erbacea medicinale, la quale, vrs dalla pratica delle donne di imbellettarsi con un suo estratto, è un termine
che l’ital ha ricavato con una specifica corruzione dal termine celt BLANDONA o BLADONA, insomma un
omologismo svoltosi in termine ital comnposto. La Bella indica la donna che gode fama di bellezza, talvolta in
senso ironico, metaf la fidanzata. Non sempre Bello è fedele alle radici: in locuzione quali Bella di notte e Bello
di notte è relativo alla prostituzione, ispirate al noto film “Bella di giorno” di Bunuel, degli anni sessanta,
interpretato da Catherine Deneuve. La Bella di Cerignola, però, non è un’avvenente e discussa ragazza di questa
cittadina pugliese, ma una sorta d’oliva rinomata, qui coltivata. Belle epoque è il glb franc che indica l’epoca
europea a cavallo tra l’Ottocento e l’inizio della Grande Guerra.
Ombelìco o Ombellìco con Ombilìco (volg) nascerebbe dalla composizione lat UM-BILICUS “bello quasi come
un neo”; ma, in similitudine a Belladonna, è vrs un adattamento assonante dell’originale riferimento fig a
Umbòne “il centro degli scudi” o il “perno delle ruote”, per cui, dal lat volg UM-BILICARE gravitare sul centro
(del corpo), ci sono stati tramandati Bìlico e Bilicàre.
\ Adamo, il primo uomo, non avrebbe avuto l’ombellico poiché non era stato concepito da donna.\
Ombelìco è anche il bastoncino intorno al quale era avvoto il papiro e, ancora, termine adottato in botanica e
zoologia.
Il verbo riflessivo Sbellicàrsi, usato unicamente nel luogo comune della locuzione Sbellicarsi dalle risate deriva
dunque dal volg Bellico di Bilico e starebbe per “ridere tanto da perdere il centro di gravità del corpo, ovvero
l’equilibrio”, snm di Scompisciàrsi questo fig e letteralmente “orinarsi addosso” (volg Pisciarsi) dalle risate.
Il gr conta OMPHALOS per Ombelico, cui Onfalo-ònfalo snm di Umbone e utilizzato in pref per composizioni
quali Onfalìte (suff patologico ITE), Onfalocèle, Onfalomanzìa (divinazione attraverso l’aspetto l’ombelico),
Onfalorragìa, Onfalorrèa, Onfalotomìa. Onfalo, pertanto, era chiamata la pietra ovale venerata nel tempio di
Apollo a Delfi, che rappresentava metaf il centro (l’ombelico) della Terra.
L’onomastica conta un Alan pari pari dal gaelico ALAN bello.
\ Il termine franc BEAUX ARTS Belle Arti deve intendersi in senso peggiorativo, poiché fu coniato per ironizzare sugli insegnamenti della
Ecole des Beaux Arts di Parigi, fondata nel 1671, che non intendeva adottare le innovazioni in architettura, privilegiando i valori classicorinascimentali; comunque, gli anni ottanta avrebbero visto un rinnovato interesse al ferreo tradizionalismo dell’Ecole.
La BELLE EPOQUE Bella Epoca discrimina quel periodo europeo, per accezione il francese, a cavallo tra il 1800 ed il ‘900, che fu,
essenzialmente per i borghesi, di benessere e di spensieratezza. Artisticamente è scenografato dagli Impressionisti; i successivi, primitivi
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Espressionisti (Germania) posero le basi profetiche della fine di quell’epoca, incalzata dalle catastrofi delle due guerre mondiali.\
BELLUINO
Altra storia per questo lemma, che non è affatto un dim. Belluìno, dal lat BELUINUS, lo sì è rafforzato
raddoppiando la L per esprimere maggiore forza emotiva e deriva da BELUA, dal quale sarebbero venuti Bèlva
e Bèstia con i propri derivati: Bestiàle, Bestialità, Bestiàme (suff AME per collettivi), Bestiàrio questo in epoca
romana “lottatore con le bestie” o “custode delle bestie” e Bestiàrio questo “opera medv di descrizione degli
animali”, Bestìno (odore di selvatico), Bestiòla. Belluino, dunque, disumano e feroce, che è sempre più riferibile,
in astratto, all’animo piuttosto che ad un reale comportamento. Un’ant rad cita BELO(M) quale forza, quindi
Dèbole da DEBILIS “senza forza “(pref DE privativo) con Debolèzza e la variante Dèbile fedele al lat cui
Debilità, Debilitàre con Debilitànte, Debilitàto e Debilitaziòne.
\ Bestemmia
Bestèmmia e Bestemmiàre sono termini ereditati dall’inc del gr BLASPHEMEO con il lat BESTIA e AESTIMARE degno di
essere considerato una bestia, cui il lat tardo BLASPHEMIA-BLASPHEMARE bestemmia e bestemmiare, sfociato nel volg
BAESTIMIARE e, infine, nell’ital Bestemmiare. Dal tema, l’ital conta in via esplicita Blasfèmo e Blasfemàre. Ancora,
implicitamente, ci sono giunti Biasimàre col devb Biàsimo e Biasimèvole questo con suff ital di aggettivo verbale attivo
EVOLE, Biasimàbile, Biasimatòre, dal franc ant BLASMER, il quale è l’adattamento linguistico-fonetico di
BLASPHEMARE.
\ “Sia biasimato che pensa male” pronunciò Edoardo III durante un ballo, nel raccogliere una giarrettiera dal pavimento, persa chissà da chi.
Da allora, il re ebbe l’ispirazione di istituire l’Ordine della giarrettiera. \
BELLICO
Dal lat BELLUM guerra, modificatosi dall’ant DUELLUM scontro a due, cui Duèllo (da notare il senso
collettivo del primo rispetto al secondo), è pervenuto Bèllo, che non sarebbe quindi legato a BELO di forza,
tuttavia, tra BELO forza e BELLUM guerra, non è illogico supporre una primitiva rad comune. Da Bello i
derivati Ballatòio in metaplasmo da BELLATORIUM galleria dei combattimenti sulla nave, omn di Ballatoio da
Ballare, vrs fig sovrapposto.
Bèllico, Bellicòso, Bellicìsmo con Bellicìsta, la dea Bellona (omologata a Roma dalla dea gr Enio). Il termine è
utilizzato per sostantivi ed aggettivi composti e derivati relativi alla guerra, quali Belligerànte Ppres di
BELLIGERARE fare la guerra con Belligerànza e Bellìgero (con il lat GERERE condurre) e Cobelligerànte con
Cobelligerànza (pref COM associativo).. e i prefissati quali Debellàre (DE conclusivo, dal XIV sec) con
Debellamènto, Debellatàre e Debellaziòne, Imbèlle (IN negativo), Ribellàre (RE d’opposizione), dal XIII sec) o
Rebellàre o ancora Ribellàre con Ribellagiòne o Ribellaziòne, Ribellamènto, Ribellànte, l’aggettivo Ribèlle o
Rebèlle o Rebèllo, Ribèllo o ancora Rubèllo, e Ribelliòne. Il Perduelliòne, nel diritto romano, è il delitto d’alto
tradimento contro la sicurezza dello Stato, dalla composizione latina PER DUELLUM, indica il tradimento per
fini d’interessi in guerra.
