Libertà – 4 Ottobre 2016

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Libertà – 4 Ottobre 2016
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Il giornale delle opinioni
LIBERTÀ
martedì 4 ottobre 2016
libertà di pensiero
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il dibattito
Senza la logistica
avremmo un 10% in meno
di occupazione
di DANIEL NEGRI*
C
ome rappresentante nella Camera di
Commercio di Piacenza del settore "Servizi alle Imprese" desidero porre alcune
riflessioni a "mente fredda" sull’ampio tema
della logistica, riemerso prepotentemente dopo i tragici recenti avvenimenti. Parto dai numeri più importanti, vale a dire quelli legati
all’occupazione: secondo alcuni dati del 2015
(Fondazione ITL - Università Cattolica) legati
al contesto logistico sia di Le Mose che degli
altri poli più recente sviluppatisi in provincia,
un lavoratore ogni 10 a Piacenza opera nel trasporto e nella logistica delle merci. Il settore
conta più di 8.500 addetti. Negli ultimi
vent’anni sono quasi raddoppiati ed il loro peso è cresciuto all’interno del tessuto produttivo della nostra provincia, dove le imprese
danno lavoro circa a 93mila persone, come
all’inizio degli anni 90. Numeri importanti a
cui vorrei affiancare anche un dato meno recente (2013) sempre proveniente da uno studio della Fondazione ITL che ci dice che il
"settore del trasporto merci e della logistica
della provincia di Piacenza fattura circa un
miliardo di euro, di cui 300 mln prodotti dalla
logistica e 700 mln dal trasporto delle merci",
settore che negli anni della crisi più dura
(2009-2012) ha tenuto sia dal punto di vista
degli occupati che del fatturato.
Nessuno, tanto meno il sottoscritto, vuole
minimizzare tutte le problematiche del comparto (dumping contrattuale, irregolarità, ecc)
peraltro spesso denunciate proprio da esponenti del sistema economico (sia produttivo
che sindacale) piacentino, ma senza quel
comparto il nostro territorio avrebbe un 10%
in meno di occupazione, con tutto quello che
significa dal punto di vista sia sociale che economico per quasi 9.000 famiglie. Una cifra enorme. Senza considerare poi un altrettanto
consistente indotto, difficilmente quantificabile, ma comprensibilmente rilevante, che
ruota intorno al settore. Pertanto, come "Sistema Piacenza" dobbiamo partire dal meglio
di questo comparto per costruire un vero sistema di eccellenza. La Provincia di Piacenza,
che aveva una delega importante relativamente ai temi dal lavoro, insieme a tutte le associazioni di categoria stipulò nel 2012 un "Protocollo d’intesa per il miglioramento dei livelli
di prevenzione, sicurezza e protezione sociale
dei lavoratori negli appalti di facchinaggio, logistica e movimentazione merci", con contenuti molto seri di reciproco impegno fra tutte
le parti in causa. Rispetto ad altri territori e
province, Piacenza ha quindi seminato nel
tempo i primi anticorpi. Gli strumenti quindi
ci sono e sono ottimi strumenti per espellere
sistemi di concorrenza sleale, rispetto a chi
(committenza e appaltatori dei servizi di gestione magazzini) opera con difficoltà nel pieno rispetto di regole e contratti di lavoro. In
conclusione ci tengo a ribadire l’imprescindi-
risponde a tre generazioni
in primo piano
Pensioni: c’è l’accordo
Governo–Sindacati
Bersani, D’Alema
ed i professionisti
della politica
di RINO CATELLI
I
o chiamo "professionisti della politica"
quei esponenti che hanno scelto, in giovane età, di fare politica come mestiere,
proprio come Bersani e D’Alema.
Il capostipite è stato l’on. Andreotti, ma naturalmente ve ne sono tanti altri: Rosy Bindi,
Gasparri, Schifani, Casini, ecc... Naturalmente si può dire "nulla di male", i "politici di professione" vantano molta esperienza e quindi,
probabilmente, ci governano meglio!
Io dissento perché ricordo che i politici di
professione ono stati anche protagonisti delle
ruberie della 1ª Repubblica, in 40 anni hanno
alzato la spesa ed il debito pubblico a livelli
record, nonostante numerosi terremoti, nessun "politico di professione" ha messo in sicurezza le zone sismiche italiane, la corruzione e ruberie continuano anche ai giorni nostri
ed infine hanno portato l’Italia ad un passo
dal fallimento (ricordate lo spead nel Novembre 2011!), consegnandoci il Governo Monti,
che a suon di tasse ha affossato l’Italia per altri
4-5 anni. D’Alema si è svegliato ora per dire
no alla riforma costituzionale Renzi; anni di
discussione di tutti i partiti favorevoli al superamento del bicameralismo italiano con
952 parlamentari (l’America, con 250 milioni
di abitanti, ne ha 535!) e che impiega mediamente 2 anni per approvare una legge perché
rimbalza da una Camera all’altra.
