Piano di Gestione “Isole Pelagie” - ARTA

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Piano di Gestione “Isole Pelagie” - ARTA
Ente Gestore
LEGAMBIENTE
Comitato Regionale Siciliano
Piano di Gestione
“Isole Pelagie”
POR 1999.IT.16.1.PO.011/1.11/11.2.9/0347
SIC ITA040001 “Isola di Linosa”
SIC ITA040002 “Isola di Lampedusa e Lampione”
ZPS ITA040013 “Arcipelago delle Pelagie-Area marina e terrestre”
PARTE I – FASE CONOSCITIVA
Il Referente Tecnico del Piano
(Giuseppina Nicolini)
Data
Il Referente per il
Coordinamento dei PdG
(Angelo Dimarca)
Il Legale Rappresentante
e RUP
(Domenico Fontana)
Coordinamento, Definizione Strategie Gestionali e Redazione del Piano di Gestione:
Giusi Nicolini, Angelo Dimarca, Giulia Casamento, Salvatore Livreri Console.
Consulenze:
Aspetti geologici e geomorfologici
Giuseppe Sorrentino
Flora e vegetazione, habitat comunitari, uso
del suolo
Dipartimento di Colture Arboree, Università di
Palermo (responsabile scientifico Tommaso La
Mantia, collaboratori Salvatore Pasta, Juliane
Ruhl, Leonardo Scuderi)
Avifauna - Artropodofauna
Stazione
di
Inanellamento,
Palermo
(responsabile scientifico prof. Bruno Massa,
collaboratori Emanuela Canale, Rocco Lo
Duca, Marcello Arnone)
Mammiferi – Rettili – Anfibi
Dip.to Biologia Animale, Università di Palermo
(responsabile scientifico dott. Mario Lo Valvo,
collaboratori Francesco Lillo, Francesco Paolo
Faraone)
Rilevamento situazioni di degrado e
detrattori ambientali, analisi della fruizione
della fascia costiera, attuazione Piano di
Azione Caretta caretta
Elena Prazzi
Inquadramento climatico con analisi
fenomeni di desertificazione
Damiano Sferlazzo
Caratterizzazione ambito marino-costiero
Fabio Giardina
Censimento patrimonio insediativo e
infrastrutture
Maria Antonietta Giardina
Aspetti urbanistici e di programmazione
Vincenzo Todaro
territoriale, Beni archeologici, architettonici e
culturali, Paesaggio, Reti ecologiche
Analisi socio-economica
Coop. ECO - Alessia Maso
Piano di Comunicazione
Coop. ECO – Cristina Alga
PIANO DI GESTIONE “Isole Pelagie”
SIC ITA 040001 “Isola di Linosa”
SIC ITA040002 “Isola di Lampedusa e Lampione”
ZPS ITA040013 “Arcipelago delle Pelagie – area marina e terrestre”
INDICE PARTE CONOSCITIVA
1. PREMESSA
1.1 INTRODUZIONE
1.2 NORMATIVA E PRINCIPALI DOCUMENTI DI RIFERIMENTO
1.3 LA DIRETTIVA HABITAT E LA RETE DEI SITI NATURA 2000
1.4 I PIANI DI GESTIONE
1.5 METODOLOGIA UTILIZZATA NELL’AMBITO DEL PRESENTE PIANO DI GESTIONE
1
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4
8
10
2. QUADRO CONOSCITIVO
2.1 LE CONOSCENZE PREGRESSE SUI SITI NATURA 2000 (B.2)
14
14
2.2 DESCRIZIONE FISICA DEI SITI (A)
2.2.1 Inquadramento territoriale e descrizione dei confini dei Siti (A.1)
2.2.2 Inquadramento climatico e caratterizzazione bioclimatica dei Siti (A.2)
2.2.3 Inquadramento geologico, geomorfologico, idrogeologico (A.3)
- Aspetti geomorfologici(A.3.1)
- Aspetti geologici(A.3.1)
- Individuazione di falde sotterranee (A.3.2)
- Aree classificate ad elevata pericolosità per la prevenzione del rischio
idrogeologico (A.3.3)
- Idrologia (A.4)
- Individuazione di eventuali sistemi di monitoraggio già esistenti nel territorio
e/o previsti(A.3.4; A.4.2)
17
17
18
25
2.3 DESCRIZIONE BIOLOGICA DEI SITI (B)
2.3.1 Descrizione della flora, della vegetazione e degli habitat
2.3.1.1 Le conoscenze floristico-vegetazionali – precedenti indagini sui Siti
(B.2)
2.3.1.2 Metodologia adottata negli studi di carattere botanico (B.3.1)
2.3.1.3 Risultati delle indagini e descrizione floristico-vegetazionale (B.3)
SIC ITA040001 ISOLA DI LINOSA
- Premessa sul grado di naturalità del territorio con dati di sintesi sull’uso del
suolo
- Check-list della flora vascolare ed analisi fitogeografica della flora
- Lista delle briofite note per il SIC
- Piante vascolari presenti negli Allegati II, IV e V della Direttiva Habitat e/o
nella Lista Rossa Regionale e/o di interesse biogeografico e/o
conservazionistico
- Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3)
- Inquadramento fitosociologico e caratterizzazione ecologica della
vegetazione (B.3.2)
SIC ITA040002 ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE
- Premessa sul grado di naturalità del territorio con dati di sintesi sull’uso del
41
41
41
42
44
44
69
suolo
- Check-list della flora vascolare ed analisi fitogeografica della flora
- Lista delle briofite note per il SIC
- Piante vascolari presenti negli Allegati II, IV e V della Direttiva Habitat e/o
nella Lista Rossa Regionale e/o di interesse biogeografico - conservazionistico
- Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3)
- Inquadramento fitosociologico e caratterizzazione ecologica della
vegetazione (B.3.2)
2.3.1.4 Descrizione degli habitat rinvenuti e commento alla Carta degli Habitat
(B.3.4)
SIC ITA040001 ISOLA DI LINOSA
SIC ITA040002 ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE
2.3.1.5 Verifica ed Aggiornamento della Scheda Natura 2000 – flora ed habitat
(B.1)
SIC ITA040001 ISOLA DI LINOSA
SIC ITA040002 ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE
2.3.2 Descrizione faunistica dei Siti
2.3.2.1 Le conoscenze faunistiche – precedenti indagini sui Siti (B.2)
2.3.2.2 Metodologia adottata negli studi faunistici (B.3.1)
2.3.2.3 Risultati delle indagini e descrizione faunistica del Sito (B.3)
- Check-list della fauna vertebrata
- Descrizione delle specie rinvenute
- Check-list della fauna invertebrata e descrizione delle specie/comunità
rinvenute
- Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3)
- Presenza e distribuzione delle specie faunistiche presenti negli allegati delle
Direttive Habitat e Uccelli, nella Lista Rossa e di quelle che rispondono ai
requisiti per l’inserimento nella tabella 3.3 motivazioni A e B del formulario
standard Natura 2000
- Descrizione del valore faunistico del territorio ed analisi delle aree di
importanza faunistica del SIC(B.3.5; B.3.7)
2.3.2.4 Verifica ed aggiornamento della Scheda Natura 2000 – fauna (B.1)
SIC ITA040001 ISOLA DI LINOSA
SIC ITA040002 ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE
106
106
121
144
144
149
156
156
156
158
242
242
248
2.3.3 Descrizione dell’ambito marino
2.3.3.1 Le conoscenze naturalistiche – precedenti indagini sui Siti
2.3.3.2 Check-list delle specie rinvenute – flora e fauna
2.3.3.4 Le biocenosi
2.3.3.5 Specie e habitat di interesse conservazionistico e loro status
2.3.3.6 Analisi del grado di invasività delle specie aliene
2.3.3.7 Verifica ed aggiornamento della Scheda Natura 2000 della ZPS
ITA040013
258
258
260
289
294
298
298
2.3.4 Descrizione agroforestale del Sito (C)
2.3.4.1 Premessa con dati comuni all’Arcipelago delle Pelagie
2.3.4.2 Descrizione dell’uso del suolo e commento della carta (C.2; B.3.6)
2.3.4.3 Descrizione delle aree e delle tecniche agricole
Caratterizzazione delle aree agricole rispetto agli habitat ed alle specie della
302
302
305
308
Dir. 92/43/CEE e brevi cenni sull’impatto delle tipologie e delle pratiche di
gestione agricola su habitat e specie (C.3; C.4; C.5)
2.3.4.3 Descrizione delle aree forestali (C1)
Caratterizzazione delle aree forestali rispetto agli habitat ed alle specie della
Dir. 92/43/CEE e brevi cenni sull’impatto delle tipologie di gestione
316
2.3.5 Descrizione del Paesaggio (F)
2.3.5.1 Caratteri significativi del paesaggio antropico e naturale, variazioni del
paesaggio e tendenze evolutive delle trasformazioni territoriali (F1; F2; F3)
2.3.5.2 Coerenza con le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale
e con gli obiettivi del D. Lgs. 42/04 (F4; F5)
323
323
2.3.6 Descrizione dei valori archeologici, architettonici e culturali (E)
2.3.6.1 Strumenti normativi e di pianificazione di settore vigenti sul territorio
(E.1)
2.3.6.2 Individuazione di aree e beni di interesse archeologico (E.2; E.3)
2.3.6.3 Individuazione dei beni architettonici (E.3)
2.3.6.4 Coerenza con gli obiettivi del D. Lgs. 42/04. Codice dei beni culturali e
del paesaggio (E.1.1)
331
331
327
331
336
338
2.3.7 Descrizione della pianificazione territoriale
2.3.7.1 Sistema vincolistico (D.2)
Presenza di aree naturali protette (D.1)
2.3.7.2 Inventario dei soggetti amministrativi e gestionali (D.4)
2.3.7.3 Analisi del patrimonio insediativo, delle infrastrutture e dei detrattori
ambientali (D.11)
2.3.7.4 Analisi e valutazione di coerenza degli strumenti di pianificazione
territoriale ed urbanistica (D.3; D.5)
- Pianificazione territoriale provinciale
- Pianificazione urbanistica comunale
2.3.7.5 Analisi e valutazione di coerenza degli strumenti di programmazione
territoriale (D.5; D6)
2.3.7.6 Analisi e valutazione di coerenza di altri Piani e Regolamenti vigenti
che incidono che incidono sul territorio e sulla conservazione di specie e habitat
(D.5; D.6; D.7)
- Regolamento della Riserva Naturale “Isole di Linosa e Lampione”
- Regolamento della Riserva Naturale “Isola di Lampedusa”
- Regolamento dell’Area Marina Protetta “Isole Pelagie”
- Regolamento congiunto per la fascia costiera
- Piano d’Azione per la tutela di Caretta caretta
- Piano di Azione Tursiope
- Piano di Sviluppo Rurale 2007/2013
- Piano Forestale Regionale
- Programma Operativo Regionale FESR 2007-2013
- Piano Regionale Faunistico-venatorio 2006-2011
- Norme di polizia forestale
340
340
2.3.8 Descrizione del contesto socio-economico (D)
2.3.8.1 L’arcipelago delle Pelagie
2.3.8.2 Demografia (D.9.2)
431
431
432
344
345
354
362
369
2.3.8.3 Situazione sociale (D.9.5)
- Contesto socio-sanitario
- Istruzione
2.3.8.4 Aspetti economici (D.9.1; D.9.3; D.9.4; D.10)
- Inventario delle attività economiche (D.10)
- Occupazione (D.9.3; D.9.4)
- Analisi delle pressioni (D.10.1)
2.3.8.5 Soggetti pubblici e privati operanti in campo ambientale (D.8)
2.3.8.6 Analisi dei flussi turistici (D.9.6)
2.3.8.7 Analisi delle risorse territoriali
2.3.8.8 Ipotesi per uno sviluppo sostenibile dell’area
435
440
453
453
462
466
2.3.9 Analisi dell’attuale perimetrazione del SIC e proposte per l’inserimento di
nuove aree
474
2.3.10 Relazione dei Siti con la Rete Ecologica regionale ed individuazione dei
corridoi ecologici presenti e potenziali (B.3.8)
476
PIANO DI GESTIONE “Isole Pelagie”
SIC ITA 040001 “Isola di Linosa”
SIC ITA040002 “Isola di Lampedusa e Lampione”
ZPS ITA040013 “Arcipelago delle Pelagie – area marina e terrestre”
1. PREMESSA
1.1 INTRODUZIONE
Legambiente - Comitato Regionale Siciliano, nella qualità di Ente Gestore della Riserva
Naturale “Isola di Lampedusa”, ha sottoscritto in data 3.10.2007 il Protocollo d’Intesa con
l’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente per provvedere alla redazione del Piano di
Gestione denominato “Isole Pelagie” relativo ai Siti di Importanza Comunitaria ITA040001
“Isola di Linosa” e ITA040002 “Isola di Lampedusa e Lampione” ed alla Zona di Protezione
Speciale ITA040013 “Arcipelago delle Pelagie - Area marina e terrestre”, in attuazione della
misura 1.11 del Complemento di Programmazione Sicilia 2000-2006, adottato con
deliberazione della Giunta Regionale n° 327 dell’8.8.2007, e dell’Accordo di Programma
Quadro Sviluppo Locale – Azione Isole Minori.
Con provvedimento del 19.12.2007 prot. 92216 l’Assessorato Regionale Territorio e
Ambiente ha approvato il Piano di Lavoro presentato dall’Ente Gestore, ai sensi e per effetti
dell’articolo 3 del Protocollo di Intesa, autorizzando così la prosecuzione delle attività
previste.
Il presente Piano di Gestione è costituito da:
-
Relazione I – Fase analitica
Relazione II – Fase gestionale con schede sulle azioni
Allegato I - Scheda Natura 2000 aggiornata
Costituiscono allegati e parte integrante del presente Piano di Gestione:
Tavola 1 – Carta dell’inquadramento territoriale - SIC;
Tavola 1b - Carta dell’inquadramento territoriale - ZPS
Tavola 2 – Carta geologica
Tavola 3 – Carta geomorfologica
Tavola 4 – Carta del sistema idrico superficiale
Tavola 5 – Carta dei sistemi ambientali
Tavola 6 – Carta della distribuzione delle specie di interesse floristico
Tavola 7 – Carta della vegetazione – Unità del paesaggio vegetale
Tavola 7b – Carta della vegetazione – Mosaici di alleanze
Tavola 8 – Carta degli habitat – SIC
Tavola 8b – Carta degli habitat SIC (versione ARTA)
Tavola 8c – Carta degli habitat – ZPS
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
1
Tavola 8d – Carta degli habitat ZPS (versione ARTA)
Tavola 9 – Carta del valore floristico
Tavola 10 – Carta delle distribuzione delle specie di interesse faunistico (Calandrella
brachydactyla)
Tavola 11 – Carta del valore faunistico
Tavola 12 – Carta delle aree di importanza faunistica
Tavola 13 – Carta dell’uso del suolo
Tavola 13b – Carta di sovrapposizione tra uso del suolo e habitat
Tavola 14 – Carta di sovrapposizione tra uso del suolo e habitat delle specie
Tavola 15 – Carta dei punti panoramici e delle aree di interesse paesaggistico
Tavola 16 – Carta dei beni architettonici ed archeologici
Tavola 17 – Carta dei vincoli
Tavola 18 – Carta degli insediamenti e delle infrastrutture
Tavola 19 – Carta della proposta di riperimetrazione
Tavola 20 – Carta dei corridoi ecologici
Tavola 21 – Carta delle aree critiche
Tavola 22 – Carta degli interventi gestionali
Repertorio fotografico su DVD.
1.2 NORMATIVA E PRINCIPALI DOCUMENTI DI RIFERIMENTO
Normativa europea
•
Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione
degli uccelli selvatici GUCE n. 103 del 25 aprile 1979
•
Direttiva 91/244/CEE della Commissione, del 6 marzo 1991 che modifica la direttiva
79/409/CEE del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici (in
particolare, sostituisce gli allegati I e III) GUCE L 115, 08.05.1991 (G.U. 13 giugno
1991, n. 45, 2° serie speciale);
•
Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 - relativa alla conservazione
degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche GUCE n. 206
del 22 luglio 1992
•
Direttiva 94/24/CE del Consiglio, dell'8 giugno 1994 che modifica l'allegato II della
direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici GUCE L
164, 30.06.1994 (GU 12 settembre 1994, n.69, 2° serie speciale);
•
Direttiva 97/49/CE della Commissione, del 29 luglio 1997 (sostituisce l'allegato I della
direttiva Uccelli) GUCE L 223, 13.08.1997(G.U. 27 ottobre 1997, n.83, 2° serie
speciale)
•
Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997 recante adeguamento al
progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
2
conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche
GUCE n. L 305 del 08/11/1997
Normativa Nazionale
•
Legge quadro sulle aree protette (Legge 394/91)
•
Legge n. 157 dell’11.02.1992 – Norme per la protezione della fauna selvatica
omeoterma e per il prelievo venatorio – GURI serie generale n. 46 del 25.2.1992
•
D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 - Regolamento recante attuazione della direttiva
92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché
della flora e della fauna selvatiche – S.O. n. 219/L alla GURI n. 248 del 23 ottobre
1997 - Serie Generale
•
Decreto del Ministro dell'Ambiente 20 gennaio 1999 - Modificazioni degli allegati A
e B del DPR n. 357/97, in attuazione della direttiva 97/62/CE del Consiglio, recante
adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE GU, serie
generale, n. 23 del 9 febbraio 1999. (Riporta gli elenchi di habitat e specie aggiornati
dopo l'accesso nell'Unione di alcuni nuovi Stati)
•
D.M. 3 aprile 2000 - Elenco delle zone di protezione speciale designate ai sensi della
direttiva 79/409/CEE e dei siti di importanza comunitaria proposti ai sensi della
direttiva 92/43/CEE
•
D.M. 3 settembre 2002 - Linee guida per la gestione dei siti della Rete Natura 2000
(G.U. della Repubblica Italiana n. 224 del 24 settembre 2002)
•
Legge 3 ottobre 2002, n. 221 - Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in
materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione
dell'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE GU n. 239 del 11 ottobre 2002
•
DPR 12 marzo 2003, n. 120 - Regolamento recante modifiche ed integrazioni al DPR
357/07, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione
degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche - GU n.
124 del 30 maggio 2003
•
D. Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio)
•
D.M. 25 marzo 2005 - Elenco dei proposti siti di importanza comunitaria per la
regione biogeografia mediterranea, ai sensi della direttiva 92/43/CEE
•
D.M. 11 giugno 2007 - Modificazioni agli allegati A, B, D ed E del DPR 357/97 e
successive modificazioni, in attuazione della direttiva 2006/105/CE del Consiglio del
20 novembre 2006, che adegua le direttive 73/239/CEE, 74/557/CEE e 2002/83/CE in
materia di ambiente a motivo dell'adesione della Bulgaria e della Romania (S.O. n.150
a GURI n. 152 del 3 luglio 2007)
•
D.M. 5 luglio 2007 - Elenco delle zone di protezione speciale (ZPS) classificate ai
sensi della direttiva 79/409/CEE (S.O. n. 167 alla GURI n. 170 del 24 luglio 2007)
•
D.M. 17 ottobre 2007 - Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di
conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione
Speciale (ZPS) (GURI Serie Generale n. 258 del 6 novembre 2007)
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
3
•
Decreto Ministero Politiche Agricole n. 12541 del 21 dicembre 2006 (cosi’ come
modificato con DM 13286 del 18.10.2007). Norme sulla condizionalità per l’anno
2008
Normativa Regionale
•
Assessorato Territorio e Ambiente – Disposizioni e Comunicati. Elenco dei Siti di
Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), individuati
ai sensi delle Direttive n. 92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n. 57 del 15.12.2000)
•
Assessorato Territorio e Ambiente. Elenco aggiornato dei Siti di Importanza
Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciale, individuati ai sensi delle direttive
92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n. 8 del 20.02.2004)
•
Assessorato Territorio e Ambiente. Disposizioni e Comunicati. Elenco dei Siti di
Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciale ricadenti nel territorio
della Regione, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n.
31 del 22.07.2005)
•
Assessorato Territorio e Ambiente. Circolare 23 gennaio 2004. DPR 357/97 e
successive modifiche ed integrazioni “Regolamento recante attuazione della direttiva
n. 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché
della flora e della fauna selvatiche” – Art. 5 – Valutazione dell’Incidenza – (GURS n.
10 del 5.3.2004)
•
Assessorato Territorio e Ambiente. Decreto 21 febbraio 2005. Elenco dei Siti di
Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), individuati
ai sensi delle Direttive n. 92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n. 42 del 7.10.2005)
•
Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste. Decreto Dirigente Generale Interventi
Strutturali n. 3220 del 28 dicembre 2007. Norme sulla condizionalità per l’anno 2008.
1.3 LA DIRETTIVA HABITAT E LA RETE DEI SITI NATURA 2000
I processi di degrado del territorio e le trasformazioni del paesaggio, l’impoverimento della
diversità biologica, il processo di frammentazione degli ambienti naturali ed il loro
progressivo isolamento in un contesto territoriale a crescente antropizzazione, sono temi che
negli ultimi decenni sono diventati centrali nell’azione delle istituzioni pubbliche, e a partire
dagli anni '80 sono diventati oggetto di numerose convenzioni internazionali.
Nel 1992, con la sottoscrizione della Convenzione di Rio sulla Biodiversità, tutti gli stati
membri della Comunità Europea hanno riconosciuto come priorità da perseguire la
conservazione in situ degli ecosistemi e degli habitat naturali, ponendosi come obiettivo
quello di “anticipare, prevenire e attaccare alla fonte le cause di significativa riduzione o
perdita della diversità biologica, in considerazione del suo valore intrinseco e dei suoi valori
ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi, culturali, ricreativi ed estetici".
In questo contesto internazionale l’Unione Europea ha approvato nel 1998 una strategia per la
biodiversità che ha predisposto il quadro di riferimento normativo e programmatico per
promuovere gli obiettivi della convenzione sulla diversità biologica. Al Consiglio Europeo di
Göteborg del giugno 2001, i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea si sono posti
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
4
l’ambizioso obiettivo di arrestare il declino della biodiversità entro il 2010, elaborando nel VI
Piano d’Azione per l’Ambiente, sottoscritto dal Consiglio e dal Parlamento nel luglio 2002, i
mezzi per raggiungere tale obiettivo.
Al fine di ottenere una significativa riduzione dell’attuale tasso di perdita di biodiversità entro
il 2010, è cruciale dare concreta attuazione alla direttiva Habitat 92/43 ed alla direttiva Uccelli
79/409 e procedere alla realizzazione della Rete Natura 2000.
Con tali direttive l’Unione Europea ha posto le basi per un’organica azione, ad ampia scala
geografica, di conservazione della natura e della biodiversità, con un nuovo approccio e
introducendo sostanziali novità nella legislazione. Innanzitutto entrambe le Direttive elencano
le specie animali, vegetali e gli habitat di particolare interesse conservazionistico (indicando
con un asterisco quelli prioritari) e prevedono l’individuazione di aree di particolare tutela, le
Zone di Protezione Speciale (ZPS) per gli uccelli, e i Siti di Importanza Comunitaria (SIC, da
designare successivamente da parte del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio come
ZSC - Zone Speciali di Conservazione) per le specie animali, vegetali e per gli habitat.
Scopo principale della direttiva Habitat è “contribuire a salvaguardare la biodiversità
mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche
nel territorio europeo degli Stati membri ai quali si applica il trattato”. Nella fattispecie, gli
Stati membri devono mantenere o ripristinare in uno stato di conservazione soddisfacente gli
habitat naturali e le specie di flora e fauna selvatiche di interesse comunitario (art. 2).
Le conoscenze acquisite negli ultimi anni nel campo dell'ecologia e della biologia della
conservazione hanno messo in evidenza come, per la tutela di habitat e specie, sia necessario
operare in un'ottica di rete di aree, che rappresentino, con popolazioni vitali e superfici
adeguate, tutte le specie e gli habitat tipici dell'Europa, con le loro variabilità e diversità
geografiche.
La costituzione di una rete è finalizzata inoltre ad assicurare la continuità degli spostamenti
migratori, dei flussi genetici delle varie specie e a garantire la vitalità a lungo termine degli
habitat naturali: si è passati quindi dalla conservazione di specifiche specie e aree alla
conservazione dell’intero sistema degli ecosistemi presenti nel territorio europeo.
Sulla scorta di tali considerazioni, l'Unione Europea (Direttiva Habitat, art. 3) ha stabilito la
fondazione della Rete Ecologica Europea denominata “Natura 2000”, costituita innanzitutto
dalle Zone di Protezione Speciale e dalle Zone Speciali di Conservazione, pianificando un
sistema interconnesso di aree ad elevata valenza naturalistica ed omogeneizzando la gestione
del territorio naturale e seminaturale compreso all’interno della Comunità Europea.
Una “rete ecologica europea coerente” di Siti Natura 2000 ha lo scopo di garantire il
mantenimento o il ripristino dei tipi di habitat naturali e degli habitat di specie in un
soddisfacente stato di conservazione (art. 3).
In base all’art. 10, gli Stati membri si impegnano “nell’ambito delle loro politiche di riassetto
del territorio e di sviluppo, e segnatamente per rendere più ecologicamente coerente la Rete
Natura 2000”, a promuovere la gestione di quegli elementi del paesaggio che per la loro
struttura lineare o il loro ruolo di collegamento possono costituire corridoi per la flora e la
fauna selvatiche.
La protezione delle specie di flora e di fauna dovrà anche essere assicurata mediante la
predisposizione di un rigoroso regime di tutela delle specie in tutta la loro gamma naturale
(artt. da 12 a 16).
La Direttiva contiene diverse misure complementari in tema di sorveglianza e monitoraggio,
reintroduzione di specie indigene, introduzione di specie non indigene, ricerca e istruzione.
Va inoltre sottolineato che la conservazione della biodiversità europea viene realizzata
tenendo conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità
regionali e locali, favorendo cioè l'integrazione della tutela di habitat e specie animali e
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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vegetali con le attività economiche e con le esigenze sociali e culturali delle popolazioni che
vivono all'interno delle aree che fanno parte della rete Natura 2000.
E’ importante mettere in risalto che la Direttiva Habitat ed il progetto Rete Natura 2000
attribuiscono grande importanza non solo alle aree ad alta naturalità (quelle meno modificate
dall'uomo) ma anche agli ambienti seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i
boschi utilizzati, i pascoli, ecc.) e a quei territori contigui, indispensabili per mettere in
relazione aree divenute distanti spazialmente ma vicine per funzionalità ecologica. Con ció
viene riconosciuto il valore, per la conservazione della biodiversità a livello europeo, di tutte
quelle aree nelle quali la secolare presenza dell'uomo e delle sue attività tradizionali ha
permesso la formazione/mantenimento di particolari ambienti. Alle aree agricole, per
esempio, sono legate numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate per la cui
sopravvivenza è necessaria la prosecuzione e la valorizzazione delle attività tradizionali, come
il pascolo o l'agricoltura non intensiva, in molti casi opportunamente regolamentati o
riconvertiti.
Elemento di carattere innovativo è l’attenzione rivolta dalla direttiva alla valorizzazione della
funzionalità degli habitat e dei sistemi naturali. Si valuta infatti non solo la qualità attuale del
Sito ma anche la potenzialità che hanno gli habitat di raggiungere un livello di maggiore
complessità. La direttiva prende in considerazione anche siti attualmente degradati in cui
tuttavia gli habitat abbiano conservato l’efficienza funzionale e che pertanto possano ritornare
verso forme più evolute mediante l’eliminazione delle ragioni di degrado.
Questa nuova impostazione di sistema si integra con la strategia del Consiglio d'Europa di
promuovere un approccio piú comprensivo e meno parcellizzato del governo del territorio,
che ha portato all’adozione della Convenzione Europea sul Paesaggio.
La definizione della Rete Natura 2000 pone le sue basi di conoscenza scientifica nel progetto
"CORINE Biotopes" che, dal 1985 al 1991, ha condotto ad una prima individuazione delle
specie animali e vegetali presenti sul territorio europeo, degne di attenzione e/o da sottoporre
a specifica tutela.
Il recepimento della Direttiva Uccelli è avvenuto in Italia con la legge 157/92.
Il recepimento della Direttiva Habitat è avvenuto in Italia nel 1997 attraverso il Regolamento
D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003;
dal punto di vista delle competenze amministrative, tale atto affida alle Regioni (e alle
Province Autonome) il compito di individuare i siti della rete Natura 2000 e di assicurarne la
tutela.
Il DPR 357/97 costituisce il regolamento di attuazione della Direttiva Habitat e fissa le
procedure per l’individuazione dei Siti di Interesse Comunitario (art. 3) e prevede l’adozione,
da parte delle Regioni, di piani di gestione per le Zone Speciali di Conservazione e le Zone di
Protezione Speciale (art. 4, art. 6). L’art. 5 prevede che nella pianificazione territoriale si
tenga conto della valenza naturalistico-ambientale dei siti di interesse comunitario; prevede
inoltre che i proponenti di progetti che potrebbero avere implicazioni sulle aree protette e per i
quali non si applica la procedura di valutazione d’impatto ambientale, presentino, alle autorità
competenti, una relazione sulla base della quale effettuare una Valutazione di Incidenza
Ambientale.
L’individuazione dei Siti di Importanza Comunitaria in Italia è avvenuta su iniziativa del
Ministero dell'Ambiente con il progetto“Bioitaly” con cui si è provveduto, dal 1995 al 1997,
alla raccolta e sistematizzazione delle informazioni sui biotopi, sugli habitat naturali e
seminaturali di interesse comunitario, procedendo alla redazione di specifiche schede
descrittive complete di cartografia. Le Regioni hanno provveduto ad adottare definitivamente
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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6
l’elenco dei proposti Siti di Importanza Comunitaria, trasmessi alla Commissione Europea per
la successiva validazione.
Con il Decreto del Ministero dell’Ambiente del 3 Aprile 2000 è stato reso noto il primo
“Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciali, individuati ai
sensi delle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE”, (G.U. n.95 del 22 Aprile 2000).
Nel 2002 è stato pubblicato sulla GURS il primo avviso dell’Assessorato Regionale Territorio
e Ambiente sull’avvenuta redazione dell’elenco dei pSIC.
Successivamente la Regione Siciliana ha effettuato una serie di verifiche e riscontri che hanno
portato ad alcune modifiche dei perimetri dei pSIC ed alla integrazione delle schede
descrittive delle valenze naturalistiche di ciascun sito.
L’ultimo elenco è stato approvato con D.A. n.46 del 21.02.2005, con il quale si individuano
le nuove ZPS ricadenti nel territorio della Regione Siciliana e si ridefinisce la lista
complessiva dei siti Natura 2000.
Con D.A. n. 120 del 05.05.06 sono stati approvati la trasposizione in scala 1:10.000 delle
perimetrazioni dei siti Natura 2000 e l'aggiornamento delle relative schede;
Va fatto rilevare che nel passaggio di scala da 25.000 a 10.000 sono state operate delle
riduzioni di superfici che non sono state giustificate in alcun modo.
Successivamente la Commissione Europea, con Decisione 2006/613/CE del 19 luglio 2006 ha
adottato l’elenco dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea,
tra cui rientrano quelli siciliani
Attualmente sono stati individuati 233 tra Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di
Protezione Speciale (ZPS); tali aree si integrano, in molti casi sovrapponendosi, ad un vasto
sistema di aree protette per fini di conservazione della natura esistenti in Sicilia.
In particolare:
- 14 IBA (Important Bird Areas);
- 2 aree umide d’interesse internazionale individuate ai sensi della Convenzione
Ramsar;
- 5 Aree Marine Protette (ANMP);
- 76 Riserve Naturali
- 4 Parchi Regionali
Per perseguire gli obiettivi posti dalle Direttive 79/409 e 92/43 occorrono ancora alcuni atti e
azioni amministrative importanti:
• la designazione delle Zone Speciali di Conservazione sulla base degli elenchi dei siti
di importanza comunitaria selezionati dalla Commissione europea
• la coerente definizione delle misure di conservazione per i SIC e le ZPS, comprese
eventuale misure di salvaguardia, a partire dall’approvazione dei Piani di Gestione e
dal rispetto dei criteri minimi fissati dal Ministero dell’Ambiente
Nel settembre 2002 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha reso pubbliche
le “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000”: proprio qui viene ribadito il ruolo della
Regione quale “soggetto incaricato delle funzioni normative e amministrative connesse
all’attuazione della direttiva Habitat”, oltreché la possibilità di sottoporre la materia a propria
disciplina legislativa organica.
In questo contesto di crescenti impegni per gli Stati e le regioni nel perseguire la tutela della
biodiversità, degli habitat e delle specie di interesse comunitario, anche la programmazione
dei fondi strutturali è stata orientata alla realizzazione della Rete Natura 2000 e ed alla
corretta gestione dei Siti .
La prima novità sostanziale si è avuta all’interno del QCS 2000-2006 e di conseguenza del
POR Sicilia 2000-2006, prevedendo in maniera esplicita l’integrazione delle politiche
ambientali nelle politiche di sviluppo economico, la sostenibilità come criterio informatore
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
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delle scelte ed obiettivo da perseguire, la Rete Ecologica come grande infrastruttura
territoriale per lo sviluppo sostenibile, pensata in stretta integrazione con i temi dello sviluppo
rurale, della tutela e valorizzazione dei beni culturali, della promozione di specifici segmenti
di offerta turistica.
Ed in attuazione di tale strategia, la Misura 1.11 del Complemento di programmazione del
POR Sicilia 2000-2006 ha previsto, tra gli altri interventi, proprio la redazione dei Piani di
gestione dei Siti Natura 2000.
Con il DDG n. 502 del 06.06.2007, l’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, ha
individuato i Piani di Gestione da redigere ed i Beneficiari finali, impegnando al contempo
le somme occorrenti per il finanziamento di ciascun Piano.
1.4 I PIANI DI GESTIONE
L’Articolo 6 della Direttiva Habitat contiene le più importanti disposizioni per la
conservazione di specie ed habitat, prevedendo, in particolare al comma 1, l’adozione di:
¾ opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali;
¾ appropriati piani di gestione.
Le misure del primo tipo costituiscono un requisito minimo, e possono essere considerate
necessarie o obbligatorie. Al contrario, il Piano di Gestione deve essere adottato “se
opportuno”, cioè qualora la situazione specifica del Sito non consenta di garantire uno stato di
conservazione soddisfacente solamente grazie alle misure obbligatorie. Il Piano di Gestione
peraltro si configura come l’unico strumento di pianificazione idoneo alla salvaguardia delle
peculiarità di ogni singolo sito in grado di integrare gli aspetti prettamente naturalistici con
quelli socio-economici ed amministrativi.
Occorre inoltre ricordare che la Direttiva habitat impegna, in attuazione del principio di
prevenzione: “Gli Stati membri ad adottare tutte le opportune misure per evitare, nelle zone
speciali di conservazione il degrado (…), nonché la perturbazione (..)”.
Queste misure vanno al di là delle semplici misure di gestione necessarie per garantire la
conservazione già coperte dall’articolo 6, paragrafo 1.
Ed ancora il comma 1 dell’articolo 4 del DPR 357/97 (integrato dal DPR 120/2003) sancisce
che “le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano assicurano per i proposti siti di
importanza comunitaria opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli
habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate”.
Il campo di applicazione è più ampio di quello dell’art. 5 che concerne unicamente i piani ed
i progetti per i quali è necessaria la preventiva valutazione di incidenza. Esso si riferisce
pertanto allo svolgimento di attività che non richiedono necessariamente un’autorizzazione
preventiva, come l’agricoltura o la caccia.
La Regione Siciliana non ha ancora adottato alcuna misura di salvaguardia per i SIC, ma,
come già detto, con DDG-Territorio e Ambiente n. 502 del 06.06.2007 si è determinata sulla
necessità di dotare ogni SIC di Piano di Gestione, che costituisce una delle possibili misure di
conservazione per i Siti della Rete Natura 2000.
Se le misure di conservazione e gli strumenti pianificatori già esistenti sull’area fossero stati
sufficienti per conseguire gli obiettivi di conservazione fissati dalle Direttive Comunitarie,
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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non sarebbe stato necessario redigere un apposito Piano di Gestione, ma sarebbe bastato
provvedere alle attività di monitoraggio e valutazione dello stato di conservazione dei Siti.
Nella predisposizione del presente Piano di Gestione è stata pertanto compiuta
preliminarmente la verifica dei presupposti che rendono necessario, per il raggiungimento
degli obiettivi della Direttiva e per la tutela dei Siti in esame, la predispozione di un Piano di
Gestione autonomo.
Il primo passo di tale verifica è stata la puntuale ricognizione di tutte le previsioni normative e
pianificatorie che riguardano i Siti.
Inoltre occorre tenere presente che la Regione Siciliana, con l’individuazione dei sistemi di
SIC da sottoporre a pianificazione congiunta sulla base di oggettivi elementi di continuità
territoriale e omogeneità ambientale, ha posto l’obiettivo della pianificazione-gestione
integrata dei due Siti.
La ricognizione delle previsioni normative e pianificatorie ha consentito di evidenziare che:
• il quadro della pianificazione è drammaticamente incompleto per non dire
sostanzialmente inesistente;
• il Comune di Lampedusa e Linosa è privo di Piano Regolatore Generale ed esiste
soltanto un vecchio Programma di Fabbricazione risalente al 1974;
• il vigente PdF evidentemente non contiene neppure la perimetrazione dei Siti;
• mancano il Piano Paesitico, il Piano Territoriale Provinciale, i Piani di Sistemazione
ed i Piani di utilizzazione delle due riserve naturali presenti (Isola di Lampedusa e
Isola di Linosa e Lampione);
• nessuno dei piani vigenti o in fase di adozione contiene analisi e misure specifiche per
la conservazione dei singoli habitat e delle specie presenti nei Siti.
Le previsioni regolamentari vigenti non sono quindi sufficienti al mantenimento di uno stato
di conservazione favorevole degli habitat e delle specie per i quali i Siti sono stati individuati,
né appaiono facilmente integrabili; dunque molte delle necessarie misure di conservazione
individuate non potrebbero essere ricondotte a strumenti esistenti o in via di adozione.
Ad oggi gli unici strumenti idonei a disciplinare l’uso del territorio con specifica attenzione
agli obiettivi di conservazione della natura sono il Regolamento della Riserva Naturale Isola
di Lampedusa ed il Regolamento della Riserva Naturale Isola di Linosa e Lampione per le
parti terrestri ed il Regolamento dell’Area Marina Protetta Isole Pelagie per la parte marina
La Riserva Naturale Isola di Linosa copre soltanto il 58,37 % dell’omonimo SIC.
La Riserva Naturale Isola di Lampedusa copre soltanto il 25,66% dell’omonimo SIC.
Soltanto l’isolotto di Lampione è interamente protetto ricadendo per il 100% della superficie
tanto all’interno del SIC Isola di Lampedusa e Lampione quanto all’interno della Riserva
Naturale Isola di Linosa e Lampione.
Anche per quanto riguarda la ZPS la situazione è analoga.
Infatti la parte terrestre (coincidente con quella dei SIC) ricade soltanto per il 33,49%
all’interno delle riserve naturali, mentre per quanto riguarda l’ambito marino soltanto il
29,67% ricade all’interno dell’Area Marina Protetta Isole Pelagie.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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Pertanto, sulla base dei vincoli gravanti sul territorio e degli strumenti di programmazione e
gestione territoriale, emerge l’assoluta necessità dell’elaborazione del Piano di Gestione
come strumento autonomo.
Infatti, la complessità delle problematiche di conservazione presenti nei Siti, e la possibilità
solo parziale di recepimento delle misure di conservazione nell’ambito degli attuali e diversi
strumenti di pianificazione territoriale in corso di redazione, hanno indotto a ritenere
necessaria la realizzazione di un Piano di Gestione specifico ed unico per entrambi i Siti.
1.5 METODOLOGIA UTILIZZATA NELL’AMBITO DEL PRESENTE PIANO DI GESTIONE
Il Piano di Gestione è finalizzato alla individuazione delle misure esplicite finalizzate a
raggiungere gli obiettivi generali della Direttiva Habitat 92/43, cioè “… il mantenimento o il
ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e delle specie di
fauna e di flora di interesse comunitario”, tenendo conto “… delle esigenze economiche,
sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali”.
Per poter efficacemente svolgere il compito assegnato, il Piano dovrà essere:
•
•
•
•
•
fondato su un rigoroso quadro conoscitivo, integrabile nell’ambito del Sistema
Informativo Territoriale e comprendente gli aspetti della realtà socio-economica
locale;
specificamente dettagliato circa le misure di conservazione degli habitat e delle specie
di interesse conservazionistico del Sito;
chiaro nei contenuti e organizzato in banche dati georiferite;
praticabile in termini amministrativi e di impatto socio-economico;
flessibile e dinamico e quindi costruito per essere integrato e migliorato sulla scorta
dell’esperienza concreta.
In riferimento al carattere che gli si vuole conferire, il presente Piano di Gestione contiene:
•
la definizione del quadro conoscitivo relativo alle caratteristiche del Sito per le diverse
componenti (fisica, biologica, socio-economica, culturale, paesaggistica), descritte
sulla base delle conoscenze pregresse e di studi aggiuntivi, e comprendente la
redazione di banche dati georiferite;
•
l’analisi delle esigenze ecologiche di habitat e specie, e l’individuazione di specifici
indicatori che consentano di valutare lo stato di conservazione e di prevederne
l'evoluzione;
•
la formulazione degli obiettivi gestionali generali e degli obiettivi specifici, sulla base
di valutazioni strategiche che rispettino le finalità istitutive del sito;
•
la definizione della strategia gestionale e del piano delle azioni, con precise
indicazioni sulla cogenza delle misure di gestione, sulla responsabilità attuativa dei
vari soggetti operanti sul territorio, sull’individuazione di costi e tempi necessari per la
loro realizzazione;
•
l’individuazione di indicatori e azioni di monitoraggio tanto sullo stato di
conservazione di habitat e specie quanto sull’efficacia delle azioni gestionali.
L’Ente gestore, ai sensi dell’art. 5 del Protocollo d’Intesa stipulato con l’Assessorato
Regionale Territorio e Ambiente, ha deciso di provvedere alla redazione del suddetto Piano in
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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economia, avvalendosi di attrezzature e personale delle riserve naturali affidate in gestione e
della collaborazione di professionalità esterne per specifici compiti di consulenza, di studio,
progettuali e di monitoraggio. Tale scelta è motivata non solo dall’opportunità di valorizzare
competenze già presenti nell’organigramma dell’Ente gestore, ma soprattutto dalla volontà di
utilizzare a pieno il lavoro già svolto negli anni per la gestione delle riserve naturali coinvolte,
e per meglio coordinare la pianificazione dei Siti Natura 2000 con quella delle riserve
interessate (in questo caso quella dell’Isola di Lampedusa gestita da Legambiente sin dal
1996).
Inoltre a Lampedusa l’Ente gestore della Riserva ha conseguito importanti risultati nella
conservazione di specie ed habitat con l’attuazione di alcuni Progetti LIFE Natura, le cui
strategie di intervento ed obiettivi costituiscono un importante patrimonio per la degìfinizione
delle ulteriori azioni del Piano di Gestione.
Per la redazione del presente Piano di Gestione sono state svolte, in coerenza con il
cronoprogramma elaborato, le attività di seguito indicate:
1) Definizione di uno specifico gruppo di lavoro per il coordinamento e la redazione del Piano
di Gestione, costituito da: direttore della riserva naturale “Isola di Lampedusa” Sig.ra
Giuseppina Nicolini, con le funzioni di referente tecnico del Piano; direttore della riserva
naturale “Lago Sfondato” Sig. Angelo Dimarca, con le funzioni di referente regionale del
coordinamento Piani di Gestione e dei rapporti con l’Assessorato; direttore della riserva
naturale “Grotta di Santa Ninfa” dott.ssa Giulia Casamento; direttore della riserva naturale
Grotta di Carburangeli” dott. Rosario Di Pietro; dott.ssa Elena Prazzi; dott. Salvatore Livreri
Console, per la gestione del responsabile del SIT regionale.
2) Affidamento degli incarichi di collaborazione per lo svolgimento di specifiche analisi
ambientali e territoriali finalizzate all’approfondimento ed all’integrazione delle conoscenze
sul Sito. Nella tabella che segue viene riportato l’elenco dei consulenti esterni e dei relativi
settori di indagine.
Dott. Geologo Giuseppe Sorrentino
Aspetti geologici e geomorfologici
Dip.to Colture Arboree, Università PA –
responsabile scientifico Dott. Tommaso La
Mantia
Flora, vegetazione e habitat comunitari,
caratterizzazione agro-forestale, uso del
suolo e linee guida per attività agrosilvo-pastorali
Stazione di Inanellamento – responsabile
scientifico prof. Bruno Massa
Avifauna - Artropodofauna
Dip.to Biologia Animale, Università PA –
responsabile scientifico dott. Mario Lo
Valvo
Aspetti faunistici – mammiferi, rettili,
anfibi
Dott.ssa Naturalista Elena Prazzi
Rilevamento situazioni di degrado
ambientale e detrattori ambientali,
analisi della fruizione della fascia
costiera, attuazione Piano d’Azione su
Caretta caretta nelle isole Pelagie
Dott. Naturalista Damiano Sferlazzo
Inquadramento climatico con analisi dei
fenomeni di desertificazione
Dott. Naturalista Fabio Giardina
Caratterizzazione
costiero
ambito
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
marino
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Arch. Maria Antonietta Giardina
Censimento patrimonio insediativo ed
infrastrutture
Arch. Vincenzo Todaro, dottore di ricerca
in Pianificazione urbana e territoriale
Aspetti urbanistici e di programmazione
territoriale
– Beni archeologici,
architettonici e culturali - Paesaggio Reti ecologiche
Dott. Naturalista Salvatore Livreri Console,
esperto in SIT
Gestione del
Territoriale
Coop. ECO - dott.ssa Alessia Maso e
dott.ssa Maria Cristina Alga
Analisi socio-economica e Piano di
Comunicazione
Sistema
Informativo
3) Raccolta di dati bibliografici e di documentazione tecnica.
4) Sopralluoghi su campo finalizzati ad un maggiore approfondimento del quadro conoscitivo
nonché all’analisi ed alla valutazione dello stato di conservazione, della viabilità esistente, del
grado di antropizzazione, della presenza di detrattori ambientali.
5) Attività di informazione preliminare, nei confronti di Enti ed Amministrazioni competenti,
sulla redazione del Piano di Gestione.
6) Strutturazione del Sistema Informativo Territoriale
Il Piano di Gestione è stato redatto in conformità con i seguenti documenti:
•
“Manuale delle linee guida per la redazione dei piani di gestione dei siti Natura 2000”
- Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.
•
“Linee Guida per la gestione dei siti Natura 2000” - Decreto del Ministro
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio del 3 settembre 2002.
•
“Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone
speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)” - Decreto
17 Ottobre 2007 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Le Schede Natura 2000 sono state aggiornate e verificate in conformità con il “Formulario
Standard NATURA 2000 per la raccolta dei dati: Note esplicative”.
Le schede degli interventi gestionali sono state compilate in conformità con la nota “Linee
Guida per la definizione delle strategie gestionali e delle azioni nei Siti Natura 2000”,
Assessorato Regionale Territorio e Ambiente del 23.05.2008.
Nell’ambito della redazione del Piano di Gestione, ed in particolare per l’individuazione delle
strategie e degli obiettivi di conservazione, sono stati consultati i seguenti documenti:
• European Commission 2007. Guidance document on the strict protection of animal
species of Community interest under the Habitats Directive 92/43/EEC.
•
Regione Siciliana - Assessorato Agricoltura e Foreste, 2003. Piano Forestale
Regionale - Linee Guida Servizio Programmazione e Monitoraggio.
•
Regione Siciliana. Assessorato Agricoltura e Foreste, 2006. Piano Regionale
Faunistico-venatorio 2006-2011.
•
Regione Siciliana - Assessorato Agricoltura e Foreste, 2007. Programma di Sviluppo
Rurale Sicilia 2007-2013.
•
Regione Siciliana. Decisione n. 2 agosto 2007. Programma Operativo Regionale.
FESR 2007-2013
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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•
LIPU-BirdLife Italia, 2003. Analisi dell’idoneità dei Piani di Sviluppo Rurale per la
gestione delle ZPS e delle IBA.
•
Documento di lavoro (Rev. 2_21/03/2007) del “Dipartimento delle Politiche di
Sviluppo della Direzione Generale dello Sviluppo Rurale” avente per oggetto il “D.M.
21 dicembre 2006 – Aspetti applicativi della Direttiva 79/409/CEE e della Direttiva
92/43/CEE (Atto A1 e Atto A5) nel quadro della condizionalità”, poi modificato con il
DM 13286 del 18/10/2007;
•
Regione Siciliana – Assessorato Territorio e Ambiente – Linee guida Rete Ecologica
Siciliana
Corre l’obbligo di fare presente che durante la redazione del Piano di Gestione sono state
incontrate numerose difficoltà, anche di carattere straordinario e non immaginabili, connesse
con:
• la non correttezza di alcune cartografie e la non immediata sovrapponibilità di alcuni
dati cartografici che hanno comportato uno sforzo consistente e straordinario in
elaborazione informatiche;
• la mancata consegna da parte dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente delle
foto aeree recenti, come invece avvenuto per gli altri Piani di Gestione;
• la raccolta delle informazioni necessarie presso altre pubbliche amministrazioni;
• l’assenza di dati su aspetti di contesto e settoriali;
• il grado di definizione dei documenti trasmessi da parte di altre pubbliche
amministrazioni;
• la mancanza di un sistema informativo territoriale omogeneo ed integrato a livello
regionale;
• l’assenza di banche dati a livello regionale su aspetti socio-economici o di
monitoraggio delle politiche di sviluppo;
• la non definizione del quadro programmatico e pianificatorio regionale, che
attualmente si presenta ancora in fase di realizzazione (studi di piano e linee guida) o
di approvazione in settori strategici per la salvaguardia dell’ambiente e dello sviluppo
sostenibile nel territorio e direttamente connessi con la gestione dei Siti della Rete
Natura 2000.
In ultimo va comunque fatto rilevare che il lavoro di analisi e di studio sul campo svolto per la
redazione del Piano di Gestione ha permesso di effettuare utili approfondimenti e di colmare
vuoti conoscitivi, consentendo di acquisire nuovi e inediti dati sulla presenza e distribuzione
di habitat e specie di interesse conservazionistico, di maggior rilievo rispetto a quelli utilizzati
alcuni anni fa per la designazione dei Siti.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
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2. QUADRO CONOSCITIVO
2.1 LE CONOSCENZE PREGRESSE SUI SITI NATURA 2000 (B.2)
Buona parte delle informazioni sull’esplorazione delle Pelagie è stata riassunta da
BACCETTI et al. (1995). Sembra comunque che l’isola, seppure conosciuta da Strabone e
Tolomeo con il suo attuale nome, sia stata abitata solo saltuariamente nelle epoche remote
(FRAGAPANE 1993). Lampedusa era stata punto d’appoggio di navi di passaggio sin dalle
guerre puniche, rifugio di pirati ed eremiti e spesso anche luogo di presenze tanto singolari
quanto enigmatiche. Ludovico Ariosto ad esempio vi ambientò il cruento duello tra i cristiani
Orlando, Brandimarte ed Oliviero e i saraceni Agramante, Sobrino e Gradasso, che occupa
buona parte del XL canto dell’Orlando Furioso: “...Lipadusa/Una isoletta è questa, che dal
mare/medesmo che li cinge è circonfusa” (st.LV). A memoria di quel leggendario scontro, in
cui muore anche il cavallo di Orlando, si ritrovano toponimi come “Cavallo bianco”, “Orma
d’Orlando”. Informazioni complementari sull’esplorazione naturalistica delle Pelagie sono
riportate da LA MANTIA et al. (2002).
Lampedusa fu con certezza abitata da Fenici, Cartaginesi, Greci, Romani, Arabi, ed ancora
nel Medio Evo, ma rimase deserta per buona parte del 500, del 600 e del 700. Dall’inizio del
‘400 Lampedusa appartenne ai Tomasi, ma probabilmente nessun membro della famiglia,
autorizzata dal 1630 ad assumere il titolo di principi di Lampedusa, aveva mai messo piede su
quella terra sperduta del Mediterraneo meridionale, di fronte alle coste africane. Nel 1839 i
Tomasi decisero di sbarazzarsi dell’isola, che sino a quel momento aveva dato soltanto il
magro frutto della concessione in enfiteusi ad una famiglia di contadini maltesi, i Gatt; la
pastorizia era stata la principale occupazione dei maltesi, che vi avevano tenuto circa 1700
pecore e poche capre, poi rinselvatichite (CALCARA 1847a). Un primo tentativo di
ricolonizzazione ebbe luogo nel 1776, ma fallì, considerato che nel 1828 il GUSSONE vi
trovò solo i 24 contadini maltesi. Preoccupato che potesse passare nelle mani degli inglesi,
Ferdinando II di Borbone acquistò Lampedusa, e nel 1843 vi inviò il capitano di fregata
Bernardo Sanvisente a prenderne possesso ed a stabilirvi una colonia agricola costituita da
120 coloni (SANVISENTE 1849). Le trasformazioni che effettuò il Sanvisente furono tali che
confrontare l’odierno aspetto dell’isola con le descrizioni che ne avevano dato GUSSONE
(1839), basandosi sulla sua visita del 1828, e SANVISENTE (1849), lascia quasi sgomenti.
Vi si estendeva un rigoglioso manto vegetale costituito da una fitta macchia mediterranea
nella sua forma più diversificata ed evoluta, in cui abbondavano Pini d’Aleppo, Filliree,
Ginepri, Carrubi, Corbezzoli ed Olivastri; gli esemplari di maggiore taglia si trovavano
all’interno dei caratteristici canaloni che si aprono nella costa meridionale, letti fossili di fiumi
simili agli oued africani. Il Corbezzolo formava distese impenetrabili di macchia ed ai suoi
frutti ricchi di alcool si deve il nome dialettale del toponimo “Imbriacola” (CALCARA
1847a). Sanvisente riscontrò ovunque grande abbondanza d’acqua dolce, fatto che rese
possibile l’immediata colonizzazione, e che consentiva anche una vegetazione così ricca, tra
cui vivevano conigli, cinghiali, gatti selvatici (più probabilmente rinselvatichiti), tartarughe,
capre rinselvatichite ed una forma di cervo di piccola taglia simile a quella sarda,
probabilmente introdotto dall’uomo. Lungo le coste abbondavano le foche monache
(CALCARA, 1847a). Calcara visitò le Pelagie nel maggio-giugno 1846 e successivamente
scrisse tre memorie sulle isole; nella prima (1846) si limitò a brevi cenni sugli uccelli di
Lampedusa; nella successiva CALCARA (1847) presenta un rapporto più dettagliato su
Lampedusa, stilando un elenco degli uccelli, e fornendo inoltre informazioni sulla
nidificazione e sulle abitudini della Berta maggiore.
L’effetto delle azioni condotte dal capitano Sanvisente e dai suoi coloni (divenuti 700 cinque
anni dopo lo sbarco) fu la distruzione sistematica di tutto: la vegetazione naturale fu estirpata,
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14
il terreno fu dissodato, suddiviso in appezzamenti assegnati ai coloni e messo a coltura; i
ginepri furono utilizzati per costruire attrezzi ed i loro ceppi bruciati, decine di migliaia di
olivastri furono innestati, ma non sopravvissero a lungo. Il botanico SOMMIER (1906) trovò
ancora una macchia bassa e qualche pino ad essa frammisto nella sua prima visita del 1873,
ma la terra arida e nuda nella sua visita del 1906. Il terreno, privato della copertura vegetale,
aveva infatti cominciato a disseccarsi per gli effetti dei raggi del sole cui era fortemente
esposto per almeno sei mesi l’anno, il suolo veniva disperso dai fortissimi venti che
spazzavano l’isola senza trovare ostacoli naturali e dilavato dai temporali autunnali; andava
comparendo così lentamente la nuda roccia e nel giro di pochi decenni si compì quel processo
di desertificazione a cui si deve l’aspetto desolato e brullo che oggi offre Lampedusa.
Nel 1828 GUSSONE aveva esplorato Lampedusa, pubblicando successivamente (1839) il suo
resoconto sulle 274 specie di piante che vi rinvenne. Nel 1846 Pietro Calcara pubblicò il suo
“Rapporto del viaggio scientifico eseguito nelle isole di Lampedusa, Linosa e Pantelleria, ed
in altri punti della Sicilia”, dando un primo serio contributo alla descrizione di queste isole
(CALCARA 1846). Nel 1847 pubblicò la sua “Descrizione dell’isola di Lampedusa”
(CALCARA 1847a), e fornì anche la prima lista di Artropodi dell’isola, elencando 16 specie
di Insetti, che si aggiunsero alle 3 citate per Linosa (CALCARA 1846). Relativamente allo
scoglio di Lampione questo Autore si limitava a riportare le notizie del botanico Giovanni
Gussone, che descriveva l’isolotto come un lastrone calcareo corroso dall’impeto del mare, un
tempo abitato e coltivato dall’uomo, come testimoniava peraltro l’avanzo del pavimento a
mosaico formato da cubi irregolari di marmo grezzo incastrati nel cemento, nonché il tetto di
un altro edificio sostenuto da un arco, che già aveva descritto lo SMYTH (1824). Per quanto
riguarda le piante, il CALCARA (1847a) citava 114 specie, di cui 23 in precedenza non
segnalate dal Gussone. Inoltre egli realizzò la carta geologica di Lampedusa (CALCARA
1847b), la descrizione e la carta geologica di Linosa (CALCARA 1851a, 1851b).
A Lampedusa e Lampione furono eseguite raccolte anche da Enrico Hillyer Giglioli
(GIGLIOLI 1884, 1891, 1907). Abbastanza complessa risulta la valutazione del contributo
fornito dal Giglioli alla conoscenza faunistica delle Pelagie. Nel 1884 i botanici Lojacono,
Ross e Zwierlein approfondirono lo studio della flora di Lampedusa, e Ross e Zwierlein
quella di Linosa (LOJACONO 1884; ROSS 1884); quasi negli stessi giorni raccoglieva piante
anche SOLLA (1884). Ancora nel 1884 SPECIALE pubblicava la carta geologica di Linosa.
Il Giglioli partecipò alla seconda campagna talassografica del R. Piroscafo Washington
(agosto-settembre 1882) e riportò alcune osservazioni effettuate a Lampedusa e Lampione in
una delle sue opere di ornitologia, “Avifauna italica” (1886); in particolare scrisse sul Falco
della Regina, sui gruidi e sulla Berta maggiore.
Uno tra i primi entomologi che visitarono Lampedusa fu Luigi Failla Tedaldi, protagonista
della grande stagione di naturalisti siciliani del secolo scorso, che compì un’esplorazione
dell’isola di soli cinque giorni all’inizio del maggio 1886, e ne pubblicò i risultati su Il
Naturalista Siciliano dell’anno dopo, osservando: “...che la fauna non è relativamente povera,
come a prima giunta potrebbe credersi, e che vi si nota anche qualche cosa di nuovo e di
speciale che non si rinviene nella stessa Sicilia e tanto meno nella vulcanica Pantelleria, ma
soltanto nell’Algeria” (FAILLA-TEDALDI 1887). In totale egli elenca 66 specie di
Coleotteri, 30 di Lepidotteri, 10 di Imenotteri, 8 di Emitteri e 11 di Aracnidi. Il Ragusa ripetè
l’esperienza del Failla-Tedaldi cinque anni dopo, tra il 4 ed il 7 luglio (RAGUSA 1892); il
suo contributo entomologico consistette in altre 5 specie di Lepidotteri e 30 di Coleotteri, non
trovati dal Failla-Tedaldi, nonché in 5 specie di Lepidotteri e 13 di Coleotteri già raccolte
nell’isola.
Linosa invece restava praticamente del tutto inesplorata, e di ciò si rammaricava lo stesso
RAGUSA (1892); colmò in parte la lacuna un tedesco, K. Escherich, che aveva tenuto
contatti con lo stesso Ragusa e che poi pubblicò i risultati ancora su Il Naturalista Siciliano
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(ESCHERICH 1893). I risultati furono piuttosto magri dal punto di vista entomologico: 24
specie di Coleotteri e 3 di Ortotteri, ma ciò probabilmente dipese da almeno due fattori: 1) il
periodo di raccolta (prima metà di aprile); 2) l’oggettiva povertà faunistica dell’isoletta.
Certamente la più ampia documentazione dell’epoca sulle caratteristiche fisiche e biologiche
delle isole Pelagie è proprio quella del SOMMIER (1906, 1908), che era stato a Lampedusa
tra il 18 aprile ed il 1° maggio 1873 (visitando Linosa tra il 21 ed il 25 aprile), ed ancora a
Linosa tra il 1° e l’8 marzo 1906 ed a Lampedusa tra l’8 ed il 15 marzo; ciò gli aveva
consentito di elencare complessivamente 464 specie di piante per Lampedusa e 294 per
Linosa.
Nell’ultimo decennio del 1800 Lampedusa fu studiata dal punto di vista geo-paleontologico e
cartografico (TRABUCCO 1890a, che riassume anche molte notizie sull’economia, storia e
popolazione dell’isola; TRABUCCO 1890b, che realizza la carta geologica di Lampedusa),
Linosa dal punto di vista geologico, geofisico e cartografico (TRABUCCO 1891, 1899a,
1899b); gli aspetti vulcanologici di Linosa furono ancora oggetto di ricerche da parte di
WASHINGTON (1908), mentre quelli paleontologici di Lampedusa ancora oggetto di studi
da parte di NELLI (1911). In merito a quest’ultimo aspetto, il TRABUCCO (1890a) aveva
rinvenuto 11 specie di Molluschi, 1 specie di Celenterato ed 11 specie di Foraminiferi fossili a
Lampedusa e Lampionee, anche sulla base della batimetria tra queste isole e l’Africa, era
arrivato alla conclusione che appartenevano alla piattaforma continentale africana. Dal canto
suo NELLI (1911), che aveva rinvenuto 35 specie di Molluschi fossili (22 Lamellibranchi e
13 Gasteropodi) a Lampedusa, era arrivato alla conclusione che i fossili postpliocenici fossero
anteriori dell’emersione dell’isola; questa interessante scoperta faceva cadere ogni
supposizione di una connessione esistente in quel periodo tra Sicilia e Nord Africa, attraverso
Lampedusa. É opportuno osservare che, nonostante le ricerche paleontologiche di questi
Autori, i primi rinvenimenti di Vertebrati fossili a Lampedusa risalgono a pochi anni fa
(BURGIO & CATALISANO 1994).
Trascorsi alcuni anni, MERTENS (1926) fece seguire all’elenco dei Rettili di Linosa gli
invertebrati raccolti, di cui 15 Artropodi (2 Tisanuri, 6 Coleotteri, 3 Formicidi, 3 Isopodi ed 1
Araneide); SOLARI & SOLARI (1922) diedero ancora un piccolo contributo alla conoscenza
dei Coleotteri di Lampedusa, SALFI (1927) citò qualche nuova specie di Ortottero per
Linosa, mentre Arturo Schatzmayr nel 1929 visitò Lampedusa e raccolse per il Museo di
Duino, poi confluito in quello di Milano. DE FIORE (1927) pubblicò la carta geologica di
Linosa; SOOS (1933) pubblicò i risultati di alcune raccolte malacologiche a Lampedusa.
Ed arriviamo agli anni ‘50, quando Cesare F. Sacchi raccoglie Molluschi a Lampedusa
(ottobre-novembre 1953) (SACCHI 1955; LA GRECA & SACCHI 1957), FANTOLI (1955,
1956) si occupa degli aspetti climatici di Lampedusa ed Edoardo Zavattari organizza le sue
esplorazioni delle Pelagie (aprile-maggio 1954 e maggio-giugno 1955 e 1956) (ZAVATTARI
1954, che segnala l’unica popolazione italiana di Psammodromus algirus L. nello Scoglio dei
Conigli; ZAVATTARI 1957), i cui risultati vengono condensati nel ponderoso volume
Biogeografia delle isole Pelagie (ZAVATTARI 1960). La parte botanica fu realizzata da
Andrea Di Martino, che ebbe modo di visitare più volte Lampedusa, Linosa e Lampione tra il
10 ed il 28 maggio 1955, tra il 13 ed il 28 marzo 1956, tra il 13 ed il 18 aprile dello stesso
anno e tra l’11 ed il 19 luglio 1958, elencando un totale di 304 specie a Lampedusa, 212 a
Linosa e 28 a Lampione. Alcuni risultati erpetologici erano già stati oggetto di una breve nota
da parte di LANZA (1954), altri sulle formiche erano stati pubblicati da BERNARD (1958). Il
volume di Zavattari e collaboratori deve ritenersi il riferimento scientifico più completo ed
aggiornato sulla fauna di Lampedusa e Linosa; in particolare Zavattari e collaboratori
rinvennero 415 specie di Insetti, incrementando notevolmente le conoscenze che si avevano
sulle due isole.
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Per quanto riguarda l’ornitologia, il contributo più significativo è stato quello di MOLTONI
(1970). Lo studio dei Mammiferi, iniziato nelle Pelagie da Zavattari e coll., è stato
approfondito negli anni ‘70, a Lampedusa (FELTEN & STORCH 1970), giungendo ad una
buona conoscenza ai giorni nostri.
Diversi altri entomologi hanno visitato le isole negli ultimi cinquantanni, ed alcuni zoologi
(non entomologi) vi hanno fatto raccolte casuali. Nell’ultimo decennio raccolte consistenti
sono state anche organizzate dall’Istituto di Biologia Animale dell’Università di Catania e
dagli Istituti di Zoologia e di Entomologia agraria dell’Università di Palermo, ma i risultati
sono stati solo parzialmente pubblicati. Infine una cospicuo messe di dati è stata raccolta
durante le ricerche, coordinate da Baccio Baccetti per conto del Consiglio Nazionale delle
Ricerche, condotte appositamente con l’appoggio delle navi oceanografiche Bannock ed
Urania, a Linosa e Lampedusa, nei periodi 30 marzo-2 aprile 1990, 28 aprile-1 maggio 1991 e
1-3 dicembre 1992, cui hanno partecipato 32 collaboratori, nonché alle raccolte coordinate da
Bruno Massa per conto dell’Università di Palermo, effettuate a partire dagli anni ‘Settanta da
numerosi collaboratori. La maggioranza di queste informazioni è contenuta in MASSA,
1995).
2.2 DESCRIZIONE FISICA DEI SITI (A)
2.2.1 Inquadramento territoriale e descrizione dei confini dei Siti (A.1)
Il Piano di Gestione “Isole Pelagie” interessa due distinti Siti di Importanza Comunitaria
(ITA040001 “Isola di Linosa”, esteso circa 429 Ha, e ITA040002 “Isola di Lampedusa e
Lampione”, esteso complessivamente 1397,42 Ha e comprendente l’isola di Lampedusa e
l’isolotto di Lampione) e la Zona di Protezione Speciale ITA040013 “Arcipelago delle
Pelagie - Area marina e terrestre”, estesa 12.715 Ha (Tavola 1 e Tavola 1a– Carta
dell’Inquadramento Territoriale).
I Siti ricadono in territorio del Comune di Lampedusa e Linosa (AG), nell’arcipelago delle
Pelagie, che rappresenta la propaggine più meridionale del territorio italiano e anche di quello
europeo, essendo ubicato nel Mediterraneo centrale quasi a metà distanza tra la Sicilia e la
costa nordafricana. E’ costituito dalle isole di Lampedusa (20,2 kmq), Linosa (5,3 kmq) e
dall’isolotto disabitato di Lampione (3,6 ha). Di fronte all’omonima spiaggia di Lampedusa, a
circa 50 m di distanza, sorge inoltre l’isolotto dei Conigli, separato dall’isola madre da un
istmo sabbioso largo appena 30 m.
Codice
Denominazione
Superficie
(Ha)
SIC ITA040001
Isola di Linosa
428,96
1.393,79
Isola di Lampedusa
SIC ITA040002
1.397,06
e Lampione
3,63
Totale superficie SIC
Superficie
isola
541,15
2055,41
3,63
%
Superficie
% Comune
isola
Comune di
coperta da
coperta Lampedusa e
SIC
da SIC
Linosa
79,27
2.600,19
70,24
67,81
100
1.826,38
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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Codice
Denominazione
Superficie
totale
Superficie
terrestre
Superficie
marina
ZPS ITA040013
Arcipelago delle
Pelagie
12.714,52
1.826,38
10.888,14
L’isola di Lampedusa si presenta come un piatto tavolato calcareo inclinato verso Sud-Est,
reso ancor più uniforme dall’erosione eolica, e movimentato esclusivamente da alcune
incisioni idrografiche, non più attive, che sfociano a mare formando diverse cale sabbiose.
L’attuale paesaggio di Lampedusa è quindi molto simile alle aree pre-desertiche del Nord
Africa, risultato non solo della naturale azione degli agenti esogeni, ma anche e soprattutto
della secolare opera dell’uomo, che l’ha fortemente manomesso. Infatti, sin dall’epoca della
colonizzazione borbonica (1843), l’isola è stata sottoposta ad un’intensa azione di
disboscamento, dissodamento del suolo e messa a coltura dei terreni.
Le più importanti connotazioni del paesaggio naturale sono definite, oltre che dalle incisioni
vallive, dalla straordinaria varietà del profilo costiero, che si presenta alto e scosceso a nord e
basso e frastagliato a sud, e dalle aree desertiche del settore nord. Gli elementi più interessanti
del paesaggio antropico sono invece riconducibili al patrimonio rurale legato all’originaria
attività agro-pastorale della comunità colonica, costituito dai dammusi e dai muretti in
pietrame a secco, oggi in via di scomparsa.
Lampione è un isolotto disabitato, posto a 17 km da Lampedusa, a 60 km da Linosa e a 118
da Ras Capudia (Tunisia). È noto sin dai tempi dei greci e dei romani col nome di Schola,
toponimo riservato comunemente a isolotti prossimi a isole maggiori.
Linosa invece emerge da un più grande edificio vulcanico all’interno del Canale di Sicilia ed è
caratterizzata dalla presenza di alcuni rilievi, tra cui Montagna Rossa, M. Vulcano e M. Nero.
Tale conformazione connota un paesaggio estremamente vario e movimentato e che, rispetto a
Lampedusa, ha subito un minore impatto antropico. Di forma vagamente quadrangolare,
l’isola ha un perimetro costiero di circa 18 km, all’interno del quale si conta un’unica cala
sabbiosa, la spiaggia della Pozzolana ai piedi di Monte Nero.
La differente storia geologica delle tre isole e la loro collocazione geografica in un’area di
transizione tra due continenti, contribuiscono a delineare un contesto ambientale di grande
interesse naturalistico.
2.2.2 Inquadramento climatico e caratterizzazione bioclimatica dei Siti (A.2)
È possibile conoscere le caratteristiche del clima locale analizzando i dati registrati dalla
stazione termopluviometrica di Linosa (relativi al sessantennio anni 1926-1985: DURO et alii,
1997a) e di Lampedusa (relativi al trentennio 1961-1990, raccolti dalla stazione n° 490
dell’Aeronautica Militare Italiana; nelle tabelle seguenti vengono esposti i dati salienti.
