Possono gli operatori professionali del gioco d`azzardo e gli
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Possono gli operatori professionali del gioco d`azzardo e gli
Rassegne bibliografiche Possono gli operatori professionali del gioco d’azzardo e gli esercenti dei locali del gioco influenzare in senso preventivo le condotte dei giocatori? Analisi e revisione della letteratura Augusto Consoli1, Elsa Marcaccini1, Lorena Camera1 1 Dipartimento di Patologia delle Dipendenze “C. Olievenstein”, A.S.L. TO2, Torino O biettivi: scopo del presente lavoro è quello di rilevare quanto la ricerca nell’ambito sociologico e dell’epidemiologia sociale abbia esplorato il ruolo degli esercenti dei diversi tipi di locali di gioco, all’interno delle possibili influenze che il setting nel quale si svolge il gioco d’azzardo può avere sull’andamento del fenomeno. Metodo: il lavoro parte da una breve analisi dei fattori soggettivi e delle componenti sociali, e delle relative rappresentazioni, che interagiscono nell’evoluzione del fenomeno del GAP presso la popolazione. Successivamente viene riportata una revisione della letteratura sviluppata nel contesto italiano e internazionale che consente di rilevare la complessità dei molteplici aspetti in studio. Risultati: rispetto agli esiti emergono degli interessanti rilievi, tra cui il fatto che quasi tutti gli studi sono svolti su personale che opera nel campo del gioco d’azzardo con ruolo professionale (gestori di casinò, sale giochi e scommesse ecc.). Buona parte di questi studi tratta le criticità relative ai rischi, per questi lavoratori, di incorrere in modalità di gioco problematico mentre una minore parte si occupa di studiare le strategie messe in atto per individuare e fronteggiare modalità di gioco d’azzardo patologico tra i clienti dei locali. In particolare a livello internazionale si sono riscontrati pochi studi sugli esercizi non esclusivamente dedicati al gioco d’azzardo, all’interno dei quali opera personale generalmente non specializzato, mentre negli studi realizzati a livello nazionale si osserva una maggiore focalizzazione su queste tipologie di locali. Conclusioni: complessivamente non risulta analizzata in modo approfondito l’interazione tra gestore e giocatori e le sue possibili influenze sulla condotta di gioco, ed emerge come non sia presente nei gestori una realistica consapevolezza delle problematicità presenti né l’assunzione di un compito di supporto per un gioco meno rischioso o di prevenzione nei riguardi dei soggetti con tendenza a comportamenti più problematici. Vengono infine evidenziati alcuni spunti e ipotesi relative sia all’utilità di intraprendere alcune possibili azioni sulla formazione degli operatori e sulla regolamentazione del gioco che ad alcune prospettive di future ricerche. Parole chiave: gioco d’azzardo, locali da gioco, personale locali gioco, prevenzione, riduzione del danno, gioco responsabile Can gambling workers influence in a preventive way the gamblers’ behaviours? A review of the literature Objectives: the purpose of this paper is to detect how sociology and social epidemiology have explored the role of the operators as one of the possible factors which influence gambling behaviors. Methods: the work begins with a brief analysis of the subjective factors, social components and representations, which interact in the evolution of the phenomenon of PG among the population. Are then given the results of the review of the literature produced in Italy and internationally, that highlight the complexity of the many dimensions observed. Results: from the review some interesting findings have emerged, including that almost all studies have been conducted on staff working Augusto Consoli Direzione del Dipartimento di Patologia delle Dipendenze, “C. Olievenstein”, A.S.L. TO2 C.so Vercelli, 15 – 10152 Torino – Italy tel: +39 0112484016/508 Fax: +39 011237458 e-mail: [email protected] Contatti: Dott. Di partimento Politiche Antidroga Presidenza del Consiglio dei Ministri 31 Italian Journal on Addiction Vol. 3 Numero 5 2013 in the field of gambling at professional level (operators of casinos, gambling halls etc.). Most of these studies have investigated the risk for these workers to run into problematic gambling mods, while only few have investigated the strategies adopted to identify and face pathological gambling among patrons. We have found few international studies on those venues, the majority, where gambling activities, as lotteries and slot machines, take places and where there are not qualified operators skilled in gambling activities. The studies conducted at national level, on the other hand, are focused on non-professionals operators, but the interaction between operators and gamblers, and its possible influence on gambling behaviors, is not deeply analyzed. Conclusions: on the whole, the interaction between operators and gamblers seems to be not deeply analyzed by literature. It appears that gambling operators do not have a realistic awareness of possible risks, do not promote less risky games, nor play a preventive role for potentially problematic gamblers. Finally, we describe some proposals on the utility to undertake training course for gambling operators and to adopt specific regulations, as well as we provide some insights for future research in this field. Keywords: gambling, gambling venues, gambling venue staff, prevention, harm minimization, responsible gambling Introduzione ll fenomeno del gioco d’azzardo: aspetti epidemiologici e psicosociologici I movimenti di sviluppo ed espansione che negli ultimi decenni hanno caratterizzato, a livello globale, l’andamento dell’industria e del mercato del gioco d’azzardo legalizzato si sono riflessi in un progressivo e costante incremento dell’offerta e della diffusione dei locali in cui sono presenti opportunità di gioco. Diffusione che, secondo quanto riportato dalla letteratura di settore, svolgerebbe un ruolo di rilievo – seppure mediato da fattori culturali e socio-demografici, oltre che dalle capacità di adattamento della comunità – nell’influenzare comportamenti ed atteggiamenti1-6. I dati presentati nell’edizione più recente del Global Gambling Report mostrano che nel corso del 2012 il fatturato complessivo del mercato modiale del gioco si è attestato intorno ai 430 miliardi di dollari, facendo registrare un incremento del 2% che, sebbene inferiore a quello rilevato negli anni precedentiI, conferma comunque il mantenimento di un trend positivo di crescita da parte di questo settore7,8. In maniera analoga, anche il volume d’affari dell’industria del gioco sembra aver conosciuto nell’ultimo decennio un progressivo e costante incremento, così come emerge dalle rilevazioni Eurispes e dai dati A.A.M.S., secondo cui la raccolta lorda annuale per i giochi pubblici sarebbe passata dai 35,4 miliardi di euro del 2003 agli 80 del 2011, fino ad arrivare agli 87 miliardi di euro del 2012 II9-11. Cifre significative (a cui peraltro, come sottolineato dall’Associazione Libera, andrebbero aggiunti i circa 10 miliardi di euro di fatturato illegale), che pongono l’Italia al primo posto in Europa e al terzo nel mondo12. La quota di entrate più consistente risulta provenire dalle diverse tipologie di slot machines (new slot, VLT), che raccolgono complessivamente il 56% del fatturato legale totale, seguite dai giochi online (14%), dalle lotterie istantanee (10%) I Il rallentamento del trend di crescita osservato è probabilmente da attribuirsi in prevalenza alla flessione del mercato europeo, recentemente colpito da una crisi generalizzata dei consumi; flessione che, d’altra parte, risulta almeno in parte compensata dallo sviluppo dell’industria del gioco nordamericana e di quella asiatica, che costituiscono attualmente due tra le realtà più floride e maggiormente in espansione. II La spesa annuale complessiva, al netto delle vincite pagate, è stata invece di circa 17,1 miliardi di euro, con una contrazione del 3,5% rispetto all’anno precedente. Di questi, 8,1 miliardi sono andati allo Stato come gettito erariale, mentre i restanti 9 sono stati incassati dai diversi soggetti che compongono la rete statale ufficiale dei concessionari di gioco. 32 Di partimento Politiche Antidroga Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal lotto (6%)11. Attualmente, quindi, sarebbero proprio gli apparecchi elettronici da intrattenimento, presenti sul territorio italiano con una elevatissima densità (in media 1 ogni 150 abitanti), a fungere da traino per il mercato del gioco. Non si può del resto sottovalutare il fatto che la distribuzione sempre più capillarizzata delle occasioni di gioco ha probabilmente favorito una maggiore accessibilità, non solo in termini territoriali, ma anche di rappresentazioni sociali e psicologiche, garantendo, di fatto, la possibilità di entrare in contatto con il gioco d’azzardo anche a fasce di popolazione precedentemente poco interessate dal fenomeno, e nel contesto di ambienti tradizionalmente ed esplicitamente non destinati alle attività di gioco13. Nel complesso, sembra quindi possibile affermare che il mercato del gioco costituisce, in Italia, una realtà di evidente rilevanza, sociale ed economica, anche in relazione al significativo impatto sui livelli occupazionaliIII. Realtà il cui sviluppo è stato in qualche misura favorito ed incentivato dalle politiche governative finanziarie, che hanno consentito e supportato la progressiva crescita e differenziazione dell’offerta di gioco e il parallelo ricorso ad attività di promozione e pubblicizzazione sempre più ampie, intense e mirate. Non a caso, l’anomalia di uno Stato che promuove e incoraggia il gioco d’azzardo, evitando di considerare i rischi cui sono esposti quegli stessi cittadini che deve tutelare, è stata più volte sottolineata in pubblicazioni e interventi di esperti del settore, divenendo sempre più spesso oggetto di discussione anche in contesti politici locali e nazionali14-16. Va a questo proposito evidenziato che, a differenza di quanto è accaduto per le altre dipendenze legali, come quella dal fumo di tabacco e dall’alcol, nel caso del gioco d’azzardo manca in Italia una regolamentazione che permetta ai policy maker di intervenire in modo efficace per la tutela dei cittadini, in particolar modo delle fasce più deboli, a fronte dell’incremento del mercato. Tuttavia può essere segnalata anche, quale elemento di novità, la recente entrata in vigore della Legge 189/2012 (conversione, con modificazioni, del decreto legge 158/2012), recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute, all’interno della quale sono state inserite anche disposizioni in materia di regolamentazione del gioco d’azzardo17. In particolare, la Legge prevede per gli esercenti l’obbligo di III Attualmente si stima che le aziende operanti nel settore dei giochi siano oltre 150.000 (comprendendo anche coloro che esercitano le attività di gioco in forma complementare rispetto all’attività principale), con un livello occupazionale