Possono gli operatori professionali del gioco d`azzardo e gli

Transcript

Possono gli operatori professionali del gioco d`azzardo e gli
Rassegne bibliografiche
Possono gli operatori professionali del gioco d’azzardo
e gli esercenti dei locali del gioco influenzare in
senso preventivo le condotte dei giocatori? Analisi e
revisione della letteratura
Augusto Consoli1, Elsa Marcaccini1, Lorena Camera1
1 Dipartimento di Patologia delle Dipendenze “C. Olievenstein”, A.S.L. TO2, Torino
O
biettivi: scopo del presente lavoro è quello di rilevare quanto la ricerca nell’ambito sociologico e dell’epidemiologia sociale abbia esplorato il ruolo degli esercenti dei diversi tipi di locali di gioco, all’interno delle
possibili influenze che il setting nel quale si svolge il gioco d’azzardo può avere sull’andamento del fenomeno.
Metodo: il lavoro parte da una breve analisi dei fattori soggettivi e delle componenti sociali, e delle relative rappresentazioni, che interagiscono nell’evoluzione del fenomeno del GAP presso la popolazione. Successivamente viene
riportata una revisione della letteratura sviluppata nel contesto italiano e internazionale che consente di rilevare la
complessità dei molteplici aspetti in studio.
Risultati: rispetto agli esiti emergono degli interessanti rilievi, tra cui il fatto che quasi tutti gli studi sono svolti su
personale che opera nel campo del gioco d’azzardo con ruolo professionale (gestori di casinò, sale giochi e scommesse ecc.). Buona parte di questi studi tratta le criticità relative ai rischi, per questi lavoratori, di incorrere in modalità di gioco problematico mentre una minore parte si occupa di studiare le strategie messe in atto per individuare
e fronteggiare modalità di gioco d’azzardo patologico tra i clienti dei locali.
In particolare a livello internazionale si sono riscontrati pochi studi sugli esercizi non esclusivamente dedicati al
gioco d’azzardo, all’interno dei quali opera personale generalmente non specializzato, mentre negli studi realizzati
a livello nazionale si osserva una maggiore focalizzazione su queste tipologie di locali.
Conclusioni: complessivamente non risulta analizzata in modo approfondito l’interazione tra gestore e giocatori e
le sue possibili influenze sulla condotta di gioco, ed emerge come non sia presente nei gestori una realistica consapevolezza delle problematicità presenti né l’assunzione di un compito di supporto per un gioco meno rischioso
o di prevenzione nei riguardi dei soggetti con tendenza a comportamenti più problematici. Vengono infine evidenziati alcuni spunti e ipotesi relative sia all’utilità di intraprendere alcune possibili azioni sulla formazione degli
operatori e sulla regolamentazione del gioco che ad alcune prospettive di future ricerche.
Parole chiave: gioco
d’azzardo, locali da gioco, personale locali gioco, prevenzione, riduzione del danno, gioco responsabile
Can gambling workers influence in a preventive way the gamblers’ behaviours? A review
of the literature
Objectives: the purpose of this paper is to detect how sociology and social epidemiology have explored the role of the operators as one of
the possible factors which influence gambling behaviors.
Methods: the work begins with a brief analysis of the subjective factors, social components and representations, which interact in the
evolution of the phenomenon of PG among the population. Are then given the results of the review of the literature produced in Italy
and internationally, that highlight the complexity of the many dimensions observed.
Results: from the review some interesting findings have emerged, including that almost all studies have been conducted on staff working
Augusto Consoli
Direzione del Dipartimento di Patologia delle Dipendenze, “C. Olievenstein”, A.S.L. TO2
C.so Vercelli, 15 – 10152 Torino – Italy
tel: +39 0112484016/508 Fax: +39 011237458
e-mail: [email protected]
Contatti: Dott.
Di partimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
31
Italian Journal on Addiction
Vol. 3 Numero 5 2013
in the field of gambling at professional level (operators of casinos, gambling halls etc.). Most of these studies have investigated the
risk for these workers to run into problematic gambling mods, while only few have investigated the strategies adopted to identify and face
pathological gambling among patrons. We have found few international studies on those venues, the majority, where gambling activities,
as lotteries and slot machines, take places and where there are not qualified operators skilled in gambling activities. The studies conducted at national level, on the other hand, are focused on non-professionals operators, but the interaction between operators and gamblers,
and its possible influence on gambling behaviors, is not deeply analyzed.
Conclusions: on the whole, the interaction between operators and gamblers seems to be not deeply analyzed by literature.
It appears that gambling operators do not have a realistic awareness of possible risks, do not promote less risky games, nor play a
preventive role for potentially problematic gamblers.
Finally, we describe some proposals on the utility to undertake training course for gambling operators and to adopt specific regulations,
as well as we provide some insights for future research in this field.
Keywords: gambling,
gambling venues, gambling venue staff, prevention, harm minimization, responsible gambling
Introduzione
ll fenomeno del gioco d’azzardo: aspetti epidemiologici
e psicosociologici
I movimenti di sviluppo ed espansione che negli ultimi decenni hanno caratterizzato, a livello globale, l’andamento
dell’industria e del mercato del gioco d’azzardo legalizzato si
sono riflessi in un progressivo e costante incremento dell’offerta e della diffusione dei locali in cui sono presenti opportunità di gioco.
Diffusione che, secondo quanto riportato dalla letteratura di
settore, svolgerebbe un ruolo di rilievo – seppure mediato da
fattori culturali e socio-demografici, oltre che dalle capacità di
adattamento della comunità – nell’influenzare comportamenti ed atteggiamenti1-6.
I dati presentati nell’edizione più recente del Global Gambling Report mostrano che nel corso del 2012 il fatturato
complessivo del mercato modiale del gioco si è attestato intorno ai 430 miliardi di dollari, facendo registrare un incremento del 2% che, sebbene inferiore a quello rilevato negli
anni precedentiI, conferma comunque il mantenimento di un
trend positivo di crescita da parte di questo settore7,8.
In maniera analoga, anche il volume d’affari dell’industria del
gioco sembra aver conosciuto nell’ultimo decennio un progressivo e costante incremento, così come emerge dalle rilevazioni Eurispes e dai dati A.A.M.S., secondo cui la raccolta
lorda annuale per i giochi pubblici sarebbe passata dai 35,4
miliardi di euro del 2003 agli 80 del 2011, fino ad arrivare agli
87 miliardi di euro del 2012 II9-11.
Cifre significative (a cui peraltro, come sottolineato dall’Associazione Libera, andrebbero aggiunti i circa 10 miliardi di
euro di fatturato illegale), che pongono l’Italia al primo posto
in Europa e al terzo nel mondo12.
La quota di entrate più consistente risulta provenire dalle
diverse tipologie di slot machines (new slot, VLT), che raccolgono complessivamente il 56% del fatturato legale totale,
seguite dai giochi online (14%), dalle lotterie istantanee (10%)
I Il rallentamento del trend di crescita osservato è probabilmente da attribuirsi in
prevalenza alla flessione del mercato europeo, recentemente colpito da una crisi generalizzata
dei consumi; flessione che, d’altra parte, risulta almeno in parte compensata dallo sviluppo
dell’industria del gioco nordamericana e di quella asiatica, che costituiscono attualmente due
tra le realtà più floride e maggiormente in espansione.
II La spesa annuale complessiva, al netto delle vincite pagate, è stata invece di circa 17,1
miliardi di euro, con una contrazione del 3,5% rispetto all’anno precedente. Di questi, 8,1
miliardi sono andati allo Stato come gettito erariale, mentre i restanti 9 sono stati incassati
dai diversi soggetti che compongono la rete statale ufficiale dei concessionari di gioco.
32
Di partimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
e dal lotto (6%)11.
Attualmente, quindi, sarebbero proprio gli apparecchi elettronici da intrattenimento, presenti sul territorio italiano con una
elevatissima densità (in media 1 ogni 150 abitanti), a fungere
da traino per il mercato del gioco. Non si può del resto sottovalutare il fatto che la distribuzione sempre più capillarizzata
delle occasioni di gioco ha probabilmente favorito una maggiore accessibilità, non solo in termini territoriali, ma anche di
rappresentazioni sociali e psicologiche, garantendo, di fatto,
la possibilità di entrare in contatto con il gioco d’azzardo anche a fasce di popolazione precedentemente poco interessate
dal fenomeno, e nel contesto di ambienti tradizionalmente ed
esplicitamente non destinati alle attività di gioco13.
Nel complesso, sembra quindi possibile affermare che il mercato del gioco costituisce, in Italia, una realtà di evidente rilevanza, sociale ed economica, anche in relazione al significativo impatto sui livelli occupazionaliIII.
Realtà il cui sviluppo è stato in qualche misura favorito ed
incentivato dalle politiche governative finanziarie, che hanno
consentito e supportato la progressiva crescita e differenziazione dell’offerta di gioco e il parallelo ricorso ad attività di
promozione e pubblicizzazione sempre più ampie, intense e
mirate.
Non a caso, l’anomalia di uno Stato che promuove e incoraggia il gioco d’azzardo, evitando di considerare i rischi cui
sono esposti quegli stessi cittadini che deve tutelare, è stata
più volte sottolineata in pubblicazioni e interventi di esperti
del settore, divenendo sempre più spesso oggetto di discussione anche in contesti politici locali e nazionali14-16.
Va a questo proposito evidenziato che, a differenza di quanto è accaduto per le altre dipendenze legali, come quella dal
fumo di tabacco e dall’alcol, nel caso del gioco d’azzardo
manca in Italia una regolamentazione che permetta ai policy
maker di intervenire in modo efficace per la tutela dei cittadini, in particolar modo delle fasce più deboli, a fronte dell’incremento del mercato.
Tuttavia può essere segnalata anche, quale elemento di novità,
la recente entrata in vigore della Legge 189/2012 (conversione, con modificazioni, del decreto legge 158/2012), recante
disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese
mediante un più alto livello di tutela della salute, all’interno
della quale sono state inserite anche disposizioni in materia di
regolamentazione del gioco d’azzardo17.
In particolare, la Legge prevede per gli esercenti l’obbligo di
III Attualmente si stima che le aziende operanti nel settore dei giochi siano oltre 150.000
(comprendendo anche coloro che esercitano le attività di gioco in forma complementare
rispetto all’attività principale), con un livello occupazionale complessivo di circa 200.000
unità.
GAP - Esercenti sale da gioco e prevenzione
esporre nei locali in cui vi sia offerta di giochi pubblici materiale informativo volto ad evidenziare il rischio di dipendenza
dal gioco d’azzardo, e a segnalare la presenza sul territorio di
servizi di assistenza pubblici o del privato sociale per la cura
delle persone con patologie correlate al gioco d’azzardo. Dal
momento che il compito di predisporre il materiale informativo veniva affidato alle Aziende Sanitarie, senza entrare nel
merito di ulteriori disposizioni applicative, l’attuazione è stata
affrontata in modo disomogeneo nelle varie regioni, in alcuni
casi attraverso la diffusione di materiale prodotto a livello regionale, in altri tramite informative redatte dalle singole ASL
e pubblicate sui rispettivi siti web aziendali.
Pur trattandosi solo di una disposizione che obbliga a introdurre degli avvisi, non accompagnata da altri interventi
e non inserita in progetti di formazione e prevenzione più
ampi, l’applicazione della Legge sopra citata si può considerare certamente un’innovazione, la cui portata non è però al
momento ancora quantificabile. Sarà di indubbio interesse nei
prossimi anni la valutazione del suo effettivo impatto rispetto
all’attività dei gestori professionali del gioco e all’approccio al
fenomeno in generale.
La pubblicità e la promozione del gioco d’azzardo
La questione di quanto incida la pubblicità sul consumo di un
prodotto capace di creare dipendenza, come il gioco d’azzardo, o l’alcol o il fumo, è piuttosto complessa.
Uno studio britannico sulla valutazione dell’impatto della
pubblicità nella diffusione del gioco d’azzardo problematico
e patologico, ha preso in esame la letteratura su gambling e
pubblicità, settore in cui le ricerche empiriche sono ancora
scarse, facendo riferimento soprattutto ad altre aree di rilevante interesse, già da tempo esplorate, come quella dell’uso
di alcol18.
Le ricerche censite rispetto all’alcol rilevano in genere che la
regolamentazione della pubblicità può essere un utile strumento, ma sono da considerarsi importanti anche variabili
legate al contesto ambientale, alla effettiva disponibilità del
prodotto, al suo prezzo.
Allo stesso modo, per quanto riguarda il gioco, a favorire il
comportamento concorre, oltre allo stimolo costituito dal
messaggio pubblicitario, anche la presenza di caratteristiche
strutturali e situazionali, come la localizzazione delle postazioni di gioco e il loro numero.
Rispetto alla pubblicità del gioco sui media inoltre, molti studi
esaminati nell’articolo citato rilevano che i messaggi veicolati
sono spesso illusori, non spiegano le reali possibilità di vincita e tendono ad alimentare aspettative di facili guadagni.
