Le influenze religiose nella società civile dell`Iran
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Le influenze religiose nella società civile dell`Iran
Mohsen Khaliji, Università di Teheran Le influenze religiose nella società civile dell’Iran Nel nome di Dio Testo presentato al Seminario di dialogo islamo-cristiano Religione, società e stato in Iran e in Italia, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1 dicembre 1998 Quando il Profeta dell'Islam, verso la fine del VI secolo, è comparso nella penisola d'Arabia e ha presentato l'Islam alla gente, la struttura della società era tribale. Le tribù vivevano indipendenti tra loro e, lontane l'una dall'altra, spesso in inimicizia e non vi era alcuna collaborazione sociale tra loro. Ogni tribù era fiera delle caratteristiche che la differenziavano dalle altre e ogni piccolo contrasto fra di loro, scatenava reazioni violentissime con conseguente versamento di sangue e gli omicidi erano per le tribù arabe lo sport quotidiano preferito. Esattamente tredici anni dopo la sua comparsa, il Profeta dell'Islam è emigrato dalla Mecca alla città di Medina, e quando insieme ai suoi compagni è entrato in questa città ha trovato che non c'erano soltanto musulmani, ma anche non musulmani, cristiani ed ebrei, che vivevano insieme. Per la prima volta nella storia del territorio di Arabia, il Profeta dell'Islam, insieme alle altre Tribù e con l'accordo di rappresentanze non musulmane, cristiane ed ebree, hanno preparato uno Statuto, molto vicino ad una Legge Costituzionale, testo che dispone oggi di 90 articoli, dal cui contenuto appare chiaramente che lo Statuto rispetta i diritti di ogni gruppo, indipendentemente dal fatto che si tratti di musulmani o di non musulmani, sancisce il rispetto delle tradizioni e dei costumi propri di ogni tribù. Questo Statuto o Legge 1 Costituzionale è stato il primo atto scritto che la società araba di quel periodo si è data, attraverso il quale vengono superati i limiti dei confini imposti dalle tribù. E’ grazie a questo strumento che la gente delle varie tribù anziché sentirsi in dovere di obbedire e di servire il proprio gruppo si è sentita, in un certo modo, impegnata a rispettare quella Legge pubblica. In questo Statuto vengono precisati i confini della città di Medina e anche quelli delle zone circostanti, e per la prima volta in Arabia, con l'approvazione di questa Legga si è dato vita alla città-stato. Man mano che il corso della storia andava avanti, i vari gruppi che vivevano nella città di Medina si andavano allontanando sempre di più dai caratteristici comportamenti rigidi e dalle ferree usanze delle Tribù, che erano state la causa del muro che aveva diviso le tribù e che in questo modo si era andata sgretolando fino al suo crollo definitivo. Con l'avvicinarsi dell'anno 10 dell'Egira (632) si avvicinava anche l'anno della morte del Profeta dell'Islam, di quell'Islam che da una parte aveva conquistato tutta l'Arabia e, dall'altra, attraverso lo strumento della sua religione, aveva prodotto una breccia nel muro in cui le tribù erano imprigionate e che, dalla loro realtà disgregata ora, sotto l'influenza dell'Islam, realizzavano la loro identità di nazione unita. Quando il Profeta dell'Islam morì, nella città di Medina ormai si era realizzato il principale fondamento di una società vera: così è nata la società islamica o nazione islamica. La presenza del Profeta dell'Islam ha consentito allo Stato unità e centralità entrando nel pieno delle sue funzioni e di realizzare e completare il Corano, che è la Legge dominante della società e dello Stato. Con la morte del Profeta si è potuto constatare chiaramente che la fiducia della gente verso la propria tribù, quale punto di riferimento fino a quel momento, ora veniva sostituita dal credo e dalla fede nell'Islam. Anche se le tribù non erano di fatto completamente scomparse, nella graduatoria dei valori, la gente, prima del governo islamico e della Legge, sentiva con forza il senso di appartenere ad una nazione. I principi generali che riguardano i 2 diritti e i doveri di ciascuno, verso lo Stato e verso la propria nazione, si possono rilevare attraverso la lettura del Corano o