complessivo di circa 200.000 unità. GAP - Esercenti sale da gioco e prevenzione esporre nei locali in cui vi sia offerta di giochi pubblici materiale informativo volto ad evidenziare il rischio di dipendenza dal gioco d’azzardo, e a segnalare la presenza sul territorio di servizi di assistenza pubblici o del privato sociale per la cura delle persone con patologie correlate al gioco d’azzardo. Dal momento che il compito di predisporre il materiale informativo veniva affidato alle Aziende Sanitarie, senza entrare nel merito di ulteriori disposizioni applicative, l’attuazione è stata affrontata in modo disomogeneo nelle varie regioni, in alcuni casi attraverso la diffusione di materiale prodotto a livello regionale, in altri tramite informative redatte dalle singole ASL e pubblicate sui rispettivi siti web aziendali. Pur trattandosi solo di una disposizione che obbliga a introdurre degli avvisi, non accompagnata da altri interventi e non inserita in progetti di formazione e prevenzione più ampi, l’applicazione della Legge sopra citata si può considerare certamente un’innovazione, la cui portata non è però al momento ancora quantificabile. Sarà di indubbio interesse nei prossimi anni la valutazione del suo effettivo impatto rispetto all’attività dei gestori professionali del gioco e all’approccio al fenomeno in generale. La pubblicità e la promozione del gioco d’azzardo La questione di quanto incida la pubblicità sul consumo di un prodotto capace di creare dipendenza, come il gioco d’azzardo, o l’alcol o il fumo, è piuttosto complessa. Uno studio britannico sulla valutazione dell’impatto della pubblicità nella diffusione del gioco d’azzardo problematico e patologico, ha preso in esame la letteratura su gambling e pubblicità, settore in cui le ricerche empiriche sono ancora scarse, facendo riferimento soprattutto ad altre aree di rilevante interesse, già da tempo esplorate, come quella dell’uso di alcol18. Le ricerche censite rispetto all’alcol rilevano in genere che la regolamentazione della pubblicità può essere un utile strumento, ma sono da considerarsi importanti anche variabili legate al contesto ambientale, alla effettiva disponibilità del prodotto, al suo prezzo. Allo stesso modo, per quanto riguarda il gioco, a favorire il comportamento concorre, oltre allo stimolo costituito dal messaggio pubblicitario, anche la presenza di caratteristiche strutturali e situazionali, come la localizzazione delle postazioni di gioco e il loro numero. Rispetto alla pubblicità del gioco sui media inoltre, molti studi esaminati nell’articolo citato rilevano che i messaggi veicolati sono spesso illusori, non spiegano le reali possibilità di vincita e tendono ad alimentare aspettative di facili guadagni. Pur non essendo possibile trarre conclusioni sull’effetto della pubblicità rispetto al gioco problematico, per la ancora scarsa quantità di dati, viene sottolineata l’importanza di una pubblicità corretta, non ingannevole, attenta ai comportamenti di gioco responsabile, e quindi alla diffusione di buone pratiche, come i Codici di regolamentazione presenti in molti Stati, soprattutto al fine di tutelare le fasce di popolazione più fragili. Le ricerche sull’impatto della pubblicità sono per lo più rivolte a tipologie di consumatori, alla popolazione generale e in particolare ai giovani. Minore è l’attenzione riservata in quest’ambito agli operatori professionali del gioco e resta ancora aperto i quesito su quali canali di informazione possono contribuire efficacemente alla costruzione di una adeguata rappresentazione del gioco d’azzardo e del concetto di giocatore problematico negli esercenti dei locali di gioco. L’informazione e l’approccio commerciale alla diffusione dei dati Oltre alle forme di pubblicità più diffuse, veicolate attraverso i principali media, c’è una varietà di fonti di informazione di tipo più “professionale”, a cominciare dal sito internet dell’A.A.M.S., che riporta dati statistici sul mercato del gioco, a quelli di Sisal, Lottomatica, fino ai diversi siti specializzati collegati a varie concessionarie. Nel rapporto Sisal 2010 viene dato ampio spazio alla descrizione di una società all’avanguardia, di successo, attenta alla formazione dei dipendenti, alla soddisfazione dei clienti, all’aderenza a codici e regolamenti etici anche in tema di pubblicità. Vengono sottolineate le caratteristiche di competenza, trasparenza, sensibilità ai problemi sociali, e alla scelta di una politica di gioco responsabile, che le sono valsi il riconoscimento della certificazione della European Lottery19. I dati relativi ai volumi crescenti di denaro speso nei giochi vengono naturalmente letti come risultati positivi di un’efficace lavoro di impresa e di marketing. Si segnala in particolare l’esistenza di un filo diretto con i gestori, ai quali verrebbe fornita assistenza e formazione, anche in tema di gioco responsabile (argomento a cui viene dedicato un intero capitolo). Il concetto di “gioco responsabile”, che più recentemente ha sostituito quello di “gioco sicuro”, utilizzato spesso nei messaggi dell’A.A.M.S., viene di per sé assimilato a quello di “gioco legale”, lasciando intendere che i pericoli siano connessi prevalentemente solo a quello illegale. Anche il termine “ludopatia”, che non trova riscontro a livello clinico (la definizione del DSM IV è, come è noto, “gioco d’azzardo patologico”) viene sempre più citato, alimentando ambiguità e confusione, come se si parlasse solo di gioco in generale, tralasciando l’aspetto dell’azzardo, che però è proprio quello che più ha a che fare con le problematiche comportamentali reiterative o additive. Sempre nello stesso rapporto 2010 vengono descritti i risultati di una ricerca commissionata da Sisal all’Istituto ISPO su cosa pensano gli italiani sul gioco patologico. A quanto viene riferito nel documento, dalle interviste effettuate emerge che la maggior parte del campione ritiene che i giocatori siano responsabili e in genere capaci di controllarsi, e che la penetrazione sociale della dipendenza da gioco sia minima. “Il gioco in sé è considerato innocente, e chi ne diventa dipendente esprime un disagio e una debolezza che prescindono dall’ambiente in cui si manifestano”. Messaggi di questo tipo, che raggiungono i gestori impegnati nelle ricevitorie e nelle varie sedi commerciali, possono tendere a costruire una rappresentazione del gioco d’azzardo come attività sicura, scevra da rischi, fonte di divertimento e di possibili guadagni, e dei giocatori come clienti informati, in grado di operare delle scelte responsabili: l’eventualità che si instaurino problemi di dipendenza riguarda tutt’al più una minoranza di persone che hanno già per conto loro disturbi o difficoltà sul piano psicologico, ma non ha nulla a che fare con l’offerta di gioco. Rispetto alla costruzione della rappresentazione che operatori e aziende del gioco hanno di sé, viene stimolata l’identificazione e l’appartenenza a un gruppo descritto come di successo e competente, in cui i guadagni personali attesi sono in linea con la filosofia aziendale. I rischi legati al gioco problematico restano sullo sfondo, e le competenze auspicate e i comportamenti richiesti per il ruolo professionale si limitano all’esercizio della legalità (gestione corretta degli apparecchi, divieto ai minori di 18 anni). Non ultimo va sottolineato l’aspetto paradossale della vendita dei “Gratta e Vinci” anche negli Uffici Postali, dove il perso- Di partimento Politiche Antidroga Presidenza del Consiglio dei Ministri 33 Italian Journal on Addiction Vol. 3 Numero 5 2013 nale viene incaricato di fare promozione direttamente con il pubblico agli sportelli. Ciò appare particolarmente rischioso se si pensa al rapporto di prossimità, e spesso di fiducia, che si viene a creare, soprattutto nei piccoli centri, con le fasce di popolazione più fragili, come gli anziani e i pensionati. Una delle principali difficoltà rispetto all’applicazione di codici di regolamentazione e di buone pratiche al fine di favorire una cultura del “gioco responsabile” è proprio la dispersione e la moltiplicazione dei soggetti interessati. Le esperienze internazionali di formazione dei gestori e di riduzione del danno sono rivolte in genere a una tipologia ben precisa di gestori professionali, come quelli dei casinò, delle sale giochi e sale scommesse, mentre nella situazione italiana la categoria è molto varia, includendo anche negozianti, tabaccai, giornalai, personale cioè non specificamente dedicato a questo tipo di attività. Uno studio australiano del 2003 sulla percezione dell’efficacia delle strategie di gioco responsabile tra i gestori di casino e sale giochi, suggerisce alcune considerazioni a questo proposito20. Sono state riscontrate differenze nella percezione del proprio ruolo e nell’applicazione della regolamentazione nei diversi contesti esaminati: tra aree territoriali periferiche e centrali, tra esercizi più grandi e più piccoli, tra quelli inseriti in contesti di scambio e comunicazione in città e quelli più isolati. In media risultava che gli esercenti meno informati sulle disposizioni da applicare e meno convinti della loro utilità fossero quelli che lavoravano in contesti più isolati, più lontani, più piccoli. L’appartenere a contesti più grandi, meglio organizzati, che possono disporre più facilmente di informazioni, facilita quindi la messa in atto di programmi di formazione e sensibilizzazione e di buone pratiche. Nella situazione italiana in particolare ci sembra che gli esercenti si ritrovino in una sorta di territorio di confine, tra il mondo invitante di “Azzardopoli” assunto per scelte commerciali, genericamente legittime, e favorite dallo sviluppo esponenziale di un mercato che ha progressivamente modificato il sistema, e l’esperienza di prossimità con situazioni complesse, o anche francamente problematiche, alle quali non sono stati preparati e rispetto alla gestione delle quali non possiedono strumenti adeguati12. L’individuo tra mass media, processi decisionali e comportamenti Passando adesso dagli elementi di contesto a quelli relativi al singolo individuo, può essere interessante evidenziare brevemente alcuni meccanismi che il soggetto può utilizzare quando si pone in rapporto con il gioco d’azzardo. In questo contesto volutamente si tralascia l’attenzione sulle situazioni di particolare vulnerabilità o sui quadri di marcata problematicità psicopatologica che si possono riscontrare tra chi si approccia al gioco d’azzardo analizzando invece i meccanismi generali comuni alla maggior parte degli individui. Un primo punto da osservare è quello dell’influenza della comunicazione sociale, dei suoi diversi contenuti e della sua percezione ed elaborazione da parte del soggetto. Si può ipotizzare che se da un lato la pubblicità e la promozione del gioco hanno un importante ruolo nella diffusione del gioco d’azzardo anche i tentativi di trasmettere informazioni e messaggi orientati alla tutela della salute individuale e collettiva e alla promozione