A proposito, D’Alema istituì la 3ª bicamerale
dal gennaio 1997 al febbraio 1998: risultato
zero! Fallimento totale. Bersani invece, che
propende per il NO, è il Segretario che ha portato il PD al più basso risultato di sempre
(25%). Il PD è il partito che si riempie la bocca
con le primarie, per l’elezione del Segretario,
perché così si superano le correnti: è la base
che nomina il Segretario.
Il PD vanta poi la discussione interna e vota
le linee e gli indirizzi del Segretario a maggioranza interna; perfetto! Si litiga nei condomini con pochi proprietari e quindi è "demo-
bilità del settore sia dal punto di vista occupazionale che economico per il nostro territorio,
la necessità di ricostruire un "patto sociale"
partendo da quanto di buono è stato fatto dalle nostre Istituzioni in questi anni e rilanciare
il protocollo d’intesa citato, valutando anche
di LUIGI FERRARI*
M
cratico" votare a maggioranza anche nel PD.
Il giorno dopo però, molti esponenti della
"minoranza", che hanno perso la votazione
interna (D’Alema, Bersani, Cuperlo, ecc...),
vanno subito sui media per esternare che loro
opposizione in Parlamento, naturalmente attaccando a gran voce proprio Segretario e minacciando la crisi.
Ma è serio tutto ciò? E’ il comportamento
di un partito che si possa definire tale? Bene
fa Berlusconi che lascia andare coloro che in
FI non sono d’accordo con lui; bene fa Grillo
ad espellere i "grillini" dissidenti; se non si
concorda con il proprio partito lo si lascia e
basta!
Il PD in realtà, nato nel 1997 dalla fusione
dei DS e la Margherita non si è mai fuso ed amalgamato del tutto. La minoranza PD urla
perché il Governo fa provvedimenti "di destra". Ma la gente desidera che si governi bene e non frega nulla a nessuno di "destra" o
"sinistra”. Renzi è certo un po’ sbruffoncello,
ma in due anni è stato molto attivo (Jobs Act,
riduzione fiscale con 80 euro e stop tassa 1ª
Casa, incentivi fiscali al lavoro, riduzione fiscale alle aziende, riforma scuola, riduzione
stipendi dirigenti pubblici, riforma istituzionale ed elettorale ed altro), certo qualche
provvedimento si poteva fare meglio, ma sulla riforma istituzionale io sto decisamente
con il SI! Spero che la minoranza PD non riesca a farla saltare.
A Renzi rimprovero due mancanze importanti:
1) poche cose fatte sulla spending review
per reperire risorse e ridurre maggiormente
le tasse.
2) respingimento rapido dei rifugiati economici (ammesso dalle leggi internazionali);
L’Italia non può più permettersi di tenere tutti gli stranieri!
la possibilità concreta che sia la Camera di
Commercio, che ricordiamolo ha tra i suoi fini
proprio la regolazione del mercato, a guidare
questi nuovi processi.
*Consigliere Camera di Commercio
Settore Servizi alle Imprese
ercoledi 28 settembre è stato firmato un
accordo importantissimo con il governo
sul tema delle pensioni, che mette insieme risposte per tre generazioni: giovani, lavoratori
e pensionati. Dopo anni nei quali ci siamo battuti
per affermare i diritti senza ricevere ascolto da parte
del Governo, assistiamo finalmente ad una presa
di posizione con la quale i nostri pensionati ricevono qualcosa senza dare nulla in cambio. Aver ampliato il numero della platea a cui andrà la quattordicesima, insieme all’equiparazione della no tax area tra lavoratori e pensionati, sono due traguardi
importantissimi per noi.
Abbiamo lavorato tanto in questi anni per far
comprendere al Governo quanto fossero importanti i nostri pensionati, quanto fosse importante
dare loro una mano, partendo dal presupposto che
fosse imprescindibile riconoscere il loro ruolo sociale. E’ grazie a loro se in questi anni di crisi le famiglie sono riuscite ad andare avanti. E’ grazie al
loro supporto, economico e morale, se i figli hanno
trovato un sostegno per le proprie famiglie, se i nipoti hanno avuto un punto di riferimento in più rispetto ai propri genitori. Tutto questo per anni non
è stato affatto considerato: ci si è limitati a pensare
che i pensionati fossero la categoria alla quale attingere solo per fare cassa, per trovare le risorse necessarie a rifondere le casse vuote dello Stato. Fino
a ieri ai nostri pensionati è stato solo chiesto: oggi,
dopo 10 anni, si comincia a dare loro qualcosa.
Quello che abbiamo fatto è solo un piccolo passo
forse, ma è il primo che va in senso opposto rispetto alla marcia avviata in questi anni. Un passo al
quale speriamo ne seguano altri, che permettano
di trovare una risposta alle altre nostre richieste,
come la rivalutazione delle pensioni prevista nella
fase due di questo confronto intrapreso col ministro Poletti. Una linea che noi ci impegniamo a far
proseguire, partendo dalla convinzione che anche
chi ci governa stavolta si sia deciso a portare avanti
una politica volta a sostenere le persone meno abbienti e i pensionati più poveri: in una parola sola
‘i più deboli’.
L’ampliamento della platea dei beneficiari della
14esima, che coinvolgerà oltre 1 milione di pensionati in più, e l’unificazione della no tax area tra
lavoratori e pensionati, sono due nostre rivendicazioni per le quali ci siamo battuti per anni.