Pur non essendo possibile trarre conclusioni sull’effetto della
pubblicità rispetto al gioco problematico, per la ancora scarsa
quantità di dati, viene sottolineata l’importanza di una pubblicità corretta, non ingannevole, attenta ai comportamenti di
gioco responsabile, e quindi alla diffusione di buone pratiche,
come i Codici di regolamentazione presenti in molti Stati, soprattutto al fine di tutelare le fasce di popolazione più fragili.
Le ricerche sull’impatto della pubblicità sono per lo più rivolte a tipologie di consumatori, alla popolazione generale
e in particolare ai giovani. Minore è l’attenzione riservata in
quest’ambito agli operatori professionali del gioco e resta ancora aperto i quesito su quali canali di informazione possono
contribuire efficacemente alla costruzione di una adeguata
rappresentazione del gioco d’azzardo e del concetto di giocatore problematico negli esercenti dei locali di gioco.
L’informazione e l’approccio commerciale alla diffusione dei dati
Oltre alle forme di pubblicità più diffuse, veicolate attraverso
i principali media, c’è una varietà di fonti di informazione
di tipo più “professionale”, a cominciare dal sito internet
dell’A.A.M.S., che riporta dati statistici sul mercato del gioco,
a quelli di Sisal, Lottomatica, fino ai diversi siti specializzati
collegati a varie concessionarie.
Nel rapporto Sisal 2010 viene dato ampio spazio alla descrizione di una società all’avanguardia, di successo, attenta alla
formazione dei dipendenti, alla soddisfazione dei clienti, all’aderenza a codici e regolamenti etici anche in tema di pubblicità. Vengono sottolineate le caratteristiche di competenza,
trasparenza, sensibilità ai problemi sociali, e alla scelta di una
politica di gioco responsabile, che le sono valsi il riconoscimento della certificazione della European Lottery19.
I dati relativi ai volumi crescenti di denaro speso nei giochi
vengono naturalmente letti come risultati positivi di un’efficace lavoro di impresa e di marketing. Si segnala in particolare
l’esistenza di un filo diretto con i gestori, ai quali verrebbe
fornita assistenza e formazione, anche in tema di gioco responsabile (argomento a cui viene dedicato un intero capitolo). Il concetto di “gioco responsabile”, che più recentemente
ha sostituito quello di “gioco sicuro”, utilizzato spesso nei
messaggi dell’A.A.M.S., viene di per sé assimilato a quello di
“gioco legale”, lasciando intendere che i pericoli siano connessi prevalentemente solo a quello illegale.
Anche il termine “ludopatia”, che non trova riscontro a livello
clinico (la definizione del DSM IV è, come è noto, “gioco
d’azzardo patologico”) viene sempre più citato, alimentando
ambiguità e confusione, come se si parlasse solo di gioco in
generale, tralasciando l’aspetto dell’azzardo, che però è proprio quello che più ha a che fare con le problematiche comportamentali reiterative o additive.
Sempre nello stesso rapporto 2010 vengono descritti i risultati di una ricerca commissionata da Sisal all’Istituto ISPO su
cosa pensano gli italiani sul gioco patologico. A quanto viene
riferito nel documento, dalle interviste effettuate emerge che
la maggior parte del campione ritiene che i giocatori siano responsabili e in genere capaci di controllarsi, e che la penetrazione sociale della dipendenza da gioco sia minima. “Il gioco
in sé è considerato innocente, e chi ne diventa dipendente
esprime un disagio e una debolezza che prescindono dall’ambiente in cui si manifestano”.
Messaggi di questo tipo, che raggiungono i gestori impegnati
nelle ricevitorie e nelle varie sedi commerciali, possono tendere a costruire una rappresentazione del gioco d’azzardo
come attività sicura, scevra da rischi, fonte di divertimento e
di possibili guadagni, e dei giocatori come clienti informati,
in grado di operare delle scelte responsabili: l’eventualità che
si instaurino problemi di dipendenza riguarda tutt’al più una
minoranza di persone che hanno già per conto loro disturbi
o difficoltà sul piano psicologico, ma non ha nulla a che fare
con l’offerta di gioco.
Rispetto alla costruzione della rappresentazione che operatori e aziende del gioco hanno di sé, viene stimolata l’identificazione e l’appartenenza a un gruppo descritto come di
successo e competente, in cui i guadagni personali attesi sono
in linea con la filosofia aziendale. I rischi legati al gioco problematico restano sullo sfondo, e le competenze auspicate e i
comportamenti richiesti per il ruolo professionale si limitano
all’esercizio della legalità (gestione corretta degli apparecchi,
divieto ai minori di 18 anni).
Non ultimo va sottolineato l’aspetto paradossale della vendita
dei “Gratta e Vinci” anche negli Uffici Postali, dove il perso-
Di partimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
33
Italian Journal on Addiction
Vol. 3 Numero 5 2013
nale viene incaricato di fare promozione direttamente con il
pubblico agli sportelli. Ciò appare particolarmente rischioso
se si pensa al rapporto di prossimità, e spesso di fiducia, che
si viene a creare, soprattutto nei piccoli centri, con le fasce di
popolazione più fragili, come gli anziani e i pensionati.
Una delle principali difficoltà rispetto all’applicazione di codici di regolamentazione e di buone pratiche al fine di favorire
una cultura del “gioco responsabile” è proprio la dispersione e la moltiplicazione dei soggetti interessati. Le esperienze internazionali di formazione dei gestori e di riduzione del
danno sono rivolte in genere a una tipologia ben precisa di
gestori professionali, come quelli dei casinò, delle sale giochi
e sale scommesse, mentre nella situazione italiana la categoria
è molto varia, includendo anche negozianti, tabaccai, giornalai, personale cioè non specificamente dedicato a questo tipo
di attività.
Uno studio australiano del 2003 sulla percezione dell’efficacia
delle strategie di gioco responsabile tra i gestori di casino e
sale giochi, suggerisce alcune considerazioni a questo proposito20.
Sono state riscontrate differenze nella percezione del proprio
ruolo e nell’applicazione della regolamentazione nei diversi
contesti esaminati: tra aree territoriali periferiche e centrali,
tra esercizi più grandi e più piccoli, tra quelli inseriti in contesti di scambio e comunicazione in città e quelli più isolati. In
media risultava che gli esercenti meno informati sulle disposizioni da applicare e meno convinti della loro utilità fossero
quelli che lavoravano in contesti più isolati, più lontani, più
piccoli. L’appartenere a contesti più grandi, meglio organizzati, che possono disporre più facilmente di informazioni,
facilita quindi la messa in atto di programmi di formazione e
sensibilizzazione e di buone pratiche.
Nella situazione italiana in particolare ci sembra che gli esercenti si ritrovino in una sorta di territorio di confine, tra il
mondo invitante di “Azzardopoli” assunto per scelte commerciali, genericamente legittime, e favorite dallo sviluppo
esponenziale di un mercato che ha progressivamente modificato il sistema, e l’esperienza di prossimità con situazioni
complesse, o anche francamente problematiche, alle quali
non sono stati preparati e rispetto alla gestione delle quali
non possiedono strumenti adeguati12.
L’individuo tra mass media, processi decisionali e comportamenti
Passando adesso dagli elementi di contesto a quelli relativi al singolo individuo, può essere interessante evidenziare
brevemente alcuni meccanismi che il soggetto può utilizzare
quando si pone in rapporto con il gioco d’azzardo. In questo
contesto volutamente si tralascia l’attenzione sulle situazioni
di particolare vulnerabilità o sui quadri di marcata problematicità psicopatologica che si possono riscontrare tra chi si approccia al gioco d’azzardo analizzando invece i meccanismi
generali comuni alla maggior parte degli individui.
Un primo punto da osservare è quello dell’influenza della
comunicazione sociale, dei suoi diversi contenuti e della sua
percezione ed elaborazione da parte del soggetto. Si può ipotizzare che se da un lato la pubblicità e la promozione del
gioco hanno un importante ruolo nella diffusione del gioco
d’azzardo anche i tentativi di trasmettere informazioni e messaggi orientati alla tutela della salute individuale e collettiva e
alla promozione di stili di vita più sicuri potrebbero svolgere
una funzione di direzione opposta e con funzione positiva.
Tra i molti fattori che possono influenzare il grado di efficacia delle comunicazioni, finalizzate alla promozione della
salute vi è la difficoltà a veicolarle con strumenti e modalità
34
Di partimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
adeguate e, per l’individuo, di selezionare dati e informazioni all’interno di una grande massa di contenuti e stimoli che
vengono costantemente trasmessi alla popolazione generale e
a specifiche sottopopolazioni. Il singolo individuo di fronte
a questa elevatissima quantità di stimoli, raramente coerenti
o collocati e fruibili in un ordine gerarchico di importanza e
priorità, si trova nella difficoltà di avere un approccio critico.
Tale difficoltà si estende quindi alle ricadute comportamentali, o almeno a quella parte dei processi che conducono alla
generazione dei comportamenti basata su meccanismi razionali, sia rispetto a tematiche generali relative alla salute che, in
particolare, su ambiti specifici e carichi di elementi di ambivalenza come il gambling, il fumo, l’assunzione di alcol ecc.
A complicare questi aspetti si pone la caratteristica specifica
del gioco d’azzardo. Infatti mentre un modo semplicistico di
porre la questione potrebbe condurre ad una formulazione
dicotomica, ad esempio la scelta tra le affermazioni ‘giocare è
una cosa negativa’ oppure ‘giocare non è una cosa negativa’,
le soluzioni concettuali e i conseguenti comportamenti che
possono realisticamente essere individuati si pongono in un
range che può essere rappresentato come le percentuali di
rischio presenti all’interno della gamma dei diversi stili e pattern di partecipazione al gioco.
Ma anche se l’analisi dei messaggi e la conoscenza delle problematiche connesse al gioco d’azzardo potessero essere più
adeguate ed efficaci, la previsione della loro ricaduta nei comportamenti individuali e collettivi non sarebbe naturalmente
possibile, basandosi questi non tanto su elementi di conoscenza oggettiva e su percorsi razionali strettamente consequenziali ma su molte altre variabili. Tra le diverse componenti si vuole evidenziare il valore e il significato che ha, per
il soggetto, il rapporto con i diversi gradi di rischio connesso
con eventi o azioni nelle quali può essere coinvolto.
Possibili valenze e significati del rischio
Per ciascuna persona la prossimità con il rischio presente in
qualche evento che può riguardarlo suscita emozioni e atteggiamenti diversi. Una osservazione classica che permette di
rilevare delle modalità molto evidenti e spesso drammatiche,
e quindi utili per una funzione esplicativa, è quella con cui si
possono esprimere tali atteggiamenti in adolescenza, tenendo
conto che alcuni di questi tratti possono essere presenti anche
in fasi successive del ciclo di vita dell’individuo. Attualmente
è superata la lettura prevalentemente orientata a spiegare la
prossimità al rischio come frutto di elementi psicopatologici
espliciti o latenti ribaltando anzi la prospettiva fino a considerare l’assunzione del rischio nell’adolescenza come un
esperienza di grande importanza nello sviluppo della propria
autonomia e della capacità di contatto e conoscenza dell’ambiente.
Sia nell’adolescenza che nell’adulto è inoltre presente un meccanismo di particolare importanza denominato ‘Falso Consenso’: in questo caso i propri rischi sono considerati come
meno pericolosi e negativi quando anche tanti altri corrono
gli stessi rischi. Questo meccanismo è chiamato falso consenso perché se un comportamento è assunto da una sola
persona o da tanti questo non cambia la probabilità statistica
che accada un certo evento alla singola persona. Vi può poi
essere un atteggiamento di ‘Ottimismo irrealistico’, Overconfidence, che consiste in una visione eccessivamente ottimistica del futuro. In questo stato mentale si ritiene che le cose
negative effettivamente accadono ma non al soggetto stesso
che inoltre è convinto che le cose positive gli accadono in
misura maggiore che ad altri.
L’overconfidence è elevata nei soggetti che hanno l’idea di
GAP - Esercenti sale da gioco e prevenzione
avere la capacità e possibilità di controllare gli eventi esterni
dal proprio interno (locus of control interno). Inoltre l’overconfidence aumenta quando il soggetto si pone a valutare il
rischio di altre persone e si ritiene più capace di altri a controllare gli eventi esterni. Secondo alcuni autori questa posizione
è collegata ad un tentativo di protezione della propria identità
e specificità rispetto all’accomunamento al resto della collettività, cosa che può essere avvertita come un appiattimento e
una perdita di identità21-23.
L’esito frequente è comunque l’assunzione di comportamenti
che determinano una minore protezione di sé.