di stili di vita più sicuri potrebbero svolgere una funzione di direzione opposta e con funzione positiva. Tra i molti fattori che possono influenzare il grado di efficacia delle comunicazioni, finalizzate alla promozione della salute vi è la difficoltà a veicolarle con strumenti e modalità 34 Di partimento Politiche Antidroga Presidenza del Consiglio dei Ministri adeguate e, per l’individuo, di selezionare dati e informazioni all’interno di una grande massa di contenuti e stimoli che vengono costantemente trasmessi alla popolazione generale e a specifiche sottopopolazioni. Il singolo individuo di fronte a questa elevatissima quantità di stimoli, raramente coerenti o collocati e fruibili in un ordine gerarchico di importanza e priorità, si trova nella difficoltà di avere un approccio critico. Tale difficoltà si estende quindi alle ricadute comportamentali, o almeno a quella parte dei processi che conducono alla generazione dei comportamenti basata su meccanismi razionali, sia rispetto a tematiche generali relative alla salute che, in particolare, su ambiti specifici e carichi di elementi di ambivalenza come il gambling, il fumo, l’assunzione di alcol ecc. A complicare questi aspetti si pone la caratteristica specifica del gioco d’azzardo. Infatti mentre un modo semplicistico di porre la questione potrebbe condurre ad una formulazione dicotomica, ad esempio la scelta tra le affermazioni ‘giocare è una cosa negativa’ oppure ‘giocare non è una cosa negativa’, le soluzioni concettuali e i conseguenti comportamenti che possono realisticamente essere individuati si pongono in un range che può essere rappresentato come le percentuali di rischio presenti all’interno della gamma dei diversi stili e pattern di partecipazione al gioco. Ma anche se l’analisi dei messaggi e la conoscenza delle problematiche connesse al gioco d’azzardo potessero essere più adeguate ed efficaci, la previsione della loro ricaduta nei comportamenti individuali e collettivi non sarebbe naturalmente possibile, basandosi questi non tanto su elementi di conoscenza oggettiva e su percorsi razionali strettamente consequenziali ma su molte altre variabili. Tra le diverse componenti si vuole evidenziare il valore e il significato che ha, per il soggetto, il rapporto con i diversi gradi di rischio connesso con eventi o azioni nelle quali può essere coinvolto. Possibili valenze e significati del rischio Per ciascuna persona la prossimità con il rischio presente in qualche evento che può riguardarlo suscita emozioni e atteggiamenti diversi. Una osservazione classica che permette di rilevare delle modalità molto evidenti e spesso drammatiche, e quindi utili per una funzione esplicativa, è quella con cui si possono esprimere tali atteggiamenti in adolescenza, tenendo conto che alcuni di questi tratti possono essere presenti anche in fasi successive del ciclo di vita dell’individuo. Attualmente è superata la lettura prevalentemente orientata a spiegare la prossimità al rischio come frutto di elementi psicopatologici espliciti o latenti ribaltando anzi la prospettiva fino a considerare l’assunzione del rischio nell’adolescenza come un esperienza di grande importanza nello sviluppo della propria autonomia e della capacità di contatto e conoscenza dell’ambiente. Sia nell’adolescenza che nell’adulto è inoltre presente un meccanismo di particolare importanza denominato ‘Falso Consenso’: in questo caso i propri rischi sono considerati come meno pericolosi e negativi quando anche tanti altri corrono gli stessi rischi. Questo meccanismo è chiamato falso consenso perché se un comportamento è assunto da una sola persona o da tanti questo non cambia la probabilità statistica che accada un certo evento alla singola persona. Vi può poi essere un atteggiamento di ‘Ottimismo irrealistico’, Overconfidence, che consiste in una visione eccessivamente ottimistica del futuro. In questo stato mentale si ritiene che le cose negative effettivamente accadono ma non al soggetto stesso che inoltre è convinto che le cose positive gli accadono in misura maggiore che ad altri. L’overconfidence è elevata nei soggetti che hanno l’idea di GAP - Esercenti sale da gioco e prevenzione avere la capacità e possibilità di controllare gli eventi esterni dal proprio interno (locus of control interno). Inoltre l’overconfidence aumenta quando il soggetto si pone a valutare il rischio di altre persone e si ritiene più capace di altri a controllare gli eventi esterni. Secondo alcuni autori questa posizione è collegata ad un tentativo di protezione della propria identità e specificità rispetto all’accomunamento al resto della collettività, cosa che può essere avvertita come un appiattimento e una perdita di identità21-23. L’esito frequente è comunque l’assunzione di comportamenti che determinano una minore protezione di sé. Certamente questo mutamento di prospettiva che tende a non considerare i diversi livelli di coinvolgimento con situazioni di rischio come di per sé patologici non esclude la possibilità di riconoscere i diversi esiti, anche negativi, della vicinanza con eventi particolarmente rischiosi né la ricerca, e l’esistenza, di possibili problematiche psicologiche e sociologiche preesistenti e sottostanti. In tal senso si sono mossi diversi studi che hanno individuato una serie di fattori che consentono di discernere tra tali possibili scenari giungendo anche a definire anche un quadro di insieme che correla tra loro tali diversi fattori che costituisce il nucleo della Problem Behaviour Theory24-26. All’interno di tali complessi scenari elaborati dai diversi ricercatori è interessante osservare come il senso di appartenenza al contesto sociale, le pressioni orientate a sostenere questo sentimento e il rapporto con il sistema delle regole attraverso la mediazione interpersonale da parte di soggetti con un ruolo riconosciuto rivestono un significato ed una salienza particolare27,28. Regole, divieti ed effetti paradossi In diverse situazioni un comportamento problematico individuale o collettivo può essere ridotto o depotenziato per mezzo di regole o divieti. Tuttavia è esperienza comune osservare come in alcuni ambiti la preesistenza o l’introduzione di regole non determini l’effetto desiderato. Per comprendere più a fondo il possibile esito di un divieto è utile tener conto del fenomeno della reattanza che consiste in un comportamento che si oppone al rispetto della regola introdotta. Tale reazione è stata particolarmente studiata da Jack Brehm ed ha più probabilità di essere messa in atto quando il numero di alternative che il soggetto ha di fronte si riduce marcatamente29. Il comportamento che si determina, secondo l’autore, si articola in due modalità distinte: la tendenza a riconquistare l’alternativa perduta e la perdita di interesse per l’alternativa disponibile, anche se precedentemente gradita e ricercata. Come può essere traslata l’osservazione e la relativa concettualizzazione della reattanza nell’ambito dell’introduzione di regole o divieti finalizzati alla prevenzione del gioco d’azzardo patologico? Infatti in questo caso, come prima veniva evidenziato rispetto alla poco realistica semplificazione della totale presenza o totale assenza del rischio, non ci troviamo davanti ad una opzione dicotomica, ad esempio fumare o non fumare, ma ad una modalità qualitativa e quantitativa del giocare. Per di più, in questo caso, chi ha il compito e l’autorità di introdurre eventuali limitazioni è lo Stato che è, allo stesso tempo e quasi ovunque, il maggior produttore di possibilità di gioco d’azzardo per la popolazione. Questo quadro di insieme introduce una riflessione relativa non tanto all’obiettivo della cessazione dell’offerta del gioco d’azzardo, o tanto meno ad una sua interdizione e divieto, ma piuttosto all’introduzione di un sistema di regolazione più articolata, che tenga conto tra l’altro dell’analisi dei possibili esiti che complessivamente l’introduzione di nuovi giochi d’azzardo, in presenza di altri giochi già disponibili e delle problematiche esistenti o emergenti, può determinare. Inoltre il sistema di regolazione dovrebbe maggiormente tenere in conto il risvolto che certi fattori ambientali e certe forme di pressione sociale possono avere, oltre che nella popolazione generale, nei comportamenti individuali di un certo numero di persone particolarmente vulnerabili. Come è stato accennato nelle brevi sintesi sopra riportate sia i messaggi sociali che le regole presenti nel contesto e i meccanismi psicologici che si possono osservare nei comportamenti e nel fenomeno del gioco costituiscono una complessa rete di interazioni che possono avere però una loro modulazione e rivalutazione anche per mezzo di figure che operino in prossimità dei soggetti interessati. E’ per questo che abbiamo voluto focalizzare la nostra attenzione sul ruolo di mediazione che può assumere, all’interno del setting del gioco, la figura dell’esercente nei locali nei quali si svolgono le sessioni di gioco. La revisione della letteratura Metodologia e criteri di selezione La ricerca bibliografica ha tenuto conto dei contributi pubblicati, in formato cartaceo o elettronico, nel periodo compreso tra il 1 gennaio 2002 ed il 30 settembre 2013. Le fonti di riferimento sono state diverse. In primo luogo, sono state consultate alcune banche dati ( PUBMED, EBSCO e PSYNET), tramite il ricorso a stringhe di parole chiave (“gambling employees”; “gambling operators”; “gambling workers”; “gambling staff ”) e la successiva selezione dei risultati restituiti sulla base dell’attinenza con il tema oggetto di studioIV. Le medesime combinazioni di parole, declinate sia in lingua italiana che inglese, sono poi state utilizzate per effettuare una più generale ricerca sul web (tramite il motore di ricerca Scholar di Google), che ha tra l’altro permesso di individuare anche documenti appartenenti alla cosiddetta letteratura “grigia”. In questo caso sono stati presi in considerazione, per ogni query inviata, i primi 300 risultati proposti (ordinati in base alla pertinenza), ulteriormente filtrati in relazione alla loro rilevanza. Infine, sono stati consultati (integralmente o tramite il ricorso a parole chiave) gli indici relativi alle annate 2002/2012 di alcune riviste scientifiche nazionali e internazionali (S&P Salute e Prevenzione, Personalità/Dipendenze, International Gambling Studies, Journal of Gambling Issues) e gli archivi di alcuni Centri di Documentazione specialistici e biblioteche online (Ce.Do.S.T.Ar. – Centro documentazione, studi e ricerca sul fenomeno delle dipendenze patologiche del Dipartimento delle Dipendenze dell’Azienda U.S.L. 8 di ArezzoV, Centro Studi, Documentazione e Ricerche del Gruppo AbeleVI, Ce.S.D.A. – Centro studi, ricerca e documentazione su Dipendenze e Aids del Dipartimento Dipendenze IV Sono stati, in particolare, selezionati ricerche e studi empirici focalizzati intorno alla figura del personale operante nei locali da gioco, al fine di esplorare preliminarmente le differenti modalità