Giampiero Bottino Verso lo stretto di Gibilterra

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Giampiero Bottino Verso lo stretto di Gibilterra
N u m e r o 1 – O T T O B R E 2 0 07
ON THE ROAD CON…
Giampiero Bottino
Responsabile Motori del Sole 24 Ore
Verso lo stretto di Gibilterra
In viaggio nel sole. Per chi ama le vacanze itineranti, non c’è nulla che possa eguagliare l’automobile
e la sua capacità di farci sentire liberi. Di regalarci l’impagabile sensazione di non sentirsi vincolati
a programmi rigidi, di poter inseguire l’emozione che ci regala un lontano campanile o il cartello che
segnala una curiosità stimolante, anche se non compresa nell’elenco delle mete obbligate del “bravo
turista organizzato”. L’ebbrezza di godersi ogni sfumatura del paesaggio, ogni chilometro (che non
sempre dev’essere di autostrada), ogni angolo dei luoghi che scandiscono il nostro spostamento.
Andare.
Ma dove? Impossibile dare una risposta sola. Ogni
angolo d’Europa è in grado di regalarci pezzi di storia
e suggestioni. In una classifica delle cose meritevoli,
l’Italia occupa la pole position. Ma è anche il Paese
dove tutto costa troppo, viene servito malamente e va
rigorosamente prenotato. Addio sensazioni di libertà.
Meglio quindi, se si decide di mettersi “on the road”,
guardare al di là dei confini nazionali, dove in genere
per trovare un letto per la notte non è necessario
avere prenotato (e pagato) prima di Natale.
Abbiamo quindi fatto una scelta: quella del sole e
dell’estate mediterranea. E di una meta che consente
di variare le tappe e le distanze a piacimento: il punto
di contatto tra Mediterraneo e Atlantico. Gibilterra,
l’ultimo lembo dell’impero britannico nell’Europa continentale. Sono circa 2.200 chilometri di collegamenti
impeccabili, attraverso luoghi di grande fascino. Bastano tre giorni di comode autostrade, ma il percorso è
ideale per una vacanza “slow”.
Si comincia subito, appena varcata la (ex) frontiera di
Ventimiglia. Se ci si butta lungo la costa, (quella Azzurra, ovviamente) non si notano grandi differenze
rispetto all’Italia: stesso caos sulle strade e sulle spiagge, stessa difficoltà di trovare alloggio. Soltanto un
senso di maggior ordine e pulizia, avvalorato dal fatto
che i muri delle case non sono trasformati in lavagne
per i graffitari (vuoi vedere che i “flic” non subiscono
il fascino di certe forme di creatività?).
Una volta superato il nodo autostradale sempre ingolfato di Nizza, il panorama cambia. Il traffico si fa più
snello, i rallentamenti diventano solo un ricordo:
Saint-Tropez, la Provenza, le bellissime isole di Hyères
sono a un tiro di schioppo. Se vi spaventa il caos
vacanziero delle località balneari alla moda, si può
deviare verso l’interno, per la storica Route Napoleon.
La capitale dei profumi Grasse, Saint-Paul-de-Vence,
i borghi antichi, le selvagge gole del Verdon offrono
straordinarie opportunità.
Più avanti, la Camargue, dove si può fare il pieno di
romanticismo e natura e, prima del confine spagnolo,
suggeriamo un’altra digressione a Carcassonne, città
medievale restaurata impeccabilmente (e anche questo fa rabbia, pensando a tanti nostri tesori così
trasandati).
Ma la mortificazione maggiore ce la riserva la Spagna:
trent’anni fa era una meta a buon mercato, alle soglie
del Terzo Mondo, e oggi ci ha superato in tutto. Le
infrastrutture sono moderne e le autostrade bellissime. E Barcellona, che ha cambiato volto in occasione
delle Olimpiadi (proprio come le nostre città con Italia
90!), è diventata un esempio di urbanistica e di recupero delle aree dimesse. E i lavori continuano a pieno
ritmo, compresi quelli per la Tav. Sì, lo stesso corridoio
5 che dovrebbe attraversare la Val di Susa, dove tutto
è fermo, mentre qui i cantieri sono aperti giorno e
notte. E che dire di Valencia, che si è trasformata per
accogliere l’America’s Cup? Ma che non ha atteso le
regate (e i relativi finanziamenti) per affidare a Santiago Calatrava il recupero dell’alveo abbandonato di
un fiume deviato. Oggi è uno splendido parco che
accoglie i bianchi edifici della Ciudad des artes y
ciencias, autentico inno all’architettura moderna. Più
a sud, ecco Malaga e la Costa del Sol. L’Autovia attraversa le megalopoli del turismo balneare e le infinite
“urbanizaciones” del golfismo di massa. Meglio
l’interno. Se lo splendore di Cordoba, Granada e
Siviglia richiede molti chilometri in più, la candida
Ronda, una specie di enciclopedia dell’architettura
tradizionale andalusa, è a meno di mezz’ora di strada
dalla costa.
Da qui, arrivare all’ombra dell’Union Jack è una passeggiata. Come quella che è d’obbligo effettuare, ma
a piedi, fino alla rocca di Gibilterra, simbolo della
potenza britannica, ma anche una sorta di anticamera
dell’Africa perché proprio di fronte, così vicina che
par di toccarla, si erge la costa marocchina. E la notte
è punteggiata dalle mille luci di Tangeri e Ceuta.
La tentazione di caricare l’auto su uno dei traghetti
che congiungono incessantemente le Colonne d’Ercole
è forte. Ma le vacanze, come tutte le cose belle, finiscono sempre troppo presto. Il Marocco?
Sarà per un’altra volta.
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