Certamente questo mutamento di prospettiva che tende
a non considerare i diversi livelli di coinvolgimento con situazioni di rischio come di per sé patologici non esclude la
possibilità di riconoscere i diversi esiti, anche negativi, della
vicinanza con eventi particolarmente rischiosi né la ricerca,
e l’esistenza, di possibili problematiche psicologiche e sociologiche preesistenti e sottostanti. In tal senso si sono mossi
diversi studi che hanno individuato una serie di fattori che
consentono di discernere tra tali possibili scenari giungendo
anche a definire anche un quadro di insieme che correla tra
loro tali diversi fattori che costituisce il nucleo della Problem
Behaviour Theory24-26.
All’interno di tali complessi scenari elaborati dai diversi ricercatori è interessante osservare come il senso di appartenenza
al contesto sociale, le pressioni orientate a sostenere questo
sentimento e il rapporto con il sistema delle regole attraverso la mediazione interpersonale da parte di soggetti con un
ruolo riconosciuto rivestono un significato ed una salienza
particolare27,28.
Regole, divieti ed effetti paradossi
In diverse situazioni un comportamento problematico individuale o collettivo può essere ridotto o depotenziato per mezzo di regole o divieti. Tuttavia è esperienza comune osservare
come in alcuni ambiti la preesistenza o l’introduzione di regole non determini l’effetto desiderato. Per comprendere più
a fondo il possibile esito di un divieto è utile tener conto del
fenomeno della reattanza che consiste in un comportamento
che si oppone al rispetto della regola introdotta. Tale reazione è stata particolarmente studiata da Jack Brehm ed ha più
probabilità di essere messa in atto quando il numero di alternative che il soggetto ha di fronte si riduce marcatamente29.
Il comportamento che si determina, secondo l’autore, si articola in due modalità distinte: la tendenza a riconquistare
l’alternativa perduta e la perdita di interesse per l’alternativa disponibile, anche se precedentemente gradita e ricercata.
Come può essere traslata l’osservazione e la relativa concettualizzazione della reattanza nell’ambito dell’introduzione di
regole o divieti finalizzati alla prevenzione del gioco d’azzardo patologico? Infatti in questo caso, come prima veniva
evidenziato rispetto alla poco realistica semplificazione della
totale presenza o totale assenza del rischio, non ci troviamo
davanti ad una opzione dicotomica, ad esempio fumare o non
fumare, ma ad una modalità qualitativa e quantitativa del giocare. Per di più, in questo caso, chi ha il compito e l’autorità
di introdurre eventuali limitazioni è lo Stato che è, allo stesso
tempo e quasi ovunque, il maggior produttore di possibilità di
gioco d’azzardo per la popolazione.
Questo quadro di insieme introduce una riflessione relativa
non tanto all’obiettivo della cessazione dell’offerta del gioco
d’azzardo, o tanto meno ad una sua interdizione e divieto, ma
piuttosto all’introduzione di un sistema di regolazione più
articolata, che tenga conto tra l’altro dell’analisi dei possibili esiti che complessivamente l’introduzione di nuovi giochi
d’azzardo, in presenza di altri giochi già disponibili e delle
problematiche esistenti o emergenti, può determinare.
Inoltre il sistema di regolazione dovrebbe maggiormente tenere in conto il risvolto che certi fattori ambientali e certe
forme di pressione sociale possono avere, oltre che nella popolazione generale, nei comportamenti individuali di un certo
numero di persone particolarmente vulnerabili.
Come è stato accennato nelle brevi sintesi sopra riportate
sia i messaggi sociali che le regole presenti nel contesto e i
meccanismi psicologici che si possono osservare nei comportamenti e nel fenomeno del gioco costituiscono una complessa rete di interazioni che possono avere però una loro
modulazione e rivalutazione anche per mezzo di figure che
operino in prossimità dei soggetti interessati. E’ per questo
che abbiamo voluto focalizzare la nostra attenzione sul ruolo
di mediazione che può assumere, all’interno del setting del
gioco, la figura dell’esercente nei locali nei quali si svolgono
le sessioni di gioco.
La revisione della letteratura
Metodologia e criteri di selezione
La ricerca bibliografica ha tenuto conto dei contributi pubblicati, in formato cartaceo o elettronico, nel periodo compreso
tra il 1 gennaio 2002 ed il 30 settembre 2013. Le fonti di riferimento sono state diverse. In primo luogo, sono state consultate alcune banche dati ( PUBMED, EBSCO e PSYNET),
tramite il ricorso a stringhe di parole chiave (“gambling employees”; “gambling operators”; “gambling workers”; “gambling staff ”) e la successiva selezione dei risultati restituiti sulla base dell’attinenza con il tema oggetto di studioIV.
Le medesime combinazioni di parole, declinate sia in lingua
italiana che inglese, sono poi state utilizzate per effettuare
una più generale ricerca sul web (tramite il motore di ricerca
Scholar di Google), che ha tra l’altro permesso di individuare anche documenti appartenenti alla cosiddetta letteratura
“grigia”. In questo caso sono stati presi in considerazione,
per ogni query inviata, i primi 300 risultati proposti (ordinati
in base alla pertinenza), ulteriormente filtrati in relazione alla
loro rilevanza.
Infine, sono stati consultati (integralmente o tramite il ricorso
a parole chiave) gli indici relativi alle annate 2002/2012 di
alcune riviste scientifiche nazionali e internazionali (S&P Salute e Prevenzione, Personalità/Dipendenze, International
Gambling Studies, Journal of Gambling Issues) e gli archivi
di alcuni Centri di Documentazione specialistici e biblioteche online (Ce.Do.S.T.Ar. – Centro documentazione, studi e
ricerca sul fenomeno delle dipendenze patologiche del Dipartimento delle Dipendenze dell’Azienda U.S.L. 8 di ArezzoV, Centro Studi, Documentazione e Ricerche del Gruppo
AbeleVI, Ce.S.D.A. – Centro studi, ricerca e documentazione su Dipendenze e Aids del Dipartimento Dipendenze
IV Sono stati, in particolare, selezionati ricerche e studi empirici focalizzati intorno
alla figura del personale operante nei locali da gioco, al fine di esplorare preliminarmente
le differenti modalità attraverso cui le peculiarità connesse al ruolo sociale e professionale di
questa categoria sono state fino ad ora considerate ed indagate. Si è invece scelto di escludere
dalla revisione quegli studi che, pur coinvolgendo le medesime figure professionali, si
proponevano un obiettivo conoscitivo differente, quale ad esempio la valutazione dell’efficacia
di determinati programmi formativi o interventi di prevenzione.
V http://www.cedostar.it
VI http://centrostudi.gruppoabele.org
Di partimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
35
Italian Journal on Addiction
Vol. 3 Numero 5 2013
dell’A.S.L. 10 di FirenzeVII, ePublications@SCU – Research
and scholarly publications of Southern Cross UniversityVIII,
GambLIB – Gambling Research DatabaseIX, Centri di Documentazione Dipendenze della Regione Emilia RomagnaX,
Responsible Gambling CouncilXI, Retecedro – Rete dei centri
di documentazione sulle dipendenze patologiche della Regione Toscana XII, Wiley online libraryXIII).
Risultati
In totale sono stati individuati 38 studi, a carattere prevalentemente qualitativo. Di questi, 30 sono stati condotti in ambito internazionale (Australia, Cina, Corea, Canada e USA) e
hanno assunto, quale oggetto di indagine, figure specializzate
con una identità professionale e, generalmente, una formazione specifica, operanti in locali esclusivamente o comunque
prevalentemente dedicati all’esercizio delle attività di gioco
d’azzardo (casinò, club e sale da gioco interne agli hotel).
Gli 8 studi effettuati sul territorio nazionale italiano, invece,
hanno considerato una gamma di soggetti e di contesti più
eterogenea, andando ad esplorare sia l’ambiente dei casinò
che i “nuovi” luoghi del gioco legalizzato: Bingo, sale giochi
e sale scommesse, quindi, ma anche e soprattutto tutti quegli
esercizi commerciali tradizionalmente ed esplicitamente non
dedicati al gioco d’azzardo (tabaccherie, bar, edicole, …), che
attualmente costituiscono il settore più florido del mercato
del gioco italiano, e sono solitamente gestiti da figure professionali più ibride, che non hanno ricevuto una formazione
specifica e spesso non possiedono conoscenze particolari in
materia, al di là di quelle maturate “sul campo” XIV.
Le caratteristiche e conclusioni principali di ciascuna ricerca
sono state sintetizzate nelle tabelle 1 e 2.
Discussione
Nel complesso, sembra possibile rilevare come la ricerca sulle
figure operanti nei locali da gioco, pur non costituendo uno
dei filoni privilegiati di indagine nell’ambito della letteratura
multidisciplinare sul gioco d’azzardo, stia conoscendo, specie
nel corso degli ultimi anni, un certo sviluppo. Il campo di
osservazione scelto dai ricercatori pare progressivamente ampliarsi ad includere una molteplicità di fattori reciprocamente
interconnessi tra loro, e il focus si sposta dall’analisi delle caratteristiche individuali dei singoli giocatori o della rilevazione
di carattere epidemiologico quantitativo, alla comprensione
dei contesti sociali ed ambientali, oltre che delle condizioni in
cui il fenomeno stesso si sviluppa e verifica.
Le prospettive a partire dalle quali i ricercatori hanno considerato, osservato ed analizzato il personale dei locali da gioco
appaiono piuttosto diversificate tra loro.
Per quanto riguarda gli studi condotti a livello nazionale, è
possibile osservare come almeno sei degli otto lavori esamiVII http://www.cesda.net;
VIII http://epubs.scu.edu.au;
IX http://www.gamblib.org;
X http://www.saluter.it/dipendenze/documentazione/i-centri-di-documentazione-1 ;
XI http://www.responsiblegambling.org;
XII http://www.retecedro.net;
XIII http://onlinelibrary.wiley.com;
XIV I ricercatori italiani hanno, in qualche ricerca, concentrato la loro attenzione su Sale
Bingo, sale giochi e sale scommesse, locali che propongono quasi esclusivamente attività di
gioco, riservando però una attenzione privilegiata alla figura del giocatore.26-28
36
Di partimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
nati sembrino iscriversi all’interno di una comune linea di
indagine, condividendo sia gli obiettivi generali che la metodologia di ricerca30-39.
Si tratta, più in dettaglio, di esperienze riconducibili al paradigma della ricerca-azione, che mirano prevalentemente ad
approfondire la conoscenza del fenomeno gioco d’azzardo
nei suoi aspetti sociali e nei risvolti disfunzionali e patologici attraverso la mappatura delle opportunità di gioco lecito,
l’osservazione svolta all’interno dei locali e, soprattutto, l’analisi delle percezioni e delle rappresentazioni degli esercenti.
Questi ultimi vengono infatti considerati come figure chiave,
che possono offrire un contributo prezioso alla comprensione delle componenti locali e contestuali del fenomeno e dei
pattern comportamentali e di consumo. Questi, stando ai dati
rilevati, si confermano conoscitori esperti e osservatori competenti, seppure talvolta inclini a minimizzare o sottostimare
i rischi connessi al gioco d’azzardo.
I restanti due lavori si focalizzano invece, in un caso, sulla
valutazione delle competenze mostrate dal personale di un
casinò rispetto al riconoscimento dei giocatori patologici, con
particolare riferimento ai criteri di discernimento empirici
implicitamente applicati ed alla loro affinità con quanto proposto dalla nosografia psichiatrica, e nell’altro, sull’attenzione
posta dagli esercenti verso il rispetto della normativa vigente,
oltre che sul tipo di relazioni che tendono ad instaurare con
la clientela40,41.
Per quanto riguarda gli studi internazionali, sono state identificate perlomeno tre direttrici di ricerca.
Nell’ambito della prima, che parrebbe essere stata sviluppata
prevalentemente, sebbene non esclusivamente, nel contesto
asiatico, vengono esaminati ed approfonditi principalmente
i fattori che possono favorire o ostacolare l’erogazione di un
servizio di qualità alla clientela, le variabili individuali ed organizzative che possono incidere sulle condotte e sulla soddisfazione professionale, l’eventuale adozione da parte del
personale di stili di vita non salutari, la possibile insorgenza
di sintomatologie da stress correlate al lavoro, il verificarsi di
fenomeni di burnout o tendenza al turnover42-48.
L’obiettivo delle ricerche è in questo caso posto quindi esclusivamente sugli aspetti professionali, con particolare riferimento ai livelli di benessere organizzativo e qualità, totale e
del lavoro, indagati prevalentemente attraverso la somministrazione e l’analisi di interviste.
La seconda direttrice di ricerca, all’interno della quale si collocano 16 degli studi esaminati, fa invece esplicito riferimento alla possibile evoluzione patologica dei comportamenti di
gioco, ed individua nel personale operante nei locali una categoria particolarmente a rischio, soprattutto in relazione alla
ampia accessibilità (intesa in termini fisici, spaziali, ma anche
sociali e cognitivi) delle occasioni di gioco. L’attenzione dei ricercatori si focalizza in questo caso sulla rilevazione, effettuata tramite interviste, questionari o scale specifiche, dei tassi di
prevalenza di gioco sociale e problematico tra i membri dello
staff dei locali – significativamente più elevati di quelli riscontrati nell’ambito della popolazione generale – o sull’identificazione dei possibili fattori di rischio e di protezione49-62.