attraverso cui le peculiarità connesse al ruolo sociale e professionale di questa categoria sono state fino ad ora considerate ed indagate. Si è invece scelto di escludere dalla revisione quegli studi che, pur coinvolgendo le medesime figure professionali, si proponevano un obiettivo conoscitivo differente, quale ad esempio la valutazione dell’efficacia di determinati programmi formativi o interventi di prevenzione. V http://www.cedostar.it VI http://centrostudi.gruppoabele.org Di partimento Politiche Antidroga Presidenza del Consiglio dei Ministri 35 Italian Journal on Addiction Vol. 3 Numero 5 2013 dell’A.S.L. 10 di FirenzeVII, ePublications@SCU – Research and scholarly publications of Southern Cross UniversityVIII, GambLIB – Gambling Research DatabaseIX, Centri di Documentazione Dipendenze della Regione Emilia RomagnaX, Responsible Gambling CouncilXI, Retecedro – Rete dei centri di documentazione sulle dipendenze patologiche della Regione Toscana XII, Wiley online libraryXIII). Risultati In totale sono stati individuati 38 studi, a carattere prevalentemente qualitativo. Di questi, 30 sono stati condotti in ambito internazionale (Australia, Cina, Corea, Canada e USA) e hanno assunto, quale oggetto di indagine, figure specializzate con una identità professionale e, generalmente, una formazione specifica, operanti in locali esclusivamente o comunque prevalentemente dedicati all’esercizio delle attività di gioco d’azzardo (casinò, club e sale da gioco interne agli hotel). Gli 8 studi effettuati sul territorio nazionale italiano, invece, hanno considerato una gamma di soggetti e di contesti più eterogenea, andando ad esplorare sia l’ambiente dei casinò che i “nuovi” luoghi del gioco legalizzato: Bingo, sale giochi e sale scommesse, quindi, ma anche e soprattutto tutti quegli esercizi commerciali tradizionalmente ed esplicitamente non dedicati al gioco d’azzardo (tabaccherie, bar, edicole, …), che attualmente costituiscono il settore più florido del mercato del gioco italiano, e sono solitamente gestiti da figure professionali più ibride, che non hanno ricevuto una formazione specifica e spesso non possiedono conoscenze particolari in materia, al di là di quelle maturate “sul campo” XIV. Le caratteristiche e conclusioni principali di ciascuna ricerca sono state sintetizzate nelle tabelle 1 e 2. Discussione Nel complesso, sembra possibile rilevare come la ricerca sulle figure operanti nei locali da gioco, pur non costituendo uno dei filoni privilegiati di indagine nell’ambito della letteratura multidisciplinare sul gioco d’azzardo, stia conoscendo, specie nel corso degli ultimi anni, un certo sviluppo. Il campo di osservazione scelto dai ricercatori pare progressivamente ampliarsi ad includere una molteplicità di fattori reciprocamente interconnessi tra loro, e il focus si sposta dall’analisi delle caratteristiche individuali dei singoli giocatori o della rilevazione di carattere epidemiologico quantitativo, alla comprensione dei contesti sociali ed ambientali, oltre che delle condizioni in cui il fenomeno stesso si sviluppa e verifica. Le prospettive a partire dalle quali i ricercatori hanno considerato, osservato ed analizzato il personale dei locali da gioco appaiono piuttosto diversificate tra loro. Per quanto riguarda gli studi condotti a livello nazionale, è possibile osservare come almeno sei degli otto lavori esamiVII http://www.cesda.net; VIII http://epubs.scu.edu.au; IX http://www.gamblib.org; X http://www.saluter.it/dipendenze/documentazione/i-centri-di-documentazione-1 ; XI http://www.responsiblegambling.org; XII http://www.retecedro.net; XIII http://onlinelibrary.wiley.com; XIV I ricercatori italiani hanno, in qualche ricerca, concentrato la loro attenzione su Sale Bingo, sale giochi e sale scommesse, locali che propongono quasi esclusivamente attività di gioco, riservando però una attenzione privilegiata alla figura del giocatore.26-28 36 Di partimento Politiche Antidroga Presidenza del Consiglio dei Ministri nati sembrino iscriversi all’interno di una comune linea di indagine, condividendo sia gli obiettivi generali che la metodologia di ricerca30-39. Si tratta, più in dettaglio, di esperienze riconducibili al paradigma della ricerca-azione, che mirano prevalentemente ad approfondire la conoscenza del fenomeno gioco d’azzardo nei suoi aspetti sociali e nei risvolti disfunzionali e patologici attraverso la mappatura delle opportunità di gioco lecito, l’osservazione svolta all’interno dei locali e, soprattutto, l’analisi delle percezioni e delle rappresentazioni degli esercenti. Questi ultimi vengono infatti considerati come figure chiave, che possono offrire un contributo prezioso alla comprensione delle componenti locali e contestuali del fenomeno e dei pattern comportamentali e di consumo. Questi, stando ai dati rilevati, si confermano conoscitori esperti e osservatori competenti, seppure talvolta inclini a minimizzare o sottostimare i rischi connessi al gioco d’azzardo. I restanti due lavori si focalizzano invece, in un caso, sulla valutazione delle competenze mostrate dal personale di un casinò rispetto al riconoscimento dei giocatori patologici, con particolare riferimento ai criteri di discernimento empirici implicitamente applicati ed alla loro affinità con quanto proposto dalla nosografia psichiatrica, e nell’altro, sull’attenzione posta dagli esercenti verso il rispetto della normativa vigente, oltre che sul tipo di relazioni che tendono ad instaurare con la clientela40,41. Per quanto riguarda gli studi internazionali, sono state identificate perlomeno tre direttrici di ricerca. Nell’ambito della prima, che parrebbe essere stata sviluppata prevalentemente, sebbene non esclusivamente, nel contesto asiatico, vengono esaminati ed approfonditi principalmente i fattori che possono favorire o ostacolare l’erogazione di un servizio di qualità alla clientela, le variabili individuali ed organizzative che possono incidere sulle condotte e sulla soddisfazione professionale, l’eventuale adozione da parte del personale di stili di vita non salutari, la possibile insorgenza di sintomatologie da stress correlate al lavoro, il verificarsi di fenomeni di burnout o tendenza al turnover42-48. L’obiettivo delle ricerche è in questo caso posto quindi esclusivamente sugli aspetti professionali, con particolare riferimento ai livelli di benessere organizzativo e qualità, totale e del lavoro, indagati prevalentemente attraverso la somministrazione e l’analisi di interviste. La seconda direttrice di ricerca, all’interno della quale si collocano 16 degli studi esaminati, fa invece esplicito riferimento alla possibile evoluzione patologica dei comportamenti di gioco, ed individua nel personale operante nei locali una categoria particolarmente a rischio, soprattutto in relazione alla ampia accessibilità (intesa in termini fisici, spaziali, ma anche sociali e cognitivi) delle occasioni di gioco. L’attenzione dei ricercatori si focalizza in questo caso sulla rilevazione, effettuata tramite interviste, questionari o scale specifiche, dei tassi di prevalenza di gioco sociale e problematico tra i membri dello staff dei locali – significativamente più elevati di quelli riscontrati nell’ambito della popolazione generale – o sull’identificazione dei possibili fattori di rischio e di protezione49-62. In questo gruppo di ricerche sono inoltre stati inclusi due lavori che, sempre riferendosi a campioni estratti dalla popolazione del personale dei locali da gioco, hanno esplorato, rispettivamente, il primo la possibile comorbilità tra gioco d’azzardo problematico ed altre forme di abuso di sostanze o disturbi psichiatrici ed il secondo, gli specifici pattern associati all’evoluzione delle patologie da gioco63,64. La terza direttrice di ricerca ruota attorno alla funzione potenzialmente svolta dal personale operante nei locali nell’ambito dell’attuazione di strategie ed interventi di riduzione del GAP - Esercenti sale da gioco e prevenzione danno. In particolare, i ricercatori si focalizzano sulla possibilità di individuare adeguati indicatori comportamentali che consentano il riconoscimento precoce dei giocatori a rischio, nonché sulle effettive competenze mostrate dal personale65,66. Vengono inoltre esaminate le modalità di interazione con la clientela maggiormente problematica e di gestione delle eventuali richieste di supporto avanzate dai giocatori o dai loro familiari67-70. Lo strumento di indagine privilegiato è costituito, anche in questo caso, dall’intervista. Nel complesso, sembrano emergere diverse criticità, connesse sia all’identificazione di indicatori validi ed efficaci che alle difficoltà sperimentate dallo staff dei locali nel rapportarsi con la clientela problematica, specie in assenza di una richiesta esplicita e diretta. E’ però soprattutto uno degli studi più recenti a sottolineare come la necessità di conciliare le responsabilità sociali con le richieste e le aspettative di principali, clienti ed altri significativi, oltre che con le proprie reali competenze, possa alimentare nel personale vissuti di ambivalenza e conflitti di ruolo71. La presente panoramica sulla letteratura, del resto, pare proprio mettere in luce, attraverso la molteplicità delle prospettive adottate, la multidimensionalità dell’oggetto di studio, evidenziando sfaccettature diverse della peculiare posizione occupata da questa categoria professionale, chiamata a rapportarsi con un fenomeno sociale complesso, a confrontarsi con le rappresentazioni, percezioni ed interessi dei diversi e molteplici soggetti coinvolti, e ad integrare i differenti – e talvolta inconciliabili - messaggi e significati veicolati dai vari contesti di appartenenza (individuale, familiare, gruppale, istituzionale, comunitario, …). Tale complessità non può essere trascurata e va necessariamente considerata, anche in riferimento all’eventuale progettazione di strategie ed interventi di riduzione del danno e promozione del gioco responsabile. Le esperienze internazionali e gli studi condotti in materia, infatti, pur non avendo finora consentito di ottenere dati univoci circa la valutazione dell’efficacia delle diverse sperimentazioni, sembrano suggerire la necessità di costruire forme di intervento articolate, che operino su piani differenti ed integrino azioni complementari, sia a livello educativo che strutturale e normativo, stimolando la reale partecipazione e l’assunzione di responsabilità da parte di ciascuno dei soggetti sociali coinvolti, nonché favorendo l’adesione critica e consapevole alle politiche di prevenzione72-77. Tornando all’obiettivo prioritario di questa rassegna, sembra interessante rilevare la pressoché totale mancanza di studi che si focalizzino sulla osservazione e descrizione dei processi specifici e delle caratteristiche di interdipendenza e valorizzazione delle individualità e soggettività che possono contraddistinguere le relazioni – presenti o potenziali – che si instaurano tra operatori dei locali e clientela. Le interazioni tra staff e giocatori