Bellimbusto è semant bello in busto (impettito), ma calza perfettamente anche bellicoso.
Dal lat ARREBELLARE “fare di tutto per riprendere la lotta (guerra), l’ital conta il devb fig lenito Rovèllo con
il prefissato Arrovellàre cui Arrovellamènto (AD allativo).
\ DE BELLO GALLICO è la cronaca della campagna di guerra contro i Galli, scritta da Giulio Cesare; non è un’opera letteraria di rilievo,
ma possiede il “bello” della Diretta Giornalistica.
Le grandi guerre o coloniali o mondiali non sono una prerogativa di questo secolo; la storia ci racconta dei conflitti tra l’Occidente e
l’Oriente, dai tempi dei Greci contro i Persiani, dei Greci-Macedoni (Alessandro Magno) in espansione verso l’India, l’Africa; e poi le mire
di Roma, della Turchia... l’aggettivo mondiale, sovente enfatizzato, è pressoché riferibile alle terre conosciute. \
\ Pugna Guerra
Dalla rad indoeur PEUG colpire, dal gr PYKS col pugno, cui Pugnàce combattivo Pùgno, Pùgile, successivamente semant in
pungere, cui Pùgnere, Pùngere.
I padri latini coniarono PUGNA combattimento e PUGNARE combattere, sopravvissuto immutato in Pugnàre con Pùgna o
Pùnga; il Pugnàle, infatti, s’impugna, ma è anche un’arma per pugnare. PUGNA rispetto a BELLUM aveva una sfumatura
meno nobile, come una scazzottata rispetto ad un duello in epoca romantica.
Con i prefissati, il percorso conta Espugnàre (pref EX fuori) “obbligare da fuori a cedere” cui Espugnatòre e Espugnaziòne,
Impugnàre (IN illativo) questo sta sia per “prendere col pugno” sia “osteggiare” cui i complanari, Impugnàbile,
Impugnabilità, Impugnànte, Impugnatìva, Impugnatòre, Impugnatùra, Impugnaziòne; eppoi, metaf o meno, Oppugnàre (pref
OB contro) “contestare” con Oppugnàbile, Oppugnabilità, Oppugnatòre e Oppugnaziòne, Propugnàre (pref PRO avanti) cui
Propugnàcolo “opera fortificata per la difesa”; in questo caso il suff COLO è inteso idealmente quale suff dim rispetto a una
vera e propria fortificazione di un’intera area. Il percorso prosegue con Propugnatòre, Propugnaziòne nel significato di
“combattere in linea avanzata”, Repugnàre cui Repugnatòrio in complanare con Ripugnàre (pref RE d’inversione) con
Ripugnànza e Ripugnànte nel significato originale di “rifiuto (del combattimento)”. Termine pseudoetim Spugnàre questo da
Spugna.
Attraverso il franc BISTOURI (pron bisturì) pugnale, ma questo dall’ital Pistoièse tratto dalla locuzione Coltello pistoiese,
dal toponimo Pistoia, città famosa per la produzione di coltelli, l’ital ha adottato il chirurgico Bìsturi dal 1771, ma già in uso
dal XVI sec.
Attraverso il malese KRIS o KIRIS o il giavese KRES, attraverso l’ingl CREES, l’ital conta l’omologismo Kris o Krìss
“pugnale a due lame”.
La variazione di Pungere (inv dal lat PUNGERE) per Pugnere è avvenuta come in Spengere per Spegnere questa motivata da
una consolidata preferenza toscana, così come Piagnere per Piangere. Spègnere è il derivato metaforizzato della
composizione lat EX PINGERE scolorire sul calco di EX TINGERE, EX TINGUERE. Spègnere, allora, sta per annullare
ogni colore, cui il Pp Spènto.
\ Il avestico esiste il termine SPENTA con valore di santo, benefico e che ritroviamo nel persiano ESFAND che indica la botanica Ruta, la
quale viene ritualmente arsa per allontanare le disgrazie. Il termine pare sia connesso con l’indoeur ingl BOUNTEOUS benefico.\
I Franchi portarono il termine WERRA guerra, attestatosi nel lat medv in GUERRA, successivamente riversatosi inv nell’ital
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in Guèrra, cui Guerraiòlo, Guerreggiàre con Guerreggiànte, Guerreggiàto e Guerreggiatòre, Guerrièro o Guerrière e Guerrèro,
Guerrèsco, Guerrìglia attraverso lo sp GUERRILLA quale dim di GUERRA con Guerriglièro e Guerrigliòso, i prefissati
Agguerrìre con Agguerrimènto e Agguerrìto (A allativo), Anteguèrra e Dopoguèrra.
\ Colombia 2 luglio 2008, viene liberata dalle forze regolari, la franco-colombiana Ingrid Betancourt, intellettuale, già senatrice e candidata
alla presidenza, tenuta sei anni prigioniera dai rivoluzionari delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane), il cui rapimento aveva
scosso le coscienze di tutto il mondo.\
Il lemma Guerrafondàio, diversamente da quanto si possa immaginare, non indica chi ideologicamente è propenso a fondare
una guerra, ma fu coniato nell’Ottocento, durante le guerre d’Africa (italoabissina), dalla locuzione Guerra a fondo, ovvero
Guerra ad oltranza. Sarebbe stupendo, però, coniare per le generazioni future il termine d’attualità Pacefondàio.
Dalla guerriglia cubana dell’eroe argentino Che Guevara (1928/1967), detto El Che, propugnatore nel 1959 per
l’emancipazione del Terzo Mondo, l’ital conta l’omologismo Guevarìsmo con Guevarìsta (pron ghe), in complanare storico
con Castrìsmo e Castrìsta relativi al suo leader Fidel Castro, il futuro presidente di Cuba, il quale solo nel 2008, per malattia e
vecchiaia, ha dovuto lasciato la carica a favore del fratello Raul.
In omologismo, l’ital conta Garibaldìno, questo relativo a Giuseppe Garibaldi (1807/1882), l’eroe guerrigliero per l’Unità e
l’Indipendenza nazionale, in complanare risorgimentale con Mazzinianèsimo o Mazzianianìsmo e Mazziniàno attinenti al
coetaneo Giuseppe Mazzini (1805/1872) ideologo ed apostolo.
\ Bombardamento
La guerra moderna è prevalentemente assordata dalle bombe. Bòmba è ispirato al lat BOMBUS ronzio già gr BOMBOS, cui
Bombàrda, Bombardamènto, Bombardàre, Bombardàta, Bombardatòre, Bombardièra, Bombardière, Bombardièro, il dim
Bombardìno e l’accr Bombardòne, il dim Bombètta “petardo”. Bombàre “tuonare” (omn di Bombare “bere” e Bombare
“arrotondare”) con un Bòmbito “rimbombo”, Bombaròlo. A Ferdinando II di Borbone (1810/1859) fu assegnato l’epiteto di
re Bomba. Il percorso conta le locuzioni Bomba molotov o Bottiglia molotov coniata da combattenti finlandesi durante la
seconda guerra mondiale, Tornare a bomba.