In questo gruppo di ricerche sono inoltre stati inclusi due
lavori che, sempre riferendosi a campioni estratti dalla popolazione del personale dei locali da gioco, hanno esplorato,
rispettivamente, il primo la possibile comorbilità tra gioco
d’azzardo problematico ed altre forme di abuso di sostanze o
disturbi psichiatrici ed il secondo, gli specifici pattern associati all’evoluzione delle patologie da gioco63,64.
La terza direttrice di ricerca ruota attorno alla funzione potenzialmente svolta dal personale operante nei locali nell’ambito dell’attuazione di strategie ed interventi di riduzione del
GAP - Esercenti sale da gioco e prevenzione
danno. In particolare, i ricercatori si focalizzano sulla possibilità di individuare adeguati indicatori comportamentali che
consentano il riconoscimento precoce dei giocatori a rischio,
nonché sulle effettive competenze mostrate dal personale65,66.
Vengono inoltre esaminate le modalità di interazione con la
clientela maggiormente problematica e di gestione delle eventuali richieste di supporto avanzate dai giocatori o dai loro
familiari67-70.
Lo strumento di indagine privilegiato è costituito, anche in
questo caso, dall’intervista. Nel complesso, sembrano emergere diverse criticità, connesse sia all’identificazione di indicatori validi ed efficaci che alle difficoltà sperimentate dallo
staff dei locali nel rapportarsi con la clientela problematica,
specie in assenza di una richiesta esplicita e diretta. E’ però
soprattutto uno degli studi più recenti a sottolineare come la
necessità di conciliare le responsabilità sociali con le richieste
e le aspettative di principali, clienti ed altri significativi, oltre
che con le proprie reali competenze, possa alimentare nel personale vissuti di ambivalenza e conflitti di ruolo71.
La presente panoramica sulla letteratura, del resto, pare proprio mettere in luce, attraverso la molteplicità delle prospettive adottate, la multidimensionalità dell’oggetto di studio,
evidenziando sfaccettature diverse della peculiare posizione
occupata da questa categoria professionale, chiamata a rapportarsi con un fenomeno sociale complesso, a confrontarsi
con le rappresentazioni, percezioni ed interessi dei diversi e
molteplici soggetti coinvolti, e ad integrare i differenti – e
talvolta inconciliabili - messaggi e significati veicolati dai vari
contesti di appartenenza (individuale, familiare, gruppale, istituzionale, comunitario, …). Tale complessità non può essere
trascurata e va necessariamente considerata, anche in riferimento all’eventuale progettazione di strategie ed interventi
di riduzione del danno e promozione del gioco responsabile.
Le esperienze internazionali e gli studi condotti in materia,
infatti, pur non avendo finora consentito di ottenere dati
univoci circa la valutazione dell’efficacia delle diverse sperimentazioni, sembrano suggerire la necessità di costruire forme di intervento articolate, che operino su piani differenti
ed integrino azioni complementari, sia a livello educativo che
strutturale e normativo, stimolando la reale partecipazione e
l’assunzione di responsabilità da parte di ciascuno dei soggetti
sociali coinvolti, nonché favorendo l’adesione critica e consapevole alle politiche di prevenzione72-77.
Tornando all’obiettivo prioritario di questa rassegna, sembra
interessante rilevare la pressoché totale mancanza di studi che
si focalizzino sulla osservazione e descrizione dei processi
specifici e delle caratteristiche di interdipendenza e valorizzazione delle individualità e soggettività che possono contraddistinguere le relazioni – presenti o potenziali – che si
instaurano tra operatori dei locali e clientela. Le interazioni tra
staff e giocatori vengono infatti analizzate esclusivamente in
riferimento alle situazioni di criticità, al fine di valutare se gli
addetti ai lavori siano in grado di rispondere adeguatamente
alle eventuali richieste di supporto loro rivolte, e in che modo
sia possibile incrementare le loro competenze e abilità. Non
risultano essere prese in considerazione le situazioni, assai più
comuni e frequenti, di gioco sociale, né tantomeno la potenziale funzione incentivante o dissuasiva svolta dal personale.
Anche nel caso specifico degli studi sul contesto italiano è
possibile notare come, benché la maggior parte di essi abbia
previsto l’effettuazione di sessioni di osservazione, l’attenzione dei ricercatori sia stata rivolta prevalentemente ai giocatori,
non soffermandosi, se non marginalmente, sui processi interattivi e comunicativi che vengono a connotare e qualificare
le relazioni tra clienti ed esercenti.
Conclusioni
Il gioco d’azzardo costituisce un fenomeno complesso che,
per poter essere anche solo parzialmente compreso, necessita
di una adeguata attenzione sia alle componenti e implicazioni
socio-economiche, antropologiche, culturali e politiche, che
alle relazioni dinamiche che si instaurano tra i vari stakeholders, compresi gli individui e le famiglie coinvolte, e alle loro
reciproche rappresentazioni, percezioni, interessi. L’obiettivo
del presente lavoro è stato quello di approfondire, attraverso
una revisione della letteratura, quale posizione e ruolo occupi
il personale dei locali da gioco all’interno di questo sistema e
quali criticità e potenzialità siano rilevabili in una prospettiva
preventiva.
Tra i diversi elementi emersi si evidenzia un primo aspetto
costituito dal fatto che la maggior parte dei contributi si riferisce a studi condotti in contesto internazionale, in Paesi con
più radicate tradizioni e cultura di gioco ed è focalizzata su
figure professionali specifiche, che svolgono la loro attività in
locali dedicati totalmente o primariamente alle attività di gioco d’azzardo. Va poi sottolineato che gli studi considerati fanno riferimento prevalentemente a due angolature specifiche
di osservazione che vedono coinvolto il personale dei locali
come categoria a rischio rispetto allo sviluppo di patologie da
gioco o, alternativamente, come soggetto attivo nell’ambito di
interventi di riduzione del danno, impegnato nell’applicazione dei regolamenti aziendali e nel riconoscimento e/o nella
gestione della clientela maggiormente problematica mentre le
interazioni reciproche fra personale e clientela risultano indagate, sulla base della revisione, in modo marginale.
Nel contesto italiano, che è piuttosto eterogeneo, comprendendo sia locali prevalentemente dedicati al gioco (casinò,
sale Bingo, sale giochi, sale scommesse) che esercizi dedicati
al commercio di molteplici tipologie di prodotti e offerte di
attività, la quasi totalità degli studi esaminati si è concentrata su questa seconda tipologia, che al momento costituisce
una delle fasce del mercato maggiormente in espansione. Nei
contesti osservati i dati rilevati hanno confermato la capacità
e la potenzialità degli esercenti di cogliere aspetti e dinamiche propri del fenomeno, ma hanno evidenziato anche una
tendenza a sottovalutare o minimizzare gli aspetti di rischio
e problematicità e a relativizzare la possibilità di un proprio
coinvolgimento.
Gli elementi emersi possono offrire interessanti spunti di riflessione, anche in riferimento alla eventuale progettazione di
ricerche e di sviluppo di politiche, strategie ed interventi di
promozione del gioco responsabile nel nostro paese.
In Italia, contrariamente a quanto avvenuto in altri Paesi europei ed extraeuropei da circa un decennio, la promozione di
campagne di informazione e formazione orientate alla gestione di iniziative di riduzione del danno e tutela del consumatore è stata fino ad oggi limitata e circoscritta. Una eccezione
di un certo rilievo a questa tendenza può essere considerata quella del progetto promosso dal Ministero della Salute
che, nell’arco del biennio 2008-2010 ha coinvolto operatori
sanitari, un certo numero di commercianti e rappresentanti
istituzionali di diverse regioni italiane78. Tale esperienza tuttavia non ha avuto seguito in termini di sviluppo, riproposizione, diffusione e valutazione dei risultati. Più recentemente,
come già ricordato, l’entrata in vigore della Legge 189/2012
ha introdotto alcune disposizioni relative all’obbligo per gli
esercenti di esporre informative sui rischi del gioco d’azzardo
patologico e sulle indicazioni per accedere alle cure.
Le ragioni di tale carenza sono probabilmente molteplici e
possono essere connesse sia all’ambivalenza generata dal fat-
Di partimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
37
Italian Journal on Addiction
Vol. 3 Numero 5 2013
to che lo Stato è chiamato a svolgere una funzione regolatoria
rispetto all’offerta di prodotti e servizi di cui è anche promotore, sia alle specificità del mercato che, come si è detto, è
caratterizzato da una marcata capillarizzazione delle offerte e
dal coinvolgimento di operatori appartenenti a professionalità
diverse. Occorre inoltre considerare che la rilevante espansione che il fenomeno ha avuto sul territorio italiano negli ultimi
anni ha determinato criticità e rapidi cambiamenti culturali
ancora poco studiati a livello sociologico, facendo emergere
problematiche la cui regolazione e gestione non è ancora integrata nel sistema normativo e nelle attuali politiche sociali
e sanitarie. E’ quindi ragionevole ritenere che, nell’immediato
futuro, sarà necessario un maggiore investimento in politiche
preventive ed interventi rivolti alla promozione della salute sia
in ambito sociale allargato che all’interno dei luoghi del gioco.
All’interno del quadro sopra sintetizzato la ricerca psicosociologia potrà quindi svolgere una funzione di notevole rilievo
sia nel monitorare dati ed esiti degli interventi di prevenzione
svolti nei locali del gioco professionale che nell’approfondire dinamiche e possibili interventi all’interno dei contesti del
gioco ad ampia diffusione nella rete commerciale, anche al
fine di sperimentare e osservare le potenziali influenze esercitate dal personale di tali locali in termini di incentivazione
o dissuasione.
Bibliografia
1. Pearce J, Mason K, Hishcock RR, Day PP. A national study of neighbourhood access to gambling opportunities and individual gambling behaviour. J Epidemiol Community Health. 2008; 62(10):862-8.
2. Robitaille E, Heriean P. An analysis of the accessibility of video lottery
terminals: the case of Montréal. International J Health Geogr. 2008;7(2).
3. Sévigny S, Ladouceur R, Jacques C, Cantinotti M. Links between casino
proximity and gambling participation, expenditure and pathology. Psychology Addict Behav. 2008; 22(2):295-301.
4. Storer J, Abbott M, Stubbs J. Access or adaptation? A meta-analysis
of surveys of problem gambling prevalence in Australia and New Zealand
with respect to concentration of electronic gaming machines. International
Gambling Studies. 2009; 9(3):225-244.
5. Welte JW, Wieczorek WF, Barnes GM, Tidwell MC, Hoffman JH. The
relationship of ecological and geographic factors to gambling behavior and
pathology. J Gambl Stud. 2004; 20(4):405-423.
6. Young M, Markhamb F, Doranc B. Too close to home? The relationships between residential distance to venue and gambling outcomes.
International Gambling Studies – available online. http://www.tandfonline.
com/doi/abs/10.1080/14459795.2012.664159 (consultato il 20/11/2013 ).
7. Global Betting and Gaming Consultancy. 2011 Global Gambling
Revenues Passed US$ 400 billion. http://www.gbgc.com/2012/02/2011global-gambling-revenues-passed-us-400-billion/#!prettyPhoto (consultato
il 20/11/2013 )
8. Global Betting and Gaming Consultancy. Europe’s Woes Slow Global
Gambling Growth in 2012. http://www.gbgc.com/2013/04/europes-woesslow-global-gambling-growth-in-2012/ (consultato il 20/11/2013)
9. Eurispes. Rapporto 2011: la fiscalità delle newslot – estratto dello
studio. http://www.eurispes.eu/content/la-fiscalit%C3%A0-delle-newslotquadro-europeo-e-ipotesi-di-modifica-del-modello-di-imposizione (consultato il 20/11/2013)
10. A.A.M.S. I dati sulla raccolta dei giochi. http://www.aams.gov.it/site.
php?id=5320 (consultato il 20/11/2013)
11. Camera dei Deputati – Commissione VI Finanze. Audizione del
Direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli sulle tematiche relative all’operatività dell’Agenzia. 6 giugno 2013. http://documenti.camera.
it/leg17/resoconti/commissioni/stenografici/pdf/06/audiz2/audizione/2013/06/06/leg.17.stencomm.data20130606.A1.com06.audiz2.audizione.0001.pdf (consultato il 20/11/2013)
12. Libera. Azzardopoli. Il paese del gioco d’azzardo. Quando il gioco si
38
Di partimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
fa duro …le mafie iniziano a giocare. Numeri, storie e giro d’affari criminali
della “terza impresa” italiana. Roma, 2012. http://www.libera.it/flex/cm/
pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5741 (consultato il 20/11/2013)
13. Moore SM, Thomas AC, Kyrios M, Bates G, Meredyth D. Gambling
accessibility: a scale to measure gambler preferences. J Gambl Stud. 2011;
27(1):129-43
14. Bellio G. Audizione presso la Amministrazione Autonoma Monopoli
di Stato – AAMS. http://www.gambling.it/images/stories/ALEA_audizione_AAMS_2012.pdf (consultato il 20/11/2013 )
15. Rascazzo F. Se il popolo teme il futuro dategli l’azzardo. Narcomafie.
2010; 9.