vengono infatti analizzate esclusivamente in riferimento alle situazioni di criticità, al fine di valutare se gli addetti ai lavori siano in grado di rispondere adeguatamente alle eventuali richieste di supporto loro rivolte, e in che modo sia possibile incrementare le loro competenze e abilità. Non risultano essere prese in considerazione le situazioni, assai più comuni e frequenti, di gioco sociale, né tantomeno la potenziale funzione incentivante o dissuasiva svolta dal personale. Anche nel caso specifico degli studi sul contesto italiano è possibile notare come, benché la maggior parte di essi abbia previsto l’effettuazione di sessioni di osservazione, l’attenzione dei ricercatori sia stata rivolta prevalentemente ai giocatori, non soffermandosi, se non marginalmente, sui processi interattivi e comunicativi che vengono a connotare e qualificare le relazioni tra clienti ed esercenti. Conclusioni Il gioco d’azzardo costituisce un fenomeno complesso che, per poter essere anche solo parzialmente compreso, necessita di una adeguata attenzione sia alle componenti e implicazioni socio-economiche, antropologiche, culturali e politiche, che alle relazioni dinamiche che si instaurano tra i vari stakeholders, compresi gli individui e le famiglie coinvolte, e alle loro reciproche rappresentazioni, percezioni, interessi. L’obiettivo del presente lavoro è stato quello di approfondire, attraverso una revisione della letteratura, quale posizione e ruolo occupi il personale dei locali da gioco all’interno di questo sistema e quali criticità e potenzialità siano rilevabili in una prospettiva preventiva. Tra i diversi elementi emersi si evidenzia un primo aspetto costituito dal fatto che la maggior parte dei contributi si riferisce a studi condotti in contesto internazionale, in Paesi con più radicate tradizioni e cultura di gioco ed è focalizzata su figure professionali specifiche, che svolgono la loro attività in locali dedicati totalmente o primariamente alle attività di gioco d’azzardo. Va poi sottolineato che gli studi considerati fanno riferimento prevalentemente a due angolature specifiche di osservazione che vedono coinvolto il personale dei locali come categoria a rischio rispetto allo sviluppo di patologie da gioco o, alternativamente, come soggetto attivo nell’ambito di interventi di riduzione del danno, impegnato nell’applicazione dei regolamenti aziendali e nel riconoscimento e/o nella gestione della clientela maggiormente problematica mentre le interazioni reciproche fra personale e clientela risultano indagate, sulla base della revisione, in modo marginale. Nel contesto italiano, che è piuttosto eterogeneo, comprendendo sia locali prevalentemente dedicati al gioco (casinò, sale Bingo, sale giochi, sale scommesse) che esercizi dedicati al commercio di molteplici tipologie di prodotti e offerte di attività, la quasi totalità degli studi esaminati si è concentrata su questa seconda tipologia, che al momento costituisce una delle fasce del mercato maggiormente in espansione. Nei contesti osservati i dati rilevati hanno confermato la capacità e la potenzialità degli esercenti di cogliere aspetti e dinamiche propri del fenomeno, ma hanno evidenziato anche una tendenza a sottovalutare o minimizzare gli aspetti di rischio e problematicità e a relativizzare la possibilità di un proprio coinvolgimento. Gli elementi emersi possono offrire interessanti spunti di riflessione, anche in riferimento alla eventuale progettazione di ricerche e di sviluppo di politiche, strategie ed interventi di promozione del gioco responsabile nel nostro paese. In Italia, contrariamente a quanto avvenuto in altri Paesi europei ed extraeuropei da circa un decennio, la promozione di campagne di informazione e formazione orientate alla gestione di iniziative di riduzione del danno e tutela del consumatore è stata fino ad oggi limitata e circoscritta. Una eccezione di un certo rilievo a questa tendenza può essere considerata quella del progetto promosso dal Ministero della Salute che, nell’arco del biennio 2008-2010 ha coinvolto operatori sanitari, un certo numero di commercianti e rappresentanti istituzionali di diverse regioni italiane78. Tale esperienza tuttavia non ha avuto seguito in termini di sviluppo, riproposizione, diffusione e valutazione dei risultati. Più recentemente, come già ricordato, l’entrata in vigore della Legge 189/2012 ha introdotto alcune disposizioni relative all’obbligo per gli esercenti di esporre informative sui rischi del gioco d’azzardo patologico e sulle indicazioni per accedere alle cure. Le ragioni di tale carenza sono probabilmente molteplici e possono essere connesse sia all’ambivalenza generata dal fat- Di partimento Politiche Antidroga Presidenza del Consiglio dei Ministri 37 Italian Journal on Addiction Vol. 3 Numero 5 2013 to che lo Stato è chiamato a svolgere una funzione regolatoria rispetto all’offerta di prodotti e servizi di cui è anche promotore, sia alle specificità del mercato che, come si è detto, è caratterizzato da una marcata capillarizzazione delle offerte e dal coinvolgimento di operatori appartenenti a professionalità diverse. Occorre inoltre considerare che la rilevante espansione che il fenomeno ha avuto sul territorio italiano negli ultimi anni ha determinato criticità e rapidi cambiamenti culturali ancora poco studiati a livello sociologico, facendo emergere problematiche la cui regolazione e gestione non è ancora integrata nel sistema normativo e nelle attuali politiche sociali e sanitarie. E’ quindi ragionevole ritenere che, nell’immediato futuro, sarà necessario un maggiore investimento in politiche preventive ed interventi rivolti alla promozione della salute sia in ambito sociale allargato che all’interno dei luoghi del gioco. All’interno del quadro sopra sintetizzato la ricerca psicosociologia potrà quindi svolgere una funzione di notevole rilievo sia nel monitorare dati ed esiti degli interventi di prevenzione svolti nei locali del gioco professionale che nell’approfondire dinamiche e possibili interventi all’interno dei contesti del gioco ad ampia diffusione nella rete commerciale, anche al fine di sperimentare e osservare le potenziali influenze esercitate dal personale di tali locali in termini di incentivazione o dissuasione. Bibliografia 1. Pearce J, Mason K, Hishcock RR, Day PP. A national study of neighbourhood access to gambling opportunities and individual gambling behaviour. J Epidemiol Community Health. 2008; 62(10):862-8. 2. Robitaille E, Heriean P. 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Ricerca Mappatura di alcuni locali da gioco (n=76), somministrazione di interviste strutturate a gestori degli esercizi (n=38), ed effettuazione di brevi sessioni di osservazione. Italia Obiettivo: mappatura e descrizione dei locali da gioco presenti sul territorio; esplorazione della percezione dei gestori rispetto al fenomeno del gioco d’azzardo ed al passaggio tra il gioco sociale ed il gioco patologico, nonché della rappresentazione del proprio ruolo attuale o potenziale. Conclusioni: gli intervistati sembrano mostrare una certa conoscenza delle dinamiche e delle nuove tipologie di gioco, una buona consapevolezza dei rischi e una discreta competenza nel riconoscimento dei soggetti problematici, ma anche una marcata tendenza a minimizzare ed allontanare il problema da sé. Rispetto alle modalità di intendere il proprio ruolo ed il rapporto con la clientela sembrano delinearsi due atteggiamenti potenzialmente contrapposti, di cui uno più focalizzato sulla propria funzione commerciale, e l’altro caratterizzato da una maggiore sensibilità verso le criticità e i rischi connessi all’offerta di gioco. 2 Molin V. (2011) Dentro il casinò: quando il gioco si fa “malato”. Ricerca Analisi qualitativa di interviste somministrate a membri dello staff di un casinò (n=8). Italia Obiettivo: analisi delle competenze mostrate dal personale del casinò in riferimento al riconoscimento dei giocatori patologici. Conclusioni: i partecipanti allo studio mostrano buone competenze nel riconoscimento degli aspetti di rischio e di comportamenti patologici , e sembrano far inconsapevolmente riferimento ad un modello di gioco patologico affine a quello proposto dalla nosografia psichiatrica. Le loro capacità “diagnostiche” però non paiono essere valorizzate né adeguatamente promosse o utilizzate nel contesto dell’ambiente lavorativo. 3 Filippi C., Breveglieri L. (2010) Malati di gioco. Una ricerca sul fenomeno del gioco d’azzardo patologico nel territorio della provincia di Lodi. Ricerca Report di un progetto di ricerca che ha previsto più azioni. In particolare, per approfondire la conoscenza delle caratteristiche territoriali, è stata effettuata una mappatura delle opportunità di gioco presenti e della loro distribuzione spaziale, seguita da sette giornate di osservazione. Italia Obiettivo: mappatura delle opportunità di gioco e analisi del rapporto tra la dimensione demografica e il numero di locali da gioco; osservazione delle caratteristiche dei luoghi e delle modalità di gioco; esplorazione informale delle percezioni dei gestori. Conclusioni: in tutti i comuni considerati, a prescindere dalle loro dimensioni, è stata rilevata la presenza di almeno una opportunità di gioco ogni 1000 residenti, con sensibili variazioni nella distribuzione. La fase di osservazione ha inoltre consentito di far emergere spunti interessanti rispetto alle caratteristiche dei locali (anche in termine di gestione degli spazi e di utilizzo di luci e suoni), ai comportamenti di gioco ed alle interazioni tra giocatori e tra giocatori ed esercenti. 4 Eurispes (2009) L’Italia in gioco. Il punto di vista degli esercenti. Ricerca Svolgimento di un sondaggio su un campione di 300 esercenti. Italia Obiettivo: esplorare le opinioni degli esercenti, il rapporto che tendono ad instaurare con i clienti e le modalità attraverso cui assicurano il rispetto della normativa vigente. Conclusioni: la maggior parte degli esercenti contattati non sembra mostrare particolare attenzione verso la necessità di assicurare il rispetto della normativa vigente (ad esempio per quanto concerne il divieto di gioco ai minori) o l’opportunità di scoraggiare i comportamenti a rischio. 