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18
Dati pluviometrici (mm) relativi alle stazioni di Lampedusa e Linosa.
gp= giorni piovosi; pp = precipitazioni piovose.
mese
gen
feb
mar
apr
mag
giu
lug
ago
set
ott
nov
dic
Anno
Linosa
pp (mm)
76,2
37,5
27,1
29,1
6,8
2,7
0,8
2,3
47,4
68,7
94,8
64,2
457,6
gp
7
4
4
3
2
1
0
0
3
4
7
8
43
Lampedusa
pp (mm)
43
30
24
22
6
2
1
3
16
59
63
52
321
Dati termometrici (°C) relativi alle stazioni di Lampedusa e Linosa.
mese
gen
feb
mar
apr
mag
giu
lug
ago
set
ott
nov
dic
Anno
Linosa Lampedusa
14,2
13,5
14,3
13,5
14,9
14,0
17,0
16,0
19,8
19,0
23,1
22,5
26,7
25,0
27,2
26,5
25,8
25,0
22,9
22,0
20,0
18,5
16,1
15,5
20,2
19,3
Le precipitazioni piovose medie annue dell’area in cui ricadono i due SIC sono comprese tra
i 321 mm di Lampedusa e i 458 mm ca. di Linosa. Si rileva una marcata concentrazione delle
piogge nei mesi autunnali-invernali.
La stazione di Linosa mostra una temperatura media annua pari a 20,2 °C, con un’escursione
termica annua di 13 °C: la temperatura si mantiene entro valori compresi tra 14,2 °C nel mese
più freddo, gennaio (in cui può scendere sino a 7,0 °C), e 27,2 °C nel mese più caldo (agosto).
La stazione di Lampedusa mostra invece una temperatura media annua pari a 19,3 °C, con
un’escursione termica annua di 13 °C: la temperatura si mantiene entro valori compresi tra
13,5 °C nel mese più freddo (gennaio e febbraio), e 26,5 °C nel mese più caldo (agosto).
Nelle figure seguenti viene presentato il diagramma termopluviometrico (BAGNOULS &
GAUSSEN, 1957) di Lampedusa e Linosa. Esso evidenzia come il comprensorio sia interessato
da una stagione arida che dura circa 6 mesi (dall’ultima decade di febbraio all’ultima decade
di ottobre), ricadendo pertanto appieno nel bioclima termomediterraneo della regione
climatica mediterranea.
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Diagramma ombrotermico, temperatura e precipitazioni medie annue di Linosa.
Diagramma ombrotermico, temperatura e precipitazioni medie annue di Lampedusa.
Clima dell’area secondo Thornthwaite & Mather
Avvalendosi del metodo di regressione proposto da PICCIONE et alii (1995), DURO et alii
(1998) hanno calcolato il bilancio di Thornthwaite & Mather per la stazione di Linosa. Nella
tabella seguente vengono illustrati i valori grezzi dei principali parametri utili ai fini di questo
metodo di classificazione, ovvero Im, Ih, Ia e Cet.
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Parametri utili ai fini della classificazione del bioclima di Linosa secondo il metodo di classificazione
proposto da Thornthwaite & Mather.
Parametro
Linosa
Im
Ih
Ia
Cet
-48,75
1,97
50,72
42,18
Sulla base di quanto esposto, il clima di Linosa ricade nel tipo DB’3da’, cioè presenta le
seguenti caratteristiche D = semiarido, B’3 = terzo mesotermico, d = periodo di eccedenza
idrica piccolo o nullo e a’ = oceanico. Il periodo di eccedenza idrica va da novembre a
febbraio, mentre il periodo di deficit idrico dura da marzo a ottobre.
Clima dell’area secondo Pavari
Sulla base dei valori noti di T media annua (20,2 e 19,3 °C), la T media del mese più freddo
(gennaio: 14,2 e 13,5 °C) e di quello più caldo (luglio: 27,2 e 26,5 °C), le medie dei minimi
annui (11,5 °C), Linosa ricade nella sottozona calda della zona II con siccità estiva riferita alla
classe temperata calda del Lauretum.
Il Pluviofattore di Lang
Linosa presenta un pluviofattore pari a 22,6 (24 secondo DURO et alii, 1997b), mentre
secondo SFERLAZZO (2008) quello di Lampedusa è pari a 321/19,2 = 16,7. Entrambe le
stazioni ricadono pertanto nella zona climatica arida.
L’Indice di aridità di De Martonne
Sulla base dei dati a nostra disposizione l’indice di aridità relativo a Lampedusa è 10,9 mentre
quello di Linosa è 15,1. Le Pelagie appartengono dunque nella classe climatica arida.
Quoziente pluviotermico di Emberger
La media delle massime del mese più caldo è pari a 30,5 a Linosa e a 29 °C a Lampedusa,
mentre il valore medio delle minime del mese più freddo è pari a 11,5 sull’isola vulcanica e a
12,0 °C sulla maggiore delle Pelagie. Di conseguenza, il coefficiente di Emberger (Q) è pari a
10,0 per Linosa e a 7,0 per Lampedusa. Tale dato, abbinato alla media delle minime del mese
più freddo (rispettivamente 11,5 e 12,0 °C), induce a classificare il clima del comprensorio
come arido.
Indici di Rivas-Martínez
Applicando gli indici climatici proposti da Rivas-Martínez alla stazione di Linosa, per cui si
disponde di dati più dettagliati (DURO et alii, 1997a), essa presenta un clima marcatamente
mediterraneo (Iov = 13,3). Il suo indice di termicità (It = 489) la fa ricadere pienamente
nell’orizzonte inframediterraneo. Sulla base del loro regime pluviometrico, infine, Linosa
ricade nell’ombrotipo secco superiore, Lampedusa in quello semiarido superiore.
Analisi dei venti
Nelle isole Pelagie i venti spirano con notevole costanza: nel corso degli studi anemologici
condotti a Lampedusa, Fantoli (1961) ha registrato calma assoluta in appena il 4% dei giorni
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di osservazione. I venti più frequenti sono la Tramontana, il Grecale, lo Scirocco, il Libeccio
e il Maestrale. Nell’arco dell’anno i venti dominanti sono quelli che spirano da nord, con netta
predominanza del maestrale (direzione di provenienza nord-ovest, 315° bussola) e della
tramontana (direzione di provenienza nord, 360° bussola). Per quel che riguarda l’intensità dei
venti, in certi casi essi raggiungono la velocità di 100 Km/h causando vere e proprie
burrasche, mentre la velocità media del vento predominante è di circa 8,4 nodi.
Venti Prevalenti
Direzione
Nodi
Gennaio
337,5°
8
Febbraio
337,5°
8
Marzo
337,5°
8,5
Aprile
337,5°
8,5
Maggio
360°
8,5
Giugno
360°
8,5
Luglio
360°
8,5
Agosto
360°
8,5
settembre
360°
8,5
Ottobre
337,5°
8,5
Novembre
337,5°
8,5
Dicembre
337,5°
8,5
Venti Prevalenti
Ventosità e Bonaccia
Bonaccia
4%
N
1
NNW
2
58%
42%
1
2
Vent osit à
96%
La forza e la direzione dei venti influenzano lo sviluppo di una vegetazione arbustiva ed
arborea nelle isole Pelagie, in modo particolare nei pianori sommatali di Lampedusa e
Lampione.
Considerazioni su clima e desertificazione
Dai dati sopra citati sugli elementi climatici che caratterizzano le Isole Pelagie, è possibile
ribadire che:
• il periodo di aridità delle tre isole è di quasi 7 mesi e la distribuzione delle
precipitazioni è tipicamente mediterranea, essendo queste concentrate
prevalentemente nel periodo autunno-inverno;
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22
•
•
•
•
•
•
i versanti esposti a sud ricevono in tutti i periodi dell’anno (e specialmente nei mesi
estivi) i raggi solari quasi sempre perpendicolarmente, con conseguente
surriscaldamento del suolo ed evaporazione di qualsiasi traccia di acqua, vuoi di
provenienza meteorica o del semplice aerosol marino di durata effimera; ne
consegue un eccesso di aridità e l’insediamento di specie xerofile, come si nota in
tutti i versanti rivolti a mezzogiorno. La forte insolazione determina pertanto un
notevole deficit idrico (Vittorini, 1973);
i venti spirano con notevole costanza e la direzione media annua del vento
predominante è di quasi 347°. Per quel che riguarda l’intensità dei venti, in certi
casi essi raggiungono la velocità di 100 Km/h causando vere e proprie burrasche,
mentre la velocità media del vento predominante è di circa 8,4 nodi;
per il pluvifattore di Lang i fattori climatici registrati sulle due isole sono
teoricamente compatibili con lo sviluppo di una vegetazione arborescente;
considerando l’indice di aridità di De Martonne lo scarso apporto di piogge
meteoriche nelle isole Pelagie porta ad un sensibile abbassamento del valore-indice
e ad un conseguente clima arido piuttosto che tipico mediterraneo;
considerando il quoziente pluviometrico di Emberger, e facendo riferimento ai soli
tipi bioclimatici, il bioclima di tipo caldo è l’ovvia conseguenza di una temperatura
media massima del mese di agosto pari a 29°C;
in base alla classificazione di Gaussen e Bagnouls (1957), il clima delle isole
Pelagie rientra nel tipo xero-termo-mediterraneo, che presenta grandi affinità con la
vicina costa settentrionale africana; si tratta, cioè, di un clima mediterraneo
semiarido o caldo-arido, con pochi periodi di piovosità concentrati nei mesi
ottobre-febbraio e lunghe estati siccitose, con assoluta assenza di piogge nei mesi
estivi;
Dal punto di vista topografico, le isole di Lampedusa e Lampione sono molto simili, mentre si
discostano totalmente da Linosa che, di origine vulcanica, presenta 4 monti principali col più
alto che svetta fino a circa 200 metri s.l.m. Lampedusa e Lampione sono, di contro, dei
tavolati calcarei relativamente inclinati verso il mare, che raggiungono rispettivamente altezze
di 133 e 46 metri s.l.m. nei punti di massima altezza.
Ne consegue che il mesoclima (o topoclima) che si viene a determinare nell’isola di Linosa
permette maggiormente lo sviluppo di specie arborescenti rispetto alla più piccola e alla
maggiore delle isole Pelagie, le quali subiscono maggiormente l’imperversare dei violenti
venti dominanti e delle piogge dilavanti, che non vengono contrastati dal ben che minimo
sbarramento topografico. A titolo esemplificativo, Lampedusa, rimboschita sulle alture
occidentali dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana, è alquanto brulla nella
parte nord-orientale: la forma di vegetazione oggi prevalente è la gariga-steppa con tipiche
formazioni cespugliose discontinue che si estendono su suolo involuto, ricco di roccia
affiorante, in un ambiente caratterizzato da elevate luminosità, temperatura e aridità che
connotano un topoclima tipico delle stazioni di limitata estensione, con prevalente esposizione
a Sud e dove, conseguentemente, si osserva lo sviluppo di specie termofile.
La gariga delle isole Pelagie è una formazione floristica secondaria originatasi dalla
degradazione della macchia mediterranea in seguito a fattori quali aridità, rocciosità del suolo,
erosione del suolo, pascolo con carichi eccessivi, disboscamento. La gariga rappresenta il
penultimo stadio involutivo delle associazioni fitoclimatiche, perciò la sua presenza diffusa
nelle Pelagie è un serio indice della desertificazione in ambiente mediterraneo.
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I fenomeni erosivi delle acque dilavanti.
L'erosione è un fenomeno complesso influenzato da fattori rilevanti quali il clima, il suolo, la
morfologia, l'idrologia, la vegetazione e l'eccessiva antropizzazione del territorio da parte
dell'uomo. Si stima che, nella regione Mediterranea, l’erosione idrica possa provocare la
perdita di 20-40 tonnellate/ettaro di suolo in un singolo nubifragio e oltre 100 tonnellate/ettaro
in casi estremi (Morgan, 1992).
L'erosione ha come effetto l'asportazione graduale di suolo o roccia ad opera di agenti
atmosferici quali il vento, l'acqua, il ghiaccio oppure per effetto di movimenti gravitativi o,
infine, per digestione da parte di organismi viventi (bioerosione). L'erosione è contemporanea
o successiva all'alterazione generata da processi chimici o fisici e può avere effetti negativi sia
sulle attività antropiche (in particolare sull'agricoltura perché sottrae terreno utile alle
coltivazioni) che su delicati equilibri naturali: la torbidità delle acque cariche di sedimenti,
ovvero il dilavamento del suolo da parte di precipitazioni particolarmente abbondanti,
possono alterare alcuni ecosistemi.
Uno tra i modelli atti alla stima dell’erosione del suolo è il "Revised Universal Soil Loss
Equation" (RUSLE), revisione dell'Universal Soil Loss Equation (USLE, l’equazione
elaborata da Wischmeier e Smith nel 1978) per essere adattato ad ambienti topografici
complessi.
In generale i modelli USLE e RUSLE possono essere definiti come un set di equazioni
matematiche che, opportunamente combinate, forniscono un valore medio del tasso di perdita
di suolo, dovuto ad erosione laminare e rill erosion, fenomeni determinati dall'impatto della
pioggia al suolo e dal deflusso superficiale. La formula generale è:
A = R K LS C P
dove:
A = stima della perdita media annua di suolo
R = fattore erosività della pioggia
K= fattore erodibilità del suolo
LS = fattore topografico
C = copertura del suolo
P = pratiche di controllo dell’erosione
Il fattore R è influenzato da intensità e durata delle precipitazioni, ovvero dall’energia cinetica
della pioggia che può trasformarsi in energia meccanica all’impatto con la superficie: esso
dipende quindi dalla collocazione geografico-climatica della stazione. Secondo Fournier e
Arnoldous (1980) la diversa erosione non dipende tanto dalla quantità assoluta delle
precipitazioni quanto dalla frequenza e dall’intensità delle stesse.
Il fattore K è una misura della suscettibilità del suolo all’erosione e pertanto dipende da
specifiche proprietà fisiche del suolo influenzanti la capacità di infiltrazione delle
precipitazioni e il movimento dell’acqua all’interno del suolo, nonché da proprietà che
intervengono sulla dispersione, l’abrasione, la mobilità delle particelle costituenti il suolo.
Il fattore C, che quantifica l’effetto della copertura del suolo viene influenzato sia dall’uso del
suolo (bosco, pascolo, prato ecc.), sia dalla densità del popolamento vegetale. Valori di C
uguali o prossimi a 0 hanno come effetto un contenimento del tasso potenziale di erosione del
suolo e vengono quindi attribuiti ad aree con fitta vegetazione arborea. Al contrario valori
prossimi a 1 vengono assegnati a colture scarsamente protettive per copertura vegetale o
perché subiscono lavorazioni agricole meccaniche che possono favorire il fenomeno erosivo.
Il valore 1 viene inoltre assegnato alle aree “impermeabili” del tessuto urbano e alla rocciosità
affiorante.
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Il fattore P fa riferimento ad eventuali pratiche di contenimento dell’erosione, volte
essenzialmente ad arginare il deflusso superficiale (es. terrazzamenti, ciglionamenti,
lavorazioni del terreno).
Il fattore LS prende in considerazione la lunghezza (L) e la pendenza (S) del versante in
quanto l’entità dei processi erosivi è influenzata dalla concomitanza dei due fattori.
E’ chiaro che, per definire la perdita media annua di suolo delle tre isole Pelagie sarebbe
necessario uno studio puntuale e approfondito volto alla determinazione di tutti i fattori
presenti nell’equazione di RUSLE. Resta il fatto, però, che le condizioni di partenza per
improntare un tale studio non sono certo confortanti nel senso che da alcune sommarie
valutazioni empiriche non è difficile rendersi conto che per Lampedusa e Lampione
avremmo:
• il fattore C che tende a 1 visto la scarsa copertura vegetale presente;
• il fattore P anch’esso tendente a 1 per lo scarso interesse che fino ad oggi si è
mostrato verso gli interventi di contenimento dei fenomeni erosivi in generale;
• il fattore K rappresentato da superstiti litosuoli poco sviluppati e roccia madre
affiorante per lo più di origine calcarea con ben evidenti segni di carsismo;
• il fattore R rappresentato da un quantitativo annuo di piogge che non è certo molto
consistente ma che è concentrato in circa 7-8 mesi e che spesso si manifesta con
piogge di breve durata ma con elevata intensità e frequenza, che si traduce in un
potere erosivo del suolo certamente significativo.
2.2.3 Inquadramento geologico, geomorfologico, idrogeologico (A.3)
Aspetti geologici (A.3.1)
LINOSA
L’isola di Linosa, che costituisce la parte emersa di un apparato vulcanico, è da un punto di
vista geologico la più recente delle Pelagie, essendo stata costruita da eruzioni di età comprese
tra 1,06 e 0,53 Ma, ed è attualmente sede di deboli attività fumaroliche. Campagne
oceanografiche recenti hanno rilevato interessanti manifestazioni esalative sottomarine
attorno all'isola mettendo inoltre in evidenza che la base del vulcano è profonda fino a 800 m
e che presenta sui suoi fianchi numerosi apparati secondari.
La storia vulcanica dell’isola è riconducibile principalmente a quattro fasi eruttive, la cui
differenziazione è stata possibile grazie all’individuazione e al riconoscimento di tre
paleosuoli. Durante i periodi di attività si sono impostati, lungo discontinuità tettoniche,
diversi centri vulcanici, diventati attivi quasi contemporaneamente. Oggi, tali apparati
vulcanici, caratterizzati da ampie depressioni tipo caldere (come quella di Cala Pozzolana,
Fossa Cappellano etc.), sono riconoscibili soltanto in alcune parti a causa dei processi erosivi,
tettonici e vulcanici che ne hanno cambiato l’originaria configurazione.
Al contrario, i centri vulcanici più recenti, sono ben identificabili come ad esempio Monte
Nero, Montagna Rossa etc.
Da un punto di vista geologico i terreni che si riscontrano nell’isole di Linosa sono
riconducibili a tre unità sintemiche principali (Sintema Paleolinosa, Sintema Arena Bianca e
Sintema Monte Bandiera) che, a partire dai litotipi più antichi, sono rappresentati da materiale
piroclastico, con granulometria e grado di coerenza eterogenea, disposti localmente in banchi
e strati, la cui composizione mineralogica è riconducibile a trachiti, alcali basalti picritici,
alcali basalti, hawaiti, calcareniti e blocchi di tufi idromagmatici, con presenza a vari livelli di
lave porfiriche ad olivine, plagioclasi e clinopirosseni (Tavola 2 – Carta Geologica).
Nello specifico, le tre unità sintemiche possono essere così descritte:
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Primo periodo – Sintema Paleolinosa
Al primo periodo è legata l’attività vulcanica dei seguenti centri eruttivi:
•
Unità litosomatica Cala Pozzolana di Levante, i cui depositi hanno caratteristiche
tipiche dei flussi piroclastici a granulometria eterogenea (da ceneri a blocchi) e
presentano una buona coerenza ed una stratificazione in banchi ben distinti. Gli
elementi litici risultano costituiti da vulcaniti evolute (trachiti, benmoreiti) anche se
sono presenti in minore percentuale clasti di natura calcarea le cui dimensioni variano
dal decimetro fino al centimetro. Di questo edificio, originariamente situato a SE
dell’isola, a circa 200 m dall’attuale linea di costa, oggi rimane soltanto la parte più
settentrionale. Il massimo spessore di tali depositi non supera i 30 m.
•
Unità litosomatica Pozzo Salito, sito più a Nord di Montagna di Levante è
caratterizzato depositi piroclastici i cui elementi, di dimensioni variabili da
centimetriche a metriche, sono costituiti da alcali basalti piritici, alcali basalti, hawaiti,
calcareniti e blocchi di tufi idromagmatici. Lo spessore è di circa 35 m.
•
Unità litosomatica Fossa Cappellano 1, collocata nella parte meridionale dell’isola è
caratterizzata, da depositi di flusso piroclastico con caratteristiche granulometriche
simile alle unità descritte in precedenza ma la cui composizione è data da alcali
basalti, hawaiti, benmoreiti e trachiti. Lo spessore di tali depositi non è valutabile.
•
Unità litosomatica Timpone 1, ubicato nella parte orientale dell’attuale complesso M.
Nero-Timpone, è caratterizzato da depositi scoriacei e lavici, entrambi a composizione
alcali-basaltica. I primi presentano una granulometria eterogenea (dai blocchi ai lapilli
grossolani) ed una discreta coerenza e sono disposti in strati decimetrici per uno
spessore complessivo non superiore a 40 m. I depositi lavici sono invece caratterizzati
da lave porfiriche ad olivine (in grossi fenocristalli), plagioclasi e clinopirosseni. Lo
spessore massimo è di 5 m. Nell’ambito del membro lavico Timpone 1, è stata
effettuata una datazione che ha evidenziato un’età di circa 1.06 M.a.
•
Unità litosomatica Monte Vulcano 1, originariamente posto tra Fossa Cappellano 1 e
Cala Pozzolana di Levante, oggi risulta visibile, soltanto in minima parte, in una
porzione del settore meridionale ed in un tratto dell’orlo craterico. Così come per
Timpone 1 osserviamo due tipi di depositi, uno di natura scoriacea e l’altro lavica,
entrambi a composizione alcali-basaltica. Il membro scoriaceo è costituito da scorie
rosse e nere, discretamente coerenti, di granulometria compresa tra i lapilli e i blocchi,
disposte in banchi mal definiti di spessore metrico. Il membro lavico è rappresentato
da lave a chimismo alcali-basaltico a struttura porfirica con olivine, plagioclasi e
clinopirosseni. Per entrambi i litotipi non è stato possibile valutare lo spessore
complessivo.
Successivamente, dopo un rilevante periodo di inattività che ha dato origine alla formazione
di un paleosuolo, (riscontrabile in varie località dell’isola, in particolare a Fossa Cappellano e
nella Falesia di Punta Calcarella), si ha una ripresa del vulcanismo nella zona ovest di Linosa.
Inizia, così, il secondo periodo di attività.
Secondo periodo – Sintema Arena Bianca
Al secondo periodo è legata l’attività vulcanica dei seguenti centri eruttivi:
•
Unità litosomatica Monte Calcarella, il cui cratere risulta situato nel tratto di mare a
SE dell’isola, è costituita da depositi di flusso piroclastico a granulometria etereogenea
(da ceneri a blocchi), caratterizzati da una buona coerenza. Gli elementi litici sono
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composti da alcali basalti, hawaiti, benmoreiti e trachiti il cui spessore massimo non
supera i 35 m.
•
Unità litosomatica Monte Biancarella, oggi quasi completamente coperto da depositi
più recenti, è ubicato nel settore centro-settentrionale dell’isola. Di questo edificio
sono visibili soltanto piccoli affioramenti di scorie e parte dell’orlo craterico. Esso
risulta costituito da depositi coriacei (a chimismo di tipo hawaiitico, di colore rosso e
nero, generalmente sciolti, a granulometria compresa tra i lapilli e i blocchi) e da
terreni di natura lavica. Questi ultimi, dotati di uno spessore di circa 20 m, presentano
una struttura porfirica con olivine, plagioclasi e clinopirosseni. Entrambi i depositi
hanno una composizione di tipo hawaitica.
•
Unità litosomatica Cala Pozzolana di Ponente che, insieme ai centri eruttivi di
Timpone 2 e Monte Nero, risulta localizzata nel settore occidentale dell’isola. I
depositi, derivanti da questa attività eruttiva, hanno caratteristiche sottomarine prima e
subaeree dopo. Distinguiamo infatti un membro piroclastico idro-magmatico, un
membro scoriaceo e uno lavico. Il primo risulta costituito da piroclastiti vetrose a
luoghi palagonitizzate, disposte in strati mal definiti, caratterizzate da un chimismo
basaltico transizionale e da granulometria variabile da ceneri a blocchi. Presenta una
buona coerenza ed uno spessore massimo stimabile intorno ai 50 m. I depositi coriacei
hanno una composizione chimica basaltico transizionale, sono poco coerenti, di colore
nero e dimensioni granulometriche dell’ordine dei blocchi; lo spessore massimo è
valutabile intorno a 8 m. Infine il termine lavico, di spessore non superiore ai 4 metri,
presenta una composizione chimica di tipo hawaiitico ed è costituito da lave
porfiriche con olivine, plagioclasi e clinopirosseni con dicchi il cui spessore varia da
10 a 60 cm.
•
Unità litosomatica Timpone 2, anch’essa costituita da un membro scoriaceo ed uno
lavico. Il primo presenta una composizione chimica di tipo basaltico transizionale con
una granulometria variabile dai lapilli ai blocchi. Si tratta, in particolare, di scorie di
colore rosso e nero dello spessore valutabile intorno a 12 m circa. Il secondo invece è
rappresentato da lave porfiriche a composizione chimica hawaitica, con plagioclasi ed
olivine, e presenta una potenza di circa 5 m..
•
Unità litosomatica Monte Nero, in cui distinguiamo un membro piroclastico basale,
uno lavico e un membro piroclastico sommitale. I depositi basali, scarsamente
coerenti, hanno granulometria variabile da ceneri a lapilli e passano verso l’alto a
depositi scoriacei disposti in banchi metrici, con stratificazione non sempre ben
definita e granulometria compresa dai lapilli ai blocchi. Entrambi i termini basali
presentano una composizione chimica di tipo basaltico transizionale con uno spessore
complessivo che non supera i 35 m. Le lave, caratterizzate da una struttura porfirica,
contengono plagioclasi, olivine e clinopirosseni e presentano dicchi di spessore fino a
1 m. Lo spessore complessivo del membro lavico non supera i 10 m. Infine, i depositi
piroclastici sommitali, anch’essi passanti verso l’alto a depositi scoriacei, mostrano
caratteristiche analoghe ai termini basali ma si differenziano da quest’ultimi per via
dei più ridotti spessori (non superiori ai 15 m) e per la minore estensione areale.
Questo periodo è seguito da un momento di stasi, testimoniato dal rinvenimento di un
secondo paleosuolo, a cui fa seguito una ripresa dell’attività eruttiva che è sicuramente da
considerarsi la più rilevante nello sviluppo e nella costruzione della maggior parte dell’isola.
Terzo periodo – Sistema Monte Bandiera
Nel terzo periodo riprende l’attività vulcanica con la formazione dei seguenti centri eruttivi:
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Unità litosomatica Falesia Monte Calcarella costituita da depositi scoriacei di colore nero,
generalmente sciolti, a granulometria dei lapilli e talora dei blocchi. Tali depositi presentano
una composizione alcali basaltica e sono generalmente disposti in strati decimetrici e
centimetrici con inclusi dicchi spessi mediamente 70-80 cm. Lo spessore complessivo non
supera i 30 m. Tali affioramenti si riscontrano nell’estremità sud-orientale dell’isola tra l’ex
vedetta di Monte Vulcano e Monte Calcarella, lungo un allineamento tettonico NW-SE.
Unità litosomatica Fossa Cappellano 2, il cui centro eruttivo è localizzato nella parte centrale
dell’isola, risulta costituita da depositi piroclastici di dimensioni variabili dalle ceneri ai
blocchi, caratterizzati da una coerenza da buona a discreta e disposti in strati (talora di aspetto
massivo) di spessore dell’ordine del metro. Gli elementi litici, contenuti nelle piroclastiti,
sono costituiti da alcali basalti picritici, alcali basalti e hawaiti e subordinatamente da filladi,
microgabbri e calcareniti. Lo spessore massimo è di 65 m.
Unità litosomatica Monte Vulcano 2, oggi quasi completamente coperta dai prodotti di Monte
Vulcano 3, è rappresentata da materiali scoriacei e lavici. I primi sono costituiti da scorie
rosse e brandelli di lava in blocchi con chimismo hawaitico, disposti in banchi metrici; lo
spessore complessivo non è valutabile. Le lave, la cui composizione chimica varia da alcali
basaltica a mugearitica, presentano una struttura porfirica con plagioclasi, clinopirosseni e
subordinatamente olivina. Lo spessore massimo è di 15 m.
Unità litosomatica Montagna Rossa è l’edificio vulcanico più rilevante dell’isola di Linosa ed
è rappresentato da termini scoriacei (suddivisi in inferiore e superiore) e lavici (anch’essi
suddivisi in inferiore e superiore). I prodotti scoriacei inferiori risultano sciolti o scarsamente
addensati, di colore rosso e nero, a chimismo alcali basaltico e hawaitico, e presentano una
granulometria variabile dai lapilli ai blocchi disposti in banchi metrici non ben definiti. Lo
spessore massimo è di 60 m. Superiormente si passa al membro lavico inferiore costituito da
lave a struttura porfirica con olivine, plagioclasi, clinopirosseni e inclusi elementi litici di
gabbri anfibolici. La composizione chimica varia da alcali basaltica a hawaitica e lo spessore
non supera i 45 m. Queste lave sono seguite dai depositi scoriacei del membro superiore, di
colore rosso e nero, anch’essi disposti in banchi metrici non ben definiti. Infine sono presenti
le lave del membro superiore, prevalentemente di aspetto scoriaceo (aa) e talora di tipo a
corda (pahoehoe) a struttura porfirica con olivina, clinopirosseni e plagioclasi, a chimismo
alcali basaltico e di spessore non superiore ai 5 m.
Unità litosomatica Cala Mannarazza è rappresentata da depositi piroclastici a buona coerenza,
di dimensioni variabili dai lapilli alle ceneri, ben stratificati in livelli decimetrici e con
spessore massimo pari a circa 2 m.
L’ultima fase di attività vulcanica è preceduta da un periodo di stasi testimoniato dal
ritrovamento di un terzo paleosuolo, affiorante lungo la falesia tra Punta Calcarella e l’ex
Vedetta di Monte Vulcano, in corrispondenza della parte centrale dell’isola.
Quarto periodo – Sistema Monte Bandiera
Il prodotto di quest’ultima fase di attività è rappresentato da:
•
Unità litosomatica Monte Vulcano 3, in cui distinguiamo un membro piroclastico da
uno lavico. I terreni piroclastici, a granulometria variabile dalle ceneri ai lapilli,
mostrano una buona coerenza e si presentano stratificati in livelli centimetrici e
decimetrici. Verso l’alto si arricchiscono di interstrati di scorie nere e rosse, le quali
sono disposte in banchi metrici mal definiti. Il chimismo di questi terreni è di tipo
hawaitico e lo spessore non supera i 50 m. Le lave, di tipo pahoehoe, a struttura
porfirica, sono costituite da plagioclasi, olivine e clinopirosseni, hanno un chimismo
hawaitico e lo spessore massimo è di 10 m. Nelle lave di M. Vulcano 3 è stata inoltre
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eseguita una datazione che ha permesso di attribuire a questo litotipo un’età di circa
0.53 M.a.
Per quanto attiene i terreni di copertura dell’isola di Linosa, sono stati rilevati esigui spessori
di depositi organogeni marini di età Quaternaria, localizzati principalmente in corrispondenza
della spianata di Arena Bianca. All’interno delle “cale” sono, invece, presenti modesti
spessori di depositi sabbiosi di spiaggia. Infine, lungo i versanti dei vecchi apparati vulcanici,
si riscontrano depositi di natura detritica, mentre, in varie zone dell’isola, si ritrovano
spessori contenuti di depositi di natura colluviale.
LAMPEDUSA
Le isole di Lampedusa e Lampione ricadono nel settore centrale del Canale di Sicilia, in una
zona in cui la piattaforma continentale africana raggiunge verso est un’estensione di circa 162
km. Le due isole rappresentano un alto strutturale di questa piattaforma, costituendo in pratica
un horst delimitato da faglie normali ricollegabili alla tettonica dell’area del Canale di Sicilia
e prevalentemente orientate in direzione WNW – ESE e secondariamente NE – SW.
In accordo con l’interpretazione geologica proposta da A. Segre (1960) e successivamente
ripresa da Grasso e Pedley (1985), è possibile attribuire la sequenza sedimentaria affiorante a
Lampedusa all’intervallo cronologico compreso tra il Tortoniano e il Messianiano inferiore
essendo costituita principalmente dalle seguenti unità:
• Membro di Cala Pisana,
• Membro di Capo Grecale,
• Membro del Vallone della Forbice.
Su queste unità poggiano in discordanza e con un’ampia lacuna stratigrafica limitati spessori
di rocce e sedimenti del Pleistocene – Olocene, come appresso specificato, e come indicato
nella Tavola 2 – Carta Geologica.
Membro di Cala Pisana (Tortoniano)
Il più antico membro della successione sedimentaria di Lampedusa affiora lungo la costa nella
parte orientale dell’isola, nel Vallone Imbriacole e si estende sotto il livello del mare per uno
spessore non definito. E’ suddiviso in due facies laterali di età circa equivalente: gli strati di
Punta Maccaferri e quelli di Punta Guitgia.
Strati di Punta Maccaferri: rappresenta il termine più antico della successione
miocenica attribuibile al Tortoniano – Messiniano inferiore. Affiora lungo le coste
nella parte sud orientale dell’isola, da Capo Grecale a Cala Croce, ed è costituita da
biolititi e calcareniti a Porites, alghe rodoficee, vermi (tubiferi), lamellibranchi,
briozoi, foraminiferi e gasteropodi che, nell’insieme, permettono di ricondurre la
genesi dell’unità ad un ambiente di scogliera.
Nello specifico, l’unità risulta costituita prevalentemente da corpi massivi a Porites dai
5 – 30 cm la cui originaria struttura è resa irriconoscibile per l’alterazione subaerea
subita nel corso del tempo. Subordinatamente la roccia risulta costituita da alghe
rodoficee, vermi (tubiferi), lamellibranchi, briozoi, foraminiferi e gasteropodi in
matrice arenitica prevalentemente bioclastica.
A Capo Grecale l’unità si presenta in grossi banchi di 2 – 3 m raggiungendo uno
spessore totale di 30 m. Questi strati, che passano verso l’alto a quelli del Vallone
Imbriacole, presentano una leggera inclinazione verso SE e si assottigliano fino a
scomparire in prossimità di Cala Calandra dove gli unici affioramenti sono
rappresentati da due scogli isolati all’interno dell’omonima insenatura e da una
ristretta fascia in corrispondenza della linea di riva.
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A Cala Pisana, lungo il taglio stradale che porta al nuovo molo, l’unità affiora con uno
spessore di circa 12 m ed è costituita da 7 m di biolititi di colore bianco sporco con
matrice arenitica a Porites (nelle forme a cavolfiore e a bastone in posizione
fisiologica) e, in subordine, da coralli coloniali (Siderastrea), briozoi e vermi tubiferi.
Superiormente esse passano a biomicriti con frammenti di alghe, lamellibranchi,
echinidi, gasteropodi, miliolidi, ed in subordine granuli di quarzo per uno spessore di
circa 5 m . Gli strati si presentano per lo più orizzontali con una lieve inclinazione
verso SW e passano gradualmente verso l’alto alle calcilutiti giallastre dell’Unità
Vallone Imbriacole in direzione di Punta Sottile e alle calcareniti oolitiche dell’Unità
Punta Guitgia di colore bianco in direzione di Punta Maccaferri.
Strati di Punta Guitgia: Le rocce attribuibili a tale unità affiorano ad ovest del porto di
Lampedusa e sono visibili a circa 5,3 metri sul livello del mare. Consistono di
packstone, livelli algali rodolitici e grainstone oolitici e si estendono verso est a
formare una sottile vena sopra gli strati di Punta Maccaferri e sono riferiti ad un
ambiente deposizionale di avanscogliera.
Lungo la costa che va da Punta Guitgia a Cala Croce l’unità mostra passaggi laterali
con gli strati di Punta Maccaferri ed ha uno spessore di circa 6 m. La base è costituita,
per uno spessore di 4,5 m, da calcareniti oolitiche di colore marrone chiaro con piste di
limivori e vermi tubiferi. Il livello superiore, il cui spessore è di circa 1,5 m, è
costituito da calcareniti a rodoliti dello stesso colore e di diametro di circa 4 – 5 cm. Il
contenuto fossilifero di entrambi i livelli è dato da lamellibranchi e foraminiferi.
Verso l’alto, in continuità di sedimentazione, l’unità passa ai calcari tipo mudstone e
wackestone degli strati del Vallone Imbriacole.
Membro di Capo Grecale (Tortoniano – Messiniano inf).
In discordanza sul Membro di Cala Pisana precedentemente descritto giace il Membro di
Capo Grecale anch’esso suddiviso in due facies: gli strati del Vallone Imbriacole e quelli di
Cala Calandra.
Strati del Vallone Imbriacole: molto estesi, consistono in una sequenza di 18 metri di
calcari tipo mudstone e wackestone di colore bianco crema “calcari farinosi bianchi”
di Segre (1960) e gialli, ora ricristallizzati a microdolomite con estesa porosità. Le
macrofaune sono rare e limitate ai soli pettinidi. Il più basso livello della sequenza del
Vallone Imbriacole contiene abbondanti frammenti di alghe coralline, foraminiferi
miliolidi.
Strati di Cala Calandra sono interamente ristretti all’area immediatamente adiacente ad
est della faglia di Cala Creta. Sono costituiti da biocalcareniti di colore marrone
pallido e contengono bivalvi (Cardium) isorientati specialmente nel livello superiore.
Sembra essere una facies a sviluppo sintettonico, associata al movimento della faglia
di Cala Creta. In prossimità della faglia di Cala Creta poggiano direttamente sugli
strati di Punta Maccaferri per l’assenza dei depositi del Vallone Imbriacole.
Membro del Vallone della Forbice (Tortoniano-Messiniano inf?)
Gli affioramenti più recenti della successione miocenica a Lampedusa sono riscontrabili a
nord e ad ovest dell’isola e sono costituiti da una sessantina di metri di packstone dolomitici
di colore grigio pallido in strati di spessore variabile da 1 a 3 metri. E’ inoltre presente un
livello di grainstone oolitico, associato con un orizzonte corallino a patch – reef. Il membro
riflette una sedimentazione su una piattaforma di mare basso, condizionata da una
diminuzione di profondità. Il contenuto fossilifero infatti è costituito da molluschi, echinoidi e
miliolidi e Borelis melo melo, lumachelle e stromatoliti sottilmente stratificati.
Il membro del Vallone della Forbice è stato suddiviso quattro livelli:
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30
Intervallo inferiore costituito da biocalcareniti parzialmente dolomitizzate di potenza
pari a 25 - 40 metri circa, contenenti frammenti di alghe calcaree, molluschi, echinoidi
e miliolidi e Borelis melo melo. Tale intervallo poggia in continuità di sedimentazione
sui sottostanti strati del Vallone Imbriacole;
Livello intermedio (Mcl), potente da 1 a 3 metri e costituito da calcari a lumachelle;
Livello Mc2, costituito da biocalcareniti potenti circa 10 metri analoghe a quelle della
parte basale;
Livello superiore, che chiude la successione miocenica di Lampedusa, affiora solo
nella zona tra punta Muro Vecchio e Punta Cappellone. È costituito da laminiti
dolomitiche e calcari stromatolitici sottilmente stratificati.
Ai tre principali Membri precedentemente descritti seguono in discordanza limitati
affioramenti sedimentari costituiti da:
Calcareniti bianco rosate (Pleistocene inf?)
Generalmente massive e più raramente stratificate in banchi da 1 a 4 metri di spessore, hanno
una potenza complessiva di 18 m. Affiorano nella costa settentrionale, presso Punta Parise, e
presentano una stratificazione incrociata con un contenuto fossilifero rappresentato da
frammenti di molluschi e foraminiferi bentonici.
Superfici terrazzate (Pleistocene sup. - Tirreniano)
Superfici terrazzate e spianate d’abrasione con limitati lembi di ghiaie a Strombus bubonius
(Cala Pisana, Cala Uccello e Cala Maluk).
Sabbie eoliche (Pleistocene sup.)
Sabbie eoliche in prevalenza carbonatiche a stratificazione incrociata, conservate all’interno
delle valli principali. In parte ricoperte da terra rossa, poggiano sui terrazzi marini tirreniani
nella costa orientale (zona di Punta Parrino, Cala Pisana e Cala Calandra) e presentano uno
spessore massimo di 12 m.
Brecce ad elementi carbonatici (Pleistocene sup - Olocene)
Brecce ad elementi carbonatici con matrice costituita da terra rossa con abbondante presenza
di calcrete. Costituiscono dei modesti accumuli nella parte centro occidentale dell’isola in
corrispondenza delle località Aria Rossa, nei pressi di Casa Teresa e nelle valli principali al
tetto delle sabbie eoliche. Sono essenzialmente il risultato dell’alterazione in posto delle rocce
carbonatiche sottostanti. Spessore da 0 a 5 mt.
Detrito di falda (Olocene).
Spiagge attuali (Olocene).
LAMPIONE
Le buone esposizioni delle sezioni naturali lungo le falesie costiere di Lampione hanno
permesso lo studio dell’isolotto da un punto di vista stratigrafico e strutturale. In modo
particolare, lungo la falesia di NW è stato possibile analizzare la locale successione
stratigrafica che risulta costituita da calcareniti compatte bianco-rosate, parzialmente
ricristallizzate e quasi totalmente dolomitizzate, stratificate in distinti banchi di spessore
variabile da pochi decimetri a circa due metri che, con aspetto a tratti massivo, sono
caratterizzati da una giacitura suborizzontale leggermente immergente di 10° verso NW.
Il contenuto faunistico di tali rocce è dato principalmente da alghe (Praturlonella salernitana)
e da foraminiferi bentonici (Coskinolina liburnica) di ambiente di retroscogliera o di laguna
riconducibili all’Eocene medio – superiore. Secondo BONNEFOUS J. & BISMUTH (1982), questi
sedimenti rappresentano il più alto membro del Priaboniano della Formazione Halk el
Menzel, conosciuta solo nei pozzi dell’off-shore tunisino.
Dal punto di vista tettonico l’isolotto presenta solo alcune piccole faglie verticali e joints,
visibili lungo quasi tutto il perimetro dell’isola, con direzione NW – SE. L’andamento di
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31
queste deformazioni fragili risulta orientato parallelamente a quello presente nell’isola di
Lampedusa, a conferma che le due isole hanno avuto la stessa storia tettonico-strutturale
analogamente a quella che a scala regionale caratterizza l’intero Canale di Sicilia.
Aspetti geomorfologici (A.3.1)
LINOSA
L’isola di Linosa è di origine vulcanica, con una struttura prevalentemente montuosa e con
valori altimetrici che non superano i 200 m. Dal punto di vista geomorfologico, risulta
caratterizzata dalla presenza di alcuni rilievi di forma prevalentemente tronco-conica
riconducibili ad edifici vulcanici, ora inattivi, fra i quali spiccano Monte Vulcano (195 m
s.l.m.), Montagna Rossa (187 m s.l.m.) e Monte Nero (107 m s.l.m.).
Questi apparati eruttivi, talora caratterizzati da versanti molto acclivi, sono separati da
espandimenti di colate laviche molto fluide, spesso ad andamento subpianeggiante,
contraddistinti da una morfologia piuttosto aspra e tormentata. In corrispondenza della fascia
litorale, questi determinano una morfologia costiera piuttosto varia ed articolata rappresentata,
in prevalenza, da coste basse e frastagliate. Questa situazione si riscontra in gran parte del
perimetro costiero, ad eccezione delle località di Cala Pozzolana di Ponente, Faraglioni e nel
tratto di costa tra Cala Pozzolana di Levante e Punta Cacarella, dove le strutture degli antichi
edifici vulcanici arrivano direttamente fino al mare. In queste aree, l’attività erosiva del moto
ondoso ha determinato la formazione di ripide scarpate e falesie, alte e ben pronunciate, che
mettono a nudo la prevalente natura piroclastica e scoriacea degli antichi apparati eruttivi.
L’erosione del mare si esplica quindi, in questi tratti di litorale, in maniera assai rilevante,
causando spesso movimenti e crolli delle masse piroclastiche più esposte, già interessate da
continui processi di disfacimento ed alterazione ad opera degli agenti esogeni.
Altre situazioni di potenziale instabilità sono state rilevate in varie zone dell’isola soprattutto
nelle aree in cui si è riscontrata la presenza di banchi e strati di natura piroclastica, spesso
fratturati ed in taluni casi addirittura distaccati dall’ammasso, posti a franapoggio. Queste
zone sono localizzate lungo il tratto stradale posto ad est del Dissalatore, tra Cala Mannarazza
e Monte Biancarella; in località Fossa Cappellano, in corrispondenza dei versanti
settentrionali e occidentali di Monte Vulcano e del versante orientale di Monte Bandiera.
Nell’isola sono stati individuati alcuni siti (cfr. tabella seguente) di particolare interesse
geologico e geomorfologico, che presentano specifica rilevanza scientifica, didattico/culturale
ed ambientale tale da poter essere a ragione annoverati e censiti tra i geositi:
Nome
Grado di
Conservazione
Geosito di
Pozzolana
di Ponente
Eccellente
Geosito di
Pozzolana
di Levante
Eccellente
Descrizione
L’area si presenta con la vista verso nord sulla
sezione della caldera di Monte Nero e le relative
piroclastiti palagonitizzate. Si notano inoltre
piccole faglie sinsedimetarie e dicchi.
L’area si presenta con la vista verso nord sulla
parete meridionaledel Monte Vulcano che con i
suoi 192 m s.l.m. è il monte più alto di Linosa.
Depositi di flusso piroclastico e piroclastico
idromagmatico nonché un corpo di frana
costituiscono la stratigrafia di questo parte del
vulcano.
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Minacce
Erosione
Erosione
32
Geosito di
Timpone e
Monte Nero
Eccellente
Geosito di
Monte
Vulcano
Eccellente
Sul monte Timpone, posto poco sopra la base di
Monte Nero è possibile scorgere il cratere
dell’omonimo apparato vulcanico e le scorie a
chimismo basaltico costituite da lappili e blocchi.
Dal sentiero che porta a Monte Nero fino alla
sommità si nota ‘orlo craterico e le scorie
costituite da ceneri e lapilli disposti in banchi.
Monte Vulcano, la cui sommità si raggiunge da un
sentiero dalla parte settentrionale, è il vulcano più
alto di Linosa. Il cratere sommitale è posto a quota
192 m s.l.m. circa. Il sentiero è costituito da lapilli
e ceneri d’origine piroclastica di colore nero.
Erosione
Erosione
Nella Tavola 3 – Carta Geomorfologica siono evidenziati i principali elementi caratterizzanti
l’isola di Linosa.
LAMPEDUSA
L’isola di Lampedusa ricade nel settore centrale del Canale di Sicilia e si presenta come un
vasto tavolato di forma grossomodo rettangolare, allungato per un massimo di 11 km in E-O e
circa 4 Km in direzione N-S.
Le coste settentrionali dell’isola sono caratterizzate da alte falesie a picco sul mare, le cui
massime elevazioni si registrano in località Albero Sole (133 m). La loro evoluzione è
strettamente legata all’attività erosiva compiuta dal moto ondoso che, per successive fasi di
scavernamento e crollo per sostegno manco degli stari sovrastanti, determina il lento
arretramento della linea di costa e la formazione di grandi accumuli di blocchi al piede della
falesia. A tale evoluzione possono essere attribuita la genesi degli scogli isolati denominati
“Sacramento” e “Pignola”.
La costa orientale si presenta invece generalmente meno elevata e risulta caratterizzata da
insenature ben pronunciate e variamente articolate (cosiddette cale) e da grotte naturali
impostate nelle rocce più tenere. Mentre quella meridionale presenta numerose cale ed
insenature di cui quella maggiormente più articolata è quella al cui interno sorge il porto di
Lampedusa (Cala Grande e Cala Palme), delimitata ad est da Punta Maccaferri e ad ovest da
Punta Guitgia.
La morfologia attuale di Lampedusa è il risultato degli avvenimenti paleoclimatici che si sono
susseguiti nella storia geologica di questa porzione del Mediterraneo. L’isola infatti è l’ultimo
relitto affiorante di una zolla continentale della quale conserva un tratto del sistema
idrografico, da lunghissimo tempo inattivo, che ha generato profonde e incassate incisioni
torrentizie a versanti molto acclivi: Vallone Imbriacole, Vallone Tabaccara, Vallone della
Forbice, Vallone Profondo, Vallone dell’Acqua. Nella parte sud–orientale queste incisioni
sboccano direttamente nelle principali cale, mentre quelle della parte nord–occidentale si
presentano come valli pensili. Grazie alle loro sezioni naturali, questi valloni ci offrono una
visione abbastanza chiara della successione stratigrafica.
LAMPIONE
L’isolotto di Lampione affiora nel Canale di Sicilia a circa 17 Km da Lampedusa, in direzione
WNW, nel tratto di mare compreso tra la principale delle Isole Pelagie e Linosa. Si tratta di
un piccolo lembo di terra disabitato noto sin dai tempi dei greci e dei romani col nome di
Schola, toponimo riservato comunemente a isolotti prossimi a isole maggiori. L’isolotto ha
una forma grossomodo trapezoidale e presenta una superficie di appena 0,035 Kmq,
sviluppandosi in senso N–S per circa 400 m ed in senso E–W per circa 200 m per complessivi
850 m lineari di costa.
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33
Il tratto costiero esposto a SE mostra gli strati rocciosi disposti a gradinata e digradanti
dolcemente verso il mare, mentre per la rimanente parte l’isolotto presenta alte coste a picco
sul mare in corrispondenza delle quali si ha una buona esposizione della locale successione
stratigrafica. La falesia rivolta a NW, con i suoi di 36 m, è la più alta dell’isolotto mentre
quella rivolta a NE, di poco più bassa, presenta alla base degli sgrottamenti generati
dall’incessante e continua azione erosiva del moto ondoso.
A NW e SE dell’isolotto i fondali incrementano la propria batimetria in maniera più blanda e
graduale, attestandosi ad una profondità di circa – 15 metri ad una distanza di 350 metri dalla
costa, mentre nei rimanenti lati dell’isolotto la pendenza dei fondali è più accentuata facendo
registrare profondità di circa – 40/65 metri a parità di lontananza dalla costa.
Nel SIC “Isola di Lampedusa e Lampione” sono stati individuati i principali geositi epigei ed
ipogei (cfr. tabelle seguenti) che rivestono particolare importanza in ragione del valore
scientifico, didattico/culturale ed ambientale:
Nome
Grado di
Conservazione
Geosito
Cala
Pisana
Degradato
Geosito
Cala
Uccello
Buono
Geosito
Cala
Maluk
Buono
Geosito di
Punta
Guitgia
Buono
Descrizione
Il sito è localizzato a Cala Pisana lungo il taglio stradale
che porta al nuovo molo.
Caratteristica peculiare di questo sito è la presenza di
Biolititi e calcareniti a Porites facilmente identificabili,
ascrivibili ad un ambiente di scogliera. La scogliera
corallina del Tortoniano affiora diffusamente in tutta la
parte meridionale dell’isola ma in questo luogo è
facilmente identificabile per cui si presta particolarmente
ad una possibile fruizione. I coralli i cui corpi massivi per
effetto della dissoluzione si presentano in lamine
concentriche sono diffusi ed associati ad alghe rodoficee,
vermi (tubiferi), lamellibranchi, briozoi, foraminiferi e
gasteropodi.
Il sito è localizzato a Cala Uccello all’interno della
omonima cala.
Caratteristica peculiare di questo sito è l’affioramento di
depositi marini infralitorali ed in particolare di una spiaggia
tirreniana. Sono presenti e facilmente identificabili alcune
forme significative di molluschi di tipo tropicale (ospiti
senegalesi), ascrivibili ad un ambiente di mare basso e
caldo. Tra questi si ricordano le specie: Brachidontes
puniceus, Conus testudinarius, Strombus bubonius,
Cymatium f. trigonum che, risalenti a circa 125.000 anni fa,
testimoniano un evento trasgressivo riferibile al primo
massimo termico dell’ultimo interglaciale (Eutirreniano).
Il sito è localizzato a Cala maluk all’interno della omonima
cala
e
presenta
medesime
caratteristiche
geologiche/paleontologiche sottolineate per il geosito “Cala
Uccello” descritto in precedenza.
Il sito è localizzato a Punta Guitgia all’imboccatura del
Porto di Lampedusa.
Caratteristica peculiare di questo sito è l’affioramento di
depositi marini del tortoniano (11-7 M.A.) riferibili ad un
ambiente di avanscogliera, costituiti da strati di calcari
oolitici e rodolitie fossili di bivalvi.
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34
Geosito del
Vallone
della
Forbice
Eccellente
Geosito
delle
Falesie di
Lampedusa
Buono
Il sito è localizzato ad ovest dell’isola di Lampedusa
all’interno del perimetro della Riserva Naturale Orientata
“Isola di Lampedusa” e nell’omonimo vallone.
Le caratteristiche geomorfologiche della valle racchiudono
e riassumono l’ambiente di formazione di questa incisione
a carattere torrentizio. L’incisione torrentizia infatti, a
fronte della sua estensione ed interezza, rappresenta un
relitto di un sistema idrografico antico generatosi in
condizioni pluviometriche completamente differenti
rispetto a quelle attuali. La valle si snoda per circa 1,5 Km
e taglia l’isola da nord a sud sfociando nella Cala Pulcino.
Le falesie di Lampedusa, particolarmente interessanti da un
punto di vista paesaggistico e geologico, si snodano per
circa 18 Km, da est verso nord fino a raggiungere le
estremità occidentali dell’isola, con quote che vanno da 50
a 120 m s.l.m.
Accanto ai geositi epigei di cui sopra, vanno menzionate le numerose cavità (semisommerse,
sommarse e terrestri) che, ampiamente diffuse soprattutto lungo il confine del SIC, sono
elencate nella tabella (Ferrari, 2005; 2007).
Tipologia
Codice
L01
L09
L1
L10
L103
L104
L107
L108
L13
L13
L14
L15
L17
L25
Cavità
litoranee,
L37
semisommerse L38
L42
L5
L56
L57
L58-L59
L58-L59
L58-L59
L64
L64
L64
L65
L65
L66
Nome
Grotta I di Punta Guitgia
Grotta I della Fuitina
Grotta di Punta Guitgia
Grotta I della Tabaccara
Grotta marina II di Cala Francese
Grotta III di Cala Calandra
Grotta marina III di Cala Francese
Grotta marina IV di Cala Francese
Grotta della Spiaggia dei Conigli
Grotta della Spiaggia dei Conigli
Grotta I dell'Isola dei Conigli
Grotta II dell'Isola dei Conigli
Grotta di Cala Pulcino
Grotta di Punta Parise
Grotte Solaro
'A Rutta delli Palunni Selvaggi
Grotta IV di Punta Cappellone
Grotta IV di Punta Pagghiareddu
Grotta IV di Cala Alaimo
Grotta V di Cala Alaimo
'A Rutta dell'Innammorati
A Rutta dell'Innammorati ingr. NE
A Rutta dell'Innammorati ingr. NW
Arco di Punta Russeddu
Arco di Punta Russeddu Ingr. E
Arco di Punta Russeddu Ingr. W
Grotta II del Mare Morto
Grotta II del Mare Morto
Grotta I del Mare Morto
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Sviluppo
(m)
13,5
43
~7
10
6,2
~5
16
7
~5
~5
20
4
32
3
?
~30
~30
14
?
?
~70
~70
~70
38
33
33
?
19
18
35
L67
L67
L68
L69
L69
L70
L73
L77
L78
L79
Cavità
L80
litoranee,
L81
semisommerse
L82
L83
L84
L85
L86
L88
L90
L92
L94
L98
S1
S10
S11
S11
S12
S12
S13
S14
Cavità
S16
sommerse
S2
S20
S21
S3
S4
S4
S6
S7
T16
T26
T9
Cavità terrestri T10
T13
T14
T15
Grotta I di Cala Pisana
Grotta I di Cala Pisana
Grotta II di Cala Pisana
Grotta III di Cala Pisana
Grotta III di Cala Pisana
Grotta IV di Cala Pisana
Grotta del Bue Marino
Grotta del Bue Marino
Tunnel di Punta Sottile
Grotta I di Vacca Aranciu
Grotta II di Vacca Aranciu
Grotta marina I di Cala Francese
Grottaccia Orientale
Sima
Grotta ad Est della Grottaccia Occidentale
Grottaccia Occidentale
Grotta di Punta Maccaferri
Arco della Grottaccia Occidentale
Grotta II di Cala Galera
Grotta III del Mare Morto
Grotta II della Fuitina
Grotta IV del Mare Morto
Grotta (I) di Taccio Vecchio
Grotta I a SE della Grottaccia Orientale
Grotta II dello Scoglio di Fora
Grotta II dello Scoglio di Fora
Grotta III dello Scoglio di Fora
Grotta III dello Scoglio di Fora
Grotta sommersa di Punta Cappellone
Grotta II di Taccio Vecchio
Grotta II a SE della Grottaccia Orientale
Grotta di Scoglio Pignata
Grotta sommersa I di Punta Guitgia
Grotta sommersa II di Punta Guitgia
Grotta della Madonna
Grotta I dello Scoglio di Fora
Grotta I dello Scoglio di Fora
Grotta sommersa di Punta Russeddu
Grotta di Punta Pesce Spada
Cavernetta di Punta Ratto
Caverna di Punta Russeddu
Pozzo di Spiaggia dei Conigli
A' Rutta du Postu Maraventanu
Grotta di Capo Grecale
Grotta I ad Ovest della Grottaccia Occidentale
Grotta II ad Ovest della Grottaccia Occidentale
18
19
24
8
11
?
~50
?
?
?
?
6
32
?
17
20
?
1
5
5
8
8
57
11
25
20
9
6
16
61
~10
4
2
~10
11
17
16
17
16
11,8
12
?
?
?
?
Nella Tavola 3 – Carta Geomorfologica siono evidenziati i principali elementi caratterizzanti
l’isola di Lampedusa e l’isolotto di Lampione.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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Individuazione di falde sotterranee (A.3.2)
LINOSA
I termini geologici affioranti nell’isola di Linosa sono stati raggruppati in tre complessi
idrogeologici:
- Nel primo complesso rientrano tutti i termini litologici considerati “da mediamente
permeabili ad altamente permeabili” per porosità primaria; si tratta dei terreni di
copertura (depositi di spiaggia, depositi colluviali, detriti di versante e depositi
organogeni marini), delle piroclastiti a scarsa coerenza del Monte Nero e dei depositi
scoriacei relativi agli apparati vulcanici di Monte Biancarella, Cala Pozzolana di
Ponente, Timpone 2, Monte Nero, Monte Calcarella, Monte Vulcano 2 e Montagna
Rossa.
- Nel secondo complesso sono stati raggruppati tutti i termini litologici considerati “da
permeabili a molto permeabili” per porosità secondaria (fessurazione); si tratta, in
particolare, delle antiche colate laviche dei centri eruttivi di Timpone 1, Monte
Vulcano1, Monte Biancarella, Cala Pozzolana di Ponente, Timpone 2, Monte Nero,
Monte Vulcano2, Montagna Rossa e Monte Vulcano 3.
- Del terzo complesso idrogeologico fanno parte tutti i termini litologici considerabili
“da scarsamente permeabili a mediamente permeabili” per porosità primaria e, in
modo minore, per porosità secondaria (fessurazione); a questa associazione di terreni
fanno parte i depositi scoriacei di Monte Vulcano 1 e di Timpone 1 e le piroclastiti dei
centri eruttivi di Cala Pozzolana di Levante, Pozzo Salito, Fossa Cappellano 1, Monte
Calcarella, Cala Pozzolana di Ponente, Fossa Cappellano 2, Cala Mannarazza e Monte
Vulcano 3.
Per quanto riguarda la circolazione idrica sotterranea, non si hanno notizie sull’esistenza di una
significativa falda idrica nel sottosuolo dell’isola di Linosa, nonché di sorgenti e/o opere di
captazione. Si può solamente ipotizzare la presenza di una esigua lente, alimentata
esclusivamente dagli afflussi meteorici, sostenuta dall’acqua marina nel sottosuolo. Infatti le
acque dolci, aventi un peso specifico minore rispetto all’acqua marina, galleggiano su
quest’ultima e nella zona di contatto si crea un’interfaccia di acque salmastre soggette a
continue oscillazioni, in rapporto allo spessore dell’acqua dolce presente.
All’interno dei termini piroclastici, a basso grado di permeabilità, la presenza di qualche livello
integro e ben cementato potrebbe impedire che le acque di infiltrazione raggiungano la zona di
contatto con l’acqua marina, determinando, così, la formazione di modeste falde “sospese”
poste al di sopra del livello marino. Tale evenienza potrebbe, del resto, anche verificarsi
nell’ambito delle masse basaltiche, in corrispondenza di lave compatte e poco o nulla fessurate.
Per quanto attiene, infine, la direzione preferenziale di deflusso delle acque sotterranee, si
ipotizza che le acque si muovano radialmente dal centro verso le coste dell’isola.
LAMPEDUSA
Le caratteristiche idrogeologiche di Lampedusa, strettamente legate alla natura dei terreni che
la compongono, consentono di distinguere all’interno dell’isola tre principali Unità
Idrogeologiche sulla base delle caratteristiche proprie dei terreni.
• Alla prima appartengono le sabbie eoliche, le brecce ad elementi carbonatici con
matrice costituita da terra rossa, il detrito di falda e le sabbie del litorale. Si tratta di
termini litologici da altamente a mediamente permeabili per porosità primaria.
• Gli strati di Punta Guitgia e gli strati di Punta Maccaferri costituenti il membro di Cala
Pisana, gli strati dell’Intervallo inferiore, quelli del Livello intermedio, quelli del
Livello Mc2 e quelli del livello superiore Mc3 appartenenti al membro del Vallone
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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37
•
della Forbice, ed infine le Calcareniti bianco rosate (del Pleistocene inf?) sono stati,
invece, accorpati in una seconda Unità, caratterizzata da una permeabilità variabile da
media a scarsa per porosità secondaria (fessurazione e/o carsismo).
Infine, nella terza Unità idrogeologica rientrano i termini appartenenti al membro di
Capo Grecale nel quale afferiscono gli strati del Vallone Imbriacole e quelli di Cala
Calandra che possono considerarsi da scarsamente permeabili [per porosità secondaria
(fessurazione)] ad impermeabili.
Per quanto attiene la circolazione idrica nel sottosuolo, si può affermare che nell’isola di
Lampedusa esiste una modesta falda idrica, alimentata esclusivamente dagli afflussi meteorici
e sostenuta dall’acqua marina. Le acque dolci, infatti, aventi un peso specifico minore
rispetto all’acqua marina, galleggiano su questa ultima creando nella zona di contatto
un’interfaccia acqua salmastra-acqua salata che risulta soggetta a continue oscillazioni, in
rapporto allo spessore dell’acqua dolce presente.
Inoltre, in alcune parti dell’isola, la presenza di termini da scarsamente permeabili ad
impermeabili impedisce che le acque di infiltrazione raggiungano la zona di contatto con
l’acqua marina, determinando così la formazione di modeste falde “sospese” poste al di sopra
del livello marino. Ciò appare confermato da tutta una serie di sorgenti riscontrabili in
corrispondenza delle falesie costiere in località Sanguedolce, Tabaccara, Cala Creta e Cala
Calandra.
Inoltre, per quanto riguarda la localizzazione ed i valori piezometrici della suddetta falda
idrica, è stato possibile accertare che la falda è caratterizzata da un ispessimento della propria
potenza in corrispondenza della parte centrale dell’isola e presenta una forma allungata in
direzione NO-SE.
In generale non esistono direzioni preferenziali di deflusso, poiché le acque si muovono
radialmente dal centro verso le coste dell’isola ad eccezione della parte terminale della valle
del Vallone Imbriacole, dove esiste una certa forma di deflusso preferenziale delle acque
sotterranee, dovuto alla maggiore fratturazione di origine tettonica che ha interessato i terreni
di natura calcarea affioranti.
Aree classificate ad elevata pericolosità per la prevenzione del rischio idrogeologico (A.3.3)
LINOSA
I fenomeni legati alla dinamica dei versanti che risultano distribuiti e segnalati soprattutto nel
territorio dell’isola. A tale scopo si rimanda al lavoro condotto dall’Assessorato Regionale al
Territorio e Ambiente – Servizio 4 “Assetto del Territorio e Difesa del Suolo” che,
nell’ambito della redazione del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) relativo
alle Isole Pelagie (Lampedusa e Linosa), rileva la presenza di circa 20 dissesti presenti
all’interno dell’isola vulcanica delle Pelagie. Si tratta nella maggior parte dei casi di frane
attive di tipo crollo/ribaltamento (13), colamento rapido (3) e dissesti dovuti ad erosione
accelerata (4) che interessano una superficie complessiva di appena 0,062 Km2, pari all’1,176
% dell’intero territorio di Linosa. Tali fenomeni sono soprattutto concentrati lungo la fascia
costiera dell’isola essendo principalmente causati dall’attività erosiva compiuta dal moto
ondoso a spese delle piroclastici e delle scorie.
Sebbene allo stato attuale non siano previsti e programmati nell’ambito del succitato PAI
specifici progetti di consolidamento per i sopraelencati dissesti, si segnala la necessità di
prevedere azioni volte alla segnalazione della pericolosità con apposti cartelli, alla
predisposizione di eventuali presidi di sicurezza ed al monitoraggio delle aree finalizzato ad
una eventuale futura attività di consolidamento poco invasiva nei confronti dei delicati
habitat.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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38
LAMPEDUSA
Il lavoro condotto dall’Assessorato Regionale al Territorio e Ambiente – Servizio 4 “Assetto
del Territorio e Difesa del Suolo” che, nell’ambito della redazione del Piano Stralcio per
l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) relativo alle Isole Pelagie (Lampedusa e Linosa), rileva la
presenza di circa 20 dissesti presenti all’interno della maggiore delle isole Pelagie.
Si tratta nella maggior parte dei casi di frane attive di tipo crollo/ribaltamento che interessano
una superficie complessiva di appena 0,0626 Km2, pari allo 0,315% dell’intero territorio di
Lampedusa. Tali fenomeni sono soprattutto concentrati lungo il perimetro dell’isola essendo
principalmente causati dall’attività erosiva compiuta dal moto ondoso a spese delle falesie
costiere, alla base delle quali, a seguito di successive fasi di scavernamento e crollo per
“sostegno manco”, si formano accumuli di blocchi e detriti.
Sebbene allo stato attuale non siano previsti e programmati nell’ambito del succitato PAI
specifici progetti di consolidamento per i sopraelencati fenomeni di crollo, si segnala la
necessità di prevedere azioni volte alla segnalazione della pericolosità con apposti cartelli, alla
predisposizione di eventuali presidi di sicurezza ed al monitoraggio delle aree finalizzato ad
una eventuale futura attività di consolidamento poco invasiva nei confronti dei delicati habitat
rupestri.
Idrologia (A.4)
LINOSA
Per quanto attiene la rete idrografica superficiale (cfr. Tavola 4 – Carta del Sistema Idrico
Superficiale), essa risulta praticamente assente sia a causa delle scarse precipitazioni che per
la elevata permeabilità dei terreni affioranti. Allo stato attuale sono presenti solamente brevi
incisioni che assolvono principalmente alla funzione di collettori naturali per lo smaltimento
di una parte dei deflussi nelle fasi di più intensa precipitazione. Questi impluvi, a carattere
torrentizio e di piccola entità, decorrono in direzione della linea di costa, ma si esauriscono
prima ancora di arrivare a mare a causa dei fenomeni di infiltrazione.
I fenomeni erosivi causati delle acque di ruscellamento sono piuttosto scarsi, ad eccezione di
quelle poche aree caratterizzate da maggiori valori di pendenza e prive di copertura vegetale,
localizzate nei bordi interni delle caldere e nei fianchi dei rilievi più antichi.
LAMPEDUSA
La rete idrografica superficiale di Lampedusa (cfr. Tavola 4 – Carta del Sistema Idrico
Superficiale) risulta complessivamente poco sviluppata e rappresentata da alcuni valloni a
regime torrentizio, talora caratterizzati da versanti molto acclivi a “V” aperti lungo il bordo
delle falesie costiere. Nella parte occidentale dell’isola queste valli rimangono sospese con
salti di quota superiori ai 30 mt. All’interno di queste incisioni vallive il deflusso idrico è
strettamente legato alle acque di precipitazione meteorica, solo in occasione degli eventi più
intensi e prolungati.
Tra gli impluvi presenti a Lampedusa, il più importante per estensione è costituito dal Vallone
Imbriacole che, con una lunghezza di circa 2 km, scorre nella parte centrale dell’isola fino a
sfociare a mare in corrispondenza della modesta depressione localizzata all’interno dell’area
portuale. Il suo andamento, lievemente sinuoso e poco incassato, è reso più articolato a causa
della confluenza di vallecole di ordine inferiore, riconducibili a brevi linee di corrivazione
localizzate soprattutto in corrispondenza delle contrade Costa del Prete, Taccio Vecchio,
Muro Vecchio e Poggio Monaco.
La scarsa rete idrografica superficiale, determinata dalla morfologia tabulare unitamente alle
scarse precipitazioni meteoriche, causa una riduzione del trasporto solido (ad eccezione di
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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39
particolari eventi piovosi) verso la zona costiera, con conseguente assenza di estesi arenili
sabbiosi e/o ciottolosi.
Nell’isola, infatti, sono riscontrabili solo spiagge di modeste estensioni generalmente presenti
in corrispondenza dei valloni più incisi o delle insenature più ampie e riparate dall’azione
erosiva del moto ondoso (Cala Madonna, Guitgia, Isola dei Conigli, Area portuale).
Individuazione di eventuali sistemi di monitoraggio già esistenti nel territorio e/o previsti
(A.3.4; A.4.2)
Nell’arcipelago delle Pelagie non sono attivi sistemi di monitoraggio né in ambito geologicogeomorfologico né in quello idrologico.
Nell’ambito del monitoraggio di parametri fisico-chimici si segnalano invece a Lampedusa la
stazione dell’ENEA per la rilevazione ed il monitoraggio del clima, e la stazione dell’INGV
(Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia – sezione di Palermo).
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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40
2.3 DESCRIZIONE BIOLOGICA DEI SITI (B)
2.3.1 Descrizione della flora, della vegetazione e degli habitat
2.3.1.1 Le conoscenze floristico-vegetazionali – precedenti indagini sui Siti (B.2)
Tra gli arcipelaghi italiani quello delle Pelagie risulta senza dubbio uno dei più studiati sotto il
profilo botanico: si dispone, infatti, di dati pressoché continui sulla flora a partire
dall’Ottocento sino ai nostri giorni. La storia delle investigazioni scientifiche effettuate alle
Pelagie è stata già ampiamente trattata da PASTA (2002a), da cui viene tratta ampia parte nel
testo che segue.
ISOLA DI LINOSA
Il primo botanico a visitare l’isola fu Gussone nel 1828 (GUSSONE, 1832-1834, 1839). Alcun
specie nuove per l’isola figurano inoltre in TINEO (1846) e in CALCARA (1851) e dervano
dalla visita dello stesso Calcara (maggio 1846). Sul finire del XIX secolo, il materiale raccolto
da Ross e da von Zwierlein fu pubblicato dallo stesso ROSS (1884) e da LOJACONO-POJERO
(1884a-85c). Vi si recarono inoltre Ajuti e Sommier, Solla, Zodda e Sturniolo. Alcune delle
novità emerse da queste esplorazioni compaiono nei lavori di SOLLA (1885), BORZÌ (1887a-b),
NICOTRA (1890, 1893, 1894, 1908, 1913), SOMMIER (1906a-b, 1907a-c, 1908a-c, 1910),
ZODDA (1908), NICOTRA & CAMPAGNA (1908) e SOMMIER & CARUANA-GATTO (1915).