Abbiamo poi ottenuto l’impegno del Governo a
proseguire il confronto su altri aspetti importanti
al centro delle nostre richieste: ripristino di un meccanismo di rivalutazione delle pensioni più equo;
separazione della previdenza dall’assistenza; ricostituzione del montante contributivo per coloro che
hanno subito il blocco delle rivalutazione; studio di
un nuovo paniere Istat più rispondente alle spese
dei pensionati.L’impegno dei sindacati dei pensionati Spi-CGIL-FNP-CISL-Uilp-UIL, naturalmente,
non si ferma qui. Proseguiremo nel confronto per
realizzare integralmente la nostra piattaforma rivendicativa – conclude Luigi Ferrari – e perché siano trovate le risorse sufficienti a dare risposta ai
tanti problemi di giovani, lavoratori e pensionati,
ancora da risolvere.
*Segretario Generale dei Pensionati Cisl di Parma e Piacenza
Sotto la pioggia nel deserto
con una massima di 14 gradi
Immagini dal
Turkmenistan:
bivacco nel
deserto,
compagno di
bivacco...(dromedario) e la porta
dell’inferno
◗◗ Continua il viaggio dei
motociclisti per bene sulla via
della Seta. Ecco il quinto
reportage.
A
ltre ore in dogana. Prima in Iran e poi in Turkmenistan dove, a dire il
vero, veniamo coadiuvati da
un giovane militare nel nostro peregrinare per una
dozzina di uffici. Successivamente passiamo ad un minuzioso controllo dei bagagli
e, una volta promossi e dopo
comunque la bellezza di 5
ore, fuori dalla dogana incontriamo Ivan, la guida che abbiamo dovuto prendere per
ottenere il visto e che ci accompagnerà per i prossimi
tre giorni. Ci dirigiamo verso
Ashgabat (la città dell’amore), la capitale. Il deserto, tagliato in due dal nastro
d’asfalto, è punteggiato qua e
là da piccoli e modesti paesi.
Umili case dall’aspetto fatiscente sono anche alle porte
della città ma, avvicinandosi
al centro, ampli viali, sontu-
osi palazzi di marmo e giardini
con
scenografiche
fontane, mostrano il volto
migliore del paese. È una città in continua trasformazione, che sta cercando di
sostutuire i vecchi quartieri
di stampo sovietico con nuovi palazzi e costruzioni
maestose.
Tuttavia il suo aspetto attuale è una via di mezzo tra lo
sfavillio di Las Vegas e l’austerità di Pyongyang, risultando così una città priva di per-
sonalità propria. I grandi
parchi sono deserti e davanti
alla maggior parte dei palazzi
governativi non solo non si
può fotografare ma non si
può nemmeno passeggiare.
L’impressione finale è che sia
una città vuota, che molti
palazzi, dai quali non entra
ed esce nessuno, siano delle
abbaglianti scatole di marmo
e che tutto quanto sia estremamente controllato. Il
giorno successivo partiamo
verso con la nostra guida.
Tagliamo il paese da sud a
nord, attraverso il deserto del
Karakum. Usciti dalla città si
incontrano solo piccoli villaggi rurali. L’impressione di
debordante benessere offerto
dalla capitale qui è totalmente assente. Anche la strada, un lungo nastro d’asfalto
di circa 700 km, si adegua alla
modestia dei pochi villaggi
che la costeggiano.
Spesso siamo costretti a viaggiare a zig zag per evitare le
profonde buche disseminate
ovunque, altre volte dobbiamo affrontarle chiudendo
gli occhi perché non ci sono
alternative. Raggiungiamo
Darvaza, un villaggio di yurte
(le tradizionali tende dei pas-
tori), con una deviazione
sterrata, e raggiungiamo la"
porta dell’inferno". E’ questo
un cratere gassoso artificiale
creato dei sondaggi per la
ricerca del gas dai sovietici
negli anni 50. Ha un diametro
di circa. 100 metri e non si riesce più a spegnerlo, da qui il
nome “porta dell’inferno”!
Dall’interno arriva un calore
soffocante e quando cala la
notte lo spettacolo di cui si
può godere è impressionante. Campeggiamo qui vicino. C’è un bellissimo cielo
stellato ma la notte si alza un
forte vento, presagio che
forse il tempo cambierà. Infatti all’alba riusciamo a smontare la tenda, in fretta e
furia, e comincia a piovere.
Partiamo in moto diretti al
confine con l’Uzbekistan.
Mancano 300 km, e li percorriamo tutti sotto un diluvio incessante. Un mese fa, in
questo deserto, è stata raggiunta la temperatura di 51
gradi all’ombra, oggi la massima è stata di 14! La nostra
guida ci scorta fino alla frontiera. Ovviamente non ha un
biglietto da visita, per contattarlo in caso di viaggi futuri.
Gli diamo uno dei nostri, per
mandarci i suoi contatti. Vedremo. Il cancello si chiude
alle nostre spalle, un’altra
trafila burocratica ci aspetta.
Poi sarà Uzbekistan.
Raid for Aid Team