5 Novelli D. (2009) Costruzione di un progetto di sensibilizzazione sul G.A.P. nella città di Alessandria. Ricerca Mappatura dei locali da gioco e somministrazione di interviste strutturate a 38 esercenti. Italia Obiettivo: acquisire informazioni circa le caratteristiche locali del fenomeno e le percezioni degli esercenti; costruire un profilo del giocatore abituale. Conclusioni: la maggior parte degli intervistati concorda con l’idea che il gioco possa diventare un problema e la metà di loro si è talvolta sentito in dovere di far notare ad un cliente che stava esagerando con il gioco. Il giocatore abituale sembrerebbe essere maschio, di età compresa tra i 36 e i 60 anni, e mostrerebbe la tendenza a recarsi giornalmente nel locale per giocare. Di partimento Politiche Antidroga Presidenza del Consiglio dei Ministri Focus/Temi GAP - Esercenti sale da gioco e prevenzione 6 Ranieri F. et al. (2007) Gioco d’azzardo lecito ad Arezzo: interviste agli esercenti di esercizi con slot machines e lotto. Ricerca. Mappatura dei locali da gioco e somministrazione di interviste strutturate a 87 esercenti. Italia Obiettivo: mappatura dei locali da gioco presenti sul territorio; costruzione di un profilo del giocatore abituale sulla base delle percezioni degli esercenti; sensibilizzazione. Conclusioni: le stime fornite dagli intervistati sembrano essere in linea con l’esperienza clinica e con quanto indicato dalla letteratura, sia per quanto riguarda le caratteristiche dei giocatori che per quanto concerne la presenza di giocatori “assidui”. I gestori appaiono quindi come osservatori competenti. Rispetto al loro rapporto con la clientela oscillano tra la tendenza a limitarsi a svolgere il proprio ruolo di commerciante e la propensione a mostrare maggiore sensibilità e interesse verso i rischi connessi all’offerta di gioco. 7 Cinnella P. et al. (2006) Azione 5 del progetto di prevenzione all’uso di sostanze e comportamenti a rischio. Progetto IN contro – Ricerca sul gioco d’azzardo nel territorio di Casalmaggiore. Ricerca Mappatura dei locali di gioco presenti sul territorio (n=57), somministrazione di interviste ad esercenti (n=53) ed effettuazione di 142 ore di osservazione. Italia Obiettivo: valutazione della diffusione del gioco d’azzardo legalizzato e della percezione del fenomeno da parte degli esercenti dei locali da gioco; raccolta di dati sulle modalità di gioco. Conclusioni: sul territorio preso in esame sono presenti numerose opportunità di gioco. Gli esercenti si sono dimostrati buoni osservatori del fenomeno, sebbene probabilmente inclini a sottostimare i rischi connessi ad alcune tipologie di gioco. I giocatori sono prevalentemente adulti, ed il loro profilo sembra variare in relazione al gioco prevalente. 8 Capitanucci D. et al. (2005) A qualitative investigation into gambling points in Varese (Italy). The owners’ perceptions’ about their gambling clients. Ricerca Mappatura dei locali da gioco e somministrazione di interviste strutturate agli esercenti. Italia Obiettivo: mappatura dei locali da gioco presenti sul territorio; approfondimento delle conoscenze circa i comportamenti di gioco degli avventori attraverso l’analisi delle percezioni degli esercenti. Conclusioni: sono stati individuati più di 200 locali da gioco. I giochi maggiormente praticati sono, nell’ordine slot machines, lotto e videopoker. I gestori non si mostrano in grado di tracciare un profilo dei giocatori occasionali, ma solo di quelli abituali. Non sembrano essere particolarmente sensibili ai rischi connessi all’offerta di gioco, né interessati a ricevere informazioni sul gioco patologico. Tab. 2 – Studi internazionali Autore, anno di pubblicazione, titolo Caratteristiche e cenni metodologici Area geografica di riferimento Focus/Temi 1 Hing N, Gainsbury S (2013) Workplace risk and protective factors for gambling problems among gambling industry employees. Ricerca. Somministrazione del CPGI e di interviste strutturate ad un campione di membri dello staff di differenti locali da gioco (n=551) Australia Obiettivo: analisi dei comportamenti di gioco d’azzardo e rilevazione dell’eventuale presenza di condotte di gioco problematico; individuazione dei possibili fattori di rischio e/o protezione. Conclusioni: vengono individuate cinque categorie di fattori di rischio e due di fattori di protezione rispetto al possibile sviluppo di comportamenti problematici di gioco da parte del personale dei locali. In particolare, viene evidenziato come la continua esposizione al gioco venga a configurarsi, contemporaneamente, come uno dei maggiori fattori di rischio, ma anche come un possibile fattore di protezione, nella misura in cui consente al personale di assistere alle frequenti perdite dei clienti e di entrare direttamente in contatto con soggetti problematici. Viene inoltre sottolineato il rilevante ruolo - incentivante o dissuasivo - svolto da colleghi e responsabili, non solo rispetto all’eventuale insorgenza di patologie, ma anche in riferimento all’atteggiamento mostrato verso la possibilità di riconoscere ed affrontare le proprie difficoltà. 2 Tiyce M et al. (2013) Employee stress and stressors in gambling and hospitality workplaces. Ricerca. Analisi qualitativa di materiali raccolti nel corso di un precedente studio attraverso la somministrazione di interviste a membri dello staff di diversi locali da gioco. Australia Obiettivo: analisi dei principali fattori di stress per il personale operante nei locali da gioco. Conclusioni: il personale operante nei locali da gioco, se confrontato con altre categorie professionali attive nel settore dell’ospitalità e ristorazione, sembra essere sottoposto ad un maggior numero di fattori di stress, connessi sia alle condizioni ed all’organizzazione del lavoro (turni, …), sia alle interazioni con la clientela, sia alle proprie responsabilità ed ai risvolti etici della propria attività. Di partimento Politiche Antidroga Presidenza del Consiglio dei Ministri 41 Italian Journal on Addiction Vol. 3 Numero 5 2013 42 3 Zeng Z et al. (2013) Happiness and job satisfaction in a casinodominated economy. Ricerca. Somministrazione di interviste ad un campione composto da 1506 cittadini di Macao. Cina Obiettivo: valutazione della soddisfazione professionale e dell’impatto di questa sullo stato di benessere generale, così come individualmente percepito. Conclusioni: in linea di massima il livello di soddisfazione professionale sembra incidere significativamente sullo stato di benessere generale. Il personale dei casinò, se confrontato con il resto della popolazione, pare mostrare un analogo senso di appagamento, connesso al fatto di avere un’occupazione stabile, ma anche (nonostante le buone condizioni salariali) un maggior senso di insoddisfazione professionale, probabilmente legato a caratteristiche peculiari del proprio ruolo lavorativo. 4 Delfabbro P. et al. (2011) Venue staff knowledge of their patrons’ gambling and problem gambling. Ricerca. Comparazione delle percezioni di alcuni membri dello staff di differenti locali da gioco con i risultati ottenuti al CPGI/PGSI da 303 clienti abituali Australia Obiettivo: valutazione della competenza mostrata dal personale di locali da gioco di piccola e media dimensione nell’individuazione dei giocatori problematici. Conclusioni: i giocatori individuati dal personale come maggiormente a rischio hanno effettivamente conseguito punteggi più elevati al CPGI/PGSI . Le valutazioni effettuate però non risultano sufficientemente accurate e sensibili da consentire l’identificazione di tutti i soggetti problematici. 5 Guttentag D. et al. (2012) Gambling by Ontario casino employees: gambling behaviours, problem gambling and impacts of the employment. Ricerca. Realizzazione di un sondaggio su un campione di membri dello staff di cinque casinò (n=934) e successiva somministrazione di un’intervista (n=21). Canada Obiettivo: analisi dei comportamenti di gioco di un campione di membri dello staff di cinque casinò. Conclusioni: i comportamenti di gioco sembrano essere influenzati – positivamente o negativamente - da numerosi fattori, connessi sia all’ambiente di lavoro che alla personale condizione professionale (anzianità di servizio, esperienze precedenti, mansioni ricoperte). Nel complesso vengono comunque rilevati tassi di prevalenza di gioco patologico nettamente superiori rispetto a quelli riscontrati nell’ambito della popolazione generale. Tra i soggetti maggiormente problematici vengono individuati sia individui che hanno incrementato i loro comportamenti di gioco dopo essere stati assunti dal casinò sia individui che si sono orientati verso quella professione in virtù di una precedente passione per il gioco d’azzardo. 6 Hing N., Nuske E. (2012) Responding to problem gamblers in the venue: role conflict, role ambiguity and challenges for hospitality staff. Ricerca. Analisi tematica di interviste somministrate a membri dello staff di diverse tipologie di locali da gioco (n=48). Australia Obiettivo: esplorazione delle modalità attraverso cui il personale dei locali da gioco tende a gestire le richieste di aiuto avanzate dai giocatori. Conclusioni: gli intervistati evidenziano diverse criticità, connesse alla difficoltà di individuare i comportamenti problematici, al reciproco imbarazzo sperimentato, al timore di invadere la privacy dei clienti o provocare reazioni negative, al rischio di diminuire il giro di affari o entrare in conflitto con i responsabili e, più in generale, al carico emotivo che l’assunzione di questo compito comporta. Si riflette inoltre su quanto la necessità di conciliare le proprie responsabilità nell’ambito della prevenzione del gioco patologico con le aspettative di responsabili, clienti ed altri significativi, oltre che con le proprie effettive competenze possa generare ambiguità e conflitto di ruolo. 7 Hu S.X. et al. (2012) The correlation of work conditions with unhealthy lifestyles and occupational health problems of casino croupiers in Macau. Ricerca. Somministrazione di un questionario ad un campione di croupier di casinò (n=1042). Cina Obiettivo: esplorazione delle correlazioni tra condizioni di lavoro, adozione di stili di vita non salutari (abuso o dipendenza da alcol, tabacco, sostanze, videogiochi o gioco d’azzardo) e insorgenza di sintomi lavoro-correlati in un campione di croupier. Conclusioni: un’alta percentuale degli intervistati mostra elevati livelli di insoddisfazione verso le proprie condizioni di lavoro, che risultano essere significativamente correlati all’insorgenza di sintomi lavoro-correlati, ma non con l’adozione di stili di vita non salutari. Di partimento Politiche Antidroga Presidenza del Consiglio dei Ministri GAP - Esercenti sale da gioco e prevenzione 8 Responsible Gambling Council’s Centre for the Advancement of Best Prctices (2012) Responding to patrons with potential gambling problems. Report (revisione della letteratura e di materiali prodotti dalle industrie del gioco + ricerca) Lo studio ha previsto l’effettuazione di interviste a personale operante nei locali da gioco, la realizzazione di focus groups di giocatori problematici e l’organizzazione di dibattiti e momenti di confronto tra diversi stakeholders (rappresentanti dell’industria del gioco, ricercatori, figure di cura, giocatori) Canada Obiettivo: fornire indicazioni utili allo sviluppo di buone pratiche nell’individuazione e gestione di situazioni problematiche o francamente patologiche da parte del personale operante nei locali da gioco. Conclusioni: dal confronto tra idee e rappresentazioni dei diversi stakeholders sembra emergere un sostanziale accordo circa la necessità di incrementare le competenze di gestione delle situazioni patologiche da parte del personale dei locali da gioco, anche al fine di migliorare la qualità del servizio offerto e i livelli di benessere organizzativo e soddisfazione professionale. Il progetto, d’altra parte, ha permesso anche di evidenziare alcune delle difficoltà sperimentate dai lavoratori dell’industria del gioco, spesso in imbarazzo nel rapportarsi con i clienti maggiormente problematici (specie in assenza di esplicite richieste di aiuto o supporto), anche a causa dell’ambiguità del proprio ruolo professionale e dell’insufficiente chiarezza con cui vengono definite mansioni, responsabilità e possibilità di intervento. Sulla base di queste osservazioni, sono state formulate alcune indicazioni operative, presentate in chiusura del report, che sembrano suggerire l’importanza di passare da un approccio di tipo “reattivo” ad un approccio maggiormente “attivo” e proattivo, e di favorire l’adozione sistematica di strategie e comportamenti più consapevoli e responsabili da parte del personale dei locali da gioco, sia attraverso la proposta di appropriati percorsi formativi, sia attraverso l’adozione di norme e regolamenti più chiari. 