16. Lavanco G, Croce M. Psicologia delle dipendenze sociali. Mondo interno e comunità. McGraw Hill, Milano, 2008.
17. LEGGE 8 novembre 2012, n. 189 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, recante disposizioni
urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un piu’ alto livello
di tutela della salute.GU n.263 del 10-11-2012 - Suppl. Ordinario n. 201.
http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2012;189 (consultato il 20/11/2013)
18. Griffiths MD. Does gambling advertising contribute to Problem
Gambling? Int J Ment Health Addict. 2005; 3(2):15-25.
19. SISAL. Rapporto sociale 2010.
http://press.sisal.net/c/
document_library/get_file?uuid=7851994c-0c2d-47da-9f0b6e31f1f8cf82&groupId=10389 (consultato il 20/11/2013) .
20. Breen H, Buultjens J, Hing N. Perceived efficacy of responsible gambling in Queensland hotels, casinos and licensed clubs. Report per la Research and Community Engagement Division of Queensland Treasury, 2003.
21. Elkind D. Understanding the young adolescent. Adolescence. 1978;
13(49); 127-34
22. McKenna F. It won’t happen to me: unrealistic optimism or illusion of
control? Br J Psychol. 1993; 84(1): 39-50.
23. Millstein SG, Halpern-Felsher BL. Judgements about risk and perceived invulnerability in adolescents and young adults. J Res Adolesc. 2002;
12(4): 399-422.
24. Bonino S, Cattelino E, Ciairano S. Adolescenti e rischio. Comportamenti, funzioni e fattori di protezione. Giunti Editore, Firenze, 2003.
25. Jessor R. New perspectives on adolescent risk behavior. Cambridge
University Press, New York, 2008.
26. Jessor R. Risk behavior in adolescence: a psychosocial framework understanding and action. J adol Health. 1991; 12:597-605.
27. Bonino S. Il fascino del rischio negli adolescenti. Giunti, Firenze,
2005.
28. Cicognani E, Zani B. La salute a rischio in adolescenza: il fenomeno
dell’ottimismo irrealistico. Psicologia clinica dello sviluppo. 1999; 1: 81-100.
29. Brehm SS, Brehm JW. Psychological reactance: a theory of freedom
and control. Academic Press, New York, 1981.
30. Croce M, Muzzupappa E. La sala corse da dietro lo specchio. Appunti
e riflessioni di osservazione partecipante. In Lavanco G, Croce M (a cura di),
Psicologia delle dipendenze sociali. McGraw Hill. Milano, 2008.
31. Lavanco G. All’ombra del gioco: patologie e azzardo “socialmente
consentito”. Intervento presentato al corso “Gioco d’azzardo: alla ricerca
di possibili integrazioni tra Servizio Pubblico, privato sociale e territorio”,
svoltosi nelle sedi di Arezzo, Firenze e Lucca. 2007.
32. Lavanco G, Varveri L [a cura di]. Psicologia del gioco d’azzardo e della
scommessa. Carocci editore. Roma, 2006.
33. Capitanucci D, Smaniotto R, Biganzoli A, Rizzi E, Romito J, Crespi
M, Fantoni M, Gobbo M, A qualitative investigation into gambling points
in Varese (Italy). The owners’ perceptions about their gambling clients. Abstract Book Prévention du jeu excessif et recherche: de la legislation à l’action, Losanna (CH), 1-2 marzo 2005, p.26.
34. Cinnella P, Iannone R Lomini A. Azione 5 del progetto di prevenzione all’uso di sostanze e comportamenti a rischio. Progetto IN.contro – Ricerca sul gioco d’azzardo nel territorio di Casalmaggiore. 2005.http://www.
cedostar.it/documenti/ricerca_casalmaggiore_esercenti_giochi_legali_gambling.pdf (consultato il 20/11/2013 ).
35. Filippi C, Breveglieri L. Malati di gioco. Una ricerca sul fenomeno del
gioco d’azzardo patologico nel territorio della provincia di Lodi. Quaderni
dell’Osservatorio. 2010; 8.
GAP - Esercenti sale da gioco e prevenzione
36. Marcaccini E, Camera L, Consoli A. La percezione del fenomeno del
gioco d’azzardo patologico tra gli esercenti dei locali di gioco. Un’indagine
in un territorio circoscrizionale della città di Torino. Dal fare al dire. 2012;
21(2): 3-12..
37. Marcaccini E, Luciani S, Camera L. Indagine sulla percezione del fenomeno del gioco d’azzardo patologico. Comunicazione presentata al convegno Giocare per vivere o vivere per giocare – seconda edizione. Il GAP
tra malattia individuale e fenomeno sociale: l’intervento dei Servizi. Torino,
21/05/2009.
38. Novelli D. Costruzione di un progetto di ricerca di sensibilizzazione sul G.A.P. nella città di Alessandria. Comunicazione presentata al convegno Giocare per vivere o vivere per giocare – seconda edizione. Il GAP
tra malattia individuale e fenomeno sociale: l’intervento dei Servizi. Torino,
21/05/2009.
39. Ranieri F, Bonicolini C, Cocci V, Frullano D, Mencaroni G, Sangalli
M, Dimauro PE. Gioco d’azzardo lecito ad Arezzo: interviste agli esercenti
di esercizi con slot machines e lotto. Bollettino sulle Dipendenze. 2007; 3:
29-38.
40. Molin V. Dentro il casinò: quando il gioco si fa “malato”. Rivista di
criminologia, vittimologia e sicurezza. 2011; 5(2):87-100.
41. Eurispes, L’Italia in gioco. Rapporto Italia 2009.
42. Back K, Lee C, Abbott J. Internal relationship marketing: Korean
casino employees’ job satisfaction and organizational commitment. Cornell
hotel and restaurant administration quarterly: the journal of the Cornell University School of Hotel Administration. 2011; 52(2).
43. Hu SX, Luk A, Leong C, U C, Van F. The correlation of work conditions with unhealthy lifestyles and occupational health problems of casino
croupiers in Macau. J Gambl Stud. 2012 [epub ahead of print].
44. Lam CS. Frontline employees’ informal learning and customer relationship skills in Macao casinos: an empirical study. UNLV Gaming Research
& Review Journal. 2011; 15(2): 35-57.
45. Taormina RJ. Factors related to casino dealer burnout and turnover intention in Macau: implications for casino management. International
Gambling Studies. 2009; 9(3): 275-94.
46. Tiyce M, Hing N, Cairncross G, Breen H. Employee stress and stressors in gambling and hospitality workplaces. J Human Resources in Hospitality & Tourism. 2013;12(2): 126-54.
47. Wan YKP. Exploratory assessment of the Macao casino dealers’ job
perceptions. International Journal of Hospitality Management. 2010; 29(1):
62-71.
48. Zeng Z, Forrest D, McHale IG. Happiness and job satisfaction in a
casino-dominated economy. J Gambl Stud. 2013; 29(3): 471-90
49. Guttentag D, Harrigan K, Smith S. Gambling by Ontario casino employees: gambling behaviours, problem gambling and impacts of the employment. International Gambling Studies. 2012; 2(1): 5-22.
50. Hing N. Examining gambling by staff from Victorian gaming venues:
a comparison with the general Victorian Population. Gambling Research.
2009; 21(2): 35-52.
51. Hing N, Gainsbury S. Workplace risk and protective factors for gambling problems among gambling industry employees. J Business Research.
2013; 66(9): 1667-73.
52. Hing N, Gainsbury S. Risky business: Gambling problems amongst
gaming venue employees in Queensland, Australia. Journal of Gambling Issues. 2011; 25.
53. Department of justice. Accessibility and gambling problems amongst
gaming venue staff. State of Victoria, 2009. http://www.responsiblegambling.vic.gov.au/sites/default/files/AccessibilityAndGamblingProblemsAmongstGamingVenueStaff_2009.PDF (consultato il 20/11/2013)
54. Hing N. Risk and Protective Factors Relating to Gambling by Employees of Gaming Venues. International Gambling Studies. 2008; 8(1):1-23.
55. Hing N, Breen H. Gambling amongst gaming venue employees:
counsellors’ perspectives on risk and protective factors in workplace. Gambling Research. 2005; 17(2): 25-46.
56. Hing N, Breen H. Workplace factors that encourage and discourage gambling amongst gaming venue employee: an employees’ perspective.
Gambling Research. 2006; 18(2): 7-32.
57. Hing N, Breen H. Workplace factors that encourage and discourage
gambling amongst gaming venue employees: a managers’ perspective. International Journal of Mental Health and Addiction. 2007; 5(4): 346-66.
58. Hing N, Breen H. How working in a gaming venue can lead to problem gambling: the experiences of six gaming venue staff. Journal of Gambling Issues. 2008; 21: 11-9.
59. Hing N, Breen H. Working in Australian gaming venues, and shiftwork. Journal of Hospitality and Tourism Management. 2008; 15(1): 8-14.
60. Hing N, Breen H. Risk and protective factors relating to gambling by
employees of gaming venues. International Gambling Studies. 2008; 8(1):
1-23.
61. Hing N, Nisbet S. A qualitative perspective on physical, social and
cognitive accessibility to gambling. Journal of Gambling Issues. 2010; 24:
101-20.
62. Wu AM, Wong EM. Disordered gambling among Chinese casino employees. J Gambl Stud. 2008; 24(2): 207-17.
63. Lee TK, LaBrie RA, Rhee HS, Shaffer HJ. A study of South Korean casino employees and gambling problems. Occupational Medicine. 2008;
58(3): 191-7.
64. Shaffer HJ, Hall MN. The natural history of gambling and drinking
problems among casino employees. J Soc Psychol. 2002; 142(4): 405-24.
65. Delfabbro P, Osborn A, Nevile M, Skelt L, McMillen J. Identifying
Problem Gamblers in Gambling Venues. Report for Gambling Research Australia. 2007.
66. Delfabbro P. Venue staff knowledge of their patrons’ gambling and
problem gambling. J Gambl Stud. 2012; 28(2): 15-69.
67. Hing N. Nuske E. Assisting problem gamblers in the gaming venue:
an assessment of responses provided by frontline staff, customer liaison
officers and gambling support services to problem gamblers in the venue.
Queensland Office of Regulatory Policy, 2009.
68. Hing N, Nuske E. Assisting problem gamblers in the gaming venue: a
counselor perspective. Int J Ment Health Addict. 2011; 9(6): 696-708.
69. Hing N, Nuske E. Assisting problem gamblers in the gaming venue:
an assessment of practices and procedures followed by frontline hospitality
staff. International Journal of Hospitality Management. 2011; 30(2): 459-67.
70. Responsible Gambling Council’s Centre for the Advancement of Best
Practice. Responding to patrons with potential gambling problems. Report
relative all’Insight Project 2011. 2012.
71. Hing N, Nuske E. Responding to problem gamblers in the venue:
role conflict, role ambiguity and challenges for hospitality staff. Journal of
Human Resources in Hospitality & Tourism. 2012; 11(2): 146-64.
72. Blaszczynski A, Collins P, Fong D, Ladouceur R, Nower L, Shaffer H,
Tavares H, Venisse J. Responsible gambling: general principles and minimal
requirements. J Gambl Stud. 2011; 27(4):565-73.
73. Breen H, Buultjens J, Hing N Evaluating implementation of the
voluntary responsible gambling code of practice in Queensland, Australia.
Newscan: Responsible Gambling Council Ontario. 2005; 7(31):15-25.
74. Capitanucci D. Dipendenza da gioco d’azzardo: quale sistema di servizi in Italia? In Lavanco G, Varveri L (a cura di), Psicologia del gioco d’azzardo e della scommessa. Carocci editore, Roma, 2006.
75. Croce M. E’ possibile prevenire o ridurre i danni del gioco d’azzardo?
In Lavanco G, Varveri L (a cura di), Psicologia del gioco d’azzardo e della
scommessa. Carocci editore, Roma, 2006.
76. LaPlante DA, Gray HM, LaBrie RA, Kleschinsky JH, Shaffer HJ.
Gaming industry employees’ responses to responsible gambling training: a
public health imperative. J Gambl Stud. 2012; 28(2): 171-91
77. Wynne HJ. What have we really learned about problem gambling
prevention? What’s next? 2011. http://www.responsiblegambling.org/docs/
discovery-2011/what-have-we-really-learned-about-problem-gambling-prevention-what’s-next-.pdf ?sfvrsn=8 (consultato il 20/11/2013) (consultato
il 15/04/2012).