Le indagini botaniche sull’isola sono poi riprese con Di Martino negli anni Cinquanta del
secolo scorso. Grazie alle frequenti visite dei decenni successivi, il livello delle odierne
conoscenze botaniche sull’isola è ottimo (DI MARTINO, 1958, 1961; CATANZARO, 1968;
BRULLO & MARCENÒ, 1976, 1980, 1985a-b; BRULLO et alii, 1978, 1979, 1985, 2003;
BRULLO, 1979, 1980a-b, 1983, 1985, 1988; MAUGERI et alii, 1980a-b; BRULLO & PICCIONE,
1980; BARTOLO et alii, 1980, 1981; BUTTLER, 1983; BRULLO & GRILLO, 1986; PODLECH,
1990; BRULLO & PAVONE, 1979, 1981, 1984; BARTOLO & BRULLO, 1993; BRULLO &
SIRACUSA, 1996a-b; PASTA, 2002c-g).
ISOLA DI LAMPEDUSA
Il primo botanico che erborizzò sull’isola fu il francese La Billardière. In viaggio verso la
Siria, nel 1787 vi fece scalo raccogliendo Periploca angustifolia e Diplotaxis scaposa. Un tale
padre Giacinto (BALL et alii, 1825) si recò a Lampedusa nei primi anni Ottanta del XVIII
secolo ma l’identità delle piante raccolte resta ignota perché incluse in un’unica lista assieme
a quelle raccolte nell’arcipelago maltese. Nell’estate del 1828 l’isola fu visitata da Gussone
(TROTTER, 1948). Contributi successivi alla flora vascolare dell’isola furono pubblicati da
TINEO (1846) e da CALCARA (1846, 1847), in seguito alle raccolte affettuate dallo stesso
Calcara nella primavera del 1846. Altri dati sulla flora e la vegetazione dell’isola sono
contenuti nei lavori di GUSSONE (1839) e nel resoconto di SANVISENTE (1849).
Sul finire del XIX secolo Lampedusa divenne meta privilegiata di esplorazioni floristiche:
Lojacono-Pojero vi si recò nel 1884 in compagnia di Ross e del barone von Zwierlein,
pubblicando una nuova flora (LOJACONO-POJERO, 1884a-1885c). Negli stessi anni, numerosi
altri botanici, inviati da istituzioni italiane ed ueropee ad erborizzare in Sicilia, visitarono
anche le Pelagie: è il caso di Ajuti e Sommier, di Solla, di Zodda e Sturniolo. I risultati delle
loro visite ed erborizzazioni emerge nei controbuti di ROSS (1884), SOLLA (1885), BORZÌ
(1887a-b), NICOTRA (1889, 1990a-b, 1893, 1894, 1897, 1901, 1905, 1912, 1913), nelle
pubblicazioni di SOLLA (1885), STURNIOLO (1906), SOMMIER (1906a-b, 1907a-c, 1908a-c,
1910), NICOTRA & CAMPAGNA (1908), ZODDA (1908) e SOMMIER & CARUANA-GATTO (1915).
Al termine degli anni Cinquanta del XX secolo, dopo oltre cinquant’anni di pausa nelle
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41
ricerche di campo, ripresero le erborizzazioni sull’isola. Da allora esse proseguono sino ai
nostri giorni: i dati raccolti hanno permesso di aggiornare in modo significativo le conoscenze
sulla flora e la vegetazione di Lampedusa (DI MARTINO, 1958, 1961; CATANZARO, 1968;
LUMINI, 1977; LUMINI & RICCERI,1978; BRULLO,1979, 1980, 1985, 1988a-b; BRULLO &
PAVONE, 1981, 1984, 1987, 1988; DRESEN, 1982; BARTOLO et alii, 1977, 1979, 1980, 1981,
1986, 1987, 1988, 1990, 1991; MINISSALE & SPAMPINATO,1988b; BARTOLO & BRULLO, 1993;
PASTA, 2001, 2002c-g; BRULLO & MINISSALE, 2002). Oggi non solo la flora e la vegetazione
dell’isola, ma anche buona parte delle specie pregiate possono vantare un apporto continuo di
contributi ed approfondimenti (cfr. Bibliografia citata).
ISOLOTTO DI LAMPIONE
Gussone fu il primo botanico a visitare l’isolotto; vi si recò in una stagione decisamente poco
propizia (agosto 1828), e tale impresa gli “costò” un periodo di quarantena al largo di
Lampedusa (GUSSONE, 1839), in osservanza delle leggi sanitarie allora vigenti nel Regno di
Napoli.
Circa 130 anni dopo, e quasi contemporaneamente, Di Martino e Kohlmeyer visitarono
Lampione, fornendo un significativo aggiornamento delle conoscenze botaniche (DI
MARTINO, 1958, 1961; KOHLMEYER, 1960). Le visite successive di Catanzaro e del gruppo di
studio di Catania hanno aggiunto poco a quanto già noto (CATANZARO, 1968; BARTOLO &
BRULLO, 1993). I dati floristici e vegetazionali illustrati nei paragrafi successivi costituiscono
un aggiornamento delle ricerche condotte nel corso degli ultimi 7 anni (PASTA, 2002c-g;
SFERLAZZO, 2003), alla luce di un sopralluogo svolto il 15 marzo 2008, occasione del quale
sono state raccolte informazioni inerenti l’uso del suolo, la flora vascolare, la vegetazione e
gli habitat.
2.3.1.2 Metodologia adottata negli studi di carattere botanico (B.3.1)
Per la caratterizzazione floristico-vegetazionale sono stati utilizzati dati bibliografici recenti
(risultati delle indagini condotte in passato sulla flora vascolare e sulla vegetazione del
territorio - PASTA, 2001; AA.VV., 2006) e sono stati svolti diversi sopralluoghi su campo per
ultimare i rilievi floristici e fitosociologici, focalizzando l’attenzione sul trend dinamicodemografico delle specie d’interesse biogeografico e conservazionistico e delle xenofite
eventualmente presenti.
La nuova lista della flora vascolare è stata aggiornata sotto un profilo tassonomiconomenclaturale tenendo conto del recente contributo di GIARDINA et alii (2007).
In conformità con quanto prescritto dal D.M 03/09/2002 “Linee Guida per la gestione dei siti
Natura 2000”, per l’elaborazione delle carte tematiche è stata applicata la procedura qui di
seguito esposta:
1) Fotointerpretazione: sono stati riportati su base topografica (C.T.R. 1:10.000) i limiti
esistenti tra i fototipi di uso del suolo/vegetazione (carta di base dei fototipi uso
suolo/vegetazione).
2) Carta dell’uso del suolo: la carta si spinge sino al V livello della scala di dettaglio di Corine
Land Cover (CLC) 2000 ed è conforme agli standard proposti dalla Regione Siciliana, che ne
ha indicato i criteri di redazione in un apposito documento (“Criteri di Redazione della Carta
dell’Uso del Suolo”). La carta deriva dall’interpretazione di immagini telerilevate (ortofoto
Portale Cartografico Nazionale, Volo 2006, fuso Est), confrontate con i supporti disponibili e
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42
sottoposte ad una successiva validazione in campo. Il contenuto di questa carta esprime la
tipologia degli interventi antropici (prevalentemente agricoli) all’interno dei SIC.
3) Carte della vegetazione e degli habitat: sulla base della carta dei fototipi sono stati
realizzati diversi rilievi fitosociologici che hanno consentito di passare dalla descrizione
fisionomica a quella sinecologica ed all’interpretazione sintassonomica. Nei limiti del
possibile, nell’elaborazione del piano di rilevamento si è tenuto conto dell’eventuale
variabilità dei fattori abiotici (geologia, altimetria, esposizione), che possono modificare la
composizione specifica della vegetazione senza che ciò sia evidenziabile per mezzo delle foto
aeree. I tipi ottenuti attraverso i rilievi effettuati in campo sono stati classificati al fine di
redigere un prospetto sintassonomico coerente. Per giustificare e documentare le scelte
operate caso per caso, in sede di presentazione della carta della vegetazione sono stati forniti
maggiori dettagli sia sulle esigenze ecologiche sia sulle connessioni dinamiche dei singoli
consorzi già noti nonché di quelli di nuovo rinvenimento. Più nel dettaglio, sono state elencate
le associazioni e gli aggruppamenti con una precisa indentità floristico-strutturale e/o un
definito ruolo dinamico. A livello di classi, ordini e alleanze si è fatto riferimento agli schemi
proposti da MUCINA (1997) e da RIVAS-MARTÍNEZ et alii (1999). Per i syntaxa di rango
inferiore, cioè le associazioni e le subassocazioni ci si è rifatti per lo più a BRULLO et alii
(2002a).
3.1 carta della vegetazione - i sopralluoghi hanno messo in evidenza che diverse
fitocenosi “condividono” gli stessi spazi, costituendo dei veri e propri “mosaici”, e che
numerosi consorzi non sono cartografabili per via dell’estrema localizzazione o delle
modestissime dimensioni. In fase di stesura finale della carta sono stati adottati alcuni
accorgimenti per renderla più leggibile: nei casi di vegetazione a mosaico sono stati
operati opportuni accorpamenti per correlare tra loro in modo inequivocabile i consorzi
rinvenuti 1) con le categorie d’uso del suolo (ove possibile definite in conformità con
CLC-V livello), 2) con le categorie di Corine-Biotopes e 3) con gli habitat d’interesse
comunitario/prioritario ai sensi della Dir. 92/43 CEE.
3.2 carta degli habitat - in occasione dei rilievi fitosociologici sono stati inoltre
effettuati gli opportuni controlli sulla rappresentatività/integrità degli habitat individuati,
sull’eventuale presenza e sull’intensità e frequenza dei fattori di stress e disturbo. In
questa sede vengono indicati i criteri operativi che hanno ispirato l’interpretazione degli
habitat sul campo e la loro restituzione cartografica.
L’intera area dei Siti di Importanza Comunitaria in esame è stata indagata in modo da redigere
una legenda che permettesse un confronto immediato tra le categorie di Corine Land Cover
2000, Corine Biotope e gli Habitat della Direttiva 92/43/CEE. L’unità minima di rilevamento
è di 20 × 20 m, sia per gli habitat di interesse comunitario sia per vegetazione e uso del suolo.
Particolare attenzione è stata prestata alla verifica dell’effettiva presenza e della reale
rappresentatività (in termini floristico-strutturali ed areali) di ciascuno degli habitat riportati
nella Scheda dei Siti e nelle Carte degli Habitat consegnate dall’Assessorato Regionale
Territorio e Ambiente e da questo commissionate alla società Agristudio s.r.l. Pertanto, ad
ogni unità di habitat rilevata è stato attribuito un codice in funzione della struttura e “densità”
(“p” = puro: 90-100%; “f” = frequente: 50-90%; “r” = rado: 10-50%).
Dove non è stato rilevato alcun habitat (o la copertura dell’habitat all’interno del poligono era
inferiore al 10% dell’unità minima di rilevamento), si è utilizzata la denominazione del
Corine Biotope prevalente.
Inoltre, nei Siti sono frequenti le situazioni in cui i poligoni rilevati, riconducibili ad habitat o
a biotopi, presentano una struttura a mosaico. Pur essendo facilmente distinguibili tra loro, le
diverse componenti intervengono in misura diversa a fisionomizzare il poligono; al fine di
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43
standardizzare la loro rappresentazione, di registrare la complessità esistente e di ottenere
informazioni utili alla pianificazione degli interventi gestionali, si è deciso che il tematismo
fosse rappresentato da tutti i codici degli habitat o dei biotopi presenti, seguiti, come sopra
riportato, dai codici che esprimono il “peso” di ciascuno degli habitat che partecipano al
mosaico stesso (puro; frequente; rado). Il primo degli habitat che compongono il mosaico è
l’habitat prevalente, che fisionomizza l’area di rilevamento.
I codici p-f-r vengono riportati nel data base degli habitat esclusivamente a fini gestionali, e
conseguentemente non vengono visualizzati nella carta degli habitat per maggiore semplicità
e chiarezza di rappresentazione.
La carta degli habitat viene pertanto redatta secondo i seguenti criteri:
•
nel caso di presenza di un solo habitat, il tematismo relativo è rappresentato dal codice
dell’habitat senza differenziare i poligoni con diverso grado di densità (f-p-r);
•
nel caso di presenza di un mosaico di habitat, il tematismo relativo sarà rappresentato
dai codici di tutti gli habitat tra loro interconnessi (senza differenziare i poligoni con
diverso grado di densità), ed il primo tra questi sarà l’habitat prevalente;
•
laddove non sia stato rilevato nessun habitat (o la copertura dell’habitat all’interno del
poligono sia inferiore al 10% dell’unità minima di rilevamento), il tematismo sarà
rappresentato dalla formazione Corine Biotope prevalente.
Ai fini del calcolo della superficie di ciascun habitat, per ciascun mosaico si è valutata
qualitativamente, sulla base delle informazioni raccolte sul campo, la “superficie” occupata da
ciascun habitat componente il mosaico stesso. Così facendo, è stato possibile effettuare i
calcoli necessari per giungere ad una valutazione accettabile delle superfici ricoperte dai
singoli habitat, necessaria per la compilazione della nuova Scheda Natura 2000.
4) Carta della distribuzione delle emergenze floristiche: sono state riportate sulla CTR
l’ubicazione (punti o perimetri) delle specie più rare e localizzate. Per quanto concerne invece
i taxa pregiati che nel SIC risultano comuni o sono legati ad habitat ampiamente rappresentati,
si è fatto ricorso ad una sorta di carta di idoneità ambientale, riferendo cioè tali emergenze a
tutti gli habitat ed ai biotopi idonei che soddisfino le loro esigenze ecologiche.
2.3.1.3 Risultati delle indagini e descrizione floristico-vegetazionale (B.3)
La trattazione che segue è distinta per i due Siti Natura 2000. Relativamente al SIC
ITA040002 “Isola di Lampedusa e Lampione” vengono trattate separatamente l’isola
maggiore e l’isolotto.
SIC ITA040001 “ISOLA DI LINOSA”
Premessa sul grado di naturalità del territorio con dati di sintesi sull’uso del suolo
Nonostante le ridotte dimensioni di Linosa, il paesaggio del SIC presenta un’estrema
complessità, legata soprattutto al diverso periodo d’abbandono delle colture agrarie terrazzate
che un tempo caratterizzavano superfici ragguardevoli dell’isola.
Da un lato si sottolinea il basso grado di antropizzazione del SIC, giacché le aree fortemente
antropizzate si aggirano intorno al 4,5%, dall’altro va rimarcata la forte impronta agricola del
paesaggio dell’isola: oltre il 13% del territorio considerato è tuttora connotato da colture
agrarie (prevalentemente orticole); tuttavia quasi il 20% del sito coincide con colture
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abbandonate nel recente passato, e ancor più rappresentati risultano gli incolti in evoluzione
ben avviata.
Su gran parte del territorio del SIC si rilevano livelli di naturalità da discreti a eccezionali,
soprattutto per via dell’integrità delle comunità delle rocce affioranti e delle scorie vulcaniche
e l’incidenza delle comunità connesse con la vegetazione seriale. Particolare rilievo mostrano
gli aspetti di macchia, formatisi spesso a partire dagli ex-ficodindieti e dai muretti a secco dei
terrazzamenti abbandonati, caratterizzati da una notevole espressività fisionomica. Nonostante
il loro elevato valore floristico, i consorzi di prateria annua e perenne e le comunità
psammofile legate ai substrati sabbiosi incoerenti appaiono piuttosto circoscritti e in
regressione proprio a causa della rapida evoluzione del paesaggio locale.
Nella tabella che segue sono riportati alcuni dati di sintesi sui caratteri territoriali del SIC, al
fine di fornire in maniera schematica ed immediata una prima “impressione” sul grado di
naturalità del Sito. Sulla base dei dati della tabella è stata anche realizzata la Tavola 5 (Carta
dei Sistemi Ambientali).
Sistemi ambientali
Sistemi umani ad
utilizzazione intensiva
Sistemi umano-rurali
Sistemi a diverso
grado di naturalità
Categorie
Edificato
Strade
Aree ruderali e discariche
Insediamenti industriali, cave, spazi
annessi
Totale sistema
Terreni abbandonati di recente
Seminativi ed altre colture erbacee
Vigneti e colture arbustive
Totale sistema
Scogliere e vegetazione costiera
Mosaici di macchia, gariga e
prateria
Pseudo-steppa con graminacee
perenni e piante annue
Brecciai
Altri rimboschimenti
Totale sistema
Superficie
% su area
Ha
SIC
14,32
3,34
4,56
1,06
0,13
0,03
0,15
0,03
19,16
83,59
53,94
2,68
140,21
70,10
167,82
4,47
19,49
12,57
0,63
32,69
16,34
39,12
27,01
6,30
0,27
4,38
269,59
0,06
1,02
62,85
Check-list della flora vascolare ed analisi fitogeografica della flora
Di seguito viene presentata la lista della flora vascolare presente nel SIC ITA040001 “Isola di
Linosa”. Per l’aggiornamento nomenclaturale della lista si è fatto riferimento a CONTI et alii
(2005), per le orchidacee a DELFORGE (2005). La suddivisione delle famiglie è conforme a
CRONQUIST (1988) per le Angiosperme dicotidedoni e a DAHLGREN et alii (1985) per le
Angiosperme monocotiledoni. Le famiglie, i generi e le specie sono invece elencati secondo
l’ordine alfabetico.
Quando non specificato, le informazioni presentate in questa sede erano già contenute in
PASTA (2002f); i segni “*” e “°” evidenziano rispettivamente le novità e le conferme frutto
delle indagini di campo effettuate nell’ambito della redazione del Piano di Gestione, mentre il
simbolo “†” precede le specie segnalate agli inizi del XIX secolo che non sono state osservate
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45
durante i sopralluoghi effettuati, di cui si prevede una ricerca più approfondita negli habitat
più idonei nel corso di future attività di monitoraggio.
Vengono successivamente fornite le informazioni relative alla corologia (le sigle dei corotipi
utilizzati traggono spunto da quelle proposte da ARRIGONI, 1984) e alla forma biologica di
ciascuno dei taxa vegetali censiti.
Prospetto dei taxa vegetali presenti nel SIC ITA040001 “Isola di Linosa”
Terofite (T), Emicriptofite (H), Geofite (G), Camefite (Ch), Nanofanerofite (NP), Fanerofite (P), Idrofite (I). ros
= rosulate; rhiz = rizomatose; caesp = cespitose; rept = reptanti; scap = scapose; bien = bienni; lian = lianose;
bulb = bulbose; suffr = suffruticose. n.d. = non disponibile; n.c. = non considerato.
Taxon
F. Biol.
Corotipo
PTERIDOPHYTA
Aspleniaceae
Asplenium obovatum Viv.
Gymnogrammaceae
Anogramma leptophylla (L.) Link
Ophioglossaceae
Ophioglossum lusitanicum L.
Polypodiaceae
Polypodium cambricum L.
H ros
MED-MAC
T caesp
SUBCOSMOP
G rhiz
TET-ATL
G rhiz
PINOPHYTA
MEDIT
Cupressaceae
Juniperus turbinata Guss.
P scap
C.W.MED
Pinaceae
*Pinus halepensis Mill.
P scap
INTROD SUBSPONT
MAGNIOLOPHYTA DICOTYLEDONES
Aizoaceae
Carpobrotus edulis (L.) N.E. Br.
Mesembryanthemum crystallinum L.
Mesembryanthemum nodiflorum L.
Amaranthaceae
Amaranthus graecizans L. s.l.
Amaranthus retroflexus L.
Anacardiaceae
Pistacia lentiscus L.
Rhus tripartita (Ucria) Grande
Apiaceae
Crithmum maritimum L.
Daucus carota L. subsp. carota
Daucus carota L. subsp. hispanicus (Gouan) Thell.
Daucus gingidium L. subsp. rupestris (Guss.)
Onno
Ferula communis L.
Foeniculum vulgare Mill. subsp. piperitum (Ucria)
Bég.
Torilis nodosa (L.) Gaertner
Torilis webbii S.L. Jury
Apocynaceae
*Catharanthus roseus (L.) G. Don
Ch succ
T rept
T rept
INTROD SPONT
SUBCOSMOP
TET-CAP
T scap
T scap
AVV NATUR
AVV NATUR
P caesp
P caesp
MEDIT
TETID
Ch suffr
T scap
H bienn
MED-ATL
SUBCOSMOP
C.W.MED
H scap
H scap
END siculo-maltese
MED-MAC
H scap
T scap
T scap
S.MEDIT
TET-EUROP
TETID
Ch frut
INTROD SPONT
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Asclepiadaceae
Periploca angustifolia Labill.
Asteraceae
Aetheorhiza bulbosa (L.) Cass.
Andryala integrifolia L. subsp. integrifolia
°Anthemis secundiramea Biv. var. cossyrensis
Guss.
Artemisia arborescens L.
Bellium minutum L.
Calendula arvensis L. subsp. arvensis
Calendula tripterocarpa Rupr.
Carduus pycnocephalus L. subsp. arabicus
(Murray) Nyman
Carduus pycnocephalus L. subsp. pycnocephalus
Carlina involucrata Poir.
Carlina sicula Ten. subsp. sicula
Carthamus lanatus L. subsp. lanatus
Chondrilla juncea L.
Erigeron bonariense L.
Erigeron sumatrense Retz.
Filago pyramidata L. var. prostrata (Parl.)
Wagenitz
Glebionis coronaria (L.) Spach
Hedypnois cretica (L.) Dum.-Courset
Hedypnois rhagadioloides (L.) F.W Schmidt
Hyoseris scabra L.
*Lactuca viminea (L.) J. et C. Presl
Logfia gallica (L.) Cosson et Germ.
Logfia lojaconoi (Brullo) Brullo
Onopordum argolicum Boiss.
*Pallenis spinosa (L.) Cass.
Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile
Reichardia picroides (L.) Roth
Reichardia tingitana (L.) Roth
Rhagadiolus edulis Gaertner
Senecio bicolor (Willd.) Tod.
Senecio
leucanthemifolius
Poir.
var.
leucanthemifolius
Senecio vulgaris L.
Sonchus oleraceus L.
Sonchus tenerrimus L.
Symphiotrichum squamatum (Sprengel) G.L.
Nesom
Urospermum picroides (L.) F.W. Schmidt
Volutaria lippii (L.) Maire
Boraginaceae
Alkanna tinctoria Tausch
Echium arenarium Guss.
Echium calycinum Viv.
Echium plantagineum L.
Echium sabulicola Pomel
P caesp
S.MED-SAH
G bulb
T scap
MEDIT
MEDIT
T scap
NP
T scap
T scap
T scap
END di Linosa e Pantelleria
S.W.MED
C.E.MED
TET-EUROP
S.MED-SAH
T scap
T scap
H scap
H ros
H bienn
H ros
T scap
T scap
C.E.MED-SAH
TET-EUROP
S.W.MED
END siculo
TET-EUROP
TET-EUROSIB
AVV NATUR
AVV NATUR
T scap
T scap
T ros
T ros
T ros
H bienn
T scap
T scap
H bienn
H bienn
Ch suffr
H scap
T scap
T scap
Ch frut
MED-EUROP
MEDIT
TETID
MED-IR.TUR
MEDIT
TET-PONT
TET-EUROP
END di Linosa e Pantelleria
S.MEDIT
TET-EUROP
C.W.MED
MEDIT
TETID
MED-EUROP
APUL.SIC-TIRR
T scap
T scap
T scap
H scap
C.W.MED
BOR-TET
BOR-TET
TET-PALEOTROP
H bienn
T scap
T scap
AVV NATUR
TETID
S.MED-SAH
H scap
H bienn
T scap
H bienn
H bienn
MED-PONT
MEDIT
MEDIT
TET-EUROP
C.W.MED
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
47
Heliotropium curassavicum L.
Heliotropium dolosum De Not.
Heliotropium europaeum L.
Brassicaceae
Brassica fruticulosa Cyr.
Brassica tournefortii Gouan
Cakile maritima Scop.
Lobularia maritima (L.) Desv.
Raphanus sativus L.
Succowia balearica (L.) Medicus
Cactaceae
Opuntia ficus-indica (L.) Mill.
Campanulaceae
Campanula erinus L.
Capparaceae
Capparis spinosa L. subsp. rupestris (Sibth. et
Sm.) Nyman
Caryophyllaceae
Agrostemma githago L.
Arenaria leptoclados (Reichenb.) Guss.
Cerastium glomeratum Thuill.
Cerastium semidecandrum L.
Paronychia argentea Lam.
Polycarpon tetraphyllum (L.) L. subsp. diphyllum
(Cav.) O. Bolòs et Font-Quer
Polycarpon tetraphyllum
(L.) L. subsp.
tetraphyllum
°Rhodalsine geniculata (Poir.) F.N. Williams
Sagina apetala Ardoino
Sagina maritima G. Don
Silene apetala Willd.
Silene behen L.
Silene colorata Poir. s.l.
Silene gallica L.
Silene neglecta Ten.
Silene nocturna L.
Silene sedoides Poir. subsp. sedoides
Spergularia rubra (L.) J. et C. Presl
Spergularia salina J. et C. Presl
Stellaria media (L.) Vill.
Stellaria pallida (Dumort.) Crépin
Chenopodiaceae
°Atriplex halimus L.
Beta maritima L.
Chenopodium album L.
Chenopodium murale L.
Chenopodium opulifolium Schrader
Chenopodium vulvaria L.
Salsola kali L. subsp. kali
°Salsola kali L. subsp. tragus (L.) Nyman
Ch suffr
T scap
T scap
AVV NATUR
TET-PONT
TET-EUROP
H caesp
T scap
T scap
H scap
T scap
T scap
C.W.MED
MED-SAH
MED-ATL
MEDIT
INTROD SUBSPONT
C.W.MED
P succ
INTROD SPONT
T scap
TETID
Ch frut
MEDIT
T scap
T scap
T scap
T scap
H caesp
TET-EUROSIB
MED-EUROP
SUBCOSMOP
TET-EUROP
MEDIT
T scap
MED-ATL
T scap
Ch suffr
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
H scap
T scap
T rept
T scap
TET-EUROP
MEDIT
MED-EUROP
MED-ATL
TETID
MEDIT
MED-MAC
TET-EUROP
C.W.MED
TETID
MEDIT
OLA-PALEOTROP
OLART
SUBCOSMOP
TET-EUROP
NP
H scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
MED-SAH
MED-ATL
SUBCOSMOP
SUBCOSMOP
SUBCOSMOP
TET-EUROP
TET-EUROSIB
TET-EUROSIB
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
48
Salsola soda L.
Convolvulaceae
Convolvulus althaeoides L.
Convolvulus arvensis L.
Convolvulus siculus L.
Crassulaceae
Sedum dasyphyllum L. s.l.
Sedum litoreum Guss.
Sedum rubens L.
Tillaea muscosa L.
Umbilicus horizontalis (Guss.) DC.
Umbilicus rupestris (Salisb.) Dandy
Cucurbitaceae
Ecballium elaterium (L.) A. Richard
Cuscutaceae
Cuscuta epithymum (L.) L. subsp. epithymum
Ericaceae
*Arbutus unedo L.
Euphorbiaceae
Euphorbia dendroides L.
Euphorbia helioscopia L.
Euphorbia peplus L. s.l.
Euphorbia pinea L.
Euphorbia terracina L.
Mercurialis annua L.
*Ricinus communis L.
Fabaceae
Anagyris foetida L.
Astragalus boeticus L.
Astragalus peregrinus Vahl subsp. warionis
(Gand.) Maire
*Ceratonia siliqua L.
Hippocrepis multisiliquosa L.
Lathyrus clymenum L.
Lathyrus sphaericus Retz.
Lens culinaris Medik.
Lotus creticus L.
Lotus cytisoides L.
Lotus edulis L.
Lotus halophilus Boiss. et Spruner
Lotus peregrinus L.
Lupinus albus L.
Lupinus angustifolius L. s.l.
Lupinus cosentinii Guss.
Medicago littoralis Loisel.
Medicago marina L.
Medicago minima (L.) L.
Medicago polymorpha L.
Medicago truncatula Gaertner
Melilotus segetalis (Brot.) Ser.
T scap
BOR-TET
H scand
G rhiz
T scap
MEDIT
SUBCOSMOP
TETID
Ch succ
T succ
T succ
T rept
G bulb
G bulb
MED-M.EUR
MEDIT
MED-EUROP
MED-ATL
C.E.MED
MED-ATL
H scand
TET-PONT
T par
TET-EUROSIB
P caesp
INTROD SUBSPONT
P caesp
T scap
T scap
Ch suffr
H scap
T scap
P caesp
MEDIT
TET-EUROP
OLA-PALEOTROP
C.W.MED
MEDIT
TET-EUROP
INTROD SUBSPONT
P caesp
T scap
TETID
TETID
H scap
P scap
T scap
T scap
T scap
T scap
Ch suffr
Ch suffr
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
Ch rept
T scap
T scap
T scap
T scap
END SIC-N.AFR
INTROD SUBSPONT
MED-MAC
MEDIT
TET-EUROP
INTROD SUBSPONT
MED-MAC
MEDIT
MEDIT
S.MED-IR.TUR
C.E.MED
INTROD SPONT
MEDIT
C.W.MED
TET-EUROP
MED-EUROP
OLART
BOR-TET
MED-EUROP
MEDIT
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
49
Melilotus sulcatus Desf.
Ononis dentata Lowe
Ononis diffusa Ten.
Ononis reclinata L.
Ononis serrata Forssk.
*Spartium junceum L.
Trifolium arvense L. subsp. arvense
Trifolium campestre Schreber
Trifolium glomeratum L.
Trifolium scabrum L.
Trifolium stellatum L.
Trifolium suffocatum L.
Trifolium tomentosum L.
Trigonella maritima Poir.
Vicia benghalensis L.
Vicia disperma DC.
Vicia sativa L. s.l.
Vicia villosa Roth subsp. varia (Host) Corb.
Frankeniaceae
Frankenia hirsuta L.
Frankenia pulverulenta L.
Fumariaceae
Fumaria bicolor Nicotra
Fumaria parviflora Lam.
Gentianaceae
Centaurium pulchellum (Swartz) Druce
Geraniaceae
Erodium cicutarium (L.) L’Hérit.
Erodium laciniatum (Cav.) Willd.
Erodium moschatum (L.) L’Hérit.
Erodium neuradifolium Delile var. linosae
(Sommier) Brullo
Geranium molle L.
Geranium robertianum L. subsp. purpureum
(Vill.) Nyman
Geranium rotundifolium L.
Lamiaceae
Coridothymus capitatus (L.) Reichenb. fil.
Lamium amplexicaule L.
Marrubium vulgare L.
Micromeria microphylla (Dum.-Urville) Benth.
Prasium majus L.
Stachys arvensis (L.) L.
Malvaceae
Lavatera arborea L.
Lavatera cretica L.
Malva nicaeensis All.
Malva parviflora L.
Malva sylvestris L.
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
P caesp
T scap
T scap
T scap
T rept
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
MED-EUROP
C.W.MED-MAC
MEDIT
TET-ATL
S.MEDIT
INTROD SUBSPONT
TET-EUROSIB
TET-EUROP
TET-EUROP
TET-EUROP
MED-PONT
TET-ATL
TETID
S.MEDIT
MEDIT
C.W.MED-MAC
INTROD SPONT
TET-EUROP
Ch suffr
T scap
MED-PONT
TET-PONT
T scap
T scap
C.W.MED
SUBCOSMOP
T scap
OLART
T scap
T scap
T scap
TET-EUROP
MEDIT
MED-EUROP
T scap
T scap
END di Linosa
TET-EUROP
T scap
T scap
TET-EUROP
TET-EUROP
Ch frut
T scap
H scap
Ch suffr
Ch frut
T scap
MEDIT
OLART
TET-EUROSIB
END APUL.SIC
MEDIT
TET-EUROP
H bienn
H bienn
T scap
T scap
H scap
MED-ATL
MEDIT
MEDIT
MED-EUROP
TET-EUROP
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
50
Moraceae
Ficus carica L.
P scap
Nyctaginaceae
*Boerhaavia repens L. subsp. viscosa (Choisy)
Maire
Ch rept
Oleaceae
*Olea europaea L. var. europea
P scap
Olea europaea L. var. sylvestris (Mill.) Lehr.
P scap
Phillyrea latifolia L.
P scap
Orobanchaceae
*Orobanche sp.
T par
Oxalidaceae
Oxalis pes-caprae L.
G bulb
Papaveraceae
Glaucium flavum Crantz
H ros
Papaver hybridum L.
T scap
Papaver rhoeas L.
T scap
Papaver setigerum DC.
T scap
Plantaginaceae
Plantago afra L. subsp. afra
T scap
Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra)
Brullo
H scap
Plantago bellardii All. subsp. bellardii
T scap
Plantago coronopus L. subsp. commutata (Guss.)
H bienn
Pilger
Plantago coronopus L. subsp. coronopus
T ros
Plantago lagopus L.
T scap
Plumbaginaceae
Limoniastrum monopetalum (L.) Boiss.
NP
Limonium algusae (Brullo) Greuter
Ch pulv
°Limonium lopadusanum Brullo
Ch pulv
Polygonaceae
Emex spinosa (L.) Campd.
T scap
Polygonum aviculare L.
T rept
Polygonum maritimum L.
Ch rept
Polygonum rurivagum Boreau
T rept
Rumex bucephalophorus L. subsp. gallicus
T scap
(Steinh.) Rech. fil.
Portulacaceae
Portulaca oleracea L. subsp. oleracea
T scap
Primulaceae
Anagallis arvensis L. subsp. arvensis
T rept
Asterolinon linum-stellatum (L.) Duby
T scap
Ranunculaceae
Clematis cirrhosa L.
P lian
Rosaceae
Rubus ulmifolius Schott
NP scand
Rubiaceae
Galium murale (L.) All.
T scap
Galium spurium L. subsp. spurium
T scap
Rubia peregrina L. subsp. longifolia (Poir. et DC.)
P lian
INTROD SPONT
AVV NATUR
INTROD SPONT
MEDIT
MEDIT
n.d.
INTROD SPONT
TET-ATL
AVV NATUR
AVV NATUR
MED-MAC
TET-EUROP
END siculo
S.MEDIT
TETID
MED-ATL
TET-EUROP
S.MEDIT
END di Linosa
END delle Pelagie
MED-MAC
COSMOP
TET-EUROP
SUBCOSMOP
MED-ATL
INTROD SPONT
TET-EUROP
MED-MAC
MED-IR.TUR
TET-ATL
MEDIT
SUBCOSMOP
C.W.MED
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
51
O. Bolòs
Sherardia arvensis L.
T scap
TET-EUROP
Valantia calva Brullo
T scap
END di Linosa
Valantia muralis L.
T scap
MEDIT
Rutaceae
Ruta chalepensis L.
Ch suffr
S.MED-SAH
Scrophulariaceae
Linaria pseudolaxiflora Lojac.
T scap
END pelagico-maltese
Misopates orontium (L.) Raf.
T scap
TET-EUROP
Scrophularia peregrina L.
T scap
MED-PONT
Solanaceae
Datura innoxia Mill.
T scap
INTROD SPONT
Hyosciamus albus L.
T scap
MED-MAC
Lycium intricatum Boiss.
NP
S.MEDIT
Nicotiana glauca R. C. Graham
NP
INTROD SPONT
Solanum linnaeanum Hepper et P. M. Jaeger
NP
INTROD SPONT
Solanum nigrum L.
H scap
COSMOP
Tamaricaceae
Tamarix africana Poir.
P scap
C.W.MED
Tamarix canariensis Willd.
P scap
INTROD SUBSPONT
Tamarix gallica L.
P caesp
C.W.MED
Urticaceae
Parietaria cretica L.
T scap
C.E.MED
Parietaria judaica L.
H scap
TET-EUROP
Parietaria lusitanica L.
H scap
TET-EUROP
Urtica membranacea Poir.
T scap
MED-MAC
Urtica urens L.
T scap
SUBCOSMOP
Valerianaceae
Centranthus calcitrapae (L.) Dufresne
T scap
MED-PONT
Valerianella microcarpa Loisel.
T scap
C.W.MED
Valerianella puberula (Guss.) DC.
T scap
C.W.MED
Zygophyllaceae
Tribulus terrestris L.
T rept
SUBCOSMOP
MAGNIOLOPHYTA MONOCOTYLEDONES
Agavaceae
*Agave americana L.
Alliaceae
Allium commutatum Guss.
Allium subhirsutum L.
Allium subvillosum Schultes et Schultes fil.
Amaryllidaceae
Pancratium linosae Soldano et F. Conti
Araceae
Ambrosina bassi L.
Arisarum vulgare Targ.-Tozz.
Arum italicum Mill.
Asparagaceae
Asparagus acutifolius L.
Asparagus aphyllus L.
P succ
INTROD SPONT
G bulb
G bulb
G bulb
MEDIT
MEDIT
MED-MAC
G bulb
END delle Pelagie
G rhiz
G rhiz
G rhiz
MEDIT
MEDIT
MED-ATL
Ch frut
Ch frut
MEDIT
S.MEDIT
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
52
Asparagus horridus L.
Cyperaceae
Cyperus rotundus L.
Hyacinthaceae
Charybdis pancration (L.) Speta
Iridaceae
Gladiolus italicus Mill.
Romulea columnae Seb. et Mauri
Orchidaceae
Serapias parviflora Parl.
Poaceae
Aira cupaniana Guss.
*Arundo donax L.
Avena barbata Link subsp. barbata
Avena barbata Link subsp. wiestii (Steudel)
Mansf.
Bromus diandrus Roth
Bromus fasciculatus C. Presl
Bromus madritensis L.
Bromus rigidus Roth subsp. rigidus
Bromus rubens L.
Bromus sterilis L.
Bromus tectorum L.
Castellia tuberculosa (Moris) Bor
Catapodium balearicum (Willk.) H. Scholz
Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp.
occidentale (Paunero) H. et S. Scholz
Catapodium pauciflorum (Merino) Brullo, Giusso,
Minissale et Spampinato
Catapodium rigidum (L.) C.E. Hubbard subsp.
rigidum
Cynodon dactylon (L.) Pers.
Cynosurus echinatus L.
Dactylis glomerata L. s.l.
Digitaria sanguinalis (L.) Scop.
Elytrigia juncea (L.) Nevski subsp. mediterranea
(Simonet) Hyl.
Eragrostis minor Host
Gastridium ventricosum (Gouan) Schinz et Thell.
Hordeum murinum L. subsp. leporinum (Link)
Arcangeli
Hyparrhenia hirta (L.) Stapf s.l.
Lagurus ovatus L. subsp. nanus (Guss.) Messeri
Lagurus ovatus L. subsp. ovatus
Lamarckia aurea (L.) Moench
Lolium rigidum Gaudin
Melica arrecta G. Kunze
Melica minuta L.
Parapholis incurva (L.) C.E. Hubbard
Piptatherum miliaceum (L.) Cosson subsp.
miliaceum
Ch frut
S.MEDIT
G rhiz
OLA-PALEOTROP
G bulb
TETID
G bulb
G bulb
TET-EUROP
MED-ATL
G bulb
TET-ATL
T scap
G rhiz
T scap
C.W.MED
INTROD SPONT
TET-PONT
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T caesp
T scap
TETID
MED-IR.TUR
TETID
TET-EUROP
MEDIT
TET-EUROP
TET-EUROSIB
TET-EUROP
TETID
C.W.MED
T scap
C.W.MED-ATL
T scap
C.W.MED
T scap
G rhiz
T scap
H caesp
T scap
TET-EUROP
COSMOP
TET-EUROP
OLART
COSMOP
G rhiz
T scap
T scap
MEDIT
SUBCOSMOP
TET-EUROP
T scap
H caesp
T scap
T scap
T caesp
T scap
H caesp
H caesp
T scap
MED-EUROP
TET-PALEOTROP
C.W.MED
MED-ATL
TETID
TET-EUROP
C.W.MED
MEDIT
TET-EUROSIB
H caesp
TETID
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
53
Poa annua L.
Polypogon maritimus Willd. subsp. subspathaceus
(Req.) K. Richter
Rostraria cristata (L.) Tzvelev
Sorghum halepense (L.) Pers.
Stipa capensis Thunb.
Trachynia distachyos (L.) Link
Triplachne nitens (Guss.) Link
Trisetaria michelii (Savi) Banfi et F. Conti
Vulpia ciliata Dumort.
Vulpia fasciculata (Forssk.) Fritsch
Vulpia ligustica (All.) Link
Vulpia myuros (L.) C.C. Gmel.
T caesp
COSMOP
T scap
T scap
G rhiz
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T caesp
MEDIT
TET-EUROP
INTROD SPONT
SUBCOSMOP
TETID
S.MED-MAC
MEDIT
TET-EUROP
MED-EUROP
MEDIT
TET-EUROP
A 307 specie (delle 308 entità rinvenute per le quali la classificazione si è potuta spingere sino
al livello intraspecifica) è stato possibile attribuire un corotipo. Lo spettro corologico che ne
deriva sottolinea la forte affinità sud-mediterranea dell’isola, comprovata dalla presenza di
ben 45 taxa mediterranei sensu stricto e 95 sensu lato, e di 45 elementi tetidici sensu lato. In
paticolare, si segnalano 26 taxa legati ai climi mediterranei aridi (S Mediterranee s.l., CE
Mediterranee s.l., Mediterranee-Irano-Turaniche s.l., e Mediterranee-Sahariane s.l.), che
connotano fortemente il paesaggio pseudosteppico locale. Il numero significativamente
elevato di specie ad ampia distribuzione (27) e di xenofite (22) evidenzia la vulnerabilità dei
consorzi locali ed una certa loro esposizione all’invasione da parte di specie esotiche e/o
tendenzialmente invasive.
Specie ad ampia
distribuzione e/o
xenofite
19%
Mediterranee s.l.
31%
Olartiche s.l.
6%
Tetidiche-Europee
s.l.
29%
Tetidiche s.l.
15%
L’analisi dello spettro biologico (cfr. figura seguente) fornisce un chiaro quadro della marcata
xericità ambientale dell’isola e del predominio delle cenosi prative all’interno del SIC. Le
terofite infatti rappresentano addirittura il 61% della flora vascolare complessiva (valore
massimo registrato nelle 15 maggiore isole parasicule: PASTA, 1997) mentre la somma delle
emicriptofite e delle geofite ammonta a 21,5%. Le specie legnose (camefite, nanofanerofite e
fanerofite) costituiscono invece appena il 17,5% ca. della flora dell’area considerata.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
54
Fanerofite (P)
7%
Geofite (G)
7%
Nanofanerofite
(NP)
2%
Camefite (Ch)
8%
Terofite (T)
62%
Emicriptofite (H)
14%
Lista delle briofite note per il SIC
I primi dati risalgono alle raccolte effettuate da Zodda e Sturniolo (ZODDA, 1906) e da
Sommier (BOTTINI, 1907a-b; BARSALI, 1908a-b). Più recentemente, PASTA (2002b) ha
prodotto una check-list aggiornata sulla base dei dati di repertorio, che DIA et alii (2003)
hanno contribuito ad aggiornare ulteriormente. Altre novità sono state segnalate da
CARRATELLO & ALEFFI, 2007. Nella seguente tabella viene presentata una lista aggiornata
della brioflora nota per Linosa. Alla luce delle attuali conoscenze, appare importante
procedere ad un accurato monitoraggio sull’ ecogeografia e sulla demografia delle specie di
pregio della brioflora locale.
CAMPISI et alii (2003)
ALEF. & SCHU. (1995)
C-P & ALEF. (1992)
Allegato Dir. 92/43
Check-list delle briofite note per Linosa; † = probabilmente estinto; * = taxon riportato per le Pelagie in genere.
In neretto sono stati evidenziati i taxa rari o minacciati secondo CORTINI PEDROTTI & ALEFFI (1992), ALEFFI &
SCHUMACKER (1995) e CAMPISI et alii (2003) e gli altri taxa notevoli secondo CARRATELLO (2007). Le sigle
proposte da CORTINI PEDROTTI & ALEFFI (1992) e da ALEFFI & SCHUMACKER (1995) sono: R = raro, E =
minacciato, EX = estinto, Ev = probabilmente estinto, V = vulnerabile; quelle proposte da CAMPISI et alii (2003)
invece: DD = dati insufficienti, NT = non minacciato.
Nome scientifico
Note
MUSCI
E
Barbula convoluta Hedw.
Bryum caespiticium Hedw.
Bryum canariense Brid.
Bryum dichotomum Hedw. s.l.
Bryum donianum Grev.
Bryum gemmilucens Wilcz. et Dem.
Bryum kunzei Hornsch.
DD Bryum ruderale Crundw. et Niholm
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
55
Bryum torquescens Bruch. et Schimp.
Crossidium crassinerve (De Not.) Jur.
Didymodon acutus (Brid.) K. Saito
Didymodon luridus Hornsch.
Didymodon vinealis (Brid.) R.H. Zander
Didymon tophaceus (Brid.) Lisa
Enthostodon convexus (Spruce) Brugués
Enthostodon durieui Mont s.l.1
Enthostodon hungaricus (Boros) Loeske
Enthostodon muhlenbergii (Turner) Fife
Enthostodon pulchellus (H. Philib.) Brugués2
Fissidens pusillus (Wilson) Milde
DD Fissidens viridulus (Anon.) Wahlenb var. incurvus
(Rohl.) Waldh.3
Funaria hygrometrica Hedw. s.l. [incl. varr. calvescens
(Schwägr.) Mont. e muralis Hübner]
NT Funariella curviseta (Schwägr.) Sérgio
Grimmia lisae De Not.
Grimmia pulvinata (Hedw.) Sm.
Gymnostomum calcareum Nees et Hornsch. [ incl. var.
muticum Boul.]
DD Leptobarbula berica (De Not.) Schimp.
Microbryum rectum (With.) R.H. Zander 4
Microbryum starckeanum (Hedw.) R.H. Zander
Pseudocrossidium replicatum (Taylor) R.H. Zander
Pseudocrossidium revolutum (Brid.) R.H. Zander
Pterygoneurum lamellatum (Lindb.) Jur.
Ptychostomum capillare (Hedw.) D.T. Holyoak & N.
Pedersen
Ptychostomum pallens (Sw.) J.R. Spencer
Rhynchostegiella tenella (Dicks.) Limpr.
Scorpiurium circinatum (Brid.) M. Fleisch. et Loeske
[incl. var. sylvaticum (Briz.) Latz.]
Scorpiurium deflexifolium (Solms.) M. Fleisch. et
Loeske var. myosuroideum (Bott.) Podp.
Syntrichia laevipila (Bird.) K.F. Schultz
Timmiella barbuloides (Brid.) Mönk.
Tortella flavovirens (Bruch) Broth.
Tortella flavovirens (Bruch) Broth. var. papillosissima
C. Sérg. et C. Casas
Tortella nitida (Lindb.) Broth. s.l.
Tortella tortuosa (Hedw.) Limpr.
Tortula atrovirens (Sm.) Lindb.
Tortula brevissima Schiffn.
Tortula marginata (Bruch et Schimp.) Spruce
Tortula modica R.H. Zander 5
Tortula muralis Hedw. [incl. var. aestiva Hedw.]
Tortula revolvens (Schimp.) G. Roth
Tortula solmsii (Schimp.) Limpr.
Tortula wilsonii (Hook.) R.H. Zander
Trichostomum brachydontium Bruch [incl. var. densum
(Bruch, Schimp. et G.) Düll.]
Trichostomum crispulum Bruch
Weissia controversa Hedw. (incl. var. arenicola
(Limpr.) Podp.
E
V
E
E
E
E
E
E
*
†
†
HEPATICAE
EX
E
Athalamia spathysii (Lindb.) S. Hatt.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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†
56
NT Cephaloziella rubella (Nees) Warnst.
Corsinia coriandrina (Spreng.) Lindb.
E
Exormotheca pustulosa Mitt.
Fossombronia angulosa (Dicks.) Raddi
Fossombronia caespitiformis Rabenh.
Fossombronia crozalsii Corb.
Fossombronia pusilla (L.) Nees
DD Fossombronia pusilla (L.) Nees var. decipiens Corbière
R
Fossombronia wondraczekii (Corda) Lindb.
Gongylanthus ericetorum (Raddi) Nees
Lunularia cruciata (L.) Lindb.
R
Oxymitra incrassata (Brot.) Sérgio et Sim.
II
Ev NT Petalophyllum ralfsii (Wils.) Nees et Gottsche
†
Phaeoceros laevis (L.) Prosk.
Reboulia hemisphaerica (L.) Raddi
Riccia glauca L.
Riccia michelii Raddi
Riccia nigrella DC.
Riccia sorocarpa Bisch.
Targionia hypophylla L.
1
Sub Entosthodon pallescens Jur. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); 2 Sub Funaria pulchella H. Philib. in
CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); 3 Sub Fissidens incurvus Röhl var. tamarindifolius (Turner) Braithw. in
CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); 4 Sub Pottia recta (With.) Mitt. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); 5
Sub Pottia intermedia (Turner) Fürnr. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992)
Sulla base dei dati rilevati su campo è stata redatta Carta della distribuzione delle specie di
interesse floristico (Tavola 6), che riporta le stazioni in cui sono state rinvenute le specie
particolarmente localizzate e/o minacciate.
Piante vascolari presenti negli Allegati II, IV e V della Direttiva Habitat e/o nella Lista Rossa
Regionale e/o di interesse biogeografico/conservazionistico
Vengono considerate “emergenze floristiche” quei taxa vegetali che rispondono ad almeno
uno dei seguenti requisiti:
1) protetti da normative e direttive internazionali (CITES, Direttiva 92/43/CEE);
2) inclusi nelle “Liste Rosse” regionali (RAIMONDO et alii, 1994, 2001; CONTI et alii,
1997);
3) endemiti esclusivi della Sicilia, del dominio apulo-siculo e dell’area
centromediterranea sensu lato;
4) rari su scala nazionale, regionale e/o provinciale;
5) ai margini del loro areale di distribuzione (per lo più mediterranee sud-occidentali e
centro-orientali) e/o del loro range altitudinale.
Alla luce dei criteri su esposti, nella tabella seguente viene presentata una lista ragionata e
aggiornata dei taxa vegetali di maggiore pregio fitogeografico e/o conservazionistico presenti
nel SIC in esame. Il patrimonio botanico complessivo del SIC ammonta a ben 75 emergenze
floristiche, 22 delle quali sono Briofite.
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57
Liste Rosse Rgionali
CITES
Allegato Dir. 92/43
Taxa vegetali endemici, rari e minacciati presenti nel SIC ITA040001 “Isola di Linosa” (da PASTA,
2002e, aggiornato e modificato); i taxa sottolineati figuravano già nel Formulario Standard di Natura
2000. Nella colonna “Liste Rosse Regionali” viene indicato, in conformità con le sigle proposte
dall’IUCN (RIZZOTTO, 1995), il grado di rischio cui sono soggetti i singoli taxa a livello nazionale:
“EX” - specie definitivamente estinte, “VU” – specie vulnerabili, “LR” – specie che corrono un
pericolo moderato. Nella colonna Note: † = probabilmente estinto nel corso degli ultimi decenni; RRA
= soggetto ad estrema rarefazione nel corso degli ultimi decenni; EL = estremamente localizzato.
Nome scientifico
LR
LR
VU (1)
CR
CR
LR
EN
VU
Allium subvillosum Schultes et Schultes fil.
Ambrosina bassii L.
Anthemis secundiramea Biv. var. cossyrensis Guss.
Astragalus peregrinus Vahl subsp. warionis (Gand.) Maire
Athalamia spathysii (Lindb.) S. Hatt. (2)
Avena saxatilis (Lojac.) Rocha Afonso (3)
Bellium minutum L.
Bryonia acuta Desf.
Bryum gemmilucens Wilcz. et Dem. (4)
EN
Bryum ruderale Crundw. et Niholm (4)
Calendula tripterocarpa Rupr.
Carduus pycnocephalus L. subsp. arabicus (Murray) Nyman
VU
Carlina involucrata Poir.
Carlina sicula Ten. subsp. sicula
VU
Castellia tuberculosa (Moris) Bor
Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp. occidentale
(Paunero) H. et S. Scholz
LR
Cephaloziella rubella (Nees) Warnst. (2)
EN
Crossidium crassinerve (De Not.) Jur. (4)
EN
Daucus gingidium L. subsp. rupestris (Guss.) Onno
LR
Echium arenarium Guss.
VU
Enthostodon durieui Mont s.l. (4, 5)
Enthostodon hungaricus (Boros) Loeske
EN
Enthostodon pulchellus (H. Philib.) Brugués (4, 6)
VU
Erodium neuradifolium Delile var. linosae (Sommier) Brullo
EN
Exormotheca pustulosa Mitt. (2)
DD
Fissidens viridulus (Anon.) Wahlenb var. incurvus (Rohl.) Waldh.
(4, 7)
DD
Fossombronia crozalsii Corb. (2)
Fossombronia pusilla (L.) Nees var. decipiens Corbière (2)
Fossombronia wondraczekii (Corda) Lindb. (2)
Fumaria bicolor Nicotra
EN
Funariella curviseta (Schwägr.) Sérgio (4)
VU
Heliotropium dolosum De Not.
VU
Juniperus turbinata Guss.
VU
Lagurus ovatus L. subsp. nanus (Guss.) Messeri
EN
Leptobarbula berica (De Not.) Schimp (4)
VU
Limoniastrum monopetalum (L.) Boiss.
VU (8) Limonium algusae (Brullo) Greuter
LR
Limonium lopadusanum Brullo
LR
Linaria pseudolaxiflora Lojac.
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Note
RRA
RRA
EL
+
†
+
RRA
†
+
+
+
+
†
+
+
+
+
RRA
+
+
+
†
+
+
†
+
+
+
+
+
+
EL
+
+
+
+
EL
+
58
VU
Logfia lojaconoi (Brullo) Brullo
+
Lotus halophilus Boiss. et Spruner
+
VU
Lotus peregrinus L.
+
DD
Lycium intricatum Boiss.
+
VU
Medicago secundiflora Durieu
+
Microbryum rectum (With.) R.H. Zander (4, 9)
+
Micromeria microphylla (D’Urv.) Bentham
EL
Ononis dentata Lowe
+
LR
Ononis serrata Forssk.
+
EN
Onopordum argolicum Boiss.
+
Ophioglossum lusitanicum L.
†
Oxymitra incrassata (Brot.) Sérgio et Sim. (2)
+
EN
Pancratium angustifolium Lojac. (10)
+
LR
Parietaria cretica L.
+
LR
Periploca angustifolia Labill.
+
II
VU
Petalophyllum ralfsii (Wils.) Nees et Gottsche (2)
EL
LR
Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile
+
LR
Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra) Brullo
+
EN
Pseudocrossidium replicatum (Taylor) R.H. Zander (4)
EL
EN
Pterygoneurum lamellatum (Lindb.) Jur. (4)
+
LR
Reichardia tingitana (L.) Roth
EL
EN
Rhus tripartita (Ucria) Grande
EL
LR
Rumex bucephalophorus L. subsp. aegaeus Rech. fil. (11)
+
LR
Senecio cineraria DC. subsp. bicolor (Willd.) Arcang. (12)
+
+
LR
Serapias parviflora Parl.
+
CR
Silene apetala Willd.
RRA
VU
Silene behen L.
RRA
LR
Succowia balearica (L.) Medik.
+
Tortella flavovirens (Bruch) Broth. var. papillosissima C. Sérg. et
+
C. Casas (4)
Tortula brevissima Schiffn. (4)
+
EN
Tortula modica R.H. Zander (4, 13)
+
Tortula revolvens (Schimp.) G. Roth (4)
+
Tortula solmsii (Schimp.) Limpr. (4)
+
Trigonella maritima Poir.
+
VU
Valantia calva Brullo
EL
EN
Volutaria lippii (L.) Maire
+
(1) “EN” in CONTI et alii (1997). Il grado di minaccia è stato aggiornato alla luce dei rilevamenti della primavera
2008; (2) Si tratta di una briofita e, più precisamene, di un’epatica; (3) Il suo nome corretto è oggi Avena
madritensis Baum; (4) Si tratta di una briofita e, più precisamene, di un muschio; (5) Sub Entosthodon
pallescens Jur. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (6) Sub Funaria pulchella H. Philib. in CORTINIPEDROTTI & ALEFFI (1992); (7) Sub Fissidens incurvus Röhl var. tamarindifolius (Turner) Braithw. in CORTINIPEDROTTI & ALEFFI (1992); (8) “LR” in CONTI et alii (1997). Il grado di minaccia è stato aggiornato alla luce dei
rilevamenti della primavera 2008; (9) Sub Pottia recta (With.) Mitt. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (10)
Il suo nome corretto è oggi Pancratium linosae Soldano et F. Conti; (11) Il suo nome corretto è oggi Rumex
bucephalophorus L. subsp. gallicus (Steinh.) Rech. fil.
(12) Il suo nome corretto è oggi Jacobaea maritima (L.) Pelser et Meijden subsp. bicolor (Willd.) B. Nord et
Greuter ; (13) Sub Pottia intermedia (Turner) Fürnr. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992)
Linosa ospita poche specie endemiche, probabilmente a causa della sua relativa “giovinezza”
geologica. Le sue peculiarità sono: Limonium algusae, plumbaginacea diffusa sulle scogliere
delle coste settentrionali e orientali dell’isola (Brullo & Piccione, 1980); la geraniacea
Erodium neuradifolium var. linosae, comune nei fraticelli effimeri primaverili; Valantia
calva, piccola rubiacea annua, tipica dei consorzi effimeri presenti sulle lave; Pancratium
angustifolium, amarillidacea psammofila che caratterizza le zone limitrofe alla Cala
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59
Pozzolana di Ponente e si riscontra anche in diversi tratti della costa settentrionale (Cala
mannarazza, Punta Calcarella).
Linosa ospita anche alcuni endemismi delle isole del Canale di Sicilia; tra queste Logfia
lojaconoi, presente anche a Pantelleria, e Linaria pseudolaxiflora, nota anche per l’Arcipelago
Maltese.
Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3)
Nel SIC sono state censite diverse specie introdotte ed oggi definitivamente spontaneizzate o
subspontanee e avventizie casuali o del tutto naturalizzate. Ciò concorda con la vulnerabilità
di tutti gli ecosistemi insulari ed in particolare di quelli vulcanici, particolarmente ricettivi per
via della buona qualità dei suoli (S. Pasta, dati inediti).
Oxalis pes-caprae è una specie invasiva d’origine sudafricana che ha ormai colonizzato ogni
ambiente disturbato e seminaturale di tutta la fascia infra-, termo- e mesomediterranea di
Sicilia. Nicotiana glauca è molto diffusa negli ambienti ruderali della periferia, sui margini
delle strade e sulle coste rocciose in cui si insediano le colonie dei gabbiani. Carpobrotus
edulis tappezza i litorali rocciosi disturbati presso l’abitato e potrebbe estendersi occupando
ambienti analoghi all’interno del SIC.
Anche le attività di forestazione hanno giocato un ruolo negativo sul grado di naturalità del
paesaggio vegetale locale e hanno causato l’ingresso di specie alloctone potenzialmente
invasive (Tamarix canariensis, Pinus halepensis e Acacia saligna); sarebbe invece opportuna
una decisa inversione di tendenza, iniziando dalla “bonifica” dei rimboschimenti locali
tramite una graduale rinaturazione - sino all’eliminazione completa – degli impianti di Pinus
halepensis e Acacia saligna.
Per ridurre il rischio di ulteriori ingressi, bisogna evitare l’uso e l’introduzione di terreno
vegetale proveniente da aree esterne al SIC, sì da minimizzare il rischio d’introduzione
involontaria di specie esotiche potenzialmente invasive, riducendo al minimo indispensabile
l’estensione e l’intensità di manutenzione di ecotoni antropogeni come alberatura stradale e
ornamentale, nuova viabilità e strisce parafuoco.
Lo strumento più efficace per evitare l’espansione di xenofite potenzialmente invasive appare
quello di monitorare le zone più disturbate e marginali dell’isola (aree suburbane degradate,
cave, discariche ed ex-discariche, ecc.), che costituiscono infatti la nicchia elettiva di gran
parte delle esotiche “in attesa di attecchimento”.
Inquadramento fitosociologico e caratterizzazione ecologica della vegetazione (B.3.2)
Qui di seguito si propone un prospetto sintassonomico delle cenosi presenti nel SIC in esame
(da PASTA, 2002g, modificato e aggiornato)..
Vegetazione perenne delle dune costiere
AMMOPHILETEA Br.-Bl. et R. Tx. ex Westhoff, Dijk et Passchier 1946
AMMOPHILETALIA Br.-Bl. 1933
AGROPYRION JUNCEI (R. Tx. in Br.-Bl. et R. Tx. 1952) Rivas-Martínez et Al. 1980
Aggr. ad Elytrigia juncea subsp. mediterranea
AMMOPHILION AUSTRALIS Br.-Bl. 1921 corr. Rivas-Martínez, Costa et Izco in RivasMartínez, Lousa, T.E. Díaz, Fernández-González et J.C. Costa 1990
Pancratietum linosae Brullo et Siracusa 1996 corr.
Vegetazione alonitrofila annua delle spiagge
CAKILETEA MARITIMAE R. Tx. et Preising in R. Tx. 1950
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60
CAKILETALIA INTEGRIFOLIAE R. Tx. ex Oberdorfer 1950 corr. Rivas-Martínez, Costa et
Loidi 1992
EUPHORBION PEPLIS R. Tx. 1950
Salsolo kali-Cakiletum aegyptiacae Costa et Mansanet 1981 corr. Rívas-Martinez et Al. 1992
Vegetazione alofila costiera
Vegetazione litofila aeroalina
CRITHMO-STATICETEA Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952
CRITHMO-STATICETALIA Molinier 1934
CRITHMO-STATICION Molinier 1934
Limonietum algusae Bartolo et Brullo 1993
PLANTAGINI-THYMELAEION HIRSUTAE (Bartolo, Brullo et Marcenò 1982) Bartolo et
Brullo in Bartolo et Al. 1992
Senecioni bicoloris-Lycietum intricati Brullo et Siracusa 1996
Aggr. a Daucus gingidium e Glaucium flavum
Vegetazione terofitica alonitrofila
SAGINETEA MARITIMAE Westhoff, Van Leeuwen et Adriani 1962
FRANKENIETALIA PULVERULENTAE Rivas-Martìnez ex Castroviejo et Porta 1976
FRANKENION PULVERULENTAE Rivas-Martìnez ex Castroviejo et Porta 1976
Polypogonetum subspathacei Gamisans 1992
Vegetazione degli ambiti rupestri
Vegetazione brio-pteridofitica casmocomofitica
ANOMODONTO-POLYPODIETEA Rivas-Martínez 1975
ANOMODONTO-POLYPODIETALIA O. de Bolòs et Vives in O. de Bolòs 1957
POLYPODION SERRATI Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952
Polypodietum serrati Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952
Vegetazione casmo-nitrofila delle pareti rocciose disturbate
PARIETARIETEA Oberdorfer 1977
PARIETARIETALIA Rivas-Martínez in Rivas-Goday 1964
PARIETARIO-GALION MURALIS Rivas-Martínez in Rivas-Goday 1964
Hyoscyamo albi-Parietarietum judaicae Segal 1969
Vegetazione ruderale e nitrofila degli agro-ecosistemi e dei rimboschimenti
Vegetazione nitrofila dei suoli calpestati
POLYGONO-POËTEA ANNUAE Rivas-Martínez 1975
POLYGONO-POËTALIA ANNUAE R. Tx. in Géhu, Richard et R. Tx. 1972
POLYCARPION TETRAPHYLLI Rivas-Martìnez 1975
Polycarpo tetraphylli-Spergularietum rubrae Brullo et Marcenò 1976 em. Brullo 1980
Vegetazione ornitocoprofila, ruderale e nitrofila delle colture erbacee e permanenti, degli incolti
e dei rimboschimenti
STELLARIETEA MEDIAE R. Tx. et Al. ex von Rochow 1951
SOLANO NIGRI-POLYGONETALIA CONVOLVULI (Sissingh in Westhoff, Dijk et
Passchier 1946) O. de Bolòs 1962
CHENOPODION BOTRYOS Brullo et Marcenò 1980a
Heliotropietum dolosi Brullo et Marcenò 1980a
CHENOPIETALIA MURALIS Rivas-Martìnez 1977 em. Brullo in Brullo et Marcenò 1985a
CHENOPODION MURALIS Br.-Bl. 1936 em. Brullo in Brullo et Marcenò 1985a
Lavateretum cretico-arboreae Br.-Bl. et Molinier 1935
Chenopodio muralis-Parietarietum diffusae Brullo et Marcenò 1985a
MESEMBRYATHEMION CRYSTALLINI Rivas-Martìnez 1993
Mesembryanthemetum crystallini Sunding 1972
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61
Mesembryanthemo crystallini-Paronychietum argenteae Brullo et Siracusa 1996
Mesembryanthemo crystallini-Hyoscyametum albi Brullo et Siracusa 1996
SISYMBRIETALIA OFFICINALIS J. Tx. 1962 in Lohmeyer et al., 1962 em. Rivas-Martínez,
Báscones, T.E. Díaz, Fernández-González et Loidi 1991
HORDEION LEPORINI Br.-Bl. in Br.-Bl., Gajewski, Wraber et Walas 1936
Carduetum australis Brullo 1983a
Volutario lippii-Hordeetum leporini Brullo et Siracusa 1996
BROMETALIA RUBENTI-TECTORUM Rivas-Martínez et Izco 1977
CARRICHTERO ANNUAE-AMBERBOION LIPPII Rivas-Goday et Rivas-Martínez ex
Esteve 1973
Chrysanthemo coronarii-Hyppocrepidetum multisiliquosae Brullo et Siracusa 1996
Aggr. a Brassica fruticulosa
Vegetazione a megaforbie sciafilo-nitrofile (sottobosco della vegetazione pre-forestala)
GALIO-URTICETEA Passarge ex Kopecký 1969
URTICO-SCROPHULARIETALIA PEREGRINAE Brullo in Brullo et Marcenò 1985a
ALLION TRIQUETRI O. de Bolòs 1967
Succowio balearicae-Castellietum tuberculosae Brullo et Siracusa 1996
Vegetazione microfitica sciafilo-nitrofila delle radure delle formazioni pre-forestali e forestali
GERANIO-CARDAMINETEA HIRSUTAE (Rivas-Martínez, Fernandez-Gonzalez et Loidi
1999) Rivas-Martínez et Al. 2001
GERANIO PURPUREI-CARDAMINETALIA HIRSUTAE Brullo in Brullo et Marcenò
1985a
VALANTIO-GALION MURALIS Brullo in Brullo et Marcenò 1985a
Valerianello puberulae-Galietum calvescentis Brullo et Siracusa 1996
Vegetazione delle praterie perenni e annue
Vegetazione terofitica dei praticelli effimeri (sub)acidofili
TUBERARIETEA GUTTATAE (Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952) Rivas-Goday et
Rivas-Martínez 1963 em. Rivas-Martínez 1978
MALCOLMIETALIA Rivas Goday 1957
MARESIO-MALCOLMION RAMOSISSIMAE Rivas-Martínez, Costa et Loidi 1992
Loto peregrini-Ononidetum serratae Brullo et Grillo 1985
Consorzi terofitici basifili e subalofili
STIPO-TRACHYNIETEA DISTACHYAE Brullo in Brullo, Scelsi et Spampinato 2001
STIPO-BUPLEURETALIA SEMICOMPOSITI Brullo 1985
PLANTAGINI-CATAPODION MARINI Brullo 1985
Sileno sedoidis-Bellietum minuti Brullo 1985
Oglifetum lojaconoi Brullo 1985
Plantagini zwierleinii-Erodietum linosae Brullo 1985
Sedo litorei-Valantietum calvae Brullo 1985
Catapodio marini-Sedetum litorei Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Paronychio longisetae-Crassuletum tilleae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Sedo litorei-Valantietum intricatae Brullo et Siracusa 1996
Vegetazione delle praterie termo-xerofile perenni a dominanza di emicriptofite
LYGEO-STIPETEA TENACISSIMAE Rivas-Martínez 1978
HYPARRHENIETALIA HIRTAE Rivas-Martínez 1978
HYPARRHENION HIRTAE Br.-Bl., P. Silva et Rozeira 1956
Euphorbio terracinae-Hyparrhenietum hirtae Brullo et Siracusa 1996
Ferulo communis-Hyparrhenietum hirtae Brullo et Siracusa 1996
BROMO-ORYZOPSION MILIACEAE O. de Bolòs 1970
Lathyro sphaerici-Oryzopsietum miliaceae Brullo et Siracusa 1996
Aggr. a Foeniculum vulgare subsp. Piperitum
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
62
Vegetazione pre-forestale e forestale zonale
Vegetazione suffruticosa delle garighe basifile
CISTO-MICROMERIETEA JULIANAE Oberdorfer 1954
CISTO-ERICETALIA Horvatič 1958
CISTO-ERICION Horvatič 1958
Aggr. a Thymus capitatus
Vegetazione della macchia-foresta sempreverde mediterranea
QUERCETEA ILICIS Br.-Bl. ex A. et O. de Bolòs 1950
QUERCETALIA CALLIPRINI Zohary 1955
OLEO-CERATONION SILIQUAE Br.-Bl. 1936 ex Guinochet et Drouineau 1944 em. RivasMartínez 1975
Aggr. a Pistacia lentiscus e/o Olea europaea var. sylvestris
PERIPLOCION ANGUSTIFOLIAE Rivas-Martínez 1975
Periploco angustifoliae-Euphorbietum dendroidis Brullo, Di Martino et Marcenò 1977
Vegetazione degli arbusteti aloxerofili zonali
Vegetazione arbustiva mio-alofila (sub)nitroxerofila delle aree subdesertiche
PEGANO-SALSOLETEA Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958
SALSOLO VERMICULATAE-PEGANETALIA HARMALAE Br.-Bl. et O. de Bolòs 1954
SALSOLO VERMICULATAE-PEGANION HARMALAE Br.-Bl. et O. de Bolòs 1954
Suaedo verae-Limoniastretum monopetali Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
NICOTIANO GLAUCAE-RICINETALIA COMMUNIS Rivas-Martínez, FernándezGonzález et Loidi 1999
NICOTIANO GLAUCAE-RICINION COMMUNIS Rivas-Martínez, Fernández-González et
Loidi 1999
Aggr. a Nicotiana glauca
Nel testo che segue vengono forniti i ragguagli generali sulla composizione floristica,
l’ecologia e la distribuzione delle classi di vegetazione note o rinvenute nel comprensorio e
sulla loro importanza ai fini della conservazione della fitodiversità complessiva del territorio
stesso. Le unità di vegetazione sono riportate nella Tavola 7 (Carta della vegetazione – Unità
del paesaggio vegetale) e nella Tavola 7b (Carta della vegetazione – Mosaici di alleanze).