9 Back K. et al. (2011) Internal relationship marketing: Korean casino employees’ job satisfaction and organizational commitment. Ricerca. Somministrazione di un questionario a personale di casinò (n=328). Corea Obiettivo: esplorazione delle relazioni tra qualità del servizio, soddisfazione professionale, autoefficacia, autostima e dedizione al lavoro, anche al fine di individuare strategie per incrementare il livello di soddisfazione del personale e limitarne la tendenza al turnover. Conclusioni: la qualità del servizio offerto e l’autoefficacia sembrano influenzare positivamente la soddisfazione professionale che, a sua volta, influisce su autostima e dedizione al lavoro. 10 Hing N., Gainsbury S. (2011) Risky business: Gambling problems amongst gaming venue employees in Queensland, Australia. Ricerca. Somministrazione di un questionario a membri dello staff di diverse tipologie di locali da gioco (n=511). Australia Obiettivo: esplorazione della prevalenza dei comportamenti di gioco e di gioco problematico tra il personale dei locali da gioco. Conclusioni: i tassi di prevalenza relativi ai comportamenti di gioco e gioco problematico riscontrati tra gli intervistati appaiono significativamente maggiori rispetto a quelli riferibili alla popolazione generale. Tra i soggetti che presentano livelli di patologia gravi o moderati, inoltre, molti dichiarano di aver incrementato notevolmente la frequenza delle giocate dopo l’assunzione. 11 Hing N., Nuske E. (2010) Assisting problem gamblers in the gaming venue: a counselor perspective. Ricerca. Analisi tematica di interviste somministrate a counsellor specializzati nel trattamento del gioco d’azzardo patologico (n=23). Australia Obiettivo: esplorazione delle modalità attraverso cui il personale dei locali da gioco tende a gestire le eventuali richieste di aiuto avanzate dai giocatori problematici. Conclusioni: si evidenzia una presunta limitata competenza del personale nella gestione delle richieste di aiuto dei giocatori, anche a causa della mancanza di formazione specifica. Viene inoltre sottolineato come i giocatori non siano molto propensi a cercare il supporto dello staff a causa prevalentemente dei vissuti di vergogna, di questioni relative alla riservatezza, e della scarsa conoscenza delle risorse su cui poter fare affidamento. 12 Hing N. , Nuske E. (2011) Assisting problem gamblers in the gaming venue: an assessment of practices and procedures followed by frontline hospitality staff. Ricerca. Analisi tematica di interviste somministrate a membri dello staff di diverse tipologie di locali da gioco (n=48). Australia Obiettivo: esplorazione delle modalità attraverso cui il personale dei locali da gioco tende a gestire le eventuali richieste di aiuto avanzate dai giocatori problematici. Conclusioni: gli intervistati ritengono di possedere adeguate competenze per la gestione delle richieste di aiuto. Si evidenziano però anche le difficoltà connesse alle situazioni in cui i giocatori, pur presentando comportamenti a rischio o francamente problematici, non richiedono aiuto. 13 Lam C.S. (2011) Frontline employees’ informal learning and customer relationship skills in Macao casinos: an empirical study. Ricerca. Somministrazione di interviste semistrutturate a membri del personale dei casinò (n=49) Cina Obiettivo: esplorazione delle modalità attraverso cui gli apprendimenti informali possono influenzare la capacità del personale dei casinò di rapportarsi ai clienti. Conclusioni: l’apprendimento informale sembra orientare in modo specifico la condotta degli intervistati, inducendoli, in particolare, a mostrarsi corretti e rispettosi, intuire gli stati emotivi dei loro clienti dai segnali non verbali e gestirli adeguatamente, mostrare un buon autocontrollo. Di partimento Politiche Antidroga Presidenza del Consiglio dei Ministri 43 Italian Journal on Addiction Vol. 3 Numero 5 2013 44 14 Hing N., Nisbet S. (2010) A qualitative perspective on physical, social and cognitive accessibility to gambling. Ricerca. Somministrazione telefonica di un’intervista semistrutturata a membri dello staff di diverse tipologie di locali da gioco (n=40). Australia Obiettivo: valutazione dell’influenza dei fattori legati all’accessibilità rispetto al rischio, per il personale operante nei locali da gioco, di sviluppare comportamenti di gioco problematico. Conclusioni: la maggiore accessibilità, intesa in senso ambientale, sociale e cognitivo, può rappresentare un significativo fattore di rischio. 15 Wan Y.K.P. (2009) Exploratory assessment of the Macao casino dealers’ job perceptions. Ricerca. Somministrazione di interviste a membri del personale di casinò (n=51) Cina Obiettivo: esplorazione degli atteggiamenti e delle percezioni relative al proprio lavoro da parte di un campione di membri dello staff di casinò. Conclusioni: vengono individuati differenti fattori che possono ostacolare l’erogazione di un servizio di qualità, e sono riconducibili essenzialmente a difficoltà di comunicazione interne ed esterne, mancanza di trasparenza, problematiche relative all’integrazione culturale, senso di precarietà 16 Department of Justice (2009) Accessibility and gambling problems amongst gaming venue staff. Ricerca. Effettuazione di un sondaggio su un campione di membri del personale di diverse tipologie di locali da gioco (n=533) e successiva effettuazione di un’intervista telefonica (n=40) Australia Obiettivo: esplorare le connessioni tra l’accessibilità al gioco e la prevalenza di comportamenti patologici attraverso la comparazione di un campione di personale dello staff di locali da gioco cui è permesso di giocare nel proprio ambiente lavorativo con un campione analogo cui però è vietato e un terzo campione appartenente alla popolazione generale. Conclusioni: nell’ambito del campione autorizzato a giocare nel proprio ambiente lavorativo sono stati rilevati tassi di prevalenza di gioco patologico superiori a quelli riscontrati negli altri campioni, e verosimilmente connessi alla maggiore accessibilità – fisica, sociale e cognitiva – delle opportunità di gioco. Gli effetti dell’esposizione al gioco, apparentemente confermati anche dal fatto che i comportamenti problematici mostrati dagli interpellati riguardano spesso la tipologia di gioco prevalente nel loro luogo di lavoro, sembrano però poter essere limitati dalla partecipazione ad adeguati percorsi formativi. 17 Hing N. (2009) Examining gambling by staff from Victorian gaming venues: a comparison with the general Victorian Population. Ricerca. Somministrazione di interviste e del CPGI/PGSI a membri dello staff di differenti tipologie di locali da gioco (n=533). Australia. Obiettivo: analisi delle caratteristiche dei comportamenti di gioco tra il personale dei locali da gioco. Conclusioni: tra il personale dei locali si rilevano livelli di partecipazione e tassi medi di frequenza significativamente più elevati di quelli riscontrati tra la popolazione generale. La prevalenza di comportamenti patologici (così come definiti dal CPGI/PGSI) risulta inoltre essere di sei volte maggiore. 18 Hing N., Nuske E. (2009) Assisting problem gamblers in the gaming venue: an assessment of responses provided by frontline staff, customer liaison officers and gambling support services to problem gamblers in the venue. Ricerca. Somministrazione di interviste a personale, CLO (addetti al supporto della clientela e degli eventuali membri dello staff che presentino comportamenti problematici di gioco) e responsabili di diverse tipologie di locali da gioco, oltre che a counsellors specializzati nel trattamento del gioco d’azzardo patologico (n complessivo=132) Australia Obiettivo: esplorazione delle modalità attraverso cui le varie figure professionali operanti nei locali da gioco tendono a gestire le richieste d’aiuto avanzate dalla clientela, e del modo in cui si interfacciano con i servizi di trattamento specializzati. Conclusioni: le modalità attraverso cui vengono gestite le relazioni con la clientela problematica o a rischio risultano variabili. Si evidenzia, in particolare, la difficoltà di intervenire nel caso in cui i giocatori non richiedano alcun aiuto o, in alternativa, la richiesta provenga dall’esterno (familiari, amici, …). Tale difficoltà pare del resto rispecchiarsi in una carenza di formazione specifica rispetto a queste situazioni. Anche i livelli di interazione con le strutture di trattamento si rilevano piuttosto variabili e influenzati da diversi fattori. 19 Taormina R.J. (2009) Factors related to casino dealer burnout and turnover intention in Macau: implications for casino management. Ricerca. Studio condotto su un campione di membri dello staff di alcuni casinò (n=172). Cina Obiettivo: esplorazione delle possibili modalità attraverso cui alcune variabili individuali e organizzative possono incidere sulla soddisfazione professionale, la tendenza al turnover e il rischio di burnout. Conclusioni: il rigido controllo dell’espressione delle emozioni (richiesto dal ruolo professionale) risulta essere connesso negativamente alla soddisfazione professionale che è invece, influenzata positivamente dall’ambizione e dalla formazione. Tale modalità di controllo risulta inoltre poter essere correlata (così come la presenza di nevrosi) al rischio di burnout. Al contrario, l’esistenza di prospettive future e di adeguati livelli di soddisfazione professionale costituiscono fattori protettivi sia rispetto al burnout che (insieme alla conoscenza degli aspetti organizzativi) alla tendenza al turnover. Di partimento Politiche Antidroga Presidenza del Consiglio dei Ministri GAP - Esercenti sale da gioco e prevenzione 20 Hing N. (2008) A quantitative analysis of workplace influences on responsible gambling and problem gambling amongst employees of Queensland gaming venues. Ricerca. Somministrazione di interviste e del CPGI/PGSI a membri dello staff di differenti tipologie di locali da gioco (n=511). Australia Obiettivo: analisi quantitativa di alcuni aspetti, emersi nel corso di un precedente studio qualitativo, connessi al rischio, per lo staff dei locali da gioco, di sviluppare comportamenti di gioco problematico. Conclusioni: il campione di intervistati mostra tassi di prevalenza di comportamenti ad alto, medio e moderato rischio (secondo i criteri del CPGI/PGSI ) significativamente superiori alla media. Vengono individuate sei categorie di fattori di rischio statisticamente correlate con lo sviluppo di comportamenti problematici tra il personale dei locali da gioco e tre gruppi di fattori protettivi, che possono orientare la progettazione di strategie e interventi di riduzione del danno. 