dalla condotta e dalle parole del Profeta. In questo modo, dopo il decimo anno dall'emigrazione del Profeta dell'Islam nella città di Medina, vengono realizzati la nazione islamica (società islamica) e lo Stato islamico. La società e la sua composizione Una società, come sostengono i sociologi, si sostanzia di rapporti sociali reciproci tra gli individui. La società non è soltanto un insieme di individui, ma è l'insieme dei rapporti reciproci fra gli individui che compongono la società. Sebbene gli individui vengono a trovarsi a far parte di una rete di rapporti reciproci attraverso movimenti, orientamenti e attività, in cui ogni individuo si riconosce, questi vengono influenzati dall'atmosfera e dallo spirito di queste reciprocità, anche se il far parte della società non toglie all'individuo le sue capacità intellettive né la sua volontà di essere umano. Allo stesso tempo, in questa rete di rapporti reciproci, gli individui conservano appieno le loro capacità intellettive, con le quali, a loro volta, vanno ad influenzare questa rete di rapporti sociali. Le convinzioni, l'intelletto, o la libertà, che caratterizzano questa rete sociale, non sono l'emanazione proveniente da un semplice rapporto di reciprocità, ma sono la conseguenza dell'essenza che ogni individuo impegna in questa. Qui ci si pone una domanda. Che tipo di uomo è questo, che da una parte vive in una rete di rapporti reciproci insieme ai suoi simili e, dall'altra, pur accettando il controllo di questa rete può esporre, sotto ogni aspetto la sua propria volontà in qualità di individuo? Uno dei versi del Corano recita: "Giuro su Colui che creando l'uomo dall’acqua ne ha fatto una stirpe", ed ancora un altro verso dice: "Abbiamo creato maschio e femmina e di 3 voi ne abbiamo fatto Popoli e Tribù, affinché vi possiate conoscere". In altri versi, di questo tipo, possiamo vedere che, secondo l'Islam, nell'uomo convivono due aspetti, quello sociale e quello individuale. Il suo aspetto sociale sta nella rete dei suoi rapporti reciproci, che è quello che dà forma alle società, alle nazioni, ecc.; mentre l'aspetto individuale nell'uomo sta nel suo essere stato creato a immagine e somiglianza del Creatore del mondo, che è Dio. Secondo questi versi l'uomo prima è stato creato, poi come individuo è stato collocato nel sociale (rapporti reciproci). La prima fase riguarda la sua Creazione, la seconda fase riguarda la sua contraffazione. Ma le sue caratteristiche di essere umano non cambiano in questo suo passaggio tra Creazione e contraffazione, perché questi due aspetti non sono separati ma agiscono in sintonia l'uno con l'altro. Nel suo essere sociale l'uomo è condannato alla società, mentre nel suo aspetto individuale l'uomo è condannato alla sua volontà, alla sua fede e alla sua libertà. Perciò, l'uomo islamico resta un essere libero, con le sue proprie facoltà. La sua libertà e il suo intelletto sono parte della sua essenza di uomo e della sua Creazione dalla quale l'uomo non può separarsi. E anche se per un certo periodo di tempo, mediante l'uso della forza o della violenza si tentasse di separare l'uomo dalla sua libertà, alla fine sicuramente tornerebbe alla libertà e al suo intelletto, perché è così che l'uomo si comporta nella società, agendo, cioè, liberamente sulla base delle sue proprie capacità intellettuali, secondo le esigenze dettate dalla reciprocità dei rapporti sociali e secondo la sua specifica creazione. Cittadino e credente La nazione (società islamica) e la società civile hanno ciascuna le proprie caratteristiche specifiche. Alcune di queste sono comuni mentre altre differenti 4 nell'una e nell'altra. La più importante è l'essenza dell'uomo che lo caratterizza come individuo, mentre ciò che caratterizza la società è l'essenza emanata dall'insieme dei membri che la compongono. Mentre i membri della società civile vengono chiamati "cittadini", quelli della società islamica sono chiamati "credenti". Secondo il parere dei sociologi della politica, la società laica si colloca tra lo Stato e l'individuo. La stessa cosa è valida anche per la società islamica, dove la nazione si colloca tra il governo e il credente. Sia nella società laica che