Pancratietum linosae Brullo et Siracusa 1996 corr.
Car. Ass.: Pancratium linosae (= P. angustifolium Lojac.)
Ecologia: vegetazione psammofila di ambiente comparabile alle dune embrionali, non riesce
ad ospitare altre specie caratteristiche dell’ordine e della classe a causa della ridotta superficie
idonea; colonizza e stabilizza coni sabbiosi piuttosto inclinati (anche 40°).
Distribuzione: endemica di Linosa (piroclastiti e sabbie vulcaniche di M. Nero).
Note: BRULLO & SIRACUSA (1996) distinguono una subass. medicaginetosum marinae, ben
rappresentata dalla formazione delle estese sciare fortemente acclivi di M. Nero, ed una
subass. agropyretosum juncei, che ha come specie differenziale Elytrigia juncea subsp.
mediterranea e che trova il suo optimum nei tratti costieri pianeggianti in corrispondenza di
accumuli più o meno consistenti di sabbie eoliche depositatesi durante le mareggiate.
Salsolo kali-Cakiletum maritimae Costa et Mansanet 1981 corr. Rivas-Martìnez et Al. 1992
Car. Ass.: Cakile maritima, Salsola kali subsp. kali, Glaucium flavum e Polygonum
maritimum
Ecologia: cenosi pioniere alonitrofile tipiche della zona delle spiagge di varia granulometria
in cui a seguito delle mareggiate si ha deposito di resti organici.
Distribuzione: Cala di Pozzolana (aspetti discontinui e impoveriti).
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Limonietum algusae Brullo et Piccione 1980 ex Bartolo et Brullo 1993
Car. Ass.: Limonium algusae.
Ecologia: vegetazione pioniera alo-litofila perenne a piccole camefite su vulcaniti, cresce sui
tratti costieri più pianeggianti e meno antropizzati, e si spinge anche per parecchie decine di
metri verso l’interno nelle stazioni più ventilate e soggette agli spruzzi marini.
Distribuzione: endemica di Linosa, ivi meglio rappresentata lungo il versante occidentale,
meno antropizzato.
Senecioni bicoloris-Lycietum intricati Brullo et Siracusa 1996
Car. Ass.: Lycium intricatum
Ecologia: gariga lito-alofila costiera, si sviluppa nei tratti più interni del litorale roccioso (su
vulcaniti); dominata da nanofanerofite, mostra un discreto grado di copertura ed occupa una
posizione intermedia tra il Limonietum algusae ed il Periploco angustifoliae-Euphorbietum
dendroidis.
Distribuzione: endemica di Linosa.
Polypodietum cambrici Br.-Bl. 1952
Car. Ass.: Polypodium cambricum L..
Ecologia: cenosi casmo-subnitrofila e sciafila delle fessure, dominata da briofite, felci e
qualche crassulacea rupicola.
Distribuzione: rupi ombrose.
Polycarpo tetraphylli-Spergularietum rubrae Brullo et Marcenò 1976 em. Brullo 1980
Car. Ass.: Arenaria leptoclados
Ecologia: comunità terofitica dominata da alcune cariofillacee prostrato-reptanti precoci di
ambienti plateali e calpestati, diffusa nei tratti sottoposti ad un calpestio moderato, su suoli
esigui ricchi di sabbia e pertanto alquanto xerici.
Distribuzione: diffusa.
Heliotropietum dolosi Brullo et Marcenò 1980
Car. Ass.: Heliotropium dolosum e Silene behen
Ecologia: consorzio di specie termoxerofile calcifughe a vegetazione primaverile-estiva delle
colture aperte sarchiate sottoposte a periodiche lavorazioni del terreno e concimazioni
(cappereti, vigneti, frutteti, orti, campi di leguminose e giardini). Vegeta su superfici
pianeggianti e suoli altamente permeabili.
Distribuzione: ad oggi nota solo per Linosa e le Eolie.
Nota: BRULLO & SIRACUSA (1996) attribuiscono l’Amarantho graecizanti-Cyperetum rotundi
subass. sorghetosum halepensis di MAUGERI et alii (1980b) ad aspetti impoveriti
dell’associazione in questione.
Lavateretum cretico-arboreae Br.-Bl. et Molinier 1935
Car. Ass.: Lavatera arborea
Ecologia: consorzio paucispecifico che si rinviene in prossimità delle case rurali e del centro
urbano, su macerie o su depositi di materiale grossolano di riporto, con manifeste esigenze
ipernitrofile, legato ad ambienti soggetti a forte aridità ambientale e a stazioni costiere o
comunque più o meno influenzate dal mare.
Chenopodio muralis-Parietarietum diffusae Brullo et Marcenò 1985a
Car. Ass.: Malva nicaeensis e Parietaria judaica
Ecologia: vegetazione degli ambienti ruderali urbani e rurali ben umificati, dominata da
terofite ipernitrofile; colonizza contesti molto ombreggiati e piuttosto freschi (es.: marciapiedi
a ridosso di alte mura di edifici abbandonati).
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Mesembryanthemetum crystallini Sunding 1972
Car. Ass.: Mesembryanthemum cristallinum, M. nodiflorum e Beta macrocarpa
Ecologia: habitat ruderali subalofili e nitrofili prettamente costieri, dominati da terofite
succulente.
Distribuzione: noto per le Canarie, Linosa e probabilmente presente in Africa settentrionale.
Mesembryanthemo crystallini-Paronychietum argenteae Brullo et Siracusa 1996
Car. Ass.: Paronychia argentea
Ecologia: cenosi molto rada che vicaria il Mesambryanthemetum crystallini nei contesti più
xerici su suoli piuttosto superficiali a contatto con la roccia basaltica, meno marcatamente
alofili, confinati a poche aree presso l’abitato.
Mesembryanthemo crystallini-Hyoscyametum albi Brullo et Siracusa 1996
Car. Ass.: Hyoscyamus albus L..
Ecologia: habitat ruderali xerici subalofili e ipernitrofili prettamente costieri, occorre
limitatamente ai tratti utilizzati come depositi di sostanze di rifiuto.
Distribuzione: cenosi ad oggi nota esclusivamente per Linosa.
Carduetum australis Brullo et Piccione 1980 ex Brullo 1983a.
Car. Ass.: Carduus arabicus subsp. marmoratus
Ecologia: vegetazione nitrofila marcatamente ruderale, impoverita da un punto di vista
floristico, tipica dei bordi di strada, e dei sentieri, per lo più in aree pianeggianti; si localizza
sulle macerie o sui depositi di materiale organico in stazioni in genere abbastanza
ombreggiate e fresche (es: ridossata ai muri a secco esposti a Nord) in prossimità degli abitati.
Distribuzione: Lampedusa, Linosa e Arcipelago Maltese (BRULLO, 1983).
Volutario lippii-Hordeetum leporini Brullo et Siracusa 1996
Car. Ass.: Volutaria lippii
Ecologia: vegetazione nitrofila marcatamente ruderale, vicaria il Carduetum australis in
stazioni ad esso edaficamente analoghe ma in genere abbastanza soleggiate (es: muri a secco
esposti a Sud e Ovest) in prossimità delle case e del centro abitato.
Distribuzione: endemica di Linosa.
Chrysanthemo coronarii-Hippocrepidetum multisiliquosae Brullo et Siracusa 1996
Car. Ass.: Ononis diffusa, Reichardia tingitana, Lotus peregrinus e Hippocrepis
multisiliquosa
Ecologia: cenosi subnitrofila termoxerofila dei coltivi abbandonati o a riposo su suoli sciolti.
Distribuzione: Linosa, Sicilia meridionale e Malta.
Succowio balearicae-Castellietum tuberculosae Brullo et Siracusa 1996
Car. Ass.: Castellia tuberculosa e Succowia balearica
Ecologia: vegetazione sciafilo-nitrofila presente sulle superfici ombreggiate sotto i grossi
cespugli della macchia, con microclima fresco-umido e su suoli profondi e ben umificati,
dove hanno il loro optimum macrofite erbacee di tipo terofitico o geo-emicriptofitico.
Distribuzione: ad oggi tale fitocenosi è nota solo per Linosa.
Valerianello puberulae-Galietum calvescentis Brullo et Siracusa 1996
Car. Ass.: Galium murale var. calvescens e Valerianella puberula
Ecologia: vegetazione microfitica di tipo sciafilo-subnitrofilo che si rinviene in condizioni di
ombra ed umidità particolarmente pronunciate, per lo più nelle stazioni cacuminali in
corrispondenza di anfratti rocciosi ben ombreggiati e protetti dall’azione del vento e più
raramente sotto i bassi cespugli della macchia. Nei tratti più aperti e soleggiati viene
normalmente sostituita dal Plantagini zwierleinii-Erodietum linosae.
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Loto peregrini-Ononidetum serratae Brullo et Piccione 1980 ex Brullo et Grillo 1985
Car. Ass.: Ononis serrata, Lotus peregrinus, Volutaria lippii e Silene apetala
Ecologia: praticelli effimeri di terofite dei depositi su suoli piuttosto incoerenti (sabbie e
scorie vulcaniche) subpianeggianti; si insedia spesso nei vecchi coltivi abbandonati e non
rientra in serie psammofile.
Distribuzione: endemica della parte sudorientale di Linosa presso M. Calcarella.
Sileno sedoidis-Bellietum minuti Brullo et Piccione 1980 ex Brullo 1985
Car. Ass.: Bellium minutum e Silene sedoides
Ecologia: praticelli effimeri alolitofili costieri dall’ecologia peculiare, localizzati nelle fessure
e le piccole depressioni della roccia vulcanica nell’area direttamente influenzata dagli spruzzi
marini, occupata dal Limonietum algusae. Richiede notevole ombreggiamento (spesso fornito
dai grossi massi basaltici) ed umidità, come sembra denotare la cospicua presenza di muschi.
Distribuzione: endemica di Linosa (Scogli di Ponente) e Pantelleria.
Oglifetum lojaconoi Brullo et Piccione 1980 ex Brullo 1985
Car. Ass.: Oglifa lojaconoi
Ecologia: praticelli effimeri subalo-litofili, localizzati su superfici subpianeggianti esposte e
soleggiate all’interno del Limonietum algusae o del Periploco angustifoliae-Euphorbietum
dendroidis, in cui la roccia vulcanica sia ricoperta da uno strato più o meno sottile di suolo
sabbioso o più o meno incoerente. Rappresenta un aspetto di sostituzione della macchia,
mentre assume un ruolo primario nei tratti costieri più o meno sabbiosi e sottoposti alla
pesante influenza del mare (Cava Pozzolana di Ponente a Linosa), dove vicaria il Sileno
sedoidis-Bellietum minuti nei contesti più soleggiati.
Distribuzione: endemica di Linosa e Pantelleria.
Plantagini zwierleinii-Erodietum linosae Brullo et Piccione 1980 ex Brullo 1985
Car. Ass.: Erodium neuradifolium var. linosae, Linaria pseudolaxiflora e Catapodium
zwierleinii
Ecologia: praticelli effimeri costieri costituiti per lo più da nanofanerofite, localizzati in
genere sul all’interno della macchia degradata. Presenta un discreto contingente di specie
xerofile e subalofile e un numero inaspettatamente basso di specie calcifughe; è meglio
rappresentata in prossimità delle cime di Linosa all’interno del Periploco angustifoliaeEuphorbietum dendroidis, mentre si presenta alquanto impoverita lungo le coste. Le specie
caratteristiche, di notevole interesse fitogeografico, si rinvengono pressocchè esclusivamente
in questo contesto.
Distribuzione: endemica di Linosa (M. Vulcano, Montagna Rossa, M. Nero e M. Bandiera).
Sedo litorei-Valantietum calvae Brullo et Piccione 1980 ex Brullo 1985
Car. Ass.: Valantia calva e Parietaria cretica
Ecologia: praticelli effimeri termo-xerifili paucispecifici tipici di stazioni semirupestri
aridissime e molto esposte ai venti, dove appare vicariare il Plantagini zwierleinii-Erodietum
linosae. Localizzata negli anfratti rocciosi ricoperti di ceneri e lapilli delle aree cacuminali, in
microambienti freschi e ombrosi. Le specie caratteristiche, che solo ivi trovano il loro
optimum, sono di notevole interesse fitogeografico.
Distribuzione: endemica di Linosa (vette di M.Vulcano e M.gna Rossa).
Catapodio marini-Sedetum litorei Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Sedum litoreum e Sedum caespitosum
Ecologia: tipica degli anfratti o piccole nicchie ombreggiate dalla roccia calcarea,
caratterizata da nanofanerofite succulente; aspetto xerofilo, sciafilo e subalofilo.
Distribuzione: endemica delle Pelagie, è rappresentata localmente dalla subass.
plantaginetosum zwierleinii Brullo et Siracusa 1996 (differenziali: Plantago zwierleinii,
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Trachynia distachyos e Trifolium stellatum), diffusa nelle stazioni più interne di Linosa, e
dalla subass. silenetosum sedoidis Brullo et Siracusa 1996 (differenziali: Silene sedoides e
Parapholis incurva), tipica dei tratti costieri, a carattere subalofilo.
Paronychio longisetae-Crassuletum tilleae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Tillaea muscosa
Ecologia: vegetazione terofitica impiantata nei cuscineti di briofite – come Barbula
unguiculata Hedw., Bryum caespiticium Hedw., Phaeoceros laevis (L.) Prosk - che colonizza
il sottile strato di tericcio che si accumula nelle concavità delle rocce inondate in inverno per
brevi periodi.
Distribuzione: endemica delle Pelagie, è rappresentata localmente dalla subass. saginetosum
apetalae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990, caratterizzata da una moderata
nitrofilia, che a Linosa occorre per lo più su substrati subpianeggianti, e si differenzia per la
significativa presenza di Trifolium suffocatum.
Euphorbio terracinae-Hyparrhenietum hirtae Brullo et Siracusa 1996
Car. Ass.: Euphorbia terracina
Ecologia: praterie di tipo steppico su substrati vulcanici sciolti, più o meno sabbiosi, tipici di
stazioni moderatamente acclivi con esposizioni calde (S-SW). Ospita taxa di notevole
interesse fiitogeografico quali Lotus halophilus, Lotus peregrinus e Ononis serrata.
Distribuzione: endemica di Linosa.
Ferulo communis-Hyparrhenietum hirtae Brullo et Siracusa 1996
Ecologia: praterie di tipo steppico su substrati vulcanici più compatti rispetto alla cenosi con
Euphorbia terracina, tipici di stazioni meno xeriche. In Sicilia l’associazione vicaria
l’Hyparrhenietum podotricho-hirtae su substrati silicei relativamente a stazini interessate da
suoli molto superficiali, talora anche profondi, ma sempre ricchi di scheletro.
Distribuzione: descritta per Linosa e nota per varie località Sicilia interna (Brullo ined. in
BRULLO & SIRACUSA, 1996).
Lathyro sphaerici-Oryzopsietum miliaceae Brullo et Siracusa 1996
Car. Ass.: Vicia atropurpurea Desf., Lathyrus sphaericus Retz.
Ecologia: a causa dell’aridità di Linosa, tale cenosi si rinviene in zone ombreggiate e
relativamente fresche, dove forma consorzi piuttosto densi.
Distribuzione: Linosa alla Grotta delle Palombe.
Periploco angustifoliae-Euphorbietum dendroidis Brullo, Di Martino et Marcenò 1977
Car. Ass.: Periploca angustifolia Labill..
Ecologia: macchia bassa termo-xerofila che costituisce il climax degli ambienti aridi costieri
con clima inframediterraneo, dominata da arbusti xerofili caduchi nel periodo estivo.
Predilige substrati rocciosi compatti (calcari, basalti, tufi) e vegeta anche in contesti con
notevole inclinazione 5°-50°. Consorzio spesso contiguo ad aspetti del Crithmo-Staticion e
legato a formazioni dell’Hyparrhenion hirtae.
Distribuzione: endemica delle isole del Canale di Sicilia (Egadi, Pelagie, Arcipelago Maltese,
Pantelleria) nonché di Creta ed isole viciniori.
Note: nel suo aspetto più tipico a Linosa apre frammista a Pistacia lentiscus e Euphorbia
dendroides, mentre negli aspetti pionieri costieri delle scogliere tufacee (es.: M. Calcarella) si
presenta invece con una facies a Coridothymus capitatus.
Circa un terzo del paesaggio vegetale locale è caratterizzato da aspetti di macchia
termoxerofila tipica dei climi termo mediterranei (Oleo-Ceratonion) o inframediterraneo
(Periplocion angustifoliae), che ricopre prevalentemente i principali rilievi vulcanici (M.
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Vulcano, M. Nero, Montagna Rossa); un mosaico di aspetti di macchia di elevato valore
naturalistico ricopre la più estesa colata dell’isola in corrispondenza del pianoro di C.da
Mannarazza, in cui le opere in muratura e secco sono ormai completamente nascoste sotto una
coltre di fitta vegetazione riferibile in buona parte all’alleanza Periplocion angustifoliae.
Un altro terzo dell’isola è caratterizzato da consorzi nitrofili (Chenopodion botryos) connessi
ai coltivi (prevalentemente colture orticole come pomodoro, lenticchia, ecc.) ed agli incolti
più o meno evoluti (Bromo-Oryzopsion, Carrichtero-Amberboion, Hordeion leporini, ecc.).
Gli aspetti di vegetazione psammonitrofila annua (Euphorbion peplis) sono rari ed
estremamente circoscritti, mentre più ampia è la porzione di territorio interessata da
vegetazione psammofila perenne (Ammophilion australis) e annua (Maresio-Malcolmion).
Sebbene Linosa risulti caratterizzata da una marcata prevalenza delle specie erbacee,
diversamente da quanto riscontrato a Lampedusa, le locali praterie perenni (Hyparrhenion
hirtae) e annue (Plantagini-Catapodion marini) ricoprono superfici piuttosto esigue, mentre
partecipano più di frequente come aspetti minoritari ai mosaici di vegetazione seriale. Questo
fatto deve essere preso in grande considerazione, giacché è proprio nei pratelli effimeri che si
concentra l’endemismo locale (sia a livello di associazioni sia di specie) e dove vive buona
parte dei taxa vegetali d’interesse biogeografico e conservazionistico.
La vegetazione che caratterizza gli impianti forestali artificiali è simile a quella degli incolti e
delle aree marginali; va tuttavia rimarcato come dove i rimboschimenti non avuto un grande
successo o dove sono rimasti a macchia di leopardo, molto spesso sono caratterizzati “ a
chiazze” da frammenti di habitat connessi con gli aspetti di macchia, gariga e prateria. Gli
impianti a Tamarix canariensis realizzati lungo tutta la costa nord-orientale e orientale
dell’siola (dallo scalo della Mannarazza sino alla Cacarella che hanno gravemente
pregiudicato la vegetazione di gariga subalofila (Plantagini-Thymelaeion hirsutae) un tempo
fisionomizzata da Lycium intricatum e Senecio cineraria subsp. bicolor e causato una forte
rarefazione dell’endemico Limonium algusae.
La vegetazione rupicola, qua e là caratterizzata da aspetti casmocomofitici riferibili al
polypodion serrati, si concentra sugli affioramenti di roccia vulcanico che cingono il margine
calderico orientale della Fossa del Cappellano. Vi si osservano inoltre comunità licheniche e
briofitiche di estremo interesse biogeografico e conservazionistico.
La gariga a timo (Cisto-Ericion) appare molto circoscritta: gli unciinuclei cartografabili si
rinvengono ai piedi del versante occidentale di M. Bandiera e su M. Calcarella.
Si segnalano gli ottimi livelli di interconnessione tra i diversi mosaici dominati da consorzi di
macchia. La continuità spaziale tra gli aspetti di prateria perenne e annua, di gariga e gli
incolti più maturi non appare altrettanto ottimale, ponendo in forse la funzionalità delle
comunità più aperte e meno evolute.
Comprendere le potenzialità dinamiche del territorio in esame facilita una lettura “in
prospettiva” delle informazioni contenute nella Carta della Vegetazione, permettendo inoltre
l’accorpamento delle unità di vegetzione censite in una prospettiva dinamica. A tal proposito,
nel SIC è possibile individuare diverse serie di vegetazione a forte condizionamento edafico:
Serie termoxerofila degli affioramenti rocciosi e dei litosuoli gessosi, da un mosaico di
praterelli terofitici (all. Plantagini-Catapodion marini) può progredire verso praterie a
Hyparrhenia hirta (all. Hyparrhenion hirtae), verso garighe (all. Cisto-Ericion) sino a
costituire cenosi di macchia termoxerofila nei contesti più acclivi, rocciosi e soleggiati (all.
Periplocion angustifoliae). L’elevata idoneità ambientale del SIC per questa serie di
vegetazione si evince dal fatto che se ne riscontrano numerosi esempi molto espressivi.
Serie dei terreni più ricchi e profondi argillosi delle aree di compluvio e dei terrazzamenti, la
cui evoluzione è meno prevedibile. Aspetti di prateria perenne subnitrofila (all. BromoPiano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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Oryzopsion miliaceae) sembrano poter evolvere verso cenosi forestali riferibili all’OleoCeratonion. Non esistono localmente neppure le vestigia della testa di questa serie
progressiva.
Le unità di vegetazione vengono riportate nelle Tavole 7 e 7b.
SIC ITA040002 “ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE”
Premessa sul grado di naturalità del territorio con dati di sintesi dell’uso del suolo
Gran parte del SIC ricade sull’isola maggiore: quasi 14 Km2 contro i 3,6 ettari di Lampione.
Quest’ultimo isolotto è oggi connotato da un elevato livello di naturalità, perturbato tuttavia
dalla forte influenza della cospicua colonia locale di gabbiano reale.
Per quanto riguarda Lampedusa, la drastica trasformazione del suo territorio, iniziata alla
metà dell’Ottocento e tuttora in atto, ne ha indubbiamente alterato il paesaggio naturale: le
due fasi in cui l’isola ha subito i danni più gravi sono state gli anni Cinquanta-Ottanta del XIX
secolo, con il disboscamento e la messa a coltura di tutte le aree dalla morfologia più dolce,
ed a partire dagli anni Settanta del XX secolo sino ai nostri giorni, con l’abbandono colturale
e la crescente pressione antropica in risposta all’impulso della fruizione balneare.
Il paesaggio di Lampedusa presenta una certa complessità. La fisionomia attuale del territorio
è frutto sia del passato uso agro-silvo-pastorale sia della crescente pressione antropica che
l’isola ha subito nel corso degli ultimi decenni: attualmente oltre il 7% del SIC è
caratterizzato da forme di impatto intenso e incontrollato.
I sistemi umano-rurali costituiscono circa il 3,5 % del territorio, a testimonianza di una
passata attività agricola più florida ed oggi praticamente assente, sostituita dall’economia
legata al turismo ed alla fruizione balneare. La scomparsa delle pratiche agricole tradizionali
potrebbe provocare la riduzione della flora vascolare e della fauna invertebrata attualmente
presenti sull’isola, adattata a sfruttare le condizioni ambientali degli agro-ecosistemi.
Circa i 2/3 del SIC risultano oggi connotati da aspetti molto frammentati e interdigitati di
vegetazione seriale (prateria annua e perenne e gariga), talora arricchita dalla presenza di
pozze temporanee non cartografabili e piccoli lembi isolati di macchia in corrispondenza degli
impluvi. Le aree a maggior grado di naturalità sono quelle caratterizzate dalle comunità che
vivono a ridosso della linea di costa, adattate a tollerare il costante rimaneggiamento delle
spiagge sabbiose e/o il pesante e costante influsso dell’aerosol marino.
Nella tabella seguente si fornisce in maniera schematica ed immediata una prima
“impressione” sul grado di naturalità del Sito. Sulla base dei seguenti dati è stata anche
realizzata la Tavola 5 (Carta dei Sistemi Ambientali).
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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SIC ITA040002 “Lampedusa e Lampione”
Superficie
Sistemi ambientali
Categorie
Edificato e spazi annessi
Viabilità
Aree di cantiere
Insediamenti industriali, commerciali
Sistemi
umani
ad e spazi annessi
utilizzazione intensiva
Aree estrattive ed impianti per la
lavorazione degli inerti
Faro e rovine archeologiche di
Lampione
totale sistema
Terreni abbandonati di recente
Seminativi e colture erbacee estensive
Sistemi agricoli complessi
Sistemi umano-rurali
Vigneti
Impianti frangivento
totale sistema
Scogliere e vegetazione costiera
Sistemi a diverso grado di Mosaici di macchia, gariga e prateria
naturalità
Invasi artificiali
Rimboschimenti
totale sistema
Ha
% su SIC
38,95
33,00
11,20
5,27
2,79
2,36
0,80
0,38
19,21
1,37
0,10
0,01
107,73
37,44
2,09
9,27
1,02
0,24
50,06
135,70
973,62
0,64
130,31
1.022,64
7,71
2,68
0,15
0,66
0,07
0,02
3,58
9,71
69,67
0,05
9,33
73,13
Check-list della flora vascolare ed analisi fitogeografica della flora
Di seguito viene presentata la lista della flora vascolare del SIC ITA040002 “Isola di
Lampedusa e Lampione”. Per l’aggiornamento nomenclaturale della lista si è fatto riferimento
a CONTI et alii (2005), per le orchidacee a DELFORGE (2005). La suddivisione delle famiglie è
conforme a CRONQUIST (1988) per le Angiosperme dicotidedoni e a DAHLGREN et alii (1985)
per le Angiosperme monocotiledoni. Le famiglie, i generi e le specie sono invece elencati
secondo l’ordine alfabetico.
Quando non specificato, le informazioni presentate in questa sede erano già contenute in
PASTA (2002f); il segno “*” evidenzia le novità floristiche frutto delle indagini di campo
effettuate nell’ambito della redazione del Piano di Gestione, mentre il simbolo “†” precede le
specie segnalate agli inizi del XIX secolo che non sono state osservate durante i sopralluoghi
effettuati, di cui si prevede una ricerca più approfondita negli habitat più idonei nel corso di
future attività di monitoraggio.
Vengono successivamente fornite le informazioni relative alla corologia (le sigle dei corotipi
utilizzate traggono spunto da quelle proposte da Arrigoni, 1984a) e alla forma biologica di
ciascuno dei taxa vegetali censiti.
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Prospetto dei taxa vegetali presenti nell’Isola di Lampedusa - SIC ITA040002
Terofite (T), Emicriptofite (H), Geofite (G), Camefite (Ch), Nanofanerofite (NP), Fanerofite (P),
Idrofite (I). ros = rosulate; rhiz = rizomatose; caesp = cespitose; rept = reptanti; scap = scapose; bien
= bienni; lian = lianose; bulb = bulbose; suffr = suffruticose
n.d. = non disponibile; n.c. = non considerato.
Taxon
F. Biol.
Corotipo
PTERIDOPHYTA
Adiantaceae
Adiantum capillus-veneris L.
G rhiz
SUBCOSMOP
PINOPHYTA
Cupressaceae
Juniperus turbinata Guss.
Pinaceae
Pinus halepensis Mill.
P scap
C.W.MED
P scap
MEDIT
MAGNOLIOPHYTA DICOTYLEDONES
Aizoaceae
Carpobrotus edulis (L.) N.E. Br.
Malephora crocea (Jacq.) Schwantes
Mesembryanthemum crystallinum L.
Mesembryanthemum nodiflorum L.
Amaranthaceae
Amaranthus blitum L.
Amaranthus deflexus L.
Amaranthus graecizans L. s.l.
Amaranthus hybridus L.
Amaranthus viridis L.
Anacardiaceae
Pistacia lentiscus L.
Apiaceae
Bupleurum semicompositum L.
°Bupleurum subovatum Link
Crithmum maritimum L.
Daucus bocconei Guss.
Daucus gingidium L. subsp. rupestris (Guss.)
Onno
Daucus lopadusanus Tineo
Daucus siculus Tineo
Eryngium dichotomum Desf.
Eryngium maritimum L.
Ferula communis L.
Foeniculum vulgare Mill. subsp. piperitum (Ucria)
Bég.
Magydaris pastinacea (Lam.) Paol.
Scandix pecten-veneris L. subsp. pecten-veneris
Smyrnium olusatrum L.
Thapsia garganica L.
Tordylium apulum L.
Torilis nodosa (L.) Gaertner
Ch succ
Ch succ
T rept
T rept
INTROD SPONT
INTROD SPONT
SUBCOSMOP
TET-CAP
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
AVV NATUR
AVV NATUR
AVV NATUR
AVV NATUR
AVV NATUR
P caesp
MEDIT
T scap
T scap
Ch suffr
T scap
MED-IR.TUR
TETID
MED-ATL
C.W.MED
H scap
T scap
H bienn
H bienn
G rhiz
H scap
END siculo-maltese
END di Lampedusa
END APUL.SIC
S.W.MED
MED-ATL
MED-MAC
H scap
H bienn
T scap
H bienn
H scap
T scap
T scap
S.MEDIT
S.W.MED
TET-EUROP
MED-ATL
C.W.MED
MED-EUROP
TET-EUROP
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Asclepiadaceae
Caralluma europaea (Guss.) N.E. Br. subsp.
europaea
Periploca angustifolia Labill.
Asteraceae
Achillea maritima (L.) Ehrend. et Y.-P. Guo
Aetheorhiza bulbosa (L.) Cass.
Anacyclus tomentosus (All.) DC.
Anthemis secundiramea Biv. subsp. lopadusana
(Lojac.) Brullo
Artemisia arborescens L.
Asteriscus aquaticus (L.) Less.
Bellis annua L.
°Calendula arvensis L.
Calendula bicolor Raf.
Calendula tripterocarpa Rupr.
Carduus argyroa Biv.
Carduus australis L. fil. subsp. marmoratus
(Boiss. et Heldr.) Kazmi
Carduus pycnocephalus L.
Carlina involucrata Poir.
Carlina lanata L.
Carlina sicula Ten. subsp. sicula
Carthamus caeruleus L. subsp. caeruleus
Carthamus lanatus L. subsp. lanatus
Centaurea acaulis L.
Centaurea calcitrapa L.
Centaurea melitensis L.
Centaurea sicula L. subsp. sicula
*Centaurea solstitialis L. subsp. solstitialis
Chamaemelum fuscatum (Brot.) Vasc.
Chiliadenus lopadusanus Brullo
Cichorium endivia L. subsp. pumilum (Jacq.)
Coutinho
Cichorium intybus L. subsp. intybus
Cynara cardunculus L. subsp. cardunculus
Dittrichia viscosa (L.) Greuter
Echinops spinosissimus Turra subsp. spinosus
Greuter
Erigeron bonariense L.
Evax asterisciflora (Lam.) Pers.
Evax pygmaea (L.) Brot.
Filago congesta DC.
Filago gussonei Lojac.
Filago pyramidata L. var. prostrata (Parl.)
Wagenitz
Glebionis coronaria (L.) Spach
Hedypnois cretica (L.) Dum.-Courset
Hedypnois rhagadioloides (L.) F.W Schmidt
Helminthotheca echioides (L.) J. Holub
Ch succ
P caesp
S.W.MED
S.MED-SAH
Ch suffr
G bulb
T scap
MEDIT
MEDIT
MEDIT
T scap
NP
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
END di Lampedusa
S.W.MED
MED-MAC
TETID
TET-EUROP
TETID
S.MED-SAH
C.W.MED
T scap
T scap
H scap
T ros
H ros
H scap
H bienn
H ros?
H bienn
T scap
H bienn
H bienn
T scap
Ch frut
C.E.MED-SAH
TET-EUROP
S.W.MED
MEDIT
END siculo
S.MEDIT
TET-EUROP
AVV NATUR
TET-EUROP
SUBCOSMOP
S.W.MED
C.E.MED
C.W.MED
END di Lampedusa
T scap
H scap
H scap
Ch suffr
INTROD SPONT
TET-EUROSIB
MEDIT
TET-EUR
H scap
T scap
T rept
T rept
T scap
T scap
S.MED-SAH
AVV NATUR
C.W.MED
MED-MAC
S.W.MED
END siculo-maltese
T rept
T scap
T ros
T ros
H bienn
MED-EUROP
MEDIT
TETID
MED-IR.TUR
MED-EUROP
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
72
Hyoseris radiata L. s.l.
Hyoseris scabra L.
Hypochoeris achyrophorus L.
Lactuca serriola L.
Leontodon tuberosus L.
Limbarda crithmoides (L.) Dumort.
Mantisalca salmantica (L.) Briq. et Cavillier s.l.
Matricaria aurea (Loefl.) Schultz-Bip.
Notobasis syriaca (L.) Cass.
Pallenis spinosa (L.) Cass.
Phagnalon rupestre (L.) DC. subsp. annoticum
(Jordan ex Burnat) Pignatti
Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile
Picris hieracioides L. subsp. spinulosa (Guss.)
Arcang.
Reichardia intermedia (Schultz-Bip.) Samp.
Reichardia picroides (L.) Roth
Reichardia tingitana (L.) Roth
Rhagadiolus stellatus (L.) Gaertn.
Scolymus hispanicus L.
Scolymus maculatus L.
Senecio cineraria DC. subsp. bicolor (Willd.)
Arcang.
Senecio
leucanthemifolius
Poir.
var.
leucanthemifolius
Senecio pygmaeus DC.
Senecio vulgaris L.
Silybum marianum (L.) Gaertner
Sonchus asper (L.) Hill. subsp. glaucescens
(Jordan) Ball
Sonchus asper (L.) Hill subsp. asper
Sonchus oleraceus L.
Sonchus tenerrimus L.
Symphiotrichum squamatum (Sprengel) G.L.
Nesom
Tragopogon cupanii DC.
Urospermum picroides (L.) F.W. Schmidt
Boraginaceae
Anchusa azurea Mill.
Borago officinalis L.
Echium arenarium Guss.
Echium calycinum Viv.
Echium plantagineum L.
Echium sabulicola Pomel
Heliotropium curassavicum L.
Heliotropium dolosum De Not.
Heliotropium europaeum L.
Brassicaceae
Brassica fruticulosa Cyr.
Cakile maritima Scop.
Capsella rubella Reuter
H ros
T ros
T ros
T scap
G rhiz
Ch suffr
T scap
T scap
T scap
H bienn
MEDIT
MEDIT
MEDIT
TET-EUROSIB
MEDIT
TET-EUROP
MEDIT
TET-EUROSIB
TET-ATL
TET-EUROP
Ch suffr
Ch suffr
C.W.MED
C.W.MED
H scap
T scap
H scap
T scap
T scap
H bienn
T scap
MED-M.EUR
MED-MAC
MEDIT
TETID
TET-EUROP
TET-EUROP
TETID
Ch frut
APUL.SIC-TIRR (1)
T scap
T scap
T scap
H bienn
C.W.MED
END siculo-maltese
BOR-TET
TET-EUROP
H scap
T scap
T scap
H scap
C.MED
BOR-TET
BOR-TET
TET-PALEOTROP
H bienn
T scap
T scap
AVV NATUR
END APUL.SIC
TETID
H scap
T scap
H bienn
T scap
H bienn
H bienn
Ch suffr
T scap
T scap
TETID
MED-EUROP
MEDIT
MEDIT
TET-EUROP
C.W.MED
AVV NATUR
TET-PONT
TET-EUROP
H caesp
T scap
T scap
C.W.MED
MED-ATL
MED-EUROP
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
73
Carrichtera annua (L.) DC.
Diplotaxis erucoides (L.) DC.
Diplotaxis scaposa DC.
Eruca sativa Mill. subsp. longirostris (Uechtr.)
Jahandiez et Maire
Hirschfeldia incana (L.) Lagrèze-Fossat
Hornungia revelierei (Jordan) Soldano, F. Conti,
Banfi et Galasso subsp. sommieri (Pamp.)
Soldano, F. Conti, Banfi et Galasso
Lobularia maritima (L.) Desv.
Matthiola incana (L.) R. Br. subsp. incana
Rapistrum rugosum (L.) J. P. Bergeret subsp.
rugosum
Sinapis arvensis L.
Sisymbrium irio L.
Sisymbrium officinale (L.) Scop.
Sisymbrium orientale L.
Succowia balearica (L.) Medicus
Cactaceae
Opuntia ficus-indica (L.) Mill.s.l.
Campanulaceae
Campanula erinus L.
Capparaceae
Capparis spinosa L. subsp. rupestris (Sibth. et
Sm.) Nyman
Caryophyllaceae
Cerastium glomeratum Thuill.
Dianthus rupicola Biv. subsp. lopadusanus Brullo
et Minissale
Herniaria cinerea DC.
Paronychia arabica (L.) DC. subsp. longiseta
Batt.
Polycarpon tetraphyllum
(L.) L. subsp.
tetraphyllum
Rhodalsine geniculata (Poir.) F.N. Williams
Sagina apetala Ardoino
Sagina maritima G. Don
Silene colorata Poir. s.l.
Silene neglecta Ten.
Silene nocturna L.
Silene sedoides Poir. subsp. sedoides
Silene turbinata Guss.
Silene vulgaris (Moench) Garcke subsp. tenoreana
(Colla) Soldano et F. Conti
Spergularia diandra (Guss.) Heldr. et Sart.
Spergularia rubra (L.) J. et C. Presl
Spergularia salina J. et C. Presl
Stellaria media (L.) Vill.
Stellaria pallida (Dumort.) Crépin
Chenopodiaceae
Arthrocnemum macrostachyum (Moric.) C. Koch
Atriplex halimus L.
T scap
T scap
T scap
TETID
MEDIT
END di Lampedusa
T scap
T scap
S.MED-SAH
MED-MAC
T scap
H scap
Ch suffr
END pelagico-maltese
MEDIT
MED-ATL
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
MEDIT
MEDIT
TET-EUROSIB
TET-EUROSIB
AVV NATUR
C.W.MED
P succ
INTROD SPONT
T scap
TETID
Ch frut
MEDIT
T scap
SUBCOSMOP
Ch suffr
T scap
END di Lampedusa
MEDIT
T rept
S.MED-SAH
T scap
Ch suffr
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
TET-EUROP
MEDIT
MED-EUROP
MED-ATL
MED-MAC
C.W.MED
TETID
MEDIT
SIC-N.AFR
H scap
T scap
H scap
T scap
T rept
T scap
MEDIT
MED-IR.TUR
OLA-PALEOTROP
OLART
SUBCOSMOP
TET-EUROP
NP succ
NP
MED-IR.TUR
MED-SAH
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
74
Beta macrocarpa Guss.
Beta maritima L.
Chenopodium album L.
Chenopodium murale L.
Chenopodium opulifolium Schrader
Chenopodium vulvaria L.
Halimione portulacoides (L.) Aellen
Salsola kali L. subsp. kali
Salsola kali L. subsp. tragus (L.) Nyman
Salsola oppositifolia Desf.
Suaeda pelagica Bartolo, Brullo et Pavone
Suaeda spicata (Willd.) Moq.
Suaeda vera J.F. Gmelin
Cistaceae
Cistus creticus L. subsp. creticus
Cistus parviflorus Lam.
Fumana laevipes (L.) Spach
Fumana thymifolia (L.) Webb subsp. laevis (Cav.)
Molero et Rovira
Clusiaceae
Hypericum aegypticum L. subsp. webbii (Spach)
N.K.B. Robson
Convolvulaceae
Convolvulus althaeoides L.
Convolvulus arvensis L.
Convolvulus elegantissimus Mill.
Convolvulus lineatus L.
Convolvulus siculus L.
Crassulaceae
Bulliarda vaillantii (Willd.) DC.
Pedimus stellatus (L.) Raf.
Sedum caespitosum (Cav.) DC.
Sedum dasyphyllum L. s.l.
Sedum litoreum Guss.
Sedum rubens L.
Sedum sediforme (Jacq.) Pau
Tillaea muscosa L.
*Umbilicus horizontalis (Guss.) DC. (SP)
Cucurbitaceae
Bryonia acuta Desf.
Ecballium elaterium (L.) A. Richard
Cuscutaceae
Cuscuta palaestina Boiss.
Cuscuta planiflora Ten.
Elatinaceae
Elatine gussonei (Sommier) Brullo
Ericaceae
Arbutus unedo L.
Erica multiflora L. subsp. multiflora
T scap
H scap
T scap
T scap
T scap
T scap
NP
T scap
T scap
NP succ
NP succ
T scap
NP succ
C.W.MED-ATL
MED-ATL
SUBCOSMOP
SUBCOSMOP
SUBCOSMOP
TET-EUROP
TET-EUROP
TET-EUROSIB
TET-EUROSIB
C.W.MED
END di Lampedusa
COSMOP
TET-ATL
NP
NP
Ch suffr
C.E.MED
S.E.MED
MEDIT
Ch suffr
MEDIT
NP
S.MEDIT
H scand
G rhiz
H scand
H scap
T scap
MEDIT
SUBCOSMOP
MEDIT
C.E.MED-IR.TUR
TETID
T rept
T scap
T succ
Ch succ
T succ
T succ
Ch succ
T rept
G bulb
MED-EUROP
MEDIT
TET-EUROP
MED-M.EUR
MEDIT
MED-EUROP
MEDIT
MED-ATL
C.E.MED
H scand
H scand
SIC-NORDAFR
TET-PONT
T par
T par
S.E.MED
TET-EUROP
I rad
END siculo-maltese
P scap
P caesp
MEDIT (2)
C.W.MED
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
75
Euphorbiaceae
*Chamaesyce canescens (L.) Prokh. (SP & PLC)
Chrozophora tinctoria (L.) A. Juss.
Euphorbia dendroides L.
Euphorbia exigua L. var. pycnophylla Kramer,
Westra, Kliphuis et Gadella
Euphorbia helioscopia L.
Euphorbia paralias L.
Euphorbia peplis L.
Euphorbia peplus L. s.l.
Euphorbia pinea L.
Euphorbia segetalis L.
Mercurialis annua L.
*Ricinus communis L. (SP)
Fabaceae
Anagyris foetida L.
Astragalus boeticus L.
Astragalus epiglottis L.
Astragalus hamosus L.
Astragalus sesameus L.
Ceratonia siliqua L.
Coronilla scorpioides (L.) Koch
Coronilla valentina L. subsp. glauca (L.) Batt.
Hedysarum spinosissimum L. subsp. capitatum
(Rouy) Aschers. et Graebner
Hippocrepis biflora Sprengel
Hippocrepis ciliata Willd.
Lathyrus clymenum L.
Lathyrus sativus L.
Lotus cytisoides L.
Lotus edulis L.
Lotus ornithopodioides L.
Medicago littoralis Loisel.
Medicago minima (L.) L.
Medicago monspeliaca (L.) Trautv.
Medicago orbicularis (L.) Bartal.
Medicago polymorpha L.
Medicago truncatula Gaertner
Melilotus sulcatus Desf.
*Ononis natrix L. subsp. ramosissima (Desf.) Batt.
(SP & GMa)
Ononis reclinata L.
Ononis sieberi DC.
Scorpiurus muricatus L. s.l.
*Spartium junceum L. (SP)
Sulla coronaria L.
Tetragonolobus purpureus Moench
*Trifolium campestre Schreber (SP & TLM)
°Trifolium resupinatum L. (TLM)
Trifolium scabrum L.
T rept
T scap
P caesp
TET-PONT
MED-IR.TUR
MEDIT
T scap
T scap
H scap
T rept
T scap
Ch suffr
H bienn
T scap
P caesp
END siculo-maltese
TET-EUROP
MED-EUROP
MED-EUROP
OLA-PALEOTROP
C.W.MED
C.W.MED
TET-EUROP
INTROD SPONT
P caesp
T scap
T scap
T scap
T scap
P scap
T scap
NP
TETID
TETID
MEDIT
TET-EUROP
MED-PONT
INTROD SPONT
MED-EUROP
C.MED-Ellen
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
Ch suffr
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T rept
T scap
T scap
T scap
MEDIT
MEDIT
MED-PONT
MEDIT
INTROD SUBSPONT
MEDIT
MEDIT
MEDIT
TET-EUROP
OLART
TET-EUROSIB
TET-EUROP
BOR-TET
MED-EUROP
MED-EUROP
Ch suffr
T scap
T scap
T scap
P caesp
T scap
T scap
T scap
T rept
T rept
TET-EUROP
TET-ATL
C.E.MED
MEDIT
INTROD SUBSPONT
INTROD SPONT
MED-EUROP
TET-EUROP
TET-EUROP
TET-EUROP
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
76
Trigonella maritima Poir.
Tripodion tetraphyllum (L.) Fourr.
Vicia leucantha Biv.
*Vicia sativa L. s.l. (SP, JR & TLM)
Frankeniaceae
Frankenia hirsuta L.
Frankenia laevis L.
Frankenia pulverulenta L.
Fumariaceae
Fumaria agraria Lag.
Fumaria bastardii Boreau
Fumaria flabellata Gasparr.
Fumaria gaillardotii Boiss.
Fumaria officinalis L. subsp. wirtgenii (Koch)
Arcangeli
Fumaria parviflora Lam.
Gentianaceae
Blackstonia perfoliata (L.) Hudson s.l.
Centaurium erythraea Rafn subsp. erythraea
Centaurium pulchellum (Swartz) Druce
Geraniaceae
Erodium chium (L.) Willd.
Erodium ciconium (L.) L’Hérit.
Erodium cicutarium (L.) L’Hérit.
Erodium laciniatum (Cav.) Willd.
Erodium malacoides (L.) L’Hérit.
Erodium moschatum (L.) L’Hérit.
Geranium molle L.
Geranium robertianum L. subsp. purpureum
(Vill.) Nyman
Geranium rotundifolium L.
Globulariaceae
Globularia alypum L.
Lamiaceae
Ajuga iva (L.) Schreber s.l.
Coridothymus capitatus (L.) Reichenb. fil.
Lamium amplexicaule L.
Marrubium alysson L.
Marrubium vulgare L.
Mentha × piperita L.
Micromeria fruticulosa (Bertol.) Šilcič
Micromeria microphylla (Dum.-Urville) Benth.
Origanum majorana L.
Prasium majus L.
*Rosmarinus officinalis L. (SP & GMe)
Salvia clandestina L.
Sideritis romana L.
Teucrium fruticans L.
Linaceae
Linum bienne Mill.
T scap
T scap
T scap
T scap
S.MEDIT
MEDIT
S.W.MED
INTROD SPONT
Ch suffr
Ch suffr
T scap
MED-PONT
MED-ATL
TET-PONT
T scap
T scap
T scap
T scap
C.W.MED-MAC
C.W.MED-MAC
MEDIT
MEDIT
T scap
T scap
C.W.MED-EUR
SUBCOSMOP
T scap
T ros
T scap
MED-ATL
TET-EUROP
OLART
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
MEDIT
TET-EUROP
TET-EUROP
MEDIT
TETID
MED-EUROP
TET-EUROP
T scap
T scap
TET-EUROP
TET-EUROP
NP
MEDIT
Ch suffr
Ch frut
T scap
H scap
H scap
H scap
Ch suffr
Ch suffr
H scap
Ch frut
NP
H bienn
T scap
Ch frut
MEDIT
MEDIT
OLART
MEDIT
TET-EUROSIB
INTROD SUBSPONT
C.MED
END APUL.SIC
INTROD SPONT
MEDIT
INTROD SUBSPONT
C.MED
MEDIT
C.W.MED
H bienn
MED-EUROP
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
77
Linum strictum L. subsp. strictum
Linum trigynum L.
Linum usitatissimum L.
Lythraceae
Lythrum hyssopifolia L.
Lythrum junceum Banks et Solander
Malvaceae
Lavatera arborea L.
Lavatera cretica L.
°Malva cretica Cav. (SP & GMe)
Malva nicaeensis All.
Malva parviflora L.
Moraceae
Ficus carica L.
Myrtaceae
Myrtus communis L.
Oleaceae
*Olea europaea L. var. europaea (SP & SDLMV)
Olea europaea L. var. sylvestris (Mill.) Lehr.
Phillyrea latifolia L.
Orobanchaceae
Orobanche amethystea Thuill.
Orobanche minor Sm.
Orobanche ramosa L. subsp. mutelii (F.W.
Schultz) Coutinho
Orobanche sanguinea C. Presl
Oxalidaceae
Oxalis pes-caprae L.
Papaveraceae
Glaucium corniculatum (L.) J.H. Rudolph
Glaucium flavum Crantz
Papaver dubium L.
Papaver hybridum L.
Papaver rhoeas L.
Papaver setigerum DC.
Plantaginaceae
Plantago afra L. subsp. afra
Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra)
Brullo
Plantago albicans L.
Plantago coronopus L. subsp. commutata (Guss.)
Pilger
Plantago coronopus L. subsp. coronopus
Plantago lanceolata L.
Plumbaginaceae
Limoniastrum monopetalum (L.) Boiss.
Limonium intermedium (Guss.) Brullo
Limonium lopadusanum Brullo
Polygonaceae
Emex spinosa (L.) Campd.
T scap
T scap
T scap
MEDIT
TET-EUROP
INTROD SPONT
T scap
H scap
TET-EUROSIB
MEDIT
H bienn
H bienn
T scap
T scap
T scap
MED-ATL
MEDIT
MEDIT
MEDIT
MED-EUROP
P scap
INTROD SPONT
P caesp
TETID
P scap
P scap
P scap
INTROD SPONT
MEDIT
MEDIT
T par
T par
MED-ATL
TET-EUROP
T par
T par
MED-IR.TUR
MEDIT
G bulb
INTROD SPONT
T scap
H ros
T scap
T scap
T scap
T scap
TET-EUROP
TET-ATL
AVV NATUR
AVV NATUR
AVV NATUR
MED-MAC
T scap
TET-EUROP
H scap
H scap
END siculo
S.MED-IR.TUR
H bienn
T ros
H ros
TETID
MED-ATL
TET-EUROSIB
NP
Ch suffr
Ch pulv
S.MEDIT
END di Lampedusa (1)
END di Lampedusa
T scap
MED-MAC
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
78
Polygonum aviculare L.
Polygonum maritimum L.
Rumex bucephalophorus L. subsp. gallicus
(Steinh.) Rech. fil.
Rumex pulcher L. subsp. pulcher
Portulacaceae
Portulaca oleracea L. subsp. oleracea
Primulaceae
Anagallis arvensis L. subsp. arvensis
Anagallis foemina Mill. (SP & TLM)
Ranunculaceae
Adonis microcarpa DC.
Clematis cirrhosa L.
Delphinium halteratum Sm.
Nigella damascena L.
Ranunculus bullatus L.
Resedaceae
Reseda alba L.
Reseda lutea L.
Rosaceae
Rubus ulmifolius Schott
Sanguisorba minor Scop. subsp. balearica
(Nyman) Muñoz Garm. et C. Navarro
Rubiaceae
Crucianella rupestris Guss.
Galium aparine L.
Galium murale (L.) All.
Galium verrucosum Hudson
Rubia peregrina L. subsp. longifolia (Poir.) O.
Bolòs
Sherardia arvensis L.
Valantia muralis L.
Rutaceae
Ruta chalepensis L.
Scrophulariaceae
Linaria reflexa (L.) Desf. subsp. lubbockii (Batt.)
Brullo
°Misopates orontium (L.) Raf. (SP & JR)
Scrophularia peregrina L.
Verbascum sinuatum L.
Simaroubaceae
Ailanthus altissima (Mill.) Swingle
Solanaceae
Datura innoxia Mill.
Hyosciamus albus L.
Lycium intricatum Boiss.
Nicotiana glauca R.C. Graham
Solanum linnaeanum Hepper et P.M. Jäger
Solanum nigrum L.
Tamaricaceae
Tamarix africana Poir.
T rept
Ch rept
COSMOP
TET-EUROP
T scap
H bienn
MED-ATL
TET-EUROP
T scap
INTROD SPONT
T rept
T rept
TET-EUROP
SUBCOSMOP
T scap
P lian
T scap
T scap
H ros
TETID
MED-IR.TUR
C.W.MED
TET-EUROP
MEDIT
H scap
T scap
MED-IR.TUR
TET-EUROP
NP scand
TET-ATL
H scap
TETID
Ch suffr
T scap
T scap
T scap
S.E.MED
OLART
MEDIT
MEDIT
P lian
T scap
T scap
C.W.MED
TET-EUROP
MEDIT
Ch suffr
S.MED-SAH
T rept
T scap
T scap
H bienn
S.MEDIT
TET-EUROP
MED-PONT
MED-IR.TUR
P scap
INTROD SPONT
T scap
T scap
NP
NP
NP
H scap
INTROD SPONT
MED-MAC
S.MEDIT
INTROD SPONT
INTROD SPONT
COSMOP
P scap
C.W.MED
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
79
Tamarix canariensis Willd.
Theligonaceae
Theligonum cynocrambe L.
Thymelaeaceae
Thymelaea hirsuta (L.) Endl.
Urticaeae
Parietaria cretica L.
Parietaria judaica L.
Urtica membranacea Poir.
Urtica urens L.
Valerianaceae
Fedia graciliflora Fischer et C.A. Meyer
Verbenaceae
Verbena officinalis L.
Zygophyllaceae
Tribulus terrestris L.
P scap
INTROD SUBSPONT
T scap
MEDIT
NP
MEDIT
T scap
H scap
T scap
T scap
C.E.MED
TET-EUROP
MED-MAC
SUBCOSMOP
T scap
MEDIT
H scap
OLA-PALEOTROP
T rept
SUBCOSMOP
MAGNOLIOPHYTA MONOCOTYLEDONES
Agavaceae
*Agave americana L. (SP)
Alliaceae
Allium chamaemoly L.
Allium commutatum Guss.
Allium hemisphaericum (Sommier) Brullo
Allium hirtovaginatum Kunth
Allium lopadusanum Bartolo, Brullo et Pavone
Allium pallens L.
Allium roseum L.
Allium trifoliatum Cyr.
Amaryllidaceae
Narcissus serotinus L.
Pancratium linosae Soldano et F. Conti
Araceae
Ambrosina bassii L.
Arisarum vulgare Targ.-Tozz.
Arecaceae
Chamaerops humilis L.
Asparagaceae
Asparagus acutifolius L.
Asparagus albus L.
Asparagus aphyllus L.
Asparagus horridus L.
Asphodelaceae
Asphodelus ramosus L.
Colchicaceae
Colchicum cupanii Guss.
Hyacinthaceae
Charybdis pancration (L.) Speta
Loncomelos narbonense (Tourn.) Raf.
Muscari comosum (L.) Mill.
P succ
INTROD SPONT
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
MEDIT
MEDIT
END di Lampedusa
MEDIT
END di Lampedusa
MEDIT
MEDIT
MEDIT
G bulb
G bulb
MEDIT
END delle Pelagie
G rhiz
G rhiz
C.W.MED
MEDIT
NP
INTROD SUBSPONT
Ch frut
Ch frut
Ch frut
Ch frut
MEDIT
C.W.MED
S.MEDIT
S.MEDIT
G rhiz
C.W.MED-MAC
G bulb
MEDIT
G bulb
G bulb
G bulb
TETID
MEDIT
TET-EUROP
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
80
Oncostema dimartinoi (Brullo et Pavone) Pasta
Ornithogalum arabicum L.
Prospero autumnale (L.) Speta
Iridaceae
Gladiolus × dubius Guss.
Gladiolus italicus Mill.
Moraea sisyrinchium (L.) Ker.-Gawl.
Romulea columnae Seb. et Mauri
Juncaceae
Juncus bufonius L.
Orchidaceae
Ophrys calliantha Bartolo et Pulvirenti
Ophrys ciliata Biv.
Ophrys scolopax Cav. s.l.
Serapias parviflora Parl.
Poaceae
Aegilops geniculata Roth
Aeluropus lagopoides (L.) hwaites
Ampelodesmos mauritanica (Poir.) Dur. et Schinz
Arundo donax L.
Avena barbata Link subsp. barbata
Avena barbata Link subsp. castellana Romero
Zarco
Avena sterilis L. subsp. sterilis
Bromus fasciculatus C. Presl
Bromus hordeaceus L. subsp. hordeaceus
Bromus madritensis L.
Bromus rigidus Roth subsp. rigidus
Bromus rubens L.
Bromus scoparius L.
Bromus sterilis L.
*Bromus willdenowii Kunth (SP)
Catapodium balearicum (Willk.) H. Scholz
Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp.
occidentale (Paunero) H. et S. Scholz
Catapodium pauciflorum (Merino) Brullo, Giusso,
Minissale et Spampinato
Catapodium rigidum (L.) C.E. Hubbard subsp.
rigidum
Cutandia maritima (L.) W. Barbey
Cynodon dactylon (L.) Pers.
Dactylis glomerata L. s.l..
Digitaria sanguinalis (L.) Scop.
Elytrigia juncea (L.) Nevski subsp. mediterranea
(Simonet) Hyl.
Gastridium ventricosum (Gouan) Schinz et Thell.
Hordeum marinum Hudson
Hordeum murinum L. subsp. leporinum (Link)
Arcangeli
Hyparrhenia hirta (L.) Stapf s.l.
Lagurus ovatus L. subsp. nanus (Guss.) Messeri
G bulb
G bulb
G bulb
END di Lampedusa
S.MEDIT
TET-EUROP
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
C.MED-EUROP
TET-EUROP
MED-IR.TUR
MED-ATL
T scap
COSMOP
G bulb
G bulb
G bulb
G bulb
END siculo
MEDIT
C.W.MED
TET-ATL
T scap
G rhiz
H caesp
G rhiz
T scap
TET-PONT
TETID
C.W.MED
INTROD SPONT
TET-PONT
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
T scap
C.W.MED-ATL
TET-PONT
TETID
SUBCOSMOP
TET-EUROP
MEDIT
TET-EUROP
TET-EUROP
TET-EUROSIB
AVV NATUR
C.W.MED
T scap
C.W.MED-ATL
T scap
C.W.MED
T scap
T scap
G rhiz
H caesp
T scap
TET-EUROP
MEDIT
COSMOP
OLART
COSMOP
G rhiz
T scap
T scap
MEDIT
TET-EUROP
TET-EUROP
T scap
H caesp
T scap
MED-EUROP
TET-PALEOTROP
C.W.MED
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
81
Lagurus ovatus L. subsp. ovatus
T scap
MED-ATL
Lamarckia aurea (L.) Moench
T caesp
TETID
Lolium perenne L.
H caesp
TET-EUROP
Lolium rigidum Gaudin
T scap
TET-EUROP
Lolium temulentum L. subsp. temulentum
T scap
OLART
Melica arrecta G. Kunze
H caesp
C.W.MED
Melica minuta L.
H caesp
MEDIT
Parapholis incurva (L.) C.E. Hubbard
T scap
TET-EUROSIB
Parapholis marginata Runemark
T scap
MEDIT
Phalaris canariensis L.
T scap
INTROD SPONT
Phalaris minor Retz.
T scap
MED-IR.TUR
Phalaris paradoxa L.
T scap
TET-ATL
Phragmites australis (Cav.) Steudel
G rhiz
OLART
Piptatherum miliaceum (L.) Cosson subsp.
H caesp
TETID
miliaceum
Piptatherum miliaceum (L.) Cosson subsp.
H caesp
C.E.MED
thomasii (Duby) Freitag
Poa annua L.
T caesp
COSMOP
Poa infirma Kunth
T caesp
SUBCOSMOP
Polypogon maritimus Willd. subsp. subspathaceus
T scap
MEDIT
(Req.) K. Richter
Polypogon monspeliensis (L.) Desf.
T scap
OLA-PALEOTROP
Polypogon viridis (Gouan) Breistr.
H caesp
TET-EUROSIB
Rostraria cristata (L.) Tzvelev
T scap
TET-EUROP
Rostraria phleoides (Desf.) Holub
T scap
MEDIT
Setaria verticillata (L.) P. Beauv.
T scap
AVV NATUR
*Sorghum halepense (L.) Pers. (SP)
G rhiz
INTROD SPONT
Sphenopus divaricatus (Gouan) Reichenb.
T scap
MED-IR.TUR
°Sporobolus pungens (Schreber) Kunth (SP)
G rhiz
OLA-PALEOTROP
Stipa capensis Thunb.
T scap
SUBCOSMOP
Trachynia distachyos (L.) Link
T scap
TETID
Triplachne nitens (Guss.) Link
T scap
S.MED-MAC
Vulpia ciliata Dumort. (SP)
T scap
TET-EUROP
Smilacaceae
Smilax aspera L.
P lian
TET-PALEOTROP
Typhaceae
Typha angustifolia L.
G rhiz
OLART
(1) Il germoplasma di questa entità, localmente estinta, sopravvive grazie alla propagazione vegetativa e sessuale
di materiale autoctono, raccolto prima che venissero distrutti gli habitat o i popolamenti superstiti (LA MANTIA et
alii, 2005)
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
82
Prospetto dei taxa vegetali presenti nell’Isolotto di Lampione - SIC ITA040002
Terofite (T), Emicriptofite (H), Geofite (G), Camefite (Ch), Nanofanerofite (NP), Fanerofite (P),
Idrofite (I). ros = rosulate; rhiz = rizomatose; caesp = cespitose; rept = reptanti; scap = scapose; bien
= bienni; lian = lianose; bulb = bulbose; suffr = suffruticose
n.d. = non disponibile; n.c. = non considerato.
Taxon presenti a Lampione
F. Biol.
Corotipo
MAGNOLIOPHYTA DICOTYLEDONES
Aizoaceae
Mesembryanthemum nodiflorum L.
T rept
TET-CAP
Capparaceae
Capparis spinosa L. subsp. rupestris (Sibth. et
Sm.) Nyman
Ch frut
MEDIT
Chenopodiaceae
Arthrocnemum macrostachyum (Moric.) C. Koch
NP succ
MED-IR.TUR
Atriplex halimus L.
NP
MED-SAH
Convolvulaceae
Convolvulus siculus L.
T scap
TETID
Euphorbiaceae
Mercurialis annua L.
T scap
TET-EUROP
Fabaceae
Melilotus indicus All.
T scap
TETID
Frankeniaceae
Frankenia hirsuta L.
Ch suffr
MED-PONT
Fumariaceae
Fumaria officinalis L. subsp. wirtgenii (Koch)
Arcangeli
T scap
C.W.MED-EUR
Malvaceae
Lavatera arborea L.
H bienn
MED-ATL
Oxalidaceae
Oxalis pes-caprae L.
G bulb
INTROD SPONT
Plumbaginaceae
Limonium albidum (Guss.) Pignatti
Ch pulv
END di Lampione
Solanaceae
Lycium intricatum Boiss.
NP
S.MEDIT
MAGNOLIOPHYTA MONOCOTYLEDONES
Alliaceae
Allium commutatum Guss.
G bulb
MEDIT
Amaryllidaceae
Pancratium gr. maritimum L.
G bulb
n.d.
Asparagaceae
Asparagus horridus L.
Ch frut
S.MEDIT
Hyacinthaceae
Bellevalia pelagica C. Brullo, S. Brullo et Pasta
G bulb
END di Lampione
Relativamente all’Isola di Lampedusa, la classificazione dei 456 taxa censiti a Lampedusa si è
potuta spingere sino al livello intraspecifico, ed è stato quindi possibile attribuire loro un
corotipo. Lo spettro corologico che ne deriva (cfr. figura seguente) tradisce la mediterraneità
del bioclima locale, come suggerisce la presenza di ben 87 taxa mediterranei sensu stricto e
173 sensu lato, e di 61 elementi tetidici sensu lato. Si segnala inoltre la presenza di 50 taxa
legati ai climi mediterranei aridi (S Mediterranee s.l., CE Mediterranee s.l., MediterraneePiano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
83
Irano-Turaniche s.l., e Mediterranee-Sahariane s.l.) che connotano fortemente il paesaggio
pseudosteppico locale. Il numero considerevolmente alto di specie ad ampia distribuzione
(75) e di xenofite (avventizie + introdotte) vere e proprie (43) ribadisce la vulnerabilità dei
consorzi insulari ed la loro marcata suscettibilità ad essere colonizzate da parte di specie
esotiche e/o tendenzialmente invasive.
Isola di Lampedusa
Specie ad ampia
distribuzione e/o
xenofite
16%
Mediterranee s.l.
39%
Olartiche s.l.
6%
Tetidiche-Europee
s.l.
26%
Tetidiche s.l.
13%
L’analisi dello spettro biologico di Lampedusa ribadisce la forte impronta xerica del
paesaggio vegetale dell’isola in esame. Le terofite infatti superano il 55% della flora vascolare
complessiva, fatto peraltro piuttosto comune nei contesti costieri mediterranei, mentre la
somma delle emicriptofite e delle geofite ammonta ad appena il 26%. Infine, le specie legnose
(camefite, nanofanerofite e fanerofite) costituiscono il 18% ca. della flora dell’area
considerata. Questi dati suggeriscono il predominio delle cenosi prative all’interno del SIC.
Isola di Lampedusa
Fanerofite (P)
5%
Camefite (Ch)
9%
Nanofanerofite
(NP)
4%
Geofite (G)
9%
Idrofite (I)
0%
Terofite (T)
56%
Emicriptofite (H)
17%
Relativamente all’isolotto di Lampione, la sua flora vascolare è troppo esigua per poterne
evincere indicazioni particolare; degna di menzione appare tuttavia la presenza di due
endemiti esclusivi a distribuzione puntiforme, cioè Limonium albidum e Bellevalia pelagica.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
84
Isolotto di Lampione
Specie ad ampia
distribuzione e/o
xenofite
13%
Mediterranee s.l.
37%
Tetidiche-Europee
s.l.
25%
Tetidiche s.l.
25%
Lo spettro biologico di Lampione (cfr. figura seguente) appare invece “sbilanciato”,
probabilmente a causa della recente estinzione di numerose specie erbacee annue: ciò spiega il
peso particolarmente basso delle terofite (ca. 29%) ed il peso relativamente alto delle
nanofanerofite, tratto comune a molte piccole isole parasicule (PASTA, 1997).
Isolotto di Lampione
Emicriptofite (H)
6%
Nanofanerofite
(NP)
18%
Camefite (Ch)
23%
Terofite (T)
29%
Geofite (G)
23%
Lista delle briofite note per il SIC
I primi dati risalgono alle raccolte effettuate da Zodda e Sturniolo (ZODDA, 1906) e da
Sommier (BOTTINI, 1907a-b; BARSALI, 1908a-b). Più recentemente, PASTA (2002b) ha
prodotto una check-list aggiornata sulla base dei dati di repertorio; altri dati provengono da
CARRATELLO & ALEFFI, 2007.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
85
I. Conigli
Nome scientifico
Lampedusa
CAMPISI et alii (2002)
ALEF. & SCHU. (1995)
C-P & ALEF. (1992)
Allegato Dir. 92/43
Check-list delle briofite note per Lampedusa ed Isola dei Conigli (da PASTA, 2002b, modificato e aggiornato); †
= probabilmente estinto; * = taxon riportato per le Pelagie in genere. In neretto sono stati evidenziati i taxa rari o
minacciati secondo CORTINI PEDROTTI & ALEFFI (1992), ALEFFI & SCHUMACKER (1995) e CAMPISI et alii
(2003) e gli altri taxa notevoli secondo CARRATELLO (2007). Le sigle proposte da CORTINI PEDROTTI & ALEFFI
(1992) e da ALEFFI & SCHUMACKER (1995) sono: R = raro, E = minacciato, EX = estinto, Ev = probabilmente
estinto, V = vulnerabile; quelle proposte da CAMPISI et alii (2003) invece: DD = dati insufficienti, NT = non
minacciato.
MUSCI
EX
V
E
E
E
Aloina aloides (Schultz) Kindb.
Aloina ambigua (Bruch et Schimp.) Limpr.
Aloina rigida (Hedw.) Limpr.
Barbula unguiculata Hedw.
Bryum argenteum Hedw.
Bryum caespiticium Hedw.
Bryum dichotomum Hedw. s.l.
Bryum radiculosum Brid.
Bryum rubens Mitt.
Bryum torquescens Bruch. et Schimp.
Bryum versicolor A. Brunn
Didymon tophaceus (Brid.) Lisa
Enthostodon convexus (Spruce) Brugués
Enthostodon durieui Mont s.l. (1)
Enthostodon muhlenbergii (Turner) Fife
Enthostodon pulchellus (H. Philib.) Brugués (2)
Eucladium verticillatum ((Brid.) Bruch., Schimp. et G.
Fissidens incurvus Röhl
Fissidens pusillus (Wilson) Milde
DD Fissidens viridulus (Anon.) Wahlenb var. incurvus
(Rohl.) Waldh. (3)
NT Funariella curviseta (Schwägr.) Sérgio
Microbryum rectum (With.) R.H. Zander (4)
Microbryum starckeanum (Hedw.) R.H. Zander
Pottia davalliana (Sm.) C.E.O. Jens.
Pottia davalliana (Sm.) C.E.O. Jens. var. brachyoda
(Müll. Hal.) D.F. Chamb.
Ptychostomum capillare (Hedw.) D.T. Holyoak & N.
Pedersen
Rhynchostegiella tenella (Dicks.) Limpr.
Scorpiurium circinatum (Brid.) M. Fleisch. et Loeske
Timmiella barbuloides (Brid.) Mönk.
DD Tortella flavovirens (Bruch) Broth. var. viridiflava (De
Not.) Cas. Gill.
Tortella nitida (Lindb.) Broth. s.l. [incl. var. obtusa
(Boul.) Jelenc.]
Tortula marginata (Bruch et Schimp.) Spruce
Tortula muralis Hedw.
Trichostomum brachydontium Bruch [incl. var. densum
(Bruch, Schimp. et G.) Düll.]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
*
+
+
+
†
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
†
+
+
+
+
86
Trichostomum crispulum Bruch var. brevifolium (Mull. +
Hal.) Bruch et Schimp.
Trichostomum crispulum Bruch var. viridulum (Bruch) +
Dicks.
HEPATICAE
Fossombronia caespitiformis Rabenh.
+
Lunularia cruciata (L.) Lindb.
+
II
Ev NT Petalophyllum ralfsii (Wils.) Nees et Gottsche
†
Phaeoceros bulbiculosus (Brot.) Prosk.
+
Phaeoceros laevis (L.) Prosk.
+
Riccia lamellosa Raddi
+
Riccia nigrella DC.
+
Riccia sorocarpa Bisch.
+
Sphaerocarpos michelii Bellardi
+
(1) Sub Entosthodon pallescens Jur. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (2) Sub Funaria pulchella H.
Philib. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (3) Sub Fissidens incurvus Röhl var. tamarindifolius (Turner)
Braithw. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (4) Sub Pottia recta (With.) Mitt. in CORTINI-PEDROTTI &
ALEFFI (1992)
Piante vascolari presenti negli Allegati II, IV e V della Direttiva Habitat e/o nella Lista Rossa
Regionale e/o di interesse biogeografico/conservazionistico
Vengono considerate “emergenze floristiche” quei taxa vegetali che rispondono ad almeno
uno dei seguenti requisiti:
1) protetti da normative e direttive internazionali (CITES, Direttiva 92/43/CEE);
2) inclusi nelle “Liste Rosse” regionali (RAIMONDO et alii, 1994, 2001; CONTI et alii,
1997);
3) endemiti esclusivi della Sicilia, del dominio apulo-siculo e dell’area
centromediterranea sensu lato;
4) rari su scala nazionale, regionale e/o provinciale;
5) ai margini del loro areale di distribuzione (per lo più mediterranee sud-occidentali e
centro-orientali) e/o del loro range altitudinale.