Il percorso conta il prefissato Rimbombàre col pref RI iterativo adattato cui Rbombànte e il devb Ribòmbo. Ancora, l’esot
Bòmber dall’ingl BOMBER bombardiere, fig il giubbotto tipo militare attraverso l’ingl BOMBER JACKET o “cannoniere
calcistico”. Bomber, semant è in snm con Bombarolo, cui il tragicamente famoso l’imprendibile Unabomber veneto che da
oltre dieci anni (oggi 2008) terrorizza vigliaccamente la gente; il prefissato Unabomber sta giornalisticamente per
“bombarolo che colpisce una volta tanto” sul calco di “Una (volta) tantum” dalla corrispondente locuzione lat, attestatasi in
ital quale “tassa straordinaria”. Bombìsta e Bombòne stanno anche per “fanfarone” da Bomba fig “notizia- bomba”. Eppoi i
fig Bombàre “arrotondare come una bomba” (omn di Bombare “bere”) con Bombàggio, Bombàto, Bombatùra e il dim
Bombètta questa volta “cappello” stanno per “a forma di bomba” cui il glb franc Bombè (corretto Bombé) con l’omologismo
Bomberìna, ancora Bòmbola con Bombolètta, i fig Bòmbolo con Bombolòne e Bombolòtto ; il volg fig Bombare nel senso di
“menare”.
In connessione, fig o meno, l’ital conta Bòmbo (omnn di Bombo bevanda”) sia “rumore cupo-ronzio” sia “insetto” cui
Bombìre e Bombìto, un Bòmbero “sciocco” (omn di Bombero “vomere”), Bombòne “fanfarone” omn di Bombone “beone”,
ed ancora Bòmbice “sorta di farfalla” dal lat BOMBYX BOMBICIS insetto ronzante cui la locuzione Bombice del gelso
“baco da seta” e Bombìcidi (Famiglia di Lepidotteri) con Bombicìllidi (Famiglia di uccelli), Bombìlio dal gr BOMBYLIOS
insetto ronzante svoltosi in “vasetto d’unguento”. Da Bombice svoltosi in Bòmbico cui l’ipocoristico Bico e, in pronuncia
sett, Bigo, l’ital conta un Bìghero o Bìgaro già dal XSVIII sec coin valore di “trina, merletto” cui Bigherìno e Bigherinàia;
famosa la tela Le bigherinaie (1881) del macchiaiolo Telemaco Signorini (1835/1901).
L’omn Bombòne e Bombonièra sono i termini alieni nel percorso transitati dal franc BONBONNIERE da BONBON questo
da voce onomatopeica infantile per dolciume e che vale buono buono (notare la norma ital di mutare la n in m ove preceda le
consonanti b e p). Bombànza, poi, è dal prvz BOBANSA già franc BOBANCE con epentesi eufonica della lettera m.
Certamente fuori percorso è il termine mer Bombìno “sorta di vitigno” che sta per “buon vino” (metaplasmo dialettale), così
anche per Bombicìno “sorta di carta”, detto erroneamente anche Bambagìna o Bambagìno (poiché si credeva fatta di
bambagia), dal toponimo ar Bambice oggi el-Mambi dove veniva prodotta.
\ Diminutivo latino - Diminutivi italiani ATTOLO ICIATTOLO ICINO
Nella nostra lingua ritroviamo molteplici termini ricopiati ed adattati dal dim lat, quali Follìcolo, dal lat FOLLICULUS dim
di FOLLIS sacco; Currìculum (CURRUS), Forùncolo (FURO), Omùncolo (HOMO), Ranùncolo, dal lat RANUNCULUS,
dim di RANO (mas di RANA), cui Ranòcchio… e così via.
Esistono termini che a causa dell’identico suff COLO potrebbero essere scambiati per diminutivi, quali Terrìcolo, dal lat
TERRICOLA, composto di Terra e del tema verbale di COLERE abitare (in contesto agricolo), come Agrìcolo da
AGRICOLA.
Miràcolo, poi, è il nome di strumento dal verbo lat volg MIRARI guardare, cui Miracolànte, Miracolàre, Miracolàto,
Miracolìsmo, Miracolìsta, Miracolìstico, il fig Miracolòne, Miracolòso con Miracolosamènte.
Dal lat MIRARI guardare, l’ital conta Miràre con Mìra, Mirìno e Miratòre, eppoi Miràbile con Mirabilmènte, Mirabìlia
(raccolta medv di racconti immaginari), il minerale Mirabilìte (suff ITE per minerali) dalla locuzione lat SAL MIRABILIS
sale da ammirare (per la sua estetica), Miràggio (rientrato dal franc MIRAGE), Miràglio questo già snm di Specchio,
l’aggettivo Miràndo al fem in toponomastica e in onomastica o cognomastica Miranda “ammirevole” con Mirella, il composto
Mirasòle “guarda il sole” snm di Girasòle, Miràto, Mìro. L’onomastico Mirko, dim dello slavo MIROSLAW, invece, non ha
nulla di questo percorso poiché sta per glorioso nella pace in coppia col polacco Stanislao da STANISLAW gloria dello
stato.
Mirabilia, inv dal lat MIRABILIA di MIRUS meraviglioso, s’è svolto nell’ital Meravìglia o Maravìglia (toscano) con
Meravigliàre o Maravigliàre, Meravigliàto o Maravigliàto, Meravigliòso o Maravigliòso con gli avverbi rispettivi
Meravigliosamènte e Maravigliosamènte; l’ingl conta WONDER meraviglioso cui il marchio registrato glb ingl Wonderbra
composto con BRA reggiseno.
Il percorso conta il prefissato Ammiràre da ADMIRARE (AD allativo) con Ammiràbile, Ammiràndo dal gerundivo
ADMIRANDUS Ammiratìvo, Ammiràto, Ammiratòre, Ammiraziòne ed Ammirèvole, eppoi il reiterativo Rimiràre da
RIMIRARE (RI reiterativo) e il composto Mirìfico con Fico “fico meraviglioso”. Il gr conta lo specifico AGAUOS
meraviglioso cui Agave-àgave “pianta delle Amarillidàcee; dall’azteco METI agave, poi, l’ital conta l’omologismo Metella
“sorta d’erba velenosa delle Solanàcee”.
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Il termine Ammiràglio, cui Ammiragliàta, Ammiragliàto e Contrammiràglio, non appartiene al prefissato lat ADMIRARE,
bensì è il derivato dall’ar AMIR AL principe-comandante di… attraverso il franc AMIRAIL, svoltosi dallo sp in Almirànte
e dall’ar in Emìro.
Il gr conta AGAUOS meraviglioso cui Agave-agave “pianta erbacea” o una fibra tessile che si ricava dalle foglie di Sisal
“pianta tropicale”, questo esot dal toponimo del porto messicano Sisal, cui l’omologismo Sisalàna; nessuna connessione con
Sìsaro o Sìsero “erba delle ombrellifere” dal gr SISARON.
Il dim lat s’è inc col suff dim ital ATTOLO nei termini quali Giocattolo (IOCUS), Barattolo, Scoiàttolo 1 questo dal gr
SKIUROS composto con SKIA ombra e URA coda pertanto coda che fa ombra, cui Sciùridi (la Famiglia). Un suff dim che
ritroviamo riadattato in Naneròttolo (dal lat NANUS già gr NANOS), Pianeròttolo (da Piano), questi comunque transitati da
un primitivo dim Naneròtto, Pianeròtto.
