Libertà – 4 Ottobre 2016
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Libertà – 4 Ottobre 2016
44 Il giornale delle opinioni LIBERTÀ martedì 4 ottobre 2016 libertà di pensiero Gli scritti anonimi non saranno pubblicati. Lettere, fax ed e-mail devono contenere nome, cognome, indirizzo e recapito telefonico del mittente. La redazione si riserva il diritto di sintetizzare ed adattare i testi troppo lunghi, rispettandone il senso. Il materiale inviato al giornale (di qualunque tipo) non sarà restituito. [email protected] // [email protected] // Libertà di parola - Via Benedettine, 68 - 29121 Piacenza FAX: 0523/321.723 il dibattito Senza la logistica avremmo un 10% in meno di occupazione di DANIEL NEGRI* C ome rappresentante nella Camera di Commercio di Piacenza del settore "Servizi alle Imprese" desidero porre alcune riflessioni a "mente fredda" sull’ampio tema della logistica, riemerso prepotentemente dopo i tragici recenti avvenimenti. Parto dai numeri più importanti, vale a dire quelli legati all’occupazione: secondo alcuni dati del 2015 (Fondazione ITL - Università Cattolica) legati al contesto logistico sia di Le Mose che degli altri poli più recente sviluppatisi in provincia, un lavoratore ogni 10 a Piacenza opera nel trasporto e nella logistica delle merci. Il settore conta più di 8.500 addetti. Negli ultimi vent’anni sono quasi raddoppiati ed il loro peso è cresciuto all’interno del tessuto produttivo della nostra provincia, dove le imprese danno lavoro circa a 93mila persone, come all’inizio degli anni 90. Numeri importanti a cui vorrei affiancare anche un dato meno recente (2013) sempre proveniente da uno studio della Fondazione ITL che ci dice che il "settore del trasporto merci e della logistica della provincia di Piacenza fattura circa un miliardo di euro, di cui 300 mln prodotti dalla logistica e 700 mln dal trasporto delle merci", settore che negli anni della crisi più dura (2009-2012) ha tenuto sia dal punto di vista degli occupati che del fatturato. Nessuno, tanto meno il sottoscritto, vuole minimizzare tutte le problematiche del comparto (dumping contrattuale, irregolarità, ecc) peraltro spesso denunciate proprio da esponenti del sistema economico (sia produttivo che sindacale) piacentino, ma senza quel comparto il nostro territorio avrebbe un 10% in meno di occupazione, con tutto quello che significa dal punto di vista sia sociale che economico per quasi 9.000 famiglie. Una cifra enorme. Senza considerare poi un altrettanto consistente indotto, difficilmente quantificabile, ma comprensibilmente rilevante, che ruota intorno al settore. Pertanto, come "Sistema Piacenza" dobbiamo partire dal meglio di questo comparto per costruire un vero sistema di eccellenza. La Provincia di Piacenza, che aveva una delega importante relativamente ai temi dal lavoro, insieme a tutte le associazioni di categoria stipulò nel 2012 un "Protocollo d’intesa per il miglioramento dei livelli di prevenzione, sicurezza e protezione sociale dei lavoratori negli appalti di facchinaggio, logistica e movimentazione merci", con contenuti molto seri di reciproco impegno fra tutte le parti in causa. Rispetto ad altri territori e province, Piacenza ha quindi seminato nel tempo i primi anticorpi. Gli strumenti quindi ci sono e sono ottimi strumenti per espellere sistemi di concorrenza sleale, rispetto a chi (committenza e appaltatori dei servizi di gestione magazzini) opera con difficoltà nel pieno rispetto di regole e contratti di lavoro. In conclusione ci tengo a ribadire l’imprescindi- risponde a tre generazioni in primo piano Pensioni: c’è l’accordo Governo–Sindacati Bersani, D’Alema ed i professionisti della politica di RINO CATELLI I o chiamo "professionisti della politica" quei esponenti che hanno scelto, in giovane età, di fare politica come mestiere, proprio come Bersani e D’Alema. Il capostipite è stato l’on. Andreotti, ma naturalmente ve ne sono tanti altri: Rosy Bindi, Gasparri, Schifani, Casini, ecc... Naturalmente si può dire "nulla di male", i "politici di professione" vantano molta esperienza e quindi, probabilmente, ci governano meglio! Io dissento perché ricordo che i politici di professione ono stati anche protagonisti delle ruberie della 1ª Repubblica, in 40 anni hanno alzato la spesa ed il debito pubblico a livelli record, nonostante numerosi terremoti, nessun "politico di professione" ha messo in sicurezza le zone sismiche italiane, la corruzione e ruberie continuano anche ai giorni nostri ed infine hanno portato l’Italia ad un passo dal fallimento (ricordate lo spead nel Novembre 2011!), consegnandoci il Governo Monti, che a suon di tasse ha affossato l’Italia per altri 4-5 anni. D’Alema si è svegliato ora per dire no alla riforma costituzionale Renzi; anni di discussione di tutti i partiti favorevoli al superamento del bicameralismo italiano con 