Alla luce dei criteri su esposti, viene di seguito presentata una lista ragionata e aggiornata dei
taxa vegetali di maggiore pregio fitogeografico e/o conservazionistico presenti nel SIC in
esame. Il patrimonio botanico complessivo del SIC ammonta a ben 95 emergenze floristiche.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
87
Liste Rosse Rgionali
Nome scientifico
LR
VU
VU
EN
LR
VU (1)
VU
EX
DD
DD
VU (4)
VU
VU (5)
VU
CR
VU
LR
EN
VU
LR
II
LR
VU
LR
CR
VU
EN
VU
Aeluropus lagopoides (L.) Thwaites
Allium hemisphaericum (Sommier) Brullo
Allium hirtovaginatum Kunth
Allium lopadusanum Bartolo, Brullo et Pavone
Ambrosina bassii L.
Anthemis lopadusana Lojac.
Arthrocnemum macrostachyum (Moric.) C. Koch
Astragalus epiglottis L.
Bellevalia pelagica C. Brullo, S. Brullo et Pasta (2)
Bryonia acuta Desf.
Bryum rubens Mitt.
Bryum versicolor A. Brunn (3)
Calendula bicolor Raf.
Calendula tripterocarpa Rupr.
Caralluma europaea (Guss.) N.E. Br. subsp. europaea
Carduus pycnocephalus L. subsp. arabicus (Murray) Nyman
Carlina involucrata Poir.
Carlina sicula Ten. subsp. sicula
Carrichtera annua (L.) DC.
Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp. occidentale
(Paunero) H. et S. Scholz
Centaurea acaulis L. (6)
Chiliadenus lopadusanus Brullo
Cistus parviflorus
Colchicum bivonae Guss.
Coronilla valentina L. subsp. glauca (L.) Batt.
Crucianella rupestris Guss.
Cuscuta palaestina Boiss.
Daucus gingidium L. subsp. rupestris (Guss.) Onno
Daucus lopadusanus Tineo
Daucus siculus Tineo
Dianthus rupicola Biv. (7)
Diplotaxis scaposa DC.
Echinops spinosissimus Turra subsp. spinosus Greuter
Echium arenarium Guss.
Elatine gussonei (Sommier) Brullo
Enthostodon durieui Mont s.l. (3, 8)
Enthostodon pulchellus (H. Philib.) Brugués (3, 9)
Eruca vesicaria (L.) Cav. subsp. longirostris (Uechtr.) Rouy
Eryngium dichotomum Desf.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Lampione
Note
Lampedusa
CITES
Allegato Dir. 92/43
Taxa vegetali endemici, rari e minacciati (nototaxa e taxa certamente estinti esclusi) presenti nel SIC ITA040002
“Isole di Lampedusa e Lampione” (da PASTA, 2002e, aggiornato e modificato); Nella colonna “Liste Rosse
Regionali” viene indicato il grado di rischio cui sono soggetti i singoli taxa a livello nazionale. Più nel dettaglio,
in conformità con le sigle proposte dall’IUCN (RIZZOTTO, 1995), “EX” indica le specie definitivamente estinte,
“VU” quelle vulnerabili, “LR” quelle che corrono un pericolo moderato. I taxa sottolineati figuravano già nel
Formulario Standard di Natura 2000. RRA = soggetto a drastica rarefazione nel corso degli ultimi decenni; EL =
estremamente localizzato. Il grado di rischio delle briofite si basa sulle infomazioni contenute in CORTINI
PEDROTTI & ALEFFI (1992), ALEFFI & SCHUMACKER (1995) e CAMPISI et alii (2003).
RRA
+
+
EL
+
+
x
+
EL
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
RRA
EL
+
+
RRA
+
+
EL
+
+
+
RRA
+
†
RRA
+
RRA
88
+
Euphorbia exigua L. var. pycnophylla Kramer, Westra,
Kliphuis et Gadella
Filago congesta DC.
+
LR
Filago cossyrensis Lojac. (10)
+
DD
Fissidens viridulus (Anon.) Wahlenb var. incurvus (Rohl.)
+
Waldh. (3, 11)
EN
Funariella curviseta (Schwägr.) Sérgio (3)
+
VU
Heliotropium dolosum De Not.
+
LR
Hymenolobus procumbens (L.) Nutt. subsp. revelieri (Jord.)
+
Greuter et Burdet (12)
EN
Hypericum aegypticum L.
+
VU
Juniperus phoenicea L. s.l. (13)
+
VU
Lagurus ovatus L. subsp. nanus (Guss.) Messeri
+
CR
Launaea nudicaulis (L.) Hook fil.
†
VU
Limoniastrum monopetalum (L.) Boiss.
EL
CR (14) Limonium albidum (Guss.) Pignatti
LR
Limonium avei (De Not.) Brullo et Erben
RRA
EW
Limonium intermedium (Guss.) Brullo
† (16)
(15)
LR
Limonium lopadusanum Brullo
+
VU
Linaria reflexa (L.) Desf. subsp. lubbockii (Batt.) Brullo
+
DD
Lycium intricatum Boiss.
+
Magydaris pastinacea (Lam.) Paol.
+
Mantisalca salmantica (L.) Briq. et Cavill.
RRA
Marrubium alysson L.
+
VU
Matricaria aurea (Loefl.) Schultz-Bip.
EL
EN
Microbryum rectum (With.) R.H. Zander (3, 17)
+
Micromeria fruticulosa (Bertol.) Grande
+
Micromeria microphylla (D’Urv.) Bentham
+
Ophrys calliantha Bartolo et Pulvirenti
†
LR
Ophrys ciliata Biv.
EL
CR
Ophrys scolopax Cav. s.l. (18)
EL
EN
Pancratium angustifolium Lojac.(19)
RRA
Pancratium gr. maritimum (20)
LR
Parietaria cretica L.
+
VU
Paronychia arabica (L.) DC. subsp. longiseta Batt.
+
LR
Periploca angustifolia Labill.
+
LR
Petalophyllum ralfsii (Wils.) Nees et Gottsche (21)
†
LR
Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile
+
Pinus halepensis Mill.
RRA
LR
Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra) Brullo
+
Plantago albicans L.
+
LR
Reichardia tingitana (L.) Roth
+
LR
Rumex bucephalophorus L. subsp. aegaeus Rech. fil. (22)
+
Salvia clandestina L.
+
CR
Scilla dimartinoi Brullo et Pavone (23)
EL
LR
Senecio cineraria DC. subsp. bicolor (Willd.) Arcang. (24)
+ (25)
VU
Senecio incrassatus Guss. (26)
+
EN
Senecio pygmaeus DC.
RRA
LR
Serapias parviflora Parl.
EL
VU
Silene behen L.
RRA
EN
Silene muscipula L.
RRA
VU
Silene rubella L. subsp. turbinata (Guss.) Chater et Walters
RRA
LR
Sonchus asper (L.) Hill subsp. glaucescens (Jordan) Ball
+
CR
Suaeda pelagica Bartolo, Brullo et Pavone
+
LR
Succowia balearica (L.) Medik.
EL
Tortella flavovirens (Bruch) Broth. var. viridiflava (De Not.)
†
Cas. Gill.
VU
+
+
+
II
+
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
RRA
+
89
Trigonella maritima Poir.
+
Tragopogon cupanii DC.
+
Vicia leucantha Biv.
+
(1) “EN” in CONTI et alii (1997). Il grado di minaccia è stato aggiornato alla luce dei rilevamenti della primavera
2008; (2) Cfr. BRULLO et alii, in stampa; (3) Si tratta di una Briofita, più precisamente di un muschio; (4) “CR”
in CONTI et alii (1997). Il grado di minaccia è stato aggiornato alla luce dei rilevamenti della primavera 2008; (5)
“EW” in CONTI et alii (1997). Il grado di minaccia è stato aggiornato alla luce dei rilevamenti della primavera
2008; (6) Il suo nome corretto è oggi Colymbada acaulis (L.) Holub; (7) Il taxon è stato di recente sottoposto a
revisione: oggi se ne distinguono 3 sottospecie: subsp. rupicola, subsp. aeolicus, endemita siculo-calabro e
subsp. lopadusanus, endemico di Lampedusa (BRULLO & MINISSALE, 2002); (8) Sub Entosthodon pallescens
Jur. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (9) Sub Funaria pulchella H. Philib. in CORTINI-PEDROTTI &
ALEFFI (1992); (11) Sub Fissidens incurvus Röhl var. tamarindifolius (Turner) Braithw. in CORTINI-PEDROTTI &
ALEFFI (1992); (10) Il suo nome corretto è oggi Filago gussonei Lojac.; (12) Il suo nome corretto è oggi
Hornungia revelierei (Jordan) Soldano, F. Conti, Banfi et Galasso subsp. sommieri (Pamp.) Soldano, F. Conti,
Banfi et Galasso; (13) Oggi attribuito alla microspecie Juniperus turbinata Guss.; (14) “LR” in CONTI et alii
(1997). Il grado di minaccia è stato aggiornato alla luce dei rilevamenti della primavera 2008; (15) “EX” in
CONTI et alii (1997). Il grado di minaccia è stato aggiornato alla luce delle conoscenze personali; (16) Taxon
estinto in natura sull’isola, coltivato e propagato in vaso e in piena terra a partire da piante coltivate presso l’Orto
Botanico di Catania; (17) Sub Pottia recta (With.) Mitt. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (18) In realtà si
tratta di Ophrys picta Link, microspecie del ciclo di O. scolopax nuova per la Sicilia; (19) Il suo nome corretto è
oggi Pancratium linosae Soldano et F. Conti; (20) Cfr. Pasta S., Sferlazzo D., Brullo S., in prep. - Contributi alla
conoscenza botanica delle isole minori circumsiciliane. III. Flora e vegetazione dell’isolotto di Lampione (Isole
Pelagie, Canale di Sicilia); (21) Si tratta di una Briofita, più precisamente di un’epatica; (22) Il suo nome corretto
è oggi Rumex bucephalophorus L. subsp. gallicus (Steinh.) Rech. fil.; (23) Il suo nome corretto è oggi
Oncostema dimartinoi (Brullo et Pavone) Pasta; (24) Il suo nome corretto è oggi Jacobaea maritima (L.) Pelser
et Meijden subsp. bicolor (Willd.) B. Nord et Greuter ; (25) Reintrodotto di recente usando porzioni vegetative
dell’ultimo individuo autoctono superstite, presente nella parte orientale dell’isola sino a 7 anni fa; (26) Il suo
nome corretto è oggi Senecio incrassatus Lowe
Lampedusa è una delle isole minori d’Italia con il maggior numero di endemismi della flora.
Tra le entità più interessanti si segnalano: Dianthus rupicola subsp. lopadusanus, distribuita
sulle scogliere dell’isola; Suaeda pelagica, che forma piccoli nuclei sulle cenge dei substrati
marnoso-argillosi, lungo il tratto occidentale costiero dell’isola; Limonium lopadusanum;
Diplotaxis scapola, presente praticamente dappertutto nell’isola; Daucus lopadusanus;
Chiliadenus lopadusanus, specie di gariga tra le più frequenti nell’isola; Oncostema
dimartinoi, presente in maniera sporadica in tre diverse stazioni dell’isola.
Altrettanta importanza rivestono i numerosi taxa endemici delle isole del Canale di Sicilia o
dell’area del centro del Mediterraneo (ad esempio Elatine gussonei, Hypericum aegypticum,
Plantago afra, Caralluma europea, Centaurea acaulis).
Molti taxa sono fortemente minacciati perché costituiscono dei popolamenti davvero esigui, o
perché crescono in corrispondenza di habitat vulnerabili.
Sulla base dei dati rilevati, è stata redatta la Tavola 6 (Carta delle specie di interesse
floristico), che riporta le stazioni in cui sono state rinvenute specie localizzate e/o minacciate.
Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3)
Nel SIC ITA040002 sono state censite numerose specie introdotte ed oggi definitivamente
spontaneizzate o subspontanee e avventizie casuali o del tutto naturalizzate. Ciò concorda con
la vulnerabilità di tutti gli ecosistemi insulari, dove spesso il tasso di endemismo va di pari
passo con il tasso di xenofite e con il tasso di turnover, e suggerisce la diffusa manomissione
di vaste superfici dell’isola.
Risulta un compito del tutto improbo l’eradicazione dell’onnipresente Oxalis pes-caprae,
pianta invasiva d’origine sudafricana che ha ormai colonizzato ogni ambiente disturbato e
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seminaturale di tutta la fascia infra-, termo- e mesomediterranea di Sicilia.
Bisogna evitare l’uso e l’introduzione indebiti di terreno vegetale proveniente da aree esterne
al SIC, sì da minimizzare il rischio d’introduzione involontaria di specie esotiche
potenzialmente invasive, riducendo al minimo indispensabile l’estensione e l’intensità di
manutenzione di ecotoni antropogeni. Lo strumento più efficace per evitare l’espansione di
xenofite potenzialmente invasive appare quello di ridurre del 60-80% la viabilità sterrata.
Risulta prioritario bloccare il degrado generalizzato del paesaggio dell’isola: le zone
fortemente disturbate e marginali (aree suburbane degradate, discariche ed ex-discariche, zona
di espansione edilizia abusiva, aree turistico-ricreative, cave ed ex-cave, ecc.) costituiscono
infatti la nicchia elettiva di gran parte delle esotiche “in attesa di attecchimento”.
Le attività di forestazione hanno giocato un ruolo negativo sul grado di naturalità del
paesaggio vegetale locale e hanno causato l’ingresso di specie alloctone potenzialmente
invasive: sarebbe invece opportuna una decisa inversione di tendenza, iniziando dalla
“bonifica” dei rimboschimenti locali tramite una graduale rinaturazione - sino
all’eliminazione completa – degli impianti di Pinus halepensis e Acacia saligna.
Risulta ancora più urgente eradicare le specie vegetali potenzialmente invasive prima che si
diffondano troppo: è il caso del nucleo di Ailanthus altissima vicino al campo di calcio e du
quello formatosi nella porzione superiore del Vallone Forbice (maldestramente introdotto
dall’Azienda), di Nicotiana glauca negli ambienti ruderali della periferia del centro abitato, di
Malephora crocea e Carpobrotus edulis, diffusi sui litorali rocciosi disturbati. Bisogna inoltre
1) promuovere l’uso di specie arbustive locali per le abitazioni private “di campagna” e
scoraggiare al contempo ulteriori introduzioni inappropriate e 2) monitorare l’evoluzione
demografica di altre xenofite potenzialmente invasive quali Symphyotrichum squamatum (=
Aster squamatus), Erigeron bonariense (= Conyza bonariensis), Bromus willdenowii, Opuntia
ficus-indica e Datura innoxia.
Inquadramento fitosociologico e caratterizzazione ecologica della vegetazione
Qui di seguito si propone un prospetto sintassonomico delle cenosi presenti nel SIC in esame.
Lampedusa
Vegetazione acquatica
Consorzi di macroalghe dulciacquicole sommerse
CHARETEA FRAGILIS Fukarek ex Krausch 1964
CHARETALIA HISPIDAE Sauer ex Krausch 1964
CHARION FRAGILIS Krausch 1964
Charetum vulgaris Corillion 1957
Vegetazione anfibia
Vegetazione pioniera effimera degli stagni temporanei
ISOËTO-NANOJUNCETEA Br.-Bl. et R. Tx. ex Westhoff, Dijk et Passchier 1946
ISOËTETALIA Br.-Bl. 1936 em. Rivas-Goday 1970
ISOËTION Br.-Bl. 1936
Crassulo vaillanti-Elatinetum gussonei Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
aggr. a Plantago coronopus e Poa infirma
Vegetazione psammofila
Vegetazione perenne delle dune costiere
AMMOPHILETEA Br.-Bl. et R. Tx. ex Westhoff, Dijk et Passchier 1946
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AMMOPHILETALIA Br.-Bl. 1933
AGROPYRION JUNCEI (R. Tx. in Br.-Bl. et R. Tx. 1952) Rivas-Martínez et Al. 1980
Aggr. ad Elytrigia juncea subsp. mediterranea
AMMOPHILION AUSTRALIS Br.-Bl. 1921 corr. Rivas-Martínez, Costa et Izco in RivasMartínez, Lousa, T.E. Díaz, Fernández-González et J.C. Costa 1990
Pancratietum linosae Brullo et Siracusa 1996 corr.
Vegetazione alonitrofila annua delle spiagge
CAKILETEA MARITIMAE R. Tx. et Preising in R. Tx. 1950
CAKILETALIA INTEGRIFOLIAE R. Tx. ex Oberdorfer 1950 corr. Rivas-Martínez, Costa et
Loidi 1992
EUPHORBION PEPLIS R. Tx. 1950
Salsolo kali-Euphorbietum paraliae Pignatti 1952
Salsolo kali-Cakiletum aegyptiacae Costa et Mantsanet 1981 corr. Rívas-Martinez et Al. 1992
Vegetazione alofila costiera
Vegetazione litofila aeroalina
CRITHMO-STATICETEA Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952
CRITHMO-STATICETALIA Molinier 1934
CRUCIANELLION RUPESTRIS Brullo et Furnari 1990
Chiliadenetum lopadusani Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Limonietum lopadusani Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
PLANTAGINI-THYMELAEION HIRSUTAE (Bartolo, Brullo et Marcenò 1982) Bartolo et
Brullo in Bartolo et Al. 1992
Coridothymo capitati-Thymelaeaetum hirsuti Pasta, n. provv.
Vegetazione terofitica alonitrofila
SAGINETEA MARITIMAE Westhoff, Van Leeuwen et Adriani 1962
FRANKENIETALIA PULVERULENTAE Rivas-Martìnez ex Castroviejo et Porta 1976
FRANKENION PULVERULENTAE Rivas-Martìnez ex Castroviejo et Porta 1976
Polypogonetum subspathacei Gamisans 1992
Vegetazione degli ambiti rupestri
Vegetazione brio-pteridofitica delle pareti umide e stillicidiose
ADIANTETEA Br.-Bl. 1948
ADIANTETALIA CAPILLI-VENERIS Br.-Bl. ex Horvatič 1939
ADIANTION CAPILLI-VENERIS Br.-Bl. ex Horvatič 1934
Eucladio verticillati-Adiantetum capilli-veneris Br.-Bl. 1931
Vegetazione casmo-nitrofila delle pareti rocciose disturbate
PARIETARIETEA Oberdorfer 1977
PARIETARIETALIA Rivas-Martínez in Rivas-Goday 1964
PARIETARIO-GALION MURALIS Rivas-Martínez in Rivas-Goday 1964
Capparidetum rupestris O. de Bolòs et Molinier 1958
Parietarietum judaicae (Arènes 1929) Oberdorfer 1969
Vegetazione ruderale e vegetazione nitrofila degli agro-ecosistemi e dei rimboschimenti
Vegetazione segetale delle colture cerealicole
PAPAVERETEA RHOEADIS Brullo, Scelsi et Spampinato 2001
PAPAVERETALIA RHOEADIS Theurillat et Al. 1995 em. Brullo, Scelsi et Spampinato 2001
RIDOLFION SEGETI Nègre ex El Antri in Rivas-Martínez, Fernández-González et Loidi
1999
Calendulo tripterocarpae-Hypecoetum procumbentis Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato
1990
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Vegetazione ipernitrofila delle aree fortemente pascolate
ONOPORDETEA ACANTHII Br.-Bl. 1964
CARTHAMETALIA LANATI Brullo in Brullo et Marcenò 1985a
ONOPORDION ILLYRICI Oberdorfer 1954
Glaucio flavi-Scolymetum hispanici Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Vegetazione nitrofila dei suoli calpestati
POLYGONO-POËTEA ANNUAE Rivas-Martínez 1975
POLYGONO-POËTALIA ANNUAE R. Tx. in Géhu, Richard et R. Tx. 1972
POLYCARPION TETRAPHYLLI Rivas-Martìnez 1975
Polycarpo tetraphylli-Spergularietum rubrae Brullo et Marcenò 1976 em. Brullo 1980
Vegetazione ornitocoprofila, ruderale e nitrofila delle colture erbacee e permanenti, degli incolti
e dei rimboschimenti
STELLARIETEA MEDIAE R. Tx. et Al. ex von Rochow 1951
SOLANO NIGRI-POLYGONETALIA CONVOLVULI (Sissingh in Westhoff, Dijk et
Passchier 1946) O. de Bolòs 1962
DIPLOTAXION ERUCOIDIS Br.-Bl. in Br.-Bl., Gajewski, Wraber et Walas 1936
Chrozophoro tinctoriae-Heliotropietum dolosi Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
FUMARION WIRTGENIO-AGRARIAE Brullo in Brullo et Marcenò 1985a
Fumarietum parvifloro-bastardii Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Fumario parviflorae-Resedetum luteae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
CHENOPIETALIA MURALIS Rivas-Martìnez 1977 em. Brullo in Brullo et Marcenò 1985a
CHENOPODION MURALIS Br.-Bl. 1936 em. Brullo in Brullo et Marcenò 1985a
Lavateretum cretico-arboreae Br.-Bl. et Molinier 1935
Chenopodio muralis-Parietarietum diffusae Brullo et Marcenò 1985a
MESEMBRYATHEMION CRYSTALLINI Rivas-Martìnez 1993
Mesembryanthemetum crystallino-nodiflori O. de Bolòs 1957
BROMETALIA RUBENTI-TECTORUM Rivas-Martínez et Izco 1977
HORDEION LEPORINI Br.-Bl. in Br.-Bl., Gajewski, Wraber et Walas 1936
Hordeo leporini-Sisymbrietum orientalis Oberd. 1954
Malvo parviflorae-Chrysanthemetum coronarii Ferro 1980
Hordeo leporini-Vulpietum ligusticae Brullo 1983a
Carduetum australis Brullo 1983a
Hordeo leporini-Carduetum argyroae Brullo et Marcenò 1985a
Evaco asterisciflorae-Filaginetum congestae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
CARRICHTERO ANNUAE-AMBERBOION LIPPII Rivas-Goday et Rivas-Martínez ex
Esteve 1973
Plantagini afrae-Carrichteretum annuae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Hippocrepido ciliatae-Astragaletum epiglottis Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
aggr. ad Aegilops geniculata
Vegetazione a megaforbie sciafilo-nitrofile (colture arboree e nuclei pre-forestali dei canyon)
GALIO-URTICETEA Passarge ex Kopecký 1969
URTICO-SCROPHULARIETALIA PEREGRINAE Brullo in Brullo et Marcenò 1985a
ALLION TRIQUETRI O. de Bolòs 1967
Succowio balearicae-Smyrnietum olusatri Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Fumario flabellatae-Parietarietum judaicae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Vegetazione microfitica sciafilo-nitrofila delle radure delle formazioni pre-forestali e forestali
GERANIO-CARDAMINETEA HIRSUTAE (Rivas-Martínez, Fernandez-Gonzalez et Loidi
1999) Rivas-Martínez et Al. 2001
GERANIO PURPUREI-CARDAMINETALIA HIRSUTAE Brullo in Brullo et Marcenò
1985a
VALANTIO-GALION MURALIS Brullo in Brullo et Marcenò 1985a
Sedetum litoreo-stellati Brullo et Marcenò 1985a
Galio murali-Catapodietum zwierleinii Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
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Vegetazione delle praterie perenni e annue
Vegetazione dei pascoli mesoigrofili perenni
MOLINIO-ARRHENATHERETEA R. Tx. 1937
PLANTAGINETALIA MAJORIS R. Tx. et Preising in R. Tx. 1950
TRIFOLIO-CYNODONTION Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958
Aggr. a Lolium multiflorum e Cichorium intybus
Consorzi terofitici (sub)acidofili psammofili
TUBERARIETEA GUTTATAE (Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952) Rivas-Goday et
Rivas-Martínez 1963 em. Rivas-Martínez 1978
MALCOLMIETALIA Rivas Goday 1957
MARESIO-MALCOLMION RAMOSISSIMAE Rivas-Martínez, Costa et Loidi 1992
Cutandio maritimae-Parapholietum marginatae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Consorzi terofitici basifili e subalofili
STIPO-TRACHYNIETEA DISTACHYAE Brullo in Brullo, Scelsi et Spampinato 2001
STIPO-TRACHYNIETALIA DISTACHYAE Rivas-Martínez 1978
TRACHYNION DISTACHYAE Rivas-Martínez 1978
Aggr. a Trachynia distachya
Aggr. a Stipa capensis
STIPO-BUPLEURETALIA SEMICOMPOSITI Brullo 1985
PLANTAGINI-CATAPODION MARINI Brullo 1985
Filagini gussonei-Daucetum lopadusani Brullo 1985
Catapodio marini-Sedetum litorei Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Paronychio longisetae-Crassuletum tilleae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Consorzi delle praterie termoxerofile perenni a dominanza di geofite
POËTEA BULBOSAE Rivas-Goday et Rivas-Martínez in Rivas-Martínez 1978
POËTALIA BULBOSAE Rivas-Goday et Rivas-Martínez in Rivas-Goday et Ladero 1970
POO BULBOSAE-ASTRAGALION SESAMEI Rivas-Goday et Ladero 1970
LEONTODO TUBEROSI-BELLIDION SYLVESTRIS Biondi, Filigheddu et Farris 2001
aggr. a Charybdis pancration e Asphodelus ramosus
aggr. a Convolvulus lineatus
Vegetazione delle praterie termo-xerofile perenni a dominanza di emicriptofite
LYGEO-STIPETEA TENACISSIMAE Rivas-Martínez 1978
HYPARRHENIETALIA HIRTAE Rivas-Martínez 1978
HYPARRHENION HIRTAE Br.-Bl., P. Silva et Rozeira 1956
Oryzopsio pauciflorae-Hyparrhenietum hirtae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato1990
Sanguisorbo verrucosae-Magydaretum pastinaceae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato
1990
BROMO-ORYZOPSION MILIACEAE O. de Bolòs 1970
Mantisalco salmanticae-Oryzopsietum miliaceae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Aggr. a Foeniculum vulgare subsp. Piperitum
Vegetazione pre-forestale e forestale zonale
Vegetazione suffruticosa delle garighe basifile
CISTO-MICROMERIETEA JULIANAE Oberdorfer 1954
CISTO-ERICETALIA Horvatič 1958
CISTO-ERICION Horvatič 1958
Coridothymo capitati-Cistetum parviflori Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Chiliadeno lopasusani-Coridothymetum capitati n. provv.
Chiliadeno lopasusani-Coridothymetum capitati lotetosum cytisoidis
Vegetazione della macchia e macchia-foresta sempreverde mediterranea
QUERCETEA ILICIS Br.-Bl. ex A. et O. de Bolòs 1950
QUERCETALIA CALLIPRINI Zohary 1955
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OLEO-CERATONION SILIQUAE Br.-Bl. 1936 ex Guinochet et Drouineau 1944 em. RivasMartínez 1975
Myrto communi-Pistacietum lentisci (Molinier 1954 em. O. de Bolós 1962) Rivas-Martínez
1975
Aggr. a Prasium majus, Clematis cirrhosa e Teucrium fruticans
PERIPLOCION ANGUSTIFOLIAE Rivas-Martínez 1975
Periploco angustifoliae-Euphorbietum dendroidis Brullo, Di Martino et Marcenò 1977
Periploco angustifoliae-Juniperetum turbinatae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Vegetazione degli arbusteti aloxerofili zonali
Vegetazione arbustiva mio-alofila (sub)nitroxerofila delle aree subdesertiche
PEGANO-SALSOLETEA Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958
SALSOLO VERMICULATAE-PEGANETALIA HARMALAE Br.-Bl. et O. de Bolòs 1954
SALSOLO VERMICULATAE -PEGANION HARMALAE Br.-Bl. et O. de Bolòs 1954
Suaedo verae-Salsoletum oppositifoliae (O. de Bolòs 1958) Rivas Goday et Rigual 1958
Salsolo oppositifoliae-Suaedetum pelagicae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Suaedo verae-Limoniastretum monopetali Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Lampione
Vegetazione alofila costiera
Vegetazione litofila aeroalina
CRITHMO-STATICETEA Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952
CRITHMO-STATICETALIA Molinier 1934
CRUCIANELLION RUPESTRIS Brullo et Furnari 1990
Limonietum albidi Bartolo et Brullo 1993
Vegetazione alonitrofila perenne
SARCOCORNIETEA FRUTICOSAE Br.-Bl. et R. Tx. ex A. et O. de Bolòs 1950
SARCOCORNIETALIA FRUTICOSAE Br.-Bl. 1933
ARTHROCNEMION GLAUCI Rivas-Martínez et Costa 1984
Aggr. ad Arthrocnemum glaucum e Atriplex halimus
Vegetazione ornitocoprofila e nitrofilo-ruderale
STELLARIETEA MEDIAE R. Tx. et Al. ex von Rochow 1951
CHENOPIETALIA MURALIS Rivas-Martìnez 1977 em. Brullo in Brullo et Marcenò 1985a
CHENOPODION MURALIS Br.-Bl. 1936 em. Brullo in Brullo et Marcenò 1985a
Convolvulo siculi-Lavateretum arboreae n. provv.
Aggr. a Bellevalia pelagica e Pancratium gr. maritimum
MESEMBRYATHEMION CRYSTALLINI Rivas-Martìnez 1993
Aggr. a Mesembryanthemum nodiflorum
Nel testo che segue vengono forniti i ragguagli generali sulla composizione floristica,
l’ecologia e la distribuzione delle classi di vegetazione note o rinvenute nel territorio delle due
isole, e sulla loro importanza ai fini della conservazione della fitodiversità complessiva. Le
unità di vegetazione vengono riportate nella Tavola 7 (Carta della vegetazione – Unità del
Paesaggio vegetale) e Tavola 7b (Carta della Vegetazione – Mosaici di Alleanze).
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Lampedusa
Charetum vulgaris Corillion 1957
Car. Ass.: Chara vulgaris
Ecologia: consorzio a macroalghe degli stagni eutrofici.
Distribuzione: si tratta di coperture molto dense e per lo più monofitiche, che si rinvengono
in corrispondenza di piccole conche carsiche piuttosto frequenti nell’isola. Aspetti di
particolare interesse e integrità sono presenti sulla destra idrografica del Vallone Madonna (in
parte fuori dal SIC), sulla destra idrografica del Vallone Croce (fuori dal SIC), sulla destra
idrografica del Vallone Imbriacole, a Taccio Vecchio a S-SW dei rimboschimenti e a
Sanguedolce (nelle radure aprte e rocciose all’interno dei rimboschimenti). Si tratta il più
delle volte di comunità ubicate entro spazi di pochi dm2, relegate in micrositi direttamente
(es.: dissodamento) o indirettamente (captazione dele acque piovane ad uso irriguo durante
l’estate) minacciati dall’agricoltura, dalla riforestazione (scasso e interramento) e dalle opere
abusive (discariche e costruzioni).
Crassulo vaillanti-Elatinetum gussonei Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Elatine gussonei
Ecologia: microhabitat umidi rappresentati da depressioni non molto profonde della roccia
calcarea dove in inverno si ha accumulo e ristagno di acqua, a formare delle pozze
temporanee che iniziano a prosciugarsi all’inizio della primavera per una superficie di ca. 1
m2 ed una profondità di poche decine di cm.
Distribuzione: associazione endemica di Lampedusa e dell’Arcipelago Maltese.
Note: dove le pozze temporanee presentano profondità >50 cm, si assiste alla formazione di
vegetazione algale a Chara vulgaris L. e Cladophora glomerata Kuetz. Ai margini delle
pozze, oppure una volta prosciugatosi o parzialmente interratosi l’habitat in cui il Crassulo
vaillantii-Elatinetum gussonei vegeta al termine dell’inverno ed all’inizio della primavera,
tale cenosi appare vicariata fenologicamente da un aggruppamento a Poa infirma e Plantago
coronopus (BARTOLO et alii, 1990), che a sua volta è legato dinamicamente al Paronychio
longisetae-Crassuletum tilleae ed al Filagini gussonei-Daucetum lopadusani.
Aggruppamento ad Arundo donax
Ecologia: di recente la canna del Reno, introdotta allo scopo di creare siepi frangivento e
tutori per alcune colture orticole, ha registrato una modesta espansione.
Distribuzione: già segnalato per Vallone Imbriacole da DRESEN (1982), ne sono presenti
aspetti anche fuori dal SIC (es.: tratto costiero di Cala Madonna e di Cala Greca presso il
camping).
Sporobolo arenarii-Agropyretum juncei (Br.-Bl. 1933) Géhu 1984
Car. Ass.: Elytrigia juncea subsp. mediterranea, Otanthus maritimus e Sporobolus arenarius
Ecologia: comunità pioniera che consente l’evoluzione della vegetazione delle spiagge
sabbiose, originando le dune embrionali.
Distribuzione: Bartolo et alii (1990) rilevano aspetti espressivi di questa cenosi a Cala
Guitgia e a Cala Addauro, solo aspetti impoveriti sulla spiaggia dell’Isola dei Conigli, dove
invce DRESEN (1982) riportava un aggruppamento a Pancratium maritimum, Halimione
portulacoides, Carpobrotus acinaciformis e Carex sp. Oggi le cose stanno diversamente: la
vegetazione psammofila di Cala Guitgia è stata pressocché cancellata da un decennio di
scriteriate pratiche di “pulizia a pettine”, mentre la situzione della spiaggia dei Conigli appare
in fase di lenta evoluzione.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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Salsolo kali-Euphorbietum paraliae Pignatti 1952
Car. Ass.: Euphorbia paralias
Ecologia: vegetazione terofitica psammo-nitrofila estivale pioniera che cresce
immediatamente al di sopra della zona afitoica interessata dalle mareggiate, che apporta
ingenti quantità di detrito organico. Per evoluzione naturale porta a cenosi dell’Ammophilion.
Distribuzione: Mediterraneo meridionale ed orientale; a Lampedusa è presente con un
piccolissimo nucleo alla spiaggia dell’Isola dei Conigli.
Salsolo kali-Cakiletum maritimae Costa et Mansanet 1981 corr. Rivas-Martìnez et Al. 1992
Car. Ass.: Cakile maritima, Salsola kali subsp. kali, Glaucium flavum e Polygonum
maritimum
Ecologia: cenosi pioniere alonitrofile tipiche della zona delle spiagge di varia granulometria
in cui a seguito delle mareggiate si ha deposito di resti organici.
Distribuzione: in fase di espansione alla spiaggia di fronte all’Isola dei Conigli.
Chiliadenetum lopadusani Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Chiliadenus lopadusanus, Echinops spinosissimus subsp. spinosus, Caralluma
europaea subsp. europaea e Oncostema dimartinoi
Ecologia: formazione subalolitofila, immediatamente più all’interno del Limonietum
lopadusani, continua a risentire dell’aerosol marino. Essa predilige i calcari compatti e per
degradazione origina un aggruppamento a Charybdys maritima ed Asphodelus ramosus, come
rilevato già da DI MARTINO (1960), LUMINI (1978) e DRESEN (1982).
Distribuzione: di questa fitocenosi, endemica di Lampedusa, BARTOLO et alii (1990)
descrivono una subass. dianthetosum rupicolae indicando come specie differenziali Dianthus
rupicola (subsp. lopadusanus, n.d.R.), Melica minuta e Sedum dasyphyllum, da interpretare
come vicariante ecologica della gariga in microambienti più spiccatamente rupicoli,
caratterizzati da maggiore umidità atmosferica e più ombrosi.
Limonietum lopadusani Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Limonium lopadusanum e Allium hemisphaericum
Ecologia: formazione alo-litofila caratterizzata da frutici e suffrutici camefitici pulvinati.
Distribuzione: endemica di Lampedusa.
Note: sulle cenge e sulle pareti meno inclinate delle falesie esposte a settentrione Bartolo et
alii (1990) identificano una subass. halimionetosum portulacoidis, legata a zone con maggiore
umidità ambientale.
Polypogonetum subspathacei Gamisans 1992
Car. Ass.: Polypogon subspathaceus e Bupleurum semicompositum
Ecologia: vegetazione microfitica delle superfici depresse su substrato duro, coperto da un
sottile strato di depositi sabbioso-limosi, soggette ad una più o meno prolungata sommersione
durante il periodo invernale-primaverile e con suoli debolmente salati e più o meno ricchi di
nitrati. A questo consorzio partecipano spesso specie della clase Isoëto-Nanojuncetea.
Distribuzione: Lampedusa, stagno temporaneo sul margine destro del sentiero che conduce
alla spiaggia dei Conigli.
Eucladio verticillati-Adiantetum capilli-veneris Br.-Bl. 1931
Car. Ass.: Eucladium verticillatum e Adiantum capillus-veneris
Ecologia: vegetazione termoigrofila per lo più basifila (si rinviene soprattutto su calcareniti) e
sciafila delle pareti stillicidiose dei contesti più umidi della fascia bioclimatica
termomediterranea, soggetti a disseccamento anche prolungato nel corso del periodo estivo,
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caratterizzata da un numero cospicuo di briofite ed epatiche.
Distribuzione: pareti stillicidiose origine dal contatto tra le calcareniti permeabili e le marne
argillose impermeabili, da Punta Ponente verso la Tabaccara; grotta presso l’ex forte militare
di Cala Galera oggi adibito a canile.
Capparidetum rupestris O. de Bolós et Molinier 1958
Car. Ass.: Capparis spinosa subsp. rupestris
Ecologia: censorzio casmo-nitrofilo, eliofilo degli ambienti esposti di bassa quota vicini al
mare , sostituisce in ambienti disturbati ed antropizzati (vecchi muri di strade ed edifici) le
associazioni del Dianthion rupicolae.
Distribuzione: Sicilia e isole parasicule, Italia meridionale e tirrenica, Penisola Iberica e
Baleari.
Parietarietum judaicae (Arénes 1929) Oberdorfer 1969
Car. Ass.: Parietaria judaica
Ecologia: cenosi mono- o paucispecifica casmofila, nitro-sciafila, comune negli ambienti
freschi e protetti di bassa quota. Legata alla disponibilità di humus ben nitrificato, predilige le
aree urbane e suburbane, dove appare frequente sui muri a secco (sia bassi che elevati) e sulle
pareti di edifici ed opere stradali. Verso la base dei muri prende contatto con aspetti del
Chenopodion muralis.
Distribuzione: Italia, Sicilia e isole parasicule.
Glaucio flavi-Scolymetum hispanici Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Glaucium flavum e Beta maritima
Ecologia: ambienti ruderali marcatamente nitrofili, come superfici con accumulo di materiale
organico o depositi di spazzatura.
Distribuzione: cenosi nota per la sola Lampedusa.
Polycarpo tetraphylli-Spergularietum rubrae Brullo et Marcenò 1976 em. Brullo 1980a
Car. Ass.: Arenaria leptoclados
Ecologia: consorzio di cariofillacee terofite prostrato-reptanti precoci di ambienti soggetti ad
un calpestio non troppo accentuato, su suoli esigui ricchi di pietrisco e sabbia, pertanto
alquanto xerici.
Calendulo tripterocarpae-Hypecoetum procumbentis Bartolo, Brullo, Minissale et
Spampinato 1990
Car. Ass.: Calendula tripterocarpa e Hypecoum procumbens
Ecologia: colture cerealicole delimitate dai muretti a secco, su terre rosse in ambiente
spiccatamente xerico.
Distribuzione: Lampedusa al Vallone Imbriacole (BARTOLO et alii, 1990).
Chrozophoro tinctoriae-Heliotropietum dolosi Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Heliotropium dolosum
Ecologia: vegetazione infestante estivale dei coltivi (orti, vigneti).
Fumarietum parvifloro-bastardii Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Fumaria bastardii
Ecologia: vegetazione infestante delle colture orticole dei pressi dell’abitato, si rinviene su
terre rosse marcatamente argillose; è caratterizzata da specie nitrofile legate in genere a
periodiche pratiche colturali quali zappatura, concimazione, sarchiatura e talora irrigazione..
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Fumario parviflorae-Resedetum luteae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Reseda lutea
Ecologia: vegetazione infestante dei vigneti su suoli a tessitura prevelentemente sabbiosa.
Distribuzione: cenosi nota per la sola Lampedusa.
Lavateretum cretico-arboreae Br.-Bl. et Molinier 1935
Car. Ass.: Lavatera arborea
Ecologia: in prossimità di abitati o anche nel centro urbano, su macerie o su depositi di
materiale grossolano di riporto, con manifeste esigenze ipernitrofile, legata ad ambienti
sottoposti a grande aridità ambientale e a stazioni costiere o comunque più o meno influenzate
dal mare. 4-30 m s. l.m., cop. 60-100%.
Distribuzione: ambienti costieri ed insulari mediterranei di Francia, Spagna meridionale,
Baleari, Italia tirrenica e Sicilia. Aspetti simili sono stati rilevati a Lampione, dove erano stati
già riportati da DI MARTINO (1960).
Chenopodio muralis-Parietarietum diffusae Brullo et Marcenò 1985a
Car. Ass.: Malva nicaeensis e Parietaria judaica
Ecologia: vegetazione degli ambienti ruderali urbani e rurali ben umificati, dominata da
terofite ipernitrofile; colonizza contesti molto ombreggiati e piuttosto freschi (es.: marciapiedi
a ridosso di alte mura di edifici abbandonati).
Distribuzione: Nord-Africa, Sicilia ed isole parasicule.
Mesembryanthemetum crystallino-nodiflori O. de Bolòs 1957
Car. Ass.: Mesembryanthemum cristallinum e/o M. nodiflorum
Ecologia: vegetazione spesso fitta degli habitat ruderali subalofili e nitrofili prettamente
costieri, dominati da terofite succulente prostrate.
Distribuzione: Spagna, Tunisia, Corsica, Sicilia e isole parasicule. Aspetti simili sono stati
rilevati a Lampione, dove rano stati già riportati da DI MARTINO (1960).
Hordeo leporini-Sisymbrietum orientalis Oberdorfer 1954
Car. Ass.: Sisymbrium orientale
Ecologia: ambienti aridi costieri viarii, zone urbane periferiche, soprattutto su macerie o su
accumuli di pietrisco posti ai bordi delle strade.
Distribuzione: Sicilia ed isole parasicule, Grecia.
Malvo parviflorae-Chrysanthemetum coronarii Ferro 1980
Car. Ass.: Malva parviflora e Reseda lutea
Ecologia: vegetazione tardovernale subnitrofila degli ambienti viarii rurali sul fondo dei
valloni o ambienti alquanto protetti con suoli ben umificati (Lampedusa). Di solito forma
delle striscie contigue alle colture limitrofe, su suoli più o meno costipati, pianeggianti o
mossi. Si forma per abbandono colturale nelle aree marginali sottoposte a disturbo antropico
diretto ed indiretto intenso e frequente. Nei contesti più xerici dell’isola è vicariato
dall’Hordeo leporini-Carduetum argyroae.
Distribuzione: presente in ambienti relativamente freschi a Lampedusa, ha il suo optimum in
Sicilia meridionale e sudorientale (AG, CL, ed area iblea).
Carduetum australis Brullo et Piccione 1980 ex Brullo 1983a
Car. Ass.: Carduus arabicus subsp. marmoratus
Ecologia: vegetazione nitrofila paucispecifica marcatamente ruderale, tipica dei bordi di
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strada e dei sentieri, per lo più in aree pianeggianti; si localizza sulle macerie o sui depositi di
materiale organico in stazioni in genere abbastanza ombreggiate e fresche (es: ridossata ai
muri a secco esposti a Nord) in prossimità degli abitati.
Distribuzione: Lampedusa, Linosa e Arcipelago Maltese.
Hordeo leporini-Carduetum argyroae Brullo et Marcenò 1985a
Car. Ass.: Carduus argyroa
Ecologia: suoli ben nitrificati di stazioni costiere aperte, marcatamente aride e ventilate: bordi
di strade di campagna e cumuli di macerie. Vicaria il Chrysanthemo coronarii-Malvetum
parviflorae nei contesti costieri e più nitrofili, come le zone di nidificazione dei gabbiani.
Distribuzione: Sicilia meridionale, Lampedusa e Isola dei Conigli.
Evaco asterisciflorae-Filaginetum congestae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Filago congesta ed Evax asterisciflora
Ecologia: formazione a terofite reptanti dei sentieri in terra battuta, nei tratti laterali o talora
centrali soggetti a blando calpestio.
Distribuzione: endemica di Lampedusa.
Plantagini afrae-Carrichteretum annuae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Plantago afra e Carrichtera annua
Ecologia: campi incolti delimitati spesso da muretti a secco, utilizzati per il pascolo ovino e
talvolta saltuariamente messi a coltura, caratterizzati da una flora terofitica di tipo
subnitrofilo. Questo consorzio può evolvere verso aspetti del Thapsio garganicae-Feruletum
communis.
Distribuzione: endemica di Lampedusa.
Hippocrepido ciliatae-Astragaletum epiglottis Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Astragalus epiglottis e Hippocrepis ciliata
Ecologia: cenosi dei suoli sabbiosi incoerenti con ricca componente sabbiosa, tipica dei
vecchi campi abbandonati. Tende ad evolvere verso popolamenti pressocché monospecifici di
Foeniculum vulgare subsp. piperitum.
Distribuzione: endemica di Lampedusa (es.: Vallone Imbriacole).
Succowio balearicae-Smyrnietum olusatri Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Succowia balearica
Ecologia: comunità ipernitrofila e sciafila presente nel fondo di alcuni valloni, per lo più sotto
la chioma di grossi carrubi e tra le siepi dei fichi d’India, legata a suoli profondi ben
ombreggiati e umificati, in cui hanno il loro optimum macrofite erbacee sia di tipo terofitico
che emicriptofitico.
Distribuzione: endemica di Lampedusa, dove si riscontra al Vallone Imbriacole, nel tratto
terminale di Cala Galera e di Cala Madonna.
Fumario flabellatae-Parietarietum judaicae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Fumaria flabellata
Ecologia: habitat aperti e ventilati delle cenge esposte a Nord dei valloni più profondi o poste
in prossimità di stazzi o ripari per ovini.
Distribuzione: Lampedusa.
Note: Bartolo et alii (1990) distinguono una subass. smyrnietosum olusatri, che colonizza
porzioni più chiuse in prossimità delle grotte.
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Galio murali-Catapodietum occidentalis Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 corr.
Car. Ass.: Catapodium hemipoa subsp. occidentale e Vulpia ciliata
Ecologia: vegetazione nanoterofitica, costituita da microfite effimere, tipica di piccole
superfici ben ombreggiate, su suoli abbastanza nitrificati per accumulo di sostanza organica,
ai margini di formazioni boschive, piccole cenge, muretti a secco e piccole pareti rocciose.
Distribuzione: Lampedusa.
Cutandio maritimae-Parapholietum marginatae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato
1990
Car. Ass.: Catapodium balearicum e Parapholis marginata
Ecologia: formazione a psammofile annuali delle piccole cale sabbiose, posta più all’interno
rispetto allo Sporobolo-Agropyretum juncei.
Distribuzione: Lampedusa.
Filagini gussonei -Daucetum lopadusani Brullo 1985 corr.
Car. Ass.: Daucus lopadusanus, Linaria reflexa subsp. lubbockii, Diplotaxis scaposa e
Filago gussonei
Ecologia: praticelli costituiti per lo più da terofite, localizzati in genere sul sottile strato di
terriccio (terre rosse !?), potente pochi cm, che occupa le fessure e le piccole depressioni della
roccia calcarea, che subiscono un’essiccazione totale a partire da marzo. Presenta un discreto
contingente di specie xerofile e subalofile. In questo contesto si rinvengono parecchie specie
di notevole interesse fitogeografico: Diplotaxis scaposa, Ononis sieberi, Trigonella maritima,
Lagurus ovatus subsp. nanus, Nauplius aquaticus, Allium lopadusanum e A. hirtovaginatum.
Nelle cenge delle falesie esposte a Nord, in contesti più freschi, umidi ed ombrosi, si possono
distinguere aspetti leggermente più nitrofili riferiti alla subass. rumicetosum aegaei da
BARTOLO et alii (1990), che designano come specie differenziali Rumex bucephalophorus
subsp. aegaeus ed Anthemis lopadusana.
Distribuzione: endemica di Lampedusa.
Catapodio pauciflori-Sedetum litorei Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 corr.
Car. Ass.: Sedum litoreum e Sedum caespitosum
Ecologia: comunità xerofila, sciafila e subalofila tipica degli anfratti o piccole nicchie
ombreggiate dalla roccia calcarea. Caratterizzata da nanofanerofite succulente, vicaria il
Filagini gussonei-Daucetum lopadusani in condizioni di ombreggiamento.
Distribuzione: endemica di Lampedusa.
Paronychio longisetae-Crassuletum tilleae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Crassula tillaea e Paronychia arabica subsp. longiseta
Ecologia: vegetazione terofitica impiantata sui cuscinetti di briofite (Barbula unguiculata,
Bryum caespiticium e Phaeoceros laevis) che colonizza il sottile strato di terriccio che si
accumula nelle concavità delle rocce inondate in inverno per brevi periodi. Oltre alla subass.
typicum, BARTOLO et alii (1990) distinguono una subass. saginetosum apetalae, caratterizzata
da una moderata nitrofilia.
Distribuzione: endemica di Lampedusa.
Oryzopsio pauciflorae-Hyparrhenietum hirtae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Oryzopsis miliacea fo. Pauciflora e Allium pallens
Ecologia: praterie di tipo steppico dominate da Hyparrhenia hirta.
Distribuzione: cenosi endemica di Lampedusa, di cui si rinvengono aspetti particolarmente
espressivi nei valloni in prossimità di Capo Ponente.
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Sanguisorbo verrucosae-Magydaretum pastinaceae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato
1990
Car. Ass.: Magydaris pastinacea e Sanguisorba minor subsp. spachiana
Ecologia: praterie di tipo steppico su substrati sassosi o comunque con suolo a tessitura
grossolana; aspetti glareicoli debolmente nitrofili e igrofili.
Distribuzione: comunità nota per Lampedusa, dove è stata osservata in diversi punti del
Vallone Imbriacole (S. Pasta, dati non mostrati), per la Sicilia nordoccidentale, le Egadi e
probabilmente in Africa nordoccidentale (BARTOLO et alii, 1990).
Coridothymo capitati-Cistetum parviflori Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Cistus parviflorus Lam..
Ecologia: la gariga termo-xerofila a cisti, un tempo frequente soprattutto in corrispondenza
dei valloni Madonna e Imbriacole, come aspetto degradato del Periploco angustifoliaeJuniperetum turbinatae su litosuoli e contesti con elevata rocciosità affiorante. Sommier agli
inizi del XIX secolo e ancora Brullo negli anni Settanta (com. pers.) hanno potuto osservare
aspetti di cisteta a Cistus monspeliensis e C. parviflorus, oggi del tutto scomparsi: attualmente
sull’isola è più facile rinvenire aspetti degradati ed impoveriti come l’aggruppamento a
Coridothymus capitatus (LUMINI, 1978; DRESEN, 1982; BARTOLO et alii, 1990) e
l’aggruppamento a Phagnalon rupestre subsp. annoticum (DRESEN, 1982).
Distribuzione: endemica di Lampedusa.
Suaedo verae-Salsoletum oppositifoliae (O. de Bolòs 1957) Rivas Goday et Rigual 1958
Car. Ass.: Suaeda vera e Salsola oppositifolia
Ecologia: vegetazione paucispecifica a frutici perenni mio-alofili termoxerofili substrati
marnosi o marnoso-argillosi più o meno inclinati. Localmnte tali comunità vegetali costiere
presentano un carattere debolmente alo-nitrofilo, sostituendo su substrati calanchivi le
associazioni dei Crithmo-Limonietea.
Distribuzione: aree caldo-aride della Sicilia centro-meridionale, Lampedusa e Isola dei
Conigli.
Salsolo oppositifoliae-Suaedetum pelagicae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Suaeda pelagica
Ecologia: formazioni arbustive alonitrofile su superfici più o meno inclinate e influenzate dal
mare.
Distribuzione: falesie della costa sudoccidentale di Lampedusa.
Suaedo verae-Limoniastretum monopetali Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990
Car. Ass.: Limoniastrum monopetalum
Ecologia: falesie marnose interessate dall’influsso della falda freatica e dall’aerosol marino.
Distribuzione: piccolo nucleo lungo la costa meridionale di Lampedusa, nei pressi della
Tabaccara.
Periploco angustifoliae-Euphorbietum dendroidis Brullo, Di Martino et Marcenò 1977
Car. Ass.: Periploca angustifolia
Ecologia: macchia bassa termo-xerofila che costituiscono il climax degli ambienti aridi
costieri soggetti a clima inframediterraneo, dominata da arbusti xerofili caduchi nel periodo
estivo, predilige substrati rocciosi compatti e vegeta anche in contesti molto acclivi.
Consorzio spesso contiguo ad aspetti del Crithmo-Limonion, è legato a formazioni
dell’Hyparrhenion hirtae
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Distribuzione: endemica delle isole del Canale di Sicilia: Pelagie (Lampedusa e Linosa),
Arcipelago Maltese e zone più esposte e soleggiate di Pantelleria e delle Egadi.
Periploco angustifoliae-Juniperetum turbinatae Bartolo, Brullo, Minissale et 1990
Car. Ass.: Juniperus turbinata Guss.
Ecologia: su alcuni versanti e soprattutto nel fondo dei valloni meridionali di Lampedusa
sopravvivono tuttora alcune centinaia di ginepri fenicei (LA MELA VECA & PASTA, 2006),
dove si realizza un microclima leggermente più umido rispetto a quello del Periploco
angustifoliae-Euphorbietum dendroidis. Alcuni maestosi individui di ginepro costituiscono i
testimoni relitti della macchia termo-xerofila primaria, oggi scomparsa.
Distribuzione: Lampedusa, Tunisia centrale e isole a sud di Creta
Lampione
Limonietum albidi Bartolo et Brullo 1993
Car. Ass.: Limonium albidum
Ecologia: formazione alolitofila caratterizzata da frutici e suffrutici camefitici pulvinati sulle
coste rocciose calcari giurassici.
Distribuzione: endemica di Lampione, dove appare in rapida rarefazione a causa del disturbo
indotto dalla colonia di gabbiani.
Arthrocnemion glauci Rivas-Martínez in Rivas-Martínez et al. 1980
Diff. All.: Arthrocnemum glaucum
Ecologia: questa alleanza raggruppa gli aspetti di vegetazione dele zone rialzate su suoli
alomorfi aridi iperalini, soggetti anche a lunghi periodi di sommersione ma fortemente
disseccati d’estate.
Distribuzione: A questo syntaxon, distribuito a macchia di leopardo nei contesti subdesertici
salati dell’area mediterraneo-saharo-arabica, vengono provvisoriamente riferito
l’aggruppamento ad Arthrocnemum glaucum rilevato a Lampione.
L’analisi della Carta della Vegetazione permette di annotare i dati salienti sulle comunità
vegetali delle isole che compongono il SIC in esame, Lampedusa e Lampione.
Per quanto concerne Lampedusa, innanzitutto spiccano le aree rimboschite, particolarmente
concentrate e quasi continue nella porzione occidentale del SIC (Albero Sole, Sanguedolce,
Capo Ponente, ecc.) e con qualche superficie di minore estensione nella zona nord-orientale
dell’isola (es.: C.da Taccio Vecchio). Nei casi in cui l’esito di tali rimboschimenti si rileva
fallimentare ed i pini hanno assunto un portamento prostrato senza garantire una copertura
continua, si osserva un paesaggio a macchia di leopardo che ospita frammenti (non
cartografabili) di habitat connessi con la vegetazione seriale (principalmente 6220*, 5334 e
5430). Dove invece i rimboschimenti sono più fitti e più frequenti sono le attività di gestione
e manutenzione forestale, il soprassuolo è molto povero o assente a causa dell’effetto
pacciamante degli aghi di pino e si osservano a malapena aspetti nitrosciafili riferibili
all’alleanza Valantio-Galion o, nei contesti maggiormente disturbati, all’alleanza Hordeion
leporini o Carrichtero-Amberboion lippii.
Appare interessante rimarcare come nei pianori rocciosi dell’estremità occidentale dell’isola
(es.: Capo Ponente e Albero Sole) molti rimboschimenti abbiano sostituito sia una gariga
peculiare, caratterizzata da Thymelaea hirsuta e Coridothymus capitatus, sia lembi di fruticeto
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mioalofilo a Salsola verticillata, che probabilmente costituivano localmente la vegetazione
predominante.
La gariga costituisce l’aspetto più espressivo e diffuso del paesaggio vegetale locale e ricade
in massima parte all’interno della Riserva Naturale. Ad essa si mescolano quasi sempre
aspetti di prateria perenne e annua con cui mostra chiare connessioni dinamiche. Un’altra
porzione significativa di gariga si trova nella parte centrale della costa settentrionale, nei
pressi di Costa del Prete.
I nuclei di macchia vera e propria sono estremamente sporadici, frammentati e distanziati tra
di loro, perlopiù circoscritti nel fondovalle degli impluvi di maggiori dimensioni (parte alta
del Vallone della Forbice, Terranova, Imbriacole, ecc.), mentre il più delle volte gli aspetti di
macchia termoxerofila rada riferiti al Periploco-Euphorbietum dendroidis partecipano alla
gariga senza essere mai chiaramente dominanti. In particolare, la macchia del Vallone
Imbriacole ospita quasi tutte le specie caratteristiche dei Quercetalia calliprini presenti
sull’isola ma è tuttora oggetto di grave degrado e crescente pressione antropica che la rende
estremamente vulnerabile.
Altri aspetti interessanti e atipici di macchia secondaria (Oleo-Ceratonion siliquae) si stanno
formando in corrispondenza di case rurali o sistemi di muretti a secco abbandonati, il più delle
volte in coincidenza di sistemi terrazzati o di siepi di fico d’India, che probabilmente hanno
fornito un ambiente favorevole per l’attecchimento e la crescita delle specie sclerofille.
Di grande rilievo risulta la vasta estensione di ex-coltivi oggi in evoluzione verso praterie
xeriche perenni e annue riferibili alla classe Stipo-Trachynietea (es.: Costa del Prete, Taccio
Vecchio, ecc.) e all’habitat prioritario 6220*; nelle stesse condizioni versano peraltro molti
dei sistemi terrazzati coltivati sino a pochi anni o decenni orsono.
La vegetazione segetale delle colture cerealicole (Ridolfion segeti) e quella nitrofilo-ruderale
degli ex-orti e vigneti (Fumarion wirtgenii-agrariae, Diplotaxion erucoidis, ecc.) occupa aree
molto ridotte e frammentate. Purtroppo alla loro scomparsa non segue sempre un normale
processo di successione progressiva perché nel recente passato essi sono stati oggetto delle
mire di espansione edilizia (abusiva e non).
La vegetazione psammofila (alleanze Euphorbion peplis, Ammophilion australis, Agropyrion
juncei e Maresio-Malcolmion ramosissimae) è rappresentata da un complesso mosaico di
microambienti e microassociazioni vegetali che si trovano a “spartire” spazi e risorse resi
esigui dalla passata pressione antropica sugli ecosistemi delle spiagge dei Conigli, di Cala
Pulcino, ecc.: ancora oggi esse subiscono un pesante impatto antropico nel corso della
stagione balneare proprio perché tra le poche ancora incontaminate dell’isola, mentre le altre
spiagge esterne al SIC hanno subito danni irreversibili nel corso degli ultimi anni (es.: Cala
Guitgia).
Sebbene non cartografabili da soli per la loro modesta estensione, gli ambienti umidi sono
stati posti in evidenza all’interno di un mosaico cui partecipano in modo significativo assieme
alle formazioni più aperte della vegetazione seriale (C.da Imbriacole, Taccio Vecchio,
Sanguedolce). Va rimarcato come la pozza di maggiore estensione, presente in quest’ultima
località, non oltrepassi un’estensione di 6 m2 ed una profondità di 0,6 m: ciò rende conto della
forte vulnerabilità di questi ambienti, molti dei quali sono stati probabilmente distrutti a causa
dello sviluppo edilizio suburbano degli ultimi decenni e nel corso delle attività di
riforestazione condotte senza tenere conto delle comunità vegetali preesistenti.
Gli aspetti di vegetazione costiera appaiono in discreta salute e mostrano una buona
continuità. Le aree più estese e più integre si trovano in corrispondenza dei pianori più vicini
alle coste tra Cala Madonna e Punta Galera a Sud, presso Scoglio Sacramento a Nord, mentre
nella zona di Punta Alaimo e Costa del Prete tali formazioni, ancorché molto espressive,
appaiono più o meno gravemente danneggiate dallo spietramento abusivo, soprattutto a Cupo
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Reperta presso Taccio Vecchio. Particolarmente integra appare la vegetazione costiera delle
falesie subverticali e praticamente inaccessibili della falesia settentrionale dell’isola.
Comprendere le potenzialità dinamiche del territorio in esame facilita una lettura “in
prospettiva” delle informazioni contenute nella Carta della Vegetazione, permettendo inoltre
l’accorpamento delle unità di vegetazione censite in una prospettiva dinamica. A tal
proposito, nel SIC è possibile individuare diverse serie di vegetazione a forte
condizionamento edafico:
Serie termoxerofila degli affioramenti rocciosi e dei litosuoli, potenzialmente presente sulle
rupi soleggiate, costituita da un mosaico di praterelli terofitici (all. Plantagini-Catapodion
marini) può progredire verso praterie dominate da Hyparrhenia hirta s.l. (all. Hyparrhenion
hirtae), garighe (all. Cisto-Ericion multiflorae) sino a costituire cenosi di macchia termofila
nei contesti più acclivi, rocciosi e soleggiati (all. Periplocion angustifoliae: Periploco
angustifoliae-Euphorbietum dendroidis). Il SIC offre diversi esempi espressivi, quasi sempr
tuttavia difficilmente cartografabili perché frammisti e comprimari rispetto agli aspetti di
gariga.
Serie mioalofila dei suoli argillosi della costa meridionale ed occidentale, la cui evoluzione è
meno prevedibile. Questi contesti appaiono caratterizzati da formazioni arbustive a
chenopodioceee crassulente quali Suaeda vera, Salsola verticillata e l’endemica Suaeda
pelagica; aspetti analoghi arricchiti da consorzi xeronitrofili si riscontrano nei siti di
nidificazione dei gabbiani, in particolare sull’isolotto dei Conigli.
Serie termofila del fondo dei canyon. Per successione progressiva i praterelli terofitici (all.
Trachynion distachyae) e probabilmente gli incolti (Echio-Galaction tomentosae) possono
evolversi verso praterie dell’alleanza Bromo-Oryzopsion, garighe a labiate (all. Cisto-Ericion
multiflorae) sino alla formazione di aspetti di macchia-foresta (Oleo-Ceratonion siliquae).
Avvalendosi di suoli più profondi, lo stadio intermedio potrebbe essere dominato da aspetti
paucispecifici di mantello (all. Pruno-Rubion ulmifolii): in realtà a Lampedusa oggi persino il
rovo risulta una rarità, con pochi individui a Cala Madonna e al Vallone Imbriacole...
Legate esclusivamente alla presenza di piccole pozze temporanee sono invece le comunità
idrofitiche (all. Charion fragilis) e igrofile (all. Isoëtion); se cessasse il disturbo dovuto al
diffuso disturbo antropico (vandalismo, captazione delle acque piovane e scopo irriguo, ecc.)
questi habtiat sarebbero senza dubbio più diffusi.
Per quanto riguarda Lampione, nonostante il ridotto e sporadico (ma crescente) disturbo
antropico connesso con lo sbarco di gitanti durante la stagione balneare, piuttosto circoscritti
appaiono oggi gli aspetti di vegetazione connessi con i sistemi costieri ad elevato grado di
naturalità: sia aggr. ad Arthrocnemum macrostachyum sia il Limonietum albidi, cenosi litofila
aeroalina endemica di Lampione diffusa sull’isola sino agli Ottanta del secolo scorso (prof. S.
Brullo, Catania, com. pers.), sembra aver subito una drastica rarefazione a causa del disturbo
indotto dalla colonia di gabbiani, soppiantata da aspetti ipernitrofili xerofili riferibili al
Mesembryanthemion cristallini o al Malvion parviflorae.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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105
2.3.1.4 Descrizione degli habitat rinvenuti e commento alla Carta degli Habitat (B.3.4)
SIC ITA040001 “ISOLA DI LINOSA”
Nelle seguenti tabelle si riportano le informazioni relative agli habitat del SIC ITA040001
“Isola di Linosa” contenute rispettivamente:
- nella Scheda Natura 2000 (versione dicembre 2005) trasmessa dall’Assessorato nel
dicembre 2007:
- nella relazione di commento della Carta degli Habitat redatta da Agristudio s.r.l e
trasmessa come documentazione di base dall’Assessorato Regionale Territorio e
Ambiente.
Si fa notare inoltre che la precedente Scheda Natura 2000 del Ministero dell’Ambiente
(aggiornamento al 04/2005) riportava per il Sito una superficie di 442 Ha, a fronte dei 429 Ha
riportati nella Scheda Natura dell’ARTA aggiornata al 12/2005.
Habitat presenti nel SIC ITA040001 “Isola di Linosa” (dati da Scheda Natura 2000 - ARTA).
Codice e denominazione degli habitat
Superficie
indicati nel Formulario Standard
(ha)
%
1170 Scogliere
8,00
1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine
1,00
1240 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium
4,00
spp. Endemici
5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides
10,00
5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
7,00
angustifoliae)
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero23,00
Brachypodietea
8220 Pendii rocciosi silicei con vegetazione casmofitica
3,00
8320 Campi di lava e cavità naturali
10,00
Totale superficie SIC interessata da habitat
66,00
Habitat presenti nel SIC ITA040001 “Isola di Linosa” (dati da Agristudio s.r.l.)
Superficie
Codice e denominazione
degli habitat
(ha)
%
individuati in Carta Natura
1240 - Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con
Limonium spp. Endemici
5330 - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche
5331 - Formazioni ad Euphorbia dendroides
5334 - Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)
6220 - *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea
8320 - Campi di lava e cavità naturali
Totale superficie SIC interessata da habitat
13,5
3,19
4,6
12,0
96,5
1,09
2,83
22,71
49,5
11,64
37,6
-
8,86
50,32
La lettura critica del Manuale d’Interpretazione degli Habitat (“EUR27”), abbinata ai
sopralluoghi ed ai rilievi di campo, utili ai fini di una migliore “comprensione” del paesaggio
naturale di Linosa, hanno permesso di definire meglio la lista degli habitat del SIC
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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106
ITA040001, che vengono riportati nella seguente tabella.
Come già scritto nella parte metodologica, a ciascun habitat è stato attribuito un indice (p-f-r)
in funzione della struttura e della densità (puro; frequente; rado). I codici p-f-r vengono
riportati nel data base degli habitat esclusivamente a fini gestionali, e conseguentemente non
vengono visualizzati nella carta degli habitat per maggiore semplicità e chiarezza di
rappresentazione, come già spiegato nella parte metodologica.
Codice
1170_f /
1240_r /
8320_r
1170_p
1210_r
2110_f /
2230_r
2110_f /
6220*_r /
2230_r
5320_f /
8320_r
5320_r
5330_f
5330_f /
6220*_r
5330_r /
5331_r
5330_r /
5334_r
5330_r /
5334_r /
5331_r
5330_r /
5334_r /
5331_r /
8320_r
5330_r /
5334_r /
6220*_r
5330_r /
5334_r /
8320_r
CATEGORIE DI RILEVAMENTO DELLA CARTA DEGLI HABITAT
LINOSA
Denominazione
Superficie
degli habitat individuati nei sopralluoghi
(ha)
%
45,22
10,54
Scogliere_frequente / Scogliere con vegetazione delle
coste mediterranee con Limonium spp. endemici_rado /
Campi di lava e cavità naturali_rado
Scogliere_puro
2,53
0,59
Vegetazione annua delle linee di deposito marine_rado
0,10
0,02
Dune mobili embrionali_frequente / Praterie dunali dei
0,90
0,21
Malcolmietalia_rado
1,38
0,32
Dune mobili embrionali_frequente / *Pseudo-steppa
con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado / Praterie dunali dei
Malcolmietalia_rado
Formazioni basse di euforbie vicino alle
15,91
3,71
scogliere_frequente / Campi di lava e cavità
naturali_rado
Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado
4,06
0,95
Perticaie termo-mediterranee e pre42,07
9,81
desertiche_frequente
Perticaie termo-mediterranee e pre0,13
0,03
desertiche_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee
perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado
Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado /
2,06
0,48
Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado
Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado /
32,97
7,69
Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_rado
51,41
11,98
Perticaie termo-mediterranee e predesertiche_rado/Macchia rada mediterranea
predesertica (Periplocion
angustifoliae)_rado/Formazioni ad Euphorbia
dendroides_rado
Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado /
35,42
8,26
Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_rado / Formazioni ad Euphorbia
dendroides_rado / Campi di lava e cavità naturali_rado
0,13
0,03
Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado /
Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_rado / *Pseudo-steppa con graminacee
perenni e piante annue dei Thero-Brachyodietea_rado
Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado /
3,08
0,72
Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_rado / Campi di lava e cavità
naturali_rado
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5430_f /
6220*_r
6220*_p
6220*_r
6220*_r /
5320_r /
8320_r
8220_f /
6220*_r
Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee
perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue
dei Thero-Brachypodietea_puro
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue
dei Thero-Brachypodietea_rado
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue
dei Thero-Brachypodietea_rado / Formazioni basse di
euforbie vicino alle scogliere_rado / Campi di lava e
cavità naturali_rado
Pendii rocciosi silicei con vegetazione
casmofitica_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee
perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado
Totale superficie SIC interessata da habitat
0,56
0,13
18,19
4,24
0,19
0,05
8,35
1,95
0,27
0,06
264,93
61,76%
Si fa presente che la superficie degli ambienti delle falesie è stata calcolata sulla proiezione
piana, e quindi la loro estensione reale è decisamente maggiore.
Qui di seguito vengono descritti sinteticamente gli habitat osservati nel territorio.
1170_f /1240_r / 8320_r - Scogliere_frequente / Scogliere con vegetazione delle coste
mediterranee con Limonium spp. endemici_rado / Campi di lava e cavità naturali_rado:
mosaico diffuso su quasi 11% dell’isola, dominato da scogliere afitoiche (cod. 1170) e
caratterizzato dalla presenza rada di “scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con
Limonium spp. endemici” (cod. 1240) e “campi di lava e cavità naturali” (cod. 8320). Appare
molto difficile separare nettamente le zone rocciose del tutto afitoiche da quelle colonizzate
da aspetti di vegetazione litofila aeroalina ad habitus suffruticoso (all. Crithmo-Limonion) o
fruticoso (all. Plantagini-Thymelaeion hirsutae).
1170_p – Scogliere_puro: in alcune aree, ed in particolare lungo i versanti instabili della
porzione occidentale di M. Nero, è stato possibile separare cartograficamente le scogliere
afitoiche riferite all’habitat 1170 dai contigui aspetti di vegetazione litofila aeroalina a
Limonium algusae (cod. 1240).
1210_r - Vegetazione annua delle linee di deposito marine_rado: la vegetazione annua
delle linee di deposito marine, localizzata sulle spiagge di Pozzolana di Ponente e Pozzolana
di Levante, è rappresentata da aggruppamenti a terofite psammonitrofile estremamente poveri,
esigui e localizzati. Pertanto tali cenosi sono state riportate su carta come emergenze
puntiformi.