L’ital conta ancora un raro suff dim spregiativo ICIATTOLO in termini quali Mostriciàttolo da Mostro, Omiciàttolo da
Uomo (lat HOMO), Vermiciàttolo da Verme; il termine Fiumiciàttolo, quindi, è una forzatura linguistica qualora si voglia
indicare esclusivamente un “piccolo corso d’acqua”, che al contrario potrebbe essere suggestivo e poetico. Il suff dim
vezzeggiativo è invece ICINO per termini quali Camicìno da Camicia, Morticìno da Morto, Ossicìno da Osso, Posticìno da
Posto, Volpicìno da Volpe, e vrs il toponimo romano Fiumicino da Fiume.
1
Una sorta di scottaiolo è indicato con l’omologismo Scilù di genesi tigrina (Etiopia) SILLU.
\ Furto Furia
Dal verbo lat FURARI rubare, denm da FUR ladro, sono derivati Forfàre o Furfàre con Furfànte passando dal prefissato
franc ant FORSFAIRE agire, fare fuori (della legge) cui ancora gli esot Forfè da FORFAIT che vale fatto fuori (della legge)
con Forfetàrio o Forfettàrio, Forfetizzàre e Forfetizzaziòne, eppoi un Forfeit attraverso l’ingl FORFEIT svoltosi in penalità,
eppoi, sempre da FUR cui il volg FURIUS, Fùio modernizzato Fùro “ladro”, Furàre dal lat FURARI commettere un
ladrocinio, il fig Furètto (puzzola europea, ladra di conigli) il cui verso è definito in Potpottàre imitativo del suono POT POT,
l’aggettivo Furtìvo dal lat FURTIVUS col sostantivo Refurtìva ellittico della locuzione lat RES FURTIVA roba proveniente
da un furto, pertanto il RE di Refurtiva non è come si può pensare il pref RE bensì indica il lemma latino RES cosa.
Fùrto è dal Pp sostantivato lat FURTUM rubato, infine Fùrbo questo attestatosi fig passando dal franc FOURBE ladro
connesso a Forbìre-Forbìto da FORBJAN pulire le mani, cui Furbàccio, Furbàstro, Furbàta, Furberìa attraverso il franc
FOURBERIE, Furbèsco, Furbìzia.
Il lat conta lo specifico ASTUTUS per Furbo da ASTUS furbizia, cui Astutezza e Astùzia questo con un obsoileto Asto-àsto;
termine alieno Asturiàno che vale “abitante delle Asturie”.
Dal verb intensivo denm FURICARE da FUR ladro, cui un ant Furàre, si ha il risvolto in metatesi FRUCARE e l’ital conta in
percorso Frucàndolo, Frucàre, Frucàta, Frucòne; con lenizione della c in g, si ha ancora Frugàre, Frugamènto, Frugàta, gli
strumenti Frugatòio e Frugòne, l’intensivo Frugacchiàre e l’iterativo Frugolàre con Frùgolo e Frugolòne. Attraverso il volg
napoletano Sfruculià da Frucàre, s’è diffuso il termine Sfruculiàre “infastidire-stuzzicare…” talvolta lenito in Sfrugugliàre,
con pref S intensivo.
Ancora da FUR ladro, sorprendente, Forùncolo piccolo ladro, giunto alla semant odierna da un ant senso fig che definiva il
tralcio della vite quale ladro di succo al ramo principale, passato poi a identificare via via le gemme e i brufoli, termine volg
quest’ultimo, Brùfolo con Brufolòso, d’ignota genesi, forse in connessione fig con un remoto vocabolo gr BROUKOS bruco,
diffusosi da Taranto città della Magna Grecia, connesso al tema med E-RUKA, cui Rùga “bruco”, svoltosi nel lat
BRUCHUM, cui Brùco e Brùcio (omn di Brucio in pron piana, da Bruciare,) questo coniato da un atipico plur Brùci di
Bruco; in percorso, Brucamàglia (doppio suff per collettivi AME e AGLIA), il denm Brucàre con Brucatòre, il fig Brucatùra
“operazione di raccolta delle olive, delle foglie…”; Brucare, pur denm da Bruco, vale anche per alcuni animali erbivori quali
capra, giraffa, pecora…
Il termine Ippocàmpo è dal lat HIPPOCAMPUS già gr HIPPOKAMPOS, questo la composizione di HIPPOS cavallo con
KAMPE bruco “cavallo-bruco” e sta sia per Genere di pesce dei Singnatidi altrimenti detto Cavalluccio marino, sia fig quale
“formazione in rilievo arcuato del Telencefalo” nei Vertebrati, che secondo l’University of California Davis rielabora
semplici associazioni di memoria della corteccia cerebrale per la creazione di ricordi più complessi..
Il lat, connesso con il tema E-RUKA, conta ancora il snm ERUCA per bruco, cui l’inv ital Erùca “bruco” con il composto
Erucifòrme, ma anche Erùca “Genere di piante” cui Ruchètta e Rùcola, Erùcico (chimica) nella locuzione Acido erucico
presente negli oli di alcune Crucifere.
Il verbo lat FURERE infuriare, cui Furènte, Fùria (adotato dal XIV sec), Furibòndo, Furiòso, Furòre, Fòia con Foiòso (già
dal XIII sec), è invece dal tema rad DHWER scatenarsi, con i prefissati Infuriàre, Infuriàto, Infuriatamènte e Sfuriàre,
Sfuriàta.
È vrs la connessione rad tra FURERE infuriare con FURARI rubare, una connessione rintracciabile nel got THWAIRHS
rabbioso, cui i derivati Bìrcio o Sbìrcio con Sbirciàre e Guèrcio con Sguerciàre o Sguercìre da un’attestazione volg che vale
chi guarda storto, irato.
\ Curriculum Correo Gara
Currìculum è un termine, da rad KERS correre, adottato integralmente dal lat, come Cùrsus col prefissato Excursus (pref EX
fuori). In percorso, il lat CURRERE cui Còrrere (corretta accentazione córrere) con Correntàme, Corrènte con le locuzioni
elettriche Corrente continua e Corrente alternata, Correntìa, Correntìzio, Correntuàle, Corrìda questo esot in ellissi dallo sp
CORRIDAS DE TOROS corsa di tori, Corridòio con un volg Corridore, Corridòre, Corrièra, Corrière o un desueto Corrièro,
Corrière “sorta di uccello dei Caradridi” cui Corriere piccolo, Corriòne, il composto Corrimàno che vale “dove scorre la
mano” snm di Mancorrènte; eppoi i sostantivi Còrsa e Còrso (corretta accentazione córsa-córso) da CURSUM questo con
Corsìsta eppoi il Pp Còrso (córso).
\ La centralissima Via del corso a Roma, prende il proprio toponimo dalle storiche corse di cavalli che qui si svolgevano durante lo Stato
pontificio \
Corso ha ancora l’omn in Còrso quale demotico relativo al coronimo insulare Corsica, cui Corsèsca “sorta di lancia”;
insomma è un lemma polisemico. Il percorso continua con Corsaiòlo, Corsàle (dal XIII sec) dal lat medv CURSALIS o
Corsàro (dal XIV sec) dal lat medv CURSARIUS cui Corsarèsco e Corseggiàre, il dim Corsètta, Corsière o Corsièro (cavallo
da corsa), Corsìvo (una lettera in corsivo pare che scorra) con Corsivìsta, Corsòio, il glb franc Corsaire “sorta di barca”;
eppoi Corsìa questo la mutazione fonetica veneziana, consolidatasi dal fem di Corsivo.