nella società islamica, non c'è il contatto diretto tra governo e individuo. Come il cittadino, membro della società laica viene trattato secondo i criteri della società alla quale appartiene, così il credente, membro della società islamica viene trattato nella sua società in qualità di persona giuridica. Nella società islamica, come nella società laica, esistono diritti e valori seguenti: la società civile deve rispettare le leggi; credere nella saggezza; istituzionalizzare la partecipazione politica; realizzare la proprietà privata; assicurare la stabilità politica; riconoscere i diritti e i doveri tra individuo e Stato (governo), ecc. Ma, mentre nella società laica il bene terreno è dominante, nella società islamica il mondo viene visto da una angolazione la cui dominanza è l'Aldilà. Nell'Islam il mondo e l'Aldilà sono sullo stesso piano: il mondo è un campo che va coltivato per realizzare l'Aldilà ed è certo che non si possono raccogliere frutti da un campo se non viene coltivato. Possiamo constatare che nella società laica la fede in Dio o è completamente assente oppure, se c'è, non ha la giusta attenzione che le è dovuta e si passa accanto alla religione senza prenderla nella dovuta considerazione. Invece, nella società islamica la fede in Dio e la sua dottrina sono dentro il cuore della società e il suo credo influenza sia l'ordine del mondo che quello dell'Aldilà . 5 Problemi sociali e Funzione religiosa: due facce della stessa medaglia Nel Corano ci sono numerosi versetti in cui si afferma che Dio ha fatto l'uomo affinché potesse conquistare Terra e Cielo e sottomettere al proprio volere tutto ciò che in essi è compreso. Ha fatto la Terra e il Cielo perché l'uomo se ne potesse servire. Così, l'individuo musulmano mentre da una parte non deve mai arrendersi ad un destino vago e sconosciuto, dall'altra, facendo buon uso del dono che Dio gli ha messo a disposizione dovrà operare nel campo con i mezzi più giusti e le sue conquiste saranno perseguite con metodo e con determinazione attraverso lo svolgimento delle sue funzioni che, detto in altro modo, gli consentono di applicare le regole dettate dalla religione. Abbiamo detto che la libertà e le facoltà dell'uomo sono fattori che gli sono state donate dalla Creazione. La religione monoteista è stata mandata al suo spirito dal Cielo per realizzare l'essenza della sua umanità. Se non si frapporranno ostacoli e non verranno operate deviazioni, con chiarezza e semplicità gli individui potranno ottenere tutta la libertà che Dio ha donato loro. La Saggezza e la Profezia sono per l'uomo due guide che, l'una dall'esterno e l'altra dall'interno, lo completano e, in un certo senso, lo guidano all'Islam nel quale la Saggezza coincide con la Profezia. Per questo, quando l'uomo entra nella società per dominare tutto ciò che lo circonda, il suo percorso procede tra Terra e Cielo attraverso le funzioni religiose e il suo impegno verso i problemi sociali è profondamente e visibilmente legato alla sua funzioni religiosa. Le attività sociali, in un certo senso, perdono colore religioso se la religione non entra nel campo dell'orientamento sociale. In questo modo, la fede in Dio e l'agire sociale, il mondo e l'Aldilà, la politica e la religione... vengono a trovarsi su un unico percorso e il volerli tenere separati determinerà, in un certo qual modo, la parcellizzazione dell'uomo. Nella società islamica, l'uomo è una entità unica, la sua unità si compone di varie dimensioni. Lo smarrimento in cui viene a trovarsi l'uomo è, secondo l'Islam, il caos che predomina la sua unità. Finché 6 l'integrità umana rimane intatta, l'uomo, dal punto di vista islamico, è garantito dalla sua guida interiore. E l'essere estranei a se stessi e l'aver smarrito se stessi, per la verità, è dovuto al caos che si è impadronito dell'uomo e che ne sconvolge la sua integrità. Lo Stato è una realtà sociale e civile, ma l'uomo da una parte conserva la sua appartenenza sociale e civile e, dall'altra, conserva le sue essenziali caratteristiche divine. Però sia lo Stato che la società politica sono i fattori sociali che l'uomo assume su di sé e l'Islam, per salvaguardare l'integrità umana e le sue capacità