21 Hing N., Breen H. (2008) How working in a gaming venue can lead to problem gambling: the experiences of six gaming venue staff. Ricerca. Studio di 6 casi attraverso la somministrazione di interviste semistrutturate a membri dello staff di differenti locali da gioco. Analisi tematica dei contenuti. Australia Obiettivo: analisi di sei casi di membri dello staff di alcuni locali da gioco che hanno sviluppato patologie da gioco dopo la loro assunzione. Conclusioni: gli intervistati evidenziano numeroso fattori di rischio connessi al proprio ambiente di lavoro (stretta interazione con i giocatori, influenze esercitate dai colleghi e dai responsabili, continua esposizione ad interventi promozionali e di marketing, stress legato ai turni di lavoro), rispetto a cui gli interventi di formazione e promozione del gioco responsabile non sembrano esercitare una sufficiente azione protettiva. 22 Hing N., Breen H. (2008) Working in Australian gaming venues, and shiftwork. Ricerca. Analisi tematica di interviste somministrate a membri dello staff di diverse tipologie di locali da gioco (n=92). Australia Obiettivo: valutazione dei possibili fattori di rischio/protezione connessi al lavoro su turni in relazione alla possibilità di sviluppare comportamenti di gioco problematico. Conclusioni: numerosi intervistati ritengono che il lavorare su turni li esponga al rischio di sviluppare comportamenti di gioco problematico, soprattutto a causa della necessità di occupare i tempi morti fra i turni, della difficoltà di coltivare altri interessi o frequentare luoghi ricreativi differenti, della scarsità di relazioni sociali e della tendenza a socializzare con i propri clienti. Altri invece sostengono che il lavoro su turni scoraggi i comportamenti di gioco, a causa della difficoltà di conciliare i propri orari con quelli delle sale da gioco. Altri ancora non rilevano alcuna influenza, e preferiscono occupare diversamente il proprio tempo libero. 23 Hing N., Breen H. (2008) Risk and protective factors relating to gambling by employees of gaming venues. Ricerca. Analisi tematica di interviste somministrate a membri dello staff (n=86) e responsabili (n=73) di diverse tipologie di locali da gioco, giocatori problematici individuati tra il personale dei medesimi esercizi (n=6), e counsellors specializzati nel trattamento del gioco d’azzardo patologico (n=32). Australia Obiettivo: esplorazione dei fattori di rischio connessi al lavoro in locali da gioco rispetto alla possibilità di sviluppare comportamenti di gioco problematico. Conclusioni: partendo da un’analisi dei principali elementi che possono incoraggiare o scoraggiare i comportamenti di gioco, vengono individuati numerosi fattori di rischio/protezione e possibilità di intervento che riguardano la propensione al gioco, il mantenimento di forme sociali/responsabili di gioco e le caratteristiche stesse dei prodotti offerti. 24 Lee T.K. et al. (2008) A study of South Korean casino employees and gambling problems. Ricerca. Studio svolto su un campione di 388 membri del personale operante nei casinò. Sulla base dei risultati riportati al SOGS sono stati individuati due gruppi (giocatori vs non giocatori), successivamente comparati in riferimento ad altre variabili (fumo, alcol, depressione) Corea Obiettivo: esplorare lo stato di salute mentale e l’atteggiamento verso il gioco patologico dei membri dello staff dei casinò che sperimentano difficoltà nel controllo dei comportamenti di gioco. Conclusioni: tra i soggetti con problemi legati al gioco d’azzardo si riscontrano tassi di prevalenza significativamente più alti di tabagismo, alcolismo e disturbi depressivi. Questi soggetti, inoltre, mostrano un atteggiamento meno positivo rispetto alla possibilità che il sistema sanitario pubblico possa offrire adeguato supporto per le problematiche legate al gioco. 25 Wu A.M., Wong E.M. (2008) Disordered gambling among Chinese casino employees. Ricerca. Somministrazione di un questionario e del SOGS a 119 dipendenti del casinò di Macao. Cina Obiettivo: valutazione del possibile impatto di alcune variabili (atteggiamento verso l’industria e le attività di gioco, percezione circa l’importanza del proprio ruolo professionale, stress connesso al lavoro) sul rischio, per i lavoratori dei casinò, di sviluppare comportamenti di gioco problematico. Conclusioni: l’atteggiamento mostrato verso l’industria del gioco sembra influenzare la valutazione dell’importanza del proprio ruolo professionale. Tale valutazione contribuisce a determinare livelli differenti di stress, che sembrano poter avere un impatto, seppure limitato, sul rischio di sviluppare patologie da gioco. Di partimento Politiche Antidroga Presidenza del Consiglio dei Ministri 45 Italian Journal on Addiction Vol. 3 Numero 5 2013 46 26 Delfabbro P. et al. (2007) Identifying problem gamblers in gambling venues. Report (revisione della letteratura e delle esperienze internazionali + ricerca) Lo studio ha previsto l’effettuazione di interviste strutturate a lavoratori dell’industria del gioco (n=120) e counsellors specializzati (n=15), la somministrazione di un questionario e del CPGI/PGSI ad un campione di giocatori abituali (n=700) e la conduzione di diverse sessioni di osservazione all’interno dei locali da gioco (140 ore in totale). Australia Obiettivo: identificazione di possibili indicatori utili ad individuare i soggetti a rischio nel contesto dei locali da gioco . Conclusioni: il personale dei locali da gioco si dichiara tendenzialmente fiducioso circa la propria capacità di individuare i giocatori a rischio, e mostra un sostanziale accordo con gli indicatori proposti dai ricercatori; esplicita però anche la difficoltà di intervenire e relazionarsi con i presunti giocatori problematici. I counsellors ritengono possibile l’individuazione precoce dei soggetti a rischio nell’ambito dei locali da gioco, ma sottolineano la necessità di formare adeguatamente il personale. I dati emersi dall’analisi dei questionari somministrati ai giocatori e dalle osservazioni hanno permesso di confermare la significatività degli indicatori individuati dai ricercatori e la possibilità di utilizzarli per il riconoscimento dei giocatori problematici. In conclusione, i ricercatori sostengono che l’individuazione precoce dei soggetti a rischio possa costituire un’efficace misura di riduzione del danno, a patto che non prescinda da un’analisi articolata e contestuale dei comportamenti dei giocatori e sia supportata da adeguati interventi di formazione rivolti allo staff e altri accorgimenti tecnici ed organizzativi. 27 Hing N., Breen H. (2007) Workplace factors that encourage and discourage gambling amongst gaming venue employees: a managers’ perspective. Ricerca. Report relativo ad una delle fasi di un progetto di ricerca qualitativa più articolato. Questa fase, in particolare, ha previsto l’analisi tematica di interviste somministrate ai responsabili di diverse tipologie di locali da gioco (n=73). Australia Obiettivo: approfondimento della conoscenza dei possibili fattori di rischio che possono favorire lo sviluppo di comportamenti di gioco problematico nel personale dei locali da gioco. Conclusioni: gli intervistati individuano 46 elementi che possono favorire l’avvicinamento del personale al gioco, 27 che possono scoraggiarlo e 47 che risultano ininfluenti. La maggior parte dei gestori riferisce di ritenere che lavorare nei locali disincentivi i comportamenti di gioco. 28 Hing N., Breen H. (2006) Workplace factors that encourage and discourage gambling amongst gaming venue employee: an employees’ perspective. Ricerca. Report relativo ad una delle fasi di un progetto di ricerca qualitativa più articolato. Questa fase, in particolare, ha previsto l’analisi tematica di interviste somministrate a membri del personale di diverse tipologie di locali da gioco (n=66). Australia Obiettivo: approfondimento della conoscenza dei possibili fattori di rischio che possono favorire lo sviluppo di comportamenti di gioco problematico nel personale dei locali da gioco. Conclusioni: gli intervistati citano più di 50 elementi che possono incoraggiarli ad avvicinarsi al gioco, e che possono essere ricondotti ad alcune ampie categorie: le interazioni con i giocatori, l’esposizione agli stimoli e agli interventi promozionali, l’influenza esercitata dai colleghi e dai responsabili, il lavorare su turni, lo stress connesso al lavoro. I ricercatori evidenziano d’altra parte come questi stessi fattori possano contemporaneamente rappresentare, in particolari condizioni, aspetti che scoraggiano l’avvicinamento al gioco. Viene inoltre mostrato come gli interventi di formazione e promozione al gioco responsabile non costituiscano, così come esperiti, adeguati e validi deterrenti. 29 Hing N., Breen H. (2005) Gambling amongst gaming venue employees: counsellors’ perspectives on risk and protective factors in workplace. Ricerca. Somministrazione di interviste a counsellor specializzati nel trattamento del gioco d’azzardo patologico (32). Australia Obiettivo: analisi dei comportamenti di gioco dei membri dello staff dei diversi locali ed esplorazione della possibilità di promuovere il gioco responsabile attraverso interventi che modifichino l’ambiente di lavoro. Conclusioni: gli intervistati tendono a confermare l’idea che lo staff dei locali da gioco costituisca una categoria a rischio ed individuano 40 fattori di rischio, 15 fattori di protezione e 14 possibili strategie per promuovere l’adozione di comportamenti di gioco responsabile. 30 Shaffer H.J., Hall M.N. (2002) The natural history of gambling and drinking problems among casino employees. Ricerca. Somministrazione ripetuta tre volte del SOGS e del CAGE ad un campione volontario di 6067 membri del personale di casinò. USA Obiettivo: analisi della prevalenza di problematiche legate al gioco o all’abuso di alcol tra il personale dei casinò; esplorazione degli specifici pattern associati all’evoluzione di queste patologie. Conclusioni: tra coloro che hanno sviluppato problemi legati al gioco o all’abuso di alcol, alcuni mostrano una certa capacità di recupero. Tali capacità sembrano parzialmente influenzate da variabili demografiche e biologiche, oltre che dalla presenza di disturbi depressivi e vissuti di insoddisfazione. Di partimento Politiche Antidroga Presidenza del Consiglio dei Ministri