78. Ministero della Salute. CCM Centro Nazionale per la Prevenzione
e il Controllo delle Malattie, Progetto: Dipendenze comportamentali/gioco d’azzardo patologico: progetto sperimentale nazionale di sorveglianza e
coordinamento/monitoraggio degli interventi. Bollettino sulle Dipendenze.
2011; 34(1): 7-101.
Di partimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
39
Italian Journal on Addiction
Vol. 3 Numero 5 2013
Tab. 1 – Studi nazionali
40
Area
geografica di
riferimento
Autore, anno di pubblicazione, titolo
Caratteristiche e cenni
metodologici
1
Marcaccini E. et al (2012)
Indagine sulla percezione
del fenomeno del gioco
d’azzardo patologico tra gli
esercenti dei locali di gioco.
Ricerca
Mappatura di alcuni locali da
gioco (n=76), somministrazione di interviste strutturate a
gestori degli esercizi (n=38), ed
effettuazione di brevi sessioni di
osservazione.
Italia
Obiettivo: mappatura e descrizione dei locali da gioco presenti sul territorio; esplorazione della percezione dei gestori rispetto al fenomeno
del gioco d’azzardo ed al passaggio tra il gioco sociale ed il gioco patologico, nonché della rappresentazione del proprio ruolo attuale o
potenziale.
Conclusioni: gli intervistati sembrano mostrare una certa conoscenza
delle dinamiche e delle nuove tipologie di gioco, una buona consapevolezza dei rischi e una discreta competenza nel riconoscimento dei
soggetti problematici, ma anche una marcata tendenza a minimizzare
ed allontanare il problema da sé. Rispetto alle modalità di intendere il
proprio ruolo ed il rapporto con la clientela sembrano delinearsi due
atteggiamenti potenzialmente contrapposti, di cui uno più focalizzato
sulla propria funzione commerciale, e l’altro caratterizzato da una maggiore sensibilità verso le criticità e i rischi connessi all’offerta di gioco.
2
Molin V. (2011)
Dentro il casinò: quando il
gioco si fa “malato”.
Ricerca
Analisi qualitativa di interviste
somministrate a membri dello
staff di un casinò (n=8).
Italia
Obiettivo: analisi delle competenze mostrate dal personale del casinò
in riferimento al riconoscimento dei giocatori patologici.
Conclusioni: i partecipanti allo studio mostrano buone competenze
nel riconoscimento degli aspetti di rischio e di comportamenti patologici , e sembrano far inconsapevolmente riferimento ad un modello di gioco patologico affine a quello proposto dalla nosografia
psichiatrica. Le loro capacità “diagnostiche” però non paiono essere valorizzate né adeguatamente promosse o utilizzate nel contesto
dell’ambiente lavorativo.
3
Filippi C., Breveglieri L.
(2010) Malati di gioco. Una
ricerca sul fenomeno del
gioco d’azzardo patologico
nel territorio della provincia di Lodi.
Ricerca
Report di un progetto di ricerca
che ha previsto più azioni. In
particolare, per approfondire la
conoscenza delle caratteristiche
territoriali, è stata effettuata una
mappatura delle opportunità di
gioco presenti e della loro distribuzione spaziale, seguita da sette
giornate di osservazione.
Italia
Obiettivo: mappatura delle opportunità di gioco e analisi del rapporto
tra la dimensione demografica e il numero di locali da gioco; osservazione delle caratteristiche dei luoghi e delle modalità di gioco; esplorazione informale delle percezioni dei gestori.
Conclusioni: in tutti i comuni considerati, a prescindere dalle loro
dimensioni, è stata rilevata la presenza di almeno una opportunità di
gioco ogni 1000 residenti, con sensibili variazioni nella distribuzione.
La fase di osservazione ha inoltre consentito di far emergere spunti
interessanti rispetto alle caratteristiche dei locali (anche in termine di
gestione degli spazi e di utilizzo di luci e suoni), ai comportamenti
di gioco ed alle interazioni tra giocatori e tra giocatori ed esercenti.
4
Eurispes (2009)
L’Italia in gioco. Il punto di
vista degli esercenti.
Ricerca
Svolgimento di un sondaggio su
un campione di 300 esercenti.
Italia
Obiettivo: esplorare le opinioni degli esercenti, il rapporto che tendono ad instaurare con i clienti e le modalità attraverso cui assicurano il
rispetto della normativa vigente.
Conclusioni: la maggior parte degli esercenti contattati non sembra
mostrare particolare attenzione verso la necessità di assicurare il rispetto della normativa vigente (ad esempio per quanto concerne il
divieto di gioco ai minori) o l’opportunità di scoraggiare i comportamenti a rischio.
5
Novelli D. (2009)
Costruzione di un progetto
di sensibilizzazione sul
G.A.P. nella città di Alessandria.
Ricerca
Mappatura dei locali da gioco e
somministrazione di interviste
strutturate a 38 esercenti.
Italia
Obiettivo: acquisire informazioni circa le caratteristiche locali del fenomeno e le percezioni degli esercenti; costruire un profilo del giocatore
abituale.
Conclusioni: la maggior parte degli intervistati concorda con l’idea che
il gioco possa diventare un problema e la metà di loro si è talvolta
sentito in dovere di far notare ad un cliente che stava esagerando con il
gioco. Il giocatore abituale sembrerebbe essere maschio, di età compresa tra i 36 e i 60 anni, e mostrerebbe la tendenza a recarsi giornalmente
nel locale per giocare.
Di partimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Focus/Temi
GAP - Esercenti sale da gioco e prevenzione
6
Ranieri F. et al. (2007)
Gioco d’azzardo lecito
ad Arezzo: interviste agli
esercenti di esercizi con
slot machines e lotto.
Ricerca.
Mappatura dei locali da gioco e
somministrazione di interviste
strutturate a 87 esercenti.
Italia
Obiettivo: mappatura dei locali da gioco presenti sul territorio; costruzione di un profilo del giocatore abituale sulla base delle percezioni degli
esercenti; sensibilizzazione.
Conclusioni: le stime fornite dagli intervistati sembrano essere in linea con
l’esperienza clinica e con quanto indicato dalla letteratura, sia per quanto
riguarda le caratteristiche dei giocatori che per quanto concerne la presenza di giocatori “assidui”. I gestori appaiono quindi come osservatori competenti. Rispetto al loro rapporto con la clientela oscillano tra la tendenza
a limitarsi a svolgere il proprio ruolo di commerciante e la propensione a
mostrare maggiore sensibilità e interesse verso i rischi connessi all’offerta
di gioco.
7
Cinnella P. et al. (2006)
Azione 5 del progetto
di prevenzione all’uso di
sostanze e comportamenti
a rischio. Progetto IN
contro – Ricerca sul gioco
d’azzardo nel territorio di
Casalmaggiore.
Ricerca
Mappatura dei locali di gioco
presenti sul territorio (n=57),
somministrazione di interviste ad
esercenti (n=53) ed effettuazione
di 142 ore di osservazione.
Italia
Obiettivo: valutazione della diffusione del gioco d’azzardo legalizzato
e della percezione del fenomeno da parte degli esercenti dei locali da
gioco; raccolta di dati sulle modalità di gioco.
Conclusioni: sul territorio preso in esame sono presenti numerose
opportunità di gioco. Gli esercenti si sono dimostrati buoni osservatori del fenomeno, sebbene probabilmente inclini a sottostimare
i rischi connessi ad alcune tipologie di gioco. I giocatori sono prevalentemente adulti, ed il loro profilo sembra variare in relazione al
gioco prevalente.
8
Capitanucci D. et al. (2005)
A qualitative investigation
into gambling points in
Varese (Italy). The owners’
perceptions’ about their
gambling clients.
Ricerca
Mappatura dei locali da gioco e
somministrazione di interviste
strutturate agli esercenti.
Italia
Obiettivo: mappatura dei locali da gioco presenti sul territorio; approfondimento delle conoscenze circa i comportamenti di gioco
degli avventori attraverso l’analisi delle percezioni degli esercenti.
Conclusioni: sono stati individuati più di 200 locali da gioco. I giochi
maggiormente praticati sono, nell’ordine slot machines, lotto e videopoker. I gestori non si mostrano in grado di tracciare un profilo dei
giocatori occasionali, ma solo di quelli abituali. Non sembrano essere
particolarmente sensibili ai rischi connessi all’offerta di gioco, né interessati a ricevere informazioni sul gioco patologico.
Tab. 2 – Studi internazionali
Autore,
anno di pubblicazione,
titolo
Caratteristiche e cenni
metodologici
Area
geografica
di riferimento
Focus/Temi
1
Hing N, Gainsbury S
(2013)
Workplace risk and
protective factors for
gambling problems
among gambling industry employees.
Ricerca.
Somministrazione del CPGI
e di interviste strutturate ad
un campione di membri dello
staff di differenti locali da
gioco (n=551)
Australia
Obiettivo: analisi dei comportamenti di gioco d’azzardo e
rilevazione dell’eventuale presenza di condotte di gioco problematico; individuazione dei possibili fattori di rischio e/o
protezione.
Conclusioni: vengono individuate cinque categorie di fattori
di rischio e due di fattori di protezione rispetto al possibile
sviluppo di comportamenti problematici di gioco da parte
del personale dei locali. In particolare, viene evidenziato
come la continua esposizione al gioco venga a configurarsi, contemporaneamente, come uno dei maggiori fattori di
rischio, ma anche come un possibile fattore di protezione,
nella misura in cui consente al personale di assistere alle frequenti perdite dei clienti e di entrare direttamente in contatto
con soggetti problematici. Viene inoltre sottolineato il rilevante ruolo - incentivante o dissuasivo - svolto da colleghi
e responsabili, non solo rispetto all’eventuale insorgenza di
patologie, ma anche in riferimento all’atteggiamento mostrato verso la possibilità di riconoscere ed affrontare le proprie
difficoltà.
2
Tiyce M et al. (2013)
Employee stress and
stressors in gambling and hospitality
workplaces.
Ricerca.
Analisi qualitativa di materiali
raccolti nel corso di un precedente studio attraverso la
somministrazione di interviste
a membri dello staff di diversi
locali da gioco.
Australia
Obiettivo: analisi dei principali fattori di stress
per il personale operante nei locali da gioco.
Conclusioni: il personale operante nei locali da gioco, se confrontato con altre categorie professionali attive nel settore
dell’ospitalità e ristorazione, sembra essere sottoposto ad un
maggior numero di fattori di stress, connessi sia alle condizioni ed all’organizzazione del lavoro (turni, …), sia alle
interazioni con la clientela, sia alle proprie responsabilità ed
ai risvolti etici della propria attività.
Di partimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
41
Italian Journal on Addiction
Vol. 3 Numero 5 2013
42
3
Zeng Z et al. (2013)
Happiness and job satisfaction in a casinodominated economy.
Ricerca.
Somministrazione di interviste ad un campione composto
da 1506 cittadini di Macao.
Cina
Obiettivo: valutazione della soddisfazione professionale e
dell’impatto di questa sullo stato di benessere generale, così
come individualmente percepito.
Conclusioni: in linea di massima il livello di soddisfazione
professionale sembra incidere significativamente sullo stato
di benessere generale. Il personale dei casinò, se confrontato con il resto della popolazione, pare mostrare un analogo
senso di appagamento, connesso al fatto di avere un’occupazione stabile, ma anche (nonostante le buone condizioni
salariali) un maggior senso di insoddisfazione professionale,
probabilmente legato a caratteristiche peculiari del proprio
ruolo lavorativo.
4
Delfabbro P. et al.
(2011)
Venue staff knowledge of their patrons’
gambling and problem
gambling.
Ricerca.
Comparazione delle percezioni di alcuni membri dello
staff di differenti locali da
gioco con i risultati ottenuti
al CPGI/PGSI da 303 clienti
abituali
Australia
Obiettivo: valutazione della competenza mostrata dal personale di locali da gioco di piccola e media dimensione nell’individuazione dei giocatori problematici.
Conclusioni: i giocatori individuati dal personale come maggiormente a rischio hanno effettivamente conseguito punteggi più elevati al CPGI/PGSI . Le valutazioni effettuate
però non risultano sufficientemente accurate e sensibili da
consentire l’identificazione di tutti i soggetti problematici.
5
Guttentag D. et al.
(2012)
Gambling by Ontario
casino employees:
gambling behaviours,
problem gambling
and impacts of the
employment.
Ricerca.
Realizzazione di un sondaggio
su un campione di membri
dello staff di cinque casinò
(n=934) e successiva somministrazione di un’intervista
(n=21).
Canada
Obiettivo: analisi dei comportamenti di gioco di un campione di membri dello staff di cinque casinò.
