Piano di Gestione “Isole Pelagie” - ARTA
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Piano di Gestione “Isole Pelagie” - ARTA
Ente Gestore LEGAMBIENTE Comitato Regionale Siciliano Piano di Gestione “Isole Pelagie” POR 1999.IT.16.1.PO.011/1.11/11.2.9/0347 SIC ITA040001 “Isola di Linosa” SIC ITA040002 “Isola di Lampedusa e Lampione” ZPS ITA040013 “Arcipelago delle Pelagie-Area marina e terrestre” PARTE I – FASE CONOSCITIVA Il Referente Tecnico del Piano (Giuseppina Nicolini) Data Il Referente per il Coordinamento dei PdG (Angelo Dimarca) Il Legale Rappresentante e RUP (Domenico Fontana) Coordinamento, Definizione Strategie Gestionali e Redazione del Piano di Gestione: Giusi Nicolini, Angelo Dimarca, Giulia Casamento, Salvatore Livreri Console. Consulenze: Aspetti geologici e geomorfologici Giuseppe Sorrentino Flora e vegetazione, habitat comunitari, uso del suolo Dipartimento di Colture Arboree, Università di Palermo (responsabile scientifico Tommaso La Mantia, collaboratori Salvatore Pasta, Juliane Ruhl, Leonardo Scuderi) Avifauna - Artropodofauna Stazione di Inanellamento, Palermo (responsabile scientifico prof. Bruno Massa, collaboratori Emanuela Canale, Rocco Lo Duca, Marcello Arnone) Mammiferi – Rettili – Anfibi Dip.to Biologia Animale, Università di Palermo (responsabile scientifico dott. Mario Lo Valvo, collaboratori Francesco Lillo, Francesco Paolo Faraone) Rilevamento situazioni di degrado e detrattori ambientali, analisi della fruizione della fascia costiera, attuazione Piano di Azione Caretta caretta Elena Prazzi Inquadramento climatico con analisi fenomeni di desertificazione Damiano Sferlazzo Caratterizzazione ambito marino-costiero Fabio Giardina Censimento patrimonio insediativo e infrastrutture Maria Antonietta Giardina Aspetti urbanistici e di programmazione Vincenzo Todaro territoriale, Beni archeologici, architettonici e culturali, Paesaggio, Reti ecologiche Analisi socio-economica Coop. ECO - Alessia Maso Piano di Comunicazione Coop. ECO – Cristina Alga PIANO DI GESTIONE “Isole Pelagie” SIC ITA 040001 “Isola di Linosa” SIC ITA040002 “Isola di Lampedusa e Lampione” ZPS ITA040013 “Arcipelago delle Pelagie – area marina e terrestre” INDICE PARTE CONOSCITIVA 1. PREMESSA 1.1 INTRODUZIONE 1.2 NORMATIVA E PRINCIPALI DOCUMENTI DI RIFERIMENTO 1.3 LA DIRETTIVA HABITAT E LA RETE DEI SITI NATURA 2000 1.4 I PIANI DI GESTIONE 1.5 METODOLOGIA UTILIZZATA NELL’AMBITO DEL PRESENTE PIANO DI GESTIONE 1 1 2 4 8 10 2. QUADRO CONOSCITIVO 2.1 LE CONOSCENZE PREGRESSE SUI SITI NATURA 2000 (B.2) 14 14 2.2 DESCRIZIONE FISICA DEI SITI (A) 2.2.1 Inquadramento territoriale e descrizione dei confini dei Siti (A.1) 2.2.2 Inquadramento climatico e caratterizzazione bioclimatica dei Siti (A.2) 2.2.3 Inquadramento geologico, geomorfologico, idrogeologico (A.3) - Aspetti geomorfologici(A.3.1) - Aspetti geologici(A.3.1) - Individuazione di falde sotterranee (A.3.2) - Aree classificate ad elevata pericolosità per la prevenzione del rischio idrogeologico (A.3.3) - Idrologia (A.4) - Individuazione di eventuali sistemi di monitoraggio già esistenti nel territorio e/o previsti(A.3.4; A.4.2) 17 17 18 25 2.3 DESCRIZIONE BIOLOGICA DEI SITI (B) 2.3.1 Descrizione della flora, della vegetazione e degli habitat 2.3.1.1 Le conoscenze floristico-vegetazionali – precedenti indagini sui Siti (B.2) 2.3.1.2 Metodologia adottata negli studi di carattere botanico (B.3.1) 2.3.1.3 Risultati delle indagini e descrizione floristico-vegetazionale (B.3) SIC ITA040001 ISOLA DI LINOSA - Premessa sul grado di naturalità del territorio con dati di sintesi sull’uso del suolo - Check-list della flora vascolare ed analisi fitogeografica della flora - Lista delle briofite note per il SIC - Piante vascolari presenti negli Allegati II, IV e V della Direttiva Habitat e/o nella Lista Rossa Regionale e/o di interesse biogeografico e/o conservazionistico - Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3) - Inquadramento fitosociologico e caratterizzazione ecologica della vegetazione (B.3.2) SIC ITA040002 ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE - Premessa sul grado di naturalità del territorio con dati di sintesi sull’uso del 41 41 41 42 44 44 69 suolo - Check-list della flora vascolare ed analisi fitogeografica della flora - Lista delle briofite note per il SIC - Piante vascolari presenti negli Allegati II, IV e V della Direttiva Habitat e/o nella Lista Rossa Regionale e/o di interesse biogeografico - conservazionistico - Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3) - Inquadramento fitosociologico e caratterizzazione ecologica della vegetazione (B.3.2) 2.3.1.4 Descrizione degli habitat rinvenuti e commento alla Carta degli Habitat (B.3.4) SIC ITA040001 ISOLA DI LINOSA SIC ITA040002 ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE 2.3.1.5 Verifica ed Aggiornamento della Scheda Natura 2000 – flora ed habitat (B.1) SIC ITA040001 ISOLA DI LINOSA SIC ITA040002 ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE 2.3.2 Descrizione faunistica dei Siti 2.3.2.1 Le conoscenze faunistiche – precedenti indagini sui Siti (B.2) 2.3.2.2 Metodologia adottata negli studi faunistici (B.3.1) 2.3.2.3 Risultati delle indagini e descrizione faunistica del Sito (B.3) - Check-list della fauna vertebrata - Descrizione delle specie rinvenute - Check-list della fauna invertebrata e descrizione delle specie/comunità rinvenute - Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3) - Presenza e distribuzione delle specie faunistiche presenti negli allegati delle Direttive Habitat e Uccelli, nella Lista Rossa e di quelle che rispondono ai requisiti per l’inserimento nella tabella 3.3 motivazioni A e B del formulario standard Natura 2000 - Descrizione del valore faunistico del territorio ed analisi delle aree di importanza faunistica del SIC(B.3.5; B.3.7) 2.3.2.4 Verifica ed aggiornamento della Scheda Natura 2000 – fauna (B.1) SIC ITA040001 ISOLA DI LINOSA SIC ITA040002 ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE 106 106 121 144 144 149 156 156 156 158 242 242 248 2.3.3 Descrizione dell’ambito marino 2.3.3.1 Le conoscenze naturalistiche – precedenti indagini sui Siti 2.3.3.2 Check-list delle specie rinvenute – flora e fauna 2.3.3.4 Le biocenosi 2.3.3.5 Specie e habitat di interesse conservazionistico e loro status 2.3.3.6 Analisi del grado di invasività delle specie aliene 2.3.3.7 Verifica ed aggiornamento della Scheda Natura 2000 della ZPS ITA040013 258 258 260 289 294 298 298 2.3.4 Descrizione agroforestale del Sito (C) 2.3.4.1 Premessa con dati comuni all’Arcipelago delle Pelagie 2.3.4.2 Descrizione dell’uso del suolo e commento della carta (C.2; B.3.6) 2.3.4.3 Descrizione delle aree e delle tecniche agricole Caratterizzazione delle aree agricole rispetto agli habitat ed alle specie della 302 302 305 308 Dir. 92/43/CEE e brevi cenni sull’impatto delle tipologie e delle pratiche di gestione agricola su habitat e specie (C.3; C.4; C.5) 2.3.4.3 Descrizione delle aree forestali (C1) Caratterizzazione delle aree forestali rispetto agli habitat ed alle specie della Dir. 92/43/CEE e brevi cenni sull’impatto delle tipologie di gestione 316 2.3.5 Descrizione del Paesaggio (F) 2.3.5.1 Caratteri significativi del paesaggio antropico e naturale, variazioni del paesaggio e tendenze evolutive delle trasformazioni territoriali (F1; F2; F3) 2.3.5.2 Coerenza con le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale e con gli obiettivi del D. Lgs. 42/04 (F4; F5) 323 323 2.3.6 Descrizione dei valori archeologici, architettonici e culturali (E) 2.3.6.1 Strumenti normativi e di pianificazione di settore vigenti sul territorio (E.1) 2.3.6.2 Individuazione di aree e beni di interesse archeologico (E.2; E.3) 2.3.6.3 Individuazione dei beni architettonici (E.3) 2.3.6.4 Coerenza con gli obiettivi del D. Lgs. 42/04. Codice dei beni culturali e del paesaggio (E.1.1) 331 331 327 331 336 338 2.3.7 Descrizione della pianificazione territoriale 2.3.7.1 Sistema vincolistico (D.2) Presenza di aree naturali protette (D.1) 2.3.7.2 Inventario dei soggetti amministrativi e gestionali (D.4) 2.3.7.3 Analisi del patrimonio insediativo, delle infrastrutture e dei detrattori ambientali (D.11) 2.3.7.4 Analisi e valutazione di coerenza degli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica (D.3; D.5) - Pianificazione territoriale provinciale - Pianificazione urbanistica comunale 2.3.7.5 Analisi e valutazione di coerenza degli strumenti di programmazione territoriale (D.5; D6) 2.3.7.6 Analisi e valutazione di coerenza di altri Piani e Regolamenti vigenti che incidono che incidono sul territorio e sulla conservazione di specie e habitat (D.5; D.6; D.7) - Regolamento della Riserva Naturale “Isole di Linosa e Lampione” - Regolamento della Riserva Naturale “Isola di Lampedusa” - Regolamento dell’Area Marina Protetta “Isole Pelagie” - Regolamento congiunto per la fascia costiera - Piano d’Azione per la tutela di Caretta caretta - Piano di Azione Tursiope - Piano di Sviluppo Rurale 2007/2013 - Piano Forestale Regionale - Programma Operativo Regionale FESR 2007-2013 - Piano Regionale Faunistico-venatorio 2006-2011 - Norme di polizia forestale 340 340 2.3.8 Descrizione del contesto socio-economico (D) 2.3.8.1 L’arcipelago delle Pelagie 2.3.8.2 Demografia (D.9.2) 431 431 432 344 345 354 362 369 2.3.8.3 Situazione sociale (D.9.5) - Contesto socio-sanitario - Istruzione 2.3.8.4 Aspetti economici (D.9.1; D.9.3; D.9.4; D.10) - Inventario delle attività economiche (D.10) - Occupazione (D.9.3; D.9.4) - Analisi delle pressioni (D.10.1) 2.3.8.5 Soggetti pubblici e privati operanti in campo ambientale (D.8) 2.3.8.6 Analisi dei flussi turistici (D.9.6) 2.3.8.7 Analisi delle risorse territoriali 2.3.8.8 Ipotesi per uno sviluppo sostenibile dell’area 435 440 453 453 462 466 2.3.9 Analisi dell’attuale perimetrazione del SIC e proposte per l’inserimento di nuove aree 474 2.3.10 Relazione dei Siti con la Rete Ecologica regionale ed individuazione dei corridoi ecologici presenti e potenziali (B.3.8) 476 PIANO DI GESTIONE “Isole Pelagie” SIC ITA 040001 “Isola di Linosa” SIC ITA040002 “Isola di Lampedusa e Lampione” ZPS ITA040013 “Arcipelago delle Pelagie – area marina e terrestre” 1. PREMESSA 1.1 INTRODUZIONE Legambiente - Comitato Regionale Siciliano, nella qualità di Ente Gestore della Riserva Naturale “Isola di Lampedusa”, ha sottoscritto in data 3.10.2007 il Protocollo d’Intesa con l’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente per provvedere alla redazione del Piano di Gestione denominato “Isole Pelagie” relativo ai Siti di Importanza Comunitaria ITA040001 “Isola di Linosa” e ITA040002 “Isola di Lampedusa e Lampione” ed alla Zona di Protezione Speciale ITA040013 “Arcipelago delle Pelagie - Area marina e terrestre”, in attuazione della misura 1.11 del Complemento di Programmazione Sicilia 2000-2006, adottato con deliberazione della Giunta Regionale n° 327 dell’8.8.2007, e dell’Accordo di Programma Quadro Sviluppo Locale – Azione Isole Minori. Con provvedimento del 19.12.2007 prot. 92216 l’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente ha approvato il Piano di Lavoro presentato dall’Ente Gestore, ai sensi e per effetti dell’articolo 3 del Protocollo di Intesa, autorizzando così la prosecuzione delle attività previste. Il presente Piano di Gestione è costituito da: - Relazione I – Fase analitica Relazione II – Fase gestionale con schede sulle azioni Allegato I - Scheda Natura 2000 aggiornata Costituiscono allegati e parte integrante del presente Piano di Gestione: Tavola 1 – Carta dell’inquadramento territoriale - SIC; Tavola 1b - Carta dell’inquadramento territoriale - ZPS Tavola 2 – Carta geologica Tavola 3 – Carta geomorfologica Tavola 4 – Carta del sistema idrico superficiale Tavola 5 – Carta dei sistemi ambientali Tavola 6 – Carta della distribuzione delle specie di interesse floristico Tavola 7 – Carta della vegetazione – Unità del paesaggio vegetale Tavola 7b – Carta della vegetazione – Mosaici di alleanze Tavola 8 – Carta degli habitat – SIC Tavola 8b – Carta degli habitat SIC (versione ARTA) Tavola 8c – Carta degli habitat – ZPS Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 1 Tavola 8d – Carta degli habitat ZPS (versione ARTA) Tavola 9 – Carta del valore floristico Tavola 10 – Carta delle distribuzione delle specie di interesse faunistico (Calandrella brachydactyla) Tavola 11 – Carta del valore faunistico Tavola 12 – Carta delle aree di importanza faunistica Tavola 13 – Carta dell’uso del suolo Tavola 13b – Carta di sovrapposizione tra uso del suolo e habitat Tavola 14 – Carta di sovrapposizione tra uso del suolo e habitat delle specie Tavola 15 – Carta dei punti panoramici e delle aree di interesse paesaggistico Tavola 16 – Carta dei beni architettonici ed archeologici Tavola 17 – Carta dei vincoli Tavola 18 – Carta degli insediamenti e delle infrastrutture Tavola 19 – Carta della proposta di riperimetrazione Tavola 20 – Carta dei corridoi ecologici Tavola 21 – Carta delle aree critiche Tavola 22 – Carta degli interventi gestionali Repertorio fotografico su DVD. 1.2 NORMATIVA E PRINCIPALI DOCUMENTI DI RIFERIMENTO Normativa europea • Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici GUCE n. 103 del 25 aprile 1979 • Direttiva 91/244/CEE della Commissione, del 6 marzo 1991 che modifica la direttiva 79/409/CEE del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici (in particolare, sostituisce gli allegati I e III) GUCE L 115, 08.05.1991 (G.U. 13 giugno 1991, n. 45, 2° serie speciale); • Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 - relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche GUCE n. 206 del 22 luglio 1992 • Direttiva 94/24/CE del Consiglio, dell'8 giugno 1994 che modifica l'allegato II della direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici GUCE L 164, 30.06.1994 (GU 12 settembre 1994, n.69, 2° serie speciale); • Direttiva 97/49/CE della Commissione, del 29 luglio 1997 (sostituisce l'allegato I della direttiva Uccelli) GUCE L 223, 13.08.1997(G.U. 27 ottobre 1997, n.83, 2° serie speciale) • Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997 recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2 conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche GUCE n. L 305 del 08/11/1997 Normativa Nazionale • Legge quadro sulle aree protette (Legge 394/91) • Legge n. 157 dell’11.02.1992 – Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio – GURI serie generale n. 46 del 25.2.1992 • D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 - Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche – S.O. n. 219/L alla GURI n. 248 del 23 ottobre 1997 - Serie Generale • Decreto del Ministro dell'Ambiente 20 gennaio 1999 - Modificazioni degli allegati A e B del DPR n. 357/97, in attuazione della direttiva 97/62/CE del Consiglio, recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE GU, serie generale, n. 23 del 9 febbraio 1999. (Riporta gli elenchi di habitat e specie aggiornati dopo l'accesso nell'Unione di alcuni nuovi Stati) • D.M. 3 aprile 2000 - Elenco delle zone di protezione speciale designate ai sensi della direttiva 79/409/CEE e dei siti di importanza comunitaria proposti ai sensi della direttiva 92/43/CEE • D.M. 3 settembre 2002 - Linee guida per la gestione dei siti della Rete Natura 2000 (G.U. della Repubblica Italiana n. 224 del 24 settembre 2002) • Legge 3 ottobre 2002, n. 221 - Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione dell'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE GU n. 239 del 11 ottobre 2002 • DPR 12 marzo 2003, n. 120 - Regolamento recante modifiche ed integrazioni al DPR 357/07, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche - GU n. 124 del 30 maggio 2003 • D. Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) • D.M. 25 marzo 2005 - Elenco dei proposti siti di importanza comunitaria per la regione biogeografia mediterranea, ai sensi della direttiva 92/43/CEE • D.M. 11 giugno 2007 - Modificazioni agli allegati A, B, D ed E del DPR 357/97 e successive modificazioni, in attuazione della direttiva 2006/105/CE del Consiglio del 20 novembre 2006, che adegua le direttive 73/239/CEE, 74/557/CEE e 2002/83/CE in materia di ambiente a motivo dell'adesione della Bulgaria e della Romania (S.O. n.150 a GURI n. 152 del 3 luglio 2007) • D.M. 5 luglio 2007 - Elenco delle zone di protezione speciale (ZPS) classificate ai sensi della direttiva 79/409/CEE (S.O. n. 167 alla GURI n. 170 del 24 luglio 2007) • D.M. 17 ottobre 2007 - Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS) (GURI Serie Generale n. 258 del 6 novembre 2007) Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 3 • Decreto Ministero Politiche Agricole n. 12541 del 21 dicembre 2006 (cosi’ come modificato con DM 13286 del 18.10.2007). Norme sulla condizionalità per l’anno 2008 Normativa Regionale • Assessorato Territorio e Ambiente – Disposizioni e Comunicati. Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), individuati ai sensi delle Direttive n. 92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n. 57 del 15.12.2000) • Assessorato Territorio e Ambiente. Elenco aggiornato dei Siti di Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciale, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n. 8 del 20.02.2004) • Assessorato Territorio e Ambiente. Disposizioni e Comunicati. Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciale ricadenti nel territorio della Regione, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n. 31 del 22.07.2005) • Assessorato Territorio e Ambiente. Circolare 23 gennaio 2004. DPR 357/97 e successive modifiche ed integrazioni “Regolamento recante attuazione della direttiva n. 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” – Art. 5 – Valutazione dell’Incidenza – (GURS n. 10 del 5.3.2004) • Assessorato Territorio e Ambiente. Decreto 21 febbraio 2005. Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), individuati ai sensi delle Direttive n. 92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n. 42 del 7.10.2005) • Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste. Decreto Dirigente Generale Interventi Strutturali n. 3220 del 28 dicembre 2007. Norme sulla condizionalità per l’anno 2008. 1.3 LA DIRETTIVA HABITAT E LA RETE DEI SITI NATURA 2000 I processi di degrado del territorio e le trasformazioni del paesaggio, l’impoverimento della diversità biologica, il processo di frammentazione degli ambienti naturali ed il loro progressivo isolamento in un contesto territoriale a crescente antropizzazione, sono temi che negli ultimi decenni sono diventati centrali nell’azione delle istituzioni pubbliche, e a partire dagli anni '80 sono diventati oggetto di numerose convenzioni internazionali. Nel 1992, con la sottoscrizione della Convenzione di Rio sulla Biodiversità, tutti gli stati membri della Comunità Europea hanno riconosciuto come priorità da perseguire la conservazione in situ degli ecosistemi e degli habitat naturali, ponendosi come obiettivo quello di “anticipare, prevenire e attaccare alla fonte le cause di significativa riduzione o perdita della diversità biologica, in considerazione del suo valore intrinseco e dei suoi valori ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi, culturali, ricreativi ed estetici". In questo contesto internazionale l’Unione Europea ha approvato nel 1998 una strategia per la biodiversità che ha predisposto il quadro di riferimento normativo e programmatico per promuovere gli obiettivi della convenzione sulla diversità biologica. Al Consiglio Europeo di Göteborg del giugno 2001, i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea si sono posti Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 4 l’ambizioso obiettivo di arrestare il declino della biodiversità entro il 2010, elaborando nel VI Piano d’Azione per l’Ambiente, sottoscritto dal Consiglio e dal Parlamento nel luglio 2002, i mezzi per raggiungere tale obiettivo. Al fine di ottenere una significativa riduzione dell’attuale tasso di perdita di biodiversità entro il 2010, è cruciale dare concreta attuazione alla direttiva Habitat 92/43 ed alla direttiva Uccelli 79/409 e procedere alla realizzazione della Rete Natura 2000. Con tali direttive l’Unione Europea ha posto le basi per un’organica azione, ad ampia scala geografica, di conservazione della natura e della biodiversità, con un nuovo approccio e introducendo sostanziali novità nella legislazione. Innanzitutto entrambe le Direttive elencano le specie animali, vegetali e gli habitat di particolare interesse conservazionistico (indicando con un asterisco quelli prioritari) e prevedono l’individuazione di aree di particolare tutela, le Zone di Protezione Speciale (ZPS) per gli uccelli, e i Siti di Importanza Comunitaria (SIC, da designare successivamente da parte del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio come ZSC - Zone Speciali di Conservazione) per le specie animali, vegetali e per gli habitat. Scopo principale della direttiva Habitat è “contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri ai quali si applica il trattato”. Nella fattispecie, gli Stati membri devono mantenere o ripristinare in uno stato di conservazione soddisfacente gli habitat naturali e le specie di flora e fauna selvatiche di interesse comunitario (art. 2). Le conoscenze acquisite negli ultimi anni nel campo dell'ecologia e della biologia della conservazione hanno messo in evidenza come, per la tutela di habitat e specie, sia necessario operare in un'ottica di rete di aree, che rappresentino, con popolazioni vitali e superfici adeguate, tutte le specie e gli habitat tipici dell'Europa, con le loro variabilità e diversità geografiche. La costituzione di una rete è finalizzata inoltre ad assicurare la continuità degli spostamenti migratori, dei flussi genetici delle varie specie e a garantire la vitalità a lungo termine degli habitat naturali: si è passati quindi dalla conservazione di specifiche specie e aree alla conservazione dell’intero sistema degli ecosistemi presenti nel territorio europeo. Sulla scorta di tali considerazioni, l'Unione Europea (Direttiva Habitat, art. 3) ha stabilito la fondazione della Rete Ecologica Europea denominata “Natura 2000”, costituita innanzitutto dalle Zone di Protezione Speciale e dalle Zone Speciali di Conservazione, pianificando un sistema interconnesso di aree ad elevata valenza naturalistica ed omogeneizzando la gestione del territorio naturale e seminaturale compreso all’interno della Comunità Europea. Una “rete ecologica europea coerente” di Siti Natura 2000 ha lo scopo di garantire il mantenimento o il ripristino dei tipi di habitat naturali e degli habitat di specie in un soddisfacente stato di conservazione (art. 3). In base all’art. 10, gli Stati membri si impegnano “nell’ambito delle loro politiche di riassetto del territorio e di sviluppo, e segnatamente per rendere più ecologicamente coerente la Rete Natura 2000”, a promuovere la gestione di quegli elementi del paesaggio che per la loro struttura lineare o il loro ruolo di collegamento possono costituire corridoi per la flora e la fauna selvatiche. La protezione delle specie di flora e di fauna dovrà anche essere assicurata mediante la predisposizione di un rigoroso regime di tutela delle specie in tutta la loro gamma naturale (artt. da 12 a 16). La Direttiva contiene diverse misure complementari in tema di sorveglianza e monitoraggio, reintroduzione di specie indigene, introduzione di specie non indigene, ricerca e istruzione. Va inoltre sottolineato che la conservazione della biodiversità europea viene realizzata tenendo conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali, favorendo cioè l'integrazione della tutela di habitat e specie animali e Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 5 vegetali con le attività economiche e con le esigenze sociali e culturali delle popolazioni che vivono all'interno delle aree che fanno parte della rete Natura 2000. E’ importante mettere in risalto che la Direttiva Habitat ed il progetto Rete Natura 2000 attribuiscono grande importanza non solo alle aree ad alta naturalità (quelle meno modificate dall'uomo) ma anche agli ambienti seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i boschi utilizzati, i pascoli, ecc.) e a quei territori contigui, indispensabili per mettere in relazione aree divenute distanti spazialmente ma vicine per funzionalità ecologica. Con ció viene riconosciuto il valore, per la conservazione della biodiversità a livello europeo, di tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell'uomo e delle sue attività tradizionali ha permesso la formazione/mantenimento di particolari ambienti. Alle aree agricole, per esempio, sono legate numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate per la cui sopravvivenza è necessaria la prosecuzione e la valorizzazione delle attività tradizionali, come il pascolo o l'agricoltura non intensiva, in molti casi opportunamente regolamentati o riconvertiti. Elemento di carattere innovativo è l’attenzione rivolta dalla direttiva alla valorizzazione della funzionalità degli habitat e dei sistemi naturali. Si valuta infatti non solo la qualità attuale del Sito ma anche la potenzialità che hanno gli habitat di raggiungere un livello di maggiore complessità. La direttiva prende in considerazione anche siti attualmente degradati in cui tuttavia gli habitat abbiano conservato l’efficienza funzionale e che pertanto possano ritornare verso forme più evolute mediante l’eliminazione delle ragioni di degrado. Questa nuova impostazione di sistema si integra con la strategia del Consiglio d'Europa di promuovere un approccio piú comprensivo e meno parcellizzato del governo del territorio, che ha portato all’adozione della Convenzione Europea sul Paesaggio. La definizione della Rete Natura 2000 pone le sue basi di conoscenza scientifica nel progetto "CORINE Biotopes" che, dal 1985 al 1991, ha condotto ad una prima individuazione delle specie animali e vegetali presenti sul territorio europeo, degne di attenzione e/o da sottoporre a specifica tutela. Il recepimento della Direttiva Uccelli è avvenuto in Italia con la legge 157/92. Il recepimento della Direttiva Habitat è avvenuto in Italia nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003; dal punto di vista delle competenze amministrative, tale atto affida alle Regioni (e alle Province Autonome) il compito di individuare i siti della rete Natura 2000 e di assicurarne la tutela. Il DPR 357/97 costituisce il regolamento di attuazione della Direttiva Habitat e fissa le procedure per l’individuazione dei Siti di Interesse Comunitario (art. 3) e prevede l’adozione, da parte delle Regioni, di piani di gestione per le Zone Speciali di Conservazione e le Zone di Protezione Speciale (art. 4, art. 6). L’art. 5 prevede che nella pianificazione territoriale si tenga conto della valenza naturalistico-ambientale dei siti di interesse comunitario; prevede inoltre che i proponenti di progetti che potrebbero avere implicazioni sulle aree protette e per i quali non si applica la procedura di valutazione d’impatto ambientale, presentino, alle autorità competenti, una relazione sulla base della quale effettuare una Valutazione di Incidenza Ambientale. L’individuazione dei Siti di Importanza Comunitaria in Italia è avvenuta su iniziativa del Ministero dell'Ambiente con il progetto“Bioitaly” con cui si è provveduto, dal 1995 al 1997, alla raccolta e sistematizzazione delle informazioni sui biotopi, sugli habitat naturali e seminaturali di interesse comunitario, procedendo alla redazione di specifiche schede descrittive complete di cartografia. Le Regioni hanno provveduto ad adottare definitivamente Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 6 l’elenco dei proposti Siti di Importanza Comunitaria, trasmessi alla Commissione Europea per la successiva validazione. Con il Decreto del Ministero dell’Ambiente del 3 Aprile 2000 è stato reso noto il primo “Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciali, individuati ai sensi delle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE”, (G.U. n.95 del 22 Aprile 2000). Nel 2002 è stato pubblicato sulla GURS il primo avviso dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente sull’avvenuta redazione dell’elenco dei pSIC. Successivamente la Regione Siciliana ha effettuato una serie di verifiche e riscontri che hanno portato ad alcune modifiche dei perimetri dei pSIC ed alla integrazione delle schede descrittive delle valenze naturalistiche di ciascun sito. L’ultimo elenco è stato approvato con D.A. n.46 del 21.02.2005, con il quale si individuano le nuove ZPS ricadenti nel territorio della Regione Siciliana e si ridefinisce la lista complessiva dei siti Natura 2000. Con D.A. n. 120 del 05.05.06 sono stati approvati la trasposizione in scala 1:10.000 delle perimetrazioni dei siti Natura 2000 e l'aggiornamento delle relative schede; Va fatto rilevare che nel passaggio di scala da 25.000 a 10.000 sono state operate delle riduzioni di superfici che non sono state giustificate in alcun modo. Successivamente la Commissione Europea, con Decisione 2006/613/CE del 19 luglio 2006 ha adottato l’elenco dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea, tra cui rientrano quelli siciliani Attualmente sono stati individuati 233 tra Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS); tali aree si integrano, in molti casi sovrapponendosi, ad un vasto sistema di aree protette per fini di conservazione della natura esistenti in Sicilia. In particolare: - 14 IBA (Important Bird Areas); - 2 aree umide d’interesse internazionale individuate ai sensi della Convenzione Ramsar; - 5 Aree Marine Protette (ANMP); - 76 Riserve Naturali - 4 Parchi Regionali Per perseguire gli obiettivi posti dalle Direttive 79/409 e 92/43 occorrono ancora alcuni atti e azioni amministrative importanti: • la designazione delle Zone Speciali di Conservazione sulla base degli elenchi dei siti di importanza comunitaria selezionati dalla Commissione europea • la coerente definizione delle misure di conservazione per i SIC e le ZPS, comprese eventuale misure di salvaguardia, a partire dall’approvazione dei Piani di Gestione e dal rispetto dei criteri minimi fissati dal Ministero dell’Ambiente Nel settembre 2002 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha reso pubbliche le “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000”: proprio qui viene ribadito il ruolo della Regione quale “soggetto incaricato delle funzioni normative e amministrative connesse all’attuazione della direttiva Habitat”, oltreché la possibilità di sottoporre la materia a propria disciplina legislativa organica. In questo contesto di crescenti impegni per gli Stati e le regioni nel perseguire la tutela della biodiversità, degli habitat e delle specie di interesse comunitario, anche la programmazione dei fondi strutturali è stata orientata alla realizzazione della Rete Natura 2000 e ed alla corretta gestione dei Siti . La prima novità sostanziale si è avuta all’interno del QCS 2000-2006 e di conseguenza del POR Sicilia 2000-2006, prevedendo in maniera esplicita l’integrazione delle politiche ambientali nelle politiche di sviluppo economico, la sostenibilità come criterio informatore Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 7 delle scelte ed obiettivo da perseguire, la Rete Ecologica come grande infrastruttura territoriale per lo sviluppo sostenibile, pensata in stretta integrazione con i temi dello sviluppo rurale, della tutela e valorizzazione dei beni culturali, della promozione di specifici segmenti di offerta turistica. Ed in attuazione di tale strategia, la Misura 1.11 del Complemento di programmazione del POR Sicilia 2000-2006 ha previsto, tra gli altri interventi, proprio la redazione dei Piani di gestione dei Siti Natura 2000. Con il DDG n. 502 del 06.06.2007, l’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, ha individuato i Piani di Gestione da redigere ed i Beneficiari finali, impegnando al contempo le somme occorrenti per il finanziamento di ciascun Piano. 1.4 I PIANI DI GESTIONE L’Articolo 6 della Direttiva Habitat contiene le più importanti disposizioni per la conservazione di specie ed habitat, prevedendo, in particolare al comma 1, l’adozione di: ¾ opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali; ¾ appropriati piani di gestione. Le misure del primo tipo costituiscono un requisito minimo, e possono essere considerate necessarie o obbligatorie. Al contrario, il Piano di Gestione deve essere adottato “se opportuno”, cioè qualora la situazione specifica del Sito non consenta di garantire uno stato di conservazione soddisfacente solamente grazie alle misure obbligatorie. Il Piano di Gestione peraltro si configura come l’unico strumento di pianificazione idoneo alla salvaguardia delle peculiarità di ogni singolo sito in grado di integrare gli aspetti prettamente naturalistici con quelli socio-economici ed amministrativi. Occorre inoltre ricordare che la Direttiva habitat impegna, in attuazione del principio di prevenzione: “Gli Stati membri ad adottare tutte le opportune misure per evitare, nelle zone speciali di conservazione il degrado (…), nonché la perturbazione (..)”. Queste misure vanno al di là delle semplici misure di gestione necessarie per garantire la conservazione già coperte dall’articolo 6, paragrafo 1. Ed ancora il comma 1 dell’articolo 4 del DPR 357/97 (integrato dal DPR 120/2003) sancisce che “le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano assicurano per i proposti siti di importanza comunitaria opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate”. Il campo di applicazione è più ampio di quello dell’art. 5 che concerne unicamente i piani ed i progetti per i quali è necessaria la preventiva valutazione di incidenza. Esso si riferisce pertanto allo svolgimento di attività che non richiedono necessariamente un’autorizzazione preventiva, come l’agricoltura o la caccia. La Regione Siciliana non ha ancora adottato alcuna misura di salvaguardia per i SIC, ma, come già detto, con DDG-Territorio e Ambiente n. 502 del 06.06.2007 si è determinata sulla necessità di dotare ogni SIC di Piano di Gestione, che costituisce una delle possibili misure di conservazione per i Siti della Rete Natura 2000. Se le misure di conservazione e gli strumenti pianificatori già esistenti sull’area fossero stati sufficienti per conseguire gli obiettivi di conservazione fissati dalle Direttive Comunitarie, Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 8 non sarebbe stato necessario redigere un apposito Piano di Gestione, ma sarebbe bastato provvedere alle attività di monitoraggio e valutazione dello stato di conservazione dei Siti. Nella predisposizione del presente Piano di Gestione è stata pertanto compiuta preliminarmente la verifica dei presupposti che rendono necessario, per il raggiungimento degli obiettivi della Direttiva e per la tutela dei Siti in esame, la predispozione di un Piano di Gestione autonomo. Il primo passo di tale verifica è stata la puntuale ricognizione di tutte le previsioni normative e pianificatorie che riguardano i Siti. Inoltre occorre tenere presente che la Regione Siciliana, con l’individuazione dei sistemi di SIC da sottoporre a pianificazione congiunta sulla base di oggettivi elementi di continuità territoriale e omogeneità ambientale, ha posto l’obiettivo della pianificazione-gestione integrata dei due Siti. La ricognizione delle previsioni normative e pianificatorie ha consentito di evidenziare che: • il quadro della pianificazione è drammaticamente incompleto per non dire sostanzialmente inesistente; • il Comune di Lampedusa e Linosa è privo di Piano Regolatore Generale ed esiste soltanto un vecchio Programma di Fabbricazione risalente al 1974; • il vigente PdF evidentemente non contiene neppure la perimetrazione dei Siti; • mancano il Piano Paesitico, il Piano Territoriale Provinciale, i Piani di Sistemazione ed i Piani di utilizzazione delle due riserve naturali presenti (Isola di Lampedusa e Isola di Linosa e Lampione); • nessuno dei piani vigenti o in fase di adozione contiene analisi e misure specifiche per la conservazione dei singoli habitat e delle specie presenti nei Siti. Le previsioni regolamentari vigenti non sono quindi sufficienti al mantenimento di uno stato di conservazione favorevole degli habitat e delle specie per i quali i Siti sono stati individuati, né appaiono facilmente integrabili; dunque molte delle necessarie misure di conservazione individuate non potrebbero essere ricondotte a strumenti esistenti o in via di adozione. Ad oggi gli unici strumenti idonei a disciplinare l’uso del territorio con specifica attenzione agli obiettivi di conservazione della natura sono il Regolamento della Riserva Naturale Isola di Lampedusa ed il Regolamento della Riserva Naturale Isola di Linosa e Lampione per le parti terrestri ed il Regolamento dell’Area Marina Protetta Isole Pelagie per la parte marina La Riserva Naturale Isola di Linosa copre soltanto il 58,37 % dell’omonimo SIC. La Riserva Naturale Isola di Lampedusa copre soltanto il 25,66% dell’omonimo SIC. Soltanto l’isolotto di Lampione è interamente protetto ricadendo per il 100% della superficie tanto all’interno del SIC Isola di Lampedusa e Lampione quanto all’interno della Riserva Naturale Isola di Linosa e Lampione. Anche per quanto riguarda la ZPS la situazione è analoga. Infatti la parte terrestre (coincidente con quella dei SIC) ricade soltanto per il 33,49% all’interno delle riserve naturali, mentre per quanto riguarda l’ambito marino soltanto il 29,67% ricade all’interno dell’Area Marina Protetta Isole Pelagie. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 9 Pertanto, sulla base dei vincoli gravanti sul territorio e degli strumenti di programmazione e gestione territoriale, emerge l’assoluta necessità dell’elaborazione del Piano di Gestione come strumento autonomo. Infatti, la complessità delle problematiche di conservazione presenti nei Siti, e la possibilità solo parziale di recepimento delle misure di conservazione nell’ambito degli attuali e diversi strumenti di pianificazione territoriale in corso di redazione, hanno indotto a ritenere necessaria la realizzazione di un Piano di Gestione specifico ed unico per entrambi i Siti. 1.5 METODOLOGIA UTILIZZATA NELL’AMBITO DEL PRESENTE PIANO DI GESTIONE Il Piano di Gestione è finalizzato alla individuazione delle misure esplicite finalizzate a raggiungere gli obiettivi generali della Direttiva Habitat 92/43, cioè “… il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e delle specie di fauna e di flora di interesse comunitario”, tenendo conto “… delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali”. Per poter efficacemente svolgere il compito assegnato, il Piano dovrà essere: • • • • • fondato su un rigoroso quadro conoscitivo, integrabile nell’ambito del Sistema Informativo Territoriale e comprendente gli aspetti della realtà socio-economica locale; specificamente dettagliato circa le misure di conservazione degli habitat e delle specie di interesse conservazionistico del Sito; chiaro nei contenuti e organizzato in banche dati georiferite; praticabile in termini amministrativi e di impatto socio-economico; flessibile e dinamico e quindi costruito per essere integrato e migliorato sulla scorta dell’esperienza concreta. In riferimento al carattere che gli si vuole conferire, il presente Piano di Gestione contiene: • la definizione del quadro conoscitivo relativo alle caratteristiche del Sito per le diverse componenti (fisica, biologica, socio-economica, culturale, paesaggistica), descritte sulla base delle conoscenze pregresse e di studi aggiuntivi, e comprendente la redazione di banche dati georiferite; • l’analisi delle esigenze ecologiche di habitat e specie, e l’individuazione di specifici indicatori che consentano di valutare lo stato di conservazione e di prevederne l'evoluzione; • la formulazione degli obiettivi gestionali generali e degli obiettivi specifici, sulla base di valutazioni strategiche che rispettino le finalità istitutive del sito; • la definizione della strategia gestionale e del piano delle azioni, con precise indicazioni sulla cogenza delle misure di gestione, sulla responsabilità attuativa dei vari soggetti operanti sul territorio, sull’individuazione di costi e tempi necessari per la loro realizzazione; • l’individuazione di indicatori e azioni di monitoraggio tanto sullo stato di conservazione di habitat e specie quanto sull’efficacia delle azioni gestionali. L’Ente gestore, ai sensi dell’art. 5 del Protocollo d’Intesa stipulato con l’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, ha deciso di provvedere alla redazione del suddetto Piano in Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 10 economia, avvalendosi di attrezzature e personale delle riserve naturali affidate in gestione e della collaborazione di professionalità esterne per specifici compiti di consulenza, di studio, progettuali e di monitoraggio. Tale scelta è motivata non solo dall’opportunità di valorizzare competenze già presenti nell’organigramma dell’Ente gestore, ma soprattutto dalla volontà di utilizzare a pieno il lavoro già svolto negli anni per la gestione delle riserve naturali coinvolte, e per meglio coordinare la pianificazione dei Siti Natura 2000 con quella delle riserve interessate (in questo caso quella dell’Isola di Lampedusa gestita da Legambiente sin dal 1996). Inoltre a Lampedusa l’Ente gestore della Riserva ha conseguito importanti risultati nella conservazione di specie ed habitat con l’attuazione di alcuni Progetti LIFE Natura, le cui strategie di intervento ed obiettivi costituiscono un importante patrimonio per la degìfinizione delle ulteriori azioni del Piano di Gestione. Per la redazione del presente Piano di Gestione sono state svolte, in coerenza con il cronoprogramma elaborato, le attività di seguito indicate: 1) Definizione di uno specifico gruppo di lavoro per il coordinamento e la redazione del Piano di Gestione, costituito da: direttore della riserva naturale “Isola di Lampedusa” Sig.ra Giuseppina Nicolini, con le funzioni di referente tecnico del Piano; direttore della riserva naturale “Lago Sfondato” Sig. Angelo Dimarca, con le funzioni di referente regionale del coordinamento Piani di Gestione e dei rapporti con l’Assessorato; direttore della riserva naturale “Grotta di Santa Ninfa” dott.ssa Giulia Casamento; direttore della riserva naturale Grotta di Carburangeli” dott. Rosario Di Pietro; dott.ssa Elena Prazzi; dott. Salvatore Livreri Console, per la gestione del responsabile del SIT regionale. 2) Affidamento degli incarichi di collaborazione per lo svolgimento di specifiche analisi ambientali e territoriali finalizzate all’approfondimento ed all’integrazione delle conoscenze sul Sito. Nella tabella che segue viene riportato l’elenco dei consulenti esterni e dei relativi settori di indagine. Dott. Geologo Giuseppe Sorrentino Aspetti geologici e geomorfologici Dip.to Colture Arboree, Università PA – responsabile scientifico Dott. Tommaso La Mantia Flora, vegetazione e habitat comunitari, caratterizzazione agro-forestale, uso del suolo e linee guida per attività agrosilvo-pastorali Stazione di Inanellamento – responsabile scientifico prof. Bruno Massa Avifauna - Artropodofauna Dip.to Biologia Animale, Università PA – responsabile scientifico dott. Mario Lo Valvo Aspetti faunistici – mammiferi, rettili, anfibi Dott.ssa Naturalista Elena Prazzi Rilevamento situazioni di degrado ambientale e detrattori ambientali, analisi della fruizione della fascia costiera, attuazione Piano d’Azione su Caretta caretta nelle isole Pelagie Dott. Naturalista Damiano Sferlazzo Inquadramento climatico con analisi dei fenomeni di desertificazione Dott. Naturalista Fabio Giardina Caratterizzazione costiero ambito Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano marino 11 Arch. Maria Antonietta Giardina Censimento patrimonio insediativo ed infrastrutture Arch. Vincenzo Todaro, dottore di ricerca in Pianificazione urbana e territoriale Aspetti urbanistici e di programmazione territoriale – Beni archeologici, architettonici e culturali - Paesaggio Reti ecologiche Dott. Naturalista Salvatore Livreri Console, esperto in SIT Gestione del Territoriale Coop. ECO - dott.ssa Alessia Maso e dott.ssa Maria Cristina Alga Analisi socio-economica e Piano di Comunicazione Sistema Informativo 3) Raccolta di dati bibliografici e di documentazione tecnica. 4) Sopralluoghi su campo finalizzati ad un maggiore approfondimento del quadro conoscitivo nonché all’analisi ed alla valutazione dello stato di conservazione, della viabilità esistente, del grado di antropizzazione, della presenza di detrattori ambientali. 5) Attività di informazione preliminare, nei confronti di Enti ed Amministrazioni competenti, sulla redazione del Piano di Gestione. 6) Strutturazione del Sistema Informativo Territoriale Il Piano di Gestione è stato redatto in conformità con i seguenti documenti: • “Manuale delle linee guida per la redazione dei piani di gestione dei siti Natura 2000” - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio. • “Linee Guida per la gestione dei siti Natura 2000” - Decreto del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio del 3 settembre 2002. • “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)” - Decreto 17 Ottobre 2007 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Le Schede Natura 2000 sono state aggiornate e verificate in conformità con il “Formulario Standard NATURA 2000 per la raccolta dei dati: Note esplicative”. Le schede degli interventi gestionali sono state compilate in conformità con la nota “Linee Guida per la definizione delle strategie gestionali e delle azioni nei Siti Natura 2000”, Assessorato Regionale Territorio e Ambiente del 23.05.2008. Nell’ambito della redazione del Piano di Gestione, ed in particolare per l’individuazione delle strategie e degli obiettivi di conservazione, sono stati consultati i seguenti documenti: • European Commission 2007. Guidance document on the strict protection of animal species of Community interest under the Habitats Directive 92/43/EEC. • Regione Siciliana - Assessorato Agricoltura e Foreste, 2003. Piano Forestale Regionale - Linee Guida Servizio Programmazione e Monitoraggio. • Regione Siciliana. Assessorato Agricoltura e Foreste, 2006. Piano Regionale Faunistico-venatorio 2006-2011. • Regione Siciliana - Assessorato Agricoltura e Foreste, 2007. Programma di Sviluppo Rurale Sicilia 2007-2013. • Regione Siciliana. Decisione n. 2 agosto 2007. Programma Operativo Regionale. FESR 2007-2013 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 12 • LIPU-BirdLife Italia, 2003. Analisi dell’idoneità dei Piani di Sviluppo Rurale per la gestione delle ZPS e delle IBA. • Documento di lavoro (Rev. 2_21/03/2007) del “Dipartimento delle Politiche di Sviluppo della Direzione Generale dello Sviluppo Rurale” avente per oggetto il “D.M. 21 dicembre 2006 – Aspetti applicativi della Direttiva 79/409/CEE e della Direttiva 92/43/CEE (Atto A1 e Atto A5) nel quadro della condizionalità”, poi modificato con il DM 13286 del 18/10/2007; • Regione Siciliana – Assessorato Territorio e Ambiente – Linee guida Rete Ecologica Siciliana Corre l’obbligo di fare presente che durante la redazione del Piano di Gestione sono state incontrate numerose difficoltà, anche di carattere straordinario e non immaginabili, connesse con: • la non correttezza di alcune cartografie e la non immediata sovrapponibilità di alcuni dati cartografici che hanno comportato uno sforzo consistente e straordinario in elaborazione informatiche; • la mancata consegna da parte dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente delle foto aeree recenti, come invece avvenuto per gli altri Piani di Gestione; • la raccolta delle informazioni necessarie presso altre pubbliche amministrazioni; • l’assenza di dati su aspetti di contesto e settoriali; • il grado di definizione dei documenti trasmessi da parte di altre pubbliche amministrazioni; • la mancanza di un sistema informativo territoriale omogeneo ed integrato a livello regionale; • l’assenza di banche dati a livello regionale su aspetti socio-economici o di monitoraggio delle politiche di sviluppo; • la non definizione del quadro programmatico e pianificatorio regionale, che attualmente si presenta ancora in fase di realizzazione (studi di piano e linee guida) o di approvazione in settori strategici per la salvaguardia dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile nel territorio e direttamente connessi con la gestione dei Siti della Rete Natura 2000. In ultimo va comunque fatto rilevare che il lavoro di analisi e di studio sul campo svolto per la redazione del Piano di Gestione ha permesso di effettuare utili approfondimenti e di colmare vuoti conoscitivi, consentendo di acquisire nuovi e inediti dati sulla presenza e distribuzione di habitat e specie di interesse conservazionistico, di maggior rilievo rispetto a quelli utilizzati alcuni anni fa per la designazione dei Siti. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 13 2. QUADRO CONOSCITIVO 2.1 LE CONOSCENZE PREGRESSE SUI SITI NATURA 2000 (B.2) Buona parte delle informazioni sull’esplorazione delle Pelagie è stata riassunta da BACCETTI et al. (1995). Sembra comunque che l’isola, seppure conosciuta da Strabone e Tolomeo con il suo attuale nome, sia stata abitata solo saltuariamente nelle epoche remote (FRAGAPANE 1993). Lampedusa era stata punto d’appoggio di navi di passaggio sin dalle guerre puniche, rifugio di pirati ed eremiti e spesso anche luogo di presenze tanto singolari quanto enigmatiche. Ludovico Ariosto ad esempio vi ambientò il cruento duello tra i cristiani Orlando, Brandimarte ed Oliviero e i saraceni Agramante, Sobrino e Gradasso, che occupa buona parte del XL canto dell’Orlando Furioso: “...Lipadusa/Una isoletta è questa, che dal mare/medesmo che li cinge è circonfusa” (st.LV). A memoria di quel leggendario scontro, in cui muore anche il cavallo di Orlando, si ritrovano toponimi come “Cavallo bianco”, “Orma d’Orlando”. Informazioni complementari sull’esplorazione naturalistica delle Pelagie sono riportate da LA MANTIA et al. (2002). Lampedusa fu con certezza abitata da Fenici, Cartaginesi, Greci, Romani, Arabi, ed ancora nel Medio Evo, ma rimase deserta per buona parte del 500, del 600 e del 700. Dall’inizio del ‘400 Lampedusa appartenne ai Tomasi, ma probabilmente nessun membro della famiglia, autorizzata dal 1630 ad assumere il titolo di principi di Lampedusa, aveva mai messo piede su quella terra sperduta del Mediterraneo meridionale, di fronte alle coste africane. Nel 1839 i Tomasi decisero di sbarazzarsi dell’isola, che sino a quel momento aveva dato soltanto il magro frutto della concessione in enfiteusi ad una famiglia di contadini maltesi, i Gatt; la pastorizia era stata la principale occupazione dei maltesi, che vi avevano tenuto circa 1700 pecore e poche capre, poi rinselvatichite (CALCARA 1847a). Un primo tentativo di ricolonizzazione ebbe luogo nel 1776, ma fallì, considerato che nel 1828 il GUSSONE vi trovò solo i 24 contadini maltesi. Preoccupato che potesse passare nelle mani degli inglesi, Ferdinando II di Borbone acquistò Lampedusa, e nel 1843 vi inviò il capitano di fregata Bernardo Sanvisente a prenderne possesso ed a stabilirvi una colonia agricola costituita da 120 coloni (SANVISENTE 1849). Le trasformazioni che effettuò il Sanvisente furono tali che confrontare l’odierno aspetto dell’isola con le descrizioni che ne avevano dato GUSSONE (1839), basandosi sulla sua visita del 1828, e SANVISENTE (1849), lascia quasi sgomenti. Vi si estendeva un rigoglioso manto vegetale costituito da una fitta macchia mediterranea nella sua forma più diversificata ed evoluta, in cui abbondavano Pini d’Aleppo, Filliree, Ginepri, Carrubi, Corbezzoli ed Olivastri; gli esemplari di maggiore taglia si trovavano all’interno dei caratteristici canaloni che si aprono nella costa meridionale, letti fossili di fiumi simili agli oued africani. Il Corbezzolo formava distese impenetrabili di macchia ed ai suoi frutti ricchi di alcool si deve il nome dialettale del toponimo “Imbriacola” (CALCARA 1847a). Sanvisente riscontrò ovunque grande abbondanza d’acqua dolce, fatto che rese possibile l’immediata colonizzazione, e che consentiva anche una vegetazione così ricca, tra cui vivevano conigli, cinghiali, gatti selvatici (più probabilmente rinselvatichiti), tartarughe, capre rinselvatichite ed una forma di cervo di piccola taglia simile a quella sarda, probabilmente introdotto dall’uomo. Lungo le coste abbondavano le foche monache (CALCARA, 1847a). Calcara visitò le Pelagie nel maggio-giugno 1846 e successivamente scrisse tre memorie sulle isole; nella prima (1846) si limitò a brevi cenni sugli uccelli di Lampedusa; nella successiva CALCARA (1847) presenta un rapporto più dettagliato su Lampedusa, stilando un elenco degli uccelli, e fornendo inoltre informazioni sulla nidificazione e sulle abitudini della Berta maggiore. L’effetto delle azioni condotte dal capitano Sanvisente e dai suoi coloni (divenuti 700 cinque anni dopo lo sbarco) fu la distruzione sistematica di tutto: la vegetazione naturale fu estirpata, Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 14 il terreno fu dissodato, suddiviso in appezzamenti assegnati ai coloni e messo a coltura; i ginepri furono utilizzati per costruire attrezzi ed i loro ceppi bruciati, decine di migliaia di olivastri furono innestati, ma non sopravvissero a lungo. Il botanico SOMMIER (1906) trovò ancora una macchia bassa e qualche pino ad essa frammisto nella sua prima visita del 1873, ma la terra arida e nuda nella sua visita del 1906. Il terreno, privato della copertura vegetale, aveva infatti cominciato a disseccarsi per gli effetti dei raggi del sole cui era fortemente esposto per almeno sei mesi l’anno, il suolo veniva disperso dai fortissimi venti che spazzavano l’isola senza trovare ostacoli naturali e dilavato dai temporali autunnali; andava comparendo così lentamente la nuda roccia e nel giro di pochi decenni si compì quel processo di desertificazione a cui si deve l’aspetto desolato e brullo che oggi offre Lampedusa. Nel 1828 GUSSONE aveva esplorato Lampedusa, pubblicando successivamente (1839) il suo resoconto sulle 274 specie di piante che vi rinvenne. Nel 1846 Pietro Calcara pubblicò il suo “Rapporto del viaggio scientifico eseguito nelle isole di Lampedusa, Linosa e Pantelleria, ed in altri punti della Sicilia”, dando un primo serio contributo alla descrizione di queste isole (CALCARA 1846). Nel 1847 pubblicò la sua “Descrizione dell’isola di Lampedusa” (CALCARA 1847a), e fornì anche la prima lista di Artropodi dell’isola, elencando 16 specie di Insetti, che si aggiunsero alle 3 citate per Linosa (CALCARA 1846). Relativamente allo scoglio di Lampione questo Autore si limitava a riportare le notizie del botanico Giovanni Gussone, che descriveva l’isolotto come un lastrone calcareo corroso dall’impeto del mare, un tempo abitato e coltivato dall’uomo, come testimoniava peraltro l’avanzo del pavimento a mosaico formato da cubi irregolari di marmo grezzo incastrati nel cemento, nonché il tetto di un altro edificio sostenuto da un arco, che già aveva descritto lo SMYTH (1824). Per quanto riguarda le piante, il CALCARA (1847a) citava 114 specie, di cui 23 in precedenza non segnalate dal Gussone. Inoltre egli realizzò la carta geologica di Lampedusa (CALCARA 1847b), la descrizione e la carta geologica di Linosa (CALCARA 1851a, 1851b). A Lampedusa e Lampione furono eseguite raccolte anche da Enrico Hillyer Giglioli (GIGLIOLI 1884, 1891, 1907). Abbastanza complessa risulta la valutazione del contributo fornito dal Giglioli alla conoscenza faunistica delle Pelagie. Nel 1884 i botanici Lojacono, Ross e Zwierlein approfondirono lo studio della flora di Lampedusa, e Ross e Zwierlein quella di Linosa (LOJACONO 1884; ROSS 1884); quasi negli stessi giorni raccoglieva piante anche SOLLA (1884). Ancora nel 1884 SPECIALE pubblicava la carta geologica di Linosa. Il Giglioli partecipò alla seconda campagna talassografica del R. Piroscafo Washington (agosto-settembre 1882) e riportò alcune osservazioni effettuate a Lampedusa e Lampione in una delle sue opere di ornitologia, “Avifauna italica” (1886); in particolare scrisse sul Falco della Regina, sui gruidi e sulla Berta maggiore. Uno tra i primi entomologi che visitarono Lampedusa fu Luigi Failla Tedaldi, protagonista della grande stagione di naturalisti siciliani del secolo scorso, che compì un’esplorazione dell’isola di soli cinque giorni all’inizio del maggio 1886, e ne pubblicò i risultati su Il Naturalista Siciliano dell’anno dopo, osservando: “...che la fauna non è relativamente povera, come a prima giunta potrebbe credersi, e che vi si nota anche qualche cosa di nuovo e di speciale che non si rinviene nella stessa Sicilia e tanto meno nella vulcanica Pantelleria, ma soltanto nell’Algeria” (FAILLA-TEDALDI 1887). In totale egli elenca 66 specie di Coleotteri, 30 di Lepidotteri, 10 di Imenotteri, 8 di Emitteri e 11 di Aracnidi. Il Ragusa ripetè l’esperienza del Failla-Tedaldi cinque anni dopo, tra il 4 ed il 7 luglio (RAGUSA 1892); il suo contributo entomologico consistette in altre 5 specie di Lepidotteri e 30 di Coleotteri, non trovati dal Failla-Tedaldi, nonché in 5 specie di Lepidotteri e 13 di Coleotteri già raccolte nell’isola. Linosa invece restava praticamente del tutto inesplorata, e di ciò si rammaricava lo stesso RAGUSA (1892); colmò in parte la lacuna un tedesco, K. Escherich, che aveva tenuto contatti con lo stesso Ragusa e che poi pubblicò i risultati ancora su Il Naturalista Siciliano Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 15 (ESCHERICH 1893). I risultati furono piuttosto magri dal punto di vista entomologico: 24 specie di Coleotteri e 3 di Ortotteri, ma ciò probabilmente dipese da almeno due fattori: 1) il periodo di raccolta (prima metà di aprile); 2) l’oggettiva povertà faunistica dell’isoletta. Certamente la più ampia documentazione dell’epoca sulle caratteristiche fisiche e biologiche delle isole Pelagie è proprio quella del SOMMIER (1906, 1908), che era stato a Lampedusa tra il 18 aprile ed il 1° maggio 1873 (visitando Linosa tra il 21 ed il 25 aprile), ed ancora a Linosa tra il 1° e l’8 marzo 1906 ed a Lampedusa tra l’8 ed il 15 marzo; ciò gli aveva consentito di elencare complessivamente 464 specie di piante per Lampedusa e 294 per Linosa. Nell’ultimo decennio del 1800 Lampedusa fu studiata dal punto di vista geo-paleontologico e cartografico (TRABUCCO 1890a, che riassume anche molte notizie sull’economia, storia e popolazione dell’isola; TRABUCCO 1890b, che realizza la carta geologica di Lampedusa), Linosa dal punto di vista geologico, geofisico e cartografico (TRABUCCO 1891, 1899a, 1899b); gli aspetti vulcanologici di Linosa furono ancora oggetto di ricerche da parte di WASHINGTON (1908), mentre quelli paleontologici di Lampedusa ancora oggetto di studi da parte di NELLI (1911). In merito a quest’ultimo aspetto, il TRABUCCO (1890a) aveva rinvenuto 11 specie di Molluschi, 1 specie di Celenterato ed 11 specie di Foraminiferi fossili a Lampedusa e Lampionee, anche sulla base della batimetria tra queste isole e l’Africa, era arrivato alla conclusione che appartenevano alla piattaforma continentale africana. Dal canto suo NELLI (1911), che aveva rinvenuto 35 specie di Molluschi fossili (22 Lamellibranchi e 13 Gasteropodi) a Lampedusa, era arrivato alla conclusione che i fossili postpliocenici fossero anteriori dell’emersione dell’isola; questa interessante scoperta faceva cadere ogni supposizione di una connessione esistente in quel periodo tra Sicilia e Nord Africa, attraverso Lampedusa. É opportuno osservare che, nonostante le ricerche paleontologiche di questi Autori, i primi rinvenimenti di Vertebrati fossili a Lampedusa risalgono a pochi anni fa (BURGIO & CATALISANO 1994). Trascorsi alcuni anni, MERTENS (1926) fece seguire all’elenco dei Rettili di Linosa gli invertebrati raccolti, di cui 15 Artropodi (2 Tisanuri, 6 Coleotteri, 3 Formicidi, 3 Isopodi ed 1 Araneide); SOLARI & SOLARI (1922) diedero ancora un piccolo contributo alla conoscenza dei Coleotteri di Lampedusa, SALFI (1927) citò qualche nuova specie di Ortottero per Linosa, mentre Arturo Schatzmayr nel 1929 visitò Lampedusa e raccolse per il Museo di Duino, poi confluito in quello di Milano. DE FIORE (1927) pubblicò la carta geologica di Linosa; SOOS (1933) pubblicò i risultati di alcune raccolte malacologiche a Lampedusa. Ed arriviamo agli anni ‘50, quando Cesare F. Sacchi raccoglie Molluschi a Lampedusa (ottobre-novembre 1953) (SACCHI 1955; LA GRECA & SACCHI 1957), FANTOLI (1955, 1956) si occupa degli aspetti climatici di Lampedusa ed Edoardo Zavattari organizza le sue esplorazioni delle Pelagie (aprile-maggio 1954 e maggio-giugno 1955 e 1956) (ZAVATTARI 1954, che segnala l’unica popolazione italiana di Psammodromus algirus L. nello Scoglio dei Conigli; ZAVATTARI 1957), i cui risultati vengono condensati nel ponderoso volume Biogeografia delle isole Pelagie (ZAVATTARI 1960). La parte botanica fu realizzata da Andrea Di Martino, che ebbe modo di visitare più volte Lampedusa, Linosa e Lampione tra il 10 ed il 28 maggio 1955, tra il 13 ed il 28 marzo 1956, tra il 13 ed il 18 aprile dello stesso anno e tra l’11 ed il 19 luglio 1958, elencando un totale di 304 specie a Lampedusa, 212 a Linosa e 28 a Lampione. Alcuni risultati erpetologici erano già stati oggetto di una breve nota da parte di LANZA (1954), altri sulle formiche erano stati pubblicati da BERNARD (1958). Il volume di Zavattari e collaboratori deve ritenersi il riferimento scientifico più completo ed aggiornato sulla fauna di Lampedusa e Linosa; in particolare Zavattari e collaboratori rinvennero 415 specie di Insetti, incrementando notevolmente le conoscenze che si avevano sulle due isole. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 16 Per quanto riguarda l’ornitologia, il contributo più significativo è stato quello di MOLTONI (1970). Lo studio dei Mammiferi, iniziato nelle Pelagie da Zavattari e coll., è stato approfondito negli anni ‘70, a Lampedusa (FELTEN & STORCH 1970), giungendo ad una buona conoscenza ai giorni nostri. Diversi altri entomologi hanno visitato le isole negli ultimi cinquantanni, ed alcuni zoologi (non entomologi) vi hanno fatto raccolte casuali. Nell’ultimo decennio raccolte consistenti sono state anche organizzate dall’Istituto di Biologia Animale dell’Università di Catania e dagli Istituti di Zoologia e di Entomologia agraria dell’Università di Palermo, ma i risultati sono stati solo parzialmente pubblicati. Infine una cospicuo messe di dati è stata raccolta durante le ricerche, coordinate da Baccio Baccetti per conto del Consiglio Nazionale delle Ricerche, condotte appositamente con l’appoggio delle navi oceanografiche Bannock ed Urania, a Linosa e Lampedusa, nei periodi 30 marzo-2 aprile 1990, 28 aprile-1 maggio 1991 e 1-3 dicembre 1992, cui hanno partecipato 32 collaboratori, nonché alle raccolte coordinate da Bruno Massa per conto dell’Università di Palermo, effettuate a partire dagli anni ‘Settanta da numerosi collaboratori. La maggioranza di queste informazioni è contenuta in MASSA, 1995). 2.2 DESCRIZIONE FISICA DEI SITI (A) 2.2.1 Inquadramento territoriale e descrizione dei confini dei Siti (A.1) Il Piano di Gestione “Isole Pelagie” interessa due distinti Siti di Importanza Comunitaria (ITA040001 “Isola di Linosa”, esteso circa 429 Ha, e ITA040002 “Isola di Lampedusa e Lampione”, esteso complessivamente 1397,42 Ha e comprendente l’isola di Lampedusa e l’isolotto di Lampione) e la Zona di Protezione Speciale ITA040013 “Arcipelago delle Pelagie - Area marina e terrestre”, estesa 12.715 Ha (Tavola 1 e Tavola 1a– Carta dell’Inquadramento Territoriale). I Siti ricadono in territorio del Comune di Lampedusa e Linosa (AG), nell’arcipelago delle Pelagie, che rappresenta la propaggine più meridionale del territorio italiano e anche di quello europeo, essendo ubicato nel Mediterraneo centrale quasi a metà distanza tra la Sicilia e la costa nordafricana. E’ costituito dalle isole di Lampedusa (20,2 kmq), Linosa (5,3 kmq) e dall’isolotto disabitato di Lampione (3,6 ha). Di fronte all’omonima spiaggia di Lampedusa, a circa 50 m di distanza, sorge inoltre l’isolotto dei Conigli, separato dall’isola madre da un istmo sabbioso largo appena 30 m. Codice Denominazione Superficie (Ha) SIC ITA040001 Isola di Linosa 428,96 1.393,79 Isola di Lampedusa SIC ITA040002 1.397,06 e Lampione 3,63 Totale superficie SIC Superficie isola 541,15 2055,41 3,63 % Superficie % Comune isola Comune di coperta da coperta Lampedusa e SIC da SIC Linosa 79,27 2.600,19 70,24 67,81 100 1.826,38 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 17 Codice Denominazione Superficie totale Superficie terrestre Superficie marina ZPS ITA040013 Arcipelago delle Pelagie 12.714,52 1.826,38 10.888,14 L’isola di Lampedusa si presenta come un piatto tavolato calcareo inclinato verso Sud-Est, reso ancor più uniforme dall’erosione eolica, e movimentato esclusivamente da alcune incisioni idrografiche, non più attive, che sfociano a mare formando diverse cale sabbiose. L’attuale paesaggio di Lampedusa è quindi molto simile alle aree pre-desertiche del Nord Africa, risultato non solo della naturale azione degli agenti esogeni, ma anche e soprattutto della secolare opera dell’uomo, che l’ha fortemente manomesso. Infatti, sin dall’epoca della colonizzazione borbonica (1843), l’isola è stata sottoposta ad un’intensa azione di disboscamento, dissodamento del suolo e messa a coltura dei terreni. Le più importanti connotazioni del paesaggio naturale sono definite, oltre che dalle incisioni vallive, dalla straordinaria varietà del profilo costiero, che si presenta alto e scosceso a nord e basso e frastagliato a sud, e dalle aree desertiche del settore nord. Gli elementi più interessanti del paesaggio antropico sono invece riconducibili al patrimonio rurale legato all’originaria attività agro-pastorale della comunità colonica, costituito dai dammusi e dai muretti in pietrame a secco, oggi in via di scomparsa. Lampione è un isolotto disabitato, posto a 17 km da Lampedusa, a 60 km da Linosa e a 118 da Ras Capudia (Tunisia). È noto sin dai tempi dei greci e dei romani col nome di Schola, toponimo riservato comunemente a isolotti prossimi a isole maggiori. Linosa invece emerge da un più grande edificio vulcanico all’interno del Canale di Sicilia ed è caratterizzata dalla presenza di alcuni rilievi, tra cui Montagna Rossa, M. Vulcano e M. Nero. Tale conformazione connota un paesaggio estremamente vario e movimentato e che, rispetto a Lampedusa, ha subito un minore impatto antropico. Di forma vagamente quadrangolare, l’isola ha un perimetro costiero di circa 18 km, all’interno del quale si conta un’unica cala sabbiosa, la spiaggia della Pozzolana ai piedi di Monte Nero. La differente storia geologica delle tre isole e la loro collocazione geografica in un’area di transizione tra due continenti, contribuiscono a delineare un contesto ambientale di grande interesse naturalistico. 2.2.2 Inquadramento climatico e caratterizzazione bioclimatica dei Siti (A.2) È possibile conoscere le caratteristiche del clima locale analizzando i dati registrati dalla stazione termopluviometrica di Linosa (relativi al sessantennio anni 1926-1985: DURO et alii, 1997a) e di Lampedusa (relativi al trentennio 1961-1990, raccolti dalla stazione n° 490 dell’Aeronautica Militare Italiana; nelle tabelle seguenti vengono esposti i dati salienti. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 18 Dati pluviometrici (mm) relativi alle stazioni di Lampedusa e Linosa. gp= giorni piovosi; pp = precipitazioni piovose. mese gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic Anno Linosa pp (mm) 76,2 37,5 27,1 29,1 6,8 2,7 0,8 2,3 47,4 68,7 94,8 64,2 457,6 gp 7 4 4 3 2 1 0 0 3 4 7 8 43 Lampedusa pp (mm) 43 30 24 22 6 2 1 3 16 59 63 52 321 Dati termometrici (°C) relativi alle stazioni di Lampedusa e Linosa. mese gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic Anno Linosa Lampedusa 14,2 13,5 14,3 13,5 14,9 14,0 17,0 16,0 19,8 19,0 23,1 22,5 26,7 25,0 27,2 26,5 25,8 25,0 22,9 22,0 20,0 18,5 16,1 15,5 20,2 19,3 Le precipitazioni piovose medie annue dell’area in cui ricadono i due SIC sono comprese tra i 321 mm di Lampedusa e i 458 mm ca. di Linosa. Si rileva una marcata concentrazione delle piogge nei mesi autunnali-invernali. La stazione di Linosa mostra una temperatura media annua pari a 20,2 °C, con un’escursione termica annua di 13 °C: la temperatura si mantiene entro valori compresi tra 14,2 °C nel mese più freddo, gennaio (in cui può scendere sino a 7,0 °C), e 27,2 °C nel mese più caldo (agosto). La stazione di Lampedusa mostra invece una temperatura media annua pari a 19,3 °C, con un’escursione termica annua di 13 °C: la temperatura si mantiene entro valori compresi tra 13,5 °C nel mese più freddo (gennaio e febbraio), e 26,5 °C nel mese più caldo (agosto). Nelle figure seguenti viene presentato il diagramma termopluviometrico (BAGNOULS & GAUSSEN, 1957) di Lampedusa e Linosa. Esso evidenzia come il comprensorio sia interessato da una stagione arida che dura circa 6 mesi (dall’ultima decade di febbraio all’ultima decade di ottobre), ricadendo pertanto appieno nel bioclima termomediterraneo della regione climatica mediterranea. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 19 Diagramma ombrotermico, temperatura e precipitazioni medie annue di Linosa. Diagramma ombrotermico, temperatura e precipitazioni medie annue di Lampedusa. Clima dell’area secondo Thornthwaite & Mather Avvalendosi del metodo di regressione proposto da PICCIONE et alii (1995), DURO et alii (1998) hanno calcolato il bilancio di Thornthwaite & Mather per la stazione di Linosa. Nella tabella seguente vengono illustrati i valori grezzi dei principali parametri utili ai fini di questo metodo di classificazione, ovvero Im, Ih, Ia e Cet. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 20 Parametri utili ai fini della classificazione del bioclima di Linosa secondo il metodo di classificazione proposto da Thornthwaite & Mather. Parametro Linosa Im Ih Ia Cet -48,75 1,97 50,72 42,18 Sulla base di quanto esposto, il clima di Linosa ricade nel tipo DB’3da’, cioè presenta le seguenti caratteristiche D = semiarido, B’3 = terzo mesotermico, d = periodo di eccedenza idrica piccolo o nullo e a’ = oceanico. Il periodo di eccedenza idrica va da novembre a febbraio, mentre il periodo di deficit idrico dura da marzo a ottobre. Clima dell’area secondo Pavari Sulla base dei valori noti di T media annua (20,2 e 19,3 °C), la T media del mese più freddo (gennaio: 14,2 e 13,5 °C) e di quello più caldo (luglio: 27,2 e 26,5 °C), le medie dei minimi annui (11,5 °C), Linosa ricade nella sottozona calda della zona II con siccità estiva riferita alla classe temperata calda del Lauretum. Il Pluviofattore di Lang Linosa presenta un pluviofattore pari a 22,6 (24 secondo DURO et alii, 1997b), mentre secondo SFERLAZZO (2008) quello di Lampedusa è pari a 321/19,2 = 16,7. Entrambe le stazioni ricadono pertanto nella zona climatica arida. L’Indice di aridità di De Martonne Sulla base dei dati a nostra disposizione l’indice di aridità relativo a Lampedusa è 10,9 mentre quello di Linosa è 15,1. Le Pelagie appartengono dunque nella classe climatica arida. Quoziente pluviotermico di Emberger La media delle massime del mese più caldo è pari a 30,5 a Linosa e a 29 °C a Lampedusa, mentre il valore medio delle minime del mese più freddo è pari a 11,5 sull’isola vulcanica e a 12,0 °C sulla maggiore delle Pelagie. Di conseguenza, il coefficiente di Emberger (Q) è pari a 10,0 per Linosa e a 7,0 per Lampedusa. Tale dato, abbinato alla media delle minime del mese più freddo (rispettivamente 11,5 e 12,0 °C), induce a classificare il clima del comprensorio come arido. Indici di Rivas-Martínez Applicando gli indici climatici proposti da Rivas-Martínez alla stazione di Linosa, per cui si disponde di dati più dettagliati (DURO et alii, 1997a), essa presenta un clima marcatamente mediterraneo (Iov = 13,3). Il suo indice di termicità (It = 489) la fa ricadere pienamente nell’orizzonte inframediterraneo. Sulla base del loro regime pluviometrico, infine, Linosa ricade nell’ombrotipo secco superiore, Lampedusa in quello semiarido superiore. Analisi dei venti Nelle isole Pelagie i venti spirano con notevole costanza: nel corso degli studi anemologici condotti a Lampedusa, Fantoli (1961) ha registrato calma assoluta in appena il 4% dei giorni Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 21 di osservazione. I venti più frequenti sono la Tramontana, il Grecale, lo Scirocco, il Libeccio e il Maestrale. Nell’arco dell’anno i venti dominanti sono quelli che spirano da nord, con netta predominanza del maestrale (direzione di provenienza nord-ovest, 315° bussola) e della tramontana (direzione di provenienza nord, 360° bussola). Per quel che riguarda l’intensità dei venti, in certi casi essi raggiungono la velocità di 100 Km/h causando vere e proprie burrasche, mentre la velocità media del vento predominante è di circa 8,4 nodi. Venti Prevalenti Direzione Nodi Gennaio 337,5° 8 Febbraio 337,5° 8 Marzo 337,5° 8,5 Aprile 337,5° 8,5 Maggio 360° 8,5 Giugno 360° 8,5 Luglio 360° 8,5 Agosto 360° 8,5 settembre 360° 8,5 Ottobre 337,5° 8,5 Novembre 337,5° 8,5 Dicembre 337,5° 8,5 Venti Prevalenti Ventosità e Bonaccia Bonaccia 4% N 1 NNW 2 58% 42% 1 2 Vent osit à 96% La forza e la direzione dei venti influenzano lo sviluppo di una vegetazione arbustiva ed arborea nelle isole Pelagie, in modo particolare nei pianori sommatali di Lampedusa e Lampione. Considerazioni su clima e desertificazione Dai dati sopra citati sugli elementi climatici che caratterizzano le Isole Pelagie, è possibile ribadire che: • il periodo di aridità delle tre isole è di quasi 7 mesi e la distribuzione delle precipitazioni è tipicamente mediterranea, essendo queste concentrate prevalentemente nel periodo autunno-inverno; Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 22 • • • • • • i versanti esposti a sud ricevono in tutti i periodi dell’anno (e specialmente nei mesi estivi) i raggi solari quasi sempre perpendicolarmente, con conseguente surriscaldamento del suolo ed evaporazione di qualsiasi traccia di acqua, vuoi di provenienza meteorica o del semplice aerosol marino di durata effimera; ne consegue un eccesso di aridità e l’insediamento di specie xerofile, come si nota in tutti i versanti rivolti a mezzogiorno. La forte insolazione determina pertanto un notevole deficit idrico (Vittorini, 1973); i venti spirano con notevole costanza e la direzione media annua del vento predominante è di quasi 347°. Per quel che riguarda l’intensità dei venti, in certi casi essi raggiungono la velocità di 100 Km/h causando vere e proprie burrasche, mentre la velocità media del vento predominante è di circa 8,4 nodi; per il pluvifattore di Lang i fattori climatici registrati sulle due isole sono teoricamente compatibili con lo sviluppo di una vegetazione arborescente; considerando l’indice di aridità di De Martonne lo scarso apporto di piogge meteoriche nelle isole Pelagie porta ad un sensibile abbassamento del valore-indice e ad un conseguente clima arido piuttosto che tipico mediterraneo; considerando il quoziente pluviometrico di Emberger, e facendo riferimento ai soli tipi bioclimatici, il bioclima di tipo caldo è l’ovvia conseguenza di una temperatura media massima del mese di agosto pari a 29°C; in base alla classificazione di Gaussen e Bagnouls (1957), il clima delle isole Pelagie rientra nel tipo xero-termo-mediterraneo, che presenta grandi affinità con la vicina costa settentrionale africana; si tratta, cioè, di un clima mediterraneo semiarido o caldo-arido, con pochi periodi di piovosità concentrati nei mesi ottobre-febbraio e lunghe estati siccitose, con assoluta assenza di piogge nei mesi estivi; Dal punto di vista topografico, le isole di Lampedusa e Lampione sono molto simili, mentre si discostano totalmente da Linosa che, di origine vulcanica, presenta 4 monti principali col più alto che svetta fino a circa 200 metri s.l.m. Lampedusa e Lampione sono, di contro, dei tavolati calcarei relativamente inclinati verso il mare, che raggiungono rispettivamente altezze di 133 e 46 metri s.l.m. nei punti di massima altezza. Ne consegue che il mesoclima (o topoclima) che si viene a determinare nell’isola di Linosa permette maggiormente lo sviluppo di specie arborescenti rispetto alla più piccola e alla maggiore delle isole Pelagie, le quali subiscono maggiormente l’imperversare dei violenti venti dominanti e delle piogge dilavanti, che non vengono contrastati dal ben che minimo sbarramento topografico. A titolo esemplificativo, Lampedusa, rimboschita sulle alture occidentali dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana, è alquanto brulla nella parte nord-orientale: la forma di vegetazione oggi prevalente è la gariga-steppa con tipiche formazioni cespugliose discontinue che si estendono su suolo involuto, ricco di roccia affiorante, in un ambiente caratterizzato da elevate luminosità, temperatura e aridità che connotano un topoclima tipico delle stazioni di limitata estensione, con prevalente esposizione a Sud e dove, conseguentemente, si osserva lo sviluppo di specie termofile. La gariga delle isole Pelagie è una formazione floristica secondaria originatasi dalla degradazione della macchia mediterranea in seguito a fattori quali aridità, rocciosità del suolo, erosione del suolo, pascolo con carichi eccessivi, disboscamento. La gariga rappresenta il penultimo stadio involutivo delle associazioni fitoclimatiche, perciò la sua presenza diffusa nelle Pelagie è un serio indice della desertificazione in ambiente mediterraneo. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 23 I fenomeni erosivi delle acque dilavanti. L'erosione è un fenomeno complesso influenzato da fattori rilevanti quali il clima, il suolo, la morfologia, l'idrologia, la vegetazione e l'eccessiva antropizzazione del territorio da parte dell'uomo. Si stima che, nella regione Mediterranea, l’erosione idrica possa provocare la perdita di 20-40 tonnellate/ettaro di suolo in un singolo nubifragio e oltre 100 tonnellate/ettaro in casi estremi (Morgan, 1992). L'erosione ha come effetto l'asportazione graduale di suolo o roccia ad opera di agenti atmosferici quali il vento, l'acqua, il ghiaccio oppure per effetto di movimenti gravitativi o, infine, per digestione da parte di organismi viventi (bioerosione). L'erosione è contemporanea o successiva all'alterazione generata da processi chimici o fisici e può avere effetti negativi sia sulle attività antropiche (in particolare sull'agricoltura perché sottrae terreno utile alle coltivazioni) che su delicati equilibri naturali: la torbidità delle acque cariche di sedimenti, ovvero il dilavamento del suolo da parte di precipitazioni particolarmente abbondanti, possono alterare alcuni ecosistemi. Uno tra i modelli atti alla stima dell’erosione del suolo è il "Revised Universal Soil Loss Equation" (RUSLE), revisione dell'Universal Soil Loss Equation (USLE, l’equazione elaborata da Wischmeier e Smith nel 1978) per essere adattato ad ambienti topografici complessi. In generale i modelli USLE e RUSLE possono essere definiti come un set di equazioni matematiche che, opportunamente combinate, forniscono un valore medio del tasso di perdita di suolo, dovuto ad erosione laminare e rill erosion, fenomeni determinati dall'impatto della pioggia al suolo e dal deflusso superficiale. La formula generale è: A = R K LS C P dove: A = stima della perdita media annua di suolo R = fattore erosività della pioggia K= fattore erodibilità del suolo LS = fattore topografico C = copertura del suolo P = pratiche di controllo dell’erosione Il fattore R è influenzato da intensità e durata delle precipitazioni, ovvero dall’energia cinetica della pioggia che può trasformarsi in energia meccanica all’impatto con la superficie: esso dipende quindi dalla collocazione geografico-climatica della stazione. Secondo Fournier e Arnoldous (1980) la diversa erosione non dipende tanto dalla quantità assoluta delle precipitazioni quanto dalla frequenza e dall’intensità delle stesse. Il fattore K è una misura della suscettibilità del suolo all’erosione e pertanto dipende da specifiche proprietà fisiche del suolo influenzanti la capacità di infiltrazione delle precipitazioni e il movimento dell’acqua all’interno del suolo, nonché da proprietà che intervengono sulla dispersione, l’abrasione, la mobilità delle particelle costituenti il suolo. Il fattore C, che quantifica l’effetto della copertura del suolo viene influenzato sia dall’uso del suolo (bosco, pascolo, prato ecc.), sia dalla densità del popolamento vegetale. Valori di C uguali o prossimi a 0 hanno come effetto un contenimento del tasso potenziale di erosione del suolo e vengono quindi attribuiti ad aree con fitta vegetazione arborea. Al contrario valori prossimi a 1 vengono assegnati a colture scarsamente protettive per copertura vegetale o perché subiscono lavorazioni agricole meccaniche che possono favorire il fenomeno erosivo. Il valore 1 viene inoltre assegnato alle aree “impermeabili” del tessuto urbano e alla rocciosità affiorante. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 24 Il fattore P fa riferimento ad eventuali pratiche di contenimento dell’erosione, volte essenzialmente ad arginare il deflusso superficiale (es. terrazzamenti, ciglionamenti, lavorazioni del terreno). Il fattore LS prende in considerazione la lunghezza (L) e la pendenza (S) del versante in quanto l’entità dei processi erosivi è influenzata dalla concomitanza dei due fattori. E’ chiaro che, per definire la perdita media annua di suolo delle tre isole Pelagie sarebbe necessario uno studio puntuale e approfondito volto alla determinazione di tutti i fattori presenti nell’equazione di RUSLE. Resta il fatto, però, che le condizioni di partenza per improntare un tale studio non sono certo confortanti nel senso che da alcune sommarie valutazioni empiriche non è difficile rendersi conto che per Lampedusa e Lampione avremmo: • il fattore C che tende a 1 visto la scarsa copertura vegetale presente; • il fattore P anch’esso tendente a 1 per lo scarso interesse che fino ad oggi si è mostrato verso gli interventi di contenimento dei fenomeni erosivi in generale; • il fattore K rappresentato da superstiti litosuoli poco sviluppati e roccia madre affiorante per lo più di origine calcarea con ben evidenti segni di carsismo; • il fattore R rappresentato da un quantitativo annuo di piogge che non è certo molto consistente ma che è concentrato in circa 7-8 mesi e che spesso si manifesta con piogge di breve durata ma con elevata intensità e frequenza, che si traduce in un potere erosivo del suolo certamente significativo. 2.2.3 Inquadramento geologico, geomorfologico, idrogeologico (A.3) Aspetti geologici (A.3.1) LINOSA L’isola di Linosa, che costituisce la parte emersa di un apparato vulcanico, è da un punto di vista geologico la più recente delle Pelagie, essendo stata costruita da eruzioni di età comprese tra 1,06 e 0,53 Ma, ed è attualmente sede di deboli attività fumaroliche. Campagne oceanografiche recenti hanno rilevato interessanti manifestazioni esalative sottomarine attorno all'isola mettendo inoltre in evidenza che la base del vulcano è profonda fino a 800 m e che presenta sui suoi fianchi numerosi apparati secondari. La storia vulcanica dell’isola è riconducibile principalmente a quattro fasi eruttive, la cui differenziazione è stata possibile grazie all’individuazione e al riconoscimento di tre paleosuoli. Durante i periodi di attività si sono impostati, lungo discontinuità tettoniche, diversi centri vulcanici, diventati attivi quasi contemporaneamente. Oggi, tali apparati vulcanici, caratterizzati da ampie depressioni tipo caldere (come quella di Cala Pozzolana, Fossa Cappellano etc.), sono riconoscibili soltanto in alcune parti a causa dei processi erosivi, tettonici e vulcanici che ne hanno cambiato l’originaria configurazione. Al contrario, i centri vulcanici più recenti, sono ben identificabili come ad esempio Monte Nero, Montagna Rossa etc. Da un punto di vista geologico i terreni che si riscontrano nell’isole di Linosa sono riconducibili a tre unità sintemiche principali (Sintema Paleolinosa, Sintema Arena Bianca e Sintema Monte Bandiera) che, a partire dai litotipi più antichi, sono rappresentati da materiale piroclastico, con granulometria e grado di coerenza eterogenea, disposti localmente in banchi e strati, la cui composizione mineralogica è riconducibile a trachiti, alcali basalti picritici, alcali basalti, hawaiti, calcareniti e blocchi di tufi idromagmatici, con presenza a vari livelli di lave porfiriche ad olivine, plagioclasi e clinopirosseni (Tavola 2 – Carta Geologica). Nello specifico, le tre unità sintemiche possono essere così descritte: Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 25 Primo periodo – Sintema Paleolinosa Al primo periodo è legata l’attività vulcanica dei seguenti centri eruttivi: • Unità litosomatica Cala Pozzolana di Levante, i cui depositi hanno caratteristiche tipiche dei flussi piroclastici a granulometria eterogenea (da ceneri a blocchi) e presentano una buona coerenza ed una stratificazione in banchi ben distinti. Gli elementi litici risultano costituiti da vulcaniti evolute (trachiti, benmoreiti) anche se sono presenti in minore percentuale clasti di natura calcarea le cui dimensioni variano dal decimetro fino al centimetro. Di questo edificio, originariamente situato a SE dell’isola, a circa 200 m dall’attuale linea di costa, oggi rimane soltanto la parte più settentrionale. Il massimo spessore di tali depositi non supera i 30 m. • Unità litosomatica Pozzo Salito, sito più a Nord di Montagna di Levante è caratterizzato depositi piroclastici i cui elementi, di dimensioni variabili da centimetriche a metriche, sono costituiti da alcali basalti piritici, alcali basalti, hawaiti, calcareniti e blocchi di tufi idromagmatici. Lo spessore è di circa 35 m. • Unità litosomatica Fossa Cappellano 1, collocata nella parte meridionale dell’isola è caratterizzata, da depositi di flusso piroclastico con caratteristiche granulometriche simile alle unità descritte in precedenza ma la cui composizione è data da alcali basalti, hawaiti, benmoreiti e trachiti. Lo spessore di tali depositi non è valutabile. • Unità litosomatica Timpone 1, ubicato nella parte orientale dell’attuale complesso M. Nero-Timpone, è caratterizzato da depositi scoriacei e lavici, entrambi a composizione alcali-basaltica. I primi presentano una granulometria eterogenea (dai blocchi ai lapilli grossolani) ed una discreta coerenza e sono disposti in strati decimetrici per uno spessore complessivo non superiore a 40 m. I depositi lavici sono invece caratterizzati da lave porfiriche ad olivine (in grossi fenocristalli), plagioclasi e clinopirosseni. Lo spessore massimo è di 5 m. Nell’ambito del membro lavico Timpone 1, è stata effettuata una datazione che ha evidenziato un’età di circa 1.06 M.a. • Unità litosomatica Monte Vulcano 1, originariamente posto tra Fossa Cappellano 1 e Cala Pozzolana di Levante, oggi risulta visibile, soltanto in minima parte, in una porzione del settore meridionale ed in un tratto dell’orlo craterico. Così come per Timpone 1 osserviamo due tipi di depositi, uno di natura scoriacea e l’altro lavica, entrambi a composizione alcali-basaltica. Il membro scoriaceo è costituito da scorie rosse e nere, discretamente coerenti, di granulometria compresa tra i lapilli e i blocchi, disposte in banchi mal definiti di spessore metrico. Il membro lavico è rappresentato da lave a chimismo alcali-basaltico a struttura porfirica con olivine, plagioclasi e clinopirosseni. Per entrambi i litotipi non è stato possibile valutare lo spessore complessivo. Successivamente, dopo un rilevante periodo di inattività che ha dato origine alla formazione di un paleosuolo, (riscontrabile in varie località dell’isola, in particolare a Fossa Cappellano e nella Falesia di Punta Calcarella), si ha una ripresa del vulcanismo nella zona ovest di Linosa. Inizia, così, il secondo periodo di attività. Secondo periodo – Sintema Arena Bianca Al secondo periodo è legata l’attività vulcanica dei seguenti centri eruttivi: • Unità litosomatica Monte Calcarella, il cui cratere risulta situato nel tratto di mare a SE dell’isola, è costituita da depositi di flusso piroclastico a granulometria etereogenea (da ceneri a blocchi), caratterizzati da una buona coerenza. Gli elementi litici sono Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 26 composti da alcali basalti, hawaiti, benmoreiti e trachiti il cui spessore massimo non supera i 35 m. • Unità litosomatica Monte Biancarella, oggi quasi completamente coperto da depositi più recenti, è ubicato nel settore centro-settentrionale dell’isola. Di questo edificio sono visibili soltanto piccoli affioramenti di scorie e parte dell’orlo craterico. Esso risulta costituito da depositi coriacei (a chimismo di tipo hawaiitico, di colore rosso e nero, generalmente sciolti, a granulometria compresa tra i lapilli e i blocchi) e da terreni di natura lavica. Questi ultimi, dotati di uno spessore di circa 20 m, presentano una struttura porfirica con olivine, plagioclasi e clinopirosseni. Entrambi i depositi hanno una composizione di tipo hawaitica. • Unità litosomatica Cala Pozzolana di Ponente che, insieme ai centri eruttivi di Timpone 2 e Monte Nero, risulta localizzata nel settore occidentale dell’isola. I depositi, derivanti da questa attività eruttiva, hanno caratteristiche sottomarine prima e subaeree dopo. Distinguiamo infatti un membro piroclastico idro-magmatico, un membro scoriaceo e uno lavico. Il primo risulta costituito da piroclastiti vetrose a luoghi palagonitizzate, disposte in strati mal definiti, caratterizzate da un chimismo basaltico transizionale e da granulometria variabile da ceneri a blocchi. Presenta una buona coerenza ed uno spessore massimo stimabile intorno ai 50 m. I depositi coriacei hanno una composizione chimica basaltico transizionale, sono poco coerenti, di colore nero e dimensioni granulometriche dell’ordine dei blocchi; lo spessore massimo è valutabile intorno a 8 m. Infine il termine lavico, di spessore non superiore ai 4 metri, presenta una composizione chimica di tipo hawaiitico ed è costituito da lave porfiriche con olivine, plagioclasi e clinopirosseni con dicchi il cui spessore varia da 10 a 60 cm. • Unità litosomatica Timpone 2, anch’essa costituita da un membro scoriaceo ed uno lavico. Il primo presenta una composizione chimica di tipo basaltico transizionale con una granulometria variabile dai lapilli ai blocchi. Si tratta, in particolare, di scorie di colore rosso e nero dello spessore valutabile intorno a 12 m circa. Il secondo invece è rappresentato da lave porfiriche a composizione chimica hawaitica, con plagioclasi ed olivine, e presenta una potenza di circa 5 m.. • Unità litosomatica Monte Nero, in cui distinguiamo un membro piroclastico basale, uno lavico e un membro piroclastico sommitale. I depositi basali, scarsamente coerenti, hanno granulometria variabile da ceneri a lapilli e passano verso l’alto a depositi scoriacei disposti in banchi metrici, con stratificazione non sempre ben definita e granulometria compresa dai lapilli ai blocchi. Entrambi i termini basali presentano una composizione chimica di tipo basaltico transizionale con uno spessore complessivo che non supera i 35 m. Le lave, caratterizzate da una struttura porfirica, contengono plagioclasi, olivine e clinopirosseni e presentano dicchi di spessore fino a 1 m. Lo spessore complessivo del membro lavico non supera i 10 m. Infine, i depositi piroclastici sommitali, anch’essi passanti verso l’alto a depositi scoriacei, mostrano caratteristiche analoghe ai termini basali ma si differenziano da quest’ultimi per via dei più ridotti spessori (non superiori ai 15 m) e per la minore estensione areale. Questo periodo è seguito da un momento di stasi, testimoniato dal rinvenimento di un secondo paleosuolo, a cui fa seguito una ripresa dell’attività eruttiva che è sicuramente da considerarsi la più rilevante nello sviluppo e nella costruzione della maggior parte dell’isola. Terzo periodo – Sistema Monte Bandiera Nel terzo periodo riprende l’attività vulcanica con la formazione dei seguenti centri eruttivi: Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 27 Unità litosomatica Falesia Monte Calcarella costituita da depositi scoriacei di colore nero, generalmente sciolti, a granulometria dei lapilli e talora dei blocchi. Tali depositi presentano una composizione alcali basaltica e sono generalmente disposti in strati decimetrici e centimetrici con inclusi dicchi spessi mediamente 70-80 cm. Lo spessore complessivo non supera i 30 m. Tali affioramenti si riscontrano nell’estremità sud-orientale dell’isola tra l’ex vedetta di Monte Vulcano e Monte Calcarella, lungo un allineamento tettonico NW-SE. Unità litosomatica Fossa Cappellano 2, il cui centro eruttivo è localizzato nella parte centrale dell’isola, risulta costituita da depositi piroclastici di dimensioni variabili dalle ceneri ai blocchi, caratterizzati da una coerenza da buona a discreta e disposti in strati (talora di aspetto massivo) di spessore dell’ordine del metro. Gli elementi litici, contenuti nelle piroclastiti, sono costituiti da alcali basalti picritici, alcali basalti e hawaiti e subordinatamente da filladi, microgabbri e calcareniti. Lo spessore massimo è di 65 m. Unità litosomatica Monte Vulcano 2, oggi quasi completamente coperta dai prodotti di Monte Vulcano 3, è rappresentata da materiali scoriacei e lavici. I primi sono costituiti da scorie rosse e brandelli di lava in blocchi con chimismo hawaitico, disposti in banchi metrici; lo spessore complessivo non è valutabile. Le lave, la cui composizione chimica varia da alcali basaltica a mugearitica, presentano una struttura porfirica con plagioclasi, clinopirosseni e subordinatamente olivina. Lo spessore massimo è di 15 m. Unità litosomatica Montagna Rossa è l’edificio vulcanico più rilevante dell’isola di Linosa ed è rappresentato da termini scoriacei (suddivisi in inferiore e superiore) e lavici (anch’essi suddivisi in inferiore e superiore). I prodotti scoriacei inferiori risultano sciolti o scarsamente addensati, di colore rosso e nero, a chimismo alcali basaltico e hawaitico, e presentano una granulometria variabile dai lapilli ai blocchi disposti in banchi metrici non ben definiti. Lo spessore massimo è di 60 m. Superiormente si passa al membro lavico inferiore costituito da lave a struttura porfirica con olivine, plagioclasi, clinopirosseni e inclusi elementi litici di gabbri anfibolici. La composizione chimica varia da alcali basaltica a hawaitica e lo spessore non supera i 45 m. Queste lave sono seguite dai depositi scoriacei del membro superiore, di colore rosso e nero, anch’essi disposti in banchi metrici non ben definiti. Infine sono presenti le lave del membro superiore, prevalentemente di aspetto scoriaceo (aa) e talora di tipo a corda (pahoehoe) a struttura porfirica con olivina, clinopirosseni e plagioclasi, a chimismo alcali basaltico e di spessore non superiore ai 5 m. Unità litosomatica Cala Mannarazza è rappresentata da depositi piroclastici a buona coerenza, di dimensioni variabili dai lapilli alle ceneri, ben stratificati in livelli decimetrici e con spessore massimo pari a circa 2 m. L’ultima fase di attività vulcanica è preceduta da un periodo di stasi testimoniato dal ritrovamento di un terzo paleosuolo, affiorante lungo la falesia tra Punta Calcarella e l’ex Vedetta di Monte Vulcano, in corrispondenza della parte centrale dell’isola. Quarto periodo – Sistema Monte Bandiera Il prodotto di quest’ultima fase di attività è rappresentato da: • Unità litosomatica Monte Vulcano 3, in cui distinguiamo un membro piroclastico da uno lavico. I terreni piroclastici, a granulometria variabile dalle ceneri ai lapilli, mostrano una buona coerenza e si presentano stratificati in livelli centimetrici e decimetrici. Verso l’alto si arricchiscono di interstrati di scorie nere e rosse, le quali sono disposte in banchi metrici mal definiti. Il chimismo di questi terreni è di tipo hawaitico e lo spessore non supera i 50 m. Le lave, di tipo pahoehoe, a struttura porfirica, sono costituite da plagioclasi, olivine e clinopirosseni, hanno un chimismo hawaitico e lo spessore massimo è di 10 m. Nelle lave di M. Vulcano 3 è stata inoltre Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 28 eseguita una datazione che ha permesso di attribuire a questo litotipo un’età di circa 0.53 M.a. Per quanto attiene i terreni di copertura dell’isola di Linosa, sono stati rilevati esigui spessori di depositi organogeni marini di età Quaternaria, localizzati principalmente in corrispondenza della spianata di Arena Bianca. All’interno delle “cale” sono, invece, presenti modesti spessori di depositi sabbiosi di spiaggia. Infine, lungo i versanti dei vecchi apparati vulcanici, si riscontrano depositi di natura detritica, mentre, in varie zone dell’isola, si ritrovano spessori contenuti di depositi di natura colluviale. LAMPEDUSA Le isole di Lampedusa e Lampione ricadono nel settore centrale del Canale di Sicilia, in una zona in cui la piattaforma continentale africana raggiunge verso est un’estensione di circa 162 km. Le due isole rappresentano un alto strutturale di questa piattaforma, costituendo in pratica un horst delimitato da faglie normali ricollegabili alla tettonica dell’area del Canale di Sicilia e prevalentemente orientate in direzione WNW – ESE e secondariamente NE – SW. In accordo con l’interpretazione geologica proposta da A. Segre (1960) e successivamente ripresa da Grasso e Pedley (1985), è possibile attribuire la sequenza sedimentaria affiorante a Lampedusa all’intervallo cronologico compreso tra il Tortoniano e il Messianiano inferiore essendo costituita principalmente dalle seguenti unità: • Membro di Cala Pisana, • Membro di Capo Grecale, • Membro del Vallone della Forbice. Su queste unità poggiano in discordanza e con un’ampia lacuna stratigrafica limitati spessori di rocce e sedimenti del Pleistocene – Olocene, come appresso specificato, e come indicato nella Tavola 2 – Carta Geologica. Membro di Cala Pisana (Tortoniano) Il più antico membro della successione sedimentaria di Lampedusa affiora lungo la costa nella parte orientale dell’isola, nel Vallone Imbriacole e si estende sotto il livello del mare per uno spessore non definito. E’ suddiviso in due facies laterali di età circa equivalente: gli strati di Punta Maccaferri e quelli di Punta Guitgia. Strati di Punta Maccaferri: rappresenta il termine più antico della successione miocenica attribuibile al Tortoniano – Messiniano inferiore. Affiora lungo le coste nella parte sud orientale dell’isola, da Capo Grecale a Cala Croce, ed è costituita da biolititi e calcareniti a Porites, alghe rodoficee, vermi (tubiferi), lamellibranchi, briozoi, foraminiferi e gasteropodi che, nell’insieme, permettono di ricondurre la genesi dell’unità ad un ambiente di scogliera. Nello specifico, l’unità risulta costituita prevalentemente da corpi massivi a Porites dai 5 – 30 cm la cui originaria struttura è resa irriconoscibile per l’alterazione subaerea subita nel corso del tempo. Subordinatamente la roccia risulta costituita da alghe rodoficee, vermi (tubiferi), lamellibranchi, briozoi, foraminiferi e gasteropodi in matrice arenitica prevalentemente bioclastica. A Capo Grecale l’unità si presenta in grossi banchi di 2 – 3 m raggiungendo uno spessore totale di 30 m. Questi strati, che passano verso l’alto a quelli del Vallone Imbriacole, presentano una leggera inclinazione verso SE e si assottigliano fino a scomparire in prossimità di Cala Calandra dove gli unici affioramenti sono rappresentati da due scogli isolati all’interno dell’omonima insenatura e da una ristretta fascia in corrispondenza della linea di riva. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 29 A Cala Pisana, lungo il taglio stradale che porta al nuovo molo, l’unità affiora con uno spessore di circa 12 m ed è costituita da 7 m di biolititi di colore bianco sporco con matrice arenitica a Porites (nelle forme a cavolfiore e a bastone in posizione fisiologica) e, in subordine, da coralli coloniali (Siderastrea), briozoi e vermi tubiferi. Superiormente esse passano a biomicriti con frammenti di alghe, lamellibranchi, echinidi, gasteropodi, miliolidi, ed in subordine granuli di quarzo per uno spessore di circa 5 m . Gli strati si presentano per lo più orizzontali con una lieve inclinazione verso SW e passano gradualmente verso l’alto alle calcilutiti giallastre dell’Unità Vallone Imbriacole in direzione di Punta Sottile e alle calcareniti oolitiche dell’Unità Punta Guitgia di colore bianco in direzione di Punta Maccaferri. Strati di Punta Guitgia: Le rocce attribuibili a tale unità affiorano ad ovest del porto di Lampedusa e sono visibili a circa 5,3 metri sul livello del mare. Consistono di packstone, livelli algali rodolitici e grainstone oolitici e si estendono verso est a formare una sottile vena sopra gli strati di Punta Maccaferri e sono riferiti ad un ambiente deposizionale di avanscogliera. Lungo la costa che va da Punta Guitgia a Cala Croce l’unità mostra passaggi laterali con gli strati di Punta Maccaferri ed ha uno spessore di circa 6 m. La base è costituita, per uno spessore di 4,5 m, da calcareniti oolitiche di colore marrone chiaro con piste di limivori e vermi tubiferi. Il livello superiore, il cui spessore è di circa 1,5 m, è costituito da calcareniti a rodoliti dello stesso colore e di diametro di circa 4 – 5 cm. Il contenuto fossilifero di entrambi i livelli è dato da lamellibranchi e foraminiferi. Verso l’alto, in continuità di sedimentazione, l’unità passa ai calcari tipo mudstone e wackestone degli strati del Vallone Imbriacole. Membro di Capo Grecale (Tortoniano – Messiniano inf). In discordanza sul Membro di Cala Pisana precedentemente descritto giace il Membro di Capo Grecale anch’esso suddiviso in due facies: gli strati del Vallone Imbriacole e quelli di Cala Calandra. Strati del Vallone Imbriacole: molto estesi, consistono in una sequenza di 18 metri di calcari tipo mudstone e wackestone di colore bianco crema “calcari farinosi bianchi” di Segre (1960) e gialli, ora ricristallizzati a microdolomite con estesa porosità. Le macrofaune sono rare e limitate ai soli pettinidi. Il più basso livello della sequenza del Vallone Imbriacole contiene abbondanti frammenti di alghe coralline, foraminiferi miliolidi. Strati di Cala Calandra sono interamente ristretti all’area immediatamente adiacente ad est della faglia di Cala Creta. Sono costituiti da biocalcareniti di colore marrone pallido e contengono bivalvi (Cardium) isorientati specialmente nel livello superiore. Sembra essere una facies a sviluppo sintettonico, associata al movimento della faglia di Cala Creta. In prossimità della faglia di Cala Creta poggiano direttamente sugli strati di Punta Maccaferri per l’assenza dei depositi del Vallone Imbriacole. Membro del Vallone della Forbice (Tortoniano-Messiniano inf?) Gli affioramenti più recenti della successione miocenica a Lampedusa sono riscontrabili a nord e ad ovest dell’isola e sono costituiti da una sessantina di metri di packstone dolomitici di colore grigio pallido in strati di spessore variabile da 1 a 3 metri. E’ inoltre presente un livello di grainstone oolitico, associato con un orizzonte corallino a patch – reef. Il membro riflette una sedimentazione su una piattaforma di mare basso, condizionata da una diminuzione di profondità. Il contenuto fossilifero infatti è costituito da molluschi, echinoidi e miliolidi e Borelis melo melo, lumachelle e stromatoliti sottilmente stratificati. Il membro del Vallone della Forbice è stato suddiviso quattro livelli: Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 30 Intervallo inferiore costituito da biocalcareniti parzialmente dolomitizzate di potenza pari a 25 - 40 metri circa, contenenti frammenti di alghe calcaree, molluschi, echinoidi e miliolidi e Borelis melo melo. Tale intervallo poggia in continuità di sedimentazione sui sottostanti strati del Vallone Imbriacole; Livello intermedio (Mcl), potente da 1 a 3 metri e costituito da calcari a lumachelle; Livello Mc2, costituito da biocalcareniti potenti circa 10 metri analoghe a quelle della parte basale; Livello superiore, che chiude la successione miocenica di Lampedusa, affiora solo nella zona tra punta Muro Vecchio e Punta Cappellone. È costituito da laminiti dolomitiche e calcari stromatolitici sottilmente stratificati. Ai tre principali Membri precedentemente descritti seguono in discordanza limitati affioramenti sedimentari costituiti da: Calcareniti bianco rosate (Pleistocene inf?) Generalmente massive e più raramente stratificate in banchi da 1 a 4 metri di spessore, hanno una potenza complessiva di 18 m. Affiorano nella costa settentrionale, presso Punta Parise, e presentano una stratificazione incrociata con un contenuto fossilifero rappresentato da frammenti di molluschi e foraminiferi bentonici. Superfici terrazzate (Pleistocene sup. - Tirreniano) Superfici terrazzate e spianate d’abrasione con limitati lembi di ghiaie a Strombus bubonius (Cala Pisana, Cala Uccello e Cala Maluk). Sabbie eoliche (Pleistocene sup.) Sabbie eoliche in prevalenza carbonatiche a stratificazione incrociata, conservate all’interno delle valli principali. In parte ricoperte da terra rossa, poggiano sui terrazzi marini tirreniani nella costa orientale (zona di Punta Parrino, Cala Pisana e Cala Calandra) e presentano uno spessore massimo di 12 m. Brecce ad elementi carbonatici (Pleistocene sup - Olocene) Brecce ad elementi carbonatici con matrice costituita da terra rossa con abbondante presenza di calcrete. Costituiscono dei modesti accumuli nella parte centro occidentale dell’isola in corrispondenza delle località Aria Rossa, nei pressi di Casa Teresa e nelle valli principali al tetto delle sabbie eoliche. Sono essenzialmente il risultato dell’alterazione in posto delle rocce carbonatiche sottostanti. Spessore da 0 a 5 mt. Detrito di falda (Olocene). Spiagge attuali (Olocene). LAMPIONE Le buone esposizioni delle sezioni naturali lungo le falesie costiere di Lampione hanno permesso lo studio dell’isolotto da un punto di vista stratigrafico e strutturale. In modo particolare, lungo la falesia di NW è stato possibile analizzare la locale successione stratigrafica che risulta costituita da calcareniti compatte bianco-rosate, parzialmente ricristallizzate e quasi totalmente dolomitizzate, stratificate in distinti banchi di spessore variabile da pochi decimetri a circa due metri che, con aspetto a tratti massivo, sono caratterizzati da una giacitura suborizzontale leggermente immergente di 10° verso NW. Il contenuto faunistico di tali rocce è dato principalmente da alghe (Praturlonella salernitana) e da foraminiferi bentonici (Coskinolina liburnica) di ambiente di retroscogliera o di laguna riconducibili all’Eocene medio – superiore. Secondo BONNEFOUS J. & BISMUTH (1982), questi sedimenti rappresentano il più alto membro del Priaboniano della Formazione Halk el Menzel, conosciuta solo nei pozzi dell’off-shore tunisino. Dal punto di vista tettonico l’isolotto presenta solo alcune piccole faglie verticali e joints, visibili lungo quasi tutto il perimetro dell’isola, con direzione NW – SE. L’andamento di Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 31 queste deformazioni fragili risulta orientato parallelamente a quello presente nell’isola di Lampedusa, a conferma che le due isole hanno avuto la stessa storia tettonico-strutturale analogamente a quella che a scala regionale caratterizza l’intero Canale di Sicilia. Aspetti geomorfologici (A.3.1) LINOSA L’isola di Linosa è di origine vulcanica, con una struttura prevalentemente montuosa e con valori altimetrici che non superano i 200 m. Dal punto di vista geomorfologico, risulta caratterizzata dalla presenza di alcuni rilievi di forma prevalentemente tronco-conica riconducibili ad edifici vulcanici, ora inattivi, fra i quali spiccano Monte Vulcano (195 m s.l.m.), Montagna Rossa (187 m s.l.m.) e Monte Nero (107 m s.l.m.). Questi apparati eruttivi, talora caratterizzati da versanti molto acclivi, sono separati da espandimenti di colate laviche molto fluide, spesso ad andamento subpianeggiante, contraddistinti da una morfologia piuttosto aspra e tormentata. In corrispondenza della fascia litorale, questi determinano una morfologia costiera piuttosto varia ed articolata rappresentata, in prevalenza, da coste basse e frastagliate. Questa situazione si riscontra in gran parte del perimetro costiero, ad eccezione delle località di Cala Pozzolana di Ponente, Faraglioni e nel tratto di costa tra Cala Pozzolana di Levante e Punta Cacarella, dove le strutture degli antichi edifici vulcanici arrivano direttamente fino al mare. In queste aree, l’attività erosiva del moto ondoso ha determinato la formazione di ripide scarpate e falesie, alte e ben pronunciate, che mettono a nudo la prevalente natura piroclastica e scoriacea degli antichi apparati eruttivi. L’erosione del mare si esplica quindi, in questi tratti di litorale, in maniera assai rilevante, causando spesso movimenti e crolli delle masse piroclastiche più esposte, già interessate da continui processi di disfacimento ed alterazione ad opera degli agenti esogeni. Altre situazioni di potenziale instabilità sono state rilevate in varie zone dell’isola soprattutto nelle aree in cui si è riscontrata la presenza di banchi e strati di natura piroclastica, spesso fratturati ed in taluni casi addirittura distaccati dall’ammasso, posti a franapoggio. Queste zone sono localizzate lungo il tratto stradale posto ad est del Dissalatore, tra Cala Mannarazza e Monte Biancarella; in località Fossa Cappellano, in corrispondenza dei versanti settentrionali e occidentali di Monte Vulcano e del versante orientale di Monte Bandiera. Nell’isola sono stati individuati alcuni siti (cfr. tabella seguente) di particolare interesse geologico e geomorfologico, che presentano specifica rilevanza scientifica, didattico/culturale ed ambientale tale da poter essere a ragione annoverati e censiti tra i geositi: Nome Grado di Conservazione Geosito di Pozzolana di Ponente Eccellente Geosito di Pozzolana di Levante Eccellente Descrizione L’area si presenta con la vista verso nord sulla sezione della caldera di Monte Nero e le relative piroclastiti palagonitizzate. Si notano inoltre piccole faglie sinsedimetarie e dicchi. L’area si presenta con la vista verso nord sulla parete meridionaledel Monte Vulcano che con i suoi 192 m s.l.m. è il monte più alto di Linosa. Depositi di flusso piroclastico e piroclastico idromagmatico nonché un corpo di frana costituiscono la stratigrafia di questo parte del vulcano. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Minacce Erosione Erosione 32 Geosito di Timpone e Monte Nero Eccellente Geosito di Monte Vulcano Eccellente Sul monte Timpone, posto poco sopra la base di Monte Nero è possibile scorgere il cratere dell’omonimo apparato vulcanico e le scorie a chimismo basaltico costituite da lappili e blocchi. Dal sentiero che porta a Monte Nero fino alla sommità si nota ‘orlo craterico e le scorie costituite da ceneri e lapilli disposti in banchi. Monte Vulcano, la cui sommità si raggiunge da un sentiero dalla parte settentrionale, è il vulcano più alto di Linosa. Il cratere sommitale è posto a quota 192 m s.l.m. circa. Il sentiero è costituito da lapilli e ceneri d’origine piroclastica di colore nero. Erosione Erosione Nella Tavola 3 – Carta Geomorfologica siono evidenziati i principali elementi caratterizzanti l’isola di Linosa. LAMPEDUSA L’isola di Lampedusa ricade nel settore centrale del Canale di Sicilia e si presenta come un vasto tavolato di forma grossomodo rettangolare, allungato per un massimo di 11 km in E-O e circa 4 Km in direzione N-S. Le coste settentrionali dell’isola sono caratterizzate da alte falesie a picco sul mare, le cui massime elevazioni si registrano in località Albero Sole (133 m). La loro evoluzione è strettamente legata all’attività erosiva compiuta dal moto ondoso che, per successive fasi di scavernamento e crollo per sostegno manco degli stari sovrastanti, determina il lento arretramento della linea di costa e la formazione di grandi accumuli di blocchi al piede della falesia. A tale evoluzione possono essere attribuita la genesi degli scogli isolati denominati “Sacramento” e “Pignola”. La costa orientale si presenta invece generalmente meno elevata e risulta caratterizzata da insenature ben pronunciate e variamente articolate (cosiddette cale) e da grotte naturali impostate nelle rocce più tenere. Mentre quella meridionale presenta numerose cale ed insenature di cui quella maggiormente più articolata è quella al cui interno sorge il porto di Lampedusa (Cala Grande e Cala Palme), delimitata ad est da Punta Maccaferri e ad ovest da Punta Guitgia. La morfologia attuale di Lampedusa è il risultato degli avvenimenti paleoclimatici che si sono susseguiti nella storia geologica di questa porzione del Mediterraneo. L’isola infatti è l’ultimo relitto affiorante di una zolla continentale della quale conserva un tratto del sistema idrografico, da lunghissimo tempo inattivo, che ha generato profonde e incassate incisioni torrentizie a versanti molto acclivi: Vallone Imbriacole, Vallone Tabaccara, Vallone della Forbice, Vallone Profondo, Vallone dell’Acqua. Nella parte sud–orientale queste incisioni sboccano direttamente nelle principali cale, mentre quelle della parte nord–occidentale si presentano come valli pensili. Grazie alle loro sezioni naturali, questi valloni ci offrono una visione abbastanza chiara della successione stratigrafica. LAMPIONE L’isolotto di Lampione affiora nel Canale di Sicilia a circa 17 Km da Lampedusa, in direzione WNW, nel tratto di mare compreso tra la principale delle Isole Pelagie e Linosa. Si tratta di un piccolo lembo di terra disabitato noto sin dai tempi dei greci e dei romani col nome di Schola, toponimo riservato comunemente a isolotti prossimi a isole maggiori. L’isolotto ha una forma grossomodo trapezoidale e presenta una superficie di appena 0,035 Kmq, sviluppandosi in senso N–S per circa 400 m ed in senso E–W per circa 200 m per complessivi 850 m lineari di costa. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 33 Il tratto costiero esposto a SE mostra gli strati rocciosi disposti a gradinata e digradanti dolcemente verso il mare, mentre per la rimanente parte l’isolotto presenta alte coste a picco sul mare in corrispondenza delle quali si ha una buona esposizione della locale successione stratigrafica. La falesia rivolta a NW, con i suoi di 36 m, è la più alta dell’isolotto mentre quella rivolta a NE, di poco più bassa, presenta alla base degli sgrottamenti generati dall’incessante e continua azione erosiva del moto ondoso. A NW e SE dell’isolotto i fondali incrementano la propria batimetria in maniera più blanda e graduale, attestandosi ad una profondità di circa – 15 metri ad una distanza di 350 metri dalla costa, mentre nei rimanenti lati dell’isolotto la pendenza dei fondali è più accentuata facendo registrare profondità di circa – 40/65 metri a parità di lontananza dalla costa. Nel SIC “Isola di Lampedusa e Lampione” sono stati individuati i principali geositi epigei ed ipogei (cfr. tabelle seguenti) che rivestono particolare importanza in ragione del valore scientifico, didattico/culturale ed ambientale: Nome Grado di Conservazione Geosito Cala Pisana Degradato Geosito Cala Uccello Buono Geosito Cala Maluk Buono Geosito di Punta Guitgia Buono Descrizione Il sito è localizzato a Cala Pisana lungo il taglio stradale che porta al nuovo molo. Caratteristica peculiare di questo sito è la presenza di Biolititi e calcareniti a Porites facilmente identificabili, ascrivibili ad un ambiente di scogliera. La scogliera corallina del Tortoniano affiora diffusamente in tutta la parte meridionale dell’isola ma in questo luogo è facilmente identificabile per cui si presta particolarmente ad una possibile fruizione. I coralli i cui corpi massivi per effetto della dissoluzione si presentano in lamine concentriche sono diffusi ed associati ad alghe rodoficee, vermi (tubiferi), lamellibranchi, briozoi, foraminiferi e gasteropodi. Il sito è localizzato a Cala Uccello all’interno della omonima cala. Caratteristica peculiare di questo sito è l’affioramento di depositi marini infralitorali ed in particolare di una spiaggia tirreniana. Sono presenti e facilmente identificabili alcune forme significative di molluschi di tipo tropicale (ospiti senegalesi), ascrivibili ad un ambiente di mare basso e caldo. Tra questi si ricordano le specie: Brachidontes puniceus, Conus testudinarius, Strombus bubonius, Cymatium f. trigonum che, risalenti a circa 125.000 anni fa, testimoniano un evento trasgressivo riferibile al primo massimo termico dell’ultimo interglaciale (Eutirreniano). Il sito è localizzato a Cala maluk all’interno della omonima cala e presenta medesime caratteristiche geologiche/paleontologiche sottolineate per il geosito “Cala Uccello” descritto in precedenza. Il sito è localizzato a Punta Guitgia all’imboccatura del Porto di Lampedusa. Caratteristica peculiare di questo sito è l’affioramento di depositi marini del tortoniano (11-7 M.A.) riferibili ad un ambiente di avanscogliera, costituiti da strati di calcari oolitici e rodolitie fossili di bivalvi. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 34 Geosito del Vallone della Forbice Eccellente Geosito delle Falesie di Lampedusa Buono Il sito è localizzato ad ovest dell’isola di Lampedusa all’interno del perimetro della Riserva Naturale Orientata “Isola di Lampedusa” e nell’omonimo vallone. Le caratteristiche geomorfologiche della valle racchiudono e riassumono l’ambiente di formazione di questa incisione a carattere torrentizio. L’incisione torrentizia infatti, a fronte della sua estensione ed interezza, rappresenta un relitto di un sistema idrografico antico generatosi in condizioni pluviometriche completamente differenti rispetto a quelle attuali. La valle si snoda per circa 1,5 Km e taglia l’isola da nord a sud sfociando nella Cala Pulcino. Le falesie di Lampedusa, particolarmente interessanti da un punto di vista paesaggistico e geologico, si snodano per circa 18 Km, da est verso nord fino a raggiungere le estremità occidentali dell’isola, con quote che vanno da 50 a 120 m s.l.m. Accanto ai geositi epigei di cui sopra, vanno menzionate le numerose cavità (semisommerse, sommarse e terrestri) che, ampiamente diffuse soprattutto lungo il confine del SIC, sono elencate nella tabella (Ferrari, 2005; 2007). Tipologia Codice L01 L09 L1 L10 L103 L104 L107 L108 L13 L13 L14 L15 L17 L25 Cavità litoranee, L37 semisommerse L38 L42 L5 L56 L57 L58-L59 L58-L59 L58-L59 L64 L64 L64 L65 L65 L66 Nome Grotta I di Punta Guitgia Grotta I della Fuitina Grotta di Punta Guitgia Grotta I della Tabaccara Grotta marina II di Cala Francese Grotta III di Cala Calandra Grotta marina III di Cala Francese Grotta marina IV di Cala Francese Grotta della Spiaggia dei Conigli Grotta della Spiaggia dei Conigli Grotta I dell'Isola dei Conigli Grotta II dell'Isola dei Conigli Grotta di Cala Pulcino Grotta di Punta Parise Grotte Solaro 'A Rutta delli Palunni Selvaggi Grotta IV di Punta Cappellone Grotta IV di Punta Pagghiareddu Grotta IV di Cala Alaimo Grotta V di Cala Alaimo 'A Rutta dell'Innammorati A Rutta dell'Innammorati ingr. NE A Rutta dell'Innammorati ingr. NW Arco di Punta Russeddu Arco di Punta Russeddu Ingr. E Arco di Punta Russeddu Ingr. W Grotta II del Mare Morto Grotta II del Mare Morto Grotta I del Mare Morto Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Sviluppo (m) 13,5 43 ~7 10 6,2 ~5 16 7 ~5 ~5 20 4 32 3 ? ~30 ~30 14 ? ? ~70 ~70 ~70 38 33 33 ? 19 18 35 L67 L67 L68 L69 L69 L70 L73 L77 L78 L79 Cavità L80 litoranee, L81 semisommerse L82 L83 L84 L85 L86 L88 L90 L92 L94 L98 S1 S10 S11 S11 S12 S12 S13 S14 Cavità S16 sommerse S2 S20 S21 S3 S4 S4 S6 S7 T16 T26 T9 Cavità terrestri T10 T13 T14 T15 Grotta I di Cala Pisana Grotta I di Cala Pisana Grotta II di Cala Pisana Grotta III di Cala Pisana Grotta III di Cala Pisana Grotta IV di Cala Pisana Grotta del Bue Marino Grotta del Bue Marino Tunnel di Punta Sottile Grotta I di Vacca Aranciu Grotta II di Vacca Aranciu Grotta marina I di Cala Francese Grottaccia Orientale Sima Grotta ad Est della Grottaccia Occidentale Grottaccia Occidentale Grotta di Punta Maccaferri Arco della Grottaccia Occidentale Grotta II di Cala Galera Grotta III del Mare Morto Grotta II della Fuitina Grotta IV del Mare Morto Grotta (I) di Taccio Vecchio Grotta I a SE della Grottaccia Orientale Grotta II dello Scoglio di Fora Grotta II dello Scoglio di Fora Grotta III dello Scoglio di Fora Grotta III dello Scoglio di Fora Grotta sommersa di Punta Cappellone Grotta II di Taccio Vecchio Grotta II a SE della Grottaccia Orientale Grotta di Scoglio Pignata Grotta sommersa I di Punta Guitgia Grotta sommersa II di Punta Guitgia Grotta della Madonna Grotta I dello Scoglio di Fora Grotta I dello Scoglio di Fora Grotta sommersa di Punta Russeddu Grotta di Punta Pesce Spada Cavernetta di Punta Ratto Caverna di Punta Russeddu Pozzo di Spiaggia dei Conigli A' Rutta du Postu Maraventanu Grotta di Capo Grecale Grotta I ad Ovest della Grottaccia Occidentale Grotta II ad Ovest della Grottaccia Occidentale 18 19 24 8 11 ? ~50 ? ? ? ? 6 32 ? 17 20 ? 1 5 5 8 8 57 11 25 20 9 6 16 61 ~10 4 2 ~10 11 17 16 17 16 11,8 12 ? ? ? ? Nella Tavola 3 – Carta Geomorfologica siono evidenziati i principali elementi caratterizzanti l’isola di Lampedusa e l’isolotto di Lampione. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 36 Individuazione di falde sotterranee (A.3.2) LINOSA I termini geologici affioranti nell’isola di Linosa sono stati raggruppati in tre complessi idrogeologici: - Nel primo complesso rientrano tutti i termini litologici considerati “da mediamente permeabili ad altamente permeabili” per porosità primaria; si tratta dei terreni di copertura (depositi di spiaggia, depositi colluviali, detriti di versante e depositi organogeni marini), delle piroclastiti a scarsa coerenza del Monte Nero e dei depositi scoriacei relativi agli apparati vulcanici di Monte Biancarella, Cala Pozzolana di Ponente, Timpone 2, Monte Nero, Monte Calcarella, Monte Vulcano 2 e Montagna Rossa. - Nel secondo complesso sono stati raggruppati tutti i termini litologici considerati “da permeabili a molto permeabili” per porosità secondaria (fessurazione); si tratta, in particolare, delle antiche colate laviche dei centri eruttivi di Timpone 1, Monte Vulcano1, Monte Biancarella, Cala Pozzolana di Ponente, Timpone 2, Monte Nero, Monte Vulcano2, Montagna Rossa e Monte Vulcano 3. - Del terzo complesso idrogeologico fanno parte tutti i termini litologici considerabili “da scarsamente permeabili a mediamente permeabili” per porosità primaria e, in modo minore, per porosità secondaria (fessurazione); a questa associazione di terreni fanno parte i depositi scoriacei di Monte Vulcano 1 e di Timpone 1 e le piroclastiti dei centri eruttivi di Cala Pozzolana di Levante, Pozzo Salito, Fossa Cappellano 1, Monte Calcarella, Cala Pozzolana di Ponente, Fossa Cappellano 2, Cala Mannarazza e Monte Vulcano 3. Per quanto riguarda la circolazione idrica sotterranea, non si hanno notizie sull’esistenza di una significativa falda idrica nel sottosuolo dell’isola di Linosa, nonché di sorgenti e/o opere di captazione. Si può solamente ipotizzare la presenza di una esigua lente, alimentata esclusivamente dagli afflussi meteorici, sostenuta dall’acqua marina nel sottosuolo. Infatti le acque dolci, aventi un peso specifico minore rispetto all’acqua marina, galleggiano su quest’ultima e nella zona di contatto si crea un’interfaccia di acque salmastre soggette a continue oscillazioni, in rapporto allo spessore dell’acqua dolce presente. All’interno dei termini piroclastici, a basso grado di permeabilità, la presenza di qualche livello integro e ben cementato potrebbe impedire che le acque di infiltrazione raggiungano la zona di contatto con l’acqua marina, determinando, così, la formazione di modeste falde “sospese” poste al di sopra del livello marino. Tale evenienza potrebbe, del resto, anche verificarsi nell’ambito delle masse basaltiche, in corrispondenza di lave compatte e poco o nulla fessurate. Per quanto attiene, infine, la direzione preferenziale di deflusso delle acque sotterranee, si ipotizza che le acque si muovano radialmente dal centro verso le coste dell’isola. LAMPEDUSA Le caratteristiche idrogeologiche di Lampedusa, strettamente legate alla natura dei terreni che la compongono, consentono di distinguere all’interno dell’isola tre principali Unità Idrogeologiche sulla base delle caratteristiche proprie dei terreni. • Alla prima appartengono le sabbie eoliche, le brecce ad elementi carbonatici con matrice costituita da terra rossa, il detrito di falda e le sabbie del litorale. Si tratta di termini litologici da altamente a mediamente permeabili per porosità primaria. • Gli strati di Punta Guitgia e gli strati di Punta Maccaferri costituenti il membro di Cala Pisana, gli strati dell’Intervallo inferiore, quelli del Livello intermedio, quelli del Livello Mc2 e quelli del livello superiore Mc3 appartenenti al membro del Vallone Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 37 • della Forbice, ed infine le Calcareniti bianco rosate (del Pleistocene inf?) sono stati, invece, accorpati in una seconda Unità, caratterizzata da una permeabilità variabile da media a scarsa per porosità secondaria (fessurazione e/o carsismo). Infine, nella terza Unità idrogeologica rientrano i termini appartenenti al membro di Capo Grecale nel quale afferiscono gli strati del Vallone Imbriacole e quelli di Cala Calandra che possono considerarsi da scarsamente permeabili [per porosità secondaria (fessurazione)] ad impermeabili. Per quanto attiene la circolazione idrica nel sottosuolo, si può affermare che nell’isola di Lampedusa esiste una modesta falda idrica, alimentata esclusivamente dagli afflussi meteorici e sostenuta dall’acqua marina. Le acque dolci, infatti, aventi un peso specifico minore rispetto all’acqua marina, galleggiano su questa ultima creando nella zona di contatto un’interfaccia acqua salmastra-acqua salata che risulta soggetta a continue oscillazioni, in rapporto allo spessore dell’acqua dolce presente. Inoltre, in alcune parti dell’isola, la presenza di termini da scarsamente permeabili ad impermeabili impedisce che le acque di infiltrazione raggiungano la zona di contatto con l’acqua marina, determinando così la formazione di modeste falde “sospese” poste al di sopra del livello marino. Ciò appare confermato da tutta una serie di sorgenti riscontrabili in corrispondenza delle falesie costiere in località Sanguedolce, Tabaccara, Cala Creta e Cala Calandra. Inoltre, per quanto riguarda la localizzazione ed i valori piezometrici della suddetta falda idrica, è stato possibile accertare che la falda è caratterizzata da un ispessimento della propria potenza in corrispondenza della parte centrale dell’isola e presenta una forma allungata in direzione NO-SE. In generale non esistono direzioni preferenziali di deflusso, poiché le acque si muovono radialmente dal centro verso le coste dell’isola ad eccezione della parte terminale della valle del Vallone Imbriacole, dove esiste una certa forma di deflusso preferenziale delle acque sotterranee, dovuto alla maggiore fratturazione di origine tettonica che ha interessato i terreni di natura calcarea affioranti. Aree classificate ad elevata pericolosità per la prevenzione del rischio idrogeologico (A.3.3) LINOSA I fenomeni legati alla dinamica dei versanti che risultano distribuiti e segnalati soprattutto nel territorio dell’isola. A tale scopo si rimanda al lavoro condotto dall’Assessorato Regionale al Territorio e Ambiente – Servizio 4 “Assetto del Territorio e Difesa del Suolo” che, nell’ambito della redazione del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) relativo alle Isole Pelagie (Lampedusa e Linosa), rileva la presenza di circa 20 dissesti presenti all’interno dell’isola vulcanica delle Pelagie. Si tratta nella maggior parte dei casi di frane attive di tipo crollo/ribaltamento (13), colamento rapido (3) e dissesti dovuti ad erosione accelerata (4) che interessano una superficie complessiva di appena 0,062 Km2, pari all’1,176 % dell’intero territorio di Linosa. Tali fenomeni sono soprattutto concentrati lungo la fascia costiera dell’isola essendo principalmente causati dall’attività erosiva compiuta dal moto ondoso a spese delle piroclastici e delle scorie. Sebbene allo stato attuale non siano previsti e programmati nell’ambito del succitato PAI specifici progetti di consolidamento per i sopraelencati dissesti, si segnala la necessità di prevedere azioni volte alla segnalazione della pericolosità con apposti cartelli, alla predisposizione di eventuali presidi di sicurezza ed al monitoraggio delle aree finalizzato ad una eventuale futura attività di consolidamento poco invasiva nei confronti dei delicati habitat. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 38 LAMPEDUSA Il lavoro condotto dall’Assessorato Regionale al Territorio e Ambiente – Servizio 4 “Assetto del Territorio e Difesa del Suolo” che, nell’ambito della redazione del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) relativo alle Isole Pelagie (Lampedusa e Linosa), rileva la presenza di circa 20 dissesti presenti all’interno della maggiore delle isole Pelagie. Si tratta nella maggior parte dei casi di frane attive di tipo crollo/ribaltamento che interessano una superficie complessiva di appena 0,0626 Km2, pari allo 0,315% dell’intero territorio di Lampedusa. Tali fenomeni sono soprattutto concentrati lungo il perimetro dell’isola essendo principalmente causati dall’attività erosiva compiuta dal moto ondoso a spese delle falesie costiere, alla base delle quali, a seguito di successive fasi di scavernamento e crollo per “sostegno manco”, si formano accumuli di blocchi e detriti. Sebbene allo stato attuale non siano previsti e programmati nell’ambito del succitato PAI specifici progetti di consolidamento per i sopraelencati fenomeni di crollo, si segnala la necessità di prevedere azioni volte alla segnalazione della pericolosità con apposti cartelli, alla predisposizione di eventuali presidi di sicurezza ed al monitoraggio delle aree finalizzato ad una eventuale futura attività di consolidamento poco invasiva nei confronti dei delicati habitat rupestri. Idrologia (A.4) LINOSA Per quanto attiene la rete idrografica superficiale (cfr. Tavola 4 – Carta del Sistema Idrico Superficiale), essa risulta praticamente assente sia a causa delle scarse precipitazioni che per la elevata permeabilità dei terreni affioranti. Allo stato attuale sono presenti solamente brevi incisioni che assolvono principalmente alla funzione di collettori naturali per lo smaltimento di una parte dei deflussi nelle fasi di più intensa precipitazione. Questi impluvi, a carattere torrentizio e di piccola entità, decorrono in direzione della linea di costa, ma si esauriscono prima ancora di arrivare a mare a causa dei fenomeni di infiltrazione. I fenomeni erosivi causati delle acque di ruscellamento sono piuttosto scarsi, ad eccezione di quelle poche aree caratterizzate da maggiori valori di pendenza e prive di copertura vegetale, localizzate nei bordi interni delle caldere e nei fianchi dei rilievi più antichi. LAMPEDUSA La rete idrografica superficiale di Lampedusa (cfr. Tavola 4 – Carta del Sistema Idrico Superficiale) risulta complessivamente poco sviluppata e rappresentata da alcuni valloni a regime torrentizio, talora caratterizzati da versanti molto acclivi a “V” aperti lungo il bordo delle falesie costiere. Nella parte occidentale dell’isola queste valli rimangono sospese con salti di quota superiori ai 30 mt. All’interno di queste incisioni vallive il deflusso idrico è strettamente legato alle acque di precipitazione meteorica, solo in occasione degli eventi più intensi e prolungati. Tra gli impluvi presenti a Lampedusa, il più importante per estensione è costituito dal Vallone Imbriacole che, con una lunghezza di circa 2 km, scorre nella parte centrale dell’isola fino a sfociare a mare in corrispondenza della modesta depressione localizzata all’interno dell’area portuale. Il suo andamento, lievemente sinuoso e poco incassato, è reso più articolato a causa della confluenza di vallecole di ordine inferiore, riconducibili a brevi linee di corrivazione localizzate soprattutto in corrispondenza delle contrade Costa del Prete, Taccio Vecchio, Muro Vecchio e Poggio Monaco. La scarsa rete idrografica superficiale, determinata dalla morfologia tabulare unitamente alle scarse precipitazioni meteoriche, causa una riduzione del trasporto solido (ad eccezione di Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 39 particolari eventi piovosi) verso la zona costiera, con conseguente assenza di estesi arenili sabbiosi e/o ciottolosi. Nell’isola, infatti, sono riscontrabili solo spiagge di modeste estensioni generalmente presenti in corrispondenza dei valloni più incisi o delle insenature più ampie e riparate dall’azione erosiva del moto ondoso (Cala Madonna, Guitgia, Isola dei Conigli, Area portuale). Individuazione di eventuali sistemi di monitoraggio già esistenti nel territorio e/o previsti (A.3.4; A.4.2) Nell’arcipelago delle Pelagie non sono attivi sistemi di monitoraggio né in ambito geologicogeomorfologico né in quello idrologico. Nell’ambito del monitoraggio di parametri fisico-chimici si segnalano invece a Lampedusa la stazione dell’ENEA per la rilevazione ed il monitoraggio del clima, e la stazione dell’INGV (Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia – sezione di Palermo). Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 40 2.3 DESCRIZIONE BIOLOGICA DEI SITI (B) 2.3.1 Descrizione della flora, della vegetazione e degli habitat 2.3.1.1 Le conoscenze floristico-vegetazionali – precedenti indagini sui Siti (B.2) Tra gli arcipelaghi italiani quello delle Pelagie risulta senza dubbio uno dei più studiati sotto il profilo botanico: si dispone, infatti, di dati pressoché continui sulla flora a partire dall’Ottocento sino ai nostri giorni. La storia delle investigazioni scientifiche effettuate alle Pelagie è stata già ampiamente trattata da PASTA (2002a), da cui viene tratta ampia parte nel testo che segue. ISOLA DI LINOSA Il primo botanico a visitare l’isola fu Gussone nel 1828 (GUSSONE, 1832-1834, 1839). Alcun specie nuove per l’isola figurano inoltre in TINEO (1846) e in CALCARA (1851) e dervano dalla visita dello stesso Calcara (maggio 1846). Sul finire del XIX secolo, il materiale raccolto da Ross e da von Zwierlein fu pubblicato dallo stesso ROSS (1884) e da LOJACONO-POJERO (1884a-85c). Vi si recarono inoltre Ajuti e Sommier, Solla, Zodda e Sturniolo. Alcune delle novità emerse da queste esplorazioni compaiono nei lavori di SOLLA (1885), BORZÌ (1887a-b), NICOTRA (1890, 1893, 1894, 1908, 1913), SOMMIER (1906a-b, 1907a-c, 1908a-c, 1910), ZODDA (1908), NICOTRA & CAMPAGNA (1908) e SOMMIER & CARUANA-GATTO (1915). Le indagini botaniche sull’isola sono poi riprese con Di Martino negli anni Cinquanta del secolo scorso. Grazie alle frequenti visite dei decenni successivi, il livello delle odierne conoscenze botaniche sull’isola è ottimo (DI MARTINO, 1958, 1961; CATANZARO, 1968; BRULLO & MARCENÒ, 1976, 1980, 1985a-b; BRULLO et alii, 1978, 1979, 1985, 2003; BRULLO, 1979, 1980a-b, 1983, 1985, 1988; MAUGERI et alii, 1980a-b; BRULLO & PICCIONE, 1980; BARTOLO et alii, 1980, 1981; BUTTLER, 1983; BRULLO & GRILLO, 1986; PODLECH, 1990; BRULLO & PAVONE, 1979, 1981, 1984; BARTOLO & BRULLO, 1993; BRULLO & SIRACUSA, 1996a-b; PASTA, 2002c-g). ISOLA DI LAMPEDUSA Il primo botanico che erborizzò sull’isola fu il francese La Billardière. In viaggio verso la Siria, nel 1787 vi fece scalo raccogliendo Periploca angustifolia e Diplotaxis scaposa. Un tale padre Giacinto (BALL et alii, 1825) si recò a Lampedusa nei primi anni Ottanta del XVIII secolo ma l’identità delle piante raccolte resta ignota perché incluse in un’unica lista assieme a quelle raccolte nell’arcipelago maltese. Nell’estate del 1828 l’isola fu visitata da Gussone (TROTTER, 1948). Contributi successivi alla flora vascolare dell’isola furono pubblicati da TINEO (1846) e da CALCARA (1846, 1847), in seguito alle raccolte affettuate dallo stesso Calcara nella primavera del 1846. Altri dati sulla flora e la vegetazione dell’isola sono contenuti nei lavori di GUSSONE (1839) e nel resoconto di SANVISENTE (1849). Sul finire del XIX secolo Lampedusa divenne meta privilegiata di esplorazioni floristiche: Lojacono-Pojero vi si recò nel 1884 in compagnia di Ross e del barone von Zwierlein, pubblicando una nuova flora (LOJACONO-POJERO, 1884a-1885c). Negli stessi anni, numerosi altri botanici, inviati da istituzioni italiane ed ueropee ad erborizzare in Sicilia, visitarono anche le Pelagie: è il caso di Ajuti e Sommier, di Solla, di Zodda e Sturniolo. I risultati delle loro visite ed erborizzazioni emerge nei controbuti di ROSS (1884), SOLLA (1885), BORZÌ (1887a-b), NICOTRA (1889, 1990a-b, 1893, 1894, 1897, 1901, 1905, 1912, 1913), nelle pubblicazioni di SOLLA (1885), STURNIOLO (1906), SOMMIER (1906a-b, 1907a-c, 1908a-c, 1910), NICOTRA & CAMPAGNA (1908), ZODDA (1908) e SOMMIER & CARUANA-GATTO (1915). Al termine degli anni Cinquanta del XX secolo, dopo oltre cinquant’anni di pausa nelle Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 41 ricerche di campo, ripresero le erborizzazioni sull’isola. Da allora esse proseguono sino ai nostri giorni: i dati raccolti hanno permesso di aggiornare in modo significativo le conoscenze sulla flora e la vegetazione di Lampedusa (DI MARTINO, 1958, 1961; CATANZARO, 1968; LUMINI, 1977; LUMINI & RICCERI,1978; BRULLO,1979, 1980, 1985, 1988a-b; BRULLO & PAVONE, 1981, 1984, 1987, 1988; DRESEN, 1982; BARTOLO et alii, 1977, 1979, 1980, 1981, 1986, 1987, 1988, 1990, 1991; MINISSALE & SPAMPINATO,1988b; BARTOLO & BRULLO, 1993; PASTA, 2001, 2002c-g; BRULLO & MINISSALE, 2002). Oggi non solo la flora e la vegetazione dell’isola, ma anche buona parte delle specie pregiate possono vantare un apporto continuo di contributi ed approfondimenti (cfr. Bibliografia citata). ISOLOTTO DI LAMPIONE Gussone fu il primo botanico a visitare l’isolotto; vi si recò in una stagione decisamente poco propizia (agosto 1828), e tale impresa gli “costò” un periodo di quarantena al largo di Lampedusa (GUSSONE, 1839), in osservanza delle leggi sanitarie allora vigenti nel Regno di Napoli. Circa 130 anni dopo, e quasi contemporaneamente, Di Martino e Kohlmeyer visitarono Lampione, fornendo un significativo aggiornamento delle conoscenze botaniche (DI MARTINO, 1958, 1961; KOHLMEYER, 1960). Le visite successive di Catanzaro e del gruppo di studio di Catania hanno aggiunto poco a quanto già noto (CATANZARO, 1968; BARTOLO & BRULLO, 1993). I dati floristici e vegetazionali illustrati nei paragrafi successivi costituiscono un aggiornamento delle ricerche condotte nel corso degli ultimi 7 anni (PASTA, 2002c-g; SFERLAZZO, 2003), alla luce di un sopralluogo svolto il 15 marzo 2008, occasione del quale sono state raccolte informazioni inerenti l’uso del suolo, la flora vascolare, la vegetazione e gli habitat. 2.3.1.2 Metodologia adottata negli studi di carattere botanico (B.3.1) Per la caratterizzazione floristico-vegetazionale sono stati utilizzati dati bibliografici recenti (risultati delle indagini condotte in passato sulla flora vascolare e sulla vegetazione del territorio - PASTA, 2001; AA.VV., 2006) e sono stati svolti diversi sopralluoghi su campo per ultimare i rilievi floristici e fitosociologici, focalizzando l’attenzione sul trend dinamicodemografico delle specie d’interesse biogeografico e conservazionistico e delle xenofite eventualmente presenti. La nuova lista della flora vascolare è stata aggiornata sotto un profilo tassonomiconomenclaturale tenendo conto del recente contributo di GIARDINA et alii (2007). In conformità con quanto prescritto dal D.M 03/09/2002 “Linee Guida per la gestione dei siti Natura 2000”, per l’elaborazione delle carte tematiche è stata applicata la procedura qui di seguito esposta: 1) Fotointerpretazione: sono stati riportati su base topografica (C.T.R. 1:10.000) i limiti esistenti tra i fototipi di uso del suolo/vegetazione (carta di base dei fototipi uso suolo/vegetazione). 2) Carta dell’uso del suolo: la carta si spinge sino al V livello della scala di dettaglio di Corine Land Cover (CLC) 2000 ed è conforme agli standard proposti dalla Regione Siciliana, che ne ha indicato i criteri di redazione in un apposito documento (“Criteri di Redazione della Carta dell’Uso del Suolo”). La carta deriva dall’interpretazione di immagini telerilevate (ortofoto Portale Cartografico Nazionale, Volo 2006, fuso Est), confrontate con i supporti disponibili e Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 42 sottoposte ad una successiva validazione in campo. Il contenuto di questa carta esprime la tipologia degli interventi antropici (prevalentemente agricoli) all’interno dei SIC. 3) Carte della vegetazione e degli habitat: sulla base della carta dei fototipi sono stati realizzati diversi rilievi fitosociologici che hanno consentito di passare dalla descrizione fisionomica a quella sinecologica ed all’interpretazione sintassonomica. Nei limiti del possibile, nell’elaborazione del piano di rilevamento si è tenuto conto dell’eventuale variabilità dei fattori abiotici (geologia, altimetria, esposizione), che possono modificare la composizione specifica della vegetazione senza che ciò sia evidenziabile per mezzo delle foto aeree. I tipi ottenuti attraverso i rilievi effettuati in campo sono stati classificati al fine di redigere un prospetto sintassonomico coerente. Per giustificare e documentare le scelte operate caso per caso, in sede di presentazione della carta della vegetazione sono stati forniti maggiori dettagli sia sulle esigenze ecologiche sia sulle connessioni dinamiche dei singoli consorzi già noti nonché di quelli di nuovo rinvenimento. Più nel dettaglio, sono state elencate le associazioni e gli aggruppamenti con una precisa indentità floristico-strutturale e/o un definito ruolo dinamico. A livello di classi, ordini e alleanze si è fatto riferimento agli schemi proposti da MUCINA (1997) e da RIVAS-MARTÍNEZ et alii (1999). Per i syntaxa di rango inferiore, cioè le associazioni e le subassocazioni ci si è rifatti per lo più a BRULLO et alii (2002a). 3.1 carta della vegetazione - i sopralluoghi hanno messo in evidenza che diverse fitocenosi “condividono” gli stessi spazi, costituendo dei veri e propri “mosaici”, e che numerosi consorzi non sono cartografabili per via dell’estrema localizzazione o delle modestissime dimensioni. In fase di stesura finale della carta sono stati adottati alcuni accorgimenti per renderla più leggibile: nei casi di vegetazione a mosaico sono stati operati opportuni accorpamenti per correlare tra loro in modo inequivocabile i consorzi rinvenuti 1) con le categorie d’uso del suolo (ove possibile definite in conformità con CLC-V livello), 2) con le categorie di Corine-Biotopes e 3) con gli habitat d’interesse comunitario/prioritario ai sensi della Dir. 92/43 CEE. 3.2 carta degli habitat - in occasione dei rilievi fitosociologici sono stati inoltre effettuati gli opportuni controlli sulla rappresentatività/integrità degli habitat individuati, sull’eventuale presenza e sull’intensità e frequenza dei fattori di stress e disturbo. In questa sede vengono indicati i criteri operativi che hanno ispirato l’interpretazione degli habitat sul campo e la loro restituzione cartografica. L’intera area dei Siti di Importanza Comunitaria in esame è stata indagata in modo da redigere una legenda che permettesse un confronto immediato tra le categorie di Corine Land Cover 2000, Corine Biotope e gli Habitat della Direttiva 92/43/CEE. L’unità minima di rilevamento è di 20 × 20 m, sia per gli habitat di interesse comunitario sia per vegetazione e uso del suolo. Particolare attenzione è stata prestata alla verifica dell’effettiva presenza e della reale rappresentatività (in termini floristico-strutturali ed areali) di ciascuno degli habitat riportati nella Scheda dei Siti e nelle Carte degli Habitat consegnate dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente e da questo commissionate alla società Agristudio s.r.l. Pertanto, ad ogni unità di habitat rilevata è stato attribuito un codice in funzione della struttura e “densità” (“p” = puro: 90-100%; “f” = frequente: 50-90%; “r” = rado: 10-50%). Dove non è stato rilevato alcun habitat (o la copertura dell’habitat all’interno del poligono era inferiore al 10% dell’unità minima di rilevamento), si è utilizzata la denominazione del Corine Biotope prevalente. Inoltre, nei Siti sono frequenti le situazioni in cui i poligoni rilevati, riconducibili ad habitat o a biotopi, presentano una struttura a mosaico. Pur essendo facilmente distinguibili tra loro, le diverse componenti intervengono in misura diversa a fisionomizzare il poligono; al fine di Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 43 standardizzare la loro rappresentazione, di registrare la complessità esistente e di ottenere informazioni utili alla pianificazione degli interventi gestionali, si è deciso che il tematismo fosse rappresentato da tutti i codici degli habitat o dei biotopi presenti, seguiti, come sopra riportato, dai codici che esprimono il “peso” di ciascuno degli habitat che partecipano al mosaico stesso (puro; frequente; rado). Il primo degli habitat che compongono il mosaico è l’habitat prevalente, che fisionomizza l’area di rilevamento. I codici p-f-r vengono riportati nel data base degli habitat esclusivamente a fini gestionali, e conseguentemente non vengono visualizzati nella carta degli habitat per maggiore semplicità e chiarezza di rappresentazione. La carta degli habitat viene pertanto redatta secondo i seguenti criteri: • nel caso di presenza di un solo habitat, il tematismo relativo è rappresentato dal codice dell’habitat senza differenziare i poligoni con diverso grado di densità (f-p-r); • nel caso di presenza di un mosaico di habitat, il tematismo relativo sarà rappresentato dai codici di tutti gli habitat tra loro interconnessi (senza differenziare i poligoni con diverso grado di densità), ed il primo tra questi sarà l’habitat prevalente; • laddove non sia stato rilevato nessun habitat (o la copertura dell’habitat all’interno del poligono sia inferiore al 10% dell’unità minima di rilevamento), il tematismo sarà rappresentato dalla formazione Corine Biotope prevalente. Ai fini del calcolo della superficie di ciascun habitat, per ciascun mosaico si è valutata qualitativamente, sulla base delle informazioni raccolte sul campo, la “superficie” occupata da ciascun habitat componente il mosaico stesso. Così facendo, è stato possibile effettuare i calcoli necessari per giungere ad una valutazione accettabile delle superfici ricoperte dai singoli habitat, necessaria per la compilazione della nuova Scheda Natura 2000. 4) Carta della distribuzione delle emergenze floristiche: sono state riportate sulla CTR l’ubicazione (punti o perimetri) delle specie più rare e localizzate. Per quanto concerne invece i taxa pregiati che nel SIC risultano comuni o sono legati ad habitat ampiamente rappresentati, si è fatto ricorso ad una sorta di carta di idoneità ambientale, riferendo cioè tali emergenze a tutti gli habitat ed ai biotopi idonei che soddisfino le loro esigenze ecologiche. 2.3.1.3 Risultati delle indagini e descrizione floristico-vegetazionale (B.3) La trattazione che segue è distinta per i due Siti Natura 2000. Relativamente al SIC ITA040002 “Isola di Lampedusa e Lampione” vengono trattate separatamente l’isola maggiore e l’isolotto. SIC ITA040001 “ISOLA DI LINOSA” Premessa sul grado di naturalità del territorio con dati di sintesi sull’uso del suolo Nonostante le ridotte dimensioni di Linosa, il paesaggio del SIC presenta un’estrema complessità, legata soprattutto al diverso periodo d’abbandono delle colture agrarie terrazzate che un tempo caratterizzavano superfici ragguardevoli dell’isola. Da un lato si sottolinea il basso grado di antropizzazione del SIC, giacché le aree fortemente antropizzate si aggirano intorno al 4,5%, dall’altro va rimarcata la forte impronta agricola del paesaggio dell’isola: oltre il 13% del territorio considerato è tuttora connotato da colture agrarie (prevalentemente orticole); tuttavia quasi il 20% del sito coincide con colture Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 44 abbandonate nel recente passato, e ancor più rappresentati risultano gli incolti in evoluzione ben avviata. Su gran parte del territorio del SIC si rilevano livelli di naturalità da discreti a eccezionali, soprattutto per via dell’integrità delle comunità delle rocce affioranti e delle scorie vulcaniche e l’incidenza delle comunità connesse con la vegetazione seriale. Particolare rilievo mostrano gli aspetti di macchia, formatisi spesso a partire dagli ex-ficodindieti e dai muretti a secco dei terrazzamenti abbandonati, caratterizzati da una notevole espressività fisionomica. Nonostante il loro elevato valore floristico, i consorzi di prateria annua e perenne e le comunità psammofile legate ai substrati sabbiosi incoerenti appaiono piuttosto circoscritti e in regressione proprio a causa della rapida evoluzione del paesaggio locale. Nella tabella che segue sono riportati alcuni dati di sintesi sui caratteri territoriali del SIC, al fine di fornire in maniera schematica ed immediata una prima “impressione” sul grado di naturalità del Sito. Sulla base dei dati della tabella è stata anche realizzata la Tavola 5 (Carta dei Sistemi Ambientali). Sistemi ambientali Sistemi umani ad utilizzazione intensiva Sistemi umano-rurali Sistemi a diverso grado di naturalità Categorie Edificato Strade Aree ruderali e discariche Insediamenti industriali, cave, spazi annessi Totale sistema Terreni abbandonati di recente Seminativi ed altre colture erbacee Vigneti e colture arbustive Totale sistema Scogliere e vegetazione costiera Mosaici di macchia, gariga e prateria Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue Brecciai Altri rimboschimenti Totale sistema Superficie % su area Ha SIC 14,32 3,34 4,56 1,06 0,13 0,03 0,15 0,03 19,16 83,59 53,94 2,68 140,21 70,10 167,82 4,47 19,49 12,57 0,63 32,69 16,34 39,12 27,01 6,30 0,27 4,38 269,59 0,06 1,02 62,85 Check-list della flora vascolare ed analisi fitogeografica della flora Di seguito viene presentata la lista della flora vascolare presente nel SIC ITA040001 “Isola di Linosa”. Per l’aggiornamento nomenclaturale della lista si è fatto riferimento a CONTI et alii (2005), per le orchidacee a DELFORGE (2005). La suddivisione delle famiglie è conforme a CRONQUIST (1988) per le Angiosperme dicotidedoni e a DAHLGREN et alii (1985) per le Angiosperme monocotiledoni. Le famiglie, i generi e le specie sono invece elencati secondo l’ordine alfabetico. Quando non specificato, le informazioni presentate in questa sede erano già contenute in PASTA (2002f); i segni “*” e “°” evidenziano rispettivamente le novità e le conferme frutto delle indagini di campo effettuate nell’ambito della redazione del Piano di Gestione, mentre il simbolo “†” precede le specie segnalate agli inizi del XIX secolo che non sono state osservate Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 45 durante i sopralluoghi effettuati, di cui si prevede una ricerca più approfondita negli habitat più idonei nel corso di future attività di monitoraggio. Vengono successivamente fornite le informazioni relative alla corologia (le sigle dei corotipi utilizzati traggono spunto da quelle proposte da ARRIGONI, 1984) e alla forma biologica di ciascuno dei taxa vegetali censiti. Prospetto dei taxa vegetali presenti nel SIC ITA040001 “Isola di Linosa” Terofite (T), Emicriptofite (H), Geofite (G), Camefite (Ch), Nanofanerofite (NP), Fanerofite (P), Idrofite (I). ros = rosulate; rhiz = rizomatose; caesp = cespitose; rept = reptanti; scap = scapose; bien = bienni; lian = lianose; bulb = bulbose; suffr = suffruticose. n.d. = non disponibile; n.c. = non considerato. Taxon F. Biol. Corotipo PTERIDOPHYTA Aspleniaceae Asplenium obovatum Viv. Gymnogrammaceae Anogramma leptophylla (L.) Link Ophioglossaceae Ophioglossum lusitanicum L. Polypodiaceae Polypodium cambricum L. H ros MED-MAC T caesp SUBCOSMOP G rhiz TET-ATL G rhiz PINOPHYTA MEDIT Cupressaceae Juniperus turbinata Guss. P scap C.W.MED Pinaceae *Pinus halepensis Mill. P scap INTROD SUBSPONT MAGNIOLOPHYTA DICOTYLEDONES Aizoaceae Carpobrotus edulis (L.) N.E. Br. Mesembryanthemum crystallinum L. Mesembryanthemum nodiflorum L. Amaranthaceae Amaranthus graecizans L. s.l. Amaranthus retroflexus L. Anacardiaceae Pistacia lentiscus L. Rhus tripartita (Ucria) Grande Apiaceae Crithmum maritimum L. Daucus carota L. subsp. carota Daucus carota L. subsp. hispanicus (Gouan) Thell. Daucus gingidium L. subsp. rupestris (Guss.) Onno Ferula communis L. Foeniculum vulgare Mill. subsp. piperitum (Ucria) Bég. Torilis nodosa (L.) Gaertner Torilis webbii S.L. Jury Apocynaceae *Catharanthus roseus (L.) G. Don Ch succ T rept T rept INTROD SPONT SUBCOSMOP TET-CAP T scap T scap AVV NATUR AVV NATUR P caesp P caesp MEDIT TETID Ch suffr T scap H bienn MED-ATL SUBCOSMOP C.W.MED H scap H scap END siculo-maltese MED-MAC H scap T scap T scap S.MEDIT TET-EUROP TETID Ch frut INTROD SPONT Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 46 Asclepiadaceae Periploca angustifolia Labill. Asteraceae Aetheorhiza bulbosa (L.) Cass. Andryala integrifolia L. subsp. integrifolia °Anthemis secundiramea Biv. var. cossyrensis Guss. Artemisia arborescens L. Bellium minutum L. Calendula arvensis L. subsp. arvensis Calendula tripterocarpa Rupr. Carduus pycnocephalus L. subsp. arabicus (Murray) Nyman Carduus pycnocephalus L. subsp. pycnocephalus Carlina involucrata Poir. Carlina sicula Ten. subsp. sicula Carthamus lanatus L. subsp. lanatus Chondrilla juncea L. Erigeron bonariense L. Erigeron sumatrense Retz. Filago pyramidata L. var. prostrata (Parl.) Wagenitz Glebionis coronaria (L.) Spach Hedypnois cretica (L.) Dum.-Courset Hedypnois rhagadioloides (L.) F.W Schmidt Hyoseris scabra L. *Lactuca viminea (L.) J. et C. Presl Logfia gallica (L.) Cosson et Germ. Logfia lojaconoi (Brullo) Brullo Onopordum argolicum Boiss. *Pallenis spinosa (L.) Cass. Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile Reichardia picroides (L.) Roth Reichardia tingitana (L.) Roth Rhagadiolus edulis Gaertner Senecio bicolor (Willd.) Tod. Senecio leucanthemifolius Poir. var. leucanthemifolius Senecio vulgaris L. Sonchus oleraceus L. Sonchus tenerrimus L. Symphiotrichum squamatum (Sprengel) G.L. Nesom Urospermum picroides (L.) F.W. Schmidt Volutaria lippii (L.) Maire Boraginaceae Alkanna tinctoria Tausch Echium arenarium Guss. Echium calycinum Viv. Echium plantagineum L. Echium sabulicola Pomel P caesp S.MED-SAH G bulb T scap MEDIT MEDIT T scap NP T scap T scap T scap END di Linosa e Pantelleria S.W.MED C.E.MED TET-EUROP S.MED-SAH T scap T scap H scap H ros H bienn H ros T scap T scap C.E.MED-SAH TET-EUROP S.W.MED END siculo TET-EUROP TET-EUROSIB AVV NATUR AVV NATUR T scap T scap T ros T ros T ros H bienn T scap T scap H bienn H bienn Ch suffr H scap T scap T scap Ch frut MED-EUROP MEDIT TETID MED-IR.TUR MEDIT TET-PONT TET-EUROP END di Linosa e Pantelleria S.MEDIT TET-EUROP C.W.MED MEDIT TETID MED-EUROP APUL.SIC-TIRR T scap T scap T scap H scap C.W.MED BOR-TET BOR-TET TET-PALEOTROP H bienn T scap T scap AVV NATUR TETID S.MED-SAH H scap H bienn T scap H bienn H bienn MED-PONT MEDIT MEDIT TET-EUROP C.W.MED Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 47 Heliotropium curassavicum L. Heliotropium dolosum De Not. Heliotropium europaeum L. Brassicaceae Brassica fruticulosa Cyr. Brassica tournefortii Gouan Cakile maritima Scop. Lobularia maritima (L.) Desv. Raphanus sativus L. Succowia balearica (L.) Medicus Cactaceae Opuntia ficus-indica (L.) Mill. Campanulaceae Campanula erinus L. Capparaceae Capparis spinosa L. subsp. rupestris (Sibth. et Sm.) Nyman Caryophyllaceae Agrostemma githago L. Arenaria leptoclados (Reichenb.) Guss. Cerastium glomeratum Thuill. Cerastium semidecandrum L. Paronychia argentea Lam. Polycarpon tetraphyllum (L.) L. subsp. diphyllum (Cav.) O. Bolòs et Font-Quer Polycarpon tetraphyllum (L.) L. subsp. tetraphyllum °Rhodalsine geniculata (Poir.) F.N. Williams Sagina apetala Ardoino Sagina maritima G. Don Silene apetala Willd. Silene behen L. Silene colorata Poir. s.l. Silene gallica L. Silene neglecta Ten. Silene nocturna L. Silene sedoides Poir. subsp. sedoides Spergularia rubra (L.) J. et C. Presl Spergularia salina J. et C. Presl Stellaria media (L.) Vill. Stellaria pallida (Dumort.) Crépin Chenopodiaceae °Atriplex halimus L. Beta maritima L. Chenopodium album L. Chenopodium murale L. Chenopodium opulifolium Schrader Chenopodium vulvaria L. Salsola kali L. subsp. kali °Salsola kali L. subsp. tragus (L.) Nyman Ch suffr T scap T scap AVV NATUR TET-PONT TET-EUROP H caesp T scap T scap H scap T scap T scap C.W.MED MED-SAH MED-ATL MEDIT INTROD SUBSPONT C.W.MED P succ INTROD SPONT T scap TETID Ch frut MEDIT T scap T scap T scap T scap H caesp TET-EUROSIB MED-EUROP SUBCOSMOP TET-EUROP MEDIT T scap MED-ATL T scap Ch suffr T scap T scap T scap T scap T scap T scap T scap T scap T scap H scap T scap T rept T scap TET-EUROP MEDIT MED-EUROP MED-ATL TETID MEDIT MED-MAC TET-EUROP C.W.MED TETID MEDIT OLA-PALEOTROP OLART SUBCOSMOP TET-EUROP NP H scap T scap T scap T scap T scap T scap T scap MED-SAH MED-ATL SUBCOSMOP SUBCOSMOP SUBCOSMOP TET-EUROP TET-EUROSIB TET-EUROSIB Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 48 Salsola soda L. Convolvulaceae Convolvulus althaeoides L. Convolvulus arvensis L. Convolvulus siculus L. Crassulaceae Sedum dasyphyllum L. s.l. Sedum litoreum Guss. Sedum rubens L. Tillaea muscosa L. Umbilicus horizontalis (Guss.) DC. Umbilicus rupestris (Salisb.) Dandy Cucurbitaceae Ecballium elaterium (L.) A. Richard Cuscutaceae Cuscuta epithymum (L.) L. subsp. epithymum Ericaceae *Arbutus unedo L. Euphorbiaceae Euphorbia dendroides L. Euphorbia helioscopia L. Euphorbia peplus L. s.l. Euphorbia pinea L. Euphorbia terracina L. Mercurialis annua L. *Ricinus communis L. Fabaceae Anagyris foetida L. Astragalus boeticus L. Astragalus peregrinus Vahl subsp. warionis (Gand.) Maire *Ceratonia siliqua L. Hippocrepis multisiliquosa L. Lathyrus clymenum L. Lathyrus sphaericus Retz. Lens culinaris Medik. Lotus creticus L. Lotus cytisoides L. Lotus edulis L. Lotus halophilus Boiss. et Spruner Lotus peregrinus L. Lupinus albus L. Lupinus angustifolius L. s.l. Lupinus cosentinii Guss. Medicago littoralis Loisel. Medicago marina L. Medicago minima (L.) L. Medicago polymorpha L. Medicago truncatula Gaertner Melilotus segetalis (Brot.) Ser. T scap BOR-TET H scand G rhiz T scap MEDIT SUBCOSMOP TETID Ch succ T succ T succ T rept G bulb G bulb MED-M.EUR MEDIT MED-EUROP MED-ATL C.E.MED MED-ATL H scand TET-PONT T par TET-EUROSIB P caesp INTROD SUBSPONT P caesp T scap T scap Ch suffr H scap T scap P caesp MEDIT TET-EUROP OLA-PALEOTROP C.W.MED MEDIT TET-EUROP INTROD SUBSPONT P caesp T scap TETID TETID H scap P scap T scap T scap T scap T scap Ch suffr Ch suffr T scap T scap T scap T scap T scap T scap T scap Ch rept T scap T scap T scap T scap END SIC-N.AFR INTROD SUBSPONT MED-MAC MEDIT TET-EUROP INTROD SUBSPONT MED-MAC MEDIT MEDIT S.MED-IR.TUR C.E.MED INTROD SPONT MEDIT C.W.MED TET-EUROP MED-EUROP OLART BOR-TET MED-EUROP MEDIT Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 49 Melilotus sulcatus Desf. Ononis dentata Lowe Ononis diffusa Ten. Ononis reclinata L. Ononis serrata Forssk. *Spartium junceum L. Trifolium arvense L. subsp. arvense Trifolium campestre Schreber Trifolium glomeratum L. Trifolium scabrum L. Trifolium stellatum L. Trifolium suffocatum L. Trifolium tomentosum L. Trigonella maritima Poir. Vicia benghalensis L. Vicia disperma DC. Vicia sativa L. s.l. Vicia villosa Roth subsp. varia (Host) Corb. Frankeniaceae Frankenia hirsuta L. Frankenia pulverulenta L. Fumariaceae Fumaria bicolor Nicotra Fumaria parviflora Lam. Gentianaceae Centaurium pulchellum (Swartz) Druce Geraniaceae Erodium cicutarium (L.) L’Hérit. Erodium laciniatum (Cav.) Willd. Erodium moschatum (L.) L’Hérit. Erodium neuradifolium Delile var. linosae (Sommier) Brullo Geranium molle L. Geranium robertianum L. subsp. purpureum (Vill.) Nyman Geranium rotundifolium L. Lamiaceae Coridothymus capitatus (L.) Reichenb. fil. Lamium amplexicaule L. Marrubium vulgare L. Micromeria microphylla (Dum.-Urville) Benth. Prasium majus L. Stachys arvensis (L.) L. Malvaceae Lavatera arborea L. Lavatera cretica L. Malva nicaeensis All. Malva parviflora L. Malva sylvestris L. T scap T scap T scap T scap T scap P caesp T scap T scap T scap T rept T scap T scap T scap T scap T scap T scap T scap T scap MED-EUROP C.W.MED-MAC MEDIT TET-ATL S.MEDIT INTROD SUBSPONT TET-EUROSIB TET-EUROP TET-EUROP TET-EUROP MED-PONT TET-ATL TETID S.MEDIT MEDIT C.W.MED-MAC INTROD SPONT TET-EUROP Ch suffr T scap MED-PONT TET-PONT T scap T scap C.W.MED SUBCOSMOP T scap OLART T scap T scap T scap TET-EUROP MEDIT MED-EUROP T scap T scap END di Linosa TET-EUROP T scap T scap TET-EUROP TET-EUROP Ch frut T scap H scap Ch suffr Ch frut T scap MEDIT OLART TET-EUROSIB END APUL.SIC MEDIT TET-EUROP H bienn H bienn T scap T scap H scap MED-ATL MEDIT MEDIT MED-EUROP TET-EUROP Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 50 Moraceae Ficus carica L. P scap Nyctaginaceae *Boerhaavia repens L. subsp. viscosa (Choisy) Maire Ch rept Oleaceae *Olea europaea L. var. europea P scap Olea europaea L. var. sylvestris (Mill.) Lehr. P scap Phillyrea latifolia L. P scap Orobanchaceae *Orobanche sp. T par Oxalidaceae Oxalis pes-caprae L. G bulb Papaveraceae Glaucium flavum Crantz H ros Papaver hybridum L. T scap Papaver rhoeas L. T scap Papaver setigerum DC. T scap Plantaginaceae Plantago afra L. subsp. afra T scap Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra) Brullo H scap Plantago bellardii All. subsp. bellardii T scap Plantago coronopus L. subsp. commutata (Guss.) H bienn Pilger Plantago coronopus L. subsp. coronopus T ros Plantago lagopus L. T scap Plumbaginaceae Limoniastrum monopetalum (L.) Boiss. NP Limonium algusae (Brullo) Greuter Ch pulv °Limonium lopadusanum Brullo Ch pulv Polygonaceae Emex spinosa (L.) Campd. T scap Polygonum aviculare L. T rept Polygonum maritimum L. Ch rept Polygonum rurivagum Boreau T rept Rumex bucephalophorus L. subsp. gallicus T scap (Steinh.) Rech. fil. Portulacaceae Portulaca oleracea L. subsp. oleracea T scap Primulaceae Anagallis arvensis L. subsp. arvensis T rept Asterolinon linum-stellatum (L.) Duby T scap Ranunculaceae Clematis cirrhosa L. P lian Rosaceae Rubus ulmifolius Schott NP scand Rubiaceae Galium murale (L.) All. T scap Galium spurium L. subsp. spurium T scap Rubia peregrina L. subsp. longifolia (Poir. et DC.) P lian INTROD SPONT AVV NATUR INTROD SPONT MEDIT MEDIT n.d. INTROD SPONT TET-ATL AVV NATUR AVV NATUR MED-MAC TET-EUROP END siculo S.MEDIT TETID MED-ATL TET-EUROP S.MEDIT END di Linosa END delle Pelagie MED-MAC COSMOP TET-EUROP SUBCOSMOP MED-ATL INTROD SPONT TET-EUROP MED-MAC MED-IR.TUR TET-ATL MEDIT SUBCOSMOP C.W.MED Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 51 O. Bolòs Sherardia arvensis L. T scap TET-EUROP Valantia calva Brullo T scap END di Linosa Valantia muralis L. T scap MEDIT Rutaceae Ruta chalepensis L. Ch suffr S.MED-SAH Scrophulariaceae Linaria pseudolaxiflora Lojac. T scap END pelagico-maltese Misopates orontium (L.) Raf. T scap TET-EUROP Scrophularia peregrina L. T scap MED-PONT Solanaceae Datura innoxia Mill. T scap INTROD SPONT Hyosciamus albus L. T scap MED-MAC Lycium intricatum Boiss. NP S.MEDIT Nicotiana glauca R. C. Graham NP INTROD SPONT Solanum linnaeanum Hepper et P. M. Jaeger NP INTROD SPONT Solanum nigrum L. H scap COSMOP Tamaricaceae Tamarix africana Poir. P scap C.W.MED Tamarix canariensis Willd. P scap INTROD SUBSPONT Tamarix gallica L. P caesp C.W.MED Urticaceae Parietaria cretica L. T scap C.E.MED Parietaria judaica L. H scap TET-EUROP Parietaria lusitanica L. H scap TET-EUROP Urtica membranacea Poir. T scap MED-MAC Urtica urens L. T scap SUBCOSMOP Valerianaceae Centranthus calcitrapae (L.) Dufresne T scap MED-PONT Valerianella microcarpa Loisel. T scap C.W.MED Valerianella puberula (Guss.) DC. T scap C.W.MED Zygophyllaceae Tribulus terrestris L. T rept SUBCOSMOP MAGNIOLOPHYTA MONOCOTYLEDONES Agavaceae *Agave americana L. Alliaceae Allium commutatum Guss. Allium subhirsutum L. Allium subvillosum Schultes et Schultes fil. Amaryllidaceae Pancratium linosae Soldano et F. Conti Araceae Ambrosina bassi L. Arisarum vulgare Targ.-Tozz. Arum italicum Mill. Asparagaceae Asparagus acutifolius L. Asparagus aphyllus L. P succ INTROD SPONT G bulb G bulb G bulb MEDIT MEDIT MED-MAC G bulb END delle Pelagie G rhiz G rhiz G rhiz MEDIT MEDIT MED-ATL Ch frut Ch frut MEDIT S.MEDIT Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 52 Asparagus horridus L. Cyperaceae Cyperus rotundus L. Hyacinthaceae Charybdis pancration (L.) Speta Iridaceae Gladiolus italicus Mill. Romulea columnae Seb. et Mauri Orchidaceae Serapias parviflora Parl. Poaceae Aira cupaniana Guss. *Arundo donax L. Avena barbata Link subsp. barbata Avena barbata Link subsp. wiestii (Steudel) Mansf. Bromus diandrus Roth Bromus fasciculatus C. Presl Bromus madritensis L. Bromus rigidus Roth subsp. rigidus Bromus rubens L. Bromus sterilis L. Bromus tectorum L. Castellia tuberculosa (Moris) Bor Catapodium balearicum (Willk.) H. Scholz Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp. occidentale (Paunero) H. et S. Scholz Catapodium pauciflorum (Merino) Brullo, Giusso, Minissale et Spampinato Catapodium rigidum (L.) C.E. Hubbard subsp. rigidum Cynodon dactylon (L.) Pers. Cynosurus echinatus L. Dactylis glomerata L. s.l. Digitaria sanguinalis (L.) Scop. Elytrigia juncea (L.) Nevski subsp. mediterranea (Simonet) Hyl. Eragrostis minor Host Gastridium ventricosum (Gouan) Schinz et Thell. Hordeum murinum L. subsp. leporinum (Link) Arcangeli Hyparrhenia hirta (L.) Stapf s.l. Lagurus ovatus L. subsp. nanus (Guss.) Messeri Lagurus ovatus L. subsp. ovatus Lamarckia aurea (L.) Moench Lolium rigidum Gaudin Melica arrecta G. Kunze Melica minuta L. Parapholis incurva (L.) C.E. Hubbard Piptatherum miliaceum (L.) Cosson subsp. miliaceum Ch frut S.MEDIT G rhiz OLA-PALEOTROP G bulb TETID G bulb G bulb TET-EUROP MED-ATL G bulb TET-ATL T scap G rhiz T scap C.W.MED INTROD SPONT TET-PONT T scap T scap T scap T scap T scap T scap T scap T scap T caesp T scap TETID MED-IR.TUR TETID TET-EUROP MEDIT TET-EUROP TET-EUROSIB TET-EUROP TETID C.W.MED T scap C.W.MED-ATL T scap C.W.MED T scap G rhiz T scap H caesp T scap TET-EUROP COSMOP TET-EUROP OLART COSMOP G rhiz T scap T scap MEDIT SUBCOSMOP TET-EUROP T scap H caesp T scap T scap T caesp T scap H caesp H caesp T scap MED-EUROP TET-PALEOTROP C.W.MED MED-ATL TETID TET-EUROP C.W.MED MEDIT TET-EUROSIB H caesp TETID Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 53 Poa annua L. Polypogon maritimus Willd. subsp. subspathaceus (Req.) K. Richter Rostraria cristata (L.) Tzvelev Sorghum halepense (L.) Pers. Stipa capensis Thunb. Trachynia distachyos (L.) Link Triplachne nitens (Guss.) Link Trisetaria michelii (Savi) Banfi et F. Conti Vulpia ciliata Dumort. Vulpia fasciculata (Forssk.) Fritsch Vulpia ligustica (All.) Link Vulpia myuros (L.) C.C. Gmel. T caesp COSMOP T scap T scap G rhiz T scap T scap T scap T scap T scap T scap T scap T caesp MEDIT TET-EUROP INTROD SPONT SUBCOSMOP TETID S.MED-MAC MEDIT TET-EUROP MED-EUROP MEDIT TET-EUROP A 307 specie (delle 308 entità rinvenute per le quali la classificazione si è potuta spingere sino al livello intraspecifica) è stato possibile attribuire un corotipo. Lo spettro corologico che ne deriva sottolinea la forte affinità sud-mediterranea dell’isola, comprovata dalla presenza di ben 45 taxa mediterranei sensu stricto e 95 sensu lato, e di 45 elementi tetidici sensu lato. In paticolare, si segnalano 26 taxa legati ai climi mediterranei aridi (S Mediterranee s.l., CE Mediterranee s.l., Mediterranee-Irano-Turaniche s.l., e Mediterranee-Sahariane s.l.), che connotano fortemente il paesaggio pseudosteppico locale. Il numero significativamente elevato di specie ad ampia distribuzione (27) e di xenofite (22) evidenzia la vulnerabilità dei consorzi locali ed una certa loro esposizione all’invasione da parte di specie esotiche e/o tendenzialmente invasive. Specie ad ampia distribuzione e/o xenofite 19% Mediterranee s.l. 31% Olartiche s.l. 6% Tetidiche-Europee s.l. 29% Tetidiche s.l. 15% L’analisi dello spettro biologico (cfr. figura seguente) fornisce un chiaro quadro della marcata xericità ambientale dell’isola e del predominio delle cenosi prative all’interno del SIC. Le terofite infatti rappresentano addirittura il 61% della flora vascolare complessiva (valore massimo registrato nelle 15 maggiore isole parasicule: PASTA, 1997) mentre la somma delle emicriptofite e delle geofite ammonta a 21,5%. Le specie legnose (camefite, nanofanerofite e fanerofite) costituiscono invece appena il 17,5% ca. della flora dell’area considerata. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 54 Fanerofite (P) 7% Geofite (G) 7% Nanofanerofite (NP) 2% Camefite (Ch) 8% Terofite (T) 62% Emicriptofite (H) 14% Lista delle briofite note per il SIC I primi dati risalgono alle raccolte effettuate da Zodda e Sturniolo (ZODDA, 1906) e da Sommier (BOTTINI, 1907a-b; BARSALI, 1908a-b). Più recentemente, PASTA (2002b) ha prodotto una check-list aggiornata sulla base dei dati di repertorio, che DIA et alii (2003) hanno contribuito ad aggiornare ulteriormente. Altre novità sono state segnalate da CARRATELLO & ALEFFI, 2007. Nella seguente tabella viene presentata una lista aggiornata della brioflora nota per Linosa. Alla luce delle attuali conoscenze, appare importante procedere ad un accurato monitoraggio sull’ ecogeografia e sulla demografia delle specie di pregio della brioflora locale. CAMPISI et alii (2003) ALEF. & SCHU. (1995) C-P & ALEF. (1992) Allegato Dir. 92/43 Check-list delle briofite note per Linosa; † = probabilmente estinto; * = taxon riportato per le Pelagie in genere. In neretto sono stati evidenziati i taxa rari o minacciati secondo CORTINI PEDROTTI & ALEFFI (1992), ALEFFI & SCHUMACKER (1995) e CAMPISI et alii (2003) e gli altri taxa notevoli secondo CARRATELLO (2007). Le sigle proposte da CORTINI PEDROTTI & ALEFFI (1992) e da ALEFFI & SCHUMACKER (1995) sono: R = raro, E = minacciato, EX = estinto, Ev = probabilmente estinto, V = vulnerabile; quelle proposte da CAMPISI et alii (2003) invece: DD = dati insufficienti, NT = non minacciato. Nome scientifico Note MUSCI E Barbula convoluta Hedw. Bryum caespiticium Hedw. Bryum canariense Brid. Bryum dichotomum Hedw. s.l. Bryum donianum Grev. Bryum gemmilucens Wilcz. et Dem. Bryum kunzei Hornsch. DD Bryum ruderale Crundw. et Niholm Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 55 Bryum torquescens Bruch. et Schimp. Crossidium crassinerve (De Not.) Jur. Didymodon acutus (Brid.) K. Saito Didymodon luridus Hornsch. Didymodon vinealis (Brid.) R.H. Zander Didymon tophaceus (Brid.) Lisa Enthostodon convexus (Spruce) Brugués Enthostodon durieui Mont s.l.1 Enthostodon hungaricus (Boros) Loeske Enthostodon muhlenbergii (Turner) Fife Enthostodon pulchellus (H. Philib.) Brugués2 Fissidens pusillus (Wilson) Milde DD Fissidens viridulus (Anon.) Wahlenb var. incurvus (Rohl.) Waldh.3 Funaria hygrometrica Hedw. s.l. [incl. varr. calvescens (Schwägr.) Mont. e muralis Hübner] NT Funariella curviseta (Schwägr.) Sérgio Grimmia lisae De Not. Grimmia pulvinata (Hedw.) Sm. Gymnostomum calcareum Nees et Hornsch. [ incl. var. muticum Boul.] DD Leptobarbula berica (De Not.) Schimp. Microbryum rectum (With.) R.H. Zander 4 Microbryum starckeanum (Hedw.) R.H. Zander Pseudocrossidium replicatum (Taylor) R.H. Zander Pseudocrossidium revolutum (Brid.) R.H. Zander Pterygoneurum lamellatum (Lindb.) Jur. Ptychostomum capillare (Hedw.) D.T. Holyoak & N. Pedersen Ptychostomum pallens (Sw.) J.R. Spencer Rhynchostegiella tenella (Dicks.) Limpr. Scorpiurium circinatum (Brid.) M. Fleisch. et Loeske [incl. var. sylvaticum (Briz.) Latz.] Scorpiurium deflexifolium (Solms.) M. Fleisch. et Loeske var. myosuroideum (Bott.) Podp. Syntrichia laevipila (Bird.) K.F. Schultz Timmiella barbuloides (Brid.) Mönk. Tortella flavovirens (Bruch) Broth. Tortella flavovirens (Bruch) Broth. var. papillosissima C. Sérg. et C. Casas Tortella nitida (Lindb.) Broth. s.l. Tortella tortuosa (Hedw.) Limpr. Tortula atrovirens (Sm.) Lindb. Tortula brevissima Schiffn. Tortula marginata (Bruch et Schimp.) Spruce Tortula modica R.H. Zander 5 Tortula muralis Hedw. [incl. var. aestiva Hedw.] Tortula revolvens (Schimp.) G. Roth Tortula solmsii (Schimp.) Limpr. Tortula wilsonii (Hook.) R.H. Zander Trichostomum brachydontium Bruch [incl. var. densum (Bruch, Schimp. et G.) Düll.] Trichostomum crispulum Bruch Weissia controversa Hedw. (incl. var. arenicola (Limpr.) Podp. E V E E E E E E * † † HEPATICAE EX E Athalamia spathysii (Lindb.) S. Hatt. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano † 56 NT Cephaloziella rubella (Nees) Warnst. Corsinia coriandrina (Spreng.) Lindb. E Exormotheca pustulosa Mitt. Fossombronia angulosa (Dicks.) Raddi Fossombronia caespitiformis Rabenh. Fossombronia crozalsii Corb. Fossombronia pusilla (L.) Nees DD Fossombronia pusilla (L.) Nees var. decipiens Corbière R Fossombronia wondraczekii (Corda) Lindb. Gongylanthus ericetorum (Raddi) Nees Lunularia cruciata (L.) Lindb. R Oxymitra incrassata (Brot.) Sérgio et Sim. II Ev NT Petalophyllum ralfsii (Wils.) Nees et Gottsche † Phaeoceros laevis (L.) Prosk. Reboulia hemisphaerica (L.) Raddi Riccia glauca L. Riccia michelii Raddi Riccia nigrella DC. Riccia sorocarpa Bisch. Targionia hypophylla L. 1 Sub Entosthodon pallescens Jur. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); 2 Sub Funaria pulchella H. Philib. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); 3 Sub Fissidens incurvus Röhl var. tamarindifolius (Turner) Braithw. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); 4 Sub Pottia recta (With.) Mitt. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); 5 Sub Pottia intermedia (Turner) Fürnr. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992) Sulla base dei dati rilevati su campo è stata redatta Carta della distribuzione delle specie di interesse floristico (Tavola 6), che riporta le stazioni in cui sono state rinvenute le specie particolarmente localizzate e/o minacciate. Piante vascolari presenti negli Allegati II, IV e V della Direttiva Habitat e/o nella Lista Rossa Regionale e/o di interesse biogeografico/conservazionistico Vengono considerate “emergenze floristiche” quei taxa vegetali che rispondono ad almeno uno dei seguenti requisiti: 1) protetti da normative e direttive internazionali (CITES, Direttiva 92/43/CEE); 2) inclusi nelle “Liste Rosse” regionali (RAIMONDO et alii, 1994, 2001; CONTI et alii, 1997); 3) endemiti esclusivi della Sicilia, del dominio apulo-siculo e dell’area centromediterranea sensu lato; 4) rari su scala nazionale, regionale e/o provinciale; 5) ai margini del loro areale di distribuzione (per lo più mediterranee sud-occidentali e centro-orientali) e/o del loro range altitudinale. Alla luce dei criteri su esposti, nella tabella seguente viene presentata una lista ragionata e aggiornata dei taxa vegetali di maggiore pregio fitogeografico e/o conservazionistico presenti nel SIC in esame. Il patrimonio botanico complessivo del SIC ammonta a ben 75 emergenze floristiche, 22 delle quali sono Briofite. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 57 Liste Rosse Rgionali CITES Allegato Dir. 92/43 Taxa vegetali endemici, rari e minacciati presenti nel SIC ITA040001 “Isola di Linosa” (da PASTA, 2002e, aggiornato e modificato); i taxa sottolineati figuravano già nel Formulario Standard di Natura 2000. Nella colonna “Liste Rosse Regionali” viene indicato, in conformità con le sigle proposte dall’IUCN (RIZZOTTO, 1995), il grado di rischio cui sono soggetti i singoli taxa a livello nazionale: “EX” - specie definitivamente estinte, “VU” – specie vulnerabili, “LR” – specie che corrono un pericolo moderato. Nella colonna Note: † = probabilmente estinto nel corso degli ultimi decenni; RRA = soggetto ad estrema rarefazione nel corso degli ultimi decenni; EL = estremamente localizzato. Nome scientifico LR LR VU (1) CR CR LR EN VU Allium subvillosum Schultes et Schultes fil. Ambrosina bassii L. Anthemis secundiramea Biv. var. cossyrensis Guss. Astragalus peregrinus Vahl subsp. warionis (Gand.) Maire Athalamia spathysii (Lindb.) S. Hatt. (2) Avena saxatilis (Lojac.) Rocha Afonso (3) Bellium minutum L. Bryonia acuta Desf. Bryum gemmilucens Wilcz. et Dem. (4) EN Bryum ruderale Crundw. et Niholm (4) Calendula tripterocarpa Rupr. Carduus pycnocephalus L. subsp. arabicus (Murray) Nyman VU Carlina involucrata Poir. Carlina sicula Ten. subsp. sicula VU Castellia tuberculosa (Moris) Bor Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp. occidentale (Paunero) H. et S. Scholz LR Cephaloziella rubella (Nees) Warnst. (2) EN Crossidium crassinerve (De Not.) Jur. (4) EN Daucus gingidium L. subsp. rupestris (Guss.) Onno LR Echium arenarium Guss. VU Enthostodon durieui Mont s.l. (4, 5) Enthostodon hungaricus (Boros) Loeske EN Enthostodon pulchellus (H. Philib.) Brugués (4, 6) VU Erodium neuradifolium Delile var. linosae (Sommier) Brullo EN Exormotheca pustulosa Mitt. (2) DD Fissidens viridulus (Anon.) Wahlenb var. incurvus (Rohl.) Waldh. (4, 7) DD Fossombronia crozalsii Corb. (2) Fossombronia pusilla (L.) Nees var. decipiens Corbière (2) Fossombronia wondraczekii (Corda) Lindb. (2) Fumaria bicolor Nicotra EN Funariella curviseta (Schwägr.) Sérgio (4) VU Heliotropium dolosum De Not. VU Juniperus turbinata Guss. VU Lagurus ovatus L. subsp. nanus (Guss.) Messeri EN Leptobarbula berica (De Not.) Schimp (4) VU Limoniastrum monopetalum (L.) Boiss. VU (8) Limonium algusae (Brullo) Greuter LR Limonium lopadusanum Brullo LR Linaria pseudolaxiflora Lojac. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Note RRA RRA EL + † + RRA † + + + + † + + + + RRA + + + † + + † + + + + + + EL + + + + EL + 58 VU Logfia lojaconoi (Brullo) Brullo + Lotus halophilus Boiss. et Spruner + VU Lotus peregrinus L. + DD Lycium intricatum Boiss. + VU Medicago secundiflora Durieu + Microbryum rectum (With.) R.H. Zander (4, 9) + Micromeria microphylla (D’Urv.) Bentham EL Ononis dentata Lowe + LR Ononis serrata Forssk. + EN Onopordum argolicum Boiss. + Ophioglossum lusitanicum L. † Oxymitra incrassata (Brot.) Sérgio et Sim. (2) + EN Pancratium angustifolium Lojac. (10) + LR Parietaria cretica L. + LR Periploca angustifolia Labill. + II VU Petalophyllum ralfsii (Wils.) Nees et Gottsche (2) EL LR Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile + LR Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra) Brullo + EN Pseudocrossidium replicatum (Taylor) R.H. Zander (4) EL EN Pterygoneurum lamellatum (Lindb.) Jur. (4) + LR Reichardia tingitana (L.) Roth EL EN Rhus tripartita (Ucria) Grande EL LR Rumex bucephalophorus L. subsp. aegaeus Rech. fil. (11) + LR Senecio cineraria DC. subsp. bicolor (Willd.) Arcang. (12) + + LR Serapias parviflora Parl. + CR Silene apetala Willd. RRA VU Silene behen L. RRA LR Succowia balearica (L.) Medik. + Tortella flavovirens (Bruch) Broth. var. papillosissima C. Sérg. et + C. Casas (4) Tortula brevissima Schiffn. (4) + EN Tortula modica R.H. Zander (4, 13) + Tortula revolvens (Schimp.) G. Roth (4) + Tortula solmsii (Schimp.) Limpr. (4) + Trigonella maritima Poir. + VU Valantia calva Brullo EL EN Volutaria lippii (L.) Maire + (1) “EN” in CONTI et alii (1997). Il grado di minaccia è stato aggiornato alla luce dei rilevamenti della primavera 2008; (2) Si tratta di una briofita e, più precisamene, di un’epatica; (3) Il suo nome corretto è oggi Avena madritensis Baum; (4) Si tratta di una briofita e, più precisamene, di un muschio; (5) Sub Entosthodon pallescens Jur. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (6) Sub Funaria pulchella H. Philib. in CORTINIPEDROTTI & ALEFFI (1992); (7) Sub Fissidens incurvus Röhl var. tamarindifolius (Turner) Braithw. in CORTINIPEDROTTI & ALEFFI (1992); (8) “LR” in CONTI et alii (1997). Il grado di minaccia è stato aggiornato alla luce dei rilevamenti della primavera 2008; (9) Sub Pottia recta (With.) Mitt. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (10) Il suo nome corretto è oggi Pancratium linosae Soldano et F. Conti; (11) Il suo nome corretto è oggi Rumex bucephalophorus L. subsp. gallicus (Steinh.) Rech. fil. (12) Il suo nome corretto è oggi Jacobaea maritima (L.) Pelser et Meijden subsp. bicolor (Willd.) B. Nord et Greuter ; (13) Sub Pottia intermedia (Turner) Fürnr. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992) Linosa ospita poche specie endemiche, probabilmente a causa della sua relativa “giovinezza” geologica. Le sue peculiarità sono: Limonium algusae, plumbaginacea diffusa sulle scogliere delle coste settentrionali e orientali dell’isola (Brullo & Piccione, 1980); la geraniacea Erodium neuradifolium var. linosae, comune nei fraticelli effimeri primaverili; Valantia calva, piccola rubiacea annua, tipica dei consorzi effimeri presenti sulle lave; Pancratium angustifolium, amarillidacea psammofila che caratterizza le zone limitrofe alla Cala Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 59 Pozzolana di Ponente e si riscontra anche in diversi tratti della costa settentrionale (Cala mannarazza, Punta Calcarella). Linosa ospita anche alcuni endemismi delle isole del Canale di Sicilia; tra queste Logfia lojaconoi, presente anche a Pantelleria, e Linaria pseudolaxiflora, nota anche per l’Arcipelago Maltese. Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3) Nel SIC sono state censite diverse specie introdotte ed oggi definitivamente spontaneizzate o subspontanee e avventizie casuali o del tutto naturalizzate. Ciò concorda con la vulnerabilità di tutti gli ecosistemi insulari ed in particolare di quelli vulcanici, particolarmente ricettivi per via della buona qualità dei suoli (S. Pasta, dati inediti). Oxalis pes-caprae è una specie invasiva d’origine sudafricana che ha ormai colonizzato ogni ambiente disturbato e seminaturale di tutta la fascia infra-, termo- e mesomediterranea di Sicilia. Nicotiana glauca è molto diffusa negli ambienti ruderali della periferia, sui margini delle strade e sulle coste rocciose in cui si insediano le colonie dei gabbiani. Carpobrotus edulis tappezza i litorali rocciosi disturbati presso l’abitato e potrebbe estendersi occupando ambienti analoghi all’interno del SIC. Anche le attività di forestazione hanno giocato un ruolo negativo sul grado di naturalità del paesaggio vegetale locale e hanno causato l’ingresso di specie alloctone potenzialmente invasive (Tamarix canariensis, Pinus halepensis e Acacia saligna); sarebbe invece opportuna una decisa inversione di tendenza, iniziando dalla “bonifica” dei rimboschimenti locali tramite una graduale rinaturazione - sino all’eliminazione completa – degli impianti di Pinus halepensis e Acacia saligna. Per ridurre il rischio di ulteriori ingressi, bisogna evitare l’uso e l’introduzione di terreno vegetale proveniente da aree esterne al SIC, sì da minimizzare il rischio d’introduzione involontaria di specie esotiche potenzialmente invasive, riducendo al minimo indispensabile l’estensione e l’intensità di manutenzione di ecotoni antropogeni come alberatura stradale e ornamentale, nuova viabilità e strisce parafuoco. Lo strumento più efficace per evitare l’espansione di xenofite potenzialmente invasive appare quello di monitorare le zone più disturbate e marginali dell’isola (aree suburbane degradate, cave, discariche ed ex-discariche, ecc.), che costituiscono infatti la nicchia elettiva di gran parte delle esotiche “in attesa di attecchimento”. Inquadramento fitosociologico e caratterizzazione ecologica della vegetazione (B.3.2) Qui di seguito si propone un prospetto sintassonomico delle cenosi presenti nel SIC in esame (da PASTA, 2002g, modificato e aggiornato).. Vegetazione perenne delle dune costiere AMMOPHILETEA Br.-Bl. et R. Tx. ex Westhoff, Dijk et Passchier 1946 AMMOPHILETALIA Br.-Bl. 1933 AGROPYRION JUNCEI (R. Tx. in Br.-Bl. et R. Tx. 1952) Rivas-Martínez et Al. 1980 Aggr. ad Elytrigia juncea subsp. mediterranea AMMOPHILION AUSTRALIS Br.-Bl. 1921 corr. Rivas-Martínez, Costa et Izco in RivasMartínez, Lousa, T.E. Díaz, Fernández-González et J.C. Costa 1990 Pancratietum linosae Brullo et Siracusa 1996 corr. Vegetazione alonitrofila annua delle spiagge CAKILETEA MARITIMAE R. Tx. et Preising in R. Tx. 1950 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 60 CAKILETALIA INTEGRIFOLIAE R. Tx. ex Oberdorfer 1950 corr. Rivas-Martínez, Costa et Loidi 1992 EUPHORBION PEPLIS R. Tx. 1950 Salsolo kali-Cakiletum aegyptiacae Costa et Mansanet 1981 corr. Rívas-Martinez et Al. 1992 Vegetazione alofila costiera Vegetazione litofila aeroalina CRITHMO-STATICETEA Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952 CRITHMO-STATICETALIA Molinier 1934 CRITHMO-STATICION Molinier 1934 Limonietum algusae Bartolo et Brullo 1993 PLANTAGINI-THYMELAEION HIRSUTAE (Bartolo, Brullo et Marcenò 1982) Bartolo et Brullo in Bartolo et Al. 1992 Senecioni bicoloris-Lycietum intricati Brullo et Siracusa 1996 Aggr. a Daucus gingidium e Glaucium flavum Vegetazione terofitica alonitrofila SAGINETEA MARITIMAE Westhoff, Van Leeuwen et Adriani 1962 FRANKENIETALIA PULVERULENTAE Rivas-Martìnez ex Castroviejo et Porta 1976 FRANKENION PULVERULENTAE Rivas-Martìnez ex Castroviejo et Porta 1976 Polypogonetum subspathacei Gamisans 1992 Vegetazione degli ambiti rupestri Vegetazione brio-pteridofitica casmocomofitica ANOMODONTO-POLYPODIETEA Rivas-Martínez 1975 ANOMODONTO-POLYPODIETALIA O. de Bolòs et Vives in O. de Bolòs 1957 POLYPODION SERRATI Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952 Polypodietum serrati Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952 Vegetazione casmo-nitrofila delle pareti rocciose disturbate PARIETARIETEA Oberdorfer 1977 PARIETARIETALIA Rivas-Martínez in Rivas-Goday 1964 PARIETARIO-GALION MURALIS Rivas-Martínez in Rivas-Goday 1964 Hyoscyamo albi-Parietarietum judaicae Segal 1969 Vegetazione ruderale e nitrofila degli agro-ecosistemi e dei rimboschimenti Vegetazione nitrofila dei suoli calpestati POLYGONO-POËTEA ANNUAE Rivas-Martínez 1975 POLYGONO-POËTALIA ANNUAE R. Tx. in Géhu, Richard et R. Tx. 1972 POLYCARPION TETRAPHYLLI Rivas-Martìnez 1975 Polycarpo tetraphylli-Spergularietum rubrae Brullo et Marcenò 1976 em. Brullo 1980 Vegetazione ornitocoprofila, ruderale e nitrofila delle colture erbacee e permanenti, degli incolti e dei rimboschimenti STELLARIETEA MEDIAE R. Tx. et Al. ex von Rochow 1951 SOLANO NIGRI-POLYGONETALIA CONVOLVULI (Sissingh in Westhoff, Dijk et Passchier 1946) O. de Bolòs 1962 CHENOPODION BOTRYOS Brullo et Marcenò 1980a Heliotropietum dolosi Brullo et Marcenò 1980a CHENOPIETALIA MURALIS Rivas-Martìnez 1977 em. Brullo in Brullo et Marcenò 1985a CHENOPODION MURALIS Br.-Bl. 1936 em. Brullo in Brullo et Marcenò 1985a Lavateretum cretico-arboreae Br.-Bl. et Molinier 1935 Chenopodio muralis-Parietarietum diffusae Brullo et Marcenò 1985a MESEMBRYATHEMION CRYSTALLINI Rivas-Martìnez 1993 Mesembryanthemetum crystallini Sunding 1972 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 61 Mesembryanthemo crystallini-Paronychietum argenteae Brullo et Siracusa 1996 Mesembryanthemo crystallini-Hyoscyametum albi Brullo et Siracusa 1996 SISYMBRIETALIA OFFICINALIS J. Tx. 1962 in Lohmeyer et al., 1962 em. Rivas-Martínez, Báscones, T.E. Díaz, Fernández-González et Loidi 1991 HORDEION LEPORINI Br.-Bl. in Br.-Bl., Gajewski, Wraber et Walas 1936 Carduetum australis Brullo 1983a Volutario lippii-Hordeetum leporini Brullo et Siracusa 1996 BROMETALIA RUBENTI-TECTORUM Rivas-Martínez et Izco 1977 CARRICHTERO ANNUAE-AMBERBOION LIPPII Rivas-Goday et Rivas-Martínez ex Esteve 1973 Chrysanthemo coronarii-Hyppocrepidetum multisiliquosae Brullo et Siracusa 1996 Aggr. a Brassica fruticulosa Vegetazione a megaforbie sciafilo-nitrofile (sottobosco della vegetazione pre-forestala) GALIO-URTICETEA Passarge ex Kopecký 1969 URTICO-SCROPHULARIETALIA PEREGRINAE Brullo in Brullo et Marcenò 1985a ALLION TRIQUETRI O. de Bolòs 1967 Succowio balearicae-Castellietum tuberculosae Brullo et Siracusa 1996 Vegetazione microfitica sciafilo-nitrofila delle radure delle formazioni pre-forestali e forestali GERANIO-CARDAMINETEA HIRSUTAE (Rivas-Martínez, Fernandez-Gonzalez et Loidi 1999) Rivas-Martínez et Al. 2001 GERANIO PURPUREI-CARDAMINETALIA HIRSUTAE Brullo in Brullo et Marcenò 1985a VALANTIO-GALION MURALIS Brullo in Brullo et Marcenò 1985a Valerianello puberulae-Galietum calvescentis Brullo et Siracusa 1996 Vegetazione delle praterie perenni e annue Vegetazione terofitica dei praticelli effimeri (sub)acidofili TUBERARIETEA GUTTATAE (Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952) Rivas-Goday et Rivas-Martínez 1963 em. Rivas-Martínez 1978 MALCOLMIETALIA Rivas Goday 1957 MARESIO-MALCOLMION RAMOSISSIMAE Rivas-Martínez, Costa et Loidi 1992 Loto peregrini-Ononidetum serratae Brullo et Grillo 1985 Consorzi terofitici basifili e subalofili STIPO-TRACHYNIETEA DISTACHYAE Brullo in Brullo, Scelsi et Spampinato 2001 STIPO-BUPLEURETALIA SEMICOMPOSITI Brullo 1985 PLANTAGINI-CATAPODION MARINI Brullo 1985 Sileno sedoidis-Bellietum minuti Brullo 1985 Oglifetum lojaconoi Brullo 1985 Plantagini zwierleinii-Erodietum linosae Brullo 1985 Sedo litorei-Valantietum calvae Brullo 1985 Catapodio marini-Sedetum litorei Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Paronychio longisetae-Crassuletum tilleae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Sedo litorei-Valantietum intricatae Brullo et Siracusa 1996 Vegetazione delle praterie termo-xerofile perenni a dominanza di emicriptofite LYGEO-STIPETEA TENACISSIMAE Rivas-Martínez 1978 HYPARRHENIETALIA HIRTAE Rivas-Martínez 1978 HYPARRHENION HIRTAE Br.-Bl., P. Silva et Rozeira 1956 Euphorbio terracinae-Hyparrhenietum hirtae Brullo et Siracusa 1996 Ferulo communis-Hyparrhenietum hirtae Brullo et Siracusa 1996 BROMO-ORYZOPSION MILIACEAE O. de Bolòs 1970 Lathyro sphaerici-Oryzopsietum miliaceae Brullo et Siracusa 1996 Aggr. a Foeniculum vulgare subsp. Piperitum Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 62 Vegetazione pre-forestale e forestale zonale Vegetazione suffruticosa delle garighe basifile CISTO-MICROMERIETEA JULIANAE Oberdorfer 1954 CISTO-ERICETALIA Horvatič 1958 CISTO-ERICION Horvatič 1958 Aggr. a Thymus capitatus Vegetazione della macchia-foresta sempreverde mediterranea QUERCETEA ILICIS Br.-Bl. ex A. et O. de Bolòs 1950 QUERCETALIA CALLIPRINI Zohary 1955 OLEO-CERATONION SILIQUAE Br.-Bl. 1936 ex Guinochet et Drouineau 1944 em. RivasMartínez 1975 Aggr. a Pistacia lentiscus e/o Olea europaea var. sylvestris PERIPLOCION ANGUSTIFOLIAE Rivas-Martínez 1975 Periploco angustifoliae-Euphorbietum dendroidis Brullo, Di Martino et Marcenò 1977 Vegetazione degli arbusteti aloxerofili zonali Vegetazione arbustiva mio-alofila (sub)nitroxerofila delle aree subdesertiche PEGANO-SALSOLETEA Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958 SALSOLO VERMICULATAE-PEGANETALIA HARMALAE Br.-Bl. et O. de Bolòs 1954 SALSOLO VERMICULATAE-PEGANION HARMALAE Br.-Bl. et O. de Bolòs 1954 Suaedo verae-Limoniastretum monopetali Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 NICOTIANO GLAUCAE-RICINETALIA COMMUNIS Rivas-Martínez, FernándezGonzález et Loidi 1999 NICOTIANO GLAUCAE-RICINION COMMUNIS Rivas-Martínez, Fernández-González et Loidi 1999 Aggr. a Nicotiana glauca Nel testo che segue vengono forniti i ragguagli generali sulla composizione floristica, l’ecologia e la distribuzione delle classi di vegetazione note o rinvenute nel comprensorio e sulla loro importanza ai fini della conservazione della fitodiversità complessiva del territorio stesso. Le unità di vegetazione sono riportate nella Tavola 7 (Carta della vegetazione – Unità del paesaggio vegetale) e nella Tavola 7b (Carta della vegetazione – Mosaici di alleanze). Pancratietum linosae Brullo et Siracusa 1996 corr. Car. Ass.: Pancratium linosae (= P. angustifolium Lojac.) Ecologia: vegetazione psammofila di ambiente comparabile alle dune embrionali, non riesce ad ospitare altre specie caratteristiche dell’ordine e della classe a causa della ridotta superficie idonea; colonizza e stabilizza coni sabbiosi piuttosto inclinati (anche 40°). Distribuzione: endemica di Linosa (piroclastiti e sabbie vulcaniche di M. Nero). Note: BRULLO & SIRACUSA (1996) distinguono una subass. medicaginetosum marinae, ben rappresentata dalla formazione delle estese sciare fortemente acclivi di M. Nero, ed una subass. agropyretosum juncei, che ha come specie differenziale Elytrigia juncea subsp. mediterranea e che trova il suo optimum nei tratti costieri pianeggianti in corrispondenza di accumuli più o meno consistenti di sabbie eoliche depositatesi durante le mareggiate. Salsolo kali-Cakiletum maritimae Costa et Mansanet 1981 corr. Rivas-Martìnez et Al. 1992 Car. Ass.: Cakile maritima, Salsola kali subsp. kali, Glaucium flavum e Polygonum maritimum Ecologia: cenosi pioniere alonitrofile tipiche della zona delle spiagge di varia granulometria in cui a seguito delle mareggiate si ha deposito di resti organici. Distribuzione: Cala di Pozzolana (aspetti discontinui e impoveriti). Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 63 Limonietum algusae Brullo et Piccione 1980 ex Bartolo et Brullo 1993 Car. Ass.: Limonium algusae. Ecologia: vegetazione pioniera alo-litofila perenne a piccole camefite su vulcaniti, cresce sui tratti costieri più pianeggianti e meno antropizzati, e si spinge anche per parecchie decine di metri verso l’interno nelle stazioni più ventilate e soggette agli spruzzi marini. Distribuzione: endemica di Linosa, ivi meglio rappresentata lungo il versante occidentale, meno antropizzato. Senecioni bicoloris-Lycietum intricati Brullo et Siracusa 1996 Car. Ass.: Lycium intricatum Ecologia: gariga lito-alofila costiera, si sviluppa nei tratti più interni del litorale roccioso (su vulcaniti); dominata da nanofanerofite, mostra un discreto grado di copertura ed occupa una posizione intermedia tra il Limonietum algusae ed il Periploco angustifoliae-Euphorbietum dendroidis. Distribuzione: endemica di Linosa. Polypodietum cambrici Br.-Bl. 1952 Car. Ass.: Polypodium cambricum L.. Ecologia: cenosi casmo-subnitrofila e sciafila delle fessure, dominata da briofite, felci e qualche crassulacea rupicola. Distribuzione: rupi ombrose. Polycarpo tetraphylli-Spergularietum rubrae Brullo et Marcenò 1976 em. Brullo 1980 Car. Ass.: Arenaria leptoclados Ecologia: comunità terofitica dominata da alcune cariofillacee prostrato-reptanti precoci di ambienti plateali e calpestati, diffusa nei tratti sottoposti ad un calpestio moderato, su suoli esigui ricchi di sabbia e pertanto alquanto xerici. Distribuzione: diffusa. Heliotropietum dolosi Brullo et Marcenò 1980 Car. Ass.: Heliotropium dolosum e Silene behen Ecologia: consorzio di specie termoxerofile calcifughe a vegetazione primaverile-estiva delle colture aperte sarchiate sottoposte a periodiche lavorazioni del terreno e concimazioni (cappereti, vigneti, frutteti, orti, campi di leguminose e giardini). Vegeta su superfici pianeggianti e suoli altamente permeabili. Distribuzione: ad oggi nota solo per Linosa e le Eolie. Nota: BRULLO & SIRACUSA (1996) attribuiscono l’Amarantho graecizanti-Cyperetum rotundi subass. sorghetosum halepensis di MAUGERI et alii (1980b) ad aspetti impoveriti dell’associazione in questione. Lavateretum cretico-arboreae Br.-Bl. et Molinier 1935 Car. Ass.: Lavatera arborea Ecologia: consorzio paucispecifico che si rinviene in prossimità delle case rurali e del centro urbano, su macerie o su depositi di materiale grossolano di riporto, con manifeste esigenze ipernitrofile, legato ad ambienti soggetti a forte aridità ambientale e a stazioni costiere o comunque più o meno influenzate dal mare. Chenopodio muralis-Parietarietum diffusae Brullo et Marcenò 1985a Car. Ass.: Malva nicaeensis e Parietaria judaica Ecologia: vegetazione degli ambienti ruderali urbani e rurali ben umificati, dominata da terofite ipernitrofile; colonizza contesti molto ombreggiati e piuttosto freschi (es.: marciapiedi a ridosso di alte mura di edifici abbandonati). Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 64 Mesembryanthemetum crystallini Sunding 1972 Car. Ass.: Mesembryanthemum cristallinum, M. nodiflorum e Beta macrocarpa Ecologia: habitat ruderali subalofili e nitrofili prettamente costieri, dominati da terofite succulente. Distribuzione: noto per le Canarie, Linosa e probabilmente presente in Africa settentrionale. Mesembryanthemo crystallini-Paronychietum argenteae Brullo et Siracusa 1996 Car. Ass.: Paronychia argentea Ecologia: cenosi molto rada che vicaria il Mesambryanthemetum crystallini nei contesti più xerici su suoli piuttosto superficiali a contatto con la roccia basaltica, meno marcatamente alofili, confinati a poche aree presso l’abitato. Mesembryanthemo crystallini-Hyoscyametum albi Brullo et Siracusa 1996 Car. Ass.: Hyoscyamus albus L.. Ecologia: habitat ruderali xerici subalofili e ipernitrofili prettamente costieri, occorre limitatamente ai tratti utilizzati come depositi di sostanze di rifiuto. Distribuzione: cenosi ad oggi nota esclusivamente per Linosa. Carduetum australis Brullo et Piccione 1980 ex Brullo 1983a. Car. Ass.: Carduus arabicus subsp. marmoratus Ecologia: vegetazione nitrofila marcatamente ruderale, impoverita da un punto di vista floristico, tipica dei bordi di strada, e dei sentieri, per lo più in aree pianeggianti; si localizza sulle macerie o sui depositi di materiale organico in stazioni in genere abbastanza ombreggiate e fresche (es: ridossata ai muri a secco esposti a Nord) in prossimità degli abitati. Distribuzione: Lampedusa, Linosa e Arcipelago Maltese (BRULLO, 1983). Volutario lippii-Hordeetum leporini Brullo et Siracusa 1996 Car. Ass.: Volutaria lippii Ecologia: vegetazione nitrofila marcatamente ruderale, vicaria il Carduetum australis in stazioni ad esso edaficamente analoghe ma in genere abbastanza soleggiate (es: muri a secco esposti a Sud e Ovest) in prossimità delle case e del centro abitato. Distribuzione: endemica di Linosa. Chrysanthemo coronarii-Hippocrepidetum multisiliquosae Brullo et Siracusa 1996 Car. Ass.: Ononis diffusa, Reichardia tingitana, Lotus peregrinus e Hippocrepis multisiliquosa Ecologia: cenosi subnitrofila termoxerofila dei coltivi abbandonati o a riposo su suoli sciolti. Distribuzione: Linosa, Sicilia meridionale e Malta. Succowio balearicae-Castellietum tuberculosae Brullo et Siracusa 1996 Car. Ass.: Castellia tuberculosa e Succowia balearica Ecologia: vegetazione sciafilo-nitrofila presente sulle superfici ombreggiate sotto i grossi cespugli della macchia, con microclima fresco-umido e su suoli profondi e ben umificati, dove hanno il loro optimum macrofite erbacee di tipo terofitico o geo-emicriptofitico. Distribuzione: ad oggi tale fitocenosi è nota solo per Linosa. Valerianello puberulae-Galietum calvescentis Brullo et Siracusa 1996 Car. Ass.: Galium murale var. calvescens e Valerianella puberula Ecologia: vegetazione microfitica di tipo sciafilo-subnitrofilo che si rinviene in condizioni di ombra ed umidità particolarmente pronunciate, per lo più nelle stazioni cacuminali in corrispondenza di anfratti rocciosi ben ombreggiati e protetti dall’azione del vento e più raramente sotto i bassi cespugli della macchia. Nei tratti più aperti e soleggiati viene normalmente sostituita dal Plantagini zwierleinii-Erodietum linosae. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 65 Loto peregrini-Ononidetum serratae Brullo et Piccione 1980 ex Brullo et Grillo 1985 Car. Ass.: Ononis serrata, Lotus peregrinus, Volutaria lippii e Silene apetala Ecologia: praticelli effimeri di terofite dei depositi su suoli piuttosto incoerenti (sabbie e scorie vulcaniche) subpianeggianti; si insedia spesso nei vecchi coltivi abbandonati e non rientra in serie psammofile. Distribuzione: endemica della parte sudorientale di Linosa presso M. Calcarella. Sileno sedoidis-Bellietum minuti Brullo et Piccione 1980 ex Brullo 1985 Car. Ass.: Bellium minutum e Silene sedoides Ecologia: praticelli effimeri alolitofili costieri dall’ecologia peculiare, localizzati nelle fessure e le piccole depressioni della roccia vulcanica nell’area direttamente influenzata dagli spruzzi marini, occupata dal Limonietum algusae. Richiede notevole ombreggiamento (spesso fornito dai grossi massi basaltici) ed umidità, come sembra denotare la cospicua presenza di muschi. Distribuzione: endemica di Linosa (Scogli di Ponente) e Pantelleria. Oglifetum lojaconoi Brullo et Piccione 1980 ex Brullo 1985 Car. Ass.: Oglifa lojaconoi Ecologia: praticelli effimeri subalo-litofili, localizzati su superfici subpianeggianti esposte e soleggiate all’interno del Limonietum algusae o del Periploco angustifoliae-Euphorbietum dendroidis, in cui la roccia vulcanica sia ricoperta da uno strato più o meno sottile di suolo sabbioso o più o meno incoerente. Rappresenta un aspetto di sostituzione della macchia, mentre assume un ruolo primario nei tratti costieri più o meno sabbiosi e sottoposti alla pesante influenza del mare (Cava Pozzolana di Ponente a Linosa), dove vicaria il Sileno sedoidis-Bellietum minuti nei contesti più soleggiati. Distribuzione: endemica di Linosa e Pantelleria. Plantagini zwierleinii-Erodietum linosae Brullo et Piccione 1980 ex Brullo 1985 Car. Ass.: Erodium neuradifolium var. linosae, Linaria pseudolaxiflora e Catapodium zwierleinii Ecologia: praticelli effimeri costieri costituiti per lo più da nanofanerofite, localizzati in genere sul all’interno della macchia degradata. Presenta un discreto contingente di specie xerofile e subalofile e un numero inaspettatamente basso di specie calcifughe; è meglio rappresentata in prossimità delle cime di Linosa all’interno del Periploco angustifoliaeEuphorbietum dendroidis, mentre si presenta alquanto impoverita lungo le coste. Le specie caratteristiche, di notevole interesse fitogeografico, si rinvengono pressocchè esclusivamente in questo contesto. Distribuzione: endemica di Linosa (M. Vulcano, Montagna Rossa, M. Nero e M. Bandiera). Sedo litorei-Valantietum calvae Brullo et Piccione 1980 ex Brullo 1985 Car. Ass.: Valantia calva e Parietaria cretica Ecologia: praticelli effimeri termo-xerifili paucispecifici tipici di stazioni semirupestri aridissime e molto esposte ai venti, dove appare vicariare il Plantagini zwierleinii-Erodietum linosae. Localizzata negli anfratti rocciosi ricoperti di ceneri e lapilli delle aree cacuminali, in microambienti freschi e ombrosi. Le specie caratteristiche, che solo ivi trovano il loro optimum, sono di notevole interesse fitogeografico. Distribuzione: endemica di Linosa (vette di M.Vulcano e M.gna Rossa). Catapodio marini-Sedetum litorei Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Sedum litoreum e Sedum caespitosum Ecologia: tipica degli anfratti o piccole nicchie ombreggiate dalla roccia calcarea, caratterizata da nanofanerofite succulente; aspetto xerofilo, sciafilo e subalofilo. Distribuzione: endemica delle Pelagie, è rappresentata localmente dalla subass. plantaginetosum zwierleinii Brullo et Siracusa 1996 (differenziali: Plantago zwierleinii, Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 66 Trachynia distachyos e Trifolium stellatum), diffusa nelle stazioni più interne di Linosa, e dalla subass. silenetosum sedoidis Brullo et Siracusa 1996 (differenziali: Silene sedoides e Parapholis incurva), tipica dei tratti costieri, a carattere subalofilo. Paronychio longisetae-Crassuletum tilleae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Tillaea muscosa Ecologia: vegetazione terofitica impiantata nei cuscineti di briofite – come Barbula unguiculata Hedw., Bryum caespiticium Hedw., Phaeoceros laevis (L.) Prosk - che colonizza il sottile strato di tericcio che si accumula nelle concavità delle rocce inondate in inverno per brevi periodi. Distribuzione: endemica delle Pelagie, è rappresentata localmente dalla subass. saginetosum apetalae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990, caratterizzata da una moderata nitrofilia, che a Linosa occorre per lo più su substrati subpianeggianti, e si differenzia per la significativa presenza di Trifolium suffocatum. Euphorbio terracinae-Hyparrhenietum hirtae Brullo et Siracusa 1996 Car. Ass.: Euphorbia terracina Ecologia: praterie di tipo steppico su substrati vulcanici sciolti, più o meno sabbiosi, tipici di stazioni moderatamente acclivi con esposizioni calde (S-SW). Ospita taxa di notevole interesse fiitogeografico quali Lotus halophilus, Lotus peregrinus e Ononis serrata. Distribuzione: endemica di Linosa. Ferulo communis-Hyparrhenietum hirtae Brullo et Siracusa 1996 Ecologia: praterie di tipo steppico su substrati vulcanici più compatti rispetto alla cenosi con Euphorbia terracina, tipici di stazioni meno xeriche. In Sicilia l’associazione vicaria l’Hyparrhenietum podotricho-hirtae su substrati silicei relativamente a stazini interessate da suoli molto superficiali, talora anche profondi, ma sempre ricchi di scheletro. Distribuzione: descritta per Linosa e nota per varie località Sicilia interna (Brullo ined. in BRULLO & SIRACUSA, 1996). Lathyro sphaerici-Oryzopsietum miliaceae Brullo et Siracusa 1996 Car. Ass.: Vicia atropurpurea Desf., Lathyrus sphaericus Retz. Ecologia: a causa dell’aridità di Linosa, tale cenosi si rinviene in zone ombreggiate e relativamente fresche, dove forma consorzi piuttosto densi. Distribuzione: Linosa alla Grotta delle Palombe. Periploco angustifoliae-Euphorbietum dendroidis Brullo, Di Martino et Marcenò 1977 Car. Ass.: Periploca angustifolia Labill.. Ecologia: macchia bassa termo-xerofila che costituisce il climax degli ambienti aridi costieri con clima inframediterraneo, dominata da arbusti xerofili caduchi nel periodo estivo. Predilige substrati rocciosi compatti (calcari, basalti, tufi) e vegeta anche in contesti con notevole inclinazione 5°-50°. Consorzio spesso contiguo ad aspetti del Crithmo-Staticion e legato a formazioni dell’Hyparrhenion hirtae. Distribuzione: endemica delle isole del Canale di Sicilia (Egadi, Pelagie, Arcipelago Maltese, Pantelleria) nonché di Creta ed isole viciniori. Note: nel suo aspetto più tipico a Linosa apre frammista a Pistacia lentiscus e Euphorbia dendroides, mentre negli aspetti pionieri costieri delle scogliere tufacee (es.: M. Calcarella) si presenta invece con una facies a Coridothymus capitatus. Circa un terzo del paesaggio vegetale locale è caratterizzato da aspetti di macchia termoxerofila tipica dei climi termo mediterranei (Oleo-Ceratonion) o inframediterraneo (Periplocion angustifoliae), che ricopre prevalentemente i principali rilievi vulcanici (M. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 67 Vulcano, M. Nero, Montagna Rossa); un mosaico di aspetti di macchia di elevato valore naturalistico ricopre la più estesa colata dell’isola in corrispondenza del pianoro di C.da Mannarazza, in cui le opere in muratura e secco sono ormai completamente nascoste sotto una coltre di fitta vegetazione riferibile in buona parte all’alleanza Periplocion angustifoliae. Un altro terzo dell’isola è caratterizzato da consorzi nitrofili (Chenopodion botryos) connessi ai coltivi (prevalentemente colture orticole come pomodoro, lenticchia, ecc.) ed agli incolti più o meno evoluti (Bromo-Oryzopsion, Carrichtero-Amberboion, Hordeion leporini, ecc.). Gli aspetti di vegetazione psammonitrofila annua (Euphorbion peplis) sono rari ed estremamente circoscritti, mentre più ampia è la porzione di territorio interessata da vegetazione psammofila perenne (Ammophilion australis) e annua (Maresio-Malcolmion). Sebbene Linosa risulti caratterizzata da una marcata prevalenza delle specie erbacee, diversamente da quanto riscontrato a Lampedusa, le locali praterie perenni (Hyparrhenion hirtae) e annue (Plantagini-Catapodion marini) ricoprono superfici piuttosto esigue, mentre partecipano più di frequente come aspetti minoritari ai mosaici di vegetazione seriale. Questo fatto deve essere preso in grande considerazione, giacché è proprio nei pratelli effimeri che si concentra l’endemismo locale (sia a livello di associazioni sia di specie) e dove vive buona parte dei taxa vegetali d’interesse biogeografico e conservazionistico. La vegetazione che caratterizza gli impianti forestali artificiali è simile a quella degli incolti e delle aree marginali; va tuttavia rimarcato come dove i rimboschimenti non avuto un grande successo o dove sono rimasti a macchia di leopardo, molto spesso sono caratterizzati “ a chiazze” da frammenti di habitat connessi con gli aspetti di macchia, gariga e prateria. Gli impianti a Tamarix canariensis realizzati lungo tutta la costa nord-orientale e orientale dell’siola (dallo scalo della Mannarazza sino alla Cacarella che hanno gravemente pregiudicato la vegetazione di gariga subalofila (Plantagini-Thymelaeion hirsutae) un tempo fisionomizzata da Lycium intricatum e Senecio cineraria subsp. bicolor e causato una forte rarefazione dell’endemico Limonium algusae. La vegetazione rupicola, qua e là caratterizzata da aspetti casmocomofitici riferibili al polypodion serrati, si concentra sugli affioramenti di roccia vulcanico che cingono il margine calderico orientale della Fossa del Cappellano. Vi si osservano inoltre comunità licheniche e briofitiche di estremo interesse biogeografico e conservazionistico. La gariga a timo (Cisto-Ericion) appare molto circoscritta: gli unciinuclei cartografabili si rinvengono ai piedi del versante occidentale di M. Bandiera e su M. Calcarella. Si segnalano gli ottimi livelli di interconnessione tra i diversi mosaici dominati da consorzi di macchia. La continuità spaziale tra gli aspetti di prateria perenne e annua, di gariga e gli incolti più maturi non appare altrettanto ottimale, ponendo in forse la funzionalità delle comunità più aperte e meno evolute. Comprendere le potenzialità dinamiche del territorio in esame facilita una lettura “in prospettiva” delle informazioni contenute nella Carta della Vegetazione, permettendo inoltre l’accorpamento delle unità di vegetzione censite in una prospettiva dinamica. A tal proposito, nel SIC è possibile individuare diverse serie di vegetazione a forte condizionamento edafico: Serie termoxerofila degli affioramenti rocciosi e dei litosuoli gessosi, da un mosaico di praterelli terofitici (all. Plantagini-Catapodion marini) può progredire verso praterie a Hyparrhenia hirta (all. Hyparrhenion hirtae), verso garighe (all. Cisto-Ericion) sino a costituire cenosi di macchia termoxerofila nei contesti più acclivi, rocciosi e soleggiati (all. Periplocion angustifoliae). L’elevata idoneità ambientale del SIC per questa serie di vegetazione si evince dal fatto che se ne riscontrano numerosi esempi molto espressivi. Serie dei terreni più ricchi e profondi argillosi delle aree di compluvio e dei terrazzamenti, la cui evoluzione è meno prevedibile. Aspetti di prateria perenne subnitrofila (all. BromoPiano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 68 Oryzopsion miliaceae) sembrano poter evolvere verso cenosi forestali riferibili all’OleoCeratonion. Non esistono localmente neppure le vestigia della testa di questa serie progressiva. Le unità di vegetazione vengono riportate nelle Tavole 7 e 7b. SIC ITA040002 “ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE” Premessa sul grado di naturalità del territorio con dati di sintesi dell’uso del suolo Gran parte del SIC ricade sull’isola maggiore: quasi 14 Km2 contro i 3,6 ettari di Lampione. Quest’ultimo isolotto è oggi connotato da un elevato livello di naturalità, perturbato tuttavia dalla forte influenza della cospicua colonia locale di gabbiano reale. Per quanto riguarda Lampedusa, la drastica trasformazione del suo territorio, iniziata alla metà dell’Ottocento e tuttora in atto, ne ha indubbiamente alterato il paesaggio naturale: le due fasi in cui l’isola ha subito i danni più gravi sono state gli anni Cinquanta-Ottanta del XIX secolo, con il disboscamento e la messa a coltura di tutte le aree dalla morfologia più dolce, ed a partire dagli anni Settanta del XX secolo sino ai nostri giorni, con l’abbandono colturale e la crescente pressione antropica in risposta all’impulso della fruizione balneare. Il paesaggio di Lampedusa presenta una certa complessità. La fisionomia attuale del territorio è frutto sia del passato uso agro-silvo-pastorale sia della crescente pressione antropica che l’isola ha subito nel corso degli ultimi decenni: attualmente oltre il 7% del SIC è caratterizzato da forme di impatto intenso e incontrollato. I sistemi umano-rurali costituiscono circa il 3,5 % del territorio, a testimonianza di una passata attività agricola più florida ed oggi praticamente assente, sostituita dall’economia legata al turismo ed alla fruizione balneare. La scomparsa delle pratiche agricole tradizionali potrebbe provocare la riduzione della flora vascolare e della fauna invertebrata attualmente presenti sull’isola, adattata a sfruttare le condizioni ambientali degli agro-ecosistemi. Circa i 2/3 del SIC risultano oggi connotati da aspetti molto frammentati e interdigitati di vegetazione seriale (prateria annua e perenne e gariga), talora arricchita dalla presenza di pozze temporanee non cartografabili e piccoli lembi isolati di macchia in corrispondenza degli impluvi. Le aree a maggior grado di naturalità sono quelle caratterizzate dalle comunità che vivono a ridosso della linea di costa, adattate a tollerare il costante rimaneggiamento delle spiagge sabbiose e/o il pesante e costante influsso dell’aerosol marino. Nella tabella seguente si fornisce in maniera schematica ed immediata una prima “impressione” sul grado di naturalità del Sito. Sulla base dei seguenti dati è stata anche realizzata la Tavola 5 (Carta dei Sistemi Ambientali). Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 69 SIC ITA040002 “Lampedusa e Lampione” Superficie Sistemi ambientali Categorie Edificato e spazi annessi Viabilità Aree di cantiere Insediamenti industriali, commerciali Sistemi umani ad e spazi annessi utilizzazione intensiva Aree estrattive ed impianti per la lavorazione degli inerti Faro e rovine archeologiche di Lampione totale sistema Terreni abbandonati di recente Seminativi e colture erbacee estensive Sistemi agricoli complessi Sistemi umano-rurali Vigneti Impianti frangivento totale sistema Scogliere e vegetazione costiera Sistemi a diverso grado di Mosaici di macchia, gariga e prateria naturalità Invasi artificiali Rimboschimenti totale sistema Ha % su SIC 38,95 33,00 11,20 5,27 2,79 2,36 0,80 0,38 19,21 1,37 0,10 0,01 107,73 37,44 2,09 9,27 1,02 0,24 50,06 135,70 973,62 0,64 130,31 1.022,64 7,71 2,68 0,15 0,66 0,07 0,02 3,58 9,71 69,67 0,05 9,33 73,13 Check-list della flora vascolare ed analisi fitogeografica della flora Di seguito viene presentata la lista della flora vascolare del SIC ITA040002 “Isola di Lampedusa e Lampione”. Per l’aggiornamento nomenclaturale della lista si è fatto riferimento a CONTI et alii (2005), per le orchidacee a DELFORGE (2005). La suddivisione delle famiglie è conforme a CRONQUIST (1988) per le Angiosperme dicotidedoni e a DAHLGREN et alii (1985) per le Angiosperme monocotiledoni. Le famiglie, i generi e le specie sono invece elencati secondo l’ordine alfabetico. Quando non specificato, le informazioni presentate in questa sede erano già contenute in PASTA (2002f); il segno “*” evidenzia le novità floristiche frutto delle indagini di campo effettuate nell’ambito della redazione del Piano di Gestione, mentre il simbolo “†” precede le specie segnalate agli inizi del XIX secolo che non sono state osservate durante i sopralluoghi effettuati, di cui si prevede una ricerca più approfondita negli habitat più idonei nel corso di future attività di monitoraggio. Vengono successivamente fornite le informazioni relative alla corologia (le sigle dei corotipi utilizzate traggono spunto da quelle proposte da Arrigoni, 1984a) e alla forma biologica di ciascuno dei taxa vegetali censiti. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 70 Prospetto dei taxa vegetali presenti nell’Isola di Lampedusa - SIC ITA040002 Terofite (T), Emicriptofite (H), Geofite (G), Camefite (Ch), Nanofanerofite (NP), Fanerofite (P), Idrofite (I). ros = rosulate; rhiz = rizomatose; caesp = cespitose; rept = reptanti; scap = scapose; bien = bienni; lian = lianose; bulb = bulbose; suffr = suffruticose n.d. = non disponibile; n.c. = non considerato. Taxon F. Biol. Corotipo PTERIDOPHYTA Adiantaceae Adiantum capillus-veneris L. G rhiz SUBCOSMOP PINOPHYTA Cupressaceae Juniperus turbinata Guss. Pinaceae Pinus halepensis Mill. P scap C.W.MED P scap MEDIT MAGNOLIOPHYTA DICOTYLEDONES Aizoaceae Carpobrotus edulis (L.) N.E. Br. Malephora crocea (Jacq.) Schwantes Mesembryanthemum crystallinum L. Mesembryanthemum nodiflorum L. Amaranthaceae Amaranthus blitum L. Amaranthus deflexus L. Amaranthus graecizans L. s.l. Amaranthus hybridus L. Amaranthus viridis L. Anacardiaceae Pistacia lentiscus L. Apiaceae Bupleurum semicompositum L. °Bupleurum subovatum Link Crithmum maritimum L. Daucus bocconei Guss. Daucus gingidium L. subsp. rupestris (Guss.) Onno Daucus lopadusanus Tineo Daucus siculus Tineo Eryngium dichotomum Desf. Eryngium maritimum L. Ferula communis L. Foeniculum vulgare Mill. subsp. piperitum (Ucria) Bég. Magydaris pastinacea (Lam.) Paol. Scandix pecten-veneris L. subsp. pecten-veneris Smyrnium olusatrum L. Thapsia garganica L. Tordylium apulum L. Torilis nodosa (L.) Gaertner Ch succ Ch succ T rept T rept INTROD SPONT INTROD SPONT SUBCOSMOP TET-CAP T scap T scap T scap T scap T scap AVV NATUR AVV NATUR AVV NATUR AVV NATUR AVV NATUR P caesp MEDIT T scap T scap Ch suffr T scap MED-IR.TUR TETID MED-ATL C.W.MED H scap T scap H bienn H bienn G rhiz H scap END siculo-maltese END di Lampedusa END APUL.SIC S.W.MED MED-ATL MED-MAC H scap H bienn T scap H bienn H scap T scap T scap S.MEDIT S.W.MED TET-EUROP MED-ATL C.W.MED MED-EUROP TET-EUROP Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 71 Asclepiadaceae Caralluma europaea (Guss.) N.E. Br. subsp. europaea Periploca angustifolia Labill. Asteraceae Achillea maritima (L.) Ehrend. et Y.-P. Guo Aetheorhiza bulbosa (L.) Cass. Anacyclus tomentosus (All.) DC. Anthemis secundiramea Biv. subsp. lopadusana (Lojac.) Brullo Artemisia arborescens L. Asteriscus aquaticus (L.) Less. Bellis annua L. °Calendula arvensis L. Calendula bicolor Raf. Calendula tripterocarpa Rupr. Carduus argyroa Biv. Carduus australis L. fil. subsp. marmoratus (Boiss. et Heldr.) Kazmi Carduus pycnocephalus L. Carlina involucrata Poir. Carlina lanata L. Carlina sicula Ten. subsp. sicula Carthamus caeruleus L. subsp. caeruleus Carthamus lanatus L. subsp. lanatus Centaurea acaulis L. Centaurea calcitrapa L. Centaurea melitensis L. Centaurea sicula L. subsp. sicula *Centaurea solstitialis L. subsp. solstitialis Chamaemelum fuscatum (Brot.) Vasc. Chiliadenus lopadusanus Brullo Cichorium endivia L. subsp. pumilum (Jacq.) Coutinho Cichorium intybus L. subsp. intybus Cynara cardunculus L. subsp. cardunculus Dittrichia viscosa (L.) Greuter Echinops spinosissimus Turra subsp. spinosus Greuter Erigeron bonariense L. Evax asterisciflora (Lam.) Pers. Evax pygmaea (L.) Brot. Filago congesta DC. Filago gussonei Lojac. Filago pyramidata L. var. prostrata (Parl.) Wagenitz Glebionis coronaria (L.) Spach Hedypnois cretica (L.) Dum.-Courset Hedypnois rhagadioloides (L.) F.W Schmidt Helminthotheca echioides (L.) J. Holub Ch succ P caesp S.W.MED S.MED-SAH Ch suffr G bulb T scap MEDIT MEDIT MEDIT T scap NP T scap T scap T scap T scap T scap T scap END di Lampedusa S.W.MED MED-MAC TETID TET-EUROP TETID S.MED-SAH C.W.MED T scap T scap H scap T ros H ros H scap H bienn H ros? H bienn T scap H bienn H bienn T scap Ch frut C.E.MED-SAH TET-EUROP S.W.MED MEDIT END siculo S.MEDIT TET-EUROP AVV NATUR TET-EUROP SUBCOSMOP S.W.MED C.E.MED C.W.MED END di Lampedusa T scap H scap H scap Ch suffr INTROD SPONT TET-EUROSIB MEDIT TET-EUR H scap T scap T rept T rept T scap T scap S.MED-SAH AVV NATUR C.W.MED MED-MAC S.W.MED END siculo-maltese T rept T scap T ros T ros H bienn MED-EUROP MEDIT TETID MED-IR.TUR MED-EUROP Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 72 Hyoseris radiata L. s.l. Hyoseris scabra L. Hypochoeris achyrophorus L. Lactuca serriola L. Leontodon tuberosus L. Limbarda crithmoides (L.) Dumort. Mantisalca salmantica (L.) Briq. et Cavillier s.l. Matricaria aurea (Loefl.) Schultz-Bip. Notobasis syriaca (L.) Cass. Pallenis spinosa (L.) Cass. Phagnalon rupestre (L.) DC. subsp. annoticum (Jordan ex Burnat) Pignatti Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile Picris hieracioides L. subsp. spinulosa (Guss.) Arcang. Reichardia intermedia (Schultz-Bip.) Samp. Reichardia picroides (L.) Roth Reichardia tingitana (L.) Roth Rhagadiolus stellatus (L.) Gaertn. Scolymus hispanicus L. Scolymus maculatus L. Senecio cineraria DC. subsp. bicolor (Willd.) Arcang. Senecio leucanthemifolius Poir. var. leucanthemifolius Senecio pygmaeus DC. Senecio vulgaris L. Silybum marianum (L.) Gaertner Sonchus asper (L.) Hill. subsp. glaucescens (Jordan) Ball Sonchus asper (L.) Hill subsp. asper Sonchus oleraceus L. Sonchus tenerrimus L. Symphiotrichum squamatum (Sprengel) G.L. Nesom Tragopogon cupanii DC. Urospermum picroides (L.) F.W. Schmidt Boraginaceae Anchusa azurea Mill. Borago officinalis L. Echium arenarium Guss. Echium calycinum Viv. Echium plantagineum L. Echium sabulicola Pomel Heliotropium curassavicum L. Heliotropium dolosum De Not. Heliotropium europaeum L. Brassicaceae Brassica fruticulosa Cyr. Cakile maritima Scop. Capsella rubella Reuter H ros T ros T ros T scap G rhiz Ch suffr T scap T scap T scap H bienn MEDIT MEDIT MEDIT TET-EUROSIB MEDIT TET-EUROP MEDIT TET-EUROSIB TET-ATL TET-EUROP Ch suffr Ch suffr C.W.MED C.W.MED H scap T scap H scap T scap T scap H bienn T scap MED-M.EUR MED-MAC MEDIT TETID TET-EUROP TET-EUROP TETID Ch frut APUL.SIC-TIRR (1) T scap T scap T scap H bienn C.W.MED END siculo-maltese BOR-TET TET-EUROP H scap T scap T scap H scap C.MED BOR-TET BOR-TET TET-PALEOTROP H bienn T scap T scap AVV NATUR END APUL.SIC TETID H scap T scap H bienn T scap H bienn H bienn Ch suffr T scap T scap TETID MED-EUROP MEDIT MEDIT TET-EUROP C.W.MED AVV NATUR TET-PONT TET-EUROP H caesp T scap T scap C.W.MED MED-ATL MED-EUROP Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 73 Carrichtera annua (L.) DC. Diplotaxis erucoides (L.) DC. Diplotaxis scaposa DC. Eruca sativa Mill. subsp. longirostris (Uechtr.) Jahandiez et Maire Hirschfeldia incana (L.) Lagrèze-Fossat Hornungia revelierei (Jordan) Soldano, F. Conti, Banfi et Galasso subsp. sommieri (Pamp.) Soldano, F. Conti, Banfi et Galasso Lobularia maritima (L.) Desv. Matthiola incana (L.) R. Br. subsp. incana Rapistrum rugosum (L.) J. P. Bergeret subsp. rugosum Sinapis arvensis L. Sisymbrium irio L. Sisymbrium officinale (L.) Scop. Sisymbrium orientale L. Succowia balearica (L.) Medicus Cactaceae Opuntia ficus-indica (L.) Mill.s.l. Campanulaceae Campanula erinus L. Capparaceae Capparis spinosa L. subsp. rupestris (Sibth. et Sm.) Nyman Caryophyllaceae Cerastium glomeratum Thuill. Dianthus rupicola Biv. subsp. lopadusanus Brullo et Minissale Herniaria cinerea DC. Paronychia arabica (L.) DC. subsp. longiseta Batt. Polycarpon tetraphyllum (L.) L. subsp. tetraphyllum Rhodalsine geniculata (Poir.) F.N. Williams Sagina apetala Ardoino Sagina maritima G. Don Silene colorata Poir. s.l. Silene neglecta Ten. Silene nocturna L. Silene sedoides Poir. subsp. sedoides Silene turbinata Guss. Silene vulgaris (Moench) Garcke subsp. tenoreana (Colla) Soldano et F. Conti Spergularia diandra (Guss.) Heldr. et Sart. Spergularia rubra (L.) J. et C. Presl Spergularia salina J. et C. Presl Stellaria media (L.) Vill. Stellaria pallida (Dumort.) Crépin Chenopodiaceae Arthrocnemum macrostachyum (Moric.) C. Koch Atriplex halimus L. T scap T scap T scap TETID MEDIT END di Lampedusa T scap T scap S.MED-SAH MED-MAC T scap H scap Ch suffr END pelagico-maltese MEDIT MED-ATL T scap T scap T scap T scap T scap T scap MEDIT MEDIT TET-EUROSIB TET-EUROSIB AVV NATUR C.W.MED P succ INTROD SPONT T scap TETID Ch frut MEDIT T scap SUBCOSMOP Ch suffr T scap END di Lampedusa MEDIT T rept S.MED-SAH T scap Ch suffr T scap T scap T scap T scap T scap T scap T scap TET-EUROP MEDIT MED-EUROP MED-ATL MED-MAC C.W.MED TETID MEDIT SIC-N.AFR H scap T scap H scap T scap T rept T scap MEDIT MED-IR.TUR OLA-PALEOTROP OLART SUBCOSMOP TET-EUROP NP succ NP MED-IR.TUR MED-SAH Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 74 Beta macrocarpa Guss. Beta maritima L. Chenopodium album L. Chenopodium murale L. Chenopodium opulifolium Schrader Chenopodium vulvaria L. Halimione portulacoides (L.) Aellen Salsola kali L. subsp. kali Salsola kali L. subsp. tragus (L.) Nyman Salsola oppositifolia Desf. Suaeda pelagica Bartolo, Brullo et Pavone Suaeda spicata (Willd.) Moq. Suaeda vera J.F. Gmelin Cistaceae Cistus creticus L. subsp. creticus Cistus parviflorus Lam. Fumana laevipes (L.) Spach Fumana thymifolia (L.) Webb subsp. laevis (Cav.) Molero et Rovira Clusiaceae Hypericum aegypticum L. subsp. webbii (Spach) N.K.B. Robson Convolvulaceae Convolvulus althaeoides L. Convolvulus arvensis L. Convolvulus elegantissimus Mill. Convolvulus lineatus L. Convolvulus siculus L. Crassulaceae Bulliarda vaillantii (Willd.) DC. Pedimus stellatus (L.) Raf. Sedum caespitosum (Cav.) DC. Sedum dasyphyllum L. s.l. Sedum litoreum Guss. Sedum rubens L. Sedum sediforme (Jacq.) Pau Tillaea muscosa L. *Umbilicus horizontalis (Guss.) DC. (SP) Cucurbitaceae Bryonia acuta Desf. Ecballium elaterium (L.) A. Richard Cuscutaceae Cuscuta palaestina Boiss. Cuscuta planiflora Ten. Elatinaceae Elatine gussonei (Sommier) Brullo Ericaceae Arbutus unedo L. Erica multiflora L. subsp. multiflora T scap H scap T scap T scap T scap T scap NP T scap T scap NP succ NP succ T scap NP succ C.W.MED-ATL MED-ATL SUBCOSMOP SUBCOSMOP SUBCOSMOP TET-EUROP TET-EUROP TET-EUROSIB TET-EUROSIB C.W.MED END di Lampedusa COSMOP TET-ATL NP NP Ch suffr C.E.MED S.E.MED MEDIT Ch suffr MEDIT NP S.MEDIT H scand G rhiz H scand H scap T scap MEDIT SUBCOSMOP MEDIT C.E.MED-IR.TUR TETID T rept T scap T succ Ch succ T succ T succ Ch succ T rept G bulb MED-EUROP MEDIT TET-EUROP MED-M.EUR MEDIT MED-EUROP MEDIT MED-ATL C.E.MED H scand H scand SIC-NORDAFR TET-PONT T par T par S.E.MED TET-EUROP I rad END siculo-maltese P scap P caesp MEDIT (2) C.W.MED Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 75 Euphorbiaceae *Chamaesyce canescens (L.) Prokh. (SP & PLC) Chrozophora tinctoria (L.) A. Juss. Euphorbia dendroides L. Euphorbia exigua L. var. pycnophylla Kramer, Westra, Kliphuis et Gadella Euphorbia helioscopia L. Euphorbia paralias L. Euphorbia peplis L. Euphorbia peplus L. s.l. Euphorbia pinea L. Euphorbia segetalis L. Mercurialis annua L. *Ricinus communis L. (SP) Fabaceae Anagyris foetida L. Astragalus boeticus L. Astragalus epiglottis L. Astragalus hamosus L. Astragalus sesameus L. Ceratonia siliqua L. Coronilla scorpioides (L.) Koch Coronilla valentina L. subsp. glauca (L.) Batt. Hedysarum spinosissimum L. subsp. capitatum (Rouy) Aschers. et Graebner Hippocrepis biflora Sprengel Hippocrepis ciliata Willd. Lathyrus clymenum L. Lathyrus sativus L. Lotus cytisoides L. Lotus edulis L. Lotus ornithopodioides L. Medicago littoralis Loisel. Medicago minima (L.) L. Medicago monspeliaca (L.) Trautv. Medicago orbicularis (L.) Bartal. Medicago polymorpha L. Medicago truncatula Gaertner Melilotus sulcatus Desf. *Ononis natrix L. subsp. ramosissima (Desf.) Batt. (SP & GMa) Ononis reclinata L. Ononis sieberi DC. Scorpiurus muricatus L. s.l. *Spartium junceum L. (SP) Sulla coronaria L. Tetragonolobus purpureus Moench *Trifolium campestre Schreber (SP & TLM) °Trifolium resupinatum L. (TLM) Trifolium scabrum L. T rept T scap P caesp TET-PONT MED-IR.TUR MEDIT T scap T scap H scap T rept T scap Ch suffr H bienn T scap P caesp END siculo-maltese TET-EUROP MED-EUROP MED-EUROP OLA-PALEOTROP C.W.MED C.W.MED TET-EUROP INTROD SPONT P caesp T scap T scap T scap T scap P scap T scap NP TETID TETID MEDIT TET-EUROP MED-PONT INTROD SPONT MED-EUROP C.MED-Ellen T scap T scap T scap T scap T scap Ch suffr T scap T scap T scap T scap T scap T rept T scap T scap T scap MEDIT MEDIT MED-PONT MEDIT INTROD SUBSPONT MEDIT MEDIT MEDIT TET-EUROP OLART TET-EUROSIB TET-EUROP BOR-TET MED-EUROP MED-EUROP Ch suffr T scap T scap T scap P caesp T scap T scap T scap T rept T rept TET-EUROP TET-ATL C.E.MED MEDIT INTROD SUBSPONT INTROD SPONT MED-EUROP TET-EUROP TET-EUROP TET-EUROP Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 76 Trigonella maritima Poir. Tripodion tetraphyllum (L.) Fourr. Vicia leucantha Biv. *Vicia sativa L. s.l. (SP, JR & TLM) Frankeniaceae Frankenia hirsuta L. Frankenia laevis L. Frankenia pulverulenta L. Fumariaceae Fumaria agraria Lag. Fumaria bastardii Boreau Fumaria flabellata Gasparr. Fumaria gaillardotii Boiss. Fumaria officinalis L. subsp. wirtgenii (Koch) Arcangeli Fumaria parviflora Lam. Gentianaceae Blackstonia perfoliata (L.) Hudson s.l. Centaurium erythraea Rafn subsp. erythraea Centaurium pulchellum (Swartz) Druce Geraniaceae Erodium chium (L.) Willd. Erodium ciconium (L.) L’Hérit. Erodium cicutarium (L.) L’Hérit. Erodium laciniatum (Cav.) Willd. Erodium malacoides (L.) L’Hérit. Erodium moschatum (L.) L’Hérit. Geranium molle L. Geranium robertianum L. subsp. purpureum (Vill.) Nyman Geranium rotundifolium L. Globulariaceae Globularia alypum L. Lamiaceae Ajuga iva (L.) Schreber s.l. Coridothymus capitatus (L.) Reichenb. fil. Lamium amplexicaule L. Marrubium alysson L. Marrubium vulgare L. Mentha × piperita L. Micromeria fruticulosa (Bertol.) Šilcič Micromeria microphylla (Dum.-Urville) Benth. Origanum majorana L. Prasium majus L. *Rosmarinus officinalis L. (SP & GMe) Salvia clandestina L. Sideritis romana L. Teucrium fruticans L. Linaceae Linum bienne Mill. T scap T scap T scap T scap S.MEDIT MEDIT S.W.MED INTROD SPONT Ch suffr Ch suffr T scap MED-PONT MED-ATL TET-PONT T scap T scap T scap T scap C.W.MED-MAC C.W.MED-MAC MEDIT MEDIT T scap T scap C.W.MED-EUR SUBCOSMOP T scap T ros T scap MED-ATL TET-EUROP OLART T scap T scap T scap T scap T scap T scap T scap MEDIT TET-EUROP TET-EUROP MEDIT TETID MED-EUROP TET-EUROP T scap T scap TET-EUROP TET-EUROP NP MEDIT Ch suffr Ch frut T scap H scap H scap H scap Ch suffr Ch suffr H scap Ch frut NP H bienn T scap Ch frut MEDIT MEDIT OLART MEDIT TET-EUROSIB INTROD SUBSPONT C.MED END APUL.SIC INTROD SPONT MEDIT INTROD SUBSPONT C.MED MEDIT C.W.MED H bienn MED-EUROP Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 77 Linum strictum L. subsp. strictum Linum trigynum L. Linum usitatissimum L. Lythraceae Lythrum hyssopifolia L. Lythrum junceum Banks et Solander Malvaceae Lavatera arborea L. Lavatera cretica L. °Malva cretica Cav. (SP & GMe) Malva nicaeensis All. Malva parviflora L. Moraceae Ficus carica L. Myrtaceae Myrtus communis L. Oleaceae *Olea europaea L. var. europaea (SP & SDLMV) Olea europaea L. var. sylvestris (Mill.) Lehr. Phillyrea latifolia L. Orobanchaceae Orobanche amethystea Thuill. Orobanche minor Sm. Orobanche ramosa L. subsp. mutelii (F.W. Schultz) Coutinho Orobanche sanguinea C. Presl Oxalidaceae Oxalis pes-caprae L. Papaveraceae Glaucium corniculatum (L.) J.H. Rudolph Glaucium flavum Crantz Papaver dubium L. Papaver hybridum L. Papaver rhoeas L. Papaver setigerum DC. Plantaginaceae Plantago afra L. subsp. afra Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra) Brullo Plantago albicans L. Plantago coronopus L. subsp. commutata (Guss.) Pilger Plantago coronopus L. subsp. coronopus Plantago lanceolata L. Plumbaginaceae Limoniastrum monopetalum (L.) Boiss. Limonium intermedium (Guss.) Brullo Limonium lopadusanum Brullo Polygonaceae Emex spinosa (L.) Campd. T scap T scap T scap MEDIT TET-EUROP INTROD SPONT T scap H scap TET-EUROSIB MEDIT H bienn H bienn T scap T scap T scap MED-ATL MEDIT MEDIT MEDIT MED-EUROP P scap INTROD SPONT P caesp TETID P scap P scap P scap INTROD SPONT MEDIT MEDIT T par T par MED-ATL TET-EUROP T par T par MED-IR.TUR MEDIT G bulb INTROD SPONT T scap H ros T scap T scap T scap T scap TET-EUROP TET-ATL AVV NATUR AVV NATUR AVV NATUR MED-MAC T scap TET-EUROP H scap H scap END siculo S.MED-IR.TUR H bienn T ros H ros TETID MED-ATL TET-EUROSIB NP Ch suffr Ch pulv S.MEDIT END di Lampedusa (1) END di Lampedusa T scap MED-MAC Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 78 Polygonum aviculare L. Polygonum maritimum L. Rumex bucephalophorus L. subsp. gallicus (Steinh.) Rech. fil. Rumex pulcher L. subsp. pulcher Portulacaceae Portulaca oleracea L. subsp. oleracea Primulaceae Anagallis arvensis L. subsp. arvensis Anagallis foemina Mill. (SP & TLM) Ranunculaceae Adonis microcarpa DC. Clematis cirrhosa L. Delphinium halteratum Sm. Nigella damascena L. Ranunculus bullatus L. Resedaceae Reseda alba L. Reseda lutea L. Rosaceae Rubus ulmifolius Schott Sanguisorba minor Scop. subsp. balearica (Nyman) Muñoz Garm. et C. Navarro Rubiaceae Crucianella rupestris Guss. Galium aparine L. Galium murale (L.) All. Galium verrucosum Hudson Rubia peregrina L. subsp. longifolia (Poir.) O. Bolòs Sherardia arvensis L. Valantia muralis L. Rutaceae Ruta chalepensis L. Scrophulariaceae Linaria reflexa (L.) Desf. subsp. lubbockii (Batt.) Brullo °Misopates orontium (L.) Raf. (SP & JR) Scrophularia peregrina L. Verbascum sinuatum L. Simaroubaceae Ailanthus altissima (Mill.) Swingle Solanaceae Datura innoxia Mill. Hyosciamus albus L. Lycium intricatum Boiss. Nicotiana glauca R.C. Graham Solanum linnaeanum Hepper et P.M. Jäger Solanum nigrum L. Tamaricaceae Tamarix africana Poir. T rept Ch rept COSMOP TET-EUROP T scap H bienn MED-ATL TET-EUROP T scap INTROD SPONT T rept T rept TET-EUROP SUBCOSMOP T scap P lian T scap T scap H ros TETID MED-IR.TUR C.W.MED TET-EUROP MEDIT H scap T scap MED-IR.TUR TET-EUROP NP scand TET-ATL H scap TETID Ch suffr T scap T scap T scap S.E.MED OLART MEDIT MEDIT P lian T scap T scap C.W.MED TET-EUROP MEDIT Ch suffr S.MED-SAH T rept T scap T scap H bienn S.MEDIT TET-EUROP MED-PONT MED-IR.TUR P scap INTROD SPONT T scap T scap NP NP NP H scap INTROD SPONT MED-MAC S.MEDIT INTROD SPONT INTROD SPONT COSMOP P scap C.W.MED Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 79 Tamarix canariensis Willd. Theligonaceae Theligonum cynocrambe L. Thymelaeaceae Thymelaea hirsuta (L.) Endl. Urticaeae Parietaria cretica L. Parietaria judaica L. Urtica membranacea Poir. Urtica urens L. Valerianaceae Fedia graciliflora Fischer et C.A. Meyer Verbenaceae Verbena officinalis L. Zygophyllaceae Tribulus terrestris L. P scap INTROD SUBSPONT T scap MEDIT NP MEDIT T scap H scap T scap T scap C.E.MED TET-EUROP MED-MAC SUBCOSMOP T scap MEDIT H scap OLA-PALEOTROP T rept SUBCOSMOP MAGNOLIOPHYTA MONOCOTYLEDONES Agavaceae *Agave americana L. (SP) Alliaceae Allium chamaemoly L. Allium commutatum Guss. Allium hemisphaericum (Sommier) Brullo Allium hirtovaginatum Kunth Allium lopadusanum Bartolo, Brullo et Pavone Allium pallens L. Allium roseum L. Allium trifoliatum Cyr. Amaryllidaceae Narcissus serotinus L. Pancratium linosae Soldano et F. Conti Araceae Ambrosina bassii L. Arisarum vulgare Targ.-Tozz. Arecaceae Chamaerops humilis L. Asparagaceae Asparagus acutifolius L. Asparagus albus L. Asparagus aphyllus L. Asparagus horridus L. Asphodelaceae Asphodelus ramosus L. Colchicaceae Colchicum cupanii Guss. Hyacinthaceae Charybdis pancration (L.) Speta Loncomelos narbonense (Tourn.) Raf. Muscari comosum (L.) Mill. P succ INTROD SPONT G bulb G bulb G bulb G bulb G bulb G bulb G bulb G bulb MEDIT MEDIT END di Lampedusa MEDIT END di Lampedusa MEDIT MEDIT MEDIT G bulb G bulb MEDIT END delle Pelagie G rhiz G rhiz C.W.MED MEDIT NP INTROD SUBSPONT Ch frut Ch frut Ch frut Ch frut MEDIT C.W.MED S.MEDIT S.MEDIT G rhiz C.W.MED-MAC G bulb MEDIT G bulb G bulb G bulb TETID MEDIT TET-EUROP Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 80 Oncostema dimartinoi (Brullo et Pavone) Pasta Ornithogalum arabicum L. Prospero autumnale (L.) Speta Iridaceae Gladiolus × dubius Guss. Gladiolus italicus Mill. Moraea sisyrinchium (L.) Ker.-Gawl. Romulea columnae Seb. et Mauri Juncaceae Juncus bufonius L. Orchidaceae Ophrys calliantha Bartolo et Pulvirenti Ophrys ciliata Biv. Ophrys scolopax Cav. s.l. Serapias parviflora Parl. Poaceae Aegilops geniculata Roth Aeluropus lagopoides (L.) hwaites Ampelodesmos mauritanica (Poir.) Dur. et Schinz Arundo donax L. Avena barbata Link subsp. barbata Avena barbata Link subsp. castellana Romero Zarco Avena sterilis L. subsp. sterilis Bromus fasciculatus C. Presl Bromus hordeaceus L. subsp. hordeaceus Bromus madritensis L. Bromus rigidus Roth subsp. rigidus Bromus rubens L. Bromus scoparius L. Bromus sterilis L. *Bromus willdenowii Kunth (SP) Catapodium balearicum (Willk.) H. Scholz Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp. occidentale (Paunero) H. et S. Scholz Catapodium pauciflorum (Merino) Brullo, Giusso, Minissale et Spampinato Catapodium rigidum (L.) C.E. Hubbard subsp. rigidum Cutandia maritima (L.) W. Barbey Cynodon dactylon (L.) Pers. Dactylis glomerata L. s.l.. Digitaria sanguinalis (L.) Scop. Elytrigia juncea (L.) Nevski subsp. mediterranea (Simonet) Hyl. Gastridium ventricosum (Gouan) Schinz et Thell. Hordeum marinum Hudson Hordeum murinum L. subsp. leporinum (Link) Arcangeli Hyparrhenia hirta (L.) Stapf s.l. Lagurus ovatus L. subsp. nanus (Guss.) Messeri G bulb G bulb G bulb END di Lampedusa S.MEDIT TET-EUROP G bulb G bulb G bulb G bulb C.MED-EUROP TET-EUROP MED-IR.TUR MED-ATL T scap COSMOP G bulb G bulb G bulb G bulb END siculo MEDIT C.W.MED TET-ATL T scap G rhiz H caesp G rhiz T scap TET-PONT TETID C.W.MED INTROD SPONT TET-PONT T scap T scap T scap T scap T scap T scap T scap T scap T scap T scap T scap C.W.MED-ATL TET-PONT TETID SUBCOSMOP TET-EUROP MEDIT TET-EUROP TET-EUROP TET-EUROSIB AVV NATUR C.W.MED T scap C.W.MED-ATL T scap C.W.MED T scap T scap G rhiz H caesp T scap TET-EUROP MEDIT COSMOP OLART COSMOP G rhiz T scap T scap MEDIT TET-EUROP TET-EUROP T scap H caesp T scap MED-EUROP TET-PALEOTROP C.W.MED Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 81 Lagurus ovatus L. subsp. ovatus T scap MED-ATL Lamarckia aurea (L.) Moench T caesp TETID Lolium perenne L. H caesp TET-EUROP Lolium rigidum Gaudin T scap TET-EUROP Lolium temulentum L. subsp. temulentum T scap OLART Melica arrecta G. Kunze H caesp C.W.MED Melica minuta L. H caesp MEDIT Parapholis incurva (L.) C.E. Hubbard T scap TET-EUROSIB Parapholis marginata Runemark T scap MEDIT Phalaris canariensis L. T scap INTROD SPONT Phalaris minor Retz. T scap MED-IR.TUR Phalaris paradoxa L. T scap TET-ATL Phragmites australis (Cav.) Steudel G rhiz OLART Piptatherum miliaceum (L.) Cosson subsp. H caesp TETID miliaceum Piptatherum miliaceum (L.) Cosson subsp. H caesp C.E.MED thomasii (Duby) Freitag Poa annua L. T caesp COSMOP Poa infirma Kunth T caesp SUBCOSMOP Polypogon maritimus Willd. subsp. subspathaceus T scap MEDIT (Req.) K. Richter Polypogon monspeliensis (L.) Desf. T scap OLA-PALEOTROP Polypogon viridis (Gouan) Breistr. H caesp TET-EUROSIB Rostraria cristata (L.) Tzvelev T scap TET-EUROP Rostraria phleoides (Desf.) Holub T scap MEDIT Setaria verticillata (L.) P. Beauv. T scap AVV NATUR *Sorghum halepense (L.) Pers. (SP) G rhiz INTROD SPONT Sphenopus divaricatus (Gouan) Reichenb. T scap MED-IR.TUR °Sporobolus pungens (Schreber) Kunth (SP) G rhiz OLA-PALEOTROP Stipa capensis Thunb. T scap SUBCOSMOP Trachynia distachyos (L.) Link T scap TETID Triplachne nitens (Guss.) Link T scap S.MED-MAC Vulpia ciliata Dumort. (SP) T scap TET-EUROP Smilacaceae Smilax aspera L. P lian TET-PALEOTROP Typhaceae Typha angustifolia L. G rhiz OLART (1) Il germoplasma di questa entità, localmente estinta, sopravvive grazie alla propagazione vegetativa e sessuale di materiale autoctono, raccolto prima che venissero distrutti gli habitat o i popolamenti superstiti (LA MANTIA et alii, 2005) Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 82 Prospetto dei taxa vegetali presenti nell’Isolotto di Lampione - SIC ITA040002 Terofite (T), Emicriptofite (H), Geofite (G), Camefite (Ch), Nanofanerofite (NP), Fanerofite (P), Idrofite (I). ros = rosulate; rhiz = rizomatose; caesp = cespitose; rept = reptanti; scap = scapose; bien = bienni; lian = lianose; bulb = bulbose; suffr = suffruticose n.d. = non disponibile; n.c. = non considerato. Taxon presenti a Lampione F. Biol. Corotipo MAGNOLIOPHYTA DICOTYLEDONES Aizoaceae Mesembryanthemum nodiflorum L. T rept TET-CAP Capparaceae Capparis spinosa L. subsp. rupestris (Sibth. et Sm.) Nyman Ch frut MEDIT Chenopodiaceae Arthrocnemum macrostachyum (Moric.) C. Koch NP succ MED-IR.TUR Atriplex halimus L. NP MED-SAH Convolvulaceae Convolvulus siculus L. T scap TETID Euphorbiaceae Mercurialis annua L. T scap TET-EUROP Fabaceae Melilotus indicus All. T scap TETID Frankeniaceae Frankenia hirsuta L. Ch suffr MED-PONT Fumariaceae Fumaria officinalis L. subsp. wirtgenii (Koch) Arcangeli T scap C.W.MED-EUR Malvaceae Lavatera arborea L. H bienn MED-ATL Oxalidaceae Oxalis pes-caprae L. G bulb INTROD SPONT Plumbaginaceae Limonium albidum (Guss.) Pignatti Ch pulv END di Lampione Solanaceae Lycium intricatum Boiss. NP S.MEDIT MAGNOLIOPHYTA MONOCOTYLEDONES Alliaceae Allium commutatum Guss. G bulb MEDIT Amaryllidaceae Pancratium gr. maritimum L. G bulb n.d. Asparagaceae Asparagus horridus L. Ch frut S.MEDIT Hyacinthaceae Bellevalia pelagica C. Brullo, S. Brullo et Pasta G bulb END di Lampione Relativamente all’Isola di Lampedusa, la classificazione dei 456 taxa censiti a Lampedusa si è potuta spingere sino al livello intraspecifico, ed è stato quindi possibile attribuire loro un corotipo. Lo spettro corologico che ne deriva (cfr. figura seguente) tradisce la mediterraneità del bioclima locale, come suggerisce la presenza di ben 87 taxa mediterranei sensu stricto e 173 sensu lato, e di 61 elementi tetidici sensu lato. Si segnala inoltre la presenza di 50 taxa legati ai climi mediterranei aridi (S Mediterranee s.l., CE Mediterranee s.l., MediterraneePiano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 83 Irano-Turaniche s.l., e Mediterranee-Sahariane s.l.) che connotano fortemente il paesaggio pseudosteppico locale. Il numero considerevolmente alto di specie ad ampia distribuzione (75) e di xenofite (avventizie + introdotte) vere e proprie (43) ribadisce la vulnerabilità dei consorzi insulari ed la loro marcata suscettibilità ad essere colonizzate da parte di specie esotiche e/o tendenzialmente invasive. Isola di Lampedusa Specie ad ampia distribuzione e/o xenofite 16% Mediterranee s.l. 39% Olartiche s.l. 6% Tetidiche-Europee s.l. 26% Tetidiche s.l. 13% L’analisi dello spettro biologico di Lampedusa ribadisce la forte impronta xerica del paesaggio vegetale dell’isola in esame. Le terofite infatti superano il 55% della flora vascolare complessiva, fatto peraltro piuttosto comune nei contesti costieri mediterranei, mentre la somma delle emicriptofite e delle geofite ammonta ad appena il 26%. Infine, le specie legnose (camefite, nanofanerofite e fanerofite) costituiscono il 18% ca. della flora dell’area considerata. Questi dati suggeriscono il predominio delle cenosi prative all’interno del SIC. Isola di Lampedusa Fanerofite (P) 5% Camefite (Ch) 9% Nanofanerofite (NP) 4% Geofite (G) 9% Idrofite (I) 0% Terofite (T) 56% Emicriptofite (H) 17% Relativamente all’isolotto di Lampione, la sua flora vascolare è troppo esigua per poterne evincere indicazioni particolare; degna di menzione appare tuttavia la presenza di due endemiti esclusivi a distribuzione puntiforme, cioè Limonium albidum e Bellevalia pelagica. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 84 Isolotto di Lampione Specie ad ampia distribuzione e/o xenofite 13% Mediterranee s.l. 37% Tetidiche-Europee s.l. 25% Tetidiche s.l. 25% Lo spettro biologico di Lampione (cfr. figura seguente) appare invece “sbilanciato”, probabilmente a causa della recente estinzione di numerose specie erbacee annue: ciò spiega il peso particolarmente basso delle terofite (ca. 29%) ed il peso relativamente alto delle nanofanerofite, tratto comune a molte piccole isole parasicule (PASTA, 1997). Isolotto di Lampione Emicriptofite (H) 6% Nanofanerofite (NP) 18% Camefite (Ch) 23% Terofite (T) 29% Geofite (G) 23% Lista delle briofite note per il SIC I primi dati risalgono alle raccolte effettuate da Zodda e Sturniolo (ZODDA, 1906) e da Sommier (BOTTINI, 1907a-b; BARSALI, 1908a-b). Più recentemente, PASTA (2002b) ha prodotto una check-list aggiornata sulla base dei dati di repertorio; altri dati provengono da CARRATELLO & ALEFFI, 2007. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 85 I. Conigli Nome scientifico Lampedusa CAMPISI et alii (2002) ALEF. & SCHU. (1995) C-P & ALEF. (1992) Allegato Dir. 92/43 Check-list delle briofite note per Lampedusa ed Isola dei Conigli (da PASTA, 2002b, modificato e aggiornato); † = probabilmente estinto; * = taxon riportato per le Pelagie in genere. In neretto sono stati evidenziati i taxa rari o minacciati secondo CORTINI PEDROTTI & ALEFFI (1992), ALEFFI & SCHUMACKER (1995) e CAMPISI et alii (2003) e gli altri taxa notevoli secondo CARRATELLO (2007). Le sigle proposte da CORTINI PEDROTTI & ALEFFI (1992) e da ALEFFI & SCHUMACKER (1995) sono: R = raro, E = minacciato, EX = estinto, Ev = probabilmente estinto, V = vulnerabile; quelle proposte da CAMPISI et alii (2003) invece: DD = dati insufficienti, NT = non minacciato. MUSCI EX V E E E Aloina aloides (Schultz) Kindb. Aloina ambigua (Bruch et Schimp.) Limpr. Aloina rigida (Hedw.) Limpr. Barbula unguiculata Hedw. Bryum argenteum Hedw. Bryum caespiticium Hedw. Bryum dichotomum Hedw. s.l. Bryum radiculosum Brid. Bryum rubens Mitt. Bryum torquescens Bruch. et Schimp. Bryum versicolor A. Brunn Didymon tophaceus (Brid.) Lisa Enthostodon convexus (Spruce) Brugués Enthostodon durieui Mont s.l. (1) Enthostodon muhlenbergii (Turner) Fife Enthostodon pulchellus (H. Philib.) Brugués (2) Eucladium verticillatum ((Brid.) Bruch., Schimp. et G. Fissidens incurvus Röhl Fissidens pusillus (Wilson) Milde DD Fissidens viridulus (Anon.) Wahlenb var. incurvus (Rohl.) Waldh. (3) NT Funariella curviseta (Schwägr.) Sérgio Microbryum rectum (With.) R.H. Zander (4) Microbryum starckeanum (Hedw.) R.H. Zander Pottia davalliana (Sm.) C.E.O. Jens. Pottia davalliana (Sm.) C.E.O. Jens. var. brachyoda (Müll. Hal.) D.F. Chamb. Ptychostomum capillare (Hedw.) D.T. Holyoak & N. Pedersen Rhynchostegiella tenella (Dicks.) Limpr. Scorpiurium circinatum (Brid.) M. Fleisch. et Loeske Timmiella barbuloides (Brid.) Mönk. DD Tortella flavovirens (Bruch) Broth. var. viridiflava (De Not.) Cas. Gill. Tortella nitida (Lindb.) Broth. s.l. [incl. var. obtusa (Boul.) Jelenc.] Tortula marginata (Bruch et Schimp.) Spruce Tortula muralis Hedw. Trichostomum brachydontium Bruch [incl. var. densum (Bruch, Schimp. et G.) Düll.] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano + + + + + + + + + + + * + + + † + + + + + + + + + + + + + + † + + + + 86 Trichostomum crispulum Bruch var. brevifolium (Mull. + Hal.) Bruch et Schimp. Trichostomum crispulum Bruch var. viridulum (Bruch) + Dicks. HEPATICAE Fossombronia caespitiformis Rabenh. + Lunularia cruciata (L.) Lindb. + II Ev NT Petalophyllum ralfsii (Wils.) Nees et Gottsche † Phaeoceros bulbiculosus (Brot.) Prosk. + Phaeoceros laevis (L.) Prosk. + Riccia lamellosa Raddi + Riccia nigrella DC. + Riccia sorocarpa Bisch. + Sphaerocarpos michelii Bellardi + (1) Sub Entosthodon pallescens Jur. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (2) Sub Funaria pulchella H. Philib. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (3) Sub Fissidens incurvus Röhl var. tamarindifolius (Turner) Braithw. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (4) Sub Pottia recta (With.) Mitt. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992) Piante vascolari presenti negli Allegati II, IV e V della Direttiva Habitat e/o nella Lista Rossa Regionale e/o di interesse biogeografico/conservazionistico Vengono considerate “emergenze floristiche” quei taxa vegetali che rispondono ad almeno uno dei seguenti requisiti: 1) protetti da normative e direttive internazionali (CITES, Direttiva 92/43/CEE); 2) inclusi nelle “Liste Rosse” regionali (RAIMONDO et alii, 1994, 2001; CONTI et alii, 1997); 3) endemiti esclusivi della Sicilia, del dominio apulo-siculo e dell’area centromediterranea sensu lato; 4) rari su scala nazionale, regionale e/o provinciale; 5) ai margini del loro areale di distribuzione (per lo più mediterranee sud-occidentali e centro-orientali) e/o del loro range altitudinale. Alla luce dei criteri su esposti, viene di seguito presentata una lista ragionata e aggiornata dei taxa vegetali di maggiore pregio fitogeografico e/o conservazionistico presenti nel SIC in esame. Il patrimonio botanico complessivo del SIC ammonta a ben 95 emergenze floristiche. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 87 Liste Rosse Rgionali Nome scientifico LR VU VU EN LR VU (1) VU EX DD DD VU (4) VU VU (5) VU CR VU LR EN VU LR II LR VU LR CR VU EN VU Aeluropus lagopoides (L.) Thwaites Allium hemisphaericum (Sommier) Brullo Allium hirtovaginatum Kunth Allium lopadusanum Bartolo, Brullo et Pavone Ambrosina bassii L. Anthemis lopadusana Lojac. Arthrocnemum macrostachyum (Moric.) C. Koch Astragalus epiglottis L. Bellevalia pelagica C. Brullo, S. Brullo et Pasta (2) Bryonia acuta Desf. Bryum rubens Mitt. Bryum versicolor A. Brunn (3) Calendula bicolor Raf. Calendula tripterocarpa Rupr. Caralluma europaea (Guss.) N.E. Br. subsp. europaea Carduus pycnocephalus L. subsp. arabicus (Murray) Nyman Carlina involucrata Poir. Carlina sicula Ten. subsp. sicula Carrichtera annua (L.) DC. Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp. occidentale (Paunero) H. et S. Scholz Centaurea acaulis L. (6) Chiliadenus lopadusanus Brullo Cistus parviflorus Colchicum bivonae Guss. Coronilla valentina L. subsp. glauca (L.) Batt. Crucianella rupestris Guss. Cuscuta palaestina Boiss. Daucus gingidium L. subsp. rupestris (Guss.) Onno Daucus lopadusanus Tineo Daucus siculus Tineo Dianthus rupicola Biv. (7) Diplotaxis scaposa DC. Echinops spinosissimus Turra subsp. spinosus Greuter Echium arenarium Guss. Elatine gussonei (Sommier) Brullo Enthostodon durieui Mont s.l. (3, 8) Enthostodon pulchellus (H. Philib.) Brugués (3, 9) Eruca vesicaria (L.) Cav. subsp. longirostris (Uechtr.) Rouy Eryngium dichotomum Desf. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Lampione Note Lampedusa CITES Allegato Dir. 92/43 Taxa vegetali endemici, rari e minacciati (nototaxa e taxa certamente estinti esclusi) presenti nel SIC ITA040002 “Isole di Lampedusa e Lampione” (da PASTA, 2002e, aggiornato e modificato); Nella colonna “Liste Rosse Regionali” viene indicato il grado di rischio cui sono soggetti i singoli taxa a livello nazionale. Più nel dettaglio, in conformità con le sigle proposte dall’IUCN (RIZZOTTO, 1995), “EX” indica le specie definitivamente estinte, “VU” quelle vulnerabili, “LR” quelle che corrono un pericolo moderato. I taxa sottolineati figuravano già nel Formulario Standard di Natura 2000. RRA = soggetto a drastica rarefazione nel corso degli ultimi decenni; EL = estremamente localizzato. Il grado di rischio delle briofite si basa sulle infomazioni contenute in CORTINI PEDROTTI & ALEFFI (1992), ALEFFI & SCHUMACKER (1995) e CAMPISI et alii (2003). RRA + + EL + + x + EL + + + + + + + + + + + + + RRA EL + + RRA + + EL + + + RRA + † RRA + RRA 88 + Euphorbia exigua L. var. pycnophylla Kramer, Westra, Kliphuis et Gadella Filago congesta DC. + LR Filago cossyrensis Lojac. (10) + DD Fissidens viridulus (Anon.) Wahlenb var. incurvus (Rohl.) + Waldh. (3, 11) EN Funariella curviseta (Schwägr.) Sérgio (3) + VU Heliotropium dolosum De Not. + LR Hymenolobus procumbens (L.) Nutt. subsp. revelieri (Jord.) + Greuter et Burdet (12) EN Hypericum aegypticum L. + VU Juniperus phoenicea L. s.l. (13) + VU Lagurus ovatus L. subsp. nanus (Guss.) Messeri + CR Launaea nudicaulis (L.) Hook fil. † VU Limoniastrum monopetalum (L.) Boiss. EL CR (14) Limonium albidum (Guss.) Pignatti LR Limonium avei (De Not.) Brullo et Erben RRA EW Limonium intermedium (Guss.) Brullo † (16) (15) LR Limonium lopadusanum Brullo + VU Linaria reflexa (L.) Desf. subsp. lubbockii (Batt.) Brullo + DD Lycium intricatum Boiss. + Magydaris pastinacea (Lam.) Paol. + Mantisalca salmantica (L.) Briq. et Cavill. RRA Marrubium alysson L. + VU Matricaria aurea (Loefl.) Schultz-Bip. EL EN Microbryum rectum (With.) R.H. Zander (3, 17) + Micromeria fruticulosa (Bertol.) Grande + Micromeria microphylla (D’Urv.) Bentham + Ophrys calliantha Bartolo et Pulvirenti † LR Ophrys ciliata Biv. EL CR Ophrys scolopax Cav. s.l. (18) EL EN Pancratium angustifolium Lojac.