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martedì 03 aprile 2012 – CRONACA – Pagina 15
IL PERSONAGGIO. L´ex «letterina» televisiva, oggi artista pop, ha incontrato gli studenti dell´Accademia SantaGiulia
Radchenko: «L´arte comincia
dall´etica, non dall´estetica»
Lisa Cesco
La «Venere di Botticelli» in scarpe da ginnastica ideata da Ludmilla è la metafora dell´immigrata che insegue il
permesso di soggiorno
Da Gerry Scotti a Michelangelo è un doppio salto mortale, ma lei ha il fisico, il
fiato lungo e l´ottimismo dell´outsider.
Per una temprata dai freddi della Siberia, sciogliersi in Italia dev´essere stata
una passeggiata. Ludmilla Radchenko, ex modella e «letterina» in tv, ora
rinata come artista pop, racconta la sua palingenesi agli studenti
dell´Accademia SantaGiulia di Brescia. E confessa: «Sto iniziando a capire
adesso cosa voglio diventare: l´arte comincia dall´etica, non dall´estetica».
È BELLA DI UNA BELLEZZA algida, quasi austera, se non fosse per la coda di
cavallo sbarazzina, le sneakers e il teschio minaccioso che campeggia sulla
maxi felpa per coprire il pancione di cinque mesi, che accarezza di continuo.
«Del periodo della tv - ammette -, mi è rimasto solo il fidanzato», l´inviato delle
Iene Matteo Viviani, che ha confezionato per lei un mini questionario da
«intervista doppia» somministrato a fine lezione a tre volenterosi studenti.
Della televisione, Ludmilla non sembra sentire la nostalgia. Per non parlare dei
reality come il Grande Fratello, che le è tanto indigesto da essere finito in un
suo quadro, paragonato alla dittatura di Gheddafi. «Odio il Grande Fratello
come modo di coinvolgere il pubblico... la tv di oggi insegna alla gente le cose
sbagliate, o il nulla», dice.
Sarà per questo che lei, girata la boa dei trenta nel 2008, ha virato sulla pittura,
rispolverando il diploma in fashion design ottenuto in Russia.
Le showgirl hanno il domani incerto, si sa, mentre un corso alla New York film
Academy non te lo toglie più nessuno: da lì sono arrivate le personali a Lucca
e a Milano, la partecipazione alla cow parade di Roma del 2010, le mostre a
Montecarlo, New York, al Museo del design della Triennale, alla Biennale di
Viterbo e Torino, per approdare quest´anno al MiArt di Milano.
Adora il Giudizio universale di Michelangelo ma il suo stile si ispira alla Pop Art
perché «è diretta e facilmente spiegabile: l´arte deve arrivare a tanti, altrimenti
è solo un esercizio snob», spiega. Warhol e Rauschenberg rimangono numi
tutelari, ma Radchenko preferisce collocarsi nel Pop Realism, «perché a
differenza della Pop Art, che metteva al centro oggetti di consumo, si nutre di
situazioni e immagini reali».
ECCO ALLORA DA UNA carrellata delle sue opere la Venere di Botticelli in
scarpe da ginnastica, metafora dell´immigrata che insegue il permesso di Le bottiglie limited edition di vino
soggiorno nella terra promessa («anche per me è stato così quando sono Franciacorta della cantina Torreggiani
arrivata in Italia», assicura Ludmilla), Pippi Calzelunghe come archetipo delle | Ludmilla Radchenko, da letterina a
nuove generazioni che salveranno il mondo, una scimmia amletica che medita artista pop SERVIZIO FOTOLIVE
| Radchenko al tavolo dei relatori
su una banana dietro al segnale spento delle trasmissioni Rai.
nell´Accademia SantaGiulia
Come abbia fatto ad affermarsi tanto velocemente lo spiega così: «Essere
conosciuta mi ha agevolato e fatto conoscere più facilmente al pubblico, mi ha
aiutato la curiosità dei media, ma sto ancora combattendo per essere presa sul serio nel mio nuovo percorso: c´è
pregiudizio su una ragazza che ha sgambettato in tv». Agli studenti consiglia di «seguire il proprio percorso, provare,
sperimentare, essere creativi», ma non fa mistero che una delle chiavi per arrivare, anche nell´arte, è il marketing.
Ovvero, sapersi promuovere. Meglio ancora, diventare un brand. Missione in cui Radchenko sembra riuscire
benissimo: i suoi dipinti sono diventati cover per gli iPad di Macintosh, immagini per tappeti fatti a mano, icone della
campagna pubblicitaria del Tom Tom, serigrafie, pannelli per doccia, foulard, decorazioni di ambienti per Fiorucci e
bottiglie limited edition di vino Franciacorta della cantina bresciana Torreggiani.
Perché, spiega lei, «il bello della Pop Art è che può essere applicata anche a tantissimi beni di consumo».
Parafrasando il mitico Humprhey Bogart nel ruolo del giornalista Ed Hutchinson, si potrebbe dire che «è il mercato,
bellezza».COPYRIGHT