Conclusioni: i comportamenti di gioco sembrano essere
influenzati – positivamente o negativamente - da numerosi
fattori, connessi sia all’ambiente di lavoro che alla personale
condizione professionale (anzianità di servizio, esperienze
precedenti, mansioni ricoperte). Nel complesso vengono
comunque rilevati tassi di prevalenza di gioco patologico
nettamente superiori rispetto a quelli riscontrati nell’ambito della popolazione generale. Tra i soggetti maggiormente
problematici vengono individuati sia individui che hanno incrementato i loro comportamenti di gioco dopo essere stati
assunti dal casinò sia individui che si sono orientati verso
quella professione in virtù di una precedente passione per il
gioco d’azzardo.
6
Hing N., Nuske E. (2012)
Responding to problem
gamblers in the venue:
role conflict, role
ambiguity and challenges
for hospitality staff.
Ricerca.
Analisi tematica di interviste
somministrate a membri dello
staff di diverse tipologie di locali
da gioco (n=48).
Australia
Obiettivo: esplorazione delle modalità attraverso cui il personale
dei locali da gioco tende a gestire le richieste di aiuto avanzate dai
giocatori.
Conclusioni: gli intervistati evidenziano diverse criticità, connesse alla
difficoltà di individuare i comportamenti problematici, al reciproco
imbarazzo sperimentato, al timore di invadere la privacy dei clienti
o provocare reazioni negative, al rischio di diminuire il giro di affari
o entrare in conflitto con i responsabili e, più in generale, al carico
emotivo che l’assunzione di questo compito comporta. Si riflette
inoltre su quanto la necessità di conciliare le proprie responsabilità
nell’ambito della prevenzione del gioco patologico con le aspettative
di responsabili, clienti ed altri significativi, oltre che con le proprie
effettive competenze possa generare ambiguità e conflitto di ruolo.
7
Hu S.X. et al. (2012)
The correlation of
work conditions with
unhealthy lifestyles and
occupational health
problems of casino
croupiers in Macau.
Ricerca.
Somministrazione di un
questionario ad un campione di
croupier di casinò (n=1042).
Cina
Obiettivo: esplorazione delle correlazioni tra condizioni di lavoro,
adozione di stili di vita non salutari (abuso o dipendenza da alcol,
tabacco, sostanze, videogiochi o gioco d’azzardo) e insorgenza di
sintomi lavoro-correlati in un campione di croupier.
Conclusioni: un’alta percentuale degli intervistati mostra elevati
livelli di insoddisfazione verso le proprie condizioni di lavoro, che
risultano essere significativamente correlati all’insorgenza di sintomi
lavoro-correlati, ma non con l’adozione di stili di vita non salutari.
Di partimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
GAP - Esercenti sale da gioco e prevenzione
8
Responsible Gambling
Council’s Centre for the
Advancement of Best
Prctices (2012)
Responding to patrons
with potential gambling
problems.
Report (revisione della letteratura
e di materiali prodotti dalle
industrie del gioco + ricerca)
Lo studio ha previsto
l’effettuazione di interviste a
personale operante nei locali
da gioco, la realizzazione di
focus groups di giocatori
problematici e l’organizzazione
di dibattiti e momenti di
confronto tra diversi stakeholders
(rappresentanti dell’industria del
gioco, ricercatori, figure di cura,
giocatori)
Canada
Obiettivo: fornire indicazioni utili allo sviluppo di buone pratiche
nell’individuazione e gestione di situazioni problematiche o
francamente patologiche da parte del personale operante nei locali
da gioco.
Conclusioni: dal confronto tra idee e rappresentazioni dei diversi
stakeholders sembra emergere un sostanziale accordo circa la
necessità di incrementare le competenze di gestione delle situazioni
patologiche da parte del personale dei locali da gioco, anche al fine
di migliorare la qualità del servizio offerto e i livelli di benessere
organizzativo e soddisfazione professionale. Il progetto, d’altra parte,
ha permesso anche di evidenziare alcune delle difficoltà sperimentate
dai lavoratori dell’industria del gioco, spesso in imbarazzo nel
rapportarsi con i clienti maggiormente problematici (specie in
assenza di esplicite richieste di aiuto o supporto), anche a causa
dell’ambiguità del proprio ruolo professionale e dell’insufficiente
chiarezza con cui vengono definite mansioni, responsabilità e
possibilità di intervento. Sulla base di queste osservazioni, sono
state formulate alcune indicazioni operative, presentate in chiusura
del report, che sembrano suggerire l’importanza di passare da
un approccio di tipo “reattivo” ad un approccio maggiormente
“attivo” e proattivo, e di favorire l’adozione sistematica di strategie e
comportamenti più consapevoli e responsabili da parte del personale
dei locali da gioco, sia attraverso la proposta di appropriati percorsi
formativi, sia attraverso l’adozione di norme e regolamenti più chiari.
9
Back K. et al. (2011)
Internal relationship
marketing: Korean
casino employees’
job satisfaction
and organizational
commitment.
Ricerca.
Somministrazione di un
questionario a personale di casinò
(n=328).
Corea
Obiettivo: esplorazione delle relazioni tra qualità del servizio,
soddisfazione professionale, autoefficacia, autostima e dedizione
al lavoro, anche al fine di individuare strategie per incrementare
il livello di soddisfazione del personale e limitarne la tendenza al
turnover.
Conclusioni: la qualità del servizio offerto e l’autoefficacia sembrano
influenzare positivamente la soddisfazione professionale che, a sua
volta, influisce su autostima e dedizione al lavoro.
10
Hing N., Gainsbury S.
(2011)
Risky business: Gambling
problems amongst
gaming venue employees
in Queensland, Australia.
Ricerca.
Somministrazione di un
questionario a membri dello staff
di diverse tipologie di locali da
gioco (n=511).
Australia
Obiettivo: esplorazione della prevalenza dei comportamenti di gioco
e di gioco problematico tra il personale dei locali da gioco.
Conclusioni: i tassi di prevalenza relativi ai comportamenti di
gioco e gioco problematico riscontrati tra gli intervistati appaiono
significativamente maggiori rispetto a quelli riferibili alla popolazione
generale. Tra i soggetti che presentano livelli di patologia gravi
o moderati, inoltre, molti dichiarano di aver incrementato
notevolmente la frequenza delle giocate dopo l’assunzione.
11
Hing N., Nuske E. (2010)
Assisting problem
gamblers in the gaming
venue: a counselor
perspective.
Ricerca.
Analisi tematica di interviste
somministrate a counsellor
specializzati nel trattamento
del gioco d’azzardo patologico
(n=23).
Australia
Obiettivo: esplorazione delle modalità attraverso cui il personale dei
locali da gioco tende a gestire le eventuali richieste di aiuto avanzate
dai giocatori problematici.
Conclusioni: si evidenzia una presunta limitata competenza del
personale nella gestione delle richieste di aiuto dei giocatori, anche
a causa della mancanza di formazione specifica. Viene inoltre
sottolineato come i giocatori non siano molto propensi a cercare il
supporto dello staff a causa prevalentemente dei vissuti di vergogna,
di questioni relative alla riservatezza, e della scarsa conoscenza delle
risorse su cui poter fare affidamento.
12
Hing N. , Nuske E.
(2011)
Assisting problem
gamblers in the gaming
venue: an assessment of
practices and procedures
followed by frontline
hospitality staff.
Ricerca.
Analisi tematica di interviste
somministrate a membri dello
staff di diverse tipologie di locali
da gioco (n=48).
Australia
Obiettivo: esplorazione delle modalità attraverso cui il personale
dei locali da gioco tende a gestire le eventuali richieste di aiuto
avanzate dai giocatori problematici.
Conclusioni: gli intervistati ritengono di possedere adeguate
competenze per la gestione delle richieste di aiuto. Si evidenziano
però anche le difficoltà connesse alle situazioni in cui i giocatori,
pur presentando comportamenti a rischio o francamente
problematici, non richiedono aiuto.
13
Lam C.S. (2011)
Frontline employees’
informal learning and
customer relationship
skills in Macao casinos:
an empirical study.
Ricerca.
Somministrazione di interviste
semistrutturate a membri del
personale dei casinò (n=49)
Cina
Obiettivo: esplorazione delle modalità attraverso cui gli
apprendimenti informali possono influenzare la capacità del
personale dei casinò di rapportarsi ai clienti.
Conclusioni: l’apprendimento informale sembra orientare in modo
specifico la condotta degli intervistati, inducendoli, in particolare, a
mostrarsi corretti e rispettosi, intuire gli stati emotivi dei loro clienti
dai segnali non verbali e gestirli adeguatamente, mostrare un buon
autocontrollo.
Di partimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
43
Italian Journal on Addiction
Vol. 3 Numero 5 2013
44
14
Hing N., Nisbet S. (2010)
A qualitative perspective
on physical, social and
cognitive accessibility to
gambling.
Ricerca.
Somministrazione telefonica
di un’intervista semistrutturata
a membri dello staff di diverse
tipologie di locali da gioco
(n=40).
Australia
Obiettivo: valutazione dell’influenza dei fattori legati all’accessibilità
rispetto al rischio, per il personale operante nei locali da gioco, di
sviluppare comportamenti di gioco problematico.
Conclusioni: la maggiore accessibilità, intesa in senso ambientale,
sociale e cognitivo, può rappresentare un significativo fattore di
rischio.
15
Wan Y.K.P. (2009)
Exploratory assessment
of the Macao casino
dealers’ job perceptions.
Ricerca.
Somministrazione di interviste a
membri del personale di casinò
(n=51)
Cina
Obiettivo: esplorazione degli atteggiamenti e delle percezioni relative
al proprio lavoro da parte di un campione di membri dello staff di
casinò.
Conclusioni: vengono individuati differenti fattori che possono
ostacolare l’erogazione di un servizio di qualità, e sono riconducibili
essenzialmente a difficoltà di comunicazione interne ed esterne,
mancanza di trasparenza, problematiche relative all’integrazione
culturale, senso di precarietà
16
Department of Justice
(2009)
Accessibility and
gambling problems
amongst gaming venue
staff.
Ricerca.
Effettuazione di un sondaggio
su un campione di membri del
personale di diverse tipologie
di locali da gioco (n=533) e
successiva effettuazione di
un’intervista telefonica (n=40)
Australia
Obiettivo: esplorare le connessioni tra l’accessibilità al gioco
e la prevalenza di comportamenti patologici attraverso la
comparazione di un campione di personale dello staff di locali da
gioco cui è permesso di giocare nel proprio ambiente lavorativo
con un campione analogo cui però è vietato e un terzo campione
appartenente alla popolazione generale.
Conclusioni: nell’ambito del campione autorizzato a giocare nel
proprio ambiente lavorativo sono stati rilevati tassi di prevalenza di
gioco patologico superiori a quelli riscontrati negli altri campioni, e
verosimilmente connessi alla maggiore accessibilità – fisica, sociale
e cognitiva – delle opportunità di gioco. Gli effetti dell’esposizione
al gioco, apparentemente confermati anche dal fatto che i
comportamenti problematici mostrati dagli interpellati riguardano
spesso la tipologia di gioco prevalente nel loro luogo di lavoro,
sembrano però poter essere limitati dalla partecipazione ad adeguati
percorsi formativi.
17
Hing N. (2009)
Examining gambling
by staff from Victorian
gaming venues: a
comparison with the
general Victorian
Population.
Ricerca.
Somministrazione di interviste e
del CPGI/PGSI a membri dello
staff di differenti tipologie di
locali da gioco (n=533).
Australia.
Obiettivo: analisi delle caratteristiche dei comportamenti di gioco tra
il personale dei locali da gioco.
Conclusioni: tra il personale dei locali si rilevano livelli di
partecipazione e tassi medi di frequenza significativamente più
elevati di quelli riscontrati tra la popolazione generale. La prevalenza
di comportamenti patologici (così come definiti dal CPGI/PGSI)
risulta inoltre essere di sei volte maggiore.
18
Hing N., Nuske E. (2009)
Assisting problem
gamblers in the gaming
venue: an assessment
of responses provided
by frontline staff,
customer liaison officers
and gambling support
services to problem
gamblers in the venue.
Ricerca.
Somministrazione di interviste
a personale, CLO (addetti al
supporto della clientela e degli
eventuali membri dello staff
che presentino comportamenti
problematici di gioco) e
responsabili di diverse tipologie
di locali da gioco, oltre che a
counsellors specializzati nel
trattamento del gioco d’azzardo
patologico (n complessivo=132)
Australia
Obiettivo: esplorazione delle modalità attraverso cui le varie figure
professionali operanti nei locali da gioco tendono a gestire le richieste
d’aiuto avanzate dalla clientela, e del modo in cui si interfacciano con
i servizi di trattamento specializzati.