2110_f / 2230_r - Dune mobili embrionali_frequente / Praterie dunali dei
Malcolmietalia_rado: aspetti molto peculiari di vegetazione dunale dominati da Pancratium
linosae e colonizzati da aspetti del Maresio-Malcolmion negli spazi aperti, sono stati rinvenuti
in tutti i (pochi) contesti idonei dell’isola. Quelli più espressivi si trovano in corrispondenza
della conoide sabbiosa presso Cala Pozzolana di Ponente.
2110_f / 6220*_r / 2230_r - Dune mobili embrionali_frequente / *Pseudo-steppa con
graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Praterie dunali dei
Malcolmietalia_rado: sul versante meridionale di Monte Nero agli aspetti a Pancratium
linosae e comunità a terofite psammoxerofile si aggiungono nuclei di iparrenieto.
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108
5320_f / 8320_r: Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_frequente / Campi di
lava e cavità naturali_rado a ridosso delle scogliere afitoiche, soprattutto lungo il tratto
costiero settentrionale e nord-occidentale dell’isola, alle spalle delle formazioni a Limonium
algusae si osservano aspetti di gariga subnitrofila, litofila ed aeroalina riferibili all’alleanza
Plantagini-Thymelaeion hirsutae ed all’habitat 5320. In corrispondenza di questo mosaico
tale gariga è connotata da una significativa incidenza di campi di lava e cavità naturali.
Purtroppo il quadro naturale di questo contesto è stato profondamente alterato dall’impianto
di essenze esotiche quali Tamarix canariensis, Carpobrotus edulis e Acacia sp. pl.
5320_r – Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado: allo stato attuale alcuni
dei tratti più acclivi delle coste rocciose appaiono quasi del tutto snaturati dal suaccennato
impianto di Tamarix canariensis e Acacia sp. pl., che ha frammentato e snaturato i
preesistenti aspetti litofili aeroalini riferibili al Plantagini-Thymelaeion hirsutae, oggi poco
rappresentitivi sia in termini di estensione sia sotto un profilo floristico-fisionomico.
5330_f – Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_frequente: in ragione della forte
commistione degli aspetti locali di macchia, adottando la scelta già operata da Agristudio ai
fini della redazione della Carta degli Habitat, si è talora fatto ricorso a questa categoria per
descrivere gli aspetti di macchia senza una chiara dominanza di Euphorbia dendroides o di
Periploca angustifolia. Si tratta spesso di terrazzamenti agricoli abbandonati in cui la
successione progressiva è avviata da decenni.
5330_f / 6220*_r - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_frequente / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado:
corrisponde ad un’area ristretta sul versante meridionale del Timpone, a Sud di M. Nero.
5330_r / 5331_r - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado / Formazioni ad
Euphorbia dendroides_rado: l’unicio nucleo sostanzialmente puro di macchia ad euforbia si
riscontra sul versante sud-occidentale di Montagna Rossa; altrove l’euforbia non domina mai.
5330_r / 5334_r - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado / Macchia rada
mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado: molto comune (7,75% del
SIC), soprattutto sui versanti settentrionali di tutti i principali rilievi dell’isola.
5330_r / 5334_r / 5331_r - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado/Macchia
rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado/Formazioni ad
Euphorbia dendroides_rado: costituisce la tipologia più comune di macchia termoxerofila,
soprattutto sui versanti meridionali dei principali rilievi dell’isola, ricoprendo quasi il 12% del
SIC.
5330_r / 5334_r / 5331_r / 8320_r - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado /
Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado / Formazioni
ad Euphorbia dendroides_rado / Campi di lava e cavità naturali_rado: a questo mosaico
vanno riferiti gli aspetti di macchia bassa con prevalenza di lentisco su Euphorbia dendroides
e Periploca angustifolia in contesti caratterizzati dalla frequenza di campi di lava e cavità
naturali. Questa categoria comprende buona parte degli incolti in evoluzione, tuttora
delimitati da siepi di fico d’India, di C.da Mannarazza.
5330_r / 5334_r / 6220*_r - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado /
Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachyodietea_rado: tipologia
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109
diffusa un po’ dovunque sull’isola, è presente su superfici cartografabili limitatamente al
bordo meridionale del cratere sommitale di M. Nero.
5330_r / 5334_r / 8320_r - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_rado /
Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado / Campi di
lava e cavità naturali_rado: tipologia di macchia termoxerofila mista individuata soltanto
verso Punta Paranzello (estremità nord-occidentale dell’isola).
5430_f / 6220*_r - Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_frequente / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado: la gariga
a Coridothymus capitatus domina un mosaico cui partecipano anche aspetti di prateria
perenne e annua e caratterizza alcuni affioramenti rocciosi silla sommità di Punta Calcarella.
Alcuni frammenti di questo interessante mosaico ricadono fuori dal SIC, ai piedi del versante
occidentale di M. Vulcano e tra M. Vulcano e P.ta Calcarella.
6220*_p - Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_puro: poco rappresentati sono i praterelli microfitici puri, che tuttavia sono
piuttosto comuni come aspetto minoritario all’interno di diverse tipologie di mosaico
individuate nel corso dei sopralluoghi. L’area più rappresentativa osservata ricade fuori dal
SIC, dentro l’area recintata del Serbatoio.
6220*_r - Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado: alcuni incolti recenti in evoluzione sono attualmente caratterizzati da
aspetti di iparrenieto rado: essi caratterizzano un’area circoscritta ad Est di M. Bandiera.
6220_r/ 5320_r / 8320_r - *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea_rado / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado /
Campi di lava e cavità naturali_rado: alcuni contesti costieri sono caratterizzati da un
mosaico rado in cui le praterie annue sono frammiste ad aspetti riferibili al PlantaginiThymelaeion hirsutae e ai campi di lava e cavità naturali. Vi si registra tuttavia un certo
livello medio-alto di disturbo antropico, che talora sfocia nel degrado connesso con lo scarico
di inerti.
8220_f / 6220*_r - Pendii rocciosi silicei con vegetazione casmofitica_frequente /
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado:
a questo mosaico va riferita l’unica parete rocciose che funge appieno al ruolo di rupe e che
ospita numerose specie di licheni nonché briofite di notevole interesse biogeograficoconservazionistico.
Quanto esposto, frutto delle indagini di campo, porta ad una ripartizione ben più articolata e
complessa degli habitat d’interesse comunitario all’interno del SIC di Linosa rispetto a quanto
indicato nella precedente versione della Scheda Natura 2000. In particolare, le indagini svolte
evidenziano un’estensione maggiore di quanto indicato precedentemente per ciò che concerne
gli habitat connessi con gli aspetti di macchia 5330, 5331 e 5334; di contro, gli aspetti
ascrivibili all’habitat prioritario dei Thero-Brachypodietea, puri o consociati, ricoprono poco
più del 5% dell’isola. Anche i contesti rocciosi costieri sono più compositi di quanto
precedentemente riportato.
Nella seguente tabella vengono riportati i tematismi di rappresentazione della Carta degli
Habitat (Tavola 8) con l’indicazione della superficie e della sua percentuale rispetto alla
superficie del SIC.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
110
1170
1170 /
1240 /
8320
1210
2110 /
2230
2110 /
6220* /
2230
5320
5320 /
8320
5330
5330 /
5331
5330 /
5334
5330 /
5334 /
5331
5330 /
5334 /
5331 /
8320
5330 /
5334 /
6220*
5330 /
5334 /
8320
5330 /
6220
5430 /
6220*
6220*
6220* /
5320 /
8320
8220 /
6220*
TEMATISMI DI RAPPRESENTAZIONE DELLA CARTA DEGLI HABITAT
Codice e denominazione degli Habitat presenti
Estensione
nel SIC ITA040001 “Isola di Linosa”
(Ha)
(%)
Scogliere
2,53
0,59
Scogliere / Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee 45,22
10,54
con Limonium spp. endemici / Campi di lava e cavità naturali
Vegetazione annua delle linee di deposito marine
Dune mobili embrionali / Praterie dunali dei Malcolmietalia
0,10
0,90
0,02
0,21
Dune mobili embrionali / *Pseudo-steppa con graminacee
perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea / Praterie
dunali dei Malcolmietalia
Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere
Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere / Campi di
lava e cavità naturali
Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche
Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche / Formazioni ad
Euphorbia dendroides
Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche / Macchia rada
mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)
Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche/Macchia rada
mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)/Formazioni ad Euphorbia dendroides
Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche / Macchia rada
mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) /
Formazioni ad Euphorbia dendroides / Campi di lava e cavità
naturali
Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche / Macchia rada
mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) /
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachyodietea
Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche / Macchia rada
mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae) / Campi
di lava e cavità naturali
Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea
Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea / Formazioni basse di euforbie vicino
alle scogliere / Campi di lava e cavità naturali
Pendii rocciosi silicei con vegetazione casmofitica / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea
Totale superficie SIC interessata da habitat
1,38
0,32
4,06
15,91
0,95
3,71
42,07
2,06
9,81
0,48
32,97
7,69
51,41
11,98
35,42
8,26
0,13
0,03
3,08
0,72
0,13
0,03
0,56
0,13
18,39
4,29
8,35
1,95
0,27
0,06
264,93
61,76
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
111
Nella Carta degli Habitat sono anche visualizzate le categorie Corine Biotope delle aree ove
non sono stati rinvenuti habitat, che si riportano nella tabella seguente.
Biotopi secondo la classificazione Corine Biotopes
34.81- Prati aridi subnitrofili a vegetazione post-colturale
61 – Brecciai
82.3 – Seminativi e colture erbacee estensive
83.2 – Colture arbustive
83.211 – Vigneti tradizionali
83.3 – Impianti artificiali
83.3112 – Impianti di pini europei
83.325 – Altri impianti arborei artificiali di latifoglie
86 – Città, paesi, siti industriali
86.2 – Villaggi
86.31 – Insediamenti industriali, artigianali, commerciali e spazi annessi
86.41 – Cave
86.42 – Vegetazione delle aree ruderali e delle discariche
Sulla base delle proporzioni misurate e rilevate in campagna, è stata effettuata una stima
semiquantitativa del “peso” di ciascun habitat facente parte dei mosaici individuati; i rapporti
ponderali stimati sono stati i seguenti.
Tematismi (Dir. 42/93 o CB) della
Carta degli Habitat
2110 Dune mobili embrionali_f
+
2230 Praterie dunali dei Malcolmietalia_r
2110 Dune mobili embrionali_f
+
6220 *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_r
+
2230 Praterie dunali dei Malcolmietalia_r
1170 Scogliere_f
+
1240 Scogliere con vegetazione delle coste
mediterranee con Limonium spp. endemici_r
+
8320 Campi di lava e cavità naturali_r
5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r
+
5334 Macchia rada mediterranea predesertica
(Periplocion angustifoliae)_r
5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r
+
5334 Macchia rada mediterranea predesertica
(Periplocion angustifoliae)_r
+
5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r
“Peso” habitat
presenti nelle unità
di paesaggio
60
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
40
60
30
10
50
25
25
50
50
50
30
20
112
5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r
+
5334 Macchia rada mediterranea predesertica
(Periplocion angustifoliae)_r
+
5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r
5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r
+
5334 Macchia rada mediterranea predesertica
(Periplocion angustifoliae)_r
+
5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r
+
8320 Campi di lava e cavità naturali_r
5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r
+
5334 Macchia rada mediterranea predesertica
(Periplocion angustifoliae)_r
+
5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r
5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r
+
5334 Macchia rada mediterranea predesertica
(Periplocion angustifoliae)_r
5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r
+
5334 Macchia rada mediterranea predesertica
(Periplocion angustifoliae)_r
+
8320 Campi di lava e cavità naturali_r
5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r
+
5334 Macchia rada mediterranea predesertica
(Periplocion angustifoliae)_r
+
6220 *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_r
5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r
+
5334 Macchia rada mediterranea predesertica
(Periplocion angustifoliae)_r
5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r
+
5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r
5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_f
+
6220 *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_r
5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle
scogliere_f
+
8320 Campi di lava e cavità naturali_r
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
50
30
20
50
20
15
15
50
30
20
50
50
50
40
10
40
30
30
50
50
60
40
60
40
60
40
113
60
5430
Phrygane
endemiche
dell’EuphorbioVerbascion_f
+
6220 *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_r
6220 *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_r
+
5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle
scogliere_r
+
8320 Campi di lava e cavità naturali_r
8220 Pendii rocciosi silicei con vegetazione
casmofitica_f
+
6220 *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_r
5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle
scogliere_f
+
8320 Campi di lava e cavità naturali_r
40
40
30
30
80
20
60
40
Queste considerazioni quali-quantitative hanno permesso di valutare con buona
approssimazione la superficie effettivamente ricoperta dagli habitat presenti nel SIC
ITA040001 Isola di Linosa.
Codice e denominazione degli Habitat presenti nel SIC
Estensione
ha
%
1170 Scogliere
25,14
5,86
1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine
0,10
0,02
1240 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee
con Limonium spp. endemici
2110 Dune embrionali mobili
11,30
2,64
1,37
0,32
2230 Praterie dunali dei Malcolmietalia
0,50
0,12
5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere
16,11
3,76
5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche
104,87
24,45
5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides
16,42
3,83
5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)
5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion
40,26
9,39
0,34
0,08
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea
8220 Pendii rocciosi silicei con vegetazione casmofitica
22,51
5,25
0,22
0,05
8320 Campi di lava e cavita naturali
25,79
6,01
264,93
61,76
Totale superficie SIC interessata da habitat
La superficie complessiva interessata da habitat d’interesse comunitario è pari al 61,76% del
SIC. Circa il 37% è costituito da aspetti più o meno articolati di macchia termoxerofila (5330,
5331 e 5334). Questi habitat ricoprono settori impartanti dei principali rilievi, una vasta area
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
114
di C.da Mannarazza, nonché un numero significativo di incolti abbandonati, dove la
successione appare piuttosto rapida, probabilmente facilitata dalla presenza pregressa di siepi
di fico d’India e di muretti a secco che hanno svolto un ruolo prezioso come frangivento e
come microhabitat utili per la disseminazione, la germinazione e l’affermazione delle specie
legnose tipiche della macchia in formazione.
L’habitat dei condotti lavici (8320) è particolarmente rappresentato nelle “sciare” poco vocate
alla colture agrarie riscontrate in corrispondenza del tratto costiero dell’isola.
Le rupi vulcaniche, corrispondenti all’habitat 8220, appaiono piuttosto circoscritte ma molto
espressive sotto un profilo floristico (vi crescono numerose briofite pregiate) e fisionomico.
Probabilmente tale habitat era maggiormente diffuso prima della realizzazione degli impianti
forestali (es.: M. Bandiera).
Come già riscontrato a Marettimo (GIANGUZZI et alii, 2006) ed in diverse altre isole
parasicule (S. Pasta, oss. pers.), dove si rileva la medesima situazione di abbandono delle
tradizionali pratiche agro-pastorali, gli aspetti di prateria pura (habitat prioritario 6220) sono
sempre più rari, e il più delle volte costituiscono una componente minoritaria del mosaico di
vegetazione. Questo datto di fatto deve essere colto come un chiaro monito del rischio
concreto e imminente di scomparsa dei pratelli terofitici e delle praterie perenni, che di contro
giocano un ruolo cruciale nella conservazione di oltre metà delle specie di maggiore pregio
fitogeografico-conservazionistico note per l’isola.
I tre habitat connessi con i sistemi sabbiosi (1210, 2110 e 2230) sono molto circoscritti così
come lo sono gli ambiti idonei. Più nel dettaglio, la vegetazione terofitica pioniera dei depositi
delle spiagge che caratterizza l’habitat 1210 risulta atipica, impoverita e scostante (non è cioè
presente in modo costante), mentre gli altri aspetti mostrano tuttora un grado elevatissimo di
integrità e di rappresentatività floristico-strutturale.
Relativamente alla struttura ed alla distribuzione dei poligoni attribuiti ai diversi habitat,
appare evidente la forte connessione tra i poligoni riferiti agli habitat di macchia in
corrispondenza dei piccoli rilievi montuosi locali. Di contro, gli habitat di prateria (6220* e
2330), quelli connessi con le spiagge sabbiose (1210 e 2110) e con la gariga (5320 e 5430)
risultano molto discontinui in tutto il SIC. I poligoni degli habitat tipici delle coste rocciose
(1170 e 1240) risultano il più delle volte molto allungati; la recente manomissione delle coste
a seguito dell’impianto delle tamerici ha peraltro gravemente perturbato e frammentato tali
habitat.
Alcuni habitat ricadono o sono limitrofi ad aree in cui sono stati realizzati dei rimboschimenti
anche con essenze alloctone, la cui conduzione pregiudica il grado di naturalità del paesaggio
locale e conseguentemente lo status degli habitat vicini; per questo motivo la gestione di tali
impianti artificiali rappresenta un elemento importante nella pianificazione del SIC e vanno
conseguentemente previsti diradamenti ed interventi di rinaturazione.
Va posto adeguatamente in risalto il fatto che gli aspetti locali di prateria e di gariga, pur
rappresentando una frazione trascurabile della superficie complessiva del SIC, rappresentano
le comunità elettive di moltissimi dei taxa vegetali di pregio del SIC stesso. La loro tutela,
salvaguardia e diffusione deve dunque essere concepita come fatto di urgenza ed interesse
prioritari.
L’analisi della distribuzione delle specie di maggiore interesse conservazionistico e/o
biogeografico ha evidenziato quanto segue:
-
ben 36 dei 74 taxa vegetali di maggiore interesse biogeografico e/o conservazionistico
individuati nel SIC sono legati esclusivamente ad habitat d’interesse comunitario: si tratta
di Allium subvillosum, Ambrosina bassi, Astragalus peregrinus subsp. warionis, Avena
saxatilis, Bellium minutum, Bryum gemmilucens, Catapodium hemipoa subsp.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
115
occidentale, Cephaloziella rubella, Daucus gingidium subsp. rupestris, Enthostodon
hungaricus, Erodium neuradifolium var. linosae, Exormotheca pustulosa, Fossombronia
crozalsii, Fossombronia pusilla var. decipiens, Fossombronia wondraczekii, Juniperus
turbinata, Limoniastrum monopetalum, Limonium algusae, Logfia lojaconoi, Lotus
halophilus, Lotus peregrinus, Micromeria microphylla, Ophioglossum lusitanicum,
Oxymitra incrassata, Parietaria cretica, Periploca angustifolia, Petalophyllum ralfsii,
Reichardia tingitana, Rhus tripartita, Senecio cineraria subsp. bicolor, Serapias
parviflora, Tortella flavovirens var. papillosissima, Tortula brevissima, Tortula modica,
Tortula revolvens, Valantia calva. Di contro, sono 10 (Calendula tripterocarpa, Carduus
pycnocephalus subsp. arabicus, Crossidium crassinerve, Fumaria bicolor, Heliotropium
dolosum, Leptobarbula berica, Linaria pseudolaxiflora, Onopordum argolicum, Silene
apetala, Silene behen) i taxa legati esclusivamente ai biotopi.
-
la maggior parte delle restanti entità è presente anche nelle unità del paesaggio agrario
(seminativi, colture permanenti, incolti e contesti ruderali marginali).
-
sono 40 le tracheofite pregiate individuate nel SIC che prediligono l’habitat “pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea” (cod. 6220*),
mentre 28 vivono nelle “phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion (cod. 5430), 25
negli “arbusteti termomediterranei e predesertici” (cod. 5330), 22 nella “macchia rada
mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)” (cod. 5334), 17 nelle “praterie
dunali dei Malcolmietalia” (cod. 2230), 14 nei “campi di lava e cavità naturali” (cod.
8320), 13 nelle “dune mobili embrionali” (cod. 2110), 12 nella “formazioni basse di
euforbie vicino alle scogliere” (cod. 5320), 10 (di cui 2 esclusive) nei “pendii rocciosi
silicei con vegetazione casmofitica” (cod. 8220), 8 nelle “scogliere con vegetazione delle
coste mediterranee con Limonium spp. endemici” (cod. 1240), 7 nelle “formazioni ad
Euphorbia dendroides” (cod. 5331).
-
passando ai biotopi, va rimarcato il delicato ruolo di rifugio svolto dagli incolti: ben 22
sono le emergenze floristiche effettivamente o potenzialmente presenti nei “Prati aridi
subnitrofili a vegetazione post-colturale” (cod. CB 34.81). Del tutto privi d’interesse si
mostrano invece i rimboschimenti - anche a causa della loro eccessiva manutenzione mentre 14 sono i taxa potenzialmente presenti nei “Vigneti tradizionali” (cod. CB 83.211),
13 nei “seminativi e colture erbacee estensive” (cod. CB 82.3), 4 nelle “comunità
alonitrofile a Frankenia” (cod. CB 15.12), 10 nei cappereti riferiti alla categoria “colture
arbustive” (cod. CB 83.2), 11 nelle “siepi” di fico d’India (cod. CB 84.2), 8 nella “cave”
dismesse (cod. CB 86.41). Con ogni probabilità le 5 specie pregiate censite nelle
“discariche” (CB 86.42) erano certamente presenti ancor prima della loro realizzazione e
vanno quindi considerate come “sopravvissute” al disturbo.
Le conoscenze sull’auto- e sinecologia di ciascuna specie pregiata consentono di valutarne
l’idoneità ambientale “potenziale” rispetto agli habitat ed ai biotopi presenti nel territorio in
esame. Ne risulta la seguente tabella, in cui vengono riportati sia i casi in cui i taxa sono stati
effettivamente riscontrati in determinati habitat o biotopi (= +), sia i casi di presenza
potenziale (= p), quando i taxa mostrano una notevole idoneità ambientale per quegli
habitat/biotopi. Con la sigla “e” vengono indicati quei taxa di cui è stata verificata sul campo
la presenza esclusiva all’interno di un singolo habitat o biotopo.
I dati esposti nella tabella offrono una prima indicazione sulla distribuzione dei taxa nei
diversi habitat e biotopi e, indirettamente sul valore floristico di questi ultimi.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
116
Correlazione tra le esigenze ecologiche delle specie di interesse conservazionistico ed i principali Habitat e Biotopi presenti nel SIC ITA040001.
Taxa effettivamente (= +) e potenzialmente (= p) presenti; e = taxa attualmente esclusivi di un singolo habitat o biotopo.
+
86.42
86.41
86.2
86
83.325
83.3112
p
p
83.3
p
p
83.211
6220*
p
83.2
5430
p
p
82.3
5334
p
p
61
5331
p
34.81
5330
p
8320
5320
p
8220
2230
Biotopi
2110
1240
1170
Allium subvillosum Schultes et Schultes fil.
Ambrosina bassii L.
Anthemis secundiramea Biv. var. cossyrensis Guss.
Astragalus peregrinus Vahl subsp. warionis (Gand.) Maire
Athalamia spathysii (Lindb.) S. Hatt.
Avena saxatilis (Lojac.) Rocha Afonso
Bellium minutum L.
Bryonia acuta Desf.
Bryum gemmilucens Wilcz. et Dem.
Bryum ruderale Crundw. et Niholm
Calendula tripterocarpa Rupr.
Carduus pycnocephalus L. subsp. arabicus (Murray) Nyman
Carlina involucrata Poir.
Carlina sicula Ten. subsp. sicula
Castellia tuberculosa (Moris) Bor
Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp. occidentale
(Paunero) H. et S. Scholz
Cephaloziella rubella (Nees) Warnst.
Crossidium crassinerve (De Not.) Jur.
Daucus gingidium L. subsp. rupestris (Guss.) Onno
Echium arenarium Guss.
Enthostodon durieui Mont s.l.
Enthostodon hungaricus (Boros) Loeske
Enthostodon pulchellus (H. Philib.) Brugués
Erodium neuradifolium Delile var. linosae (Sommier) Brullo
1210
Habitat
Taxa d’interesse biogeografico
o conservazionistico
+
p
p
p
p
p
+
+
p
p
p
p
p
p
p
+
+
p
p
p
+
+
+
p
+
p
p
p
p
p
p
p
+
p
p
+
+
+
+
p
p
+
+
+
+
p
p
p
+
p
p
p
p
+
+
+
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
e
+
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
e
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
p
p
+
p
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
p
+
p
+
p
p
p
p
+
p
+
p
p
p
p
+
+
p
+
p
p
p
p
86.42
p
86.41
+
p
+
+
p
p
+
+
p
86.2
p
86
p
p
83.325
p
p
83.3112
p
p
83.3
p
p
83.211
p
p
83.2
p
p
82.3
p
p
p
61
p
34.81
6220*
p
8320
5430
p
8220
5334
Biotopi
p
5331
p
5330
p
5320
2230
1240
1210
2110
Exormotheca pustulosa Mitt.
Fissidens viridulus (Anon.) Wahlenb var. incurvus
(Rohl.) Waldh.
Fossombronia crozalsii Corb.
Fossombronia pusilla (L.) Nees var. decipiens
Corbière
Fossombronia wondraczekii (Corda) Lindb.
Fumaria bicolor Nicotra
Funariella curviseta (Schwägr.) Sérgio
Heliotropium dolosum De Not.
Juniperus turbinata Guss.
Lagurus ovatus L. subsp. nanus (Guss.) Messeri
Leptobarbula berica (De Not.) Schimp.
Limoniastrum monopetalum (L.) Boiss.
Limonium algusae (Brullo) Greuter
Limonium lopadusanum Brullo
Linaria pseudolaxiflora Lojac.
Logfia lojaconoi (Brullo) Brullo
Lotus halophilus Boiss. et Spruner
Lotus peregrinus L.
Lycium intricatum Boiss.
Medicago secundiflora Durieu
Microbryum rectum (With.) R.H. Zander
Micromeria microphylla (D’Urv.) Bentham
Ononis dentata Lowe
Ononis serrata Forssk.
Onopordum argolicum Boiss.
Ophioglossum lusitanicum L.
Oxymitra incrassata (Brot.) Sérgio et Sim.
Pancratium angustifolium Lojac.
1170
Habitat
Taxa d’interesse biogeografico
o conservazionistico
p
+
p
p
+
p
p
p
e
p
p
p
+
+
p
p
p
p
p
p
p
+
p
p
p
+
118
Tot. “+”
Tot. “p”
Tot. “e”
Tot. complessivo
86.42
86.41
86.2
86
83.32
83.31
83.3
+
+
p
83.21
+
83.2
+
82.3
+
61
+
34.81
+
8320
5430
+
8220
5334
+
6220*
5331
5320
2230
2110
Biotopi
5330
Parietaria cretica L.
Periploca angustifolia Labill.
Petalophyllum ralfsii (Wils.) Nees et Gottsche
Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile
Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra) Brullo
Pseudocrossidium replicatum (Taylor) R.H. Zander
Pterygoneurum lamellatum (Lindb.) Jur.
Reichardia tingitana (L.) Roth
Rhus tripartita (Ucria) Grande
Rumex bucephalophorus L. subsp. aegaeus Rech.
fil.
Senecio cineraria DC. subsp. bicolor (Willd.)
Arcang.
Serapias parviflora Parl.
Silene apetala Willd.
Silene behen L.
Succowia balearica (L.) Medik.
Tortella
flavovirens
(Bruch)
Broth.
var.
papillosissima C. Sérg. et C. Casas
Tortula brevissima Schiffn.
Tortula modica R.H. Zander
Tortula revolvens (Schimp.) G. Roth
Tortula solmsii (Schimp.) Limpr.
Trigonella maritima Poir.
Valantia calva Brullo
Volutaria lippii (L.) Maire
1240
1210
1170
Habitat
Taxa d’interesse biogeografico
o conservazionistico
e
p
p
p
p
+
p
+
p
p
p
p
p
+
p
p
+
p
p
p
p
p
+
+
+
+
p
p
p
p
+
+
+
p
+
p
+
+
p
+
+
p
p
+
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
p
+
p
p
p
p
p
e
p
0
0
0
0
0
1
0
1
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
5
2
1
8
5
8
0
13
4 5 4 2
12 7 21 5
1 0 0 0
17 12 25 7
4 8 13
18 20 27
0 0 0
22 28 40
+
1
7
2
10
1
12
1
14
9
13
0
22
+
0
0
0
0
+
4 0 3
9 10 11
0 0 0
13 10 14
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
+
+
+
+
2
0
0
2
2
0
0
2
1
7
0
8
4
1
0
5
119
La realtà territoriale esaminata appare tuttavia ben più complessa, giacché nella maggior
parte dei poligoni (descritti nelle carte e nel SIT con il codice Habitat o Corine Biotope
prevalente) sono rinvenibili mosaici di habitat e biotopi. Conseguentemente, anche le
specie partecipano in modo variabile alla composizione ed alla valenza floristica
complessiva di ciascun poligono.
La Carta del Valore Floristico (Tavola 9) è stata redatta attribuendo ad ogni poligono
un valore pari al numero di specie di interesse conservazionistico della flora, rilevate sul
campo o potenziali. L’elenco delle specie, e quindi il valore floristico, è pertanto legato
al singolo poligono e non alla categoria (Habitat Direttiva o Corine Biotope) cui il
poligono appartiene. Per tale ragione, a parità di codice habitat o biotope, si possono
avere poligoni a differente valore floristico in funzione della reale distribuzione delle
specie sul territorio. Nella Tavola 8 le aree sono campite diversamente in funzione del
numero di specie (nessuna specie rilevata = 0; 1-5 specie; 6-20 specie; 21-50 specie;
oltre 50 specie). Dai dati riportati nella carta emerge una notevole omogeneità del
territorio di Linosa: i pochi ambienti in cui non è stata rilevata nessuna specie sono gli
ambienti costieri privi di vegetazione (1170), gli insediamenti industriali e commerciali
(86.31) e le aree rimboschite con specie alloctone (83.3; 83.3112; 83.3113); hanno un
numero di specie di interesse compreso tra 1 e 5 gli habitat costieri 1210 (vegetazione
annua delle linee di deposito marino) e le aree caratterizzate da insediamenti umani (86;
86.2; 86.42); presentano un numero di specie di interesse compreso tra 6 e 20 alcune
aree sparse nel territorio dell’isola caratterizzate dalla presenza di vigneti (83.211), di
seminativi (82.3), di colture arbustive (83.2); la gran parte del territorio, riferibile ad
aspetti di macchia e gariga, presenta un numero di specie di interesse compreso tra 21 e
50; solo una piccola porzione dell’isola, limitata alla zona nord-occidentale e riferibile a
mosaici di *6220-5330-5320-8320, presenta il maggior numero di specie (oltre 50).
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
SIC ITA040002 “Isola di Lampedusa e Lampione”
Nelle seguenti tabelle si riportano le informazioni relative agli habitat del SIC
ITA040002 “Isola di Lampedusa” contenute rispettivamente:
- nella Scheda Natura 2000 (versione dicembre 2005) trasmessa dall’Assessorato
nel dicembre 2007;
- nella relazione di commento della Carta degli Habitat redatta da Agristudio s.r.l
e trasmessa come documentazione di base dall’Assessorato Regionale Territorio
e Ambiente.
Si fa notare inoltre che la precedente Scheda Natura 2000 del Ministero dell’Ambiente
(aggiornamento al 04/2005) riportava per il Sito una superficie di 1.415 Ha, a fronte dei
1.397 Ha riportati nella Scheda Natura dell’ARTA aggiornata al 12/2005.
Habitat presenti nel SIC ITA040002 (dati da Scheda Natura 2000 – versione 2005).
Superficie
Codice e denominazione degli habitat
indicati nel Formulario Standard
(ha)
%
1170 Scogliere
7,00
1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine
3,00
1240 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con
6,00
Limonium spp. Endemici
1430 Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)
6,00
2230 Praterie dunali dei Malcolmietalia
3,00
3170* Stagni temporanei mediterranei
1,00
5210 Matorral arborescente di Juniperus spp.
1,00
5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides
8,00
5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
4,00
angustifoliae)
6220 Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero30,00
Brachypodietea*
8214 Versanti calcarei dell’Italia meridionale (Dianthion
12,00
rupicolae)
9320 Foreste di Olea e Ceratonia
5,00
Totale superficie SIC interessata da habitat
86,00
Habitat presenti nel SIC ITA040002 (dati da Agristudio s.r.l.)
Codice e denominazione
degli habitat individuati in Carta Natura
1240 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con
Limonium spp. endemici
1430 Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)
5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche
5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)
6220 Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei TheroBrachypodietea*
Totale superficie SIC interessata da habitat
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Superficie
(ha)
%
-
5,81
-
0,43
0,16
10,52
-
14,76
-
31,68
121
I sopralluoghi effettuati ed i rilievi in campo, nonché la lettura critica del Manuale
d’Interpretazione degli Habitat (“EUR27”), hanno permesso di interpretare meglio e
definire la struttura dei numerosi mosaici vegetazionali che caratterizzano il SIC. Ciò ha
comportato diverse modifiche alla distribuzione, all’estensione ed alla valutazione della
rappresentatività di tali habitat all’interno dei mosaici individuati.
Qui di seguito vengono sinteticamente descritti gli habitat ed i mosaici di habitat
osservati nel territorio, prima distintamente per Lampedusa e per Lampione, poi
raggruppati nel territorio del SIC.
Si fa presente che, come già detto nella parte metodologica, i codici degli habitat sono
stati individuati tenendo conto della condizione rilevata nel SIC, in cui sono frequenti,
all’interno dei poligoni di rilevamento, strutture a mosaico. Inoltre a ciascun habitat è
stato attribuito un indice (p-f-r) che esprime il “peso” di ciascuno degli habitat che
partecipano al mosaico stesso (puro; frequente; rado). Il primo degli habitat che
compongono il mosaico è l’habitat prevalente, che fisionomizza l’area di rilevamento. I
codici p-f-r vengono riportati nel data base degli habitat esclusivamente a fini
gestionali, e conseguentemente non vengono visualizzati nella carta degli habitat per
maggiore semplicità e chiarezza di rappresentazione, come già spiegato nella parte
metodologica.
Lampedusa
1110_p - Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina_puro:
corrisponde al tombolo sabbioso, sommerso e afitoico, che connette l’isolotto dei
Conigli con la parte orintale dell’omonima spiaggia.
1170_p - Scogliere_puro: falesie e scogliere afitoiche.
1170_f / 1240_r - Scogliere_frequente / Scogliere con vegetazione delle coste
mediterranee con Limonium spp. endemici_rado: a Lampedusa è risultato in genere
difficoltoso distinguere le falesie e le scogliere afitoiche dalle coste rocciose colonizzate
da Limonium spp. Per questo motivo sull’isola maggiore viene proposto un mosaico.
1210_r / 2110_r / 2210*_r / 2230_r - Vegetazione annua delle linee di deposito
marine_rado / Dune mobili embrionali_rado / *Dune fisse delle spiaggie
mediterranee_rado / Praterie dunali dei Malcomietalia_rado: in questo mosaico
ricadono tutti gli aspetti rilevati di vegetazione psammofila, caratterizzati da un
differente grado di integrità/rappresentatività e di disturbo. A tal proposito, val la pena
di rimarcare il fatto che, mentre si registrano significativi progressi dello stato di salute
(continuità, rappresentatività floristica e fisionomica) della vegetazione psammofila
protetta all’interno del SIC (es.: spiaggia dei Conigli), di contro sempre più rada,
minacciata e impoverita appare quella delle spiagge esterne al SIC, intensamente
sfruttate a fini turistici durante il periodo estivo. Più in dettaglio, l’habitat “vegetazione
annua delle linee di deposito marino” (cod. 1210) interessa superfici esigue soltanto in
corrispondenza delle spiagge dei Conigli e di Cala Pulcino, dove peraltro appare in
continua evoluzione ed in connessione topografica e dinamica con le comunità
psammofile contigue. Coerentemente con tali considerazioni tale habitat, riportato nel
Formulario Standard e poi omesso da Agristudio, in questa sede è stato incluso
all’interno del mosaico in esame.
1240_f / 5320_r - Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium
spp. endemici_frequente / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado:
questo mosaico si riscontra sulle rocce suborizzontali del settore costiero di Lampedusa,
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
122
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
dove le formazioni litofile aeroaline a Limonium lopadusanum convivono assieme ad
aspetti arbustivi legati a contesti meno esposti all’aerosol marino, ascritti all’alleanza
fitosociologica Plantagini-Thymelaeion hirsutae. A tal proposito si segnalano le forti
divergenze riscontrate nell’interpretazione degli arbusteti subalofili di Lampedusa: tali
formazioni vengono infatti unanimemente assegnate all’alleanza PlantaginiThymelaeion hirsutae dai fitosociologi, corrispondente all’habitat 5320 “Formazioni
basse di euforbie vicino alle scogliere” della Dir. 92/43 CEE, mentre gli estensori del
manuale “Eur27” le includono esplicitamente nell’habitat 5430 “Formazioni cretesi
(Euphorbio-Verbascion)” (codice 33.5 secondo Palearctic Classification).
1430_f - Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)_frequente: i fruticeti dei
Pegano-Salsoletea, caratterizzati dalla dominanza di chenopodiace fruticose come
Suaeda vera, Suaeda pelagica e Salsola oppositifolia sono particolarmente integri e ben
rappresentati all’isolotto dei Conigli e lungo la costa sud-occidentale di Lampedusa sino
a Capo Ponente. Al medesimo habitat viene inoltre riferito un piccolo popolamento a
Limoniastrum monopetalum, localizzato nello stesso contesto territoriale sopra la
Tabaccara, poco a Est dell’istmo dei Conigli.
1430_f / 5331_r - Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)_frequente /
Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado: abbastanza localizzato, questo mosaico si
riscontra nella zona della Tabaccara e con qualche nucleo sparso sotto il faro di Punta
Ponente, sopra cumuli di detrito dovuti al crollo della falesia attiva sovrastante.
5330_f / 6220*_r / 5430_r - Perticaie termo-mediterranee e predesertiche_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea_rado / Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion
_rado: le formazioni arbustive a prevalenza di Euphorbia dendroides risultano piuttosto
rare e localizzate sui versanti acclivi, rocciosi e soleggiati dei valloni esposti a
meridione dell’isola di Lampedusa.
5330_r / 5334_r / 6220*_r - Perticaie termo-mediterranee e predesertiche_rado/Macchia
rada
mediterranea
predesertica
(Periplocion
angustifoliae)_rado / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea_rado: corrisponde ad aspetti di mosaico rado di macchia
termofila riferibile all’Oleo-Ceratonion (lentisco, olivastro, Teucrium fruticans e
Prasium majus), gariga a Coridothymus e prateria perenne e annua, localizzato al
Vallone Imbriacole.
5331_f / 6220*_r / 5334_r - Formazioni ad Euphorbia dendroides_frequente /
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_rado: gli aspetti di macchia piuttosto densa ad Euphorbia dendroides,
localizzati nella porzione più alta e sulle rupi presso lo sbocco a mare del Vallone della
Forbice, ospitano anche lembi riferibili al Periplocion angustifoliae, aspetti di prateria
perenne ad Hyparrhenia hirta e praterelli terofitici riferibili al Plantagini-Catapodion
marini.
5430_f / 5320_r / 6220*_r - Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion
_frequente / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado:
mosaico di gariga densa a Coridothymus capitatus + macchia rada ad Euphorbia
dendroides + prateria perenne e annua.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
123
5430_f / 6220*_r - Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_frequente /
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado: mosaico di gariga densa a Coridothymus capitatus + macchia
rada ad Euphorbia dendroides + prateria perenne e annua.
5430_f / 6220*_r / 5334_r - Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea_rado / Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_rado: aspetti molto espressivi di mosaico di gariga densa a
Coridothymus capitatus e macchia rada a Periploca angustifolia, frammisti a cenosi di
prateria perenne e annua, si riscontrano tra la destra idrografica del Vallone della
Forbice e la porzione sud-orientale di C.da Sanguedolce, ai margini dell’area
rimboschita.
6220*_f - *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_frequente: poiché non esistono aspetti di prateria pseudosteppica pura,
con questa sigla sono stati indicati gli aspetti piuttosto densi ed espressivi che
costituiscono un mosaico di prateria perenne (dominata da Hyparrhenia hirta s.l. e/o
Piptatherum miliaceum s.l.) e annua e gariga a Coridothymus capitatus. Aspetti simili si
rinvengono in corrispondenza degli incolti terrazzati, dove il processo di successione
progressiva appare piuttosto avanzato.
6220*_r / 5430_r - *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea_rado
/
Phrygane
endemiche
dell’EuphorbioVerbascion_rado: mosaico di prateria perenne degradata (dominata da Charybdys e
Asphodelus) e annua (prevalente) + gariga rada a Coridothymus capitatus.
6220*_f / 5430_r - *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea_frequente / Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_rado: mosaico di prateria perenne (dominata da Hyparrhenia hirta s.l. e/o
Piptatherum miliaceum s.l.) e gariga rada a Coridothymus capitatus.
6220*_f / 5430_r / 3170_r / 3140*_r - *Pseudo-steppa con graminacee perenni e
piante annue dei Thero-Brachypodietea_frequente / Phrygane endemiche
dell’Euphorbio-Verbascion_rado / *Stagni temporanei mediterranei_rado / Acque
dure oligo-mesotrofiche con vegetazione bentica di Chara spp._rado: mosaico di
prateria perenne degradata (dominata da Charybdys maritima e Asphodelus ramosus) e
annua (prevalente) + gariga rada a Coridothymus capitatus + vegetazione acquatica a
Chara vulgaris e/o a Elatine gussonei. Gli aspetti più ricchi, espressivi e cospicui di
“campi” di pozze effimere su roccia sono localizzati ai margini o nelle radure all’interno
dei rimboschimenti delle contrade Sanguedolce e TaccioVecchio, su un acrocoro sulla
destra idrografica del Vallone Imbriacole e, all’esterno o ai margini del SIC, sulla destra
idrografica di Cala Croce e di Cala Madonna.
6220*_f / 5430_r / 5320_r - *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue
dei Thero-Brachypodietea_frequente / Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_rado / Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_rado: mosaico
di prateria perenne e annua (prevalente) + gariga a Coridothymus capitatus + gariga
litofila aeroalina a Triadenia aegyptica e/o Thymelaea hirsuta.
6220*_r / 5430_r / 5331_r / 5334_r - *Pseudo-steppa con graminacee perenni e
piante annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Phrygane endemiche
dell’Euphorbio-Verbascion_rado / Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado /
Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado: mosaico
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
124
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
di prateria perenne degradata (dominata da Charybdys e Asphodelus) e annua
(prevalente) + gariga rada a Coridothymus capitatus + lembi di macchia termofila con
specie dell’Oleo-Ceratonion (Euphorbia dendroidies, lentisco, olivastro, Teucrium
fruticans e Prasium majus) + Periploca.
9320_f / 5334_r - Foreste di Olea e Ceratonia_frequente / Macchia rada
mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado: mosaico formato da
nuclei densi di macchia termofila con specie dell’Oleo-Ceratonion + Periploca.
9320_r / 5331_r / 5334_r / 6220*_r - Foreste di Olea e Ceratonia_rado / Formazioni
ad Euphorbia dendroides_rado / Macchia rada mediterranea predesertica
(Periplocion angustifoliae)_rado / *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_rado: sull’isola sono del tutto scomparsi gli aspetti
di boscaglia termofila ad olivastro, pianta che risulta piuttosto rara in tutto il SIC.
Circoscritti e ridotti nuclei di boscaglia termofila a carrubo (specie di dubbio indigenato,
molto probabilmente introdotta e spontaneizzata) si rinvengono nel tratto terminale di
Cala Galera e al Vallone Imbriacole. Si tratta tuttavia di aree molto circoscritte, in cui
tali aspetti appaiono peraltro frammisti a consorzi tipici di altri habitat d’interesse
comunitario. Alla luce di queste considerazioni, si è deciso di includere tali popolamenti
di carrubo nei mosaici.
Si fa presente che, sebbene Lampedusa sia menzionata nel “Manuale di Interpretazione
degli Habitat - Eur27” relativamente all’habitat 9540 “Pinete mediterranee con pini
endemici del Mediterraneo”, e nel “Manuale d’interpretazione Corine Biotopes” a
proposito della presenza del biotopo 42.8463 “Pinete a pino d’Aleppo di Lampedusa”, i
consulenti del Piano di Gestione hanno ritenuto di non utilizzare tali categorie in quanto
nessuna fonte bibliografica fa cenno alla presenza di questo habitat forestale a
Lampedusa, dove peraltro il pino d’Aleppo è stato impiantato artificialmente negli
ultimi 30 anni, e dove risulta sopravvissuto solo un singolo individuo autoctono in C.da
Taccio Vecchio (PASTA, 2001; LA MELA VECA et alii, 2003).
Lampione
1170_p - Scogliere_puro: le falesie e le scogliere afitoiche sono state distinte
cartograficamente soltanto a Lampione.
1240_r - Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp.
endemici: sono state circoscritte cartograficamente soltanto le scogliere colonizzate da
Limonium albidum di Lampione, dove si è operato ad una scala di dettaglio maggiore.
1420_f - Perticaie alofile mediterranee e termo-atlantiche (Arthrocnemetalia
fruticosae)_frequente: sui gradoni rocciosi della porzione meridionale di Lampione,
posti a pochi metri sul livello del mare e pertanto interessati da un continuo e sostenuto
apporto salino frutto di frequenti mareggiate, si rileva un mosaico costituito da aspetti di
fruticeto alo-nitrofilo ad Arthrocnemum glaucum e aggruppamenti ipernitrofili-alofili
annui a Mesembryanthemum nodiflorum.
Nelle seguenti tabelle vengono riportati gli habitat ed i mosaici di habitat individuati nel
territorio, del SIC, distinguendo l’isola di Lampedusa, l’isolotto di Lampione, ed in
ultimo sommando le due informazioni relative all’intero SIC.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
125
CATEGORIE DI RILEVAMENTO DELLA CARTA DEGLI HABITAT
LAMPEDUSA
Codice
Denominazione
Superficie
degli habitat e dei mosaici di habitat
individuati nei sopralluoghi
(ha)
% su
SIC
1110_p
Banchi di sabbia a debole copertura permanente di
0,19
0,01
acqua marina_puro
1170_p
Scogliere_puro
7,02
0,50
1170_f /
Scogliere_frequente / Scogliere con vegetazione
64,74
4,63
1240_r
delle coste mediterranee con Limonium spp.
endemici_rado
0,75
0,05
Vegetazione annua delle linee di deposito
1210_r /
marine_rado / Dune mobili embrionali_rado /
2110_r /
2210*_r/2230_ *Dune fisse delle spiaggie mediterranee_rado /
Praterie dunali dei Malcomietalia_rado
r
1240_f /
Scogliere con vegetazione delle coste
47,58
3,40
5320_r
mediterranee con Limonium spp.
endemici_frequente / Formazioni basse di
euforbie vicino alle scogliere_rado
1430_f
Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano12,64
0,90
Salsoletea)_frequente
1430_f /
Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano1,57
0,11
5331_r
Salsoletea)_frequente / Formazioni ad Euphorbia
dendroides_rado
1,87
0,13
Perticaie termo-mediterranee e pre5330_r /
desertiche_rado/Macchia rada mediterranea
5334_r /
predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado /
6220*_r
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_rado
4,48
0,32
5330_f /
Perticaie termo-mediterranee e pre6220*_r /
desertiche_frequente / *Pseudo-steppa con
5430_r
graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado / Phrygane endemiche
dell’Euphorbio-Verbascion _rado
2,12
0,15
Formazioni ad Euphorbia dendroides_frequente /
5331_f /
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
6220*_r /
annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Macchia
5334_r
rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_rado
52,40
3,75
5430_f /
Phrygane endemiche dell’Euphorbio5320_r /
Verbascion_frequente / Formazioni basse di
6220*_r
euforbie vicino alle scogliere_rado / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea_rado
5430_f /
Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion
352,10
25,20
6220*_r
_frequente / *Pseudo-steppa con graminacee
perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
126
5430_f /
6220*_r /
5334_r
6220*_f
6220*_f /
5430_r
6220*_r/5430_
r
6220*_f /
5430_r /
3170*_r /
3140_r
6220*_f /
5430_r /
5320_r
6220*_r /
5430_r /
5331_r /
5334_r
9320_r /
5331_r /
5334_r /
6220*_r
9320_f /
5334_r
25,20
1,80
91,59
6,55
1,52
0,11
358,66
25,67
1,97
0,14
59,34
4,25
17,09
1,22
3,97
0,28
1,31
0,09
1.108,12
79,30
Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_frequente / *Pseudo-steppa con
graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado / Macchia rada mediterranea
predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_frequente
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_frequente /
Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_rado
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Phrygane
endemiche dell’Euphorbio-Verbascion _rado
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_frequente /
Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_rado / *Stagni temporanei
mediterranei_rado / Acque dure oligomesotrofiche con vegetazione bentica di Chara
spp._rado
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_frequente /
Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_rado / Formazioni basse di euforbie
vicino alle scogliere_rado
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Phrygane
endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_rado /
Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado /
Macchia rada mediterranea predesertica
(Periplocion angustifoliae)_rado
Foreste di Olea e Ceratonia_rado / Formazioni ad
Euphorbia dendroides_rado / Macchia rada
mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_rado / *Pseudo-steppa con
graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado
Foreste di Olea e Ceratonia_frequente / Macchia
rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_rado
Totale superficie SIC interessata da habitat
*: habitat prioritari; p = puro: 90÷100%; f = frequente: 50÷90%; r = rado: 10÷50%
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
127
CATEGORIE DI RILEVAMENTO DELLA CARTA DEGLI HABITAT
LAMPIONE
Codice
Denominazione
Superficie
degli habitat e dei mosaici di habitat
individuati nei sopralluoghi
(ha)
% su
SIC
1170_p
Scogliere_puro
0,31
0,022
1240_r
Scogliere
con
vegetazione
delle
coste
0,47
0,034
mediterranee con Limonium spp. endemici_rado
1420_f
Perticaie alofile mediterranee e termo-atlantiche
0,43
0,031
(Arthrocnemetalia fruticosae)_frequente
Totale superficie SIC interessata da habitat
1,20
0,086
p = puro: 90÷100%; f = frequente: 50÷90%; r = rado: 10÷50%
CATEGORIE DI RILEVAMENTO DELLA CARTA DEGLI HABITAT
LAMPEDUSA E LAMPIONE
Codice
Denominazione
Superficie
degli habitat e dei mosaici di habitat
individuati nei sopralluoghi
(ha)
%
1110_p
Banchi di sabbia a debole copertura permanente di
0,19
0,01
acqua marina_puro
1170_p
Scogliere_puro
7,33
0,52
1170_f /
Scogliere_frequente / Scogliere con vegetazione
64,74
4,63
1240_r
delle coste mediterranee con Limonium spp.
endemici_rado
0,75
0,05
1210_r /2110_r Vegetazione annua delle linee di deposito
/ 2210*_r /
marine_rado / Dune mobili embrionali_rado /
2230_r
*Dune fisse delle spiaggie
mediterranee_rado/Praterie dunali dei
Malcomietalia_rado
1240_r
Scogliere con vegetazione delle coste
0,47
0,03
mediterranee con Limonium spp. endemici_rado
1240_f /
Scogliere con vegetazione delle coste
47,58
3,40
5320_r
mediterranee con Limonium spp.
endemici_frequente / Formazioni basse di
euforbie vicino alle scogliere_rado
1420_f
Perticaie alofile mediterranee e termo-atlantiche
0,43
0,03
(Sarcocornietea fruticosae)_frequente
1430_f
Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano12,64
0,90
Salsoletea)_frequente
1430_f /
Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano1,57
0,11
5331_r
Salsoletea)_frequente / Formazioni ad Euphorbia
dendroides_rado
1,87
0,13
Perticaie termo-mediterranee e pre5330_r /
desertiche_rado / Macchia rada mediterranea
5334_r /
predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado /
6220*_r
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_rado
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
128
5330_f /
6220*_r /
5430_r
5331_f/6220*_
r/5334_r
5430_f /
5320_r /
6220*_r
5430_f /
6220*_r
5430_f /
6220*_r /
5334_r
6220*_f
6220*_f /
5430_r
6220*_f /
5430_r /
3170*_r /
3140_r
6220*_f /
5430_r /
5320_r
6220*_r /
5430_r
6220*_r /
5430_r /
5331_r /
5334_r
Perticaie termo-mediterranee e predesertiche_frequente / *Pseudo-steppa con
graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado / Phrygane endemiche
dell’Euphorbio-Verbascion _rado
Formazioni ad Euphorbia dendroides_frequente /
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Macchia
rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_rado
Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_frequente / Formazioni basse di
euforbie vicino alle scogliere_rado / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea_rado
Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_frequente / *Pseudo-steppa con
graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado
Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_frequente / *Pseudo-steppa con
graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado / Macchia rada mediterranea
predesertica (Periplocion angustifoliae)_rado
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_frequente
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_frequente /
Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_rado
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei TheroBrachypodietea_frequente/Phrygane endemiche
dell’Euphorbio-Verbascion _rado/*Stagni
temporanei mediterranei_rado/Acque dure oligomesotrofiche con vegetazione bentica di Chara
spp._rado
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_frequente /
Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_rado / Formazioni basse di euforbie
vicino alle scogliere_rado
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_rado/ Phrygane
endemiche dell’Euphorbio-Verbascion _rado
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_rado / Phrygane
endemiche dell’Euphorbio-Verbascion _rado /
Formazioni ad Euphorbia dendroides_rado /
Macchia rada mediterranea predesertica
(Periplocion angustifoliae)_rado
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
4,48
0,32
2,12
0,15
52,40
3,75
352,10
25,20
25,20
1,80
91,59
6,55
1,52
0,11
1,97
0,14
59,34
4,25
358,66
25,67
17,09
1,22
129
9320_r /
5331_r /
5334_r /
6220*_r
9320_f /
5334_r
3,97
0,28
1,31
0,09
1.109,32
79,38
Foreste di Olea e Ceratonia_rado / Formazioni ad
Euphorbia dendroides_rado / Macchia rada
mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_rado / *Pseudo-steppa con
graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea_rado
Foreste di Olea e Ceratonia_frequente / Macchia
rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_rado
Totale superficie SIC interessata da habitat
Si fa presente che la superficie degli ambienti delle falesie è stata calcolata sulla
proiezione piana, e quindi la loro estensione reale è decisamente maggiore.
Nella seguente tabella sono riportati i tematismi di rappresentazione della Carta degli
Habitat (Tavola 8), con l’indicazione della superficie complessiva di ciascun habitat o
mosaico di habitat e della percentuale rispetto alla superficie totale del SIC.
TEMATISMI DI RAPPRESENTAZIONE DELLA CARTA DEGLI HABITAT
SIC ITA040002 “ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE”
Codice
Denominazione
Superficie
degli habitat e dei mosaici di habitat
individuati nei sopralluoghi
(ha)
% su
SIC
1110
Banchi di sabbia a debole copertura permanente di
0,19
0,01
acqua marina
1170
Scogliere
7,33
0,52
1170/ 1240
Scogliere / Scogliere con vegetazione delle coste
64,74
4,63
mediterranee con Limonium spp. endemici
1210 /2110 / 2210* Vegetazione annua delle linee di deposito marine /
0,75
0,05
/ 2230
Dune mobili embrionali / *Dune fisse delle spiaggie
mediterranee/Praterie dunali dei Malcomietalia
1240
Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee
0,47
0,03
con Limonium spp. endemici
1240 / 5320
Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee
47,58
3,40
con Limonium spp. endemici / Formazioni basse di
euforbie vicino alle scogliere
1420
Perticaie alofile mediterranee e termo-atlantiche
0,43
0,03
(Sarcocornietea fruticosae)
1430
Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)
12,64
0,90
1430 / 5331
Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea) /
1,57
0,11
Formazioni ad Euphorbia dendroides
5330 / 5334 /
Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche /
1,87
0,13
6220*
Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae) / *Pseudo-steppa con graminacee
perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea
5330 / 6220* /
Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche /
4,48
0,32
5430
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea / Phrygane
endemiche dell’Euphorbio-Verbascion
5331/6220*/5334
Formazioni ad Euphorbia dendroides / *Pseudo2,12
0,15
steppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea/ Macchia rada mediterranea
predesertica (Periplocion angustifoliae)
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
130
5430 / 5320 /
6220*
Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion /
Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere /
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea
5430 / 6220*
Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion /
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea
5430/ 6220* / 5334 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion /
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea / Macchia rada
mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)
6220*
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea
6220* / 5430
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea_frequente /
Phrygane endemiche dell’EuphorbioVerbascion_rado
6220* / 5430 /
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
3170* / 3140
annue dei Thero-Brachypodietea/ Phrygane
endemiche dell’Euphorbio-Verbascion /*Stagni
temporanei mediterranei/Acque dure oligomesotrofiche con vegetazione bentica di Chara spp.
6220*/ 5430 / 5320 *Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
annue dei Thero-Brachypodietea / Phrygane
endemiche dell’Euphorbio-Verbascion / Formazioni
basse di euforbie vicino alle scogliere
6220* / 5430 /
*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante
5331 / 5334
annue dei Thero-Brachypodietea / Phrygane
endemiche dell’Euphorbio-Verbascion / Formazioni
ad Euphorbia dendroides/ Macchia rada
mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)
9320/ 5331 / 5334/ Foreste di Olea e Ceratonia_rado / Formazioni ad
6220*
Euphorbia dendroides / Macchia rada mediterranea
predesertica (Periplocion angustifoliae) / *Pseudosteppa con graminacee perenni e piante annue dei
Thero-Brachypodietea
9320/ 5334
Foreste di Olea e Ceratonia / Macchia rada
mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)
Totale superficie SIC interessata da habitat
52,40
3,75
352,10
25,20
25,20
1,80
91,59
6,55
360,19
25,77
1,97
0,14
59,34
4,25
17,09
1,22
3,97
0,28
1,31
0,09
1.109,32
79,38
Nella Carta degli Habitat sono anche visualizzate le categorie Corine Biotope delle aree
ove non sono stati rinvenuti habitat, che si riportano nella tabella seguente.
Biotopi secondo la classificazione Corine Biotope
34.81 – Prati aridi subnitrofili a vegetazione post-colturale
37 – Prati umidi e formazioni ad erbe alte
82.3 – Seminativi e colture erbacee estensive
82.3A – Sistemi agricoli complessi
83.211 – Vigneti tradizionali
83.3112 – Impianti di pini europei
83.3113 – Impianti di cipressi e ginepri europei
83.325 – Altri impianti arborei di latifoglie
85.31 – Giardini ornamentali
86 – Città, paesi, siti industriali
86.2 – Villaggi
86.3 – Siti industriali attivi
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
131
86.31 – Insediamenti industriali, artigianali, commerciali e spazi annessi
86.413 – Cave di pietra
86.42 – Vegetazione delle aree ruderali e delle discariche
86.6 – Siti archeologici
87.2 – Comunità ruderali
Sulla base delle proporzioni misurate e rilevate in campagna, è stata effettuata una stima
semiquantitativa del “peso” di ciascun habitat facente parte dei mosaici individuati; i
rapporti ponderali stimati sono stati i seguenti.
Tematismi della
“Peso” degli habitat
Carta degli Habitat
presenti
60
1430 Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)_f
+
40
5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r
30
1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine_r
+
30
2110 Dune mobili embrionali_r
+
20
2210* Dune fisse delle spiagge mediterranee_r
+
20
2230 Praterie dunali dei Malcolmietalia_r
1170 Scogliere_f
60
+
1240 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con
Limonium spp. endemici_r
40
60
1240 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con
Limonium spp. endemici_f
+
40
5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_r
60
9320 Foreste di Olea e Ceratonia_f
+
40
5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_r
5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_f
50
+
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue
30
dei Thero-Brachypodietea_r
+
5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_r
20
50
5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche_r
+
25
5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_r
+
25
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue
dei Thero-Brachypodietea_r
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
132
9320 Foreste di Olea e Ceratonia_r
+
5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r
+
5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_r
+
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue
dei Thero-Brachypodietea_r
5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_f
+
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue
dei Thero-Brachypodietea_r
+
5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_r
5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_f
+
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue
dei Thero-Brachypodietea_r
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue
dei Thero-Brachypodietea_r
+
5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion _r
+
5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides_r
+
5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_r
5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_f
+
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue
dei Thero-Brachypodietea_r
+
5334 Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)_r
5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_f
+
5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_r
+
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue
dei Thero-Brachypodietea_r
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue
dei Thero-Brachypodietea_r
+
5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_r
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue
dei Thero-Brachypodietea_f
+
5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_r
+
5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere_r
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
40
20
20
20
60
20
20
60
40
40
35
15
10
50
35
15
60
30
10
85
15
60
25
15
133
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue
dei Thero-Brachypodietea_f
+
5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_r
+
3170* Stagni temporanei mediterranei_r
+
3140 Acque dure oligo-mesotrofiche con vegetazione bentica
di Chara spp._r
6220* Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue
dei Thero-Brachypodietea_f
+
5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion_r
50
30
10
10
60
40
Queste considerazioni quali-quantitative hanno permesso di valutare con buona
approssimazione la superficie effettivamente ricoperta dagli habitat presenti nel SIC.
Codice e denominazione degli Habitat presenti nel SIC ITA040002
“Isola di Lampedusa e Lampione”
1110 - Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina
1170 - Scogliere
1210 - Vegetazione annua delle linee di deposito marine
1240 - Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium
spp. endemici
1420 Perticaie alofile mediterranee e termo-atlantiche (Arthrocnemetalia
fruticosae)
1430 - Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)
2110 - Dune mobili embrionali
2210* - Dune fisse delle spiagge mediterranee
2230 - Praterie dunali dei Malcolmietalia
3140 - Acque dure oligo-mesotrofiche con vegetazione bentica di Chara
spp.
3170* - Stagni temporanei mediterranei
5320 - Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere
5330 - Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche
5331 - Formazioni ad Euphorbia dendroides
5334 - Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion
angustifoliae)
5430 - Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion
6220* - Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei TheroBrachypodietea
9320 - Foreste di Olea e Ceratonia
Totale superficie SIC interessata da habitat
Estensione
(Ha)
(%)
0,19
0,01
46,17
3,30
0,22
0,02
54,91
3,93
0,43
0,03
13,58
0,22
0,15
0,15
0,20
0,97
0,02
0,01
0,01
0,01
0,20
43,65
3,17
5,26
7,70
0,01
3,12
0,23
0,38
0,55
332,01
598,72
23,76
42,84
2,38
1.109,32
0,17
79,38
Nonostante la storia passata e recente del territorio in cui ricade il SIC sia scandita da
episodi di drammatica manomissione e dall’alterazione irreversibile dei precedenti
equilibri ambientali, Lampedusa ospita tuttora un numero ragguardevole (18!) di
habitat, molti dei quali presentano alti o altissimi livelli di ricchezza floristica, di
endemismo e di espressività fisionomico-strutturale. L’isola risulta peraltro ospitare il
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
134
più elevato numero di endemiti vegetali esclusivi noto per le isole parasicule (PASTA,
1997).
Va posto in estrema evidenza che la superficie complessiva interessata da habitat
d’interesse comunitario è pari a 1.109,32 ha (= 79,38%) del SIC.
Ben 2/3 di tale superficie è caratterizzata da mosaici di prateria perenne e annua e
gariga, corrispondenti agli habitat 5430 e 6220*; oltre il 10,5% del SIC è caratterizzato
dal mosaico tipico delle coste rocciose riferibile agli habitat 1170, 1240 e 5230.
Gli aspetti più maturi di macchia appaiono drasticamente ridotti rispetto alle precedenti
stime: la somma delle superfici degli habitat 5330, 5331, 5334 e 9320 passa da 17,0
(Formulario Natura 2000) a 10,7 (Agristudio) a 1,3 (presente relazione). Ciò si spiega
con il fatto che nella stragrande maggioranza dei casi non è stato possibile rinvenire
aspetti puri o nettamente prevalenti di macchia; le sclerofille, anzi, il più delle volte
giocano un ruolo di semplici comprimarie in aspetti dominati dalla gariga a
Coridothymus capitatus. Gli habitat connessi con le formazioni pre-forestali e forestali
più mature sono fortemente frammentati e circoscritti. Il ripristino di superfici
significative degli habitat 5330, 5331, 5334 e 9320 e la conservazione delle pinete
(sebbene realizzate con germoplasma proveniente da altre aree), nonché l’eventuale
ricostituzione di nuclei di pineto autoctono a pino d’Aleppo (9540) deve pertanto essere
una priorità del Piano di Gestione.
Alcuni habitat ricadono o sono limitrofi ad aree in cui sono stati realizzati dei
rimboschimenti con essenze alloctone, la cui manutenzione pregiudica il grado di
naturalità del paesaggio locale e conseguentemente lo status degli habitat vicini; per
questo motivo la gestione di tali impianti artificiali rappresenta un elemento importante
nella pianificazione del SIC e vanno conseguentemente previsti diradamenti ed
interventi di rinaturazione.
Gli habitat riferiti agli aspetti pre-forestali e forestali appaiono quasi sempre o come
componente minoritaria dei mosaici o – raramente – come lembi superstiti, per lo più in
corrispondenza di alcuni fondovalle dei canyon rivolti verso meridione dell’isola di
Lampedusa.
Relativamente alla struttura ed alla distribuzione degli habitat rinvenuti, emerge con
grande evidenza l’elevata percentuale di SIC riferibile ad habitat prioritari.
Gran parte delle superfici interessate da habitat coincide con diverse combinazioni di
pochi habitat corrispondenti agli stadi iniziali della serie di vegetazione potenziale
locale: gli habitat di prateria perenne e annua (cod. 6220*) e le garighe xerofile (cod.
5430) da soli coprono oltre metà del SIC; altrove tali habitat partecipano a mosaici
ancor più complessi con 5320 e/o 5331 e/o 5334.
Gli habitat costieri risentono molto del condizionamento edafico (topografia,
esposizione, conformazione del rilievo, natura chimica del substrato): l’habitat 1430 è
presente sui susbtrati argillosi salati e stagionalmente aridi, l’1110 in corrispondenza
dell’istmo sabbioso sommerso presso l’isolotto dei Conigli, gli habitat 1210, 2210,
2210* e 2230 in diversi micrositi delle poche spiagge presenti. Gli habitat 1170
(afitoico) e 1240 sono fedeli ai substrati rocciosi esposti all’aerosol marino e
caratterizzano oltre i 2/3 del perimetro costiero del SIC.
Indipendentemente dalla loro estensione, va rimarcato comunque l’eccellente livello di
rappresentatività degli habitat 1170, 1240, 1420, 1430, 5320, 5331, 5334, 5430 e la
significativa superficie occupata dall’habitat prioritario 6220*. Pur essendo minacciati
e/o molto localizzati, va attribuito un buon livello di rappresentatività anche agli habitat
connessi con gli ambienti umidi temporanei, 3140 e 3170*: essi non soltanto ospitano
vegetali pregiati, quali Elatine gussonei, ma costituiscono l’unico sito riproduttivo utile
per diversi vertebrati e invertebrati.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
135
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Vale la pena di sottolineare come Lampione, pur essendo quasi del tutto estraneo al
disturbo antropico, ospiti superfici molto esigue di habitat (1170, 1240 e 1420), a causa
dell’elevato impatto provocato dalla colonia di gabbiani su questo delicato ecosistema
microinsulare.
La salvaguardia degli impluvi garantirebbe la diffusione, una maggiore connessionecontinuità e, dunque, l’effettivo recupero funzionale complessivo dei nuclei superstiti di
vegetazione a macchia (cod. 5330) e a macchia-foresta termofila (cod. 9320). Pur
avendo caratteristiche idonee ad ospitare superfici ben più significative di tali habitat,
gran parte dei canyon ne sono in pratica privi a causa degli interventi di trasformazione
“aggressiva” del territorio in cui ricade il SIC.
Una superficie significativa del SIC è caratterizzata da incolti (cod. CB 34.81), in
evoluzione verso aspetti riferibili agli habitat 6220*, 5430, 5330 e 5334.
Indipendentemente dal loro trend evolutivo, queste formazioni erbacee rappresentano
già ora una delle tessere più importanti del mosaico seminaturale locale per la loro
ricchezza floristica in genere e per l’evato numero di specie pregiate che ospitano. Lo
stesso discorso vale anche per i consorzi pre-forestali - riferiti all’habitat 5330 – che
potrebbero evolvere verso comunità di macchia termofila, ampliando e rendendo più
continue le superfici forestali oggi ricoperte dall’habitat 9320.
Di grande interesse, costituendo l’unico sito idoneo per gran parte della flora e della
fauna anfibia del SIC, è la zona dell’invaso artificiale (in abbandono) di C.da Taccio
Vecchio.
L’analisi della distribuzione delle specie di interesse conservazionistico e/o
biogeografico ha evidenziato quanto segue:
-
Ben 46 (45 di Lampedusa + 1 di Lampione) dei 95 taxa vegetali di maggiore
interesse biogeografico e/o conservazionistico individuati nel SIC sono legati
esclusivamente ad habitat d’interesse comunitario: si tratta di Aeluropus lagopoides,
Allium hemisphaericum, Allium hirtovaginatum, Allium lopadusanum, Ambrosina
bassii, Arthrocnemum macrostachyum, Astragalus epiglottis, Caralluma europaea
subsp. europaea, Catapodium hemipoa subsp. occidentale, Colchicum bivonae,
Coronilla valentina subsp. glauca, Crucianella rupestris, Cuscuta palaestina,
Daucus gingidium subsp. rupestris, Dianthus rupicola (subsp. lopadusanus), Elatine
gussonei, Eryngium dichotomum, Euphorbia exigua var. pycnophylla, Filago
congesta, Filago cossyrensis, Hypericum aegypticum, Lagurus ovatus subsp. nanus,
Launaea nudicaulis, Limoniastrum monopetalum, Limonium albidum, Limonium
intermedium, Limonium lopadusanum, Lycium intricatum, Marrubium alysson,
Matricaria aurea, Micromeria fruticulosa, Ophrys calliantha, Ophrys ciliata,
Ophrys scolopax s.l., Pancratium angustifolium, Paronychia arabica subsp.
longiseta, Pinus halepensis, Reichardia tingitana, Scilla dimartinoi, Senecio
cineraria subsp. bicolor, Senecio incrassatus, Senecio pygmaeus, Suaeda pelagica,
Succowia balearica e Trigonella maritima. Di contro, sono soltanto 7 (Calendula
bicolor, Calendula tripterocarpa, Carduus pycnocephalus subsp. arabicus, Eruca
vesicaria subsp. longirostris, Heliotropium dolosum, Silene behen e Silene
muscipula) i taxa legati esclusivamente ai biotopi. La maggior parte delle restanti
entità è presente anche nelle unità del paesaggio agrario (seminativi, colture
permanenti, incolti e contesti ruderali marginali).
-
Sono 53 le tracheofite pregiate che prediligono l’habitat prioritario “pseudo-steppa
con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea” (cod. 6220), 50
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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136
le “Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion” (cod. 5430), 34 l’habitat
“Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere” (cod. 5320), mentre 23 e 21
vivono rispettivamente sui “Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche” (cod.