Dalla forma CURRUS carro si ha il tradizionale Cùrro (carro, cocchio), eppoi Cursòre con Cursòrio, Curùle (in origine sedia
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del cocchio), Scurrìle, eppoi il prefissato
Ancora, in percorso lat CURRERE, i prefissati e composti quali Accòrrere e Accòrso, Concorrènte con Concòrrere e
Concòrso con Concorsuàle, Correntòmetro, Decòrrere e Decòrso, Discòrrere e Discòrso, Incursiòne da IN CURRERE
correnre contro, verso il dentro con Incursòre questo sovrapposto a Cursore; un Discorso può essere aspro e polemico, ossia
una Filìppica, termine questo ispirato alle orazioni di Demostene contro Filippo II di Macedonia.
In onore di questo Filippo II l’ital ricorda Filìppo l’ant moneta d’oro da lui coniata e Filìppo la moneta d’argento voluta da
Filppo II di Spagna; Filippìno è l’etnico relativo alle Filippine ma è anche il congregato o oratoriano di San Filippo Neri
(1515-1595).
Il percorso KERS correre prosegue con i prefissati Escursiòne da EXCURSIO EXCURSIONIS (pref EX fuori) cui
Escursionìsmo, Escursionìsta ed Escursionìstico, Incòrrere (IN illativo) e Incòrso, Occòrrere (pref OB contro) cui Occorrènte
con Occorrènza e Occòrso, Percòrrere (pref PER attraverso) con Percorrènza e Percòrso, Precòrrere (pref PRAE prima) con
Precorritòre. Ancora, Ricòrrere (pref RI reiterativo) con Ricorrènte, Ricorrènza e Ricòrso. Scòrrere (pref EX da-fuoti) con
Scorrerìa, Scorrèvole cn Scorrevolèzza, il composto Scorribànda (con Banda “schiera”) cui Scorribandàre, Scorridòre
“soldato d’avanguardia), Scorrimènto, Scòrsa e Scòrso, Scorsòio (intensivo di Corsoio col pref S), eppoi Soccòrrere con
Soccorrèvole, Soccorrìbile, Soccorrimènto, Soccorritòre e Soccòrso (pref lat SUB sotto) “quale verbo, aggettivo e
sostantivo), Trascòrrere con Trascòrso; eppoi Scorrazzàre, raro Scorazzàre, con Scorazzamènto da Scorrere col suff
AZZARE quale mutazione fonetica tosco-sett da Scorracciàre. Il suff verbale AZZARE si ritrova in quei termini ad indicare
un valore continuativo e peggiorativo, quali Sbevazzare da Bere, Sghignazzare da Ghigno; da non equivocare in termini
quale Ammazzare, poiché questo è da Mazza con pref allativo AD e il suff ARE con valore di desinenza della prima
coniugazione.
Dal turco ULAK corriere, attraverso il franc LAQUAIS, l’ital conta l’omologismo Lacchè e dal ted FREIBEUTER corsaro,
predone, l’ital conta l’omologismo Farabùtto.
La rad KERS di “correre” aveva già condotto al gr TREKHO corro cui Trocantère con Trocantèrico e Trocleàre (termini
anatomici), Trochèo, snm di Corèo, con Trocàico (termini della metrica classica), Tròchilo (termine architettonico), Troclèa
“carrucola” inv attraverso il lat TROCHLEA, Trocòide dal gr TROKHOS ruota (suff OIDE somiglianza) snm di Rulletta, cui
Trocheifòrme, Tròchidi (famiglia di molluschi), Trochìlidi (famiglia di uccelli”.
Dall’ar GARA scorreria, l’ital conta l’omologismo Gàra, cui Gareggiàre con Gareggiamènto e Gareggiatòre, un desueto
aggettivo Garòso, estraneo però al percorso di Garage, questo esot dal franc GARAGE riparo cui Garagìsta, e di GARE
stazione, entrambi da GARER mettere al riparo; il franc GARER è connesso con G(U)ARANT già got WERJAN proteggere
cui il lat medv GUARENTUS e l’ital Guarentìgia e Guarentìre, in percorso con Garànte, Garanzìa o l’obsoleto Garantìa,
Garantìre o Garentìre, Garantìsmo, Garantìsta, Garantìstico e Garantìto, eppoi, in locuzione, Legge delle guarentigie e
Guarentigie costituzionali. Dall’ingl TO VOUCH garantire, si conta il glb Voucher “buono che attesta” che puà essere
considerato snm dell’attrettanto glb franc Coupon.
Il lat conta lo spedifico CERTARE per gareggiare cui Certàme con Certàmine dal sostantivo devb CERTAMEN, e il
prefissato Concertàre con Concertàto, Concertatòre, Concertaziòne, Concertìsmo, Concertìsta, Concertìstico, Concèrto che
dal significato originale collettivo di “gareggiare” s’è attestato nel significato corrente di “accordo, esecuzione pubblica anche
da solista”, cui il fig Sconcertàre (S sottrattivo) con Sconcertamènto, Sconcertànte, Sconcertàto e il devb Sconcèrto.
\ Maratona
Un tipo di corsa sportiva è la Maratòna, cui Maratonèta (l’atleta – lemma coniato da G. D’Annunzio) e Maratonìna. Il
termine deriva dalla località di MARATHON, in Attica, donde il soldato ateniese Filippide riportò la notizia in patria della
vittoria contro i Persiani nel 490 aC, dopo aver affrontato una lunga e faticosa corsa che l’avrebbe fatto stramazzare morto; la
distanza da Maratona ad Atene corrisponderebbe a 42,195 Km, ovvero alla lunghezza dell’attuale corsa introdotta dal 1896.
Lemma assonante è Maràtto o Maharàtto, questo però riferito alla lingua ind dei Maratti.
BABBO BABBEO BABBUCCIA
BABBO
Dal tema onomatopeico B BB, nascerebbe Bàbbo, dal lat volg BABBUS; vrs risuonante nella lingua aramaica,
dove AB sta per padre, cui il gr ABBA, il lat ABAVO avo. L’aramaico conta infatti BAR ABBA figlio de padre
con l’onomastico Barabba adottato nell’omologismo fig Baràbba “delinquente-bandito” in riferimento
all’episodio cristiano, ma pare sia un falso tropologico poichè in realtà sarebbe stato un partigiano per
l’indipendenza della sua terra da Roma; è il ricorrente fenomeno delle adozioni linguistiche nel percorso
dispregiativo dei vincitori (Arfasatto, Brigante, Mammalucco, Vandalo …). Fuori percorso il termine Bàbo
quale unità di misura dello zucchero nel mosto, coniato col nome dell’enologo (?) William Babo.
Un termine diffuso, questo onomatopeico Babbo, fatte salve le varie adozioni nazionali, rintracciabile in Baobàb
“albero delle Bombacacee” omologismo dall’ar ABU HABUB padre dei grani (per i suoi enormi frutti),
attraverso il franc, altrimenti indicato con la locuzione Pane delle scimmie, la cui altezza può raggiungere i 25 mt
con una circonferenza di 30 mt.