(19) RRA Pancratium gr. maritimum (20) LR Parietaria cretica L. + VU Paronychia arabica (L.) DC. subsp. longiseta Batt. + LR Periploca angustifolia Labill. + LR Petalophyllum ralfsii (Wils.) Nees et Gottsche (21) † LR Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile + Pinus halepensis Mill. RRA LR Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra) Brullo + Plantago albicans L. + LR Reichardia tingitana (L.) Roth + LR Rumex bucephalophorus L. subsp. aegaeus Rech. fil. (22) + Salvia clandestina L. + CR Scilla dimartinoi Brullo et Pavone (23) EL LR Senecio cineraria DC. subsp. bicolor (Willd.) Arcang. (24) + (25) VU Senecio incrassatus Guss. (26) + EN Senecio pygmaeus DC. RRA LR Serapias parviflora Parl. EL VU Silene behen L. RRA EN Silene muscipula L. RRA VU Silene rubella L. subsp. turbinata (Guss.) Chater et Walters RRA LR Sonchus asper (L.) Hill subsp. glaucescens (Jordan) Ball + CR Suaeda pelagica Bartolo, Brullo et Pavone + LR Succowia balearica (L.) Medik. EL Tortella flavovirens (Bruch) Broth. var. viridiflava (De Not.) † Cas. Gill. VU + + + II + Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano RRA + 89 Trigonella maritima Poir. + Tragopogon cupanii DC. + Vicia leucantha Biv. + (1) “EN” in CONTI et alii (1997). Il grado di minaccia è stato aggiornato alla luce dei rilevamenti della primavera 2008; (2) Cfr. BRULLO et alii, in stampa; (3) Si tratta di una Briofita, più precisamente di un muschio; (4) “CR” in CONTI et alii (1997). Il grado di minaccia è stato aggiornato alla luce dei rilevamenti della primavera 2008; (5) “EW” in CONTI et alii (1997). Il grado di minaccia è stato aggiornato alla luce dei rilevamenti della primavera 2008; (6) Il suo nome corretto è oggi Colymbada acaulis (L.) Holub; (7) Il taxon è stato di recente sottoposto a revisione: oggi se ne distinguono 3 sottospecie: subsp. rupicola, subsp. aeolicus, endemita siculo-calabro e subsp. lopadusanus, endemico di Lampedusa (BRULLO & MINISSALE, 2002); (8) Sub Entosthodon pallescens Jur. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (9) Sub Funaria pulchella H. Philib. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (11) Sub Fissidens incurvus Röhl var. tamarindifolius (Turner) Braithw. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (10) Il suo nome corretto è oggi Filago gussonei Lojac.; (12) Il suo nome corretto è oggi Hornungia revelierei (Jordan) Soldano, F. Conti, Banfi et Galasso subsp. sommieri (Pamp.) Soldano, F. Conti, Banfi et Galasso; (13) Oggi attribuito alla microspecie Juniperus turbinata Guss.; (14) “LR” in CONTI et alii (1997). Il grado di minaccia è stato aggiornato alla luce dei rilevamenti della primavera 2008; (15) “EX” in CONTI et alii (1997). Il grado di minaccia è stato aggiornato alla luce delle conoscenze personali; (16) Taxon estinto in natura sull’isola, coltivato e propagato in vaso e in piena terra a partire da piante coltivate presso l’Orto Botanico di Catania; (17) Sub Pottia recta (With.) Mitt. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (18) In realtà si tratta di Ophrys picta Link, microspecie del ciclo di O. scolopax nuova per la Sicilia; (19) Il suo nome corretto è oggi Pancratium linosae Soldano et F. Conti; (20) Cfr. Pasta S., Sferlazzo D., Brullo S., in prep. - Contributi alla conoscenza botanica delle isole minori circumsiciliane. III. Flora e vegetazione dell’isolotto di Lampione (Isole Pelagie, Canale di Sicilia); (21) Si tratta di una Briofita, più precisamente di un’epatica; (22) Il suo nome corretto è oggi Rumex bucephalophorus L. subsp. gallicus (Steinh.) Rech. fil.; (23) Il suo nome corretto è oggi Oncostema dimartinoi (Brullo et Pavone) Pasta; (24) Il suo nome corretto è oggi Jacobaea maritima (L.) Pelser et Meijden subsp. bicolor (Willd.) B. Nord et Greuter ; (25) Reintrodotto di recente usando porzioni vegetative dell’ultimo individuo autoctono superstite, presente nella parte orientale dell’isola sino a 7 anni fa; (26) Il suo nome corretto è oggi Senecio incrassatus Lowe Lampedusa è una delle isole minori d’Italia con il maggior numero di endemismi della flora. Tra le entità più interessanti si segnalano: Dianthus rupicola subsp. lopadusanus, distribuita sulle scogliere dell’isola; Suaeda pelagica, che forma piccoli nuclei sulle cenge dei substrati marnoso-argillosi, lungo il tratto occidentale costiero dell’isola; Limonium lopadusanum; Diplotaxis scapola, presente praticamente dappertutto nell’isola; Daucus lopadusanus; Chiliadenus lopadusanus, specie di gariga tra le più frequenti nell’isola; Oncostema dimartinoi, presente in maniera sporadica in tre diverse stazioni dell’isola. Altrettanta importanza rivestono i numerosi taxa endemici delle isole del Canale di Sicilia o dell’area del centro del Mediterraneo (ad esempio Elatine gussonei, Hypericum aegypticum, Plantago afra, Caralluma europea, Centaurea acaulis). Molti taxa sono fortemente minacciati perché costituiscono dei popolamenti davvero esigui, o perché crescono in corrispondenza di habitat vulnerabili. Sulla base dei dati rilevati, è stata redatta la Tavola 6 (Carta delle specie di interesse floristico), che riporta le stazioni in cui sono state rinvenute specie localizzate e/o minacciate. Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3) Nel SIC ITA040002 sono state censite numerose specie introdotte ed oggi definitivamente spontaneizzate o subspontanee e avventizie casuali o del tutto naturalizzate. Ciò concorda con la vulnerabilità di tutti gli ecosistemi insulari, dove spesso il tasso di endemismo va di pari passo con il tasso di xenofite e con il tasso di turnover, e suggerisce la diffusa manomissione di vaste superfici dell’isola. Risulta un compito del tutto improbo l’eradicazione dell’onnipresente Oxalis pes-caprae, pianta invasiva d’origine sudafricana che ha ormai colonizzato ogni ambiente disturbato e Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 90 seminaturale di tutta la fascia infra-, termo- e mesomediterranea di Sicilia. Bisogna evitare l’uso e l’introduzione indebiti di terreno vegetale proveniente da aree esterne al SIC, sì da minimizzare il rischio d’introduzione involontaria di specie esotiche potenzialmente invasive, riducendo al minimo indispensabile l’estensione e l’intensità di manutenzione di ecotoni antropogeni. Lo strumento più efficace per evitare l’espansione di xenofite potenzialmente invasive appare quello di ridurre del 60-80% la viabilità sterrata. Risulta prioritario bloccare il degrado generalizzato del paesaggio dell’isola: le zone fortemente disturbate e marginali (aree suburbane degradate, discariche ed ex-discariche, zona di espansione edilizia abusiva, aree turistico-ricreative, cave ed ex-cave, ecc.) costituiscono infatti la nicchia elettiva di gran parte delle esotiche “in attesa di attecchimento”. Le attività di forestazione hanno giocato un ruolo negativo sul grado di naturalità del paesaggio vegetale locale e hanno causato l’ingresso di specie alloctone potenzialmente invasive: sarebbe invece opportuna una decisa inversione di tendenza, iniziando dalla “bonifica” dei rimboschimenti locali tramite una graduale rinaturazione - sino all’eliminazione completa – degli impianti di Pinus halepensis e Acacia saligna. Risulta ancora più urgente eradicare le specie vegetali potenzialmente invasive prima che si diffondano troppo: è il caso del nucleo di Ailanthus altissima vicino al campo di calcio e du quello formatosi nella porzione superiore del Vallone Forbice (maldestramente introdotto dall’Azienda), di Nicotiana glauca negli ambienti ruderali della periferia del centro abitato, di Malephora crocea e Carpobrotus edulis, diffusi sui litorali rocciosi disturbati. Bisogna inoltre 1) promuovere l’uso di specie arbustive locali per le abitazioni private “di campagna” e scoraggiare al contempo ulteriori introduzioni inappropriate e 2) monitorare l’evoluzione demografica di altre xenofite potenzialmente invasive quali Symphyotrichum squamatum (= Aster squamatus), Erigeron bonariense (= Conyza bonariensis), Bromus willdenowii, Opuntia ficus-indica e Datura innoxia. Inquadramento fitosociologico e caratterizzazione ecologica della vegetazione Qui di seguito si propone un prospetto sintassonomico delle cenosi presenti nel SIC in esame. Lampedusa Vegetazione acquatica Consorzi di macroalghe dulciacquicole sommerse CHARETEA FRAGILIS Fukarek ex Krausch 1964 CHARETALIA HISPIDAE Sauer ex Krausch 1964 CHARION FRAGILIS Krausch 1964 Charetum vulgaris Corillion 1957 Vegetazione anfibia Vegetazione pioniera effimera degli stagni temporanei ISOËTO-NANOJUNCETEA Br.-Bl. et R. Tx. ex Westhoff, Dijk et Passchier 1946 ISOËTETALIA Br.-Bl. 1936 em. Rivas-Goday 1970 ISOËTION Br.-Bl. 1936 Crassulo vaillanti-Elatinetum gussonei Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 aggr. a Plantago coronopus e Poa infirma Vegetazione psammofila Vegetazione perenne delle dune costiere AMMOPHILETEA Br.-Bl. et R. Tx. ex Westhoff, Dijk et Passchier 1946 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 91 AMMOPHILETALIA Br.-Bl. 1933 AGROPYRION JUNCEI (R. Tx. in Br.-Bl. et R. Tx. 1952) Rivas-Martínez et Al. 1980 Aggr. ad Elytrigia juncea subsp. mediterranea AMMOPHILION AUSTRALIS Br.-Bl. 1921 corr. Rivas-Martínez, Costa et Izco in RivasMartínez, Lousa, T.E. Díaz, Fernández-González et J.C. Costa 1990 Pancratietum linosae Brullo et Siracusa 1996 corr. Vegetazione alonitrofila annua delle spiagge CAKILETEA MARITIMAE R. Tx. et Preising in R. Tx. 1950 CAKILETALIA INTEGRIFOLIAE R. Tx. ex Oberdorfer 1950 corr. Rivas-Martínez, Costa et Loidi 1992 EUPHORBION PEPLIS R. Tx. 1950 Salsolo kali-Euphorbietum paraliae Pignatti 1952 Salsolo kali-Cakiletum aegyptiacae Costa et Mantsanet 1981 corr. Rívas-Martinez et Al. 1992 Vegetazione alofila costiera Vegetazione litofila aeroalina CRITHMO-STATICETEA Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952 CRITHMO-STATICETALIA Molinier 1934 CRUCIANELLION RUPESTRIS Brullo et Furnari 1990 Chiliadenetum lopadusani Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Limonietum lopadusani Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 PLANTAGINI-THYMELAEION HIRSUTAE (Bartolo, Brullo et Marcenò 1982) Bartolo et Brullo in Bartolo et Al. 1992 Coridothymo capitati-Thymelaeaetum hirsuti Pasta, n. provv. Vegetazione terofitica alonitrofila SAGINETEA MARITIMAE Westhoff, Van Leeuwen et Adriani 1962 FRANKENIETALIA PULVERULENTAE Rivas-Martìnez ex Castroviejo et Porta 1976 FRANKENION PULVERULENTAE Rivas-Martìnez ex Castroviejo et Porta 1976 Polypogonetum subspathacei Gamisans 1992 Vegetazione degli ambiti rupestri Vegetazione brio-pteridofitica delle pareti umide e stillicidiose ADIANTETEA Br.-Bl. 1948 ADIANTETALIA CAPILLI-VENERIS Br.-Bl. ex Horvatič 1939 ADIANTION CAPILLI-VENERIS Br.-Bl. ex Horvatič 1934 Eucladio verticillati-Adiantetum capilli-veneris Br.-Bl. 1931 Vegetazione casmo-nitrofila delle pareti rocciose disturbate PARIETARIETEA Oberdorfer 1977 PARIETARIETALIA Rivas-Martínez in Rivas-Goday 1964 PARIETARIO-GALION MURALIS Rivas-Martínez in Rivas-Goday 1964 Capparidetum rupestris O. de Bolòs et Molinier 1958 Parietarietum judaicae (Arènes 1929) Oberdorfer 1969 Vegetazione ruderale e vegetazione nitrofila degli agro-ecosistemi e dei rimboschimenti Vegetazione segetale delle colture cerealicole PAPAVERETEA RHOEADIS Brullo, Scelsi et Spampinato 2001 PAPAVERETALIA RHOEADIS Theurillat et Al. 1995 em. Brullo, Scelsi et Spampinato 2001 RIDOLFION SEGETI Nègre ex El Antri in Rivas-Martínez, Fernández-González et Loidi 1999 Calendulo tripterocarpae-Hypecoetum procumbentis Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 92 Vegetazione ipernitrofila delle aree fortemente pascolate ONOPORDETEA ACANTHII Br.-Bl. 1964 CARTHAMETALIA LANATI Brullo in Brullo et Marcenò 1985a ONOPORDION ILLYRICI Oberdorfer 1954 Glaucio flavi-Scolymetum hispanici Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Vegetazione nitrofila dei suoli calpestati POLYGONO-POËTEA ANNUAE Rivas-Martínez 1975 POLYGONO-POËTALIA ANNUAE R. Tx. in Géhu, Richard et R. Tx. 1972 POLYCARPION TETRAPHYLLI Rivas-Martìnez 1975 Polycarpo tetraphylli-Spergularietum rubrae Brullo et Marcenò 1976 em. Brullo 1980 Vegetazione ornitocoprofila, ruderale e nitrofila delle colture erbacee e permanenti, degli incolti e dei rimboschimenti STELLARIETEA MEDIAE R. Tx. et Al. ex von Rochow 1951 SOLANO NIGRI-POLYGONETALIA CONVOLVULI (Sissingh in Westhoff, Dijk et Passchier 1946) O. de Bolòs 1962 DIPLOTAXION ERUCOIDIS Br.-Bl. in Br.-Bl., Gajewski, Wraber et Walas 1936 Chrozophoro tinctoriae-Heliotropietum dolosi Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 FUMARION WIRTGENIO-AGRARIAE Brullo in Brullo et Marcenò 1985a Fumarietum parvifloro-bastardii Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Fumario parviflorae-Resedetum luteae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 CHENOPIETALIA MURALIS Rivas-Martìnez 1977 em. Brullo in Brullo et Marcenò 1985a CHENOPODION MURALIS Br.-Bl. 1936 em. Brullo in Brullo et Marcenò 1985a Lavateretum cretico-arboreae Br.-Bl. et Molinier 1935 Chenopodio muralis-Parietarietum diffusae Brullo et Marcenò 1985a MESEMBRYATHEMION CRYSTALLINI Rivas-Martìnez 1993 Mesembryanthemetum crystallino-nodiflori O. de Bolòs 1957 BROMETALIA RUBENTI-TECTORUM Rivas-Martínez et Izco 1977 HORDEION LEPORINI Br.-Bl. in Br.-Bl., Gajewski, Wraber et Walas 1936 Hordeo leporini-Sisymbrietum orientalis Oberd. 1954 Malvo parviflorae-Chrysanthemetum coronarii Ferro 1980 Hordeo leporini-Vulpietum ligusticae Brullo 1983a Carduetum australis Brullo 1983a Hordeo leporini-Carduetum argyroae Brullo et Marcenò 1985a Evaco asterisciflorae-Filaginetum congestae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 CARRICHTERO ANNUAE-AMBERBOION LIPPII Rivas-Goday et Rivas-Martínez ex Esteve 1973 Plantagini afrae-Carrichteretum annuae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Hippocrepido ciliatae-Astragaletum epiglottis Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 aggr. ad Aegilops geniculata Vegetazione a megaforbie sciafilo-nitrofile (colture arboree e nuclei pre-forestali dei canyon) GALIO-URTICETEA Passarge ex Kopecký 1969 URTICO-SCROPHULARIETALIA PEREGRINAE Brullo in Brullo et Marcenò 1985a ALLION TRIQUETRI O. de Bolòs 1967 Succowio balearicae-Smyrnietum olusatri Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Fumario flabellatae-Parietarietum judaicae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Vegetazione microfitica sciafilo-nitrofila delle radure delle formazioni pre-forestali e forestali GERANIO-CARDAMINETEA HIRSUTAE (Rivas-Martínez, Fernandez-Gonzalez et Loidi 1999) Rivas-Martínez et Al. 2001 GERANIO PURPUREI-CARDAMINETALIA HIRSUTAE Brullo in Brullo et Marcenò 1985a VALANTIO-GALION MURALIS Brullo in Brullo et Marcenò 1985a Sedetum litoreo-stellati Brullo et Marcenò 1985a Galio murali-Catapodietum zwierleinii Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 93 Vegetazione delle praterie perenni e annue Vegetazione dei pascoli mesoigrofili perenni MOLINIO-ARRHENATHERETEA R. Tx. 1937 PLANTAGINETALIA MAJORIS R. Tx. et Preising in R. Tx. 1950 TRIFOLIO-CYNODONTION Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958 Aggr. a Lolium multiflorum e Cichorium intybus Consorzi terofitici (sub)acidofili psammofili TUBERARIETEA GUTTATAE (Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952) Rivas-Goday et Rivas-Martínez 1963 em. Rivas-Martínez 1978 MALCOLMIETALIA Rivas Goday 1957 MARESIO-MALCOLMION RAMOSISSIMAE Rivas-Martínez, Costa et Loidi 1992 Cutandio maritimae-Parapholietum marginatae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Consorzi terofitici basifili e subalofili STIPO-TRACHYNIETEA DISTACHYAE Brullo in Brullo, Scelsi et Spampinato 2001 STIPO-TRACHYNIETALIA DISTACHYAE Rivas-Martínez 1978 TRACHYNION DISTACHYAE Rivas-Martínez 1978 Aggr. a Trachynia distachya Aggr. a Stipa capensis STIPO-BUPLEURETALIA SEMICOMPOSITI Brullo 1985 PLANTAGINI-CATAPODION MARINI Brullo 1985 Filagini gussonei-Daucetum lopadusani Brullo 1985 Catapodio marini-Sedetum litorei Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Paronychio longisetae-Crassuletum tilleae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Consorzi delle praterie termoxerofile perenni a dominanza di geofite POËTEA BULBOSAE Rivas-Goday et Rivas-Martínez in Rivas-Martínez 1978 POËTALIA BULBOSAE Rivas-Goday et Rivas-Martínez in Rivas-Goday et Ladero 1970 POO BULBOSAE-ASTRAGALION SESAMEI Rivas-Goday et Ladero 1970 LEONTODO TUBEROSI-BELLIDION SYLVESTRIS Biondi, Filigheddu et Farris 2001 aggr. a Charybdis pancration e Asphodelus ramosus aggr. a Convolvulus lineatus Vegetazione delle praterie termo-xerofile perenni a dominanza di emicriptofite LYGEO-STIPETEA TENACISSIMAE Rivas-Martínez 1978 HYPARRHENIETALIA HIRTAE Rivas-Martínez 1978 HYPARRHENION HIRTAE Br.-Bl., P. Silva et Rozeira 1956 Oryzopsio pauciflorae-Hyparrhenietum hirtae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato1990 Sanguisorbo verrucosae-Magydaretum pastinaceae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 BROMO-ORYZOPSION MILIACEAE O. de Bolòs 1970 Mantisalco salmanticae-Oryzopsietum miliaceae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Aggr. a Foeniculum vulgare subsp. Piperitum Vegetazione pre-forestale e forestale zonale Vegetazione suffruticosa delle garighe basifile CISTO-MICROMERIETEA JULIANAE Oberdorfer 1954 CISTO-ERICETALIA Horvatič 1958 CISTO-ERICION Horvatič 1958 Coridothymo capitati-Cistetum parviflori Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Chiliadeno lopasusani-Coridothymetum capitati n. provv. Chiliadeno lopasusani-Coridothymetum capitati lotetosum cytisoidis Vegetazione della macchia e macchia-foresta sempreverde mediterranea QUERCETEA ILICIS Br.-Bl. ex A. et O. de Bolòs 1950 QUERCETALIA CALLIPRINI Zohary 1955 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 94 OLEO-CERATONION SILIQUAE Br.-Bl. 1936 ex Guinochet et Drouineau 1944 em. RivasMartínez 1975 Myrto communi-Pistacietum lentisci (Molinier 1954 em. O. de Bolós 1962) Rivas-Martínez 1975 Aggr. a Prasium majus, Clematis cirrhosa e Teucrium fruticans PERIPLOCION ANGUSTIFOLIAE Rivas-Martínez 1975 Periploco angustifoliae-Euphorbietum dendroidis Brullo, Di Martino et Marcenò 1977 Periploco angustifoliae-Juniperetum turbinatae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Vegetazione degli arbusteti aloxerofili zonali Vegetazione arbustiva mio-alofila (sub)nitroxerofila delle aree subdesertiche PEGANO-SALSOLETEA Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958 SALSOLO VERMICULATAE-PEGANETALIA HARMALAE Br.-Bl. et O. de Bolòs 1954 SALSOLO VERMICULATAE -PEGANION HARMALAE Br.-Bl. et O. de Bolòs 1954 Suaedo verae-Salsoletum oppositifoliae (O. de Bolòs 1958) Rivas Goday et Rigual 1958 Salsolo oppositifoliae-Suaedetum pelagicae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Suaedo verae-Limoniastretum monopetali Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Lampione Vegetazione alofila costiera Vegetazione litofila aeroalina CRITHMO-STATICETEA Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952 CRITHMO-STATICETALIA Molinier 1934 CRUCIANELLION RUPESTRIS Brullo et Furnari 1990 Limonietum albidi Bartolo et Brullo 1993 Vegetazione alonitrofila perenne SARCOCORNIETEA FRUTICOSAE Br.-Bl. et R. Tx. ex A. et O. de Bolòs 1950 SARCOCORNIETALIA FRUTICOSAE Br.-Bl. 1933 ARTHROCNEMION GLAUCI Rivas-Martínez et Costa 1984 Aggr. ad Arthrocnemum glaucum e Atriplex halimus Vegetazione ornitocoprofila e nitrofilo-ruderale STELLARIETEA MEDIAE R. Tx. et Al. ex von Rochow 1951 CHENOPIETALIA MURALIS Rivas-Martìnez 1977 em. Brullo in Brullo et Marcenò 1985a CHENOPODION MURALIS Br.-Bl. 1936 em. Brullo in Brullo et Marcenò 1985a Convolvulo siculi-Lavateretum arboreae n. provv. Aggr. a Bellevalia pelagica e Pancratium gr. maritimum MESEMBRYATHEMION CRYSTALLINI Rivas-Martìnez 1993 Aggr. a Mesembryanthemum nodiflorum Nel testo che segue vengono forniti i ragguagli generali sulla composizione floristica, l’ecologia e la distribuzione delle classi di vegetazione note o rinvenute nel territorio delle due isole, e sulla loro importanza ai fini della conservazione della fitodiversità complessiva. Le unità di vegetazione vengono riportate nella Tavola 7 (Carta della vegetazione – Unità del Paesaggio vegetale) e Tavola 7b (Carta della Vegetazione – Mosaici di Alleanze). Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 95 Lampedusa Charetum vulgaris Corillion 1957 Car. Ass.: Chara vulgaris Ecologia: consorzio a macroalghe degli stagni eutrofici. Distribuzione: si tratta di coperture molto dense e per lo più monofitiche, che si rinvengono in corrispondenza di piccole conche carsiche piuttosto frequenti nell’isola. Aspetti di particolare interesse e integrità sono presenti sulla destra idrografica del Vallone Madonna (in parte fuori dal SIC), sulla destra idrografica del Vallone Croce (fuori dal SIC), sulla destra idrografica del Vallone Imbriacole, a Taccio Vecchio a S-SW dei rimboschimenti e a Sanguedolce (nelle radure aprte e rocciose all’interno dei rimboschimenti). Si tratta il più delle volte di comunità ubicate entro spazi di pochi dm2, relegate in micrositi direttamente (es.: dissodamento) o indirettamente (captazione dele acque piovane ad uso irriguo durante l’estate) minacciati dall’agricoltura, dalla riforestazione (scasso e interramento) e dalle opere abusive (discariche e costruzioni). Crassulo vaillanti-Elatinetum gussonei Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Elatine gussonei Ecologia: microhabitat umidi rappresentati da depressioni non molto profonde della roccia calcarea dove in inverno si ha accumulo e ristagno di acqua, a formare delle pozze temporanee che iniziano a prosciugarsi all’inizio della primavera per una superficie di ca. 1 m2 ed una profondità di poche decine di cm. Distribuzione: associazione endemica di Lampedusa e dell’Arcipelago Maltese. Note: dove le pozze temporanee presentano profondità >50 cm, si assiste alla formazione di vegetazione algale a Chara vulgaris L. e Cladophora glomerata Kuetz. Ai margini delle pozze, oppure una volta prosciugatosi o parzialmente interratosi l’habitat in cui il Crassulo vaillantii-Elatinetum gussonei vegeta al termine dell’inverno ed all’inizio della primavera, tale cenosi appare vicariata fenologicamente da un aggruppamento a Poa infirma e Plantago coronopus (BARTOLO et alii, 1990), che a sua volta è legato dinamicamente al Paronychio longisetae-Crassuletum tilleae ed al Filagini gussonei-Daucetum lopadusani. Aggruppamento ad Arundo donax Ecologia: di recente la canna del Reno, introdotta allo scopo di creare siepi frangivento e tutori per alcune colture orticole, ha registrato una modesta espansione. Distribuzione: già segnalato per Vallone Imbriacole da DRESEN (1982), ne sono presenti aspetti anche fuori dal SIC (es.: tratto costiero di Cala Madonna e di Cala Greca presso il camping). Sporobolo arenarii-Agropyretum juncei (Br.-Bl. 1933) Géhu 1984 Car. Ass.: Elytrigia juncea subsp. mediterranea, Otanthus maritimus e Sporobolus arenarius Ecologia: comunità pioniera che consente l’evoluzione della vegetazione delle spiagge sabbiose, originando le dune embrionali. Distribuzione: Bartolo et alii (1990) rilevano aspetti espressivi di questa cenosi a Cala Guitgia e a Cala Addauro, solo aspetti impoveriti sulla spiaggia dell’Isola dei Conigli, dove invce DRESEN (1982) riportava un aggruppamento a Pancratium maritimum, Halimione portulacoides, Carpobrotus acinaciformis e Carex sp. Oggi le cose stanno diversamente: la vegetazione psammofila di Cala Guitgia è stata pressocché cancellata da un decennio di scriteriate pratiche di “pulizia a pettine”, mentre la situzione della spiaggia dei Conigli appare in fase di lenta evoluzione. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 96 Salsolo kali-Euphorbietum paraliae Pignatti 1952 Car. Ass.: Euphorbia paralias Ecologia: vegetazione terofitica psammo-nitrofila estivale pioniera che cresce immediatamente al di sopra della zona afitoica interessata dalle mareggiate, che apporta ingenti quantità di detrito organico. Per evoluzione naturale porta a cenosi dell’Ammophilion. Distribuzione: Mediterraneo meridionale ed orientale; a Lampedusa è presente con un piccolissimo nucleo alla spiaggia dell’Isola dei Conigli. Salsolo kali-Cakiletum maritimae Costa et Mansanet 1981 corr. Rivas-Martìnez et Al. 1992 Car. Ass.: Cakile maritima, Salsola kali subsp. kali, Glaucium flavum e Polygonum maritimum Ecologia: cenosi pioniere alonitrofile tipiche della zona delle spiagge di varia granulometria in cui a seguito delle mareggiate si ha deposito di resti organici. Distribuzione: in fase di espansione alla spiaggia di fronte all’Isola dei Conigli. Chiliadenetum lopadusani Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Chiliadenus lopadusanus, Echinops spinosissimus subsp. spinosus, Caralluma europaea subsp. europaea e Oncostema dimartinoi Ecologia: formazione subalolitofila, immediatamente più all’interno del Limonietum lopadusani, continua a risentire dell’aerosol marino. Essa predilige i calcari compatti e per degradazione origina un aggruppamento a Charybdys maritima ed Asphodelus ramosus, come rilevato già da DI MARTINO (1960), LUMINI (1978) e DRESEN (1982). Distribuzione: di questa fitocenosi, endemica di Lampedusa, BARTOLO et alii (1990) descrivono una subass. dianthetosum rupicolae indicando come specie differenziali Dianthus rupicola (subsp. lopadusanus, n.d.R.), Melica minuta e Sedum dasyphyllum, da interpretare come vicariante ecologica della gariga in microambienti più spiccatamente rupicoli, caratterizzati da maggiore umidità atmosferica e più ombrosi. Limonietum lopadusani Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Limonium lopadusanum e Allium hemisphaericum Ecologia: formazione alo-litofila caratterizzata da frutici e suffrutici camefitici pulvinati. Distribuzione: endemica di Lampedusa. Note: sulle cenge e sulle pareti meno inclinate delle falesie esposte a settentrione Bartolo et alii (1990) identificano una subass. halimionetosum portulacoidis, legata a zone con maggiore umidità ambientale. Polypogonetum subspathacei Gamisans 1992 Car. Ass.: Polypogon subspathaceus e Bupleurum semicompositum Ecologia: vegetazione microfitica delle superfici depresse su substrato duro, coperto da un sottile strato di depositi sabbioso-limosi, soggette ad una più o meno prolungata sommersione durante il periodo invernale-primaverile e con suoli debolmente salati e più o meno ricchi di nitrati. A questo consorzio partecipano spesso specie della clase Isoëto-Nanojuncetea. Distribuzione: Lampedusa, stagno temporaneo sul margine destro del sentiero che conduce alla spiaggia dei Conigli. Eucladio verticillati-Adiantetum capilli-veneris Br.-Bl. 1931 Car. Ass.: Eucladium verticillatum e Adiantum capillus-veneris Ecologia: vegetazione termoigrofila per lo più basifila (si rinviene soprattutto su calcareniti) e sciafila delle pareti stillicidiose dei contesti più umidi della fascia bioclimatica termomediterranea, soggetti a disseccamento anche prolungato nel corso del periodo estivo, Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 97 caratterizzata da un numero cospicuo di briofite ed epatiche. Distribuzione: pareti stillicidiose origine dal contatto tra le calcareniti permeabili e le marne argillose impermeabili, da Punta Ponente verso la Tabaccara; grotta presso l’ex forte militare di Cala Galera oggi adibito a canile. Capparidetum rupestris O. de Bolós et Molinier 1958 Car. Ass.: Capparis spinosa subsp. rupestris Ecologia: censorzio casmo-nitrofilo, eliofilo degli ambienti esposti di bassa quota vicini al mare , sostituisce in ambienti disturbati ed antropizzati (vecchi muri di strade ed edifici) le associazioni del Dianthion rupicolae. Distribuzione: Sicilia e isole parasicule, Italia meridionale e tirrenica, Penisola Iberica e Baleari. Parietarietum judaicae (Arénes 1929) Oberdorfer 1969 Car. Ass.: Parietaria judaica Ecologia: cenosi mono- o paucispecifica casmofila, nitro-sciafila, comune negli ambienti freschi e protetti di bassa quota. Legata alla disponibilità di humus ben nitrificato, predilige le aree urbane e suburbane, dove appare frequente sui muri a secco (sia bassi che elevati) e sulle pareti di edifici ed opere stradali. Verso la base dei muri prende contatto con aspetti del Chenopodion muralis. Distribuzione: Italia, Sicilia e isole parasicule. Glaucio flavi-Scolymetum hispanici Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Glaucium flavum e Beta maritima Ecologia: ambienti ruderali marcatamente nitrofili, come superfici con accumulo di materiale organico o depositi di spazzatura. Distribuzione: cenosi nota per la sola Lampedusa. Polycarpo tetraphylli-Spergularietum rubrae Brullo et Marcenò 1976 em. Brullo 1980a Car. Ass.: Arenaria leptoclados Ecologia: consorzio di cariofillacee terofite prostrato-reptanti precoci di ambienti soggetti ad un calpestio non troppo accentuato, su suoli esigui ricchi di pietrisco e sabbia, pertanto alquanto xerici. Calendulo tripterocarpae-Hypecoetum procumbentis Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Calendula tripterocarpa e Hypecoum procumbens Ecologia: colture cerealicole delimitate dai muretti a secco, su terre rosse in ambiente spiccatamente xerico. Distribuzione: Lampedusa al Vallone Imbriacole (BARTOLO et alii, 1990). Chrozophoro tinctoriae-Heliotropietum dolosi Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Heliotropium dolosum Ecologia: vegetazione infestante estivale dei coltivi (orti, vigneti). Fumarietum parvifloro-bastardii Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Fumaria bastardii Ecologia: vegetazione infestante delle colture orticole dei pressi dell’abitato, si rinviene su terre rosse marcatamente argillose; è caratterizzata da specie nitrofile legate in genere a periodiche pratiche colturali quali zappatura, concimazione, sarchiatura e talora irrigazione.. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 98 Fumario parviflorae-Resedetum luteae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Reseda lutea Ecologia: vegetazione infestante dei vigneti su suoli a tessitura prevelentemente sabbiosa. Distribuzione: cenosi nota per la sola Lampedusa. Lavateretum cretico-arboreae Br.-Bl. et Molinier 1935 Car. Ass.: Lavatera arborea Ecologia: in prossimità di abitati o anche nel centro urbano, su macerie o su depositi di materiale grossolano di riporto, con manifeste esigenze ipernitrofile, legata ad ambienti sottoposti a grande aridità ambientale e a stazioni costiere o comunque più o meno influenzate dal mare. 4-30 m s. l.m., cop. 60-100%. Distribuzione: ambienti costieri ed insulari mediterranei di Francia, Spagna meridionale, Baleari, Italia tirrenica e Sicilia. Aspetti simili sono stati rilevati a Lampione, dove erano stati già riportati da DI MARTINO (1960). Chenopodio muralis-Parietarietum diffusae Brullo et Marcenò 1985a Car. Ass.: Malva nicaeensis e Parietaria judaica Ecologia: vegetazione degli ambienti ruderali urbani e rurali ben umificati, dominata da terofite ipernitrofile; colonizza contesti molto ombreggiati e piuttosto freschi (es.: marciapiedi a ridosso di alte mura di edifici abbandonati). Distribuzione: Nord-Africa, Sicilia ed isole parasicule. Mesembryanthemetum crystallino-nodiflori O. de Bolòs 1957 Car. Ass.: Mesembryanthemum cristallinum e/o M. nodiflorum Ecologia: vegetazione spesso fitta degli habitat ruderali subalofili e nitrofili prettamente costieri, dominati da terofite succulente prostrate. Distribuzione: Spagna, Tunisia, Corsica, Sicilia e isole parasicule. Aspetti simili sono stati rilevati a Lampione, dove rano stati già riportati da DI MARTINO (1960). Hordeo leporini-Sisymbrietum orientalis Oberdorfer 1954 Car. Ass.: Sisymbrium orientale Ecologia: ambienti aridi costieri viarii, zone urbane periferiche, soprattutto su macerie o su accumuli di pietrisco posti ai bordi delle strade. Distribuzione: Sicilia ed isole parasicule, Grecia. Malvo parviflorae-Chrysanthemetum coronarii Ferro 1980 Car. Ass.: Malva parviflora e Reseda lutea Ecologia: vegetazione tardovernale subnitrofila degli ambienti viarii rurali sul fondo dei valloni o ambienti alquanto protetti con suoli ben umificati (Lampedusa). Di solito forma delle striscie contigue alle colture limitrofe, su suoli più o meno costipati, pianeggianti o mossi. Si forma per abbandono colturale nelle aree marginali sottoposte a disturbo antropico diretto ed indiretto intenso e frequente. Nei contesti più xerici dell’isola è vicariato dall’Hordeo leporini-Carduetum argyroae. Distribuzione: presente in ambienti relativamente freschi a Lampedusa, ha il suo optimum in Sicilia meridionale e sudorientale (AG, CL, ed area iblea). Carduetum australis Brullo et Piccione 1980 ex Brullo 1983a Car. Ass.: Carduus arabicus subsp. marmoratus Ecologia: vegetazione nitrofila paucispecifica marcatamente ruderale, tipica dei bordi di Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 99 strada e dei sentieri, per lo più in aree pianeggianti; si localizza sulle macerie o sui depositi di materiale organico in stazioni in genere abbastanza ombreggiate e fresche (es: ridossata ai muri a secco esposti a Nord) in prossimità degli abitati. Distribuzione: Lampedusa, Linosa e Arcipelago Maltese. Hordeo leporini-Carduetum argyroae Brullo et Marcenò 1985a Car. Ass.: Carduus argyroa Ecologia: suoli ben nitrificati di stazioni costiere aperte, marcatamente aride e ventilate: bordi di strade di campagna e cumuli di macerie. Vicaria il Chrysanthemo coronarii-Malvetum parviflorae nei contesti costieri e più nitrofili, come le zone di nidificazione dei gabbiani. Distribuzione: Sicilia meridionale, Lampedusa e Isola dei Conigli. Evaco asterisciflorae-Filaginetum congestae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Filago congesta ed Evax asterisciflora Ecologia: formazione a terofite reptanti dei sentieri in terra battuta, nei tratti laterali o talora centrali soggetti a blando calpestio. Distribuzione: endemica di Lampedusa. Plantagini afrae-Carrichteretum annuae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Plantago afra e Carrichtera annua Ecologia: campi incolti delimitati spesso da muretti a secco, utilizzati per il pascolo ovino e talvolta saltuariamente messi a coltura, caratterizzati da una flora terofitica di tipo subnitrofilo. Questo consorzio può evolvere verso aspetti del Thapsio garganicae-Feruletum communis. Distribuzione: endemica di Lampedusa. Hippocrepido ciliatae-Astragaletum epiglottis Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Astragalus epiglottis e Hippocrepis ciliata Ecologia: cenosi dei suoli sabbiosi incoerenti con ricca componente sabbiosa, tipica dei vecchi campi abbandonati. Tende ad evolvere verso popolamenti pressocché monospecifici di Foeniculum vulgare subsp. piperitum. Distribuzione: endemica di Lampedusa (es.: Vallone Imbriacole). Succowio balearicae-Smyrnietum olusatri Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Succowia balearica Ecologia: comunità ipernitrofila e sciafila presente nel fondo di alcuni valloni, per lo più sotto la chioma di grossi carrubi e tra le siepi dei fichi d’India, legata a suoli profondi ben ombreggiati e umificati, in cui hanno il loro optimum macrofite erbacee sia di tipo terofitico che emicriptofitico. Distribuzione: endemica di Lampedusa, dove si riscontra al Vallone Imbriacole, nel tratto terminale di Cala Galera e di Cala Madonna. Fumario flabellatae-Parietarietum judaicae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Fumaria flabellata Ecologia: habitat aperti e ventilati delle cenge esposte a Nord dei valloni più profondi o poste in prossimità di stazzi o ripari per ovini. Distribuzione: Lampedusa. Note: Bartolo et alii (1990) distinguono una subass. smyrnietosum olusatri, che colonizza porzioni più chiuse in prossimità delle grotte. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 100 Galio murali-Catapodietum occidentalis Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 corr. Car. Ass.: Catapodium hemipoa subsp. occidentale e Vulpia ciliata Ecologia: vegetazione nanoterofitica, costituita da microfite effimere, tipica di piccole superfici ben ombreggiate, su suoli abbastanza nitrificati per accumulo di sostanza organica, ai margini di formazioni boschive, piccole cenge, muretti a secco e piccole pareti rocciose. Distribuzione: Lampedusa. Cutandio maritimae-Parapholietum marginatae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Catapodium balearicum e Parapholis marginata Ecologia: formazione a psammofile annuali delle piccole cale sabbiose, posta più all’interno rispetto allo Sporobolo-Agropyretum juncei. Distribuzione: Lampedusa. Filagini gussonei -Daucetum lopadusani Brullo 1985 corr. Car. Ass.: Daucus lopadusanus, Linaria reflexa subsp. lubbockii, Diplotaxis scaposa e Filago gussonei Ecologia: praticelli costituiti per lo più da terofite, localizzati in genere sul sottile strato di terriccio (terre rosse !?), potente pochi cm, che occupa le fessure e le piccole depressioni della roccia calcarea, che subiscono un’essiccazione totale a partire da marzo. Presenta un discreto contingente di specie xerofile e subalofile. In questo contesto si rinvengono parecchie specie di notevole interesse fitogeografico: Diplotaxis scaposa, Ononis sieberi, Trigonella maritima, Lagurus ovatus subsp. nanus, Nauplius aquaticus, Allium lopadusanum e A. hirtovaginatum. Nelle cenge delle falesie esposte a Nord, in contesti più freschi, umidi ed ombrosi, si possono distinguere aspetti leggermente più nitrofili riferiti alla subass. rumicetosum aegaei da BARTOLO et alii (1990), che designano come specie differenziali Rumex bucephalophorus subsp. aegaeus ed Anthemis lopadusana. Distribuzione: endemica di Lampedusa. Catapodio pauciflori-Sedetum litorei Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 corr. Car. Ass.: Sedum litoreum e Sedum caespitosum Ecologia: comunità xerofila, sciafila e subalofila tipica degli anfratti o piccole nicchie ombreggiate dalla roccia calcarea. Caratterizzata da nanofanerofite succulente, vicaria il Filagini gussonei-Daucetum lopadusani in condizioni di ombreggiamento. Distribuzione: endemica di Lampedusa. Paronychio longisetae-Crassuletum tilleae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Crassula tillaea e Paronychia arabica subsp. longiseta Ecologia: vegetazione terofitica impiantata sui cuscinetti di briofite (Barbula unguiculata, Bryum caespiticium e Phaeoceros laevis) che colonizza il sottile strato di terriccio che si accumula nelle concavità delle rocce inondate in inverno per brevi periodi. Oltre alla subass. typicum, BARTOLO et alii (1990) distinguono una subass. saginetosum apetalae, caratterizzata da una moderata nitrofilia. Distribuzione: endemica di Lampedusa. Oryzopsio pauciflorae-Hyparrhenietum hirtae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Oryzopsis miliacea fo. Pauciflora e Allium pallens Ecologia: praterie di tipo steppico dominate da Hyparrhenia hirta. Distribuzione: cenosi endemica di Lampedusa, di cui si rinvengono aspetti particolarmente espressivi nei valloni in prossimità di Capo Ponente. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 101 Sanguisorbo verrucosae-Magydaretum pastinaceae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Magydaris pastinacea e Sanguisorba minor subsp. spachiana Ecologia: praterie di tipo steppico su substrati sassosi o comunque con suolo a tessitura grossolana; aspetti glareicoli debolmente nitrofili e igrofili. Distribuzione: comunità nota per Lampedusa, dove è stata osservata in diversi punti del Vallone Imbriacole (S. Pasta, dati non mostrati), per la Sicilia nordoccidentale, le Egadi e probabilmente in Africa nordoccidentale (BARTOLO et alii, 1990). Coridothymo capitati-Cistetum parviflori Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Cistus parviflorus Lam.. Ecologia: la gariga termo-xerofila a cisti, un tempo frequente soprattutto in corrispondenza dei valloni Madonna e Imbriacole, come aspetto degradato del Periploco angustifoliaeJuniperetum turbinatae su litosuoli e contesti con elevata rocciosità affiorante. Sommier agli inizi del XIX secolo e ancora Brullo negli anni Settanta (com. pers.) hanno potuto osservare aspetti di cisteta a Cistus monspeliensis e C. parviflorus, oggi del tutto scomparsi: attualmente sull’isola è più facile rinvenire aspetti degradati ed impoveriti come l’aggruppamento a Coridothymus capitatus (LUMINI, 1978; DRESEN, 1982; BARTOLO et alii, 1990) e l’aggruppamento a Phagnalon rupestre subsp. annoticum (DRESEN, 1982). Distribuzione: endemica di Lampedusa. Suaedo verae-Salsoletum oppositifoliae (O. de Bolòs 1957) Rivas Goday et Rigual 1958 Car. Ass.: Suaeda vera e Salsola oppositifolia Ecologia: vegetazione paucispecifica a frutici perenni mio-alofili termoxerofili substrati marnosi o marnoso-argillosi più o meno inclinati. Localmnte tali comunità vegetali costiere presentano un carattere debolmente alo-nitrofilo, sostituendo su substrati calanchivi le associazioni dei Crithmo-Limonietea. Distribuzione: aree caldo-aride della Sicilia centro-meridionale, Lampedusa e Isola dei Conigli. Salsolo oppositifoliae-Suaedetum pelagicae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Suaeda pelagica Ecologia: formazioni arbustive alonitrofile su superfici più o meno inclinate e influenzate dal mare. Distribuzione: falesie della costa sudoccidentale di Lampedusa. Suaedo verae-Limoniastretum monopetali Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 Car. Ass.: Limoniastrum monopetalum Ecologia: falesie marnose interessate dall’influsso della falda freatica e dall’aerosol marino. Distribuzione: piccolo nucleo lungo la costa meridionale di Lampedusa, nei pressi della Tabaccara. Periploco angustifoliae-Euphorbietum dendroidis Brullo, Di Martino et Marcenò 1977 Car. Ass.: Periploca angustifolia Ecologia: macchia bassa termo-xerofila che costituiscono il climax degli ambienti aridi costieri soggetti a clima inframediterraneo, dominata da arbusti xerofili caduchi nel periodo estivo, predilige substrati rocciosi compatti e vegeta anche in contesti molto acclivi. Consorzio spesso contiguo ad aspetti del Crithmo-Limonion, è legato a formazioni dell’Hyparrhenion hirtae Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 102 Distribuzione: endemica delle isole del Canale di Sicilia: Pelagie (Lampedusa e Linosa), Arcipelago Maltese e zone più esposte e soleggiate di Pantelleria e delle Egadi. Periploco angustifoliae-Juniperetum turbinatae Bartolo, Brullo, Minissale et 1990 Car. Ass.: Juniperus turbinata Guss. Ecologia: su alcuni versanti e soprattutto nel fondo dei valloni meridionali di Lampedusa sopravvivono tuttora alcune centinaia di ginepri fenicei (LA MELA VECA & PASTA, 2006), dove si realizza un microclima leggermente più umido rispetto a quello del Periploco angustifoliae-Euphorbietum dendroidis. Alcuni maestosi individui di ginepro costituiscono i testimoni relitti della macchia termo-xerofila primaria, oggi scomparsa. Distribuzione: Lampedusa, Tunisia centrale e isole a sud di Creta Lampione Limonietum albidi Bartolo et Brullo 1993 Car. Ass.: Limonium albidum Ecologia: formazione alolitofila caratterizzata da frutici e suffrutici camefitici pulvinati sulle coste rocciose calcari giurassici. Distribuzione: endemica di Lampione, dove appare in rapida rarefazione a causa del disturbo indotto dalla colonia di gabbiani. Arthrocnemion glauci Rivas-Martínez in Rivas-Martínez et al. 1980 Diff. All.: Arthrocnemum glaucum Ecologia: questa alleanza raggruppa gli aspetti di vegetazione dele zone rialzate su suoli alomorfi aridi iperalini, soggetti anche a lunghi periodi di sommersione ma fortemente disseccati d’estate. Distribuzione: A questo syntaxon, distribuito a macchia di leopardo nei contesti subdesertici salati dell’area mediterraneo-saharo-arabica, vengono provvisoriamente riferito l’aggruppamento ad Arthrocnemum glaucum rilevato a Lampione. L’analisi della Carta della Vegetazione permette di annotare i dati salienti sulle comunità vegetali delle isole che compongono il SIC in esame, Lampedusa e Lampione. Per quanto concerne Lampedusa, innanzitutto spiccano le aree rimboschite, particolarmente concentrate e quasi continue nella porzione occidentale del SIC (Albero Sole, Sanguedolce, Capo Ponente, ecc.) e con qualche superficie di minore estensione nella zona nord-orientale dell’isola (es.: C.da Taccio Vecchio). Nei casi in cui l’esito di tali rimboschimenti si rileva fallimentare ed i pini hanno assunto un portamento prostrato senza garantire una copertura continua, si osserva un paesaggio a macchia di leopardo che ospita frammenti (non cartografabili) di habitat connessi con la vegetazione seriale (principalmente 6220*, 5334 e 5430). Dove invece i rimboschimenti sono più fitti e più frequenti sono le attività di gestione e manutenzione forestale, il soprassuolo è molto povero o assente a causa dell’effetto pacciamante degli aghi di pino e si osservano a malapena aspetti nitrosciafili riferibili all’alleanza Valantio-Galion o, nei contesti maggiormente disturbati, all’alleanza Hordeion leporini o Carrichtero-Amberboion lippii. Appare interessante rimarcare come nei pianori rocciosi dell’estremità occidentale dell’isola (es.: Capo Ponente e Albero Sole) molti rimboschimenti abbiano sostituito sia una gariga peculiare, caratterizzata da Thymelaea hirsuta e Coridothymus capitatus, sia lembi di fruticeto Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 103 mioalofilo a Salsola verticillata, che probabilmente costituivano localmente la vegetazione predominante. La gariga costituisce l’aspetto più espressivo e diffuso del paesaggio vegetale locale e ricade in massima parte all’interno della Riserva Naturale. Ad essa si mescolano quasi sempre aspetti di prateria perenne e annua con cui mostra chiare connessioni dinamiche. Un’altra porzione significativa di gariga si trova nella parte centrale della costa settentrionale, nei pressi di Costa del Prete. I nuclei di macchia vera e propria sono estremamente sporadici, frammentati e distanziati tra di loro, perlopiù circoscritti nel fondovalle degli impluvi di maggiori dimensioni (parte alta del Vallone della Forbice, Terranova, Imbriacole, ecc.), mentre il più delle volte gli aspetti di macchia termoxerofila rada riferiti al Periploco-Euphorbietum dendroidis partecipano alla gariga senza essere mai chiaramente dominanti. In particolare, la macchia del Vallone Imbriacole ospita quasi tutte le specie caratteristiche dei Quercetalia calliprini presenti sull’isola ma è tuttora oggetto di grave degrado e crescente pressione antropica che la rende estremamente vulnerabile. Altri aspetti interessanti e atipici di macchia secondaria (Oleo-Ceratonion siliquae) si stanno formando in corrispondenza di case rurali o sistemi di muretti a secco abbandonati, il più delle volte in coincidenza di sistemi terrazzati o di siepi di fico d’India, che probabilmente hanno fornito un ambiente favorevole per l’attecchimento e la crescita delle specie sclerofille. Di grande rilievo risulta la vasta estensione di ex-coltivi oggi in evoluzione verso praterie xeriche perenni e annue riferibili alla classe Stipo-Trachynietea (es.: Costa del Prete, Taccio Vecchio, ecc.) e all’habitat prioritario 6220*; nelle stesse condizioni versano peraltro molti dei sistemi terrazzati coltivati sino a pochi anni o decenni orsono. La vegetazione segetale delle colture cerealicole (Ridolfion segeti) e quella nitrofilo-ruderale degli ex-orti e vigneti (Fumarion wirtgenii-agrariae, Diplotaxion erucoidis, ecc.) occupa aree molto ridotte e frammentate. Purtroppo alla loro scomparsa non segue sempre un normale processo di successione progressiva perché nel recente passato essi sono stati oggetto delle mire di espansione edilizia (abusiva e non). La vegetazione psammofila (alleanze Euphorbion peplis, Ammophilion australis, Agropyrion juncei e Maresio-Malcolmion ramosissimae) è rappresentata da un complesso mosaico di microambienti e microassociazioni vegetali che si trovano a “spartire” spazi e risorse resi esigui dalla passata pressione antropica sugli ecosistemi delle spiagge dei Conigli, di Cala Pulcino, ecc.: ancora oggi esse subiscono un pesante impatto antropico nel corso della stagione balneare proprio perché tra le poche ancora incontaminate dell’isola, mentre le altre spiagge esterne al SIC hanno subito danni irreversibili nel corso degli ultimi anni (es.: Cala Guitgia). Sebbene non cartografabili da soli per la loro modesta estensione, gli ambienti umidi sono stati posti in evidenza all’interno di un mosaico cui partecipano in modo significativo assieme alle formazioni più aperte della vegetazione seriale (C.da Imbriacole, Taccio Vecchio, Sanguedolce). Va rimarcato come la pozza di maggiore estensione, presente in quest’ultima località, non oltrepassi un’estensione di 6 m2 ed una profondità di 0,6 m: ciò rende conto della forte vulnerabilità di questi ambienti, molti dei quali sono stati probabilmente distrutti a causa dello sviluppo edilizio suburbano degli ultimi decenni e nel corso delle attività di riforestazione condotte senza tenere conto delle comunità vegetali preesistenti. Gli aspetti di vegetazione costiera appaiono in discreta salute e mostrano una buona continuità. Le aree più estese e più integre si trovano in corrispondenza dei pianori più vicini alle coste tra Cala Madonna e Punta Galera a Sud, presso Scoglio Sacramento a Nord, mentre nella zona di Punta Alaimo e Costa del Prete tali formazioni, ancorché molto espressive, appaiono più o meno gravemente danneggiate dallo spietramento abusivo, soprattutto a Cupo Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 104 Reperta presso Taccio Vecchio. Particolarmente integra appare la vegetazione costiera delle falesie subverticali e praticamente inaccessibili della falesia settentrionale dell’isola. Comprendere le potenzialità dinamiche del territorio in esame facilita una lettura “in prospettiva” delle informazioni contenute nella Carta della Vegetazione, permettendo inoltre l’accorpamento delle unità di vegetazione censite in una prospettiva dinamica. A tal proposito, nel SIC è possibile individuare diverse serie di vegetazione a forte condizionamento edafico: Serie termoxerofila degli affioramenti rocciosi e dei litosuoli, potenzialmente presente sulle rupi soleggiate, costituita da un mosaico di praterelli terofitici (all. Plantagini-Catapodion marini) può progredire verso praterie dominate da Hyparrhenia hirta s.l. (all. Hyparrhenion hirtae), garighe (all. Cisto-Ericion multiflorae) sino a costituire cenosi di macchia termofila nei contesti più acclivi, rocciosi e soleggiati (all. Periplocion angustifoliae: Periploco angustifoliae-Euphorbietum dendroidis). Il SIC offre diversi esempi espressivi, quasi sempr tuttavia difficilmente cartografabili perché frammisti e comprimari rispetto agli aspetti di gariga. Serie mioalofila dei suoli argillosi della costa meridionale ed occidentale, la cui evoluzione è meno prevedibile. Questi contesti appaiono caratterizzati da formazioni arbustive a chenopodioceee crassulente quali Suaeda vera, Salsola verticillata e l’endemica Suaeda pelagica; aspetti analoghi arricchiti da consorzi xeronitrofili si riscontrano nei siti di nidificazione dei gabbiani, in particolare sull’isolotto dei Conigli. Serie termofila del fondo dei canyon. Per successione progressiva i praterelli terofitici (all. Trachynion distachyae) e probabilmente gli incolti (Echio-Galaction tomentosae) possono evolversi verso praterie dell’alleanza Bromo-Oryzopsion, garighe a labiate (all. Cisto-Ericion multiflorae) sino alla formazione di aspetti di macchia-foresta (Oleo-Ceratonion siliquae). Avvalendosi di suoli più profondi, lo stadio intermedio potrebbe essere dominato da aspetti paucispecifici di mantello (all. Pruno-Rubion ulmifolii): in realtà a Lampedusa oggi persino il rovo risulta una rarità, con pochi individui a Cala Madonna e al Vallone Imbriacole... Legate esclusivamente alla presenza di piccole pozze temporanee sono invece le comunità idrofitiche (all. Charion fragilis) e igrofile (all. Isoëtion); se cessasse il disturbo dovuto al diffuso disturbo antropico (vandalismo, captazione delle acque piovane e scopo irriguo, ecc.) questi habtiat sarebbero senza dubbio più diffusi. Per quanto riguarda Lampione, nonostante il ridotto e sporadico (ma crescente) disturbo antropico connesso con lo sbarco di gitanti durante la stagione balneare, piuttosto circoscritti appaiono oggi gli aspetti di vegetazione connessi con i sistemi costieri ad elevato grado di naturalità: sia aggr. ad Arthrocnemum macrostachyum sia il Limonietum albidi, cenosi litofila aeroalina endemica di Lampione diffusa sull’isola sino agli Ottanta del secolo scorso (prof. S. Brullo, Catania, com. pers.), sembra aver subito una drastica rarefazione a causa del disturbo indotto dalla colonia di gabbiani, soppiantata da aspetti ipernitrofili xerofili riferibili al Mesembryanthemion cristallini o al Malvion parviflorae. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 105 2.3.1.4 Descrizione degli habitat rinvenuti e commento alla Carta degli Habitat (B.3.4) SIC ITA040001 “ISOLA DI LINOSA” Nelle seguenti tabelle si riportano le informazioni relative agli habitat del SIC ITA040001 “Isola di Linosa” contenute rispettivamente: - nella Scheda Natura 2000 (versione dicembre 2005) trasmessa dall’Assessorato nel dicembre 2007: - nella relazione di commento della Carta degli Habitat redatta da Agristudio s.r.l e trasmessa come documentazione di base dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente. Si fa notare inoltre che la precedente Scheda Natura 2000 del Ministero dell’Ambiente (aggiornamento al 04/2005) riportava per il Sito una superficie di 442 Ha, a fronte dei 429 Ha riportati nella Scheda Natura dell’ARTA aggiornata al 12/2005. Habitat presenti nel SIC ITA040001 “Isola di Linosa” (dati da Scheda Natura 2000 - ARTA). Codice e denominazione degli habitat Superficie indicati nel Formulario Standard (ha) % 1170 Scogliere 8,00 1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine 1,00 1240 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium 4,00 spp. Endemici 5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides 10,00 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion 7,00 angustifoliae) 6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero23,00 Brachypodietea 8220 Pendii rocciosi silicei con vegetazione casmofitica 3,00 8320 Campi di lava e cavità naturali 10,00 Totale superficie SIC interessata da habitat 66,00 Habitat presenti nel SIC ITA040001 “Isola di Linosa” (dati da Agristudio s.r.l.) Superficie Codice e denominazione degli habitat (ha) % individuati in Carta Natura 1240 - Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. Endemici 5330 - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche 5331 - Formazioni ad Euphorbia dendroides 5334 - Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) 6220 - *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea 8320 - Campi di lava e cavità naturali Totale superficie SIC interessata da habitat 13,5 3,19 4,6 12,0 96,5 1,09 2,83 22,71 49,5 11,64 37,6 - 8,86 50,32 La lettura critica del Manuale d’Interpretazione degli Habitat (“EUR27”), abbinata ai sopralluoghi ed ai rilievi di campo, utili ai fini di una migliore “comprensione” del paesaggio naturale di Linosa, hanno permesso di definire meglio la lista degli habitat del SIC Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 106 ITA040001, che vengono riportati nella seguente tabella. Come già scritto nella parte metodologica, a ciascun habitat è stato attribuito un indice (p-f-r) in funzione della struttura e della densità (puro; frequente; rado). I codici p-f-r vengono riportati nel data base degli habitat esclusivamente a fini gestionali, e conseguentemente non vengono visualizzati nella carta degli habitat per maggiore semplicità e chiarezza di rappresentazione, come già spiegato nella parte metodologica. Codice 1170_f / 1240_r / 8320_r 1170_p 1210_r 2110_f / 2230_r 2110_f / 6220*_r / 2230_r 5320_f / 8320_r 5320_r 5330_f 5330_f / 6220*_r 5330_r / 5331_r 5330_r / 5334_r 5330_r / 5334_r / 5331_r 5330_r / 5334_r / 5331_r / 8320_r 5330_r / 5334_r / 6220*_r 5330_r / 5334_r / 8320_r CATEGORIE DI RILEVAMENTO DELLA CARTA DEGLI HABITAT LINOSA Denominazione Superficie degli habitat individuati nei sopralluoghi (ha) % 45,22 10,54 Scogliere_frequente / Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici_rado / Campi di lava e cavità naturali_rado Scogliere_puro 2,53 0,59 Vegetazione annua delle linee di deposito marine_rado 0,10 0,02 Dune mobili embrionali_frequente / Praterie dunali dei 0,90 0,21 Malcolmietalia_rado 1,38 0,32 Dune mobili embrionali_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado / Praterie dunali dei Malcolmietalia_rado Formazioni basse di euforbie vicino alle 15,91 3,71 scogliere_frequente / Campi di lava e cavità naturali_rado Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado 4,06 0,95 Perticaie termo-mediterranee e pre42,07 9,81 desertiche_frequente Perticaie termo-mediterranee e pre0,13 0,03 desertiche_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado / 2,06 0,48 Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado / 32,97 7,69 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado 51,41 11,98 Perticaie termo-mediterranee e predesertiche_rado/Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado/Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado / 35,42 8,26 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado / Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado / Campi di lava e cavità naturali_rado 0,13 0,03 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachyodietea_rado Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado / 3,08 0,72 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado / Campi di lava e cavità naturali_rado Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 107 5430_f / 6220*_r 6220*_p 6220*_r 6220*_r / 5320_r / 8320_r 8220_f / 6220*_r Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_puro *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado / Campi di lava e cavità naturali_rado Pendii rocciosi silicei con vegetazione casmofitica_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado Totale superficie SIC interessata da habitat 0,56 0,13 18,19 4,24 0,19 0,05 8,35 1,95 0,27 0,06 264,93 61,76% Si fa presente che la superficie degli ambienti delle falesie è stata calcolata sulla proiezione piana, e quindi la loro estensione reale è decisamente maggiore. Qui di seguito vengono descritti sinteticamente gli habitat osservati nel territorio. 1170_f /1240_r / 8320_r - Scogliere_frequente / Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici_rado / Campi di lava e cavità naturali_rado: mosaico diffuso su quasi 11% dell’isola, dominato da scogliere afitoiche (cod. 1170) e caratterizzato dalla presenza rada di “scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici” (cod. 1240) e “campi di lava e cavità naturali” (cod. 8320). Appare molto difficile separare nettamente le zone rocciose del tutto afitoiche da quelle colonizzate da aspetti di vegetazione litofila aeroalina ad habitus suffruticoso (all. Crithmo-Limonion) o fruticoso (all. Plantagini-Thymelaeion hirsutae). 1170_p – Scogliere_puro: in alcune aree, ed in particolare lungo i versanti instabili della porzione occidentale di M. Nero, è stato possibile separare cartograficamente le scogliere afitoiche riferite all’habitat 1170 dai contigui aspetti di vegetazione litofila aeroalina a Limonium algusae (cod. 1240). 1210_r - Vegetazione annua delle linee di deposito marine_rado: la vegetazione annua delle linee di deposito marine, localizzata sulle spiagge di Pozzolana di Ponente e Pozzolana di Levante, è rappresentata da aggruppamenti a terofite psammonitrofile estremamente poveri, esigui e localizzati. Pertanto tali cenosi sono state riportate su carta come emergenze puntiformi. 2110_f / 2230_r - Dune mobili embrionali_frequente / Praterie dunali dei Malcolmietalia_rado: aspetti molto peculiari di vegetazione dunale dominati da Pancratium linosae e colonizzati da aspetti del Maresio-Malcolmion negli spazi aperti, sono stati rinvenuti in tutti i (pochi) contesti idonei dell’isola. Quelli più espressivi si trovano in corrispondenza della conoide sabbiosa presso Cala Pozzolana di Ponente. 2110_f / 6220*_r / 2230_r - Dune mobili embrionali_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Praterie dunali dei Malcolmietalia_rado: sul versante meridionale di Monte Nero agli aspetti a Pancratium linosae e comunità a terofite psammoxerofile si aggiungono nuclei di iparrenieto. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 108 5320_f / 8320_r: Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_frequente / Campi di lava e cavità naturali_rado a ridosso delle scogliere afitoiche, soprattutto lungo il tratto costiero settentrionale e nord-occidentale dell’isola, alle spalle delle formazioni a Limonium algusae si osservano aspetti di gariga subnitrofila, litofila ed aeroalina riferibili all’alleanza Plantagini-Thymelaeion hirsutae ed all’habitat 5320. In corrispondenza di questo mosaico tale gariga è connotata da una significativa incidenza di campi di lava e cavità naturali. Purtroppo il quadro naturale di questo contesto è stato profondamente alterato dall’impianto di essenze esotiche quali Tamarix canariensis, Carpobrotus edulis e Acacia sp. pl. 5320_r – Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado: allo stato attuale alcuni dei tratti più acclivi delle coste rocciose appaiono quasi del tutto snaturati dal suaccennato impianto di Tamarix canariensis e Acacia sp. pl., che ha frammentato e snaturato i preesistenti aspetti litofili aeroalini riferibili al Plantagini-Thymelaeion hirsutae, oggi poco rappresentitivi sia in termini di estensione sia sotto un profilo floristico-fisionomico. 5330_f – Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_frequente: in ragione della forte commistione degli aspetti locali di macchia, adottando la scelta già operata da Agristudio ai fini della redazione della Carta degli Habitat, si è talora fatto ricorso a questa categoria per descrivere gli aspetti di macchia senza una chiara dominanza di Euphorbia dendroides o di Periploca angustifolia. Si tratta spesso di terrazzamenti agricoli abbandonati in cui la successione progressiva è avviata da decenni. 5330_f / 6220*_r - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_frequente / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado: corrisponde ad un’area ristretta sul versante meridionale del Timpone, a Sud di M. Nero. 5330_r / 5331_r - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado / Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado: l’unicio nucleo sostanzialmente puro di macchia ad euforbia si riscontra sul versante sud-occidentale di Montagna Rossa; altrove l’euforbia non domina mai. 5330_r / 5334_r - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado: molto comune (7,75% del SIC), soprattutto sui versanti settentrionali di tutti i principali rilievi dell’isola. 5330_r / 5334_r / 5331_r - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado/Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado/Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado: costituisce la tipologia più comune di macchia termoxerofila, soprattutto sui versanti meridionali dei principali rilievi dell’isola, ricoprendo quasi il 12% del SIC. 5330_r / 5334_r / 5331_r / 8320_r - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado / Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado / Campi di lava e cavità naturali_rado: a questo mosaico vanno riferiti gli aspetti di macchia bassa con prevalenza di lentisco su Euphorbia dendroides e Periploca angustifolia in contesti caratterizzati dalla frequenza di campi di lava e cavità naturali. Questa categoria comprende buona parte degli incolti in evoluzione, tuttora delimitati da siepi di fico d’India, di C.da Mannarazza. 5330_r / 5334_r / 6220*_r - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachyodietea_rado: tipologia Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 109 diffusa un po’ dovunque sull’isola, è presente su superfici cartografabili limitatamente al bordo meridionale del cratere sommitale di M. Nero. 5330_r / 5334_r / 8320_r - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado / Campi di lava e cavità naturali_rado: tipologia di macchia termoxerofila mista individuata soltanto verso Punta Paranzello (estremità nord-occidentale dell’isola). 5430_f / 6220*_r - Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_frequente / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado: la gariga a Coridothymus capitatus domina un mosaico cui partecipano anche aspetti di prateria perenne e annua e caratterizza alcuni affioramenti rocciosi silla sommità di Punta Calcarella. Alcuni frammenti di questo interessante mosaico ricadono fuori dal SIC, ai piedi del versante occidentale di M. Vulcano e tra M. Vulcano e P.ta Calcarella. 6220*_p - Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_puro: poco rappresentati sono i praterelli microfitici puri, che tuttavia sono piuttosto comuni come aspetto minoritario all’interno di diverse tipologie di mosaico individuate nel corso dei sopralluoghi. L’area più rappresentativa osservata ricade fuori dal SIC, dentro l’area recintata del Serbatoio. 6220*_r - Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado: alcuni incolti recenti in evoluzione sono attualmente caratterizzati da aspetti di iparrenieto rado: essi caratterizzano un’area circoscritta ad Est di M. Bandiera. 6220_r/ 5320_r / 8320_r - *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado / Campi di lava e cavità naturali_rado: alcuni contesti costieri sono caratterizzati da un mosaico rado in cui le praterie annue sono frammiste ad aspetti riferibili al PlantaginiThymelaeion hirsutae e ai campi di lava e cavità naturali. Vi si registra tuttavia un certo livello medio-alto di disturbo antropico, che talora sfocia nel degrado connesso con lo scarico di inerti. 8220_f / 6220*_r - Pendii rocciosi silicei con vegetazione casmofitica_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado: a questo mosaico va riferita l’unica parete rocciose che funge appieno al ruolo di rupe e che ospita numerose specie di licheni nonché briofite di notevole interesse biogeograficoconservazionistico. Quanto esposto, frutto delle indagini di campo, porta ad una ripartizione ben più articolata e complessa degli habitat d’interesse comunitario all’interno del SIC di Linosa rispetto a quanto indicato nella precedente versione della Scheda Natura 2000. In particolare, le indagini svolte evidenziano un’estensione maggiore di quanto indicato precedentemente per ciò che concerne gli habitat connessi con gli aspetti di macchia 5330, 5331 e 5334; di contro, gli aspetti ascrivibili all’habitat prioritario dei Thero-Brachypodietea, puri o consociati, ricoprono poco più del 5% dell’isola. Anche i contesti rocciosi costieri sono più compositi di quanto precedentemente riportato. Nella seguente tabella vengono riportati i tematismi di rappresentazione della Carta degli Habitat (Tavola 8) con l’indicazione della superficie e della sua percentuale rispetto alla superficie del SIC. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 110 1170 1170 / 1240 / 8320 1210 2110 / 2230 2110 / 6220* / 2230 5320 5320 / 8320 5330 5330 / 5331 5330 / 5334 5330 / 5334 / 5331 5330 / 5334 / 5331 / 8320 5330 / 5334 / 6220* 5330 / 5334 / 8320 5330 / 6220 5430 / 6220* 6220* 6220* / 5320 / 8320 8220 / 6220* TEMATISMI DI RAPPRESENTAZIONE DELLA CARTA DEGLI HABITAT Codice e denominazione degli Habitat presenti Estensione nel SIC ITA040001 “Isola di Linosa” (Ha) (%) Scogliere 2,53 0,59 Scogliere / Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee 45,22 10,54 con Limonium spp. endemici / Campi di lava e cavità naturali Vegetazione annua delle linee di deposito marine Dune mobili embrionali / Praterie dunali dei Malcolmietalia 0,10 0,90 0,02 0,21 Dune mobili embrionali / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea / Praterie dunali dei Malcolmietalia Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere / Campi di lava e cavità naturali Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche / Formazioni ad Euphorbia dendroides Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche/Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)/Formazioni ad Euphorbia dendroides Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) / Formazioni ad Euphorbia dendroides / Campi di lava e cavità naturali Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachyodietea Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) / Campi di lava e cavità naturali Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere / Campi di lava e cavità naturali Pendii rocciosi silicei con vegetazione casmofitica / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea Totale superficie SIC interessata da habitat 1,38 0,32 4,06 15,91 0,95 3,71 42,07 2,06 9,81 0,48 32,97 7,69 51,41 11,98 35,42 8,26 0,13 0,03 3,08 0,72 0,13 0,03 0,56 0,13 18,39 4,29 8,35 1,95 0,27 0,06 264,93 61,76 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 111 Nella Carta degli Habitat sono anche visualizzate le categorie Corine Biotope delle aree ove non sono stati rinvenuti habitat, che si riportano nella tabella seguente. Biotopi secondo la classificazione Corine Biotopes 34.81- Prati aridi subnitrofili a vegetazione post-colturale 61 – Brecciai 82.3 – Seminativi e colture erbacee estensive 83.2 – Colture arbustive 83.211 – Vigneti tradizionali 83.3 – Impianti artificiali 83.3112 – Impianti di pini europei 83.325 – Altri impianti arborei artificiali di latifoglie 86 – Città, paesi, siti industriali 86.2 – Villaggi 86.31 – Insediamenti industriali, artigianali, commerciali e spazi annessi 86.41 – Cave 86.42 – Vegetazione delle aree ruderali e delle discariche Sulla base delle proporzioni misurate e rilevate in campagna, è stata effettuata una stima semiquantitativa del “peso” di ciascun habitat facente parte dei mosaici individuati; i rapporti ponderali stimati sono stati i seguenti. Tematismi (Dir. 42/93 o CB) della Carta degli Habitat 2110 Dune mobili embrionali_f + 2230 Praterie dunali dei Malcolmietalia_r 2110 Dune mobili embrionali_f + 6220 *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_r + 2230 Praterie dunali dei Malcolmietalia_r 1170 Scogliere_f + 1240 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici_r + 8320 Campi di lava e cavità naturali_r 5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r + 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_r 5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r + 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_r + 5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r “Peso” habitat presenti nelle unità di paesaggio 60 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 40 60 30 10 50 25 25 50 50 50 30 20 112 5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r + 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_r + 5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r 5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r + 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_r + 5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r + 8320 Campi di lava e cavità naturali_r 5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r + 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_r + 5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r 5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r + 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_r 5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r + 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_r + 8320 Campi di lava e cavità naturali_r 5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r + 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_r + 6220 *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_r 5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r + 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_r 5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r + 5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r 5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_f + 6220 *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_r 5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_f + 8320 Campi di lava e cavità naturali_r Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 50 30 20 50 20 15 15 50 30 20 50 50 50 40 10 40 30 30 50 50 60 40 60 40 60 40 113 60 5430 Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_f + 6220 *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_r 6220 *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_r + 5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_r + 8320 Campi di lava e cavità naturali_r 8220 Pendii rocciosi silicei con vegetazione casmofitica_f + 6220 *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_r 5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_f + 8320 Campi di lava e cavità naturali_r 40 40 30 30 80 20 60 40 Queste considerazioni quali-quantitative hanno permesso di valutare con buona approssimazione la superficie effettivamente ricoperta dagli habitat presenti nel SIC ITA040001 Isola di Linosa. Codice e denominazione degli Habitat presenti nel SIC Estensione ha % 1170 Scogliere 25,14 5,86 1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine 0,10 0,02 1240 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici 2110 Dune embrionali mobili 11,30 2,64 1,37 0,32 2230 Praterie dunali dei Malcolmietalia 0,50 0,12 5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere 16,11 3,76 5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche 104,87 24,45 5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides 16,42 3,83 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) 5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion 40,26 9,39 0,34 0,08 6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea 8220 Pendii rocciosi silicei con vegetazione casmofitica 22,51 5,25 0,22 0,05 8320 Campi di lava e cavita naturali 25,79 6,01 264,93 61,76 Totale superficie SIC interessata da habitat La superficie complessiva interessata da habitat d’interesse comunitario è pari al 61,76% del SIC. Circa il 37% è costituito da aspetti più o meno articolati di macchia termoxerofila (5330, 5331 e 5334). Questi habitat ricoprono settori impartanti dei principali rilievi, una vasta area Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 114 di C.da Mannarazza, nonché un numero significativo di incolti abbandonati, dove la successione appare piuttosto rapida, probabilmente facilitata dalla presenza pregressa di siepi di fico d’India e di muretti a secco che hanno svolto un ruolo prezioso come frangivento e come microhabitat utili per la disseminazione, la germinazione e l’affermazione delle specie legnose tipiche della macchia in formazione. L’habitat dei condotti lavici (8320) è particolarmente rappresentato nelle “sciare” poco vocate alla colture agrarie riscontrate in corrispondenza del tratto costiero dell’isola. Le rupi vulcaniche, corrispondenti all’habitat 8220, appaiono piuttosto circoscritte ma molto espressive sotto un profilo floristico (vi crescono numerose briofite pregiate) e fisionomico. Probabilmente tale habitat era maggiormente diffuso prima della realizzazione degli impianti forestali (es.: M. Bandiera). Come già riscontrato a Marettimo (GIANGUZZI et alii, 2006) ed in diverse altre isole parasicule (S. Pasta, oss. pers.), dove si rileva la medesima situazione di abbandono delle tradizionali pratiche agro-pastorali, gli aspetti di prateria pura (habitat prioritario 6220) sono sempre più rari, e il più delle volte costituiscono una componente minoritaria del mosaico di vegetazione. Questo datto di fatto deve essere colto come un chiaro monito del rischio concreto e imminente di scomparsa dei pratelli terofitici e delle praterie perenni, che di contro giocano un ruolo cruciale nella conservazione di oltre metà delle specie di maggiore pregio fitogeografico-conservazionistico note per l’isola. I tre habitat connessi con i sistemi sabbiosi (1210, 2110 e 2230) sono molto circoscritti così come lo sono gli ambiti idonei. Più nel dettaglio, la vegetazione terofitica pioniera dei depositi delle spiagge che caratterizza l’habitat 1210 risulta atipica, impoverita e scostante (non è cioè presente in modo costante), mentre gli altri aspetti mostrano tuttora un grado elevatissimo di integrità e di rappresentatività floristico-strutturale. Relativamente alla struttura ed alla distribuzione dei poligoni attribuiti ai diversi habitat, appare evidente la forte connessione tra i poligoni riferiti agli habitat di macchia in corrispondenza dei piccoli rilievi montuosi locali. Di contro, gli habitat di prateria (6220* e 2330), quelli connessi con le spiagge sabbiose (1210 e 2110) e con la gariga (5320 e 5430) risultano molto discontinui in tutto il SIC. I poligoni degli habitat tipici delle coste rocciose (1170 e 1240) risultano il più delle volte molto allungati; la recente manomissione delle coste a seguito dell’impianto delle tamerici ha peraltro gravemente perturbato e frammentato tali habitat. Alcuni habitat ricadono o sono limitrofi ad aree in cui sono stati realizzati dei rimboschimenti anche con essenze alloctone, la cui conduzione pregiudica il grado di naturalità del paesaggio locale e conseguentemente lo status degli habitat vicini; per questo motivo la gestione di tali impianti artificiali rappresenta un elemento importante nella pianificazione del SIC e vanno conseguentemente previsti diradamenti ed interventi di rinaturazione. Va posto adeguatamente in risalto il fatto che gli aspetti locali di prateria e di gariga, pur rappresentando una frazione trascurabile della superficie complessiva del SIC, rappresentano le comunità elettive di moltissimi dei taxa vegetali di pregio del SIC stesso. La loro tutela, salvaguardia e diffusione deve dunque essere concepita come fatto di urgenza ed interesse prioritari. L’analisi della distribuzione delle specie di maggiore interesse conservazionistico e/o biogeografico ha evidenziato quanto segue: - ben 36 dei 74 taxa vegetali di maggiore interesse biogeografico e/o conservazionistico individuati nel SIC sono legati esclusivamente ad habitat d’interesse comunitario: si tratta di Allium subvillosum, Ambrosina bassi, Astragalus peregrinus subsp. warionis, Avena saxatilis, Bellium minutum, Bryum gemmilucens, Catapodium hemipoa subsp. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 115 occidentale, Cephaloziella rubella, Daucus gingidium subsp. rupestris, Enthostodon hungaricus, Erodium neuradifolium var. linosae, Exormotheca pustulosa, Fossombronia crozalsii, Fossombronia pusilla var. decipiens, Fossombronia wondraczekii, Juniperus turbinata, Limoniastrum monopetalum, Limonium algusae, Logfia lojaconoi, Lotus halophilus, Lotus peregrinus, Micromeria microphylla, Ophioglossum lusitanicum, Oxymitra incrassata, Parietaria cretica, Periploca angustifolia, Petalophyllum ralfsii, Reichardia tingitana, Rhus tripartita, Senecio cineraria subsp. bicolor, Serapias parviflora, Tortella flavovirens var. papillosissima, Tortula brevissima, Tortula modica, Tortula revolvens, Valantia calva. Di contro, sono 10 (Calendula tripterocarpa, Carduus pycnocephalus subsp. arabicus, Crossidium crassinerve, Fumaria bicolor, Heliotropium dolosum, Leptobarbula berica, Linaria pseudolaxiflora, Onopordum argolicum, Silene apetala, Silene behen) i taxa legati esclusivamente ai biotopi. - la maggior parte delle restanti entità è presente anche nelle unità del paesaggio agrario (seminativi, colture permanenti, incolti e contesti ruderali marginali). - sono 40 le tracheofite pregiate individuate nel SIC che prediligono l’habitat “pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea” (cod. 6220*), mentre 28 vivono nelle “phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion (cod. 5430), 25 negli “arbusteti termomediterranei e predesertici” (cod. 5330), 22 nella “macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)” (cod. 5334), 17 nelle “praterie dunali dei Malcolmietalia” (cod. 2230), 14 nei “campi di lava e cavità naturali” (cod. 8320), 13 nelle “dune mobili embrionali” (cod. 2110), 12 nella “formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere” (cod. 5320), 10 (di cui 2 esclusive) nei “pendii rocciosi silicei con vegetazione casmofitica” (cod. 8220), 8 nelle “scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici” (cod. 1240), 7 nelle “formazioni ad Euphorbia dendroides” (cod. 5331). - passando ai biotopi, va rimarcato il delicato ruolo di rifugio svolto dagli incolti: ben 22 sono le emergenze floristiche effettivamente o potenzialmente presenti nei “Prati aridi subnitrofili a vegetazione post-colturale” (cod. CB 34.81). Del tutto privi d’interesse si mostrano invece i rimboschimenti - anche a causa della loro eccessiva manutenzione mentre 14 sono i taxa potenzialmente presenti nei “Vigneti tradizionali” (cod. CB 83.211), 13 nei “seminativi e colture erbacee estensive” (cod. CB 82.3), 4 nelle “comunità alonitrofile a Frankenia” (cod. CB 15.12), 10 nei cappereti riferiti alla categoria “colture arbustive” (cod. CB 83.2), 11 nelle “siepi” di fico d’India (cod. CB 84.2), 8 nella “cave” dismesse (cod. CB 86.41). Con ogni probabilità le 5 specie pregiate censite nelle “discariche” (CB 86.42) erano certamente presenti ancor prima della loro realizzazione e vanno quindi considerate come “sopravvissute” al disturbo. Le conoscenze sull’auto- e sinecologia di ciascuna specie pregiata consentono di valutarne l’idoneità ambientale “potenziale” rispetto agli habitat ed ai biotopi presenti nel territorio in esame. Ne risulta la seguente tabella, in cui vengono riportati sia i casi in cui i taxa sono stati effettivamente riscontrati in determinati habitat o biotopi (= +), sia i casi di presenza potenziale (= p), quando i taxa mostrano una notevole idoneità ambientale per quegli habitat/biotopi. Con la sigla “e” vengono indicati quei taxa di cui è stata verificata sul campo la presenza esclusiva all’interno di un singolo habitat o biotopo. I dati esposti nella tabella offrono una prima indicazione sulla distribuzione dei taxa nei diversi habitat e biotopi e, indirettamente sul valore floristico di questi ultimi. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 116 Correlazione tra le esigenze ecologiche delle specie di interesse conservazionistico ed i principali Habitat e Biotopi presenti nel SIC ITA040001. Taxa effettivamente (= +) e potenzialmente (= p) presenti; e = taxa attualmente esclusivi di un singolo habitat o biotopo. + 86.42 86.41 86.2 86 83.325 83.3112 p p 83.3 p p 83.211 6220* p 83.2 5430 p p 82.3 5334 p p 61 5331 p 34.81 5330 p 8320 5320 p 8220 2230 Biotopi 2110 1240 1170 Allium subvillosum Schultes et Schultes fil. Ambrosina bassii L. Anthemis secundiramea Biv. var. cossyrensis Guss. Astragalus peregrinus Vahl subsp. warionis (Gand.) Maire Athalamia spathysii (Lindb.) S. Hatt. Avena saxatilis (Lojac.) Rocha Afonso Bellium minutum L. Bryonia acuta Desf. Bryum gemmilucens Wilcz. et Dem. Bryum ruderale Crundw. et Niholm Calendula tripterocarpa Rupr. Carduus pycnocephalus L. subsp. arabicus (Murray) Nyman Carlina involucrata Poir. Carlina sicula Ten. subsp. sicula Castellia tuberculosa (Moris) Bor Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp. occidentale (Paunero) H. et S. Scholz Cephaloziella rubella (Nees) Warnst. Crossidium crassinerve (De Not.) Jur. Daucus gingidium L. subsp. rupestris (Guss.) Onno Echium arenarium Guss. Enthostodon durieui Mont s.l. Enthostodon hungaricus (Boros) Loeske Enthostodon pulchellus (H. Philib.) Brugués Erodium neuradifolium Delile var. linosae (Sommier) Brullo 1210 Habitat Taxa d’interesse biogeografico o conservazionistico + p p p p p + + p p p p p p p + + p p p + + + p + p p p p p p p + p p + + + + p p + + + + p p p + p p p p + + + p p p p p p p p p p p e + p p p p p p p p p p p p p p e Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano p p + p Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano p + p + p p p p + p + p p p p + + p + p p p p 86.42 p 86.41 + p + + p p + + p 86.2 p 86 p p 83.325 p p 83.3112 p p 83.3 p p 83.211 p p 83.2 p p 82.3 p p p 61 p 34.81 6220* p 8320 5430 p 8220 5334 Biotopi p 5331 p 5330 p 5320 2230 1240 1210 2110 Exormotheca pustulosa Mitt. Fissidens viridulus (Anon.) Wahlenb var. incurvus (Rohl.) Waldh. Fossombronia crozalsii Corb. Fossombronia pusilla (L.) Nees var. decipiens Corbière Fossombronia wondraczekii (Corda) Lindb. Fumaria bicolor Nicotra Funariella curviseta (Schwägr.) Sérgio Heliotropium dolosum De Not. Juniperus turbinata Guss. Lagurus ovatus L. subsp. nanus (Guss.) Messeri Leptobarbula berica (De Not.) Schimp. Limoniastrum monopetalum (L.) Boiss. Limonium algusae (Brullo) Greuter Limonium lopadusanum Brullo Linaria pseudolaxiflora Lojac. Logfia lojaconoi (Brullo) Brullo Lotus halophilus Boiss. et Spruner Lotus peregrinus L. Lycium intricatum Boiss. Medicago secundiflora Durieu Microbryum rectum (With.) R.H. Zander Micromeria microphylla (D’Urv.) Bentham Ononis dentata Lowe Ononis serrata Forssk. Onopordum argolicum Boiss. Ophioglossum lusitanicum L. Oxymitra incrassata (Brot.) Sérgio et Sim. Pancratium angustifolium Lojac. 1170 Habitat Taxa d’interesse biogeografico o conservazionistico p + p p + p p p e p p p + + p p p p p p p + p p p + 118 Tot. “+” Tot. “p” Tot. “e” Tot. complessivo 86.42 86.41 86.2 86 83.32 83.31 83.3 + + p 83.21 + 83.2 + 82.3 + 61 + 34.81 + 8320 5430 + 8220 5334 + 6220* 5331 5320 2230 2110 Biotopi 5330 Parietaria cretica L. Periploca angustifolia Labill. Petalophyllum ralfsii (Wils.) Nees et Gottsche Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra) Brullo Pseudocrossidium replicatum (Taylor) R.H. Zander Pterygoneurum lamellatum (Lindb.) Jur. Reichardia tingitana (L.) Roth Rhus tripartita (Ucria) Grande Rumex bucephalophorus L. subsp. aegaeus Rech. fil. Senecio cineraria DC. subsp. bicolor (Willd.) Arcang. Serapias parviflora Parl. Silene apetala Willd. Silene behen L. Succowia balearica (L.) Medik. Tortella flavovirens (Bruch) Broth. var. papillosissima C. Sérg. et C. Casas Tortula brevissima Schiffn. Tortula modica R.H. Zander Tortula revolvens (Schimp.) G. Roth Tortula solmsii (Schimp.) Limpr. Trigonella maritima Poir. Valantia calva Brullo Volutaria lippii (L.) Maire 1240 1210 1170 Habitat Taxa d’interesse biogeografico o conservazionistico e p p p p + p + p p p p p + p p + p p p p p + + + + p p p p + + + p + p + + p + + p p + p p p p p p p p p p p p p p p p p p p p p p + p p p p p e p 0 0 0 0 0 1 0 1 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 5 2 1 8 5 8 0 13 4 5 4 2 12 7 21 5 1 0 0 0 17 12 25 7 4 8 13 18 20 27 0 0 0 22 28 40 + 1 7 2 10 1 12 1 14 9 13 0 22 + 0 0 0 0 + 4 0 3 9 10 11 0 0 0 13 10 14 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 + + + + 2 0 0 2 2 0 0 2 1 7 0 8 4 1 0 5 119 La realtà territoriale esaminata appare tuttavia ben più complessa, giacché nella maggior parte dei poligoni (descritti nelle carte e nel SIT con il codice Habitat o Corine Biotope prevalente) sono rinvenibili mosaici di habitat e biotopi. Conseguentemente, anche le specie partecipano in modo variabile alla composizione ed alla valenza floristica complessiva di ciascun poligono. La Carta del Valore Floristico (Tavola 9) è stata redatta attribuendo ad ogni poligono un valore pari al numero di specie di interesse conservazionistico della flora, rilevate sul campo o potenziali. L’elenco delle specie, e quindi il valore floristico, è pertanto legato al singolo poligono e non alla categoria (Habitat Direttiva o Corine Biotope) cui il poligono appartiene. Per tale ragione, a parità di codice habitat o biotope, si possono avere poligoni a differente valore floristico in funzione della reale distribuzione delle specie sul territorio. Nella Tavola 8 le aree sono campite diversamente in funzione del numero di specie (nessuna specie rilevata = 0; 1-5 specie; 6-20 specie; 21-50 specie; oltre 50 specie). Dai dati riportati nella carta emerge una notevole omogeneità del territorio di Linosa: i pochi ambienti in cui non è stata rilevata nessuna specie sono gli ambienti costieri privi di vegetazione (1170), gli insediamenti industriali e commerciali (86.31) e le aree rimboschite con specie alloctone (83.3; 83.3112; 83.3113); hanno un numero di specie di interesse compreso tra 1 e 5 gli habitat costieri 1210 (vegetazione annua delle linee di deposito marino) e le aree caratterizzate da insediamenti umani (86; 86.2; 86.42); presentano un numero di specie di interesse compreso tra 6 e 20 alcune aree sparse nel territorio dell’isola caratterizzate dalla presenza di vigneti (83.211), di seminativi (82.3), di colture arbustive (83.2); la gran parte del territorio, riferibile ad aspetti di macchia e gariga, presenta un numero di specie di interesse compreso tra 21 e 50; solo una piccola porzione dell’isola, limitata alla zona nord-occidentale e riferibile a mosaici di *6220-5330-5320-8320, presenta il maggior numero di specie (oltre 50). Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano SIC ITA040002 “Isola di Lampedusa e Lampione” Nelle seguenti tabelle si riportano le informazioni relative agli habitat del SIC ITA040002 “Isola di Lampedusa” contenute rispettivamente: - nella Scheda Natura 2000 (versione dicembre 2005) trasmessa dall’Assessorato nel dicembre 2007; - nella relazione di commento della Carta degli Habitat redatta da Agristudio s.r.l e trasmessa come documentazione di base dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente. Si fa notare inoltre che la precedente Scheda Natura 2000 del Ministero dell’Ambiente (aggiornamento al 04/2005) riportava per il Sito una superficie di 1.415 Ha, a fronte dei 1.397 Ha riportati nella Scheda Natura dell’ARTA aggiornata al 12/2005. Habitat presenti nel SIC ITA040002 (dati da Scheda Natura 2000 – versione 2005). Superficie Codice e denominazione degli habitat indicati nel Formulario Standard (ha) % 1170 Scogliere 7,00 1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine 3,00 1240 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con 6,00 Limonium spp. Endemici 1430 Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea) 6,00 2230 Praterie dunali dei Malcolmietalia 3,00 3170* Stagni temporanei mediterranei 1,00 5210 Matorral arborescente di Juniperus spp. 1,00 5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides 8,00 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion 4,00 angustifoliae) 6220 Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero30,00 Brachypodietea* 8214 Versanti calcarei dell’Italia meridionale (Dianthion 12,00 rupicolae) 9320 Foreste di Olea e Ceratonia 5,00 Totale superficie SIC interessata da habitat 86,00 Habitat presenti nel SIC ITA040002 (dati da Agristudio s.r.l.) Codice e denominazione degli habitat individuati in Carta Natura 1240 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici 1430 Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea) 5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) 6220 Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei TheroBrachypodietea* Totale superficie SIC interessata da habitat Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Superficie (ha) % - 5,81 - 0,43 0,16 10,52 - 14,76 - 31,68 121 I sopralluoghi effettuati ed i rilievi in campo, nonché la lettura critica del Manuale d’Interpretazione degli Habitat (“EUR27”), hanno permesso di interpretare meglio e definire la struttura dei numerosi mosaici vegetazionali che caratterizzano il SIC. Ciò ha comportato diverse modifiche alla distribuzione, all’estensione ed alla valutazione della rappresentatività di tali habitat all’interno dei mosaici individuati. Qui di seguito vengono sinteticamente descritti gli habitat ed i mosaici di habitat osservati nel territorio, prima distintamente per Lampedusa e per Lampione, poi raggruppati nel territorio del SIC. Si fa presente che, come già detto nella parte metodologica, i codici degli habitat sono stati individuati tenendo conto della condizione rilevata nel SIC, in cui sono frequenti, all’interno dei poligoni di rilevamento, strutture a mosaico. Inoltre a ciascun habitat è stato attribuito un indice (p-f-r) che esprime il “peso” di ciascuno degli habitat che partecipano al mosaico stesso (puro; frequente; rado). Il primo degli habitat che compongono il mosaico è l’habitat prevalente, che fisionomizza l’area di rilevamento. I codici p-f-r vengono riportati nel data base degli habitat esclusivamente a fini gestionali, e conseguentemente non vengono visualizzati nella carta degli habitat per maggiore semplicità e chiarezza di rappresentazione, come già spiegato nella parte metodologica. Lampedusa 1110_p - Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina_puro: corrisponde al tombolo sabbioso, sommerso e afitoico, che connette l’isolotto dei Conigli con la parte orintale dell’omonima spiaggia. 1170_p - Scogliere_puro: falesie e scogliere afitoiche. 1170_f / 1240_r - Scogliere_frequente / Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici_rado: a Lampedusa è risultato in genere difficoltoso distinguere le falesie e le scogliere afitoiche dalle coste rocciose colonizzate da Limonium spp. Per questo motivo sull’isola maggiore viene proposto un mosaico. 1210_r / 2110_r / 2210*_r / 2230_r - Vegetazione annua delle linee di deposito marine_rado / Dune mobili embrionali_rado / *Dune fisse delle spiaggie mediterranee_rado / Praterie dunali dei Malcomietalia_rado: in questo mosaico ricadono tutti gli aspetti rilevati di vegetazione psammofila, caratterizzati da un differente grado di integrità/rappresentatività e di disturbo. A tal proposito, val la pena di rimarcare il fatto che, mentre si registrano significativi progressi dello stato di salute (continuità, rappresentatività floristica e fisionomica) della vegetazione psammofila protetta all’interno del SIC (es.: spiaggia dei Conigli), di contro sempre più rada, minacciata e impoverita appare quella delle spiagge esterne al SIC, intensamente sfruttate a fini turistici durante il periodo estivo. Più in dettaglio, l’habitat “vegetazione annua delle linee di deposito marino” (cod. 1210) interessa superfici esigue soltanto in corrispondenza delle spiagge dei Conigli e di Cala Pulcino, dove peraltro appare in continua evoluzione ed in connessione topografica e dinamica con le comunità psammofile contigue. Coerentemente con tali considerazioni tale habitat, riportato nel Formulario Standard e poi omesso da Agristudio, in questa sede è stato incluso all’interno del mosaico in esame. 1240_f / 5320_r - Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici_frequente / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado: questo mosaico si riscontra sulle rocce suborizzontali del settore costiero di Lampedusa, Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva 122 Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano dove le formazioni litofile aeroaline a Limonium lopadusanum convivono assieme ad aspetti arbustivi legati a contesti meno esposti all’aerosol marino, ascritti all’alleanza fitosociologica Plantagini-Thymelaeion hirsutae. A tal proposito si segnalano le forti divergenze riscontrate nell’interpretazione degli arbusteti subalofili di Lampedusa: tali formazioni vengono infatti unanimemente assegnate all’alleanza PlantaginiThymelaeion hirsutae dai fitosociologi, corrispondente all’habitat 5320 “Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere” della Dir. 92/43 CEE, mentre gli estensori del manuale “Eur27” le includono esplicitamente nell’habitat 5430 “Formazioni cretesi (Euphorbio-Verbascion)” (codice 33.5 secondo Palearctic Classification). 1430_f - Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)_frequente: i fruticeti dei Pegano-Salsoletea, caratterizzati dalla dominanza di chenopodiace fruticose come Suaeda vera, Suaeda pelagica e Salsola oppositifolia sono particolarmente integri e ben rappresentati all’isolotto dei Conigli e lungo la costa sud-occidentale di Lampedusa sino a Capo Ponente. Al medesimo habitat viene inoltre riferito un piccolo popolamento a Limoniastrum monopetalum, localizzato nello stesso contesto territoriale sopra la Tabaccara, poco a Est dell’istmo dei Conigli. 1430_f / 5331_r - Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)_frequente / Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado: abbastanza localizzato, questo mosaico si riscontra nella zona della Tabaccara e con qualche nucleo sparso sotto il faro di Punta Ponente, sopra cumuli di detrito dovuti al crollo della falesia attiva sovrastante. 5330_f / 6220*_r / 5430_r - Perticaie termo-mediterranee e predesertiche_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion _rado: le formazioni arbustive a prevalenza di Euphorbia dendroides risultano piuttosto rare e localizzate sui versanti acclivi, rocciosi e soleggiati dei valloni esposti a meridione dell’isola di Lampedusa. 5330_r / 5334_r / 6220*_r - Perticaie termo-mediterranee e predesertiche_rado/Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado: corrisponde ad aspetti di mosaico rado di macchia termofila riferibile all’Oleo-Ceratonion (lentisco, olivastro, Teucrium fruticans e Prasium majus), gariga a Coridothymus e prateria perenne e annua, localizzato al Vallone Imbriacole. 5331_f / 6220*_r / 5334_r - Formazioni ad Euphorbia dendroides_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado: gli aspetti di macchia piuttosto densa ad Euphorbia dendroides, localizzati nella porzione più alta e sulle rupi presso lo sbocco a mare del Vallone della Forbice, ospitano anche lembi riferibili al Periplocion angustifoliae, aspetti di prateria perenne ad Hyparrhenia hirta e praterelli terofitici riferibili al Plantagini-Catapodion marini. 5430_f / 5320_r / 6220*_r - Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion _frequente / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado: mosaico di gariga densa a Coridothymus capitatus + macchia rada ad Euphorbia dendroides + prateria perenne e annua. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 123 5430_f / 6220*_r - Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado: mosaico di gariga densa a Coridothymus capitatus + macchia rada ad Euphorbia dendroides + prateria perenne e annua. 5430_f / 6220*_r / 5334_r - Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado: aspetti molto espressivi di mosaico di gariga densa a Coridothymus capitatus e macchia rada a Periploca angustifolia, frammisti a cenosi di prateria perenne e annua, si riscontrano tra la destra idrografica del Vallone della Forbice e la porzione sud-orientale di C.da Sanguedolce, ai margini dell’area rimboschita. 6220*_f - *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_frequente: poiché non esistono aspetti di prateria pseudosteppica pura, con questa sigla sono stati indicati gli aspetti piuttosto densi ed espressivi che costituiscono un mosaico di prateria perenne (dominata da Hyparrhenia hirta s.l. e/o Piptatherum miliaceum s.l.) e annua e gariga a Coridothymus capitatus. Aspetti simili si rinvengono in corrispondenza degli incolti terrazzati, dove il processo di successione progressiva appare piuttosto avanzato. 6220*_r / 5430_r - *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_rado: mosaico di prateria perenne degradata (dominata da Charybdys e Asphodelus) e annua (prevalente) + gariga rada a Coridothymus capitatus. 6220*_f / 5430_r - *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_frequente / Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_rado: mosaico di prateria perenne (dominata da Hyparrhenia hirta s.l. e/o Piptatherum miliaceum s.l.) e gariga rada a Coridothymus capitatus. 6220*_f / 5430_r / 3170_r / 3140*_r - *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_frequente / Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_rado / *Stagni temporanei mediterranei_rado / Acque dure oligo-mesotrofiche con vegetazione bentica di Chara spp._rado: mosaico di prateria perenne degradata (dominata da Charybdys maritima e Asphodelus ramosus) e annua (prevalente) + gariga rada a Coridothymus capitatus + vegetazione acquatica a Chara vulgaris e/o a Elatine gussonei. Gli aspetti più ricchi, espressivi e cospicui di “campi” di pozze effimere su roccia sono localizzati ai margini o nelle radure all’interno dei rimboschimenti delle contrade Sanguedolce e TaccioVecchio, su un acrocoro sulla destra idrografica del Vallone Imbriacole e, all’esterno o ai margini del SIC, sulla destra idrografica di Cala Croce e di Cala Madonna. 6220*_f / 5430_r / 5320_r - *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_frequente / Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_rado / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado: mosaico di prateria perenne e annua (prevalente) + gariga a Coridothymus capitatus + gariga litofila aeroalina a Triadenia aegyptica e/o Thymelaea hirsuta. 6220*_r / 5430_r / 5331_r / 5334_r - *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_rado / Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado: mosaico Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva 124 Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano di prateria perenne degradata (dominata da Charybdys e Asphodelus) e annua (prevalente) + gariga rada a Coridothymus capitatus + lembi di macchia termofila con specie dell’Oleo-Ceratonion (Euphorbia dendroidies, lentisco, olivastro, Teucrium fruticans e Prasium majus) + Periploca. 9320_f / 5334_r - Foreste di Olea e Ceratonia_frequente / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado: mosaico formato da nuclei densi di macchia termofila con specie dell’Oleo-Ceratonion + Periploca. 9320_r / 5331_r / 5334_r / 6220*_r - Foreste di Olea e Ceratonia_rado / Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado: sull’isola sono del tutto scomparsi gli aspetti di boscaglia termofila ad olivastro, pianta che risulta piuttosto rara in tutto il SIC. Circoscritti e ridotti nuclei di boscaglia termofila a carrubo (specie di dubbio indigenato, molto probabilmente introdotta e spontaneizzata) si rinvengono nel tratto terminale di Cala Galera e al Vallone Imbriacole. Si tratta tuttavia di aree molto circoscritte, in cui tali aspetti appaiono peraltro frammisti a consorzi tipici di altri habitat d’interesse comunitario. Alla luce di queste considerazioni, si è deciso di includere tali popolamenti di carrubo nei mosaici. Si fa presente che, sebbene Lampedusa sia menzionata nel “Manuale di Interpretazione degli Habitat - Eur27” relativamente all’habitat 9540 “Pinete mediterranee con pini endemici del Mediterraneo”, e nel “Manuale d’interpretazione Corine Biotopes” a proposito della presenza del biotopo 42.8463 “Pinete a pino d’Aleppo di Lampedusa”, i consulenti del Piano di Gestione hanno ritenuto di non utilizzare tali categorie in quanto nessuna fonte bibliografica fa cenno alla presenza di questo habitat forestale a Lampedusa, dove peraltro il pino d’Aleppo è stato impiantato artificialmente negli ultimi 30 anni, e dove risulta sopravvissuto solo un singolo individuo autoctono in C.da Taccio Vecchio (PASTA, 2001; LA MELA VECA et alii, 2003). Lampione 1170_p - Scogliere_puro: le falesie e le scogliere afitoiche sono state distinte cartograficamente soltanto a Lampione. 1240_r - Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici: sono state circoscritte cartograficamente soltanto le scogliere colonizzate da Limonium albidum di Lampione, dove si è operato ad una scala di dettaglio maggiore. 1420_f - Perticaie alofile mediterranee e termo-atlantiche (Arthrocnemetalia fruticosae)_frequente: sui gradoni rocciosi della porzione meridionale di Lampione, posti a pochi metri sul livello del mare e pertanto interessati da un continuo e sostenuto apporto salino frutto di frequenti mareggiate, si rileva un mosaico costituito da aspetti di fruticeto alo-nitrofilo ad Arthrocnemum glaucum e aggruppamenti ipernitrofili-alofili annui a Mesembryanthemum nodiflorum. Nelle seguenti tabelle vengono riportati gli habitat ed i mosaici di habitat individuati nel territorio, del SIC, distinguendo l’isola di Lampedusa, l’isolotto di Lampione, ed in ultimo sommando le due informazioni relative all’intero SIC. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 125 CATEGORIE DI RILEVAMENTO DELLA CARTA DEGLI HABITAT LAMPEDUSA Codice Denominazione Superficie degli habitat e dei mosaici di habitat individuati nei sopralluoghi (ha) % su SIC 1110_p Banchi di sabbia a debole copertura permanente di 0,19 0,01 acqua marina_puro 1170_p Scogliere_puro 7,02 0,50 1170_f / Scogliere_frequente / Scogliere con vegetazione 64,74 4,63 1240_r delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici_rado 0,75 0,05 Vegetazione annua delle linee di deposito 1210_r / marine_rado / Dune mobili embrionali_rado / 2110_r / 2210*_r/2230_ *Dune fisse delle spiaggie mediterranee_rado / Praterie dunali dei Malcomietalia_rado r 1240_f / Scogliere con vegetazione delle coste 47,58 3,40 5320_r mediterranee con Limonium spp. endemici_frequente / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado 1430_f Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano12,64 0,90 Salsoletea)_frequente 1430_f / Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano1,57 0,11 5331_r Salsoletea)_frequente / Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado 1,87 0,13 Perticaie termo-mediterranee e pre5330_r / desertiche_rado/Macchia rada mediterranea 5334_r / predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado / 6220*_r *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado 4,48 0,32 5330_f / Perticaie termo-mediterranee e pre6220*_r / desertiche_frequente / *Pseudo-steppa con 5430_r graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado / Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion _rado 2,12 0,15 Formazioni ad Euphorbia dendroides_frequente / 5331_f / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante 6220*_r / annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Macchia 5334_r rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado 52,40 3,75 5430_f / Phrygane endemiche dell’Euphorbio5320_r / Verbascion_frequente / Formazioni basse di 6220*_r euforbie vicino alle scogliere_rado / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado 5430_f / Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion 352,10 25,20 6220*_r _frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 126 5430_f / 6220*_r / 5334_r 6220*_f 6220*_f / 5430_r 6220*_r/5430_ r 6220*_f / 5430_r / 3170*_r / 3140_r 6220*_f / 5430_r / 5320_r 6220*_r / 5430_r / 5331_r / 5334_r 9320_r / 5331_r / 5334_r / 6220*_r 9320_f / 5334_r 25,20 1,80 91,59 6,55 1,52 0,11 358,66 25,67 1,97 0,14 59,34 4,25 17,09 1,22 3,97 0,28 1,31 0,09 1.108,12 79,30 Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_frequente *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_frequente / Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_rado *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion _rado *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_frequente / Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_rado / *Stagni temporanei mediterranei_rado / Acque dure oligomesotrofiche con vegetazione bentica di Chara spp._rado *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_frequente / Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_rado / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_rado / Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado Foreste di Olea e Ceratonia_rado / Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado Foreste di Olea e Ceratonia_frequente / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado Totale superficie SIC interessata da habitat *: habitat prioritari; p = puro: 90÷100%; f = frequente: 50÷90%; r = rado: 10÷50% Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 127 CATEGORIE DI RILEVAMENTO DELLA CARTA DEGLI HABITAT LAMPIONE Codice Denominazione Superficie degli habitat e dei mosaici di habitat individuati nei sopralluoghi (ha) % su SIC 1170_p Scogliere_puro 0,31 0,022 1240_r Scogliere con vegetazione delle coste 0,47 0,034 mediterranee con Limonium spp. endemici_rado 1420_f Perticaie alofile mediterranee e termo-atlantiche 0,43 0,031 (Arthrocnemetalia fruticosae)_frequente Totale superficie SIC interessata da habitat 1,20 0,086 p = puro: 90÷100%; f = frequente: 50÷90%; r = rado: 10÷50% CATEGORIE DI RILEVAMENTO DELLA CARTA DEGLI HABITAT LAMPEDUSA E LAMPIONE Codice Denominazione Superficie degli habitat e dei mosaici di habitat individuati nei sopralluoghi (ha) % 1110_p Banchi di sabbia a debole copertura permanente di 0,19 0,01 acqua marina_puro 1170_p Scogliere_puro 7,33 0,52 1170_f / Scogliere_frequente / Scogliere con vegetazione 64,74 4,63 1240_r delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici_rado 0,75 0,05 1210_r /2110_r Vegetazione annua delle linee di deposito / 2210*_r / marine_rado / Dune mobili embrionali_rado / 2230_r *Dune fisse delle spiaggie mediterranee_rado/Praterie dunali dei Malcomietalia_rado 1240_r Scogliere con vegetazione delle coste 0,47 0,03 mediterranee con Limonium spp. endemici_rado 1240_f / Scogliere con vegetazione delle coste 47,58 3,40 5320_r mediterranee con Limonium spp. endemici_frequente / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado 1420_f Perticaie alofile mediterranee e termo-atlantiche 0,43 0,03 (Sarcocornietea fruticosae)_frequente 1430_f Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano12,64 0,90 Salsoletea)_frequente 1430_f / Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano1,57 0,11 5331_r Salsoletea)_frequente / Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado 1,87 0,13 Perticaie termo-mediterranee e pre5330_r / desertiche_rado / Macchia rada mediterranea 5334_r / predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado / 6220*_r *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 128 5330_f / 6220*_r / 5430_r 5331_f/6220*_ r/5334_r 5430_f / 5320_r / 6220*_r 5430_f / 6220*_r 5430_f / 6220*_r / 5334_r 6220*_f 6220*_f / 5430_r 6220*_f / 5430_r / 3170*_r / 3140_r 6220*_f / 5430_r / 5320_r 6220*_r / 5430_r 6220*_r / 5430_r / 5331_r / 5334_r Perticaie termo-mediterranee e predesertiche_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado / Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion _rado Formazioni ad Euphorbia dendroides_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_frequente / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_frequente *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_frequente / Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_rado *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_frequente/Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion _rado/*Stagni temporanei mediterranei_rado/Acque dure oligomesotrofiche con vegetazione bentica di Chara spp._rado *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_frequente / Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_rado / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado/ Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion _rado *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion _rado / Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 4,48 0,32 2,12 0,15 52,40 3,75 352,10 25,20 25,20 1,80 91,59 6,55 1,52 0,11 1,97 0,14 59,34 4,25 358,66 25,67 17,09 1,22 129 9320_r / 5331_r / 5334_r / 6220*_r 9320_f / 5334_r 3,97 0,28 1,31 0,09 1.109,32 79,38 Foreste di Olea e Ceratonia_rado / Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado Foreste di Olea e Ceratonia_frequente / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado Totale superficie SIC interessata da habitat Si fa presente che la superficie degli ambienti delle falesie è stata calcolata sulla proiezione piana, e quindi la loro estensione reale è decisamente maggiore. Nella seguente tabella sono riportati i tematismi di rappresentazione della Carta degli Habitat (Tavola 8), con l’indicazione della superficie complessiva di ciascun habitat o mosaico di habitat e della percentuale rispetto alla superficie totale del SIC. TEMATISMI DI RAPPRESENTAZIONE DELLA CARTA DEGLI HABITAT SIC ITA040002 “ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE” Codice Denominazione Superficie degli habitat e dei mosaici di habitat individuati nei sopralluoghi (ha) % su SIC 1110 Banchi di sabbia a debole copertura permanente di 0,19 0,01 acqua marina 1170 Scogliere 7,33 0,52 1170/ 1240 Scogliere / Scogliere con vegetazione delle coste 64,74 4,63 mediterranee con Limonium spp. endemici 1210 /2110 / 2210* Vegetazione annua delle linee di deposito marine / 0,75 0,05 / 2230 Dune mobili embrionali / *Dune fisse delle spiaggie mediterranee/Praterie dunali dei Malcomietalia 1240 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee 0,47 0,03 con Limonium spp. endemici 1240 / 5320 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee 47,58 3,40 con Limonium spp. endemici / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere 1420 Perticaie alofile mediterranee e termo-atlantiche 0,43 0,03 (Sarcocornietea fruticosae) 1430 Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea) 12,64 0,90 1430 / 5331 Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea) / 1,57 0,11 Formazioni ad Euphorbia dendroides 5330 / 5334 / Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche / 1,87 0,13 6220* Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea 5330 / 6220* / Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche / 4,48 0,32 5430 *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea / Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion 5331/6220*/5334 Formazioni ad Euphorbia dendroides / *Pseudo2,12 0,15 steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea/ Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 130 5430 / 5320 / 6220* Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea 5430 / 6220* Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea 5430/ 6220* / 5334 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) 6220* *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea 6220* / 5430 *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_frequente / Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_rado 6220* / 5430 / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante 3170* / 3140 annue dei Thero-Brachypodietea/ Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion /*Stagni temporanei mediterranei/Acque dure oligomesotrofiche con vegetazione bentica di Chara spp. 6220*/ 5430 / 5320 *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea / Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere 6220* / 5430 / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante 5331 / 5334 annue dei Thero-Brachypodietea / Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion / Formazioni ad Euphorbia dendroides/ Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) 9320/ 5331 / 5334/ Foreste di Olea e Ceratonia_rado / Formazioni ad 6220* Euphorbia dendroides / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea 9320/ 5334 Foreste di Olea e Ceratonia / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) Totale superficie SIC interessata da habitat 52,40 3,75 352,10 25,20 25,20 1,80 91,59 6,55 360,19 25,77 1,97 0,14 59,34 4,25 17,09 1,22 3,97 0,28 1,31 0,09 1.109,32 79,38 Nella Carta degli Habitat sono anche visualizzate le categorie Corine Biotope delle aree ove non sono stati rinvenuti habitat, che si riportano nella tabella seguente. Biotopi secondo la classificazione Corine Biotope 34.81 – Prati aridi subnitrofili a vegetazione post-colturale 37 – Prati umidi e formazioni ad erbe alte 82.3 – Seminativi e colture erbacee estensive 82.3A – Sistemi agricoli complessi 83.211 – Vigneti tradizionali 83.3112 – Impianti di pini europei 83.3113 – Impianti di cipressi e ginepri europei 83.325 – Altri impianti arborei di latifoglie 85.31 – Giardini ornamentali 86 – Città, paesi, siti industriali 86.2 – Villaggi 86.3 – Siti industriali attivi Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 131 86.31 – Insediamenti industriali, artigianali, commerciali e spazi annessi 86.413 – Cave di pietra 86.42 – Vegetazione delle aree ruderali e delle discariche 86.6 – Siti archeologici 87.2 – Comunità ruderali Sulla base delle proporzioni misurate e rilevate in campagna, è stata effettuata una stima semiquantitativa del “peso” di ciascun habitat facente parte dei mosaici individuati; i rapporti ponderali stimati sono stati i seguenti. Tematismi della “Peso” degli habitat Carta degli Habitat presenti 60 1430 Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)_f + 40 5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r 30 1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine_r + 30 2110 Dune mobili embrionali_r + 20 2210* Dune fisse delle spiagge mediterranee_r + 20 2230 Praterie dunali dei Malcolmietalia_r 1170 Scogliere_f 60 + 1240 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici_r 40 60 1240 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici_f + 40 5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_r 60 9320 Foreste di Olea e Ceratonia_f + 40 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_r 5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_f 50 + 6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue 30 dei Thero-Brachypodietea_r + 5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_r 20 50 5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r + 25 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_r + 25 6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_r Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 132 9320 Foreste di Olea e Ceratonia_r + 5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r + 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_r + 6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_r 5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_f + 6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_r + 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_r 5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_f + 6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_r 6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_r + 5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion _r + 5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r + 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_r 5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_f + 6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_r + 5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_r 5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_f + 5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_r + 6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_r 6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_r + 5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_r 6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_f + 5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_r + 5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_r Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 40 20 20 20 60 20 20 60 40 40 35 15 10 50 35 15 60 30 10 85 15 60 25 15 133 6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_f + 5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_r + 3170* Stagni temporanei mediterranei_r + 3140 Acque dure oligo-mesotrofiche con vegetazione bentica di Chara spp._r 6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_f + 5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_r 50 30 10 10 60 40 Queste considerazioni quali-quantitative hanno permesso di valutare con buona approssimazione la superficie effettivamente ricoperta dagli habitat presenti nel SIC. Codice e denominazione degli Habitat presenti nel SIC ITA040002 “Isola di Lampedusa e Lampione” 1110 - Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina 1170 - Scogliere 1210 - Vegetazione annua delle linee di deposito marine 1240 - Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici 1420 Perticaie alofile mediterranee e termo-atlantiche (Arthrocnemetalia fruticosae) 1430 - Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea) 2110 - Dune mobili embrionali 2210* - Dune fisse delle spiagge mediterranee 2230 - Praterie dunali dei Malcolmietalia 3140 - Acque dure oligo-mesotrofiche con vegetazione bentica di Chara spp. 3170* - Stagni temporanei mediterranei 5320 - Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere 5330 - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche 5331 - Formazioni ad Euphorbia dendroides 5334 - Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) 5430 - Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion 6220* - Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea 9320 - Foreste di Olea e Ceratonia Totale superficie SIC interessata da habitat Estensione (Ha) (%) 0,19 0,01 46,17 3,30 0,22 0,02 54,91 3,93 0,43 0,03 13,58 0,22 0,15 0,15 0,20 0,97 0,02 0,01 0,01 0,01 0,20 43,65 3,17 5,26 7,70 0,01 3,12 0,23 0,38 0,55 332,01 598,72 23,76 42,84 2,38 1.109,32 0,17 79,38 Nonostante la storia passata e recente del territorio in cui ricade il SIC sia scandita da episodi di drammatica manomissione e dall’alterazione irreversibile dei precedenti equilibri ambientali, Lampedusa ospita tuttora un numero ragguardevole (18!) di habitat, molti dei quali presentano alti o altissimi livelli di ricchezza floristica, di endemismo e di espressività fisionomico-strutturale. L’isola risulta peraltro ospitare il Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 134 più elevato numero di endemiti vegetali esclusivi noto per le isole parasicule (PASTA, 1997). Va posto in estrema evidenza che la superficie complessiva interessata da habitat d’interesse comunitario è pari a 1.109,32 ha (= 79,38%) del SIC. Ben 2/3 di tale superficie è caratterizzata da mosaici di prateria perenne e annua e gariga, corrispondenti agli habitat 5430 e 6220*; oltre il 10,5% del SIC è caratterizzato dal mosaico tipico delle coste rocciose riferibile agli habitat 1170, 1240 e 5230. Gli aspetti più maturi di macchia appaiono drasticamente ridotti rispetto alle precedenti stime: la somma delle superfici degli habitat 5330, 5331, 5334 e 9320 passa da 17,0 (Formulario Natura 2000) a 10,7 (Agristudio) a 1,3 (presente relazione). Ciò si spiega con il fatto che nella stragrande maggioranza dei casi non è stato possibile rinvenire aspetti puri o nettamente prevalenti di macchia; le sclerofille, anzi, il più delle volte giocano un ruolo di semplici comprimarie in aspetti dominati dalla gariga a Coridothymus capitatus. Gli habitat connessi con le formazioni pre-forestali e forestali più mature sono fortemente frammentati e circoscritti. Il ripristino di superfici significative degli habitat 5330, 5331, 5334 e 9320 e la conservazione delle pinete (sebbene realizzate con germoplasma proveniente da altre aree), nonché l’eventuale ricostituzione di nuclei di pineto autoctono a pino d’Aleppo (9540) deve pertanto essere una priorità del Piano di Gestione. Alcuni habitat ricadono o sono limitrofi ad aree in cui sono stati realizzati dei rimboschimenti con essenze alloctone, la cui manutenzione pregiudica il grado di naturalità del paesaggio locale e conseguentemente lo status degli habitat vicini; per questo motivo la gestione di tali impianti artificiali rappresenta un elemento importante nella pianificazione del SIC e vanno conseguentemente previsti diradamenti ed interventi di rinaturazione. Gli habitat riferiti agli aspetti pre-forestali e forestali appaiono quasi sempre o come componente minoritaria dei mosaici o – raramente – come lembi superstiti, per lo più in corrispondenza di alcuni fondovalle dei canyon rivolti verso meridione dell’isola di Lampedusa. Relativamente alla struttura ed alla distribuzione degli habitat rinvenuti, emerge con grande evidenza l’elevata percentuale di SIC riferibile ad habitat prioritari. Gran parte delle superfici interessate da habitat coincide con diverse combinazioni di pochi habitat corrispondenti agli stadi iniziali della serie di vegetazione potenziale locale: gli habitat di prateria perenne e annua (cod. 6220*) e le garighe xerofile (cod. 5430) da soli coprono oltre metà del SIC; altrove tali habitat partecipano a mosaici ancor più complessi con 5320 e/o 5331 e/o 5334. Gli habitat costieri risentono molto del condizionamento edafico (topografia, esposizione, conformazione del rilievo, natura chimica del substrato): l’habitat 1430 è presente sui susbtrati argillosi salati e stagionalmente aridi, l’1110 in corrispondenza dell’istmo sabbioso sommerso presso l’isolotto dei Conigli, gli habitat 1210, 2210, 2210* e 2230 in diversi micrositi delle poche spiagge presenti. Gli habitat 1170 (afitoico) e 1240 sono fedeli ai substrati rocciosi esposti all’aerosol marino e caratterizzano oltre i 2/3 del perimetro costiero del SIC. Indipendentemente dalla loro estensione, va rimarcato comunque l’eccellente livello di rappresentatività degli habitat 1170, 1240, 1420, 1430, 5320, 5331, 5334, 5430 e la significativa superficie occupata dall’habitat prioritario 6220*. Pur essendo minacciati e/o molto localizzati, va attribuito un buon livello di rappresentatività anche agli habitat connessi con gli ambienti umidi temporanei, 3140 e 3170*: essi non soltanto ospitano vegetali pregiati, quali Elatine gussonei, ma costituiscono l’unico sito riproduttivo utile per diversi vertebrati e invertebrati. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva 135 Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Vale la pena di sottolineare come Lampione, pur essendo quasi del tutto estraneo al disturbo antropico, ospiti superfici molto esigue di habitat (1170, 1240 e 1420), a causa dell’elevato impatto provocato dalla colonia di gabbiani su questo delicato ecosistema microinsulare. La salvaguardia degli impluvi garantirebbe la diffusione, una maggiore connessionecontinuità e, dunque, l’effettivo recupero funzionale complessivo dei nuclei superstiti di vegetazione a macchia (cod. 5330) e a macchia-foresta termofila (cod. 9320). Pur avendo caratteristiche idonee ad ospitare superfici ben più significative di tali habitat, gran parte dei canyon ne sono in pratica privi a causa degli interventi di trasformazione “aggressiva” del territorio in cui ricade il SIC. Una superficie significativa del SIC è caratterizzata da incolti (cod. CB 34.81), in evoluzione verso aspetti riferibili agli habitat 6220*, 5430, 5330 e 5334. Indipendentemente dal loro trend evolutivo, queste formazioni erbacee rappresentano già ora una delle tessere più importanti del mosaico seminaturale locale per la loro ricchezza floristica in genere e per l’evato numero di specie pregiate che ospitano. Lo stesso discorso vale anche per i consorzi pre-forestali - riferiti all’habitat 5330 – che potrebbero evolvere verso comunità di macchia termofila, ampliando e rendendo più continue le superfici forestali oggi ricoperte dall’habitat 9320. Di grande interesse, costituendo l’unico sito idoneo per gran parte della flora e della fauna anfibia del SIC, è la zona dell’invaso artificiale (in abbandono) di C.da Taccio Vecchio. L’analisi della distribuzione delle specie di interesse conservazionistico e/o biogeografico ha evidenziato quanto segue: - Ben 46 (45 di Lampedusa + 1 di Lampione) dei 95 taxa vegetali di maggiore interesse biogeografico e/o conservazionistico individuati nel SIC sono legati esclusivamente ad habitat d’interesse comunitario: si tratta di Aeluropus lagopoides, Allium hemisphaericum, Allium hirtovaginatum, Allium lopadusanum, Ambrosina bassii, Arthrocnemum macrostachyum, Astragalus epiglottis, Caralluma europaea subsp. europaea, Catapodium hemipoa subsp. occidentale, Colchicum bivonae, Coronilla valentina subsp. glauca, Crucianella rupestris, Cuscuta palaestina, Daucus gingidium subsp. rupestris, Dianthus rupicola (subsp. lopadusanus), Elatine gussonei, Eryngium dichotomum, Euphorbia exigua var. pycnophylla, Filago congesta, Filago cossyrensis, Hypericum aegypticum, Lagurus ovatus subsp. nanus, Launaea nudicaulis, Limoniastrum monopetalum, Limonium albidum, Limonium intermedium, Limonium lopadusanum, Lycium intricatum, Marrubium alysson, Matricaria aurea, Micromeria fruticulosa, Ophrys calliantha, Ophrys ciliata, Ophrys scolopax s.l., Pancratium angustifolium, Paronychia arabica subsp. longiseta, Pinus halepensis, Reichardia tingitana, Scilla dimartinoi, Senecio cineraria subsp. bicolor, Senecio incrassatus, Senecio pygmaeus, Suaeda pelagica, Succowia balearica e Trigonella maritima. Di contro, sono soltanto 7 (Calendula bicolor, Calendula tripterocarpa, Carduus pycnocephalus subsp. arabicus, Eruca vesicaria subsp. longirostris, Heliotropium dolosum, Silene behen e Silene muscipula) i taxa legati esclusivamente ai biotopi. La maggior parte delle restanti entità è presente anche nelle unità del paesaggio agrario (seminativi, colture permanenti, incolti e contesti ruderali marginali). - Sono 53 le tracheofite pregiate che prediligono l’habitat prioritario “pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea” (cod. 6220), 50 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 136 le “Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion” (cod. 5430), 34 l’habitat “Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere” (cod. 5320), mentre 23 e 21 vivono rispettivamente sui “Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche” (cod. 5330) e “Formazioni ad Euphorbia dendroides” (cod. 5331). Ancora, le “Foreste di Olea e Ceratonia” (cod. 9320) ne ospitano 6. Una sola specie d’interesse biogeografico è stata invece riscontrata nell’habitat d’interesse comunitario “acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp.” (cod. 3140). - Relativamente ai biotopi, va rimarcato il delicato ruolo di rifugio svolto dagli incolti: ben 29 sono le emergenze floristiche effettivamente o potenzialmente presenti nei “Prati aridi subnitrofili a vegetazione post-colturale” (cod. CB 34.81). Molto meno ricchi ed interessanti si rivelano invece i rimboschimenti: solo gli “Impianti di cipressi e ginepri europei” (cod. CB 83.3113) sono idonei per 20 specie, o perché sono sopravvissute all’impianto o perché esse tollerano livelli sostenuti di disturbo antropico. 