952 parlamentari (l’America, con 250 milioni di abitanti, ne ha 535!) e che impiega mediamente 2 anni per approvare una legge perché rimbalza da una Camera all’altra. A proposito, D’Alema istituì la 3ª bicamerale dal gennaio 1997 al febbraio 1998: risultato zero! Fallimento totale. Bersani invece, che propende per il NO, è il Segretario che ha portato il PD al più basso risultato di sempre (25%). Il PD è il partito che si riempie la bocca con le primarie, per l’elezione del Segretario, perché così si superano le correnti: è la base che nomina il Segretario. Il PD vanta poi la discussione interna e vota le linee e gli indirizzi del Segretario a maggioranza interna; perfetto! Si litiga nei condomini con pochi proprietari e quindi è "demo- bilità del settore sia dal punto di vista occupazionale che economico per il nostro territorio, la necessità di ricostruire un "patto sociale" partendo da quanto di buono è stato fatto dalle nostre Istituzioni in questi anni e rilanciare il protocollo d’intesa citato, valutando anche di LUIGI FERRARI* M cratico" votare a maggioranza anche nel PD. Il giorno dopo però, molti esponenti della "minoranza", che hanno perso la votazione interna (D’Alema, Bersani, Cuperlo, ecc...), vanno subito sui media per esternare che loro opposizione in Parlamento, naturalmente attaccando a gran voce proprio Segretario e minacciando la crisi. Ma è serio tutto ciò? E’ il comportamento di un partito che si possa definire tale? Bene fa Berlusconi che lascia andare coloro che in FI non sono d’accordo con lui; bene fa Grillo ad espellere i "grillini" dissidenti; se non si concorda con il proprio partito lo si lascia e basta! Il PD in realtà, nato nel 1997 dalla fusione dei DS e la Margherita non si è mai fuso ed amalgamato del tutto. La minoranza PD urla perché il Governo fa provvedimenti "di destra". Ma la gente desidera che si governi bene e non frega nulla a nessuno di "destra" o "sinistra”. Renzi è certo un po’ sbruffoncello, ma in due anni è stato molto attivo (Jobs Act, riduzione fiscale con 80 euro e stop tassa 1ª Casa, incentivi fiscali al lavoro, riduzione fiscale alle aziende, riforma scuola, riduzione stipendi dirigenti pubblici, riforma istituzionale ed elettorale ed altro), certo qualche provvedimento si poteva fare meglio, ma sulla riforma istituzionale io sto decisamente con il SI! Spero che la minoranza PD non riesca a farla saltare. A Renzi rimprovero due mancanze importanti: 1) poche cose fatte sulla spending review per reperire risorse e ridurre maggiormente le tasse. 2) respingimento rapido dei rifugiati economici (ammesso dalle leggi internazionali); L’Italia non può più permettersi di tenere tutti gli stranieri! la possibilità concreta che sia la Camera di Commercio, che ricordiamolo ha tra i suoi fini proprio la regolazione del mercato, a guidare questi nuovi processi. *Consigliere Camera di Commercio Settore Servizi alle Imprese ercoledi 28 settembre è stato firmato un accordo importantissimo con il governo sul tema delle pensioni, che mette insieme risposte per tre generazioni: giovani, lavoratori e pensionati. Dopo anni nei quali ci siamo battuti per affermare i diritti senza ricevere ascolto da parte del Governo, assistiamo finalmente ad una presa di posizione con la quale i nostri pensionati ricevono qualcosa senza dare nulla in cambio. Aver ampliato il numero della platea a cui andrà la quattordicesima, insieme all’equiparazione della no tax area tra lavoratori e pensionati, sono due traguardi importantissimi per noi. Abbiamo lavorato tanto in questi anni per far comprendere al Governo quanto fossero importanti i nostri pensionati, quanto fosse importante dare loro una mano, partendo dal presupposto che fosse imprescindibile riconoscere il loro ruolo sociale. E’ grazie a loro se in questi anni di crisi le famiglie sono riuscite ad andare avanti. E’ grazie al loro supporto, economico e morale, se i figli hanno trovato un sostegno per le proprie famiglie, se i nipoti hanno avuto un punto di riferimento in più rispetto ai propri genitori. Tutto questo per anni non è stato affatto considerato: ci si è limitati a pensare che i pensionati fossero la categoria alla quale attingere solo per fare cassa, per trovare le risorse necessarie a rifondere le casse vuote dello Stato. Fino a ieri ai nostri pensionati è stato solo chiesto: oggi, dopo 10 anni, si comincia a dare loro qualcosa. Quello che abbiamo fatto è solo un piccolo passo forse, ma è il primo che va in senso opposto rispetto alla marcia avviata in questi anni. Un passo al quale speriamo ne seguano altri, che permettano di trovare una risposta alle altre nostre richieste, come la rivalutazione delle pensioni prevista nella fase due di questo confronto intrapreso col ministro Poletti. Una linea che noi ci impegniamo a far proseguire, partendo dalla convinzione che anche