In connessione, l’ital Abàte o Abbàte dal lat ABBAS ABBATIS, Abatìno, sorprendentemente, Abbaìno questo
fig dalla forma del cappuccio dei frati attestatosi dal ligure Abaen, Abbazìa o Abazìa cui Abbaziàle o Abaziàle,
dal lat ABBATIA da ABBAS ABBATIS, con la variante Abbadìa cui Abbadèssa, l’aferetico Badìa con
Badèssa, Badiàle, Badalòne già Badaliòne da Badiale; termine alieno Badiàna omologismo dal persiano
BADYAN anice attraverso il franc BADIANE.
Ripartendo dal gr ABBA, si potrebbe tentare una connessione di Babbo con Abaco-àbaco o Abbaco-àbbaco la
tavoletta per insegnare ai ragazzi a fare i conti, che vedevano nel padre il maestro, ma l’etim ci tramanda il
termine dall’ebraico ABAQ polvere su cui si tracciavano i segni, attraverso il lat ABACUS già gr ABAKS
tavoletta; in percorso Abbacàre, Abbachìsta.
La similitudine con Abbecedàrio o Abecedàrio è incidentale, poiché questo termine è stato coniato sostantivando
la pron delle prime quattro lettere dell’alfabeto in una sola emissione di voce A-BI-CI-DI con il suff ARIO
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(collettivo) appunto sostantivante; simile al lemma Alfabèto (con le prime due lettere gr alpha e beta) dal lat
ALPHABETUM già gr ALPHABETOS, cui Alfabèta e il contrario Analfabèta con Analfabètico, Analfabetìsmo e
un Tecnoanalfabèta (ignorante relativo ad Internet ed alle nuove tecnologie, praticamente un Neoanalfabèta,
futuro Analfabeta nel senso assoluto d’oggi), Alfabetàre, Alfabetàrio, Alfabètico, Alfabetière, Alfabetìsmo,
Alfabetizzàre e Alfabetizzaziòne, il composto Alfanumèrico. L’Alfabeto Braille, Metodo Braille o Sistema
Braille, utilizzato dai ciechi si deve giusto a L. Braille che nel 1829 ne pubblicò un manuale, ispirandosi alla
lettura della Scrittura notturna ideata da C, Barbier per esigenze di segretezza militare e a quella per ciechi
voluta da V. Hauy.
La lettera Alfa, l’odierna A, dal gr ALPHA già fenicio (A)’LP toro, pare proprio che derivi strutturalmente dai
preistorici grafiti che ritraevano le teste del tori. Alfa-àlfa lettera ha l’omn lemma Alfa-àlfa dall’ar HALFA
“pianta erbacea”. Bèta lettera invece è dal gr BETA, già fenicio BETH casa, e pare che a sua volta derivi dai
grafiti che significavano le loro dimore. In montagna, il manufatto di protezione costruito dall’uomo è chiamato
Bàita, inv dal tema med BAITA riparo montano. Questo termine, già conosciuto tra i paleoeuropei dall’area
occidentale alpina sino a quella egea, secondo alcune fonti, è la derivazione dell’ideogramma che rappresentava
appunto BETH casa.
Il termine Nabàbbo, ancora, non è nel tema onomatopeico B BB, poiché ci viene dall’ar NAWWAB plur di NA
IB viceré connesso con HABB ricco, svoltosi nel franc NABAB e da qui nella brutta traduzione ital Nababbo.
Connessa invece con il tema di Babbo, ma curiosa, è la locuzione avverbiale toscana A babborivèggoli o
Babborivèggioli “a rivedere il babbo”, ovvero “andare a morire”, sia metaf che letteralmente (in guerra,
giustiziato...). Il derivato VEGGOLE, dalle forme Vèggio, Vèggo, Veggète, Veggènte e Veggènza, meglio
Chiaroveggènte e Chiaroveggènza, con Preveggènte e Preveggènza, variante del percorso di Vedere dal lat
VIDEO, lo ritroviamo ancora nel prefissato Travèggole nella locuzione Avere le traveggole, ossia “vedere una
cosa per un’altra”; snm di Preveggente al fem è Cassàndra, annunciatrice non creduta di sventure, termine che
ricalca pari pari il nome della figlia di Priamo, Cassandra, la quale aveva predetto, inascoltata, l’imminente fine
di Troia.
Fuori di questo percorso, Vèggia “botte” dal lat VEIA calco dell’osco VEIA carro, cui il lat volg TREIIA e l’ital
Trèggia inc con TRAGULA slitta, il cui snm è Cibrea. Ancora fuori percorso, Vèggio questo ipocoristico di
Laveggio, forma sett di LAPIDEUS di pietra, il toscano Vegghia e Vegghiare col valore di Sveglia e Svegliare
come il sett Veggia e Veggiare.
Da un rad polacco deriverebbe invece il termine Babà “sorta di dolce diffuso nel napoletano” che fig starebbe a
indicare “pelle raggrinzita (come una vecchia femmina)”. Sorta di babà a forma di budino è il glb franc Savarin
dal nome del gastronomo A. Brillat Savarin (1755/1826).
Dal franc PAPA d’origine onomatopeica è sorto Papà cui i dim Paparìno con Papìno e l’amorevole ipocoristico
Pàpi, la locuzione Figlio di papà, ma già il gr aveva PAPAS padre e il turco PAPAZ cui Papàsso, svoltosi nel lat
PAPA, cui Pàpa, Papàbile, Papàle, Papalìna, Papalìno, Papàto, Papìsmo con Papìsta, riversatosi nel russoserbocroato POP, attraverso il franc POPE cui il termine Pòpe.
La Festa del papà in Italia è di recente acquisizione rispetto agli USA dove già agli inizi del XX sec si
festeggiava il FATHER DAY giornata del padre.
Papàle papàle “chiarissimo” è una forma reiterativa che vale superlativa, indenne dagli appositi pref o suff,
costituita dalla ripetizione di un aggettivo, quali Veloce veloce, Piano piano…
Dal papa Giovanni Paolo II, per l’anagrafe K. Wojtyla, è nato il neologismo Wojtiljàno o Woitliàno adottato dal
1980.
\ Papale papale, però, non deve essere proprio stato un passo del discorso pronunciato da Benedetto XVI dalla residenza estiva di Castel
Gandolfo, nel mese di settembre 2006, se l’equivoco d’interpretazione, almeno dalla loro parte, ha suscitato vive e tragiche reazioni tra i
musulmani dell’ala estremista. \
Termini assonanti ed alieni nel percorso PAPAS, Papàia, altrimenti detto Albero dei meloni, dallo sp PAPAYA
d’origine arawak questo italianizzato araucàno da Arauco, una provincia cilena, cui Araucària e Araucariàcee
“Genere e Famiglia di piante”; ancora dall’arawak BATATA patata, sempre attraverso lo sp, l’ital ha adottato
Patàta, omologismo inv dallo sp, inc con il quechua (nelle Ande) PAPA patata, cui Albero della patata che non
ha nulla del tubero; da ricordare che Patata non era conosciuta dai latini pertanto, come il Pomodoro ed il Mais,
non esiste il riscontro. La Patata è il quarto alimeno al mondo dopo il Frumento, il Mais ed il Riso, ed appartiene
alla Famiglia delle Solanacee. La locuzione Patata bollente (che la si tiene tra le mani in maniera acrobatica)
indica fig una faccenda difficile da reggere.