9 e 5 sono rispettivamente le emergenze botaniche presenti nei “seminativi e colture erbacee estensive” (cod. CB 82.3) e nei consorzi dei bordi delle strade, delle trazzere e a ridosso dei muri dei casolari abbandonati, riferiti all’unità CB “vegetazione ruderale” (cod. CB 87.2), poche altrove. Le conoscenze sull’auto- e sinecologia di ciascuna specie pregiata consentono di valutarne l’idoneità ambientale “potenziale” rispetto agli habitat ed ai biotopi presenti nel territorio in esame. Ne risulta la seguente tabella, in cui vengono riportati sia i casi in cui i taxa sono stati effettivamente riscontrati in determinati habitat o biotopi (= +), sia i casi di presenza potenziale (= p), quando i taxa mostrano una notevole idoneità ambientale per quegli habitat/biotopi. Con la sigla “e” vengono indicati quei taxa di cui è stata verificata sul campo la presenza esclusiva all’interno di un singolo habitat o biotopo. I dati esposti nella tabella offrono una prima indicazione sulla distribuzione dei taxa nei diversi habitat e biotopi e, indirettamente sul valore floristico di questi ultimi. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 137 Correlazione tra le esigenze ecologiche specie di interesse conservazionistico e principali Habitat e Biotopi presenti nel SIC ITA040002. Taxa effettivamente (= +) e potenzialmente (= p) presenti; e = taxa attualmente esclusivi di un singolo habitat o biotopo. habitat biotopi 1110 1170 1210 1240 1430 2110 2210* 2230 3140 3170* 5320 5330 5331 5334 5430 6220* 9320 34.81 37 82.3 82.3A 83.211 83.3112 83.3113 83.325 85.31 86 86.2 86.31 86.413 86.42 87.2 Taxa d’interesse biogeografico o conservazionistico Aeluropus lagopoides (L.) Thwaites Allium hemisphaericum (Sommier) Brullo Allium hirtovaginatum Kunth Allium lopadusanum Bartolo, Brullo et Pavone Ambrosina bassii L. Anthemis lopadusana Lojac. Arthrocnemum macrostachyum (Moric.) C. Koch Astragalus epiglottis L. Bryonia acuta Desf. Bryum rubens Mitt. Bryum versicolor A. Brunn Calendula bicolor Raf. Calendula tripterocarpa Rupr. Caralluma europaea (Guss.) N.E. Br. subsp. europaea Carduus pycnocephalus L. subsp. arabicus (Murray) Nyman Carlina involucrata Poir. Carlina sicula Ten. subsp. sicula Carrichtera annua (L.) DC. Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp. occidentale (Paunero) H. et S. Scholz p p + + + p + + p + + + p + + + + + p p p p p p p p p p p p + + + p p p p p p p p p p + + + + + + e Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano + + + + + + + + + + + p Centaurea acaulis L. Chiliadenus lopadusanus Brullo Cistus parviflorus Lam. Colchicum bivonae Guss. Coronilla valentina L. subsp. glauca (L.) Batt. Crucianella rupestris Guss. Cuscuta palaestina Boiss. Daucus gingidium L. subsp. rupestris (Guss.) Onno Daucus lopadusanus Tineo Daucus siculus Tineo Dianthus rupicola Biv. Diplotaxis scaposa DC. Echinops spinosissimus Turra subsp. spinosus Greuter Echium arenarium Guss. Elatine gussonei (Sommier) Brullo Enthostodon durieui Mont s.l. Enthostodon pulchellus (H. Philib.) Brugués Eruca vesicaria (L.) Cav. subsp. longirostris (Uechtr.) Rouy Eryngium dichotomum Desf. Euphorbia exigua L. var. pycnophylla Kramer, Westra, Kliphuis et Gadella Filago congesta DC. Filago cossyrensis Lojac. Fissidens viridulus (Anon.) Wahlenb. var. incurvus (Rohl.) Waldh. Funariella curviseta (Schwägr.) Sérgio Heliotropium dolosum De Not. habitat biotopi 1110 1170 1210 1240 1430 2110 2210* 2230 3140 3170* 5320 5330 5331 5334 5430 6220* 9320 34.81 37 82.3 82.3A 83.211 83.3112 83.3113 83.325 85.31 86 86.2 86.31 86.413 86.42 87.2 Taxa d’interesse biogeografico o conservazionistico + + + + + + + + + e e + + + + + + + + e + + + + + + + + + + + p p p + + + + + + p + + + + + p + + + + + + p + + + + + p + + + p p p p p p p p p p p p p p p p p p p p p p p p p + + + + + p p p + + p + p + p p p p p p p p p p p p p Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano + + 139 habitat biotopi 1110 1170 1210 1240 1430 2110 2210* 2230 3140 3170* 5320 5330 5331 5334 5430 6220* 9320 34.81 37 82.3 82.3A 83.211 83.3112 83.3113 83.325 85.31 86 86.2 86.31 86.413 86.42 87.2 Taxa d’interesse biogeografico o conservazionistico Hymenolobus procumbens (L.) Nutt. subsp. revelieri (Jord.) Greuter et Burdet Hypericum aegypticum L. Juniperus phoenicea L. s.l. Lagurus ovatus L. subsp. nanus (Guss.) Messeri Launaea nudicaulis (L.) Hook fil. Limoniastrum monopetalum (L.) Boiss. Limonium avei (De Not.) Brullo et Erben Limonium intermedium (Guss.) Brullo (1) Limonium lopadusanum Brullo Linaria reflexa (L.) Desf. subsp. lubbockii (Batt.) Brullo Lycium intricatum Boiss. Magydaris pastinacea (Lam.) Paol. Mantisalca duriaei (Spach) Briq. et Cavill. Marrubium alysson L. Matricaria aurea (Loefl.) Schultz-Bip. Microbryum rectum (With.) R.H. Zander Tortella flavovirens (Bruch) Broth. var. viridiflava (De Not.) Cas. Gill. Micromeria fruticulosa (Bertol.) Grande Micromeria microphylla (D’Urv.) Bentham Ophrys cfr. calliantha Bartolo et Pulvirenti Ophrys ciliata Biv. Ophrys scolopax Cav. s.l. Pancratium angustifolium Lojac. Parietaria cretica L. Paronychia arabica (L.) DC. subsp. longiseta Batt. + + + p + p + + + + p p + p p e p p p + + + + + p p p + + p + + + + + + + p + e + + + p p e p p p p p p p p p p p p e + p + + p + + p + + p p p p p p + p + + + + Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 140 + + + + p + + + + + + + + p + p + + p + + + + p + + e p p p + P P + + + + + + + + + + + + + + + + p + + + + + + + + + p + + + p + 86.42 87.2 9320 34.81 + 83.325 85.31 86 86.2 86.31 86.413 6220* + 83.3113 5430 + p p + 37 82.3 82.3A 83.211 83.3112 5334 p p 5331 1430 2110 2210* 2230 3140 3170* 5320 biotopi 5330 Periploca angustifolia Labill. Petalophyllum ralfsii (Wils.) Nees et Gottsche Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile Pinus halepensis Mill. Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra) Brullo Plantago albicans L. Reichardia tingitana (L.) Roth Rumex bucephalophorus L. subsp. aegaeus Rech. fil. Salvia clandestina L. Scilla dimartinoi Brullo et Pavone Senecio cineraria DC. subsp. bicolor (Willd.) Arcang. Senecio incrassatus Guss. Senecio pygmaeus DC. Serapias parviflora PARL. Silene behen L. Silene muscipula L. Silene rubella L. subsp. turbinata (Guss.) Chater et Walters Sonchus asper (L.) Hill subsp. glaucescens (Jordan) Ball Suaeda pelagica Bartolo, Brullo et Pavone Succowia balearica (L.) Medik. Trigonella maritima Poir. Tragopogon cupanii DC. Vicia leucantha Biv. Tot. “+” Tot. “p” Tot. “e” Tot. complessivo habitat 1110 1170 1210 1240 Taxa d’interesse biogeografico o conservazionistico + p + + + + p p + p + e + + 0 0 0 0 0 0 0 0 2 10 2 3 2 1 5 4 1 2 1 1 2 0 0 4 16 8 4 4 + + 2 0 0 2 1 0 0 1 1 1 1 3 21 13 0 34 + p p 10 8 6 32 12 13 13 16 1 0 0 2 23 21 19 50 p p 36 15 2 53 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano + p 4 2 0 6 26 3 0 29 0 0 0 0 6 3 0 9 6 1 0 7 0 9 0 1 0 0 0 10 5 15 0 20 0 8 0 8 0 0 0 0 1 0 0 1 1 1 0 2 0 4 1 9 0 0 1 13 141 2 1 0 3 4 1 0 5 Taxa d’interesse biogeografico o conservazionistico 1170 1240 1420 86 86.3 86.6 87.2 Valore floristico degli Habitat e dei Biotopi d’interesse conservazionistico presenti nela porzione del SIC ITA040002 “Isole di Lampedusa e Lampione” relativa a Lampione. Taxa effettivamente (= +) e potenzialmente (= p) presenti negli Habitat e nei Biotopi; e = taxa attualmente esclusivi di un singolo habitat o biotopo. Arthrocnemum macrostachyum (Moric.) C. Koch e Bellevalia pelagica C. Brullo, S. Brullo et Pasta + Daucus gingidium L. subsp. rupestris (Guss.) Onno Limonium albidum (Guss.) Pignatti Lycium intricatum Boiss. Pancratium sp. (= gr. maritimum L.) Tot. “+” Tot. “p” Tot. “e” Tot. complessivo + e e p + 0 0 0 0 0 0 2 2 2 1 1 4 + + 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 2 0 0 2 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 142 La realtà territoriale esaminata appare tuttavia ben più complessa, giacché nella maggior parte dei poligoni (descritti nelle carte e nel SIT con il codice Habitat o Corine Biotope prevalente) sono rinvenibili mosaici di habitat e biotopi. Conseguentemente, anche le specie partecipano in modo variabile alla composizione ed alla valenza floristica complessiva di ciascun poligono. La Carta del Valore Floristico (Tavola 9) è stata redatta attribuendo ad ogni poligono un valore pari al numero di specie di interesse conservazionistico della flora, rilevate sul campo o potenziali. L’elenco delle specie, e quindi il valore floristico, è pertanto legato al singolo poligono e non alla categoria (Habitat Direttiva o Corine Biotope) cui il poligono appartiene. Per tale ragione, a parità di codice habitat o biotope, si possono avere poligoni a differente valore floristico in funzione della reale distribuzione delle specie sul territorio. Nella Tavola 8 le aree sono campite diversamente in funzione del numero di specie (nessuna specie rilevata = 0; 1-5 specie; 6-20 specie; 21-50 specie; oltre 50 specie). Dai dati riportati nella carta emerge quanto segue. I pochi ambienti in cui non è stata rilevata nessuna specie di interesse sono gli ambienti costieri privi di vegetazione (1170 - 1110), i giardini ornamentali (85.31), l’invaso artificiale abbandonato (37), i vigneti (83.211); hanno un numero di specie di interesse compreso tra 1 e 5 alcune limitate aree caratterizzate da insediamenti umani (86; 86.2; 86.31; 86.6; 86.42; 87.2) e l’isolotto di Lampione caratterizzato dalla presenza degli habitat 1240 e 1420; presentano un numero di specie di interesse compreso tra 6 e 20 specie di interesse alcune limitate aree caratterizzate dalla presenza di rimboschimenti (83.325; 83.3113; 83.3112), aree ruderali e/o degradate (87.2; 86.413, e da alcuni mosaici di vegetazione naturale limitati alle zone costiere; le aree che presentano un numero di specie compreso tra 21 e 50 sono costituite da formazioni di vegetazione naturale (habitat 9320-5334-1430-5331-5320) e da alcuni rimboschimenti a conifere (83.3112); la gran parte del territorio, riferibile ad aspetti di macchia, gariga e prateria annua (5330-5430-53346220) presenta un elevato numero di specie di interesse floristico (oltre 50). Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 143 2.3.1.5 Verifica ed aggiornamento della Scheda Natura 2000 – flora ed habitat Si precisa che le Schede Natura 2000 cui si fa riferimento nel presente capitolo sono quelle trasmessaci ufficialmente dal Servizio VI dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente nel dicembre 2007. SIC ITA040001 “Isola di Linosa” Aggiornamento Sezione 3.1. Tipi di habitat presenti nel Sito e relativa valutazione Sulla base delle indagini effettuate, è stata confermata la presenza dei seguenti habitat già citati nella Scheda Natura 2000: 1170 – Scogliere Habitat ben rappresentato in particolare lungo la costa settentrionale dell’isola, dove spesso forma un mosaico con aspetti dell’habitat 1240. 1210 – Vegetazione annua delle linee di deposito marino Questo habitat è presente come emergenza puntiforme su modestissime superfici. Aggruppamenti monospecifici a Cakile maritima sono stati infatti riscontrati sulle spiagge di Pozzolana di Ponente e di Levante. 1240 – Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee Habitat presente in maniera continua lungo la costa nord-orientale dell’isola, dove spesso forma un mosaico con aspetti dell’habitat 1170. Risulta più discontinuo e talora danneggiato lungo la costa nord-orientale e orientale dell’isola sino a Punta Calcarella. 5331 – Formazioni ad Euphorbia dendroides Questo habitat, meno diffuso di quanto indicato nella precedente versione del Formulario Standard, partecipa tuttavia a diversi mosaici rilevati sull’isola. 5334 – Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) Questo habitat, contraddistinto dalla predominanza di Periploca angustifolia, caratterizza pressoché tutti gli aspetti di macchia riscontrati nel SIC. 6220 – Pseudo-steppa con graminacee e piante annue (Thero-Brachypodietea) Le praterie a Hyparrhenia hirta, le praterie a neofite (Aphodelus ramosus e Charybdys pancration) e le praterie annue sono presenti in diversi settori dell’isola e fisionomizzano spesso gli incolti in evoluzione. 8220 – Pendii rocciosi silicei con vegetazione casmofitica L’unico poligono in cui si riscontra la predominanza di questo habitat coincide con il costone rocciose che contorna il limite orientale della Fossa del Cappellano. 8320 – Campi di lava e cavità naturali Sebbene gli edifici vulcanici dell’isola abbiano cessato la loro attività da diverse decine di migliaia di anni, ancora evidenti e tipiche sono le morfologie connesse con l’attività effusiva (lave “aa” e “pahohoe” di C.da Mannarazze, condotti lavici di C.da Mannarazze, di M. Vulcano di M. Bandiera, ecc.). Viene inoltre confermata la presenza del seguente habitat, indicato nella Carta degli Habitat redatta da Agristudio (ancorché non citato nella precedente versione della Scheda Natura 2000): 5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche Vengono riferite a questo habitat, in accordo con Agristudio s.r.l., gli aspetti locali di macchia in cui Pistacia lentiscus, Euphorbia dendroides e Periploca angustifolia giocano un ruolo fisionomicamente paritetico. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 144 E’ stata infine accertata la presenza di 4 “nuovi” habitat precedentemente non rilevati, ovvero: 2110 Dune mobili embrionali Sebbene circoscritti e impoveriti, consorzi dominati da Pancratium linosae riferibili a questo habitat sono presenti a Cala Pozzolana di Ponente e di Levante, nonché sulle pendici meridionali di M. Nero e su quelle sudorientali di Punta Calcarella. 2230 Praterie dunali dei Malcolmietalia Sebbene circoscritti ed il più delle volte frammisti ad altri habitat connessi con i substrati sabbiosi mobili, i consorzi terofitici riferiti a questo habitat svolgono un ruolo importante in quanto habitat esclusivo o comune preferenziale di molte delle specie d’interesse fitogeografico-conservazionistico note per l’isola. 5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere Vanno riferiti a questo habitat gli aspetti arbustivi legati a contesti meno esposti all’aerosol marino, ascritti all’alleanza fitosociologica Plantagini-Thymelaeion hirsutae. 5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion A questo habitat vanno attribuiti gli aspetti di gariga più o meno densa e continua dominati da Coridothymus capitatus presenti sugli affioramenti rocciosi dei rilievi meridionali e sud-orientali dell’isola. Grado di conservazione Valutazione globale • Superficie relativa • Rappresentatività • • Aggiornamento % copertura 1170 – Scogliere 1210 – Vegetazione annua delle linee di deposito marino 1240 – Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee 2110 – Dume mobili embrionali 2230 – Praterie dunali dei Malcomietalia 5320 – Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere 5330 – Perticaie termomediterranee e predesertiche 5331 – Formazioni ad Euphorbia dendroides 5334 – Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) Carta Habitat Agristudio srl Habitat Scheda Natura 2000 Per ciascun habitat sono stati inoltri modificati, in conformità con il “Formulario Standard per la raccolta dei dati – Note esplicative”, i dati relativi a copertura, rappresentatività, superficie relativa, grado di conservazione e valutazione globale, come sotto riportato. Confermato Confermato 5,92 0,04 A D B A A Confermato 2,65 A B B B Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione 0,30 B C A B 0,12 A C B B 3,81 B B C B • Confermato 24,47 C A B B • • Confermato 3,82 A B A B • • Confermato 9,40 A B A A Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 145 5430 - Phrygane endemiche Nuova 0,08 B C B C dell’Euphorbio-Verbascion segnalazione 6220* - Pseudo-steppa con 5,17 B B B B Confermato • • graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea 8220 – Pendii rocciosi Confermato 0,05 A C A B • silicei con vegetazione casmofitica 8320 – Campi di lava e Confermato 6,03 A B B A • • cavità naturali Rappresentatività: A (eccellente), B (buona), C (significativa), D (presenza non significativa); Superficie relativa: A: 100 > = p > 15%, B: 15 > = p > 2%, C: 2 > = p > 0%; Grado di conservazione: A (eccellente), B (buona), C (media o ridotta); Valutazione globale: A (eccellente); B (buono), C (significativo). Aggiornamento Sezione 3.2.g “Piante elencate nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE” Viene confermata la presenza dell’epatica Petalophyllum ralfsii. Aggiornamento Sezione 3.3 “Altre Specie importanti di flora e fauna” Le informazioni contenute nella versione precedente del Formulario sono state aggiornate alla luce di quanto emerso durante le ricerche bibliografiche ed i sopralluoghi effettuati. Sono stati mantenuti 11 dei 13 taxa già indicati nel Formulario Standard. Sono state eliminate le seguenti due specie: - Euphorbia dendroides L. non è protetta da alcuna direttiva o convenzione, non risulta rara o minacciata a livello nazionale, regionale o provinciale e non riveste particolare pregio biogeografico. - Limonium albidum (Guss.) Pignatti è un endemita esclusivo di Lampione che non è mai stato segnalato da nessun botanico per Linosa. Il suo inserimento nella versione precedente del Formulario dipende dal fatto che nelle versioni precedenti del Formulario stesso Lampione era stato incluso nel medesimo SIC di Linosa. V Motivazione V Allium subvillosum Schultes et Schultes fil. Ambrosina bassii L. Anthemis secundiramea Biv. var. cossyrensis Guss. Popolazione V NOME SCIENTIFICO Scheda Natura 2000 Gruppo Sono state invece inserite ex novo 61 ulteriori entità, 39 delle quali figurano nelle liste rosse regionali di CONTI et alii (1997). Serapias parviflora figura inoltre in Appendice II della Convenzione CITES, le altre rivestono un certo interesse biogeografico-conservazionistico (endemiche, stenocore, rare a livello regionale o provinciale). P A P A V AB Aggiornamento Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 146 V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V Astragalus peregrinus Vahl subsp. warionis (Gand.) Maire Athalamia spathysii (Lindb.) S. Hatt. (1) Avena saxatilis (Lojac.) Rocha Afonso (2) Bellium minutum L. Bryonia acuta Desf. Bryum gemmilucens Wilcz. et Dem. (3) Bryum ruderale Crundw. et Niholm (3) Calendula tripterocarpa Rupr. Carduus pycnocephalus L. subsp. arabicus (Murray) Nyman Carlina sicula Ten. subsp. sicula Castellia tuberculosa (Moris) Bor Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp. occidentale (Paunero) H. et S. Scholz Cephaloziella rubella (Nees) Warnst. (1) Crossidium crassinerve (De Not.) Jur. (3) Daucus gingidium L. subsp. rupestris (Guss.) Onno Echium arenarium Guss. Enthostodon durieui Mont s.l. (3, 4) Enthostodon hungaricus (Boros) Loeske Enthostodon pulchellus (H. Philib.) Brugués (3, 5) Erodium neuradifolium Delile var. linosae (Sommier) Brullo Euphorbia dendroides L. Exormotheca pustulosa Mitt. (1) Fissidens viridulus (Anon.) Wahlenb var. incurvus (Rohl.) Waldh. (3, 6) Fossombronia crozalsii Corb. (1) Fossombronia pusilla (L.) Nees var. decipiens Corbière (1) Fossombronia wondraczekii (Corda) Lindb. (1) Fumaria bicolor Nicotra Funariella curviseta (Schwägr.) Sérgio (3) Heliotropium dolosum De Not. Juniperus turbinata Guss. Lagurus ovatus L. subsp. nanus (Guss.) Messeri Leptobarbula berica (De Not.) Schimp (3) Limoniastrum monopetalum (L.) Boiss. Limonium albidum (Guss.) Pign. Limonium algusae (Brullo) Greuter Limonium lopadusanum Brullo Linaria pseudolaxiflora Lojac. Logfia lojaconoi (Brullo) Brullo Lotus halophilus Boiss. et Spruner Lotus peregrinus L. • • • • • • • • P AD P A P A R V R P P A A C D P R B A C D P A P A V AD V P P A A D P A R AB P A P A P A P D P D C D P A C R A A P A P A V P R V R C R R A A AB AB AD A D A A D Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Confermata Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Confermata Eliminata Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Confermata Confermata Nuova segnalazione Nuova segnalazione Confermata Eliminata Confermata Confermata Confermata Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 147 V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V Lycium intricatum Boiss. Medicago secundiflora Durieu Microbryum rectum (With.) R.H. Zander (3, 7) Micromeria microphylla (D’Urv.) Bentham Ononis dentata Lowe Ononis serrata Forssk. Onopordum argolicum Boiss. Ophioglossum lusitanicum L. Oxymitra incrassata (Brot.) Sérgio et Sim. (1) Pancratium angustifolium Lojac. (8) Parietaria cretica L. Periploca angustifolia Labill. Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra) Brullo Pseudocrossidium replicatum (Taylor) R.H. Zander (3) Pterygoneurum lamellatum (Lindb.) Jur. (3) Reichardia tingitana (L.) Roth Rhus tripartita (Ucria) Grande Rumex bucephalophorus L. subsp. aegaeus Rech. fil. (9) Senecio cineraria DC. subsp. bicolor (Willd.) Arcang. (10) Serapias parviflora Parl. Silene apetala Willd. Silene behen L. Succowia balearica (L.) Medik. Tortella flavovirens (Bruch) Broth. var. papillosissima C. Sérg. et C. Casas (3) Tortula brevissima Schiffn. (3) Tortula modica R.H. Zander (3, 11) Tortula revolvens (Schimp.) G. Roth (3) Tortula solmsii (Schimp.) Limpr. (3) Valantia calva Brullo Volutaria lippii (L.) Maire • • C R A A P D V D R R R V D A A D P D R R C AB A A C A C AB P A P A R R AD A C A C A R P P P C A A A P D P P P P R C D A D D AB AD Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Confermata Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Confermata Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Confermata Nuova segnalazione (1) Si tratta di una briofita e, più precisamene, di un’epatica; (2) Il suo nome corretto d’uso corrente è Avena madritensis Baum; (3) Si tratta di una briofita e, più precisamene, di un muschio; (4) Sub Entosthodon pallescens Jur. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (5) Sub Funaria pulchella H. Philib. in CORTINIPEDROTTI & ALEFFI (1992); (6) Sub Fissidens incurvus Röhl var. tamarindifolius (Turner) Braithw. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (7) Sub Pottia recta (With.) Mitt. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (8) Il suo nome corretto d’uso corrente è Pancratium linosae Soldano et F. Conti; (9) Il suo nome corretto d’uso corrente è Rumex bucephalophorus L. subsp. gallicus (Steinh.) Rech. fil.; (10) Il suo nome corretto d’uso corrente è Jacobaea maritima (L.) Pelser et Meijden subsp. bicolor (Willd.) B. Nord et Greuter ; (11) Sub Pottia intermedia (Turner) Fürnr. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992) Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 148 SIC ITA040002 “Isola di Lampedusa e Lampione” Aggiornamento Sezione 3.1. Tipi di habitat presenti nel Sito e relativa valutazione E’ confermata la presenza dei seguenti habitat riportati nella precedente Scheda Natura 2000: 1170 Scogliere Habitat ben rappresentato lungo le coste di Lampedusa e Lmapione, dove talora forma un mosaico con aspetti dell’habitat 1240. 1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marino Questo habitat è presente come emergenza puntiforme su modestissime superfici in corrispondenza delle spiagge sabbiose ricadenti all’interno del SIC. Alla Spiaggia dei Conigli partecipa ad un mosaico complesso di vegetazione psammofila. 1240 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici Habitat presente in maniera continua lungo la costa bassa meridionale e sulle falesie settentrionali dell’isola di Lampedusa, dove spesso forma un mosaico con aspetti dell’habitat 1170. Risulta molto più circoscritto ed in via di rarefazione sulle coste rocciose del settore sud-orientale di Lampione. 1430 Perticae alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea) Gli arbusteti a chenopodiacee mio-aloxerofile (Suaeda pelagica, Suaeda vera e Salsola oppositifolia) appaiono piuttosto comuni sulle falesie soleggiate su subtrati marnoso-argillosi del settore costiero compreso tra la Tabaccara e Punta Ponente. 2230 Praterie dunali dei Malcomietalia Sebbene circoscritti (Spiaggia dei Conigli) e frammisti ad altri habitat connessi con i substrati sabbiosi mobili, i consorzi terofitici riferiti a questo habitat svolgono un ruolo importante in quanto habitat esclusivo o comune preferenziale di molte delle specie d’interesse fitogeografico-conservazionistico note per l’isola. 3170 Stagni temporanei mediterranei Gli aspetti riferibili a questo habitat sono estremamente circoscritti e localizzati sia all’interno sia all’esterno del SIC di Lampedusa, con una distribuzione in buona parte sovrapponibile a quella dell’habitat 3140*. 5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides Questo habitat, meno diffuso di quanto indicato nella precedente versione del Formulario Standard, partecipa tuttavia a diversi mosaici pre-forestali rilevati sull’isola di Lampedusa. 5334 Macchia rada predesertica (Periplocion angustifoliae) Questo habitat, contraddistinto dalla predominanza di Periploca angustifolia, caratterizza pressocché tutti gli aspetti di macchia termoxerofila riscontrati nel SIC. 6220 Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea Le praterie a Hyparrhenia hirta, le praterie a geofite (Aphodelus ramosus e Charybdys pancration) e le praterie annue sono presenti in diversi settori dell’isola e fisionomizzano spesso gli incolti in evoluzione. 9320 Foreste di Olea e Ceratonia Nella porzione terminale del Vallone di Cala Galera e di Cala Madonna e lungo un meandro del Vallone Imbriacole si osservano gli ultimi lembi superstiti dell’unica foresta termofila a olivastro e carrubbo nota per la Sicilia. Viene inoltre confermata la presenza del seguente habitat, indicato nella Carta degli Habitat redatta da Agristudio: Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 149 5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche Vengono riferite a questo habitat, in accordo con quanto già scritto da Agristudio, gli aspetti di macchia ricca di Pistacia lentiscus e/o Olea europaea di Lampedusa in cui non si rileva una marcata dominanza di Euphorbia dendroides o di Periploca angustifolia. Sono stati eliminati dalla precedente Scheda Natura 2000 i seguenti habitat, con la seguente motivazione: 5210 Matorral arborescente di Juniperus spp. I lembi di macchia a ginepro feniceo presentano un’estensione estremamente ridotta ed una scarsa rappresentatività floristico-fisionomica, tali da non giustificare l’inserimento nella Scheda Natura 2000; i piccoli nuclei censiti (LA MELA VECA & PASTA, 2006) non ricoprono mai, infatti, aree di ampiezza superiore ai 10 m2. 8214 Versanti calcarei dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae) L’habitat rupicolo vero e proprio è assente sia a Lampedusa sia a Lampione, in quanto anche i versanti verticali delle loro falesie sono fortemente influenzati dall’aerosol marino e presentano pertanto caratteristiche più idonee alle comunità litofile aeroaline e mioaloxerofile costiere dei CrithmoLimonietea e dei Pegano-Salsoletea. Ciò spiega perché tale habitat, riportato nella precedente versione della Scheda Natura 2000, non è stato censito né da Agristudio né in questa sede. Va peraltro precisato che le piccole balze rocciose che ospitano popolamenti di Dianthus rupicola subsp. lopadusanus, localizzate per lo più lungo i versanti dei valloni esposti a meridione, occupano sempre aree molto esigue e mai superiori ai 10 m2. E’ stata inoltre accertata la presenza di 7 “nuovi” habitat precedentemente non rilevati, ovvero: 1110 Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina Pur essendo sommerso nel tratto di mare poco profondo che separa l’isolotto dei Conigli dall’omonima spiaggia di Lampedusa, il tombolo sabbioso che costituisce tale habitat ricade entro il perimetro del SIC e va pertanto considerato 1420 Perticaie alofile mediterranee e termo-atlantiche (Arthrocnemetalia fruticosae) Gli aspetti di fruticeto alo-xeronitrofilo ad Arthrocnemum glaucum sono localizzati sui gradoni rocciosi della porzione meridionale di Lampione, isolotto che evidentemente non era stato oggetto in precedenza di studi adeguati. 2110 Dune mobili embrionali Sebbene circoscritti e impoveriti, aspetti riferibili a questo habitat sono riconoscibili e rilevabili alla Spiaggia dei Conigli. 2210 Dune fisse delle spiagge mediterranee (Crucianellion maritimae)* Sebbene circoscritti e impoveriti, aspetti riferibili a questo habitat sono riconoscibili e rilevabili alla Spiaggia dei Conigli. 3140 Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp. Gli aspetti riferibili a questo habitat sono estremamente circoscritti e localizzati nell’Isola di Lampedusa, con una distribuzione sovrapponibile a quella dell’habitat 3170*. 5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere Vanno riferiti a questo habitat gli aspetti arbustivi presenti nell’Isola di Lampedusa legati a contesti meno esposti all’aerosol marino, ascritti all’alleanza fitosociologica Plantagini-Thymelaeion hirsutae. 5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion A questo habitat vanno attribuiti gli aspetti di gariga più o meno densa e continua dominati da Coridothymus capitatus diffusissimi a Lampedusa. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 150 Rappresentatività Superficie relativa Grado di conservazione Valutazione globale 1210 – Vegetazione annua delle linee di deposito marino 1240 – Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. Endemici 1420 – Perticaie alofile mediterranee e termoatlantiche (Sarcocornietea fruticosae) 1430 – Perticaie alonitrofile iberiche (PeganoSalsoletea) 2110 – Dune mobili embrionali 2210* - Dune fisse delle spiagge mediterranee 2230 – Praterie dunali dei Malcomietalia 3140 – Acque dure oligomesotrofiche con vegetazione bentica di Chara spp. 3170* - Stagni temporanei mediterranei 5210 – Matorral arborescente di Juniperus sp. 5320 – Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere 5330 – Perticaie termomediterranee e predesertiche 5331 – Formazioni ad Euphorbia dendroides 5334 – Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) % copertura 1110 – Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acque 1170 – Scogliere Nuova segnalazione 0,01 D Conferma 3,59 A B B B Conferma 0,01 B C A B Conferma 4,13 A B B B Nuova segnalazione 0,03 A C A B Conferma 0,82 A C A A Nuova segnalazione Nuova segnalazione Conferma 0,01 C C A B 0,01 C C A B 0,01 C C A B Nuova segnalazione 0,01 A C B B • Conferma 0,01 A C B A • Eliminato Nuova segnalazione 3,09 A B B B Conferma 0,23 B C B B Conferma 0,36 A C B A Conferma 0,55 A C B A Carta Habitat Agristudio srl Habitat Scheda Natura 2000 Per ciascun habitat sono stati inoltri modificati, in conformità con il “Formulario Standard per la raccolta dei dati – Note esplicative”, i dati relativi a copertura, rappresentatività, superficie relativa, grado di conservazione e valutazione globale, come sotto riportato. • • • • • • • • • • • Aggiornamento Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 151 5430 – Phrygane Nuova 23,72 B A B B endemiche dell’Euphorbiosegnalazione Verbascion 6220* - Pseudo-steppa con Conferma 42,69 A A B A • • graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea 8214 – Versanti calcarei Eliminato • dell’Italia meridionale (Dianthon rupicolae) 9320 – Foreste di Olea e Conferma 0,17 A C A B • Ceratonia Rappresentatività: A (eccellente), B (buona), C (significativa), D (presenza non significativa); Superficie relativa: A: 100 > = p > 15%, B: 15 > = p > 2%, C: 2 > = p > 0%; Grado di conservazione: A (eccellente), B (buona), C (media o ridotta); Valutazione globale: A (eccellente); B (buono), C (significativo). Aggiornamento Sezione 3.2.g “Piante elencate nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE” Le due specie precedentemente riportate nella Scheda Natura 2000 vengono confermate, ma vengono variati alcuni dati relativi al loro status. Viene inoltre aggiunta Elatine gussonei. Scheda Natura 2000 Aggiornamento Nome POPOLAZIONE Popolazione Conservazione Isolamento Globale VALUTAZIONE SITO • Confermata Dianthus rupicola (1) R C B A B Nuova segnalazione Elatine gussonei R A B A A • Confermata Petalophyllum ralfsii (2) P C C A C (1) I popolamenti locali vengono attribuiti alla subsp. Lopadusanus Brullo & Minissale, 2002, (2) endemica di Lampedusa; Si tratta di una briofita, più precisamente di un’epatica Aggiornamento Sezione 3.3 “Altre Specie importanti di flora e fauna” Delle 40 specie inserite in questa Sezione della Scheda Natura 2000, sono state eliminate le seguenti: - Euphorbia dendroides L. - non risulta protetta da alcuna direttiva o convenzione, non risulta rara o minacciata a livello nazionale, regionale o provinciale e non riveste particolare pregio biogeografico; Bellium minutum L., Linaria pseudolaxiflora Lojac. e Oglifa lojaconoi Brullo (= Logfia lojaconoi (Brullo) Brullo - sono microfite che vegetano sulle sabbie vulcaniche di Linosa. Il loro inserimento nella versione precedente del Formulario è certamente dovuto ad un errore; Triglochin barrelieri Loisel. - è specie degli stagni salmastri, certamente scomparsa sul finire fine anni Settanta del XX secolo dopo la distruzione del suo habitat, l’ex-salina un tempo presente presso il porto; Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 152 - Limonium echioides (L.) Mill. - figura nella medesima lista di Limonium avei (De Not.) Brullo et Erben, di cui è in realtà un sinonimo. V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V • • • • • • • • • • • • • Motivazione V V V V Aeluropus lagopoides (L.) Thwaites Allium hemisphaericum (Sommier) Brullo Allium hirtovaginatum Kunth Allium lopadusanum Bartolo, Brullo & Pavone Ambrosina bassii L. Anthemis lopadusana Lojac. Astragalus epiglottis L. Bellevalia pelagica C. Brullo, S. Brullo et Pasta (1) Bellium minutum L. Bryonia acuta Desf. Bryum rubens Mitt. Bryum versicolor A. Brunn (2) Calendula bicolor Raf. Calendula tripterocarpa Rupr. Caralluma europaea (Guss.) N.E. Br. subsp. Europaea Carduus pycnocephalus L. subsp. arabicus (Murray) Nyman Carlina involucrata Poir. Carlina sicula Ten. subsp. sicula Carrichtera annua (L.) DC. Catapodium hemipoa (Sprengel) Lainz subsp. occidentale (Paunero) H. et S. Scholz Centaurea acaulis . (3) Chiliadenus lopadusanus Brullo Cistus parviflorus Lam. Coronilla valentina L. subsp. glauca (L.) Batt. Crucianella rupestris Guss. Cuscuta palaestina Boiss. Daucus gingidium L. subsp. rupestris (Guss.) Onno Daucus lopadusanus Tineo Daucus siculus Tineo Diplotaxis scapola DC. Echinops spinosissimus Turra subsp. spinosus Greuter Echium arenarium Guss. Popolazione V V V V NOME SCIENTIFICO Scheda Natura 2000 Gruppo mentre sono state inserite altre 59 ulteriori entità, 31 delle quali figurano nelle liste rosse regionali di CONTI et alii (1997), 4 sono le Orchidaceae in Appendice II della Convenzione CITES, mentre le altre rivestono un certo interesse biogeografico-conservazionistico (endemiche, stenocore, rare a livello regionale o provinciale). V R R A AB A R AB V C R A AB D V B R P P R R A A A A D R A C D Nuova segnalazione P C C A B D Conferma Nuova segnalazione Nuova segnalazione C D Nuova segnalazione R C V A A A Conferma Conferma Conferma V D Nuova segnalazione R C A A Conferma Nuova segnalazione R A Nuova segnalazione C C C AB AD AB Conferma Nuova segnalazione Conferma R AD Nuova segnalazione V A Nuova segnalazione Aggiornamento Nuova segnalazione Conferma Conferma Conferma Nuova segnalazione Conferma Nuova segnalazione Nuova segnalazione Eliminata Conferma Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Conferma Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 153 V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V V Elatine gussonei (Sommier) Brullo Enthostodon durieui Mont s.l. Enthostodon pulchellus (H. Philib.) Brugués Eruca vesicaria (L.) Cav. subsp. longirostris (Uechtr.) Rouy Eryngium dichotomum Desf. Euphorbia dendroides L. Euphorbia exigua L. var. pycnophylla Kramer, Westra, Kliphuis et Gadella Filago congesta DC. Filago cossyrensis Lojac. (6) Fissidens viridulus (Anon.) Wahlenb var. incurvus (Rohl.) Waldh. (2, 7) Funariella curviseta (Schwägr.) Sérgio (2) Heliotropium dolosum De Not. Hymenolobus procumbens (L.) Nutt. subsp. revelieri (Jord.) Greuter et Burdet (8) Hypericum aegypticum L. Juniperus phoenicea L. s.l. (9) Lagurus ovatus L. subsp. nanus (Guss.) Messeri Launaea nudicaulis (L.) Hooker Limoniastrum monopetalum (L.) Boiss. Limonium albidum (Guss.) Pign. Limonium avei (De Not.) Brullo & Herben Limonium echioides (L.) Miller Limonium intermedium (Guss.) Brullo (10) Limonium lopadusanum Brullo Linaria pseudolaxiflora Lojac. Linaria reflexa L. subsp. lubbockii (Bath.) Brullo Lycium intricatum Boiss. Magydaris pastinacea (Lam.) Paol. Mantisalca salmantica (L.) Briq. et Cavill. Marrubium alysson L. Matricaria aurea (L.) Sch.-Bip. Microbryum rectum (With.) R.H. Zander (2, 11) Micromeria fruticulosa (Bertol.) Grande Micromeria microphylla (D’Urv.) Bentham Oglifa lojaconoi Brullo Ononis sieberi DC. Ophrys calliantha Bartolo et Pulvirenti Ophrys ciliata Biv. Ophrys scolopax Cav. s.l. (12) Pancratium angustifolium Lojac. (13) Pancratium gr. maritimum (14) Parietaria cretica L. Paronychia arabica (L.) DC. subsp. longiseta Batt. Periploca angustifolia Labill. Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile Pinus halepensis Mill. Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra) Brullo Plantago albicans L. V P AD A P A • V A C C D • • C AD P C D A P A P R A A P AB C R AD A R A V V R V P V C P A A AB A A AB AB A • C A • C R V V V A D D D A P A R R P R V V V V C P D D A D BC AC ACD AB D A R AD C A C A V D C AB R D • • • • • • • • • • • Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Conferma Nuova segnalazione Eliminata Conferma Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Conferma Nuova segnalazione Conferma Conferma Nuova segnalazione Conferma Conferma Conferma Conferma Eliminata Nuova segnalazione Conferma Eliminata Conferma Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Conferma Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Conferma Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Conferma Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 154 V V V V V V V V V V V V V V V V V V V Reichardia tingitana (L.) Roth Rumex bucephalophorus L. subsp. aegaeus Rech. fil. (15) Salvia clandestina L. Scilla dimartinoi Brullo et Pavone (16) Senecio cineraria DC. subsp. bicolor (Willd.) Arcang. (17, 18) Senecio incrassatus Guss. (19) Senecio pygmaeus DC. Serapias parviflora Parl. Silene behen L. Silene muscipula L. Silene rubella L. subsp. turbinata (Guss.) Charter et Walters Sonchus asper (L.) Hill subsp. glaucescens (Jordan) Ball Suaeda pelagica Bartolo, Brullo et Pavone Succowia balearica (L.) Medik. Tortella flavovirens (Bruch) Broth. var. viridiflava (De Not.) Cas. Gill. Triglochin bulbosum L. subsp. barrelieri (Loisel.) Rouy Trigonella maritima Poir. Tragopogon cupanii DC. Vicia leucantha Biv. • • • • • • R AD C A C V D AB V AD R R V P P AB AD C A A P A C D R R AB A V A Conferma Nuova segnalazione Nuova segnalazione Conferma Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Conferma Conferma Conferma Nuova segnalazione Conferma Nuova segnalazione Nuova segnalazione Eliminata P C R V D D D Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 155 2.3.2 Descrizione faunistica dei Siti 2.3.2.1 Le conoscenze faunistiche – precedenti indagini sui Siti (B.2) L’arcipelago delle Pelagie presenta un notevole interesse faunistico. Per quanto riguarda le specie stanziali, la loro distribuzione è il risultato dei processi geologici e dell’azione di numerosi fattori sia geografici, come il grado di isolamento e la collocazione geografica (al confine tra il continente europeo e quello africano), che storici, quale l’effetto delle differenti civiltà succedutesi nei secoli (fenici, cartaginesi, greci, romani, arabi, ecc.). Tali processi hanno influenzato profondamente la composizione attuale della fauna, soprattutto per quel che riguarda le specie di vertebrati dalle abitudini prettamente terrestri e cioè gli Anfibi, i Rettili e i Mammiferi (per i vertebrati), nonché per l’Artropodofauna. Relativamente a tali taxa, l’importanza faunistica delle isole Pelagie può essere riassunta nei seguenti punti: • presenza di zoocenosi particolari, anche caratterizzate dalla contemporanea presenza di taxa originari di continenti differenti; • presenza di taxa endemici; • presenza di aree al margine degli areali globali per alcune specie. Per quanto riguarda le specie migratrici, la posizione geografica delle isole Pelagie le rende un’area strategica a livello internazionale per il rifugio e la sosta temporanea di numerosi uccelli migratori durante il lungo viaggio dall’Africa verso l’Europa e viceversa. Tra le specie rinvenute di passaggio nell’isola, molte sono protette a livello internazionale. Nel corso dei secoli molte sono state le spedizioni scientifiche che hanno riportato dati per l’arcipelago delle Pelagie (cfr. cap. 2.1). Le prime notizie faunistiche si devono a CALCARA, 1846, 1847a), SANVISENTE (1849), GIGLIOLI (1884, 1891, 1907). Tra gli entomologi e la fauna invertebrata devono essere ricordati FAILLA-TEDALDI (1887), RAGUSA (1892), TRABUCCO (1890a), NELLI (1911). Nei primi del ‘900 pubblicano sulle Pelagie MERTENS (1926), SOLARI & SOLARI (1922), SALFI (1927), SOOS (1933). Nella seconda metà del ‘900 ZAVATTARI (1954; 1957; 1960) segnala l’unica popolazione italiana di Psammodromus algirus L. nello Scoglio dei Conigli; altre informazioni vengono da LANZA (1954), BERNARD (1958), MOLTONI (1970), FELTEN & STORCH (1970). Una buona mole di dati è stata raccolta durante le ricerche, coordinate da Baccio Baccetti per conto del Consiglio Nazionale delle Ricerche, condotte appositamente a Linosa e Lampedusa con l’appoggio delle navi oceanografiche Bannock ed Urania, nel 1991 e nel 1992, nonché alle raccolte coordinate da Bruno Massa per conto dell’Università di Palermo, effettuate a partire dagli anni ‘Settanta da numerosi collaboratori. La maggioranza di queste informazioni è contenuta in MASSA, 1995. 2.3.2.2 Metodologia adottata negli studi faunistici (B.3.1) Metodologie delle indagini di campo Di seguito si riportano le principali metodologie di campo adottate per il rilevamento delle specie animali presenti nel SIC, suddivise per gruppi tassonomici. ANFIBI E RETTILI Relativamente agli Anfibi, sono stati individuati e censiti i siti utilizzati per la riproduzione, anche attraverso apposite interviste agli abitanti del luogo. I siti sono stati georeferenziati con l’ausilio di un GPS e riferiti a coordinate UTM (GAUSS BOAGA). Sono state effettuate Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 156 escursioni diurne e notturne, dedicate all’avvistamento diretto di anfibi e rettili ed all’ascolto degli anfibi in canto. Per quanto riguarda i Rettili, sono stati svolti sopralluoghi mirati al rilevamento diretto e indiretto (esuvie degli ofidi) della presenza di ogni specie, integrati da informazioni relative alla banca dati dell’ente gestore. I sopralluoghi sono stati realizzati in maniera stratificata, in relazione al tipo di ambiente; cercando quindi di dedicare una quantità di tempo in maniera proporzionale alla superficie dei differenti ambienti presenti nelle aree SIC. Durante ogni sopralluogo tutte le osservazioni sono state georeferenziate con l’ausilio di un GPS, riferendo ogni osservazione a coordinate UTM (GAUSS BOAGA). Per quanto riguarda la tartaruga marina Caretta caretta sono stati utilizzati esclusivamente i dati bibliografici e i dati in possesso dell’Ente Gestore della riserva naturale “Isola di Lampedusa. UCCELLI I dati quali-quantitativi sugli uccelli sono stati raccolti mediante contatti a vista in natura, con attrezzatura ottica (binocolo) ed attraverso il contatto sonoro (versi ed altre manifestazioni canore delle diverse specie). Sono state raccolte inoltre tracce della loro presenza, quali ad esempio le borre, poi analizzate in laboratorio allo stereomicroscopio. La stima della frequenza si basa soprattutto sul numero di contatti avvenuti nei differenti habitat frequentati dalla specie. Le specie migratrici sono state contattate durante le stagioni migratorie ed inoltre si è fatto ricorso al data-base della Stazione d’Inanellamento, che aveva effettuato un campo d’inanellamento, nei mesi di aprile-maggio, a Lampedusa nel 1997 ed a Linosa nel 2006. L’inanellamento a scopo scientifico si basa sulla marcatura degli uccelli, effettuata con anelli in lega leggera, che consente il riconoscimento di ogni singolo individuo; questa tecnica di ricerca, realizzata da personale esperto e con mezzi e metodi che garantiscono l’incolumità degli animali, permette soprattutto di definire le rotte migratorie attraverso la ripresa degli uccelli inanellati. Dall’esame biometrico e fisiologico (entità del grasso sottocutaneo e del muscolo) dell’animale catturato è possibile ricavare informazioni sulle sue condizioni fisiche e sulle variabilità morfologiche intra-specifiche. Infine, grazie a questo metodo di cattura è possibile rilevare la presenza di specie difficilmente individuabili con la semplice osservazione. I dati inediti ottenuti nell’ambito della redazione del Piano di Gestione hanno consentito di aggiornare l’elenco delle specie ricavato da LA MANTIA et al. (2002). MAMMIFERI Per quanto riguarda i metodi di indagine relativamente ai mammiferi presenti, questi sono stati leggermente diversificati a seconda delle specie. Metodo di indagine per il Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) La valutazione della presenza e della densità del Coniglio selvatico è stata effettuata attraverso il metodo del censimento indiretto, tramite il conteggio delle pallottole fecali (TAYLOR E WILLIAMS, 1956). Questo metodo di censimento si basa sulla relazione esistente tra la densità della popolazione cunicola e la densità delle feci deposte in tali aree. Si tratta di un metodo indiretto, in quanto permette di calcolare densità di individui su unità di superficie, semplicemente raccogliendo testimonianze dell’attività dell’animale, come nel nostro caso appunto, le feci, e assoluto, in quanto può condurre ad una valutazione del numero effettivo degli individui. Per utilizzare questo metodo è stato necessario scegliere delle superfici campione, in maniera casuale, della grandezza di 1 mq, fissate sul terreno e georeferenziate tramite GPS. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 157 Le superfici campione sono state selezionate in maniera casuale, prendendo in considerazione le diverse estensioni dei diversi ambiti vegetazionali, sia all’interno di aree soggette a prelievo venatorio, sia di aree tutelate. L’algoritmo che permette di trasformare il numero di pallottole fecali in densità di individui è quello di Eberhardt e Van Etten (1956) N = m / (g * t) in cui “N” è la densità di individui per unità di superficie campionata, “m” è il numero di pallottole su ciascuna superficie campione, “g” è la produzione giornaliera di pallottole fecali per coniglio, che, come indicato da MORENO E VILLAFUERTE (1992), nelle aree a clima mediterraneo é 350 e t sono i giorni trascorsi tra un campionamento ed il successivo (4-5 settimane). Metodo di censimento dei mocromammiferi Per stimare la distribuzione e la frequenza del Topolino delle case all’interno dei SIC delle Isole Pelagie, sono state realizzate campagne di trappolamento, utilizzando trappole multicattura incruente. In base all’area totale di studio ed in proporzione alle tipologie ambientali presenti, è stato individuato un congruo numero di stazioni di campionamento ove effettuare i trappolamenti. Per ogni stazione di trappolaggio sono state istallate da 3 a 8 trappole, innescate con esche appetibili per i piccoli roditori, lasciate in funzione per circa 24 ore. Per il Suncus etruscus, in aggiunta alle trappole multicattura, sono state utilizzate delle trappole a caduta con esca specifica per gli insettivori. Dopo la cattura e l’identificazione gli animali sono stati rilasciati nello stesso luogo, georeferenziato utilizzando un GPS. INVERTEBRATI Nell’ambito della redazione del Piano di Gestione sono stati svolti diversi sopralluoghi su campo specificamente per il rilevamento delle specie di Artropodi presenti, attraverso la ricerca diretta con i metodi standard (uso di retini, di retini da sfalcio, raccolta diretta su piante, sotto pietre, ecc.). I dati inediti così ottenuti hanno consentito di aggiornare gli elenchi desunti dall’analisi bibliografica; in particolare, per i molluschi terrestri la lista è stratta da CIANFANELLI (2002); per gli altri taxa la fonte principale di sintesi è MASSA (1995), unitamente a specifica bibliografia più recente, che viene citata caso per caso. 2.3.2.3 Risultati delle indagini e descrizione faunistica (B.3) Check-list della fauna vertebrata Di seguito viene presentata la check-list commentata delle specie segnalate per i SIC ITA 040001 “Isola di Linosa” e ITA 040002 “Isola di Lampedusa e Lampione”, e per la ZPS ITA040013 “Arcipelago delle Pelagie”; relativamente al SIC ITA040002 l’elenco delle specie viene riportato distintamente per Lampedusa e per Lampione. La tabella seguente riporta l’elenco delle specie, il dato di presenza nelle isole che compongono l’arcipelago delle Pelagie, nonché il grado attuale di tutela e di conservazione secondo le direttive europee, le convenzioni internazionali, la Lista Rossa redatta dall’IUCN (2007), la Lista Rossa italiana (Bulgarini et al., 1998), ed infine, per gli Uccelli, lo status in Europa. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 158 GRUPPO: A anfibi, R rettili, M mammiferi,U uccelli. DIRETTIVE UE: u: direttiva 79/409; h: direttiva 92/43; a seguire il numero dell'allegato. BERNA: 1- inserito; 0- non inserito. BONN: 1- inserito; 0- non inserito CITES: 1- inserito; 0- non inserito L. R. ITALIA: EX = estinto; CR = pericolo critico; EN = pericolo; VU = vulnerabile; LR = a più basso rischio; NV = non valutata, per specie di recente colonizzazione in Italia, le cui popolazioni hanno consistenza fluttuante e comunque poco conosciuta. STATUS EUROPA (BirdLife International, 2004): SPEC 1 = specie presenti in Europa che meritano un'attenzione particolare di conservazione perché minacciate a livello mondiale; SPEC 2 = specie le cui popolazioni globali sono concentrate in Europa, ove hanno uno status di conservazione sfavorevole; SPEC 3 = specie le cui popolazioni globali non sono concentrate in Europa, ove hanno uno status di conservazione sfavorevole; Non SPECE = specie le cui popolazioni globali sono concentrate in Europa, ove però hanno uno stato di conservazione favorevole . R Tartaruga caretta Caretta caretta X R Gongilo Chalcides ocellatus X R Hemidactylus turcicus Macroprotodon mauritanicus X X 1 CR Malpolon insignitus X 1 CR R Geco verrucoso Colubro dal cappuccino algerino Colubro lacertino orientale Lucertola maltese h-4 1 CR R Lucertola campestre X h-4 1 R Psammodromo algerino R Geco comune Podarcis sicula Psammodromus algirus Tarentola mauritanica X X R Testuggine di Hermann Testudo hermanni X X M Miniottero X M Topolino domestico Miniopterus schreibersi Mus musculus M Vespertilio maggiore Myotis myotis X M Coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus X M Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhli X X M Rattus rattus Rhinolophus ferrumequineum Suncus etruscus X X M Ratto nero Ferro di cavallo maggiore Mustiolo U Sparviere U Cannareccione X X 1 U Forapaglie X X 1 U Cannaiola X X 1 U Piro piro piccolo Accipiter nisus Acrocephalus arundinaceus Acrocephalus schoenobaenus Acrocephalus scirpaceus Actitis hypoleucos X X 1 U Allodola Alauda arvensis X X u-2 1 U Martin pescatore Alcedo atthis X X 1 U Codone Anas acuta X X u-1 u-2; u-3 R R M X X X X Podarcis filfolensis X h-2; h-4 h-4 X 1 LR 1 1 1 1 CR 1 h-2 h-4 1 h-2 1 1 1 LR h-4 1 1 LR X EN h-4 1 1 LR LR h-2 X 1 1 VU 1 X X EN VU X X CR 1 X X L.R. ITALIA X CITES Bufo boulengeri BONN Rospo smeraldino nordafricano Linosa A Lampione NOME SCIENTIFICO Status Europa BERNA 1 NOME COMUNE Lampedusa h-4 GRUPPO DIRETTIVE UE STATUS DI CONSERVAZIONE u-1 1 LR 1 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 1 CR NonSPECE NonSPECE VU SPEC3 LR SPEC3 SPEC3 SPEC3 159 U Fischione Anas penelope X U Germano reale Anas platyrhynchos X X U Marzaiola Anas querquedula X X U Oca selvatica Anser anser X U Oca granaiola Anser fabalis X U Calandro Anthus campestris X X U Pispola golarossa Anthus cervinus X X U Pispola Anthus pratensis X U Prispolone Anthus trivialis X u-2; u-3 u-2; u-3 u-2 1 1 1 1 VU SPEC3 NonSPECE X u-1 1 SPEC3 X 1 NonSPECE X 1 U Rondone Apus apus X X U Rondone maggiore Apus melba X X 1 LR U Rondone pallido Apus pallidus X X 1 LR U Airone cenerino Ardea cinerea X X 1 LR U Airone rosso Ardea purpurea X X u-1 1 LR SPEC3 U Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides X X u-1 1 VU SPEC3 U Voltapietre Arenaria interpres X U Gufo di palude Asio flammeus X X u-1 1 U Gufo comune Asio otus X X U Civetta Athene noctua X U Trombettiere Bucanetes githagineus U Occhione Burhinus oedicnemus U Poiana U Calandrella U Piovanello tridattilo Buteo buteo Calandrella brachydactyla Calidris alba U Gambecchio Calidris minuta X U Gambecchio nano Calidris temmincki U Berta maggiore X U Succiacapre 1 SPEC3 LR 1 X u-1 X X u-1 X X X X SPEC3 NonSPECE 1 1 1 u-1 SPEC3 EN SPEC3 1 1 SPEC3 X X 1 1 X X X u-1 1 VU SPEC2 X u-1 1 LR SPEC2 U Fanello Calonectris diomedea Caprimulgus europaeus Carduelis cannabina X 1 U Cardellino Carduelis carduelis X X 1 U Verdone Carduelis chloris X X 1 U Rondine rossiccia X X U Usignolo d'africa X X U Fratino X X 1 U Corriere piccolo Cecropis daurica Cercotrichas galactotes Charadrius alexandrinus Charadrius dubius X X U Corriere grosso Charadrius hiaticula X X U Piviere tortolino Charadrius morinellus X X U Mignattino alibianche Chlidonias leucopterus X U Cicogna bianca Ciconia ciconia X X u-1 1 1 U Cicogna nera Ciconia nigra X X u-1 1 1 1 U Falco di palude Circus aeruginosus X X u -1 1 1 1 EN U Albanella reale Circus cyaneus X X u-1 1 1 1 EX SPEC3 U Albanella pallida Circus macrourus X X u-1 1 1 1 U Albanella minore X X u-1 1 1 1 VU NonSPECE U Beccamoschino iberico U Colombo selvatico Circus pygargus Cisticola juncidis cisticola Columba livia u-2 1 X X X SPEC2 NonSPECE SPEC3 1 LR 1 1 LR 1 1 SPEC3 NonSPECE 1 CR LR SPEC2 SPEC2 SPEC1 X X Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano VU 160 X u-2; u-3 u-1 1 1 EN SPEC2 X X u-2 1 1 LR SPEC3 X X X u-1 1 X u-1 NonSPECE U Colombaccio Columba palumbus X X U Ghiandaia marina Coracias garrulus X U Quaglia Coturnix coturnix U Cuculo Cuculus canorus U Balestruccio Delichon urbicum X U Garzetta Egretta garzetta X U Strillozzo Emberiza calandra X U Ortolano Emberiza hortulana U Pettirosso Erithacus rubecula X X X U Falco della regina Falco eleonorae X X X X u-1 1 1 X X u-1 1 1 1 1 VU X X 1 SPEC3 1 SPEC2 LR NonSPECE 1 u-1 1 U Grillaio Falco naumanni X U Pellegrino Falco peregrinus X U Lodolaio Falco subbuteo X X 1 U Gheppio Falco tinnunculus X X 1 1 Falco cuculo Falco vespertinus X X u-1 1 1 U Balia dal collare Ficedula albicollis X X u-1 1 1 U Balia nera Ficedula hypoleuca X 1 1 U Pigliamosche pettirosso Ficedula parva X 1 1 U Balia caucasica Ficedula semitorquata X U Fringuello Fringilla coelebs X U Folaga Fulica atra X X U Beccaccino Gallinago gallinago X X U Gallinella d'acqua Gallinula chloropus X X X X X u-1 X u-1 1 VU SPEC2 1 LR SPEC1 1 VU 1 U X SPEC3 1 SPEC3 LR NonSPECE NonSPECE SPEC2 NonSPECE X X SPEC2 u-2; u-3 u-2; u-3 u-2 1 U Gru Grus grus X X u-1 1 1 U Aquila minore X X u-1 1 1 U Cavaliere d'Italia X X u-1 1 1 U Canapino maggiore Hieraaetus pennatus Himantopus himantopus Hippolais icterina X X 1 NonSPECE U Canapino pallido Hippolais pallida X U Canapino Hippolais polyglotta X X 1 NonSPECE U Rondine Hirundo rustica X X X 1 SPEC3 U Uccello delle tempeste Hydrobates pelagicus X X X U Sterna maggiore Hydroprogne caspia X U Tarabusino Ixobrychus minutus X X U Torcicollo Jynx torquilla X X U Averla piccola Lanius collurio X X U Averla capirossa Lanius senator X X U Gabbiano corso Larus audouini X U Zafferano Larus fuscus X X u-1 1 u-1 1 1 1 1 u-1 EX 1 SPEC2 SPEC3 LR VU NonSPECE SPEC3 LR 1 SPEC3 SPEC3 u-1 SPEC3 1 1 1 1 LR SPEC2 NonSPECE u-2 U Gabbiano roseo Larus genei X X u-1 1 1 EN SPEC3 U Gabbiano corallino Larus melanocephalus X X u-1 1 1 VU NonSPECE U Gabbiano reale Larus michahellis X U Gabbiano comune Larus ridibundus X X U Salciaiola Locustella luscinioides X X U Tottavilla X X U Usignolo X X 1 NonSPECE U Gruccione Lullula arborea Luscinia megarhynchos Merops apiaster X X 1 SPEC3 U Nibbio bruno Milvus migrans X X X NonSPECE X 1 VU NonSPECE VU NonSPECE u-1 u-1 SPEC2 1 1 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 1 VU SPEC3 161 U Codirrossone Monticola saxatilis X X 1 U Passero solitario Monticola solitarius X X X 1 U Ballerina bianca Motacilla alba X X X 1 U Ballerina gialla Motacilla cinerea X X X 1 X X 1 X 1 U Cutrettola Motacilla flava X U Pigliamosche Muscicapa striata X U Nitticora Nycticorax nycticorax X X U Monachella Oenanthe hispanica X X U Culbianco Oenanthe oenanthe X U Rigogolo Oriolus oriolus X X X u-1 LR SPEC3 SPEC3 1 SPEC3 1 VU Assiolo Otus scops X X U Falco pescatore Pandion haliaetus X X U Passera sarda Passer hispaniolensis X X U Passera mattugia Passer montanus U Pecchiaiolo U Marangone dal ciuffo U Cormorano Pernis apivorus Phalacrocorax aristotelis desmarestii Phalacrocorax carbo 1 1 u-1 1 1 1 LR SPEC2 1 EX SPEC3 X X X X SPEC2 X U X SPEC3 SPEC3 VU NonSPECE 1 LR NonSPECE 1 EN u-1 1 u-1 X u-1; u-2 u-1 1 1 U Combattente Philomachus pugnax X X U Fenicottero Phoenicopterus roseus X X U Codirosso algerino Phoenicurus moussieri X U Codirosso spazzacamino X X X 1 U Codirosso X X X 1 SPEC2 U Luì bianco Phoenicurus ochruros Phoenicurus phoenicurus Phylloscopus bonelli X 1 SPEC2 U Luì piccolo Phylloscopus collybita X U Luì verde Phylloscopus sibilatrix X U Luì grosso Phylloscopus trochilus X U Spatola Platalea leucorodia X U Mignattaio Plegadis falcinellus X U Piviere dorato Pluvialis apricaria X U Pivieressa Pluvialis squatarola U Svasso maggiore Podiceps cristatus X U Svasso piccolo Podiceps nigricollis X X U Passera scopaiola Prunella modularis X X U Berta minore Puffinus yelkouan X X U Fiorrancino Regulus ignicapilla X U Topino Riparia riparia X X X X 1 X 1 X 1 X 1 SPEC2 1 SPEC3 SPEC2 1 X u-1 1 1 1 1 X u-1 u-1; u-2; u-3 u-2 X 1 SPEC2 CR SPEC3 NonSPECE 1 1 NonSPEC E u-1 1 VU NonSPEC E X 1 NonSPEC E X 1 SPEC3 NonSPEC E U Stiaccino Saxicola rubetra X X X 1 U Saltimpalo Saxicola torquatus X X X 1 U Beccaccia Scolopax rusticola X X U Verzellino Serinus serinus X X u-2 1 EN 1 U Baccapesci Sterna sandvincensis X X u-1 U Tortora dal collare X X u-2 U Tortora delle palme X X U Tortora Streptopelia decaocto Streptopelia senegalensis Streptopelia turtur X X X u-2 SPEC3 U Storno Sturnus vulgaris X X X u-2 SPEC3 U Capinera Sylvia atricapilla X X 1 SPEC3 NonSPEC E 1 VU SPEC2 NonSPEC E 1 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano NonSPEC E 162 U Beccafico Sylvia borin X X 1 NonSPEC E U Sterpazzolina Sylvia cantillans X X 1 NonSPEC E NonSPEC E U Sterpazzola Sylvia communis X X 1 U Sterpazzola sarda Sylvia conspicillata X X X 1 X U Bigiarella Sylvia curruca X U Bigia grossa Sylvia hortensis X U Occhiocotto Sylvia melanocephala X U Magnanina sarda Sylvia sarda X X u-1 1 U Magnanina Sylvia undata X X u-1 1 U Tuffetto Tachybaptus ruficollis X X X X EN SPEC3 LR NonSPEC E 1 NonSPEC E SPEC2 1 U Volpoca Tadorna tadorna U Totano moro Tringa erythropus X 1 U Piro piro boschereccio Tringa glareola U Pantana Tringa nebularia U Piro piro culbianco Tringa ochropus U Pettegola Tringa totanus X U Tordo sassello Turdus iliacus X X u-2 NonSPEC E U Merlo Turdus merula X X X u-2 NonSPEC E U Tordo bottaccio Turdus philomelos X X X u-2 NonSPEC E U Cesena Turdus pilaris X X u-2 NonSPEC E U Merlo dal collare Turdus torquatus X X U Tordela Turdus viscivorus X X u-2 NonSPEC E U Barbagianni Tyto alba X X 1 U Upupa Upupa epops X X 1 U Pavoncella Vanellus vanellus X X X u-2 1 X X u-1 1 X X u-2 X EN SPEC3 1 1 SPEC3 1 1 EN SPEC2 NonSPEC E u-2 1 LR SPEC3 SPEC3 SPEC2 Complessivamente, nel SIC ITA040001 “Isola di Linosa” sono state rinvenute fino ad ora 154 specie di Uccelli, 6 specie di Rettili (anche se al momento, in mancanza di studi specifici, risulta fortemente improbabile la presenza di una popolazione selvatica autosufficiente di Tartaruga di Hermann), 4 specie di Mammiferi. Nel SIC ITA 040002 “Isola di Lampedusa e Lampione” sono state rinvenute 161 specie di Uccelli (di cui 31 a Lampione); è confermata la presenza di una sola specie appartenente alla classe degli Anfibi (esclusivamente per l’isola di Lampedusa), di 10 specie di Rettili (di cui 9 a Lampedusa e 1 a Lampione), 8 specie di Mammiferi. Si segnala che quasi sicuramente la Tartaruga di Hermann non presenta una popolazione selvatica autosufficiente, e che le popolazioni di Podarcis filfolensis e P. sicula sono circoscritte in aree esterne al confine del SIC. Si segnala anche che nell’arcipelago delle Pelagie si sono verificati nel tempo alcuni fenomeni di estinzione, più o meno recenti, come ad esempio la scomparsa della Foca monaca (Monachus monachus), ma anche di introduzioni, più o meno volute, come l’arrivo del Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), del Cervo (Cervus elaphus), del Cinghiale (Sus scofa), introdotti probabilmente dai principi Tomasi per fini venatori ed già estinti alla fine del 1800, o della Lucertola maltese e della Lucertola campestre. Descrizione delle specie rinvenute Nel seguente paragrafo vengono descritte più in dettaglio le specie rinvenute nei due SIC. Maggiore spazio verrà dato a quelle specie che rivestono una particolare importanza Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 163 conservazionistico, ed in particolare alle specie endemiche dell’arcipelago delle Pelagie, o rispetto alle quali le Pelagie costituiscono l’unica stazione europea o italiana. ANFIBI Rospo smeraldino nordafricano Bufo boulengeri Lataste, 1879 - Il Rospo smeraldino (Bufo viridis), considerato sino a poco tempo fa un’unica specie euro-centroasiatica-magrebina, è stato recentemente suddiviso in diverse specie (Batista et al., 2007; Stöck et al., 2006; 2008). Per l’Italia sono state evidenziate almeno quattro entità tassonomiche a livello specifico appartenenti a Bufo viridis subroup: Bufo viridis Laurenti, 1769, presente in una limitata porzione dell’Italia nord-orientale; Bufo balearicus Boettger, 1880, presente nella rimanente parte dell’Italia peninsulare, in Sardegna e nella porzione nord-orientale della Sicilia; Bufo siculus Stöck et al., 2008, presente nella rimanente parte della Sicilia incluse alcune isole minori; Bufo boulengeri Lataste, 1879, presente, per l’Italia, esclusivamente sull’Isola di Lampedusa. Gli stessi studi hanno dimostrato una maggiore prossimità tra il Rospo smeraldino nordafricano e quello siciliano rispetto a quella tra quest’ultimo e quello italiano. L’areale del Rospo smeraldino nordafricano comprende l’intera regione nord-sahariana, dalla porzione occidentale della costa marocchina alle coste orientali dell’Egitto. La specie è presente in diverse isole del Mediterraneo, tra cui Kerkennah, Djerba e Lampedusa (Stöck et al., 2008). La popolazione di Lampedusa è l’unica nota per il continente europeo. Come la maggior parte delle specie di anfibi, la distribuzione a livello locale è assai frammentata e dipende fortemente dalla presenza di idonee aree adatte alla riproduzione. In particolare, a Lampedusa viene rinvenuto nei pressi di raccolte d’acqua temporanee naturali e artificiali. Come molti anfibi, il Rospo smeraldino nordafricano necessita di due diversi habitat: uno terrestre, in cui svolge la maggior parte della sua esistenza, e uno acquatico, in cui si compiono le attività di accoppiamento, la deposizione delle uova e lo sviluppo dei girini fino a metamorfosi ultimata. I giovani rospi così formati si allontanano dalle aree di riproduzione e si disperdono negli habitat terrestri per tornare all’acqua dopo circa 3-4 anni a maturità sessuale avvenuta. In generale le specie appartenenti al Bufo viridis subgroup prediligono, quali habitat riproduttivi, raccolte d’acqua temporanee, con scarsa vegetazione ripariale e con un idroperiodo di almeno 3-4 mesi che consenta il completo sviluppo e la metamorfosi dei girini. Sull’Isola di Lampedusa, gli habitat acquatici del Rospo smeraldino nordafricano possono essere suddivisi in due tipologie: raccolte d’acqua naturali e raccolte d’acqua artificiali. Alle prime appartengono principalmente pozze temporanee costituite da depressioni di origine carsica nella roccia calcarea; tali pozze hanno dimensioni variabili (ma difficilmente superano il metro e mezzo di lunghezza e i 50 cm di profondità) e si riempiono d’acqua a seguito delle precipitazioni piovose. Possono essere utilizzate anche pozze formate in terra, come quella che si crea nei pressi di Cala Tabaccara, che probabilmente trattengono l’acqua per periodi più brevi rispetto a quelle in roccia poiché le perdite d’acqua avvengono sia per evaporazione (come nelle prime) che per assorbimento del suolo. Agli habitat acquatici di origine antropica appartengono le raccolte d’acqua costruite dall’uomo per motivi irrigui o per consentire l’abbeveraggio del bestiame. Tuttavia non tutte le raccolte d’acqua artificiali sono idonee alla riproduzione del Rospo smeraldino siciliano, in quanto spesso tali strutture non consentono l’accesso degli animali all’acqua a causa delle sponde troppo alte. Inoltre può accadere che l’accesso all’acqua sia possibile, grazie alla presenza di gradini o alla struttura “a raso” di vasche in cemento, ma che non sia possibile per gli animali uscire una volta entrati nelle vasche. In questi casi le strutture artificiali si trasformano facilmente in trappole che possono causare la morte di molti animali per annegamento o in seguito al completo disseccamento durante i periodi estivi. Infine è da sottolineare che tali strutture dipendono principalmente Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 164 dalle attività umane, e quindi, nel caso di mancata manutenzione, tendono a non conservare più un’adeguata quantità d’acqua o a prosciugarsi in tempi rapidi. Nessuna informazione è nota per quanto riguarda gli habitat terrestri del Rospo smeraldino nordafricano. Si riportano tuttavia alcune informazioni note per la specie più affine, il Rospo smeraldino siciliano, sul quale sono state condotte indagini sull’utilizzo del territorio durante i periodi non riproduttivi (Lo Valvo et al., 2006; Lillo et al., 2007; 2008). Il Rospo smeraldino non sembra avere particolari preferenze per le tipologie di habitat post-riproduttivo; può infatti occupare aree sia boscose (Lo Valvo e Giacalone, 2005; Lillo et al., 2008) che semiaride (Lillo et al., 2007). Gli studi condotti presso la popolazione di Bufo siculus di Monte Pellegrino (Palermo) hanno dimostrato che nei periodi post riproduttivi gli individui si allontanano dal sito di accoppiamento a distanze anche maggiori di 1500m (Lo Valvo et al., 2006; Lillo et al., 2008). Tale informazione deve essere chiaramente presa in considerazione nel caso di progetti di gestione delle popolazioni. Nelle aree di dispersione post-riproduttiva i rospi trovano riparo sotto le pietre e in cavità naturali, dove trascorrono le ore diurne e gli eventuali periodi di latenza. Durante le ore notturne gli individui possono uscire dai rifugi per alimentarsi ma generalmente non compiono grandi spostamenti. Prima e dopo i periodi riproduttivi, invece, gli animali compiono migrazioni per raggiungere o allontanarsi dagli habitat acquatici. La fenologia riproduttiva del Rospo smeraldino nordafricano non è stata sufficientemente indagata, tuttavia, così come avviene per il Rospo smeraldino siciliano (Lo Valvo e Giacalone, 2005; Sicilia et al., 2006), e a differenza di quello italiano (Giacoma, 2000), la riproduzione può avvenire in diversi periodi dell’anno. Ciò è confermato anche dalle osservazioni condotte sull’isola di Lampedusa, che hanno evidenziato forme larvali a differente stadio di sviluppo sia in febbraio che in aprile. E’ possibile quindi affermare che eventi riproduttivi possano avvenire sia in autunno che in inverno che all’inizio della primavera, e che, in una stessa popolazione, si possa assistere a più eventi riproduttivi durante lo stesso anno. Le indagini hanno evidenziato la presenza di almeno quattro siti riproduttivi, concentrati nell’area nord-orientale dell’isola e sulla costa meridionale in prossimità della Grotta Tabbaccara, che vengono di seguito brevemente descritti: • Sistema di pozze in roccia e vasca artificiale abbandonata in località Taccio Vecchio (282474E – 3932820N). Il sito è caratterizzato dalla presenza di numerose pozze in roccia e di una vasca in cemento (di dimensioni circa 6x4m e profondità di circa 1,5m). • Sistema di pozze in roccia in località Taccio Vecchio (283196E – 3933294N) Anche in questo caso si tratta di un insieme di pozze in roccia in cui si raccoglie l’acqua piovana e dove il Rospo smeraldino nordafricano riesce a riprodursi. • Pozza in terra in località Tabaccara (279218E – 3932758N). Si tratta di una pozza naturale di discrete dimensioni (circa 10x5m) nella quale sono stati rinvenuti larve di rospo di piccola taglia, segno di una deposizione recente. Nelle vicinanze sono state osservate numerose altre pozze in terra già asciutte e una pozza in roccia ancora in invaso ma senza larve di rospo. • Vasca artificiale privata in contrada Muro Vecchio (281186E – 3932737N): Si tratta di una raccolta d’acqua per uso irriguo di circa 3x3m e profondità di circa 1,6m, edificata in un contesto ortivo. La vasca, del tipo a sponde alte, pur consentendo l’ingresso dei rospi in riproduzione grazie ad un angolo con gradino esterno, evidenzia una struttura che ostacola la fuoriuscita degli adulti una volta finita la riproduzione. Al momento non esiste alcuna informazione sull’alimentazione del Rospo smeraldino nordafricano né, tantomeno, sulla dieta specifica della popolazione di Lampedusa. Informazioni possono tuttavia essere attinte da studi condotti su B. siculus (Faraone et al., in Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 165 stampa) e su B. viridis (Covaciu-Marcov et al., 2005; Nicoară et al., 2005), da cui risulta che gli appartenenti al B. viridis subgroup sono dei predatori opportunisti di invertebrati. I rospi catturano attivamente le prede probabilmente stimolati dal loro movimento. L’attività predatoria avviene normalmente nelle ore post-crepuscolari e su invertebrati che si muovono al suolo. Una differenza emersa nel confronto tra il comportamento alimentare di B. siculus e di B. viridis è che il primo tende ad interrompere l’attività predatoria durante la riproduzione, mentre il secondo si nutre anche durante il periodo riproduttivo. È probabile che ciò sia dovuto alla mancata latenza invernale del Rospo smeraldino siciliano, fatto che consentirebbe di accumulare energie prima della riproduzione (Faraone et al, 2008). Dalle informazioni raccolte sulla fenologia riproduttiva di B. boulengeri a Lampedusa, risulta verosimile che il comportamento alimentare del Rospo smeraldino nordafricano a Lampedusa somigli a quanto già osservato per la Sicilia. Attualmente non esistono informazioni sulla consistenza delle popolazioni di Rospo smeraldino nordafricano a livello globale, così come non è stato mai condotto uno studio mirato sulla consistenza della popolazione di Lampedusa. Va tenuto conto che la stima della grandezza di popolazione del Rospo smeraldino s.l. è spesso un’operazione complessa e che necessità di tempi relativamente lunghi. Per sua natura, infatti, il comportamento del Rospo smeraldino è per lo più criptico, avendo attività notturna e dimensioni ridotte. Inoltre esso tende a uscire dai rifugi per brevi periodi al fine di alimentarsi per poi nascondersi nuovamente sotto le pietre o in cavità del suolo. L’unico momento in cui gli animali sono meno schivi è il periodo riproduttivo, durante il quale una parte della popolazione si raduna presso i siti di accoppiamento. Studi condotti sul Rospo smeraldino siciliano hanno dimostrato come le differenti strategie comportamentali di maschi e femmine possano condurre a valutazioni erronee della grandezza effettiva delle popolazioni (Lillo et a.l, 2007). Per ottenere stime attendibili della consistenza delle popolazioni è necessario quindi effettuare censimenti mirati che prevedano metodi di cattura-marcaggio-ricattura con adeguati disegni sperimentali ed effettuati in un arco temporale di non meno di un anno. A livello globale, tra le principali cause di minaccia per gli anfibi, la perdita e la frammentazione degli habitat rivestono un ruolo dominante. Anche per il SIC in questione questo tipo di minaccia risulta particolarmente rilevante. Il fondamentale ruolo svolto dagli habitat acquatici nel ciclo vitale degli anfibi li rende infatti particolarmente suscettibili alle possibili modificazioni ambientali ed in particolare ai cambiamenti di destinazione d’uso del territorio effettuate dall’uomo. In passato, la perdita di habitat acquatici naturali è stata spesso sopperita dalla necessità dell’uomo di realizzare raccolte d’acqua artificiali ad uso irriguo, per abbeverare gli animali domestici e per il normale fabbisogno idrico umano. In tempi recenti tuttavia, la riduzione e l’abbandono delle attività agricole e pastorali, e la realizzazione di condutture idriche e raccolte d’acqua non più a cielo aperto, hanno determinato la perdita anche degli ambienti acquatici artificiali contribuendo in maniera consistente al decremento delle popolazioni di anfibi a cui oggi si assiste a livello globale. Sull’isola di Lampedusa tali mutamenti ambientali sono osservabili in entrambi i siti riproduttivi artificiali sopra descritti. In particolare le recenti osservazioni hanno evidenziato come la raccolta d’acqua artificiale presente in località Taccio Vecchio, probabilmente a causa della mancata manutenzione, riesce a raccogliere solo pochi centimetri d’acqua a fronte di una profondità di circa 1,5m. Presso i siti riproduttivi naturali (pozze in roccia e in terra) possibili cause di minaccia quali perdita degli habitat riproduttivi, sono rappresentati dal possibile interramento delle pozze. L’acqua di ruscellamento tende infatti ad accumulare materiale terrigeno all’interno di esse riducendone progressivamente la capacità. Gli effetti di tale processo naturale sono osservabili nei pressi del sito riproduttivo in località Tabaccara. Qui sussistono infatti numerose pozze in roccia ed in terra quasi del tutto riempite di detrito. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 166 Un’ulteriore minaccia per le popolazioni di Rospo smeraldino nordafricano sull’isola di Lampedusa è rappresentata dagli incendi, che possono, da un lato, causare morie di animali adulti che trovano rifugio tra la vegetazione e sotto le pietre, e dall’altro lato possono modificare le condizioni microclimatiche e ambientali delle aree post riproduttive alterandone l’umidità e la concentrazione delle potenziali prede (invertebrati terrestri). Infine è da considerare che, essendo quella di Lampedusa una popolazione assolutamente isolata e quindi senza possibilità di flusso genico, l’ulteriore perdita di popolazioni locali sul territorio determinerebbe una frammentazione ulteriore e la formazione di micropopolazioni isolate con un insufficiente ricambio genico. Poiché B. boulengeri è una specie riconosciuta di recente a seguito di revisioni sistematiche (Batista et al., 2006; Stock et al., 2006, 2008), essa non è direttamente inclusa in direttive e convenzioni. Tuttavia questa specie, appartenendo al sistema Bufo viridis subgroup, dovrebbe ritenersi tutelata dalla convenzione di Berna e dalla direttiva comunitaria 43/92/CEE. Inoltre Bufo viridis rientra nella categoria LR della IUCN (Basso rischio) (IUCN, 2007). RETTILI Testuggine di Hermann Testudo hermanni Gmelin, 1789 - Attualmente vengono riconosciute due sottospecie di Testudo hermanni, quella nominale, T. h. hermanni, presente nella regione Mediterranea nord-occidentale, e la T. h. boettgeri, presente nella regione Mediterranea nordorientale. Le popolazioni delle Pelagie dovrebbero essere annoverate alla sottospecie nominale, come quelle siciliane, sebbene l’intera erpetofauna di Lampedusa possa essere considerata di origine nordafricana. La Testuggine di Hermann rappresenterebbe dunque un’eccezione, essendo essa assente dall’area magrebina, lasciando supporre la possibilità di una introduzione storica della specie alle Pelagie. La Testuggine di Hermann è distribuita nella regione settentrionale della costa del Mediterraneo, ad esclusione della maggior parte della Penisola Iberica dove si trova la T. graeca. La sua presenza nelle isole di Linosa e Lampedusa, segnalata da Calcara (1847, 1851), viene ancora riportata in tempi più recenti da Corti et al. (1998) e Turrisi e Vaccaro (1998), ma sembrano mancare ritrovamenti in natura da diverso tempo, tanto da far ritenere plausibile l’estinzione locale della specie. La specie normalmente vive in zone mediterranee fino a 300-400 m di quota, ma in Sicilia la si può rinvenire fino ai 1500 m. Predilige gli ambienti di gariga e le pinete, mentre utilizza macchia mediterranea e leccete come aree di svernamento ed estivazione. Abita anche le zone boscate con essenze miste o con dominanza di querce. La Testuggine di Hermann è un animale prevalentemente vegetariano. Non disdegna tuttavia di integrare la propria dieta con artropodi e molluschi. Attualmente non sono noti nuclei riproduttivi in natura né sull’isola di Lampedusa né sull’isola di Linosa. È verosimile che alcuni individui riescano a riprodursi in semi-cattività in terreni privati di Lampedusa. I recenti sopralluoghi svolti nell’ambito della redazione del Piano di Gestione non hanno determinato alcun ritrovamento di individui, e le interviste condotte a cacciatori ed abitanti del luogo hanno evidenziato l’assenza di segnalazioni in natura da almeno dieci-quindici anni. Tali informazioni fanno supporre l’estinzione locale di T. hermanni dall’area in esame. Eventuali e sporadiche segnalazioni relative a Lampedusa, dove risulterebbero presenti nuclei in cattività, potrebbero dunque riferirsi a individui sfuggiti alla cattività, mentre a Linosa le segnalazioni mancano del tutto da diversi anni. Indipendentemente dalla possibilità della presenza di una popolazione vitale all’interno del SIC, le principali fonti di minaccia in territori come quelli in esame sono da individuarsi nel prelievo diretto di individui e negli incendi. Tali fattori devono essere tenuti ben presenti nel caso si intenda realizzare progetti di reintroduzione. Soprattutto il prelievo diretto degli esemplari in natura può infatti Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 167 determinare, in popolazioni localizzate come quelle insulari, un fattore determinante per il successo di simili interventi. Da un punto di vista globale le popolazioni di Testuggine di Hermann sono considerate in regressione. Mancano informazioni specifiche per la Sicilia ma certamente per il territorio insulare questa specie si può considerare tra i rettili a maggior rischio. La specie viene inclusa tra quelle seriamente minacciate nella lista rossa dei vertebrati italiani (Bulgarini et al., 1998), mentre è tra quelle a basso rischio (LR/nt) nella lista rossa globale (IUCN, 2007). E’ inserita nell’allegato II della Convenzione di Berna, negli allegati II e IV della direttiva Habitat (43/92/CEE) e nell’allegato II della Convenzione di Washington (CITES), che ne vieta il commercio e la detenzione. La cattura, la detenzione e l’uccisione di questa specie sono espressamente vietate dalla legge regionale (n. 33/97; art. 3). Tartaruga caretta Caretta caretta (Linnaeus, 1758) - E’ una specie considerata politipica e la popolazione che si riproduce alle Pelagie viene attribuita alla sottospecie nominale Caretta caretta caretta. Alcuni autori, da indagini su DNA mitocondriale e su considerazioni morfologiche, ritengono si tratti di una specie monotipica, ma che esistano differenze genetiche sottopopolazioni correlate con differenti siti di nidificazione e che il bacino mediterraneo ospita una popolazione ben definita. La specie è considerata diffusa in tutto il Mediterraneo ed è presente anche negli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano, nel Mar Nero ed in Italia, dove è estremamente localizzata (Scaravelli e Tripepi, 2006). Nel passato, in Sicilia era ritenuta diffusa (Rafinesque Schmaltz, 1814; Calcara, 1847) e la sua deposizione in alcune isole minori viene citata da Doderlein (1872, 1881). Oggi può essere osservata lungo le coste della Sicilia e delle sue isole minori, ma i siti di ovodeposizione regolari sono segnalati esclusivamente nelle spiagge di Lampedusa e di Linosa e lungo la costa della Sicilia meridionale (Bruno, 1870, 1988; Di Palma, 1978; Di Palma et al., 1989; Argano et al., 1991; Jesu, 1991, 1995; Piovano et al., 2004). Il principale habitat mediterraneo di Caretta caretta è quello marino, fino alla profondità massima di 200 m (Groombridge, 1982). Sono comunque riconoscibili differenti tipologie di habitat: le aree di alimentazione, quelle di svernamento, quelle di accoppiamento, quelle di nidificazione, quelle di inter-nesting e le rotte di migrazione. Alcune spiagge dell’arcipelago delle Pelagie (la Pozzolana di Ponente a Linosa e l’Isola dei Conigli a Lampedusa) rappresentano aree di nidificazione, mentre, sulla base ai dati raccolti durante il progetto LIFE “Azioni urgenti di conservazione di Caretta caretta” (NAT/IT/006271) (Balletto et al., 2001), sembra che le acque del Canale di Sicilia rappresentino un’area rientrante nelle rotte migratorie. E’ una specie esclusivamente marina; solamente le femmine, in occasione dell’ovodeposizione, utilizzano spiagge sabbiose dove scavano i loro nidi. Le conoscenze sulla biologia e sul comportamento di questa specie sulle Pelagie negli ultimi decenni, grazie anche a specifici progetti LIFE, sono abbastanza soddisfacenti. Il periodo riproduttivo della Caretta caretta varia a seconda della latitudine: si verifica nei mesi più caldi dell’anno nei posti temperati, ossia tra giugno ed agosto nell’emisfero Nord, e tra ottobre e marzo in quello Australe. Una sola fecondazione può garantire per alcune stagioni riproduttive la deposizione di uova fecondate (Ballasina, 1995). E’ stato dimostrato che le tartarughe femmine possono continuare a produrre uova fertili per molti anni senza accoppiarsi con i maschi, sebbene la percentuale della fertilità diminuisca rapidamente ogni anno. Il meccanismo che permette agli spermatozoi di rimanere vivi all’interno degli ovidotti delle femmine non è conosciuto. Possibilmente gli zigoti rimangono quiescienti per molti anni prima di svilupparsi (Pritchard, 1979). Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 168 Le femmine di tutte le specie di tartarughe marine durante la stessa stagione riproduttiva, possono deporre più volte. L’intervallo tra una deposizione e la successiva è di circa 12-15 giorni per la Tartaruga caretta (Alvarado et al., 1999). Una diretta conseguenza di ciò è l’assenza di deposizione nei successivi 2-4 anni. Generalmente la deposizione avviene molte ore dopo il tramonto. Nel Mediterraneo il periodo di deposizione inizia a maggio e può proseguire fino ad agosto; negli ultimi 10 anni a Lampedusa la deposizione è avvenuta in un periodo compreso tra il 4 giugno ed il 26 agosto (n. deposizioni = 20), mentre a Linosa, tra il 2001 ed il 2008, in un periodo compreso tra il 12 giugno ed il 14 agosto (n. deposizioni = 15). Secondo Dominici et al. (2000) a Linosa, presso la spiaggia Pozzolana di Ponente, sono state registrate 15 deposizioni dal 1994 al 2002, pari a 1,7 nidi/anno (dati Progetto Life NAT/IT/006271), mentre a Lampedusa presso la Spiaggia dei Conigli sono state registrate 24 deposizioni dal 1994 al 2002 (2,7 nidi/anno) (Freggi, 2000; Bombace et al., 2001; dati Progetto Life NAT/IT/006271). Assumendo un rapporto massimo di 1 femmina: 3 nidi deposti e un rapporto minimo di 1 femmina: 1 nido deposto (Groombridge, 1990), è possibile stimare che la Pozzolana di Ponente sia frequentata da 2-6 femmine e che la Spiaggia dei Conigli sia frequentata da 3-7 femmine (Balletto et al., 2001) La seguente tabella riporta la cronologia delle deposizioni note per Lampedusa e Linosa (n.r.= dato non rilevato). LAMPEDUSA Anno n.nidi n.r. 1994 n.r. 1995 4 1996 n.r. 1997 3 1998 2 1999 2 2000 0 2001 7 2002 0 2003 3 2004 0 2005 6 2006 0 2007 0 2008 LINOSA Anno n.nidi 6 1994 0 1995 3 1996 0 1997 2 1998 0 1999 0 2000 3 2001 1 2002 0 2003 3 2004 1 2005 6 2006 1 2007 3 2008 Il nido viene scavato nella sabbia ad una profondità variabile da 20 a 70 centimetri, ad una distanza da 5 a 30 metri dalla battigia (Balletto et al, 2001). Presenta una forma a fiasco, con un diametro intorno ai 50 centimetri. Il periodo medio di incubazione risulta differenti tra i due SIC; circa 46 giorni (media=46 giorni; DS=2; min=44; max 49) per la Pozzolana di Ponente e circa 68 giorni per la Spiaggia dei Conigli (Balletto et al., 2001). Nelle Pelagie il periodo minimo di schiusa registrato è di 4 giorni, quello massimo di 10 giorni, ma nel corso del 2002 a Lampedusa si sono registrati anche 2 casi in cui, a distanza di 20 giorni dalla prima emersione, durante la verifica del contenuto residuo del nido, sono stati rinvenuti neonati vivi (Balletto et al., 2001). Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 169 Nella seguente tabella vengono riportati i valori di alcuni parametri sulla biologia riproduttiva di questa specie, noti a Lampedusa e a Linosa, in parte raccolti anche durante i progetti LIFE TOTALE UOVA DEPOSTE UOVA SCHIUSE PICCOLI EMERSI UOVA NON SCHIUSE TASSO DI SCHIUSA SUCCESSO RIPRODUTTIVO GIORNI D'INCUBAZIONE GIORNI DI SCHIUSA LAMPEDUSA media d.s min max 111,9 20,3 84 164 65,7 41,6 0 123 72,7 40,7 0 149 46,3 43,7 1 134 57,7 35,7 0 99,1 73,3 27,0 0 98 67,3 13,0 56 114 8,5 4,4 2 18 n 23 14 23 12 14 12 18 11 LINOSA media d.s min max n 88,1 22,2 24 113 13 41,3 28,1 4 85 13 46,0 47,8 27,5 4,5 90,4 13 6,0 36 63 14 L’alimentazione varia secondo lo stadio di sviluppo raggiunto dall’esemplare; dati preliminari a livello locale rivelano la presenza di residui alimentari attribuibili a diverse classi di invertebrati bentonici, tra cui molluschi gasteropodi, cefalopodi, granchi, ricci, nonché vertebre di piccoli pesci (Stefano Nannarelli in Balletto et al., 2001). Nel Mediterraneo il numero totale di femmine adulte nidificanti ogni anno è variamente stimato: 2000 secondo Groombridge (1990), poco oltre le 3000 unità secondo Corbett (1989). La presenza di femmine nidificanti lungo le coste italiane è diminuita nettamente nel corso del XX secolo, in particolare negli anni seguenti la II Guerra Mondiale (Groombridge, 1990). I risultati ottenuti da indagini pregresse e dai progetti LIFE, realizzati di concerto con l’ente gestore della riserva, hannno messo in evidenza quali siano le minacce principali che interferiscono nella conservazione della Tartaruga caretta; tra queste, le catture accidentali con attrezzi da pesca, quali i palangari o le reti a strascico, rappresentano uno dei problemi più urgenti per la sopravvivenza degli individui adulti e subadulti, da risolvere nell’area delle Pelagie, tanto più che le catture stesse si verificano anche in zone di pesca prossime ad alcune località di nidificazione. Dati particolarmente preoccupanti provengono dal Mediterraneo centrale e occidentale (9,8 tartarughe/giorno/barca: Dati UNEP 1999) e dall’area stessa delle Pelagie (1,5 t/g/b: dati Progetto Life NAT/IT/006271). Il traffico nautico inoltre arreca, soprattutto nel periodo estivo, notevole disturbo a tutte le specie che utilizzano gli habitat marini costieri, comprese le tartarughe marine. Le principali minacce, invece, per i siti di ovodeposizione risultano essere l’alterazione dei siti costieri e l’eccessiva frequentazione balneare di queste aree (cfr. Balletto et al., 2001; Bombace et al., 2001; Nicolini et al., 2004). Le indagini geomorfologiche e sedimentologiche realizzate sulle spiagge di Pozzolana di Ponente a Linosa e dei Conigli a Lampedusa nell’ambito del LIFE 99 NAT/IT/006271, hanno dimostrato che, soprattutto nel caso di Linosa, durante gli ultimi anni gli effetti erosivi del moto ondoso hanno superato l’azione di deposizione delle sabbie. Inoltre a Lampesusa nel passato alcuni interventi hanno provocato un grave dissesto del costone roccioso sovrastante la spiaggia dei Conigli. Ciò ha causato l’accumulo di detriti alluvionali, che hanno modificato le caratteristiche del sito di ovodeposizione. I recenti interventi di riqualificazione ambientale e ripristino del versante, realizzati con tecniche di ingegneria naturalistica dall’Ente gestore della riserva naturale “Isola di Lampedusa”, hanno consentito di arginare il dissesto e di recuperare sia il versante, sia le condizioni di naturalità della spiaggia. A Lampedusa, altro fattore importante di disturbo è la fruizione balneare della spiaggia dei Conigli, dove il numero di presenze stimato per ogni stagione estiva era di 120.000 unità nel 1998 ed ha raggiunto le 180.000 presenze nel 2001, e dove il calpestio e la messa a dimora degli ombrelloni da parte dei bagnanti possono danneggiare irreparabilmente nidi, uova ed Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 170 embrioni in esse contenuti, ma anche i neonati (Balletto e al., 2001). Infine ulteriori minacce durante la deposizione sono la predazione di uova e/o piccoli nati da parte del Gabbiano reale mediterraneo (Larus michahellis), del Ratto nero (Rattus rattus) e dei cani randagi (Bombace et al., 2001). Queste minacce sono state affrontate con successo dall’ente gestore della riserva naturale “Isola di Lampedusa”, che ha contingentato e regolamentato la fruizione della spiaggia (vietandone tra l’altro l’utilizzo nelle ore serali e notturne, al momento della possibile deposizione da parte della tartaruga), e che svolge una continua azione di sorveglianza (diurna e notturna) dei nidi durante il periodo di incubazione e quello di schiusa, utilizzando opportuni accorgimenti tecnici di tutela (cfr. Bombace et al., 2001). In Sicilia la Tartaruga caretta è fra le specie che godono delle maggiori attenzioni. E’inclusa nella lista rossa dei vertebrati italiani come specie minacciata in maniera critica (Bulgarini et al., 1998) e nella lista rossa globale fra quelle minacciate (EN) (IUCN, 2007). E’ tra le specie incluse nell’allegato II della Convenzione di Berna, della Convenzione di Bonn e della Convenzione di Barcellona e negli allegati II e IV della direttiva Habitat (43/92/CEE). E’ anche inclusa nell’allegato II della Convenzione di Washington (CITES), che ne vieta la detenzione ed il commercio. La cattura, la detenzione e l’uccisione di questa specie sono espressamente vietate dalla legge regionale (n. 33/92; art.3). Geco verrucoso Hemidactylus turcicus (Linnaeus, 1758) - Il suo areale comprende tutte le coste del Mediterraneo fino in India. In Italia è distribuito a basse altitudini lungo le aree costiere e nelle isole minori (Venchi, 2006). In Sicilia è abbastanza diffuso; ha colonizzato tutte le isole minori, Pelagie incluse. Intorno alla metà del XIX secolo venne segnalata per la prima volta la sua presenza sia a Lampedusa (Calcara, 1847) che a Linosa (Calcara, 1851), mentre non è stato mai rinvenuto a Lampione. Il Geco verrucoso è legato soprattutto ad ambienti rocciosi e pietraie, ma è anche una specie sinantropica, che si rinviene spesso all’interno di muretti a secco e abitazioni, soprattutto se poco frequentate. In genere si riproduce tra aprile e luglio, ma non sono noti dati sulle popolazioni delle Pelagie. E’ considerato un predatore generalista di piccoli artropodi, ed in particolare di Ditteri e Ragni (Punzo, 2001); non sono disponibili dati sulle popolazioni delle Pelagie. Il Geco verrucoso è una specie abbastanza frequente nel suo areale, anche se certamente meno contattabile del Geco comune, forse per una minore attività diurna. Lo Cascio (2007) ritiene sia una specie rara e localizzata per Lampedusa. Durante i sopralluoghi svolti per la redazione del Piano di Gestione è stato osservato con una frequenza minore rispetto agli altri sauri (8,5% dei sauri osservati). All’interno dei SIC in esame questa specie non sembra soggetta a particolari minacce, anche in virtù della sua spiccata sinantropia. Il suo stato di conservazione nella lista rossa globale è considerato poco preoccupante (LC) (IUCN, 2007), ma rimane tutelato in quanto contemplato nell’allegato III della Convenzione di Berna. Geco comune Tarentola mauritanica (Linnaeus, 1758) - La specie è abbastanza diffusa lungo le coste del Mediterraneo, le Baleari, la Corsica, la Sardegna, il Marocco, le Canarie, l’Algeria, parte della Tunisia, le coste egiziane e vaste aree del Sahara, e la sua distribuzione in Italia è concentrata soprattutto nelle aree costiere e in tutti i distretti insulari (Guarino e Picariello, 2006). E’ estremamente comune in tutta la Sicilia e nelle maggior parte delle isole minori. Nelle Pelagie vive a Linosa e Lampedusa, incluso l’Isolotto dei Conigli (Corti et al., 1998; Lo Cascio, 2007), mentre rimane assente da Lampione. La specie fu citata per la prima volta per Lampedusa da Trabucco (1890) e per l’Isolotto dei Conigli da Sommier (1906Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 171 1908). Recenti analisi biomolecolari, basate sul DNA di origine mitocondriale (Harris et al., 2004, 2004b), metterebbero in luce una complessa situazione tassonomica di questa specie. Il Geco comune, infatti, viene considerato una specie politipica e le popolazioni siciliane, incluse quelle delle isole minori, sono state attribuite alla sottospecie nominale Tarentola mauritanica mauritanica (Lanza e Buzzone, 1961; Corti e Lo Cascio, 2002b); tuttavia recentemente Batista et al. (2005) hanno trovato un’affinità genetica degli individui di Lampedusa e dell’Isolotto dei Conigli con Tarentola mauritanica fascicularis, presente anche in Egitto, sud-ovest della Tunisia e Libia, mentre un secondo taxon ben differenziato sarebbe presente solamente sull’Isolotto dei Conigli. Per queste ragioni, anche zoogeografiche, Lo Cascio (2007) ritiene che la colonizzazione di queste isole da parte di questo taxon possa essere attribuibile ad una sua introduzione, di origine probabilmente antropica. Anche il Geco comune ha comportamenti prevalentemente sinantropici e frequenta soprattutto pietraie, pareti rocciose, casolari, muretti a secco ed abitazioni. Le frequenze di osservazione in funzione degli habitat rilevate per Lampedusa nei recenti sopralluoghi evidenziano valori maggiori per i rimboschimenti; questo dato è in linea con quanto osservato da PadoaSchioppa e Massa (2001) e conferma l’importanza, all’interno del SIC di Lampedusa, di questi ambienti. CLC 313 3211 3232 3211 Testo CLC Boschi misti di conifere e latifoglie Praterie aride calcaree Gariga Praterie aride calcaree % osservazioni 46,2 26,9 23,1 3,8 Lo Cascio (2007) ha rinvenuto su Lampedusa uova di questa specie durante la prima decade di aprile, questo indicherebbe un ampio periodo riproduttivo, forse favorito da migliori condizioni climatiche. La dieta di questa specie a Lampedusa è costituita essenzialmente da artropodi; in particolare i taxa più rappresentati sono gli eterotteri (22,2%), i ragni (18,5%) e gli imenotteri (12,9%), mentre nella popolazione dell’Isolotto dei Conigli prevalgono invece i coleotteri (30,3%) seguiti dagli imenotteri formicidi (14,2%) ed eterotteri (12,5%) (Lo Cascio, 2007). Per Lampedusa i nostri dati confermano quelli di Lo Cascio (2007), il quale ritiene che il Geco comune sia il sauro più frequente, stimando densità comprese fra 1 ind./100m2 (rimboschimenti di contrada Sanguedolce) e 8 indd./100m2; per l’Isolotto dei Conigli invece l’autore stima valori di densità maggiori (9-12 indd./m2). All’interno dei SIC questa specie non è soggetta a sensibili minacce. Il suo stato di conservazione nella lista rossa globale è considerato poco preoccupante (LC) (IUCN, 2007). E’ una specie compresa nell’allegato III della Convenzione di Berna. Lucertola maltese Podarcis filfolensis (Bedriaga, 1876) - E’ considerata specie politipica, per la quale sono state descritte molte sottospecie sulla base di differenti caratteristiche morfologiche e cromatiche, la cui validità è spesso messa in dubbio da numerosi autori. Le popolazioni presenti sull’isola di Linosa e di Lampione vengono ascritte alla forma sottospecifica endemica Podarcis filfolensis laurentiimuelleri (Fejérvàry, 1924); secondo Capula (1994) queste popolazioni avrebbero una bassa distanza genetica da quelle maltesi, tanto da ipotizzarne un’importazione passiva da parte dell’uomo; anche in questo caso potrebbe trattarsi di un taxon non valido. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 172 L’areale di questa lucertola comprende l’Arcipelago Maltese e l’Italia, dove risulta confinata tra l’isola di Linosa e l’isola di Lampione (Lanza, 1973; Capula, 2006), in cui alcuni individui furono raccolti nel 1882 (Taddei, 1949). Da circa una decina di anni è presente a Lampedusa una piccola popolazione di questa specie (Lo Cascio et al., 2005), fortemente localizzata ai margini del paese, frutto di una attiva introduzione da parte dell’uomo, con soggetti provenienti dall’isola di Linosa. La Lucertola maltese risulta essere una specie ubiquitaria, estremamente adattabile e sembra temere pochissimo l’uomo. Attiva praticamente tutto l’anno, sono stati osservati accoppiamenti già alla fine di febbraio. In primavera le femmine depongono 1-2 uova che schiudono in piena estate, alla quale possono far seguire una seconda deposizione tardiva (Corti e Lo Cascio, 1999; Moravec, 1993). L’alimentazione di questa specie è stata studiata per le tre isole Pelagie. A Linosa questo lacertide raggiunge alti gradi di generalismo alimentare; secondo Sorci (1990) si nutre soprattutto di Coleotteri e di Imenotteri, con una buona percentuale di vegetali e praticando, per altro non tanto occasionalmente, il cannibalismo a spese di giovani co-specifici; Bombi et. al. (2005) confermano un alto contributo dei vegetali ma attribuiscono ad Omotteri e Formicidi il ruolo di taxa più predati. Anche la popolazione di Lampione ha un alto grado di erbivoria e, per il resto, una dieta costituita da piccoli artropodi, Imenotteri (Formicidi) e Coleotteri (Tenebrionidi) (Lo Cascio et al., 2004). Studi condotti sul piccolo nucleo di Lampedusa indicano invece Isopodi, Gasteropodi e Formicidi come prede più rappresentative (Lo Cascio, 2007). Il grande livello di opportunismo di questa specie è confermato dalla cattura di 6 esemplari nelle trappole per micromammiferi. Le popolazioni di questa specie sono state ben studiate dal punto di vista demografico. A Linosa la Lucertola maltese raggiunge densità elevate, con valori stimati di 0,05 individui/mq (Scalera et al., 2004), arrivando anche a due individui/mq (Di Palma, 1988) e superando anche i 50 individui in 100 mq (Di Palma, 1991). Da conteggi effettuati sulla popolazione di Lampione (Lo Cascio et al. 2004) risultano densità di circa 70/80 indd./100 mq. Per Lampedusa la consistenza dell’unica popolazione è stata stimata da Lo Cascio (2007) attorno ai 30-40 individui in totale. I dati biometrici e morfologici raccolti a Linosa e Lampione indicano dimensioni maggiori ed una più frequente tendenza all’ipercromatismo ventrale nelle lucertole della prima isola; questo dato andrebbe approfondito con ulteriori sopralluoghi sull’isola. Nonostante le piccole dimensioni delle isole, per l’elevata diffusione, densità ed adattabilità delle popolazioni non è una specie particolarmente minacciata, bensì sarebbe da ritenersi vulnerabile. Per la popolazione di Linosa fattori di disturbo possono essere la presenza diffusa dei gatti domestici e del ratto nero. E’ stata rilevata la rigenerazione o la mancanza della coda nel 94,4% degli esemplari esaminati (n=54), che potrebbe essere attribuita proprio a queste due specie di mammiferi. Nelle immediate vicinanze del paese, un ulteriore disturbo potrebbe essere dovuto alle illegali uccisioni da parte di alcuni abitanti dell’isola; è infatti diffusa la convinzione che la presenza delle lucertole in qualche modo rechi disturbo ai turisti. Una potenziale grave minaccia per la popolazione di Linosa potrebbe essere la competizione derivante da una casuale introduzione della Lucertola campestre. Per quanto riguarda la popolazione di Lampione abbiamo osservato una minore frequenza di code rigenerate (68,2%; n=22). In questo caso, vista l’assenza di predatori introdotti dall’uomo, la pressione potrebbe essere causata dalla predazione da parte dei numerosi Gabbiani reali (Larus michahellis) nidificanti sull’isolotto o da ripetuti tentativi di cannibalismo degli adulti sui giovani (Bombi et al., 2005). Questa specie è inserita nell’allegato II della Convenzione di Berna e nell’allegato IV della direttiva Habitat (43/92/CEE). Inoltre è inserita nel libro rosso degli Animali d’Italia (Capula, 1998), in cui viene considerata in pericolo critico (Bulgarini et al., 1998), mentre viene Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 173 ritenuta a più basso rischio (LR) da Scalera et al.(2004). Il suo stato di conservazione nella lista rossa globale è invece considerato poco preoccupante (LC) (IUCN, 2007). Lucertola campestre Podarcis sicula (Rafinesque-Schmaltz, 1810) - Specie politipica, durante il ‘900 sono state riconosciute una cinquantina di sottospecie, delle quali 24 sono ritenute esclusive di piccole isole italiane (Corti e Lo Cascio, 2002); molte di queste sottospecie hanno perso validità in seguito a studi biomolecolari. E’ probabile che i soggetti giunti a Lampedusa provengano dalla Sicilia e che pertanto appartengano alla sottospecie nominale, Podarcis sicula sicula. L’appartenenza a questa sottospecie verrebbe confermata anche dalle nostre osservazioni sulla morfologia. Se si escludono alcune popolazioni periferiche e introdotte, la Lucertola campestre ha un areale che coincide grossomodo col territorio italiano, dove risulta tra le specie più diffuse; questo lacertide si rinviene anche nelle due isole maggiori ed in gran parte dei complessi microinsulari (Corti, 2006). Assente da tutte le isole Pelagie, è stata introdotta recentemente, forse in maniera casuale, a Lampedusa (Lo Valvo e Nicolini, 2001), dove continua a rimanere estremamente localizzata in piccole aree verdi all’interno del paese (cfr. Lo Cascio, 2007). A Lampedusa P. sicula frequenta aree degradate, rudereti e giardini, in una piccola area del centro urbano. L’osservazione di giovani appena schiusi sia a fine giugno che a settembre farebbe pensare a due deposizioni ogni anno (Lo Cascio, 2007). Sono disponibili pochi dati sulla dieta di questa piccola popolazione; secondo Lo Cascio (2007) le prede principali sarebbero gli Eterotteri (38,8%), i Coleotteri (22,2%) e i Ditteri (22,2%). Stimarne la dimensione effettiva della popolazione risulta un’operazione alquanto difficoltosa, vista la distribuzione frammentata e la presenza in aree private; Lo Cascio (2007) ha stimato densità di 3,3-4 indd./100 mq per l’area archeologica, all’interno del centro abitato, ed una estensione di circa 2,5 ha per l’area in cui è presente questo lacertide. Prescindendo dalla natura alloctona, dall’area molto circoscritta e dalla ancora scarsa consistenza numerica, non sembrano esistere elementi di minaccia per questo taxon. Nella lista rossa globale è inclusa tra le specie a bassa preoccupazione (LC) (IUCN, 2007), mentre è una specie inserita nell’allegato II della Convenzione di Berna e nell’allegato IV della direttiva Habitat (43/92/CEE). La diffusione della popolazione di Lampedusa dovrebbe essere periodicamente monitorata attraverso sopralluoghi ed eventuali censimenti, al fine di scongiurare eventuali pericolose espansioni e sconfinamenti nell’area del SIC. La misura estrema di una eventuale eradicazione non sarebbe totalmente da trascurare, soprattutto in momenti in cui è realizzabile (piccole popolazioni circoscritte) e soprattutto in virtù degli effetti imprevedibili che possono avere sugli ecosistemi le specie aliene. Psammodromo algerino Psammodromus algirus (Linnaeus, 1758) - Si tratterebbe di una specie monotipica (Carranza et al., 2006), per la quale furono descritte in passato alcune sottospecie. La popolazione presente sull’isolotto dei Conigli potrebbe avere affinità genetiche con le popolazioni del Marocco, piuttosto che con quelle, geograficamente più vicine, della Tunisia. Ciò farebbe pensare ad una introduzione di origine antropica (Lo Cascio, 2007). L’areale dello Psammodromo algerino comprende il Marocco, l’Algeria, la Tunisia, la Libia, la Spagna, il Portogallo, la Francia meridionale e, in Italia, solamente l’Isolotto dei Conigli (Sindaco, 2006). La presenza di questa unica popolazione sull’isolotto dei Conigli fu segnalata per la prima volta da Zavattari (1954) e successivamente confermata da Lanza e Bruzzone (1960). La sua assenza dalla vicina Lampedusa, dalla quale dista una trentina di metri e con la quale entra in comunicazione attraverso una striscia di spiaggia durante le basse maree, viene giustificata con due ipotesi: la prima legata ad una, forse casuale, introduzione Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 174 relativamente recente da parte di navigli barbareschi solamente sull’isolotto (Corti e Lo Cascio, 1998), mentre la seconda ritiene che, presente storicamente anche a Lampedusa, si sia successivamente estinta a causa della perdita di habitat e/o alla presenza di due serpenti, il Colubro lacertino ed il Colubro dal cappuccio (Padoa-Schioppa e Massa, 2001), assenti invece sull’isolotto dei Conigli. Lo Psammodromo algerino frequenta, in genere, aree con discreta copertura arbustiva, margini e sottoboschi dal livello del mare fino a 2.400 metri s.l.m. (Alto Atlante, Marocco). Sull’isola dei Conigli vive ai margini degli arbusti presenti, generalmente Atriplex halimus, Pistacia lentiscus ed altre chenopodiacee (cfr. Corti e Lo Cascio, 1999; Padoa-Schioppa e Massa, 2001). La riproduzione e le deposizioni avvengono tra la fine di aprile e la metà di giugno e la schiusa delle 3-11 uova in piena estate; possono verificarsi ulteriori riproduzioni tardive (Corti e Lo Cascio, 1999; Lo Cascio, 2007). Alcuni studi evidenziano alti livelli di opportunismo trofico nella popolazione presente sull’isola dei Conigli; buona parte della sua dieta è composta da insetti (formicidi, coleotteri ed eterotteri) e da una percentuale piuttosto alta (23,3%) di vegetali (Sorci, 1990, Di Palma, 1984). Lo Cascio (2007) conferma l’importanza nella dieta dei vegetali, riscontrati nel 66% dei resti fecali esaminati, e rileva inoltre una certa importanza dei ditteri (31,5% delle prede), confermando per il resto le categorie di prede riscontrate negli studi precedenti. I dati presenti in letteratura indicano un preoccupante calo della consistenza numerica della popolazione. Di Palma (1980) stimò una popolazione di circa 2000 individui (6,5 indd./100 mq); Padoa-Schioppa e Massa (2001) ipotizzano una densità di circa 10 indd./100 mq e considerato che la superficie dell’isolotto è di circa quattro ettari, la popolazione doveva aggirarsi, con un certo margine di errore, intorno ai 4.000 individui; Lo Cascio (2007) stima una popolazione di 600/1200 esemplari per una densità di 2,2-3,3 indd./100 mq. Questi dati, seppure preoccupanti, vanno letti con cautela, viste le differenti metodologie utilizzate dai tre autori. La principale minaccia per lo Psammodromo algerino sull’Isolotto dei Conigli sembra essere la presenza del Gabbiano reale (Larus michahellis); le popolazioni di questa specie opportunista sono infatti in aumento, sia a livello locale che globale, probabilmente in relazione all’incremento delle discariche a cielo aperto. Il Gabbiano reale è potenzialmente sia una minaccia diretta (predazione) che indiretta, in quanto popolazioni nidificanti di questa specie sono in grado di modificare pesantemente il substrato e la vegetazione, sia tramite danneggiamento diretto che arricchimento in sostanze organiche e successiva eutrofizzazione; queste modificazioni dell’habitat sono senz’altro deleterie per una specie sensibile ed esigente come lo Psammodromo algerino (Lo Cascio, 2007). Un’ulteriore possibile minaccia è costituita dal Ratto nero (Rattus rattus), presente sull’Isolotto dei Conigli con una popolazione che sembra piuttosto densa. Esistono molti precedenti riguardo alle pressioni ed estinzioni causate dai ratti nelle piccole isole; questi roditori opportunisti, in ambienti estremi, possono integrare la propria dieta predando piccoli animali e uova. Infine, altra potenziale minaccia è la possibilità di depressione da imbreeding, piuttosto alta in popolazioni ridotte ed isolate come quella delle Pelagie. Il suo stato di conservazione nella lista rossa globale è considerato poco preoccupante (LC) (IUCN, 2007), e questa specie è tutelata in quanto contemplata nell’allegato III della Convenzione di Berna. A livello nazionale questa specie è inclusa nella lista rossa dei vertebrati italiani tra quelle minacciate in maniera critica (Bulgarini et al., 1998), viste le dimensioni ridotte della popolazione e l’entità delle minacce. Gongilo Chalcides ocellatus (Gmelin, 1789) - Specie politipica. La popolazione siciliana viene attribuita alla forma sottospecifica Chalcides ocellatus tiligugu (Gmelin, 1789). La popolazione presente a Lampedusa e sul vicino isolotto dei Conigli in passato era attribuita Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 175 alla sottospecie Chalcides ocellatus zavattarii (Lanza, 1954), oggi viene ritenuta una forma ibrida tra la popolazione siciliana e la sottospecie nominale, presente in nord Africa, mentre la forma melanotica di Linosa, attribuita in passato alla sottospecie Chalcides ocellatus linosae (Boulenger, 1920), oggi viene attribuita a C.o.tiligugu (Lanza, 1993). E’ presente in tutto il Nord Africa, ma anche in Eritrea, Sudan, Etiopia e Somalia. Le popolazioni europee si trovano in Grecia, Sardegna, Sicilia, Malta ed a Portici (Napoli), dove è stato certamente importato (Bruno, 1970; Turrisi e Vaccaro, 2006). In Sicilia è molto diffuso, e popola anche le isole Egadi, le isole dello Stagnone di Marsala, isolotto Formica, Pantelleria, Isola di Capo Passero (Siracusa) e lo scoglio di Isola delle Femmine (Palermo). Il Gongilo è presente in tutte le isole Pelagie: a Linosa e Lampedusa (Camerano, 1885; Minà Palumbo, 1893), sull’Isola dei Conigli ed a Lampione. Il Gongilo predilige ambienti rocciosi con vegetazione erbacea xerofila e macchia mediterranea, presenta inoltre una certa affinità con manufatti quali muretti a secco e cumuli di pietrame. Per Lampedusa e Linosa è statop rinvenuto prevalentemente in prossimità di muretti a secco, abitazioni e manufatti, ambienti in cui Lo Cascio (2007) rileva le maggiori densità e registra il 73% delle osservazioni. Per quanto riguarda le frequenze di osservazione per habitat, abbiamo rilevato ancora una volta un grande importanza delle aree di rimboschimento per i sauri. CLC 313 3232 3231 3211 1211 32312 Testo CLC Boschi misti di conifere e latifoglie Gariga Macchia Praterie aride calcaree Aree commerciali Macchia a lentisco Freq. % osservazioni 31,6 26,3 21,1 10,5 5,3 5,3 Per Lampedusa Lo Cascio (2007) ipotizza un solo evento riproduttivo in tarda primavera, mentre per Lampione lo stesso autore stima ben tre cicli all’anno. Studi effettuati sulla popolazione di Lampedusa mostrano una dieta che comprende prevalentemente Eterotteri (32,2%), Coleotteri (21,1%) e Gasteropodi (11,9%); i Gongili dell’Isolotto dei Conigli invece prediligono Coleotteri (38,0%), larve di insetti (16,0%) e Formicidi (12,0%) (Lo Cascio, 2007). In base ai recenti sopralluoghi, è una specie particolarmente numerosa sulle isole Pelagie, molto probabilmente presente con densità ben maggiori rispetto a quanto osservato per le popolazioni della Sicilia in senso stretto, in special modo per quanto riguarda l’isola di Lampione. Per Lampedusa il Gongilo è stato oggetto del 38,3% delle osservazioni su sauri. Lo Cascio (2007) stima densità massime di 6 indd./100 mq per Lampedusa e di 8 indd./100 mq per l’Isola dei Conigli. Allo stato attuale le popolazioni presenti nelle Isole Pelagie non sono da considerarsi minacciate. Il suo stato di conservazione nella lista rossa globale viene giudicato poco preoccupante (LC) (IUCN, 2007), ma rimane tutelato in quanto contemplato specie inserita nell’allegato II della Convenzione di Berna e nell’allegato IV della direttiva Habitat (43/92/CEE). Colubro dal cappuccio algerino Macroprotodon mauritanicus (Guichenot, 1850) - Fino a qualche anno fa la popolazione di Colubro dal cappuccio algerino presente a Lampedusa veniva tassonomicamente attribuita alla sottospecie Macroprotodon cucullatus mauritanicus (Guichenot, 1850) e successivamente Wade (2001) attribuì questa popolazione al taxon Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 176 Macroprotodon textilis. Un recentissimo studio su basi biomolecolari (Carranza et al., 2004) rivede completamente la sistematica di questo taxon, attribuendo a buona parte di M. textilis l’identità di Macroprotodon mauritanicus, al quale riteniamo appartenga, in attesa di ulteriori conferme, la popolazione lampedusana. L’areale di questa specie comprende l’Algeria settentrionale e parte della Tunisia. In Europa il Colubro dal cappuccio algerino popola esclusivamente le isole Baleari e l’Italia, con l’unica popolazione presente sull’isola di Lampedusa. La sua esclusiva presenza sull’isola di Lampedusa era già riportata da Giglioli (1879) e da Camerano (1891). Oggi continua ad essere presente su quest’isola, dove risulta discretamente diffuso, ed assente dal resto del territorio siciliano (cfr. Lanza, 1973). L’ecologia del Colubro dal cappuccio algerino non è molto conosciuta. Frequenta le zone aride sabbiose o rocciose con presenza di macchia bassa e cespugli, ruderi, muretti a secco e pietraie. Durante i recenti sopralluoghi 5 osservazioni su 6 (quattro esemplari e 2 exuviae) sono state registrate presso i rimboschimenti del settore occidentale dell’isola; le interviste evidenziano che la specie è presente in tutto il territorio di Lampedusa, in cui frequenterebbe i muretti a secco di coltivi non troppo disturbati. Relativamente alla dieta, sono disponibili pochi dati (Corti e Luiselli, 2000) che indicano la predazione su artropodi (Chilopodi, Ragni, Dermatteri, Coleotteri ed Apidi) e sulle tre specie di sauri autoctoni dell’isola di Lampedusa. Non sono disponibili stime sulla consistenza delle popolazioni. Le recenti osservazioni indicano l’osservazione di 0,3 indd./h, da cui può desumersi che la specie non sia molto densa sull’isola, ciò è parzialmente confermato da Corti e Luiselli (2000) che registrano l’osservazione di soli 0,2 indd./h. Questi dati vanno comunque letti con cautela, considerando la natura estremamente elusiva di questa specie è molto facile sottostimarne la densità. La natura crepuscolare ed elusiva di questo colubride lo rende senza dubbio poco esposto ad uccisioni più o meno accidentali (traffico veicolare) e volontarie. Questa informazione è confermata dal fatto che vengono rinvenuti raramente esemplari di questa specie deceduti sulle strade dell’isola. Un possibile disturbo potrebbe derivare dalle attività di raccolta di gasteropodi terrestri operate, per scopi alimentari, dagli isolani; questa pratica molto diffusa prevede il ribaltamento di grossi massi, e quindi la modificazione dei rifugi preferenziali del Colubro dal cappuccio. Questa attività potrebbe anche avere un effetto diretto, con l’uccisione dei piccoli colubridi. Nonostante le dimensioni dell’isola limitino la dimensione della popolazione, riteniamo che quella presente a Lampedusa sia da considerarsi vulnerabile, piuttosto che in pericolo critico (cfr. Bulgarini et al., 1998). Il suo stato di conservazione nella lista rossa globale è considerato poco preoccupante (LC) (IUCN, 2007), ma rimane tutelato in quanto contemplato nell’allegato III della Convenzione di Berna. Colubro lacertino orientale Malpolon insignitus (Geoffroy St.Hilaire, 1827) - Specie politipica, la popolazione di Colubro lacertino presente a Lampedusa è stata assegnata, su base morfologica, alla sottospecie Malpolon monspessulanus insignitus (Geoffroy St.Hilaire, 1827), tipica della costa tunisina e libica, dell’Egitto, del Sinai e d’Israele (Lanza, 1973). Oggi una revisione sistematica basata su indagini biomolecolari (Carranza et al., 2004; Carranza et al., 2006) ha elevato a specie buona questo taxon (M. insignitus ) al quale, su basi morfologiche, sarebbe da attribuire la popolazione di Lampedusa. L’areale del Colubro lacertino orientale comprende Spagna, Portogallo, Francia meridionale, costa adriatica dell’ex Jugoslavia, Grecia, Bulgaria meridionale; Turchia, Cipro, Azerbaigian, Iran, Irak, Siria, Libano, Israele, Giordania; Egitto settentrionale, Libia settentrionale, Tunisia e Italia, dove è presente nel in Trentino e Friuli (località da confermare) e sull’isola di Lampedusa (Bruno, 1990; Turrisi e Vaccaro, 2006). Oggi l’isola di Lampedusa rappresenta Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 177 l’unica stazione siciliana in cui vive questa specie (Lanza, 1973). Frequenta ambienti perlopiù aridi e soleggiati come macchie e garighe. Durante i recenti sopralluoghi questa specie è stata osservata in vari ambienti, anche molto degradati, ed in particolare nei pressi di Cala Galera. La tipologia ambientale (CLC) in cui sono state registrate più osservazioni è la Gariga. CLC 3232 3211 313 3231 211 32321 Testo CLC Gariga Praterie aride calcaree Boschi misti di conifere e latifoglie Macchia Aree commerciali Gariga a lentisco Freq. % osservazioni 39,3 21,4 17,9 10,7 7,1 3,6 Per quanto riguarda la riproduzione, nella maggior parte delle popolazioni è primaverile; non ci sono dati sufficienti per Lampedusa. Come suggerisce il nome comune, si tratta di un colubride in genere prevalentemente saurofago, ma a Lampedusa, per la presenza di una grande disponibilità di ratti, la dieta è prevalentemente costituita da roditori (Corti et al., 2001); è noto un caso di predazione nei confronti di pulcini di Gabbiano reale mediterraneo (Larus michahellis) (Di Martino in Lo Valvo, 1998). La consistenza della popolazione di Lampedusa non è ancora nota per la carenza di studi adeguati. In base alle nostre osservazioni si tratta di un serpente largamente diffuso e numeroso sull’isola. Presenta dimensioni notevoli (sino a 175 m di lunghezza e 1400 g). La specie attualmente non è particolarmente minacciata; unico disturbo sembra essere il traffico veicolare (cfr. Lombardo, 2004). Sono stati infatti osservati diversi animali morti, soprattutto lungo la Strada di Ponente. Ulteriore disturbo, di cui non si conosce l’entità, potrebbe essere la diffusa pratica delle uccisioni volontarie da parte dell’uomo, soprattutto in prossimità delle aree periurbane. Secondo Bulgarini et al. (1998) la popolazione presente a Lampedusa è da considerarsi in pericolo critico, a nostro avviso questa specie a Lampedusa non è certamente in pericolo vista la sua diffusione. Il suo stato di conservazione nella lista rossa globale è considerato poco preoccupante (LC) (IUCN, 2007), ma rimane tutelato in quanto contemplato nell’allegato III della Convenzione di Berna. MAMMIFERI Chirotteri I pipistrelli sono un gruppo di mammiferi molto rappresentato nel territorio nazionale, essendo presenti con 35 specie costituiscono circa un terzo della mammalofauna italiana. In Sicilia le informazioni risultano scarse e frammentarie; i dati presenti in letteratura indicano la presenza di 20 specie nel territorio regionale siciliano, sottolineando però la scarsità di dati per la maggior parte di esse. La metà delle specie di chirotteri presenti nel territorio siciliano risulta essere in un precario stato di conservazione secondo le normative comunitarie recepite a livello nazionale e regionale. Mancano a tutt’oggi un’esplorazione ed un monitoraggio approfonditi del territorio regionale, come evidenziato dalla mancanza di dati bibliografici, che si rendono necessari in ragione delle richieste internazionali di “promuovere la salvaguardia della biodiversità” e in particolare della recente adesione del nostro Paese all’Accordo sulla conservazione dei Chirotteri in Europa (noto come “Bat agreement). Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 178 La chirotterofauna delle Pelagie è costituita attualmente da quattro specie. La presenza di questi mammiferi sulle due isole è nota fin dal passato. Sanvisente (1849) riporta per Lampedusa Vespertilio auritus, anche se vi sono dubbi circa l’esatta identificazione della specie da parte dell’autore. Sommier (1908) cita per Lampedusa “una specie almeno di pipistrello, Vesperugo kuhli (Natt.) var. albolimbata”, mentre per Linosa riporta un altro pipistrello, senza però identificarlo. Giglioli (1912), in visita sull’isola di Lampedusa, raccolse alcuni esemplari di chirotteri, da lui identificati come Vesperugo pipistrellus, oggi conservati presso il Museo di Zoologia dell’Università di Firenze, dove sono stati catalogati come Pipistrellus kuhli (Kuhl, 1819). Zavattari (1960) osservò alcuni esemplari di pipistrello, mentre Felten & Storch (1970) confermano la presenza di P. kuhli su Lampedusa. Negli anni Ottanta Zava & Catalano (1983) rinvengono nella parte sudorientale dell’isola un maschio e due femmine di Miniopterus schreibersi (Kuhl, 1817), mentre qualche anno più tardi vengono ritrovati alcuni esemplari di Myotis myotis (Borkhausen, 1797) nelle cave in galleria site a ovest dell’abitato di Lampedusa (Zava et alii, 1986). Ricerche più recenti hanno inoltre permesso di accertare la presenza del rinolofo maggiore, Rhinolophus ferrumequinum (Schreber, 1774) nelle cave in galleria di Lampedusa, e del pipistrello albolimbato, Pipistrellus kuhli a Linosa (Fornasari et alii, 1997). Entrando nel dettaglio delle specie rinvenute, Miniopterus schreibersi è presente in Europa a S del 50° parallelo, in Asia paleartica, nella regione Australe e nella Regionen Etiopica (Sahara escluso). E’ minacciata in buona parte del suo areale europeo e risulta in pericolo di estinzione. Myotis myotis è diffuso in europa centrale, occidentale e meridionale a est sino all’Ucraina, ed è presente nella maggior parte delle isole mediterranee. La specie risulta in estinzione in tutto il suo areale europeo. Pipistrellus kuhli è diffuso nella sottoregione mediterranea (a ovest sino alle isole Canarie), Arabia e gran parte della regione Etiopica. E’ considerata specie vulnerabile in quasi tutto il suo areale europeo. Rhinolophus ferrumequinum è una specie sedentaria, segnalata in tutto il territorio europeo ed italiano, dal livello del mare ai 2.000 m. Mentre a nord le colonie riproduttive sono ubicate nei granai e nei campanili, a sud colonizza le grotte, le gallerie di miniere in disuso e le cantine. In pericolo di estinzione in tutto il territorio europeo Mustiolo Suncus etruscus Savi, 1822 - Il Mustiolo ha una distribuzione geografica particolarmente ampia, soprattutto se messa in relazione alle piccole dimensioni dell’animale e alla sua bassa motilità. In Europa è confinato soprattutto nella regione Mediterranea, dal Portogallo alla Grecia e fino alla regione mediorientale; é inoltre segnalato sulla costa Atlantica della Francia. La presenza del piccolo insettivoro è nota anche in diverse isole Mediterranee quali Creta, Corsica, Sardegna, Sicilia, Majorca e Corfù, oltre che alcune isole minori come Lampedusa e Pantelleria. In Asia il Mustiolo è stato trovato in India e nella regione Himalayana (Pakistan, Nepal, Cina). Infine S. etruscus è segnalato in Nord Africa (dalla Tunisia al Marocco), in Etiopia e in parte dell’Africa occidentale (Nigeria e Guinea). Nell’ambito del SIC “Isole Pelagie” il Mustiolo è noto per la sola isola di Lampedusa. Tuttavia, a causa delle sue piccole dimensioni e per il comportamento particolarmente elusivo, si hanno poche informazioni sulla distribuzione specifica, e le segnalazioni sono poche e di carattere occasionale. Il Mustiolo abita generalmente cespuglieti, praterie e giardini trovando rifugio sotto le pietre o in cavità naturali e artificiali. Pur essendo specie spiccatamente termoxerofila, in Italia è stato rinvenuto dal livello del mare fino ai 1000 m. Frequenta sovente habitat fortemente antropizzati, tanto che lo si può rinvenire all’interno di abitazioni o nei pressi di muri a secco adiacenti ad esse. Praticamente nulla si conosce delle preferenze ambientali della specie riguardo all’isola di Lampedusa. Le informazioni sulla riproduzione della specie sono decisamente scarse, così Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 179 come quelle sulla fenologia riproduttiva. Nonostante le sue ridotte dimensioni (è uno dei mammiferi più piccoli del mondo), il Mustiolo è un vorace predatore. Si nutre in prevalenza di artropodi (soprattutto ortotteri) anche di dimensioni relativamente grandi. Nessuna informazione è disponibile per la dieta della specie sull’isola di Lampedusa. I pochi dati disponibili non autorizzano a ritenere la specie minacciata. Tuttavia, come gli altri Crocidurini, può risentire degli effetti della diffusione dei pesticidi e di altri veleni agricoli, nonché, più in generale, dell'alterazione ambientale. Il Mustiolo è inserito nell’allegato III della Convenzione di Berna. La IUCN lo classifica come LC (basso rischio). Certamente, essendo quella di Lampedusa una popolazione insulare particolarmente isolata, meriterebbe studi di approfondimento per comprenderne l’ecologia e lo stato di conservazione. Coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus (Linnaeus, 1758) - E’ una specie politipica. La popolazione siciliana e delle isole minori è stata attribuita fino a pochi anni fa alla sottospecie O.cuniculus huxleyi, che oggi è sinonimo di O.c.algirus. Vista l’origine alloctona a Lampedusa e a Linosa del Coniglio selvatico, sarebbe necessario caratterizzare le popolazione per una migliore definizione tassonomica. Originario dell'area mediterranea occidentale (iberica), oggi è divenuto cosmopolita, perché introdotto dall'uomo in quasi tutto il mondo. Per le Pelagie è una specie alloctona, introdotta per scopi venatori. Vive in ambienti aperti ed erbosi, associati a piccoli boschi, macchie o pietraie. E’ molto frequente negli ambienti costieri dunali e sabbiosi e si adatta bene anche ai boschi aperti, ai rimboschimenti, alle garighe ed agli ambienti degradati ed anche abbastanza antropizzati e coltivati. E’ una specie dalle abitudini crepuscolari e notturne, ottimo scavatore. E’ in ogni caso una specie della fascia submediterranea e mediterranea dove frequenta ambienti pianeggianti o collinari, spingendosi raramente oltre i 1000 m s.l.m. E’ un animale sociale che vive in gruppi coloniali anche numerosi, costruendo un complesso sistema di tane sotterranee con corridoi, uscite e camere principali e secondarie. Le tane sono costruite in posizione mimetica e riparata, generalmente sotto grossi ammassi di pietre e/o radici di alberi. La fenologia riproduttiva, nelle aree mediterranee, copre praticamente tutto l'arco dell'anno, generalmente da fine febbraio a tutto novembre. La gestazione varia da 28 a 31 giorni e le nascite sono più frequenti in estate. Molto prolifico, partorisce da 5 a 12 piccoli in una camera speciale della tana, scavata per il parto e foderata con il pelo della madre ed altro materiale. I piccoli sono allattati per circa 3 settimane e diventano indipendenti dopo circa un mese. Già all'età di 8-10 mesi raggiungono la maturità sessuale e quindi i nati nel primo inverno possono accoppiarsi e riprodursi già nell'autunno inoltrato dello stesso anno. Non si conosce nulla sulla fenologia della riproduzione in entrambe le isole Pelagie. Caratteristica dei Leporidi è la ciecotrofia, ovvero la riassunzione degli escrementi (pallottoline di sostanza vegetale ricoperte di muco, emesse di notte e subito reingerite), messa in relazione alle difficoltà di degradazione della cellulosa ed alla necessità di sintesi della vitamina B. E’ un erbivoro che si alimenta soprattutto di graminace e leguminose, che insieme raggiungono anche il 75% della dieta. Al fine di effettuare una stima di densità dei conigli presenti all’interno dei due SIC sono state scelte 21 stazioni campione sull’isola di Lampedusa e 10 sull’isola di Linosa; tali stazioni sono state georeferenziate tramite GPS per agevolarne il successivo ritrovamento e per ottimizzarne l’elaborazione cartografica. La densità stimata durante il periodo riproduttivo per l’anno 2008 è stata di 2,72 conigli/ha e 4,81 conigli/ha rispettivamente a Lampedusa e Linosa. Confrontando i dati sulla densità media ottenuti con quella di altre località in cui studi simili sono stati condotti (Lo Valvo et al., 2008), è possibile notare che i valori sono estremamente bassi, sia all’interno di aree precluse all’attività venatoria e sia nel territorio aperto alla caccia. Pertanto la causa di questi valori così bassi per tutta l’isola è imputabile probabilmente ad Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 180 un’avvenuta epidemia di mixomatosi, confermata per Lampedusa nel 2007 da alcuni cacciatori residenti. I soggetti sopravvissuti risultano ad oggi concentrati in aree più tranquille con presenza di vegetazione, e cioè lungo i valloni (Cala Galera, Cala Pulcino, Vallone della Forbice) e in prossimità delle pareti rocciose, mentre a Linosa sembrano essere uniformemente diffusi su tutta l’isola. Nonostante sia considerata una specie vulnerabile dalla Lista Rossa italiana, non è protetta da alcuna legge internazionale o nazionale ed è soggetta a prelievo venatorio. E’ in ogni caso una specie che richiede un’attenta gestione delle popolazioni. In Sicilia era, fino a circa cinquanta anni fa, comunissimo tanto da poter arrecare, in alcune aree, danni ai raccolti ed ai campi coltivati. Oggi possiede una distribuzione tipicamente a macchia di leopardo, con zone ad alta densità, corrispondenti alle aree ecologicamente più favorevoli o ricadenti in Parchi e Riserve naturali; intercalate ad altre dove è praticamente sparito a causa del degrado e delle trasformazioni ambientali, delle pratiche di agricoltura chimica e meccanizzata e del pesante e non pianificato esercizio venatorio. Un altro motivo del crollo delle popolazioni di coniglio è causato dalla ciclica insorgenza di epizoozie di mixomatosi e di epatite emorragica. I virus responsabili di tali malattie provocano stragi nelle popolazioni. Ciò potrebbe anche dipendere dell'inquinamento genetico determinato dalle continue e non pianificate introduzioni di soggetti da ripopolamento (per scopi venatori) di origine sconosciuta. E’ altamente probabile, come avviene in moltre altre isole minori della Sicilia, che terminata l’epidemia di mixomatosi, le densità negli anni a venire possano raggiungere valori notevolmente elevati, soprattutto all’interno delle aree protette in cui vige il divieto di caccia e dove densità elevate di questo lagomorfo potrebbero causare a Lampedusa gravi danni alla vegetazione naturale. In questi casi andrebbe valutata la possibilità, anche con il coinvolgimento delle associazioni venatorie, di effettuare operazioni di traslocazione. Sull’isola di Linosa i danni causati da densità elevate sono essenzialmente a carico delle colture agricole. Appare evidente un tipo di intervento di gestione faunistica differente tra le due isole e che risulterebbe necessario il continuo monitoraggio delle popolazioni. Ratto nero Rattus rattus (Linnaeus, 1758) - E’ una specie cosmopolita, anche in virtù della sua spiccata sinantropia, è presente in tutti i continenti ad eccezione del Sud America. Il Ratto nero risulta abbastanza e quasi uniformemente diffuso sia a Linosa che a Lampedusa, incluso l’Isolotto dei Conigli dove sembrerebbe abbondante, viste le numerose osservazioni diurne da noi effettuate. Non è maio stato rinvenuto a Lampione. E’ una specie euriecia ed adattabile e vive bene a stretto contatto dell'uomo, frequentando soprattutto solai e magazzini. Costruisce il nido in cavità di muri, tra il legname e le travi dei tetti, mentre gli individui che vivono allo stato selvatico spesso costruiscono voluminosi nidi tra i rami degli alberi. Le popolazioni commensali si riproducono continuamente; la gestazione dura circa 3 settimane, la femmina può avere da 3 a 5 parti l'anno e ad ogni parto nascono da 5 a 10 piccoli. Nelle popolazioni selvatiche sembra che il periodo di riproduzione vada da maggio a settembre, con 2-3 parti l'anno. La maturità sessuale viene raggiunta all'età di circa 3-4 mesi. La dieta del Ratto nero è assolutamente onnivora; con una maggiore preferenza per semi e frutta. Storicamente popolazioni introdotte di questa specie hanno rappresentato un grande pericolo per gli organismi autoctoni, in particolare il Ratto nero sembra creare problemi di conservazione per le popolazioni di piccoli vertebrati ed alcune specie di uccelli marini (Imber, 1978; Cheylan, 1985). Nel 2007 è iniziata una operazione di controllo della popolazione di Ratto nero con l’uso di esche avvelenate nel più importante sito di riproduzione della Berta maggiore (Calonectris diomedea) a Linosa. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 181 A parte l'uomo, che ne controlla le densità in aree ristrette, le popolazioni presenti all’interno del SIC non sembrano soggette a particolari minacce. Bisogna inoltre aggiungere che in queste isole il Ratto nero non ha predatori abituali, se escludiamo il Colubro lacertino orientale a Lampedusa (cfr. Corti et al., 2001). Il Ratto nero non necessita di interventi di conservazione e non rientra tra le specie protette (Legge nazionale 157/92 e Legge regionale 33/97). La lista rossa italiana lo include tra le specie a basso rischio (LR/lc) (Angelici et al., 1999). Sarebbe utile progettare un intervento di controllo ed eradicazione del Ratto nero sulla popolazione di Psammodromo algerino sull’Isolotto dei Conigli. Topo domestico Mus musculus (Linnaeus, 1758) - Il Topo domestico è considerato una specie politipica, ne sono infatti state descritte, su base fenotipica, 113 sottospecie. Le popolazioni di Lampedusa e Linosa apparterrebbero alla sottospecie Mus musculus domesticus Schwarz & Schwarz, 1943, ma sarebbero necessarie conferme. E’ una specie cosmopolita, è stato infatti introdotto in tutti i continenti, ma di origine euroasiatica. Il Topo domestico nelle Pelagie è stato osservato soltanto a Lampedusa e Linosa. In Italia e nella maggior parte dell’Europa non esistono testimonianze fossili databili a periodi precedenti l’epoca romana, pertanto la distribuzione attuale del Topo domestico, anche sulle Pelagie, è comunque da ritenersi artificiale, profondamente condizionata dal trasporto passivo operato dall’uomo Questo Muride trova condizioni favorevoli negli ambienti urbani e suburbani, nonché negli ecosistemi rurali di zone pianeggianti e collinari litoranee. Molto diffuso sia a Lampedusa e sia a Linosa, frequenta soprattutto abitazioni di campagna ed occupa i recessi più disparati che assicurino cibo e rifugio. Il Topo domestico si riproduce tutto l’anno, la gestazione dura circa 20 giorni, il parto comprende mediamente 6-8 neonati che raggiungono la maturità sessuale dopo 6-8 settimane. La dieta del Topo domestico è onnivora e comprende una maggiore frazione di vegetali. Anche nel caso del Topo domestico, nuclei introdotti rappresentano un grande pericolo per gli organismi autoctoni, è stata infatti documentata la predazione dei pulcini di alcune specie di uccelli marini (Wanless et al., 2007). La tabella seguente riporta i risultati delle sessioni di cattura svolte recentemente all’interno dei SIC. Isola Lampedusa Linosa tot. giorni 6 2 trappole siti catture gariga prateria rimboschimento 60 24 4 2 2 36 12 2 1 1 Il basso numero di catture è dovuto probabilmente alla scarsezza di abitazioni nelle aree dei SIC, che influisce certamente sulla densità di questi roditori commensali dell’uomo. In questo caso è l’uomo la principale minaccia, almeno nelle aree abitate, le popolazioni presenti in aree meno antropizzate non sembrano soggette a particolari minacce. Fra i predatori presenti nel SIC ricordiamo il Colubro lacertino orientale (cfr. Corti et al., 2001), il Gheppio ed i rapaci in migrazione. Il Topo domestico è una specie infestante e come tale non presenta alcun problema di conservazione. Non rientra tra le specie protette (Legge nazionale 157/92 e Legge regionale 33/97), anche se la lista rossa italiana lo riporta tra le specie a basso rischio (LR/lc) (Angelici et al., 1999). Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 182 UCCELLI Le specie migratrici La maggioranza delle specie che vengono osservate nelle Pelagie è migratrice, in buona parte transahariana, cioè svernante a sud del Sahara e nidificante in Europa. Questi uccelli, in primavera, dopo avere acquisito abbondanti riserve di grasso sottocutaneo, iniziano il lungo viaggio attraverso i due continenti, ma soprattutto attraverso l’ostilità del Sahara e del Mar Mediterraneo. Molti di questi uccelli muoiono durante il viaggio. Analogamente, seppure con modalità differenti, avviene il viaggio autunnale, che però sembra sia più lento e probabilmente meno pericoloso, anche in considerazione delle temperature medie più basse; sebbene la mortalità autunnale sia pure elevata, la popolazione migratrice complessiva è più cospicua, comprendendo anche i giovani nati nella stagione riproduttiva. È stato messo in evidenza in più occasioni quale importante ruolo svolgono le piccole isole del Mediterraneo per la conservazione dell’avifauna europea; esse infatti sono una specie di trampolino di lancio, spesso tappe obbligate, in cui gli uccelli migratori sostano per almeno due ragioni: 1) semplicemente per trascorrere le ore del giorno, in attesa di riprendere il viaggio nelle ore notturne, in cui il volo è meno dispendioso (la sosta nelle isole in questo caso è analoga a quella che ha luogo in molte oasi del deserto); 2) per recuperare energie, facendo accrescere il loro strato adiposo sottocutaneo, sfruttando le risorse che trovano nell’isola. Quindi l’isola in sé rappresenta un luogo di sosta insostituibile per il complessivo fenomeno della migrazione degli uccelli. Le indagini recenti condotte nell’ambito della redazione del Piano di Gestione hanno consentito l’osservazione di numerose specie che, seppure comuni, non erano mai state osservate nell’arcipelago; tra queste ricordiamo: Tuffetto (Tachybaptus ruficollis), Tarabusino (Ixobrychus minutus), Albanella minore (Circus pygargus), Falco cuculo (Falco vespertinus), Lodolaio (Falco subbuteo), Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus), Corriere piccolo (Charadrius dubius), Corriere grosso (Charadrius hiaticula), Pivieressa (Pluvialis squatarola), Totano moro (Tringa erythropus), Piro piro culbianco (Tringa ochropus), Voltapietre (Arenaria interpres), Monachella (Oenanthe hispanica), Codirossone (Monticola saxatilis), Salciaiola (Locustella luscinioides), Frosone (Coccothraustes coccothraustes). Sono state inoltre osservate molte specie meno comuni o in forte diminuzione, come Svasso cornuto (Podiceps auritus), Spatola (Platalea leucorodia), Fenicottero (Phoenicopterus ruber), Cigno reale (Cygnus olor), Cigno selvatico (Cygnus cygnus), Aquila minore (Hieraaetus pennatus), Falco pescatore (Pandion haliaetus), Cicogna nera (Ciconia nigra), Gabbiano roseo (Larus genei), Piviere tortolino (Eudromias morinellus), Croccolone (Gallinago media), Tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto), Ortolano (Emberiza hortulana) e Lucherino (Carduelis spinus). I dati certamente più interessanti che emergono dalle osservazioni recenti e passate riguardano le specie accidentali, soprattutto quelle nord-africane e orientali, che si rinvengono probabilmente con una certa regolarità alle Pelagie tra cui Tortora delle palme (Streptopelia senegalensis), Usignolo d’Africa (Cercotrichas galactotes), Codirosso algerino (Phoenicurus moussieri), Culbianco isabellino (Oenanthe isabellina), Culbianco di Groenlandia (Oenanthe oenanthe leucorhoa), Monachella del deserto (Oenanthe deserti), Sterpazzola nana (Sylvia deserti), Canapino pallido (Hippolais pallida), Bigia grossa (Sylvia hortensis), Luì bianco (Phylloscopus bonelli), Pigliamosche pettirosso (Ficedula parva), Balia caucasica (Ficedula semitorquata), Averla baia (Lanius senator badius), Trombettiere (Bucanetes githagineus). Va evidenziato inoltre che molte delle specie censite sono tutelate da diverse normative nazionali ed internazionali. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 183 Le specie la cui segnalazione appare fortemente dubbia sono state escluse dall’elenco. Si tratta della Gru pavonina (Balearica pavonina), specie segnalata per Lampedusa in base ad un esemplare catturato che si trova oggi al Museo di Zoologia dell’Università di Palermo. Sono state inoltre escluse lo Zigolo nero (Emberiza cirlus) e lo Storno nero (Sturnus unicolor), segnalate dubitativamente da Giglioli (in SOMMIER, 1908), lo Scricciolo (Troglodytes troglodytes) che lo stesso MOLTONI (1970) riporta basandosi sulla descrizione comunicatagli da cacciatori, e l’Avocetta (Recurvirostra avosetta), riportata per Lampedusa sulla base delle impronte sulla sabbia viste il 2 maggio 1967 da S. Frugis (MOLTONI, 1970). Ad una categoria a parte appartengono le specie che con ogni probabilità possono essere rinvenute alle Pelagie durante le migrazioni, ma per le quali mancano informazioni recenti e del tutto attendibili per il passato, anche a causa della rarefazione da loro subita in questi decenni. Le specie incluse in questa categoria sono Re di quaglie (Crex crex), Pernice di mare (Glareola pratincola), Pittima reale (Limosa limosa), Pellicano (Pelecanus onocrotalus). Il ruolo svolto dalle Pelagie durante le migrazioni è inoltre evidenziato dalle catture di uccelli inanellati sotto riportati, dalla quale sono escluse le ricatture di Berte maggiori, avvenute anche a distanza di anni dall’inanellamento effettuato nella colonia di Linosa, e riportate in Iapichino & Massa (1989). Uccelli ricatturati alle Pelagie e inanellati altrove e uccelli inanellati nell’arcipelago e ricatturati altrove. Inanellamento Località Stato Selvagem grande Portogallo Linosa Italia Linosa Italia Specie Berta maggiore Calonectris diomedea Quaglia Coturnix coturnix Balia nera Ficedula hypoleuca Gabbiano corallino Larus melanocephalus Larus sp. Cormorano Phalacrocorax carbo Tortora Streptopelia turtur Beccafico Sylvia borin Sterpazzolina Sylvia cantillans Data 4/10/1978 26/4/1986 19/6/1993 Linosa Italia 27/4/1986 Linosa Linosa Linosa Italia Italia Italia 25/5/1982 22/5/1982 21/5/1982 Italia Italia Pernedio Bossico (BG) Italia Orlov URSS Moskvá URSS Rostock Germania Mus. Praha Linosa Lampedusa 04/10/51 19/08/95 Lampedusa 04/05/97 28/06/56 Lampedusa Lampedusa 31/5/1957 Repubblica Ceca Italia 27/4/1982 Slovenia Is. Giannutri (GR) Italia Ricattura Località Data Linosa 16/5/1987 Tipasa - Algeria 21/3/1997 Zeralda Algeria 1/4/1997 Cherchell 8/3/1987 Algeria Jijel - Algeria 20/3/1983 Thyna Tunisia 21/3/1984 Jijel Algeria 10/3/1983 21/04/93 dicembre 1956 dicembre 1956 Linosa 11/11/1957 Lampedusa 04/05/59 Lecce 4/9/1983 Lampedusa 24/4/1997 Lampedusa 24/04/97 La ricattura nell’isola di Linosa della Berta maggiore atlantica (Calonectris diomedea borealis), inanellata nove anni prima nell’isola Selvagem Grande (Selvages, Madera), è particolarmente importante in quanto le popolazioni atlantiche e mediterranee di Berta maggiore sono ritenute separate geneticamente (cfr. LO VALVO & MASSA 1988). Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 184 Nella primavera 2007 è stato realizzato a Linosa un campo d’inanellamento, nell’ambito del Progetto Piccole Isole, che ha consentito di catturare ed inanellare 1.620 uccelli, appartenenti a 40 specie. Tra queste, di un certo interesse vi sono una Salciaiola (Locustella luscinioides) ed un Usignolo d’Africa (Cercotrichas galactotes); la prima è una specie molto rarefatta in tutta Europa, mentre il secondo è un uccello nordafricano che di tanto in tanto, durante i suoi movimenti erratici, tocca le isole Pelagie. Assiolo Averla capirossa Balestruccio Balia dal collare Balia nera Beccafico Canapino maggiore Cannaiola Cannareccione Capinera Codirosso Culbianco Cutrettola Fanello Forapaglie Gheppio Luì grosso Luì verde Monachella Occhiocotto Passera mattugia Passera sarda Pettirosso Pigliamosche Prispolone Quaglia Rigogolo Rondine Rondine rossiccia Salciaiola Sterpazzola Sterpazzolina Stiaccino Succiacapre Tarabusino Topino Torcicollo Tortora Usignolo Usignolo d’Africa Totale individui Totale specie 3 4 86 12 175 127 18 3 10 4 20 5 6 58 52 1 61 132 3 22 4 70 2 47 38 2 11 59 3 1 178 26 338 3 1 6 5 13 10 1 1620 40 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 185 Le specie nidificanti Di seguito alcuni cenni sullo status delle poche specie nidificanti a Lampedusa e Linosa. Marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis) – La popolazione di Lampedusa, nidificante nelle falesie sotto Albero Sole, è costituita da poche coppie, recentemente non stimate, probabilmente in diminuzione. Secondo un censimento del 1980 (IAPICHINO & MASSA 1989), la colonia di Lampedusa risultava costituita da 30-40 coppie, oggi senz’altro molto meno; si tratta di un numero di certo non importante, anche in considerazione del fatto che la popolazione italiana viene stimata intorno alle 2.000 coppie, suddivise in più di 30 colonie. Le notizie su questa colonia vanno tuttavia considerate insufficienti, anche in ragione del fatto che il periodo riproduttivo si svolge in pieno periodo invernale. SALVADOR AGUILAR & FERNANDEZ (1999), che hanno curato il Piano d’azione di questa sottospecie esclusiva del Mediterraneo, elencano tra le minacce il disturbo antropico, l’inquinamento del mare da sversamenti di petrolio, la cattura accidentale da parte dei pescatori, la perdita di habitat, la persecuzione diretta, la predazione da parte di mammiferi introdotti, l’inquinamento chimico, la competizione interspecifica e l’eccessiva pesca. Nel caso di Lampedusa si può ritenere che esistano le seguenti minacce: disturbo antropico e cattura accidentale da parte dei pescatori (è vulnerabile alle reti da pesca, alle nasse, agli ami dei palamiti). Gli stessi Autori mettono in evidenza anche la necessità di monitoraggio e ricerche mirate sulla specie per conoscere la reale ubicazione delle colonia, la loro consistenza e la dinamica delle popolazioni, anche al fine di predisporre dei piani d’azione nazionali. Pertanto si ritiene indispensabile in futuro realizzare ricerche su questa specie a Lampedusa, al fine di monitorarne l’effettiva consistenza. Berta maggiore (Calonectris d. diomedea) – A Lampedusa è conosciuta con il nome dialettale usato in altre parti della Sicilia (Quaetru), mentre a Linosa ha un nome dialettale esclusivo (Turriaca). Linosa ospita la maggiore popolazione italiana, stimata in oltre 10.000 coppie, che costituisce la seconda attualmente nota del Mediterraneo. Una consistente colonia, stimata in oltre 100 coppie, nidifica anche nello scoglio di Lampione. Come la maggioranza dei Procellariformi, la Berta maggiore è generalmente caratterizzata da due fattori: 1) presenta un’elevata fedeltà al sito di nascita, fatto che rende limitato il contributo della immigrazione di individui di altra provenienza sulla dinamica delle singole colonie; 2) ha una crescita demografica lentissima. Gli individui delle popolazioni atlantiche e quelli mediterranei sono fra loro distinguibili. La sistematica infatti riconosce due sottospecie di Berta maggiore, presenti con tre ampie popolazioni, precisamente: C. d. borealis nelle isole atlantiche, C. d. diomedea, con due popolazioni, differenti biometricamente (MASSA & LO VALVO 1986) e nelle loro vocalizzazioni, una nel Mediterraneo centro-occidentale, l’altra nel Mediterraneo orientale, molto probabilmente più sedentaria. Le diverse popolazioni svernano in gran parte nell’Atlantico meridionale, tra le coste americane e quelle africane, mescolandosi parzialmente. Gli individui del Mediterraneo centrale, compresi quelli delle Pelagie, possono svernare anche all’interno del Mediterraneo. La sequenza del citocromo b del DNA mitocondriale delle popolazioni dell’Atlantico e di quelle del Mediterraneo differisce di valori pari a 1,51-1,87%; le differenze genetiche tra gli individui mediterranei e quelli atlantici sono di un livello normalmente riscontrato in sottospecie differenti ed indicano un flusso genico alquanto modesto tra le popolazioni dell’Atlantico e del Mediterraneo. Tuttavia si sono verificate interessanti evidenze di flusso genico tra le due sottospecie; la prima riguarda un individuo femmina nato nove anni prima nell’isola Selvagem Grande (Madera) ritrovato in coppia con un maschio nell’isola di Linosa (Canale di Sicilia) (LO VALVO & MASSA 1988), la seconda, più interessante, riguarda il caso di una colonia in Corsica in cui gli individui sono misti, borealis e diomedea, ed il flusso genico tra le due sottospecie è in atto Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 186 (THIBAULT & BRETAGNOLLE 1998). È stato osservato che le colonie più grandi si trovano nelle aree mediterranee con acque più produttive e che gli individui di taglia minore sono localizzati nella parte del Mediterraneo più isolata (Egeo), a maggiore grado di salinità ed a minore produttività (MASSA & LO VALVO 1986). Le popolazioni europee di Berta maggiore ammontano complessivamente a circa 300.000 coppie (BIRDLIFE INTERNATIONAL 2004), delle quali una modesta percentuale vive nel Mediterraneo; si valuta che nell’intera regione mediterranea vivano circa 40-60.000 coppie ed un numero di individui immaturi prossimo a circa 50.000. Quest’uccello vive in mare aperto e raggiunge la terraferma solamente nella stagione degli amori. Nelle notti senza luna emette il suo caratteristico lamento; il canto dei due partners è facilmente riconoscibile, rauco quello della femmina, più acuto quello del maschio. Entrambi, molto canori nelle notti più buie, divengono silenziosissimi quando sorge la luna. I due sessi si riconoscono agevolmente anche tramite alcuni parametri biometrici (MASSA & LO VALVO 1986; LO VALVO 2001). Iniziano a frequentare i siti riproduttivi in marzo-aprile; i due partners trascorrono le ore notturne a terra ed il giorno in alto mare, spesso seguendo opportunisticamente i pescherecci per nutrirsi dello scarto ributtato in mare (SARÀ 1983), fino a quando, verso la fine di maggio la femmina depone un unico grosso uovo interamente bianco e da quel momento a turni di 7-10 giorni i due partners devono riscaldarlo giorno e notte. L’ovideposizione è molto sincrona in tutto l’areale, tra la metà di maggio e la prima decade di giugno. L'incubazione ha la durata di 50-52 giorni, la nascita del pulcino ha luogo tra il 10 ed il 30 luglio; la prima settimana, quando il piccolo ancora non è in grado di regolare la temperatura corporea, viene coperto da uno dei genitori giorno e notte, successivamente viene lasciato solo di giorno e raggiunto la notte, quando viene nutrito con un liquido oleoso, costituito da un concentrato proteico di pesce semidigerito, frammisto ad una sostanza prodotta dalla stessa berta. Quindi gli adulti si trovano sulla terraferma nelle ore diurne per un totale di circa 30 giorni l’anno ciascuno. Trascorsi quasi tre mesi dalla nascita, il pulcino è del tutto ricoperto di penne ed esce allo scoperto, facendo il suo primo volo verso il mare. In ottobre le berte si raccolgono a grossi stormi per iniziare la loro lunga migrazione verso il Sud Africa, attraversando lo Stretto di Gibilterra a migliaia nel periodo a cavallo tra ottobre e novembre; qualcuna si trattiene nel Mediterraneo. Torneranno ai loro siti all'inizio della primavera, tra la fine di marzo e l'inizio d'aprile o poco prima, quindi dopo aver trascorso cinque mesi lontane dai siti riproduttivi. Gli individui immaturi cominciano a frequentare le colonie alcuni anni prima d’iniziare la riproduzione, ma si riproducono per la prima volta dopo circa 5-7 anni dalla nascita (quelle atlantiche addirittura a 9 anni d’età). Studi sulla capacità di orientamento hanno mostrato che le Berte maggiori hanno abilità olfattiva, quanto meno a breve distanza (BENVENUTI et al. 1993); l’uso di un sofisticato registratore di rotta contenente una bussola (DALL’ANTONIA et al. 1995; IOALÉ et al. 1995) ha consentito di dimostrare che le Berte in riproduzione, allontanate anche di alcune centinaia di chilometri dal nido, si mettono subito in viaggio nella direzione corretta seguendo il percorso più breve e conveniente per ritornare via mare al luogo d’origine. Il fattore abiotico principale nel caso della colonia di Linosa è stato in passato il prelievo illegale di uova da parte dei linosani, ora ampiamente diminuito; più recentemente, in coincidenza con l’esplosione demografica della popolazione di Ratti neri (Rattus rattus), il successo riproduttivo di questo Procellariforme è sceso vertiginosamente arrivando ad appena il 30-40%; per questa ragione è stata iniziata un’attività di derattizzazione, che nel 2007 ha portato il successo riproduttivo a valori molto più alti (80-90%). L’attività è ancora in corso, ma si ritiene che per la salvaguardia di questa importantissima colonia debba essere continuato il monitoraggio. La colonia di Berte maggiori nidificanti nell’isola di Linosa è prevalentemente concentrata nella loc. Mannarazza, ricadente all’interno della Riserva Naturale “Isole di Linosa e Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 187 Lampione” affidata in gestione all’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana. La specie nidifica anche a Lampedusa (T. La Mantia e M. Lo Valvo, com. pers.) e a Lampione ed è interessante a tal proposito riportare le parole del GIGLIOLI (1907): “Il 10 agosto 1882 ed ancora il 19 agosto 1890, sbarcando sull’isolotto Lampione, …, vi trovai una piccola colonia di P. Kuhli, mista ad una del H. Eleonorae (…); i nidi del primo erano pure sull’altipiano dell’isola, pochi fuscelli sulla nuda roccia; le femmine covavano e non si mossero al mio avvicinare, dandomi solo qualche beccata ... Ogni nido conteneva un solo ovo e alla mia seconda visita un solo pulcino in peluria”. Il rinvenimento di uova ad agosto è un fatto insolito in quanto le uova sono deposte in modo sincrono verso la fine di maggio ed a metà luglio sono nati tutti i pulcini. IAPICHINO & MASSA (1989) fanno rilevare inoltre come “... in coll. Giglioli (MF) there are only 4 chicks c. 2 weeks old, collected on Lampione, 10 Aug 1882” (“nella coll. Giglioli (Museo La Specola, Firenze) si trovano solo 4 pulcini di circa 2 settimane, raccolti a Lampione il 10 agosto 1882”). Tuttavia nell’”Avifauna Italica” del 1886 il Giglioli si limita a ripetere le osservazioni del 1882, ribadendo: “ne trovai varie coppie nidificanti, alcune colle uova, altre coi pulcini” e ancora nel suo rapporto della visita a Lampione (1912) scrive che raccolse uova e pulcini del Puffinus Kuhlii. Durante i sopralluoghi effettuati nell’ambito della redazione del Piano di Gestione sono stati trovati numerosi nidi in piccole cavità e sotto cespugli di Atriplex halimus. La colonia si può considerare stabile e non sembra esistano fattori abiotici che influiscano negativamente sul suo successo riproduttivo. Secondo osservazioni effettuate nel 2007 e nel 2008 con l’ausilio di strumenti GPS applicati agli adulti di Berta maggiore durante la riproduzione (DELL’ARICCIA et al. in stampa), durante l’allevamento del pulcino gli adulti non rientrano ogni notte per alimentarlo, ma possono saltare anche 4-5 notti consecutive (fino a 7); la mattina le berte lasciano i nidi e si assembrano davanti la Mannarazza, nell’area corrispondente all’Area Marina Protetta, quindi non appena sorge il sole si dirigono verso le zone di foraggiamento. DELL’ARICCIA et al. (in stampa) hanno osservato che se le berte devono andare alla ricerca di cibo per se stesse, si dirigono verso Nord, mentre se devono foraggiarsi per l’alimentazione del pulcino, si dirigono verso Sud, in direzione di Lampedusa o anche più a Sud. Ciò fa pensare che il tipo di pesca che possono effettuare è differente e fa anche riflettere sull’importanza che riveste tutta l’area per la conservazione della popolazione di berte. Quando le berte rientrano all’imbrunire, si ritrovano di nuovo davanti alla Mannarazza, ove attendono il buio prima di entrare a terra. Questo è un momento molto delicato, in cui probabilmente i diversi individui comunicano fra loro o comunque effettuano un certo scambio di informazioni sulle aree di pesca. Da alcuni anni è invalsa la consuetudine da parte di alcuni pescatori linosani di portare i turisti con la barca in mezzo a questi grossi stormi di berte, facendoli involare più volte. Questo disturbo è assolutamente da condannare e va evitato in ogni modo; basterebbe la raccomandazione di tenersi ad una distanza di almeno 200 metri dagli stormi. Berta minore mediterranea (Puffinus yelkouan) – Alle Pelagie è nota con il nome dialettale usato in altre parti della Sicilia (Aragghiuni). Si conosce un sito riproduttivo in falesia a Lampedusa, ma ancora la popolazione non è stata ancora stimata con precisione. La zona di nidificazione è tutta l’area costiera prospiciente Capo Grecale, ove già l’aveva rinvenuta MOLTONI (1970). Il 31 maggio 2008 è stato effettuato un tentativo di censimento ed in quell’occasione, tra le 19,00 e le 21,00 sono stati osservati cinque grossi stormi posati in mare in attesa di entrare dopo il tramonto; gruppetti di 5-7 fino a 15-20 hanno sfilato quasi ininterrottamente prima di formare questi stormi. È verosimile una popolazione di almeno 500 coppie, che risulterebbe una delle maggiori italiane (le principali si trovano in Sardegna). I pulcini della Berta minore si involano dal nido verso la metà di luglio, per cui l’unica possibilità di stimare meglio la popolazione è effettuare un censimento tra marzo e maggio. Sembra che la colonia sia distribuita in un tratto di costa abbastanza ampio, ma probabilmente Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 188 vi sono anche alcune grotte inaccessibili che ospitano piccole colonie. Anche a Linosa vi è stata qualche osservazione e la specie è stata riportata come nidificante da MOLTONI (1970), ma recentemente non si è potuto accertare se questa specie vi si riproduce; probabilmente ciò avviene in loc. Fili. Fino a non molti anni fa le Berte minori dell’Atlantico e del Mediterraneo erano ritenute un’unica specie, ma studi recenti hanno potuto stabilire che si tratta di tre specie distinte, una atlantica (Puffinus puffinus), una mediterranea (P. yelkouan) ed una terza delle sole Baleari (P. mauretanicus). Nel Mediterraneo vivono complessivamente circa 40.000 coppie di Berta minore, la maggioranza delle quali (95%) si riproduce in Europa (BIRDLIFE INTERNATIONAL 2004). La popolazione italiana è stimata tra 7.000 e 14.000 coppie, ma le conoscenze sono ancora scarse ed è molto probabile che la stima debba scendere. Il suo ciclo biologico è molto simile a quello della Berta maggiore, ma è anticipato almeno di 2-3 mesi. Infatti, la Berta minore inizia a frequentare i siti riproduttivi in pieno inverno, a partire dai mesi di novembre-dicembre e depone l’uovo tra la seconda metà di marzo e la prima settimana di aprile. L’incubazione dura 48-52 giorni ed il pulcino lascia il nido dopo altri 60-70 giorni, quindi tra la metà di luglio e l’inizio d’agosto. In totale quindi le Berte minori restano legate ai siti riproduttivi per 8-9 mesi. TUCKER & HEATH (1994) e BIRDLIFE INTERNATIONAL (2004) ritengono che la Berta minore mediterranea abbia popolazioni numericamente stabili ed uno status sicuro, ragione per la quale l’hanno inclusa rispettivamente nelle categorie Spec4 e NonSpecE (specie concentrate soprattutto in Europa, ma con status di conservazione favorevole). Questa scelta deve essere rivista alla luce dei seguenti fatti obiettivi: 1) quando è stata realizzata l’ultima stima da BirdLife International (1990-2000) non erano disponibili dati sull’andamento delle popolazioni per quattro dei nove paesi (45%) abitati dalla specie e solo quattro ritenevano la specie stabile; 2) la popolazione europea (tra 13.000 e 33.000 coppie su una superficie complessiva di 100.000 km2, quasi esclusivamente su isolette) è decisamente modesta e costituisce il 95% della specie; 3) non sono noti casi di popolazioni con andamento positivo, né casi di recenti colonizzazioni di siti nuovi al di fuori di quelli noti storicamente (la Berta minore dell’Atlantico invece ha colonizzato dal 1977 un’isoletta nordamericana al largo del Newfoundland, lontana da ogni altra colonia atlantica nota); 4) non sono conosciute grandi colonie di Berta minore nel Mediterraneo, a differenza di quanto invece si verifica per la Berta maggiore o per la Berta minore dell’Atlantico. In Italia è considerata Vulnerabile (LIPU & WWF 1999) e sebbene l’andamento sia ritenuto stabile, sono riportati casi di decremento locale, la colonia di Pianosa sembra scomparsa per la predazione da parte del Ratto nero (BRICHETTI & FRACASSO 2003). Pertanto, dal punto di vista della futura tutela della specie, sarebbe obiettivamente più corretto considerarla a status vulnerabile ed inserirla nella categoria Spec2, ove peraltro si trova già la Berta minore dell’Atlantico, le cui popolazioni globali sono stimate tra 350.000 e 390.000 coppie (BIRDLIFE INTERNATIONAL 2004). Uccello delle tempeste mediterraneo (Hydrobates pelagicus melitensis) – Il fatto che a Lampedusa abbia un nome dialettale (Millemari o Millimanu) è indicativo che si tratta di specie ben nota ai pescatori. Ha nidificato con certezza a Lampione (MOLTONI 1970), ove la sua presenza però non è stata più verificata recentemente, sebbene sia verosimile. Di particolare interesse è la scoperta di una colonia precedentemente sconosciuta a Lampedusa di questo uccello pelagico in grave declino in tutto il Mediterraneo. Durante i recenti sopralluoghi effettuati nell’ambito della redazione del Piano di Gestione è stato possibile verificare l’esistenza di una colonia probabilmente consistente, ma ancora numericamente da stimare; la nidificazione della colonia, certamente costituita da parecchie decine di coppie, ha luogo all’interno di buchi e cenge inaccessibili; sono necessari ulteriori sopralluoghi. Esistono due sottospecie di Uccello delle tempeste, distinte sia biometricamente sia geneticamente, l’Uccello delle tempeste atlantico (H. p. pelagicus) che vive nell’Oceano Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 189 Atlantico, e l’Uccello delle tempeste mediterraneo (H. p. melitensis) circoscritto al mar Mediterraneo; quest’ultimo è caratterizzato da una taglia maggiore e da differenti parametri riproduttivi (HEMERY & D'ELBÉE 1985; CATALISANO et al. 1988; BRETAGNOLLE 1992; LO VALVO & MASSA 2000; LALANNE et al. 2001). Secondo CAGNON et al. (2004), la divergenza tra la forma atlantica e quella mediterranea è il possibile risultato di cambiamenti paleogeografici nello Stretto di Gibilterra, che hanno causato l’isolamento della popolazione mediterranea, la quale oggi, a differenza di quella atlantica, mostra una bassa differenziazione genetica. L’Uccello delle tempeste mediterraneo trascorre tutto l’inverno in alto mare, ove si nutre di plancton, piccoli pesci, molluschi e crostacei, che preda generalmente senza posarsi. Inizia a frequentare i siti riproduttivi dal mese di aprile, trascorrendo la notte a terra, ove consolida il rapporto con il partner. La deposizione è molto asincrona, a differenza delle altre specie italiane di Procellariformi; in maggio le coppie più precoci iniziano a deporre l’unico uovo di colore bianco, mentre le più tardive depongono alla fine di luglio. Considerato che l’incubazione richiede 40-41 giorni e l’allevamento del pulcino almeno due mesi, i primi involi hanno luogo verso la metà-fine agosto, mentre gli ultimi alla fine di ottobre. I due partners si alternano nella cova con turni di 3-4 giorni e restano a riscaldare il pulcino almeno fino all’età di 7-10 giorni; successivamente trascorrono il giorno in mare, procurando il cibo, con cui alimentano il pulcino nelle ore notturne, dopo averlo semidigerito e concentrato sotto forma di un liquido oleoso altamente proteico; ai pulcini più cresciuti viene fornito cibo appena catturato. Alla fine della riproduzione, tutti lasciano il sito di nidificazione ed effettuano spostamenti di ampiezza variabile, ancora poco noti, ma probabilmente all’interno dell’area mediterranea. Si riproduce in ambienti rocciosi, in buchi, anche profondi, tra le rocce, sotto grossi massi e nelle falesie. La popolazione mediterranea, essendo complessivamente molto piccola ed in decremento, ha parametri riproduttivi ed un tasso di crescita con strategia differente da quella atlantica. I dati disponibili sulla biologia della specie in Sicilia (Is. di Marettimo, Egadi) indicano che alcuni individui possono riprodursi già ad un anno di età e che vi è un elevato tasso di ricambio all’interno della popolazione (LO VALVO & MASSA 2000), fatti che suggerirebbero che a causa di una modesta vita media rispetto alle attese della specie, il reclutamento dei giovani ha luogo in anticipo rispetto alla popolazione atlantica, ove non sono noti casi di riproduzione prima dei 4-5 anni d’età. Recenti ricerche nelle isole mediterranee hanno dimostrato una notevole fedeltà al sito di nascita. Tuttavia, nonostante l’elevata fedeltà al sito riproduttivo, è stato possibile dimostrare un minimo scambio d’individui tra le colonie mediterranee, indice di un modesto flusso genico. Il bacino del Mediterraneo ospita una popolazione veramente piccola di Uccelli delle tempeste, a confronto con quella vivente nell’Atlantico, stimata tra 430.000 e 510.000 coppie (BIRDLIFE INTERNATIONAL 2004). Generalmente nel Mediterraneo questa specie è in diminuzione per varie cause di natura antropica (motonautica da diporto, inquinamento marino, azione predatoria del Ratto nero e del Gabbiano reale) (MASSA & SULTANA 1991). Indubbiamente il maggiore fattore limitante dell’attuale distribuzione dell’Uccello delle tempeste mediterraneo è la presenza di siti sicuri per la riproduzione nelle isolette, ragione per cui le popolazioni mediterranee sono in netta diminuzione. Sebbene TUCKER & HEATH (1994) avessero considerato la specie nel suo complesso “localizzata”, cioè con popolazioni concentrate in pochi siti, e l’avessero inclusa nella categoria Spec2, dieci anni dopo BIRDLIFE INTERNATIONAL (2004) ha modificato lo status in “sicuro” e ha trasferito l’Uccello delle tempeste nella categoria NonSpecE; la spiegazione di ciò sta nel fatto che nel corso degli ultimi anni sono migliorate le conoscenze e le stime numeriche delle popolazioni atlantiche, che, a differenza di quelle mediterranee, hanno mostrato un andamento stabile. Naturalmente questa posizione non è condivisibile sia sul piano biologico che Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 190 conservazionistico, in quanto non tiene conto di un processo di speciazione in atto, della separazione e dell’isolamento delle popolazioni mediterranee; dal punto di vista conservazionistico, sarebbe da riconsiderare seriamente l’opportunità di trattare la sottospecie melitensis del Mediterraneo (specie in statu nascendi) separatamente da quella atlantica, includendola nella categoria Spec2, cioè taxon con popolazioni concentrate in Europa, ove ha uno status di conservazione sfavorevole. Come si diceva sopra, infatti le popolazioni mediterranee sono in declino e gravemente minacciate nei loro siti riproduttivi. La specie è già elencata nell’Allegato I della Direttiva Uccelli, nella Convenzione di Berna e nella Lista Rossa degli Uccelli Italiani come Vulnerabile (LIPU & WWF 1999). L’Uccello delle tempeste mediterraneo, alla luce della sua accertata differenziazione rispetto a quello atlantico, rappresenta un componente irripetibile della biodiversità e la conservazione delle sue popolazioni assume certamente un significato rilevante, che la comunità scientifica non può sottovalutare. Falco della regina (Falco eleonorae) – Questo rapace è un migratore transahariano svernante in Madagascar ed in un’area dell’Africa ad esso prospiciente. Migra verso l’Europa molto tardi (in maggio-giugno) e va ad occupare i siti riproduttivi, in gran parte in falesie di isolette mediterranee e nelle Canarie. Uno di questi siti è proprio a Lampedusa, ove la colonia di Falchi della regina è stimata intorno a 35-40 coppie; queste si insediano quasi all’inizio dell’estate, sfruttando la risorsa alimentare disponibile sull’isola (le popolazioni di insetti, in modo particolare quelle di Ortotteri), quindi iniziano la riproduzione in modo da far coincidere la nascita dei piccoli (metà-fine agosto) con la migrazione autunnale dei Passeriformi. Questi infatti costituiranno le prede principali dei Falchi della regina e consentiranno la crescita dei pulcini, che saranno pronti per l’involo nel mese di ottobre, quando riprenderanno il lungo viaggio verso il Madagascar. Una piccola colonia nidifica anche a Lampione, ove era stata già osservata da GIGLIOLI (1907). A proposito delle visite a Lampione di Giglioli, questo Autore (1907) scriveva: “vi trovai (il 10 agosto del 1882 n.d.a.) una colonia di circa 12 coppie di H. eleonorae. Gli adulti volavano intorno gridando come Gheppi; potei notare che presentavano saggi dei due abiti che riveste questa specie, ma non mi fu dato di ucciderne. Sull’altipiano nudo e roccioso trovai diversi nidi di questo Falco, a terra, fatti con pochi fuscelli; erano frammisti a nidi del Puffinus Kuhli dai quali l’uccello covante non si mosse. Quelli del Falco della Regina contenevano le uova da poco depositate come potei constatare vuotandole; in uno trovai sette uova, caso singolare giacché il numero normale sarebbe tre; la tardiva nidificazione di questa specie, luglio ed agosto, era già nota. Rivisitai la colonia di Lampione con R. Avviso Marcantonio Colonna il 19 agosto 1890; ritrovai i nidi sulla nuda terra con 2 o 3 uova fortemente incubate, ancora fraternamente frammisti a quelli del Puffinus Kuhli, di cui i pulcini erano già nati”. In sede internazionale è stata più volte riconosciuta la necessità di intervenire per garantire la conservazione del Falco della regina in Europa: la Convenzione di Washington lo include nell’allegato I che indica le specie di fauna per le quali sono previste rigorose forme di controllo del commercio; la Convenzione di Bonn lo include nell’allegato II che indica le specie migratrici che devono formare l’oggetto di accordi internazionali; la Convenzione di Berna lo include nell’allegato II che indica le specie di fauna rigorosamente protette; la direttiva n. 79/409/CEE lo include nell’allegato I che indica le specie per le quali sono necessari particolari interventi per la tutela degli habitat; è stato inserito dall’UE tra le specie prioritarie per l’assegnazione dei finanziamenti LIFE Nature, ed è stata promossa la realizzazione di un piano d’azione europeo; a livello nazionale il Falco della regina è incluso tra le specie particolarmente protette ai sensi della legge n. 157/92, art. 2, comma 1. In Italia sono stimate 500-600 coppie, 150-170 delle quali nidificano in Sicilia; a Lampedusa e Lampione si stima una popolazione di 35-50 coppie (SPINA & LEONARDI 2007); durante i recenti censimenti effettuati nell’ambito della redazione del Piano di Gestione è stata stimata Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 191 una popolazione di 8-10 coppie a Lampione, ed una di 45-50 a Lampedusa, quindi lievemente superiore rispetto a quanto noto. Probabilmente la popolazione complessiva è stabile sin dai tempi in cui la trovò per la prima volta Giglioli nel 1882. SPINA & LEONARDI (2007) considerano alta l’importanza dell’impatto antropico su questa specie e propongono lo sviluppo di progetti-pilota di turismo eco-compatibile nelle isole ospitanti colonie di questo Rapace. Durante le nostre osservazioni è emerso che la motonautica da diporto nell’area di nidificazione del Falco della regina a Lampedusa (tra Capo Ponente, le falesie di Albero Sole e lo scoglio Sacramento) è un disturbo molto elevato; numerose imbarcazioni sostano sotto costa, nonostante il divieto espresso nella zona A dell’Area Marina Protetta, causando l’involo dei Falchi della regina ed una certa agitazione, che certamente non giova al ciclo riproduttivo di questi rapaci. Sarebbe sufficiente il rispetto delle norme già esistenti per la conservazione a lungo termine di questo singolare falconiforme coloniale. Nell’isola di Lampione la popolazione non sembra subire particolare disturbo, ma valgono le considerazioni generali fatte per la colonia di Lampedusa. Pellegrino (Falco peregrinus brookei) – A Lampedusa probabilmente nidificano tre coppie ed un’altra coppia nidifica a Linosa; si riproduce anche a Lampione, da dove probabilmente poi si sposta a Lampedusa. A differenza del Falco della regina, il Pellegrino è solitario, stanziale ed inizia la riproduzione molto precocemente, facendo coincidere la nascita dei piccoli con la migrazione primaverile dei Passeriformi. Gheppio (Falco tinnunculus) – Presente a Lampedusa e Linosa con diverse coppie. Durante le fasi di questa indagine è stato possibile raccogliere un congruo numero di borre (parti indigerite delle prede, emesse dopo i pasti), la cui analisi allo stereomicroscopio ha permesso di stabilire che in primavera-estate il Gheppio a Linosa si nutre soprattutto di lucertole e gongili, mentre a Lampedusa la sua dieta è prevalentemente insettivora; in modo particolare a Lampedusa sono frequenti gli Ortotteri, i Formicidi ed alcune specie di Coleotteri (Pachydema hirticollis e Julodis onopordi lampedusanus). Gabbiano reale mediterraneo (Larus michahellis) – Nidificante a Lampione (ove occupa in primavera quasi tutta la superficie utile dell’isola), a Lampedusa e nello Scoglio dei Conigli (una cospicua popolazione in gran parte in falesia) ed a Linosa (una piccola popolazione in loc. Fili). Prevalentemente ittiofago (a differenza delle altre popolazioni siciliane, più opportuniste), durante la migrazione primaverile degli uccelli sfrutta molto questa risorsa, nutrendo i pulcini anche con uccelletti. Dopo la riproduzione (da metà-fine luglio) tende ad abbandonare le isole e portarsi in mare aperto o in altri siti, probabilmente per motivi trofici. La popolazione è stimata circa 1500 coppie, ma probabilmente è maggiore e comunque, attraverso i suoi escrementi, può causare problemi di crescita ed espansione delle specie vegetali ed un conseguente impoverimento della diversità vegetale. Appare pertanto necessario effettuare dei rilevamenti accurati sia nello scoglio di Lampione che nello scoglio dei Conigli, allo scopo di valutare interventi di controllo della popolazione. Tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto) – Questa tortora ha avuto una recente fase di espansione in tutta l’Europa meridionale ed il Nord Africa, che ha interessato anche le isole del Canale di Sicilia, Lampedusa e Linosa comprese, ove essa oggi è comune e diffusa. Essendo una specie spiccatamente antropofila, vive a stretto contatto con l’uomo. La sua comparsa in Sicilia è un fatto recente, le prime coppie hanno occupato l’isola alla fine degli anni ‘80, da allora si è irradiata a macchia d’olio, colonizzando le isole del Canale di Sicilia verso la fine degli anni ‘90. L’evoluzione di questa popolazione siciliana si inquadra in un fenomeno più ampio di espansione dell’areale della specie che ha coinvolto l’intera Europa centro occidentale. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 192 Tortora delle palme (Streptopelia senegalensis) – L’espansione recente in Nord Africa spiega il recente insediamento di una piccola popolazione anche nell’isola di Linosa (2003), ove 1-3 coppie si sono riprodotte regolarmente; negli anni precedenti aveva colonizzato anche Pantelleria, mentre le osservazioni a Lampedusa sono ancora occasionali; tuttavia nel 2005 una coppia si è riprodotta (G. Maraventano, com. pers.). È il caso di sottolineare che queste rappresentano le uniche popolazioni europee. Rondone (Apus apus) – Questa specie, in precedenza ritenuta solo migratrice a Lampedusa, in realtà ha una piccola popolazione nidificante nelle falesie a Nord dell’isola, ove l’abbiamo rinvenuta in data 7 giugno 2008. Barbagianni (Tyto alba) – Il rinvenimento di borre e tracce nelle pareti di una grotta di Cala Galera e a Capo Grecale a Lampedusa indica la presenza di una piccola popolazione stabile sull’isola, stimata in 1-3 coppie. Il Barbagianni è stato più volte osservato anche a Linosa, ma non è certo se vi nidifichi o sia solamente erratico. Non si conosce con esattezza a quale sottospecie appartenga, ma con molta probabilità si tratta della ssp. erlangeri Sclater del Nord Africa. Il suo ruolo è importante come predatore di ratti ed è probabile che le recenti ripetute osservazioni a Linosa siano da mettere in relazione proprio con l’accresciuta popolazione di Ratti neri (Rattus rattus). In futuro si ritiene sia il caso di approfondire lo status tassonomico nelle Pelagie e di considerare l’opportunità di favorire progetti di incremento della popolazione. Le borre raccolte a Lampedusa contenevano resti di Mus domesticus, Rattus rattus e Passer hispaniolensis. Calandrella (Calandrella brachydactyla) – Specie transahariana legata a zone aperte pseudosteppiche quasi prive di vegetazione e ambienti xerici; modeste popolazioni si riproducono sia a Linosa (loc. Mannarazza) che a Lampedusa (soprattutto nell’area aeroportuale). La Calandrella è rara ed in diminuzione in buona parte della Sicilia, generalmente presente con basse densità numeriche; essa è peraltro abbastanza rarefatta in tutto il suo areale, come molti altri Alaudidi. Fino a buona parte del secolo scorso era abbondante in Sicilia, il vistoso decremento evidenzia un tracollo delle popolazioni, tuttora in corso. Passero solitario (Monticola solitarius) – Nidifica sia a Lampedusa che a Linosa; tuttavia, sia a Lampedusa sia a Linosa ha piccole popolazioni, la cui presenza sembra irregolare; in alcuni anni non viene del tutto osservato. Era stato elencato da MOLTONI (1970) a Linosa, ma successivamente non confermato (IAPICHINO & MASSA 1989); un individuo è stato tuttavia osservato il 2/4/1990 (M. Bologna, com. pers.) e SALVO (1998) lo considera ancora nidificante nell’Isola. È probabile che la piccola popolazione locale abbia subito delle oscillazioni che hanno comportato estinzioni e ricolonizzazioni. Beccamoschino iberico (Cisticola juncidis cisticola) – È la sottospecie nordafricana ed iberica, presente anche a Pantelleria e Lampedusa, ove è immigrato in tempi recenti. Riconoscibile dalla sottospecie europea (juncidis) sia per la colorazione meno giallastra sia per il verso di richiamo più gutturale. È una specie che può andare incontro a fluttuazioni numeriche notevoli, tanto da scomparire del tutto in territori di modesta estensione (come appunto sono le piccole isole) e ricolonizzarli in tempi successivi. Questa sottospecie era presente nelle isole del Canale di Sicilia solamente a Pantelleria. Appare evidente che i tentativi di colonizzazione delle Pelagie si ripetono da tempo: un individuo è stato osservato a Lampione il 26 settembre 1980 (IAPICHINO & MASSA 1989), mentre è stato ritenuto probabile nidificante nel 1993 da SALVO (1998) a Lampedusa, ove la nidificazione è stata accertata a partire dal 1995 (T. La Mantia, F. Lo Valvo, oss. pers.). Il canto dei maschi territoriali ha permesso di attribuire la popolazione di Lampedusa alla sottospecie cisticola. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 193 Occhiocotto (Sylvia melanocephala) – Di particolare interesse appare la popolazione di Occhiocotti delle Pelagie, sia per la colorazione particolarmente scura con scarso dimorfismo sessuale, sia per il singolare verso di richiamo; questi aspetti, attualmente in studio, fanno pensare che si tratti di un fenomeno di isolamento che ha segregato caratteri esclusivi. Recenti contatti con ornitologi maletsi hanno permesso di stabilire che anche nelle isole Maltesi l’Occhiocotto ha un canto ed un verso abbastanza differenti da quelli del resto dell’areale e coincidente con quello delle Pelagie, fatto che aumenta l’interesse per uno studio più approfondito di queste popolazioni. Pur essendo una specie molto comune, per le sue caratteristiche uniche, l’Occhiocottto delle Pelagie meriterebbe quindi in futuro un’attenzione molto particolare. Sterpazzola sarda (Sylvia conspicillata) - Questa specie era nota come migratrice per le Pelagie; nell’aprile 1996 è stato osservato a Lampedusa un individuo (T. La Mantia, oss. pers.) in tipico atteggiamento territoriale nei pressi di un Ginepro. Durante la campagna di inanellamento del 1997, inoltre, è stata catturata una femmina con la placca incubatrice. Queste osservazioni fanno ritenere che la sua nidificazione a Lampedusa avvenga almeno irregolarmente. Averla capirossa (Lanius senator) – Piuttosto rara, qualche coppia si ferma a nidificare a Lampedusa; solo recentemente (2005) è stato possibile confermare la sua riproduzione nell’isola (G. Maraventano, com. pers.). Passera mattugia (Passer montanus) – Abbastanza comune e diffusa a Linosa, ove è stanziale; è invece assente a Lampedusa. Passera sarda (Passer hispaniolensis) – Abbastanza comune e diffusa sia a Lampedusa sia a Linosa. Verdone (Carduelis chloris) – Dal 2005 ha colonizzato Lampedusa, ove qualche coppia si riproduce (G. Maraventano, com. pers.). Cardellino (Carduelis carduelis) – Ha popolazioni probabilmente stanziali a Lampedusa, ma è anche migratore, in quanto si osservano piccoli gruppetti in autunno sia a Lampedusa che a Linosa. Fanello (Carduelis cannabina) – È un Passeriforme della famiglia dei Fringillidi, comune, distribuito in buona parte del territorio siciliano, soprattutto in zone con macchia arbustiva; è meno comune in altre parti d’Italia ed Europa, dove è ritenuta una specie in diminuzione. Si riproduce più volte l’anno, anche molto precocemente (già da febbraio in alcuni anni). A Lampedusa è piuttosto scarso, mentre la popolazione nidificante a Linosa è abbondantissima ed occupa quasi ogni habitat; durante l’autunno-inverno, alle popolazioni sedentarie si aggiungono contingenti svernanti abbastanza numerosi ed all’inizio della primavera si avverte una consistente migrazione dal Nord Africa nelle coste meridionali della Sicilia; questo spiega il fatto che, nonostante sia stanziale, a Linosa in autunno ed in primavera si possono osservare gruppetti in migrazione. Costruisce il nido vicino al suolo, su cespugli bassi. Verzellino (Serinus serinus) – Specie in espansione, molto comune in tutta Europa e di recente anche in Nord Africa. È stato osservato con sempre maggiore regolarità a Lampedusa, fino a quando, nel 2007 ha iniziato a nidificare; attualmente è presente con una piccola popolazione stanziale. Strillozzo (Emberiza calandra) - La popolazione di Lampedusa di questa specie è molto numerosa durante il periodo invernale, ma migra altrove durante l’estate; nel mese di aprile si avverte un modesto passaggio dal Nord Africa di alcuni individui, spesso a coppie, che si Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 194 trattengono per qualche giorno cantando. Possibilmente per questo motivo SALVO (1998) ha ritenuto che nel 1993 abbia probabilmente nidificato. Check-list della Fauna invertebrata e descrizione delle specie rinvenute MOLLUSCHI TERRESTRI DI LAMPEDUSA, LAMPIONE E LINOSA Truncatella subcylindrica (L.) (Prosobranchia Truncatellidae) [LAMPEDUSA, LINOSA] Paludinella littorina (Delle Chiaje) (Prosobranchia Assimineidae) [LAMPEDUSA] Ovatella (Myosotella) myosotis (Draparnaud) (Pulmonata Ellobiidae) [LAMPEDUSA, LINOSA, LAMPIONE] Auriculinella (Leucophytia) bidentata (Montagu) (Pulmonata Ellobiidae) [LAMPEDUSA] Granopupa granum (Draparnaud) (Pulmonata Chondrinidae) [LAMPEDUSA] Chondrula (Mastus) pupa (L.) (Pulmonata Enidae) [LAMPEDUSA, LAMPIONE] Oxychilus (Oxychilus) diductus (Westerlund) (Pulmonata Zonitidae) [LAMPEDUSA] Milax nigricans (Philippi) (Pulmonata Milacidae) [LAMPEDUSA] Lehmannia melitensis (Lessona et Pollonera) (Pulmonata Limacidae) [LAMPEDUSA] Limacus flavus (L.) (Pulmonata Limacidae) [LAMPEDUSA, LINOSA] Deroceras sp. (Pulmonata Agrolimacidae) [LAMPEDUSA, LINOSA] Cecilioides (Cecilioides) acicula (Müller) (Pulmonata Ferussaciidae) [LAMPEDUSA, LINOSA] Rumina decollata (L.) (Pulmonata Subuliniidae) [LAMPEDUSA] Lampedusa lopadusae (Calcara) (Pulmonata Clausiliidae) [LAMPEDUSA, LAMPIONE] Sphincterochila (Albea) candidissima (Draparnaud) (Pulmonata Sphincterochiliidae) [LAMPEDUSA, allo stato fossile; LAMPIONE, estinta] Xerotricha apicina (Lamarck) (Pulmonata Hygromiidae) [LAMPEDUSA] Xerotricha conspurcata (Draparnaud) (Pulmonata Hygromiidae) [LAMPEDUSA, LINOSA] Cernuella (Cernuella) virgata (Da Costa) (Pulmonata Hygromiidae) [LAMPEDUSA, LAMPIONE] Cernuella sp. (Pulmonata Hygromiidae) [LAMPEDUSA] Caracollina (Caracollina) lenticula (Michaud) (Pulmonata Hygromiidae) [LAMPEDUSA, LINOSA, LAMPIONE] Trochoidea (Trochoidea) cumiae (Calcara) (Pulmonata Hygromiidae) [LAMPEDUSA, LAMPIONE] Cochlicella acuta (Müller) (Pulmonata Hygromiidae) [LAMPEDUSA] Theba pisana (Müller) (Pulmonata Helicidae) [LAMPEDUSA, LINOSA, LAMPIONE] Eobania vermiculata (Müller) (Pulmonata Helicidae) [LAMPEDUSA, LINOSA, LAMPIONE] Cantareus apertus (Born) (Pulmonata Helicidae) [LAMPEDUSA, LINOSA, LAMPIONE] Cantareus aspersus (Müller) (Pulmonata Helicidae) [LAMPEDUSA, LINOSA] ALTRI ARTROPODI TERRESTRI DI LAMPEDUSA, LAMPIONE E LINOSA, CON RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Le Classi sono in ordine sistematico, gli ordini, le famiglie, i generi e le specie in ordine alfabetico. Per ogni specie è riportato il primo Autore che l’ha citata nell’isola. Le citazioni bibliografiche datate “1960” devono intendersi “in: E. Zavattari, Biogeografia delle Isole Pelagie”; le citazioni datate “1995” devono intendersi “in: B. Massa (ed.), Artropodi di Lampedusa, Linosa e Pantelleria”. ARACHNIDA Acariformes Erythraeidae Balaustium miniatum (Hermann) [LAMPEDUSA: LOMBARDINI 1960] Acariformes Oribatida Achipteria coeloptrata (Linnaeus) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Acrogalumna longipluma (Berlese) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Aphelacarus acarinus (Berlese) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Arthrodamaeus siculus (Berlese) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Austrocarabodes arrogans Perez-Iñigo [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Austrocarabodes ensifer Sellnick [LAMPEDUSA: BERNINI 1995] Austrophthiracarus heterotrichus (Mahunka) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Autognetidae sp. [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Belba cf. meridionalis Bulova-Zachvatkina [LAMPEDUSA: BERNINI 1995; LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 195 Bipassalozetes cf. striatus Mihelcic [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Bursoplophora insularis Kahwash, Subias et Ruiz [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Bursoplophora meridionalis Bernini [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Camisia horrida (Hermann) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Ceradozetes mediocris Berlese [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Chamobates cf. borealis (Trägärdh) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Cosmochthonius lanatus (Michael) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Cosmochthonius plumatus (Berlese) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Cosmochthonius sp. [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, 1999-2000] Cryptacarus promecus Grandjean [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Cryptoplophora abscondita Grandjean [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Ctenacarus araneola (Grandjean) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, 1999-2000] Damaeolus asperatus (Berlese) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Damaeus (Paradamaeus) clavipes (Hermann) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Discoppia (Cylindroppia) cylindrica Perez-Iñigo [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Domaeolus asperatus (Berlese) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Dometorina plantivaga (Berlese) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Dorycranosus splendens (Coggi) [LAMPEDUSA: BERNINI 1995; LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Epilohmannia cylindrica cylindrica (Berlese) [LAMPEDUSA: BERNINI 1995; NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Eupelops torulosus (Koch) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Euremaeus cf. granulatus (Mihelcic) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Fosseremus laciniatus (Berlese) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Haplochthonius sanctaeluciae Bernini [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Hellenamerus ionicus Mahunka [LAMPEDUSA: BERNINI 1995] Hemileius initialis (Berlese) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Hermannia sp. [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Hermanniella dolosa Grandjean [LAMPEDUSA: BERNINI 1995] Hermanniella picea (C.L.Koch) [LAMPEDUSA: BERNINI 1995] Hypochthonius luteus Oudemans [LAMPEDUSA: BERNINI 1995] Jacotella reticulata Ruiz, Kahwsah et Subias [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Joelia fiorii (Coggi) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Krivolutskiella sp. [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Latilamellobates incisellus (Kramer) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Liacarus coracinus (Koch) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Licneremaeus embeyisztinii Mahunka [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Licnodamaeus costula Grandjean [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Lohmannia hungarorum Mahunka [LAMPEDUSA: BERNINI 1995; NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Metabelbella interlamellaris (Pérez-Iñigo) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Microppia minus (Paoli) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Microzetes adansoni (Lions) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Microzetes mirandus (Berlese) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Minunthozetes pseudofusiger (Schweizer) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Mitrozetorchestes emeryi (Coggi) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Mixacarus sp. [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Moritzoppia unicarinata (Paoli) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Multioppia (Multioppia) wilsoni (Aoki) [LAMPEDUSA: BERNINI 1995; LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 196 Neotrichoppia (Confinoppia) confinis (Paoli) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Nortonbelba italica Bernini [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Nothrus anauniensis Canestrini et Fanzago [LAMPEDUSA: BERNINI 1995] Oppia arcidiaconoae Bernini [LAMPEDUSA: BERNINI 1995] Oppia denticulata (Canestrini) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Oppiella nova (Oudemans) [LAMPEDUSA: BERNINI 1995; LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Oribatella berlesei (Michael) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Oribatella hungarica Balogh [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Oxyoppia (Dzarogneta) yepesensis Muñoz-Mingarro [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Papillacarus pseudoaciculatus Mahunka [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Parachipteria petiti Travé [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Parhypochthonius aphidinus Berlese [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Passalozetes africanus Grandjean [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Passalozetes sp. [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Peloptulus trinacriae Arcidiacono [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Peloribates glaber Mihelcic [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Peloribates tunisiensis Mahunka [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Pergalumna altera (Oudemans) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Phtiracarus clavatus Parry [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Phthiracarus lentulus (C.L.Koch) [LAMPEDUSA: BERNINI 1995] Phyllozetes emmae (Berlese) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Pilobates carpetanus Pérez-Iñigo [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Pilogalumna crassiclava (Berlese) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Pilogalumna ornatula Grandjean [LAMPEDUSA: BERNINI 1995] Platyliodes dederleini (Berlese) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Poecilochthonius italicus (Berlese) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Protoplophoridae sp. [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Protoribates capucinus Berlese [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Punctoribates punctum (Koch) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Ramusella (Insculptoppia) insculpta (Paoli) [LAMPEDUSA: BERNINI 1995] Ramusella cf. terricola Subias et Rodriguez [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Ramusella (Ramusella) clavipectinata (Michael) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Ramusella (Rectoppia) mihelcici (Perez-Iñigo) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Ramusella (Rectoppia) cf. sahariensis (Hammer) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Rastellobata rastelligera (Berlese) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Scapheremaeus corniger (Berlese) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Scheloribates cf. barbatulus Mihelcic [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Scheloribates cf. laevigatus (Koch) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Scheloribates latipes (Koch) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Scheloribates pallidulus (Koch) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Scheloribates sp. [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Scutovertex sculptus Michael [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Sellnickochthonius immaculatus (Forsslund) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Sphaerochthonius splendidus (Berlese) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Steganacarus (Tropacarus) brevipilus (Berlese) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Suctobelbella sp. [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Tectocepheus minor Berlese [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Tectocepheus sarekensis Trägardh [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Tectocepheus velatus (Michael) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 197 Thamnacarus longisetosus Bulanova-Zachvatkina [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Trichoribates sp. [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Xenillus cf. tegeocranus (Hermann) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Zetorchetes grandjeani Krisper [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Zygoribatula dactylaris Subias, Ruiz et Kahwash [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Zygoribatula exarata Berlese [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Zygoribatula glabra (Michael) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Zygoribatula propinqua (Oudemans) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004] Acariformes Trombididae Eutrombidium zavattarii Lombardini [LAMPEDUSA: LOMBARDINI 1960] Acariformes Eriophydae Aceria brevipes (Nalepa) [LAMPEDUSA: B.Massa, oss. pers.] Parasitiformes Macrochelidae Macrocheles glaber (Muller) [LAMPEDUSA: LOMBARDINI 1960] Parasitiformes Parasitidae Parasitus reticulatus Berlese [LAMPEDUSA: LOMBARDINI 1960] Araneae Aelurillus lopadusae Cantarella [LAMPEDUSA: CANTARELLA 1983] Aelurillus monardi (Lucas) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Ictidops sp.] Agelena agelenoides (Lucas) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Agelena gracilens C.L.Koch [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Argiope lobata (Pallas) [LAMPEDUSA, LINOSA: PAVESI 1876] Ariadna spinipes (Lucas) [LAMPEDUSA (Sc. CONIGLI): PESARINI 1995] Brachytele icterica (Koch) [LAMPEDUSA: PESARINI 1995] Chalcoscirtus infimus (Simon) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Dipoena braccata (C.L.Koch) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Drassodes lapidosus (Walckenaer) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Drassodes lutescens Koch [LAMPEDUSA: PESARINI 1995] Dysdera crocota C.L. Koch [LAMPEDUSA, LINOSA: ROEWER 1960] Dysdera flagellata Grasshof [LAMPEDUSA: GRASSHOF 1959] Dysdera ninnii Canestrini [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Enoplognatha mandibularis (Lucas) [LAMPEDUSA: PESARINI 1995] Enoplognatha ovata (Clerck) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960 sub Theridion redimitum] Evarcha arcuata (Clerck) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Evarcha falcata (Clerck) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960 sub E.flammata] Filistata insidiatrix (Forskal) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Haplodrassus kulczynskii Lohmander [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Haplodrassus signifer (C.L.Koch) [LAMPEDUSA: PESARINI 1995] Hasarius adansoni Audouin [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Histopona debilis Thorell [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Hogna radiata (Latreille) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Holocnemus pluchii (Scopoli) [LAMPEDUSA: PAVESI 1876 sub Pholcus rivulatus] Ischnocolus tunetanus Pavesi [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Lariniodes cornutus (Clerck) [LAMPEDUSA (Sc. CONIGLI): ROEWER 1960] Latrodectus tredecimguttatus (Rossi) [LAMPEDUSA: PAVESI 1876] Loxosceles rufescens (Dufour) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub L. erythrocephala] Lycosa narbonensis Latreille [LAMPEDUSA: PAVESI 1876] Menemerus semilimbatus (Hahn) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Mesiotelus mauritanicus Simon [LAMPEDUSA: PESARINI 1995] Micrommata formosum Pavesi [LAMPEDUSA: PAVESI 1876] Mithion canestrinii (Pavesi) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Nemesia caementaria (Latreille) [LAMPEDUSA: PAVESI 1876] Neon laevis (Simon) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Neoscona adiantum (Walckenaer) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Epeira adianta] Nomisia exornata (C.L.Koch) [LINOSA: MERTENS 1926] Ozyptila blackwalli Simon [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Palpimanus gibbulus Dufour [LAMPEDUSA: PESARINI 1995] Philodromus histrio (Latreille) [LAMPEDUSA, LINOSA: ROEWER 1960] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 198 Pholcus phalangioides (Fuessly) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Plexippus paykulli Audouin [LAMPEDUSA: PESARINI 1995] Pseudicius encarpatus (Walckenaer) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Scytodes velutina Heinecken e Lowe [LAMPEDUSA: PESARINI 1995] Segestria florentina (Rossi) [LINOSA: ROEWER 1960] Steatoda albomaculata (Degeer) [LAMPEDUSA: PESARINI 1995] Steatoda paykulliana (Walckenaer) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Lithyphantes sp.] Synaema globosum (Fabricius) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Tegenaria parvula Thorell [LAMPEDUSA: ROEWER 1960 sub T. silvestris] Textrix caudata L.Koch [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Textrix coarctata (Dufour) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Textrix flavomaculata (Lucas) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Thanatus vulgaris Simon [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Thomisus onustus (Walckenaer) [LINOSA: ROEWER 1960] Thyene imperialis (Rossi) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Zelotes barbatus (L.Koch) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Zelotes civicus (Simon) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Zelotes pumilus (C.L.Koch) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Opiliones Ptychosoma vitellinum Sorensen [LAMPEDUSA: MARCELLINO 1974] Phalangium targionii (Canestrini) [LAMPEDUSA: MARCELLINO 1974] Metaphalangium propinquum (Lucas) [LAMPEDUSA, LINOSA: DE LERMA 1960] Odiellus lendli (Sorensen) [LAMPEDUSA: TEDESCHI & SCIAKY 1995] Pseudoscorpionida Atemnus politus (E. Simon) [LINOSA: GARDINI 1995] Garypus levantinus Navàs [LAMPEDUSA: BEIER 1961] Hysterochelifer ? spinosus (Beier) [LINOSA: GARDINI 1995] Minniza algerica Beier [LAMPEDUSA: BEIER 1961] Olpium pallipes (H. Lucas) [LINOSA: GARDINI 1995] Solifuga Biton ehrenbergi Karsch [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] Biton velox Simon [LAMPEDUSA: ROEWER 1960] CHILOPODA Cryptops punicus Silvestri [LAMPEDUSA: ZAPPAROLI 1995] Eupolybotrus nudicornis (Gervais) [LAMPEDUSA: MANFREDI 1960] Geophilus insculptus Attems [LAMPEDUSA: ZAPPAROLI 1995] Geophilus poseidonis Verhoeff [LAMPEDUSA: ZAPPAROLI 1995] Henia bicarinata (Meinert) [LAMPEDUSA, LINOSA: ZAPPAROLI 1995] Himantarium gabrielis (Linn‚) [LAMPEDUSA: ZAPPAROLI 1995] Himantarium mediterraneum (Meinert) [LAMPEDUSA, LINOSA: MANFREDI 1960] Hydroschendyla submarina (Grube) [LINOSA: ZAPPAROLI 1995] Lithobius castaneus Newport [LAMPEDUSA: ZAPPAROLI 1995] Lithobius crassipes L.Koch [LAMPEDUSA: MANFREDI 1960; LINOSA: ZAPPAROLI 1995] Lithobius forficatus (Linn‚) [LAMPEDUSA: MANFREDI 1960] Lithobius lapidicola Meinert [LAMPEDUSA: MANFREDI 1960; LINOSA: ZAPPAROLI 1995] Lithobius sicilianus Matic et Darabantau [LAMPEDUSA: ZAPPAROLI 1995] Nannophilus eximius (Meinert) [LAMPEDUSA, LINOSA: ZAPPAROLI 1995] Pachymerium ferrugineum (C.L.Koch) [LAMPEDUSA, LINOSA: MANFREDI 1960] Scolopendra canidens Newport [LAMPEDUSA: PIROTTA 1878; LINOSA: MANFREDI 1960] Scolopendra cingulata Latreille [LAMPEDUSA: ZAPPAROLI 1995] Scutigera coleoptrata (Lnné) [LAMPEDUSA: MANFREDI 1960; LINOSA: ZAPPAROLI 1995] Stigmatogaster dimidiatus (Meinert) [LAMPEDUSA: MANFREDI 1960] CRUSTACEA Branchiopoda Branchipus pasai Cottarelli [LAMPEDUSA: STELLA 1960, sub B. schaefferi; COTTARELLI 1968] Alonella excisa Sars [LAMPEDUSA: STELLA 1960] Copepoda Tropocyclops prasinus (Fischer) [LAMPEDUSA: STELLA 1960] Ostracoda Cypria ophtalmica (Jurine) [LINOSA: BELLAVERE, BENASSI, McKENZIE & ROSSI 1999] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 199 Heterocypris incongruens (Ramdohr) [LAMPEDUSA, LINOSA: BELLAVERE, BENASSI, McKENZIE & ROSSI 1999] Heterocypris salina (Brady) [LAMPEDUSA: BELLAVERE, BENASSI, McKENZIE & ROSSI 1999] Cypridopsis vidua (O.F. Müller) [LAMPEDUSA: BELLAVERE, BENASSI, McKENZIE & ROSSI 1999] Eucypris virens (Jurine) [LINOSA: STELLA 1960, sub Eucypris lilljeborgi (G.W. Müller)] Plesiocypridopsis newtoni (Brady et Robertson) [LAMPEDUSA: STELLA 1960; LINOSA: BELLAVERE, BENASSI, McKENZIE & ROSSI 1999] Potamocypris arcuata (Sars) [LAMPEDUSA, LINOSA: BELLAVERE, BENASSI, McKENZIE & ROSSI 1999] Cladocera Ceriodaphnia quadrangula O. F. Müller, 1785 [LAMPEDUSA: F.Marrone, com. pers.] Chydorus sphaericus (O. F. Müller, 1776) [LAMPEDUSA: F.Marrone, com. pers.] Alona elegans Kurz, 1875 [LAMPEDUSA: F.Marrone, com. pers.] Isopoda Oniscidea Acaeroplastes melanurus (Budde-Lund) [LAMPEDUSA: CARUSO & LOMBARDO 1995] Agabiformius lentus (Budde-Lund) [LAMPEDUSA: CARUSO & LOMBARDO 1995] Agabiformius obtusus (Budde-Lund) [LAMPEDUSA, LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995] Agabiformius pulchellus (Dolff) [LINOSA: ARCANGELI 1960] Armadillidium granulatum Brandt [LAMPEDUSA: ARCANGELI 1960] Armadillidium hirtum pelagicum Arcangeli [Lampione: ARCANGELI 1955] Armadillidium pelagicum Arcangeli [LAMPEDUSA, LINOSA: ARCANGELI 1955] Armadillidium vulgare Latreille [LAMPEDUSA: ARCANGELI 1914] Armadillo officinalis Dumeril [LAMPEDUSA: ARCANGELI 1960] Ctenoscia dorsalis (Verhoeff) [LAMPEDUSA, LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995] Halophiloscia couchi (Kinahan) [LAMPEDUSA, LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995] Halophiloscia hirsuta Verhoeff [LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995; LAMPEDUSA: ARCANGELI 1960] Leptotrichus panzeri (Audouin) [LAMPEDUSA, LINOSA: ARCANGELI 1960] Ligia italica Fabricius [LAMPEDUSA: ARCANGELI 1960; LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995] Metoponorthus pruinosus (Brandt) [LAMPEDUSA, LINOSA: ARCANGELI 1960] Platyarthrus aiasensis Legrand [LAMPEDUSA, LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995] Porcellio buddelundi Simon [LAMPEDUSA: ARCANGELI 1957 sub P. tripolitanus pelagicus] Porcellio laevis Latreille [LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995; LAMPEDUSA: ARCANGELI 1960] Porcellio lamellatus sphinx Verhoeff [LAMPEDUSA, LINOSA: ARCANGELI 1960] Stenoniscus carinatus Silvestri [LAMPEDUSA, LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995] Stenophiloscia zoosterae Verhoeff [LAMPEDUSA: CARUSO & LOMBARDO 1995] Trichoniscus halophilus Vandel [LAMPEDUSA: CARUSO & LOMBARDO 1995] Tylos latreillei s.l. Audouin [LAMPEDUSA: ARCANGELI 1960; LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995] INSECTA Blattodea Blatta orientalis L. [LAMPEDUSA, LINOSA: SALFI 1960] Periplaneta americana L. [LAMPEDUSA: SALFI 1960; LINOSA: SALFI 1927] Polyphaga aegyptiaca (L.) [LAMPEDUSA: SALFI 1960] Heterogamodes ursina (Burmeister) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Loboptera decipiens (Germar) [LAMPEDUSA: SALFI 1960; LINOSA: SALFI 1927] Phyllodromica sp. [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Coleoptera Alleculidae Heliotaurus seidlitzi Reitter [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Omophlus; GOGGI 2004] Coleoptera Anthicidae Anthicus genei La Ferté-Senectére [LINOSA: DE GIOVANNI & FANCELLO 1987; LAMPEDUSA: ARNONE & NARDI 1995] Anthicus laeviceps Baudi [LINOSA, LAMPEDUSA: ARNONE & NARDI 1995] Anthicus tristis tristis W.L.E. Schmidt [LINOSA: GRIDELLI 1960; LAMPEDUSA: KOCH 1931] Cyclodinus m. minutus (La Ferté-Senectére) [LAMPEDUSA: KOCH 1931] Hirticomus hispidus (Rossi) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Hirticomus quadriguttatus (Rossi) [LAMPEDUSA: ARNONE 1992] Microhoria chobauti (Pic) [LAMPEDUSA: ARNONE & NARDI 1995] Omonadus bifasciatus (Rossi) [LINOSA: GRIDELLI 1960] Stricticomus t. trasversalis (A. Villa et G. B. Villa) [LAMPEDUSA: ARNONE & NARDI 1995] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 200 Coleoptera Bostrychoidea (Anobiidae, Bostrychidae, Lyctidae) Gastrallus corsicus Schilsky [LAMPEDUSA: NARDI & RATTI 1995; LINOSA: GOGGI 2004] Gastrallus immarginatus (P.W.J. Muller) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Lasioderma redtenbacheri (Bach) [LAMPEDUSA: NARDI & RATTI 1995] Lasioderma serricorne (Fabricius) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Metholcus cylindricus (Germar) [LAMPEDUSA: NARDI & RATTI 1995; LINOSA: GOGGI 2004] Nicobium castaneum (Olivier) [LINOSA: GOGGI 2004] Scobicia chevrieri (A. Villa et G.B. Villa) [LAMPEDUSA: NARDI & RATTI 1995] Xyletinus bucephalus (Illiger) [LAMPEDUSA: NARDI & RATTI 1995] Xylopertha praeusta (Germar) [LINOSA: GOGGI 2004] Coleoptera Bruchidae Bruchidius bimaculatus (Olivier) [LAMPEDUSA: ZAMPETTI 1995] Bruchidius pusillus (Germar) [LAMPEDUSA: GOGGI 2004] Bruchus signaticornis Gyllenhal [LAMPEDUSA: ZAMPETTI 1995] Spermophagus sericeus (Geoffroyi) [LAMPEDUSA: GOGGI 2004] Coleoptera Buprestidae Anthaxia cichorii (Olivier) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Anthaxia umbellatarum (Fabricius) [LAMPEDUSA: SPARACIO & RATTI 1995] Chrysobotris affinis (Fabricius) [LAMPEDUSA: SPARACIO & RATTI 1995] Julodis onopordi lampedusanus Tassi [LAMPEDUSA: TASSI 1966] Coleoptera Byrrhidae Curimopsis maritima (Marsham) [LAMPEDUSA: FABBRI 1995] Coleoptera Cantharidae Colotes punctatus Erichson [LAMPEDUSA: Poggi in LO VALVO & MASSA 1995] Coleoptera Carabidae Amara cottyi Coquerel [LINOSA: VIGNA TAGLIANTI 1995] Amara metallescens Zimmermann [LINOSA: VIGNA TAGLIANTI 1995] Amara simplex Dejean [LAMPEDUSA: BARAJON 1966; LINOSA: GOGGI 2004] Calathus mollis (Marsham) [LINOSA: ESCHERICH 1893; LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Campalita algirica (Géhin) [LAMPEDUSA, LINOSA: VIGNA TAGLIANTI 1995] Campalita maderae (Fabricius) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Campalita olivieri (Dejean) [LAMPEDUSA: VIGNA TAGLIANTI 1993] Carabus morbillosus morbillosus F. [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887; LINOSA: BARAJON 1966] Carterus cordatus (Dejean) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Cryptophonus tenebrosus (Dejean) [LAMPEDUSA, LINOSA: GRIDELLI 1960] Cylindera trisignata siciliensis (Horn) [LINOSA: GRIDELLI 1944] Cymindis laevistriata Lucas [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960; LINOSA: ESCHERICH 1893 sub axillaris] Cymindis suturalis Dejean [LAMPEDUSA: VIGNA TAGLIANTI 1993; LINOSA: GOGGI 2004] Ditomus opacus (Erichson) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Dromius crucifer crucifer (Lucas) [LAMPEDUSA, LINOSA: GOGGI 2004] Dromius meridionalis Dejean [LINOSA: MAGISTRETTI 1965] Eurynebria complanata (L.) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1926] Harpalus attenuatus Stephens [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960; LINOSA: GOGGI 2004] Laemostenus algerinus (Gory) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Licinus punctulatus (Fabricius) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub L. var. siculus] Lophyra flexuosa circumflexa (Dejean) [LINOSA: LUIGIONI 1929] Lophyridia lunulata (F.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Masoreus a. affinis Chaudoir [LINOSA: VIGNA TAGLIANTI 1995] Masoreus aegyptiacus Dejean [LINOSA: SCHATZMAYR 1936 sub wetterhallii] Metallina ambigua (Dejean) [LAMPEDUSA: VIGNA TAGLIANTI 1995] Microlestes abeillei brisouti Holdh. [LAMPEDUSA: MAGISTRETTI 1965] Microlestes luctuosus Holdhaus [LAMPEDUSA: MAGISTRETTI 1965] Myriochile melancholica (Fabricius) [LAMPEDUSA: VIGNA TAGLIANTI 1995] Olisthopus elongatus Wollaston [LINOSA, LAMPEDUSA: VIGNA TAGLIANTI 1995] Olisthopus fuscatus Dejean [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Ophonus nigripennis Sahlberg [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub O. rufibarbis] Orthomus berytensis Reiche et Saulcy [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Parallelomorphus laevigatus F. [LAMPEDUSA: LUIGIONI 1929] Philorhizus insignis (Lucas) [LAMPEDUSA: SCIAKY 1991] Sphodrus leucophthalmus (L.) [LINOSA: MOLTONI 1970; LAMPEDUSA: VIGNA TAGLIANTI 1995] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 201 Syntomus barbarus Puel [LINOSA: VIGNA TAGLIANTI 1995] Syntomus fuscomaculatus (Motschulsky) [LAMPEDUSA: VIGNA TAGLIANTI 1993; LINOSA: GRIDELLI 1960] Coleoptera Cebrionidae Cebrio sp.1 [LAMPEDUSA: Massa in Lo VALVO & MASSA 1995] Cebrio sp.2 [LAMPEDUSA: Massa in Lo VALVO & MASSA 1995] Coleoptera Cerambycidae Agapanthia asphodeli Latreille [LAMPEDUSA: PISCIOTTA, SAJEVA & SPARACIO 2008] Chlorophorus glabromaculatus Goeze [LAMPEDUSA: PISCIOTTA, SAJEVA & SPARACIO 2008] Chlorophorus varius Muller [LAMPEDUSA: PISCIOTTA, SAJEVA & SPARACIO 2008] Exilia timida Menetries [LAMPEDUSA: ROMANO & SPARACIO 1995 sub Penichroa fasciata (Stephens); LINOSA: GOGGI 2004] Hylotrupes bajulus (Linnaeus) [LAMPEDUSA, LINOSA: GOGGI 2004] Nathrius brevipennis (Mulsant) [LAMPEDUSA: ROMANO & SPARACIO 1995] Niphona picticornis Mulsant [LINOSA: SAMA 1988; LAMPEDUSA: ROMANO & SPARACIO 1995] Parmena algirica Castelnau [LAMPEDUSA: FAILLA TEDALDI 1887; LINOSA: GOGGI 2004; LAMPIONE: SAMA 1988 sub Parmena pubescens (Dalman); GOGGI 2004] Phoracantha recurva Newman [LAMPEDUSA: PISCIOTTA, SAJEVA & SPARACIO 2008] Phymatodes testaceus (L.) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Stenopterus ater Linnaeus [LAMPEDUSA: PISCIOTTA, SAJEVA & SPARACIO 2008] Stenopterus rufus Linnaeus [LAMPEDUSA: PISCIOTTA, SAJEVA & SPARACIO 2008] Trichoferus fasciculatus (Faldermann) [LAMPEDUSA, LINOSA: ROMANO & SPARACIO 1995] Trichoferus holosericeus Rossi [LAMPEDUSA: PISCIOTTA, SAJEVA & SPARACIO 2008] Coleoptera Chrysomelidae Cassida vittata Villers [LAMPEDUSA: GOGGI 2004] Chrysolina bankii (Fabricius) [LAMPEDUSA: Biondi in LO VALVO & MASSA 1995] Chrysolina peregrina erythromera (Lucas) [LAMPEDUSA: Biondi & Daccordi in LO VALVO & MASSA 1995] Crioceris paracenthesis (Linn‚) [LAMPEDUSA: Daccordi in LO VALVO & MASSA 1995] Cryptocephalus crassus Olivier [LAMPEDUSA: Narducci in LO VALVO & MASSA 1995] Cryptocephalus fulvus Goeze [LINOSA: GOGGI 2004] Cryptocephalus politus Suffrian [LAMPEDUSA : GOGGI 2004] Cryptocephalus rugicollis Olivier [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Longitarsus echii (Koch) [LINOSA: Biondi in LO VALVO & MASSA 1995] Pachybrachis sinius (Marceul) [LAMPEDUSA: Daccordi in LO VALVO & MASSA 1995] Pachybrachis testaceus Perris [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Phyllotreta procera (Redtenbacher) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Phyllotreta rufitarsis Allard [LAMPEDUSA: Biondi in LO VALVO & MASSA 1995] Podagrica malvae (Illiger) [LAMPEDUSA: Biondi in LO VALVO & MASSA 1995] Psylliodes hospes Wollaston [LAMPEDUSA: Biondi in LO VALVO & MASSA 1995] Psylliodes inflatus Reiche [LINOSA: Biondi in LO VALVO & MASSA 1995] Psyllodes maroccanus Heikertinger [LINOSA: Biondi in LO VALVO & MASSA 1995] Tituboea biguttata (Olivier) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Coleoptera Cleridae Necrobia ruficollis (Fabricius) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Tarsostenus univittatus (Rossi) [LINOSA: GOGGI 2004] Coleoptera Coccinellidae Adalia bipunctata (L.) [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995] Chilocorus bipustulatus (L.) [LAMPEDUSA: GOGGI 2004] Coccinella algerica Kovar [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892 sub C. septempunctata; CANEPARI 1995] Coccinella undecimpunctata arabica Mader [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995] Exochomus nigripennis (Erichson) [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995] Exochomus pubescens (Kuster) [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995] Henosepilachna elaterii elaterii (Rossi) [LAMPEDUSA: GOGGI 2004] Hippodamia variegata (Goeze) [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995; LINOSA: GOGGI 2004] Myrrha octodecimguttata formosa Costa [LAMPEDUSA, LINOSA: GOGGI 2004] Nephus helgae Fursch [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995] Oenopia doublieri Mulsant [LAMPEDUSA: GOGGI 2004] Psyllobora vigintiduopunctata (L.) [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995] Rhizobius litura Fabricius [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995; LINOSA: GOGGI 2004] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 202 Rhyzobius lophantae (Blaisdell) [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995] Rodolia cardinalis Mulsant [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995] Scymnus apetzi Mulsant [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995] Scymnus interruptus Goeze [LAMPEDUSA: GOGGI 2004] Scymnus nubilus Mulsant [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995 sub S. levaillanti Mulsant; LINOSA: GOGGI 2004] Scymnus pavesii Canepari [LAMPEDUSA: CANEPARI 1983] Scymnus rufipes Fabricius [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Scymnus subvillosus Goeze [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995] Stethorus punctillum Weise [LINOSA: GOGGI 2004] Titthaspis phalerata (Costa) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Micraspis phalerata] Coleoptera Corylophidae Anthrolips obscurus Sahlburg [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Teplinus velatus Mulsant [LAMPEDUSA: GOGGI 2004] Coleoptera Cryptophagidae Atomaria scutellaris Motschulsky [LAMPEDUSA: ANGELINI 1995] Cryptophagus cellaris Scopoli [LINOSA: GOGGI 2004] Cryptophagus postpositus Sahlburg [LAMPEDUSA: ANGELINI 1995] Micrambe vini (Panzer) [LINOSA: GOGGI 2004] Coleoptera Curculionoidea (Apionidae, Attelabidae, Brachyceridae, Curculionidae) Acalles teter Bohemann [LINOSA: GOGGI 2004] Alaocyba lampedusae Dodero [LAMPEDUSA: DODERO 1916] Amaurorhinus obscuripennis Pic [LAMPEDUSA (ISOLA DEI CONIGLI): GOGGI 2004] Apion marchicum Herbst [LAMPEDUSA: GOGGI 2004] Apion pisi (Fabricius) [LINOSA: GOGGI 2004] Apion trifolii (L.) [LINOSA: GOGGI 2004] Aspidapion soror (Rey) [LAMPEDUSA: GOGGI: 2004] Aspidapion radiolus (Marsham) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Apion] Baris coerulescens (Scopoli) [LAMPEDUSA: GOGGI 2004] Brachycerus albidentatus Gyllenhal [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Brachycerus junix Liechtenstein [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Brachycerus schatzmayri Zumpt [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Brachycerus undatus (Fabricius); LINOSA: GOGGI 2004] LINOSA: GOGGI 2004] Ceratapion carduorum (Kirby) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Apion] Ceutorhynchus pallidactylus (Marsham) [LINOSA, LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995] Chiloneus solarii Pesarini [LINOSA: PESARINI 1970] Donus philanthus (Olivier) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960; LINOSA: OSELLA & RITI 1995] Echinodera variegata (Boheman) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995] Gymnetron simum Mulsant et Rey [LAMPEDUSA: ABBAZZI & OSELLA 1992; LINOSA: GOGGI 2004] Horridorhinus asper (Allard) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995; LINOSA: GOGGI 2004] Hypera constans (Boheman) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995] Hypera nigrirostris (Fabricius) [LINOSA: OSELLA & RITI 1995] Hypera postica (Gyllenhal) [LINOSA, LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995] Ischnopterapion cognatum (Hochhut) [LAMPEDUSA: ABBAZZI & OSELLA 1992] Kalcapion semivittatum (Gyllenhal) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Larinus albocinctus Chevrolat [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub L. albomarginatus] Larinus cynarae (Fabricius) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995] Larinus flavescens Germ. [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995] Larinus ursus (Fabricius) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub L. genei] Leptolepturus meridionalis siculus Rottemberg [LAMPEDUSA: ABBAZZI & OSELLA 1992] Lixus angustatus (Fabricius) [LAMPEDUSA, LINOSA: OSELLA & RITI 1995] Lixus brevirostris Boheman [LAMPEDUSA: GOGGI 2004] Lixus fasciculatus Boheman [LINOSA: GOGGI 2004] Lixus filiformis (Fabricius) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995] Lixus junci Boheman [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995] Malvapion malvae (Fabricius) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995; LAMPIONE: GOGGI 2004 sub Apion malvae (Fabricius)] Mogulones geographicus (Goeze) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995] Neumatora depressa Normand [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 203 Otiorhynchus linussae Solari et Solari [LINOSA: SOLARI & SOLARI 1922 sub O. ferdinandi var. linussae] Otiorhynchus lopadusae Solari & Solari [LAMPEDUSA: SOLARI & SOLARI 1922] Otiorhyncus poggii Di Marco, Osella et Zuppa [LAMPIONE: OSELLA & RITI 1995 sub Otiorhynchus sp.; DI MARCO, OSELLA & ZUPPA 2002] Pachytychius squamosus (Gyllenhall) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995] Phyllobius etruscus Desbrochers [LINOSA: GOGGI 2004] Pseudoprotapion astragali (Paykull) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Rhamphus pulicarius Herbst [LINOSA, LAMPEDUSA (ISOLA DEI CONIGLI): GOGGI 2004] Rhynchophorus ferrugineus (Olivier) [LAMPEDUSA: LO VERDE & MASSA 2007] Rhynocyllus conicus Frolich [LAMPEDUSA: GOGGI 2004] Sitona discoideus (Gyllenhal) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Sitona gemellatus (Gyllenhal) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995] Sitona gressorius (Fabricius) [LAMPEDUSA: GOGGI 2004] Sitona hispidulus (Fabricius) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Sitodes] Sitona humeralis Stephens [LAMPEDUSA: MAGNANO & OSELLA 1973] Sitona lineatus (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Sitodes linearis] Sitona macularius (Marsham) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887; LINOSA: OSELLA & RITI 1995] Sitona puncticollis Stephens [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Sitona regensteinensis (Herbst) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Sitona virgatus (Fahraeus) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Smicronyx albosquamosus Wollaston [LINOSA, LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995] Smicronyx pauperculus Wollaston [LAMPEDUSA: ABBAZZI & OSELLA 1992; LINOSA: OSELLA & RITI 1995] Smicronyx rugicollis Rey [LINOSA: GOGGI 2004] Stephanocleonus excoriatus (Gyllenhal) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Stephanocleonus nigrosuturatus (Goeze) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Taenapion rufescens (Gyllenhal) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995] Torneuma clandestinum Magnano et Mifsud [LAMPEDUSA: MAGNANO & MIFSUD 2001] Torneuma doderoi Solari [LAMPEDUSA: ZAVATTARI 1960] Torneuma extinguendum Magnano et Mifsud [LAMPEDUSA: MAGNANO & MIFSUD 2001] Torneuma filum Solari [LAMPEDUSA: ZAVATTARI 1960] Trachyphloeus laticollis Bohemann [LINOSA: GOGGI 2004] Trachyphloeus melitensis Borovec et Osella [LAMPEDUSA: ABBAZZI & OSELLA 1992] Tychius seriepilosus Tournier [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995] Coleoptera Dermestidae Anthrenus biskrensis Reitter [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Anthrenus pimpinellae [LAMPEDUSA: LUIGIONI 1929] Anthrenus verbasci L. [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Attagenus bifasciatus (Olivier) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Dermestes prope frischi [LAMPEDUSA: Poggi in LO VALVO & MASSA 1995] Coleoptera Drilidae Malacogaster nigripes Schauf [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Coleoptera Elateridae Cardiophorus vestigialis Erichson [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960 sub C. hipponensis e C. neotericus] Cardiophorus argiolus Gené [LINOSA: RAGUSA 1893-94; cfr. PLATIA 1994] Coleoptera Histeridae Atholus d. duodecimstriatus (Schrank) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892 sub Hister] Hypocaccus brasiliensis (Paykull) [LAMPEDUSA: VIENNA 1995] Hypocaccus d. dimidiatus (Illiger) [LAMPEDUSA: VIENNA 1995] Pactolinus major (L.) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Saprinus chalcites (Illiger) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892 sub S. rugifrons] Saprinus detersus (Illiger) [LAMPEDUSA: VIENNA 1995] Saprinus georgicus Marseul [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Saprinus s. semipunctatus (Fabricius) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Saprinus subnitescens Bickhardt [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Coleoptera Hydrophilidae Dactylosternum abdominale F. [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Coleoptera Kateretidae Brachypterus glaber Stephens [LAMPEDUSA, LINOSA: AUDISIO 1995] Coleoptera Lampyridae Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 204 Malacogaster nigripes Schauf. sensu Gridelli 1960 [LAMPEDUSA: Poggi in LO VALVO & MASSA 1995] Coleoptera Lariidae Spermophagus sp. [LAMPEDUSA: Poggi in LO VALVO & MASSA 1995] Coleoptera Latridiidae Corticaria fulvipes (Comolli) [LAMPEDUSA: ANGELINI 1995; LINOSA: GOGGI 2004] Corticaria gibbosa (Herbst) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892 sub Melanophthalma gibbosa] Melanophthalma taurica (Mannh.) [LAMPEDUSA, LINOSA: ANGELINI 1995] Metophthalmus siculus Binaghi [LAMPEDUSA: BINAGHI 1946] Coleoptera Meloidae Actenodia distincta (Chevrolat) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Meloe brevicollis Panzer [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Meloe mediterraneus G. Muller [LAMPEDUSA: BOLOGNA 1988] Meloe murinus Brandt et Erichson [LAMPEDUSA: BOLOGNA 1991] Meloe tuccius Rossi [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Mylabris variabilis (Pallas) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Coleoptera Melyridae Aplocnemus pectinatus (Kuster) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Haplocnemus sp.; LIBERTI 1995, incluso Scoglio dei Conigli] Attalus sicanus [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub A. dalmatinus] Charopus apicalis Kiesenwetter [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub C. concolor] Cyrtosus dispar (Fairmaire) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Danacea sp. [LAMPEDUSA, LINOSA: GRIDELLI 1960] Dasitidius ragusai (Prochazka) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892 sub D. medius] Dasytes nigroaeneus Kuster [LAMPEDUSA: LIBERTI 1995] Dasytes productus Schilsky [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub D. griseus; GRIDELLI 1960 sub D. calabrus] Hypebaeus flavicollis (Erichson) [LAMPEDUSA: LIBERTI 1995] Psilothrix aureola Kiesenwetter [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Coleoptera Merophysiidae Cholovocera sp. [LAMPEDUSA: Poggi in LO VALVO & MASSA 1995] Coleoptera Mordellidae Mordellistena emeryi Schulsky [LAMPEDUSA: FRANCISCOLO 1991] Mordellistena irritans Franciscolo [LAMPEDUSA: FRANCISCOLO 1991] Mordellistena neuwaldeggiana Panzer [LAMPEDUSA: LUIGIONI 1929] Mordellistena oranensis Pic [LAMPIONE: GOGGI 2004] Mordellistena perroudi Mulsant [LAMPEDUSA: FRANCISCOLO 1991] Coleoptera Mycetophagidae Berginus tamarisci Wollaston [LAMPEDUSA: Poggi in LO VALVO & MASSA 1995; LINOSA: GOGGI 2004] Coleoptera Nitidulidae Carpophilus freemani Dobson [LAMPEDUSA, LINOSA: AUDISIO 1995] Carpophilus hemipterus (L.) [LAMPEDUSA: AUDISIO 1995] Carpophilus mutilatus Erichson [LAMPEDUSA: AUDISIO 1995] Carpophilus obsoletus Erichson [LAMPEDUSA: AUDISIO 1995] Nitidula carnaria (Schaller) [LAMPEDUSA: AUDISIO 1995] Nitidula flavomaculata Rossi [LAMPEDUSA: AUDISIO 1995] Meligeths rotundicollis Brisout [LAMPEDUSA: AUDISIO 1995] Coleoptera Oedemeridae Oedemera algerica Pic [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub O. barbara e O. flavipes?; MAGISTRETTI 1967; BOLOGNA 1995 sub O. abdominalis Pic] Coleoptera Phalacridae Olibrus affinis Sturm [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892 sub O. discoideus; LINOSA: CANEPARI 1995] Olibrus castaneus Baudi [LAMPEDUSA, LINOSA: GOGGI 2004] Olibrus particeps Mulsant [LAMPEDUSA, LINOSA: GOGGI 2004] Phalacrus coruscus Panzer [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Coleoptera Pselaphidae Brachygluta simplex hipponensis (Saulcy) [LAMPEDUSA: MEGGIOLARO 1960] Faronus aubei Lucas [LAMPEDUSA, LINOSA: POGGI 1995] Coleoptera Ptinidae Dignomus brevipilis (Desbrochers) [LINOSA: GOGGI 2004] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 205 Niptodes elongatus Boieldieu [LAMPEDUSA: GOGGI 2004] Niptodes nobilis Reitter [LAMPEDUSA: LUIGIONI 1929] Coleoptera Scarabaeoidea (Aphodiidae, Cetoniidae, Dynastidae, Geotrupidae, Hybosoridae, Melolonthidae, Scarabaeidae, Trogidae) Aethiessa floralis F. [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Aphodius beduinus Reitter [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Aphodius ghardimaouensis Balthasar [LAMPEDUSA: LUIGIONI 1929; LINOSA: ARNONE, CARPANETO & PIATTELLA 1995] Aphodius granarius (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887; LINOSA: ESCHERICH 1893] Aphodius hydrochaeris (Fabricius) [LINOSA: ESCHERICH 1893; LAMPEDUSA: ARNONE, CARPANETO & PIATTELLA 1995] Aphodius lineolatus Illiger [LAMPEDUSA: ARNONE, CARPANETO & PIATTELLA 1995] Aphodius lividus (Olivier) [LINOSA: GRIDELLI 1960] Aphodius vitellinus Klug [LAMPEDUSA, LINOSA: GRIDELLI 1960] Brindalus porcicollis (Illiger) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Bubas bison (L.) [LINOSA: ARNONE, CARPANETO & PIATTELLA 1995] Cetonia aurata sicula Aliquò [LINOSA: GOGGI 2004] Chironitis hirroratus (Rossi) [LAMPEDUSA: LUIGIONI 1929] Copris h. hispanus (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Hybosorus illigeri Reiche [LINOSA: ARNONE, CARPANETO & PIATTELLA 1995] Pachydema hirticollis (Fabricius) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892;] Phyllognatus excavatus (Forster) [LINOSA: ESCHERICH 1893 sub P.silenus] Pleurophorus caesus (Creutzer) [LAMPEDUSA: PITTINO & MARIANI 1986] Potosia c. cuprea (Fabricius) [LAMPEDUSA: SABATINELLI 1978 sub Protaetia] Pseudoapterogyna vorax (Marseul) [LAMPEDUSA: BARAUD 1977; LAMPIONE, LINOSA: GOGGI 2004] Rhyssemus plicatus Germar [LINOSA: LUIGIONI 1929] Tropinota s. squalida (Scopoli) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1930] Trox fabricii Reiche [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Coleoptera Scraptiidae Anaspis akaira Franciscolo [LAMPEDUSA: FRANCISCOLO 1991] Anaspis veris Franciscolo [LINOSA: FRANCISCOLO 1991 sub Anaspis sp.; GOGGI 2004] Coleoptera Scolytidae Hypoborus ficus Erichson [LAMPEDUSA: Masutti in LO VALVO & MASSA 1995] Phloeotribus scarabaeoides Bernard [LINOSA: GOGGI 2004] Pityogenes chalcographus (L.) [LINOSA: GOGGI 2004] Coleoptera Scydmaenidae Pseudoeudesis sulcipennis lampedusae Binaghi [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Cephennium sp. [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Scydmaenus antidotus Germar [LAMPEDUSA: POGGI 1980] Scydmaenus tarsatus Müller et Kunze [LAMPEDUSA: GOGGI 2004] Coleoptera Staphylinidae Aleochara puberula Klug [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Aleochara tristis Gravh. [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Aleochara bipustulata L. [LAMPEDUSA, LINOSA: GRIDELLI 1960] Atheta picipennis Mannh. [LINOSA: ESCHERICH 1893] Bledius s. spectabilis Kraatz [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Conosoma pedicularium (Gravh.) [LINOSA: ESCHERICH 1893] Conosoma pubescens Gravh. [LINOSA: ESCHERICH 1893] Conosoma testaceum (F.) [LINOSA: ESCHERICH 1893 sub C. pubescens] Creophilus maxillosus (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Entomoculia sp. [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Epomotylus sculptus (Gravh.) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Heterothops dissimilis Gravenhorst [LINOSA: GOGGI 2004] Leptotyphlopsis lopadusae Bordoni [LAMPEDUSA: BORDONI 1973] Medon pocofer Peyron [LINOSA: ESCHERICH 1893] Mycetoporus mulsanti Ganglbauer [LINOSA: GOGGI 2004] Ocypus olens Muller [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887; LINOSA: ESCHERICH 1893] Onotylus complanatus (Erichson) [LINOSA: ESCHERICH 1893] Oxytelops speculifrons (Kr.) [LINOSA: ESCHERICH 1893] Philonthus concinnus Gravh. [LAMPEDUSA, LINOSA: GRIDELLI 1960] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 206 Quedius picipennis Payk [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1924] Tachyporus pusillus Gravh. [LINOSA: ESCHERICH 1893] Coleoptera Tenebrionidae Akis spinosa barbara Solier [LINOSA: ESCHERICH 1893; LAMPEDUSA: MARCUZZI 1970] Allophylax costatipennis (Lucas) [LAMPEDUSA: CANZONERI 1972] Alphasida puncticollis tirelli Leoni [LAMPEDUSA: CANZONERI 1972] Alphasida puncticollis moltonii Canzoneri [LAMPIONE: CANZONERI 1972] Alphitobius diaperinus (Panzer) [LINOSA: GOGGI 2004] Ammobius rufus Lucas [LAMPEDUSA: FOCARILE 1969] Anemia brevicollis (Voll.) [LINOSA: ALIQUÒ 1993] Anemia sardoa Gené [LINOSA: ALIQUÒ 1993] Asida minima Reitter [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Blaps gigas (L.) [ LINOSA, LAMPEDUSA: CANZONERI 1972] Blaps nitens Castelnau [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Cataphronetis crenata (Germar) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Catomus rotundicollis (Guérin) [LINOSA, LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Clitobius ovatus (Erichson) [LAMPEDUSA: ALIQUÒ 1993] Erodius audouini peyroleri Solier [LAMPEDUSA: RAGUSA 1897] Eutagenia aegyptiaca tunisea Normand [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960; GOGGI 2004] Gonocephalum assimile Kuster [LINOSA: GOGGI 2004] Gonocephalum obscurum (Küster) [LINOSA, LAMPEDUSA: ALIQUÒ 1993] Gonocephalum perplexum Lucas [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Gonocephalum rusticum (Olivier) [LINOSA, LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Gonocephalum setulosum Fald. [LINOSA, LAMPEDUSA: CANZONERI 1972] Heliopathes avarus Mulsant [LAMPEDUSA: CANZONERI 1972] Himatismus villosus (Haag) [LINOSA: CANZONERI 1972] Machlopsis doderoi Gridelli [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960; LAMPIONE: GOGGI 2004] Microtelus lethyerryi Reiche [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Nalassus aemulus (Küster) [LINOSA: GRIDELLI 1960] Opatroides punctulatus Brullé [LINOSA: ESCHERICH 1893] Opatrum validum rottembergi Canzoneri [LAMPIONE: CANZONERI 1972] Opatrum sp. [LINOSA: ESCHERICH 1893] Pachychila dejeani doderoi Peyerimoff [LAMPEDUSA: CANZONERI 1972] Pachychila tazmaltensis (Desbrochers) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960] Phaleria acuminata Rüst. [LAMPEDUSA: CANZONERI 1972] Phaleria bimaculata (L.) [LAMPEDUSA: CANZONERI 1972] Pseudoseriscius griseovestitus (Fairmaire) [LINOSA: CANZONERI 1972] Scaurus striatus F. [LINOSA, LAMPEDUSA: CANZONERI 1972] Scaurus tristis Olivier [LINOSA: ESCHERICH 1893; LAMPEDUSA: CANZONERI 1972] Stenosis brignonei Koch [LAMPEDUSA: KOCH 1935; LINOSA: CANZONERI 1972] Stenosis obliterata Solier [LINOSA: ESCHERICH 1893] Stenosis sardoa (Küster) [LAMPEDUSA, LINOSA: GRIDELLI 1960] Tentyria grossa sommieri Baudi [LINOSA: BAUDI 1883; LAMPIONE: CANZONERI 1972] Tentyria laevigata Solier [LINOSA: ESCHERICH 1893] Trachyscelis aphodioides lopadusae Koch [LAMPEDUSA: FOCARILE 1969] Xanthomus pallidus ghidinii Canzoneri [LAMPEDUSA: FOCARILE 1969; CANZONERI 1972] Coleoptera Thorictidae Thorictus grandicollis (Germar) [LINOSA: GOGGI 2004] Collembola Hypogastrura denticulata (Bagnall) [LAMPEDUSA: FANCIULLI & DALLAI 1995] Lepidocyrtus lignorum Fabricius [LINOSA: FANCIULLI & DALLAI 1995] Onychiurus lampedusae Fanciulli & Dallai [LAMPEDUSA: FANCIULLI & DALLAI 1995] Pseudosinella cf. fallax Borner [LAMPEDUSA: FANCIULLI & DALLAI 1995] Dermaptera Forficula auricularia L. [LAMPEDUSA: SALFI 1960; LINOSA: CAPRA 1973] Labidura riparia (Pallas) [LAMPEDUSA: SALFI 1960] Euborellia moesta (Gené) [LAMPEDUSA, LINOSA: SALFI 1960] Euborellia annulipes (Lucas) [LINOSA: VIGNA TAGLIANTI 1992] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 207 Diptera Agromyzidae, Asilidae, Bombyliidae, Calliphoridae, Cecidomyiidae, Chloropidae, Chyromyidae, Culicidae, Dolichopodidae, Ephydridae, Hippoboscidae, Larvaevoridae, Micropezidae, Muscidae, Phoridae, Pipunculidae, Psychodidae, Sarcophagidae, Sciaridae, Sphaeroceridae, Syrphidae, Tachinidae, Tephritidae, Therevidae, Tripetidae Acanthiophilus helianthi Rossi [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Aedes rusticus (Rossi) [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Asphondylia capparis Rübsaamen [LINOSA: SKUHRAVÁ, SKUHRAVÝ & MASSA 2007; LAMPEDUSA: leg. B. Massa su Capparis spinosa] Asphondylia conglomerata De Stefani [LAMPEDUSA: leg. B. Massa su Atriplex halimus] Bombylius cruciatus-leucopygus Macq. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Calobata ? cibaria L. [LINOSA: VENTURI 1960] Capparimyia savastani (Martelli) [LINOSA, LAMPEDUSA: leg. B. Massa su Capparis spinosa] Cerdistus erythrurus Meigen [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Cerioides vespiformis Latreille [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Culex pipiens L. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Empidideicus hungaricus Thalhammer [LINOSA: RASPI 1995] Ephydra bivittata Loew [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Ephydra macellaria Egger [LINOSA: VENTURI 1960] Epistrophe balteata Deg. [LINOSA: VENTURI 1960] Eristalomyia tenax L. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Eudorylas ruralis Meigen [LINOSA: RASPI 1995] Eumerus graecus Beck. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Eumerus lunatus Fabricius [LINOSA: VENTURI 1960] Eumerus olivaceus Fabricius [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Exoprosopa jacchus Fabricius [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Exoprosopa megerlei-consanguinea Macq. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Exoprosopa rivularis Meigen [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Hapropogon exquisitus Wiedn. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Hippobosca equina L. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Hylemia sp. [LINOSA: VENTURI 1960] Lasiopticus albomaculatus Macq. [LAMPEDUSA, LINOSA: VENTURI 1960] Lasiopticus pyrastri L. [LAMPEDUSA, LINOSA: VENTURI 1960] Lathyrophthalmus aeneus Scopoli [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Lestodiplosis sp. [LINOSA: RASPI 1995] Lucilia sp. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Machimus pilipes Meig. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Megaselia alterata (Wood) [LINOSA: RASPI 1995] Megaselia pygmaea (Zeller) [LINOSA: RASPI 1995] Megaselia scalaris (Loew) [LINOSA: RASPI 1995] Mintho praeceps Fabricius [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Musca domestica L. [LAMPEDUSA, LINOSA: VENTURI 1960] Musca vitripennis Meigen [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Muscina stabulans Fallen [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Paragus strigatus Meigen [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Paragus tibialis Fallen [LAMPEDUSA, LINOSA: VENTURI 1960] Paroxyna tessellata Loew [LAMPEDUSA, LINOSA: VENTURI 1960] Phytomyza phillyreae Hering [LAMPEDUSA: leg. T. La Mantia] Pyrellia cadaverina L. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Salentia fuscipennis Costa [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Sarcophaga ? balanina Pand. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Sarcophaga haemorrhoidalis Fallen [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Sarcophila latifrons Fallen [LAMPEDUSA, LINOSA: VENTURI 1960] Scatella dichaeta Loew [LINOSA: VENTURI 1960] Sciapus euzonus (Loew) [LINOSA: RASPI 1995] Sphaerophoria menthastri L. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Sphaerophoria rueppelli Wied. [LAMPEDUSA, LINOSA: VENTURI 1960] Sphaerophoria scripta L. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Sphenella marginata Fall. [LAMPEDUSA, LINOSA: VENTURI 1960] Syritta pipiens L. [LINOSA: VENTURI 1960] Syrphus corollae Fabricius [LAMPEDUSA: VENTURI 1960] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 208 Trachysiphonella scutellata (Von Roser) [LINOSA: RASPI 1995] Trypanea stellata Fuessl [LINOSA: VENTURI 1960] Hymenoptera Andrenidae Andrena flavipes Panzer [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Andrena morio lugubris Erichson [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Andrena senecionis Perez [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Panurgus dentipes pici Perez [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Hymenoptera Anthophoridae Amegilla quadrifasciata (Villers) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Ceratina callosa (Fabricius) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Ceratina cucurbitina (Rossi) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Ceratina saundersi Daly [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Eucera grisea Fabricius [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Eucera notata Lepeletier [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Eucera oraniensis Lepeletier [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Nomada agrestis Fabricius [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Pasites maculatus Jurine [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Thyreus histrionicus (Illiger) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Thyreus ramosus (Lepeletier) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Xylocopa violacea (L.) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Hymenoptera Apidae Apis mellifera L. [LAMPEDUSA, LINOSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Hymenoptera Apterogynidae Apterogyna dorsostriata André [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1995] Hymenoptera Bethylidae Epyris rufimanus Kieffer [LINOSA: OLMI 1995] Holepyris glabratus (Fabricius) [LINOSA: OLMI 1995] Hymenoptera Braconidae Agathis umbellatarum Nees [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Lysiphlebus confusus Tremblay et Eady [LINOSA: Tremblay in Lo VALVO & MASSA 1995] Lysaphidus sp. [LINOSA: Tremblay in Lo VALVO & MASSA 1995] Hymenoptera Chalcidoidea Anagyrus matritensis (Mercet) [LINOSA: Viggiani in Lo VALVO & MASSA 1995] Psilochalcis benoisti (Steffan) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Lymaenon litoralis (Hal.) [LINOSA: Jesu in Lo VALVO & MASSA 1995] Metaphycus aff. asterolecanti (Mercet) [LINOSA: Viggiani in Lo VALVO & MASSA 1995] Hymenoptera Colletidae Colletes dimidiatus nigricans Gistel [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Colletes dimidiatus siciliensis Noskiewicz [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Hylaeus annularis (Kirby) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Prosopis annularis] Hylaeus bifasciatus (Jurine) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Hylaeus clypearis (Schenck) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Hylaeus gredleri Foerster [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Hylaeus hyperpunctatus (Strand) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Hylaeus imparilis Foerster [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Hylaeus taeniolatus Foerster [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Hylaeus variegatus (Fabricius) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Hymenoptera Chrysididae Chrysis auriceps Mader [LAMPEDUSA, LINOSA: ARNONE & ROMANO 1995] Chrysis cerastes Abeille [LAMPEDUSA: INVREA 1957] Chrysis exsulans Dahlbom [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1995] Chrysis leachii Shuckard [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1995] Pseudomalus auratus (L.) [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1995] Hymenoptera Dryinidae Gonatopus atlanticus Olmi [LINOSA: OLMI 1995] Hymenoptera Eumenidae Ancistrocerus biphaleratus triphaleratus (Saussure) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957 sub A. triphaleratus] Ancistrocerus gazella (Panzer) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Eumenes c. coarctatus (L.) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Eumenes coarctatus maroccanus Gusenleitner [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 209 Eumenes cyrenaicus pseudogermanicus Bluethgen [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Eumenes dubius Saussure [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Eumenes mediterraneus Kriechbauer [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Eumenes pomiformis (Fabricius) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]; Euodynerus variegatus (Fabricius) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Leptochilus medanae (Gribodo) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Pseudepipona tripunctata (Fabricius) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Tachyancistrocerus rhodensis (Saussure) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Hymenoptera Formicidae Aphaenogaster crocea André [LAMPEDUSA: BERNARD 1958] Aphaenogaster pallida (Nylander) [LAMPEDUSA: MEI 1995] Aphaenogaster sardoa Mayr [LAMPEDUSA: BARONI URBANI 1971] Aphaenogaster subterranea (Latreille) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Camponotus barbaricus Emery [LAMPEDUSA, LINOSA: BARONI URBANI 1971] Camponotus micans (Nylander) [LAMPEDUSA: MEI 1995; LINOSA: BARONI URBANI 1971] Camponotus pilicornis siculus Emery [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Hypoponera abeillei (André) [LAMPEDUSA: MEI 1995] Hypoponera ragusai (Emery) [LAMPEDUSA, LINOSA: MEI 1992] Lepisiota frauenfeldi (Mayr) [LAMPEDUSA: MEI 1995; LINOSA: BARONI URBANI 1971] Leptothorax sp.1 [LAMPEDUSA, LINOSA: MEI 1995] Leptothorax sp.2 [LINOSA: MEI 1995] Leptothorax sp.3 [LAMPEDUSA: MEI 1995] Leptothorax sp.4 [LINOSA: MEI 1995] Leptothorax sp.5 [LAMPEDUSA: MEI 1995] Linepithema humile (Mayr) [LAMPEDUSA: MEI 1995] Messor barbarus (Linné) [LAMPEDUSA: BERNARD 1958] Messor capitatus (Latreille) [LAMPEDUSA: BERNARD 1958] Messor sanctus obscuriventris Karawajew [LINOSA: BERNARD 1956] Monomorium sommieri Emery [LAMPEDUSA: BERNARD 1960] Monomorium subopacum (F. Smith) [LINOSA: MEI 1995] Pheidole pallidula (Nylander) [LAMPEDUSA: MEI 1995] Pheidole sinaitica Mayr [LAMPEDUSA: BERNARD 1958] Plagiolepis barbara Santschi [LAMPEDUSA, LINOSA: MEI 1995] Solenopsis sp. [LAMPEDUSA: EMERY 1916 sub S. orbula] Tapinoma simrothi Krausse [LAMPEDUSA: MEI 1995; LINOSA: BARONI URBANI 1971 sub T. erraticum] Tetramorium biskrense kahenae Menozzi [LAMPEDUSA: BERNARD 1958] Tetramorium caespitum (Linné) [LAMPEDUSA: BERNARD 1958] Tetramorium pelagium Poldi [LINOSA: MEI 1995] Tetramorium punicum (F.Smith) [LAMPEDUSA: BERNARD 1958] Tetramorium semilaeve ssp. [LAMPEDUSA: MEI 1995] Trichoscapa membranifera (Emery) [LAMPEDUSA: MEI 1992] Hymenoptera Gasteruptionidae Gasteruption jaculator (L.) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Gasteruption diversipes (Abeille) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Hymenoptera Halictidae Halictus fulvipes (Klug) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Halictus gemmeus Dours [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Halictus tectus Radoszkowski [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Lasioglossum malachurum (Brullé) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Lasioglossum minutissimum (Kirby) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Lasioglossum pallens (Brullé) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub H. lineolatus] Lasioglossum subhirtum (Lepeletier) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Lasioglossum transitorium planulum (Perez) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Lasioglossum villosulum (Kirby) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Pseudapis unidentata (Olivier) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Sphecodes marginatus Hagens [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Hymenoptera Ichneumonidae Anomalon cruentatum (Geoffroy) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Aritranis heliophilus (Tschek) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Cryptus spinosus Gravenhorst [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 210 Ctenochares bicolorus (L.) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Enicospilus undulatus (Gravenhorst) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Exeristes roborator (Fabricius) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Heterischnus ridibundus (Costa) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Ophion luteus L. [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Aphion] Pimpla hypochondriaca (Retzius) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Sinophorus xanthostomus (Gravenhorst) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Syzeuctus irrisorius (Rossi) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Hymenoptera Leucospidae Leucospis dorsigera Fabricius [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Leucospis gigas Fabricius [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Leucospis miniata Klug [LAMPEDUSA: CALECA, LO VERDE & MASSA 1995] Hymenoptera Megachilidae Chalicodoma sicula (Rossi) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Coelioxys afra Lepeletier [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Hoplitis curvipes (Morawitz) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Megachile apicalis Spinola [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Megachile argentata (Fabricius) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Megachile pilidens Alfken [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Osmia ferruginea Latreille [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub O. igneopurpurea] Osmia latreillei (Spinola) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Osmia notata (Fabricius) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Osmia tricornis Latreille [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Hymenoptera Melittidae Dasypoda altercator (Harris) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Hymenoptera Mutillidae Dasylabris atrata (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Dasylabris atrataria Petersen [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1995] Myrmilla capitata (Lucas) [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1995] Mutilla quinquemaculata Cyrillus [LAMPEDUSA: MATTEINI PALMERINI 1992] Mutilla barbara L. [LAMPEDUSA: INVREA 1957; LINOSA: ARNONE & ROMANO 1995] Mutilla marocana Olivier [LAMPEDUSA: INVREA 1957] Smicromyrme punctata (Latreille) [LAMPEDUSA: INVREA 1957] Smicromyrme lampedusia Invrea [LAMPEDUSA: INVREA 1957] Smicromyrme partita (Klug) [LAMPEDUSA: INVREA 1957] Smicromyrme suberrata Invrea [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1995] Smicromyrme pusilla (Klug) [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1995] Hymenoptera Pompilidae Agenioideus arenicola (Priesner) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Agenioideus dichrous (Brullé) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Agenioideus nubecula (Costa) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Agenioideus usurarius (Tournier) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Anoplius v. viaticus (L.) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Anospilus orbitalis (Costa) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Aporus bicolor hirtipennis (Saunders) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Cryptocheilus discolor (Fabricius) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Entomobora crassitarsis punica (Haupt) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Episyron r. rufipes (L.) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Microphadnus pumilus (Costa) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Hymenoptera Scoliidae Dasyscolia ciliata (Fabricius) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Scolia carbonaria (L.) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1960] Hymenoptera Sphecidae Astata boops (Schrank) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Bembix oculata Panzer [LINOSA: GUIGLIA 1957; GAYUBO & BORSATO 1994; LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Cerceris quadricincta (Panzer) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Cerceris sabulosa algirica (Thunberg) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Crossocerus elongatulus trinacrius Beaumont [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Harpactus formosus (Jurine) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 211 Lestica clypeata (Schreber) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Miscophus eatoni Saunders [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Miscophus helveticus rubiventris Ferton [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Oxybelus andalusiacus Spinola [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Pemphredon lethifer (Scuckard) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Philanthus triangulum abdelcader Lepeletier [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Pison atrum (Spinola) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Prionyx kirbii (Vander Linden) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957 sub Sphex albisectus] Prionyx subfuscatus (Dahlbom) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Prionyx viduatus (Christ) [LAMPEDUSA: GAYUBO, BORSATO & OSELLA 1991] Sceliphron destillatorium (Illiger) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Sceliphron spirifex (L.) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Solierella compedita (Piccioli) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Sphex afer Lepeletier [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Sphex flavipennis Fabricius [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Sphex rufocinctus Brullé [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957 sub S. maxillosus] Stizoides tridentatus (Fabricius) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Stizus rufipes (Fabricius) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957 sub S. grandis] Tachysphex costae (De Stefani) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Tachysphex erythropus (Spinola) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Trypoxylon kolazyi Kohl [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Trypoxylon scutatum Chevrier [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Hymenoptera Tiphiidae Poecilotiphia lacteipennis (Smith) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Poecilotiphia rousselii (Guerin) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995] Hymenoptera Vespidae Polistes dominulus (Christ) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957] Polistes gallicus (Linnaeus) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003] Lepidoptera Achyra nudalis (Hb.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Acontia lucida (Hufnagel) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Agdistis adactyla (Hb.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Aglossa pinguinalis (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Agonopterix thapsiella (Zeller) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Depressaria feruliphila] Agrius convolvuli (L.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Agrotis ipsilon (Hufnagl) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Agrotis lata Treitschke [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007] Agrotis segetum (Denis et Schiffermuller) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Agrotis trux (Hübner) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995] Alucita huebneri Wallgr. [LINOSA: PROLA 1960 sub Orneodes] Aporodes floralis (Hübner) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1875] Artogeia rapae (L.) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Autographa gamma (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887; LINOSA: PROLA 1960] Cacoecimorpha pronubana (Hübner) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995] Choreutis micalis (Mn.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Cnephasia wahlbomiana (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub C. alticolana] Colias crocea (Geoffroy in Fourcroy) [LAMPEDUSA: CALCARA 1847 sub C. edusa] Crocidosema plebejana (Zeller) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Crombrugghia distans (Zeller) [LINOSA: PROLA 1960] Cucullia calendulae Treitschke [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007] Cyclophora puppillaria (Hübner) [LINOSA: PROLA 1960] Cydia capparidana (Zeller) [LINOSA: PROLA 1960] Cymbalophora pudica (Esper) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995] Cynaeda dentalis (Denis et Schiffermuller) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Odontia dentata] Cynthia cardui (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887; LINOSA: ROMANO & ROMANO 1995] Danaus chrysippus (L.) [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1991] Depressaria douglasella Stt. [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Dolicharthria bruguieralis (Duporchel) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Dysgonia algira (L.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Ectomyelois ceratoniae (Zeller) [LINOSA: PROLA 1960] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 212 Ematheudes punctella (Tr.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Eublemma ostrina (Hübner) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887; LINOSA: PROLA 1960] Euchromius ocellea (Harworth) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Euchrostes indigenata (Villiers) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Eupithecia centaureata (Denis et Schiffermuller) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007] Euzophera osseatella (Tr.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Gymnoscelis rufifasciata (Haworth) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Eupithecia pumilata] Heliothis peltigera (Denis et Schiffermuller) [LINOSA: ROMANO & ROMANO 1995; LAMPEDUSA: PROLA 1960] Hellula undalis (Fabricius) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Hydriris ornatalis (Dup.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Hyles euphorbiae L. [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Hyles livornica (Esper) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995] Hypena obsitalis (Hubner) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Idaea elongaria (Rambur) [LINOSA: PROLA 1960; LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995] Idaea fractilineata (Zeller) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Idaea obsoletaria (Rambur) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Idaea seriata (Schrank) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007] Idaea virgularia (Hübner) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Lamoria anella Schiffermuller et Schiffermuller [LINOSA: PROLA 1960] Lasiocampa trifolii (Denis et Schiffermuller) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995] Lasiommata megera (L.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Leucania loreyi (Duponchel) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007] Leucania punctosa (Treitschke) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007] Leucania putrescens (Hübner) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007] Lycaena phlaeas (L.) [LAMPEDUSA, LINOSA: PROLA 1960] Macroglossum stellatarum (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Metachrostis dardouini (Boisduval) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Metasia suppandalis (Hübner) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1875] Metzneria aestivella Zeller [LAMPEDUSA: PROLA 1960 sub M. carlinella] Mniotype spinosa (Chrétien) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007] Mythimna loreyi (Duponchel) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995] Mythimna unipuncta (Haworth) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995] Noctua pronuba (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Nomophila noctuella (Denis et Schiffermuller) [LAMPEDUSA, LINOSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Onebala lamprostoma (Zeller) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Oria musculosa (Hübner) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Orthonama fluviata (Hübner) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Papilio machaon L. [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Phaiogramma etruscaria (Zeller) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007] Phlogophora meticulosa (L.) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995] Pieris brassicae (L.) [LAMPEDUSA: CALCARA 1847] Pleurota aristella (L.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Polyommatus icarus (Rottemburg) [LAMPEDUSA, LINOSA: PROLA 1960] Pontia daplidice (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Pyralis farinalis L. [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Pyroderces argyrogrammos (Zeller) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Rhodometra sacraria (L.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Scopula ochroleucaria (Herrich-Schaeffer) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Semiaspilates ochrearius (Rossi) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995] Somabrachys aegrotus (Klug) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007] Spodoptera exigua (Hübner) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Spodoptera littoralis (Boisduval) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007] Tegostoma comparalis (Hübner) [LINOSA: PROLA 1960] Tineola bisselliella (Humm.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub T. bisiella] Trichophaga tapetzella (L.) [LINOSA: PROLA 1960] Tyta luctuosa (Denis et Schiffermuller) [LAMPEDUSA, LINOSA: PROLA 1960] Udea ferrugalis (Hübner) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Udea numeralis (Hübner) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Ulotricha egregialis (Herrich-Schaeffer.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 213 Uresiphita limbalis (Denis et Schiffermuller) [LINOSA: PROLA 1960 sub Mecyna polygonalis gilvata] Utetheisa pulchella (Linné) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007] Vanessa atalanta (L.) [LAMPEDUSA, LINOSA: ROMANO & ROMANO 1995] Xanthorhoe disjunctaria (La Harpe) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995] Zelleria hepariella Stt. [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892] Zizeria karsandra (Moore) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995 sub knysna Trimen; FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007] Mantodea Ameles africana Bolivar [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Ameles spallanzania (Rossi) [LAMPEDUSA: SALFI 1960 sub A. decolor] Mantis religiosa L. [LAMPEDUSA: DUBRONY 1877; LINOSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Geomantis larvoides Pantel [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Neuroptera Bubonopsis agrioides (Rambur) [LAMPEDUSA: LETARDI & PANTALEONI 1995] Chrysoperla carnea (Stephens) s.l. [LAMPEDUSA, LINOSA: PRINCIPI 1960] Chrysoperla lucasina (Lacroix) [LAMPEDUSA, LINOSA: PANTALEONI & LO VALVO 1995] Creoleon aegyptiacus (Rambur) [LINOSA: LO VALVO 1994; LAMPEDUSA: CAPRA 1960] Creoleon griseus (Klug) [LAMPEDUSA: PANTALEONI & LO VALVO 1995] Creoleon lugdunensis (Villers) [LAMPEDUSA: LO VALVO 1994] Distoleon annulatus (Klug) [LAMPEDUSA: LETARDI & PANTALEONI 1995] Macronemurus appendiculatus (Latreille) [LAMPEDUSA: PANTALEONI & LO VALVO 1995] Mallada genei (Rambur) [LAMPEDUSA: PANTALEONI & LO VALVO 1995] Myrmeleon hyalinus distinguendus Rambur [LAMPEDUSA, LINOSA: LO VALVO 1994] Wesmaelius subnebulosus (Stephens) [LAMPEDUSA: PANTALEONI & LO VALVO 1995] Odonata Hemianax ephippiger (Burmeister) [LAMPEDUSA: PAVESI & UTZERI 1995] Sympetrum fonscolombei (Selys) [LAMPEDUSA, LINOSA: CONSIGLIO 1960; LAMPIONE: B. Massa, oss. pers. 26.08.08] Orthoptera Acheta domestica (L.) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Acrida turrita (L.) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Acrotylus insubricus (Scopoli) [LAMPEDUSA, LINOSA: LA GRECA 1992] Acrotylus patruelis (Herrich-Schaeffer) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995; LINOSA: LA GRECA 1992] Aiolopus strepens (Latreille) [LAMPEDUSA: SALFI 1960] Aiolopus t. thalassinus (Fabricius) [LAMPEDUSA: MASSA 1994] Anacridium aegyptium (L.) [LINOSA: ESCHERICH 1893; LAMPEDUSA: SALFI 1960] Brachytrypes megacephalus (Lefevre) [LINOSA: ESCHERICH 1893] Calliptamus barbarus Costa [LAMPEDUSA: SALFI 1960; LINOSA: SALFI 1927 sub C.italicus; Lampione: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Decticus albifrons (Fabricius) [LAMPEDUSA, LINOSA: SALFI 1960] Dociostaurus maroccanus (Thunberg) [LAMPEDUSA: SALFI 1960] Gryllus bimaculatus (De Geer) [LAMPEDUSA: SALFI 1960] Heteracris annulosa (Walker) [LAMPEDUSA: LA GRECA & SACCHI 1959; LINOSA: MASSA 1994] Locusta migratoria (L.) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Myrmecophilus ochraceus Fischer [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Odontura borrei Bolivar [LAMPEDUSA: LA GRECA 1994] Oecanthus pellucens (Scopoli) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Oedaleus d. decorus (Germar) [LAMPEDUSA: SALFI 1960] Oedipoda m. miniata (Pallas) [LAMPEDUSA: SALFI 1960; LINOSA: DUBRONY 1877 sub O. coerulescens] Omocestus lopadusae La Greca [LAMPEDUSA: LA GRECA 1973] Pamphagus ortolaniae Cusimano et Massa [LAMPEDUSA: SALFI 1960 sub Pamphagus ? tunetanus; CUSIMANO & MASSA 1977] Paratettix meridionalis Rambur [LAMPEDUSA: MASSA 1994] Platycleis falx laticauda Brunner [LAMPEDUSA: LA GRECA 1994] Platycleis intermedia (Serville) [LINOSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Pterolepis pedata Costa [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Pteronemobius heydeni (Fischer) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Pyrgomorpha c. conica (Olivier) [LAMPEDUSA: MASSA 1994] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 214 Pyrgomorpha cognata Krauss [LAMPEDUSA: SALFI 1960] Rhacocleis berberica dubronyi Baccetti, Massa et Canestrelli [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Sphingonotus coerulans exornatus Nedelkov [LINOSA: SALFI 1927 sub S. azurescens linosae] Sphingonotus eurasius Mistshenko [LAMPEDUSA: LA GRECA 1994] Sphingonotus o. obscuratus (Walker) [LAMPEDUSA: MASSA 1994] Sphingonotus rubescens (Walker) [LAMPEDUSA: MASSA 1994] Tartarogryllus burdigalensis (Latreille) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Tessellana tessellata (Charpentier) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Truxalis nasuta (L.) [LAMPEDUSA: MASSA 1994] Uromenus bonneti Bolivar [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995] Phasmatodea Bacillus rossius (F.) [LINOSA: ESCHERICH 1893] Hemiptera Aphidoidea Acyrthosiphon pisum (Harris) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Aphis craccivora Koch [LAMPEDUSA, LINOSA: BARBAGALLO 1995] Aphis fabae Scopoli [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Aphis gossypii Glover [LAMPEDUSA, LINOSA: BARBAGALLO 1995] Aphis hillerislambersi Nieto et Mier [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Aphis nasturtii Kaltenbach [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Aphis nerii B.d.F. [LAMPEDUSA, LINOSA: BARBAGALLO 1995] Aphis punicae Pass. [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Aphis ruborum (Born.) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Aphis solanella Theobald [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Aphis umbrella (Borner) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Aploneura lentisci (Pass.) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995; LINOSA: leg. B. Massa] Brachycaudus cardui (L.) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Brachycaudus helichrysi (Kaltenbach) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Brachycaudus persicae Pass. [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Capitophorus elaeagni (D.Gu.) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Cavariella aegopodii (Scopoli) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Dysaphis apiifolia (Theobald) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Dysaphis foeniculus (Theobald) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Hyadaphis foeniculi (Pass.) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Hyperomyzus lactucae (L.) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Melanaphis donacis (Pass.) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Myzus persicae (Sulzer) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Rhopalosiphum maidis (Fitch) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Sitobion fragariae (Walker) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Uroleucon cichorii (Koch) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Uroleucon compositae (Theobald) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995] Hemiptera Auchenorrhyncha Aphrodes bicincta (Schrank) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960] Aphrodes siracusae (Matsumura) [LAMPEDUSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995] Austroagallia sinuata (Mulsant et Rey) [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995; LAMPEDUSA: MANCINI 1960] Bugraia ocularis (Mulsant & Rey) [LAMPEDUSA, LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995] Empoasca decipiens Paoli [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995] Eupterix zelleri (Kirschbaum) [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995] Euscelis incisus (Kirschbaum) [LINOSA: MANCINI 1960 sub E. plebejus] Euscelis lineolatus Brullé [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995] Hauptidia cfr. lapidicola (Vidano) [LAMPEDUSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995] Kovacziana maculipes (Melichar) [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995] Melillaia matsumuri (Metcalf) [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995] Neoaliturus dubiosus (Matsumura) [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995] Neoaliturus fenestratus (Herrich-Schaeffer) [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995] Neoaliturus haematoceps (Mulsant et Rey) [LINOSA: MANCINI 1960 sub Circulifer] Nisia atrovenosa (Lethierry) [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995] Opsius lethierryi Wagner [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995] Tamaricella gr. cypria (Ribaut) [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 215 Tettigometra impressifrons Mulsant et Rey [LINOSA: MANCINI 1960] Tettigometra picta Fieber [LAMPEDUSA, LINOSA: MANCINI 1960] Toya propinqua (Fieber) [LAMPEDUSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995] Hemiptera Heteroptera Acrosternum millierei (Mulsant et Rey) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Ancyrosoma leucogrammes (Gmelin) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977] Anisops s. sardeus Herrich-Schaeffer [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977] Anthocoris nemoralis (Fabricius) [LAMPEDUSA, LINOSA: CARAPEZZA 1995] Aphanus rolandri (L.) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960] Apterola kunckeli kunckeli Mulsant & Rey [LAMPEDUSA: MANCINI 1960] Arenocoris waltli (Herrich-Schaeffer) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Atomoscelis galvagnii Tamanini [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Berytinus montivagus (Meyer-Dur) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977] Berytinus striola (Ferrari) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Brachynema cinctum (Fabricius) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Brachyplax tenuis (Mulsant et Rey) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977] Byrsinus pilosulus (Klug) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Caenocoris nerii (German) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Calocoris nemoralis (Fabricius) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Calocoris norvegicus (Gmelin) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960] Calocoris trivialis (Costa) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Campylomma novaki Wagner [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Canthophorus m. melanopterus (Herrich-Schaeffer) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960] Cardiasthetus nazarenus Reuter [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Carpocoris mediterraneus atlanticus Tamanini [LAMPEDUSA: MANCINI 1960] Closterotomus tunetanus Wagner [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1997] Conostethus v. venustus (Fieber) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Coranus griseus (Rossi) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960 sub C. aegyptius] Coriomeris hirticornis (Fabricius) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960] Corixa affinis Leach [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977] Crocistethus waltlianus (Fieber) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Cydnus aterrimus (Forster) [LAMPEDUSA, LINOSA: MANCINI 1960] Cyphodema instabile (Lucas) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Dereacoris flavilinea (Costa) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Dicranocephalus agilis (Scopoli) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1877] Dictyla nassata (Puton) [LINOSA: MANCINI 1960; LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977] Emblethis angustus Montandon [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Geocoris megacephalus (Rossi) LAMPEDUSA: MANCINI 1960] Geotomus punctulatus (A.Costa) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Graphosoma semipunctatum (Fabricius) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Haploprocta s. sulcicornis (Fabricius) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960] Henestaris l. laticeps (Curtis) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977] Henestaris thoracicus Schmidt [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Heterogaster urticae (Fabricius) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960; LINOSA: CARAPEZZA 1995] Holcosthetus albipes (Fabricius) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Lamprodema maurum (Fabricius) [LINOSA: CARAPEZZA 1995] Liorhyssus hyalinus (Fabricius) [LAMPEDUSA, LINOSA: MANCINI 1960] Lyctocoris campestris (Fabricius) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977] Lygocoris pallidulus (Blanchard) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960] Macroplax fasciata Herrich-Schaeffer [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Macroscytus brunneus (Fabricius) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977; LINOSA: CARAPEZZA 1995] Megalocoleus aurantiacus Fieber [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Megalodactylus macularubra (Mulsant et Rey) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977] Mimocoris rugicollis (Costa) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Monosteira unicostata (Mulsant et Rey) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Nabis capsiformis Germar [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Nabis pseudoferus ibericus Remane [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Nabis punctatus A. Costa [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Nezara viridula (L.) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960; LINOSA: CARAPEZZA 1995] Nysius cymoides (Spinola) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 216 Nysius graminicola (Kolenati) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960] Nysius senecionis (Schilling) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887; LINOSA: MANCINI 1960] Oncocephalus putoni Reuter [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 2001] Odontoscelis dorsalis (Fabricius) [LINOSA: MANCINI 1960; LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1988] Orius laevigatus laevigatus (Fieber) [LAMPEDUSA, LINOSA: CARAPEZZA 1995] Orius niger (Wolff) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Orthocephalus proserpinae (Mulsant et Rey) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977] Orthocephalus saltator (Hahn) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Orthotylus divisus Linnavuori [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Orthotylus sp. [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Pachytomella passerinii (Costa) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Pastocoris putoni (Reuter) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Patapius spinosus (Rossi) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Phytocoris miridioides Lethierry [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1988] Piezodorus lituratus (Fabricius) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Platyplax inermis (Rambur) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960] Plinthisus longicollis Fieber [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Pyrrhocoris apterus (L.) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960] Reduvius personatus (L.) [LINOSA: CARAPEZZA 1995] Remaudiereana annulipes (Baeresprung) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Rhynocoris e. erythropus (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Scantius a. aegyptius L. [LAMPEDUSA, LINOSA: MANCINI 1960] Sigara lateralis (Leach) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960] Sigara selecta (Fieber) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977] Spilostethus pandurus (Scopoli) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887] Taphropeltus nervosus (Fieber) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977] Tingis ajugarum (Frey-Gessner) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Trigonotylus pulchellus Hahn [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995] Tuponia hippophaes (Fieber) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977] Tuponia mixticolor (Costa) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977] Hemiptera Psylloidea Acizzia hollisi Burckhardt [LAMPEDUSA: CONCI & TAMANINI 1989] Diaphorina lycii Loginova [LAMPEDUSA, LINOSA: CONCI & TAMANINI 1989] Diaphorina putonii (Loew) [LAMPEDUSA: CONCI & TAMANINI 1989] Euphyllura olivina (Costa) [LAMPEDUSA: CONCI & TAMANINI 1989] Hemiptera Pseudococcidae Trabutina mannipara (Hemprich & Ehrenberg in Ehrenberg, 1829) [LINOSA: leg. T. La Mantia e B. Massa] Thysanoptera Allothrips pillichellus (Priesner) [LINOSA: MARULLO 1995] Haplothrips andresi (Priesner) [LINOSA: MARULLO 1995] Megathrips lativentris (Priesner) [LINOSA: MARULLO 1995] Thysanura Ctenolepisma ciliata (Dufour) [LAMPEDUSA: WYGODZINSKY 1960; LINOSA: STACH 1960] Ctenolepisma longicaudata Escherich [LINOSA: WYGODZINSKY 1960] Lepisma crassipes Escherich [LAMPEDUSA: WYGODZINSKY 1960; LINOSA: STACH 1960] Lepisma wassanni Moniez [LAMPEDUSA: WYGODZINSKY 1960] Machilinus rupestris (Lucas) [LAMPEDUSA: WYGODZINSKY 1960; LINOSA: STACH 1960] Lo stato attuale delle conoscenze sugli Invertebrati di Lampedusa e Linosa è riassunto nella tabella seguente. Complessivamente sono note più di mille specie a Lampedusa e circa 350 a Linosa, suddivise come indicato sotto. Taxa Mollusca Solifuga Opiliones Pseudoscorpionida Araneae N. specie Lampedusa 25 2 4 2 56 N. specie Linosa 11 0 0 3 6 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 217 Acariformes Parasitiformes Isopoda Oniscidea Branchiopoda Copepoda Ostracoda Cladocera Chilopoda Thysanura Collembola Odonata Dermaptera Mantodea Blattodea Phasmatodea Orthoptera Thysanoptera Hemiptera Heteroptera Hemiptera Homoptera Auchenorrhyncha Hemiptera Homoptera Aphidoidea Hemiptera Homoptera Psylloidea Hemiptera Pseudococcidae Neuroptera Coleoptera Alleculidae Coleoptera Anthicidae Coleoptera Bostrychoidea Coleoptera Bruchidae Coleoptera Buprestidae Coleoptera Byrrhidae Coleoptera Cantharidae Coleoptera Carabidae Coleoptera Cebrionidae Coleoptera Cerambycidae Coleoptera Chrysomelidae Coleoptera Cleridae Coleoptera Coccinellidae Coleoptera Corylophidae Coleoptera Cryptophagidae Coleoptera Curculionoidea Coleoptera Dermestidae Coleoptera Drilidae Coleoptera Elateridae Coleoptera Histeridae Coleoptera Hydrophilidae Coleoptera Kateretidae et Nitidulidae Coleoptera Lampyridae Coleoptera Lariidae Coleoptera Latridiidae Coleoptera Meloidae et Oedemeridae Coleoptera Melyridae Coleoptera Merophysiidae Coleoptera Mordellidae et Scraptiidae Coleoptera Mycetophagidae Coleoptera Phalacridae Coleoptera Pselaphidae Coleoptera Ptinidae Coleoptera Scarabaeoidea Coleoptera Scolytidae 92 2 21 2 1 5 3 17 4 3 3 3 4 6 0 34 0 87 7 27 4 0 11 1 7 7 4 4 1 1 29 2 14 14 1 23 2 2 59 5 1 1 10 1 8 1 1 4 7 10 1 1 1 4 2 2 16 1 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 54 0 13 0 0 5 0 8 4 1 1 3 1 3 1 10 3 16 16 4 1 1 4 0 4 4 0 0 0 0 22 0 5 4 1 5 0 2 23 0 0 1 0 0 2 0 0 2 0 1 0 0 1 3 1 1 11 2 218 Coleoptera Scydmaenidae Coleoptera Staphylinidae Coleoptera Tenebrionidae Coleoptera Thorictidae Diptera Lepidoptera Hymenoptera Andrenidae Hymenoptera Anthophoridae Hymenoptera Apidae Hymenoptera Apterogynidae Hymenoptera Bethylidae Hymenoptera Braconidae Hymenoptera Chalcidoidea Hymenoptera Colletidae Hymenoptera Chrysididae Hymenoptera Dryinidae Hymenoptera Eumenidae Hymenoptera Formicidae Hymenoptera Gasteruptionidae Hymenoptera Halictidae Hymenoptera Ichneumonidae Hymenoptera Leucospidae Hymenoptera Megachilidae Hymenoptera Melittidae Hymenoptera Mutillidae Hymenoptera Pompilidae Hymenoptera Scoliidae Hymenoptera Sphecidae Hymenoptera Tiphiidae Hymenoptera Vespidae TOTALE 4 11 29 0 41 87 4 12 1 1 0 1 1 10 5 0 12 27 2 11 11 3 9 1 11 11 2 28 2 2 1.021 0 12 21 1 25 19 0 0 1 0 2 2 1 0 1 1 0 13 0 0 0 0 0 0 1 0 0 1 0 0 349 Relativamente all’importanza biogeografica delle specie sopra elencate, si fa presente quanto segue. Mollusca – Un aspetto veramente significativo del popolamento di Molluschi terrestri di Lampedusa è la grande abbondanza di individui; questi organismi rappresentano una importantissima fonte di cibo per moltissime specie di Invertebrati e di Vertebrati, sia presenti stabilmente sull’isola, sia migratori. Ciò dà una vaga idea del significato ecologico che assume questo popolamento nel piccolo territorio circondato dal mare. I taxa endemici riconosciuti per le Pelagie sono tre (Oxychilus diductus, Lampedusa lopadusae, Trochoidea cumiae); T. cumiae è stata rinvenuta anche in Calabria, ove quasi certamente è stata importata. Si può facilmente notare come le specie endemiche si ritrovano solamente nelle isole di origine sedimentaria, con rocce e suoli calcarei. Oxychilus diductus risulta molto diffuso a Lampedusa, ove si ritrova tra le fessure delle rocce; vive anche nello Scoglio dei Conigli. Lampedusa lopadusae è una bella chiocciola fusiforme della famiglia delle Clausiliidae, con forma allungata ed una fitta serie di costole assiali che ricoprono quasi tutti i giri, in un avvolgimento sinistrorso, molto comune a Lampedusa, a volte a gruppetti numerosi, presente anche a Lampione e nello Scoglio dei Conigli. Trochoidea cumiae è una piccola chiocciola di forma piramidata con una fitta costolatura assiale, molto comune a Lampedusa, nello Scoglio dei Conigli e a Lampione. Eobania vermiculata è un esempio eccezionale di nanismo insulare; il rischio che corre questa specie a Lampedusa è soprattutto l’inquinamento genetico per l’introduzione casuale di individui provenienti da altre zone dell’areale; infatti è stato notato che gli individui in prossimità o all’interno dell’abitato, ove sono maggiori gli scambi Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 219 commerciali, hanno una taglia maggiore di quelli viventi nel resto dell’isola. Sphincterochila candidissima è da ritenersi estinta in tempi recenti a Lampione, probabilmente a causa dell’incremento demografico del Gabbiano reale (Larus michahellis); il ritrovamento di individui allo stato fossile anche a Lampedusa ha recentemente confermato l’autoctonia di questa entità (CIANFANELLI 2002). In piccole sorgive d’acqua dolce o debolmente salmastra vivono quattro specie di Pulmonata Gastropoda: Truncatella subcylindrica, Paludinella littorina, Ovatella myosotis e Auriculinella bidentata. Solifuga – Le specie appartenenti a questo Ordine furono segnalate a Lampedusa da ZAVATTARI et al. (1960), ma non più ritrovate successivamente. Recentemente una specie è stata ritrovata nell’area della Riserva dei Conigli (M. Sarà, com. pers.). Si tratta di Arachnida tipicamente africani ed assenti nel continente europeo; la loro presenza a Lampedusa è una testimonianza del rapporto dell’isola con il continente africano. Araneae – Nel complesso, 56 specie sono fino ad oggi conosciute per Lampedusa e solo 6 per Linosa, segno della necessaria ulteriore esplorazione araneologica per quest’ultima isola. Di notevole interesse appaiono Dysdera flagellata e Aelurillus lopadusae, entità endemiche di Lampedusa. Ischnocolus tunetanus è un elemento maghrebino, presente a Lampedusa e assente nel resto d’Europa, Micrommata formosum è un elemento africano e mediorientale presente in Europa solo a Lampedusa. Essi rappresentano la testimonianza del collegamento recente di Lampedusa all’Africa. Textrix flavomaculata, rinvenuta a lampedusa, è una specie diffusa nell’Africa mediterranea ed in Sicilia. Opiliones - Odiellus lendli, ha una diffusione ponto-mediterranea, il suo rinvenimento a Lampedusa, unica stazione per l’Italia di questa specie, rappresenta un dato del tutto inatteso. Pseudoscorpionida - Atemnus politus, rinvenuta a Linosa, è una specie steppica, localmente psammofila e xerofila, già nota di Sicilia e Tunisia. Per quanto concerne Hysterochelifer ? spinosus, la popolazione di Lampedusa appartiene a una specie, presente anche in Sicilia, che si distingue a prima vista da H. tuberculatus e da H. meridianus per i seguenti caratteri: palpi opachi, dita dei palpi più corte della mano, tergiti dei maschi privi di processi laterali accuminati. Le caratteristiche di queste popolazioni concordano con la descrizione di Hysterochelifer spinosus nota solo su un maschio proveniente da Tunisi. Minniza algerica è specie xerofila maghrebina, citata di Malta e dell’isola di Lampedusa, unica stazione italiana. Acariformes Oribatida – Complessivamente sono conosciute finora 112 specie, di cui 89 per l’isola di Lampedusa e 54 per Linosa; la oribatofauna di Lampedusa include cinque probabili nuove entità, 17 specie sono state riportate per la prima volta in Italia nelle isole Pelagie (NOTO LA DIEGA et al. 2004); cinque generi non sono noti altrove in Italia. Alcune specie sono finora conosciute per pochissimi reperti e possono considerarsi generalmente rare in Italia. Mentre l’oribatofauna di Linosa è spiccatamente mediterranea, quella di Lampedusa mostra una specificità biogeografica, caratterizzata da un congruo numero di specie in comune con la Tunisia o il Nord Africa, assenti in Italia o in Europa. Sebbene in entrambe le isole siano presenti specie localizzate, Lampedusa ne ospita un numero maggiore; Microzetes adansoni e M. mirandus sono specie tirreniche presenti solo a Lampedusa, Peloptulus trinacriae è una specie siciliana, presente sia a Lampedusa sia a Linosa, Arthrodamaeus siculus è un endemita siculo presente solo a Lampedusa, Lohmannia hungarorum, Licneremaeus embeyisztinii, Peloribates tunisiensis sono specie nordafricane, note per la Tunisia e Lampedusa (ma non per Linosa). Si può ritenere che per quanto riguarda l’oribatofauna, Lampedusa mostra una specificità biogeografica che contrasta con il carattere mediterraneo di Linosa, in cui predominano le specie euriecie e ad ampia distribuzione. Infine entrambe le isole hanno una ricchezza di specie piuttosto bassa rispetto ad altre isole mediterranee (CARUSO et al., 2005). Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 220 Crustacea Branchiopoda e Ostracoda – Nell’isola di Lampedusa si ritrova una specie ritenuta endemica, Branchipus pasai Cottarelli, descritta sulla base di esemplari raccolti nel 1954 a Cala Pisana (COTTARELLI 1968), in precedenza riportata con il nome di Branchipus schaefferi da STELLA (1960). Successivamente è stata rinvenuta a Cala Francese, a Taccio Vecchio, Aria Rossa ed Albero Sole (MARRONE & MURA 2006). Questo singolare crostaceo, abbastanza diffuso a Lampedusa, vive in ambienti umidi temporanei, che quindi si prosciugano durante la stagione secca, sopravvivendo nei mesi privi di habitat idoneo nel fango disseccato. STELLA (1960) ha anche segnalato la presenza di Daphnia pulex De Geer a Lamperdusa, ma successivamente essa non è stata più rinvenuta alle Pelagie e sembra che questa specie sia confinata in Sicilia nelle zone più umide di Nebrodi e Sicani; il suo rinvenimento a Lampedusa desta quindi qualche perplessità (F. Marrone, com. pers.) e pertanto essa non è stata riportata nel nostro elenco. Anche i reperti di Ceriodaphnia setosa Matile a Lampedusa (STELLA 1960) destano qualche perplessità, trattandosi di specie nota per la pianura padana e per un sito laziale (F. Marrone, com. pers.); per lo stesso motivo, quindi essa non figura nella nostra lista. BELLAVERE et al. (1999) inoltre ritengono che la segnalazione di STELLA (1960) a Linosa di Eucypris lilljeborgi (G.W. Müller) debba invece riferirsi ad Eucypris virens (Jurine); va sottolineato però che nessuna specie di Eucypris è stata rinvenuta alle Pelagie dopo il 1960 e che sia questa specie, sia D. pulex e C. setosa sono specie legate ad acque stagnanti, ambiente assente alle Pelagie (F. Marrone, com. pers.). BELLAVERE et al. (2002) hanno analizzato le popolazioni di Heterocypris incongruens delle pozze temporanee di Linosa (Monte Vulcano e Mannarazza) e Lampedusa (Cavallo Bianco, Aria Rossa e Vallone della Forbice); in una pozza di Lampedusa (Cavallo Bianco) hanno rinvenuto solo femmine, mentre tutte le altre popolazioni sono risultate bisessuali. Nelle popolazioni bisessuali hanno rinvenuto una certa variabilità morfologica (ad es. in una pozza del Vallone della Forbice a Lampedusa), al punto da ritenere che appartengano a due linee coesistenti, ciascuna avente una differente modalità riproduttiva, bisessuale e partenogenetica. In conclusione essi hanno ipotizzato la possibilità che esistano due specie viventi in simpatria, cioè H. incongruens (Ramdohr) ed H. barbara (Gauthier et Brehm), rispettivamente partenogenetica e bisessuale. Crustacea Isopoda Oniscidea – Tutte le specie delle Pelagie sono presenti anche in Sicilia ed in Nord Africa, segno di una stretta affinità faunistica con queste regioni. Porcellio buddelundi è una specie nordafricana assente nel resto d’Italia, possibile testimonianza del passato collegamento tra la Tunisia e Lampedusa; è molto comune sotto pietre poggiate direttamente sul crostone calcareo. Armadillidium hirtum pelagicum è segnalato esclusivamente per l’isolotto di Lampione. Platyarthrus aiasensis è un’interessante specie mirmecofila, in alcune aree geografiche partenogenetica, in altre anfigonica. Porcellio lamellatus sphinx è una specie alofila che popola la fascia litorale, più interna rispetto a quella nella quale vivono Tylos, Ligia e alcune specie di Halophiloscia. Si tratta di una specie nella quale si realizza il fenomeno dell’omocromia. La colorazione di questo Porcellio è legata a quella del substrato in cui vive, sicchè in Sicilia, su substrati basaltici gli animali sono di colore quasi nero, mentre quelli viventi su substrati calcarei sono chiari. Quelli raccolti a Linosa sono scuri. Chilopoda – A Lampedusa vive una possibile testimonianza del passato collegamento con il Nord Africa, Scolopendra canidens, specie tunisina presente in Italia solo nell’isola di Lampedusa. Collembola – Pochissimi sono ancora i taxa noti di questo interessante gruppo d’insetti legati al suolo; uno di essi è risultato endemico di Lampedusa, Onychiurus lampedusae. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 221 Odonata – Lampedusa non ha bacini idrici naturali che rendono possibile uno stabile insediamento di specie legate all’acqua. Tuttavia, si formano piccole pozze d’acqua piovana nelle rocce calcaree, con regime temporaneo e durata variabile (spesso 2-4 mesi invernali e/o primaverili, tra novembre e maggio), che ospitano Crostacei Anostraci, Copepodi, larve di Coleotteri e Ditteri, nonché le forme larvali del Rospo verde maghrebino (Bufo boulengeri Lataste). In queste condizioni riesce a completare il suo ciclo biologico anche Sympetrum fonscolombei, specie a distribuzione mediterranea; la presenza di individui neosfarfallati e di esuvie fra la metà di aprile e l’inizio di maggio testimonia infatti la sua capacità di compiere almeno occasionalmente lo sviluppo da uovo a immagine nelle vasche artificiali dell’isola, ove probabilmente è l’unica libellula in grado di riprodursi. I suoi movimenti regolari nel Canale di Sicilia sono comunque testimoniati dall’osservazione di un individuo nello scoglio di Lampione il 26.08.2008. Dermaptera, Mantodea, Blattodea, Phasmatodea, Orthoptera – Lampedusa risulta essere un territorio particolarmente ricco di Ortotteroidei, sia qualitativamente che quantitativamente. Heteracris annulosa è specie propria del Nord Africa e del Medio Oriente e la sua presenza a Lampedusa potrebbe essere facilmente ricondotta ai passati collegamenti con la Tunisia, se però questo insetto non fosse presente anche nelle altre due isole Pantelleria e Linosa, di origine vulcanica; alla luce di queste considerazioni più facilmente il popolamento può avere avuto origine passiva, non esclusa quella mediata dall’uomo. Di un certo interesse è anche l’elevata frequenza dei fenotipi nordafricani di Calliptamus barbarus, specie di Acrididae molto frequente nell’area mediterranea; essa avvalora indubbiamente l’ipotesi di un popolamento originatosi per buona misura dall’Africa. Testimonianze indelebili del passato collegamento tra Lampedusa ed il Nord Africa sono Heterogamodes ursina, Odontura borrei, Pterolepis pedata, Rhacocleis berberica dubronyi, Uromenus bonneti, Pamphagus ortolaniae, Sphingonotus eurasius, Sphingonotus obscuratus, Sphingonotus rubescens e Omocestus lopadusae. Pterolepis pedata è anche presente in Tunisia ed in Sardegna, quindi può essere considerata un relitto mediterraneo occidentale. Uromenus bonneti è molto affine ad Uromenus painoi (presente in Sicilia), tanto che qualche autore recentemente li ha considerati conspecifici, nonostante le evidenti differenze negli organi genitali maschili e nelle emissioni sonore; essi fanno parte di un gruppo di specie mediterranee a gravitazione prevalentemente nordafricana. Pamphagus ortolaniae è una specie endemica di Lampedusa; il genere Pamphagus è distribuito in Sardegna, Sicilia e Nord Africa (dalla Tunisia al Marocco); la specie lampedusana è molto affine a quella tunisina (Pamphagus tunetanus), da cui certamente si è separata per isolamento recente, caratterizzandosi per la taglia molto ridotta e per popolazioni particolarmente abbondanti. Omocestus lopadusae è una specie endemica di Lampedusa, caratterizzata dalle ridottissime dimensioni e da un brachitterismo estremo; esso era ritenuta una stranezza unica nel suo genere, in quanto tutti gli Omocestus con vari gradi di riduzione delle ali sono distribuiti solamente in aree montane ed O. lopadusae rappresentava l’unica eccezione (LA GRECA 1973). Tuttavia, recentemente è stata raccolta una specie, pure a bassa quota in Cirenaica (Libia), molto affine ad O. lopadusae, descritta con il nome di O. fontanai (MASSA 2004), ed è possibile che la specie lampedusana si sia originata da popolazioni nordafricane ancora da scoprire. Sphingonotus eurasius, Sphingonotus obscuratus, Sphingonotus rubescens sono specie assenti dalla fauna italiana, ampiamente distribuite dal Nord Africa al Medioriente. Infine, a Lampedusa è stato trovato un piccolo Ortottero, abbastanza diffuso nell’area mediterranea, Paratettix meridionalis, strettamente legato ad ambienti umidi; si tratta di un’ulteriore testimonianza del valore di piccole pozze temporanee o risorgive per la conservazione di una fauna molto specializzata. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 222 Heteroptera – 57% delle specie di Lampedusa manca nelle altre isole del Canale di Sicilia. Henestaris thoracicus è presente in Italia solo a Lampedusa e può essere ritenuto un tipico elemento maghrebino. Closterotomus tunetanus è pure un tipico elemento nordafricano che ha a Lampedusa l’unica stazione italiana; ugualmente Oncocephalus putoni, un eterottero predatore terricolo tipico delle zone aride del Nord Africa, è presente Lampedusa, sua unica località italiana. Vi sono poi altri due taxa nordafricani, Scantius a. aegyptius e Odontoscelis dorsalis, che in Italia, oltre che a Lampedusa si ritrovano in altre due isole del Canale di Sicilia, Pantelleria e Linosa. Homoptera Aphidoidea – Uroleucon compositae, a diffusione intertropicale, raggiunge a Lampedusa, unica stazione italiana, il suo estremo limite settentrionale. Homoptera Auchenorrhyncha - Aphrodes bicincta è presente in Italia solo a Lampedusa. Homoptera Psylloidea – Acizzia hollisi trova a Lampedusa l’unica stazione europea. Molte specie di Hemiptera sono strettamente infeudate su singole specie botaniche e quindi la loro presenza in un territorio dipende soprattutto dalla presenza e diffusione della pianta ospite. Nel caso di Acizzia hollisi, la pianta ospite è una specie di Acacia, che a Lampedusa è stata piantata insieme ad altre specie durante l’impianto forestale avvenuto circa 50 anni fa. Hemiptera Pseudococcidae – Di un certo interesse è il ritrovamento di Trabutina mannipara su Tamarix a Linosa, in particolare su alberi che sarebbero giunti via mare, probabilmente dall’Africa, e cresciuti da talee spontanee. Questo Pseudoccide non è ancora noto per la Sicilia, benchè la sua località tipica sia la Calabria; si tratta proprio del coccide delle tamerici, che produce una singolare melata, a cui si fa ricondurre la manna che fu donata agli Israeliti secondo il Vecchio Testamento, tuttora raccolta da alcuni popoli arabi e nota proprio come “man”. Neuroptera – Bubopsis agrionoides e Creoleon griseus hanno a Lampedusa l’unica stazione italiana. Coleoptera Anthicidae - Anthicus genei è distribuita in gran parte del bacino del Mediterraneo, molto localizzata e distribuita in maniera puntiforme. Specie psammofila e alofila, si rinviene esclusivamente nelle piccole spiagge tra gli scogli, in depositi di Posidonia oceanica sotto le quali cerca riparo. Microhoria chobauti è una specie largamente distribuita in Algeria e Tunisia e compresa nella fauna italiana eclusivamente per i reperti dell’isola di Lampedusa, nella quale è oltremodo sporadica. Coleoptera Carabidae – Lophyridia lunulata, Campalita olivieri, Ditomus opacus e Philorizus insignis vivono a Lampedusa mentre sono assenti in Sicilia e nel resto dell’Italia; Cymindis laevistriata rientra pure in questo gruppo di specie, ma si ritrova anche a Linosa; Amara cottyi, Masoreus affinis e Syntomus barbarus hanno invece a Linosa l’unica stazione italiana. Il popolamento carabidologico di Lampedusa trova una discreta spiegazione paleogeografica, in quanto risulta abbastanza imparentato con quello nordafricano. Specie microttere, come Calathus mollis, Cymindis laevistriata e C. suturalis, per le quali è fortemente improbabile un’immigrazione passiva, possono rappresentare testimonianze del collegamento recente con la Tunisia durante l’ultima glaciazione. Cymindis laevistriata a Lampedusa è generalmente gregaria, con concentrazioni di oltre 100 individui nello stesso punto, sotto pochi sassi. La popolazione di Ditomus opacus di Lampedusa è l’unica presente in Europa. È fonte di una certa preoccupazione il mancato ritrovamento negli ultimi decenni di Lophyridia lunulata, Eurynebria complanata e Parallelomorphus laevigatus a Lampedusa; esso va messo in relazione al disturbo antropico nelle spiagge, incompatibile con le biocenosi di battigia. La realizzazione del porto turistico alla Guitgia (Cala Grande) e la conseguente distruzione dell’habitat originario sono certamente le cause dell’estinzione molto probabile di Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 223 Lophyridia lunulata. Eurynebria complanata è diffusa lungo le coste atlantiche e mediterranee dell’Europa occidentale e del Nord-Africa ed è da ritenere un elemento psammo-alobio, particolarmente sensibile all’impatto antropico; in Sicilia è presente prevalentemente in primavera ed autunno ed ha subito una forte riduzione delle popolazioni e della sua diffusione soprattutto nelle province occidentali e meridionali, dovute alla distruzione degli ambienti litorali. Coleoptera Staphylinidae – A Lampedusa vive una specie endemica ipogea anoftalma, Leptotyphlopsis lopadusae, ad affinità maghrebine. Coleoptera Scarabaeoidea – Le specie coprofaghe nel corso dei secoli hanno subito variazioni consistenti delle popolazioni in dipendenza della disponibilità di escrementi di erbivori al pascolo; attualmente sia a Lampedusa sia a Linosa le specie coprofaghe sono numericamente molto limitate e legate all’unica fonte alimentare, costituita da escrementi di Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus). Diversamente, per quanto riguarda le specie rizofaghe, Lampedusa ospita una ricca popolazione di Pachydema hirticollis, specie nordafricana, assente nel resto d’Italia (vi è un singolo reperto anche a Pantelleria); Pseudoapterogyna vorax, attera, presente in Nord Africa ed alle Pelagie ed assente nel resto dell’Italia, fa parte con molta probabilità di una popolazione residuale dell’antico collegamento tra Lampedusa e la Tunisia, successivamente giunta a Linosa (probabile importazione passiva). Coleoptera Buprestidae – Julodis onopordi lampedusanus è una sottospecie endemica riconducibile ad una specie nordafricana e mediorientale assente in Europa. Il suo isolamento può essere anche recente, in quanto ha notevoli capacità di volo e può avere colonizzato l’isola anche spontaneamente in epoca post-glaciazione. La larva è rizofaga e l’adulto vola nei mesi di aprile e maggio su piante erbacee. Coleoptera Melyridae – Dasitidius ragusai descritto di Sicilia (e poi non ritrovato), ha floride popolazioni in Nord Africa, probabile terra d’origine di quella presente a Lampedusa. Coleoptera Meloidae – I Meloidi sono un gruppo di Coleotteri con larve parassite; queste possono essere foretiche e quindi farsi trasportare su altre specie (perlopiù Apoidei) per raggiungere i loro ospiti, oppure non foretiche. Queste ultime, per ovvie ragioni, hanno una minore capacità dispersiva. Lampedusa ospita Meloidi appartenenti a generi di Lyttini e Mylabrini, aventi larve non foretiche e questo consente di considerare molto probabile l’ipotesi che esse siano il residuo di popolamenti esistenti prima del definitivo distacco dell’isola dalla Tunisia. Tuttavia, una specie, Mylabris variabilis, rinvenuta da Enrico Ragusa nel 1892, non più ritrovata in tempi recenti, pur avendo larva non foretica, è assente in Nord Africa; per tale ragione l’ipotesi dell’immigrazione passiva non può essere del tutto esclusa anche per questo gruppo di specie. Tra le specie con larve foretiche su Apoidei vi è Meloe tuccius, la cui popolazione lampedusana mostra una maggiore affinità morfologica con quelle nordafricane; il suo popolamento quindi, pur recente, può avere avuto origine proprio dalla Tunisia. Coleoptera Oedemeridae – Oedemera abdominalis in Italia è presente solamente a Lampedusa. Coleoptera Anthicidae – Microhoria chobauti è una specie nordafricana che ha a Lampedusa l’unica popolazione italiana. Coleoptera Tenebrionidae – Alcuni endemiti lampedusani e Machlopsis doderoi hanno origine certamente nordafricana; almeno sei taxa endemici di Lampedusa sono esclusivi, uno (Stenosis brignonei) si ritrova anche a Linosa, ove potrebbe essere stato importato proprio da Lampedusa. Di notevole interesse è la presenza nello scoglio di Lampione di tre taxa Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 224 endemici (Alphasida puncticollis moltonii, Opatrum validum rottembergi e Tentyria grossa sommieri), uno dei quali (T. grossa sommieri) presente anche a Linosa (possibile testimonianza di scambio passivo tra quest’isola e lo scoglio). Coleoptera Mordellidae e Scraptiidae – Mordellistena irritans e Anaspis akaira sono attualmente conosciute solamente di Lampedusa. Mordellistena oranensis è specie nota, oltre che di Lampione, anche dell’Algeria, d’Israele e di Cipro. Coleoptera Coccinellidae – Il fatto che la Coccinella undecimpunctata sia rappresentata a Lampedusa dalla ssp. arabica del Nord Africa e Medio Oriente, assente in Europa, è la testimonianza dell’origine nordafricana del popolamento lampedusano; inoltre Lampedusa ospita l’unica popolazione italiana di Coccinella algerica, vicariante nordafricano della Coccinella septempuctata. Infine, Scymnus pavesii, descritto su esemplari provenienti da Lampedusa, è ampiamente diffusa in Nord Africa, che deve essere considerata la sua patria d’origine. Exochomus nigripennis ed Exochomus pubescens nel territorio italiano sono note soltanto a Lampedusa. Coleoptera Curculionoidea – È molto importante la componente maghrebina del popolamento lampedusano; tre taxa endemici (Otiorhynchus lopadusae, Torneuma doderoi, Alaocyba lampedusae) sono molto affini a specie tunisine, da cui molto probabilmente si sono originati; Neumatora depressa e Brachycerus schatzamayri sono specie maghrebine che hanno a Lampedusa l’unico popolamento italiano. Brachycerus schatzamayri è un’entità nota di Tunisia ed isole di Lampedusa e Linosa, estremamente simile a Brachycerus undatus, da cui si separa per le maggiori dimensioni, il ribordo oculare straordinariamente elevato ed i femori con punteggiatura molto grossa e rugosa. Sembra avere una fenologia immaginale autunno-primaverile, considerato che in maggio si rinvengono solo esemplari morti o morenti; è possibile che, almeno a Lampedusa, la specie sia legata a Scilla L., in considerazione della frequenza con la quale si raccoglie ai piedi o nelle vicinanze di questa pianta. Smicronyx peuperculus vive, oltre che a Lampedusa ed in Nord Africa, anche a Linosa, ove vive anche un taxon endemico, Chiloneus solarii, ad affinità schiettamente nordafricana. Altri taxa subendemici hanno affinità nordafricane e sono la testimonianza dell’origine del popolamento. Di recente è stato importato a Lampedusa, come in altre regioni mediterranee, la specie aliena Rhynchophorus ferrugineus, che distrugge le palme del genere Phoenix. Lepidoptera - Somabrachys aegrotus e Zizeria karsandra sono tipici elementi nordafricani; in considerazione della buona capacità di colonizzazione in volo dei Lepidotteri, talora migratori, si ritiene che il popolamento attuale di Lampedusa sia stato costituito per colonizzazione recente e sia notevolmente variato nel tempo in funzione della disponibilità trofica delle piante nutrici per i bruchi, spesso oligofagi o monofagi. È il caso di sottolineare che i bruchi di Danaus chrysippus specie legata alle Asclepiadaceae, che ha colonizzato recentemente Lampedusa, vivono solamente a spese della Caralluma europaea, ma non di Periploca angustifolia, e ciò comporta che non possono completare del tutto l’ultima generazione; pertanto l’attuale popolamento è il frutto di una regolare colonizzazione che si ripete ogni anno (PISCIOTTA et al., 2008). Hymenoptera – La costa meridionale dell’isola di Lampedusa è particolarmente ricca di comunità di Imenotteri, in modo particolare sui muretti a secco riscaldati dal sole. Numerose sono le specie presenti in Italia solamente a Lampedusa; i popolamenti in generale devono essere considerati il frutto di una recente colonizzazione dal Nord Africa. Una famiglia (Apterogynidae) ha a Lampedusa l’unica specie (Apterogyna dorsostriata) presente in Italia, naturalmente di origine africana. La maggioranza delle specie vive a Lampedusa, ove la natura calcarea è più adatta soprattutto all’insediamento di specie solitarie. Epyris rufimanus e Holepyris glabratus sono presenti in Italia solo a Linosa, Chrysis exsulans vive in Italia solo a Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 225 Lampedusa, ove ha una fenologia precocissima (tardo invernale); Aphaenogaster crocea, Monomorium sommieri, Dasylabris atrata, Dasylabris atrataria, Smicromyrme lampedusia, Cerceris sabulosa algirica, Philanthus triangulum abdelcader, Stizus rufipes, presenti solo a Lampedusa, Camponotus barbaricus, Mutilla barbara, presenti sia a Lampedusa sia a Linosa, Messor sanctus obscuriventris, presente solo a Linosa, hanno una distribuzione nordafricana, Tetramorium pelagium è conosciuta solo di Linosa, ove potrebbe essere endemica. Aporus bicolor hirtipennis in Italia è stata finora trovata solo a Lampedusa. Le femmine di Dasylabris atrata si possono incontrare in qualunque ora del giorno anche sulla scogliera o sugli accumuli di Posidonia oceanica (L.) nelle piccole calette a Sud dell’isola, i maschi sono stati osservati posarsi sulle foglie delle Agavi (Agave americana L.) che abbondano sull’isola e rifugiarsi subito dopo alla loro base. Myrmilla capitata è caratterizzata dai maschi atteri (i Mutillidi generalmente hanno solo le femmine attere) ed a Lampedusa è stata trovata abbondante nell’estrema punta occidentale dell’isola. Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3) Nel caso delle Pelagie riuscire a definire quali siano le specie aliene è oggi un pò difficile, in quanto gran parte delle specie alloctone attualmente presenti possono considerarsi naturalizzate ed ormai constestualizzate nelle zoocenosi di queste isole. Ad esempio, specie come il Coniglio selvatico, lo Psammodromo e, forse, il Rospo smeraldino nordafricano, sono il risultato di introduzioni più o meno recenti. Le uniche specie alloctone di vertebrati acclimatate nelle Pelagie (sensu AA.VV., 2007) possono essere considerate le due specie appartenenti al genere Podarcis, la Lucertola campestre e la Lucertola maltese, giunte entrambe sull’isola di Lampedusa da pochi anni e presenti al di fuori dell’area SIC. La Lucertola campestre (Podarcis sicula) è presente con un piccolo nucleo nel centro abitato di Lampedusa (LO VALVO & NICOLINI, 2001), presso alcune aiuole attorno ad una piazza del paese ed all’interno dell’area archeologica. Successivamente Lo Cascio (2007) ha riesaminato la popolazione in questione rinvenendola nuovamente nei primi punti di ritrovamento ed in alcuni giardini e zone degradate del paese in un’area non superiore a 25.000 mq. Sembra che attualmente il nucleo sia da considerarsi stabile all’interno del paese e, apparentemente, occupando una nicchia “urbana”, non sembra poter creare impatti su altre componenti biologiche autoctone o alloctone naturalizzate di interesse. Sarebbe comunque necessario monitorare per alcuni anni la dinamica di questa popolazione per valutarne il grado di invasività e valutare, attraverso osservazioni dirette e l’analisi della dieta, il suo ruolo ecologico e la necessità di una eventuale eradicazione o controllo della popolazione. La presenza di una piccolissima popolazione di Lucertola maltese (Podarcis filfolensis) in un giardino all’interno del paese è stata segnalata nel 2005 (Lo Cascio et al., 2005), risultato di una deliberata introduzione di soggetti provenienti dall’isola di Linosa. Successivamente la presenza di questa popolazione è stata confermata e la sua consistenza è stata stimata in una trentina di esemplari (Lo Cascio, 2007). Sulla base delle nostre osservazioni e delle informazioni da parte del proprietario del giardino, la consistenza di questo piccolo nucleo sarebbe in calo e potrebbe presto regredire fino alla scomparsa; abbiamo infatti osservato soltanto quattro esemplari durante i nostri sopralluoghi. Risulta invece interessante l’osservazione nello stesso giardino di individui di Lucertola campestre, specie molto competitiva che potrebbe essere la causa della contrazione numerica della Lucertola maltese. Lo status attuale di questa popolazione non risulta dunque, al momento, preoccupante. Rimane, anche in questo caso, la necessità di un continuo monitoraggio. Relativamente agli Invertebrati, occorre segnalare che Eobania vermiculata, mollusco terrestre che rappresenta un esempio eccezionale di nanismo insulare, a Lampedusa corre Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 226 soprattutto il rischio d’inquinamento genetico per l’introduzione casuale di individui provenienti da altre zone dell’areale. Una particolare attenzione dovrà essere rivolta all’importazione nell’isola di prodotti orto-frutticoli, con cui facilmente possono essere introdotte specie aliene. Sempre tra gli Invertebrati, particolare interesse riveste il Punteruolo rosso delle Palme per gli estesi impatti provocati sulle palme. Rhynchophorus ferrugineus è un Curculionidae originario dell’Asia e della Melanesia, dove si nutre di numerose specie di palme; è il più diffuso dei Rhynchophorus asiatici, grazie anche al fatto che può vivere in regioni con climi temperati. Grazie all’estendersi degli impianti di specie di palme ospiti in monocoltura ed ai crescenti scambi commerciali di materiale vivaistico, il punteruolo della palma si è diffuso in tempi più o meno recenti verso ovest, giungendo ad insediarsi anche nell’area mediterranea. L’arrivo in Italia risale almeno al 2004, successivamente la sua presenza è stata riportata nella Sicilia orientale, in Campania e nel Lazio, in Puglia e Sardegna. In Sicilia, dopo le prime infestazioni nella costa ionica, il punteruolo della palma è stato trovato anche in diverse altre località in provincia di Trapani, a Marsala, Petrosino, Mazara del Vallo, Dattilo e nelle isole di Favignana (Egadi), Lampedusa e Pantelleria, nonché in provincia di Ragusa e Agrigento, ovunque introdotto all’interno di palme importate dai vivaisti. R. ferrugineus è una specie eurifaga, che nell’area d’origine, compresa tra l’India e tutto il sud-est asiatico, si nutre di una dozzina di specie di palme autoctone delle regioni asiatiche dal Pakistan alla Melanesia. In Italia e in Spagna sembra che l’insetto abbia finora attaccato solo palme del genere Phoenix, preferibilmente di grosse dimensioni. Gli adulti sono buoni volatori e possono colonizzare nuove piante anche ad una certa distanza dal luogo di sfarfallamento; sono di solito attratti dalle palme che presentano parti danneggiate o morenti, ma infestano talvolta anche palme del tutto sane; i maschi producono un feromone d’aggregazione che attira numerosi individui sulla stessa pianta. Le femmine, generalmente più abbondanti dei maschi e distinguibili da questi per il rostro più lungo e privo di peluria, depongono le uova vicine fra loro in piccole ferite, alla base delle foglie o tra le loro ascelle, nonché all’interno di fori prodotti con il rostro, che poi richiudono con materiali impastati di saliva. Ogni femmina può deporre mediamente fino a 250 uova, che impiegano appena tre giorni per schiudere. La durata dello sviluppo in laboratorio è risultata compresa fra 100 e 139 giorni. Essa è provvista di potenti mandibole e, appena schiusa, scava una galleria alla base fogliare e nello stipite, che va riempiendo con la rosura e gli essudati della stessa pianta. Inizialmente si nutre forando i tessuti teneri alla base delle foglie, poi si sposta verso l’interno raggiungendo l’apice vegetativo, che in caso di forte attacco viene devitalizzato, causando così la morte della pianta. Raggiunta la maturità le larve costruiscono con le fibre della palma un bozzolo entro cui impupano alla base delle foglie, prevalentemente in senso parallelo all’andamento della foglia, o nella parte più esterna del tronco. Nella stessa palma, e praticamente tutto l’anno, si possono trovare tutti gli stadi del punteruolo. Per il Punteruolo rosso delle palme (Rhynchophorus ferrugineus), saranno necessari interventi molto decisi per tentarne l’eradicazione, prima che abbia del tutto eliminato ogni palma ornamentale dell’isola. Attualmente viene condotta una gestione inadeguata del verde pubblico e vengono effettuati errori di valutazione del grado d’invasività di questa specie, quali il mantenimento di palme morte o morenti, il loro provvisorio incappucciamento con materiale plastico o la potatura di foglie verdi in periodo estivo, tutte pratiche che si rivelano vantaggiose solo per la crescita delle popolazioni di punteruolo delle palme. Gli attacchi del punteruolo danneggiano gli apici vegetativi delle foglie ed uccidono la pianta in circa 4-8 mesi, a seconda dell’età e dell’entità dell’infestazione. Considerato che finora la diagnosi dell’infestazione in atto si è basata sull’aspetto delle palme attaccate, ad oggi non è stato possibile prevenire l’infestazione del curculionide e si è stati costretti ad intervenire esclusivamente con l’abbattimento. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 227 Presenza e distribuzione delle specie faunistiche presenti negli allegati delle Direttive Habitat e Uccelli, nella Lista Rossa e di quelle che rispondono ai requisiti per l’inserimento nella tabella 3.3 motivazioni A e B del formulario standard Natura 2000 Sulla base dei dati bibliografici e di quelli rilevati su campo nell’ambito degli studi per la redazione del Piano di Gestione, sono state redatte le carte di distribuzione delle specie faunistiche di interesse conservazionistico (cfr. Tavola 10). Si fa presente che gli habitat di distribuzione campiti per le varie specie tengono conto sia dei dati di presenza rilevati direttamente su campo, sia delle informazioni sulle idoneità ambientali delle singole specie, e quindi, in questo caso, rappresentano gli habitat potenziali delle specie considerate. All’interno dei poligoni che identificano uno o più habitat, la specie può essere distribuita in modo uniforme, in modo discontinuo o localizzato. Si fa presente inoltre che, relativamente all’avifauna, sono state prese in considerazione esclusivamente le specie stanziali. Infatti, a differenza delle specie migratrici che sorvolano la zona senza sostare o sostano per un periodo di tempo molto breve (utilizzando l’area come luogo di sosta temporanea dove riposare e possibilmente alimentarsi), l’avifauna nidificante (che si riproduce nel sito) e svernante (che trascorre l’inverno nel sito) ha un elevatissimo legame con il territorio, e quindi le caratteristiche ambientali assumono grande importanza; nei siti infatti esse realizzano la loro nicchia ecologica, utilizzando al meglio le risorse degli habitat elettivi. Quando sono noti siti di nidificazione di una specie presenti fuori dal Sito Natura 2000 (per esempio la Berta maggiore Calonectris diomedea diomede, nidificante anche alla periferia del paese di Linosa), il luogo o l’area in cui la specie nidifica è stata individuato con un poligono a cui si è associato il colore legato alla specie stessa. Descrizione del valore faunistico del territorio ed analisi delle aree di importanza faunistica (B.3.5; B.3.7) ANFIBI, RETTILI, MAMMIFERI Per poter valutare il valore delle singole specie e per poter individuare le specie e le comunità di interesse conservazionistico del Sito, nonché le aree di importanza faunistica del Sito sono stati utilizzati diversi indici, alcuni tratti dalla bibliografia esistente ed altri del tutto originali. Questa varietà di indici è dovuta al tipo di valore che è stato attribuito alle specie ed alle comunità; alcuni valori infatti sono correlati con la frequenza e l’abbondanza delle specie, altri sono correlati con l’importanza dal punto di vista della minaccia e dello stato di conservazione, ed altri ancora tengono conto dell’insieme di tutti i valori. Gli indici utilizzati sono i seguenti: • Indice di frequenza specifica; indica la frequenza di ogni singola specie, valutata soggettivamente all’interno delle differenti unità geografiche sulla base dei dati derivanti dalle metodologie adottate (osservazioni dirette e indirette, conteggi, trappolamenti, ecc.) secondo quattro classi (nulla, bassa, media o alta); • Indice di frequenza totale; indica la frequenza totale per in ogni unità geografica ottenuta sommando gli indici di frequenza specifica; • Indice di ricchezza specifica; indica il grado di diversità faunistica e rappresenta il numero delle specie riscontrate all’interno di ogni unità geografica; • Indice di diversità; indica la diversità zoocenotica calcolata per ogni unità geografica applicando l’algoritmo di Shannon alle frequenze specifiche. Questo indice esprime la complessità strutturale della componente faunistica ed è correlato con il numero di taxa Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 228 • presenti e con una equa distribuzione delle loro freuenze stimate, ma non tiene conto del valore conservazionistico delle differenti specie. Indice del grado di minaccia; indica il grado di minaccia ed è correlato direttamente con lo stato di minaccia delle unità faunistiche identificate nelle diverse unità geografiche, valutato utilizzando i criteri dell’IUCN (2004) applicati su scala locale. Il valore di minaccia è stato calcolato attribuendo il valore 1 se la specie è stata considerata CR, valore 0,75 se la specie è EN, valore 0,50 se la specie è VU, valore 0,25 se la specie è LR e valore 0,1 se non minacciata (LC). Sulla base degli indici sopra riportati, è possibile fare le seguenti considerazioni. Nell’isola di Lampedusa sono state rilevate 9 specie, che si distribuiscono sul territorio in maniera omogenea (la maggiore parte del territorio è occupato da 8 specie). Importanti eccezioni sono costituite dall’isola dei Conigli e dalle aree interessate quasi esclusivamente dalla presenza del Rospo smeraldino nordafricano. Nell’isola di Lampione sono state rinvenute solamente due specie (Podarcis filfolensisi e Chalcides ocellatus). Nell’isola di Linosa sono state rinvenute 7 specie, anche in caso caso distribuite sul territorio con una elevata omogeneità. Tale omogeneità può essere interpretata con il fatto che la maggior parte delle specie animali prese in considerazione (erpetofauna e mammiferi terrestri) tendono ad essere spiccatamente eurieci, almeno nel range di condizioni ambientali presenti nell’area in considerazione. Relativamente alle frequenze di osservazione, a Lampedusa si evidenziano bassi valori di frequenza nelle zone di falesia e nelle aree antropizzate, valori intermedi nelle aree a vegetazione annua e nei coltivi, che rappresentano la maggior parte del territorio, e valori elevati nelle aree a macchia e a rimboschimento. Le aree a rimboschimento, nonostante non si possano considerare aree strettamente “naturali”, possono considerarsi complessivamente favorevoli alle specie prese in considerazione. L’isola dei Conigli e l’isola di Lampione hanno bassi valori di frequenza in funzione del limitato numero di specie ivi presenti. Per quanto riguarda Linosa, sono stati rilevati valori di frequenza elevati sulla maggior parte della superficie dell’isola. Ciò può essere interpretato da una discreta omogeneità ambientale e da un adeguato adattamento delle specie in esame agli habitat presenti. L’indice di diversità di Shannon tiene conto del numero di taxa presenti e della equa distribuzione delle loro abbondanze stimate, ma non considera il valore conservazionistico delle differenti specie. A Lampedusa la scala dei valori di diversità è compresa tra 0,7 e 2,28; si evidenzia una notevole omogeneità con valori simili o uguali per la maggior parte dei diversi habitat presi in esame, ed in particolare si nota che non sussistono differenze significative per le aree di macchia e bosco e le aree a vegetazione annua. Eccezioni importanti nei livelli di diversità sono i due isolotti (Conigli e Lampione), che presentano bassi valori di diversità dovuti alle poche specie presenti, e le aree interessate dagli eventi riproduttivi del Rospo smeraldino nordafricano. A Linosa la scala dei valori di diversità è compresa tra 1,131 e 1,808, relativamente bassi se confrontati a quelli rilevati per l’isola di Lampedusa. I valori sul territorio sono perlopiù elevati nel range considerato e si evidenzia una discreta omogeneità. Per valutare invece il grado di minaccia ed il valore conservazionistico delle specie, è stato applicato un “indice del grado di tutela”, che è stato valutato utilizzando i criteri dell’IUCN (2004) applicati su scala locale alle diverse specie. Il valore di minaccia è stato calcolato attribuendo il valore 1 se la specie è stata considerata CR, valore 0,75 se la specie è EN, valore 0,50 se la specie è VU, valore 0,25 se la specie è LR e valore 0,1 se non minacciata (LC). Tale indice mostra una scala di valori compresa tra 0,6 e 5,3 a Lampedusa e Lampione. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 229 I valori intermedi interessano la maggior parte del territorio; i valori più elevati si trovano nelle aree a macchia e a rimboschimento, grazie alla presenza e alla frequenza di specie quali il Colubro lacertino orientale e il Colubro dal cappuccio algerino (considerati entrambi VU); I valori più bassi si riscontrano nelle aree antropizzate, nelle falesie e sull’isola di Lampione; i valori massimi invece si riscontrano sull’isola dei Conigli, grazie alla presenza dello Psammodromo algerino, considerato CR, e nelle aree interessate alla riproduzione del Rospo smeraldino nordafricano, considerato CR. L’indice del grado di tutela di Linosa mostra una scala di valori compresa tra 1,2 e 4,1. I valori medio-alti interessano la maggior parte del territorio. Ciò rispecchia ancora una volta l’omogeneità ambientale e la presenza di specie ad ampia valenza ecologica adattate agli habitat presenti sull’isola. AVIFAUNA Per poter valutare il valore delle singole specie rinvenute sul territorio delle Pelagie e per poter individuare le specie e le comunità di interesse conservazionistico del Sito, è stato applicato un indice già recentemente proposto per scopi analoghi da MASSA et al. (2004): Valore Ornitologico-Conservazionistico (IVO) = STot [Σ (SSpec1 × 1) + (SSpec2 × 0,75) + (SSpec3 × 0,50) + (SNonSpecE × 0,25) + (SEX × 1) + (SCR × 0,80) + (SEN × 0,60) + (SVU × 0,40) + (SLR × 0,20) + S409)] × 100-1, in cui STot è il numero totale di specie di uccelli nell’area esaminata, SSpec1, SSpec2, SSpec3, SNonSpecE sono le Spec1-NonSpecE secondo BIRDLIFE INTERNATIONAL (2004), SEX, SCR, SEN, SVU, SLR S409 sono le specie incluse nella Lista Rossa Italiana, secondo LIPU & WWF (1999), 409 sono le specie elencate nell’Allegato 1 della Direttiva 79/409. Questo indice algoritmo consente di dare un peso diverso ad ogni specie, in modo particolare a quelle che si ritiene abbiano una necessità di conservazione a livello europeo o italiano, in funzione della sua inclusione o meno tra le Spec1-3 e NonSpecE, della sua presenza in una delle categorie della Lista Rossa Italiana e dell’eventuale presenza nell’Allegato I della Direttiva Uccelli 409/79, ma tiene anche nel dovuto conto il numero globale di specie. L’indice è stato calcolato considerando sia le specie stanziali nidificanti che quelle migratrici regolari (quindi escludendo le specie accidentali o occasionali). Preliminarmente è necessario spiegare il metodo con cui BIRDLIFE INTERNATIONAL (2004) ha classificato le specie europee tra le cosiddette Spec 1-3 (specie a status sfavorevole) e le NonSpec (specie a status favorevole). Le 524 specie presenti in Europa sono state suddivise in cinque categorie: Spec1 (40), specie globalmente minacciate; Spec2 (45), specie a status sfavorevole concentrate in Europa; Spec3 (141), specie a status sfavorevole, non concentrate in Europa; NonSpecE (94), specie a status favorevole, concentrate in Europa; NonSpec (204), specie non minacciate. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 230 204 N o nSp ec ( no n minacci at e) N o nSp ecE ( st at us f avo r evo l e, co ncent r at e i n Eur o p a) 94 226 Sp ec1- 3 ( st at us sf avo r evo le) 175 D i r et t i va U ccel li 524 Sp ecie p r esent i i n Eur o p a 0 100 200 300 400 500 600 Spec1 (globalmente Spec2 (status minacciate); 8% sfavorevole, concentrate in Europa); 9% Non-Spec (non minacciate); 39% Spec3 (status sfavorevole, non concentrate in Europa); 27% NonSpecE (status favorevole, concentrate in Europa); 18% L’elenco degli Uccelli per Lampedusa, Linosa e Lampione, con il relativo “valore intrinseco”, è riportato nella tabella seguente. Valore intrinseco. Σ (Spec1-NonSpecE) + (RL) + (409), dove (Spec1-NonSpecE) sono le Spec1-NonSpecE secondo BirdLife International (2004), in cui Spec1 = 1, Spec2 = 0,75, Spec3 = 0,50, NonSpecE = 0,25; (RL) sono le specie incluse nella Lista Rossa Italiana, secondo LIPU & WWF (1999), in cui EX (nidificanti estinte) = 1, CR (minacciate a livello critico) = 0,80, EN (minacciate) = 0,60, VU (vulnerabili) = 0,40, LR (a rischio minore) = 0,20; 409 (specie elencate nell’Allegato 1 della Direttiva 79/409) = 1. NOME ITALIANO Airone cenerino Airone rosso Albanella minore Albanella pallida Albanella reale Allodola Aquila anatraia maggiore Aquila minore Assiolo Averla capirossa Averla piccola NOME SCIENTIFICO Ardea cinerea Ardea purpurea Circus pygargus Circus macrourus Circus cyaneus Alauda arvensis Aquila clanga Hieraaetus pennatus Otus scops Lanius senator Lanius collurio Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Valore intrinseco 0,20 1,70 1,65 2,0 2,50 0,50 2,0 1,50 0,95 0,95 1,50 231 Balestruccio Balia caucasica Balia dal collare Balia nera Ballerina bianca Ballerina gialla Barbagianni Beccaccia Beccaccino Beccafico Beccamoschino iberico Beccapesci Berta maggiore Berta minore mediterranea Bigia grossa Bigiarella Calandra Calandrella Calandro Canapino Canapino maggiore Canapino pallido Cannaiola Cannareccione Capinera Cardellino Cavaliere d’Italia Cesena Cicogna bianca Cicogna nera Cigno reale Cigno selvatico Civetta Codirosso Codirosso algerino Codirosso spazzacamino Codirossone Codone Colombaccio Colombo selvatico Combattente Cormorano Corriere grosso Corriere piccolo Corvo imperiale Croccolone Cuculo Culbianco Culbianco isabellino Cutrettola Damigella di Numidia Falco cuculo Falco della regina Falco di palude Falco pescatore Fanello Fenicottero Fiorrancino Delichon urbicum Ficedula semitorquata Ficedula albicollis Ficedula hypoleuca Motacilla alba Motacilla cinerea Tyto alba Scolopax rusticola Gallinago gallinago Sylvia borin Cisticola juncidis cisticola Sterna sandvicensis Calonectris diomedea diomedea Puffinus yelkouan Sylvia hortensis Sylvia curruca Melanocorypha calandra Calandrella brachydactyla Anthus campestris Hippolais polyglotta Hippolais icterina Hippolais pallida Acrocephalus scirpaceus Acrocephalus arundinaceus Sylvia atricapilla Carduelis carduelis Himantopus himantopus Turdus pilaris Ciconia ciconia Ciconia nigra Cygnus olor Cygnus cygnus Athene noctua Phoenicurus phoenicurus Phoenicurus moussieri Phoenicurus ochruros Monticola saxatilis Anas acuta Columba palumbus Columba livia Philomachus pugnax Phalacrocorax carbo Charadrius hiaticula Charadrius dubius Corvus corax Gallinago media Cuculus canorus Oenanthe oenanthe Oenanthe isabellina Motacilla flava Grus virgo Falco vespertinus Falco eleonorae Circus aeruginosus Pandion haliaetus Carduelis cannabina Phoenicopterus roseus Regulus ignicapilla Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 0,50 0,75 1,45 0,25 0 0 0,70 1,10 0 0,25 0 2,15 2,15 1,65 1,10 0 1,70 1,50 1,50 0,25 0,25 0,50 0,25 0 0,25 0 1,20 0,25 1,95 1,75 0 0,25 0,50 0,75 0 0 0,70 0,50 0,25 0,40 1,75 0,60 0 0,20 0,20 2,0 0 0 0 0 0 1,50 2,15 1,60 2,50 0,75 1,50 0,25 232 Fischione Folaga Forapaglie Fratino Fringuello Frosone Gabbiano comune Gabbiano corallino Gabbiano corso Gabbiano reale mediterraneo Gabbiano roseo Gallinella d’acqua Gambecchio Gambecchio nano Garzetta Germano reale Gheppio Ghiandaia marina Grillaio Gru cenerina Gruccione Gufo comune Gufo di palude Labbo Lodolaio Lucherino Luì bianco Luì grosso Luì piccolo Luì verde Magnanina Magnanina sarda Marangone dal ciuffo Martin pescatore Marzaiola Merlo Merlo dal collare Mignattaio Mignattino alibianche Monachella Monachella del deserto Nibbio bruno Nitticora Oca granaiola Oca selvatica Occhiocotto Occhione Ortolano Pantana Passera mattugia Passera sarda Passera scopaiola Passero solitario Pavoncella Pecchiaiolo Pellegrino Pettegola Pettirosso Anas penelope Fulica atra Acrocephalus schoenobaenus Charadrius alexandrinus Fringilla coelebs Coccothraustes coccothraustes Larus ridibundus Larus melanocephalus Larus audouini Larus michahellis Larus genei Gallinula chloropus Calidris minuta Calidris temmincki Egretta garzetta Anas platyrhynchos Falco tinnunculus Coracias garrulus Falco naumanni Grus grus Merops apiaster Asio otus Asio flammeus Stercorarius parasiticus Falco subbuteo Carduelis spinus Phylloscopus bonelli Phylloscopus trochilus Phylloscopus collybita Phylloscopus sibilatrix Sylvia undata Sylvia sarda Phalacrocorax aristotelis Alcedo atthis Anas querquedula Turdus merula Turdus torquatus Plegadis falcinellus Chlidonias leucopterus Oenanthe hispanica Oenanthe deserti Milvus migrans Nycticorax nycticorax Anser fabalis Anser anser Sylvia melanocephala Burhinus oedicnemus Emberiza hortulana Tringa nebularia Passer montanus Passer hispaniolensis Prunella modularis Monticola solitarius Vanellus vanellus Pernis apivorus Falco peregrinus Tringa totanus Erithacus rubecula Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 0 0 1,05 0,70 0,25 0,20 0,65 1,65 2,60 0,25 2,10 0 0 0 1,0 0 0,50 2,35 2,20 2,50 0,50 0,20 1,50 0 0,40 0,65 0,75 0 0 0,75 1,75 1,45 1,45 1,70 0,90 0,25 0,25 2,30 0,80 1,15 0 1,90 1,50 0,25 0 0,25 2,10 1,95 0 0,50 0 0,25 0,50 0,75 1,65 1,40 1,35 0,25 233 Pigliamosche Pigliamosche pettirosso Piovanello tridattilo Piro piro boschereccio Piro piro culbianco Piro piro piccolo Pispola Pispola golarossa Piviere dorato Pivieressa Piviere tortolino Poiana Prispolone Quaglia Rigogolo Rondine Rondine montana Rondine rossiccia Rondone Rondone maggiore Rondone pallido Salciaiola Saltimpalo Sgarza ciuffetto Sparviero Spatola Sterna maggiore Sterpazzola Sterpazzola nana Sterpazzola sarda Sterpazzolina Stiaccino Storno Strillozzo Succiacapre Sula Svasso cornuto Svasso maggiore Svasso piccolo Tarabusino Topino Torcicollo Tordela Tordo bottaccio Tordo sassello Tortora Tortora dal collare orientale Tortora delle palme Totano moro Tottavilla Trombettiere Tuffetto Uccello delle tempeste mediterraneo Upupa Usignolo Usignolo d’Africa Verdone Verzellino Muscicapa striata Ficedula parva Calidris alba Tringa glareola Tringa ochropus Actitis hypoleucos Anthus pratensis Anthus cervinus Pluvialis apricaria Pluvialis squatarola Charadrius morinellus Buteo buteo Anthus trivialis Coturnix coturnix Oriolus oriolus Hirundo rustica Ptyonoprogne rupestris Cecropis daurica Apus apus Apus melba Apus pallidus Locustella luscinioides Saxicola torquatus Ardeola ralloides Accipiter nisus Platalea leucorodia Hydroprogne caspia Sylvia communis Sylvia deserti Sylvia conspicillata Sylvia cantillans Saxicola rubetra Sturnus vulgaris Emberiza calandra Caprimulgus europaeus Morus bassanus Podiceps auritus Podiceps cristatus Podiceps nigricollis Ixobrychus minutus Riparia riparia Jynx torquilla Turdus viscivorus Turdus philomelos Turdus iliacus Streptopelia turtur Streptopelia decaocto Streptopelia senegalensis Tringa erythropus Lullula arborea Bucanetes githagineus Tachybaptus ruficollis Hydrobates pelagicus melitensis Upupa epops Luscinia megarhynchos Cercotrichas galactotes Carduelis chloris Serinus serinus Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 0,50 1,0 0 1,50 0 0,90 0,25 0 1,25 0 0 0 0 0,70 0 0,50 0 0 0 0,20 0,20 0,65 0 1,90 1,0 1,75 1,50 0,25 0 0 0,25 0,25 0,50 0,75 1,95 0,25 0,50 0 0 1,70 0,50 0,50 0,25 0,25 0,25 0,50 0 0 0,50 1,75 1,0 0 1,65 0,50 0,25 0,50 0,25 0,25 234 Volpoca Voltapietre Zafferano Tadorna tadorna Arenaria interpres Larus fuscus 0,60 0 0,25 La tabella consente di evidenziare le specie che presentano un maggiore valore intrinseco (tra cui Albanella reale, Beccapesci, Berta maggiore, Falco della regina, Falco pescatore, gabbiano roseo, Grillaio, Ghiandaia marina, Gru cenerina, Mignattaio, Occhione, ecc.). Le 188 specie riscontrate nelle Pelagie hanno un valore intrinseco complessivo di 136,5, da cui si ricava un I.V.O. pari a 256,62; lo stesso calcolo fatto per l’intera avifauna siciliana consente di ottenere un I.V.O. di 476,1. Il valore ottenuto per le sole Pelagie rappresenta il 53,9% di quello dell’intera Sicilia e ciò è indicativo della ricchezza dell’avifauna e della necessità di interventi conservazionistici in un territorio così piccolo ove è concentrata una tale ricchezza avifaunistica. Al fine di avere utili informazioni per l’identificazione delle aree di importanza faunistica, la tabella seguente riassume in maniera schematica le preferenze ambientali delle specie nidificanti nell’arcipelago. Specie nidificanti Gheppio Lampedusa Linosa Lampione Alimentazione: gariga a Alimentazione: gariga a timo, macchia ad olivastro lentisco e timo, colture e lentisco arbustive, vigneti tradizionali. Gabbiano reale scogliere poste a nord, rupi costiere poste ad est di scogliere con mediterraneo coperte da vegetazione Cala Pozzolana di Levante vegetazione delle delle coste mediterranee coste mediterrane, plateau coperto da Atriplex halimus. Tortora dal collare aree verdi urbane, case aree verdi urbane, case orientale sparse, aree commerciali e sparse, aree commerciali e industriali, centro abitato industriali, centro abitato Tortora delle palme in prossimità delle aree verdi urbane; Barbagianni aree verdi urbane, case vegetazione a lentisco sparse, zone pianeggianti a gariga sparsa, centro abitato Rondone Nidificazione: scogliere poste a nord con vegetazione delle coste mediterranee Passero solitario scogliere poste a nord con nella zona dei Fili vegetazione delle coste mediterranee Beccamoschino iberico praterie aride calcaree a specie perennanti, seminativi e colture erbacee estensive, terreni abbandonati Occhiocotto gariga a timo, macchia a gariga a lentisco e timo, olivastro e lentisco colture arbustive e vigneti tradizionali, impianti di pini europei ed altri impianti arborei artificiali a latifoglie e misti Passera sarda aree verdi urbane, case aree verdi urbane, case sparse, centro abitato sparse, centro abitato Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 235 Passera mattugia aree verdi urbane, sparse, centro abitato Verzellino case impianti di pini e cipressi europei impianti di pini e cipressi europei garighe a lentisco, macchia bassa a olivastro e lentisco, impianti di pini e cipressi europei. Verdone Cardellino Nidificanti + sensibili Berta maggiore Berta minore scogliere poste a nord con vegetazione delle coste mediterranee l’Uccello delle tempeste scogliere poste a nord con vegetazione delle coste mediterraneo mediterranee. Marangone dal ciuffo scogliere poste a nord con vegetazione delle coste mediterranee. Falco della regina scogliere poste a nord con vegetazione delle coste mediterranee alimentazione: tutte le zone Pellegrino scogliere poste a nord e ad ovest, con vegetazione delle coste mediterranee Calandrella praterie aride calcaree a specie perennanti, seminativi e colture erbacee estensive, terreni abbandonati Fanello lentisco, macchia bassa a olivastro e lentisco, impianti di pini e cipressi europei Specie svernanti Cormorano scogliere poste a nord con vegetazione delle coste mediterranee. Pettirosso gariga a timo, macchia a olivastro e lentisco. Strillozzo praterie aride calcaree a specie perennanti, seminativi e colture erbacee estensive, terreni abbandonati quasi tutti i siti adatti Contrada Fili, rupi costiere poste ad est di Cala Pozzolana di Levante. scogliere poste a nord con vegetazione delle coste mediterranee alimentazione: tutte le zone rupi costiere praterelli terofitici, terreni abbandonati, seminativi e colture erbacee estensive gariga a lentisco, colture arbustive e vigneti, impianti di pini europei, vegetazione tra le case sparse In analogia con quanto realizzato nell’ambito della redazione dei Piani di Gestione riguardanti altri Siti Natura 2000 e sulla base delle intese intercorse con l’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, i dati sulla ricchezza faunistica e sulle aree di importanza faunistica vengono riassunti in maniera unitaria secondo i seguenti criteri metodologici: • definizione del valore faunistico, inteso come ricchezza di specie per habitat/biotopo considerato, e redazione della relativa carta; Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 236 • definizione delle aree di importanza faunistica e redazione della relativa carta. I due grafici sottostanti riassumono il valore faunistico dei due Siti Natura 2000, ossia la ricchezza specifica per habitat-biotopo e per uso, riguardo alla maggior parte delle specie di anfibi, rettili, uccelli e mammiferi di interesse faunistico rinvenute nei Siti, nonché per le specie di uccelli che possono essere considerate “stanziali”, e quindi maggiormente legate agli habitat/biotopi considerati. SIC ITA040001 “Isola di Linosa” 86.42 86.41 61 8220_f/6220*_r 5320_f/8320_r 5320_r 2110_f/6220*_r/2230_r 2110_f/2230_r 1210_r 1170_p 82.3 34.81 6220*_r/5320_r/8320_r 6220*_r 6220*_p 5330_f 86.31 86 83.325 83.3112 83.3 83.211 83.2 5430_f/6220*_r 5330_f/6220*_r 5330_r/5334_r/6220*_r 5330_r/5334_r/5331_r 5330_r/5331_r 1170_f/1240_r/8320_r 86.2 5330_r/5334_r/8320_r 5330_r/5334_r/5331_r/8320_r 5330_r/5334_r 0 1 2 3 4 5 6 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 7 8 237 SIC ITA040002“Isola di Lampedusa e Lampione” 1110_p 86.6 86.413 86.3 1210_r/2110_r/2210*_r/2230_r 87.2 83.325 83.211 82.3A 37 6220*_f/5430_r 6220*_f 1420_f 1240_r 1170_p 86.42 86.31 86.2 86 85.31 83.3113 83.3112 82.3 6220*_r/5430_r/5331_r/5334_r 6220*_f/5430_r/5320_r 6220*_f/5430_r/3170*_r/3140_r 6220*_r/5430_r 5430_f/6220*_r/5334_r 5430_f/5320_r/6220*_r 5331_f/6220*_r/5334_r 1430_f/5331_r 1430_f 34.81 5430_f/6220*_r 9320_r/5331_r/5334_r/6220*_r 9320_f/5334_r 5330_f/6220*_r/5430_r 5330_r/5334_r/6220*_r 1170_f/1240_r 1240_f/5320_r 0 2 4 6 8 10 12 14 16 Nel SIC ITA040001 “Isola di Linosa” gli habitat-biotopi più ricchi di specie sono quelli ascrivibili alle forme della macchia mediterranea (5330; 5331;5334), mentre nel SIC ITA040002 “Isola di Lampedusa” fanno riferimento alle falesie ed alle zone costiere (1170; 1240). Elevati valori di ricchezza faunistica presentano anche i centri abitati e le case sparse (86.2). I dati sopra riportati hanno consentito di realizzare la Carta del Valore Faunistico (Tavola 11), che è stata redatta attribuendo ad ogni poligono un valore pari al numero di specie della fauna presenti (o perché rilevate con i censimenti effettuati nell’ambito degli studi per la redazione del Piano di Gestione, o perché note da dati bibliografici recenti). Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 238 Nella tavola le aree sono campite diversamente in funzione del numero di specie rilevate (nessuna specie rilevata = 0; 1-4 specie; 5-8 specie; 9-14 specie;). In mancanza di una contemporanea valutazione dello status e dell’ecologia delle singole specie, la ricchezza specifica può non essere un indice della reale importanza faunistica dei singoli ambienti presenti nei SIC. Si è pertanto proceduto ad un’ulteriore elaborazione, indicando quante delle specie presenti sono inserite negli allegati delle Direttive Habitat e Uccelli. Questo tipo di analisi evidenzia il ruolo di alcune aree che, sebbene caratterizzate da poche specie, ospitano tuttavia un’elevata percentuale di specie altamente protette. Infine, se i dati sulla ricchezza faunistica e sulla presenza di specie in Direttiva vengono rielaborati tenedo conto del “peso” di ciascuna categoria in relazione al totale delle specie presenti (media ponderata) si ottiene un indice che misura in maniera più precisa l’importanza faunistica di ciascun habitat-biotopo. La seguente tabella mostra, per singolo habitat-biotopo, il valore di ricchezza specifica sopra considerato, il numero di specie inserite negli allegati delle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE, ed il rapporto ponderato che esprime il dato di importanza faunistica. SIC ITA040001 “Isola di Linosa” Habitat - Biotopo 1170_p 1170_f/1240_r/8320_r 1210_r 2110_f/2230_r 2110_f/6220*_r/2230_r 5320_r 5320_f/8320_r 5330_f 5330_r/5331_r 5330_r/5334_r 5330_r/5334_r/5331_r 5330_r/5334_r/5331_r/8320_r 5330_r/5334_r/6220*_r 5330_r/5334_r/8320_r 5330_f/6220*_r 5430_f/6220*_r 6220*_r 6220*_p 6220*_r/5320_r/8320_r 8220_f/6220*_r 34.81 61 82.3 83.2 83.211 83.3 83.3112 83.325 86 86.2 86.31 Ricchezza N. specie in specifica Direttive 3 6 3 3 3 3 3 4 6 7 6 7 6 7 6 6 4 4 4 3 4 3 4 6 6 5 5 5 5 7 5 2 4 3 2 2 2 2 3 2 3 2 3 2 3 2 2 3 3 3 2 3 2 3 2 2 2 2 2 3 3 2 N. specie in Direttive/N. Specie totali % 1,20 2,40 1,50 1,20 1,20 1,20 1,20 1,71 1,50 2,10 1,50 2,10 1,50 2,10 1,50 1,50 1,71 1,71 1,71 1,20 1,71 1,20 1,71 1,50 1,50 1,43 1,43 1,43 1,88 2,10 1,43 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 239 86.41 86.42 3 3 2 2 1,20 1,20 SIC ITA040002 “Isola di Lampedusa” 1110_p 1170_p 1170_f/1240_r 1210_r/2110_r/2210*_r/2230_r 1240_r 1240_f/5320_r 1420_f 1430_f 1430_f/5331_r 5330_r/5334_r/6220*_r 5330_f/6220*_r/5430_r 5331_f/6220*_r/5334_r 5430_f/5320_r/6220*_r 5430_f/6220*_r 5430_f/6220*_r/5334_r 6220*_f 6220*_f/5430_r 6220*_r/5430_r 6220*_f/5430_r/3170*_r/3140_r 6220*_f/5430_r/5320_r 6220*_r/5430_r/5331_r/5334_r 9320_f/5334_r 9320_r/5331_r/5334_r/6220*_r 34.81 37 82.3 82.3A 83.211 83.325 85.31 86 86.2 86.3 83.3112 83.3113 86.6 86.31 86.413 86.42 87.2 0 4 13 3 4 14 4 7 7 9 9 7 7 8 7 4 4 7 7 7 7 9 9 8 4 7 4 4 4 7 5 5 2 7 7 2 5 2 5 4 0 3 7 1 3 7 3 1 1 1 1 1 1 2 1 1 2 2 2 2 1 1 1 3 1 2 2 1 1 2 2 2 2 1 1 2 2 1 1 1 0,00 1,71 4,55 0,75 1,71 4,67 1,71 0,88 0,88 0,90 0,90 0,88 0,88 1,60 0,88 0,80 1,33 1,56 1,56 1,56 0,88 0,90 0,90 2,18 0,80 1,56 1,33 0,80 0,80 1,56 1,43 1,43 1,00 0,88 0,88 1,00 1,43 0,67 0,83 0,80 Anche in questo caso, emerge l’importanza degli habitat riferibili ad ambienti di macchia per Linosa (5330; 5331;5334), ed alle falesie ed alle zone costiere per Lampedusa e Lampione, mentre perdono importanza i centri abitati e le case sparse, in quanto si tratta di aree che, pur essendo interessate da un elevato numero di specie, non presentano specie rare e/o di interesse conservazionistico. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 240 Sulla base dei dati riportati nelle soprastanti tabelle è stata redatta la Carta delle Aree di Importanza Faunistica (Tavola 12). Tale carta evidenzia una maggiore omogeneità del territorio di Linosa rispetto a Lampedusa, a causa senza dubbio sia di una maggiore omogeneità delle formazioni vegetali che di un minore degrado del territorio. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 241 2.3.2.4 Verifica ed aggiornamento della scheda natura 2000 – fauna (B.1) A premessa del presente paragrafo si precisa che le Schede Natura 2000 ARTA cui si fa riferimento sono quelle trasmessaci ufficialmente dal Servizio VI dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente nel dicembre 2007. SIC ITA040001 “ISOLA DI LINOSA” Aggiornamento Sezione 3.2.a “Uccelli elencati nell’allegato 1 della Direttiva 79/409/CEE” Conservazione Isolamento Globale Nuova segnalazione Accipiter nisus P C A B A Nuova segnalazione Alcedo atthis P C A B A Confermata Anthus campestris P C A B A Confermata Nuova segnalazione Ardea purpurea P C A B A Ardeola ralloides P C A B A Nuova segnalazione Asio flammeus P C A B A Nuova segnalazione Bucanetes githagineus P C A B A Nuova segnalazione Burhinus oedicnemus P C A B A Confermata Calandrella brachydactyla P C A B A Confermata Calonectris diomedea >10.000 A A B A Confermata Caprimulgus europaeus P C A B A Nuova segnalazione Ciconia ciconia C A B A Nuova segnalazione Ciconia nigra P P C A B A Circus aeruginosus P C A B A Circus cyaneus P C A B A Nuova segnalazione Circus macrourus P C A B A Nuova segnalazione Circus pygargus P C A B A Nuova segnalazione Coracias garrulus P C A B A Confermata Egretta garzetta P C A B A Nuova segnalazione Emberiza hortulana P C A B A Falco eleonorae P C A B A Nuova segnalazione • Svernamento Nome Nuova segnalazione • Nidificazione/riproduzione Aggiornamento Popolazione • • • Migratoria Tappa • • VALUTAZIONE SITO POPOLAZIONE Residente Scheda Natura 2000 – vers. 2005 Delle 15 specie elencate dalla precedente versione della Scheda Natura 2000, sono state confermate 14 ed è stata stralciata 1: si tratta di Phalacrocorax aristotelis desmarestii, la cui presenza nell’isola di Linosa non è stata rilevata. Sono state inoltre aggiunte altre 35 specie, per un totale di 49 specie di uccelli elencati nell’allegato 1 della Direttiva 79/409. Confermata Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 242 • • Nuova segnalazione Falco naumanni P C A B A Confermata Falco peregrinus P C A B A Nuova segnalazione Falco vespertinus P C A B A Ficedula albicollis P C A B A Ficedula parva P C A B A Confermata Ficedula semitorquata P C A B A Nuova segnalazione Grus grus P C A B A Confermata Nuova segnalazione Hydrobates pelagicus P C A B A Hieraaetus pennatus P C A B A Nuova segnalazione Himantopus himantopus P C A B A Ixobrychus minutus P C A B A Confermata Nuova segnalazione • • Nuova segnalazione Lanius collurio P C A B A Nuova segnalazione Larus genei P C A B A Confermata Nuova segnalazione Larus melanocephalus P C A B A Lullula arborea P C A B A Nuova segnalazione Milvus migrans P C A B A Confermata Nycticorax nycticorax Pandion haliaetus P C A B A P C A B A P C A B A P C A B A Nuova segnalazione • • Nuova segnalazione • • Confermata Nuova segnalazione Pernis apivorus Phalacrocorax aristotelis demarestii Philomachus pugnax Nuova segnalazione Phoenicopterus roseus P C A B A Nuova segnalazione Platalea leucorodia P C A B A Nuova segnalazione Puffinus yelkouan P C A B A Nuova segnalazione Pluvialis apricaria P C A B A Sterna sandvicensis P C A B A Eliminata Nuova segnalazione P Sylvia sarda P C A B A Nuova segnalazione Sylvia undata P C A B A Nuova segnalazione Tringa glareola P C A B A Nuova segnalazione Aggiornamento Sezione 3.2.b “Uccelli migratori abituali non elencati nell’Allegato 1 della Direttiva 79/409/CEE” Delle 10 specie elencate nella precedente Scheda Natura 2005, 9 sono state confermate, 1 è stata eliminata: si tratta di Hippolais pallida, che non è stata rilevata sia nei recenti sopralluoghi che durante una apposita campagna primaverile d’inanellamento. In ogni caso, non si tratta di un migratore abituale. Sono state aggiunte 88 specie di uccelli, che portano il totale a 107 specie. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 243 Isolamento Globale Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Acrocephalus arundinaceus Acrocephalus schoenobaenus Acrocephalus scirpaceus Actitis hypoleucos Alauda arvensis Anas acuta Anas penelope Anas platyrhynchos Anas querquedula Anthus cervinus Anthus pratensis Anthus trivialis Apus apus Apus melba Apus pallidus Ardea cinerea Asio otus Buteo buteo Calidris alba Calidris minuta Calidris temmincki Carduelis carduelis Carduelis chloris Cecropis daurica P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P C C C C C C C C C C C C C C C C C C C C C C C C A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A Confermata Cercotrichas galactotes P C A B A Nuova segnalazione Charadrius alexandrinus P C A B A Nuova segnalazione Charadrius dubius P C A B A Nuova segnalazione Charadrius hiaticula P C A B A Nuova segnalazione Charadrius morinellus P C A B A Nuova segnalazione Columba palumbus P C A B A Nuova segnalazione Coturnix coturnix P C A B A Confermata Cuculus canorus P C A B A Nuova segnalazione Delichon urbicum P C A B A Nuova segnalazione Erithacus rubecula P C A B A Nuova segnalazione Falco subbuteo P C A B A Svernamento Conservazione Nidificazione/riproduzione Nome Popolazione • Aggiornamento Tappa • VALUTAZIONE SITO Migratoria Residente Scheda Natura 2000 POPOLAZIONE Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 244 • • • • • • • Nuova segnalazione Ficedula hypoleuca P C A B A Nuova segnalazione Fringilla coelebs P C A B A Nuova segnalazione Fulica atra P C A B A Nuova segnalazione Gallinago gallinago P C A B A Nuova segnalazione Gallinula chloropus P C A B A Nuova segnalazione Hippolais icterina P C A B A Eliminata Hippolais pallida P C A B A Nuova segnalazione Hippolais polyglotta P C A B A Confermata Hirundo rustica P C A B A Nuova segnalazione Jynx torquilla P C A B A Confermata Lanius senator P C A B A Nuova segnalazione Larus fuscus P C A B A Nuova segnalazione Larus michahellis P C A B A Nuova segnalazione Larus ridibundus P C A B A Nuova segnalazione Locustella luscinioides P C A B A Nuova segnalazione Luscinia megarhynchos P C A B A Nuova segnalazione Merops apiaster P C A B A Nuova segnalazione Monticola saxatilis P C A B A Nuova segnalazione Motacilla alba P C A B A Nuova segnalazione Motacilla cinerea P C A B A Nuova segnalazione Motacilla flava P C A B A Nuova segnalazione Muscicapa striata P C A B A Confermata Oenanthe hispanica P C A B A Nuova segnalazione Oenanthe oenanthe P C A B A Nuova segnalazione Oriolus oriolus P C A B A Confermata Otus scops P C A B A Confermata Phalacrocorax carbo P C A B A Nuova segnalazione Phoenicurus ochruros P C A B A Confermata Phoenicurus phoenicurus P C A B A Nuova segnalazione Phylloscopus bonelli P C A B A Nuova segnalazione Phylloscopus collybita P C A B A Nuova segnalazione Phylloscopus sibilatrix P C A B A Nuova segnalazione Phylloscopus trochilus P C A B A Nuova segnalazione Pluvialis squatarola P C A B A Nuova segnalazione Podiceps migricollis P C A B A Nuova segnalazione Prunella modularis P C A B A Nuova segnalazione Regulus ignicapilla P C A B A Nuova segnalazione Riparia riparia P C A B A Nuova segnalazione Saxicola rubetra P C A B A Nuova segnalazione Saxicola torquatus P C A B A Nuova segnalazione Scolopax rusticola P C A B A Nuova segnalazione Serinus serinus P C A B A Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 245 • Nuova segnalazione Sylvia atricapilla P C A B A Nuova segnalazione Sylvia borin P C A B A Nuova segnalazione Sylvia cantillans P C A B A Nuova segnalazione Sylvia conspicillata P C A B A Nuova segnalazione Sylvia communis P C A B A Nuova segnalazione Sylvia curruca P C A B A Confermata Streptopelia turtur P C A B A Nuova segnalazione Sturnus vulgaris P C A B A Nuova segnalazione Tadorna tadorna P C A B A Nuova segnalazione Tringa erythropus P C A B A Nuova segnalazione Tringa nebularia P C A B A Nuova segnalazione Tringa ochropus P C A B A Nuova segnalazione Turdus iliacus P C A B A Nuova segnalazione Turdus merula P C A B A Nuova segnalazione Turdus philomelos P C A B A Nuova segnalazione Tudus pilaris P C A B A Nuova segnalazione Turdus torquatus P C A B A Nuova segnalazione Turdus viscivorus P C A B A Nuova segnalazione Tyto alba P C A B A Nuova segnalazione Upupa epops P C A B A Nuova segnalazione Vanellus vanellus P C A B A Aggiornamento Sezione 3.2.d “Anfibi e Rettili elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE” Viene confermata la presenza della Caretta caretta, ma viene aggiornato il suo status che da stanziale passa a migratore. POPOLAZIONE VALUTAZIONE SITO Isolamento Globale P Conservazione Caretta caretta Popolazione Confermata Tappa • Svernamento Nome Nidificazione/riproduzione Aggiornamento Residente Scheda Natura 2000 Migratoria A C A C Aggiornamento Sezione 3.3 “Altre specie importanti di Flora e Fauna” Delle due specie di Uccelli elencate nella precedente Scheda Natura 2000, una (Sylvia nana) viene eliminata in quanto non rinvenuta nel Sito, l’altra (Streptopelia senegalensis) è stata Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 246 R R I • • • I I • Nome Motivazione M Aggiornamento Popolazione Scheda Natura 2000 Gruppo spostata nella Sezione 3.2.b “Uccelli migratori abituali non elencati nell’Allegato 1 della Direttiva 79/409/CEE”. Per quanto riguarda i Mammiferi, la precedente Scheda non riportava alcuna specie; viene invece inserito Pipistrellus kuhlii. Per quanto riguarda i Rettili, sono state confermate le due specie precedentemente inserite. Delle 21 specie di Invertebrati elencati nella precedente versione della Scheda, 8 sono state eliminate, 13 sono state confermate, e sono state aggiunte altre 18 specie, per un totale complessivo di 31 specie. Nuova segnalazione Pipistrellus kuhlii P C Confermata Chalcides ocellatus P C P B R D Confermata Podarcis filfolensis laurentiimuelleri Allophylax costatipennis Eliminata costatipennis Nuova segnalazione Amara cottyi Confermata Aphodius (Subrinus) vitellinus R D Nuova segnalazione Atemnus politus R D Confermata Brachytrupes megacephalus R D Eliminata Calliptamus italicus grandis R D Eliminata Caminara olivieri R D Confermata Campalita algirica R D I Nuova segnalazione Camponotus barbaricus R D I Nuova segnalazione R D R D Confermata Chiloneus solarii Cylindera (Cicindina) trisignata siciliensis Cymidis (Cymindis) laevistriata R D Eliminata Dyschirius armatus R D I Nuova segnalazione Epyris rufimanus R D I Nuova segnalazione Heteracris annulosa R D Confermata Himantarium mediterraneum R D Nuova segnalazione Holepyris glabratus R D Confermata Lophyra flexuosa circumflexa R D I Nuova segnalazione Masoreus affinis R D I Nuova segnalazione Messor sanctus obscuriventris R D I Nuova segnalazione Mutilla barbara R D I Nuova segnalazione Nannophilus eximius R D Confermata Niphona picticornis R D Confermata Nisia atrovenosa R D Nuova segnalazione Odontoscelis dorsalis R D I I I I I I I I I • • • • • • • • I I I I I • • • Confermata Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 247 I • • Confermata Otiorhyncos linussae R D Eliminata Pamphagus ortolaniae R D Nuova segnalazione Peloptulus trinacriae R D Confermata Pseudoapterogyna vorax R D Eliminata Pseudomogoplistes squamiger R D I Nuova segnalazione Scantius a. aegyptius R D I Nuova segnalazione Smicronyx pauperculus R D Eliminata Sphingonotus personatus R D Eliminata Sphingonotus azurescens R D Confermata Stenosis brignonei R D Nuova segnalazione Syntomus barbarus R D Confermata Tentyria grossa sommieri R D I Nuova segnalazione Tetramorium pelagium R D I Nuova segnalazione Truncatella subcylindrica R D I I I I I I I • • • • • I I • SIC ITA 040002 “ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE” • • • Nome Conservazione Isolamento Globale Nuova segnalazione Alcedo atthis P C A B A Confermata Anthus campestris P C A B A Svernamento Aggiornamento Popolazione Nidificazione/riproduzione Migratoria Tappa • • VALUTAZIONE SITO POPOLAZIONE Residente Scheda Natura 2000 – vers. 2005 Sezione 3.2.a. Uccelli elencati nell'Allegato 1 della Direttiva 79/409/CEE Alle 15 specie già elencate nella precedente versione della Scheda Natura 2000 sono state aggiunte 36 specie, per un totale di 51 specie di uccelli elencati nell’Allegato 1 della Direttiva e presenti nell’isola di Lampedusa e nell’isolotto di Lampione. Confermata Ardea purpurea P C A B A Nuova segnalazione Ardeola ralloides P C A B A Nuova segnalazione Asio flammeus P C A B A Nuova segnalazione Burhinus oedicnemus P C A B A Confermata Calandrella brachydactyla P C A B A Confermata Calonectris diomedea 100 (p) C A B A Confermata Caprimulgus europaeus P C A B A Nuova segnalazione Ciconia ciconia P C A B A Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 248 • • • • • • • • • • Nuova segnalazione Ciconia nigra P C A B A Nuova segnalazione Circus aeruginosus P C A B A Nuova segnalazione Circus cyaneus P C A B A Nuova segnalazione Circus macrourus P C A B A Nuova segnalazione Circus pygargus P C A B A Nuova segnalazione Coracias garrulus P C A B A Confermata Egretta garzetta P C A B A Confermata Falco eleonorae C A B A Nuova segnalazione Falco naumanni P C A B A Confermata Falco peregrinus P C A B A Nuova segnalazione Falco vespertinus P C A B A Confermata Ficedula albicollis P C A B A Nuova segnalazione Ficedula parva P C A B A Confermata Ficedula semitorquata P C A B A Nuova segnalazione Grus grus P C A B A Confermata Hydrobates pelagicus P C A B A Nuova segnalazione Hieraaetus pennatus P C A B A Nuova segnalazione Himantopus himantopus P C A B A Nuova segnalazione Hydropogne caspia P C A B A Nuova segnalazione Ixobrychus minutus P C A B A Nuova segnalazione Lanius collurio P C A B A Nuova segnalazione Larus audouini P C A B A Nuova segnalazione Larus genei P C A B A Confermata Larus melanocephalus P C A B A Nuova segnalazione Lullula arborea P C A B A Nuova segnalazione Melanocorypha calandra P C A B A Nuova segnalazione Milvus migrans P C A B A Confermata Nycticorax nycticorax P C A B A Nuova segnalazione Pandion haliaetus P C A B A Confermata P C A B A P C A B A Nuova segnalazione Pernis apivorus Phalacrocorax aristotelis demarestii Philomachus pugnax P C A B A Nuova segnalazione Phoenicopterus roseus P C A B A Nuova segnalazione Platalea leucorodia P C A B A Nuova segnalazione Plegadis falcinellus P C A B A Nuova segnalazione Pluvialis apricaria P C A B A Nuova segnalazione Puffinus yelkouan B A B A Nuova segnalazione Sterna sandvicensis P C A B A Nuova segnalazione Sylvia sarda P C A B A Nuova segnalazione Sylvia undata P C A B A Nuova segnalazione Tringa glareola P C A B A Confermata 50 (p) 500 (p) Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 249 Sezione 3.2.b. Uccelli migratori abituali non elencati nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE Sono state confermate le 10 specie di uccelli già elencate nella precedente versione della Scheda Natura 2000 e sono state aggiunte altre 104 specie, per un totale di 124 specie. Globale A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A Cercotrichas galactotes P C A B A Nuova segnalazione Charadrius alexandrinus P C A B A Nuova segnalazione Charadrius dubius P C A B A Nuova segnalazione Charadrius hiaticula P C A B A Nuova segnalazione Charadrius morinellus P C A B A Nuova segnalazione Chlidonias leucopterus P C A B A Nuova segnalazione Columba palumbus P C A B A Nuova segnalazione Coturnix coturnix P C A B A Confermata Cuculus canorus P C A B A Nome Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Acrocephalus arundinaceus Acrocephalus schoenobaenus Acrocephalus scirpaceus Actitis hypoleucos Alauda arvensis Anas acuta Anas platyrhynchos Anas querquedula Anthus cervinus Anthus pratensis Anthus trivialis Apus apus Apus melba Apus pallidus Ardea cinerea Asio otus Buteo buteo Calidris minuta Carduelis cannabina Carduelis chloris Cecropis daurica Confermata Tappa P P P P P P P P P C C C C C C C C C C C C C C C C C C C C C Aggiornamento Svernamento Isolamento Nidificazione/riproduzione Conservazione • Popolazione • VALUTAZIONE SITO Migratoria Residente Scheda Natura 2000 POPOLAZIONE P P P P P P P P P P P P Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 250 • • • • • • • • Nuova segnalazione Delichon urbicum P C A B A Nuova segnalazione Emberiza calandra P C A B A Nuova segnalazione Erithacus rubecula P C A B A Nuova segnalazione Falco subbuteo P C A B A Nuova segnalazione Falco tinnunculus P C A B A Nuova segnalazione Ficedula hypoleuca P C A B A Nuova segnalazione Fringilla coelebs P C A B A Nuova segnalazione Fulica atra P C A B A Nuova segnalazione Gallinago gallinago P C A B A Nuova segnalazione Gallinula chloropus P C A B A Nuova segnalazione Hippolais icterina P C A B A Confermata Hippolais pallida P C A B A Nuova segnalazione Hippolais polyglotta P C A B A Confermata Hirundo rustica P C A B A Nuova segnalazione Jynx torquilla P C A B A Confermata Lanius senator P C A B A Nuova segnalazione Larus fuscus P C A B A Nuova segnalazione Larus michahellis P C A B A Nuova segnalazione Larus ridibundus P C A B A Nuova segnalazione Locustella luscinioides P C A B A Nuova segnalazione Luscinia megarhynchos P C A B A Nuova segnalazione Merops apiaster P C A B A Nuova segnalazione Monticola saxatilis P C A B A Nuova segnalazione Monticola solitarius P C A B A Nuova segnalazione Motacilla alba P C A B A Nuova segnalazione Motacilla cinerea P C A B A Nuova segnalazione Motacilla flava P C A B A Nuova segnalazione Muscicapa striata P C A B A Confermata Oenanthe hispanica P C A B A Nuova segnalazione Oenanthe oenanthe P C A B A Nuova segnalazione Oriolus oriolus P C A B A Confermata Otus scops P C A B A Nuova segnalazione Passer hispaniolensis P C A B A Confermata Phalacrocorax carbo P C A B A Confermata Phoenicurus moussieri P C A B A Nuova segnalazione Phoenicurus ochruros P C A B A Confermata Phoenicurus phoenicurus P C A B A Nuova segnalazione Phylloscopus monelli P C A B A Nuova segnalazione Phylloscopus collybita P C A B A Nuova segnalazione Phylloscopus sibilatrix P C A B A Nuova segnalazione Phylloscopus trochilus P C A B A Nuova segnalazione Podiceps cristatus P C A B A P Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 251 • Nuova segnalazione Podiceps nigricollis P C A B A Nuova segnalazione Prunella modularis P C A B A Nuova segnalazione Regulus ignicapilla P C A B A Nuova segnalazione Riparia riparia P C A B A Nuova segnalazione Saxicola rubetra P C A B A Nuova segnalazione Saxicola torquatus P C A B A Nuova segnalazione Scolopax rusticola P C A B A Nuova segnalazione Stercorarius parasiticus P C A B A Confermata Streptopelia turtur P C A B A Nuova segnalazione Sturnus vulgaris P C A B A Nuova segnalazione Sylvia atricapilla P C A B A Nuova segnalazione Sylvia borin P C A B A Nuova segnalazione Sylvia cantillans P C A B A Nuova segnalazione Sylvia communis P C A B A Nuova segnalazione Sylvia conspicillata P C A B A Nuova segnalazione Sylvia curruca P C A B A Nuova segnalazione Sylvia hortensis P C A B A Nuova segnalazione Sylvia melanocephala P C A B A Nuova segnalazione Tachybaptus ruficollis P C A B A Nuova segnalazione Tadorna tadorna P C A B A Nuova segnalazione Tringa nebularia P C A B A Nuova segnalazione Tringa totanus P C A B A Nuova segnalazione Turdus iliacus P C A B A Nuova segnalazione Turdus merula P C A B A Nuova segnalazione Turdus philomelos P C A B A Nuova segnalazione Tudus pilaris P C A B A Nuova segnalazione Turdus torquatus P C A B A Nuova segnalazione Turdus viscivorus P C A B A Nuova segnalazione Tyto alba P C A B A Nuova segnalazione Upupa epops P C A B A Nuova segnalazione Vanellus vanellus P C A B A Aggiornamento Sezione 3.2.c “Mammiferi elencati nell’Allegato II 92/43/CEE” della Direttiva La precedente Scheda Natura 2000 non riportava specie di mammiferi. L’aggiornamento e gli studi per il PdG hanno permesso di contattare tre specie di pipistrelli inseriti in allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 252 VALUTAZIONE SITO Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Miniopterus schreibersii P D Myotis myotis Rhinolophus ferrumequinum P D P D Globale Isolamento Conservazione Popolazione Tappa Nome Svernamento Aggiornamento Nidificazione/riproduzione Migratoria Residente Scheda Natura 2000 POPOLAZIONE Aggiornamento Sezione 3.2.d “Anfibi e Rettili elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE” Vengono confermate le due specie già riportate nella precedente Scheda Natura 2000: Caretta caretta, per cui viene variato lo status (da stanziale passa a migratore.riproduzione) e Testudo hermanni; relativamente a questa seconda specie, poiché non è stata rinvenuta recentemente nel Sito, risulta necessario attivare specifici studi per verificare la sua effettiva presenza nell’isola. P Globale Testudo hermanni Isolamento Confermata P Conservazione Caretta caretta Tappa Confermata Svernamento Nome Nidificazione/riproduzione Aggiornamento Popolazione • • VALUTAZIONE SITO Migratoria Residente Scheda Natura 2000 POPOLAZIONE A C A C D Sezione 3.3 Altre specie importanti di Flora e Fauna Per quanto riguarda gli Uccelli, l’unica specie già riportata nella precedente Scheda Natura 2000 è stata spostata nella sezione 3.2.b in quanta specie migratrice abituale. Relativamente ai Mammiferi, la Scheda Natura 2000 non riportava alcuna specie, ed è stato invece inserito il Chirottero Pipistrellus kuhlii. Anche per gli Anfibi, nella precedente Scheda Natura 2000 non Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 253 Nome Motivazione A Nuova segnalazione Bufo boulengeri P C M Nuova segnalazione Pipistrellus kuhlii P C Confermata Chalcides ocellatus P C Confermata Macroprotodon mauritanicus P C Malpolon insignitus P C R Confermata Nuova segnalazione Psammodromus algirus R A R Nuova segnalazione Podarcis filfolensi laurentimuelleri P B Confermata Actenodia distincta R D Confermata Aelurillus lopadusae R B Confermata R AB R D Confermata Alaocyba lampedusae Allophylax costatipennis costatipennis Alphasida punticollis moltonii R B Confermata Anaspis akaira R D Confermata Nuova segnalazione Anthrenus biskrensis R D I Anthicus genei R D I Nuova segnalazione Aphaenogaster crocea R D Confermata Aphodius (Bodilus) beduinus R D Aphodius (Subrinus) vitellinus R D I Confermata Nuova segnalazione Aphrodes bicincta R D I Nuova segnalazione Aporus bicolor hirtipennis R D I Nuova segnalazione Apterogyna dorsostriata R D Confermata Confermata Asida minima R AB Attalus sicanus R B Nuova segnalazione Auriculinella bidentata R D Brachycerus schatzmayri R D I Confermata Nuova segnalazione Branchipus pasai R D I Nuova segnalazione Bubopsis agrionoides R D I Nuova segnalazione Calathus mollis R D Gruppo Aggiornamento Popolazione Scheda Natura 2000 era riportata alcuna specie; è stato adesso inserito Bufo boulengeri. Per quanto riguarda i Rettili, vengono confermate le tre specie precedentemente elencate (ma vengono variati i nomi scientifici seguendo l’attuale tassonomia), e vengono aggiunte altre due specie. Delle 67 specie di invertebrati già inserite nella precedente versione della Scheda Natura 2000, 61 sono state confermate mentre 5 sono state eliminate perché non presenti nel territorio delle due isole; sono state inoltre aggiunte altre 78 specie in precedenza non elencate, per un totale di 139 specie. R R R I I I I I I I I I I I • • • • • • • • • • • • • • I I • Confermata Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 254 I Eliminata Calliptamus italicus grandis Confermata Campalita algirica R D I Nuova segnalazione Campalita olivieri R D I Nuova segnalazione Nuova segnalazione Camponotus barbaricus R D I Cerceris sabulosa algirica R D I Nuova segnalazione Chiloneus solarii R D I Eliminata Chryptophagus fasciatus I Nuova segnalazione Chrysis exsulans R D I Nuova segnalazione Closterotomus tunetanus R D I Nuova segnalazione Coccinella algerica R D I Nuova segnalazione Coccinella undecimpunctata arabica R D Confermata Colotes punctatus R D Confermata Creoleon griseus R B Confermata Cryptops punicus R D Cymidis (Cymindis) laevistriata R D I Confermata Nuova segnalazione Cymidis suturalis R D I Nuova segnalazione Danaus chrisippus R D I Nuova segnalazione Dasylabris atrata R D I Nuova segnalazione Dasylabris atrataria R D Confermata Daytidius ragusai R D I Nuova segnalazione Ditomus opacus R D I Eliminata Dixus interruptus Confermata Dreuxius lopadusae R AB Eliminata Nuova segnalazione Dyschirius armatus I Dysdera flagellata R D I Nuova segnalazione Eobania vermiculata Erodius (Erodius) audouini destefanii Eutagenia aegyptiaca tunisea R D R B R D Exochomus nigripennis R D I I I I I I I • • • • • • • I I I • • Confermata I Confermata Nuova segnalazione I Nuova segnalazione Exochomus pubescens R D Confermata Heliopathes avarus avarus R B Confermata Nuova segnalazione Heliotaurus seidlitzi R D I Henestaris thoracicus R D I Nuova segnalazione Heteracris annulosa R D Confermata Heterogamodes ursina R D Confermata Himantarium mediterraneum R D R D R D I I I I • • • • I Eliminata Hymatismus (Curimosphena) villosus Nuova segnalazione Hysterochelifer spinosus Nuova segnalazione Ischnocolus tunetanus I I I I • Confermata Julodis onopordi lampedusanus R B Nuova segnalazione Lampedusa lopadusae R D Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 255 I • Leptotyphlopsis lopadusae R B I Confermata Nuova segnalazione Licneremaeus embeyisztinii R D I Nuova segnalazione Lohmannia hungarorum R D I Nuova segnalazione Lophrydia lunulata R D Confermata Machlopsis doderoi R AB Confermata Meloe brevicollis R D Confermata Meloe mediterraneus R D Confermata Meloe murinus R D Nuova segnalazione Meloe tuccius R D I I I I • • • • I I • Confermata Metophtalmus siculus R B I Nuova segnalazione Microhoria chobauti R D I Nuova segnalazione Micrommata formosum R D I Microtelus lethierryi R D I Confermata Nuova segnalazione Microzetes adansoni R D I Nuova segnalazione Microzetes mirandus R D I Nuova segnalazione Minniza algerica R D I Nuova segnalazione Monomorium sommieri R D Confermata Mordellistena irritans R B Nuova segnalazione Mutilla barbara R D Confermata Nannophilus eximius R D Confermata Neumatora depressa R D Confermata Niphona picticornis R D Confermata Niptodes elongatus R B I • I I I I I I • • • • • Confermata Niptodes nobilis R B I Nuova segnalazione Odiellus lendli R D I Odontoscelis dorsalis R D I Nuova segnalazione Nuova segnalazione Odontura borrei R D I Nuova segnalazione Oedemera abdominalis R D I Nuova segnalazione Omocestus lopadusae R D I Nuova segnalazione Oncocephalus putoni R D I Nuova segnalazione Onychiurus lampedusae R D Confermata Opatrum valium rottenbergi Otiorhyncos (Arammichnus) lopadusae Ovatella myosotis R B R AB R D R D R B R B R D I I • • Confermata I Nuova segnalazione I Nuova segnalazione Confermata Oxychilus diductus Pachychila (Pachychila) tazmaltensis Pachychila (Pachychila) dejeani doderoi Pachydema hirticollis Nuova segnalazione Paludinella littorina R D Confermata Pamphagus ortolaniae R AB I • Confermata I • • Confermata I I I • Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 256 I Nuova segnalazione Paratettix meridionalis R D Confermata Parmena algirica R D Nuova segnalazione Nuova segnalazione Peloptulus trinacriae R D I Peloribates tunisiensis R D I Nuova segnalazione Philanthus triangulum abdelcader R D I Nuova segnalazione Philorizus insignis R D I Nuova segnalazione Platyarthrus aiasensis R D I Nuova segnalazione Porcellio buddelundi R D I Nuova segnalazione Porcellio lamellatus sphinx R D I Nuova segnalazione R D R B Confermata Pseudoapterogyna vorax Pseudoeudesis sulcipennis lampedusae Psyllioides hospes R D Confermata Pterolepis pedata R A Confermata Pyrgomorpha conica conica R AD Confermata Racocleis berberica dubronyi R AB I Nuova segnalazione Scantius a. aegyptius R D I Nuova segnalazione Scolopendra canidens R D Confermata Scymnus pavesii R B Confermata Smicromyrme lampedusia R B Nuova segnalazione Nuova segnalazione Smicronyx pauperculus R D I Somabrachys aegrotus R D I Nuova segnalazione Sphingonotus aurasius R D I Nuova segnalazione Sphingonotus obscuratus R D I Nuova segnalazione Sphingonotus rubescens R D Confermata Nuova segnalazione Stenosis brignonei R AB I Stizus rufipes R D I Nuova segnalazione Sympetrum fonscolombei R D Confermata Tentyria grossa sommieri R B Nuova segnalazione Tectrix flavomaculata R D Confermata Tournema clandestinum R B Nuova segnalazione Tournema douderoi R D Confermata Tournema extinguendum R B Confermata Trachyphloeus melitensis R B Confermata Nuova segnalazione Trachyscelis aphodioides lopadusae R B I Trochoidea cumiae R D I Nuova segnalazione Truncatella subcylindrica R D Confermata Truxalis nasuta R A Tylo europaeus R D I Confermata Nuova segnalazione Uroleucon compositae R D I Nuova segnalazione Uromenus bonneti R D I Nuova segnalazione Zizeria karsandra R D I • I I I I I I I I • • • • • • • I I I • • I I • I I I I I I • • • • • Confermata Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 257 2.3.3 Descrizione ambito marino Il presente Piano di Gestione è relativo ai SIC ITA040001 e ITA040002, e quindi agli ambiti terrestri. Trattandosi tuttavia di due piccole isole, si evidenzia con forza la necessitò di una gestione integrata della fascia costiera (terra e mare) e quindi anche della protezione delle principali emergenze naturalistiche che caratterizzano la Zona di Protezione Speciale ITA 040013, coincidente a terra con i SIC ma estesa a mare per oltre 10.000 ettari. In ogni caso, anche solo per procedere ad una analisi completa dei Siti, appare opportuno prendere in esame l’ambito marino della ZPS, sia per gli stretti legami tra costa e mare, sia per la presenza di specie pelagiche che nidificano nei SIC (uccelli marini, Caretta caretta), sia per gli impatti sui Siti causati da un’errata gestione delle risorse del mare. Anche dal punto di vista delle biocenosi marine, l’arcipelago delle Pelagie riveste una particolare importanza nel Mediterraneo. La vegetazione e la fauna sono infatti tipicamente mediterranee, ben diversificate e ricche di elementi biogeografici notevoli, provenienti sia dai distretti orientali che occidentali. Nell’inquadramento generale dell’area dal punto di vista dell’ambito marino non si può non fare riferimento alle caratteristiche ideologiche del Canale di Sicilia che, data la relativa profondità dei suoi fondali, è caratterizzato da una circolazione superficiale di acque atlantiche e da una circolazione intermedia di acque provenienti dal bacino orientale del Mediterraneo (acque Levantine). Le acque atlantiche, correnti fredde che entrano nel Mediterraneo dallo Stretto di Gibilterra, hanno una concentrazione salina inferiore rispetto alle acque provenienti dal bacino levantino, dunque sono meno dense e più superficiali. La diversa circolazione di queste correnti influenza in modo diverso le comunità marine delle isole Pelagie, in cui sono ravvisabili delle caratteristiche sub-tropicali. 2.3.3.1 Le conoscenze naturalistiche – precedenti indagini sui Siti L'esplorazione scientifica delle Isole Pelagie finalizzata alla conoscenza delle biocenosi marine è recente; il suo inizio risale al 1971 nell’ambito di ricerche oceanografiche del CNR. La lettura della componente vegetale dei campioni portò ad alcune scoperte peculiari e a considerazioni di carattere generale sintetizzate nelle memorie pubblicate nel Giornale Botanico Italiano (Giaccone et al, 1972; Codomier e Giaccone, 1972). L'interesse scientifico suscitato dai risultati dello studio preliminare dell'area delle Pelagie motivò la realizzazione nel 1973 di una nuova accurata e metodica campagna fitoecologica nell'Isola di Linosa, da parte delle stesse istituzioni scientifiche e degli stessi ricercatori che avevano partecipato alle ricerche precedenti. I dati ecologici e quelli floristici sono stati pubblicati nella memoria sulla Flora marina di Linosa (Cinelli et al., 1976a). I risultati fitosociologici sono stati pubblicati nella monografia sulla zonazione della vegetazione di Linosa (Cinelli et al., 1976b). La varietà di specie riscontrate nel mare di Linosa (134 specie di fitoplancton e 353 specie di fitobenthos) ha messo in evidenza problemi fitogeografici di estremo interesse. Alcune specie, infatti, presentano caratteri arcaici e di transizione, altre hanno un notevole significato corologico e fitosociologico, altre ancora costituiscono densi popolamenti peculiari dei fondali di quest’ isola distinguendosi anche da quelli della vicina isola di Lampedusa studiati molti anni dopo (Scammacca et al., 1993) nell’ambito degli studi di fattibilità della riserva marina. Nel suddetto lavoro sono stati ritrovati complessivamente 272 taxa, di questi ben 110 sono nuovi per Lampedusa e 57 sono, invece, nuovi per le Pelagie. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 258 Per quanto riguarda l’isolotto di Lampione, nel 1999 Alongi e Catra hanno completato le conoscenze floristiche di questo sito fino al tempo scarse e frammentarie (173 specie di cui 24 di prima segnalazione per le Pelagie). Nel 2006 Serio et al. hanno revisionato la composizione floristica del benthos di Linosa riscontrando importanti cambiamenti nel suo assetto: 127 specie in meno rispetto al lavoro di Cinelli et al. (1976a) e 55 nuove specie ad affinità di acque calde. La conoscenza della fauna invertebrata marina si basa pressoché esclusivamente su pochissimi lavori riguardanti solo alcuni gruppi di organismi bentonici; in particolare, allo stato attuale, sono stati studiati più a fondo i molluschi, mentre si hanno informazioni più ridotte per policheti, briozoi e anfipodi. I primi lavori più interessanti per le Pelagie sono di Spada (1969; 1971) e Spada et al. (1973) concernenti la malacofauna marina di Lampedusa. In particolare vengono passati in rassegna Molluschi provenienti da stazioni costiere di substrati sia rocciosi che mobili dal Sopralitorale al Circalitorale con molte notazioni sia di carattere sistematico che ecologico. Nell’ambito del Piano di fattibilità della Riserva Marina "Isole Pelagie" (convenzione stipulata con Atto Pubblico n. 47 tra il Ministero della Marina Mercantile e l'Università di Catania - Istituto di Scienze della Terra, impegno poi passato all'Istituto Policattedra di Oceanologia e Paleoecologia diretto dal Prof. Sebastiano Di Geronimo, coordinatore delle ricerche) sono stati studiati alcuni taxa di macroinvertebrati marini bentonici; i risultati sono divenuti oggetto di pubblicazioni scientifiche distinte: Accardo-Palumbo et al. (1992), Chemello e Di Geronimo (1992) e Chemello (1993) hanno fornito i dati relativi alla malacofauna di Lampedusa; Lo Brutto et al. (1994) hanno pubblicato la lista specie degli Anfipodi di Lampedusa. Sono rimasti non pubblicati i dati su Policheti e Briozoi raccolti nelle campagne di ricerca dello studio di fattibilità della riserva marina. In ordine temporale l’ultimo lavoro riguardante i Molluschi è di Micali e Quadri (2000); gli Autori descrivono la malacofauna rinvenuta in dragaggi effettuati su biocenosi del Detritico Costiero (-50m) a sud di Lampedusa. Più recenti sono gli studi sui vertebrati, in particolare Pesci e Cetacei. Nel 1998 De Girolamo e Mazzoldi studiano per la prima volta la struttura della comunità ittica di Lampedusa individuando 77 specie di pesci costieri. Azzurro (Tesi di Dottorato, 2006) ha presentato la comunità ittica di Linosa di superficie (0 – 3 m). Canese et al. (2006) documentano la presenza di gruppi di balenottere comuni nelle acque circostanti l’Isola di Lampedusa, area di alimentazione invernale per questa specie. Pace e Triossi (1999) e Pace et al. (2003) studiano la popolazione di Tursiope a Lampedusa e l’interazione di questa specie con le attività di pesca. Negli ultimi anni grande interesse è stato rivolto alla problematica delle specie alloctone e in quest’area del Mediterraneo si segnalano diversi ritrovamenti: Relini et al. (2000) segnalano una specie di grapside invasiva a Linosa successivamente trovata anche a Lampedusa (Puccio et al., 2003). Azzurro et al. (2004) segnalano un Fistularidae nelle acque di Lampedusa mentre Azzurro e Andaloro (2004) segnalano un Siganidae sia a Linosa che a Lampedusa. Nel 2000 vengono rinvenute due specie di carangidi migranti dall’Oceano Atlantico (Pizzicori et al., 2000; Castriota et al., 2000). Infine, nel 2007, l’ENEA pubblica la relazione finale dell’Indagine ambientale nell’Area Marina Protetta “Isole Pelagie” risultato di una prima campagna di rilevamento attorno a Lampedusa, Linosa e Lampione nel giugno 2006 per valutare le caratteristiche di qualità delle acque e indagare la presenza di organismi e comunità biologiche. Nelle pagine seguenti vengono riportati gli elenchi di specie tratti dai lavori pubblicati e dallo studio di fattibilità della riserva marina, in alcuni casi integrati da nuove osservazioni (Giardina, 2004). Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 259 2.3.3.2 Grado di naturalità del territorio Nelle isole Pelagie il degrado dell’ambiente marino non ha ancora assunto dimensioni preoccupanti e un elevato livello di naturalità è una caratteristica che può essere attribuita alle acque e ai fondali delle due isole maggiori e dell’isolotto. I principali fattori di minaccia che incidono maggiormente sono la pesca, in particolare quella professionale, la pressione balneare sulle aree costiere, l'aumento demografico stagionale legato al turismo. Tali fattori si sviluppano in modo particolare sull’isola di Lampedusa, che è tradizionalmente legata alle attività della pesca e che nel corso dell’ultimo decennio è stata interessata da un forte ed indiscriminato turismo di massa legato alla fruizione balneare; l’influsso antropico è maggiore sulla costa orientale, più vicina al centro abitato ed ai maggiori insediamenti, ed in quella meridionale sino all'isola dei Conigli, ove si trovano i più importanti insediamenti turistici, i più bei siti di balneazione (cale) ed il porto: il restante tratto di costa dell’isola è praticamente intatto, anche in virtù delle alte falesie a picco sul mare che non consentono lo sviluppo di attività antropiche. Recentemente anche in queste aree si assiste ad una carta pressione nel periodo estivo, dovuta all’incremento del numero di barche da diporto o da escursionismo nautico, con conseguente incremento dei punti di ancoraggio e degli impatti sui fondali. Linosa è ancora praticamente indenne dalle minacce sopra riportate a causa del ridotto dei pochi residenti, del turismo ancora molto contenuto e della assenza di una vera e propria comunità di pescatori, come è caratteristica delle isole vulcaniche. Si può affermare in definitiva che le Pelagie possiedono in complesso un medio-alto grado di naturalità: senza alcun disturbo a Lampione; con disturbo basso a Linosa; con medio disturbo a Lampedusa, a causa principalmente del turismo estivo e della pesca costiera. 2.3.3.3 Check-list delle specie rinvenute – flora e fauna Vengono di seguito riportati diversi elenchi di specie della flora e della fauna marina, in modo da fornire un quadro quanto più aggiornato possibile delle attuali conoscenze dell’ambito marino delle isole Pelagie. Check-list della flora sommersa Nella tabella seguente vengono elencati complessivamente 394 taxa, di cui 8 Cyanophyceae, 281 Rhodophyceae, 77 Fucophyceae, 36 Chlorophyceae, 2 Angiospermae ed 1 Lichenes. Lampedusa Cyanophyceae Brachytrichia quoyi (C. Agardh) Bornet et Flahault Calothrix crustacea Schousboe ex Thuret Entophysalis deusta (Meneghini) Drouet et Daily Microcoleus lyngbyaceus (Kutzing) Crouan Microcoleus vaginatus (Vaucher) Gomont Oscillatoria lutea C. Agardh Schizothrix calcicola (C.Agardh) Gomont Schizothrix tenerrima (Gomont) Drouet Rhodophyceae Acrodiscus vidovichii (Meneghini) Zanardini Acrosorium ciliolatum (Harvey) Kylin Acrosorium venulosum (Zanardini) Kylin Linosa Lampione x x x x x x x x x x x x x x Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 260 Acrosyrnphyton purpuriferum (J. Agardh) Sjoestedt Aglaothamnion cordatum (Børgesen) Feldm.Maz Aglaothamnion byssoides (Arnott exHarvey in Hooker) Boudouresque & Perret-Boud. Aglaothamnion tenuissimum (Bonnemaison) Feldmann-Mazoyer Aglaothamnion tenuissimum (Bonnem.) Feldm.Maz. v. tenuissimum Aglaothamnion tenuissimum (Bonnem.) Feldm.Maz. v. mazoyerae G. Furnari et al. Amphiroa beauvoisii Lamouroux Amphiroa chryptarthrodia Zanardini Amphiroa rigida Larnouroux Anotrichium barbatum (C. Agardh) Nägeli Anotrichium tenue (C. Agardh) Nägeli Antithamnion cruciatum (C. Agardh) Nageli Antithamnion cruciatum (C.Agardh) Nageli v. cruciatum f. cruciatum Antithamnion cruciatum (C.Agardh) Nageli v. cruciatum f. radicans (C.Agardh) Nageli Antithamnion cruciatum (C.Agardh) Nageli v. profundum G. Feld f. profundum Antithamnion cruciatum (C.Agardh) Nageli v. profundum G. Feld f. radicans G. Feld. Antithamnion heterocladum Funk Antithamnion ogdeniae Abbott Antithamnion piliferum Cormaci et Furnari Antithamnion tenuissimum (Hauck) Schiffner Antithamnionella elegans (Berthold) Price et John v. boergesenii Cormaci et Furnari Apoglossum ruscifolium (Turner) J. Agardh Asparagopsis armata Harvey Audouinella daviesii (Dillwyn) Woelksp. Audouinella mediterranea (Levring) Ballest. Audouinella trifila (Buffham) P.S. Dixon Audouinella virgatula (Harv.) P.S. Dixon Audouinella sp. Audouinella sp.1 Boergeseniella fruticulosa (Wulfen) Kylin Boergeseniella thuyoides (Harvey) Kylin Bonnemaisonia asparagoides (Woodward) C. Agardh Bonnemaisonia hamifera Hariot Boreolithon vanheurckii (Heydr.) A. Harv. et Woelk. Botryocladia boergesenii Feldmann Botryocladia botryoides (Wulfen) Feldmann Botryocladia madagascariensis G. Feldmann Botryocladia microphysa (Hauck) Kylin Callithamnion corymbosum (Smith) Lyngbye Callithamnion granulatum(Ducluzeau) C.Agardh Caulacanthus ustulatus (Mertens ex Turner) Kützing Ceramium bertholdii Funk x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 261 Ceramium ciliatum (J. Ellis) Ducluzeau v. ciliatum Ceramium ciliatum (J. Ellis) Ducluzeau v. robustum (J. Agardh) G. Mazoyer Ceramium circinatum (Kützing) J. Agardh Ceramium codii (H. Richards) Feldm.-Maz.G. Mazoyer Ceramium comptum Børgesen Ceramium diaphanum (Lightfoot) Roth Ceramium diaphanum (Lightfoot) Roth v. diaphanum Ceramium diaphanum (Lightfoot) Roth v. lophophorum G. Feldmann Ceramium echionotum J. Agardh Ceramium flaccidum (Kützing) Ardissone Ceramium rubrum (Hudson) C. Agardh v. rubrum Ceramium rubrum (Hudson) C. Agardh v. barbatum (Kutzing) J. Agardh Ceramium secundatum Lyngb. Ceramium siliquosum (Kùtzing) Maggs & Hommersand Ceramium siliquosum (Kùtzing) Maggs & Hommersand v. siliquosum Ceramium siliquosum (Kùtzing) Maggs & Hommersand v. lophophorum Serio Ceramium tenerrimum (Martens) Okamura Ceramium tenuissimum Bonnemaison Ceramium virgatum Roth v. virgatum Champia parvula(C. Agardh) Harvey Chondria capillaris (Hudson) C. Agardh Chondria dasyphylla (Woodward) C. Agardh Chondria mairei Feldm.-Maz. Chondria polyrhiza Collins et Herv. Chondria pygmaea Garbary et Vandermeulen Chondrophycus papillosus (C. Agardh) Garbary et J. Harper Choreonema thuretii (Bornet) Schmitz Chroodactylon ornatum (C. Agardh) Basson Chylocladia pelagosae Ercegovic Contarinia peyssonneliaeformis Zanardini Contarinia squamariae (Meneghini) Denizot Corallinacea incrostante n.d. Corallina elongata J. Ellis et Solander Cordylecladia guiryi Gargiulo, G. Furnari et Cormaci Crouania attenuata (C. Agardh) f. attenuata J. Agardh Crouania attenuata (C. Agardh) J. Agardh f. bispora (P. et H. Crouan) Hauck Crouriella armorica P.L. Crouan et H.M. Crouan Cryptonemia lomation (Bertoloni) J. Agardh Dasya baillouviana (Gmelin) Montagne Dasya corymbifera J. Agardh Dasya hutchinsiae Harvey Dasya ocellata (Grateloup) Harvey x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 262 Dasya rigidula (Kutzing) Ardissone Digenea simplex(Wulfen) C. Agardh Dipterosiphonia rigens (Schousboe) Falkenberg Dudresnaya verticillata (Withering) Le Jolis Erythrocladia irregularis Rosenvige Erythrocystis montagnei (Derbès et Solier) Silva Erythroglossum sandrianum (Kutz.) Kylin Erythrotrichia carnea (Dillwyn) J. Agardh Eupogodon planus (C. Agardh) Kutzing Eupogodon spinellus (C. Agardh) Kutzing Feldmannophycus rayssiae (J. Feldmann et G. Feldmann) Augier et Boudouresque Fosliella farinosa(Lamoroux) Howe v. farinosa f. farinosa Fosliella farinosa(Lamoroux) Howe v. farinosa f. callithamnioides(Foslie) Chamberlain Fosliella farinosa(Lamoroux) Howe v. farinosa f. chalicodyctia Taylor Gastroclonium clavatum (Roth) Ardissone Gelidiella lubrica (Kutzing) J. Feldmann et Hamel Gelidiella nigrescens (J. Feldmann) J. Feldmann et Hamel Gelidiella pannosa (Feldmann) Feldmann et Hamel Gelidium latifolium Bornet in Bornet et Thuret v. latifolium Gelidium latifolium Bornet in Bornet et Thuret v. hystrix (J. Agardh) Hauck Gelidium minusculum (Weber Bosse) Norris Gelidium pectinatum Schousboe ex Montagne Gelidium pusillum (Stackhouse) Le Jolis v. pusillum Gelidium pusillum (Stackhouse) Le Jolis v. minusculum Weber van Bosse Gelidium spinosum (Gmelin) Silva Gelidium spinosum (Gmelin) Silva v. spinosum Gloiocladia furcata (C. Agardh) J. Agardh Goniolithon papillosum (Zanardini ex Hauck) Foslie Gracilaria sp. Gracilaria cfr. corallicola Zanardini Gracilaria corallicola Zanardini Griffithsia sp. Griffithsia barbata (Smith) C. Agardh Griffithsia schousboei Montagne Griffithsia tenuis C. Agardh Gulsonia nodulosa (Ercegovic) J. Feldmann et G. Feldmann Haliptilon virgatum (Zanardini) Garbary et Johansen Halodictyon mirabile Zanardini Halopitys incurva (Hudson) Batters Haraldia lenormandii (Derbès et Solier) J. Feldmann Herposiphonia secunda (C. Agardh) Ambronn x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 263 Herposiphonia secunda (C. Agardh) Ambronn f. secunda Herposiphonia secunda (C. Agardh) Ambronn f. tenella (C. Agardh) Wynne Herposiphonia tenella(C. Agardh) Ambronn Heterosiphonia crispella (C. Agardh) Wynne Hildenbrandia rubra (Sommerf.) Menegh. Hydrolithon boreale (Foslie) Y.M. Chamb. Hydrolithon farinosum (Lamouroux) Penrose & Chamberlain Hydrolithon farinosum (Lamouroux) Pen. & Chamb. v. farinosum Hydrolithon farinosum (Lamouroux) Pen. & Chamb. v. chalicodictyum (Taylor) Serio Hypnea cervicornis J. Agardh Hypnea musciformis (Wulfen) Lamouroux Hypoglossum hypoglossoides (Stackhouse) Collins et Hervey Janczewskia verrucaeformis Solms-Laubach Jania adhaerens Lamouroux Jania rubens (Linnaeus) Lamouroux Jania rubens (Linnaeus) Lamouroux v. rubens Jania rubens (Linnaeus) Larnouroux v. corniculata (Linnaeus) Yendo Laurencia sp. Laurencia sp. 1 Laurencia cfr. chondrioides Laurencia cfr. majuscola (Harvey) Lucas Laurencia majuscola (Harvey) Lucas Laurencia caduciramulosa Masuda et Kawaguchi Laurencia chondrioidesBorgesen Laurencia glandulifera Kützing Laurencia microcladia Kützing Laurencia minutaVandermeulen et al. ssp. scammaccae Furnari et Cormaci Laurencia obtusa (Hudson) Lamouroux Laurencia papillosa (C. Agardh) Greville Laurencia pelagosae (Schiffner) Ercegovic Laurencia truncata Kützing Laurencia undulata Yamada Lejolisia mediterranea Bornet Lithophyllum sp. Lithophyllum byssoides (Lam.) Foslie Lithophyllum corallinae (P. et H. Crouan) Heydr. Lithophyllum cystoseirae (Hauck) Heydr. Lithophyllum frondosum (Dufour) Furnari, Cormaci et Alongi Lithophyllum incrustans Philippi Lithophyllum papillosum (Zanardini ex Hauck) Foslie Lithophyllum pustulatum (Lamouroux) Foslie Lithophyllum stictaeforme (Aresch.) Hauck Lithothamnion sp. Lithothamnion coralloides (P. et H. Crouan) P. et H. Crouan x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 264 Lithothamnion philippii Foslie Lomentaria sp. Lomentaria articulata (Huds.) Lyngb. v. linearis Zanardinisp. Lomentaria chylocladiella Funk Lomentaria clavaeformis Ercegovic Lomentaria ercegovicii Verlaque et al. Lophocladia lallemandii (Montagne) Schmitz Lophosiphonia cristata Falkenberg Lophosiphonia obscura (C. Agardh) Falkenberg Melobesia membranacea (Esper) J.V. Lamour Melobesia van-heurckii (Heydrich) De Toni Meredithia microphylla (J. Agardh) J. Agardh Mesophyllum lichenoides (Ellis) Lemoine Monosporus pedicellatus (Smith) Solier Nemalion helminthoides (Velley) Batters Neogoniolithon brassica-florida (Harvey) Setchell et Mason Neogoniolithon mamillosum (Hauck) Setchell et Mason Neogoniolithon notarisii (Dufour) Hamel et Lemoine Nithophyllum micropunctatum Funk Nithophyllum punctatum (Stackhouse) Greville Nithophyllum tristromaticum Rodríguez ex Mazza Osmundaria volubilis (Linnaeus) Norris Osmundea maggsiana Serio, Cormaci et G. Furnari Osmundea pelagiensis G. Furnari Osmundea pelagosae (Schiffn.) K.W. Nam Osmundea truncata (Kutz.) K.W. Nam et Maggs Peyssonnelia armorica (P. L. et H. M. Crouan) Weber van Bosse Peyssonnelia bornetii Boudouresque et Denizot Peyssonnelia crispata Boudouresque et Denizot Peyssonnelia dubyi P.L. et H.M. Crouan Peyssonnelia harveyana P.L. Crouan et H.M. Crouan ex J. Agardh Peyssonnelia inamoena Pilger Peyssonnelia polymorpha (Zanardini) Schmitz Peyssonnelia rosa-marina Boudouresque et Denizot Peyssonnelia rubra (Greville) J. Agardh Peyssonnelia squamaria (Gmelin) Decaisne Phyllophora crispa (Hudson) Dixon Phymatolithon calcareum (Pallas) Adey et McKibbin Phymatolithon lenormandii (Areschoug) Adey Plocamium cartilagineum (Linnaeus) Dixon Pneophyllum confervicola (Kützing) Chamberlain Pneophyllum confervicola (Kützing) Chamberlain f. minutulum (Foslie) Chamberlain Pneophyllum coronatum (Rosanoff) Penrose Pneophyllum fragile Kützing x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 265 Pneophyllum zonale (P.L. Crouan et H.M. Crouan) Chamberlain Polysiphonia sp. Polysiphonia sp. 1 Polysiphonia breviarticulata (C. Agardh) Zanardini Polysiphonia brodiaei (Dillwyn) Sprengel Polysiphonia dichotoma Kützing Polysiphonia elongata (Hudson) Sprengel Polysiphonia furcellata (C. Agardh) Harvey Polysiphonia opaca (C. Agardh) Moris et De Notaris Polysiphonia scopulorumHarvey Polysiphonia sertularioides (Grateloup) J. Agardh Polysiphonia subulifera (C. Agardh) Harvey Polysiphonia tripinnata J. Agardh Polysiphonia variegata (C. Agardh) J. Agardh Pseudolithophyllum expansum (Philippi) Lemoine Pterocladiella capillacea (S.G. Gmel.) Santel. et Hommersand Pterocladiella melanoidea (Schousboe ex Bornet) Santelices et Hommersand Pterothamnion crispum (Ducluzeau) Nageli Pterothamnion plumula (Ellis) Nageli v. plumula Pterothamnion plumula (Reinsch) v. bebbii Cormaci et Furnari Ptilothamnion pluma (Dillwyn) Thuret Rhodophyllis divaricata (Stackhouse) Papenfuss Rhodophyllis strafforelloi Ardiss. Rhodymenia sp. Rhodymenia cfr. delicatula Dangeard Rhodymenia delicatula Dangeard Rhodymenia ardissonei J. Feldmann Rhodymenia ligulata Zanardini Rhodymenia pseudopalmata (Lamouroux) Silva Rodriguezella pinnata (Kutzing) Schmitz ex Falkenberg Rytiphlaea tinctoria (Clemente) C. Agardh Sahlingia subintegra (Rosenv.) Kornmann Schottera nicaeensis (Duby) Guiry et Hollenb. Sebdenia monardiana (Montagne) Berthold Sebdenia rodrigueziana (J. Feldmann) Parkinson Seirospora apiculata (Meneghini) FelmannMazoyer Seirospora interrupta (Smith) Schmitz Spermothamnion flabellatum Bornet Spermothamnion johannis Felmann-Mazoyer Spermothamnion repens (Dillwyn) Rosevinge Spermothamnion repens (Dillwyn) Rosev. v. flagelliferum (De Notaris) G. Feld.-Maz. Spermothamnion repens (Dillwyn) Rosev. v. turneri (Martens ex Roth) Rosevinge Sphaerococcus coronopifolius Stackh. Spongites fruticulosus Kutz. x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 266 Sporolithon ptychoides Heydr. Spyridia filamentosa (Wulfen) Harvey Stylonema alsidii (Zanardini) Drew Stylonema cornu-cervi Reinsch Taenioma perpusillum (J. Agardh) J. Agardh Titanoderma cystoseirae (Hauck) Woelkerling, Y.M. Chamberlain et P.C. Silva Titanoderma pustulatum (Lamouroux) Nageli v. pustulatum Titanoderma pustulatum (Lamouroux) Nageli v. confine (P. et H. Crouan) Chamb. Tricleocarpa fragilis (L.) Huisman et R.A. Towns Tricleocarpa oblongata Womersleyella setacea (Hollenberg) R. E. Norris Wrangelia penicillata (C. Agardh) C. Agardh Wurdemannia miniata (Sprengel) J. Feldmann et Hamel Fucophyceae Acinetospora crinita (Carmichael ex Harvey) Kommann Arthrocladia villosa (Hudson) Duby Asperococcus bullosus J.V. Lamouroux Cladosiphon cylindricus (Sauvageau) Kylin Cladosiphon irregularis (Sauvageau) Kylin Cladostephus spongiosus (Hudson) C. Agardh f. verticillatus (Lightfoot) P. van Reine Colpomenia peregrina (Sauvageau) Hamel Colpomenia sinuosa (Mertens ex Roth) Derbès et Solier Corynophlaea flaccida (C. Agardh) Kützing Cutleria adspersa (Mertens ex Roth) De Notaris Cutleria chilosa (Falkenberg) P.C. Silva Cutleria multifida (Smith) Greville Cystoseira amentacea Bory Cystoseira amentacea Bory v. amentacea Cystoseira amentacea Bory v. spicata (Ercegovic) Giaccone Cystoseira amentacea Bory v. stricta Mont. Cystoseira barbatula Kützing Cystoseira compressa (Esper) Gerloff et Nizamuddin Cystoseira compressa (Esper) Gerloff et Nizam. f. rosetta (Ercegovic) Cormaci et al. Cystoseira dubia Valiante Cystoseira humilis Schousboe ex Kützing Cystoseira spinosa Sauvageau Cystoseira spinosa Sauvageau v. compressa (Ercegovic) Cormaci et al. Cystoseira spinosa Sauvageau v. spinosa Cystoseira spinosa Sauvageau v. tenuior (Ercegovic) Cormaci et al. Dictyopteris polypodioides (De Candolle) J.V. Lamouroux Dictyota dichotoma (Hudson) J.V. Lamouroux v. dichotoma x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 267 Dictyota dichotoma (Hudson) J.V. Lamouroux v. intricata (C. Agardh) Greville Dictyota fasciola (Roth) J.V. Lamouroux v. fasciola Dictyota fasciola(Roth) J.V. Lamouroux v. repens (J. Agardh) Ardissone Dictyota linearis (C. Agardh) Grev. Dictyota mediterranea (Schiffn.) G. Furnari Dictyota spiralisMontagne Discosporangium mesarthrocarpum (Meneghini) Hauck Ectocarpus siliculosus (Dillwyn) Lyngbye v. siliculosus Ectocarpus siliculosus (Dillwyn) Lyngbye v. pygmaeus (Areschoug) Kjellman Ectocarpacea n.d. Elachista sp. Elachista fucicula (Velley) Areschoug Elachista stellarisAreschoug Eudesme virescens (Carmichael ex Berkeley) J. Agardh Feldmannia simplex (P. L. & H. M. Crouan) Hamel Giraudia sphacelarioides Derbès et Solier Halopteris filicina(Grateloup) Kützing Herponema solitarium (Sauv.) Hamel Hydroclathrus clathratus (C. Agardh) M. Howe Hincksia ovata (Kjellman) Silva Lobophora variegata (Lamouroux) Womersley Microcoryne ocellata cfr. Strömfelt Myriactula sp. Myriactula rivulariae (Suhr) Feldmann Myriactula stellulata (Harvey) Levring Myrionema liechtensternii Hauck Myrionema orbiculare J. Agardh Nemacystus flexuosus (C. Agardh) Kylin Nemacystus flexuosus (C. Agardh) Kylin v. giraudyi (J. Agardh) De Jong Nereia filiformis (J. Agardh) Zanardini Padina pavonica (Linnaeus) Thivy Ralfsia verrucosa (Areschoug) J.V. Lamouroux Pseudolithoderma adriaticum (Hauck) Verlaque Sargassum sp. Sargassum vulgare C. Agardh Sphacelaria sp. Sphacelaria cirrosa (Roth) C. Agardh Sphacelaria fusca (Hudson) S.F. Gray Sphacelaria plumula Zanardini Sphacelaria rigidula Kützing Sphacelaria tribuloides Meneghini Sporochnus pedunculatus (Hudson) C. Agardh Stictyosiphon adriaticus Kützing Stilophora rhizodes (Turner) J. Agardh Stilophora tenella (Esper) Silva x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano x x x x 268 Stypocaulon scoparium (Linnaeus) Kutzing Taonia atomaria (Woodw.) J. Agardh Taonia lacheana Cormaci Furnari & Pizzuto Zanardinia prototypus (Nardo) Furnari Zonaria tournefortii (Lamouroux) Montagne Chlorophyceae Acetabularia acetabulum (Linnaeus) P.C. Silva Anadyomene stellata (Wulfen) C. Agardh Bryopsis corymbosa J. Agardh Bryopsis plumosa (Huds.) C. Agardh Bryopsis cupressina Lamouroux Bryopsis muscosa Lamouroux Bryopsis pennataLamouroux Caulerpa racemosa (Forsskaal) J. Agardh Chaetomorpha aerea (Dillwyn) Kützing Chaetomorpha linum (O.F. Mùller) Kùtzing Cladophora sp. Cladophora coelothrix Kùtzing Cladophora hutchinsiae (Dillwyn) Kützing Cladophora laetevirens (Dillwyn) Kützing Cladophora pellucida (Hudson) Kützing Cladophora prolifera (Roth) Kützing Cladophora rupestris (Linnaeus) Kutzing Codium bursa (L) C. Agardh Codium effusum(Raf.) Delle Chiaje Dasycladus vermicularis (Scopoli) Krasser Derbesia tenuissima (Moris et De Notaris) P.L. Crouan et H.M. Crouan Enteromorpha sp. Entocladia viridisReinke Flabellia petiolata (Turra) Nizzamuddin Halimeda tuna (J. Ellis et Solander) J.V. Lamouroux Microdictyon tenuius Gray Palmophyllum crassum (Naccari) Rabenhorst Phaeophila dendroides (P.L. Crouan et H.M. Crouan) Batters Pringsheimiella scutata (Reinke) Höhnel ex Marchewianka Pseudochlorodesmis furcellata (Zanardini) Børgesen Pseudochlorodesmis furcellata (Zanardini) Børgesen v. furcellata Pseudochlorodesmis furcellata (Zanardini) Børgesen v. canariensis Børgesen Ulvella lens P. L. Crouan et H.M. Crouan Valonia sp. Valonia macrophysa Kützing Valonia utricularis (Roth) C. Agardh Angiospermae Cymodocea nodosa (Ucria) Ascherson Posidonia oceanica (Linnaeus) Delile Lichenes Verrucaria maura Wahlenb. in Ach. x x x x x x x x x x x x x x* x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 269 Il seguente elenco riporta invece le specie rinvenute a Linosa da Cinelli et al. (1976a) e non più rinvenute nel più recente studio di Serio et al. (2006). Rhodophyceae Acrosymphyton purpuriferum (J. Agardh) G. Sjostedt Aeodes marginata (Roussel) F. Schmitz Amphiroa beauvoisii J.V. Lamour. Amphiroa rubra (Phil.) Woelk. Anotrichium barbatum (C. Agardh) Nageli Anotrichium furcellatum (J. Agardh) Baldock Antithamnion heterocladum Funk Audouinella duboscqii (Feldmann) Garbary Audouinella secundata (Lyngb.) P.S. Dixon Bangia fuscopurpurea (Dillwyn) Lyngb. Bonnemaisonia hamifera Har. Botryocladia chiajeana (Menegh.) Kylin Brongniartella byssoides (Gooden. et Woodw.) F. Schmitz Calosiphonia vermicularis (J. Agardh) F. Schmitz Caulacanthus ustulatus (Turner) Kutz. Ceramium deslongchampsii Duby Ceramium siliquosum (Ku¨ tz.) Maggs et Hommers. v. zostericola (Feldm.-Maz.) G. Furnari Ceramium virgatum Roth v. implexo-contortum (Solier) G. Furnari Chondracanthus acicularis (Roth) Fredericq Chrysymenia ventricosa (J.V. Lamour.) J. Agardh Chylocladia verticillata (Lightf.) Bliding v. verticillata Chylocladia verticillata (Lightf.) Bliding [v. kaliformis-unistratosa (Erceg.) Cormaci et G. Furnari] f. breviarticulata (Erceg.) Cormaci et G. Furnari Corallina officinalis L. Corallophila cinnabarina (Bory) R.E. Norris Cruoria cruoriaeformis (P. et H. Crouan) Denizot Cryptonemia lomation (A. Bertol.) J. Agardh Cryptopleura ramosa (Huds.) Newton Dasya baillouviana (S.G. Gmel.) Mont. Dasya hutchinsiae Harv. Dasya ocellata (Gratel.) Harv. Dudresnaya verticillata (With.) Le Jol. Erythroglossum balearicum Kylin Eupogodon spinellus (C. Agardh) Kutz. Feldmannophycus rayssiae (Feldmann et Feldm.-Maz.) H. Augier et Boudour. Gastroclonium clavatum (Roth) Ardiss. Gelidiella antipae Celan Gelidiella nigrescens (Feldmann) Feldmann et Hamel Gelidiella ramellosa (Kutz.) Feldmann et Hamel Gelidium crinale (Turner) Gaillon Gelidium pusillum (Stackh.) Le Jol. Gelidium spathulatum (Kutz.) Bornet Gelidium spinosum (S.G. Gmel.) P.C. Silva v. hystrix (J. Agardh) G. Furnari Gloiocladia furcata (C. Agardh) J. Agardh Grateloupia filicina (J.V. Lamour.) C. Agardh Griffithsia opuntioides J. Agardh Griffithsia phyllamphora J. Agardh Gymnothamnion elegans (C. Agardh) J. Agardh Halurus flosculosus (J. Ellis) Maggs et Hommers. Kallymenia patens (J. Agardh) P.G. Parkinson Kalymenia requienii J. Agardh Lithophyllum decussatum (J. Ellis et Sol.) Phil. Lithophyllum racemus (Lam.) Foslie Mastocarpus stellatus (Stackh.) Guiry Mesophyllum lichenoides (J. Ellis) Me. Lemoine Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 270 Microcladia glandulosa (Turner) Grev. Neurocaulon foliosum (Menegh.) Zanardini Nitophyllum tristromaticum Mazza Incertae sedis Peyssonnelia coriacea Feldmann Phyllophora crispa (Huds.) P.S. Dixon Platoma cyclocolpum (Mont.) F. Schmitz Polysiphonia atra Zanardini Polysiphonia biformis Zanardini Polysiphonia dichotoma Kutz. Polysiphonia polyspora (C. Agardh) Mont. Polysiphonia setigera Kutz. Polysiphonia spinosa (C. Agardh) J. Agardh Polysiphonia subulata (Ducluz.) P. et H. Crouan Polysiphonia subulifera (C. Agardh) Harv. Polysiphonia tenerrima Kutz. Polystrata compacta (Foslie) Denizot Pterothamnion plumula (J. Ellis) Nageli Ptilothamnion pluma (Dillwyn) Thur. Radicilingua reptans (Kylin) Papenf. Radicilingua thysanorhizans (Holmes) Papenf. Rhodymenia ardissonei Feldmann Rodriguezella strafforelloi J.J. Rodr. Seirospora sphaerospora Feldmann Fucophyceae Arthrocladia villosa (Huds.) Duby Asperococcus bullosus J.V. Lamour. Cladosiphon irregularis (Sauv.) Kylin Cladosiphon mediterraneus Kutz. Cladostephus spongiosum (Huds.) C. Agardh f. verticillatum (Lightf.) Prud’homme Cutleria adspersa (Roth) De Not. Cutleria chilosa (Falkenb.) P.C. Silva Cystoseira brachycarpa J. Agardh v. brachycarpa Cystoseira brachycarpa J. Agardh v. claudiae (Giaccone) Giaccone Cystoseira crinitophylla Erceg. Cystoseira elegans Sauv. Cystoseira foeniculacea (L.) Grev. f. latiramosa (Erceg.) Gomez Garreta et al. Cystoseira foeniculacea (L.) Grev. f. tenuiramosa (Erceg.) Gomez Garreta et al. Cystoseira sauvageauana Hamel Cystoseira zosteroides C. Agardh Elachista flaccida (Dillwyn) Fries Feldmannia irregularis (Kutz.) Hamel Feldmannia padinae (Buffham) Hamel Giraudia sphacelarioides Derbés et Solier Hapalospongidion macrocarpum (Feldmann) M.J. Wynne Hecatonema maculans (Collins) Sauv. Hincksia mitchelliae (Harv.) P.C. Silva Hincksia ovata (Kjellm.) P.C. Silva Liebmannia leveillei J. Agardh Myrionema strangulans Grev. Nemoderma tingitanum Bornet Phyllariopsis brevipes (C. Agardh) E.C. Henry et South Sargassum acinarium (L.) Setch. Sargassum trichocarpum J. Agardh Spatoglossum solieri (Mont.) Kutz. Sphacelaria fusca (Huds.) S.F. Gray Zanardinia typus (Nardo) P.C. Silva Zonaria tournefortii (J.V. Lamour.) Mont. Chlorophyceae Bolbocoleon piliferum Pringsh. Bryopsis duplex De Not. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 271 Bryopsis muscosa J.V. Lamour. Bryopsis pennata J.V. Lamour. Cladophora battersii C. Hoek Cladophora coelothrix Kutz. Cladophora dalmatica Kutz. Cladophora echinus (Biasol.) Kutz. Cladophora hutchinsiae (Dillwyn) Kutz. Cladophora ruchingeri (C. Agardh) Kutz. Cladophoropsis membranacea (C. Agardh) Børgesen Entocladia leptochaete (Huber) Burrows Trichosolen myura (J. Agardh) W.R. Taylor Ulva compressa L. Ulva curvata (Kutz.) De Toni Ulva intestinalis L. Ulva laetevirens Aresch. Di seguito la check-list delle rodoliti calcaree di Lampedusa, tratte dallo studio di fattibilità della riserva marina. Lithophyllum grandiusculm (Montagne) Woelkerling, Penrose & Chamberlaine Lithophyllum incrustans Philippi Lithophyllum racemus (Lamarck) Foslie Lithophyllum pustulatum (Lamouroux) Foslie Lithotamnion corallioides Crouan et Crouan H. M. Lithotamnion fasciculatum (Lamarck) J. Agardh Lithotamnion valens Foslie Mesophyllum lichenoides (Ellis) Lemoine Neogoniolithon brassica florida (Harvey) Setchell & Mason Peyssonnelia rosa-marina Boudouresque & Denizot Phimatholithon calcareum (Pallas) Adey & McKibbin Sporolìthon molle (Heydrich) Heydrich Nel seguente elenco vengono riportati i Molluschi di Lampedusa. Sono elencati complessivamente 461 taxa, di cui 14 Polyplacophora, 355 Gastropoda, 86 Bivalvia, 3 Scaphopoda e 3 Cephalopoda. Polyplacophora LEPTOCHITONIDAE Lepidopleurus cajetanus (POLI, 1791) Lepidopleurus algesirensis (CAPELLINI, 1859) Lepidopleurus cancellatus (G.B.SOWERBY 11, 1840) Lepidopleurus scabridus (JEFFREYS, 1880) ISCHNOCHITONIDAE Callochiton septemvalvis euplaeae (O.G. COSTA, 1829) Ischnochiton rissoi (PAYRAUDEAU, 1826) Ischnochiton exaratus (SARS, 1878) Lepidochitona cinerea (L., 1767) Lepidochitona corrugata (REEVE, 1848) Leptochiton cimicoides (MONTEROSATO, 1879) CHITONIDAE Chiton corallinus (RISSO, 1826) Chiton olivaceus SPENGLER, 1797 ACANTHOCHITONIDAE Acanthochitona crinita (PENNANT, 1777) Acanthochitona fascicularis (L., 1767) Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 272 Gastropoda PATELLIDAE Patella caerulea L., 1758 Patella ferruginea GMELIN, 1791 Patella rustica L., 1758 Patella ulyssiponensis GMELIN, 1791 ACMAEIDAE Acmaea virginea (MULLER, 1776) LEPETIDAE Iothia fulva (MULLER O.F., 1776) NERITIDAE Srnaragdia viridis (L., 1758) FISSURELLIDAE Diodora gibberula (LAMARCK, 1822) Diodora graeca (L., 1758) Diodora italica (DEFRANCE, 1820) Emarginula fissura (L., 1758) Emarginula octaviana COEN, 1939 Emarginula rosea (BELL, 1824) Emarginula sicula GRAY, 1825 Emarginella huzardi (PAYRAUDEAU, 1826) Fissurella nubecula (L., 1758) SCISSURELLIDAE Scissurella costata D'ORBIGNY, 1824 Sinezona cingulata (O.G. COSTA, 1861) HALIOTIDAE Haliotis tuberculata LAMARCK, 1822 TROCHIDAE Calliostoma conulus (L., 1758) Calliostoma gualterianum (PHILIPPI, 1848) Calliostoma laugieri (PAYRAUDEAU, 1826) Calliostoma zizyphinum (L., 1758) Calliostoma granulatum (VON BORN, 1778) Clanculus corallinus (GMELIN, 1791) Clanculus cruciatus (L., 1758) Clanculus jussieui (PAYRAUDEAU, 1826) Clelandella miliaris (BROCCHI, 1814) Gibbula ardens (Von SALICI, 1793) Gibbula adansoni (PAYRAUDEAU, 1826) Gibbula divaricata (L., 1758) Gibbula fanulum (GMELIN, 1791) Gibbula guttadauri (PHILIPPI, 1836) Gibbula leucophaea (PHILIPPI , 1836) Gibbula philberti (RECLUZ, 1843) Gibbula richardi (PAYRAUDEAU, 1826) Gibbula racketti (PAYRAUDEAU, 1826) Gibbula rarilineata (MICHAUD, 1829) Gibbula turbinoides (DESHAYES, 1832) Gibbula umbilicaris (L., 1758) Gibbula varia (L., 1758) Monodonta articulata LAMARCK, 1822 Monodonta mutabilis (PHILIPPI, 1846) Monodonta turbinata (VON BORN, 1778) Osilinus turbinatus (VON BORN, 1778) Jujubinus exasperatus (PENNANT, 1777) Jujubinus gravinae (DAUTZEMBERG, 1881) Jujubinus montagui (W. WOOD, 1828) Jujubinus striatus ( L., 1758) Jujubinus tumidulus (ARADAS, 1846) Jujubinus unidentatus (PHILIPPI, 1844) Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 273 Jujubinus sp. (cfr. gravinae) COLLONIIDAE Homalopoma sanguineum (L., 1758) SKENEIDAE Dikoleps cutleriana (CLARK W., 1848) Skenea pelagia NOFRONI & VALENTI, 1987 Skenea serpuloides (MONTAGU, 1808) Skeneoides jeffreysii (MONTEROSATO, 1872) TRICOLIIDAE Tricolia pullus (L., 1758) Tricolia speciosa (Von MUHLFELDT, 1824) Tricolia tenuis (MICHAUD, 1829) Tricolia punctura GOFAS, 1993 TURBINIIDAE Bolma rugosa (L ., 1767) ATLANTIDAE Atlanta sp. CERITHIIDAE Bittium jadertinum (BRUSINA, 1865) Bittium lacteum (PHILIPPI, 1836) Bittium latreillii (PAYRAUDEAU, 1826) Bittium reticulatum (DA COSTA, 1778) Cerithium haustellum MONTEROSATO in CREMA, 1903 Cerithium protractum BIVONA Ant. in BIVONA And., 1838 Cerithium rupestre RISSO, 1826 Cerithium vulgatum (BRUGUIERE, 1792) Cerithium sp. Rhinoclavis kochi (PHILIPPI, 1848) FOSSARIDAE Fossarus ambiguus (L., 1758) TURRITELLIDAE Turritella decipiens MONTEROSATO, 1878 Turritella monterosatoi KOBELT, 1888 Turritella turbona MONTEROSATO, 1877 LITTORINIDAE Littorina neritoides (L., 1758) CINGULOPSIDAE Eatonina cossurae (CALCARA, 1841) Eatonina fulgida (J . ADAMS, 1797) RISSOIDAE Rissoa aartseni VERDUIN, 1985 Rissoa auriscalpium (L., 1758) Rissoa guerinii (RECLUZ, 1803) Rissoa lia (BENOIT in MONTEROSATO, 1884) Rissoa similis (SCACCHI, 1836) Rissoa scurra (MONTEROSATO, 1917) Rissoa variabilis (Von MUHLFELDT, 1824) Rissoa violacea DESMAREST, 1814 Alvania amatii Oliverio, 1985 Alvania beani (HANLEY in THORPE, 1844) Alvania beniamina (MONTEROSATO, 1884) Alvania cancellata (DA COSTA, 1838) Alvania carinata (da Costa 1778) Alvania cimex (L.,1758) Alvania discors (ALLAN, 1818) Alvania geryonia (NARDO, 1847) Alvania lactea (MICHAUD, 1832) Alvania lanciae (Calcara, 1845) Alvania lineata RISSO, 1826 Alvania mamillata RISSO, 1826 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 274 Alvania oranica (PALLARY, 1900) Alvania pagodula (B.D.D., 1884) Alvania rudis (PHILIPPI, 1844) Alvania scabra (PHILIPPI, 1844) Alvania semistriata (MONTAGU, 1808) Alvania subcrenulata (SCHWARTZ in APPELIUS, 1869) Manzonia crassa (KANMACHER, 1798) Manzonia weinkauffii weinkauffii (WEINKAUFF, 1868) Obtusella intersecta (WOOD, 1857) Pusillina diversa (F. NORDSIECK, 1972) Pusillina interrupta (J . ADAMS, 1798) Pusillina lineolata (MICHAUD, 1832) Pusillina marginata (MICHAUD, 1832) Pusillina munda (MONTEROSATO, 1844) Pusillina philippii (ARADAS et MAGGIORE, 1844) Pusillina radiata (PHILIPPI, 1836) Setia ambigua (BRUGNONE, 1873) Rissoina bruguieri (PAYRAUDEAU, 1826) ADEORBIDAE Circulus striatus (PHILIPPI, 1836) Pondorbis formosissimus (BRUGNONE, 1873) ANABATHRIDAE Nodulus contortus (JEFFREYS, 1856) Pisinna glabrata (Von MUHLFELDT, 1824) ASSIMINEIDAE Paludinella littorina (DELLE CHIAJE, 1828) BARLEEIDAE Barleeia gougeti (MICHAUD, 1830) Barleeia unifasciata (MONTAGU, 1803) CAECIDAE Caecum auriculatum DE FOLIN, 1868 Caecum clarkii CARPENTER, 1858 Caecum subannulatum DE FOLIN, 1870 Caecum trachea (MONTAGU, 1803) HYDROBIIDAE Hydrobia ulvae (PENNANT, 1777) Heleobia stagnorum (GMELIN, 1791) IRAVADIIDAE Hyala vitrea (MONTAGU, 1803) TORNIDAE Tornus subcarinatus (MONTAGU, 1803) TRUNCATELLIDAE Truncatella subcylindrica (L., 1767) VANIKORIDAE Megalomphalus azonus (BRUSINA, 1865) Megalomphalus disciformis (GRANATA-GRILLO, 1877) CALYPTRAEIDAE Calyptraea chinensis (L., 1758) Crepidula unguiformis LAMARCK, 1822 Crepidula gibbosa DEFRANCE, 1818 XENOPHORIDAE Xenophora crispa (KOENIG, 1825) VERMETIDAE Dendropoma petraeum (MONTEROSATO, 1884) Vermetus triquetrus Ant. BIVONA, 1832 Vermetus granulatus (GRAVENHORST, 1831) Vermetus rugulosus MONTEROSATO, 1878 Petaloconchus glomeratus (L., 1758) Serpulorbis arenaria (L., 1758) CYPRAEIDAE Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 275 Erosaria spurca (L., 1758) Luria lurida (L., 1758) Schilderia achatidea (GRAY in G.B. SOWERBY III, 1837) Zonaria pyrum (GMELIN, 1791) LAMELLARIIDAE Lamellaria perspicua (L., 1758) TRIVIIDAE Trivia arctica (SOLANDER in HUMPHREY, 1797) Trivia monacha (DA COSTA, 1778) Trivia pulex (SOLANDER in GRAY, 1828) Triva spongicola MONTEROSATO, 1923 NATICIDAE Euspira fusca (BLAINVILLE, 1825) Euspira grossularia (MARCHE-MARCHAD, 1957) Euspira guillemini (PAYRAUDEAU, 1826) Euspira macilenta (PHILIPPI , 1844) Euspira nitida (DONOVAN, 1804) Natica dillwyni (PAYRAUDEAU, 1826) Natica settepassii GAGLINI ,in SETTEPASSI, 1985 Natica hebraea (MARTYN, 1784) Neverita josephinia RISSO, 1826 Payraudeautia intricata (DONOVAN, 1804) TONNIDAE Tonna galea (L., 1758) CASSIDAE Phalium granulatum (Von BORN, 1778) Phalium saburon (BRUGUIERE, 1792) RANELLIDAE Ranella olearia (L., 1758) Cabestana cutacea (L., 1758) Caronia lampas (L., 1758) TRIPHORIDAE Cheirodonta pallescens (JEFFREYS, 1867) Marshallora adversa (MONTAGU, 1803) Monophorus perversus (L., 1758) Monophorus thiriotae BOUCHET, 1984 Metaxia metaxae (DELLE CHIAJE, 1828) CERITHIOPSIDAE Cerithiopsis barleei JEFFREYS, 1867 Cerithiopsis cfr. contigua MONTEROSATO, 1878 Cerithiopsis jeffreysi WATSON, 1885 Cerithiopsis minima (BRUSINA, 1865) Cerithiopsis tubercularis (MONTAGU, 1803) Dizoniopsis bilineata (HORNES, 1848) Seila trilineata (PHILIPPI, 1836) ACLIDIDAE Aclis minor (BROWN, 1827) EPITONIIDAE Epitonium commune (LAMARCK, 1822) Epitonium turtoni (TURTON, 1819) Gyroscala lamellosa (LAMARCK, 1822) Opalia crenata (L., 1758) Acrilloscala lamyi (DE BOURY, 1909) EULIMIDAE Eulima bilineata ALDER, 1848 Ersilia mediterranea (MONTEROSATO, 1869) Melanella monterosatoi (MONTEROSATO, 1890) Melanella polita (L., 1758) Melanella praecurta (PALLARY, 1904) Melanella lubrica (MONTEROSATO, 1890) Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 276 Parvioris ibizenca (NORDSIECK, 1968) Sabinella piriformis (BRUGNONE, 1873) Sticteulima jeffreysiana (BRUSINA, 1869) Vitreolina curva (MONTEROSATO, 1874) Vitreolina incurva (B.D.D., 1883) Vitreolina philippii (RAYNEVAL et PONZI, 1854) MURICIDAE Coralliophila meyendorffii (CALCARA, 1845) Coralliophila sp. Cyclope neritea (L., 1758) Cyclope pellucida RISSO, 1826 Dermomurex scalaroides (BLAINVILLE, 1826) Hexaplex trunculus (L., 1758) Latiaxis babelis (REQUIEN, 1848) Murexsul aradasii MONTEROSATO in POIRIER, 1883 Muricopsis cristata (BROCCHI, 1814) Ocenebra erinaceus (L., 1758) Ocinebrina aciculata (LAMARCK, 1822) Ocinebrina edwardsi (PAYRAUDEAU, 1826) Stramonita haemastoma (L., 1766) Typhinellus sowerbyi (BRODERIP, 1833) CANCELLARIIDAE Cancellaria cancellata (Linné, 1767) Cancellaria coronata Scacchi, 1835 BUCCINIDAE Buccinulum corneum (L., 1758) Chauvetia brunnea (DONOVAN, 1804) Chauvetia lefebvrei (MARAVIGNA, 1840) Chauvetia mamillata (RISSO, 1826) Chauvetia procerula MONTEROSATO, 1889 Chauvetia recondita (BRUGNONE, 1873) Chauvetia turritellata (DESHAYES, 1835) Colubraria reticulata (BLAINVILLE, 1826) Fasciolaria lignaria (L., 1758) Fusinus pulchellus (PHILIPPI, 1844) Fusinus rudis (PHILIPPI, 1844) Engina leucozona (PHILIPPI, 1843) Nassarius corniculus (OLIVI, 1792) Nassarius mutabilis (L., 1758) Nassarius costulatus cuvierii (PAYRAUDEAU, 1826) Pisania striata (GMELIN, 1791) Pollia dorbignyi (PAYRAUDEAU, 1826) Pollia scabra LOCARD, 1886 Pollia scacchiana (PHILIPPI, 1844) COLUMBELLIDAE Columbella rustica (L., 1758) Mitrella gervillii (PAYRAUDEAU, 1826) Mitrella scripta (L.,1758) Mitrella sp. COSTELLARIIDAE Vexillum ebenus (LAMARCK, 1811) Vexillum savignyi (PAYRAUDEAU, 1826) Vexillum tricolor (GMELIN, 1791) MARGINELLIDAE Gibberula miliaria (L., 1758) Gibberula philippii (MONTEROSATO, 1884) Gibberula jansseni van Aartsen, Menkhorst & Gittenberger, 1984 Granulina clandestina (BROCCHI, 1814) Granulina boucheti Gofas, 1992 Granulina marginata (BIVONA, 1832) Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 277 Granulina occulta (MONTEROSATO, 1869) Volvarina mitrella (RISSO, 1826) MITRIDAE Mitra cornicula (L., 1758) Mltra nigra (GMELIN, 1791) CONIDAE Conus mediterraneus HWASS in BRUGUIERE, 1792 TURRIDAE Bela brachystoma (PHILIPPI, 1844) Bela laevigata (PHILIPPI, 1836) Bela menkhorsti VAN AARTSEN, 1988 Bela nebula (MONTAGU, 1803) Clathromangelia granum (PHILIPPI, 1844) Fusiturris similis (And. BIVONA, 1838) Fusiturris undatiruga (Ant. BIVONA in And. BIVONA, 1838) Haedropleura septangularis (MONTAGU, 1803) Mangelia attenuata (MONTAGU, 1803) Mangelia costulata (BLAINVILLE, 1829) Mangelia multilineolata (DESHAYES, 1833) Mangelia stossiciana (BRUSINA, 1869) Mangelia taeniata (DESHAYES, 1835) Mangelia unifasciata DESHAYES, 1835 Mangelia vauquelini (PAYRAUDEAU, 1825) Mitrolumna crenipicta DAUTZEMBERG, 1889 Mitrolumna olivoidea (CANTRAINE, 1835) Raphitoma purpurea cfr. bicolor Raphitoma linearis (MONTAGU, 1803) MATHILDIDAE Mathilda gemmulata SEMPER, 1865 Mathilda quadricarinata (BROCCHI, 1814) RISSOELLIDAE Rissoella diaphana (ALDER, 1848) Rissoella inflata LOCARD, 1892 HYALOGYRINIDAE Xenoskenea pellucida (MONTEROSATO, 1874) OMALOGYRIDAE Ammonicera fischeriana (MONTEROSATO, 1889) Ammonicera rota (FORBES & HANLEY, 1850) Omalogyra atomus (PHILIPPI, 1841) PYRAMIDELLIDAE Anisocycla pointeli (FOLIN, 1867) Chrysallida doliolum (PHILIPPI, 1844) Chrysallida obtusa (T. BROWN, 1827) Clathrella clathrata (PHILIPPI, 1844) Eulimella laevis (BLAINVILLE, 1827) Eulimella ventricosa (FORBES, 1844) Folinella excavata (PHILIPPI, 1836) Odostomella doliolum (PHILIPPI, 1844) Odostomia erjaveciana BRUSINA, 1869 Odostomia lukisii JEFFREYS, 1859 Odostomia turriculata MONTEROSATO, 1869 Ondina obliqua (ALDER, 1844) Ondina vitrea (BRUSINA, 1866) Turbonilla obliquata (PHILIPPI, 1844) Turbonilla pusilla (PHILIPPI, 1844) Turbonilla striatula (L., 1758) Turbonilla rosewateri CORGAN & VAN AARTSEN, 1993 ACTEONIDAE Acteon tornatilis (L., 1758) DIAPHANIDAE Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 278 Diaphana minuta BROWN, 1827 RETUSIDAE Retusa mammillata (PHILIPPI, 1836) Retusa semisulcata (Philippi, 1836) Retusa truncatula (BRUGUIERE, 1792) Retusa umbilicata (Montagu, 1803) Volvulella acuminata (BRUGUIERE, 1792) RINGICULIDAE Ringicula auriculata (MENARD de la GROYE, 1811) Ringicula conformis MONTEROSATO, 1877 BULLIDAE Bulla striata BRUGUIERE, 1789 PHILINIDAE Laona pruinosa (Clark W., 1827) RUNCINIDAE Runcina cfr. coronata (QUATREFAGES, 1844) HAMINOEIDAE Atys jeffreysi (WEINKAUFF, 1868) Haminoea hydatis (L., 1758) Haminoea navicula (DA COSTA, 1778) Weinkauffia turgidula (FORBES, 1844) PHILINIDAE Philine aperta (L., 1767) Philine catena (MONTAGU, 1803) Philine scabra (MULLER, 1776) CYLICHNIDAE Cylichna hoernesii (WEINKAUFF, 1866) Scaphander lignarius (L., 1758) CAVOLINIIDAE Creseis acicula RANG, 1828 ELYSIIDAE Elysia viridis (MONTAGU, 1804) Elysia timida (RISSO, 1818) Thuridilla hopei (VERANY, 1853) BOSELLIDAE Bosellia mimetica TRINCHESE, 1891 POLYBRANCHIIDAE Aplysiopsis elegans DESHAYES, 1864 Caliphylla mediterranea A. COSTA, 1869 STILIGERIDAE Limapontia capitata (MUELLER, 1774) UMBRACULIDAE Umbraculum mediterraneum (ROEDING, 1798) PLEUROBRANCHIDAE Berthellina citrina (RUPPEL & LEUCKART, 1828) Berthella plumula (MONTAGU, 1803) Berthella stellata (RISSO, 1826) APLYSIIDAE Aplysia fasciata POIRET, 1789 Aplysia parvula GUILDING in MOERCH, 1863 Aplysia punctata (CUVIER, 1803) DOLABRIFERIDAE Petalifera petalifera (RANG, 1828) CHROMODORIDIDAE Chromodoris krohni (VERANY, 1846) Chromodoris luteorosea (RAPP, 1827) Hypselodoris picta (SCHULTZ in PHILIPPI, 1836) DISCODORIDIDAE Discodoris atromaculata (BERGH, 1880) Discodoris maculosa BERGH, 1884 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 279 Discodoris sp. 1 Discodoris sp. 2 Paradoris indecora BERGH, 1881 PLATYDORIDIDAE Platydoris argo (L., 1767) DENDRODORIDIDAE Dendrodoris grandiflora (RAPP, 1827) Doriopsilla cfr. areolata BERGH, 1880 TRITONIIDAE Marionia blainvillea (RISSO, 1818) FACELINIDAE Cratena peregrina (GMELIN, 1791) EUBRANCHIDAE Eubranchus sp. TERGIPEDIDAE Cuthona cfr. caerulea (MONTAGU, 1804) SIPHONARIIDAE Williamia gussonii (O.G. COSTA, 1829) TRIMUSCULIDAE Gadinia garnoti PAYRAUDEAU, 1826 Trimusculus mammillaris (L., 1758) ELLOBIIDAE Leuconia bidentata (MONTAGU) Ovatella myosotis (DRAPARNAUD, 1801) Bivalvia SOLEMYIDAE Solemya togata (POLI, 1795) NUCULIDAE Nucula nucleus (L., 1758) NUCULANIDAE Nuculana pella (Linné, 1767) ARCIDAE Arca noae L., 1758 Barbatia barbata (L., 1758) Barbatia clathrata (DEFRANCE, 1816) NOETIIDAE Striarca lactea (L., 1758) GLYCYMERIDIDAE Glycymeris glycymeris (L., 1758) MYTILIDAE Adipicola modiolaeformis (STURANY, 1896) Gregariella petagnae (SCACCHI, 1832) Lithophaga lithophaga (L., 1758) Modiolarca subpicta (CANTRAINE, 1835) Modiolula phaseolina (PHILIPPI, 1844) Modiolus adriaticus (LAMARCK, 1819) Modiolus barbatus (L., 1758) Musculus costulatus (RISSO, 1825) Musculus dìscors (L., 1767) Myoforceps aristata (DILLWYN, 1817) Mytilaster minimus (POLI, 1795) PINNIDAE Pinna nobilis L., 1758 Pinna rudis L., 1758 PTERIIDAE Pinctada radiata (LEACH, 1814) PECTINIDAE Aequipecten opercularis (L., 1758) Chlamys flexuosa (POLI, 1795) Chlamys multistriata (POLI, 1795) Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 280 Chlamys proteus (DILLWYN, 1867 ) Chlamys varia (L., 1758) Lissopecten hyalinus (POLI, 1795) Palliolum incomparabile (RISSO, 1826) Pecten jacobaeus (L., 1758) Propeamussium fenestratum (FORBES, 1844) SPONDYLIDAE Spondylus gaederopus L., 1758 ANOMIIDAE Anomia ephippium L., 1758 LIMIDAE Lima lima (L., 1758) Limea loscombi (G.B. SOWERBY I, 1823) Limatula subauriculata (MONTAGU, 1808) Limatula subovata (JEFFREYS, 1876) OSTREIDAE Ostreola stentina (PAYRAUDEAU, 1826) LUCINIDAE Ctena decussata (O.G. COSTA, 1829) Loripes lacteus (L., 1758) Lucinella divaricata (L., 1758) Myrtea spinifera (MONTAGU, 1803) CHAMIDAE Chama gryphoides L., 1758 Pseudochama gryphina (LAMARCK, 1819) GALEOMMATIDAE Galeomma turtoni TURTON, 1825 LASAEIDAE Lasaea rubra (MONTAGU, 1803) Scacchia oblonga (PHILIPPI, 1836) CARDITIDAE Cardita calyculata (L., 1758) Glans trapezia (L., 1767) Pteromeris jozinae VAN AARTSEN, 1984 Pteromeris minuta (SCACCHI, 1836) Venericardia antiquata (L., 1758) ASTARTIDAE Digitaria digitaria (L., 1758) Gonilia biplicata (DALL, 1903) Gonilia calliglypta (DALL, 1903) Goodallia triangularis (MONTAGU, 1803) CARDIIDAE Parvicardium exiguum (GMELIN, 1791) Parvicardium minimum (PHILIPPI, 1836) Parvicardium ovale (G.B. SOWERBY II, 1840) Parvicardium scabrum (PHILIPPI, 1844) Parvicardium scriptum (B.D.D., 1892) Plagiocardium papillosum (POLI, 1795) TRAPEZIIDAE Coralliophaga lithophagella (LAMARCK, 1819) CRASSATELLIDAE Crassatina planata (CALCARA, 1840) TELLINIDAE Tellina donacina L., 1758 Tellina pulchella LAMARCK, 1818 Tellina pygmaea LOVEN, 1846 Macoma balthica (L., 1758) PSAMMOBIIDAE Gari costulata (TURTON, 1822) Gari fervensis (GMELIN, 1791) Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 281 KELLIDAE Kellia suborbicularis (MONTAGU, 1803) LUCINIDAE Megaxinus unguiculinus (PALLARY, 1904) MONTACUTIDAE Montacuta substriata (MONTAGU, 1808) Mysella bidentata (MONTAGU, 1803) VENERIDAE Clausinella fasciata (DA COSTA, 1778) Dosinia lupinus (L., 1758) Gouldia minirna (MONTAGU, 1803) Irus irus (L., 1758) Pitar rudis (POLI, 1795) Venus verrucosa L., 1758 Venus casina L., 1758 PETRICOLIDAE Petricola lithophaga (RETZIUS, 1786) CORBULIDAE Corbula gibba (OLIVI, 1792) HIATELLIDAE Hiatella arctica (L., 1767) CLAVAGELLIDAE Clavagella melitensis BRODERIP, 1835 PERIPLOMATIDAE Cochlodesma praetenue (Pulteney, 1799) Scaphopoda DENTALIIDAE Dentalium inequicostatum DAUTZEMBERG, 1891 Dentalium vulgare DA COSTA, 1778 Fustiaria filum (SOWERBY, 1860) Cephalopoda Loligo vulgaris Lamarck, 1798 Octopus vulgaris Cuvier, 1797 Sepia officinalis Linnaeus, 1758 Elenco della Fauna a Briozoi di Lampedusa (tratto dallo studio di fattibilità della riserva marina). Sono elencati 51 taxa, di cui 10 Stenolaemata e 41 Gymnolaemata. Le specie precedeute dal simbolo * sono presenti esclusivamente nelle tanatocenosi. Stenolaemata Annectocyma major (JOHNSTON) Annectocyma tubulosa (BUSK) Crisia fistulosa HELLER Crisia occidentalis (TRASK) Crisia sigmoidea WATERS Disporella hispida (FLEMING) Entalophoroecia sp. Filicrisia geniculata (MILNE-EDWARDS) Lichenoporidae spp. * Mecynoecia delicatula (BUSK) Gymnolaemata Aetea anguina (LINNE') Aetea longicollis (JULLIEN) Aetea sica (COUCH) Aetea truncata (LANDSBOROUGH) Beania hirtissima (HELLER) Beania magellanica (BUSK) Brodiella armata (HINCKS) Caberea boryi (AUDOUIN) Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 282 Calpensia nobilis (ESPER) Celleporina caminata (WATERS) Celleporina hassallii (JOHNSTON) Chlidonia pyrifomuis (BERTOLONI) Chorizopora brongniartii (AUDOUIN) Copidozoum planum (HINCKS) * Escharina vulgaris (MOLL) Escharoides mamillata (WOOD) Fenestrulina malusii (AUDOUIN) Hippopodinella kirchenpaueri (HELLER) Metroperiella lepralioides (CALVET) Microporella ciliata (PALLAS) Mimosella gracilis HINCKS Mollia pa tellaria (MOLL) Myriapora truncata (PALLAS) Nolella gigantea (BUSK) Omalosecosa ramulosa (LINNE') Pentapora fascialis (PALLAS) Puellina sp. Rhynchozoon pseudodigitatum ZABALA & MALUQ. Savignyella lafontii (AUDOUIN) Schizobrachiella sanguinea (NORMAN) Schizomavella auriculata (HASSALL) Schizomavella auriculata cuspidata HINCKS Schizomavella rudis (MANZONI) Scrupocellaria bertholleti (AUDOUIN) Scrupocellaria delilii (AUDOUIN) Scrupocellaria retans (LINNE') Scrupocellaria scruposa (LINNE’) Sertella couchii (HINCKS) Smittina cervicornis (PALLAS) Triticella pedicellata ALDER Turbicellepora magnicostata (BARROSO) Elenco della Fauna a Policheti di Lampedusa (tratto dallo studio di fattibilità della riserva marina). Sono elencati complessivamente 88 taxa. Amphiglena mediterranea (LEYDIG) Amphyosyllis formosa (CLAPAREDE) Aponuphus bilineata (BAIRD) Arabella iricolor (MONTAGU) Autolytus prolifera (MULLER) Branchiomma lucullana (DELLE CHIAJE) Branchiosyllis exilis (GRAVIER) Brania pusilla (DU JARDIN) Ceratonereis costae GRUBE Ceratonereis hircinicola ELSIG Chrysopetalum debile (GRUBE) Cirratulus cirratus (O.F. MULLER) Cirriformia tentaculata (MONTAGU) Dodecaceria concharum OERSTED Dorvillea rubrovittata ( GRUBE) Drilonereis filum (CLAPARDE) Ehlersia ferruginea (LANGERHANS) Eunice harassii AUD. & MILNE-EDWARDS Eunice pennata (0.F. MULLER) Eunice torquata QUATREFAGES Eunice vittata (DELLE CHIAJE) Euphrosine foliosa AUD. & MILNE-EDWARDS Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 283 Eurysyllis tuberculata EHLERS Eusyllis assimilis MARENZELLER Exogone gennifera (PAGENSTECHER) Exogone hebes COGNETTI Exogone hebes meridionalis COGNETTI Genetyllis nana (SAINT-JOSEPH) Glycera lapidum QUATREFAGES Glycera tessellata tessellata GRUBE Haplosyllis spongicola (GRUBE) Harmothoe areolata GRUBE Harmothoe ljungmani (MALMGREM) Harmothoe lunuata (DELLE CHIAJE) Harmothoe spinifera (EHLERS) Hydroides p. pseudouncinata ZIBROWIUS Kefersternia cirrata (KEFERSTEIN) Lacydonia miranda MARION & BOBRETZKY Laeonereis glauca (CLAPAREDE) Lanice conchylega (PALLAS) Laonome kroyeri MALMGREN Leiochrides africanus AUGENER Lepidonotus clava (MONTAGU) Lumbrinereis coccinea ( RENIER) Lumbrinereis fragiliis (O.F. MULLER) Lumbrinereis funchalensis (KINBERG) Lumbrinereis gracilis (ELHERS) Lumbrinereis tetraura (SCHMARDA) Lysidice collaris GRUBE Lysidice ninetta AUDOUIN & MILNE-EDWARDS Megalomma vesiculosum (MONTAGU) Micronereis siciliensis CANTONE Mystides lymbata SAINT-JOSEPH Neanthes kerguelensis (McINTOSH) Nematonereis unicornis (GRUBE) Nereis jacksoni KINBERG Nereis pelagica LINNAEUS Nereis rava ELHERS Nereis zonata MALMGREN Palola siciliensis (GRUBE) Pantogenia chrysocoma (ROULE) Perinereis cultrifera (GRUBE) Perinereis macropus (CLAPAREDE) Phyllodoce macrophtalma SCHMARDA Pista cristata (MULLER) Platynereis dumerilii (AUD. & MILNE-EDW.) Polycirrus medusa GRUBE Polyophtalmus pictus (DU JARDIN) Protodorvillea atlantica (McINTOSH) Protomystides bidentata (LANGHERANS) Psammolyce arenosa (DELLE CHIAJE) Pseudobrania clavata (CLAPAREDE) Pseudobrania limbata (CLAPAREDE) Pseudopolydora tennata (CLAPAREDE) Pseudosyllis previpennis GRUBE Schistomeringos rudolphi (DELLE CHIAJE) Sphaerosyllis hystrix CLAPAREDE Spirobranchus polytrema (PHILIPPI) Syllis armillarris MULLER Syllis cornuta RATHKE Syllis gracilis GRUBE Syllis hyalina GRUBE Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 284 Syllis krohnii (HARTMANN-SCHROEDER) Syllis prolifera (KROHN) Syllis variegata GRUBE Syllis vittata (DELLE CHIAJE) Thanalessa dendrolepis (CLAPAREDE) Trypanosyllis zebra GRUBE Vermiliopsis striaticeps (GRUBE) Elenco della Fauna a Crostacei di Lampedusa. L’elenco è costituito dal gruppo degli Amphypoda tratto dallo studio di fattibilità della riserva marina, dalle specie solo accennate nel suddetto studio e dalle specie osservate personalmente da Giardina (2004). Sono elencati complessivamente 64 taxa di Crustacea, di cui 48 Amphypoda, 9 Decapoda, 4 Isopoda, 2 Cirripedia e 1 Pericarida. Amphypoda Ampelisca sp. Amphilocus neapolitanus Della Valle, 1893 Ampithoe ramondi Audouin, 1826 Ampithoe riedli Schickel, 1968 Ampithoe spuria Krapp-Schickel, 1978 Apherusa chiereghinii Giordani-Soika, 1950 Apherusa sp. Caprella acanthifera discrepans Mayer, 1890 Caprella hirsuta Mayer, 1890 Caprella grandimana Mayer, 1882 Caprella liparotensis Haller, 1879 Caprella rapax Mayer, 1890 Colomastix pusilla Grube, 1861 Dexamine spiniventris (A. Costa, 1853) Elasmopus brasiliensis (Dana, 1855) Elasmopus pocillimanus (Bate, 1862) Ericthonius punctatus (Bate, 1857) Gammarella fucicola (Leach, 1814) Hyale camptonyx (Heller, 1867) Hyale nilssoni (Rathke) Iphimedia sp. Jassa marmorata Holmes, 1903 Lembos websteri Bate, 1857 Lepidepecreum longicorne (Bate & Westwood, 1861) Leptocheirus guttatus (Grube, 1864) Leptocheirus pilosus Zaddach, 1844 Leucothoe richiardii Lessona, 1865 Leucothoe venetiarum Giordani-Soika, 1950 Liljeborgia dellavallei Stebbing, 1906 Lysianassa costae Milne Edwards, 1830 Lysianassa longicornis Lucas, 1 849 Lysianassa sp. Maera hamigera Hansewell, 1880 Maera hirondellei Chevreux, 1900 Maera ìnaequipes (A. Costa, 1857) Metaphoxus pectinatus (Walker, 1896) Microdeutopus algicola Della Valle, 1893 Microdeutopus armatus Chevreux, 1887 Orchomene .sp. Peltocoxa mariori Catta, 1875 Pereionotus testudo Della Valle, 1893 Phtisica marina Slabber, 1769 Podocerus variegatus Leach, 1813 Pseudoprotella phasma (Montagu, 1804) Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 285 Stenothoe dollfusi Chevreux, 1900 Stenothoe monoculoides 0.Sars, 1892 Stenothoe spinimana Chevreux, 1911 Urothoe elegans Bate, 1857 Decapoda Acanthonyx lunulatus (Risso, 1816) Alpheus glaber (Olivi, 1792) Alpheus dentipes Guérin-Méneville, 1832 Calcinus tubularis (Linnaeus, 1767) Dardanus sp. Eriphia verrucosa (Forskål, 1775) Pachygrapsus marmoratus (Fabricius, 1787) Palinurus elephas (Fabricius, 1787) *Percnon gibbesi (H. Milne-Edwards, 1853) Porcellana gluteli Scyllarides latus (Latreille, 1803) Xantho poressa (Olivi, 1792) Isopoda Anthura gracilis (Montagu, 1808) Cymodoce truncata Leach, 1814 Dynamene bidentatus (Adams, 1800) Ligia italica Fabricius, 1798 Cirripedia Chthamalus stellatus (Poli, 1795) Euraphia depressa (Poli, 1795) Peracarida Tanais dulongii (Audouin, 1826) Altre specie presenti nei fondali delle isole Pelagie, e non inserite negli elenchi sopra riportati. Echinodermata Arbacia lixula (Linnaeus, 1758) Arbaciella elegans Mortensen, 1910 Asterina pancerii (Gasco, 1870) Asterina gibbosa (Pennant, 1777) Centrostephanus longispinus (Philippi, 1845) Echinaster sepositus (Retzius, 1783) Holoturia forskali Delle Chiaje, 1823 Hazelia attenuata Gray, 1840 Ophidiaster ophidianus (Lamarck, 1816) Paracentrotus lividus (de Lamarck, 1816) Sphaerechinus granularis (de Lamarck, 1816) Porifera Chondrilla nucula Schmidt, 1862 Chondrosia reniformis (Nardo, 1847) Clathrina clathrus (Schmidt, 1864) Crambe crambe (Schmidt,1862) Haliclona mediterranea Griessinger, 1971 Ircinia sp. Spirastrella cunctatrix Schmidt, 1868 Spongia officinalis Linnaeus, 1759 Tethya aurantium (Pallas, 1766) Cnidaria Pelagia noctiluca (Forsskål, 1775) Cotylorhiza tuberculata (Macri, 1778) Actinia equina (Linnaeus, 1758) Astroides calycularis (Pallas, 1766) Balanophyllia europaea (Risso, 1826) Cladocora caespitosa (Linnaeus, 1758) Condylactis aurantiaca (Delle Chiaje, 1825) Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 286 Eunicella cavolinii Koch, 1887 Sipuncula Aspidosiphon muelleri Diesing, 1851 Phascolosoma granulatum Leuckart, 1828 Ascidiacea Aplidium elegans (Giard, 1872) Aplidium proliferum (Milne-Edwards, 1841) Halocynthia papillosa (Linnaeus, 1767) Elenco della Fauna Ittica di Lampedusa e Linosa. § specie rilevate sia a Lampedusa sia a Linosa; ° specie rilevate a Linosa (Azzurro, 2006).; ^ specie rilevate a Lampedusa (De Girolamo e Mazzoldi, 1999); **specie frequentemente segnalata a Lampione. Actinopterygii Conger Conger (Linnaeus, 1758) ^ Muraena helena Linnaeus, 1758 § Belone belone (Linnaeus, 1761) § Epinephelus caninus (Valenciennes, 1843) Epinephelus fasciatus (Forsskål, 1775) ^ Epinephelus costae (Steindachner, 1878) ° Epinephelus marginatus (Lowe, 1834) § Polyprion americanus (Bloch & Schneider, 1801) Serranus cabrilla (Linnaeus, 1758) § Serranus hepatus (Linnaeus, 1758) ^ Serranus scriba (Linnaeus, 1758) § Anthias anthias (Linnaeus, 1758) ^ Apogon imberbis (Linnaeus, 1758) § Caranx crysos (Mitchill, 1815) ° Seriola dumerili (Risso, 1810) ^ Seriola carpenteri Mather 1971 Seriola fasciata (Bloch, 1793) Seriola rivoliana Valenciennes, 1833 Trachinotus ovatus (Linnaeus, 1758) ° Trachurus sp. ^ Sciaena umbra Linnaeus, 1758 ^ Mullus surmuletus Linnaeus, 1758 § Boops boops (Linnaeus, 1758) § Diplodus annularis (Linnaeus, 1758) § Diplodus puntazzo (Cetti, 1777) § Diplodus sargus sargus (Linnaeus, 1758) § Diplodus vulgaris (Geoffroy Saint-Hilaire, 1817) § Dentex dentex (Linnaeus, 1758) § Lithognathus mormyrus (Linnaeus, 1758) ^ Oblada melanura (Linnaeus, 1758) § Pagellus erythrinus (Linnaeus, 1758) Pagrus auriga Valenciennes, 1843 ^ Pagrus pagrus (Linnaeus, 1758) Sarpa salpa (Linnaeus, 1758) § Sparus aurata Linnaeus, 1758 ^ Spondyliosoma cantharus (Linnaeus, 1758) § Spicara maena (Linnaeus, 1758) Spicara smaris (Linnaeus, 1758) ^ Chromis chromis (Linnaeus, 1758) § Coris julis (Linnaeus, 1758) § Labrus viridis Linnaeus, 1758 § Labrus merula Linnaeus, 1758 ^ Symphodus cinereus (Bonnaterre, 1788) ^ Symphodus mediterraneus (Linnaeus, 1758) § Symphodus melanocercus (Risso, 1810) ^ Symphodus ocellatus (Forsskål, 1775) ^ Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 287 Symphodus roissali (Risso, 1810) § Symphodus rostratus (Bloch, 1791) § Symphodus tinca (Linnaeus, 1758) § Thalassoma pavo (Linnaeus, 1758) § Xyrichtys novacula (Linnaeus, 1758) ^ Sparisoma cretense (Linnaeus, 1758) § Aidablennius sphinx (Valenciennes, 1836) ^ Coryphoblennius galerita (Linnaeus, 1758) ^ Lipophrys canevae (Vinciguerra, 1880) ^ Lipophrys dalmatinus (Steindachner e Kolombatovic 1883) ^ Paralipophrys trigloides (Valenciennes, 1836) ^ Parablennius incognitus (Bath, 1968) ^ Parablennius gattorugine (Linnaeus, 1758) ^ Parablennius rouxi (Cocco, 1833) ^ Parablennius sanguinolentus (Pallas, 1814) § Parablennius zvonimiri (Kolombatovic, 1892) ^ Salaria pavo (Risso, 1810) ^ Scartella cristata (Linnaeus, 1758) ^ Tripterygion delaisi Cadenat et Blache, 1970 § Tripterygion melanurus Guichenot, 1850 ^ Tripterygion tripteronotus (Risso, 1810) § Gobius bucchichi Steindachner, 1870 § Gobius cruentatus Gmelin, 1789 § Gobius geniporus Valenciennes, 1837 ^ Gobius niger Linnaeus, 1758 ^ Gobius paganellus Linnaeus, 1758 ^ Clinitrachus argentatus (Risso, 1810) ^ Lepadogaster candolii Risso, 1810 ^ Callyonimus sp. ^ Trachinus sp. ^ Atherina sp. § Oedalechilus labeo (Cuvier, 1829) ° Mugil sp. ^ Sphyraena sphyraena (Linnaeus, 1758) ^ Bothus podas (Delaroche, 1809) ^ Solea vulgaris (Linnaeus, 1758) ^ Scorpaena maderensis Valenciennes, 1833 ° Scorpaena porcus Linnaeus, 1758 ^ Scorpaena scrofa Linnaeus, 1758 § Dactylopterus volitans (Linnaeus, 1758) ^ Syngnathus acus Linnaeus, 1758 ^ Syngnathus typhle Linnaeus, 1758 ^ Hippocampus histrix Kaup, 1856 ^ Balistes capriscus Gmelin, 1789 § Thunnus thynnus (Linnaeus, 1758) Thunnus alalunga (Bonnaterre, 1788) Sarda sarda (Bloch, 1793) ° Orcynopsis unicolor (Geoffroy Saint-Hilaire, 1817) Euthynnus alletteratus (Rafinesque, 1810) Siganus luridus Rüppel, 1829 ° Fistularia commersonii Rüppel, 1838 ° Elasmobranchii Carcharhinus plumbeus (Nardo, 1827) ** Altri Vertebrati - * = specie segnalate frequentemente. Testudines Caretta caretta (Linnaeus, 1758) Cetacea *Delphinus delphis Linnaeus, 1758 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 288 *Stenella coeruleoalba (Meyen, 1833) Tursiops truncatus (Montagu, 1801) *Balaenoptera physalus (Linnaeus, 1758) 2.3.3.4 Le biocenosi Nell’ambito dello studio di fattibilità della riserva marina è stata condotta la campagna di rilevamento cartografico e sono state elaborate tre carte delle biocenosi bentoniche in scala 1:10.000, una per Lampedusa, una per Linosa ed una per Lampione, utilizzando le sigle delle biocenosi codificate per il Mediterraneo da Meinesz et al. (1983). Per le Isole Pelagie sono state individuate e cartografate le seguenti biocenosi o ecotoni: Substrato roccioso RS: Biocenosi della Roccia Sopralitorale: Enthophysolidetum deustae Berner 1931. La Biocenosi della Roccia Sopralitorale è presente su tutti i versanti delle tre isole, con un maggiore sviluppo verticale in quelli di NW e di SE, esposti ai venti dominanti. In qualche caso si estende fino a circa 6-7 metri sopra il livello del mare, ma normalmente ha un'ampiezza di circa 2 metri. La roccia calcarea di Lampedusa e Lampione costituisce un substrato ideale per l'insediamento di Cianoficee in prevalenza epilitiche e di licheni marini, per una fascia ampia circa un metro. L'aspetto nerastro è dato principalmente dal lichene Verrucaria maura. Il popolamento animale è costituito in massima parte dal cirripede Chtamalus depressus e dal mollusco Littorina neritoides, addensati prevalentemente in cavità, fessure e anfrattuosità molto comuni sia nella roccia calcarea di Lampedusa e Lampione che in quella vulcanica di Linosa. Nella parte inferiore, nei luoghi più riparati e umidi possono essere presenti piccole "enclaves" di RMI con Chtamalus stellatus e Patella rustica. RMS: Biocenosi della Roccia Mesolitorale Superiore: Porphyretum leucostictae Boudouresque 1971 Si tratta di una fascia estesa qualche decimetro, presente su tutte le coste rocciose delle tre isole. Nel Mesolitorale superiore delle isole calcaree non sono presenti le tipiche cinture di questo sottopiano, ma si riscontrano notevoli coperture di Ralfsia verrucosa unita a diverse Cyanophyceae, specie trasgressive ascendenti dell'ordine Ralfsietalia Giaccone, 1993. In alcune località, insieme a R.verrucosa, è stata trovata Polysiphonia sertularioides, caratteristica dell'associazione Porphyretum leucostictae Boudouresque, 1971. Il cirripede Chtamalus stellatus e il gasteropode Patella rustica sono presenti lungo tutte le coste rocciose delle tre isole. Lungo i lati più esposti di NE e SW, la fascia non è netta ed è interdigitata con quella della RMI, con frequenti intrusioni di gasteropodi trochidi e crostacei decapodi. RMI: Biocenosi della Roccia Mesolitorale Inferiore: Goniolithon papillosum e Ceramiocorallinetum elongatae Pignatti 1962 E’ una fascia di qualche decimetro presente su tutte le coste rocciose delle tre isole. Nel Mesolitorale inferiore si riscontrano due cinture distinte. La cintura superiore è caratterizzata dalla presenza di Goniolithon papillosum che, a Lampedusa, sembra sostituire il Lithophyllum lichenoides, tipico, invece, del bacino orientale del Mediterraneo. La cintura inferiore è occupata da Ceramium ciliatum v. robustum e Polysiphonia opaca. Questa specie, presente con elevati valori di copertura, individua una variante del tipico Ceramio-Corallinetum elongatae Pignatti, 1962. Queste due cinture sono caratterizzate da un mosaico di popolamenti a Dendropoma petraeum e a Goniolithon papillosum. A questo riguardo, pur presentandosi con alte densità (circa 1560 individui/m2), D. petraeum non raggiunge quasi mai la struttura a "trottoir" tipica delle acque nord-occidentali siciliane (CHEMELLO, 1989; Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 289 CHEMELLO et al., 1990). La malacofauna più interessante è data da uno stock di taxa sempre presenti a livello del Mesolitorale inferiore: Lepidochitona corrugata, Patella ulyssiponensis, Dendropoma petraeum, Lasaea rubra e Fossarus ambiguus. Ben rappresentato è anche lo stock di specie intruse dall’Infralitorale superiore con Cardita calyculata, Patella caerulea, Mytilaster minimus, Sinezona cingulata, Acanthochitona crinita, Vermetus triqueter e Fissurella nubecola. Sono taxa totalmente legati alla frangia infralitorale superiore e che frequentemente si estendono anche nel piano superiore, sopratutto quando il popolamento algale a macrofite è ben sviluppato. RIPB: Biocenosi Fotofila della Roccia Infralitorale in Ambiente Esposto: Cystoseiretum strictae Molinier 1958. E' presente su tutte le coste rocciose delle tre isole ed ha un'ampiezza di circa 15 centimetri. La frangia infralitorale è caratterizzata da un tipico Cystoseiretum strictae Molinier, 1958, presente lungo tutte le coste. Questo aggruppamento appare ben strutturato anche se talvolta insieme a Cystoseira amentacea si ritrovano C. compressa e Sargassum vulgare. E' da mettere in evidenza che a Lampione questa fascia vegetazionale è caratterizzata anche dalla presenza di C. amentacea v. spicata. Per quanto riguarda il popolamento a molluschi, le specie costanti sono quelle trovate frequentemente anche nella Biocenosi soprastante, come: Sinezona cingulata, Dendropoma petraeum, Vermetus triquetus, Cardita calyculata, Pisania striata ed Acanthochitona crinita. Il gruppo delle specie molto comuni è caratterizzato da Rissoidae con Rissoa similis, Alvania beniamina e Setia ambigua. PN: Popolamenti nitrofili di substrato duro: Ulvetum rigidae Berner 1931. Tali popolarnenti sono diffusi e cartografabili solo a Linosa, nella piccola baia antistante l'abitato. Nell'Isola di Lampedusa sono frammentari, puntiformi e non cartografabili alla scala adottata; l'area maggiormente interessata è quella antistante lo scarico di reflui fra Punta Maccaferri e Cala Maluk, aree meno colpite sono quelle di Cala Pisana, Cala Creta e Cala Croce. Nell'isola di Linosa, davanti allo scalo vecchio, è stata riconosciuta l'Associazione Ulvetum rigidae BERNER, 1931. Questa Associazione si sviluppa in condizione di acqua molto calma, inquinata e diluita in maniera discontinua, con temperatura stagionalmente elevata e luminosità intensa. RIPC/o: Biocenosi Fotofila della Roccia Infralitorale superiore in Ambiente Calmo: Cystoseiretum sauvageauanae Giaccone 1994 var. a Dictyotaceae e Stipocaulaceae. La Biocenosi RIPC/o è particolarmente diffusa lungo tutto il perimetro costiero roccioso di Lampedusa con delle fasce particolarmente larghe lungo le coste orientali ed al largo delllIsola dei Conigli. A Linosa, invece, è presente in modo consistente lungo le coste sudorientali mentre manca su quelle nord-occidentali. Anche a Lampione è presente una piccola e stretta fascia sul versante nordorientale. RIPC/c: Biocenosi Fotofila della Roccia Infralitorale superiore in Ambiente Esposto: Cystoseiretum crinitae var. a Cystoseira barbatula. La Biocenosi RIPC/c, invece, è diffusa e cartografata solo a Linosa sul versante orientale a Sud di Punta Beppe Tuccio e lungo la costa di NW tra Caletta e Cala Mannarazza. A Lampedusa è presente con qualche piccolo lembo non cartografabile, mentre manca del tutto a Lampione. Nell'orizzonte alto dell'infralitorale superiore, che a Lampedusa si estende sino a circa 5 m di profondità, si riscontra il Cystoseiretum crinitae Molinier 1958 che non presenta le specie guida di tale associazione (C. crinita e C. brachycarpa), ma Dictyota fasciola v. repens e specie caratteristiche di Ordine superiore quali Laurencia obtusa e Haliptilon virgatum. Nella Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 290 parte più alta di questo orizzonte si trova Cystoseira barbatula. Questa specie forma un popolamento che appare ben strutturato esso si trova prevalentemente in "cuvettes" poco profonde (10-15 cm), su piattaforme sub-orizzontali e comunque sempre in condizioni di idrodinamismo ridotto. Quattro specie di molluschi caratteristiche dell’Infralitorale superiore predominano questo piano: Acanthochitona crinita, Jujubinus gravinae, Cardita calyculata e Mitra cornicula, specie quest'ultima legata soprattutto alle alghe calcaree incrostanti del sottostrato. Myoforceps aristata, un endobionte pan-tropicale a Lampedusa assume il ruolo di vicariante di Lithophaga lithophaga nei piani superiori, relegando quest'ultima a profondità superiori a -15 m. La malacofauna della fascia da -3 a -5 metri è dominata da Setia ambigua e da Bittium latreillii. RIHC: Biocenosi emifotofila della Roccia Infralitorale di Ambiente Calmo: Cystoseiretum sauvageauanae Giaccone 1994 var. a Cystoseira spinosa v. tenuior Nell'orizzonte basso dell’Infralitorale superiore, che si estende fino a 25 metri di profondità, si trova il Cystoseìretum sauvageauanae Giaccone, 1972, che presenta due varianti vegetazionali. Nelle stazioni site sui versanti meridionale, occidentale ed a Punta Sottile, si trova un popolamento in cui Cystoseira spinosa v. tenuior assume elevati valori di copertura. Sul versante settentrionale e a Cala Uccello a causa della conformazione della costa (un'alta falesia che scende bruscamente sino a circa 30 m di profondita) si ha minore quantità di luce; ciò probabilmente impedisce l'impianto di C. spinosa v. tenuior e determina la prevalenza di una variante ad Halopteris scoparia, H. filicina e Padina pavonica. Tra i molluschi Bittium latreillei, Tricolia tenuis, Alvania lineata, Haminoea hydatis e Musculus costulatus si affermano tra le specie degli orizzonti medi della biocenosi. BSI/scr: Biocenosi sciafila su roccia senza concrezionamento biologico sia in ambiente esposto (Scotterietum nicaeensis Berner 1931) che in ambiente calmo (FlabellioPeissonnelietum squamariae Molinier 1958). E' stata cartografata solo a Linosa in due zone, una al largo di Punta Calcarella e l'altra nell'area compresa tra i Faraglioni e Punta Beppe Tuccio. E' presente, anche se in minore estensione, sia a Lampedusa che a Lampione. C: Biocenosi Coralligena con bioconcrezionamento più sviluppato (Rodriguezzelletum strafforellii Augier e Boudouresque 1971). Questa biocenosi è stata cartografata solamente a Linosa, ove occupa più dei due terzi del perimetro dell'isola a profondità comprese tra - 35 e - 50 metri ed oltre, in fondali rocciosi vulcanici, su pareti strapiombanti nel settore occidentale (Punta Paranzella) e su pendii meno acclivi negli altri versanti. Manca a Lampione ove è sostituita, alle stesse profondità, dalla Biocenosi PC, a causa della forte trasparenza delle acque. A Lampedusa è presente solo in ridottissimi settori non cartografabili del versante di NE ove è generalmente sostituita dalla Biocenosi PC; manca, invece, nel settore meridionale ove sono presenti solo fondi mobili. La biocenosi del Coralligeno (Rodriguezzelletum strafforellii Augier & Boudouresque, 1974) è costituita da una importante biocostruzione faunistica e algale. La fauna è data essenzialmente da spugne (Haliclona mediterranea); policheti serpuloidei (Serpula vermicularis) ; ascidie (Halocynthya papillosa) ; molluschi (Chlamys pesfelis, Coralliophila brevis) ; brachiopodi (Argirotheca cordata, A. cuneata); echinodermi (Centrostephanus longispinus, Hacelia attenuata), briozoi (Crisia sigmoidea, Aetea truncata, Mollia patellaria, Beania magellanica, Escharina vulgaris, Schizomavella auriculata, Celleporina caminata, Myriapora truncata) e da gorgonie molto rare (Eunicella cavolinii). Le alghe sono rappresentate principalmente da Corallinacee incrostanti tra cui Neogoniolìthon brassicaflorida, Lithothamnion philippi, Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 291 Lithophyllum grandiusculum e Peyssonnelia rosa-marina, nonchè da Rodriguezella strafforellii, Flabellia petiolata e Peyssonnelia spp. PC: Biocenosi senza bioconcrezionamento significativo: Lithophyllo-Halimedetum tunae Giaccone 1965. A Lampedusa è stata cartografata in due fasce: una lunga circa 2 km e larga circa 100 m sul versante di NE tra Capo Grecale e Punta Alaimo, l'altra di circa 1 Km di lunghezza e a profondità fra 36 e 40 m tra Punta Alaimo e Punta Taccio Vecchio. E' stata osservata anche ma non cartografata per l'esiguità dell'area, a Punta Cappellone, a circa 42 m di profondità. A Linosa è presente in una piccola area sul lato orientale, al largo dei Faraglioni, mentre circonda completamente l'Isola di Lampione. Le specie vegetali caratterizzanti la biocenosi sono Cystoseira spinosa v. compressa unita a Dictyota dichotoma v. intricata e Halopteris filicina. Il sottostrato è costituito da Neogoniolithon brassica-florida, Lithophyllum grandiusculum, Peyssonnelia rosa-marina e P. inamoena con elevati valori di copertura. A Punta Cappellone, invece, è presente un rado popolamento a C. spinosa v. spinosa, il cui sottostrato è costituito esclusivamente da Lithophyllum incrustans. Dominano la fauna a molluschi Alvania lineata ed Alvania cìmex. La terza specie è Haminoea hydatis, opistobranco legato alla coltre di sedimenti fini presenti sul substrato che proprio alla profondità di -20 m raggiunge i massimi spessori. Segue tutto un gruppo di specie sciafile come Clanculus corallinus e Muricopsis cristata o legate al sottostrato come: Pollia scabra, Mitra cornicula, Clanculus cruciatus ed Arca noae. HP: Prateria a Posidonia oceanica a volte mista a Caulerpa racemosa: Posidonietum oceanicae Molinier 1958. E' tra le biocenosi più diffuse arealmente nelle Pelagie (circa 572 ha a Lampedusa) e si estende per tutto il piano infralitorale, sino ad una profondità di circa 40 m in formazione compatta e con ciuffi isolati sino a 46-48 metri. Le specie costanti della prateria di Posidonia oceanica sono: Tricolia speciosa e Bittium latreillei, che con Gibbula ardens, Glans trapezia, Rissoina bruguièrei, Musculus costulatus, Rissoa auriscalpium e Jujubinus exasperatus formano lo stock centrale di specie del popolamento. Tra le "comuni" figurano molti taxa legati ai rizomi come Pinctata radiata, un bivalve pteride lessepsiano. La malacocenosi legata alla "matte" possiede uno stock di specie rigorosamente costanti: Rissoina bruguierei, Smaragdia viridis e Ctena decussata. Substrato mobile GM: Ghiaie Mobili. Questa biocenosi è localizzata quasi esclusivamente a Lampedusa, in fondo alle numerose e strette baie che si aprono sul versante meridionale e su quello orientale, ove è insediata nelle spiagge ciottolose, sino a circa 1 metro di profondità. Tali ciottoli, tutti di origine calcarea o calcarenitica, di dimensioni variabili fino a circa 15 -20 centimetri di diametro maggiore, sono mossi solo in concornitanza con gli episodi di mare agitato e ospitano una fauna vagile molto povera tra cui sono stati osservati i crostacei decapodi Xantho poressa e Porcellana gluteli, l'echinoderma Asterina gibbosa, giovani esemplari del gasteropode Gibbula richardi. SFHN: Biocenosi delle Sabbie Fini del Livello Alto. E' presente con estensione cartografabile solo a Lampedusa nel tratto di costa sabbiosa a NW dell'Isola dei Conigli. I1 substrato è costituito da sabbia mediogrossolana, calcareo-quarzosa che forma la spiaggia ed il fondale sino a circa 1 metro di profondità. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 292 SVMC: Biocenosi delle Sabbie Fangose di Ambiente Calmo. E' stata individuata e cartografata solo nell'area portuale di Larnpedusa ove è alquanto degradata. Il substrato è costituito da sabbie fangose colonizzate da Cymodocea nodosa e Zostera noltii e rare chiazze di Caulerpa prolifera. La fauna è scarsa ed è costituita essenzialmente da gasteropodi quali Gibbula adamsoni, G. ardens, Tricolia tenuis, Cerithium vulgatum, Nassarius corniculus nonchè da qualche raro esemplare di bivalve: Tapes decussatus, Paphia aurea e Loripes lacteus. Ecotono HP/SGCF. Ecotono DC/SGCF. SFBC: Biocenosi delle Sabbie Fini Ben Classate. A Lampedusa è presente lungo il versante meridionale, sia nelle baie (Isola dei Conigli, Cala Croce e Cala Francese) che in sacche anche molto estese circondate dalla prateria di Posidonia, a volte colonizzate da Cymodocea nodosa e Caulerpa racemosa. Il substrato è costituito da sabbia calcarea medio-fine con code di materiale più grossolano generalmente di natura organogena. A Linosa è presente nella Cala Pozzolana di Ponente ove il substrato è costituito da sabbie medie di origine vulcanica. Si trovano le seguenti specie di molluschi: Neverita josephinia, Tellina pulchella, Tellina nitida, Tellina planata, Donax semistriatus,Chamelea gallina, Acanthocardia tuberculata e Spisula subtruncata. SGCF: Biocenosi delle Sabbie grossolane e delle Ghiaie fini sotto l'influenza delle Correnti di Fondo, spesso associate a rodoliti di tipo pralines. Sui versanti occidentale, meridionale ed orientale il Posidonietum oceanicae è bordato da un'ampia fascia di transizione verso la Biocenosi delle Sabbie grossolane e Ghiaie fini sotto l'influenza di Correnti di fondo. Sulla maggior parte del versante settentrionale, invece, si passa senza un ecotono molto esteso alla biocenosi del Detritico costiero. Sugli altri versanti questa biocenosi sostituisce verso il largo la Biocenosi SGCF. A Linosa, a causa della prevalenza assoluta di fondali rocciosi, la Biocenosi SGCF è poco estesa ed è presente solo oltre i 30-35 m sul versante meridionale dell'Isola. Sia la Biocenosi SGCF che DC, entrambe, biocenosi di substrato mobile, a Lampedusa, a Linosa e a Lampione sono presenti con Facies a Rodoliti. Le cinque specie costanti sono: Smaragdia viridis e Ctena decussata, Natica dillwyni, Raphitoma purpurea e Glans trapezia. Tra le molto comuni Turritella decipiens, specie legata alle sabbie grossolane, Chlamys flexuosa, Venericardia antiquata e Lucinella divaricata. DC: Biocenosi dei fondi Detritici Costieri e/o Phymatholitho-Lithothamnietum corallioides Giaccone 1965 con rodoliti del Maerl mediterraneo. E' presente estesamente a profondità superiori ai 40 m, sul versante meridionale di Lampedusa e in una stretta fascia sul fianco settentrionale ove è anche presente una fascia di ecotono con la Biocenosi SGCF. La Biocenosi DC circonda, anche, con un anello continuo l'Isola di Lampione, mentre è completamente assente a Linosa. Sono presenti tra i molluschi: Limea loscombi, Palliolum incomparabile, Laevicardium oblongum, Acanthocardia deshayesii, Cardiomya costellata, Pitar rudis, Timoclea ovata, Corbula gibba, Crassopleura incrassata, Muricopsis cristata, Metaxia metaxa, Ocinebrina aciculata. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 293 2.3.3.5 Specie e habitat di interesse conservazionistico e loro status La vegetazione sommersa dell'Isola di Lampedusa e di Lampione è caratterizzata dal succedersi di popolamenti riferibili ad Associazioni già descritte in letteratura. Tuttavia questi raggruppamenti appaiono influenzati nella loro composizione dalla natura del substrato (calcari friabili), dalla sua conformazione e dall'esposizione. Pertanto la tipologia della vegetazione appare originale per la presenza di specie guida vicarianti e semplificata per la prevalenza di specie a larga valenza ecologica. La zonazione della vegetazione di Lampedusa si discosta da quella osservata a Linosa (CINELLI et al., 1976b). A Linosa, isola vulcanica di origine quaternaria, si susseguono a partire dalla frangia i popolamenti a Cystoseira tipici del Mediterraneo (Cystoseiretum strictae, C. crinitae, C. sauvageauanae, C. spinosae); questi appaiono ben strutturati e presentano notevoli valori di copertura delle specie guida. Questa differenza è probabilmente da imputare sia a vicende biogeografiche differenti che a fattori edafici peculiari delle due isole. La malacofauna delle Pelagie presenta alcune differenze composizionali e strutturali tra le biocenosi delle due isole maggiori. Lampedusa è caratterizzata, in genere, da popolamenti fotofili impoveriti probabilmente dalla rimessa in sospensione e successivo deposito di sedimenti e particellato fine, fenomeni dovuti alla morfologia dei fondali ed all'esposizione ai venti dominanti. Tali fattori influiscono direttamente sulle specie vegetali e sul bioconcrezionamento del substrato, tanto da uniformare la malacofauna delle alghe fotofile in un banale "melange" di specie legate sia alle macrofite che al velo di sedimento deposto sul substrato (Chemello, 1992). x x Lampione x x x x x x x x § Substrato mobile x x x x x x x x x x Linosa x x x x x x x x x x x x Substrato roccioso RS RMS RMI RIPB PN RIPC/o RIPC/c RIHC BSI/scr C PC HP GM SFHN SVMC HP/SGCF DC/SGCF SFBC SGCF DC Lampedusa x x x x x x x Biocenosi presenti nelle tre isole. § La Biocenosi della Prateria di Posidonia oceanica a Lampedusa è presente sia su substrato roccioso che mobile, mentre a Linosa e Lampione è presente solo su quello roccioso. In base ai dati presentati nelle pagine precedenti si segnalano 6 specie vegetali di interesse conservazionistico: 4 alghe e 2 piante superiori. In particolare, le alghe Cystoseira amentacea Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 294 e C. spinosa sono incluse negli allegati di tre convenzioni (l’appendice I della Convenzione di Berna e l’annesso I e II del Protocollo ASPIM della Convenzione di Barcellona). Posidonia oceanica è compresa negli allegati di quattro convenzioni (l’appendice I della Direttiva Habitat, l’appendice I della Convenzione di Berna, l’annesso I e II del Protocollo ASPIM della Convenzione di Barcellona). Cymodocea nodosa è invece inserita esclusivamente nella Convenzione di Berna. Le specie delle fauna marina di interesse conservazionistico sono complessivamente 35: 23 invertebrati e 12 vertebrati. Tra queste rivestono notevole importanza, poichè individuate come specie meritevoli di salvaguardia in diverse convenzioni e accordi internazionali e comunitari, la tartaruga marina Caretta caretta e tutti i cetacei segnalati per le Pelagie. In particolare la specie Tursiops truncatus è inserita in ben sette liste tra cui la Legge nazionale 157/92 art.2 e gli allegati II e IV della Direttiva Habitat. Gli habitat presenti alle Pelagie inseriti nell’appendice I della Direttiva Habitat e nell’annesso I del Protocollo ASPIM della Convenzione di Barcellona, comprese le associazioni a Cystoseira e i Posidonieti già citati, sono nell'insieme 14. Distribuzione e stato di conservazione delle Cystoseire C. amentacea, specie caratteristica del Cystoseiretum strictae Molinier, 1958, è presente nella frangia infralitorale lungo tutte le coste. Questo aggruppamento appare ben strutturato anche se talvolta insieme a Cystoseira amentacea si ritrovano C. compressa e Sargassum vulgare. I popolamenti di C. spinosa v. tenuir a Lampedusa assumono elevati valori di copertura sui versanti meridionali e occidentali dell’isola, fino a -25 m, mentre sul versante settentrionale sono radi a causa della conformazione della costa. Anche le varietà compressa e spinosa costituiscono radi popolamenti oltre 36 m di profondità (Scammacca et al., 1993). Distribuzione e stato di conservazione di Posidonia oceanica. L’estensione delle praterie di Posidonia oceanica è stata rilevata per la prima volta durante gli studi di progettazione dell’area marina protetta (Ministero Marina Mercantile, 1990-1993). Dagli studi emerge che P. oceanica è presente unicamente sotto i -12, -15 m a Lampedusa e addirittura oltre i -20, -30 m a Linosa, dove l'unica eccezione è la stazione di Pozzolana di Levante con "matte" di Posidonia fino ad una profondità minima di -12,-15 m, lungo canaloni sabbiosi perpendicolari alla linea di costa. Lungo il versante meridionale di Lampedusa il limite superiore della Prateria di Posidonia sale notevolmente verso l'alto e in molte località arriva sin quasi alla superficie, sia in formazione compatta ma, più spesso, in matte isolate. Le osservazioni condotte nel 2006 dall’ENEA a Lampedusa hanno appurato come lungo la fascia costiera la distribuzione delle praterie di Posidonia oceanica corrisponda ancora oggi con quella riportata nella cartografia biocenotica realizzata durante gli studi di progettazione dell’area marina protetta (Ministero Marina Mercantile, 1990-1993). La prateria di Cala Pisana, citata da SPADA et al. (1977) come la migliore dell'isola, è apparsa in situazione di sofferenza. Tale anomalia, già individuata negli studi di fattibilità, basata soprattutto sulla densità, è stata spiegata con fattori locali, come l’esposizione alle mareggiate prevalenti, oppure potrebbe essere frutto di una pressione antropica localizzata, come la vicinanza dell’impianto di dissalazione o la presenza di ancoraggi ripetuti nella stagione estiva. Le praterie di Posidonia oceanica corrispondono all’habitat comunitario prioritario *1120. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 295 Descrizione e stato delle grotte sommerse e semisommerse Nell’isola di Lampedusa, nell’isolotto di Lampione e nei piccoli scogli circostanti Lampedusa sono state condotte recentemente alcune campagne speleologiche che hanno portato all’identificazione di circa 62 cavità sommerse e semisommerse, riferibili all’habitat di interesse comunitario 8320. Di queste, 47 sono state esplorate e descritte (Ferrari, 2006); la maggior parte è costituita da tunnel passanti di breve o media lunghezza, ad una profondità massima di 20 m. Molte delle grotte rilevate sono ricche di fauna sessile a poriferi, Parazoanthus, serpulidi. Gli studi sulle grotte di Lampedusa sono ancora in corso, mentre non sono ancora state avviate campagne di ricerca sistematica sulle grotte sommerse di Linosa. Risulta quindi necessario approfondire il quadro conoscitivo su questi ambienti ancora poco conosciuti. Distribuzione e stato di conservazione di Tursiops truncatus Il Tursiope, specie inserita nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE come prioritaria, è diffuso nei mari tropicali e temperati. La sua popolazione nelle Pelagie è stimata in circa 85 individui (Pace et al., 2003), e viene considerata ad alto grado di “fedeltà al sito”. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 296 Flora Cystoseira amentacea Bory (incl. var. stricta et var. spicata ) § x Cystoseira spinosa Sauvageau § x x x x Phymatholithon calcareum (Pallas) Adey & McKibbin * x x Posidonia oceanica (Linnaeus) Delile § x Spongia officinalis Linnaeus, 1759 ** x x x Tethya aurantium (Pallas, 1766) ** Astroides calycularis (Pallas, 1766) ** x x Balanophyllia europaea (Risso, 1826) ** x Cladocora caespitosa (Linnaeus, 1767) ** x Lithophaga lithophaga (Linnaeus, 1758) ** x x x x Pinna rudis Linnaeus, 1758 ** x Pinna nobilis (Linnaeus, 1758) ** x x x x Patella ferruginea Gmelin, 1791 ** x Erosaria spurca (Linnaeus, 1758) ** x x Luria lurida (Linnaeus, 1758) ** x x Schilderia achatidea (Gray in G.B. Sowerby II, 1837) ** x x Zonaria pyrum (Gmelin, 1791) ** x x Charonia lampas (Linnaeus, 1758) ** x x Ranella olearia (Linnaeus, 1758) ** x x Dendropoma petraeum (Monterosato,1884) ** x x Tonna galea (Linnaeus, 1758) ** x LR/nt x Palinurus elephas (Fabricius, 1787) ** x Scyllarides latus (Latreille,1803) ** x Centrostephanus longispinus (Philippi, 1845) ** x x x x x Paracentrotus lividus (Lamarck, 1816) ** x x Asterina pancerii (Gasco, 1860) ** x x Ophidiaster ophidianus (Lamarck, 1816) ** x x x Epinephelus marginatus (Lowe, 1834) ** x Hippocampus histrix Kaup, 1856 ** x x ENA2d DD Polyprion americanus (Bloch & Schneider, 1801) ** DD Sciaena umbra (Linnaeus, 1758) ** x x Pagrus pagrus (Linnaeus, 1758) ** ENA1bd+2d Thunnus thynnus (Linnaeus, 1758) ** x Carcharhinus plumbeus (Nardo, 1827) *** Habitat IUCN ASPIM ann.3 x Lithothamnium coralloides (P. et H. Crouan) P. et H. Crouan * Cymodocea nodosa (Ucria) Ascherson ** Fauna ASPIM ann.2 ASPIM ann.1 HABITAT Ap.5 HABITAT Ap.4 HABITAT Ap.2 HABITAT Ap.1 BONN Ap.2 BONN Ap.1 CITES App.2 CITES App.1 BERNA Ap.3 BERNA Ap.2 BERNA AP.1 L. 157/92 art.2 Specie DD LR/nt Caretta caretta (Linnaeus, 1758) § Balaenoptera physalus (Linnaeus, 1758) § x Delphinus delphis Linnaeus, 1758 § x Stenella coeruleoalba (Meyen, 1833) § Tursiops truncatus (Montagu, 1821) § x x x x x x x x x x x x x x x x x x° x x x x ENA1abd ENA1abd x x x LR/lc x x x x x x LR/cd DD x° Facies a Vermeti ** x Facies a Cladocora caespitosa ** x Associazione a Cystoseira amentacea § x Associazione a Cystoseira compressa § x Associazione a Cystoseira spinosa § x Associazione a Phymatolithon lenormandii e Hildenbrandia rubra § x Concrezioni a Neogoniolithon brassica-florida § x Facies del Maerl (SGCF/DC) ** x Associazione a rodoliti (SGCF) **** x Facies delle banquettes di Posidonia oceanica e altre fanerogame **** x Praterie di Posidonia oceanica § x° x Grotte marine sommerse e semisommerse § Scogliere § Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina ** x x x x Specie e Habitat di interesse conservazionistico. §specie o habitat presente in tutto l'arcipelago. *specie o habitat presente a Lampedusa e Lampione. **specie o habitat presente a Lampedusa. ***specie o habitat presente a Lampione. ****specie o habitat presente a Lampedusa e Linosa. °specie e habitat prioritari della Direttiva Habitat. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 297 2.3.3.6 Analisi del grado di invasività delle specie aliene Fra le specie introdotte nel Mar Mediterraneo e presenti nell’Arcipelago delle Pelagie, due specie di macroalghe Caulerpa racemosa e Lophocladia lallemandi suscitano particolare interesse per il possible risvolto ecologico dovuto alla loro distribuzione. C. racemosa è stata segnalata per la prima volta in Italia a Lampedusa nel 1993 per poi insediarsi con notevole successo in gran parte delle coste nazionali. L’insediamento di questa specie su un fondale pressocché privo di vita può avere un effetto positivo sulla via del risanamento ambientale. In fase invasiva tende tuttavia ad uniformare gli habitat, e le alghe che maggiormente subiscono l’impatto negativo della presenza di C. racemosa sono le macroalghe incrostanti e quelle a feltro, mentre minore è l’effetto sulle specie a portamento eretto. Alle Pelagie è ormai presente in maniera omogenea lungo tutte le coste nel piano Infralitorale fotofilo su substrato roccioso da -3 a -40 m. Non è ancora stato possibile comprendere il grado di invasività della specie che in alcuni casi ha alti valori di copertura. Lophocladia lallemandi ha forme di crescita a piumino che verso la fine dell'estate ed in autunno vengono depositate dalle mareggiate sulle spiagge causando, se presente in maniera notevole, danni al turismo balneare ed alla biocenosi indigene. Alle Pelagie è distribuita in piccoli aggruppamenti tanto da non destare al momento preoccupazioni. Per quanto riguarda la fauna ittica aliena presente alle Pelagie si annoverano le seguenti specie: Siganus luridus, Fistularia commersonii, Seriola fasciata, S. carpenteri, Sphoeroides pachygaster. Siganus luridus, segnalato per la prima volta a Linosa, è una specie erbivora ed ha come competitori autoctoni Sarpa salpa e Sparisoma cretense. S. luridus è avvistato raramente e probabilmente la popolazione è esigua ed ha trovato e sfruttato una piccola nicchia ecologica in equilibrio con le specie autoctone. Il grapside Percnon gibbesi, anch’esso segnalato per la prima volta in italia a Linosa, è un’erbivoro presente in maniera omogenea in tutto l’arcipelago a profondità comprese tra -3 e -10 metri in competizione con gli echinodermi Arbacia lixula e Paracentrotus lividus. E’ apparentemente forte il grado di invasività della specie poiché l’abbondanza delle popolazioni delle due specie di echinodermi è in calo ma la presenza di P. gibbesi potrebbe considerarsi solo una concausa. 2.3.3.7 Verifica ed aggiornamento della Scheda Natura ZPS – ambito marino Di seguito vengono riportati gli esiti della verifica e dell’aggiornamento del Formulario Natura 2000 relativo alla ZPS ITA040013 “Arcipelago delle Pelagie – area marina e terrestre”; si precisa che la Scheda Natura 2000 cui si fa riferimento è quella trasmessaci ufficialmente dal Servizio VI dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente nel dicembre 2007. La ZPS è estesa 12.714,52 Ha; di questi 1.826,38 ha sono costituiti da aree terrestri, mentre 10.888,14 Ha sono relativi ad ambiti marini. Poiché le aree terrestri della ZPS coincidono interamente con le aree dei SIC ITA040001 e ITA040002, per ogni considerazione sugli habitat e le specie presenti relativi all’ambito terrestre, si rimanda a quanto già precedentemente trattato per i SIC (capitoli 2.3.1 – 2.3.2). Di seguito viene invece sviluppato l’aggiornamento della Scheda Natura 2000 della ZPS, limitatamente all’ambito marino ed ai relativi habitat e specie. Nella Tavola 8c vengono visualizzati gli habitat relativi alla ZPS ITA040013. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 298 Aggiornamento Sezione 3.1. Tipi di habitat presenti nel Sito e relativa valutazione Vengono confermati gli habitat marini già riportati nella precedente Scheda Natura 2000, ed in particolare: • 1120* Praterie di Posidonia oceanica* - si tratta di un habitat prioritario ben sviluppato lungo il perimetro costiero delle isole di Lampedusa e Linosa e dell’isolotto di Lampione. I dati sull’estensione della prateria di Posidonia sono stati acquisiti dalla più recente bibliografia, ed in particolare dallo studio effettuato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nell’ambito della realizzazione dell’Area Marina Protetta “Isole Pelagie”. La percentuale di copertura è comunque risultata più bassa rispetto a quanto riportato nella precedente versione della Scheda Natura 2000, che giudicava lo stato di conservazione di questo habitat eccellente, così come la valutazione globale del sito per la conservazione del tipo di habitat. Alla luce delle differenze riscontrate nei dati di superficie, risulta necessario provvedere a delle ricerche precise e sistematiche sulle praterie di Posidonia oceanica per conoscere il loro status e per comprendere le criticità e le minacce che possono interessarle. • 8330 Grotte sommerse e semisommerse – delle numerose grotte marine individuate e censite recentemente lungo il profilo costiero di Lampedusa e di Lampione (Ferrari, 2006), alcune sono state cartografate e quindi riportate nella carta degli habitat, mentre ancora non sono state censite le grotte presenti a Linosa. In mancanza di dati più precisi su tale habitat, sono stati confermati i dati già riportati nella precedente versione della Scheda Natura 2000. % copertura Rappresentatività Superficie relativa Grado di conservazione Valutazione globale 1120* - Praterie di Posidonia oceanica* 8330 – Grotte marine sommerse o semisommerse Aggiornamento • Confermato 10 A C A A • Confermato <1 B C A B Carta Habitat Agristudio srl Habitat Scheda Natura 2000 Nel seguente prospetto vengono riportati i due habitat marini confermati, mentre si rimanda al cap. 2.3.1.5 per la trattazione degli habitat relativi all’ambito terrestre della ZPS, corrispondenti a quelli dei SIC ITA040001 e ITA040002. Aggiornamento Sezione 3.2.a “Uccelli elencati nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE” Si rimanda al cap. 2.3.2.4 per una dettagliata trattazione sulle specie di uccelli che sono state inserite in questa sezione. Aggiornamento Sezione 3.2.b “Uccelli migratori abituali non elencati nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE” Si rimanda al cap. 2.3.2.4 per una dettagliata trattazione sulle specie di uccelli che sono state inserite in questa sezione. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 299 Aggiornamento Sezione 3.2.c “Mammiferi elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE” Oltre ai 3 chirotteri già inseriti nella parte relativa all’ambito terrestre (cfr. cap. 2.3.2.4), viene confermata la presenza di Tursiops truncatus*, specie prioritaria già inserita nella precedente versione della Scheda Natura 2000. Nel formulario Natura 2000 della ZPS “Arcipelago delle Pelagie”, versione 2005, la dimensione della popolazione di T. truncatus* presente sul sito, rispetto alle popolazioni presenti sul territorio nazionale, è stata valutata “non significativa”. POPOLAZIONE VALUTAZIONE SITO Globale Isolamento Conservazione Tursiops truncatus Popolazione Conferma Tappa • Svernamento Nome Nidificazione/riproduzione Aggiornamento Residente Scheda Natura 2000 Migratoria D Aggiornamento Sezione 3.2.d “Anfibi e Rettili elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE” Viene confermata la presenza di Caretta caretta, specie pelagica che è già stata riportata per i due SIC ITA040001 e ITA040002 in quanto utilizza le spiagge delle due isole maggiore come siti di riproduzione. POPOLAZIONE VALUTAZIONE SITO Conservazione Isolamento Globale Caretta caretta Popolazione Confermata Tappa • Svernamento Nome Nidificazione/riproduzione Aggiornamento Residente Scheda Natura 2000 Migratoria P A C A C Aggiornamento Sezione 3.3 “Altre Specie importanti di flora e fauna” Relativamente all’ambito marino, vengono confermate le specie già elencate nella precedente versione della Scheda Natura 2000 (i cetacei Balaenoptera physalus e Delphinus delphis ed il pesce Sciena umbra). Vengono altresì inserite 4 specie della flora marina, 17 specie di invertebrati marini, 4 specie di pesci ed 1 specie di cetaceo. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 300 Popolazione Motivazione Scheda Natura 2000 Nome Confermata Balaenoptera physalus V A Confermata Delphinus delphis V A M Nuova segnalazione Stenella coeruleoalba P AC P Nuova segnalazione Carcharhinus plumbeus P D P Nuova segnalazione Epinephelus marginatus P C Confermata Sciena umbra R C P Nuova segnalazione Thunnus thynnus P C I Nuova segnalazione Asterina pancerii P C I Nuova segnalazione Astroides calycularis P C I Nuova segnalazione Centrostephanus longispinus P C I Nuova segnalazione Charonia lampas P C I Nuova segnalazione Cladocora caespitosa P D I Nuova segnalazione Dendropoma petraeum P C I Nuova segnalazione Hippocampus histrix P D I Nuova segnalazione Lithophaga lithophaga P C I Nuova segnalazione Ophidiaster ophidianus P C I Nuova segnalazione Palinurus elephas P C I Nuova segnalazione Paracentrotus lividus P C I Nuova segnalazione Patella ferruginea P C I Nuova segnalazione Pinna nobilis P C I Nuova segnalazione Ranella olearia P C I Nuova segnalazione Scyllarides latus P C I Nuova segnalazione Spongia officinalis P C I Nuova segnalazione Tethya aurantium P C I Nuova segnalazione Tonna galea P C V Nuova segnalazione Cymodocea nodosa P C V Nuova segnalazione Cystoseira amentacea P C V Nuova segnalazione Cystoseira spinosa P C V Nuova segnalazione Posidonia oceanica P AC Gruppo Aggiornamento M M P • • • Si rimanda ai cap. 2.3.1.5 e 2.3.2.4 per quanto riguarda le specie vegetali e animali relative all’ambito terrestre che sono di anfibi, rettili, mammiferi, uccelliuna dettagliata trattazione sulle specie di uccelli che sono state inserite in questa sezione. Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 301 2.3.4 Descrizione agroforestale dei Siti (C) 2.3.4.1. Premessa con dati comuni all’Arcipelago delle Pelagie Le ragioni delle difficoltà che incontra il comparto agricolo in Sicilia sono molteplici e dipendenti da fattori strutturali, socio-economici e ambientali. Nelle piccole isole circumsiciliane i problemi di tipo strutturale, sociale ed ambientale risultano addirittura esasperati rispetto alla Sicilia, tuttavia, proprio le piccole isole, rappresentano, anche nell’immaginario collettivo, località fortemente caratterizzate dall’agricoltura e dai suoi prodotti (es. vini e cappero Pantelleria e Eolie; lenticchie di Ustica, Pantelleria e Linosa). I limiti a cui si faceva cenno (sociali e strutturali) sono però oggi preponderanti e stanno portando alla scomparsa o comunque alla contrazione delle superfici agricole con danni all’ambiente ed all’economia nelle piccole isole. Invertire questa tendenza rappresenta francamente una sfida difficile ma trova ragioni di tipo sociale, economico ed ambientale. La Regione già dal 1987, con la legge 18, considerava le Isole Minori delle risorse da tutelare e valorizzare e individuando anche l’agricoltura tra i fattori di sviluppo. Anzi il ruolo dell’agricoltura viene esaltato quando il trasferimento delle risorse da questo settore a quello turistico viene paventato come una delle cause di degrado del territorio. Tuttavia il piano pluriennale che da tale legge sarebbe dovuto scaturire non è mai stato realizzato sebbene indicazioni sulle possibilità di intervento possano essere desunte dal “Documento di carattere generale del Piano Regionale delle Isole Minori”. La lamentata scarsa attenzione verso le problematiche dell’agricoltura nelle piccole isole risulta ancora più evidente se si parla delle Pelagie, fisicamente lontane e oggettivamente meno importanti di altre aree per superficie e attività agricola. Le ragioni perché si lavori per la conservazione e il rilancio dell’agricoltura in questa area sono tuttavia consistenti (salvaguardia del biodiversità, della cultura materiale, degli agroecosistemi). Più esplicitamente il loro grande valore risiede in molteplici aspetti: 1) sociale - perché consentono comunque di mantenere in vita un sistema di utilizzo del suolo che ha caratterizzato la storia di Linosa e Lampedusa e che garantisce un reddito e una occupazione, sebbene a poche unità; 2) paesaggistico – in quanto il paesaggio agrario, caratterizzato da antichi terrazzamenti in pietrame, costituisce una delle espressioni del paesaggio tradizionale delle due isole (in misura maggiore certamente a Linosa); 3) culturale - in quanto strettamente connesse alla storia delle isole e depositarie di una cultura materiale ormai in sparizione anche perché non viene trasmessa alle nuove generazioni; 4) naturalistico - perché alcune specie animali soprattutto uccelli sono legate a questi sistemi e perché conservano una biodiversità peculiare anch’essa testimonianza delle relazioni intercorse tra queste isole e altre aree del Mediterraneo. Per quanto concerne l’agricoltura, i dati statistici (dati dei Censimenti Generali dell’Agricoltura) che riguardano le isole Pelagie accorpano Lampedusa e Linosa e quindi non consentono di sottolineare le differenze pur presenti, tra le due isole. Gli ultimi dati, inoltre, sono relativi al 2000 ma consentono, essendo stati raccolti con criteri omogenei, di valutare l’evoluzione del comparto nel tempo. E’ evidente infatti che la situazione odierna (e reale) è leggermente diversa da quanto rappresentato dai dati del 2000. La tabella seguente, concernente le forme di conduzione e le superfici, evidenzia come le aziende siano tutte a conduzione diretta del lavoratore. Questo dato testimonia la scarsa redditività dell’agricoltura, che non consente il ricorso a salariati; la manodopera, infatti, nei rilevamenti del 1982, 1990 e 2000 risulta esclusivamente familiare. 302 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Anno 1961 1970 1982 1990 2000 FORMA DI CONDUZIONE Conduzione diretta Conduzione con salariati Altra forma di Totale del coltivatore e/o compartecipanti conduzione Aziende Superficie Aziende Superficie Aziende Superficie Aziende Superficie 317 476,30 116 149,52 20 41,32 453 667,14 260 409,79 95 109,15 7 10,99 362 530,13 220 401,44 0 0 220 401,44 150 182,77 0 0 150 183,47 57 75,20 0 0 57 75,20 Dalla tabella sopra riportata si evince anche che negli ultimi trent’anni c’è stato un calo evidente delle superfici agricole, passate da 667,14 ha a 75,2. Il reddito aziendale è in molti casi integrato da redditi provenienti da altre attività, come evidenziato dalla seguente tabella. AZIENDE IL CUI CONDUTTORE PRESTA ATTIVITA' Prevalentemente Esclusivamente o prevalentemente presso presso altre aziende in altri l'azienda agricole settori 195 17 150 133 0 88 110 8 32 ANNO 1970 1982 1990 Suddivisione delle aziende di Lampedusa e Linosa in base all'attività lavorativa aziendale ed extraziendale del conduttore (il dato per il 2000 non viene riportato dall’Istat). Altri elementi tuttavia giocano un ruolo non indifferente nel determinare questa situazione tra cui le ridotte dimensioni aziendali, evidenziate dalla seguente tabella. Come conseguenza di questa frammentarietà, il grado di meccanizzazione è estremamente basso, essendo il parco macchine aziendale costituito esclusivamente da motocoltivatori (dati non mostrati). Anno 1970 1982 1990 2000 fino ad 1,00 Az. Sup. 212 105,22 105 62,19 97 41,98 30 12,76 1,01-2,00 Az. Sup. 71 104,14 57 80,98 27 34,57 13 16,50 CLASSI DI SUPERFICIE (ha) 2,01-5,00 5,01-10,00 Az. Sup. Az. Sup. 63 190,75 11 68,69 44 125,48 9 57,64 21 59,93 3 17,07 12 34,69 2 11,25 10,01-20,00 Az. Sup. 5 61,33 4 47,05 2 29,92 - 20,01-50,00 Az. Sup. 0 1 28,10 0 - Negli ultimi trent’anni sono avvenute forti modifiche nella ripartizione delle superfici agricole (cfr. tabelle seguenti). Tra le colture erbacee sono presenti i cereali (orzo), anche se non figurano più nelle statistiche ufficiali, e le colture ortive. Solo su limitate superfici viene praticata l’irrigazione. La principale coltura arborea delle Pelagie è la vite, presente soprattutto a Linosa. 303 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Ripartizione della superficie aziendale (ha) secondo l’utilizzazione dei terreni di Lampedusa e Linosa. SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA (SAU) SUPERFICIE ALTRA Coltivazioni Prati A BOSCHI SUPERFICIE Seminativi Permanenti permanenti Totale (legnose agrarie) e pascoli 357,89 113,97 23,02 494,88 1,00 34,25 122,75 45,51 38,98 207,24 1,33 192,87 46,09 41,40 3,85 91,34 0,18 91,95 17,38 28,68 46,06 26,43 2,71 ANNO 1970 1982 1990 2000 Aziende con seminativi e coltivazioni principali (ha) di Lampedusa e Linosa COLTURE ORTIVE CEREALI Anno 1970 1982 1990 2000 Totale di cui frumento Sup. a Sup. a Aziende Aziende cereali frumento 98 130,62 53 52,65 65 50,71 16 9,60 29 37,60 2 5,35 - Aziende 49 188 19 14 FORAGGIERE AVVICENDATE Sup. ad ortive 18,80 58,22 4,75 3,2 Aziende 41 8 0 - Sup. a foraggiere avvicendate 47,18 7,42 0 - Aziende con coltivazioni legnose agrarie e coltivazioni principali (ha) di Lampedusa e Linosa. Anno 1970 1982 1990 2000 VITE Aziende Sup. a vite 174 112,79 123 33,90 146 40,86 47 24,05 OLIVO Aziende Sup. a olivo 1 0,70 2 0,25 3 0,16 - AGRUMI Aziende Sup. ad agrumi 0 0 2 0,03 1 0,03 FRUTTIFERI Aziende Sup. a fruttiferi 3 2,23 87 11,36 0 2 3,00 La zootecnia, fino a pochissimi anni fa una delle attività principali di Linosa, risulta in notevole calo. Nonostante i dati siano insufficienti, appare evidente (cfr. tabella seguente) la relazione esistente tra diminuzione della zootecnia e cambiamenti nella destinazione d’uso delle aziende. Sono infatti fortemente diminuiti i cereali (quasi esclusivamente orzo utilizzato per l’alimentazione del bestiame) e le foraggere. Aziende di Lampedusa e Linosa con allevamenti n.r.: dato non rilevato Anno 1970 1982 1990 2000 BOVINI Aziende Totale 38 17 17 2 260 45 69 2 OVINI di cui Aziende vacche 130 n.r. 17 6 1 3 2 - SUINI Capi Aziende n.r. 473 224 - n.r. 5 2 - TOTALE AZIENDE CON ALLEVAMENTI Capi Capi n.r. 21 22 - n.r. 35 27 - 304 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano La situazione riportata dall’Istat tuttavia fotografa una situazione ormai datata, per cui è stato anche fatto riferimento ai dati della Camera di Commercio di Agrigento. Le aziende agricole iscritte alla Camera di Commercio di Agrigento al 2007 risultano essere nulle a Linosa e 6 a Lampedusa, anche se in realtà alcune tra queste risultano essere in realtà agriturismi. Le aziende zootecniche (dati forniti dall’U.S.L. competente) sono più numerose, tuttavia non presentano refluenze gestionali in quanto gli equini vengono tenuti nelle stalle. Per quanto concerne gli allevamenti ovi-caprini, risultano 2 allevamenti a Linosa (per un totale di soli tre capi) e 9 a Lampedusa (per un totale di circa 200 capre e circa 200 pecore). 2.3.4.2 Descrizione dell’uso del suolo e commento della carta (C.2; B.3.6) La Carta dell’Uso del Suolo (Tavola 13) evidenzia l’estensione e la distribuzione delle diverse forme di uso del suolo all’interno dei due SIC, distinguendo tra colture agrarie ed aree non utilizzate di interesse naturalistico. SIC ITA040001 “ISOLA DI LINOSA” I seminativi semplici (per lo più orti) si estendono su oltre il 12,5% della superficie del SIC in esame. Le categorie altri vigneti (0,59%) e altre colture permanenti (= cappereti: 0,04%) coprono superfici piuttosto ridotte. I terreni abbandonati, invece, corrispondenti ai giovani incolti, occupano il 19,5% circa del SIC. Le unità di paesaggio connesse con gli habitat pre-forestali e forestali rappresentano una parte significativa del SIC: a causa dell’insoddisfacente dettaglio cui si spinge Corine Land Cover, gli aspetti locali vanno riferiti alla gariga a lentisco e palma nana, pur trattandosi in realtà di aspetti di macchia a prevalenza di lentisco (e senza palma nana) in evoluzione all’interno degli oliveti e di aspetti di macchia con euforbia ad alberello e/o periploca; essi coprono complessivamente circa il 39% dell’intera superficie del SIC. Per quanto concerne gli altri aspetti effettivamente o potenzialmente connessi con il paesaggio seminaturale locale, gli aspetti prativi interessano circa il 6,1% della superficie complessiva del SIC (prati-pascoli naturali e praterie), caratterizzati da vegetazione erbacea in evoluzione. Questa classe d’uso riveste un elevato pregio naturalistico perché corrisponde sostanzialmente alle praterie perenni ed ai consorzi terofitici associati all’habitat “pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero-Brachypodietea” (cod. 6220). Alla vegetazione seriale vanno infine ricondotti i piccoli nuclei di gariga (0,13%). Si tratta di formazioni mosaici di gariga e prateria perenne e annua, comunque dominati da Coridothymus capitatus. La categoria aree con vegetazione rada include sia le rupi vere e proprie sia le scogliere nude litoranee e ricopre circa l’11,6% del territorio del SIC. La classe spiaggia, sabbie, dune occupa una superficie inferiore a 0,1%, a dimostrazione della scarsa diffusione locale di contesti idonei. La vegetazione psammofila litorale caratterizza invece circa lo 0,5% del SIC. I boschi di latifoglie esotiche (tamerici), boschi di pini mediterranei e cipresso e boschi misti di conifere e latifoglie interessano rispettivamente il 4,3 %, lo 0,92% e lo 0,05% del SIC. La aree soggette a forte antropizzazione (case sparse; discariche; viabilità stradale e sue pertinenze; aree estrattive) ammontano a circa il 4,5% dell’intero sito esaminato. 305 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano CLASSI CORINE LAND COVER Superfici SIC ITA040001 Codice 121 1121 1222 131 132 211 21121 2212 224 3117 3121 313 321 3232 32323 331 3311 333 Denominazione Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati Case sparse Viabilità stradale e sue pertinenze Aree estrattive Discariche Terreni abbandonati Seminativi semplici (cereali, leguminose e colture orticole in pieno campo) Altri vigneti Altre colture permanenti Boschi di latifoglie esotiche Boschi di pini mediterranei e cipresso Boschi misti di conifere e latifoglie Prati-pascoli naturali e praterie Gariga Gariga a lentisco e palma nana Spiaggia, sabbie, dune Vegetazione psammofila litorale Aree con vegetazione rada Totale SIC Ha % 0,03 14,32 4,56 0,11 0,13 83,79 0,01 3,34 1,06 0,03 0,03 19,53 53,94 2,52 0,16 18,39 3,95 0,22 26,54 0,56 167,26 0,38 2,28 49,81 428,96 12,57 0,59 0,04 4,29 0,92 0,05 6,19 0,13 38,99 0,09 0,53 11,61 100,00 SIC ITA040002 “ISOLA DI LAMPEDUSA” Lampedusa I rilievi sull’uso del suolo di Lampedusa evidenziano (cfr. tabella seguente) la forte riduzione dell’attività agricola: le colture erbacee (seminativi semplici in aree non irrigue e seminativi semplici in aree irrigue) si estendono su appena 0,15% della superficie del SIC, mentre l’unica coltura permanente è costituita dalla viticoltura (altri vigneti: 0,07%), cui si aggiungono i sistemi colturali e particellari complessi con un altro 0,6% circa. Le aree antropizzate sfiorano il 7% - valore decisamente elevato - di cui 2,5% risulta occupato da case sparse, circa 1,7% dalla viabilità. Le aree estrattive, le discariche, le aree industriali, commerciali e dei servizi, le aree commerciali, i cantieri, hanno sottratto importanti superfici (complessivamente ca. 2,5%), determinando peraltro una “ruderalizzazione diffusa” degli habitat del SIC, non solo a danno dei contigui aspetti superstiti di macchia posti al limite nord-orientale del SIC (Vallone Imbriacole) ma persino delle comunità di Lampione, sito di nidificazione di centinaia di coppie di gabbiani che vivono “a spese” delle discariche di Lampedusa. A proposito delle aree estrattive, va rimarcato come alcune di esse, sebbene non più attive da anni, costituisco ancora delle evidenti “ferite” nel territorio. Gli stadi più degradati della vegetazione seriale (praterie e gariga) rappresentano la parte più espressiva e rappresentativa del SIC: gli aspetti di prateria (prati-pascoli naturali e praterie e praterie aride calcaree) e quelli di gariga (gariga e gariga a lentisco) ricoprono infatti rispettivamente oltre il 30% ed oltre il 33% della sua superficie complessiva. Molto esigui sono invece gli aspetti più maturi (macchia e macchia a lentisco), che complessivamente ricoprono poco più dello 0,5% del SIC. 306 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Gli impianti forestali artificiali (boschi di latifoglie esotiche, boschi di conifere, boschi di pini mediterranei e cipresso, boschi misti di conifere e latifoglie) ed i terreni abbandonati interessano rispettivamente il 9,3% ed il 9,23% del SIC. Il piccolo tombolo sabbioso sommerso che connette l’isolotto dei Conigli con l’omonima spiaggia antistante risulta di dimensioni del tutto trascurabili. Infine, le classi d’uso del suolo accomunate da una copertura vegetale rada o assente (“vegetazione psammofila litorale”, “rocce nude, falesie, rupi ed affioramenti” ed “aree con vegetazione rada” rappresentano una componente paesaggistica contraddistinta da elevatissimi livelli di naturalità ed espressività paesaggistica. CLASSI CORINE LAND COVER SIC ITA040002 – porzione di LAMPEDUSA Codice Denominazione 1121 Case sparse 121 Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati 1211 Aree commerciali 1222 Viabilità stradale e sue pertinenze 131 Aree estrattive 132 Discariche 133 Cantieri 141 Aree verdi urbane 211 Terreni abbandonati 21111 Seminativi semplici (in aree non irrigue) 21221 Seminativi semplici (in aree irrigue) 2212 Altri vigneti 242 Sistemi colturali e particellari complessi 3117 Boschi di latifoglie esotiche 312 Boschi di conifere 3121 Boschi di pini mediterranei e cipresso 313 Boschi misti di conifere e latifoglie 321 Prati-pascoli naturali e praterie 3211 Praterie aride calcaree 3231 Macchia 32312 Macchia a lentisco 3232 Gariga 32321 Gariga a lentisco 3311 Vegetazione psammofila litorale 332 Rocce nude, falesie, rupi e affioramenti 333 Aree con vegetazione rada 5122 Invasi artificiali 523 Mari Totale uso suolo Lampedusa Superficie Ha % su SIC 35,65 2,55 24,00 1,72 3,48 0,25 24,43 1,75 1,14 0,08 4,50 0,32 5,92 0,42 3,10 0,22 129,03 9,23 1,86 0,13 0,23 0,02 1,02 0,07 9,27 0,66 0,24 0,02 0,25 0,02 0,62 0,04 128,81 9,22 3,09 0,22 421,50 30,16 1,31 0,09 6,09 0,44 461,00 32,99 6,35 0,45 0,75 0,05 7,02 0,50 112,32 8,04 0,64 0,05 0,19 0,01 1.393,80 99,74 Lampione Il piccolo scoglio di Lampione è caratterizzato da un notevole livello di naturalità, come suggerisce la netta preponderanza di aspetti basso-arbustivi aloxeronitrofili riferiti - in mancanza di una categoria d’uso più confacente - alla categoria “gariga”, da “rocce nude, falesie, rupi e affioramenti” e da “aree con vegetazione rada”. Le altre categorie d’uso connesse con la presenza antropica sono “monumenti e rovine” (relativa alla presenza di ruderi di interesse archeologico) e quelle dovute alla presenza di un piccolo faro automatico per la segnalazione marittima, cioè “viabilità stradale e sue 307 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano pertinenze” e “opere d’arte”. Le percentuali di tali aree sulla superficie del SIC sono trascurabili considerata l’estensione molto ridotta dell’isolotto. CORINE LAND COVER Superficie SIC ITA040002 – porzione di LAMPIONE Codice 1222 1223 152 3232 332 333 Denominazione Ha % su SIC Viabilità stradale e sue pertinenze Opere d’arte Monumenti e rovine Gariga Rocce nude, falesie, rupi e affioramenti Aree con vegetazione rada Totale uso suolo Lampione 0,14 0,03 0,07 0,43 0,31 2,66 3,62 0,010 0,002 0,005 0,031 0,022 0,19 0,259 2.3.4.3 Descrizione delle aree e delle tecniche agricole “La caratterizzazione dei sistemi agricoli costituisce il presupposto conoscitivo di partenza per qualunque attività di valutazione, gestione o pianificazione dei comprensori rurali soprattutto all’interno delle aree protette” (BECHINI et al., 2007) Occorre tuttavia tenere presente che non esistono banche dati contenenti informazioni quantitative quantitative su pratiche agricole e forestali, pascolo e incendi all’interno del SIC; non esiste soprattutto un inventario delle aziende agricole, dei loro ordinamenti e dei regimi di aiuto che vengono erogati nell’area, né i tempi stretti imposti per la redazione del Piano hanno consentito di realizzarlo. Per questo già il Piano prevede tra le azioni prioritarie di monitoraggio l’effettuazione di un inventario dell’agricoltura a livello locale compresi i regimi di aiuto erogati. Nella descrizione delle aree agricole e delle tecniche agricole è necessario ed utile premettere alcune considerazioni relative alle norme sulla condizionalità. Il Regolamento comunitario 1782/2003 sulla riforma della PAC e sui regimi di sostegno diretti ha introdotto il cosiddetto "Disaccoppiamento", che consiste nel regime di pagamento unico concesso alle aziende indipendentemente dalla produzione. Per beneficiare degli aiuti l’agricoltore si impegna a rispettare comunque le “norme sulla condizionalità" che prevedono: - Criteri di Gestione Obbligatori (CGO), cioè impegni derivanti da 19 direttive comunitarie in materia ambientale. Dal 2005 le aziende nei siti Natura 2000 devono inoltre rispettare: gli Atti A 1 - conservazione degli uccelli selvatici e A 5 - conservazione degli habitat; - Buone Condizioni Agronomiche ed Ambientali (BCAA), cioè pratiche diverse a seconda delle caratteristiche dell'azienda e del territorio, chiamate anche Norme, stabilite a livello nazionale e regionale, obbligatorie ed aggiuntive. La Regione Siciliana ha definito con D.D.G. n. 3220 del 28 Dicembre 2007 dell’Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste le norme di “condizionalità” che gli agricoltori (che accedono ai pagamenti della PAC) devono rispettare a livello regionale a decorrere dal 1° gennaio 2008 e specificate nei seguenti allegati: Allegato 1 – Elenco dei criteri di gestione obbligatori di cui all’allegato III del Reg. (CE) 1782/03; Allegato 2 - Elenco delle norme per il mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche e ambientali (art. 5 Reg. (CE) 1782/03 e Allegato IV); 308 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Sub-allegato 2/A - Prescrizioni attuative di tutela del paesaggio regionale nelle aree soggette a vincolo paesistico. Le norme sulla condizionalità perseguono quattro obiettivi: - proteggere il suolo mediante misure idonee; - assicurare un livello minimo di mantenimento dell'ecosistema ed evitare il deterioramento degli habitat; - mantenere i livelli di sostanza organica del suolo mediante opportune pratiche; - proteggere la struttura del suolo mediante misure adeguate. Ogni obiettivo prevede l’adozione di specifiche modalità di gestione dei terreni (regimazione temporanea delle acque superficiali di terreni in pendio, gestione delle stoppie e dei residui vegetali; difesa della struttura del suolo attraverso il mantenimento in efficienza della rete di sgrondo delle acque superficiali; protezione del pascolo permanente, gestione delle superfici ritirate dalla produzione; manutenzione degli oliveti; mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio, ecc). Ferma restando l’importanza dal punto di vista ambientale delle suddette norme, nel caso specifico dei Siti in esame assumono particolare rilievo le seguenti norme: NORMA 2.1: Gestione delle stoppie e dei residui colturali All’interno dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciali, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE, la bruciatura delle stoppie è, comunque, sempre esclusa, salvo diversa prescrizione della competente autorità di gestione. NORMA 2.2: Avvicendamento delle colture Al fine di mantenere il livello di sostanza organica nel suolo e di salvaguardare la sua struttura, è opportuno favorire l’avvicendamento delle colture sullo stesso appezzamento di terreno agricolo. NORMA 3.1: Difesa della struttura del suolo attraverso il mantenimento in efficienza della rete di sgrondo delle acque superficiali e l’uso adeguato delle macchine Al fine di mantenere la struttura del suolo, la presente norma stabilisce che gli agricoltori devono mantenere in efficienza la rete di sgrondo per il deflusso delle acque superficiali e, ove presente, la baulatura, assicurando altresì un uso adeguato delle macchine nelle lavorazioni del terreno. Sono quindi previsti i seguenti adempimenti: a) manutenzione della rete idraulica aziendale, rivolta alla gestione e conservazione delle scoline e dei canali collettori, al fine di garantirne l’efficienza e la funzionalità nello sgrondo delle acque; b) esecuzione delle lavorazioni del terreno in condizioni di umidità appropriate (stato di “tempera”) e con modalità d’uso delle macchine tali da evitare il deterioramento della struttura del suolo. NORMA 4.2: Gestione delle superfici ritirate dalla produzione Al fine di assicurare un livello minimo di mantenimento dei terreni ed evitare il deterioramento degli habitat, le superfici ritirate dalla produzione sono soggette alle seguenti prescrizioni: a) presenza di una copertura vegetale, naturale o artificiale, durante tutto l’anno; b) attuazione di pratiche agronomiche consistenti in operazioni di sfalcio, o altre operazioni equivalenti, al fine di conservare l’ordinario stato di fertilità del terreno, tutelare la fauna selvatica e prevenire la formazione di un potenziale inoculo di incendi, in particolare nelle condizioni di siccità, ed evitare la diffusione di infestanti. 309 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano NORMA 4.3: Manutenzione delle piante di olivo Al fine di assicurare un livello minimo di mantenimento dei terreni ed evitare il deterioramento degli habitat, gli oliveti devono essere mantenuti in buone condizioni vegetative osservando i seguenti impegni: a) divieto di estirpazione delle piante di olivo ai sensi della Legge 14 febbraio 1951 n.144; b) attuazione di tecniche colturali rivolte alla pianta allo scopo di mantenere un equilibrato sviluppo vegetativo dell’impianto, secondo gli usi e le consuetudini locali, nonché evitare il rischio di incendi. NORMA 4.4: Mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio Al fine di assicurare un livello minimo di mantenimento dei terreni ed evitare il deterioramento degli habitat tramite il mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio sull’intero territorio nazionale, gli agricoltori beneficiari di un pagamento diretto nell’ambito dei regimi di aiuti di cui all’allegato 1 del Reg.