intellettuali, per il bene dell'umanità e della società islamica, le mette in collegamento attraverso la pratica del monoteismo, sia nel pensiero che nella pratica. Ecco perché religione e politica non possono essere separate l'una dall'altra, né possono negarsi l'una all'altra. Quindi la società islamica è una società in cui sono presenti sia caratteristiche laiche sia religiose. Fede e Pratica due strumenti indispensabili per l'uomo nella società Nei versetti del Corano due sono le parole attraverso le quali gli uomini, per realizzare la società suprema, possono dominare i propri destini e resistere ai propri oppressori e ai propri tentatori: la fede e le buone azioni. La fede nel Dio, Creatore di tutte le cose, Dio degli uomini e Signore della Terra e dei Cieli che è la guida di ogni essere umano. Lui, il più affettuoso fra tutti gli affettuosi. Lui, il più amato tra gli amati. E l'uomo prende origine da Lui per tornare a Lui. Le buone azioni, così come vengono interpretate dai dotti dell'Islam, sono azioni nelle quali, in un certo modo, è implicita una preghiera a Dio. Tutte le azioni che l'uomo svolge appartengono, dal punto di vista islamico, ai cinque gruppi seguenti: obbligo, proibito, invocato, sgradito, facoltativo. L'obbligo riguarda la preghiera; proibite sono le azioni ritenute 7 peccaminose e ribelli; invocate sono le azioni obbligatorie che lo completano; sgradevoli sono le azioni che preparano il terreno al proibito; facoltative sono le azioni che preparano il terreno per le buone azioni, cioè, le azioni obbligatorie e le azioni invocate. La fede è, nella sua prima fase, un fattore individuale. La fede in Dio prepara l'uomo ad intraprendere le azioni sociali. In questo modo la fede in Dio entrando nella società la influenza e la permea di Sé, mentre la sua assenza ne limita l'azione sociale impoverendola e portando l'uomo sul campo limitato del vicolo cieco e, di conseguenza, si predisporrà il terreno perché l'uomo diventi estraneo a se stesso. Nella storia dell'Iran come nella storia di molte altre società, la religione si è sempre collocata tra il governo e la società ed è stata il difensore dell'uomo, mobilitando le genti sempre per la conquista dei loro diritti. E anche oggi, realizzare una società civile in Iran senza l'Islam, non è possibile. Non è possibile pensare di essere sulla strada giusta, ritenendo possibile realizzare la società civile estromettendo dai settori pubblici la religione. E' per questo che per realizzare la società civile non si può, oggi, far scoccare la freccia della sua separazione dalla religione, e non solo non è possibile in Iran ma neppure in altre società. Società religiosa in Iran prima e dopo l'Islam Prima dell'Islam, la società in Iran è stata sempre contraddistinta da una caratteristica, quella cioè che religione e società sono legate l'una all'altra e complementari tra loro. La civiltà antica dell'Iran, che è stata una civiltà splendida dal punto di vista delle leggi, della politica e dell'apparato statale, ha determinato, insieme alla religione zoroastriana, il suo proprio ordine e ha avuto ampi riconoscimenti strutturali e un'alta collocazione nella valutazione di quelle società 8 antiche. Con l'avvento dell'Islam, gli iraniani, rispetto al dualismo zoroastriano, hanno sentito una forte attrazione verso il monoteismo islamico e verso la fede in quel Dio unico. L'influenza dell'Islam sulla società Iraniana del settimo secolo è stata molto profonda. Il monoteismo, oltre a portare correttivi nelle leggi, nella condotta e nel costume della società, ha agevolato anche l'espandersi della lingua persiana e della civiltà islamica dell'Iran verso società di altri paesi vicini, quali i cristiani d'Occidente e i Buddisti d'Oriente. Questa influenza si è manifestata non solo per la forte attrazione di queste nazioni verso la religione dell'Islam, ma anche per l'influenza profonda che questa esercitava sulla loro lingua e sui loro costumi. La religione dell'Islam , fin dai primi giorni della sua comparsa in Iran, è diventata il fattore unificante nella politica di questa società. Prima dell'Islam, i Persiani del Sud non conoscevano i Soghdiani d'Oriente, ma con