chi ci governa stavolta si sia deciso a portare avanti una politica volta a sostenere le persone meno abbienti e i pensionati più poveri: in una parola sola ‘i più deboli’. L’ampliamento della platea dei beneficiari della 14esima, che coinvolgerà oltre 1 milione di pensionati in più, e l’unificazione della no tax area tra lavoratori e pensionati, sono due nostre rivendicazioni per le quali ci siamo battuti per anni. Abbiamo poi ottenuto l’impegno del Governo a proseguire il confronto su altri aspetti importanti al centro delle nostre richieste: ripristino di un meccanismo di rivalutazione delle pensioni più equo; separazione della previdenza dall’assistenza; ricostituzione del montante contributivo per coloro che hanno subito il blocco delle rivalutazione; studio di un nuovo paniere Istat più rispondente alle spese dei pensionati.L’impegno dei sindacati dei pensionati Spi-CGIL-FNP-CISL-Uilp-UIL, naturalmente, non si ferma qui. Proseguiremo nel confronto per realizzare integralmente la nostra piattaforma rivendicativa – conclude Luigi Ferrari – e perché siano trovate le risorse sufficienti a dare risposta ai tanti problemi di giovani, lavoratori e pensionati, ancora da risolvere. *Segretario Generale dei Pensionati Cisl di Parma e Piacenza Sotto la pioggia nel deserto con una massima di 14 gradi Immagini dal Turkmenistan: bivacco nel deserto, compagno di bivacco...(dromedario) e la porta dell’inferno ◗◗ Continua il viaggio dei motociclisti per bene sulla via della Seta. Ecco il quinto reportage. A ltre ore in dogana. Prima in Iran e poi in Turkmenistan dove, a dire il vero, veniamo coadiuvati da un giovane militare nel nostro peregrinare per una dozzina di uffici. Successivamente passiamo ad un minuzioso controllo dei bagagli e, una volta promossi e dopo comunque la bellezza di 5 ore, fuori dalla dogana incontriamo Ivan, la guida che abbiamo dovuto prendere per ottenere il visto e che ci accompagnerà per i prossimi tre giorni. Ci dirigiamo verso Ashgabat (la città dell’amore), la capitale. Il deserto, tagliato in due dal nastro d’asfalto, è punteggiato qua e là da piccoli e modesti paesi. Umili case dall’aspetto fatiscente sono anche alle porte della città ma, avvicinandosi al centro, ampli viali, sontu- osi palazzi di marmo e giardini con scenografiche fontane, mostrano il volto migliore del paese. È una città in continua trasformazione, che sta cercando di sostutuire i vecchi quartieri di stampo sovietico con nuovi palazzi e costruzioni maestose. Tuttavia il suo aspetto attuale è una via di mezzo tra lo sfavillio di Las Vegas e l’austerità di Pyongyang, risultando così una città priva di per- sonalità propria. I grandi parchi sono deserti e davanti alla maggior parte dei palazzi governativi non solo non si può fotografare ma non si può nemmeno passeggiare. L’impressione finale è che sia una città vuota, che molti palazzi, dai quali non entra ed esce nessuno, siano delle abbaglianti scatole di marmo e che tutto quanto sia estremamente controllato. Il giorno successivo partiamo verso con la nostra guida. Tagliamo il paese da sud a nord, attraverso il deserto del Karakum. Usciti dalla città si incontrano solo piccoli villaggi rurali. L’impressione di debordante benessere offerto dalla capitale qui è totalmente assente. Anche la strada, un lungo nastro d’asfalto di circa 700 km, si adegua alla modestia dei pochi villaggi che la costeggiano. Spesso siamo costretti a viaggiare a zig zag per evitare le profonde buche disseminate ovunque, altre volte dobbiamo affrontarle chiudendo gli occhi perché non ci sono alternative. Raggiungiamo Darvaza, un villaggio di yurte (le tradizionali tende dei pas- tori), con una deviazione sterrata, e raggiungiamo la" porta dell’inferno". E’ questo un cratere gassoso artificiale creato dei sondaggi per la ricerca del gas dai sovietici negli anni 50. Ha un diametro di circa. 100 metri e non si riesce più a spegnerlo, da qui il nome “porta dell’inferno”! Dall’interno arriva un calore soffocante e quando cala la notte lo spettacolo di cui si può godere è impressionante. Campeggiamo qui vicino. C’è un bellissimo cielo stellato ma la notte si alza un forte vento, presagio che forse il tempo cambierà. Infatti all’alba riusciamo a smontare la tenda, in fretta e furia, e comincia a piovere. Partiamo in moto diretti al confine con l’Uzbekistan. Mancano 300 km, e li percorriamo tutti sotto un diluvio incessante. Un mese fa, in questo deserto, è stata raggiunta la temperatura di 51 gradi all’ombra, oggi la massima è stata di 14! La nostra guida ci scorta fino alla frontiera. Ovviamente non ha un biglietto da visita, per contattarlo in caso di viaggi futuri. Gli diamo uno dei nostri, per mandarci i suoi contatti. Vedremo. Il cancello si chiude alle nostre spalle, un’altra trafila burocratica ci aspetta. Poi sarà Uzbekistan. Raid for Aid Team