Il termine Paparàzzo si è divulgato a seguito del personaggio fotografo del film “Dolce vita” di Federico Fellini,
1960; pare che il regista sia stato ispirato dal nome di un direttore d’albergo che conosceva.
Papàvero dal lat class PAPAVEREM da PAPAVER d’etimo incerto svoltosi nel volg PAPAVERUM cui
Papaveràcee (la Famiglia), Papaveràceo, Papavèrico, Papaverìna (col suff chimico INA; nel volg mer esiste un
Papagna nel senso di “sopore” vrs in connessione con l’effetto saporifero del papavero. Il gr conta lo specifico
MEKON papavero con MEKONION oppio cui Meconìsmo. Il lemma Papavero è in possibile connessione fig
con il verbo PAPERE cui PAPULA vescichetta da PAPUS, rintracciabile nel lit PAPAS capezzolo da rad PAP
sbocciare, donde Pàpula con Papulàre, Papulòide, Papulòsi, Papulòso, eppoi Papìlla dal dim PAPILLA di
PAPULA con Papillàre, Papillòma (il suff OMA vale rigonfiamento), Papillomavìrus, Papillòso, Papillotomìa.
\ Nel linguaggio dei fiori, offrire ad una donna un mazzo di papaveri vale dirle che è venuta a noia.\
Pàpera e Pàpero dalla serie onomatopeica P R suono sgradevole cui gli alterati Paperìna, Paperìno e Paperòne.
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La locuzione Prendere una papera, pertanto, non sarebbe direttamente in relazione metaf con la bestiola ma al
suono onomatopeico P R rintracciabile vrs in Pernacchia, così come il termine Barbaro all’onomatoipeico B B.
Papìro dal gr PAPYROS di genesi egiziana con valore di Carta regia, svoltosi nel lat PAPYRUS cui Papiràceo,
Papirografìa e Papirologìa con Papirològico e Papiròlogo; tratto dalla pianta CYPERIUS PAPYRIUS la cui zona
di produzione era l’Africa nordoccidentale, la Sicilia (Siracusa). Il termine si è svolto nel franc PAPIER e
nel’ingl PAPER con significato generico di “carta” eppoi nello sp PAPEL cui il napoletano Papièllo e
l’italianizzato Papèllo adottati nel gergo mafioso. In complanare a Papello, la mafia ha adottato il termine volg
Pizzìno “piccolo pezzo di carta” su cui sono riportate degli appunti; in origine erano esclusivamente note di
acquisti per chi era incaricato in famiglia a fare la spesa.
Pàppa con Pappìna “colla-pasta”, Pàppo cui Pappolàta, Pappàre, il dim volg Pappola, il fig Pappòne eppoi i
prefissati fig Impappinàre (IN illativo) e Spappolàre cui Spappolamènto (S durativo), Papòcchio con
Impapocchiàre questi snm di Pasticcio ed Impasticciare, da un onomatopeico ispirato alle prime articolazioni del
bambino, come Papà, cui il termine verbale Spappolàre, con Spappolamènto, che vale “ridurre a pappa”,
Pappardèlla meglio Pappardèlle “tipica pasta all’uovo” vezzeggiativo del prvz PAPARD pappa, Pappatàci dalla
locuzione Pappa e tace sia snm di Flebòtomo “sorta di zanzara” sia fig persona che per i propri comodi tollera
essere umiliato”.
Il fig Pappafìco che in veneto vale Beccafìco (uccello) e che, per la sua forma, identifica il pizzo della barba, un
cappuccio di panno e il velaccino delle imbarcazioni, cui Beccaficàta “mangiata di beccafichi”, Pappagòrgia
“doppio mento” composto col franc GORGE gola.
Infine gli omologismi Pòpelin o Popèlina attraverso il franc POPELINE già ingl POPLIN “sorta di tessuto”
relativo al toponimo fiammingo Poperinge.
\ Draga Dracula Dragone
Il lat TRAGULA slitta è un derivato da TRAHERE trarre, cui Traglia o Draglia. La variante della consonante t di
TRAHERE in d ha prodotto ancora l’ital Dràga connesso al franc DRAGUE e all’ingl TO DRAG tirare-trascinare, cui
Dràga con Dragàre, Dragàggio il composto Dragamìne, vrs il nautico Dragànte “paratia” (omn di Dragante “mucillagine”),
Dragàta, Dragatòre, Draghìsta. i glb ingl Drag, Dragster “autovettura scoperta” e il fig Drag-queen “artista omosessuale”;
Drago (omn di Drago “rettile”), nel senso di tirare è anche “aquilone” cui il glb ted Drachenballon “pallone frenato”.
Non appare del tutto alieno in questo percorso il leggendario personaggio dal nome Dracula colui che tira (succhia) sangue
per il suo combaciare con TRAGULA; Dracula è assimilato al Vampìro, questo omologismo dal serbocroato VAMPIR “sorta
di pipistrello” della Famiglia dei Desmodòntidi, questo una composizione con DESMOS legamento e ODUS ODONTOS
dente, in riferimento ai due incisivi superiori ben evidenti, giusto come il personaggio.
Il soldato di cavalleria Dragòne dal franc DRAGON, cui Dragòna “cordoncino della sciabola” dal franc DRAGONNE, pare
connesso con DRAGUE di tirare in associazione all’arma (come il drago che tira lingue di fuoco), dal gr arcaico DRAKON
drago “rettile” svoltosi nel lat DRACO con lenizione sett della c in g, cui Dràgo o Dragòne sia “bestia delle favole” sia
“rettile degli Agamidi” cui i fig il dim Draghètto, il fem Dragonèssa, l’araldico Dragonàto, il botanico Dragontèa, il glb
svedese Drakar “sorta d’imbarcazione anfidrome”; eppoi i non leniti Dracònico o Draconìtico (termine astrologico),
Dracùnculo, snm di Dragoncèllo, dal lat DRACUNCULUS con Dracunculòsi (termini medici) e, vrs non estraneo, il nome
del legislatore ateniese Dracone (VII sec aC) cui l’appellativo Draconiàno; il fem del gr DRAKON è DRAKAINA svoltosi
nel lat DRACO drago col fem DRACAENA cui l’ital Dracèna (sorta di pianta delle Liliacee e di rettile dei Teidi) parasnm di
Tràcina “pesce dei Trachìnidi”.
BABBEO
Babbèo, dal lat volg BABBAEUS, ricopiato dal sabino, che aveva tratto il termine dalla serie onomatopeica B B
cui una schiera di discendenti quali Bàbbio e Babbiòne, Bàlbo (lat BALBUS) con Balbettàre e Balbettìo,
Barbugliàre cui Barbugliamènto, Barbugliòne con le variante Barbagliàre (omn di Barbagliare “sfavillare”) e con
Borbogliàre e Borbottàre, eppoi Bàrbaro dal lat BARBARUS già gr BARBAROS cui Barbaramènte,
Barbareggiàre o Barbarizzàre, Barbarèsco con il prefissato Imbarbarescàre (IN ILLATIVO), Barbàrico, Barbàrie,
Barbarìsmo, Barbarità, il prefissato Imbarbarìre con Imbarbarimènto (IN illativo) cui Sbarbarìre con cambio di
pref in S sottrattivo; il percorso continua con Barberìa (Africa nord-ovest) con Barbaresco o Barberèsco e
Bàrbero (cavallo della Barberia) o Bèrbero dal gr BARBAROI già ar AL BARBAR, con l’onomastico Barbara e
il glb ingl Barbie (sorta di bambolina), tutti in riferimento al linguaggio straniero incomprensibile perché
associato al balbettìo. Santabàrbara vale “deposito di munizioni” dal che Santa Barbara è la patrona degli
artiglieri e artificieri. Da includere infine il toponimo piemontese Barbaresco con il tipico vino Barbarèsco e la
regione sarda Barbagia con Barbariciàno.