5330) e “Formazioni ad Euphorbia dendroides” (cod. 5331). Ancora, le “Foreste di
Olea e Ceratonia” (cod. 9320) ne ospitano 6. Una sola specie d’interesse
biogeografico è stata invece riscontrata nell’habitat d’interesse comunitario “acque
dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp.” (cod. 3140).
-
Relativamente ai biotopi, va rimarcato il delicato ruolo di rifugio svolto dagli
incolti: ben 29 sono le emergenze floristiche effettivamente o potenzialmente
presenti nei “Prati aridi subnitrofili a vegetazione post-colturale” (cod. CB 34.81).
Molto meno ricchi ed interessanti si rivelano invece i rimboschimenti: solo gli
“Impianti di cipressi e ginepri europei” (cod. CB 83.3113) sono idonei per 20
specie, o perché sono sopravvissute all’impianto o perché esse tollerano livelli
sostenuti di disturbo antropico. 9 e 5 sono rispettivamente le emergenze botaniche
presenti nei “seminativi e colture erbacee estensive” (cod. CB 82.3) e nei consorzi
dei bordi delle strade, delle trazzere e a ridosso dei muri dei casolari abbandonati,
riferiti all’unità CB “vegetazione ruderale” (cod. CB 87.2), poche altrove.
Le conoscenze sull’auto- e sinecologia di ciascuna specie pregiata consentono di
valutarne l’idoneità ambientale “potenziale” rispetto agli habitat ed ai biotopi presenti
nel territorio in esame. Ne risulta la seguente tabella, in cui vengono riportati sia i casi
in cui i taxa sono stati effettivamente riscontrati in determinati habitat o biotopi (= +),
sia i casi di presenza potenziale (= p), quando i taxa mostrano una notevole idoneità
ambientale per quegli habitat/biotopi. Con la sigla “e” vengono indicati quei taxa di cui
è stata verificata sul campo la presenza esclusiva all’interno di un singolo habitat o
biotopo. I dati esposti nella tabella offrono una prima indicazione sulla distribuzione dei
taxa nei diversi habitat e biotopi e, indirettamente sul valore floristico di questi ultimi.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
137
Correlazione tra le esigenze ecologiche specie di interesse conservazionistico e principali Habitat e Biotopi presenti nel SIC ITA040002. Taxa effettivamente
(= +) e potenzialmente (= p) presenti; e = taxa attualmente esclusivi di un singolo habitat o biotopo.
habitat
biotopi
1110
1170
1210
1240
1430
2110
2210*
2230
3140
3170*
5320
5330
5331
5334
5430
6220*
9320
34.81
37
82.3
82.3A
83.211
83.3112
83.3113
83.325
85.31
86
86.2
86.31
86.413
86.42
87.2
Taxa
d’interesse biogeografico
o conservazionistico
Aeluropus lagopoides (L.) Thwaites
Allium hemisphaericum (Sommier) Brullo
Allium hirtovaginatum Kunth
Allium lopadusanum Bartolo, Brullo et Pavone
Ambrosina bassii L.
Anthemis lopadusana Lojac.
Arthrocnemum macrostachyum (Moric.) C. Koch
Astragalus epiglottis L.
Bryonia acuta Desf.
Bryum rubens Mitt.
Bryum versicolor A. Brunn
Calendula bicolor Raf.
Calendula tripterocarpa Rupr.
Caralluma europaea (Guss.) N.E. Br. subsp.
europaea
Carduus pycnocephalus L. subsp. arabicus (Murray)
Nyman
Carlina involucrata Poir.
Carlina sicula Ten. subsp. sicula
Carrichtera annua (L.) DC.
Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp.
occidentale (Paunero) H. et S. Scholz
p p
+
+
+
p
+
+ p
+
+
+
p
+
+ +
+
+
p p p p p p
p p p p p p
+
+
+
p
p
p p
p p
p
p
p
p
+ +
+
+ +
+
e
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
+
+
+
+
+
+
+ +
+
+ +
p
Centaurea acaulis L.
Chiliadenus lopadusanus Brullo
Cistus parviflorus Lam.
Colchicum bivonae Guss.
Coronilla valentina L. subsp. glauca (L.) Batt.
Crucianella rupestris Guss.
Cuscuta palaestina Boiss.
Daucus gingidium L. subsp. rupestris (Guss.) Onno
Daucus lopadusanus Tineo
Daucus siculus Tineo
Dianthus rupicola Biv.
Diplotaxis scaposa DC.
Echinops spinosissimus Turra subsp. spinosus Greuter
Echium arenarium Guss.
Elatine gussonei (Sommier) Brullo
Enthostodon durieui Mont s.l.
Enthostodon pulchellus (H. Philib.) Brugués
Eruca vesicaria (L.) Cav. subsp. longirostris
(Uechtr.) Rouy
Eryngium dichotomum Desf.
Euphorbia exigua L. var. pycnophylla Kramer,
Westra, Kliphuis et Gadella
Filago congesta DC.
Filago cossyrensis Lojac.
Fissidens viridulus (Anon.) Wahlenb. var. incurvus
(Rohl.) Waldh.
Funariella curviseta (Schwägr.) Sérgio
Heliotropium dolosum De Not.
habitat
biotopi
1110
1170
1210
1240
1430
2110
2210*
2230
3140
3170*
5320
5330
5331
5334
5430
6220*
9320
34.81
37
82.3
82.3A
83.211
83.3112
83.3113
83.325
85.31
86
86.2
86.31
86.413
86.42
87.2
Taxa
d’interesse biogeografico
o conservazionistico
+ +
+ + + + + +
+
e
e
+
+
+
+
+ +
+
+
e
+
+
+
+ + + + + +
+
+ p p p + +
+
+ +
+
p
+
+
+
+
+ p
+
+
+
+
+
+ p
+ +
+ +
+
p +
+ +
p p p p p p
p p p p p p
p
p p
p p
p
p
p p
p
p p
p
+ +
+ +
+ p p p + +
p +
p +
p p p p p p
p p p p p p
p
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
+ +
139
habitat
biotopi
1110
1170
1210
1240
1430
2110
2210*
2230
3140
3170*
5320
5330
5331
5334
5430
6220*
9320
34.81
37
82.3
82.3A
83.211
83.3112
83.3113
83.325
85.31
86
86.2
86.31
86.413
86.42
87.2
Taxa
d’interesse biogeografico
o conservazionistico
Hymenolobus procumbens (L.) Nutt. subsp. revelieri
(Jord.) Greuter et Burdet
Hypericum aegypticum L.
Juniperus phoenicea L. s.l.
Lagurus ovatus L. subsp. nanus (Guss.) Messeri
Launaea nudicaulis (L.) Hook fil.
Limoniastrum monopetalum (L.) Boiss.
Limonium avei (De Not.) Brullo et Erben
Limonium intermedium (Guss.) Brullo (1)
Limonium lopadusanum Brullo
Linaria reflexa (L.) Desf. subsp. lubbockii (Batt.) Brullo
Lycium intricatum Boiss.
Magydaris pastinacea (Lam.) Paol.
Mantisalca duriaei (Spach) Briq. et Cavill.
Marrubium alysson L.
Matricaria aurea (Loefl.) Schultz-Bip.
Microbryum rectum (With.) R.H. Zander
Tortella flavovirens (Bruch) Broth. var. viridiflava (De
Not.) Cas. Gill.
Micromeria fruticulosa (Bertol.) Grande
Micromeria microphylla (D’Urv.) Bentham
Ophrys cfr. calliantha Bartolo et Pulvirenti
Ophrys ciliata Biv.
Ophrys scolopax Cav. s.l.
Pancratium angustifolium Lojac.
Parietaria cretica L.
Paronychia arabica (L.) DC. subsp. longiseta Batt.
+ +
+
p
+
p + + +
+
p
p
+
p
p
e
p p
p
+
+
+
+
+ p p p + +
p
+ +
+
+ + + +
p
+
e
+
+ +
p p
e
p p p p p p
p p p p p p
e
+
p
+
+
p +
+
p
+
+
p p
p p
p
p
+
p
+
+
+ +
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
140
+
+
+
+
p
+
+
+
+
+
+
+
+
p
+
p
+
+
p
+ +
+
+
p
+
+
e
p
p
p
+
P
P
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
p
+
+
+
+
+
+
+
+
+
p
+ +
+
p
+
86.42
87.2
9320
34.81
+
83.325
85.31
86
86.2
86.31
86.413
6220*
+
83.3113
5430
+
p p
+
37
82.3
82.3A
83.211
83.3112
5334
p p
5331
1430
2110
2210*
2230
3140
3170*
5320
biotopi
5330
Periploca angustifolia Labill.
Petalophyllum ralfsii (Wils.) Nees et Gottsche
Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile
Pinus halepensis Mill.
Plantago afra L. subsp. zwierleinii (Nicotra) Brullo
Plantago albicans L.
Reichardia tingitana (L.) Roth
Rumex bucephalophorus L. subsp. aegaeus Rech.
fil.
Salvia clandestina L.
Scilla dimartinoi Brullo et Pavone
Senecio cineraria DC. subsp. bicolor (Willd.)
Arcang.
Senecio incrassatus Guss.
Senecio pygmaeus DC.
Serapias parviflora PARL.
Silene behen L.
Silene muscipula L.
Silene rubella L. subsp. turbinata (Guss.) Chater et
Walters
Sonchus asper (L.) Hill subsp. glaucescens (Jordan)
Ball
Suaeda pelagica Bartolo, Brullo et Pavone
Succowia balearica (L.) Medik.
Trigonella maritima Poir.
Tragopogon cupanii DC.
Vicia leucantha Biv.
Tot. “+”
Tot. “p”
Tot. “e”
Tot. complessivo
habitat
1110
1170
1210
1240
Taxa
d’interesse biogeografico
o conservazionistico
+
p
+ +
+ +
p p
+
p
+
e
+
+
0
0
0
0
0
0
0
0
2 10 2 3 2
1 5 4 1 2
1 1 2 0 0
4 16 8 4 4
+
+
2
0
0
2
1
0
0
1
1
1
1
3
21
13
0
34
+ p p
10 8 6 32
12 13 13 16
1 0 0 2
23 21 19 50
p
p
36
15
2
53
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
+
p
4
2
0
6
26
3
0
29
0
0
0
0
6
3
0
9
6
1
0
7
0 9
0 1
0 0
0 10
5
15
0
20
0
8
0
8
0
0
0
0
1
0
0
1
1
1
0
2
0 4
1 9
0 0
1 13
141
2
1
0
3
4
1
0
5
Taxa
d’interesse biogeografico
o conservazionistico
1170
1240
1420
86
86.3
86.6
87.2
Valore floristico degli Habitat e dei Biotopi d’interesse conservazionistico presenti nela porzione del SIC ITA040002 “Isole di Lampedusa e Lampione”
relativa a Lampione. Taxa effettivamente (= +) e potenzialmente (= p) presenti negli Habitat e nei Biotopi; e = taxa attualmente esclusivi di un singolo habitat
o biotopo.
Arthrocnemum macrostachyum (Moric.) C. Koch
e
Bellevalia pelagica C. Brullo, S. Brullo et Pasta
+
Daucus gingidium L. subsp. rupestris (Guss.)
Onno
Limonium albidum (Guss.) Pignatti
Lycium intricatum Boiss.
Pancratium sp. (= gr. maritimum L.)
Tot. “+”
Tot. “p”
Tot. “e”
Tot. complessivo
+
e
e
p
+
0
0
0
0
0
0
2
2
2
1
1
4
+
+
0
0
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
2
0
0
2
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
142
La realtà territoriale esaminata appare tuttavia ben più complessa, giacché nella maggior parte
dei poligoni (descritti nelle carte e nel SIT con il codice Habitat o Corine Biotope prevalente)
sono rinvenibili mosaici di habitat e biotopi. Conseguentemente, anche le specie partecipano in
modo variabile alla composizione ed alla valenza floristica complessiva di ciascun poligono.
La Carta del Valore Floristico (Tavola 9) è stata redatta attribuendo ad ogni poligono un valore
pari al numero di specie di interesse conservazionistico della flora, rilevate sul campo o
potenziali. L’elenco delle specie, e quindi il valore floristico, è pertanto legato al singolo
poligono e non alla categoria (Habitat Direttiva o Corine Biotope) cui il poligono appartiene.
Per tale ragione, a parità di codice habitat o biotope, si possono avere poligoni a differente
valore floristico in funzione della reale distribuzione delle specie sul territorio. Nella Tavola 8
le aree sono campite diversamente in funzione del numero di specie (nessuna specie rilevata =
0; 1-5 specie; 6-20 specie; 21-50 specie; oltre 50 specie).
Dai dati riportati nella carta emerge quanto segue. I pochi ambienti in cui non è stata rilevata
nessuna specie di interesse sono gli ambienti costieri privi di vegetazione (1170 - 1110), i
giardini ornamentali (85.31), l’invaso artificiale abbandonato (37), i vigneti (83.211); hanno un
numero di specie di interesse compreso tra 1 e 5 alcune limitate aree caratterizzate da
insediamenti umani (86; 86.2; 86.31; 86.6; 86.42; 87.2) e l’isolotto di Lampione caratterizzato
dalla presenza degli habitat 1240 e 1420; presentano un numero di specie di interesse compreso
tra 6 e 20 specie di interesse alcune limitate aree caratterizzate dalla presenza di
rimboschimenti (83.325; 83.3113; 83.3112), aree ruderali e/o degradate (87.2; 86.413, e da
alcuni mosaici di vegetazione naturale limitati alle zone costiere; le aree che presentano un
numero di specie compreso tra 21 e 50 sono costituite da formazioni di vegetazione naturale
(habitat 9320-5334-1430-5331-5320) e da alcuni rimboschimenti a conifere (83.3112); la gran
parte del territorio, riferibile ad aspetti di macchia, gariga e prateria annua (5330-5430-53346220) presenta un elevato numero di specie di interesse floristico (oltre 50).
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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143
2.3.1.5 Verifica ed aggiornamento della Scheda Natura 2000 – flora ed habitat
Si precisa che le Schede Natura 2000 cui si fa riferimento nel presente capitolo sono quelle
trasmessaci ufficialmente dal Servizio VI dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente
nel dicembre 2007.
SIC ITA040001 “Isola di Linosa”
Aggiornamento Sezione 3.1. Tipi di habitat presenti nel Sito e relativa valutazione
Sulla base delle indagini effettuate, è stata confermata la presenza dei seguenti habitat già
citati nella Scheda Natura 2000:
1170 – Scogliere
Habitat ben rappresentato in particolare lungo la costa settentrionale dell’isola, dove spesso forma un
mosaico con aspetti dell’habitat 1240.
1210 – Vegetazione annua delle linee di deposito marino
Questo habitat è presente come emergenza puntiforme su modestissime superfici. Aggruppamenti
monospecifici a Cakile maritima sono stati infatti riscontrati sulle spiagge di Pozzolana di Ponente e di
Levante.
1240 – Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee
Habitat presente in maniera continua lungo la costa nord-orientale dell’isola, dove spesso forma un
mosaico con aspetti dell’habitat 1170. Risulta più discontinuo e talora danneggiato lungo la costa
nord-orientale e orientale dell’isola sino a Punta Calcarella.
5331 – Formazioni ad Euphorbia dendroides
Questo habitat, meno diffuso di quanto indicato nella precedente versione del Formulario Standard,
partecipa tuttavia a diversi mosaici rilevati sull’isola.
5334 – Macchia rada mediterranea predesertica (Periplocion angustifoliae)
Questo habitat, contraddistinto dalla predominanza di Periploca angustifolia, caratterizza pressoché
tutti gli aspetti di macchia riscontrati nel SIC.
6220 – Pseudo-steppa con graminacee e piante annue (Thero-Brachypodietea)
Le praterie a Hyparrhenia hirta, le praterie a neofite (Aphodelus ramosus e Charybdys pancration) e
le praterie annue sono presenti in diversi settori dell’isola e fisionomizzano spesso gli incolti in
evoluzione.
8220 – Pendii rocciosi silicei con vegetazione casmofitica
L’unico poligono in cui si riscontra la predominanza di questo habitat coincide con il costone rocciose
che contorna il limite orientale della Fossa del Cappellano.
8320 – Campi di lava e cavità naturali
Sebbene gli edifici vulcanici dell’isola abbiano cessato la loro attività da diverse decine di migliaia di
anni, ancora evidenti e tipiche sono le morfologie connesse con l’attività effusiva (lave “aa” e
“pahohoe” di C.da Mannarazze, condotti lavici di C.da Mannarazze, di M. Vulcano di M. Bandiera,
ecc.).
Viene inoltre confermata la presenza del seguente habitat, indicato nella Carta degli Habitat
redatta da Agristudio (ancorché non citato nella precedente versione della Scheda Natura
2000):
5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche
Vengono riferite a questo habitat, in accordo con Agristudio s.r.l., gli aspetti locali di macchia in cui
Pistacia lentiscus, Euphorbia dendroides e Periploca angustifolia giocano un ruolo fisionomicamente
paritetico.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
144
E’ stata infine accertata la presenza di 4 “nuovi” habitat precedentemente non rilevati, ovvero:
2110 Dune mobili embrionali
Sebbene circoscritti e impoveriti, consorzi dominati da Pancratium linosae riferibili a questo habitat
sono presenti a Cala Pozzolana di Ponente e di Levante, nonché sulle pendici meridionali di M. Nero e
su quelle sudorientali di Punta Calcarella.
2230 Praterie dunali dei Malcolmietalia
Sebbene circoscritti ed il più delle volte frammisti ad altri habitat connessi con i substrati sabbiosi
mobili, i consorzi terofitici riferiti a questo habitat svolgono un ruolo importante in quanto habitat
esclusivo o comune preferenziale di molte delle specie d’interesse fitogeografico-conservazionistico
note per l’isola.
5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere
Vanno riferiti a questo habitat gli aspetti arbustivi legati a contesti meno esposti all’aerosol marino,
ascritti all’alleanza fitosociologica Plantagini-Thymelaeion hirsutae.
5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion
A questo habitat vanno attribuiti gli aspetti di gariga più o meno densa e continua dominati da
Coridothymus capitatus presenti sugli affioramenti rocciosi dei rilievi meridionali e sud-orientali
dell’isola.
Grado di
conservazione
Valutazione globale
•
Superficie relativa
•
Rappresentatività
•
•
Aggiornamento
% copertura
1170 – Scogliere
1210 – Vegetazione annua
delle linee di deposito
marino
1240 – Scogliere con
vegetazione delle coste
mediterranee
2110 – Dume mobili
embrionali
2230 – Praterie dunali dei
Malcomietalia
5320 – Formazioni basse
di euforbie vicino alle
scogliere
5330 – Perticaie termomediterranee e predesertiche
5331 – Formazioni ad
Euphorbia dendroides
5334 – Macchia rada
mediterranea predesertica
(Periplocion angustifoliae)
Carta Habitat
Agristudio srl
Habitat
Scheda Natura 2000
Per ciascun habitat sono stati inoltri modificati, in conformità con il “Formulario Standard
per la raccolta dei dati – Note esplicative”, i dati relativi a copertura, rappresentatività,
superficie relativa, grado di conservazione e valutazione globale, come sotto riportato.
Confermato
Confermato
5,92
0,04
A
D
B
A
A
Confermato
2,65
A
B
B
B
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
0,30
B
C
A
B
0,12
A
C
B
B
3,81
B
B
C
B
•
Confermato
24,47
C
A
B
B
•
•
Confermato
3,82
A
B
A
B
•
•
Confermato
9,40
A
B
A
A
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
145
5430 - Phrygane endemiche
Nuova
0,08
B
C
B
C
dell’Euphorbio-Verbascion
segnalazione
6220* - Pseudo-steppa con
5,17
B
B
B
B
Confermato
•
•
graminacee perenni e piante
annue dei TheroBrachypodietea
8220 – Pendii rocciosi
Confermato
0,05
A
C
A
B
•
silicei con vegetazione
casmofitica
8320 – Campi di lava e
Confermato
6,03
A
B
B
A
•
•
cavità naturali
Rappresentatività: A (eccellente), B (buona), C (significativa), D (presenza non significativa);
Superficie relativa: A: 100 > = p > 15%, B: 15 > = p > 2%, C: 2 > = p > 0%;
Grado di conservazione: A (eccellente), B (buona), C (media o ridotta);
Valutazione globale: A (eccellente); B (buono), C (significativo).
Aggiornamento Sezione 3.2.g “Piante elencate nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE”
Viene confermata la presenza dell’epatica Petalophyllum ralfsii.
Aggiornamento Sezione 3.3 “Altre Specie importanti di flora e fauna”
Le informazioni contenute nella versione precedente del Formulario sono state aggiornate alla
luce di quanto emerso durante le ricerche bibliografiche ed i sopralluoghi effettuati. Sono stati
mantenuti 11 dei 13 taxa già indicati nel Formulario Standard.
Sono state eliminate le seguenti due specie:
- Euphorbia dendroides L. non è protetta da alcuna direttiva o convenzione, non risulta rara o
minacciata a livello nazionale, regionale o provinciale e non riveste particolare pregio biogeografico.
- Limonium albidum (Guss.) Pignatti è un endemita esclusivo di Lampione che non è mai stato
segnalato da nessun botanico per Linosa. Il suo inserimento nella versione precedente del Formulario
dipende dal fatto che nelle versioni precedenti del Formulario stesso Lampione era stato incluso nel
medesimo SIC di Linosa.
V
Motivazione
V
Allium subvillosum Schultes et Schultes
fil.
Ambrosina bassii L.
Anthemis secundiramea Biv. var.
cossyrensis Guss.
Popolazione
V
NOME SCIENTIFICO
Scheda
Natura 2000
Gruppo
Sono state invece inserite ex novo 61 ulteriori entità, 39 delle quali figurano nelle liste rosse
regionali di CONTI et alii (1997). Serapias parviflora figura inoltre in Appendice II della
Convenzione CITES, le altre rivestono un certo interesse biogeografico-conservazionistico
(endemiche, stenocore, rare a livello regionale o provinciale).
P
A
P
A
V
AB
Aggiornamento
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
146
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
Astragalus peregrinus Vahl subsp.
warionis (Gand.) Maire
Athalamia spathysii (Lindb.) S. Hatt. (1)
Avena saxatilis (Lojac.) Rocha Afonso
(2)
Bellium minutum L.
Bryonia acuta Desf.
Bryum gemmilucens Wilcz. et Dem. (3)
Bryum ruderale Crundw. et Niholm (3)
Calendula tripterocarpa Rupr.
Carduus pycnocephalus L. subsp.
arabicus (Murray) Nyman
Carlina sicula Ten. subsp. sicula
Castellia tuberculosa (Moris) Bor
Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz
subsp. occidentale (Paunero) H. et S.
Scholz
Cephaloziella rubella (Nees) Warnst.
(1)
Crossidium crassinerve (De Not.) Jur.
(3)
Daucus gingidium L. subsp. rupestris
(Guss.) Onno
Echium arenarium Guss.
Enthostodon durieui Mont s.l. (3, 4)
Enthostodon hungaricus (Boros) Loeske
Enthostodon pulchellus (H. Philib.)
Brugués (3, 5)
Erodium neuradifolium Delile var.
linosae (Sommier) Brullo
Euphorbia dendroides L.
Exormotheca pustulosa Mitt. (1)
Fissidens viridulus (Anon.) Wahlenb
var. incurvus (Rohl.) Waldh. (3, 6)
Fossombronia crozalsii Corb. (1)
Fossombronia pusilla (L.) Nees var.
decipiens Corbière (1)
Fossombronia wondraczekii (Corda)
Lindb. (1)
Fumaria bicolor Nicotra
Funariella curviseta (Schwägr.) Sérgio
(3)
Heliotropium dolosum De Not.
Juniperus turbinata Guss.
Lagurus ovatus L. subsp. nanus (Guss.)
Messeri
Leptobarbula berica (De Not.) Schimp
(3)
Limoniastrum monopetalum (L.) Boiss.
Limonium albidum (Guss.) Pign.
Limonium algusae (Brullo) Greuter
Limonium lopadusanum Brullo
Linaria pseudolaxiflora Lojac.
Logfia lojaconoi (Brullo) Brullo
Lotus halophilus Boiss. et Spruner
Lotus peregrinus L.
•
•
•
•
•
•
•
•
P
AD
P
A
P
A
R
V
R
P
P
A
A
C
D
P
R
B
A
C
D
P
A
P
A
V
AD
V
P
P
A
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P
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AB
P
A
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A
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C
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P
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C
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A
A
AB
AB
AD
A
D
A
A
D
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Eliminata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Eliminata
Confermata
Confermata
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
147
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
Lycium intricatum Boiss.
Medicago secundiflora Durieu
Microbryum rectum (With.) R.H.
Zander (3, 7)
Micromeria
microphylla
(D’Urv.)
Bentham
Ononis dentata Lowe
Ononis serrata Forssk.
Onopordum argolicum Boiss.
Ophioglossum lusitanicum L.
Oxymitra incrassata (Brot.) Sérgio et
Sim. (1)
Pancratium angustifolium Lojac. (8)
Parietaria cretica L.
Periploca angustifolia Labill.
Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp.
saxatile
Plantago afra L. subsp. zwierleinii
(Nicotra) Brullo
Pseudocrossidium replicatum (Taylor)
R.H. Zander (3)
Pterygoneurum lamellatum (Lindb.) Jur.
(3)
Reichardia tingitana (L.) Roth
Rhus tripartita (Ucria) Grande
Rumex bucephalophorus L. subsp.
aegaeus Rech. fil. (9)
Senecio cineraria DC. subsp. bicolor
(Willd.) Arcang. (10)
Serapias parviflora Parl.
Silene apetala Willd.
Silene behen L.
Succowia balearica (L.) Medik.
Tortella flavovirens (Bruch) Broth. var.
papillosissima C. Sérg. et C. Casas (3)
Tortula brevissima Schiffn. (3)
Tortula modica R.H. Zander (3, 11)
Tortula revolvens (Schimp.) G. Roth (3)
Tortula solmsii (Schimp.) Limpr. (3)
Valantia calva Brullo
Volutaria lippii (L.) Maire
•
•
C
R
A
A
P
D
V
D
R
R
R
V
D
A
A
D
P
D
R
R
C
AB
A
A
C
A
C
AB
P
A
P
A
R
R
AD
A
C
A
C
A
R
P
P
P
C
A
A
A
P
D
P
P
P
P
R
C
D
A
D
D
AB
AD
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Confermata
Nuova segnalazione
(1) Si tratta di una briofita e, più precisamene, di un’epatica; (2) Il suo nome corretto d’uso corrente è Avena
madritensis Baum; (3) Si tratta di una briofita e, più precisamene, di un muschio; (4) Sub Entosthodon
pallescens Jur. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (5) Sub Funaria pulchella H. Philib. in CORTINIPEDROTTI & ALEFFI (1992); (6) Sub Fissidens incurvus Röhl var. tamarindifolius (Turner) Braithw. in
CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992); (7) Sub Pottia recta (With.) Mitt. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI
(1992); (8) Il suo nome corretto d’uso corrente è Pancratium linosae Soldano et F. Conti; (9) Il suo nome
corretto d’uso corrente è Rumex bucephalophorus L. subsp. gallicus (Steinh.) Rech. fil.; (10) Il suo nome
corretto d’uso corrente è Jacobaea maritima (L.) Pelser et Meijden subsp. bicolor (Willd.) B. Nord et
Greuter ; (11) Sub Pottia intermedia (Turner) Fürnr. in CORTINI-PEDROTTI & ALEFFI (1992)
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
148
SIC ITA040002 “Isola di Lampedusa e Lampione”
Aggiornamento Sezione 3.1. Tipi di habitat presenti nel Sito e relativa valutazione
E’ confermata la presenza dei seguenti habitat riportati nella precedente Scheda Natura 2000:
1170 Scogliere
Habitat ben rappresentato lungo le coste di Lampedusa e Lmapione, dove talora forma un mosaico con
aspetti dell’habitat 1240.
1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marino
Questo habitat è presente come emergenza puntiforme su modestissime superfici in corrispondenza
delle spiagge sabbiose ricadenti all’interno del SIC. Alla Spiaggia dei Conigli partecipa ad un mosaico
complesso di vegetazione psammofila.
1240 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici
Habitat presente in maniera continua lungo la costa bassa meridionale e sulle falesie settentrionali
dell’isola di Lampedusa, dove spesso forma un mosaico con aspetti dell’habitat 1170. Risulta molto
più circoscritto ed in via di rarefazione sulle coste rocciose del settore sud-orientale di Lampione.
1430 Perticae alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)
Gli arbusteti a chenopodiacee mio-aloxerofile (Suaeda pelagica, Suaeda vera e Salsola oppositifolia)
appaiono piuttosto comuni sulle falesie soleggiate su subtrati marnoso-argillosi del settore costiero
compreso tra la Tabaccara e Punta Ponente.
2230 Praterie dunali dei Malcomietalia
Sebbene circoscritti (Spiaggia dei Conigli) e frammisti ad altri habitat connessi con i substrati sabbiosi
mobili, i consorzi terofitici riferiti a questo habitat svolgono un ruolo importante in quanto habitat
esclusivo o comune preferenziale di molte delle specie d’interesse fitogeografico-conservazionistico
note per l’isola.
3170 Stagni temporanei mediterranei
Gli aspetti riferibili a questo habitat sono estremamente circoscritti e localizzati sia all’interno sia
all’esterno del SIC di Lampedusa, con una distribuzione in buona parte sovrapponibile a quella
dell’habitat 3140*.
5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides
Questo habitat, meno diffuso di quanto indicato nella precedente versione del Formulario Standard,
partecipa tuttavia a diversi mosaici pre-forestali rilevati sull’isola di Lampedusa.
5334 Macchia rada predesertica (Periplocion angustifoliae)
Questo habitat, contraddistinto dalla predominanza di Periploca angustifolia, caratterizza pressocché
tutti gli aspetti di macchia termoxerofila riscontrati nel SIC.
6220 Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue dei Thero-Brachypodietea
Le praterie a Hyparrhenia hirta, le praterie a geofite (Aphodelus ramosus e Charybdys pancration) e
le praterie annue sono presenti in diversi settori dell’isola e fisionomizzano spesso gli incolti in
evoluzione.
9320 Foreste di Olea e Ceratonia
Nella porzione terminale del Vallone di Cala Galera e di Cala Madonna e lungo un meandro del
Vallone Imbriacole si osservano gli ultimi lembi superstiti dell’unica foresta termofila a olivastro e
carrubbo nota per la Sicilia.
Viene inoltre confermata la presenza del seguente habitat, indicato nella Carta degli Habitat
redatta da Agristudio:
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
149
5330 Perticaie termo-mediterranee e pre-desertiche
Vengono riferite a questo habitat, in accordo con quanto già scritto da Agristudio, gli aspetti di
macchia ricca di Pistacia lentiscus e/o Olea europaea di Lampedusa in cui non si rileva una marcata
dominanza di Euphorbia dendroides o di Periploca angustifolia.
Sono stati eliminati dalla precedente Scheda Natura 2000 i seguenti habitat, con la seguente
motivazione:
5210 Matorral arborescente di Juniperus spp.
I lembi di macchia a ginepro feniceo presentano un’estensione estremamente ridotta ed una scarsa
rappresentatività floristico-fisionomica, tali da non giustificare l’inserimento nella Scheda Natura
2000; i piccoli nuclei censiti (LA MELA VECA & PASTA, 2006) non ricoprono mai, infatti, aree di
ampiezza superiore ai 10 m2.
8214 Versanti calcarei dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae)
L’habitat rupicolo vero e proprio è assente sia a Lampedusa sia a Lampione, in quanto anche i versanti
verticali delle loro falesie sono fortemente influenzati dall’aerosol marino e presentano pertanto
caratteristiche più idonee alle comunità litofile aeroaline e mioaloxerofile costiere dei CrithmoLimonietea e dei Pegano-Salsoletea. Ciò spiega perché tale habitat, riportato nella precedente versione
della Scheda Natura 2000, non è stato censito né da Agristudio né in questa sede. Va peraltro precisato
che le piccole balze rocciose che ospitano popolamenti di Dianthus rupicola subsp. lopadusanus,
localizzate per lo più lungo i versanti dei valloni esposti a meridione, occupano sempre aree molto
esigue e mai superiori ai 10 m2.
E’ stata inoltre accertata la presenza di 7 “nuovi” habitat precedentemente non rilevati,
ovvero:
1110 Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina
Pur essendo sommerso nel tratto di mare poco profondo che separa l’isolotto dei Conigli
dall’omonima spiaggia di Lampedusa, il tombolo sabbioso che costituisce tale habitat ricade entro il
perimetro del SIC e va pertanto considerato
1420 Perticaie alofile mediterranee e termo-atlantiche (Arthrocnemetalia fruticosae)
Gli aspetti di fruticeto alo-xeronitrofilo ad Arthrocnemum glaucum sono localizzati sui gradoni
rocciosi della porzione meridionale di Lampione, isolotto che evidentemente non era stato oggetto in
precedenza di studi adeguati.
2110 Dune mobili embrionali
Sebbene circoscritti e impoveriti, aspetti riferibili a questo habitat sono riconoscibili e rilevabili alla
Spiaggia dei Conigli.
2210 Dune fisse delle spiagge mediterranee (Crucianellion maritimae)*
Sebbene circoscritti e impoveriti, aspetti riferibili a questo habitat sono riconoscibili e rilevabili alla
Spiaggia dei Conigli.
3140 Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp.
Gli aspetti riferibili a questo habitat sono estremamente circoscritti e localizzati nell’Isola di
Lampedusa, con una distribuzione sovrapponibile a quella dell’habitat 3170*.
5320 Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere
Vanno riferiti a questo habitat gli aspetti arbustivi presenti nell’Isola di Lampedusa legati a contesti
meno esposti all’aerosol marino, ascritti all’alleanza fitosociologica Plantagini-Thymelaeion hirsutae.
5430 Phrygane endemiche dell’Euphorbio-Verbascion
A questo habitat vanno attribuiti gli aspetti di gariga più o meno densa e continua dominati da
Coridothymus capitatus diffusissimi a Lampedusa.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
150
Rappresentatività
Superficie relativa
Grado di
conservazione
Valutazione globale
1210 – Vegetazione annua
delle linee di deposito
marino
1240 – Scogliere con
vegetazione delle coste
mediterranee con
Limonium spp. Endemici
1420 – Perticaie alofile
mediterranee e termoatlantiche (Sarcocornietea
fruticosae)
1430 – Perticaie alonitrofile
iberiche (PeganoSalsoletea)
2110 – Dune mobili
embrionali
2210* - Dune fisse delle
spiagge mediterranee
2230 – Praterie dunali dei
Malcomietalia
3140 – Acque dure oligomesotrofiche con
vegetazione bentica di
Chara spp.
3170* - Stagni temporanei
mediterranei
5210 – Matorral
arborescente di Juniperus
sp.
5320 – Formazioni basse di
euforbie vicino alle
scogliere
5330 – Perticaie
termomediterranee e
predesertiche
5331 – Formazioni ad
Euphorbia dendroides
5334 – Macchia rada
mediterranea predesertica
(Periplocion angustifoliae)
% copertura
1110 – Banchi di sabbia a
debole copertura
permanente di acque
1170 – Scogliere
Nuova
segnalazione
0,01
D
Conferma
3,59
A
B
B
B
Conferma
0,01
B
C
A
B
Conferma
4,13
A
B
B
B
Nuova
segnalazione
0,03
A
C
A
B
Conferma
0,82
A
C
A
A
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Conferma
0,01
C
C
A
B
0,01
C
C
A
B
0,01
C
C
A
B
Nuova
segnalazione
0,01
A
C
B
B
•
Conferma
0,01
A
C
B
A
•
Eliminato
Nuova
segnalazione
3,09
A
B
B
B
Conferma
0,23
B
C
B
B
Conferma
0,36
A
C
B
A
Conferma
0,55
A
C
B
A
Carta Habitat
Agristudio srl
Habitat
Scheda Natura 2000
Per ciascun habitat sono stati inoltri modificati, in conformità con il “Formulario Standard per
la raccolta dei dati – Note esplicative”, i dati relativi a copertura, rappresentatività, superficie
relativa, grado di conservazione e valutazione globale, come sotto riportato.
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Aggiornamento
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
151
5430 – Phrygane
Nuova
23,72
B
A
B
B
endemiche dell’Euphorbiosegnalazione
Verbascion
6220* - Pseudo-steppa con
Conferma
42,69
A
A
B
A
• •
graminacee perenni e
piante annue dei TheroBrachypodietea
8214 – Versanti calcarei
Eliminato
•
dell’Italia meridionale
(Dianthon rupicolae)
9320 – Foreste di Olea e
Conferma
0,17
A
C
A
B
•
Ceratonia
Rappresentatività: A (eccellente), B (buona), C (significativa), D (presenza non significativa);
Superficie relativa: A: 100 > = p > 15%, B: 15 > = p > 2%, C: 2 > = p > 0%;
Grado di conservazione: A (eccellente), B (buona), C (media o ridotta);
Valutazione globale: A (eccellente); B (buono), C (significativo).
Aggiornamento Sezione 3.2.g “Piante elencate nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE”
Le due specie precedentemente riportate nella Scheda Natura 2000 vengono confermate, ma
vengono variati alcuni dati relativi al loro status. Viene inoltre aggiunta Elatine gussonei.
Scheda Natura 2000
Aggiornamento
Nome
POPOLAZIONE
Popolazione
Conservazione
Isolamento
Globale
VALUTAZIONE
SITO
•
Confermata
Dianthus rupicola (1)
R
C
B
A
B
Nuova segnalazione
Elatine gussonei
R
A
B
A
A
•
Confermata
Petalophyllum ralfsii (2)
P C C A C
(1) I popolamenti locali vengono attribuiti alla subsp. Lopadusanus Brullo & Minissale, 2002,
(2) endemica di Lampedusa; Si tratta di una briofita, più precisamente di un’epatica
Aggiornamento Sezione 3.3 “Altre Specie importanti di flora e fauna”
Delle 40 specie inserite in questa Sezione della Scheda Natura 2000, sono state eliminate le
seguenti:
-
Euphorbia dendroides L. - non risulta protetta da alcuna direttiva o convenzione, non risulta rara
o minacciata a livello nazionale, regionale o provinciale e non riveste particolare pregio
biogeografico;
Bellium minutum L., Linaria pseudolaxiflora Lojac. e Oglifa lojaconoi Brullo (= Logfia
lojaconoi (Brullo) Brullo - sono microfite che vegetano sulle sabbie vulcaniche di Linosa. Il loro
inserimento nella versione precedente del Formulario è certamente dovuto ad un errore;
Triglochin barrelieri Loisel. - è specie degli stagni salmastri, certamente scomparsa sul finire
fine anni Settanta del XX secolo dopo la distruzione del suo habitat, l’ex-salina un tempo
presente presso il porto;
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
152
-
Limonium echioides (L.) Mill. - figura nella medesima lista di Limonium avei (De Not.) Brullo
et Erben, di cui è in realtà un sinonimo.
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
V
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Motivazione
V
V
V
V
Aeluropus lagopoides (L.) Thwaites
Allium hemisphaericum (Sommier) Brullo
Allium hirtovaginatum Kunth
Allium lopadusanum Bartolo, Brullo &
Pavone
Ambrosina bassii L.
Anthemis lopadusana Lojac.
Astragalus epiglottis L.
Bellevalia pelagica C. Brullo, S. Brullo et
Pasta (1)
Bellium minutum L.
Bryonia acuta Desf.
Bryum rubens Mitt.
Bryum versicolor A. Brunn (2)
Calendula bicolor Raf.
Calendula tripterocarpa Rupr.
Caralluma europaea (Guss.) N.E. Br.
subsp. Europaea
Carduus pycnocephalus L. subsp. arabicus
(Murray) Nyman
Carlina involucrata Poir.
Carlina sicula Ten. subsp. sicula
Carrichtera annua (L.) DC.
Catapodium hemipoa (Sprengel) Lainz
subsp. occidentale (Paunero) H. et S.
Scholz
Centaurea acaulis . (3)
Chiliadenus lopadusanus Brullo
Cistus parviflorus Lam.
Coronilla valentina L. subsp. glauca (L.)
Batt.
Crucianella rupestris Guss.
Cuscuta palaestina Boiss.
Daucus gingidium L. subsp. rupestris
(Guss.) Onno
Daucus lopadusanus Tineo
Daucus siculus Tineo
Diplotaxis scapola DC.
Echinops spinosissimus Turra subsp.
spinosus Greuter
Echium arenarium Guss.
Popolazione
V
V
V
V
NOME SCIENTIFICO
Scheda Natura
2000
Gruppo
mentre sono state inserite altre 59 ulteriori entità, 31 delle quali figurano nelle liste rosse
regionali di CONTI et alii (1997), 4 sono le Orchidaceae in Appendice II della Convenzione
CITES, mentre le altre rivestono un certo interesse biogeografico-conservazionistico
(endemiche, stenocore, rare a livello regionale o provinciale).
V
R
R
A
AB
A
R
AB
V
C
R
A
AB
D
V
B
R
P
P
R
R
A
A
A
A
D
R
A
C
D
Nuova segnalazione
P
C
C
A
B
D
Conferma
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
C
D
Nuova segnalazione
R
C
V
A
A
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Conferma
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Elatine gussonei (Sommier) Brullo
Enthostodon durieui Mont s.l.
Enthostodon pulchellus (H. Philib.)
Brugués
Eruca vesicaria (L.) Cav. subsp.
longirostris (Uechtr.) Rouy
Eryngium dichotomum Desf.
Euphorbia dendroides L.
Euphorbia exigua L. var. pycnophylla
Kramer, Westra, Kliphuis et Gadella
Filago congesta DC.
Filago cossyrensis Lojac. (6)
Fissidens viridulus (Anon.) Wahlenb var.
incurvus (Rohl.) Waldh. (2, 7)
Funariella curviseta (Schwägr.) Sérgio (2)
Heliotropium dolosum De Not.
Hymenolobus procumbens (L.) Nutt. subsp.
revelieri (Jord.) Greuter et Burdet (8)
Hypericum aegypticum L.
Juniperus phoenicea L. s.l. (9)
Lagurus ovatus L. subsp. nanus (Guss.)
Messeri
Launaea nudicaulis (L.) Hooker
Limoniastrum monopetalum (L.) Boiss.
Limonium albidum (Guss.) Pign.
Limonium avei (De Not.) Brullo & Herben
Limonium echioides (L.) Miller
Limonium intermedium (Guss.) Brullo (10)
Limonium lopadusanum Brullo
Linaria pseudolaxiflora Lojac.
Linaria reflexa L. subsp. lubbockii (Bath.)
Brullo
Lycium intricatum Boiss.
Magydaris pastinacea (Lam.) Paol.
Mantisalca salmantica (L.) Briq. et Cavill.
Marrubium alysson L.
Matricaria aurea (L.) Sch.-Bip.
Microbryum rectum (With.) R.H. Zander
(2, 11)
Micromeria fruticulosa (Bertol.) Grande
Micromeria microphylla (D’Urv.) Bentham
Oglifa lojaconoi Brullo
Ononis sieberi DC.
Ophrys calliantha Bartolo et Pulvirenti
Ophrys ciliata Biv.
Ophrys scolopax Cav. s.l. (12)
Pancratium angustifolium Lojac. (13)
Pancratium gr. maritimum (14)
Parietaria cretica L.
Paronychia arabica (L.) DC. subsp.
longiseta Batt.
Periploca angustifolia Labill.
Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp.
saxatile
Pinus halepensis Mill.
Plantago afra L. subsp. zwierleinii
(Nicotra) Brullo
Plantago albicans L.
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Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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Reichardia tingitana (L.) Roth
Rumex bucephalophorus L. subsp. aegaeus
Rech. fil. (15)
Salvia clandestina L.
Scilla dimartinoi Brullo et Pavone (16)
Senecio cineraria DC. subsp. bicolor
(Willd.) Arcang. (17, 18)
Senecio incrassatus Guss. (19)
Senecio pygmaeus DC.
Serapias parviflora Parl.
Silene behen L.
Silene muscipula L.
Silene rubella L. subsp. turbinata (Guss.)
Charter et Walters
Sonchus asper (L.) Hill subsp. glaucescens
(Jordan) Ball
Suaeda pelagica Bartolo, Brullo et Pavone
Succowia balearica (L.) Medik.
Tortella flavovirens (Bruch) Broth. var.
viridiflava (De Not.) Cas. Gill.
Triglochin bulbosum L. subsp. barrelieri
(Loisel.) Rouy
Trigonella maritima Poir.
Tragopogon cupanii DC.
Vicia leucantha Biv.
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Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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155
2.3.2 Descrizione faunistica dei Siti
2.3.2.1 Le conoscenze faunistiche – precedenti indagini sui Siti (B.2)
L’arcipelago delle Pelagie presenta un notevole interesse faunistico.
Per quanto riguarda le specie stanziali, la loro distribuzione è il risultato dei processi geologici
e dell’azione di numerosi fattori sia geografici, come il grado di isolamento e la collocazione
geografica (al confine tra il continente europeo e quello africano), che storici, quale l’effetto
delle differenti civiltà succedutesi nei secoli (fenici, cartaginesi, greci, romani, arabi, ecc.).
Tali processi hanno influenzato profondamente la composizione attuale della fauna,
soprattutto per quel che riguarda le specie di vertebrati dalle abitudini prettamente terrestri e
cioè gli Anfibi, i Rettili e i Mammiferi (per i vertebrati), nonché per l’Artropodofauna.
Relativamente a tali taxa, l’importanza faunistica delle isole Pelagie può essere riassunta nei
seguenti punti:
• presenza di zoocenosi particolari, anche caratterizzate dalla contemporanea presenza
di taxa originari di continenti differenti;
• presenza di taxa endemici;
• presenza di aree al margine degli areali globali per alcune specie.
Per quanto riguarda le specie migratrici, la posizione geografica delle isole Pelagie le rende
un’area strategica a livello internazionale per il rifugio e la sosta temporanea di numerosi
uccelli migratori durante il lungo viaggio dall’Africa verso l’Europa e viceversa. Tra le specie
rinvenute di passaggio nell’isola, molte sono protette a livello internazionale.
Nel corso dei secoli molte sono state le spedizioni scientifiche che hanno riportato dati per
l’arcipelago delle Pelagie (cfr. cap. 2.1). Le prime notizie faunistiche si devono a CALCARA,
1846, 1847a), SANVISENTE (1849), GIGLIOLI (1884, 1891, 1907). Tra gli entomologi e la
fauna invertebrata devono essere ricordati FAILLA-TEDALDI (1887), RAGUSA (1892),
TRABUCCO (1890a), NELLI (1911). Nei primi del ‘900 pubblicano sulle Pelagie
MERTENS (1926), SOLARI & SOLARI (1922), SALFI (1927), SOOS (1933). Nella
seconda metà del ‘900 ZAVATTARI (1954; 1957; 1960) segnala l’unica popolazione italiana
di Psammodromus algirus L. nello Scoglio dei Conigli; altre informazioni vengono da
LANZA (1954), BERNARD (1958), MOLTONI (1970), FELTEN & STORCH (1970). Una
buona mole di dati è stata raccolta durante le ricerche, coordinate da Baccio Baccetti per
conto del Consiglio Nazionale delle Ricerche, condotte appositamente a Linosa e Lampedusa
con l’appoggio delle navi oceanografiche Bannock ed Urania, nel 1991 e nel 1992, nonché
alle raccolte coordinate da Bruno Massa per conto dell’Università di Palermo, effettuate a
partire dagli anni ‘Settanta da numerosi collaboratori. La maggioranza di queste informazioni
è contenuta in MASSA, 1995.
2.3.2.2 Metodologia adottata negli studi faunistici (B.3.1)
Metodologie delle indagini di campo
Di seguito si riportano le principali metodologie di campo adottate per il rilevamento delle
specie animali presenti nel SIC, suddivise per gruppi tassonomici.
ANFIBI E RETTILI
Relativamente agli Anfibi, sono stati individuati e censiti i siti utilizzati per la riproduzione,
anche attraverso apposite interviste agli abitanti del luogo. I siti sono stati georeferenziati con
l’ausilio di un GPS e riferiti a coordinate UTM (GAUSS BOAGA). Sono state effettuate
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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156
escursioni diurne e notturne, dedicate all’avvistamento diretto di anfibi e rettili ed all’ascolto
degli anfibi in canto.
Per quanto riguarda i Rettili, sono stati svolti sopralluoghi mirati al rilevamento diretto e
indiretto (esuvie degli ofidi) della presenza di ogni specie, integrati da informazioni relative
alla banca dati dell’ente gestore. I sopralluoghi sono stati realizzati in maniera stratificata, in
relazione al tipo di ambiente; cercando quindi di dedicare una quantità di tempo in maniera
proporzionale alla superficie dei differenti ambienti presenti nelle aree SIC. Durante ogni
sopralluogo tutte le osservazioni sono state georeferenziate con l’ausilio di un GPS, riferendo
ogni osservazione a coordinate UTM (GAUSS BOAGA).
Per quanto riguarda la tartaruga marina Caretta caretta sono stati utilizzati esclusivamente i
dati bibliografici e i dati in possesso dell’Ente Gestore della riserva naturale “Isola di
Lampedusa.
UCCELLI
I dati quali-quantitativi sugli uccelli sono stati raccolti mediante contatti a vista in natura, con
attrezzatura ottica (binocolo) ed attraverso il contatto sonoro (versi ed altre manifestazioni
canore delle diverse specie). Sono state raccolte inoltre tracce della loro presenza, quali ad
esempio le borre, poi analizzate in laboratorio allo stereomicroscopio. La stima della
frequenza si basa soprattutto sul numero di contatti avvenuti nei differenti habitat frequentati
dalla specie.
Le specie migratrici sono state contattate durante le stagioni migratorie ed inoltre si è fatto
ricorso al data-base della Stazione d’Inanellamento, che aveva effettuato un campo
d’inanellamento, nei mesi di aprile-maggio, a Lampedusa nel 1997 ed a Linosa nel 2006.
L’inanellamento a scopo scientifico si basa sulla marcatura degli uccelli, effettuata con anelli
in lega leggera, che consente il riconoscimento di ogni singolo individuo; questa tecnica di
ricerca, realizzata da personale esperto e con mezzi e metodi che garantiscono l’incolumità
degli animali, permette soprattutto di definire le rotte migratorie attraverso la ripresa degli
uccelli inanellati. Dall’esame biometrico e fisiologico (entità del grasso sottocutaneo e del
muscolo) dell’animale catturato è possibile ricavare informazioni sulle sue condizioni fisiche
e sulle variabilità morfologiche intra-specifiche. Infine, grazie a questo metodo di cattura è
possibile rilevare la presenza di specie difficilmente individuabili con la semplice
osservazione.
I dati inediti ottenuti nell’ambito della redazione del Piano di Gestione hanno consentito di
aggiornare l’elenco delle specie ricavato da LA MANTIA et al. (2002).
MAMMIFERI
Per quanto riguarda i metodi di indagine relativamente ai mammiferi presenti, questi sono
stati leggermente diversificati a seconda delle specie.
Metodo di indagine per il Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus)
La valutazione della presenza e della densità del Coniglio selvatico è stata effettuata
attraverso il metodo del censimento indiretto, tramite il conteggio delle pallottole fecali
(TAYLOR E WILLIAMS, 1956). Questo metodo di censimento si basa sulla relazione esistente
tra la densità della popolazione cunicola e la densità delle feci deposte in tali aree. Si tratta di
un metodo indiretto, in quanto permette di calcolare densità di individui su unità di superficie,
semplicemente raccogliendo testimonianze dell’attività dell’animale, come nel nostro caso
appunto, le feci, e assoluto, in quanto può condurre ad una valutazione del numero effettivo
degli individui. Per utilizzare questo metodo è stato necessario scegliere delle superfici
campione, in maniera casuale, della grandezza di 1 mq, fissate sul terreno e georeferenziate
tramite GPS.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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157
Le superfici campione sono state selezionate in maniera casuale, prendendo in considerazione
le diverse estensioni dei diversi ambiti vegetazionali, sia all’interno di aree soggette a prelievo
venatorio, sia di aree tutelate.
L’algoritmo che permette di trasformare il numero di pallottole fecali in densità di individui è
quello di Eberhardt e Van Etten (1956)
N = m / (g * t)
in cui “N” è la densità di individui per unità di superficie campionata, “m” è il numero di
pallottole su ciascuna superficie campione, “g” è la produzione giornaliera di pallottole fecali
per coniglio, che, come indicato da MORENO E VILLAFUERTE (1992), nelle aree a clima
mediterraneo é 350 e t sono i giorni trascorsi tra un campionamento ed il successivo (4-5
settimane).
Metodo di censimento dei mocromammiferi
Per stimare la distribuzione e la frequenza del Topolino delle case all’interno dei SIC delle
Isole Pelagie, sono state realizzate campagne di trappolamento, utilizzando trappole
multicattura incruente. In base all’area totale di studio ed in proporzione alle tipologie
ambientali presenti, è stato individuato un congruo numero di stazioni di campionamento ove
effettuare i trappolamenti. Per ogni stazione di trappolaggio sono state istallate da 3 a 8
trappole, innescate con esche appetibili per i piccoli roditori, lasciate in funzione per circa 24
ore. Per il Suncus etruscus, in aggiunta alle trappole multicattura, sono state utilizzate delle
trappole a caduta con esca specifica per gli insettivori.
Dopo la cattura e l’identificazione gli animali sono stati rilasciati nello stesso luogo,
georeferenziato utilizzando un GPS.
INVERTEBRATI
Nell’ambito della redazione del Piano di Gestione sono stati svolti diversi sopralluoghi su
campo specificamente per il rilevamento delle specie di Artropodi presenti, attraverso la
ricerca diretta con i metodi standard (uso di retini, di retini da sfalcio, raccolta diretta su
piante, sotto pietre, ecc.).
I dati inediti così ottenuti hanno consentito di aggiornare gli elenchi desunti dall’analisi
bibliografica; in particolare, per i molluschi terrestri la lista è stratta da CIANFANELLI
(2002); per gli altri taxa la fonte principale di sintesi è MASSA (1995), unitamente a specifica
bibliografia più recente, che viene citata caso per caso.
2.3.2.3 Risultati delle indagini e descrizione faunistica (B.3)
Check-list della fauna vertebrata
Di seguito viene presentata la check-list commentata delle specie segnalate per i SIC ITA
040001 “Isola di Linosa” e ITA 040002 “Isola di Lampedusa e Lampione”, e per la ZPS
ITA040013 “Arcipelago delle Pelagie”; relativamente al SIC ITA040002 l’elenco delle specie
viene riportato distintamente per Lampedusa e per Lampione.
La tabella seguente riporta l’elenco delle specie, il dato di presenza nelle isole che
compongono l’arcipelago delle Pelagie, nonché il grado attuale di tutela e di conservazione
secondo le direttive europee, le convenzioni internazionali, la Lista Rossa redatta dall’IUCN
(2007), la Lista Rossa italiana (Bulgarini et al., 1998), ed infine, per gli Uccelli, lo status in
Europa.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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158
GRUPPO: A anfibi, R rettili, M mammiferi,U uccelli. DIRETTIVE UE: u: direttiva 79/409; h: direttiva 92/43;
a seguire il numero dell'allegato. BERNA: 1- inserito; 0- non inserito. BONN: 1- inserito; 0- non inserito
CITES: 1- inserito; 0- non inserito L. R. ITALIA: EX = estinto; CR = pericolo critico; EN = pericolo; VU =
vulnerabile; LR = a più basso rischio; NV = non valutata, per specie di recente colonizzazione in Italia, le cui
popolazioni hanno consistenza fluttuante e comunque poco conosciuta. STATUS EUROPA (BirdLife
International, 2004): SPEC 1 = specie presenti in Europa che meritano un'attenzione particolare di conservazione
perché minacciate a livello mondiale; SPEC 2 = specie le cui popolazioni globali sono concentrate in Europa,
ove hanno uno status di conservazione sfavorevole; SPEC 3 = specie le cui popolazioni globali non sono
concentrate in Europa, ove hanno uno status di conservazione sfavorevole; Non SPECE = specie le cui
popolazioni globali sono concentrate in Europa, ove però hanno uno stato di conservazione favorevole .
R
Tartaruga caretta
Caretta caretta
X
R
Gongilo
Chalcides ocellatus
X
R
Hemidactylus turcicus
Macroprotodon
mauritanicus
X
X
1
CR
Malpolon insignitus
X
1
CR
R
Geco verrucoso
Colubro dal cappuccino
algerino
Colubro lacertino
orientale
Lucertola maltese
h-4
1
CR
R
Lucertola campestre
X
h-4
1
R
Psammodromo algerino
R
Geco comune
Podarcis sicula
Psammodromus
algirus
Tarentola mauritanica
X
X
R
Testuggine di Hermann
Testudo hermanni
X
X
M
Miniottero
X
M
Topolino domestico
Miniopterus
schreibersi
Mus musculus
M
Vespertilio maggiore
Myotis myotis
X
M
Coniglio selvatico
Oryctolagus cuniculus
X
M
Pipistrello albolimbato
Pipistrellus kuhli
X
X
M
Rattus rattus
Rhinolophus
ferrumequineum
Suncus etruscus
X
X
M
Ratto nero
Ferro di cavallo
maggiore
Mustiolo
U
Sparviere
U
Cannareccione
X
X
1
U
Forapaglie
X
X
1
U
Cannaiola
X
X
1
U
Piro piro piccolo
Accipiter nisus
Acrocephalus
arundinaceus
Acrocephalus
schoenobaenus
Acrocephalus
scirpaceus
Actitis hypoleucos
X
X
1
U
Allodola
Alauda arvensis
X
X
u-2
1
U
Martin pescatore
Alcedo atthis
X
X
1
U
Codone
Anas acuta
X
X
u-1
u-2;
u-3
R
R
M
X
X
X
X
Podarcis filfolensis
X
h-2;
h-4
h-4
X
1
LR
1
1
1
1
CR
1
h-2
h-4
1
h-2
1
1
1
LR
h-4
1
1
LR
X
EN
h-4
1
1
LR
LR
h-2
X
1
1
VU
1
X
X
EN
VU
X
X
CR
1
X
X
L.R. ITALIA
X
CITES
Bufo boulengeri
BONN
Rospo smeraldino
nordafricano
Linosa
A
Lampione
NOME
SCIENTIFICO
Status Europa
BERNA
1
NOME COMUNE
Lampedusa
h-4
GRUPPO
DIRETTIVE UE
STATUS DI CONSERVAZIONE
u-1
1
LR
1
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
1
CR
NonSPECE
NonSPECE
VU
SPEC3
LR
SPEC3
SPEC3
SPEC3
159
U
Fischione
Anas penelope
X
U
Germano reale
Anas platyrhynchos
X
X
U
Marzaiola
Anas querquedula
X
X
U
Oca selvatica
Anser anser
X
U
Oca granaiola
Anser fabalis
X
U
Calandro
Anthus campestris
X
X
U
Pispola golarossa
Anthus cervinus
X
X
U
Pispola
Anthus pratensis
X
U
Prispolone
Anthus trivialis
X
u-2;
u-3
u-2;
u-3
u-2
1
1
1
1
VU
SPEC3
NonSPECE
X
u-1
1
SPEC3
X
1
NonSPECE
X
1
U
Rondone
Apus apus
X
X
U
Rondone maggiore
Apus melba
X
X
1
LR
U
Rondone pallido
Apus pallidus
X
X
1
LR
U
Airone cenerino
Ardea cinerea
X
X
1
LR
U
Airone rosso
Ardea purpurea
X
X
u-1
1
LR
SPEC3
U
Sgarza ciuffetto
Ardeola ralloides
X
X
u-1
1
VU
SPEC3
U
Voltapietre
Arenaria interpres
X
U
Gufo di palude
Asio flammeus
X
X
u-1
1
U
Gufo comune
Asio otus
X
X
U
Civetta
Athene noctua
X
U
Trombettiere
Bucanetes githagineus
U
Occhione
Burhinus oedicnemus
U
Poiana
U
Calandrella
U
Piovanello tridattilo
Buteo buteo
Calandrella
brachydactyla
Calidris alba
U
Gambecchio
Calidris minuta
X
U
Gambecchio nano
Calidris temmincki
U
Berta maggiore
X
U
Succiacapre
1
SPEC3
LR
1
X
u-1
X
X
u-1
X
X
X
X
SPEC3
NonSPECE
1
1
1
u-1
SPEC3
EN
SPEC3
1
1
SPEC3
X
X
1
1
X
X
X
u-1
1
VU
SPEC2
X
u-1
1
LR
SPEC2
U
Fanello
Calonectris diomedea
Caprimulgus
europaeus
Carduelis cannabina
X
1
U
Cardellino
Carduelis carduelis
X
X
1
U
Verdone
Carduelis chloris
X
X
1
U
Rondine rossiccia
X
X
U
Usignolo d'africa
X
X
U
Fratino
X
X
1
U
Corriere piccolo
Cecropis daurica
Cercotrichas
galactotes
Charadrius
alexandrinus
Charadrius dubius
X
X
U
Corriere grosso
Charadrius hiaticula
X
X
U
Piviere tortolino
Charadrius morinellus
X
X
U
Mignattino alibianche
Chlidonias leucopterus
X
U
Cicogna bianca
Ciconia ciconia
X
X
u-1
1
1
U
Cicogna nera
Ciconia nigra
X
X
u-1
1
1
1
U
Falco di palude
Circus aeruginosus
X
X
u -1
1
1
1
EN
U
Albanella reale
Circus cyaneus
X
X
u-1
1
1
1
EX
SPEC3
U
Albanella pallida
Circus macrourus
X
X
u-1
1
1
1
U
Albanella minore
X
X
u-1
1
1
1
VU
NonSPECE
U
Beccamoschino iberico
U
Colombo selvatico
Circus pygargus
Cisticola juncidis
cisticola
Columba livia
u-2
1
X
X
X
SPEC2
NonSPECE
SPEC3
1
LR
1
1
LR
1
1
SPEC3
NonSPECE
1
CR
LR
SPEC2
SPEC2
SPEC1
X
X
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
VU
160
X
u-2;
u-3
u-1
1
1
EN
SPEC2
X
X
u-2
1
1
LR
SPEC3
X
X
X
u-1
1
X
u-1
NonSPECE
U
Colombaccio
Columba palumbus
X
X
U
Ghiandaia marina
Coracias garrulus
X
U
Quaglia
Coturnix coturnix
U
Cuculo
Cuculus canorus
U
Balestruccio
Delichon urbicum
X
U
Garzetta
Egretta garzetta
X
U
Strillozzo
Emberiza calandra
X
U
Ortolano
Emberiza hortulana
U
Pettirosso
Erithacus rubecula
X
X
X
U
Falco della regina
Falco eleonorae
X
X
X
X
u-1
1
1
X
X
u-1
1
1
1
1
VU
X
X
1
SPEC3
1
SPEC2
LR
NonSPECE
1
u-1
1
U
Grillaio
Falco naumanni
X
U
Pellegrino
Falco peregrinus
X
U
Lodolaio
Falco subbuteo
X
X
1
U
Gheppio
Falco tinnunculus
X
X
1
1
Falco cuculo
Falco vespertinus
X
X
u-1
1
1
U
Balia dal collare
Ficedula albicollis
X
X
u-1
1
1
U
Balia nera
Ficedula hypoleuca
X
1
1
U
Pigliamosche pettirosso
Ficedula parva
X
1
1
U
Balia caucasica
Ficedula semitorquata
X
U
Fringuello
Fringilla coelebs
X
U
Folaga
Fulica atra
X
X
U
Beccaccino
Gallinago gallinago
X
X
U
Gallinella d'acqua
Gallinula chloropus
X
X
X
X
X
u-1
X
u-1
1
VU
SPEC2
1
LR
SPEC1
1
VU
1
U
X
SPEC3
1
SPEC3
LR
NonSPECE
NonSPECE
SPEC2
NonSPECE
X
X
SPEC2
u-2;
u-3
u-2;
u-3
u-2
1
U
Gru
Grus grus
X
X
u-1
1
1
U
Aquila minore
X
X
u-1
1
1
U
Cavaliere d'Italia
X
X
u-1
1
1
U
Canapino maggiore
Hieraaetus pennatus
Himantopus
himantopus
Hippolais icterina
X
X
1
NonSPECE
U
Canapino pallido
Hippolais pallida
X
U
Canapino
Hippolais polyglotta
X
X
1
NonSPECE
U
Rondine
Hirundo rustica
X
X
X
1
SPEC3
U
Uccello delle tempeste
Hydrobates pelagicus
X
X
X
U
Sterna maggiore
Hydroprogne caspia
X
U
Tarabusino
Ixobrychus minutus
X
X
U
Torcicollo
Jynx torquilla
X
X
U
Averla piccola
Lanius collurio
X
X
U
Averla capirossa
Lanius senator
X
X
U
Gabbiano corso
Larus audouini
X
U
Zafferano
Larus fuscus
X
X
u-1
1
u-1
1
1
1
1
u-1
EX
1
SPEC2
SPEC3
LR
VU
NonSPECE
SPEC3
LR
1
SPEC3
SPEC3
u-1
SPEC3
1
1
1
1
LR
SPEC2
NonSPECE
u-2
U
Gabbiano roseo
Larus genei
X
X
u-1
1
1
EN
SPEC3
U
Gabbiano corallino
Larus melanocephalus
X
X
u-1
1
1
VU
NonSPECE
U
Gabbiano reale
Larus michahellis
X
U
Gabbiano comune
Larus ridibundus
X
X
U
Salciaiola
Locustella luscinioides
X
X
U
Tottavilla
X
X
U
Usignolo
X
X
1
NonSPECE
U
Gruccione
Lullula arborea
Luscinia
megarhynchos
Merops apiaster
X
X
1
SPEC3
U
Nibbio bruno
Milvus migrans
X
X
X
NonSPECE
X
1
VU
NonSPECE
VU
NonSPECE
u-1
u-1
SPEC2
1
1
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
1
VU
SPEC3
161
U
Codirrossone
Monticola saxatilis
X
X
1
U
Passero solitario
Monticola solitarius
X
X
X
1
U
Ballerina bianca
Motacilla alba
X
X
X
1
U
Ballerina gialla
Motacilla cinerea
X
X
X
1
X
X
1
X
1
U
Cutrettola
Motacilla flava
X
U
Pigliamosche
Muscicapa striata
X
U
Nitticora
Nycticorax nycticorax
X
X
U
Monachella
Oenanthe hispanica
X
X
U
Culbianco
Oenanthe oenanthe
X
U
Rigogolo
Oriolus oriolus
X
X
X
u-1
LR
SPEC3
SPEC3
1
SPEC3
1
VU
Assiolo
Otus scops
X
X
U
Falco pescatore
Pandion haliaetus
X
X
U
Passera sarda
Passer hispaniolensis
X
X
U
Passera mattugia
Passer montanus
U
Pecchiaiolo
U
Marangone dal ciuffo
U
Cormorano
Pernis apivorus
Phalacrocorax
aristotelis desmarestii
Phalacrocorax carbo
1
1
u-1
1
1
1
LR
SPEC2
1
EX
SPEC3
X
X
X
X
SPEC2
X
U
X
SPEC3
SPEC3
VU
NonSPECE
1
LR
NonSPECE
1
EN
u-1
1
u-1
X
u-1;
u-2
u-1
1
1
U
Combattente
Philomachus pugnax
X
X
U
Fenicottero
Phoenicopterus roseus
X
X
U
Codirosso algerino
Phoenicurus moussieri
X
U
Codirosso spazzacamino
X
X
X
1
U
Codirosso
X
X
X
1
SPEC2
U
Luì bianco
Phoenicurus ochruros
Phoenicurus
phoenicurus
Phylloscopus bonelli
X
1
SPEC2
U
Luì piccolo
Phylloscopus collybita
X
U
Luì verde
Phylloscopus sibilatrix
X
U
Luì grosso
Phylloscopus trochilus
X
U
Spatola
Platalea leucorodia
X
U
Mignattaio
Plegadis falcinellus
X
U
Piviere dorato
Pluvialis apricaria
X
U
Pivieressa
Pluvialis squatarola
U
Svasso maggiore
Podiceps cristatus
X
U
Svasso piccolo
Podiceps nigricollis
X
X
U
Passera scopaiola
Prunella modularis
X
X
U
Berta minore
Puffinus yelkouan
X
X
U
Fiorrancino
Regulus ignicapilla
X
U
Topino
Riparia riparia
X
X
X
X
1
X
1
X
1
X
1
SPEC2
1
SPEC3
SPEC2
1
X
u-1
1
1
1
1
X
u-1
u-1;
u-2;
u-3
u-2
X
1
SPEC2
CR
SPEC3
NonSPECE
1
1
NonSPEC E
u-1
1
VU NonSPEC E
X
1
NonSPEC E
X
1
SPEC3
NonSPEC E
U
Stiaccino
Saxicola rubetra
X
X
X
1
U
Saltimpalo
Saxicola torquatus
X
X
X
1
U
Beccaccia
Scolopax rusticola
X
X
U
Verzellino
Serinus serinus
X
X
u-2
1
EN
1
U
Baccapesci
Sterna sandvincensis
X
X
u-1
U
Tortora dal collare
X
X
u-2
U
Tortora delle palme
X
X
U
Tortora
Streptopelia decaocto
Streptopelia
senegalensis
Streptopelia turtur
X
X
X
u-2
SPEC3
U
Storno
Sturnus vulgaris
X
X
X
u-2
SPEC3
U
Capinera
Sylvia atricapilla
X
X
1
SPEC3
NonSPEC E
1
VU
SPEC2
NonSPEC E
1
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
NonSPEC E
162
U
Beccafico
Sylvia borin
X
X
1
NonSPEC E
U
Sterpazzolina
Sylvia cantillans
X
X
1
NonSPEC E
NonSPEC E
U
Sterpazzola
Sylvia communis
X
X
1
U
Sterpazzola sarda
Sylvia conspicillata
X
X
X
1
X
U
Bigiarella
Sylvia curruca
X
U
Bigia grossa
Sylvia hortensis
X
U
Occhiocotto
Sylvia melanocephala
X
U
Magnanina sarda
Sylvia sarda
X
X
u-1
1
U
Magnanina
Sylvia undata
X
X
u-1
1
U
Tuffetto
Tachybaptus ruficollis
X
X
X
X
EN
SPEC3
LR
NonSPEC E
1
NonSPEC E
SPEC2
1
U
Volpoca
Tadorna tadorna
U
Totano moro
Tringa erythropus
X
1
U
Piro piro boschereccio
Tringa glareola
U
Pantana
Tringa nebularia
U
Piro piro culbianco
Tringa ochropus
U
Pettegola
Tringa totanus
X
U
Tordo sassello
Turdus iliacus
X
X
u-2
NonSPEC E
U
Merlo
Turdus merula
X
X
X
u-2
NonSPEC E
U
Tordo bottaccio
Turdus philomelos
X
X
X
u-2
NonSPEC E
U
Cesena
Turdus pilaris
X
X
u-2
NonSPEC E
U
Merlo dal collare
Turdus torquatus
X
X
U
Tordela
Turdus viscivorus
X
X
u-2
NonSPEC E
U
Barbagianni
Tyto alba
X
X
1
U
Upupa
Upupa epops
X
X
1
U
Pavoncella
Vanellus vanellus
X
X
X
u-2
1
X
X
u-1
1
X
X
u-2
X
EN
SPEC3
1
1
SPEC3
1
1
EN
SPEC2
NonSPEC E
u-2
1
LR
SPEC3
SPEC3
SPEC2
Complessivamente, nel SIC ITA040001 “Isola di Linosa” sono state rinvenute fino ad ora 154
specie di Uccelli, 6 specie di Rettili (anche se al momento, in mancanza di studi specifici,
risulta fortemente improbabile la presenza di una popolazione selvatica autosufficiente di
Tartaruga di Hermann), 4 specie di Mammiferi.