(CE) 1782/03 devono rispettare i seguenti impegni: a) divieto di eliminazione dei terrazzamenti esistenti, delimitati a valle da un muretto a secco oppure da una scarpata inerbita; b) divieto di effettuazione di livellamenti non autorizzati; c) il rispetto dei provvedimenti regionali adottati ai sensi della direttiva 79/409/CEE e della direttiva 92/43/CEE; d) Il rispetto dei provvedimenti regionali di tutela degli elementi caratteristici del paesaggio non compresi alla lettera c). In questa fase è difficile una valutazione dell’impatto “positivo” che le suddette norme hanno avuto nel tempo nel territorio in esame, non essendo stato possibile ricostruire un inventario dei regimi di aiuto e dei sostegni finanziari e quindi delle aziende obbligate ed analizzare in concreto la gestione della singola azienda. Inoltre alcune deroghe previste dalle disposizioni regionali andrebbero evitate, le norme sulla condizionalità andrebbero estese a tutti gli operatori agricoli e sarebbe opportuno inserire delle specifiche disposizioni integrative per i Siti in esame di cui si dirà nel capitolo sugli aspetti gestionali e le norme di attuazione. Se da un lato pertanto le norme regionali sulla condizionalità andrebbero modificate ed integrate con riferimento alla specifica condizione dei Siti Natura 2000 e dello stato di conservazione degli habitat, dall’esperienza concreta sul campo emerge con tutta evidenza uno scarso rispetto e l’assenza di una seria azione di sensibilizzazione/consapevolezza degli agricoltori e di repressione delle violazioni più eclatanti. In particolare, per quanto riguarda la gestione delle stoppie e la prevenzione incendi, la protezione del suolo e dei pascoli ed il benessere degli animali, la lavorazione dei terreni. SIC ITA040001 “ISOLA DI LINOSA” Soprattutto per ragioni climatiche, geologiche e pedologiche, a Linosa si è sviluppata florida attività agricola, ancora in parte attiva seppure in diminuzione. L’isola, infatti, per la sua natura vulcanica, presenta una morfologia alquanto varia, con diverse colline che determinano di fatto un’efficace difesa dal vento - in particolare nella spettacolare Fossa del Cappellano – e quindi consentendo lo sviluppo di colture agrarie. Le ragioni di questo sviluppo sono riconducibili anche alla natura del suolo che, nelle zone di accumulo, presenta una discreta profondità e quindi garantisce buoni risultati produttivi. Eppure, secondo l’ispettore forestale G. Schirò, che si recò nelle Pelagie in missione per analizzare la condizione agricola e forestale e come migliorarla (1854) “… nessun vestigio ivi 310 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano si scorge di passate colture. E se non s’incontrassero da circa 124 cisterne sparse qua e là sparse, e le reliquie di alcune casette e di una grande aja (le quali indicano che una volta Linosa fu abitata e coltivata), facilmente si inclinerebbe a credere che l’umana razza non avesse mai avuto stanza in mezzo in mezzo a quegli estinti vulcani. Né gli attuali coloni, che pur da otto anni vi si sono stabiliti, vi hanno propagato alcuna coltura. Appena in taluni punti si scorge vegetare la pianta del fico d’india, e poi qualche legume, ed in inverno qualche pianta ortalizia. Eppure queste vi crescono con vegetazione così prospera da dare indizi più che sicuri della forza ubertosa di quel suolo”. L’avvio dell’agricoltura a Linosa da parte dei coloni si può datare dunque come successivo alla suddetta missione di Schirò. Per anni l’elemento fondamentale dell’agricoltura linosana è (o è stato) il ficodindia. Questa pianta viene utilizzata per realizzare delle chiudende, dove svolge una preziosa funzione frangivento e consente la coltivazione di cereali, leguminose e ortaggi al proprio interno. I frutti, oltre che per l’alimentazione umana, venivano utilizzati in passato per l’alimentazione dei maiali, mentre i cladodi costituivano l’alimento del bestiame e rappresentano di fatto l’unico foraggio verde disponibile per gli animali durante tutto l’anno. Il ficodindia esprime in questa isola le sue numerose potenzialità, come accennato, di coltura frangivento, per la produzione di foraggio e di frutti. Il declino di tale coltura è legato al fatto che in primavera e, in misura minore in autunno, i venti di scirocco trasportano frequentemente una certa quantità di sabbia dalle zone desertiche della Tunisia meridionale e va ricondotta a questi eventi la causa della diffusione a Linosa del fungo patogeno Dothiorella ribis. Purtroppo la patologia cui è soggetta la specie ha determinato la morte di moltissime piante, modificando radicalmente il paesaggio e in misura minore l’agricoltura dell’isola, e fa crescere con difficoltà quelle rimaste. I risultati conseguiti dagli studi recenti e l’attuale situazione sull’infestazione del fungo Dothiorella ribis, rendono speranzosi sulla possibilità di intervenire per il controllo ed il contenimento dell’avversità. Occorrerebbe comunque che iniziative specifiche venissero assunte in proposito, coinvolgendo gli istituti di Patologia delle Università di Catania e Palermo. Nel caso di un ritorno all’allevamento, infatti, la patologia e quindi le condizioni produttive del ficodindia potrebbero diventare fattore limitante. Altre colture che caratterizzano Linosa sono la lenticchia, il pisello, l’orzo, la cipolla. L’elemento che caratterizza queste colture è il fatto che si tratta di un germoplasma autoctono particolarmente adatto alle estreme condizioni climatiche dell’Isola. In particolare la lenticchia è considerata una sottospecie diversa da quella coltivata in Sicilia, e affine a quella di Pantelleria. Prove condotte in Sicilia dall’Istituto di Agronomia della Facoltà di Agraria dell’Università di Palermo hanno accertato che questa lenticchia si caratterizza per avere un ciclo colturale più ridotto, fatto questo che le consente di anticipare la maturazione e quindi di sfuggire al caldo primaverile-estivo. La produzione di lenticchie dell’isola è attualmente utilizzata per l’autoconsumo, e solamente in misura limitata viene commercializzata e venduta ai rivenditori dell’isola o ai turisti. Tuttavia è possibile acquistare delle lenticchie etichettate come “lenticchie di Linosa” presso qualsiasi rivenditore di alimenti, anche se si tratta in realtà di lenticchie che, pur essendo affini geneticamente, vengono certamente prodotte altrove. Anche di altre specie come l’orzo o il pisello vengono coltivate varietà autoctone che presentano caratteristiche particolari come l’aridoresistenza. Il fatto importante è che gli agricoltori linosani sono consapevoli delle differenze che caratterizzano queste varietà rispetto alle altre non autoctone. Tuttavia il rischio di perdere a causa degli inquinamenti genetici questo germoplasma è molto forte e cresce con la stessa velocità con cui si contrae l’attività agricola. 311 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Altre ortive vengono coltivate (melanzane della varietà autoctona “Baiascietti”, pomodoro, etc.) e destinate all’autoconsumo ma anche, soprattutto durante il periodo estivo, ai ristoranti e pizzerie dell’Isola nonché ai rivenditori al minuto. Tra le colture arboree, oltre a poche piante da frutto, è diffusa in maniera significativa la vite, mentre di recente, ma sempre sotto forma di piante isolate, si sta diffondendo il banano, di cui si è ipotizzata la possibilità di diffusione nell’isola. L’attuale crisi dell’agricoltura di Linosa è solamente in parte determinata dall’avversità che sta interessando il ficodindia, ma sembra piuttosto conseguente anche al decremento della zootecnia. L’agricoltura dell’isola è stata infatti tradizionalmente legata alla zootecnia, in particolare all’allevamento di bovini, in quanto gli animali, oltre a garantire un reddito fondamentale per l’agricoltore, fornivano il letame per le colture. Il letame, oltre ai noti e indiscussi vantaggi agronomici, non sempre può essere sostituito dai fertilizzanti di sintesi che rischierebbero di risultare dannosi alle piante a causa della siccità. Inoltre la necessità di disporre di paglia, da integrare essenzialmente con i cladodi di ficodindia, spingeva gli agricoltori-allevatori a coltivare orzo e altre colture come pisello e lenticchie. La zootecnia finisce quindi con l’essere il fulcro di tutta l’attività agricola dell’isola e da essa può ripartirne il rilancio. Il progressivo decremento del pascolo, fino alla sua attuale scomparsa, può essere fatto dipendere dall’assenza nell’isola di una apposita struttura per la macellazione degli animali; la necessità di dover trasportare gli animali in Sicilia per poter essere macellati ha infatti scoraggiato del tutto l’esercizio della zootecnia. Caratterizzazione delle aree agricole rispetto agli habitat e alle specie della Dir. 92/43/CEE e brevi cenni sull’impatto delle tipologie e delle pratiche di gestione agricola su habitat e specie (C.3; C.4; C.5) Pur in presenza di un’attività agricola che ha caratterizzato fortemente il paesaggio dell’isola, che ha subito forti modifiche oggi testimoniate dai terrazzamenti che si spingono sulle pendici dei monti, per le ridotte superfici delle aree agricole e per l’“approssimazione” nelle tecniche colturali applicate l’impatto provocato dall’attività agricola sulle formazioni vegetali e sul paesaggio naturale appare ridotto. Oggi vengono utilizzati con regolarità fertilizzanti chimici e diserbanti, che non incidono negativamente grazie alla superficie ridotta delle colture trattate, tuttavia appare necessario trovare delle tecniche alternative riappropriandosi di una cultura agronomica presente in passato. Gli agricoltori, infatti, applicavano abitualmente tecniche agronomiche come le rotazioni e la concimazione con letame, reso possibile dalla presenza degli animali. Giacché le aree agricole sono in diminuzione, appare remota la possibilità che una loro espansione determini effetti negativi su specie e habitat della Direttiva 92/43 CEE. Semmai le aree agricole giocano oggi un ruolo prezioso nell’ospitare, garantendo adeguate risorse trofiche, numerose specie di uccelli migratori di interesse conservazionistico, come il Calandro, le Balie, la Calandrella per altro nidificante, e tante altre specie minacciate (come ad esempio l’averla capirossa). Vanno dunque senza dubbio programmati degli interventi finalizzati al mantenimento ed al rilancio dell’attività agro-pastorale a Linosa, sì da garantire la conservazione di ecotoni e di ambienti aperti che possono svolgere un ruolo fondamentale nella tutela e nell’incremento della biodiversità. Attualmente non si può quindi parlare di un impatto dell’agricoltura, ma semmai dei problemi che la cessazione dell’agricoltura può comportare. Un cenno particolare meritano gli ex coltivi, che rivestono un’importanza strategica ai fini della pianificazione del Sito. Gli incolti potrebbero infatti ospitare animali al pascolo che garantirebbero agli spazi aperti il moderato disturbo necessario per la sopravvivenza di molte 312 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano delle specie vegetali pregiate dell’isola. Negli ex coltivi di più antico abbandono, inoltre, tendono ad insediarsi la vegetazione di macchia, caratterizzata soprattutto da Lentisco, e piante naturalizzate di ficodindia. La scelta della destinazione futura per queste aree (facilitare l’evoluzione naturale cessando il pascolo e il disturbo o, al contrario, mantenere gli ambienti aperti attraverso la riattivazione del pascolo o lo sfalcio della vegetazione) va fatta con estrema attenzione in maniera da garantire la massima contiguità degli habitat. Benché queste problematiche non siano in questa fase cogenti, è necessario tenerne conto nell’eventualità di una ripresa dell’attività zootecnica. Poiché le attività agro-pastorali condotte a Linosa hanno caratterizzato intensamente l’economia dell’isola fino a non molto tempo fa, gli incendi, che in molti casi sono strettamente connessi con le pratiche agricole, hanno avuto sul territorio una certa incidenza, percepibile anche dal confronto di alcune ortofoto. Gli ultimi due episodi piuttosto gravi hanno estesamente riguardato, tra la fine degli anni ’90 e il 2000, l’area dei Faraglioni e l’area di Calcarella. In tali occasioni si sono resi necessari interventi esterni, che non sono stati tempestivi, com’è naturale che sia per un’isola così lontana dalla Sicilia. La connessione tra attività agro-pastorali e incendi porterebbe a ritenere meno probabile oggi questo rischio. Tuttavia, la vulnerabilità di Linosa in quanto isola, i pericoli legati alle frequentazioni turistiche ed alle attività venatorie, l’eventuale ripresa delle attività tradizionali, fanno ritenere attuale e seria la minaccia degli incendi, che potrebbero condurre alla distruzione della copertura vegetale dell’isola. SIC ITA040002 “ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE” Gli intensi fenomeni erosivi che hanno caratterizzato nel tempo l’isola di Lampedusa hanno determinato in molte aree la sparizione del suolo, a causa delle pendenze e della distruzione della vegetazione originaria. I suoli, classificabili come suoli bruni, si rinvengono nelle zone con meno pendenza e lungo alcune valli, ma in buona parte dell’isola è ormai messo a nudo il substrato calcareo ed è evidente la forte rocciosità affiorante. Per tale motivo, oltre che per cause legate al forte incremento delle attività economiche legate al turismo, oggi a Lampedusa l’agricoltura viene praticata su superfici estremamente ridotte, esclusivamente nelle poche aree in cui l’orografia consente una certa difesa dal vento. Tali aree corrispondono al Vallone Imbriacola e ed alcune zone circostanti il centro abitato. Si tratta tuttavia di modeste superfici dove viene coltivato orzo (vallone Imbriacola) destinato all’alimentazione delle pecore, ortaggi e vite. Vi sono anche dei vecchi ficodindieti, in aree esterne al SIC, ormai da tempo abbandonati. La vicinanza al centro abitato ha favorito tra l’altro l’abbandono di queste aree perché destinate ad usi alternativi e all’edificazione legati in modo particolare alle attività turistiche. Seminativi in aree non irrigue Le superfici oggi coltivate ad orzo, l’unica cultura cerealicola rimasta, sono solamente 1,86 ha, pari allo 0,13%; a queste possono sommarsi altri 0,23 ha, pari allo 0,02%, di “seminativi semplici (cereali, leguminose e colture orticole in pieno campo)”. Le tecniche colturali oggi adoperate sono estremamente semplificate: non viene fatto ricorso né alla fertilizzazione (anche perche, essendo aree pascolate, la concimazione è garantita dalle deiezioni delle pecore) né ad altre cure colturali (diserbo ad esempio). Il grande valore di queste aree risiede in molteplici aspetti, di tipo più paesaggistico ed ambientale. In modo particolare, queste aree ospitano le ultime colonie di Calandrella, specie ormai relegata esclusivamente in queste aree 313 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano ed in poche altre, ancora fisionomizzate dalla prateria; inoltre in queste aree viene ancora coltivata una varietà d’orzo tipica delle isole circumsiciliane. In passato veniva coltivato il frumento (varietà come il cosiddetto Frumentu forti perché duro da macinare, del gruppo dei “frumenti rossi”, ma anche la “Maiorca” senza spiga, o “Piluseddu)” e ancora oggi vengono coltivate delle varietà di fave autoctone (fava nera e bianca), un tempo coltivate in rotazione con i cereali assieme ai piselli (una varietà i cui semi originariamente provenivano da Ustica). Questi legumi possiedono un germoplasma esclusivo che andrebbe studiato e valorizzato per i propri caratteri genetici; ad esempio la fava nera è ritenuta resistente al tonchio e viene considerata “quarantina”, produce cioè in un brevissimo lasso di tempo. Vigneti Si tratta anche in questo caso di superfici ridotte: 1,02 ha, pari allo 0,07% della superficie del SIC. Anche in questo caso, tuttavia, il loro valore è notevole, di tipo sociale, paesaggistico, culturale e di conservazione della biodiversità. Vengono coltivate infatti alcune varietà di antica introduzione: la “Funcia chiatta”, di origine tunisina (Sfax), è un’uva da mensa che veniva preparata sotto alcool; Zibibbo, ’Nzolia, Marsigliana (proveniente da Siciliana - AG); le autoctone ad acino nero Bertuccio. Il vigneto viene in genere trattato con calce e zolfo. Sistemi colturali e particellari complessi Sono le aree agricole maggiormente diffuse, pari a 9,27 ha e allo 0,65% del SIC. In realtà si tratta di modeste superfici le cui produzioni sono spesso destinate all’autoconsumo. Possono svolgere un ruolo importante soprattutto per la conservazione della biodiversità. Come visto a proposito dei seminativi in aree non irrigue, a Lampedusa vengono coltivate diverse specie e varietà autoctone, tra cui anche l’aglio (Agghia russa) e una varietà di melanzana. All’interno di questi orti è possibile recuperare ancora qualche vecchia varietà autoctona di mela (pumi di faccirussa), mandorla (Muddisa), mentre sono purtroppo perdute le vecchie varietà di pesco e albicocco (una di queste originaria dalla Tunisia). Caratterizzazione delle aree agricole rispetto agli habitat e alle specie della Direttiva Habitat e brevi cenni sull’impatto delle tipologie e delle pratiche di gestione agro-forestale su habitat e specie Anche in questo caso, come a Linosa, sia per le ridotte superfici destinate alle colture agrarie che per l’“approssimazione” nelle tecniche colturali applicate, l’impatto nei confronti delle formazioni vegetali naturali appare decisamente ridotto. In qualche caso, ad esempio per le colture ortive, si è accertato l’uso di diserbanti pre-germinello, mentre è regolare l’utilizzo di fertilizzanti chimici. Certamente la superficie ridotta delle colture trattate non indurrà effetti negativi sull’ambiente, tuttavia appare necessario trovare delle tecniche alternative riappropriandosi di una cultura agronomica presente in passato. Gli agricoltori, infatti, applicavano abitualmente tecniche agronomiche come le rotazioni e la concimazione con letame. A dispetto delle superfici ridotte, da un punto di vista più strettamente naturalistico la conservazione dell’attività agricola tradizionale assume particolare rilievo in queste piccole isole, perché durante le migrazioni primaverili i piccoli campi ospitano una miriade di piccoli uccelli in migrazione . Un cenno particolare meritano gli ex coltivi, che rivestono un’importanza strategica ai fini della pianificazione. Gli incolti ospitano infatti la poca pastorizia residua, che garantisce gli spazi aperti e moderatamente disturbati, necessari per la sopravvivenza di molte delle specie vegetali pregiate dell’isola. Come del resto anche una porzione significativa dei rimboschimenti, tali aree sono inoltre teatro di processi di successione progressiva verso consorzi pre-forestali e forestali, oggi rarissimi e molto frammentati su tutta l’isola. 314 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Come a Linosa, anche in questo caso la scelta della destinazione futura (facilitare l’evoluzione delle formazioni naturali cessando il pascolo o, al contrario, mantenere la prateria attraverso il mantenimento del pascolo) va fatta in maniera da garantire la massima contiguità degli habitat. Relativamente al pascolo, sino al recente passato l’isola di Lampedusa è stata interessata da un pascolo ovi-caprino piuttosto intenso. Attualmente si registra un decremento delle attività pastorali, conseguente anche alle trasformazioni socio-economiche derivate dallo sviluppo turistico dell’isola, anche se la pastorizia viene comunque esercitata in tutto il territorio del SIC, esclusa l’area della riserva naturale e le aree interessate dagli interventi di rimboschimento presidiate da recinzioni in pietrame. Nelle aree dove è consentito, l’azione del pascolo appare stabile se non addirittura crescente; gli ambienti maggiormente soggetti ad una crescente pressione antropica e da pascolo sono quelli a prateria perenne e a gariga. Non sono disponibili dati quantitativi sul carico attuale di bestiame in relazione ai diversi ambienti utilizzati, tuttavia occorre considerare che sono molteplici i fattori che oggi concorrono a determinare fenomeni di sovrapascolamento all’interno del SIC: - la limitata superficie dell’isola; - la consistente espansione edilizia nelle aree periurbane e la diffusione insediativa nelle aree agricole; - l’istituzione della riserva naturale “Isola di Lampedusa”, che ha limitato ulteriormente le aree disponibili per il pascolo; - la scarsità di flora pabulare, che influisce sicuramente in maniera negativa sulle specie effimere appetite (per esempio, le orchidee). Inoltre, l’analisi floristica e fitosociologica condotta sul territorio del SIC ha messo in evidenza alcuni effetti che possono essere ricondotti ad impatto da sovrapascolo: - degrado e discontinuità di lembi di gariga, prateria perenne e annua, macchia aperta; - banalizzazione e impoverimento della flora nei diversi mosaici cui partecipano sia le praterie perenni e annue sia gli aspetti della gariga e di macchia-gariga; - accentuazione delle diverse forme di dissesto diffuso del paesaggio dell’isola. D’altra parte, si è osservato che in seguito alla cessazione del pascolo la gariga si sta lentamente ricostituendo in alcune aree del SIC. In particolare, la totale cessazione delle pratiche pastorali avvenuta all’interno del territorio della riserva naturale ha comportato una graduale evoluzione delle biocenosi, che a medio-lungo termine potrebbero compromettere i popolamenti delle specie più eliofile e di quelle legate ad un regime intermedio di disturbo, provocando la graduale sostituzione delle comunità di prateria. Il pascolo al momento consente quindi di mantenere stabili le formazioni a prateria e gariga, coincidenti anche con gli habitat comunitari 5320, 5330, 5331, 5334, 5430, 6220*, che altrimenti evolverebbero verso altre comunità e, se ben regolamentato ed equilibrato, può svolgere un ruolo positivo nella conservazione della biodiversità soprattutto nel preservare le specie della prateria annua e probabilmente della Centaurea acaulis. Una intensificazione delle pratiche pastorali potrebbe però avere effetti negativi e incidere in qualche caso sulle comunità a macchia che vanno invece tutelate da queste attività. Tenuto conto anche della peculiarità fitogeografica, bioclimatica e storica di Lampedusa, si può affermare che senza alcun intervento l’attività pastorale può risultare insostenibile nel lungo periodo. Risulta pertanto urgente ed indifferibile attuare delle forme di regolamentazione che individuino aree da preservare e aree in cui effettuare l’attività pascoliva (anche in funzione della differente natura giuridica di tali aree: demanio forestale, riserva, aree private), periodi di pascolo, modalità di pascolo, carico di bestiame. 315 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Date le particolari condizioni dell’Isola di Lampedusa, sono difficilmente ipotizzabili interventi di miglioramento dei pascoli che determinerebbero comunque l’alterazione della residua flora arbustiva originaria e l’introduzione, con comunque enormi difficoltà tecniche, di specie estranee alla flora dell’Isola. La regolamentazione dovrà essere accompagnata da un’idonea attività di monitoraggio, individuando aree sperimentali in corrispondenza delle zone oggi soggette a pascolo da monitorare e sottoporre a diversi regimi di disturbo, al fine di valutare quantitativamente i processi e decidere le pratiche più efficaci di conservazione dinamica del patrimonio botanico. Strettamente connessi con le pratiche agricole sono gli incendi. In forza delle dinamiche di progressivo abbandono delle attività agricole e pastorali, nell’isola di Lampedusa l’incidenza di questo fattore limitante è stato sinora relativo in confronto ad altri impatti e non ha riguardato né le aree interessate dagli interventi di rimboschimento né le aree di riserva naturale. Gli incendi tuttavia, sebbene in maniera localizzata, si verificano e riguardano generalmente i margini delle residue aree agricole coltivate e soprattutto gli incolti, dove si insediano comunità erbacee ruderali pioniere, le praterie e le garighe, ma a volte possono minacciare le formazioni di macchia soprattutto nel Vallone Imbriacole. Più frequentemente a Lampedusa gli incendi derivano da attività illegali di smaltimento di rifiuti nelle discariche e nelle aree di stoccaggio di rifiuti, nonché nelle aree prossime ai nuclei edilizi ed esercizi economicicommerciali localizzati in area extraurbana (bruciatura di resti di potature, imballaggi, ecc.) e a volte interessano o minacciano le limitrofe aree naturali e seminaturali. Gli incendi, anche potenzialmente, rappresentano forse la minaccia più grave per la vegetazione di Lampedusa, se si tiene conto delle condizioni di siccità, della vulnerabilità degli impianti forestali a Pinus halepensis, della rarità delle formazioni naturali di macchia e di quelle a Olea e Ceratonia, dell’assenza e/o inadeguatezza di misure e interventi di tipo preventivo o repressivo. 2.3.3.3 Descrizione delle aree forestali (C.1) SIC ITA040001 “ISOLA DI LINOSA” A partire dagli anni Sessanta del secolo scorso l’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana ha effettuato sull’isola dei rimboschimenti, in particolare sulle pendici di Monte Nero, Monte Bandiera e Monte Vulcano, e lungo la fascia costiera di NE e SE dell’isola. Oggi i rimboschimenti ammontano a ben 22,56 Ha, corrispondenti al 5,27% della superficie del SIC. Le specie maggiormente utilizzate allo scopo sono state il Pino d’Aleppo (Pinus halepensis), diverse specie di acacie (Acacia karoo ed A. melanoxylon), il Mioporo (Myoporum insulare) e, in misura minore, il Carrubo (Ceratonia siliqua), il Ginepro (Juniperus turbinata), il Rosmarino (Rosmarinus officinale), la Ginestra di Spagna (Spartium junceum), il Corbezzolo (Arbutus unedo), la Tamerice (Tamarix gallica), la Retama Retama raetam, la Palma nana (Chamaerops humilis) e l’Oleandro (Nerium oleander). I risultati dei rimboschimenti appaiono contraddittori: in tal senso particolarmente emblematici appaiono i fallimentari impianti di Monte Nero, dove la messa a dimora di pini d’Aleppo ha avuto risultati mediocri, mentre ha danneggiato gli aspetti di macchia preesistenti; le operazioni necessarie ad attuare il rimboschimento hanno inoltre accentuato la franosità del versante e provocato un’intensa erosione del suolo. 316 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Caratterizzazione delle aree forestali rispetto agli habitat e alle specie della Direttiva Habitat e brevi cenni sull’impatto delle tipologie di gestione forestale (C.3; C.4) A proposito dei rimboschimenti, va segnalato che non sempre la loro realizzazione ha seguito criteri di razionalità e sostenibilità ambientale: in molti casi gli impianti hanno soppiantato pregevoli formazioni naturali di prateria, di gariga e di macchia (PASTA & LA MANTIA, 2001). La critica che oggi si muove è frutto di una nuova consapevolezza, anche se non va sottaciuto il grande sforzo compiuto per fare attecchire delle piante in condizioni molto difficili. La valutazione degli effetti delle tecniche di rimboschimento sono state oggetto di specifici studi nella vicina Lampedusa (PASTA & LA MANTIA, 2001; SESSA, 2002) ma mancano valutazioni altrettanto approfondite a Linosa. Ma indubbiamente il principale detrattore ambientale del paesaggio culturale e naturale di Linosa è rappresentato dall’attività di forestazione svolta in passato (PASTA & LA MANTIA, 2004) e dall’introduzione di piante ornamentali. La prima ha già cancellato importanti aspetti di macchia e gariga (ultimo tra tutti in ordine cronologico l’impianto del versante orientale di Monte Nero), mentre la seconda minaccia gravemente gli habitat connessi con le coste rocciose, in cui sono state messe a dimora tamerici esotiche e tappeti di Carpobrotus edulis, una delle dieci specie esotiche più invasive conosciute al mondo. Tuttavia va anche evidenziato che in una porzione significativa dei rimboschimenti sono attualmente in corso processi di successione progressiva verso consorzi pre-forestali e forestali. Risulta quindi necessario avviare interventi di rinaturalizzazione facilitando la naturale evoluzione delle formazioni vegetali. SIC ITA040002 “ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE” I primi interventi di rimboschimento sono stati realizzati dall’Azienda Regionale Foreste Demaniali in Contrada Ponente, a Nord-Ovest dell’isola, a partire dal 1967; nei quattro anni compresi tra il 1976 ed il 1980 i rimboschimenti sono stati estesi alle contrade Sanguedolce, Grecale e Cavallo Bianco. Per queste prime opere il postime, generalmente allevato per 2 anni presso vivai forestali gestiti dall’Ispettorato Forestale della provincia di Agrigento (MANTISI, 2001), veniva trasportato per mezzo della nave-traghetto che collega Lampedusa a Porto Empedocle, compromettendo notevolmente l’integrità delle piantine. Per i successivi interventi, realizzati dal 1988 al 1994 nelle contrade Ponente, Sanguedolce, Imbriacole, Terranova e Taccio Vecchio, è stato realizzato un vivaio volante sulla stessa isola, al fine di ridurre i traumi subiti dalle piantine durante il trasporto. In totale, dal 1967 al 1994, sono state effettuate opere di rimboschimento in circa 200 ha di superficie, pari a circa il 10% del territorio insulare. Oltre al pino d’Aleppo (Pinus halepensis Mill.), sono state impiegate altre specie esotiche tra cui il cipresso comune (Cupressus sempervirens L.), l’acacia saligna (Acacia saligna Labill.), il mioporo (Myoporum tenuifolium G. Forster), l’oleandro (Nerium oleander L.) e la tamerice (Tamarix sp.). Tali specie sono state scelte per la loro rusticità, la buona capacità di attecchimento, la rapidità di crescita e la resistenza alla salsedine marina, tuttavia non tutte hanno dato i risultati sperati; ad esempio i vari tentativi di piantumazione delle tamerici hanno avuto esiti fallimentari. Le acacie, invece, grazie al breve ciclo vitale ed alla capacità di migliorare la fertilità del suolo, hanno avuto un discreto ruolo nell’innescare processi di successione (PASTA & LA MANTIA, 2001). Per quanto concerne le tecniche di impianto utilizzate, in base alle informazioni apprese dai tecnici forestali che in prima persona sono stati impegnati nella realizzazione dei rimboschimenti (MANTISI, 2001), si evince che per gli interventi realizzati dal 1967 alla prima metà degli anni ’70 il terreno è stato preparato a buche di 40×40×40 cm con una densità di 317 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano circa mille piante per ettaro; dopo l’impianto sono stati realizzati interventi di reintegro delle fallanze per la durata di un triennio. Queste prime opere sono state caratterizzate da un’elevata mortalità delle piantine e da uno sviluppo stentato di quelle sopravvissute, a causa di una scarsa protezione dell’impianto dai venti salmastri di maestrale e di inadeguate tecniche di preparazione del suolo. Negli impianti successivi, eseguiti dal 1976 in poi, al fine di proteggere adeguatamente le giovani piantine dal vento sono stati allestiti dei muretti di pietrame a secco; questa soluzione è risultata più adeguata rispetto alle classiche barriere frangivento in rete plastica, sia per la maggiore durevolezza che per il minore impatto ambientale. Negli stessi impianti la preparazione del terreno è stata eseguita utilizzando il ripper per frantumare e scalzare le rocce affioranti ed aprire solchi adeguatamente profondi per la messa a dimora delle piantine con il loro pane di terra (in base a quanto osservato in campo, è ipotizzabile l’utilizzo del ripper anche nei primi interventi di rimboschimento in località Albero Sole). Queste ultime pratiche, se da un lato hanno determinato un aumento della percentuale di attecchimento delle specie impiantate grazie alle migliorate capacità di infiltrazione idrica del suolo, dall’altro hanno causato la distruzione dell’esistente prateria xerica perenne e dei praticelli effimeri, nonché una riduzione della ritenzione idrica per l’elevata evapotraspirazione (PASTA & LA MANTIA, 2001). I caratteri dei rimboschimenti di Lampedusa sono stati oggetto di uno specifico studio (SESSA, 2002) compiuto proprio per procedere alla loro caratterizzazione e per poter verificare gli effetti delle diverse tecniche di impianto sui caratteri del popolamento forestale. La lentezza di crescita delle piante, nonché l’assenza di interventi perturbatori esterni (incendi e pascolo) ed interni (diradamento), rendono ancora validi i risultati della ricerca e le considerazioni compiute. La scelta delle aree di saggio è stata diversificata in funzione dell’epoca e modalità del rimboschimento e delle finalità di analisi. Relativamente all’epoca ed alle tecniche impiegate per l’impianto, sono stati individuati come oggetto di studio i rimboschimenti di Contrada Ponente, realizzati nel 1996 con lavorazione a strisce, quelli di Contrada Sanguedolce e all’interno del Vallone della Forbice, realizzati nel 1986 rispettivamente con scasso andante con ripper e a buche. Infine, sempre in Contrada Ponente, in località Albero Sole, sono stati presi in esame i rimboschimenti del 1967, realizzati anch’essi con scasso a buche. Ai fini dell’acquisizione dei dati per l’elaborazione fisionomico-strutturale, dendrometrica e floristica sono state materializzate quattro aree di saggio, tre delle quali di 800 m2 di 20×40 m, localizzate due in località Albero Sole all’interno del rimboschimento dell’età di 35 anni, la terza in Contrada Sanguedolce nell’impianto di 16 anni di età; la quarta area di saggio, localizzata in Contrada Ponente nel rimboschimento realizzato nel 1996, è estesa 500 m2 (50×10 m). Le caratteristiche generali delle aree di saggio di cui sopra sono riportate di seguito. Caratteri della stazione Anno d’impianto Esposizione Altitudine (m s.l.m.) Pendenza Rocciosità Pietrosità Tecnica di preparazione del suolo Albero Sole 1967 Sud 120 2° 10% 40% Nessuna STAZIONE Sanguedolce 1986 Sud-Est 90 2° 10% 40% Lavorazione andante con ripper Ponente 1996 Nord 110 5° 5-10% 60% Lavorazione a strisce 318 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Tecnica di impianto N. aree di saggio rettangolari (20×40 m) N. aree di saggio rettangolari (10×50 m) N. aree di saggio circolari (Ø=20 m) A buche A buche A buche 2 1 - - - 1 3 3 - Per quanto concerne il piano arboreo, all’interno delle suddette aree di saggio, sono stati rilevati, ai fini delle indagini fisionomico-strutturali e dendrometriche: 1) i diametri a 0,50 m di altezza da terra (data l’impossibilità di rilevarli a 1,30 m a causa dell’habitus prostrato e policormico assunto dalle piante) mediando due misurazioni ortogonali; 2) le altezze; 3) quattro raggi della chioma secondo le direzioni cardinali; 4) le coordinate di ciascuna pianta rispetto a due assi ortogonali. Inoltre nelle stesse aree è stato effettuato il censimento delle emergenze botaniche, oltre che in un’area limitrofa al rimboschimento di Sanguedolce caratterizzata da formazioni di gariga, al fine di valutare l’influenza del rimboschimento sulla vegetazione naturale dell’isola. Per migliorare l’attendibilità statistica dei dati ai fini dell’elaborazione dendrometrica, sono state materializzate sei aree di saggio circolari (tre in Contrada Sanguedolce e tre in località Albero Sole) in aree con caratteristiche morfologiche affini alle precedenti, di circa 314 m2 aventi raggio di 10 m; in esse sono stati rilevati esclusivamente l’altezza ed il diametro delle piante di Pinus halepensis. Per valutare il popolamento dal punto di vista quantitativo è stato eseguito il cavallettamento totale degli individui ricadenti all’interno delle aree di saggio; questa operazione permette di calcolare l’area basimetrica per ettaro (G/ha) del soprasuolo. L’altezza media (Hm), intesa per convenzione come l’altezza dell’albero che ha diametro medio di area basimetrica, è stata ottenuta dalla media delle altezze delle piante aventi diametro uguale o poco discosto dal diametro medio di area basimetrica. L’altezza dominante (Hd), considerata come parametro indicativo della fertilità, è stata valutata mediando le altezze delle 100 piante per ettaro di maggiori dimensioni. Dai dati grezzi di altezza e diametro rilevati nei rimboschimenti di 35 e 16 anni sono state individuate due sottopopolazioni relative ad Albero Sole (sinteticamente indicate con AS I e AS II) e due sottopopolazioni relative a Sanguedolce (SD I e SD II). I parametri dendrometrici valutati per le due sottopopolazioni di cui sopra e per la popolazione relativa all’area di studio di Contrada Ponente (indicata con PN) sono sintetizzati nella seguente tabella. Stazione Albero Sole I Età anni 35 Densità N/ha 742 Hd [m] 2,87 Hm [m] 2,46 G/ha [m2/ha] 12,90 G [m2] 0,017 Albero Sole II 35 494 3,90 3,46 9,45 0,019 Sanguedolce I 16 511 2,92 2,86 15,57 0,025 Sanguedolce II 16 987 2,97 3,34 19,50 0,019 Ponente 6 1100 1,14 0,66 0,34 - Confrontando altezza e diametro relativi ai rimboschimenti di Sanguedolce ed Albero Sole si evidenzia che, sebbene di età inferiore, la prima stazione mostra valori in linea o superiori rispetto alla seconda. La migliore performance di Sanguedolce rispetto ad Albero Sole, si potrebbe riferire ad una maggiore fertilità della prima stazione, derivata probabilmente dalla 319 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano lavorazione andante in essa compiuta che ha contribuito a migliorare la capacità idrica del suolo ad ha permesso un migliore sviluppo dell’apparato radicale delle piante. Per quanto riguarda l’altezza media, i dati mostrano una maggiore variabilità, rispetto al diametro. Inoltre l’altezza massima raggiunta dalle piante difficilmente supera i 4 m. Questa forte variabilità può essere interpretata come la conseguenza dell’azione dei venti dominanti sulla vegetazione, responsabile anche della bassa statura raggiunta dai popolamenti. Nelle stazioni di Albero Sole e Sanguedolce la distribuzione delle piante è irregolare, con ampie radure e zone a piantagione piuttosto fitta. Le chiome presentano una forte asimmetria in risposta ai venti settentrionali; infatti, dalla misurazione dei raggi delle stesse si è evidenziato che quelli rilevati in direzione Nord sono dell’ordine di pochi decimetri, mentre i raggi diretti a Sud superano spesso i 3 m. Le chiome inoltre hanno un’inserzione piuttosto bassa (mediamente 50 cm) per cui le piante, oltre ad essere prostrate, hanno un habitus piuttosto cespuglioso. Nella stazione di Contrada Ponente la distribuzione delle piante è più regolare ed è distinguibile il sesto d’impianto a file. La forte asimmetria delle chiome, così come l’habitus prostrato, è espressione dell’influenza che i venti dominanti hanno sullo sviluppo delle piante. L’aspetto cespuglioso assunto dal popolamento presumibilmente non si discosta molto dalla densa e bassa boscaglia che ricopriva l’isola prima della sua colonizzazione. Caratterizzazione delle aree forestali rispetto agli habitat e alle specie della Direttiva Habitat e brevi cenni sull’impatto delle tipologie di gestione agroforestali e loro pratiche (pascolo, incendi) su habitat e specie L’attività di rimboschimento intrapresa a Lampedusa nell’ultimo trentennio ha avuto come scopo primario quello di ripristinare la copertura vegetale andata distrutta in un secolo e mezzo di manomissioni da parte dell’uomo e di porre un freno all’erosione del suolo. Nonostante lo sviluppo mediocre del piano arboreo, caratterizzato da piante prostrate, policormiche, con chiome asimmetriche, questo obiettivo si può considerare raggiunto in maniera abbastanza soddisfacente nelle aree sottoposte al rimboschimento. In queste aree, infatti, malgrado il pino d’Aleppo produca una lettiera di lenta e difficile decomposizione ed a reazione acida, si assiste ad un netto miglioramento delle condizioni edafiche, grazie alle quali si stanno manifestando i primi segni di una ripresa dello sviluppo delle specie autoctone (PASTA & LA MANTIA, 2001). Va comunque segnalato che non sempre la realizzazione dei rimboschimenti ha seguito criteri di razionalità e sostenibilità ambientale: in molti casi gli impianti hanno soppiantato pregevoli formazioni naturali di prateria e di gariga (PASTA & LA MANTIA, 2001), ed hanno avuto pesanti conseguenze, dirette ed indirette, sia a breve, medio e a lungo termine sugli habitat d’interesse comunitario (impianto di specie estranee alla flora locale, sesto troppo fitto, mancata o eccessiva manutenzione del sottobosco, manomissione di formazioni pre-forestali). Per quanto concerne la struttura dei rimboschimenti, in base a quanto si apprende dalle notizie storiche, il bosco naturale, caratterizzato da uno sviluppo del piano arboreo limitato in altezza nelle aree esposte e più soddisfacente in seno ai valloni, non doveva apparire molto discosto dall’aspetto assunto dall’attuale rimboschimento. La valutazione degli effetti delle tecniche di rimboschimento è stata oggetto di specifici studi (PASTA & LA MANTIA, 2001; SESSA, 2002 ). Dal censimento delle emergenze botaniche realizzato all’interno delle aree sottoposte al rimboschimento è emerso che in un’area complessiva di circa 2.900 m2, sono state rilevate 115 piante vascolari, corrispondenti a più di un quarto della flora dell’isola. Tra queste si registra la presenza di ben 27 taxa di grande pregio fitogeografico su un totale di circa 70, presenti sull’isola. Inoltre è stato messo in evidenza che nelle aree soggette alla lavorazione aumenta la ricchezza floristica rispetto alle aree di gariga, ma le specie presenti sono anche le meno significative 320 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano dal punto di vista biogeografico; il crollo della diversità floristica diventa ancor più marcato dove la copertura della vegetazione arborea è maggiore. Dalla figura seguente, che mette in evidenza lo spettro biologico delle aree interessate dai rilievi, si evince una prevalenza delle terofite ed emicriptofite all’interno delle aree rimboschite, mentre le geofite sono più rappresentate nelle formazioni di gariga. Sanguedolce Gariga %P %P % NP % NP % Ch %T % Ch %T %H %G %H %G Albero Sole 1 Albero Sole 2 %P %P % NP % NP % Ch % Ch %T %T %H %G %H %G Spettro biologico relativo alle aree esaminate: T = Terofite; G = Geofite; H = Emicriptofite; Ch = Camefite; P = Fanerofite; NP = Nanofanerofite. Dall’esame dello spettro sinecologico si rileva la predominanza delle classi TheroBrachypodietea e Stellarietea mediae all’interno dei rimboschimenti rispetto la classe Quercetea ilicis, che assume maggiore rilevaza in gariga. 321 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Sanguedolce Gariga % AR % AV % AV % QI % CM % CM % SM % CL % AR % QI % CL % LS % SM % LS % TB % TB Albero Sole 1 Albero Sole 2 % AV % CM % CL % AV % AR % CM % QI % LS % AR % QI % CL % SM % LS % SM % TB % TB Spettro sinecologico delle aree interessate dai rilievi; QI = Quercetea ilicis; CM = CistoMicromerietea; LS = Lygeo-Stipetea; TB = Thero-Brachypodietea; CL = Crithmo-Limonietea; AV = Artemisietea vulgaris; SM = Stellarietea mediae; AR = Asplenietea rupestris. In relazione alle tecniche d’impianto, l’indagine floristica ha messo in evidenza una bassissima diversità nelle aree in cui è stata praticata la lavorazione andante; nelle aree lavorate a strisce la diversità aumenta notevolmente, soprattutto nell’interfila, mentre nelle aree di gariga raggiunge il suo massimo. Nella programmazione di eventuali interventi futuri, sarebbe auspicabile considerare come prioritaria la tutela di tutte le emergenze botaniche di elevato pregio a rischio di estinzione, evitando quelle pratiche, come la lavorazione andante, che possano determinare un notevole impatto sulle aree particolarmente significative dal punto di vista biogeografico meritevoli di salvaguardia, e destinare queste tecniche di impianto, che possono determinare un migliore sviluppo degli impianti, in aree dove la rarefazione delle specie significative è più spinta. Nei casi di fallimento, i rimboschimenti radi possono tuttora essere riconvertiti per la ricostituzione di superfici di habitat connessi con la vegetazione seriale. 322 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2.3.5 Descrizione del Paesaggio (F) 2.3.5.1 Caratteri significativi del paesaggio antropico e naturale, variazioni del paesaggio e tendenze evolutive delle trasformazioni territoriali (F.1; F.2; F.3) Il complesso delle Isole Pelagie è sottoposto a Vincolo Paesaggistico ( D.A. n. 1153 del 12/07/1983 - cod. vinc. 19-084-0009) ai sensi degli Artt. 3 e 4 della L. 1947/1939. Le caratteristiche dell’assetto del paesaggio che hanno portato all’apposizione del vincolo paesaggistico sono molteplici e fanno riferimento a motivazioni che possono essere ricondotte ai seguenti aspetti: 1. aspetti naturali e paesistici; 2. aspetti antropici relazionati al contesto “ambientale”. Su questi aspetti si è basata l’analisi conoscitiva e interpretativa delle componenti del paesaggio antropico e naturale, lette in particolare in riferimento agli aspetti storicotestimoniali e culturali, ed alla percezione visiva. Nella Tavola 15 sono riportate le principali aree di interesse paesaggistico delle isole di Linosa e Lampedusa e i principali punti panoramici. LAMPEDUSA L’isola di Lampedusa costituisce un complesso naturale di eccezionale valore paesaggistico in cui si concentrano componenti geologiche e morfologiche, vegetazionali e biologiche di grande valore che contribuiscono a definire un paesaggio estremamente delicato e complesso. Da un punto di vista geo-morfologico l’isola è un “frammento d’Africa”, dal momento che costituisce un propaggine della piattaforma continentale africana. Gran parte del territorio dell’isola è, infatti, caratterizzato da un paesaggio desertico di tipo nord-africano. L’isola è una piattaforma calcarea, di origine sedimentaria, che presenta una superficie pianeggiante e inclinata in direzione Sud-Est. Se l’entroterra piatto è caratterizzato da affioramenti rocciosi e da un paesaggio vegetazionale impoverito (costituito prevalentemente da steppa e gariga), la costa settentrionale presenta ripide pareti rocciose che precipitano a mare, mentre quella meridionale è segnata da profondi valloni che terminano con piccole spiagge di sabbia. Sono proprio questi valloni, impluvi fossili del sistema idrografico non più attivo, che costituiscono una delle più evidenti emergenze geomorfologiche e paesaggistiche dell’isola, all’interno delle quali si conservano ancora tracce delle più significative manifestazioni della vegetazione (macchia mediterranea) e della fauna presenti. In relazione agli aspetti relazionati al paesaggio agrario, si tratta di una paesaggio residuale che non assume valenza autonoma in quanto non più caratterizzato da una significativa attività produttiva, ma quasi esclusivamente dalle tracce dei segni fisici e ormai storicizzati delle attività di un tempo. Testimonianza storica di un paesaggio agrario e rurale non più esistente, questi manufatti antropici sono il segno più evidente della massima espansione della colonizzazione avvenuta nell’isola. La colonizzazione agricola dell'isola di Lampedusa, infatti, ha comportato una forte caratterizzazione e strutturazione del paesaggio rurale che seppur ancora oggi sotto il profilo storico-testimoniale e culturale conserva forti elementi di specificità, sotto il punto di vista legato alla produzione agricola non registra elementi di particolare pregio. Pertanto l'interesse storico-testimoniale è alto dal punto di vista della caratterizzazione del paesaggio rurale, basso dal punto di vista della qualità delle colture. Di questi segni è possibile individuare almeno due componenti fondamentali che contribuiscono in maniera evidente a caratterizzare ancora oggi il paesaggio rurale, 323 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano sicuramente più dell’attività produttiva, sotto il profilo culturale e percettivo: i dammusi e i muretti a secco. Nel paesaggio di Lampedusa, la casa rurale, il dammuso, si armonizza con il paesaggio tanto da costituirne visivamente quasi una sua continuazione. Tale inscindibile relazione, che rende impossibile cogliere il paesaggio naturale dell’isola senza la sua presenza, è determinata da una coerente aderenza delle costruzioni alle specificità del luogo in ragione: della volumetria pura delle costruzioni; dell’uso della pietra locale a faccia vista. Il secondo elemento antropico che contribuisce, accanto al dammuso, alla configurazione del paesaggio culturale dell’isola è il sistema di muretti a secco, le mandre, che tradizionalmente svolgono le seguenti funzioni: recinzione per gli animali; recinzione dei giardini. Pianta Topografica dell’isola di Lampedusa, redatta da R. Dottore (1854) Come si evince nella carta redatta nel 1854 da Rosario Dottore per conto del governo borbonico, a supporto delle operazioni di disboscamento ed assegnamento delle terre ai coloni di cui era stato incaricato l'ing. Giorgio Schirò, la struttura agraria dell’isola è già chiaramente definita in quell’epoca. In questa struttura la partizione della proprietà è segnata proprio dai muretti a secco che costituiscono elementi fortemente connotanti il territorio e il paesaggio. In relazione al processo di impoverimento del paesaggio vegetazionale, all’azione di disboscamento effettuata tra ‘800 e ‘900, vanno aggiunte le condizioni climatiche e la crescente pressione antropica (insediativa e produttiva) che ci restituiscono un paesaggio desertico sottoposto ad un ulteriore e progressivo processo di degrado ambientale. Tale processo di alterazione della configurazione tradizionale del paesaggio raggiunge livelli 324 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano elevati di degrado in corrispondenza dei principali insediamenti produttivi (cave) e, soprattutto, lungo le principali direttrici di crescita e diffusione urbana. La parte occidentale del SIC/ZPS è, infatti, caratterizzata dalla diffusione insediativa del nucleo abitato che esercita una forte pressione sulle rimanenti porzioni della fascia agricola periurbana. In relazione alle modalità con le quali tale crescita insediativa continua a manifestarsi, va rilevato il rischio della definitiva perdita della configurazione del tradizionale paesaggio agrario caratterizzato anche dalla presenza di muri a secco e bassi terrazzamenti. In particolare, il Vallone Imbriacole, significativo segno della morfologia del territorio che si sviluppa lungo la parte centrale dell’isola di Lampedusa fino a raggiungere il centro abitato, è ancora oggi caratterizzato dalla presenza di alcune aree coltivate che, rispetto al resto del territorio dell’isola, costituiscono l’ultima testimonianza del suddetto paesaggio agrario scomparso. LINOSA L’isola di Linosa si contraddistingue per un territorio che, per le sue caratteristiche naturali e per l’equilibrio raggiunto tra natura e azione dell’uomo, ha generato uno straordinario paesaggio percettivo e culturale. I segni della sua prima colonizzazione, risalenti all'aprile del 1845 quando sbarcarono sull'isola trenta uomini provenienti da Agrigento, vanno rintracciati nell’uso sapiente della lavorazione della pietra locale, utilizzata per rendere maggiormente ospitale un luogo al tempo disabitato. Come si evince nella carta redatta da Rosario Dottore nel 1854 per conto del regno borbonico, a supporto delle operazioni di appoderamento delle terre dell’isola, all’epoca questa si presentava quasi totalmente brulla e dominata dal paesaggio vulcanico. Pianta Topografica dell’isola di Linosa, redatta da R. Dottore (1854) Il paesaggio dell’isola di Linosa, estremamente diverso da quello di Lampedusa, è dominato da un sistema articolato di antichi recinti craterici e di coni vulcanici che ne denunciano immediatamente l’origine vulcanica. Questo paesaggio percettivo si caratterizza per un profilo territoriale che individua nel Monte Vulcano (m 195) e nella Montagna Rossa (m 186) le 325 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano componenti dominanti di un sistema territoriale scosceso che si estende sulle storiche colate laviche fino a raggiungere il mare. Il paesaggio costiero è dominato da rocce laviche che ne rendono difficile l’accessibilità da terra e l’approdo dal mare. La componente del paesaggio antropico che più caratterizza il SIC è quella costituita dai mosaici colturali che, a differenza di Lampedusa, mantengono ancora una struttura ed una articolazione leggibile e di qualità, tanto da connotare fortemente l’assetto rurale dell’isola. Si tratta di un paesaggio agrario caratterizzato da un mosaico composto da seminativo, orto, vigneto, e delimitato da siepi e barriere, all’interno del quale sono leggibili sistemi di grande interesse percettivo e, più in generale, territoriale e ambientale. Tale mosaico colturale si concentra in particolar modo nelle seguenti zone: nella Fossa del Cappellano, in cui dà vita ad un paesaggio agrario caratterizzato da campi chiusi da siepi di fico d’india e dominati dall’emergenza geomorfologica del cratere vulcanico; nei microsistemi agrari posti sul fondo delle bocche vulcaniche minori (Monte Nero), in cui il valore della produzione agricola (vigneto), quasi del tutto abbandonata, lascia spazio al valore testimoniale antropologico e paesaggistico; nella piana centrale; in località Paranzello; lungo le pendici orientali di Monte Vulcano e di Montagna Rossa. Oltre che dalla componente colturale, questo paesaggio è fortemente connotato dai segni dell’uso antropico del territorio quali i terrazzamenti, i muri a secco (manufatti in pietra vulcanica informe, assemblata senza malta, costruiti spesso per segnare il confine delle proprietà), le barriere e i muri di contenimento, le cisterne e i sistemi di raccolta delle acque piovane, che configurano un paesaggio agrario complesso, articolato (forte parcellizzazione della proprietà) e di grande qualità ecologica per l’assenza di lavorazioni e pratiche colturali che producano un impatto sull’ambiente. All’interno di questo paesaggio colturale e culturale, una componente significativa è svolta dalla casa rurale. La ridotta casistica tipologica dell'edilizia rurale di Linosa si articola essenzialmente nei due tipi di edilizia, quello destinato all’abitazione e quello destinato a alla conduzione dei campi e al ricovero degli animali. Il secondo tipo, in particolare, costituisce una componente fondamentale del paesaggio isolano, in quanto è realizzato interamente con pietra lavica e quindi si inserisce e integra perfettamente con il paesaggio circostante. L’eccezionalità del paesaggio dell’sola costituisce al contempo il suo maggiore detrattore, in termini di evoluzione e trasformazione della sua configurazione e di potenziali criticità. La sua natura, infatti, e le generali condizioni di contesto ne rendono difficoltoso il “mantenimento”, generando fenomeni di abbandono delle pratiche agricole su una parte cospicua del territorio. L’abbandono ha dapprima riguardato i sistemi meno favorevoli, più difficilmente raggiungibili e lavorabili, come il fondo delle bocche vulcaniche, i territori più acclivi, il “barranco” di Montagna Rossa. Tale processo è ancora più accentuato dalla conduzione familiare dei fondi e dalla mancata commercializzazione del prodotto, tanto da rimanere esclusivamente legata alla volontà del produttore che non vedendone i risultati tende ad abbandonarla. Alle motivazioni di criticità del sistema di carattere strutturale, si aggiunge la presenza di un’avversità che colpisce il fico d’India, impiegato tradizionalmente a fini produttivi e come alimento per il bestiame, dovuta alla presenza di un fungo fitofago (Dotthiorella ribis), che attacca le piante più giovani, mentre quelle adulte sembrano resistere meglio all’attacco parassitario. Se la persistenza del carattere agrario tradizionale del paesaggio di Linosa appare un elemento fondamentale da tutelare, non appare facile riuscire ad individuare dinamiche che possano rendere efficaci i meccanismi di difesa attiva di queste espressioni. Tale azione dovrebbe in prima istanza puntare alla conservazione del grado di parcellizzazione delle aree agricole che 326 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano caratterizza la tradizionale articolazione tipologia del mosaico colturale, in relazione al ruolo importante che questo assume nella tutela del suolo e della qualità dell'ambiente e del paesaggio. Occorre pertanto l’attivazione di un complesso di interventi a sostegno della produzione e indirizzati al mantenimento delle attuali destinazioni d'uso e alla riqualificazione delle aree agricole, tenendo in considerazione proprio la significativa parcellizzazione della proprietà. 2.3.5.2 Coerenza con le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale e con gli obiettivi del D. Lgs. 42/04 Codice dei beni culturali e del paesaggio (F.4; F.5) Linee Guida del Piano Paesistico Regionale Per quel che riguarda nello specifico l’elaborazione del Piano Paesistico, la Regione Siciliana non segue il modello procedurale prescritto in materia dalla L.n. n. 431/1985 ma segue direttamente le modalità indicate dalla L.n. n. 1497/1939. Questa condizione, che risente dell’assenza di una normativa regionale organica in materia di paesaggio, è l’esito delle disposizioni di legge che si sono susseguite nel tempo e che hanno comportato l’attribuzione all’Assessorato BB.CC.AA. e P.I. della esclusiva competenza nel settore del paesaggio. Con l’Art. 1 del D.P.R. 15.1.1972, n. 8, assieme al trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative esercitate dagli organi centrali e periferici dello Stato in materia di urbanistica, veniva infatti trasferita la funzione di redigere e approvare i piani territoriali paesistici. Se per tutte le regioni a statuto ordinario il trasferimento di tali competenze viene definito con un Decreto del 1977 (sulla base del quale interverrà successivamente la L.n. n. 431/85 dando la possibilità alle regioni di redigere piani urbanistici territoriali con valenza paesistica o piani paesistici veri e propri), per la Regione siciliana ciò era già avvenuto con il D.P.R. n. 637 del 1975 che dava attuazione alle disposizioni dello Statuto regionale siciliano in materia di tutela del paesaggio, e nel quale il legislatore, che nel caso delle altre regioni individua più precisi indirizzi procedurali, stabiliva, sulla base dell’autonomia regionale e sul valore di legge costituzionale dello Statuto Regionale siciliano, che l’Amministrazione regionale esercitasse nel proprio territorio tutte le attribuzioni delle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato in materia di tutela del paesaggio ex legge 29 giugno 1939, n. 1497, demandando alla sua competenza esclusiva l’individuazione delle forme e dei metodi dell’azione amministrativa derivante dall’esercizio di queste attribuzioni. La Regione Siciliana si è espressa a questo riguardo con l’Art. 5 della L.r. n. 80/77, attribuendo tali funzioni all’Assessorato Regionale dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione, che esercita le funzioni previste dal suddetto D.P.R. 30 agosto 1975, n. 637. La tutela del paesaggio è dunque demandata all’Assessorato e ai suoi organi periferici competenti per materia (le Soprintendenze per i beni culturali e ambientali), e più precisamente alle relative sezioni per i beni paesistici architettonici e ambientali (artt. 2 e 16 L.r. n. 116/80), le quali svolgono le funzioni previste per le Soprintendenze di cui al D.P.R. n. 805/75. Inoltre, l’elaborazione stessa del Piano Paesistico Territoriale (P.T.P.) che compete dunque all’Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali (Art. 3 L.r. n. 80/77), secondo il procedimento previsto dall’Art. 5 della L.n. n. 1497/39 e dal relativo regolamento di esecuzione (R.D. n. 1357/40), seppure nei contenuti ridefiniti dalla L.n. n. 431/85, può essere affidata alle competenti Soprintendenze per i Beni Culturali ed Ambientali (Art. 23 R.D. n. 1357/40; Art. 31 D.P.R. n. 805/75; Art. 2 L.r. n. 116/80). Che si tratti di facoltà e non di obbligo è dimostrato dal testo del Regolamento, secondo il quale l’organo centrale può affidare la redazione del piano (di cui esso è quindi titolare) all’ufficio periferico che lo elabora sulla base dei criteri di pianificazione determinati in sede centrale. Questa ricostruzione, peraltro fondata su quanto previsto dall’Art. 23 R.D. n. 1357/40, è l’unica 327 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano compatibile con l’esigenza di adottare un piano di ambito territoriale regionale, secondo le indicazioni della L.n. n. 431/85: il che certamente induce a rigettare l’ipotesi di pianificazione paesistica di ambito infraprovinciale o provinciale, avente quindi riferimenti spaziali poco coerenti con la materia e metodologie di redazione disomogenee. Ma se per le procedure di formazione del P.T.P. la Regione deve fare riferimento alle indicazioni contenute nella L.n. n. 1497/39, per ciò che riguarda i contenuti del Piano non può prescindere dalla considerazione unitaria del patrimonio paesistico accolta dalla L.n. n. 431/85, la quale ha abbandonato il modello di tutela rispondente alla concezione puramente estetizzante della legge del 1939. Sulla base di ciò nel 1996 l’Assessorato BBCCAA e PI ha emanato le Linee Guida per il Piano Territoriale Paesistico Regionale (approvate con D.A. n. 6080 del 21.05.1999) che, non avendo valore di Piano ma di “pre-piano”, suddividono il territorio regionale in 18 ambiti, per ciascuno dei quali deve essere redatto un apposito piano paesistico. Tuttavia a cavallo del 2000, intervengono due provvedimenti che in parte contribuiscono a modificare il quadro delineato: l’Accordo Stato-Regione Siciliana ed il D.Lgs. 42/04. Sulla base di questi provvedimenti il piano paesaggistico deve possedere un carattere esplicitamente progettuale; in Sicilia le Linee Guida non posseggono tale carattere, dal momento che contengono degli indirizzi e non sono un vero e proprio piano. Questa condizione comporta, in fase di verifica dello strumento, la necessità di un adeguamento alle prescrizioni dei suddetti provvedimenti, interessando, inoltre, tutti i piani che ad oggi sono stati approvati, i quali dovranno essere riesaminati entro la fine del 2008 dall’Assessorato regionale BB.CC.AA. e P.I. e dal suo organo consultivo. In relazione a quanto detto, ed in assenza di una legge regionale in materia di paesaggio e di pianificazione paesaggistica, il Codice Urbani, entrato in vigore in tutta Italia a partire dal maggio 2004, può essere applicato in Sicilia esclusivamente nei contenuti e non nella parte procedurale. Ciò comporta che, ad esempio in riferimento alle deleghe paesaggistiche, mentre nel resto delle regioni italiane che hanno legiferato e pianificato in materia di paesaggio in coerenza con il Codice Urbani le concessioni edilizia e paesaggistica vengono rilasciate dal comune interessato con un’azione di controllo da parte delle Soprintendenze, in Sicilia la concessione edilizia viene rilasciata dal comune, mentre la concessione paesaggistica viene rilasciata dalla Soprintendenza quale organo regionale decentrato e competente in materia ai sensi della legge del 1939. Ma la pianificazione del paesaggio in Sicilia ha trovato un’ulteriore livello di complessità quando in virtù dell’Art. 5 della L.n. n. 1497/39, nonchè del relativo regolamento di esecuzione (R.D. n. 1357/40) e al fine di incentivare la redazione dei piani paesaggistici utilizzando le somme previste dalla Misura 2.0.1/D del POR Sicilia 2000-2006, l’Assessorato BBCCAA e PI ha deciso di affidare la realizzazione dei Piani Paesaggistici alle Soprintendenze decentralizzando l’azione pianificatoria unitaria che con le Linee Guida del 1996 era stata promossa e affidata all’apposito ufficio del Piano interno all’Assessorato regionale BBCCAA e PI. Le Soprintendenze hanno cosi incominciato ad elaborare i propri documenti (che non sono dei veri piani in quanto è assente la parte normativa) in relazione ai propri contesti provinciali di riferimento che naturalmente non corrispondono agli ambiti introdotti con le Linee Guida del 1996, la cui perimetrazione non segue i confini amministrativi provinciali. Da ciò emergono degli evidenti conflitti di ordine interpretativo ed operativo, accentuati dall’assenza di indirizzi specifici forniti dall’Assessorato alle Soprintendenze per la redazione dei Piani. Tali conflittualità condurranno a documenti elaborati su base provinciale, dunque disomogenei (anche per le differenti scale utilizzate) e non coerenti rispetto ad una visione ampia ed unitaria di tutela del paesaggio. All’Art. 5 delle Linee Guida si dice che per i territori dichiarati di interesse pubblico ai sensi dell’Art. 1 della legge 29 giugno 1939, n. 1497 e dell’Art. 1 della legge 8 agosto 1985, n. 431, 328 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano nonché nelle aree sottoposte alle misure di salvaguardia previste dall’Art. 5 della legge regionale 30 aprile 1991, n. 15, l’Amministrazione Regionale dei Beni Culturali e Ambientali fonda l’azione di tutela paesistico-ambientale sulle Linee Guida dettate con riferimento ai sistemi e alle componenti individuati nell’Art. 3, tenendo conto dei caratteri specifici degli ambiti territoriali definiti nell’Art. 4. Per i suddetti territori gli uffici distaccati dell’Assessorato Regionale provvedono a tradurre le Linee Guida in Piani Territoriali. In questi territori, i piani urbanistico-territoriali redatti dalle Province e dai Comuni, e i piani territoriali dei Parchi Regionali redatti ai sensi dell’Art. 18 della L.R. 6 maggio 1981, n. 98 e i regolamenti delle riserve naturali di cui all’Art. 6 della L.R. n. 98/81 devono recepire le indicazioni delle Linee guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale.Nei territori non soggetti a tutela ai sensi delle leggi sopra citate, le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale assolvono alla funzione di strumento propositivo, di orientamento e di conoscenza per la pianificazione territoriale provinciale e per la pianificazione urbanistica comunale. Per quel che nello specifico riguarda le Isole Pelagie, nelle quali ricadono i Siti Natura 2000 oggetto del presente studio, ad oggi, l’iter di approvazione del relativo Piano Territoriale Paesaggistico non risulta ancora essere stato completato. Tale strumento, la cui predisposizione è affidata alla Soprintendenza ai Bb. Cc e Aa. di Agrigento, ha concluso l’iter di elaborazione ai sensi dell’Art. 135 del D.Lgs. 42/04 che disciplina la “Pianificazione paesaggistica”. In coerenza con il comma 2 “il piano paesaggistico definisce […] le trasformazioni compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela, nonche' gli interventi di valorizzazione del paesaggio, anche in relazione alle prospettive di sviluppo sostenibile”. Appare chiaro che le indicazioni del legislatore nazionale si muovono in direzione dell’ampliamento del concetto di paesaggio, già predisposto dalla Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 2000), in direzione di un coordinamento con gli altri strumenti di pianificazione territoriale e in direzione di un modello di sviluppo sostenibile che integri la componente antropica. In relazione a quanto detto, e in assenza del Piano Territoriale Paesaggistico, rimangono validi gli indirizzi del Piano Territoriale Paesistico Regionale che persegue i seguenti obiettivi generali (Indirizzi normativi delle Linee Guida, Parte seconda, Art.1): a) stabilizzazione ecologica del contesto ambientale regionale, difesa del suolo e della biodiversità, con particolare attenzione per le situazioni di rischio e di criticità; b) valorizzazione dell’identità e della peculiarità del paesaggio regionale, sia nel suo insieme unitario che nelle sue diverse specifiche configurazioni; c) miglioramento della fruibilità sociale del patrimonio ambientale regionale, sia per le attuali che per le future generazioni. In relazione agli Indirizzi normativi delle Linee Guida (Parte seconda), in riferimento alle linee strategiche individuate al Titolo I, “Indirizzi generali” (Art. 2) e al Titolo II, “Indirizzi per sistemi e componenti” (Artt. 9-17), si evidenzia quanto segue: 1) in relazione agli indirizzi per la tutela del Paesaggio dei mosaici colturali (Art. 12.f) si rileva una tendenziale incoerenza con il processo di alterazione e frammentazione in tatto di tali paesaggi nell’isola di Lampedusa, causato dalla crescente pressione insediativa. I valori legati a questo tipo di paesaggio che secondo le Linee Guida dovrebbero essere tutelati attraverso l’attivazione di forme di salvaguardia paesaggistica e ambientale in coerenza con la conservazione di espressioni locali aventi particolare valore storico e paesaggistico da individuare e perimetrale specificamente, non risultano ad oggi adeguatamente salvaguardati seppure ci si trovi in presenza di un apposito vincolo paesaggistico. Nelle aree sottoposte a tale vincolo, secondo gli indirizzi delle Linee Guida bisognerebbe promuovere “l’attivazione prioritaria/preferenziale del complesso di interventi comunitari e dei programmi operativi” che a tutt’oggi non risultano in nessun caso attivati. 329 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Di contro, i mosaici colturali che caratterizzano l’isola di Linosa, pur non essendo sottoposti a significativi fenomeni di pressione insediativa, sono sottoposti a fenomeni inversi legati all’abbandono e alla conseguenziale perdita di identità del paesaggio. In relazione a questi aspetti, non risultano attivate adeguate misure di salvaguardia di tale tipologia di paesaggio, né azioni ed interventi a sostegno della produzione agricola e indirizzati al mantenimento delle attuali destinazioni d'uso, che tengano conto della significativa parcellizzazione della proprietà, condizione determinate per l’assetto di questo paesaggio. 2) in relazione agli indirizzi per la tutela del Paesaggio percettivo (Art. 17) non sono ad oggi stati individuati adeguati studi o strumenti (in sede di pianificazione urbanistica) per la tutela di questa categoria di paesaggio. In assenza di Piano Territoriale Paesaggistico e di Piano Regolatore Generale che recepisca gli indirizzi di salvaguardia contenuti nelle Linee Guida, il vincolo paesaggistico non è di fatto riuscito a garantire “da solo”, soprattutto per Lampedusa, il mantenimento delle condizioni minime di salvaguardia e tutela del paesaggio isolano. I fenomeni di compromissione del paesaggio percettivo si combinano, raggiungendo ulteriore livello di criticità, con quelli che interessano il resto del patrimonio culturale delle isole. Nello specifico, i fenomeni di degrado in cui versa il patrimonio archeologico, aggredito oltre che dall’incuria anche dalla realizzazione di nuove edificazioni abusive (specie negli ingrottati) evidenti tanto a Lampedusa (Capo Grecale - Punta Russello), quanto a Linosa (Monte Bandiera), producono un impatto diretto sull’intero paesaggio delle isole. Coerenza con il DLgs 42/04 Il D.Lgs. 42/04 definisce paesaggio “una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni” (Art. 131.1). La tutela e la valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili (Art. 131.2). Da queste prime battute si evincono almeno due componenti fondamentali strettamente legate alla percezione del paesaggio nelle Isole Pelagie: 1. il paesaggio va inteso come esito dell’interazione tra componenti naturali e componenti antropiche; 2. il valore che il paesaggio esprime va inteso come “manifestazione identitaria percepibile”. Le Isole Pelagie rientrano all’interno delle categoria di beni paesaggistici definite all’Art. 136 del D.Lgs. 42/04 “Immobili ed aree di notevole interesse pubblico”. Si tratta in particolare di quegli “immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale” (Art. 136.1.a) e al contempo di quelle “bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze” (Art. 136.1.d). Anche in relazione agli indirizzi del D.Lgs. 42/04, non sono ad oggi stati individuati studi o strumenti (in sede di pianificazione urbanistica) per la tutela del paesaggio percettivo delle Isole Pelagie. Non sono stati ancora approvati gli strumenti indirizzati alla conservazione e valorizzazione di questo paesaggio ed in particolare il piano paesaggistico che, come stabilito all’Art. 135, definisce le “trasformazioni compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela, nonchè gli interventi di valorizzazione del paesaggio, anche in relazione alle prospettive di sviluppo sostenibile” (Art. 135.2). Né risultano attivati processi di sensibilizzazione sociale e civile finalizzati alla diffusione della conoscenza dei valori connessi al paesaggio (Art. 135.3) che potrebbero concretamente contribuire al riorientamento della cultura locale con ricadute dirette sul futuro assetto del paesaggio. Per l’estensione territoriale dei siti Natura 2000 e per le caratteristiche specifiche di questo paesaggio, il maggiore elemento di criticità rimane tuttavia legato all’assenza del Piano Paesaggistico e di tutte quelle misure di salvaguardia che ad esso sono attribuite. Tra queste 330 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano risulta di particolare rilevanza il coordinamento della pianificazione paesaggistica con altri strumenti di pianificazione, normato dall’art. 145, e in particolare con il futuro Piano Regolatore Generale. 2.3.6 Descrizione dei valori archeologici, architettonici e culturali presenti nel Sito Natura 2000 (E) 2.3.6.1 Strumenti normativi e di pianificazione di settore vigenti sul territorio (E.1) Il sistema di tutela dei valori archeologici, architettonici e culturali si articola in strumenti normativi e strumenti di pianificazione. In relazione alla prima categoria di strumenti, i riferimenti normativi sono: 1. La Legge n. 1089 del 1 giugno 1939 (“Tutela delle cose di interesse artistico o storico”) che sottopone a vincolo di tutela le cose, immobili e mobili, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnografico, compreso il patrimonio che interessa la paleontologia, la preistoria e le primitive civiltà; le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico (Capo I, Art.1.) 2. Il Decreto legislativo n. 490 del 29 ottobre 1999 (“Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'articolo 1 della legge 8 ottobre, n. 352”) che sottopone a tutela i Beni culturali (Titolo I) 3. Il DLgs 42/04 (“Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137”) che costituisce il riferimento unico in materia di tutela dei beni culturali e del paesaggio In relazione agli strumenti di pianificazione, il riferimento principale è costituito dalle Linee Guida del Piano Paesistico Regionale del 1996 e dal Piano Territoriale Paesaggistico delle Isole Pelagie non ancora approvato. 2.3.6.2 Individuazione di aree e beni di interesse archeologico (E.2; E3) Lampedusa Il patrimonio archeologico ricadente all’interno del perimetro del SIC di Lampedusa, rilevato in scavi condotti progressivamente dalla Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Agrigento negli anni 1985-1988 e successivamente, attraverso una sistematica attività di ricognizione sul territorio, nonché da attività di scavo archeologico che hanno interessato principalmente alcuni settori del centro abitato, restituisce un territorio ricco di insediamenti di interesse archeologico che, tuttavia, ad oltre vent’anni dal suo primo rilevamento sistematico appare scarsamente riconoscibile per l’incuria e le devastazioni operate dall’uomo. Le suddette campagne archeologiche hanno confermato le origini preistoriche dei primi insediamenti presenti nell’isola che, occupando una posizione nodale nel Mediterraneo occidentale si è trovata al centro del sistema di relazioni di scambio tra il continente africano e la Sicilia, e tra i paesi del Mediterraneo orientale e la penisola iberica. La letteratura a disposizione testimonia come di fatto il primo autore a trattare scientificamente le aree di interesse archeologico di Lampedusa è stato l’archeologo inglese Ashby nel 1909, nell’ambito delle sue attività di ricerca sulla preistoria nel bacino del Mediterraneo. Prima di questi, solamente Calcara nel 1846-47 e Sanvisente nel 1849 avevano rilevato la presenza nell’isola di testimonianze del passato, senza tuttavia attribuire loro valore archeologico tale da rendere necessarie ulteriori e specifiche indagini. 331 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Istituto Geografico Militare (Firenze 1846-47), D. B. Sanvisente (rilevatore); D. Marvuglia (disegnatore); 1843 (levata) Più di recente, nel 1968 Kapitan, in occasione di una breve ricognizione sull’isola ha segnalato la presenza di resti di strutture di interesse archeologico, che definì tumuli, in località Sopra Imbriacole. A differenza del patrimonio di interesse archeologico ricadente nel centro abitato (basti ricordare le indagini condotte a Piazza Castello, in cui sono stati ritrovati i resti di una costruzione di epoca romana di cui sia Calcara nel 1846, sia Ashby nel 1909, ci danno testimonianza, e quelle relative all’area dell’ ex stabilimento Silvia, nei pressi del porto, dove sono stati ritrovati i resti di un interessante settore di una necropoli ipogeica di epoca tardo romana), quello presente all’interno del SIC risulta distribuito uniformemente sulla superficie dei siti e costituito prevalentemente da due tipologie di strutture: la tipologia “a impianto circolare” e la tipologia “a tumulo”. La tipologia di ritrovamento che caratterizza la maggior parte dei siti di interesse archeologico individuarti dalla Sovrintendenza di Agrigento è costituita dalla serie innumerevole di costruzioni curvilinee rintracciabili su tutto il territorio dell’isola. Si tratta di strutture di forma per lo più circolare o ellissoidale costituite da un muro di pietre a secco infisse sul suolo roccioso, costituito da un doppio paramento all’interno del quale è in molti casi ancora rintracciabile il pietrame utilizzato per il riempimento. Tali costruzioni, che generalmente non presentano aperture nella parte basamentale del muro attualmente ancora visibile, versano in condizioni di avanzato stato degrado e, nella quasi totalità dei siti individuati, non presentano un adeguato sistema di recinzione che ne impedisca, per quanto possibile, la dispersione del materiale lapideo, generalmente riutilizzato per la delimitazione delle proprietà con la realizzazione di muri a secco (Soprintendenza BB.CC.AA. di Agrigento, Studio per il Piano Territoriale Paesaggistico delle Isole Pelagie). Tali strutture furono notate da Ashby che attribuì loro funzione di fondazioni di capanne preistoriche, sebbene in alcuni casi non escludesse la funzione funeraria, funzione che invece attribuì con maggiore certezza ai tumuli. 332 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano I siti ricordati dallo studioso inglese sono quelli di Capo Grecale, Cala Pisana, Sopra Imbriacole, Punta Alaimo, San Fratello, Aria Rossa e, con un certo margine di incertezza, quelli compresi tra Poie del Parrino e Camposanto Vecchio. Nei siti individuati, Ashby non trovò ceramica preistorica, con eccezione del complesso di Località San Fratello. In relazione alla localizzazione delle aree, particolare interesse riveste il sito del promontorio roccioso che domina Cala Grecale (nella parte Nord-Est dell’isola), oggetto di scavo durante la prima campagna promossa dalla Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Agrigento negli anni 1985-1988 (De Miro e Aleo Nero, 1989). Nel sito è stato rilevato un impianto caratterizzato da strutture circolari in misero stato di conservazione, note a livello locale con la denominazione di “timpuna”. A tale impianto, che era già stato descritto come “antichi ruderi” in una tavola allegata al testo di Sanvisente su Lampedusa (1849), è stata attribuita una funzione produttiva che discorda con quella abitativa o funeraria di epoca preistorica precedentemente individuata da Ashby (1909). L’impianto originario, ancora percepibile negli scavi degli anni ’80, era caratterizzato da oltre un centinaio di strutture circolari costituite da un muro curvilineo (circolare o ellissoidale) composto da un doppio paramento di pietre ammorsato da un riempimento di terra e di pietrame di risulta (De Miro, 1994). Di tale impianto, che già negli anni ’80 versava in cattivo stato di conservazione (De Miro, 1994), rimane poca traccia anche a causa, come sopra ricordato, del libero accesso all’area, del prelievo e dell’utilizzo del pietrame per la realizzazione di muri a secco per la delimitazione particellare delle proprietà, pratica ancora in uso nell’isola. Dagli esiti dei saggi effettuati sui prelievi, per l’assenza di materiali utili alla datazione e al riconoscimento della funzione della struttura rimossi dall’azione antropica e dall’azione eolica, tuttavia non si è riusciti a stabilire la datazione esatta né la funzione precisa (De Miro, 1994). Secondo la lettura interpretativa proposta dalla Soprintendenza “tali strutture non sono capanne preistoriche, bensì si tratterebbe di costruzioni, forse di epoca romano imperiale, con funzioni connesse al tentativo di sfruttamento agricolo del territorio, in un contesto climaticoambientale non certo favorevole” (Soprintendenza BB.CC.AA. di Agrigento, Studio per il Piano Territoriale Paesaggistico delle Isole Pelagie). A queste tipologie di impianto va aggiunto il sistema di ingrottamenti presenti lungo il costone del promontorio di Capo Grecale che si affaccia su Cala Calandra, attribuibili storicamente ad epoca eneolitica (De Miro e Aleo Nero, 1989), compromessi seriamente dalla realizzazione di opere edilizie non autorizzate (De Miro e Aleo Nero, 1989; De Miro, 1994). Nella Carta dei Siti Archeologici della Sicilia di V. Cabianca e I. Pinzello, pubblicata nel 1990 per conto dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente quale contributo per la formazione del Piano Urbanistico Regionale, risultano individuati e censiti nell’isola di Lampedusa quattro siti archeologici: 1. Area Rossa (grotta); 2. Monte Imbriacole (presenze archeologiche sporadiche dell’età del bronzo-greco classiche – romane); 3. Cala Pisana (centro abitato di epoca neolitica); 4. Cavallo Bianco (grotta). Così come segnalato dalla letteratura scientifica disponibile, il sistema dei siti archeologici presenti non soltanto all’interno del perimetro del SIC/ZPS, ma più in generale nell’intera isola, è stato di fatto probabilmente stravolto dalla realizzazione delle istallazioni militari (in particolar modo nella parte occidentale dell’isola) e, soprattutto, dalla realizzazione di strutture edilizie abusive, che hanno di fatto contribuito significativamente alla riduzione del patrimonio archeologico esistente e visibile. 333 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Gli studi specifici per la redazione del Piano Territoriale Paesaggistico delle Isole Pelagie hanno individuato due categorie di aree archeologiche suddivise nella seguente articolazione: A) Aree archeologiche vincolate ai sensi della L. 1089/39: a1) Aree archeologiche definite ricadenti nell’ambito del centro urbano; a2) Aree archeologiche definite presenti nel territorio. B) Aree di interesse archeologico: b1) Aree di interesse archeologico nell’ambito del centro urbano; b2) Aree di interesse archeologico nel territorio. In relazione al patrimonio vincolato, i Beni archeologici sottoposti a vincolo ai sensi della Legge n. 1089 del 1 giugno 1939 e del decreto legislativo n. 42 del 2004 e ricadenti all’interno del SIC sono inseriti nella seguente tabella: Località Lampedusa Lampedusa Lampedusa Bene STRUTTURE ARCHEOLOGICHE (su via di Ponente, accanto ristorante Nicola) STRUTTURE ARCHEOLOGICHE DI CAPO GRECALE ISOLA DEI CONIGLI Decreto D.A. n. 210 DEL 04/02/89 D.A. n. 625 DEL 23/03/89 D.A. n. 2660 DEL 02/11/90 1) “Strutture archeologiche” su via di Ponente (D.A. n. 210 DEL 04/02/89) Provvedimenti di vincolo riguardano la part. 28 del foglio di mappa n. 3 (proprietà Maggiore) dove sono stati riconosciuti resti di un muro con andamento Est-Ovest di probabile epoca tardo ellenistica come testimoniato dai frammenti ceramici trovati in situ, sia del tipo acromo che del tipo a vernice nera. Tale ritrovamento costituisce un fatto eccezionale nel quadro dei ritrovamenti archeologici di Lampedusa, in quanto tutti quelli in precedenza effettuati risalgono ad epoca preistorica o tardo romana-bizantina. 2) “Strutture archeologiche” di Capo grecale – Punta Russello (D.A. n. 625 DEL 23/03/89) Si tratta della particella n. 55 del foglio di mappa n. 9 sita lungo il promontorio roccioso denominato Punta Russello, propaggine meridionale di Capo Grecale. L’area, interessata dalla presenza di ingrottamenti su entrambe le pareti rocciose di Est ed Ovest, presenta tracce di interesse archeologico attribuibili probabilmente all’età eneolitica (Fiorentini, 1989). In essa sono stati infatti ritrovati alcuni frammenti ad impasto, presumibilmente eneolitici, che si ritiene provengano da un ingrottamento distrutto da un fabbricato abusivo. L’area è interessata da pesanti fenomeni di degrado causati dalla realizzazione di edificati abusivi. Questi afferiscono a due tipologie: edificato fuori terra, costituito da due strutture in calcestruzzo di cemento armato e tompagnatura in blocchi di tufo e pietra naturale a faccia vista; edificato a chiusura di grotta naturale in cemento armato e in pietra naturale. Il complesso edificato abusivo, incompleto dal punto di vista strutturale e architettonico, per le condizioni in cui versa e per l’evidente rischio di crollo legato soprattutto al movimento franoso in atto lungo la parte rocciosa orientale, non si presta a recupero e riutilizzazione a fini frutivi; esso, pertanto, andrebbe demolito. Inoltre, nell’area di Capo Grecale, nella part. 22 del foglio 9 (solo in parte) sono presenti e ancora visibili almeno due impianti circolari afferenti alle due tipologie: cerchi con piccole pietre (numero 2 esemplari ritrovati); cerchio con grandi pietre (1 esemplare). 334 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Impianto struttura circolare a Capo Grecale, Lampedusa 3) Isola dei conigli (D.A. N. 2660 DEL 02/11/90) La part. 27 del foglio di mappa 2 corrispondente all’Isola dei Conigli interessata da resti di strutture archeologiche di epoca tardo-romana e bizantina nascoste tra la fitta macchia mediterranea. Ciò è anche dimostrato dai ritrovamenti di frammenti ceramici che concorrono all’ampliamento del quadro delle conoscenze su quanto noto dell’antico insediamento del sec. IV-VI d.C. ubicato nel centro urbano di Lampedusa. Sull’isolotto si riconoscono, inoltre, alcune cisterne e ceramica sparsa in frammenti di epoca tardo-romana. Linosa Nell’ambito delle sue attività di ricerca sulla preistoria nel bacino del Mediterraneo, l’archeologo inglese Ashby nel 1909, oltre a Lampedusa, visitò anche Linosa, giungendo alle conclusioni che contrariamente alla prima, Linosa non conservava traccia “di abitazioni di epoca preistorica”, sebbene si sapesse della presenza di ossidiana (Soprintendenza BB.CC.AA. di Agrigento, Studio per il Piano Territoriale Paesaggistico delle Isole Pelagie). Altra testimonianza si deve a Sanvisente al quale si deve l’attribuzione ad epoca romana delle rovine di alcune abitazioni presenti nell’isola. A partire da queste scarse testimonianze, nel 1992 la Soprintendenza BB.CC.AA. di Agrigento, nell’ambito di un progetto conoscenza e valorizzazione dei beni culturali delle isole Pelagie, ha condotto una campagna di ricognizione sui beni culturali presenti nell’isola. Dall’indagine è emersa una significativa presenza di frammenti ceramici di epoca romana tardo-imperiale distribuiti su tutta l’isola, che tuttavia non hanno condotto alla individuazione di significative concentrazioni di aree di interesse archeologico, eccezion fatta per le numerose cisterne distribuite sul territorio dell’isola. Nell’ambito della ricognizione operata dalla Soprintendenza, sono anche emerse alcune testimonianze risalenti ad epoca preistorica, concentrate prevalentemente lungo il versante occidentale della dorsale Nord di Monte Bandiera, nell’area del Timpone sul Monte Nero, in contrada Paranzello e nell’area del centro abitato, esterno al SIC. 335 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano La campagna di studio della Soprintendenza si è particolarmente concentrata sulle aree del Monte Vulcano, sulle aree a ridosso della fascia costiera orientale, a Nord del centro abitato e ad occidente e oriente del Monte Nero, portando al ritrovamento di una considerevole quantità di frammenti di interesse archeologico di epoca tardo-romana e bizantina che lascia ipotizzare una occupazione estensiva del territorio per lo meno nel periodo compreso tra il II/III e il VII secolo (Soprintendenza BB.CC.AA. di Agrigento, Studio per il Piano Territoriale Paesaggistico delle Isole Pelagie). Frammenti di ceramica risalenti ad epoca ellenistica e tardo-repubblicana sono invece stati rilevati nell’area del Timpone Nero. Accanto ai frammenti ceramici, di particolare rilievo appare il sistema delle cisterne per la raccolta delle acque piovane, collocate in corrispondenza delle aree ad elevata concentrazione di ceramica di superficie. Purtroppo, di tali cisterne non è stata stabilita con certezza la datazione. Tuttavia se nel 1845 Sanvisente ne registra oltre 150, ritenendone indispensabile una bonifica e un riutilizzo a favore della colonia, è presumibile che la loro esistenza risalisse ad un periodo precedente. A quanto riportato dalla Soprintendenza di Agrigento nelle analisi per la redazione del Piano Territoriale Paesaggistico delle Isole Pelagie, tali cisterne potrebbero risalire ad età molto antica, probabilmente romana, mentre ad un periodo sicuramente più recente potrebbero essere attribuite le opere esterne di canalizzazione delle acque e di copertura delle cisterne. Infine, non vanno trascurati quei complessi di ingrottamenti per i quali, se è solo ipotizzabile, allo stato attuale, una utilizzazione in epoca antica, appare in ogni caso rilevante l’interesse sotto il profilo etno-antropologico derivante dall’aver costituito l’abitazione tipica dei primi abitanti della colonia e dei loro discendenti. Tra queste vanno ricordate le cosiddette “grotte dei Pionieri” poste alle falde del Monte Bandiera e utilizzate sin quasi ai nostri giorni. In relazione al patrimonio di interesse archeologico, al Soprintendenza a partire dalle indicazioni fornite dalle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale, nella elaborazione degli studi per il Piano Territoriale Paesaggistico delle Isole Pelagie ha individuato 19 siti di interesse archeologico articolati nelle seguenti categorie: Categoria A: insediamenti in grotta e manufatti (cisterne) per l’acqua; Categoria B: aree caratterizzate dalla presenza rilevante di manufatti ceramici di superficie. Nessuno di questi siti risulta sottoposto a specifico provvedimento di vincolo. In Tavola 16 sono riportati i beni archeologici presenti nelle isole di Lampedusa e Linosa. 2.3.6.3 Individuazione dei beni architettonici (E.3) Non risulta sottoposto a vincolo di tutela, ai sensi della Legge n. 1089 del 1 giugno 1939 e decreto legislativo n. 490 del 29 ottobre 1999 - titolo I, alcun bene architettonico ricadente all’interno del perimetro SIC/ZPS. Lampedusa Una delle componenti antropiche principali che contribuisce alla configurazione del paesaggio percettivo dell’isola di Lampedusa è costituita dalla casa rurale, il dammuso. Nella loro articolazione volumetrico-insediativa, i dammusi sono costituiti da un’aggregazione funzionale di semplici volumi prismatici a base tendenzialmente quadrata o rettangolare, singolarmente riconoscibili dall'esterno per le diverse dimensioni, e caratterizzati dalla rigorosa essenzialità funzionale. Tale aggregazione di volumi si articola, in genere, in un corpo principale costituito da un volume cubico regolare, realizzato in pietra e sormontato da una copertura a volta 336 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano estradossata, al quale si associano una serie di volumi di dimensioni minori e con funzioni diverse, anch’essi realizzati in pietra e privi di decorazioni. Tutti i singoli volumi presentano una sola elevazione e sono privi di locali interrati. L’elemento che contraddistingue e unifica l’intera struttura è la pietra calcarea, principale materiale da costruzione, sostituta solamente in alcuni casi (in alcune coperture, in alcuni architravi di porte e finestre) dal legno, difficilmente reperibile nell’isola. In relazione all’articolazione funzionale, tutti i vani presentano una pianta generalmente quadrata o rettangolare, sono quasi sempre allineati, o leggermente sfalsati, lungo un fronte principale e, di regola, non hanno aperture di comunicazione tra di loro. Altre volte si aggregano a gruppi o costituiscono elementi del tutto isolati. In relazione alla luce massima consentita dalle componenti della copertura, le dimensioni in pianta dei singoli volumi non superano mai i 4-5 metri per lato. Le funzioni attribuite ai diversi spazi sono differenti anche se tutte riconducibili all’economia rurale tradizionale. La zona destinata all'abitazione è caratterizzata dagli ambienti più ampi, all’interno dei quali si incontrano qualche volta vani ad alcova, in alcuni casi, intonacati. Le pavimentazioni sono quasi sempre in terra battuta e raramente sono realizzate in pietra. I rustici sono dimensionalmente più ridotti rispetto alla parte destinata all’abitazione. Essi possono addossarsi a una parete del nucleo centrale, disporsi parallelamente o perpendicolarmente ad esso, oppure distribuirsi in ordine sparso nell’immediato intorno. Si differenziano quasi sempre per una minore altezza e dimensione volumetrica. All’interno dei corpi destinati al ricovero degli animali sono presenti le mangiatoie. Anche il tipo di copertura dei locali del nucleo principale destinato all’abitazione si distingue spesso da quella dei rustici. I vani destinati all’abitazione sono quasi sempre coperti a volta, mentre negli ambienti per il ricovero degli animali è frequente, per le coperture, il ricorso al tetto a capanna composto da orditura in legno (travi), in alcuni casi sormontata da tavolato, cui viene sovrapposto uno strato di posidonie e, come finitura, uno strato di terra inerbato. Il contesto esterno nel quale si inserisce l’aggregazione dei volumi è caratterizzato da muri a secco che costituiscono i recinti per gli animali, denominati mandre, o che delimitano i giardini di piante ornamentali. Si segnala all’esterno del SIC, tra Punta Sottile e Cala Francese, un sistema di vecchie cave di pietra scavate nella roccia di interesse storico, che attualmente versa in grave stato di degrado per essere diventato sito privilegiato per discarica di inerti e rifiuti vari. Esso meriterebbe un intervento di tutela e l’inserimento nei percorsi integrati. Linosa Una delle componenti antropiche principali che contribuisce alla configurazione del paesaggio percettivo dell’isola di Linosa è costituita dalla casa rurale. Essa riassume in sé i caratteri tipologici propri sia dell'edilizia urbana della stessa isola, sia quelli dell'edilizia rurale di Lampedusa (dammusi). Si tratta di architetture rurali difficilmente classificabili per tipologia, ma che rappresentano esempi di un'architettura minore spesso alterata per la giustapposizione di nuovi corpi edilizi. La ridotta articolazione tipologica si riduce essenzialmente ai seguenti due tipi di edilizia: quello destinato all’abitazione e quello destinato a deposito per la conduzione dei campi e al ricovero degli animali. Il secondo tipo, in particolare, costituisce una componente fondamentale del paesaggio isolano, in quanto è realizzato interamente con pietra lavica e calce, tanto da integrarsi perfettamente nel contesto paesaggistico dell’isola. La sua 337 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano consistenza e distribuzione territoriale appare difficilmente cartografabile per la significativa integrazione con l’edificato di più recente realizzazione. In Tavola 16 sono riportati i beni architettonici presenti nelle isole di Lampedusa e Linosa. 2.3.6.4 Coerenza con gli obiettivi del D. Lgs. 42/04. Codice dei beni culturali e del paesaggio (E.1.1) Il D.Lgs. 42/04, all’Art. 2, dichiara che il patrimonio culturale “è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici”. Sono beni culturali le cose immobili e mobili che, ai sensi degli Articoli 10 e 11 del D.Lgs. 42/04, presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà. Sono beni paesaggistici gli immobili e le aree indicati all'Articolo 134 del D.Lgs. 42/04, costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e gli altri beni individuati dalla legge o in base alla legge. Per tali beni il D.Lgs. 42/04 dichiara che “I beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione” (Art. 20.1). La conservazione del patrimonio culturale è assicurata dal D.Lgs. 42/04 all’Art. 29, mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro. Il D.Lgs. 42/04 introduce le seguenti categorie di intervento: 1. Prevenzione: complesso di attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto; 2. Manutenzione: complesso di attività e di interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell'integrità, dell'efficienza funzionale e dell'identità del bene e delle sue parti; 3. Restauro: intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all'integrità materiale ed al recupero del bene, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali. Tuttavia, tutti i beni archeologici presenti nei SIC/ZPS e la maggior parte di quelli architettonici (dammusi) versano in misero stato di conservazione; in molti casi, come testimoniato dal repertorio fotografico, risultano ridotti a rudere. Tale stato di conservazione e l’assenza di specifiche progettualità in atto, indirizzate al recupero del suddetto patrimonio evidenzia un grave stato di incoerenza con gli indirizzi del D.Lgs. 42/04 sopra ricordati. La situazione appare particolarmente grave per i siti di interesse archeologico di Lampedusa, per i quali è in corso un vero e proprio processo di depredamento del materiale lapideo (registrato dalla letteratura di riferimento e dai sopralluoghi effettuati) per la realizzazione dei muretti a secco che delimitano le proprietà. In tal senso la quasi totalità delle aree di interesse archeologico, incluse quelle sottoposte a vincolo, non presenta né una recinzione adeguata che impedisca il facile accesso al fondo, né un pannello informativo che denunci la presenza di resti di interesse archeologico. In relazione alle indicazioni fornite dalle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale per la tutela dei beni archeologici (“Archeologia”, Art. 13), le tipologie di bene presenti sono: Le aree di insediamenti in grotta; Le aree di interesse archeologico (aree di frammenti, frequentazioni, presenze, testimonianze e segnalazioni). Rispetto alla prima tipologia, si rilevano gravi forme di difformità rispetto alle istanze di tutela previste dalle Linee Guida, in particolare tanto negli ingrottamenti di Linosa, quanto in 338 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano quelli di Lampedusa (Capo Grecale), oltretutto sottoposti a vincolo archeologico. In entrambi i casi viene proprio ad essere alterata la componente paesistica a causa della realizzazione di manufatti edilizi abusivi che, tuttora perpetuano inalterati il danno causato e mai sanato. Rispetto alla seconda tipologia di aree, il controllo e la “verifica delle condizioni atte ad evitare la perdita dei beni presenti” (“Archeologia”, Art. 13) costituisce proprio il primo livello di tutela ad essere violato non soltanto a causa della crescita insediativa abusiva, ma anche per il depredamento del materiale lapideo dalle aree di interesse archeologico, nella quasi totalità dei casi non recintate, per la realizzazione di muretti a secco e manufatti edilizi. Per quel che riguarda il patrimonio architettonico costituito dai dammusi, appare evidente che seppur non sottoposti a provvedimento di vincolo, questi, ai sensi del D.Lgs. 42/04 rientrano tra i beni culturali da tutelare in quanto costituiscono “tipologie di architettura rurale aventi interesse storico od etno-antropologico quali testimonianze dell'economia rurale tradizionale” (Art. 10.4.l). Rispetto a tale evidente dichiarazione, lo stato di conservazione dei dammusi di Lampedusa, così come testimoniato dal censimento e dai sopralluoghi effettuati, mostra una evidente incoerenza con gli indirizzi di tutela introdotti della normativa. Tali incoerenze trovano particolare manifestazione nello stato di degrado nel quale versa la quasi totalità delle strutture rilevate. Degrado che presenta una duplice origine: lo stato di abbandono del bene, in molti casi ridotto a rudere; la realizzazione di opere di superfetazione che ne alterano al configurazione architettonico-funzionale e la struttura. Infine, in relazione alle indicazioni fornite dalle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale per la tutela dei Beni isolati (Art. 15), per i dammusi, che rientrano nella categoria di tutela “Architettura Produttiva D2”, gli indirizzi di tutela sono orientati a una duplice tipologia di tutela: la previsione nella elaborazione o nella revisione degli strumenti di pianificazione locale di interventi idonei alla conservazione e alla valorizzazione dei suddetti beni; la realizzazione di interventi di recupero che tendano a salvaguardare i caratteri tipologici ed architettonici del bene, con particolare riferimento agli aspetti dominanti che connotano il rapporto con l’ambiente, garantendo in ogni caso la conservazione dei corpi originari e utilizzando materiali compatibili con l’architettura storica. Ad oggi, tali indirizzi tanto per la prima categoria, quanto per la seconda categoria di intervento, risultano totalmente disattesi. La condizione di particolare criticità è da rilevare nell’assenza di una pianificazione urbanistica aggiornata e che recepisca le istanze di tutela contenute tanto nelle Linee Guida, quanto nel D.Lgs. 42/04. 339 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2.3.7 Descrizione della pianificazione territoriale 2.3.7.1 Sistema vincolistico (D.2) Nella seguente tabella sono elencati i vincoli territoriali vigenti che interessano l’area dei SIC e che assumono, quindi, rilevanza per la conservazione in uno stato soddisfacente degli habitat e delle specie presenti nel sito. Denominazione del vincolo Riserva Naturale Orientata (R.N.O.) Provvedimento normativo L.R .98/81 L. R. 14/88 Provvedimento specifico D.A. 16 maggio 1995 e 11 agosto 1995 istituzione della R.N.O. “Isola di Lampedusa” Soggetto gestore Legambiente C.R.S. Riserva Naturale Orientata (R.N.O.) L.R .98/81 L. R. 14/88 D.A. 18 aprile 2000 di istituzione della R.N.O. “Isola di Linosa e Lampione” Azienda Regionale Foreste Demaniali Area Marina Protetta L. n. 979/82 L.n. 349/91 L.n. 426/98 D. M. 21 ottobre 2002 di istituzione dell’Area Marina Protetta “Isole Pelagie” Comune Lampedusa Linosa Sito di Interesse Comunitario DPR 357/97 e DEPR 120/2003 Circolare ARTA 23 gennaio 2004, D. A. 21/02/2005 Zona di Speciale Protezione DPR 357/97 e DEPR 120/2003 Circolare ARTA 23 gennaio 2004, D. A. 21/02/2005 Vincolo paesaggistico (Boschi, Fiumi, Torrenti e Corsi d’acqua, riserve naturali, zone di interesse archeologico) Fiumi e Torrenti e corsi d’acqua iscritti negli elenchi – Acque Pubbliche D. Lgs. 42/04 (vincoli ex Legge Galasso 431/85) Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, Enti Gestori riserve naturale, Comune Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, Enti Gestori riserve naturale, Comune Soprintendenza ai BB. CC.AA. di Agrigento T.U. 1777/33 RD 215/33 Vincoli Divieti di alcune attività e regolamentazione di altre sottoposte a preventivo nulla osta Divieti di alcune attività e regolamentazione di altre sottoposte a preventivo nulla osta di e Genio Civile di Agrigento Divieti di alcune attività e regolamentazione di altre sottoposte a preventivo nulla osta Valutazione di incidenza per interventi che possono compromettere la conservazione di habitat e specie Valutazione di incidenza per interventi che possono compromettere la conservazione di habitat e specie Divieto della modificazione dell’assetto territoriale senza preventivo nulla osta Divieti di alcuni interventi ed altri a preventiva autorizzazione 340 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Vincolo paesaggistico L. n. 1947/1939 Vincolo di inedificabilità temporanea L. r. 15/1991 Vincolo idrogeologico R.D. 3267 del 30/12/23 modificato con R.D. 23 del 3/01/26 e R.D. 215 del 13/02/33 D.15.01.2004, Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 20.03.2003 n. 3274 L. 1089/1939 Vincolo sismico Vincolo archeologico Fasce di rispetto dei boschi e delle aree boscate L. R. 78/76 modificata dalla L.R. 16/1996, modificata dalla L.R. 13/99 (art. 3), modificata e integrata della L.R. 6/2001 (art. 89, comma 8) DA n. 1153 del 12/07/1983 (Cod. Vinc. 19-0840009) Isole Pelagie, Lampedusa, Linosa e Lampione D.A. n. 7212 del 10.8.1995 (Isola di Lampedusa) Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Agrigento Divieto della modificazione dell’assetto territoriale senza preventivo nulla osta Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Agrigento Inedificabilità temporanea nelle more di approvazione del Piano Territoriale Paesaggistico Delibera C.C.I.A. Agrigento del 26/03/1964 Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Agrigento Divieti di alcune attività e regolamentazione di altre sottoposte a preventivo nulla osta Dipartimento della Protezione Civile D.A. n. 210 DEL 04/02/89 D.A. n. 625 DEL 23/03/89 D.A. n. 2660 DEL 02/11/90 Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Agrigento Comuni Soprintendenze Divieto della modificazione dell’assetto territoriale senza preventivo nulla osta Divieti di alcune attività e regolamentazione di altre sottoposte a preventivo nulla osta In relazione al Vincolo idrogeologico, il territorio delle Isole Pelagie interessato dai Siti Natura 2000 è suddiviso nelle seguenti Zone dalle quali viene escluso il centro abitato: - Zona I: Comprende le contrade di Albero Sole, Sanguedolce, Isola dei Conigli di Lampedusa; - Zona II: Comprende le contrade di Guardia, Case Grifo, Case Lombardo, Guitgia di Lampedusa; - Zona III: Comprende le contrade di Aria Rossa, Monte Parrino, Monte Imbriacole, Poggio Monaco di Lampedusa; - Zona IV: Comprende le contrade di Alaimo, Valle del Sindaco, Case Cala Pisana di Lampedusa; - Zona V: Comprende le contrade di Cavallo Bianco, Grotte, Punta Sottile di Lampedusa; - Zona VI: Comprende tutta l’isola di Linosa. 341 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Presenza di aree naturali protette (D.1) Riserva Naturale “Isole di Linosa e Lampione” La riserva naturale “Isole di Linosa e Lampione”, istituita dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente con D.A. 18 aprile 2000 (pubblicato in G.U.R.S. n. 33 del 14.07.2000), ricade all’interno dei due SIC in esame; in particolare, l’isola di Linosa ricade all’interno del SIC ITA040001, mentre l’isolotto di Lampione ricade all’interno del SIC ITA040002. La riserva, estesa complessivamente 266 Ha, viene tipologicamente individuata (art. 3) come riserva naturale integrale nel territorio di Lampione, e come riserva naturale orientata nel territorio di Linosa, al fine di tutelare: - l’ambiente integro dell’isolotto di Lampione, caratterizzato da una ricca comunità faunistica (uccelli marini, Falco della Regina, popolazioni geograficamente isolate di Podarcis filfolensis e Chalcides ocellatus); - la caratteristica flora ricca di specie endemiche; - l’interessante vegetazione rupestre a Limonium ssp.; - la colonia di Berta maggiore (Calonectris diomedea), una delle due grandi colonie mediterranee; - l’interessante erpetofauna endemica; - la presenza di specie endemiche tra l’entomofauna. La riserva naturale è affidata in gestione all’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana. Il territorio della riserva naturale è stato suddiviso, in funzione dell’interesse ambientale, in due distinte zone a differente destinazione d’uso: zona A di riserva, estesa per 196,50 Ha; zona B di preriserva, estesa per 70,37 Ha. Riserva Naturale “Isola di Lampedusa” All’interno del SIC ITA040002 ricade la Riserva Naturale “Isola di Lampedusa”, istituita con DD. AA. n. 291 del 16 maggio 1995 e n. 533 dell’11 agosto 1995 (pubblicati in S.O. n. 4 a G.U.R.S. n. 4 del 25.1.1996). La riserva naturale “Isola di Lampedusa” è stata individuata ai sensi dell’art. 6 della L.R. n.14/88 come orientata, tipologia da ritenere appropriata alle specificità ambientali e rispondente alle esigenze di conservazione. La principale finalità istitutiva della riserva è “la conservazione, nella sua integrità, dell’ambiente naturale ove sono sopravvissute le espressioni più interessanti della flora e della vegetazione”, dove si rinvengono stazioni di Caralluma europaea, le uniche esistenti in Italia ed altre di Centaurea acaulis nota solo per Lampedusa e la Sicilia, l’unica stazione italiana di Macrocrotodon mauritanicus e Malpolon insignitus, la colonia nidificante di Phalacrocorax aristotelis ed un’importante componente di endemismi dell’entomofauna. Le motivazioni istituzionali sono senz’altro riduttive rispetto alle numerose valenze naturalistiche presenti, tra le quali l’unica stazione italiana di Psammodromus algirus ed uno dei rari luoghi italiani di ovodeposizione delle tartarughe marine. Il territorio dell’area protetta, esteso complessivamente 367 ha, si sviluppa nel settore costiero meridionale dell’isola da Cala Greca fino al Vallone dell’Acqua. In funzione delle caratteristiche ambientali dei luoghi e dei diversi obiettivi gestionali, il decreto istitutivo ha suddiviso il territorio della riserva in due distinte aree a differente destinazione d’uso: - zona A, estesa circa 338 ha, che comprende: i Valloni, tra le più importanti emergenze geomorfologiche e paesaggistiche dell’isola, i sovrastanti pianori, l’Isola dei Conigli e il tratto di mare antistante l’omonima spiaggia, ed infine una piccola area, esterna alla fascia costiera, in cui ricade la stazione di Centaurea acaulis. All’interno della zona A ricadono anche i rimboschimenti realizzati dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione siciliana; 342 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano - zona B (pre-riserva), estesa 29 ha, costituita da una fascia ritagliata longitudinalmente lungo il confine nord dell’area protetta, delimitato dalla strada di attraverso dell’isola. La gran parte della fascia litorale dell’area protetta confina con il perimetro dell’Area Marina Protetta istituita dal Ministero dell’Ambiente nel 2002, la cui gestione è stata attivata dal Comune di Lampedusa alla fine del 2003. La riserva naturale “Isola di Lampedusa” è stata affidata in gestione a Legambiente Comitato Regionale Siciliano, che ha il compito di provvedere alla salvaguardia dell’ambiente naturale, di promuovere la ricerca scientifica, di favorire le iniziative tendenti a diffondere la conoscenza dei beni naturali della riserva. Area Marina Protetta “Isole Pelagie” All’interno della ZPS ITA040013 “Arcipelago delle Pelagie” ricade il perimetro dell’Area Marina Protetta “Isole Pelagie”, che si estende per circa 4.360 ha. Conseguentemente gli ambiti marino-costieri dell’area marina coincidono con il perimetro dei SIC in esame, con l’unica eccezione del tratto di mare antistante Cala Calandra a Lampedusa (Zona C di Riserva parziale). Identificata come area marina di reperimento dalla Legge n. 979 del 1982, è stata istituita dal Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con Decreto Ministeriale del 21 ottobre 2002 (G.U.R.I. n. 14 del 18.01.2003), con la finalità di perseguire: • la protezione ambientale dell'area marina interessata; • la protezione della flora, della fauna e della vegetazione marina con particolare riguardo ai mammiferi e rettili; • la tutela e la valorizzazione delle risorse biologiche e geomorfologiche della zona; • la diffusione e la divulgazione della conoscenza dell'ecologia e della biologia degli ambienti marini e costieri dell'area marina protetta e delle peculiari caratteristiche ambientali e geomorfologiche della zona; • l'effettuazione di programmi di carattere educativo per il miglioramento della cultura generale nel campo dell'ecologia e della biologia marina; • la realizzazione di programmi di studio e ricerca scientifica nei settori dell'ecologia, della biologia marina e della tutela ambientale, al fine di assicurare la conoscenza sistematica dell'area; • la promozione di uno sviluppo socio-economico compatibile con la rilevanza naturalistico-paesaggistica dell'area, anche privilegiando attività tradizionali locali già presenti. In quest’ottica, viene previsto che la disciplina delle attività relative alla canalizzazione dei flussi turistici, alle visite guidate e ai mezzi di trasporto collettivi potrà prevedere che le predette attività vengano svolte prioritariamente o esclusivamente dai cittadini residenti e da imprese aventi sede nel comune ricadente nell'area marina protetta. La gestione dell’Area Marina Protetta è stata affidata provvisoriamente al Comune di Lampedusa e Linosa con Decreto Ministeriale del 21 marzo 2003. Il decreto istitutivo stabilisce il perimetro dell’area marina protetta (art. 2) e la relativa zonizzazione (art. 4). La zona A di Riserva integrale comprende: - il tratto di mare antistante la costa dell'Isola di Lampedusa e circostante l'Isola dei Conigli; - il tratto di mare dell'Isola di Lampedusa antistante la costa a nord di Capo Grecale; - il tratto di mare a nord dell'Isola di Linosa antistante gli scogli di Tramontana. 343 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano La zona B di Riserva generale, comprende: - il tratto di mare antistante la costa nord-orientale dell’isola di Lampedusa, compreso tra Punta Cappellone e Cala Calandra; - il tratto di mare circostante la zona A tutt’intorno l’isola dei Conigli; - il tratto di mare antistante la costa settentrionale dell’isola di Linosa, compreso tra Punta Balata Piatta e Punta Beppe Tuccio. La zona C di riserva parziale comprende il residuo tratto di mare all’interno del perimetro dell’Area Marina Protetta, e cioè: - il tratto di mare che circonda la porzione occidentale dell’isola di Lampedusa, compreso tra Punta Galera a sud e Punta Cappellone a nord; - il tratto di mare antistante la costa orientale dell’isola di Lampedusa, compreso tra Cala Pisana e Cala Calandra; - il tratto di mare antistante la costa orientale dell’isola di Linosa, compreso tra Punta Beppe Tuccio e Punta Calcarella; - il tratto di mare antistante la costa occidentale dell’isola di Linosa, compreso tra Punta Balata Piatta e la punta a sud della Pozzolana di Ponente. - il tratto di mare circostante l’isolotto di Lampione. Con Decreto del Ministero dell’Ambiente del 4 febbraio 2008 (Gazzetta Ufficiale N. 129 del 4 Giugno 2008), ai sensi dell’art. 8 del citato decreto istitutivo, è stato approvato il Regolamento di esecuzione ed organizzazione dell’Area Marina Protetta «Isole Pelagie». 2.3.7.2 Inventario dei soggetti amministrativi e gestionali (D.4) Il quadro delle principali competenze amministrative e gestionali di natura pubblica relative all’area compresa entro il perimetro dei due SIC è schematicamente riassunto nella tabella seguente: Soggetti amministrativi e gestionali Competenze sul territorio Regione Siciliana Coordinamento Piani di Gestione Siti “Rete Natura 2000” – Attuazione Direttiva 92/43 – Valutazione di Incidenza dei piani Corpo Forestale Regionale Gestione del Vincolo idrogeologico (Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Vigilanza in materia ambientale, urbanistica e Agrigento) paesaggistica Servizio di prevenzione e repressione antincendio Sistemazioni idraulico-forestali Istruttoria progetti per incentivi nel settore forestale Azienda Foreste Demaniali – UPA di Gestione tecnico-amministrativa dei Agrigento forestali e delle aree affidate dal Comune demani Ente Gestore Riserva Naturale “Isola di Linosa e Lampione” Provincia Regionale di Agrigento Amministrazione ordinaria del relativo territorio provinciale – pareri del Consiglio Provinciale Scientifico delle Riserve relativi alle due aree protette 344 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Soprintendenza Agrigento ai BB.CC.AA. Genio Civile di Agrigento Ispettorati (AG) provinciali Gestione delle acque pubbliche, sistemazioni idrauliche – Polizia idraulica dell’Agricoltura Assistenza tecnica e istruttoria progetti per incentivi in agricoltura Comune di Lampedusa e Linosa Comune di Lampedusa Direzione dell’AMP e Amministrazione ordinaria del relativo territorio comunale – Vincoli di natura urbanistica Linosa Capitaneria di Porto di Porto Empedocle Ufficio circondariale Lampedusa di Tutela del patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico presente – Gestione vincoli marittimo Dipartimento della Protezione (nazionale e regionale) Legambiente C.R.S. – Ente Gestore Area Marina Protetta “Isole Pelagie” Gestione del demanio marittimo di Vigilanza sulla pesca Vigilanza sull’area marina protetta Civile Gestione delle Emergenze Ente gestore Lampedusa” Riserva Naturale “Isola di Ente incaricato per la redazione del Piano di gestione “Isole Pelagie” I soggetti aventi funzioni amministrative e gestionali afferiscono ad una duplice categoria di competenze: 1. Competenze ordinarie: sono quelle relative alla ordinaria amministrazione del territorio (Regione Siciliana, Provincia di Agrigento e Comune di Lampedusa e Linosa). 2. Competenze speciali: sono quelle relative alla tutela dei beni di carattere paesaggistico e ambientale (Soprintendenza ai Bb. Cc e Aa. di Agrigento, Legambiente C.R.S., WWF), o alla gestione dei vincoli presenti nel territorio (Azienda Regionale Foreste Demaniali- Agrigento). 2.3.7.3 Analisi del patrimonio insediativo, delle infrastrutture e dei detrattori ambientali (D.11) Nell’ambito della redazione del Piano di gestione sono stati esaminati gli aspetti relativi al patrimonio insediativo, alle infrastrutture e detrattori ambientali presenti all’interno dei SIC. I principali manufatti, infrastrutture ed impianti vengono visualizzati nella Tavola 20 (Carta degli insediamenti e delle infrastrutture). Patrimonio insediativo SIC ITA040001 Isola di Linosa In fase di colonizzazione, i Borboni a Linosa non procedettero alla costruzione di abitazioni per i primi coloni, i quali trovarono riparo in alcune grotte scavate nella roccia tufacea, molte delle quali oggi sono utilizzate come magazzini oppure, come per il sistema degli ingrottati di 345 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Monte Bandiera, interessate da nuove edificazioni. La trama insediativa lineare dell’originario insediamento urbano sviluppatasi lungo la strada centrale che si affaccia al porto vecchio, è quindi successiva alla colonizzazione e caratterizzerà l’abitato di Linosa fino a buona parte degli anni ’80 del secolo scorso, quando già era stata aperta una nuova direttrice verso il mare, tra lo Scalo Vecchio e Pozzolana di Levante. Negli ultimi 10-15 anni, la crescita edilizia di Linosa innescata dallo sviluppo turistico, ha invece sempre di più seguito dinamiche di tipo dispersivo sul territorio, seguendo le direttrici della viabilità che attraversa il territorio e circonda la costa settentrionale e occidentale dell’isola, interessando quindi anche il territorio che ricade all’interno del SIC: ad Est di Punta Calcarella, lungo la strada che collega il centro urbano con Cala Mannarazza e quella che collega Monte Bandiera con i Faraglioni. Questa più recente nuova edificazione, cui si associano palificazioni, l’apertura di nuova viabilità, giardini con specie ornamentali esotiche o invasive, si contraddistingue per il distacco dalle tipologie tradizionali ed è per lo più frutto di abusivismo edilizio e di ampliamenti e ristrutturazioni di edifici rurali. Si tratta di edifici di tipo residenziale a fini turistici e, insieme alle abitazioni del centro urbano, costituisce la quasi totalità della ricettività presente. Infatti, la capacità ricettiva di tipo alberghiero, secondo i dati ufficiali, conta soltanto 26 posti letto. All’interno del SIC, lungo la costa occidentale, nei pressi del Faro, insiste un villaggio turistico costituito da 8 bilocali per un totale di 32 posti letto, chiuso da anni. Il resto degli insediamenti è costituito da vecchi edifici rurali riferibili a due diverse tipologie edilizie: alcuni sono realizzati in pietrame a secco, altri hanno mutuato la tipologia dell’abitazione residenziale urbana di Linosa, caratterizzata dalle forme essenziali e dai colori intensi delle tinteggiature esterne. Si tratta di abitazioni, magazzini o ricoveri per animali. Molti di questi fabbricati recano però superfetazioni oppure sono stati inglobati in nuove costruzioni. A Mannarazza è presente un antico serbatoio idrico con un interessante sistema di raccolta di acqua piovana di età fascista, oggi inutilizzato, mentre su Monte Vulcano una ex-vedetta ormai fatiscente. SIC ITA040001 Isole di Lampedusa e Lampione ISOLA DI LAMPEDUSA A Lampedusa la situazione è molto più complessa e critica. Nell’isola, il processo di espansione del sistema insediativo si è dapprima concentrato ai margini del nucleo urbano compatto, occupando per intero le ex aree agricole periurbane e gli ex coltivi e subito dopo ha seguito l’andamento del tracciato delle principali arterie stradali esistenti. All’interno del SIC, i fenomeni di urbanizzazione presentano numerosi aspetti di criticità lungo il perimetro orientale e, con maggiore densità: - nelle aree tra il Vallone Imbriacole, Poggio Monaco e Taccio Vecchio; - a nord della Strada di Ponente nelle aree comprese tra il perimetro del SIC e la strada di penetrazione che delimita la pregevole C.da San Fratello. Si tratta, per lo più di edilizia residenziale turistica sviluppatasi in maniera disordinata, frutto di abusivismo edilizio, impossibile da configurare sotto il profilo tipologico e complessivamente di bassa qualità. Queste costruzioni spesso coesistono con capannoni in lamiera o grossi casermoni di cemento, realizzati o come “accessori” e pertinenze o come magazzini di deposito di attività commerciali (noleggi di auto e natanti, materiali edilizi, ecc.) o per attività artigianali oppure tendono ad occupare gli spazi pubblici esterni per il deposito di materiali o l’impianto di specie ornamentali esotiche. 346 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Sotto questo profilo, emerge che l’edilizia abusiva residenziale non si discosta molto da quella urbana e peri-urbana, anch’essa generalmente caratterizzata dalla negazione di ogni riferimento alle tipologie tradizionali, dall’assenza di strumenti di pianificazione e indirizzo (come i piani del colore, del verde ornamentale, dell’arredo urbano); dalla contestuale assenza di controllo circa il rispetto delle prescrizioni della Soprintendenza e quindi dall’uso di materiali inadeguati a conferire decoro e armonia all’edificato (alluminio anodizzato per infissi, vetrine espositive e tendaggi in spazi pubblici, arredi urbani stridenti, ecc.). Insieme a questi nuclei edificati a più alta concentrazione, anche nelle aree agricole risparmiate dall’abusivismo edilizio, si assiste al proliferare di molti nuovi piccoli edifici che stanno insidiando sia le aree agricole più conservate del Sic, sia le aree agricole ad esso contigue. Queste seconde case o gruppi di edifici realizzate anche da società immobiliari, tipologicamente si ispirano assai discutibilmente alla forma del dammuso, in modo tale che, come efficacemente descritto nel “Piano Strategico per lo sviluppo sostenibile delle Isole Pelagie” (IUAV di Venezia) < l'ambiente di Lampedusa è così inquinato dai pagliari storici ormai in stato di abbandono e dagli insediamenti neo vernacolari dei dammusi (…), testimonianza dell'incapacità di rinnovo del linguaggio insediativo per le residenze temporanee”. I dammusi e i manufatti riferibili al patrimonio rurale sono gli unici elementi veramente interessanti del paesaggio antropico lampedusano, che è ancora ben rappresentato all’Interno del Sic. Si rinvengono sistemi di muretti a secco che delimitano le particelle agricole, e dammusi, con gli annessi sistemi per il ricovero degli animali, la conservazione dei raccolti, la raccolta dell’acqua piovana. Molti muretti si presentano diruti, per l’abbandono o perché oggetto di prelievo del pietrame e i dammusi presentano diversi livelli di conservazione, ma presentano buone condizioni dal punto di vista strutturale. Le loro piccole dimensioni inducono a pensare ad una destinazione diversa da quella residenziale. Le aree con maggiore valenza dal punto di vista dell’originario insediamento di tipo rurale sono principalmente il territorio del Vallone Imbriacole e il territorio di C. San Fratello, che corrispondo al sistema dei Valloni che solcano l’isola nella parte centrale. All’inizio del Vallone Imbriacole si rileva anche la presenza di vecchie cave scavate nella roccia e terrazzamenti con muretti a secco. Un interessante sistema a dammuso “Casa Teresa” ubicato nei pressi del Vallone della Forbice, è stato recentemente restaurato dalla Soprintendenza di Agrigento ed attrezzato con pannelli informativi. Anche il dammuso presente nell’area a Centaurea acaulis della Riserva naturale è stato recentemente oggetto di recupero nell’ambito dell’attuazione del POR Sicilia 2000-2006. Essi costituiscono già due nodi sui quali strutturare una “via dei dammusi” e percorsi integrati per la fruizione dei beni naturali e culturali dell’isola. Altri dammusi sono disseminati nel resto dell’isola, ma molti versano in stato di degrado e abbandono, alcuni allo stato di ruderi, altri inglobati in nuove costruzioni. Relativamente invece al resto del patrimonio di interesse storico e/o espressivo della cultura materiale e degli originari insediamenti, emerge la presenza: - dell’invaso artificiale di Taccio Vecchio, in disuso e in stato di abbandono; - di ingrottati e piccole cavità artificiali, molte delle quali oggi occupati per vari usi. Si tratta di cavità presenti su tutto il territorio dell’isola, usate storicamente come ricoveri di fortuna oppure come depositi di attrezzi o imbarcazioni. Questi elementi necessitano di una più approfondita indagine finalizzata al loro puntuale censimento ed una decisa azione finalizzata al totale recupero ripristinandone la configurazione originaria; 347 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano - di numerosi fortini e postazioni militari risalenti alla II Guerra Mondiale, realizzati in considerazione della posizione strategica di Lampedusa soprattutto lungo i tratti meridionale e orientale della costa dell’isola. Sinora ne sono stati individuati 44. Queste strutture difensive presentano diverse tipologie, in rilevato, sotterranee o miste. Molte si trovano nella Riserva Naturale di Lampedusa e sono già state oggetto di rilievo e di interventi per la rimozione di rifiuti nell’ambito della gestione ordinaria delle aree naturali protette. Quelli più significativi per la loro posizione ed il miglior grado di conservazione sono stati individuati come punti di sosta ed osservazione lungo i sentieri della Riserva nell’ambito dell’attuazione del POR Sicilia 2000-2006, tra i quali una casermetta in località Tabaccara. Quelli esterni alla Riserva e in gran parte anche esterni al Sic, si presentano spesso in stato di abbandono e degrado, soprattutto con riguardo alle strutture sotterranee intasate di rifiuti. Nella Carta degli insediamenti e delle infrastrutture vengono individuati soltanto quelli più significativi Dal punto di vista delle strutture edilizie presenti all’interno del SIC bisogna ancora ricordare: - il Centro di Prima Accoglienza Soccorso Assistenza (ex CPT) per i migranti, di Contrada Imbriacole, realizzato recentemente in una preesistente caserma dell’esercito ma con ulteriori lavori di sbancamento ed urbanizzazione; - gli insediamenti militari (caserme, centri radar, ecc) di Contrada Ponente ed Albero Sole (Guardia Costiera, Aeronautica), preesistenti all’individuaizone del SIC; - il camping La Roccia a Cala Greca, in parte all’interno della riserva naturale, con alcuni manufatti in sanatoria edilizia. Infrastrutture e detrattori ambientali SIC ITA040001 Isola di Linosa Viabilità All’interno del Sic è presente una rete di viabilità di collegamento che si diparte dal centro urbano e attraversa l’isola in direzione della costa, innestandosi alla strada costiera che da Mannarazza percorre parte della costa Nord e tutta la costa occidentale fino a Punta Calcarella. Un altro asse si sviluppa dal centro verso Est (Paranzello). Da queste arterie si sviluppa la viabilità rurale e di accesso alle nuove costruzioni. Inoltre, negli ultimi anni sono stati ampliati piste e sentieri a Monte Rosso, Monte Nero, Monte Vulcano, nell’ambito di un progetto realizzato dal Comune di Lampedusa, con incremento di presenza antropica in aree interne o sensibili, fenomeni di bracconaggio, aumento del pericolo di mortalità della fauna per attraversamento e del rischio di incendi. Nell’isola di Linosa non va assolutamente realizzata ulteriore viabilità, che provoca frammentazione di habitat e incoraggia l’abusivismo edilizio, e deve essere impedito l’accesso motorizzato nelle aree sensibili. Elettrodotti Queste infrastrutture su palificata, unitamente ai cavi delle linee telefoniche, seguono generalmente le strade che percorrono l’isola, per diventare più fitte in corrispondenza delle zone più urbanizzate esterne al SIC. Esse rappresentano una potenziale minaccia per l’avifauna, soprattutto nella zona dei Faraglioni e nella parte settentrionale dell’isola .e comportano un’inaccettabile impatto per il paesaggio dell’isola. 348 Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Detrattori ambientali (comprese infrastrutture costtiuenti impatti) fonti di pressione e cause di Tra i principali detrattori ambientali presenti nel territorio del SIC-ZPS, si segnalano: 1) la vecchia discarica per i rifiuti urbani, situata in prossimità del m