Babbèa è una sorta di imbarcazione veneziana, Bàba è l’onomatopeico infantile che sta per “vecchia” in uso nel
XVII sec.
Con l’ebraico BABEL, già babilonese BAB ILU porta degli dei, il gr-lat ha trovato agevole sovrapposizione cui
il percorso ital Babèle, lat BABELEM, Babèlico, Babilònia con un desueto Babelònia o Babillòna, Babilonèse e
Babilònico tutti assunti a un irriverente significato di “gran confusione” che, a parte l’episodio biblico della
Torre, non può essere lecitamente considerato con riferimento alla città capitale assira Babele, all’ant civiltà
della Babilonia ed al suo popolo Babilonese.
\ La teoria che una lingua nasce e si attesta omologandovi l’espressività verbale di chi la parla si evincerebbe da questa storiella.
“Il demonio sedusse Eva in italiano, Eva irretì Adamo in francese, Iddio rimproverò entrambi in tedesco, Adamo se ne lamentò in russo e,
infine, l’Angelo li scacciò in arabo”/
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Un’ora di truppe barbariche era chiamata dai romani CATERVA, termine sopravvissuto inv in ital Catèrva,
attestandosi ancora col senso spregiativo di “moltitudine” o “ammasso”.
Il termine Babbeo ha un complanare in Baggèo, questo vrs sovrapposto a Baggiana.
In connessione con BALBUS, il gr ha ottenuto BLAISOS dalle gambe storte, cui il lat BLAESUS svoltosi in un
difetto di pronuncia, l’ital Blesità e Blèso cui l’onomastico Biagio con la locuzione Adagio Biagio e ancora,
sovrapponendolo a un onomatopeico, Biasciàre con il devb Biàscia “saliva” e l’iterativo Biascicàre che sta per
“masticare il cibo passandolo da una parte all’altra della bocca”, insalivando e rumoreggiando, cui Biasciamènto
e Biascicamènto, Biascicatìccio, Biasciatùra e Biascicatùra, Biascichìo, Biascicòtto “cibo biascicato e risputato”,
Biasciòne e Biascicòne, i composti fig Biascicapaternòstri e Biascicarosàri,
Balbettio ha il suo snm in Lallaziòne dal lat LALLATIO da LALLARE tipico del bambino, dalla serie
onomatopeica L L svoltasi nel gr LALEO chiacchero, parlo, cui Lalofobìa che è il panico per il parlare, specie
se si ha un difetto della parola, Lalopatìa, il pref LALIA loquacità cui Alalìa (con A privativo) dal gr ALALOS
muto e Paralalìa (disturbo della parola); non può essere una caso che l’ol LOLLAERD vale pregare
sommessamente, cui l’omologismo Lollàrdi, una setta religiosa in equilibrio tra eresia e pauperismo presente in
Inghilterra già dal ‘300. L’onomastico Eulalia sta quindi per “colei che parla bene” col pref gr EU bene.
Barbaro, d’origine indoeur, diversamente dal credere sia di stampo romano, era già corrente tra i greci, tant’è che
Omero ne fa uso, ma con una semant niente affatto negativa. Cominciò ad evolversi assumendo l’attuale
attestazione quando il mondo ellenico si scontrò con i persiani. Il significato di selvaggio, primitivo… sarebbe
stato ripreso dai romani verso gli stranieri, ovvero popoli che consideravano nemici della civiltà, la loro. Qualche
connessione dovrebbe esserci con il franc BURBANCE ostentazione forse da boriosità di barbaro, cui Burbànza
con Burbanzòso, Bùrbero, Bùrba individuo semplice, recluta… Bùrbera specie di argano. Babbuìno, cui la
variante padana Babbuàsso con suff peggiorativo ASSO al posto di ACCIO, è dal franc BABUIN, lo stesso
deriva dall’identica serie onomatopeica.
Il termine Rabàrbaro o Rabàrbero o ancora Reobàrbaro, è dal lat medv REUBARBARUM già gr
RHABARBARON composto dall’idronimo RHA (il Volga) questo però ad indicare in senso lato Oriente, e da
BARBARON barbaro, quindi “pianta barbara del Rha”. Gli ar contano RIBAS per rabarbaro cui il lat medv
RIBES inv nell’ital Rìbes, che riappare a torto in “Ribes cinese” quale snm di Kiwi.
\ Pravo Bravo
Pràvo, cui Pravità, è dalla composizione PER NAVUS industrioso sovrapposta al rad PERWO storto, cui PRAVUS
malvagio-deforme in un percorso di semantica negativa Depravàre, Depravàto, Depravatòre e Depravaziòne, con la dantesca
frase di Caronte Guai a voi anime prave!
Incrociando Pravo con Barbaro s’è ottenuto Bràvo. Il termine Bravo, dal significato negativo manzoniano, s’è omologato
nelle mafie, per accezione in quella siciliana, cui Bravacciàre e Bravacciàta o Bravazzàta con Sbravazzàre e Sbravazzàta (pref
S intensivo), Bravàccio, Bravàre, Bravàta, Braveggiàre, Braverìa, con l’aggiunta presumibile del gergo mafioso Sbraceria.
Bràvo, in significato positivo, cui Bravùra, si sarebbe attestato in enantiosemìa nella semantica corrente, in respiro
internazionale specialmente riferito agli artisti, dunque tra i termini ital glb.
C’è chi, tuttavia, farebbe derivare il termine Bravo dalla rad long di Bràdo libero, selvaggio, donde la locuzione Allo stato
brado già Allo stato bravo, da BRAIDA pianura aperta, pertanto, Bravo discenderebbe in via fig dall’individuo che ci
viveva, esperto di caccia nelle distese pianeggianti.
BABBUCCIA
Il persiano PAPU pantofola cui PAPUSH da PA piedi e PUSH coprire, si è mutato in BABU-BABUSH ai piedi
arabi e in Babbùccia a quelli italiani; il volg mer conta un risonante persiano Paposcia o Papuscia con un
Paposcerìa o Papusceria (la rivendita).
Il termine PUSH riappare in area indoeur nel verbo ingl TO PUSH spingere utilizzato dal XX sec in ambito glb:
Push quale termine dell’informatica, Pusher “spacciatore di droga” (che spinge all’acquisto ed al vizio), eppoi, in
locuzione, la pubblicitaria Push strategy “strategia di lancio”, Push up “sorta di reggiseno” (che spinge il seno
verso l’alto).
\ Suffissi ARIO AIO ARO
Dal lat ARIUM, ARIO corrispondente al volg AIO, e con il mer ARO, va a formare aggettivi sovente sostantivati, anche in
funzione collettivizzante, cui Annuario, Macchinario, Granaio e alcuni mestieri come Cartolaio o Cartolaro, Calzolaio o
Calzolaro.
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