la comparsa dell'Islam sono stati presi contatti per una conoscenza reciproca tra queste due nazioni, che ha portato all'unità e alla solidarietà tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud. Nel settimo secolo questa profonda influenza si è radicata e, poi, con la comparsa di governi razzisti e ambiziosi, che hanno strumentalizzato l'Islam per scopi e obiettivi personali o di Tribù, la forza e la profondità della sua influenza civile ha perso parte del suo spessore. Però, i musulmani iraniani attraverso il Corano, di cui il Testo Originale dell'Islam si era conservato intatto fin dai tempi del Profeta dell'Islam e non aveva subito modifiche né alterazioni, mediante l'utilizzo di questa risorsa immensa, hanno potuto continuare la loro opera di rafforzamento dell'Islam e arricchire la cultura iraniana fortificando la sua struttura sociale. Per questo motivo, fin dal primo secolo, periodo della comparsa dell'Islam, gli iraniani hanno sempre tentato di realizzare un Iran indipendente attraverso lo strumento del governo e degli ordini politici, anche se questi erano destinati a non durare sia per la comparsa di governi fantoccio sia per l'invasione mongola, che hanno duramente 9 colpito il cuore della società iraniana. Da quel periodo in poi, la società musulmana e religiosa dell'Iran ha vissuto un lungo periodo di lotte contro l'oppressione di Re e governanti. Qualche volta ha riportato delle vittorie, qualche volta è stata sconfitta, ma mai ha abbandonato la religione dell'Islam, che per lei è sorgente limpida di spiritualità, di fede e di morale. La principale ragione della costanza che il popolo ha dimostrato nella religione islamica sta nel fatto che questa religione ha sempre difeso la gente che lottava per i propri diritti contro gli oppressori e l'ha aiutata a non arretrare mai, nemmeno di un millimetro, incitandola a resistere davanti ai governanti violenti e tiranni. Così la società iraniana nella sua battaglia ha avuto dall'Islam sicurezza e capacità. La fede islamica, cioè il monoteismo, ha portato la luce nei cuori e nei pensieri del popolo. Rivoluzione islamica in Iran: l'influenza dell'Islam, un esempio luminoso nella società civile iraniana Mentre il ruolo politico e sociale della religione nella maggior parte dei paesi viene oggi trascurato, ignorato, o negato, in Iran, la rivitalizzazione dell'Islam ha portato, su questo scorcio storico, una luce nuova e ha consentito alla religione di fare, ancora una volta, il suo ingresso politico al governo evidenziando l'aspetto sociale della religione. Questa rivitalizzazione della religione islamica è la conseguenza che nella società iraniana, e persino in società non islamiche, la religione è risorta dalla emarginazione nella quale era stata confinata e, almeno in un angolo del mondo, ha preso in mano il timone della guida portando i mutamenti sociali fuori dal disordine. La Rivoluzione islamica è potuta avvenire in Iran per il tipo di impronta religiosa che caratterizza l'Islam. La guida religiosa del governo nato dalla Rivoluzione si basa sugli insegnamenti provenienti dalla religione. Ma non dobbiamo dimenticare che il governo religioso dettato dall'Islam è diverso dalla 10 interpretazione che l'Occidente dà della teocrazia. Dal punto di vista dell'Islam e della Legge Costituzionale della Repubblica Islamica dell'Iran, la gente sa che il proprio destino è nelle sue mani e, quindi, sulla base delle Leggi Divine, la gente svolge attivamente il proprio ruolo per determinare il suo destino e affermare quello della società in cui vive. Perciò il concetto di democrazia, in Iran, ha avuto la sua manifestazione in questa forma specifica di governo che è garantito dalla dimensione divina della religione, e che è stato possibile realizzare attraverso l'unità religiosa e politica o l'amministrazione religiosa della società, anche se, poi, per giungere alla sua perfezione si dovrà passare attraverso esperienze graduali. Dall'esperienza dell'Iran, quindi, si può rilevare che l'esperienza relativa alla separazione della politica dalla religione, serve, in merito alla secolarizzazione, soltanto a ricacciare la religione nella vita privata della gente. 11