Conclusioni: le modalità attraverso cui vengono gestite le relazioni
con la clientela problematica o a rischio risultano variabili. Si
evidenzia, in particolare, la difficoltà di intervenire nel caso in cui
i giocatori non richiedano alcun aiuto o, in alternativa, la richiesta
provenga dall’esterno (familiari, amici, …). Tale difficoltà pare del
resto rispecchiarsi in una carenza di formazione specifica rispetto a
queste situazioni.
Anche i livelli di interazione con le strutture di trattamento si
rilevano piuttosto variabili e influenzati da diversi fattori.
19
Taormina R.J. (2009)
Factors related to casino
dealer burnout and
turnover intention in
Macau: implications for
casino management.
Ricerca.
Studio condotto su un campione
di membri dello staff di alcuni
casinò (n=172).
Cina
Obiettivo: esplorazione delle possibili modalità attraverso cui
alcune variabili individuali e organizzative possono incidere sulla
soddisfazione professionale, la tendenza al turnover e il rischio di
burnout.
Conclusioni: il rigido controllo dell’espressione delle emozioni
(richiesto dal ruolo professionale) risulta essere connesso
negativamente alla soddisfazione professionale che è invece,
influenzata positivamente dall’ambizione e dalla formazione. Tale
modalità di controllo risulta inoltre poter essere correlata (così
come la presenza di nevrosi) al rischio di burnout. Al contrario,
l’esistenza di prospettive future e di adeguati livelli di soddisfazione
professionale costituiscono fattori protettivi sia rispetto al burnout
che (insieme alla conoscenza degli aspetti organizzativi) alla tendenza
al turnover.
Di partimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
GAP - Esercenti sale da gioco e prevenzione
20
Hing N. (2008)
A quantitative analysis
of workplace influences
on responsible gambling
and problem gambling
amongst employees of
Queensland gaming
venues.
Ricerca.
Somministrazione di interviste e
del CPGI/PGSI a membri dello
staff di differenti tipologie di
locali da gioco (n=511).
Australia
Obiettivo: analisi quantitativa di alcuni aspetti, emersi nel corso di
un precedente studio qualitativo, connessi al rischio, per lo staff dei
locali da gioco, di sviluppare comportamenti di gioco problematico.
Conclusioni: il campione di intervistati mostra tassi di prevalenza di
comportamenti ad alto, medio e moderato rischio (secondo i criteri
del CPGI/PGSI ) significativamente superiori alla media.
Vengono individuate sei categorie di fattori di rischio statisticamente
correlate con lo sviluppo di comportamenti problematici tra il
personale dei locali da gioco e tre gruppi di fattori protettivi, che
possono orientare la progettazione di strategie e interventi di
riduzione del danno.
21
Hing N., Breen H. (2008)
How working in a
gaming venue can lead to
problem gambling: the
experiences of six gaming
venue staff.
Ricerca.
Studio di 6 casi attraverso la
somministrazione di interviste
semistrutturate a membri dello
staff di differenti locali da gioco.
Analisi tematica dei contenuti.
Australia
Obiettivo: analisi di sei casi di membri dello staff di alcuni locali
da gioco che hanno sviluppato patologie da gioco dopo la loro
assunzione.
Conclusioni: gli intervistati evidenziano numeroso fattori di rischio
connessi al proprio ambiente di lavoro (stretta interazione con i
giocatori, influenze esercitate dai colleghi e dai responsabili, continua
esposizione ad interventi promozionali e di marketing, stress legato
ai turni di lavoro), rispetto a cui gli interventi di formazione e
promozione del gioco responsabile non sembrano esercitare una
sufficiente azione protettiva.
22
Hing N., Breen H. (2008)
Working in Australian
gaming venues, and
shiftwork.
Ricerca.
Analisi tematica di interviste
somministrate a membri dello
staff di diverse tipologie di locali
da gioco (n=92).
Australia
Obiettivo: valutazione dei possibili fattori di rischio/protezione
connessi al lavoro su turni in relazione alla possibilità di sviluppare
comportamenti di gioco problematico.
Conclusioni: numerosi intervistati ritengono che il lavorare su
turni li esponga al rischio di sviluppare comportamenti di gioco
problematico, soprattutto a causa della necessità di occupare i
tempi morti fra i turni, della difficoltà di coltivare altri interessi
o frequentare luoghi ricreativi differenti, della scarsità di relazioni
sociali e della tendenza a socializzare con i propri clienti. Altri invece
sostengono che il lavoro su turni scoraggi i comportamenti di gioco,
a causa della difficoltà di conciliare i propri orari con quelli delle sale
da gioco. Altri ancora non rilevano alcuna influenza, e preferiscono
occupare diversamente il proprio tempo libero.
23
Hing N., Breen H. (2008)
Risk and protective
factors relating to
gambling by employees
of gaming venues.
Ricerca.
Analisi tematica di interviste
somministrate a membri dello
staff (n=86) e responsabili (n=73)
di diverse tipologie di locali da
gioco, giocatori problematici
individuati tra il personale dei
medesimi esercizi (n=6), e
counsellors specializzati nel
trattamento del gioco d’azzardo
patologico (n=32).
Australia
Obiettivo: esplorazione dei fattori di rischio connessi al lavoro in
locali da gioco rispetto alla possibilità di sviluppare comportamenti
di gioco problematico.
Conclusioni: partendo da un’analisi dei principali elementi che
possono incoraggiare o scoraggiare i comportamenti di gioco,
vengono individuati numerosi fattori di rischio/protezione e
possibilità di intervento che riguardano la propensione al gioco,
il mantenimento di forme sociali/responsabili di gioco e le
caratteristiche stesse dei prodotti offerti.
24
Lee T.K. et al. (2008)
A study of South Korean
casino employees and
gambling problems.
Ricerca.
Studio svolto su un campione
di 388 membri del personale
operante nei casinò. Sulla base
dei risultati riportati al SOGS
sono stati individuati due gruppi
(giocatori vs non giocatori),
successivamente comparati in
riferimento ad altre variabili
(fumo, alcol, depressione)
Corea
Obiettivo: esplorare lo stato di salute mentale e l’atteggiamento
verso il gioco patologico dei membri dello staff dei casinò che
sperimentano difficoltà nel controllo dei comportamenti di gioco.
Conclusioni: tra i soggetti con problemi legati al gioco d’azzardo
si riscontrano tassi di prevalenza significativamente più alti di
tabagismo, alcolismo e disturbi depressivi. Questi soggetti, inoltre,
mostrano un atteggiamento meno positivo rispetto alla possibilità
che il sistema sanitario pubblico possa offrire adeguato supporto per
le problematiche legate al gioco.
25
Wu A.M., Wong E.M.
(2008)
Disordered gambling
among Chinese casino
employees.
Ricerca.
Somministrazione di un
questionario e del SOGS a 119
dipendenti del casinò di Macao.
Cina
Obiettivo: valutazione del possibile impatto di alcune variabili
(atteggiamento verso l’industria e le attività di gioco, percezione
circa l’importanza del proprio ruolo professionale, stress connesso
al lavoro) sul rischio, per i lavoratori dei casinò, di sviluppare
comportamenti di gioco problematico.
Conclusioni: l’atteggiamento mostrato verso l’industria del gioco
sembra influenzare la valutazione dell’importanza del proprio ruolo
professionale. Tale valutazione contribuisce a determinare livelli
differenti di stress, che sembrano poter avere un impatto, seppure
limitato, sul rischio di sviluppare patologie da gioco.
Di partimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
45
Italian Journal on Addiction
Vol. 3 Numero 5 2013
46
26
Delfabbro P. et al. (2007)
Identifying problem
gamblers in gambling
venues.
Report (revisione della letteratura
e delle esperienze internazionali
+ ricerca)
Lo studio ha previsto
l’effettuazione di interviste
strutturate a lavoratori
dell’industria del gioco (n=120) e
counsellors specializzati (n=15),
la somministrazione di un
questionario e del CPGI/PGSI
ad un campione di giocatori
abituali (n=700) e la conduzione
di diverse sessioni di osservazione
all’interno dei locali da gioco (140
ore in totale).
Australia
Obiettivo: identificazione di possibili indicatori utili ad individuare i
soggetti a rischio nel contesto dei locali da gioco .
Conclusioni: il personale dei locali da gioco si dichiara
tendenzialmente fiducioso circa la propria capacità di individuare i
giocatori a rischio, e mostra un sostanziale accordo con gli indicatori
proposti dai ricercatori; esplicita però anche la difficoltà di intervenire
e relazionarsi con i presunti giocatori problematici.
I counsellors ritengono possibile l’individuazione precoce dei
soggetti a rischio nell’ambito dei locali da gioco, ma sottolineano la
necessità di formare adeguatamente il personale.
I dati emersi dall’analisi dei questionari somministrati ai giocatori e
dalle osservazioni hanno permesso di confermare la significatività
degli indicatori individuati dai ricercatori e la possibilità di utilizzarli
per il riconoscimento dei giocatori problematici.
In conclusione, i ricercatori sostengono che l’individuazione precoce
dei soggetti a rischio possa costituire un’efficace misura di riduzione
del danno, a patto che non prescinda da un’analisi articolata e
contestuale dei comportamenti dei giocatori e sia supportata da
adeguati interventi di formazione rivolti allo staff e altri accorgimenti
tecnici ed organizzativi.
27
Hing N., Breen H. (2007)
Workplace factors that
encourage and discourage
gambling amongst
gaming venue employees:
a managers’ perspective.
Ricerca.
Report relativo ad una delle
fasi di un progetto di ricerca
qualitativa più articolato.
Questa fase, in particolare,
ha previsto l’analisi tematica
di interviste somministrate ai
responsabili di diverse tipologie di
locali da gioco (n=73).
Australia
Obiettivo: approfondimento della conoscenza dei possibili fattori di
rischio che possono favorire lo sviluppo di comportamenti di gioco
problematico nel personale dei locali da gioco.
Conclusioni: gli intervistati individuano 46 elementi che possono
favorire l’avvicinamento del personale al gioco, 27 che possono
scoraggiarlo e 47 che risultano ininfluenti. La maggior parte dei
gestori riferisce di ritenere che lavorare nei locali disincentivi i
comportamenti di gioco.
28
Hing N., Breen H. (2006)
Workplace factors
that encourage and
discourage gambling
amongst gaming venue
employee: an employees’
perspective.
Ricerca.
Report relativo ad una delle
fasi di un progetto di ricerca
qualitativa più articolato.
Questa fase, in particolare,
ha previsto l’analisi tematica
di interviste somministrate a
membri del personale di diverse
tipologie di locali da gioco
(n=66).
Australia
Obiettivo: approfondimento della conoscenza dei possibili fattori di
rischio che possono favorire lo sviluppo di comportamenti di gioco
problematico nel personale dei locali da gioco.
Conclusioni: gli intervistati citano più di 50 elementi che possono
incoraggiarli ad avvicinarsi al gioco, e che possono essere ricondotti
ad alcune ampie categorie: le interazioni con i giocatori, l’esposizione
agli stimoli e agli interventi promozionali, l’influenza esercitata dai
colleghi e dai responsabili, il lavorare su turni, lo stress connesso al
lavoro.
I ricercatori evidenziano d’altra parte come questi stessi fattori
possano contemporaneamente rappresentare, in particolari
condizioni, aspetti che scoraggiano l’avvicinamento al gioco.
Viene inoltre mostrato come gli interventi di formazione e
promozione al gioco responsabile non costituiscano, così come
esperiti, adeguati e validi deterrenti.
29
Hing N., Breen H. (2005)
Gambling amongst
gaming venue employees:
counsellors’ perspectives
on risk and protective
factors in workplace.
Ricerca.
Somministrazione di interviste
a counsellor specializzati nel
trattamento del gioco d’azzardo
patologico (32).
Australia
Obiettivo: analisi dei comportamenti di gioco dei membri dello staff
dei diversi locali ed esplorazione della possibilità di promuovere il
gioco responsabile attraverso interventi che modifichino l’ambiente
di lavoro.
Conclusioni: gli intervistati tendono a confermare l’idea che lo staff
dei locali da gioco costituisca una categoria a rischio ed individuano
40 fattori di rischio, 15 fattori di protezione e 14 possibili strategie
per promuovere l’adozione di comportamenti di gioco responsabile.
30
Shaffer H.J., Hall M.N.
(2002)
The natural history of
gambling and drinking
problems among casino
employees.
Ricerca.
Somministrazione ripetuta tre
volte del SOGS e del CAGE ad
un campione volontario di 6067
membri del personale di casinò.
USA
Obiettivo: analisi della prevalenza di problematiche legate al gioco
o all’abuso di alcol tra il personale dei casinò; esplorazione degli
specifici pattern associati all’evoluzione di queste patologie.
Conclusioni: tra coloro che hanno sviluppato problemi legati al gioco
o all’abuso di alcol, alcuni mostrano una certa capacità di recupero.
Tali capacità sembrano parzialmente influenzate da variabili
demografiche e biologiche, oltre che dalla presenza di disturbi
depressivi e vissuti di insoddisfazione.
Di partimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri