Magico Natale - Famija Pramzana
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Magico Natale - Famija Pramzana
MAGICO NATALE Per i bambini, specie un tempo, erano tre le ricorrenze magiche : la notte di Santa Lucia (12 Dicembre), la notte della Vigilia di Natale ( con Babbo Natale) e la notte tra il 5 e il 6 Gennaio ( Epifania con la Befana). Dalle nostre parti la santa sicuramente più prodiga di doni ed anche la più “ricca” è Santa Lucia che, con altri “colleghi”, fa parte dell’eletta schiera dei “Santi di Natale : San Martino ( 11 Novembre), Santa Caterina ( 25 Novembre), S. Andrea ( 30 Novembre), Santa Bibiana ( 2 Dicembre), Santa Barbara ( 4 Dicembre), San Nicola ( 7 Dicembre), S. Ambrogio ( 7 Dicembre), San Tommaso ( 21 Dicembre), Santo Stefano ( 26 Dicembre) e San Silvestro ( 31 Dicembre). Inoltre Santa Lucia, nel parmense, è considerata pure una “mercante da neve” unitamente a Santa Bibiana, a “San Antoni dal gozen” ( S. Antonio Abate, 17 Gennaio) e San Biagio ( 2 Febbraio). Vuole la tradizione che, nelle regioni che ebbero avuto in passato influenze austro ungariche e soprattutto asburgiche ( parmense, mantovano e anche cremonese), nella notte del 12 dicembre, Santa Lucia, porti doni ai bambini. In Svezia, nel giorno di Santa Lucia, la fanciulla più giovane della famiglia si vestiva di bianco, con una corona di rami verdi e candele accese sul capo : così agghindata serviva la colazione, prima ai genitori e poi al resto della famiglia. Sempre, secondo la tradizione locale, un vecchio detto popolare vuole che “ la notte di Santa Lucia sia la più lunga dell’anno” . Ciò non corrisponde al vero in quanto, la notte più lunga, è senza alcun dubbio quella del solstizio invernale (21 Dicembre) quando il sole inizia il suo lungo percorso per diventare adulto e raggiungere il massimo splendore il 23 Giugno (solstizio d’estate). Santa Lucia, appunto perchè la ricorrenza cade in inverno, essendo la protagonista della notte più lunga dell’anno, è pure considerata la santa della luce. Un tempo tra i regali ai piccini, Santa Lucia, non mancava mai di portare candeline, l’odiato carbone, ma anche torroncini e gli immancabili mandarini. Babbo Natale vanta tradizioni diverse e non così “nostrane”. Identificato in San Nicola ( che si festeggia il 7 Dicembre), vescovo di Mira in Licia ( Asia Minore), divenne famoso per la sua generosità verso i poveri. Nella tradizione, San Nicola, veniva rappresentato con un vecchio dal viso simpatico, con lunghi capelli e barba bianchi, vestito tutto di rosso con un cappuccio in testa dello stesso colore, sempre accompagnato da un asino carico di doni. “Esportato” in America più di trecento anni fa da emigranti olandesi che lo festeggiavano il 6 Dicembre, la sua figura subì una trasformazione. Il nome mutò un Santa Claus, l’abito rosso vescovile si trasformò in pantaloni e giubba da gnomo del nord e la data della sua venuta a portare doni a bimbi divenne la magica notte della Vigilia di Natale ( 24 Dicembre). L’Epifania, ossia la notte tra i 5 e il 6 gennaio, secondo la tradizione contadina, è considerata magica. Nelle campagne parmensi, durante la notte della befana che porta doni ai bambini riempendo una calza, vengono accesi falò accanto alle piante da frutto mentre la gente intona la strana nenia “ pasqua bifagna tutt’ i broch’ na cavagna”, ossia : “ pasqua befana tutti i rami un cesto ricolmo di frutti”. La saggezza contadina, in questa magica notte ( considerata dalle usanze popolari una delle più fredde dell’anno unitamente ai “giorni della merla” 29, 30 e 31 gennaio), suggeriva di riscaldare i rami delle piante con i falò affinchè il gelo non distruggesse i germogli. La Befana, dalle nostre parti, essendo decisamente meno ricca di Santa Lucia, deponeva ugualmente in una calza i doni accanto al camino. E se a Santa Lucia si lasciava una scodella di latte e un po’ di paglia per l’ asinello, alla Befana, si lasciava una zuppetta di pane e latte in quanto la vecchina sdentata non poteva mangiare altro. Anticamente le tracce del passaggio della Befana, oltre la calza colma di doni, erano i resti del cibo che lasciava nella scodella e l’impronta della sua mano sulla cenere sparsa nel canino. Un’ antica leggenda narra del passaggio dei Magi lungo i vari paesi per portare i doni a Gesù Bambino. E in tutti i paesi la gente accorreva per conoscerli e unirsi a loro. Ci fu solamente una vecchina che si rifiutò di seguirli. Il giorno dopo, pentita, tentò di raggiungere il corteo dei Magi che però era troppo lontano; per questo motivo la vecchia non potè vedere il Bambinello. Da allora, nella notte dell’Epifania, volando a cavallo di una scopa, con un sacco sulle spalle, passa per le case a portare ai bambini buoni i doni che non ha potuto consegnare al Gesù. Un’ultima cosa. La tradizione vuole che la Befana , oltre avere l’alito che puzza d’aglio, indossi un gonnellone scuro e ampio, un grembiule con le tasche tappezzato di toppe, uno spesso scialle nero, un fazzolettone o un cappellaccio in testa e un paio di ciabatte consunte.