Nel SIC ITA 040002 “Isola di Lampedusa e Lampione” sono state rinvenute 161 specie di
Uccelli (di cui 31 a Lampione); è confermata la presenza di una sola specie appartenente alla
classe degli Anfibi (esclusivamente per l’isola di Lampedusa), di 10 specie di Rettili (di cui 9
a Lampedusa e 1 a Lampione), 8 specie di Mammiferi. Si segnala che quasi sicuramente la
Tartaruga di Hermann non presenta una popolazione selvatica autosufficiente, e che le
popolazioni di Podarcis filfolensis e P. sicula sono circoscritte in aree esterne al confine del
SIC.
Si segnala anche che nell’arcipelago delle Pelagie si sono verificati nel tempo alcuni fenomeni
di estinzione, più o meno recenti, come ad esempio la scomparsa della Foca monaca
(Monachus monachus), ma anche di introduzioni, più o meno volute, come l’arrivo del
Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), del Cervo (Cervus elaphus), del Cinghiale (Sus
scofa), introdotti probabilmente dai principi Tomasi per fini venatori ed già estinti alla fine
del 1800, o della Lucertola maltese e della Lucertola campestre.
Descrizione delle specie rinvenute
Nel seguente paragrafo vengono descritte più in dettaglio le specie rinvenute nei due SIC.
Maggiore spazio verrà dato a quelle specie che rivestono una particolare importanza
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
163
conservazionistico, ed in particolare alle specie endemiche dell’arcipelago delle Pelagie, o
rispetto alle quali le Pelagie costituiscono l’unica stazione europea o italiana.
ANFIBI
Rospo smeraldino nordafricano Bufo boulengeri Lataste, 1879 - Il Rospo smeraldino (Bufo
viridis), considerato sino a poco tempo fa un’unica specie euro-centroasiatica-magrebina, è
stato recentemente suddiviso in diverse specie (Batista et al., 2007; Stöck et al., 2006; 2008).
Per l’Italia sono state evidenziate almeno quattro entità tassonomiche a livello specifico
appartenenti a Bufo viridis subroup: Bufo viridis Laurenti, 1769, presente in una limitata
porzione dell’Italia nord-orientale; Bufo balearicus Boettger, 1880, presente nella rimanente
parte dell’Italia peninsulare, in Sardegna e nella porzione nord-orientale della Sicilia; Bufo
siculus Stöck et al., 2008, presente nella rimanente parte della Sicilia incluse alcune isole
minori; Bufo boulengeri Lataste, 1879, presente, per l’Italia, esclusivamente sull’Isola di
Lampedusa. Gli stessi studi hanno dimostrato una maggiore prossimità tra il Rospo
smeraldino nordafricano e quello siciliano rispetto a quella tra quest’ultimo e quello italiano.
L’areale del Rospo smeraldino nordafricano comprende l’intera regione nord-sahariana, dalla
porzione occidentale della costa marocchina alle coste orientali dell’Egitto. La specie è
presente in diverse isole del Mediterraneo, tra cui Kerkennah, Djerba e Lampedusa (Stöck et
al., 2008). La popolazione di Lampedusa è l’unica nota per il continente europeo.
Come la maggior parte delle specie di anfibi, la distribuzione a livello locale è assai
frammentata e dipende fortemente dalla presenza di idonee aree adatte alla riproduzione. In
particolare, a Lampedusa viene rinvenuto nei pressi di raccolte d’acqua temporanee naturali e
artificiali.
Come molti anfibi, il Rospo smeraldino nordafricano necessita di due diversi habitat: uno
terrestre, in cui svolge la maggior parte della sua esistenza, e uno acquatico, in cui si
compiono le attività di accoppiamento, la deposizione delle uova e lo sviluppo dei girini fino
a metamorfosi ultimata. I giovani rospi così formati si allontanano dalle aree di riproduzione e
si disperdono negli habitat terrestri per tornare all’acqua dopo circa 3-4 anni a maturità
sessuale avvenuta.
In generale le specie appartenenti al Bufo viridis subgroup prediligono, quali habitat
riproduttivi, raccolte d’acqua temporanee, con scarsa vegetazione ripariale e con un
idroperiodo di almeno 3-4 mesi che consenta il completo sviluppo e la metamorfosi dei girini.
Sull’Isola di Lampedusa, gli habitat acquatici del Rospo smeraldino nordafricano possono
essere suddivisi in due tipologie: raccolte d’acqua naturali e raccolte d’acqua artificiali. Alle
prime appartengono principalmente pozze temporanee costituite da depressioni di origine
carsica nella roccia calcarea; tali pozze hanno dimensioni variabili (ma difficilmente superano
il metro e mezzo di lunghezza e i 50 cm di profondità) e si riempiono d’acqua a seguito delle
precipitazioni piovose. Possono essere utilizzate anche pozze formate in terra, come quella
che si crea nei pressi di Cala Tabaccara, che probabilmente trattengono l’acqua per periodi più
brevi rispetto a quelle in roccia poiché le perdite d’acqua avvengono sia per evaporazione
(come nelle prime) che per assorbimento del suolo. Agli habitat acquatici di origine antropica
appartengono le raccolte d’acqua costruite dall’uomo per motivi irrigui o per consentire
l’abbeveraggio del bestiame. Tuttavia non tutte le raccolte d’acqua artificiali sono idonee alla
riproduzione del Rospo smeraldino siciliano, in quanto spesso tali strutture non consentono
l’accesso degli animali all’acqua a causa delle sponde troppo alte. Inoltre può accadere che
l’accesso all’acqua sia possibile, grazie alla presenza di gradini o alla struttura “a raso” di
vasche in cemento, ma che non sia possibile per gli animali uscire una volta entrati nelle
vasche. In questi casi le strutture artificiali si trasformano facilmente in trappole che possono
causare la morte di molti animali per annegamento o in seguito al completo disseccamento
durante i periodi estivi. Infine è da sottolineare che tali strutture dipendono principalmente
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
164
dalle attività umane, e quindi, nel caso di mancata manutenzione, tendono a non conservare
più un’adeguata quantità d’acqua o a prosciugarsi in tempi rapidi.
Nessuna informazione è nota per quanto riguarda gli habitat terrestri del Rospo smeraldino
nordafricano. Si riportano tuttavia alcune informazioni note per la specie più affine, il Rospo
smeraldino siciliano, sul quale sono state condotte indagini sull’utilizzo del territorio durante i
periodi non riproduttivi (Lo Valvo et al., 2006; Lillo et al., 2007; 2008). Il Rospo smeraldino
non sembra avere particolari preferenze per le tipologie di habitat post-riproduttivo; può
infatti occupare aree sia boscose (Lo Valvo e Giacalone, 2005; Lillo et al., 2008) che
semiaride (Lillo et al., 2007). Gli studi condotti presso la popolazione di Bufo siculus di
Monte Pellegrino (Palermo) hanno dimostrato che nei periodi post riproduttivi gli individui si
allontanano dal sito di accoppiamento a distanze anche maggiori di 1500m (Lo Valvo et al.,
2006; Lillo et al., 2008). Tale informazione deve essere chiaramente presa in considerazione
nel caso di progetti di gestione delle popolazioni. Nelle aree di dispersione post-riproduttiva i
rospi trovano riparo sotto le pietre e in cavità naturali, dove trascorrono le ore diurne e gli
eventuali periodi di latenza. Durante le ore notturne gli individui possono uscire dai rifugi per
alimentarsi ma generalmente non compiono grandi spostamenti. Prima e dopo i periodi
riproduttivi, invece, gli animali compiono migrazioni per raggiungere o allontanarsi dagli
habitat acquatici.
La fenologia riproduttiva del Rospo smeraldino nordafricano non è stata sufficientemente
indagata, tuttavia, così come avviene per il Rospo smeraldino siciliano (Lo Valvo e
Giacalone, 2005; Sicilia et al., 2006), e a differenza di quello italiano (Giacoma, 2000), la
riproduzione può avvenire in diversi periodi dell’anno. Ciò è confermato anche dalle
osservazioni condotte sull’isola di Lampedusa, che hanno evidenziato forme larvali a
differente stadio di sviluppo sia in febbraio che in aprile. E’ possibile quindi affermare che
eventi riproduttivi possano avvenire sia in autunno che in inverno che all’inizio della
primavera, e che, in una stessa popolazione, si possa assistere a più eventi riproduttivi durante
lo stesso anno.
Le indagini hanno evidenziato la presenza di almeno quattro siti riproduttivi, concentrati
nell’area nord-orientale dell’isola e sulla costa meridionale in prossimità della Grotta
Tabbaccara, che vengono di seguito brevemente descritti:
• Sistema di pozze in roccia e vasca artificiale abbandonata in località Taccio Vecchio
(282474E – 3932820N). Il sito è caratterizzato dalla presenza di numerose pozze in
roccia e di una vasca in cemento (di dimensioni circa 6x4m e profondità di circa
1,5m).
• Sistema di pozze in roccia in località Taccio Vecchio (283196E – 3933294N) Anche in
questo caso si tratta di un insieme di pozze in roccia in cui si raccoglie l’acqua piovana
e dove il Rospo smeraldino nordafricano riesce a riprodursi.
• Pozza in terra in località Tabaccara (279218E – 3932758N). Si tratta di una pozza
naturale di discrete dimensioni (circa 10x5m) nella quale sono stati rinvenuti larve di
rospo di piccola taglia, segno di una deposizione recente. Nelle vicinanze sono state
osservate numerose altre pozze in terra già asciutte e una pozza in roccia ancora in
invaso ma senza larve di rospo.
• Vasca artificiale privata in contrada Muro Vecchio (281186E – 3932737N): Si tratta
di una raccolta d’acqua per uso irriguo di circa 3x3m e profondità di circa 1,6m,
edificata in un contesto ortivo. La vasca, del tipo a sponde alte, pur consentendo
l’ingresso dei rospi in riproduzione grazie ad un angolo con gradino esterno, evidenzia
una struttura che ostacola la fuoriuscita degli adulti una volta finita la riproduzione.
Al momento non esiste alcuna informazione sull’alimentazione del Rospo smeraldino
nordafricano né, tantomeno, sulla dieta specifica della popolazione di Lampedusa.
Informazioni possono tuttavia essere attinte da studi condotti su B. siculus (Faraone et al., in
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
165
stampa) e su B. viridis (Covaciu-Marcov et al., 2005; Nicoară et al., 2005), da cui risulta che
gli appartenenti al B. viridis subgroup sono dei predatori opportunisti di invertebrati. I rospi
catturano attivamente le prede probabilmente stimolati dal loro movimento. L’attività
predatoria avviene normalmente nelle ore post-crepuscolari e su invertebrati che si muovono
al suolo. Una differenza emersa nel confronto tra il comportamento alimentare di B. siculus e
di B. viridis è che il primo tende ad interrompere l’attività predatoria durante la riproduzione,
mentre il secondo si nutre anche durante il periodo riproduttivo. È probabile che ciò sia
dovuto alla mancata latenza invernale del Rospo smeraldino siciliano, fatto che consentirebbe
di accumulare energie prima della riproduzione (Faraone et al, 2008). Dalle informazioni
raccolte sulla fenologia riproduttiva di B. boulengeri a Lampedusa, risulta verosimile che il
comportamento alimentare del Rospo smeraldino nordafricano a Lampedusa somigli a quanto
già osservato per la Sicilia.
Attualmente non esistono informazioni sulla consistenza delle popolazioni di Rospo
smeraldino nordafricano a livello globale, così come non è stato mai condotto uno studio
mirato sulla consistenza della popolazione di Lampedusa. Va tenuto conto che la stima della
grandezza di popolazione del Rospo smeraldino s.l. è spesso un’operazione complessa e che
necessità di tempi relativamente lunghi. Per sua natura, infatti, il comportamento del Rospo
smeraldino è per lo più criptico, avendo attività notturna e dimensioni ridotte. Inoltre esso
tende a uscire dai rifugi per brevi periodi al fine di alimentarsi per poi nascondersi
nuovamente sotto le pietre o in cavità del suolo. L’unico momento in cui gli animali sono
meno schivi è il periodo riproduttivo, durante il quale una parte della popolazione si raduna
presso i siti di accoppiamento. Studi condotti sul Rospo smeraldino siciliano hanno
dimostrato come le differenti strategie comportamentali di maschi e femmine possano
condurre a valutazioni erronee della grandezza effettiva delle popolazioni (Lillo et a.l, 2007).
Per ottenere stime attendibili della consistenza delle popolazioni è necessario quindi effettuare
censimenti mirati che prevedano metodi di cattura-marcaggio-ricattura con adeguati disegni
sperimentali ed effettuati in un arco temporale di non meno di un anno.
A livello globale, tra le principali cause di minaccia per gli anfibi, la perdita e la
frammentazione degli habitat rivestono un ruolo dominante. Anche per il SIC in questione
questo tipo di minaccia risulta particolarmente rilevante. Il fondamentale ruolo svolto dagli
habitat acquatici nel ciclo vitale degli anfibi li rende infatti particolarmente suscettibili alle
possibili modificazioni ambientali ed in particolare ai cambiamenti di destinazione d’uso del
territorio effettuate dall’uomo. In passato, la perdita di habitat acquatici naturali è stata spesso
sopperita dalla necessità dell’uomo di realizzare raccolte d’acqua artificiali ad uso irriguo, per
abbeverare gli animali domestici e per il normale fabbisogno idrico umano. In tempi recenti
tuttavia, la riduzione e l’abbandono delle attività agricole e pastorali, e la realizzazione di
condutture idriche e raccolte d’acqua non più a cielo aperto, hanno determinato la perdita
anche degli ambienti acquatici artificiali contribuendo in maniera consistente al decremento
delle popolazioni di anfibi a cui oggi si assiste a livello globale. Sull’isola di Lampedusa tali
mutamenti ambientali sono osservabili in entrambi i siti riproduttivi artificiali sopra descritti.
In particolare le recenti osservazioni hanno evidenziato come la raccolta d’acqua artificiale
presente in località Taccio Vecchio, probabilmente a causa della mancata manutenzione,
riesce a raccogliere solo pochi centimetri d’acqua a fronte di una profondità di circa 1,5m.
Presso i siti riproduttivi naturali (pozze in roccia e in terra) possibili cause di minaccia quali
perdita degli habitat riproduttivi, sono rappresentati dal possibile interramento delle pozze.
L’acqua di ruscellamento tende infatti ad accumulare materiale terrigeno all’interno di esse
riducendone progressivamente la capacità. Gli effetti di tale processo naturale sono
osservabili nei pressi del sito riproduttivo in località Tabaccara. Qui sussistono infatti
numerose pozze in roccia ed in terra quasi del tutto riempite di detrito.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
166
Un’ulteriore minaccia per le popolazioni di Rospo smeraldino nordafricano sull’isola di
Lampedusa è rappresentata dagli incendi, che possono, da un lato, causare morie di animali
adulti che trovano rifugio tra la vegetazione e sotto le pietre, e dall’altro lato possono
modificare le condizioni microclimatiche e ambientali delle aree post riproduttive alterandone
l’umidità e la concentrazione delle potenziali prede (invertebrati terrestri).
Infine è da considerare che, essendo quella di Lampedusa una popolazione assolutamente
isolata e quindi senza possibilità di flusso genico, l’ulteriore perdita di popolazioni locali sul
territorio determinerebbe una frammentazione ulteriore e la formazione di micropopolazioni
isolate con un insufficiente ricambio genico.
Poiché B. boulengeri è una specie riconosciuta di recente a seguito di revisioni sistematiche
(Batista et al., 2006; Stock et al., 2006, 2008), essa non è direttamente inclusa in direttive e
convenzioni. Tuttavia questa specie, appartenendo al sistema Bufo viridis subgroup, dovrebbe
ritenersi tutelata dalla convenzione di Berna e dalla direttiva comunitaria 43/92/CEE. Inoltre
Bufo viridis rientra nella categoria LR della IUCN (Basso rischio) (IUCN, 2007).
RETTILI
Testuggine di Hermann Testudo hermanni Gmelin, 1789 - Attualmente vengono riconosciute
due sottospecie di Testudo hermanni, quella nominale, T. h. hermanni, presente nella regione
Mediterranea nord-occidentale, e la T. h. boettgeri, presente nella regione Mediterranea nordorientale. Le popolazioni delle Pelagie dovrebbero essere annoverate alla sottospecie
nominale, come quelle siciliane, sebbene l’intera erpetofauna di Lampedusa possa essere
considerata di origine nordafricana. La Testuggine di Hermann rappresenterebbe dunque
un’eccezione, essendo essa assente dall’area magrebina, lasciando supporre la possibilità di
una introduzione storica della specie alle Pelagie.
La Testuggine di Hermann è distribuita nella regione settentrionale della costa del
Mediterraneo, ad esclusione della maggior parte della Penisola Iberica dove si trova la T.
graeca. La sua presenza nelle isole di Linosa e Lampedusa, segnalata da Calcara (1847,
1851), viene ancora riportata in tempi più recenti da Corti et al. (1998) e Turrisi e Vaccaro
(1998), ma sembrano mancare ritrovamenti in natura da diverso tempo, tanto da far ritenere
plausibile l’estinzione locale della specie.
La specie normalmente vive in zone mediterranee fino a 300-400 m di quota, ma in Sicilia la
si può rinvenire fino ai 1500 m. Predilige gli ambienti di gariga e le pinete, mentre utilizza
macchia mediterranea e leccete come aree di svernamento ed estivazione. Abita anche le zone
boscate con essenze miste o con dominanza di querce. La Testuggine di Hermann è un
animale prevalentemente vegetariano. Non disdegna tuttavia di integrare la propria dieta con
artropodi e molluschi.
Attualmente non sono noti nuclei riproduttivi in natura né sull’isola di Lampedusa né
sull’isola di Linosa. È verosimile che alcuni individui riescano a riprodursi in semi-cattività in
terreni privati di Lampedusa.
I recenti sopralluoghi svolti nell’ambito della redazione del Piano di Gestione non hanno
determinato alcun ritrovamento di individui, e le interviste condotte a cacciatori ed abitanti
del luogo hanno evidenziato l’assenza di segnalazioni in natura da almeno dieci-quindici anni.
Tali informazioni fanno supporre l’estinzione locale di T. hermanni dall’area in esame.
Eventuali e sporadiche segnalazioni relative a Lampedusa, dove risulterebbero presenti nuclei
in cattività, potrebbero dunque riferirsi a individui sfuggiti alla cattività, mentre a Linosa le
segnalazioni mancano del tutto da diversi anni. Indipendentemente dalla possibilità della
presenza di una popolazione vitale all’interno del SIC, le principali fonti di minaccia in
territori come quelli in esame sono da individuarsi nel prelievo diretto di individui e negli
incendi. Tali fattori devono essere tenuti ben presenti nel caso si intenda realizzare progetti di
reintroduzione. Soprattutto il prelievo diretto degli esemplari in natura può infatti
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determinare, in popolazioni localizzate come quelle insulari, un fattore determinante per il
successo di simili interventi.
Da un punto di vista globale le popolazioni di Testuggine di Hermann sono considerate in
regressione. Mancano informazioni specifiche per la Sicilia ma certamente per il territorio
insulare questa specie si può considerare tra i rettili a maggior rischio. La specie viene inclusa
tra quelle seriamente minacciate nella lista rossa dei vertebrati italiani (Bulgarini et al., 1998),
mentre è tra quelle a basso rischio (LR/nt) nella lista rossa globale (IUCN, 2007). E’ inserita
nell’allegato II della Convenzione di Berna, negli allegati II e IV della direttiva Habitat
(43/92/CEE) e nell’allegato II della Convenzione di Washington (CITES), che ne vieta il
commercio e la detenzione. La cattura, la detenzione e l’uccisione di questa specie sono
espressamente vietate dalla legge regionale (n. 33/97; art. 3).
Tartaruga caretta Caretta caretta (Linnaeus, 1758) - E’ una specie considerata politipica e la
popolazione che si riproduce alle Pelagie viene attribuita alla sottospecie nominale Caretta
caretta caretta. Alcuni autori, da indagini su DNA mitocondriale e su considerazioni
morfologiche, ritengono si tratti di una specie monotipica, ma che esistano differenze
genetiche sottopopolazioni correlate con differenti siti di nidificazione e che il bacino
mediterraneo ospita una popolazione ben definita.
La specie è considerata diffusa in tutto il Mediterraneo ed è presente anche negli oceani
Atlantico, Pacifico e Indiano, nel Mar Nero ed in Italia, dove è estremamente localizzata
(Scaravelli e Tripepi, 2006). Nel passato, in Sicilia era ritenuta diffusa (Rafinesque Schmaltz,
1814; Calcara, 1847) e la sua deposizione in alcune isole minori viene citata da Doderlein
(1872, 1881). Oggi può essere osservata lungo le coste della Sicilia e delle sue isole minori,
ma i siti di ovodeposizione regolari sono segnalati esclusivamente nelle spiagge di
Lampedusa e di Linosa e lungo la costa della Sicilia meridionale (Bruno, 1870, 1988; Di
Palma, 1978; Di Palma et al., 1989; Argano et al., 1991; Jesu, 1991, 1995; Piovano et al.,
2004).
Il principale habitat mediterraneo di Caretta caretta è quello marino, fino alla profondità
massima di 200 m (Groombridge, 1982). Sono comunque riconoscibili differenti tipologie di
habitat: le aree di alimentazione, quelle di svernamento, quelle di accoppiamento, quelle di
nidificazione, quelle di inter-nesting e le rotte di migrazione. Alcune spiagge dell’arcipelago
delle Pelagie (la Pozzolana di Ponente a Linosa e l’Isola dei Conigli a Lampedusa)
rappresentano aree di nidificazione, mentre, sulla base ai dati raccolti durante il progetto LIFE
“Azioni urgenti di conservazione di Caretta caretta” (NAT/IT/006271) (Balletto et al., 2001),
sembra che le acque del Canale di Sicilia rappresentino un’area rientrante nelle rotte
migratorie.
E’ una specie esclusivamente marina; solamente le femmine, in occasione
dell’ovodeposizione, utilizzano spiagge sabbiose dove scavano i loro nidi.
Le conoscenze sulla biologia e sul comportamento di questa specie sulle Pelagie negli ultimi
decenni, grazie anche a specifici progetti LIFE, sono abbastanza soddisfacenti.
Il periodo riproduttivo della Caretta caretta varia a seconda della latitudine: si verifica nei
mesi più caldi dell’anno nei posti temperati, ossia tra giugno ed agosto nell’emisfero Nord, e
tra ottobre e marzo in quello Australe. Una sola fecondazione può garantire per alcune
stagioni riproduttive la deposizione di uova fecondate (Ballasina, 1995). E’ stato dimostrato
che le tartarughe femmine possono continuare a produrre uova fertili per molti anni senza
accoppiarsi con i maschi, sebbene la percentuale della fertilità diminuisca rapidamente ogni
anno. Il meccanismo che permette agli spermatozoi di rimanere vivi all’interno degli ovidotti
delle femmine non è conosciuto. Possibilmente gli zigoti rimangono quiescienti per molti anni
prima di svilupparsi (Pritchard, 1979).
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Le femmine di tutte le specie di tartarughe marine durante la stessa stagione riproduttiva,
possono deporre più volte. L’intervallo tra una deposizione e la successiva è di circa 12-15
giorni per la Tartaruga caretta (Alvarado et al., 1999). Una diretta conseguenza di ciò è
l’assenza di deposizione nei successivi 2-4 anni. Generalmente la deposizione avviene molte
ore dopo il tramonto.
Nel Mediterraneo il periodo di deposizione inizia a maggio e può proseguire fino ad agosto;
negli ultimi 10 anni a Lampedusa la deposizione è avvenuta in un periodo compreso tra il 4
giugno ed il 26 agosto (n. deposizioni = 20), mentre a Linosa, tra il 2001 ed il 2008, in un
periodo compreso tra il 12 giugno ed il 14 agosto (n. deposizioni = 15).
Secondo Dominici et al. (2000) a Linosa, presso la spiaggia Pozzolana di Ponente, sono state
registrate 15 deposizioni dal 1994 al 2002, pari a 1,7 nidi/anno (dati Progetto Life
NAT/IT/006271), mentre a Lampedusa presso la Spiaggia dei Conigli sono state registrate 24
deposizioni dal 1994 al 2002 (2,7 nidi/anno) (Freggi, 2000; Bombace et al., 2001; dati
Progetto Life NAT/IT/006271).
Assumendo un rapporto massimo di 1 femmina: 3 nidi deposti e un rapporto minimo di 1
femmina: 1 nido deposto (Groombridge, 1990), è possibile stimare che la Pozzolana di
Ponente sia frequentata da 2-6 femmine e che la Spiaggia dei Conigli sia frequentata da 3-7
femmine (Balletto et al., 2001)
La seguente tabella riporta la cronologia delle deposizioni note per Lampedusa e Linosa (n.r.=
dato non rilevato).
LAMPEDUSA
Anno n.nidi
n.r.
1994
n.r.
1995
4
1996
n.r.
1997
3
1998
2
1999
2
2000
0
2001
7
2002
0
2003
3
2004
0
2005
6
2006
0
2007
0
2008
LINOSA
Anno n.nidi
6
1994
0
1995
3
1996
0
1997
2
1998
0
1999
0
2000
3
2001
1
2002
0
2003
3
2004
1
2005
6
2006
1
2007
3
2008
Il nido viene scavato nella sabbia ad una profondità variabile da 20 a 70 centimetri, ad una
distanza da 5 a 30 metri dalla battigia (Balletto et al, 2001). Presenta una forma a fiasco, con
un diametro intorno ai 50 centimetri. Il periodo medio di incubazione risulta differenti tra i
due SIC; circa 46 giorni (media=46 giorni; DS=2; min=44; max 49) per la Pozzolana di
Ponente e circa 68 giorni per la Spiaggia dei Conigli (Balletto et al., 2001). Nelle Pelagie il
periodo minimo di schiusa registrato è di 4 giorni, quello massimo di 10 giorni, ma nel corso
del 2002 a Lampedusa si sono registrati anche 2 casi in cui, a distanza di 20 giorni dalla prima
emersione, durante la verifica del contenuto residuo del nido, sono stati rinvenuti neonati vivi
(Balletto et al., 2001).
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Nella seguente tabella vengono riportati i valori di alcuni parametri sulla biologia riproduttiva
di questa specie, noti a Lampedusa e a Linosa, in parte raccolti anche durante i progetti LIFE
TOTALE UOVA DEPOSTE
UOVA SCHIUSE
PICCOLI EMERSI
UOVA NON SCHIUSE
TASSO DI SCHIUSA
SUCCESSO RIPRODUTTIVO
GIORNI D'INCUBAZIONE
GIORNI DI SCHIUSA
LAMPEDUSA
media d.s min max
111,9 20,3 84 164
65,7 41,6 0 123
72,7 40,7 0 149
46,3 43,7 1 134
57,7 35,7 0 99,1
73,3 27,0 0
98
67,3 13,0 56 114
8,5
4,4
2
18
n
23
14
23
12
14
12
18
11
LINOSA
media d.s min max n
88,1 22,2 24 113 13
41,3 28,1 4
85 13
46,0
47,8
27,5 4,5 90,4 13
6,0 36 63 14
L’alimentazione varia secondo lo stadio di sviluppo raggiunto dall’esemplare; dati preliminari
a livello locale rivelano la presenza di residui alimentari attribuibili a diverse classi di
invertebrati bentonici, tra cui molluschi gasteropodi, cefalopodi, granchi, ricci, nonché
vertebre di piccoli pesci (Stefano Nannarelli in Balletto et al., 2001).
Nel Mediterraneo il numero totale di femmine adulte nidificanti ogni anno è variamente
stimato: 2000 secondo Groombridge (1990), poco oltre le 3000 unità secondo Corbett (1989).
La presenza di femmine nidificanti lungo le coste italiane è diminuita nettamente nel corso del
XX secolo, in particolare negli anni seguenti la II Guerra Mondiale (Groombridge, 1990).
I risultati ottenuti da indagini pregresse e dai progetti LIFE, realizzati di concerto con l’ente
gestore della riserva, hannno messo in evidenza quali siano le minacce principali che
interferiscono nella conservazione della Tartaruga caretta; tra queste, le catture accidentali
con attrezzi da pesca, quali i palangari o le reti a strascico, rappresentano uno dei problemi più
urgenti per la sopravvivenza degli individui adulti e subadulti, da risolvere nell’area delle
Pelagie, tanto più che le catture stesse si verificano anche in zone di pesca prossime ad alcune
località di nidificazione. Dati particolarmente preoccupanti provengono dal Mediterraneo
centrale e occidentale (9,8 tartarughe/giorno/barca: Dati UNEP 1999) e dall’area stessa delle
Pelagie (1,5 t/g/b: dati Progetto Life NAT/IT/006271). Il traffico nautico inoltre arreca,
soprattutto nel periodo estivo, notevole disturbo a tutte le specie che utilizzano gli habitat
marini costieri, comprese le tartarughe marine.
Le principali minacce, invece, per i siti di ovodeposizione risultano essere l’alterazione dei
siti costieri e l’eccessiva frequentazione balneare di queste aree (cfr. Balletto et al., 2001;
Bombace et al., 2001; Nicolini et al., 2004). Le indagini geomorfologiche e sedimentologiche
realizzate sulle spiagge di Pozzolana di Ponente a Linosa e dei Conigli a Lampedusa
nell’ambito del LIFE 99 NAT/IT/006271, hanno dimostrato che, soprattutto nel caso di
Linosa, durante gli ultimi anni gli effetti erosivi del moto ondoso hanno superato l’azione di
deposizione delle sabbie. Inoltre a Lampesusa nel passato alcuni interventi hanno provocato
un grave dissesto del costone roccioso sovrastante la spiaggia dei Conigli. Ciò ha causato
l’accumulo di detriti alluvionali, che hanno modificato le caratteristiche del sito di
ovodeposizione. I recenti interventi di riqualificazione ambientale e ripristino del versante,
realizzati con tecniche di ingegneria naturalistica dall’Ente gestore della riserva naturale
“Isola di Lampedusa”, hanno consentito di arginare il dissesto e di recuperare sia il versante,
sia le condizioni di naturalità della spiaggia.
A Lampedusa, altro fattore importante di disturbo è la fruizione balneare della spiaggia dei
Conigli, dove il numero di presenze stimato per ogni stagione estiva era di 120.000 unità nel
1998 ed ha raggiunto le 180.000 presenze nel 2001, e dove il calpestio e la messa a dimora
degli ombrelloni da parte dei bagnanti possono danneggiare irreparabilmente nidi, uova ed
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embrioni in esse contenuti, ma anche i neonati (Balletto e al., 2001). Infine ulteriori minacce
durante la deposizione sono la predazione di uova e/o piccoli nati da parte del Gabbiano reale
mediterraneo (Larus michahellis), del Ratto nero (Rattus rattus) e dei cani randagi (Bombace
et al., 2001).
Queste minacce sono state affrontate con successo dall’ente gestore della riserva naturale
“Isola di Lampedusa”, che ha contingentato e regolamentato la fruizione della spiaggia
(vietandone tra l’altro l’utilizzo nelle ore serali e notturne, al momento della possibile
deposizione da parte della tartaruga), e che svolge una continua azione di sorveglianza (diurna
e notturna) dei nidi durante il periodo di incubazione e quello di schiusa, utilizzando
opportuni accorgimenti tecnici di tutela (cfr. Bombace et al., 2001).
In Sicilia la Tartaruga caretta è fra le specie che godono delle maggiori attenzioni. E’inclusa
nella lista rossa dei vertebrati italiani come specie minacciata in maniera critica (Bulgarini et
al., 1998) e nella lista rossa globale fra quelle minacciate (EN) (IUCN, 2007). E’ tra le specie
incluse nell’allegato II della Convenzione di Berna, della Convenzione di Bonn e della
Convenzione di Barcellona e negli allegati II e IV della direttiva Habitat (43/92/CEE). E’
anche inclusa nell’allegato II della Convenzione di Washington (CITES), che ne vieta la
detenzione ed il commercio. La cattura, la detenzione e l’uccisione di questa specie sono
espressamente vietate dalla legge regionale (n. 33/92; art.3).
Geco verrucoso Hemidactylus turcicus (Linnaeus, 1758) - Il suo areale comprende tutte le
coste del Mediterraneo fino in India. In Italia è distribuito a basse altitudini lungo le aree
costiere e nelle isole minori (Venchi, 2006). In Sicilia è abbastanza diffuso; ha colonizzato
tutte le isole minori, Pelagie incluse. Intorno alla metà del XIX secolo venne segnalata per la
prima volta la sua presenza sia a Lampedusa (Calcara, 1847) che a Linosa (Calcara, 1851),
mentre non è stato mai rinvenuto a Lampione.
Il Geco verrucoso è legato soprattutto ad ambienti rocciosi e pietraie, ma è anche una specie
sinantropica, che si rinviene spesso all’interno di muretti a secco e abitazioni, soprattutto se
poco frequentate. In genere si riproduce tra aprile e luglio, ma non sono noti dati sulle
popolazioni delle Pelagie. E’ considerato un predatore generalista di piccoli artropodi, ed in
particolare di Ditteri e Ragni (Punzo, 2001); non sono disponibili dati sulle popolazioni delle
Pelagie.
Il Geco verrucoso è una specie abbastanza frequente nel suo areale, anche se certamente meno
contattabile del Geco comune, forse per una minore attività diurna. Lo Cascio (2007) ritiene
sia una specie rara e localizzata per Lampedusa. Durante i sopralluoghi svolti per la redazione
del Piano di Gestione è stato osservato con una frequenza minore rispetto agli altri sauri
(8,5% dei sauri osservati).
All’interno dei SIC in esame questa specie non sembra soggetta a particolari minacce, anche
in virtù della sua spiccata sinantropia. Il suo stato di conservazione nella lista rossa globale è
considerato poco preoccupante (LC) (IUCN, 2007), ma rimane tutelato in quanto contemplato
nell’allegato III della Convenzione di Berna.
Geco comune Tarentola mauritanica (Linnaeus, 1758) - La specie è abbastanza diffusa lungo
le coste del Mediterraneo, le Baleari, la Corsica, la Sardegna, il Marocco, le Canarie,
l’Algeria, parte della Tunisia, le coste egiziane e vaste aree del Sahara, e la sua distribuzione
in Italia è concentrata soprattutto nelle aree costiere e in tutti i distretti insulari (Guarino e
Picariello, 2006). E’ estremamente comune in tutta la Sicilia e nelle maggior parte delle isole
minori. Nelle Pelagie vive a Linosa e Lampedusa, incluso l’Isolotto dei Conigli (Corti et al.,
1998; Lo Cascio, 2007), mentre rimane assente da Lampione. La specie fu citata per la prima
volta per Lampedusa da Trabucco (1890) e per l’Isolotto dei Conigli da Sommier (1906Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
171
1908).
Recenti analisi biomolecolari, basate sul DNA di origine mitocondriale (Harris et al., 2004,
2004b), metterebbero in luce una complessa situazione tassonomica di questa specie. Il Geco
comune, infatti, viene considerato una specie politipica e le popolazioni siciliane, incluse
quelle delle isole minori, sono state attribuite alla sottospecie nominale Tarentola mauritanica
mauritanica (Lanza e Buzzone, 1961; Corti e Lo Cascio, 2002b); tuttavia recentemente
Batista et al. (2005) hanno trovato un’affinità genetica degli individui di Lampedusa e
dell’Isolotto dei Conigli con Tarentola mauritanica fascicularis, presente anche in Egitto,
sud-ovest della Tunisia e Libia, mentre un secondo taxon ben differenziato sarebbe presente
solamente sull’Isolotto dei Conigli. Per queste ragioni, anche zoogeografiche, Lo Cascio
(2007) ritiene che la colonizzazione di queste isole da parte di questo taxon possa essere
attribuibile ad una sua introduzione, di origine probabilmente antropica.
Anche il Geco comune ha comportamenti prevalentemente sinantropici e frequenta soprattutto
pietraie, pareti rocciose, casolari, muretti a secco ed abitazioni. Le frequenze di osservazione
in funzione degli habitat rilevate per Lampedusa nei recenti sopralluoghi evidenziano valori
maggiori per i rimboschimenti; questo dato è in linea con quanto osservato da PadoaSchioppa e Massa (2001) e conferma l’importanza, all’interno del SIC di Lampedusa, di
questi ambienti.
CLC
313
3211
3232
3211
Testo CLC
Boschi misti di conifere e latifoglie
Praterie aride calcaree
Gariga
Praterie aride calcaree
% osservazioni
46,2
26,9
23,1
3,8
Lo Cascio (2007) ha rinvenuto su Lampedusa uova di questa specie durante la prima decade
di aprile, questo indicherebbe un ampio periodo riproduttivo, forse favorito da migliori
condizioni climatiche.
La dieta di questa specie a Lampedusa è costituita essenzialmente da artropodi; in particolare i
taxa più rappresentati sono gli eterotteri (22,2%), i ragni (18,5%) e gli imenotteri (12,9%),
mentre nella popolazione dell’Isolotto dei Conigli prevalgono invece i coleotteri (30,3%)
seguiti dagli imenotteri formicidi (14,2%) ed eterotteri (12,5%) (Lo Cascio, 2007).
Per Lampedusa i nostri dati confermano quelli di Lo Cascio (2007), il quale ritiene che il
Geco comune sia il sauro più frequente, stimando densità comprese fra 1 ind./100m2
(rimboschimenti di contrada Sanguedolce) e 8 indd./100m2; per l’Isolotto dei Conigli invece
l’autore stima valori di densità maggiori (9-12 indd./m2).
All’interno dei SIC questa specie non è soggetta a sensibili minacce. Il suo stato di
conservazione nella lista rossa globale è considerato poco preoccupante (LC) (IUCN, 2007).
E’ una specie compresa nell’allegato III della Convenzione di Berna.
Lucertola maltese Podarcis filfolensis (Bedriaga, 1876) - E’ considerata specie politipica, per
la quale sono state descritte molte sottospecie sulla base di differenti caratteristiche
morfologiche e cromatiche, la cui validità è spesso messa in dubbio da numerosi autori. Le
popolazioni presenti sull’isola di Linosa e di Lampione vengono ascritte alla forma
sottospecifica endemica Podarcis filfolensis laurentiimuelleri (Fejérvàry, 1924); secondo
Capula (1994) queste popolazioni avrebbero una bassa distanza genetica da quelle maltesi,
tanto da ipotizzarne un’importazione passiva da parte dell’uomo; anche in questo caso
potrebbe trattarsi di un taxon non valido.
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L’areale di questa lucertola comprende l’Arcipelago Maltese e l’Italia, dove risulta confinata
tra l’isola di Linosa e l’isola di Lampione (Lanza, 1973; Capula, 2006), in cui alcuni individui
furono raccolti nel 1882 (Taddei, 1949). Da circa una decina di anni è presente a Lampedusa
una piccola popolazione di questa specie (Lo Cascio et al., 2005), fortemente localizzata ai
margini del paese, frutto di una attiva introduzione da parte dell’uomo, con soggetti
provenienti dall’isola di Linosa.
La Lucertola maltese risulta essere una specie ubiquitaria, estremamente adattabile e sembra
temere pochissimo l’uomo. Attiva praticamente tutto l’anno, sono stati osservati
accoppiamenti già alla fine di febbraio. In primavera le femmine depongono 1-2 uova che
schiudono in piena estate, alla quale possono far seguire una seconda deposizione tardiva
(Corti e Lo Cascio, 1999; Moravec, 1993).
L’alimentazione di questa specie è stata studiata per le tre isole Pelagie. A Linosa questo
lacertide raggiunge alti gradi di generalismo alimentare; secondo Sorci (1990) si nutre
soprattutto di Coleotteri e di Imenotteri, con una buona percentuale di vegetali e praticando,
per altro non tanto occasionalmente, il cannibalismo a spese di giovani co-specifici; Bombi et.
al. (2005) confermano un alto contributo dei vegetali ma attribuiscono ad Omotteri e
Formicidi il ruolo di taxa più predati. Anche la popolazione di Lampione ha un alto grado di
erbivoria e, per il resto, una dieta costituita da piccoli artropodi, Imenotteri (Formicidi) e
Coleotteri (Tenebrionidi) (Lo Cascio et al., 2004). Studi condotti sul piccolo nucleo di
Lampedusa indicano invece Isopodi, Gasteropodi e Formicidi come prede più rappresentative
(Lo Cascio, 2007). Il grande livello di opportunismo di questa specie è confermato dalla
cattura di 6 esemplari nelle trappole per micromammiferi.
Le popolazioni di questa specie sono state ben studiate dal punto di vista demografico. A
Linosa la Lucertola maltese raggiunge densità elevate, con valori stimati di 0,05 individui/mq
(Scalera et al., 2004), arrivando anche a due individui/mq (Di Palma, 1988) e superando
anche i 50 individui in 100 mq (Di Palma, 1991). Da conteggi effettuati sulla popolazione di
Lampione (Lo Cascio et al. 2004) risultano densità di circa 70/80 indd./100 mq. Per
Lampedusa la consistenza dell’unica popolazione è stata stimata da Lo Cascio (2007) attorno
ai 30-40 individui in totale.
I dati biometrici e morfologici raccolti a Linosa e Lampione indicano dimensioni maggiori ed
una più frequente tendenza all’ipercromatismo ventrale nelle lucertole della prima isola;
questo dato andrebbe approfondito con ulteriori sopralluoghi sull’isola.
Nonostante le piccole dimensioni delle isole, per l’elevata diffusione, densità ed adattabilità
delle popolazioni non è una specie particolarmente minacciata, bensì sarebbe da ritenersi
vulnerabile. Per la popolazione di Linosa fattori di disturbo possono essere la presenza diffusa
dei gatti domestici e del ratto nero. E’ stata rilevata la rigenerazione o la mancanza della coda
nel 94,4% degli esemplari esaminati (n=54), che potrebbe essere attribuita proprio a queste
due specie di mammiferi. Nelle immediate vicinanze del paese, un ulteriore disturbo potrebbe
essere dovuto alle illegali uccisioni da parte di alcuni abitanti dell’isola; è infatti diffusa la
convinzione che la presenza delle lucertole in qualche modo rechi disturbo ai turisti. Una
potenziale grave minaccia per la popolazione di Linosa potrebbe essere la competizione
derivante da una casuale introduzione della Lucertola campestre.
Per quanto riguarda la popolazione di Lampione abbiamo osservato una minore frequenza di
code rigenerate (68,2%; n=22). In questo caso, vista l’assenza di predatori introdotti
dall’uomo, la pressione potrebbe essere causata dalla predazione da parte dei numerosi
Gabbiani reali (Larus michahellis) nidificanti sull’isolotto o da ripetuti tentativi di
cannibalismo degli adulti sui giovani (Bombi et al., 2005).
Questa specie è inserita nell’allegato II della Convenzione di Berna e nell’allegato IV della
direttiva Habitat (43/92/CEE). Inoltre è inserita nel libro rosso degli Animali d’Italia (Capula,
1998), in cui viene considerata in pericolo critico (Bulgarini et al., 1998), mentre viene
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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ritenuta a più basso rischio (LR) da Scalera et al.(2004). Il suo stato di conservazione nella
lista rossa globale è invece considerato poco preoccupante (LC) (IUCN, 2007).
Lucertola campestre Podarcis sicula (Rafinesque-Schmaltz, 1810) - Specie politipica, durante
il ‘900 sono state riconosciute una cinquantina di sottospecie, delle quali 24 sono ritenute
esclusive di piccole isole italiane (Corti e Lo Cascio, 2002); molte di queste sottospecie hanno
perso validità in seguito a studi biomolecolari. E’ probabile che i soggetti giunti a Lampedusa
provengano dalla Sicilia e che pertanto appartengano alla sottospecie nominale, Podarcis
sicula sicula. L’appartenenza a questa sottospecie verrebbe confermata anche dalle nostre
osservazioni sulla morfologia.
Se si escludono alcune popolazioni periferiche e introdotte, la Lucertola campestre ha un
areale che coincide grossomodo col territorio italiano, dove risulta tra le specie più diffuse;
questo lacertide si rinviene anche nelle due isole maggiori ed in gran parte dei complessi
microinsulari (Corti, 2006). Assente da tutte le isole Pelagie, è stata introdotta recentemente,
forse in maniera casuale, a Lampedusa (Lo Valvo e Nicolini, 2001), dove continua a rimanere
estremamente localizzata in piccole aree verdi all’interno del paese (cfr. Lo Cascio, 2007).
A Lampedusa P. sicula frequenta aree degradate, rudereti e giardini, in una piccola area del
centro urbano. L’osservazione di giovani appena schiusi sia a fine giugno che a settembre
farebbe pensare a due deposizioni ogni anno (Lo Cascio, 2007). Sono disponibili pochi dati
sulla dieta di questa piccola popolazione; secondo Lo Cascio (2007) le prede principali
sarebbero gli Eterotteri (38,8%), i Coleotteri (22,2%) e i Ditteri (22,2%). Stimarne la
dimensione effettiva della popolazione risulta un’operazione alquanto difficoltosa, vista la
distribuzione frammentata e la presenza in aree private; Lo Cascio (2007) ha stimato densità
di 3,3-4 indd./100 mq per l’area archeologica, all’interno del centro abitato, ed una estensione
di circa 2,5 ha per l’area in cui è presente questo lacertide.
Prescindendo dalla natura alloctona, dall’area molto circoscritta e dalla ancora scarsa
consistenza numerica, non sembrano esistere elementi di minaccia per questo taxon. Nella
lista rossa globale è inclusa tra le specie a bassa preoccupazione (LC) (IUCN, 2007), mentre è
una specie inserita nell’allegato II della Convenzione di Berna e nell’allegato IV della
direttiva Habitat (43/92/CEE).
La diffusione della popolazione di Lampedusa dovrebbe essere periodicamente monitorata
attraverso sopralluoghi ed eventuali censimenti, al fine di scongiurare eventuali pericolose
espansioni e sconfinamenti nell’area del SIC. La misura estrema di una eventuale
eradicazione non sarebbe totalmente da trascurare, soprattutto in momenti in cui è realizzabile
(piccole popolazioni circoscritte) e soprattutto in virtù degli effetti imprevedibili che possono
avere sugli ecosistemi le specie aliene.
Psammodromo algerino Psammodromus algirus (Linnaeus, 1758) - Si tratterebbe di una
specie monotipica (Carranza et al., 2006), per la quale furono descritte in passato alcune
sottospecie. La popolazione presente sull’isolotto dei Conigli potrebbe avere affinità
genetiche con le popolazioni del Marocco, piuttosto che con quelle, geograficamente più
vicine, della Tunisia. Ciò farebbe pensare ad una introduzione di origine antropica (Lo
Cascio, 2007).
L’areale dello Psammodromo algerino comprende il Marocco, l’Algeria, la Tunisia, la Libia,
la Spagna, il Portogallo, la Francia meridionale e, in Italia, solamente l’Isolotto dei Conigli
(Sindaco, 2006). La presenza di questa unica popolazione sull’isolotto dei Conigli fu
segnalata per la prima volta da Zavattari (1954) e successivamente confermata da Lanza e
Bruzzone (1960). La sua assenza dalla vicina Lampedusa, dalla quale dista una trentina di
metri e con la quale entra in comunicazione attraverso una striscia di spiaggia durante le basse
maree, viene giustificata con due ipotesi: la prima legata ad una, forse casuale, introduzione
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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174
relativamente recente da parte di navigli barbareschi solamente sull’isolotto (Corti e Lo
Cascio, 1998), mentre la seconda ritiene che, presente storicamente anche a Lampedusa, si sia
successivamente estinta a causa della perdita di habitat e/o alla presenza di due serpenti, il
Colubro lacertino ed il Colubro dal cappuccio (Padoa-Schioppa e Massa, 2001), assenti
invece sull’isolotto dei Conigli.
Lo Psammodromo algerino frequenta, in genere, aree con discreta copertura arbustiva,
margini e sottoboschi dal livello del mare fino a 2.400 metri s.l.m. (Alto Atlante, Marocco).
Sull’isola dei Conigli vive ai margini degli arbusti presenti, generalmente Atriplex halimus,
Pistacia lentiscus ed altre chenopodiacee (cfr. Corti e Lo Cascio, 1999; Padoa-Schioppa e
Massa, 2001). La riproduzione e le deposizioni avvengono tra la fine di aprile e la metà di
giugno e la schiusa delle 3-11 uova in piena estate; possono verificarsi ulteriori riproduzioni
tardive (Corti e Lo Cascio, 1999; Lo Cascio, 2007).
Alcuni studi evidenziano alti livelli di opportunismo trofico nella popolazione presente
sull’isola dei Conigli; buona parte della sua dieta è composta da insetti (formicidi, coleotteri
ed eterotteri) e da una percentuale piuttosto alta (23,3%) di vegetali (Sorci, 1990, Di Palma,
1984). Lo Cascio (2007) conferma l’importanza nella dieta dei vegetali, riscontrati nel 66%
dei resti fecali esaminati, e rileva inoltre una certa importanza dei ditteri (31,5% delle prede),
confermando per il resto le categorie di prede riscontrate negli studi precedenti.
I dati presenti in letteratura indicano un preoccupante calo della consistenza numerica della
popolazione. Di Palma (1980) stimò una popolazione di circa 2000 individui (6,5 indd./100
mq); Padoa-Schioppa e Massa (2001) ipotizzano una densità di circa 10 indd./100 mq e
considerato che la superficie dell’isolotto è di circa quattro ettari, la popolazione doveva
aggirarsi, con un certo margine di errore, intorno ai 4.000 individui; Lo Cascio (2007) stima
una popolazione di 600/1200 esemplari per una densità di 2,2-3,3 indd./100 mq. Questi dati,
seppure preoccupanti, vanno letti con cautela, viste le differenti metodologie utilizzate dai tre
autori.
La principale minaccia per lo Psammodromo algerino sull’Isolotto dei Conigli sembra essere
la presenza del Gabbiano reale (Larus michahellis); le popolazioni di questa specie
opportunista sono infatti in aumento, sia a livello locale che globale, probabilmente in
relazione all’incremento delle discariche a cielo aperto. Il Gabbiano reale è potenzialmente sia
una minaccia diretta (predazione) che indiretta, in quanto popolazioni nidificanti di questa
specie sono in grado di modificare pesantemente il substrato e la vegetazione, sia tramite
danneggiamento diretto che arricchimento in sostanze organiche e successiva eutrofizzazione;
queste modificazioni dell’habitat sono senz’altro deleterie per una specie sensibile ed esigente
come lo Psammodromo algerino (Lo Cascio, 2007). Un’ulteriore possibile minaccia è
costituita dal Ratto nero (Rattus rattus), presente sull’Isolotto dei Conigli con una
popolazione che sembra piuttosto densa. Esistono molti precedenti riguardo alle pressioni ed
estinzioni causate dai ratti nelle piccole isole; questi roditori opportunisti, in ambienti estremi,
possono integrare la propria dieta predando piccoli animali e uova. Infine, altra potenziale
minaccia è la possibilità di depressione da imbreeding, piuttosto alta in popolazioni ridotte ed
isolate come quella delle Pelagie.
Il suo stato di conservazione nella lista rossa globale è considerato poco preoccupante (LC)
(IUCN, 2007), e questa specie è tutelata in quanto contemplata nell’allegato III della
Convenzione di Berna. A livello nazionale questa specie è inclusa nella lista rossa dei
vertebrati italiani tra quelle minacciate in maniera critica (Bulgarini et al., 1998), viste le
dimensioni ridotte della popolazione e l’entità delle minacce.
Gongilo Chalcides ocellatus (Gmelin, 1789) - Specie politipica. La popolazione siciliana
viene attribuita alla forma sottospecifica Chalcides ocellatus tiligugu (Gmelin, 1789). La
popolazione presente a Lampedusa e sul vicino isolotto dei Conigli in passato era attribuita
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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175
alla sottospecie Chalcides ocellatus zavattarii (Lanza, 1954), oggi viene ritenuta una forma
ibrida tra la popolazione siciliana e la sottospecie nominale, presente in nord Africa, mentre la
forma melanotica di Linosa, attribuita in passato alla sottospecie Chalcides ocellatus linosae
(Boulenger, 1920), oggi viene attribuita a C.o.tiligugu (Lanza, 1993).
E’ presente in tutto il Nord Africa, ma anche in Eritrea, Sudan, Etiopia e Somalia. Le
popolazioni europee si trovano in Grecia, Sardegna, Sicilia, Malta ed a Portici (Napoli), dove
è stato certamente importato (Bruno, 1970; Turrisi e Vaccaro, 2006). In Sicilia è molto
diffuso, e popola anche le isole Egadi, le isole dello Stagnone di Marsala, isolotto Formica,
Pantelleria, Isola di Capo Passero (Siracusa) e lo scoglio di Isola delle Femmine (Palermo). Il
Gongilo è presente in tutte le isole Pelagie: a Linosa e Lampedusa (Camerano, 1885; Minà
Palumbo, 1893), sull’Isola dei Conigli ed a Lampione.
Il Gongilo predilige ambienti rocciosi con vegetazione erbacea xerofila e macchia
mediterranea, presenta inoltre una certa affinità con manufatti quali muretti a secco e cumuli
di pietrame. Per Lampedusa e Linosa è statop rinvenuto prevalentemente in prossimità di
muretti a secco, abitazioni e manufatti, ambienti in cui Lo Cascio (2007) rileva le maggiori
densità e registra il 73% delle osservazioni. Per quanto riguarda le frequenze di osservazione
per habitat, abbiamo rilevato ancora una volta un grande importanza delle aree di
rimboschimento per i sauri.
CLC
313
3232
3231
3211
1211
32312
Testo CLC
Boschi misti di conifere e latifoglie
Gariga
Macchia
Praterie aride calcaree
Aree commerciali
Macchia a lentisco
Freq. % osservazioni
31,6
26,3
21,1
10,5
5,3
5,3
Per Lampedusa Lo Cascio (2007) ipotizza un solo evento riproduttivo in tarda primavera,
mentre per Lampione lo stesso autore stima ben tre cicli all’anno. Studi effettuati sulla
popolazione di Lampedusa mostrano una dieta che comprende prevalentemente Eterotteri
(32,2%), Coleotteri (21,1%) e Gasteropodi (11,9%); i Gongili dell’Isolotto dei Conigli invece
prediligono Coleotteri (38,0%), larve di insetti (16,0%) e Formicidi (12,0%) (Lo Cascio,
2007).
In base ai recenti sopralluoghi, è una specie particolarmente numerosa sulle isole Pelagie,
molto probabilmente presente con densità ben maggiori rispetto a quanto osservato per le
popolazioni della Sicilia in senso stretto, in special modo per quanto riguarda l’isola di
Lampione. Per Lampedusa il Gongilo è stato oggetto del 38,3% delle osservazioni su sauri.
Lo Cascio (2007) stima densità massime di 6 indd./100 mq per Lampedusa e di 8 indd./100
mq per l’Isola dei Conigli.
Allo stato attuale le popolazioni presenti nelle Isole Pelagie non sono da considerarsi
minacciate. Il suo stato di conservazione nella lista rossa globale viene giudicato poco
preoccupante (LC) (IUCN, 2007), ma rimane tutelato in quanto contemplato specie inserita
nell’allegato II della Convenzione di Berna e nell’allegato IV della direttiva Habitat
(43/92/CEE).
Colubro dal cappuccio algerino Macroprotodon mauritanicus (Guichenot, 1850) - Fino a
qualche anno fa la popolazione di Colubro dal cappuccio algerino presente a Lampedusa
veniva tassonomicamente attribuita alla sottospecie Macroprotodon cucullatus mauritanicus
(Guichenot, 1850) e successivamente Wade (2001) attribuì questa popolazione al taxon
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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176
Macroprotodon textilis. Un recentissimo studio su basi biomolecolari (Carranza et al., 2004)
rivede completamente la sistematica di questo taxon, attribuendo a buona parte di M. textilis
l’identità di Macroprotodon mauritanicus, al quale riteniamo appartenga, in attesa di ulteriori
conferme, la popolazione lampedusana.
L’areale di questa specie comprende l’Algeria settentrionale e parte della Tunisia. In Europa il
Colubro dal cappuccio algerino popola esclusivamente le isole Baleari e l’Italia, con l’unica
popolazione presente sull’isola di Lampedusa. La sua esclusiva presenza sull’isola di
Lampedusa era già riportata da Giglioli (1879) e da Camerano (1891). Oggi continua ad
essere presente su quest’isola, dove risulta discretamente diffuso, ed assente dal resto del
territorio siciliano (cfr. Lanza, 1973).
L’ecologia del Colubro dal cappuccio algerino non è molto conosciuta. Frequenta le zone
aride sabbiose o rocciose con presenza di macchia bassa e cespugli, ruderi, muretti a secco e
pietraie. Durante i recenti sopralluoghi 5 osservazioni su 6 (quattro esemplari e 2 exuviae)
sono state registrate presso i rimboschimenti del settore occidentale dell’isola; le interviste
evidenziano che la specie è presente in tutto il territorio di Lampedusa, in cui frequenterebbe i
muretti a secco di coltivi non troppo disturbati.
Relativamente alla dieta, sono disponibili pochi dati (Corti e Luiselli, 2000) che indicano la
predazione su artropodi (Chilopodi, Ragni, Dermatteri, Coleotteri ed Apidi) e sulle tre specie
di sauri autoctoni dell’isola di Lampedusa. Non sono disponibili stime sulla consistenza delle
popolazioni. Le recenti osservazioni indicano l’osservazione di 0,3 indd./h, da cui può
desumersi che la specie non sia molto densa sull’isola, ciò è parzialmente confermato da Corti
e Luiselli (2000) che registrano l’osservazione di soli 0,2 indd./h. Questi dati vanno
comunque letti con cautela, considerando la natura estremamente elusiva di questa specie è
molto facile sottostimarne la densità.
La natura crepuscolare ed elusiva di questo colubride lo rende senza dubbio poco esposto ad
uccisioni più o meno accidentali (traffico veicolare) e volontarie. Questa informazione è
confermata dal fatto che vengono rinvenuti raramente esemplari di questa specie deceduti
sulle strade dell’isola. Un possibile disturbo potrebbe derivare dalle attività di raccolta di
gasteropodi terrestri operate, per scopi alimentari, dagli isolani; questa pratica molto diffusa
prevede il ribaltamento di grossi massi, e quindi la modificazione dei rifugi preferenziali del
Colubro dal cappuccio. Questa attività potrebbe anche avere un effetto diretto, con l’uccisione
dei piccoli colubridi.
Nonostante le dimensioni dell’isola limitino la dimensione della popolazione, riteniamo che
quella presente a Lampedusa sia da considerarsi vulnerabile, piuttosto che in pericolo critico
(cfr. Bulgarini et al., 1998). Il suo stato di conservazione nella lista rossa globale è
considerato poco preoccupante (LC) (IUCN, 2007), ma rimane tutelato in quanto contemplato
nell’allegato III della Convenzione di Berna.
Colubro lacertino orientale Malpolon insignitus (Geoffroy St.Hilaire, 1827) - Specie
politipica, la popolazione di Colubro lacertino presente a Lampedusa è stata assegnata, su
base morfologica, alla sottospecie Malpolon monspessulanus insignitus (Geoffroy St.Hilaire,
1827), tipica della costa tunisina e libica, dell’Egitto, del Sinai e d’Israele (Lanza, 1973). Oggi
una revisione sistematica basata su indagini biomolecolari (Carranza et al., 2004; Carranza et
al., 2006) ha elevato a specie buona questo taxon (M. insignitus ) al quale, su basi
morfologiche, sarebbe da attribuire la popolazione di Lampedusa.
L’areale del Colubro lacertino orientale comprende Spagna, Portogallo, Francia meridionale,
costa adriatica dell’ex Jugoslavia, Grecia, Bulgaria meridionale; Turchia, Cipro, Azerbaigian,
Iran, Irak, Siria, Libano, Israele, Giordania; Egitto settentrionale, Libia settentrionale, Tunisia
e Italia, dove è presente nel in Trentino e Friuli (località da confermare) e sull’isola di
Lampedusa (Bruno, 1990; Turrisi e Vaccaro, 2006). Oggi l’isola di Lampedusa rappresenta
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
177
l’unica stazione siciliana in cui vive questa specie (Lanza, 1973).
Frequenta ambienti perlopiù aridi e soleggiati come macchie e garighe. Durante i recenti
sopralluoghi questa specie è stata osservata in vari ambienti, anche molto degradati, ed in
particolare nei pressi di Cala Galera. La tipologia ambientale (CLC) in cui sono state
registrate più osservazioni è la Gariga.
CLC
3232
3211
313
3231
211
32321
Testo CLC
Gariga
Praterie aride calcaree
Boschi misti di conifere e latifoglie
Macchia
Aree commerciali
Gariga a lentisco
Freq. % osservazioni
39,3
21,4
17,9
10,7
7,1
3,6
Per quanto riguarda la riproduzione, nella maggior parte delle popolazioni è primaverile; non
ci sono dati sufficienti per Lampedusa.
Come suggerisce il nome comune, si tratta di un colubride in genere prevalentemente
saurofago, ma a Lampedusa, per la presenza di una grande disponibilità di ratti, la dieta è
prevalentemente costituita da roditori (Corti et al., 2001); è noto un caso di predazione nei
confronti di pulcini di Gabbiano reale mediterraneo (Larus michahellis) (Di Martino in Lo
Valvo, 1998). La consistenza della popolazione di Lampedusa non è ancora nota per la
carenza di studi adeguati. In base alle nostre osservazioni si tratta di un serpente largamente
diffuso e numeroso sull’isola. Presenta dimensioni notevoli (sino a 175 m di lunghezza e 1400
g).
La specie attualmente non è particolarmente minacciata; unico disturbo sembra essere il
traffico veicolare (cfr. Lombardo, 2004). Sono stati infatti osservati diversi animali morti,
soprattutto lungo la Strada di Ponente. Ulteriore disturbo, di cui non si conosce l’entità,
potrebbe essere la diffusa pratica delle uccisioni volontarie da parte dell’uomo, soprattutto in
prossimità delle aree periurbane. Secondo Bulgarini et al. (1998) la popolazione presente a
Lampedusa è da considerarsi in pericolo critico, a nostro avviso questa specie a Lampedusa
non è certamente in pericolo vista la sua diffusione. Il suo stato di conservazione nella lista
rossa globale è considerato poco preoccupante (LC) (IUCN, 2007), ma rimane tutelato in
quanto contemplato nell’allegato III della Convenzione di Berna.
MAMMIFERI
Chirotteri
I pipistrelli sono un gruppo di mammiferi molto rappresentato nel territorio nazionale,
essendo presenti con 35 specie costituiscono circa un terzo della mammalofauna italiana. In
Sicilia le informazioni risultano scarse e frammentarie; i dati presenti in letteratura indicano la
presenza di 20 specie nel territorio regionale siciliano, sottolineando però la scarsità di dati
per la maggior parte di esse. La metà delle specie di chirotteri presenti nel territorio siciliano
risulta essere in un precario stato di conservazione secondo le normative comunitarie recepite
a livello nazionale e regionale. Mancano a tutt’oggi un’esplorazione ed un monitoraggio
approfonditi del territorio regionale, come evidenziato dalla mancanza di dati bibliografici,
che si rendono necessari in ragione delle richieste internazionali di “promuovere la
salvaguardia della biodiversità” e in particolare della recente adesione del nostro Paese
all’Accordo sulla conservazione dei Chirotteri in Europa (noto come “Bat agreement).
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
178
La chirotterofauna delle Pelagie è costituita attualmente da quattro specie. La presenza di
questi mammiferi sulle due isole è nota fin dal passato. Sanvisente (1849) riporta per
Lampedusa Vespertilio auritus, anche se vi sono dubbi circa l’esatta identificazione della
specie da parte dell’autore. Sommier (1908) cita per Lampedusa “una specie almeno di
pipistrello, Vesperugo kuhli (Natt.) var. albolimbata”, mentre per Linosa riporta un altro
pipistrello, senza però identificarlo. Giglioli (1912), in visita sull’isola di Lampedusa, raccolse
alcuni esemplari di chirotteri, da lui identificati come Vesperugo pipistrellus, oggi conservati
presso il Museo di Zoologia dell’Università di Firenze, dove sono stati catalogati come
Pipistrellus kuhli (Kuhl, 1819). Zavattari (1960) osservò alcuni esemplari di pipistrello,
mentre Felten & Storch (1970) confermano la presenza di P. kuhli su Lampedusa.
Negli anni Ottanta Zava & Catalano (1983) rinvengono nella parte sudorientale dell’isola un
maschio e due femmine di Miniopterus schreibersi (Kuhl, 1817), mentre qualche anno più
tardi vengono ritrovati alcuni esemplari di Myotis myotis (Borkhausen, 1797) nelle cave in
galleria site a ovest dell’abitato di Lampedusa (Zava et alii, 1986).
Ricerche più recenti hanno inoltre permesso di accertare la presenza del rinolofo maggiore,
Rhinolophus ferrumequinum (Schreber, 1774) nelle cave in galleria di Lampedusa, e del
pipistrello albolimbato, Pipistrellus kuhli a Linosa (Fornasari et alii, 1997).
Entrando nel dettaglio delle specie rinvenute, Miniopterus schreibersi è presente in Europa a
S del 50° parallelo, in Asia paleartica, nella regione Australe e nella Regionen Etiopica
(Sahara escluso). E’ minacciata in buona parte del suo areale europeo e risulta in pericolo di
estinzione. Myotis myotis è diffuso in europa centrale, occidentale e meridionale a est sino
all’Ucraina, ed è presente nella maggior parte delle isole mediterranee. La specie risulta in
estinzione in tutto il suo areale europeo. Pipistrellus kuhli è diffuso nella sottoregione
mediterranea (a ovest sino alle isole Canarie), Arabia e gran parte della regione Etiopica. E’
considerata specie vulnerabile in quasi tutto il suo areale europeo. Rhinolophus
ferrumequinum è una specie sedentaria, segnalata in tutto il territorio europeo ed italiano, dal
livello del mare ai 2.000 m. Mentre a nord le colonie riproduttive sono ubicate nei granai e nei
campanili, a sud colonizza le grotte, le gallerie di miniere in disuso e le cantine. In pericolo di
estinzione in tutto il territorio europeo
Mustiolo Suncus etruscus Savi, 1822 - Il Mustiolo ha una distribuzione geografica
particolarmente ampia, soprattutto se messa in relazione alle piccole dimensioni dell’animale
e alla sua bassa motilità. In Europa è confinato soprattutto nella regione Mediterranea, dal
Portogallo alla Grecia e fino alla regione mediorientale; é inoltre segnalato sulla costa
Atlantica della Francia. La presenza del piccolo insettivoro è nota anche in diverse isole
Mediterranee quali Creta, Corsica, Sardegna, Sicilia, Majorca e Corfù, oltre che alcune isole
minori come Lampedusa e Pantelleria. In Asia il Mustiolo è stato trovato in India e nella
regione Himalayana (Pakistan, Nepal, Cina). Infine S. etruscus è segnalato in Nord Africa
(dalla Tunisia al Marocco), in Etiopia e in parte dell’Africa occidentale (Nigeria e Guinea).
Nell’ambito del SIC “Isole Pelagie” il Mustiolo è noto per la sola isola di Lampedusa.
Tuttavia, a causa delle sue piccole dimensioni e per il comportamento particolarmente
elusivo, si hanno poche informazioni sulla distribuzione specifica, e le segnalazioni sono
poche e di carattere occasionale.
Il Mustiolo abita generalmente cespuglieti, praterie e giardini trovando rifugio sotto le pietre o
in cavità naturali e artificiali. Pur essendo specie spiccatamente termoxerofila, in Italia è stato
rinvenuto dal livello del mare fino ai 1000 m. Frequenta sovente habitat fortemente
antropizzati, tanto che lo si può rinvenire all’interno di abitazioni o nei pressi di muri a secco
adiacenti ad esse.
Praticamente nulla si conosce delle preferenze ambientali della specie riguardo all’isola di
Lampedusa. Le informazioni sulla riproduzione della specie sono decisamente scarse, così
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
179
come quelle sulla fenologia riproduttiva. Nonostante le sue ridotte dimensioni (è uno dei
mammiferi più piccoli del mondo), il Mustiolo è un vorace predatore. Si nutre in prevalenza
di artropodi (soprattutto ortotteri) anche di dimensioni relativamente grandi. Nessuna
informazione è disponibile per la dieta della specie sull’isola di Lampedusa.
I pochi dati disponibili non autorizzano a ritenere la specie minacciata. Tuttavia, come gli altri
Crocidurini, può risentire degli effetti della diffusione dei pesticidi e di altri veleni agricoli,
nonché, più in generale, dell'alterazione ambientale. Il Mustiolo è inserito nell’allegato III
della Convenzione di Berna. La IUCN lo classifica come LC (basso rischio). Certamente,
essendo quella di Lampedusa una popolazione insulare particolarmente isolata, meriterebbe
studi di approfondimento per comprenderne l’ecologia e lo stato di conservazione.
Coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus (Linnaeus, 1758) - E’ una specie politipica. La
popolazione siciliana e delle isole minori è stata attribuita fino a pochi anni fa alla sottospecie
O.cuniculus huxleyi, che oggi è sinonimo di O.c.algirus. Vista l’origine alloctona a
Lampedusa e a Linosa del Coniglio selvatico, sarebbe necessario caratterizzare le popolazione
per una migliore definizione tassonomica.
Originario dell'area mediterranea occidentale (iberica), oggi è divenuto cosmopolita, perché
introdotto dall'uomo in quasi tutto il mondo. Per le Pelagie è una specie alloctona, introdotta
per scopi venatori.
Vive in ambienti aperti ed erbosi, associati a piccoli boschi, macchie o pietraie. E’ molto
frequente negli ambienti costieri dunali e sabbiosi e si adatta bene anche ai boschi aperti, ai
rimboschimenti, alle garighe ed agli ambienti degradati ed anche abbastanza antropizzati e
coltivati. E’ una specie dalle abitudini crepuscolari e notturne, ottimo scavatore. E’ in ogni
caso una specie della fascia submediterranea e mediterranea dove frequenta ambienti
pianeggianti o collinari, spingendosi raramente oltre i 1000 m s.l.m.
E’ un animale sociale che vive in gruppi coloniali anche numerosi, costruendo un complesso
sistema di tane sotterranee con corridoi, uscite e camere principali e secondarie. Le tane sono
costruite in posizione mimetica e riparata, generalmente sotto grossi ammassi di pietre e/o
radici di alberi. La fenologia riproduttiva, nelle aree mediterranee, copre praticamente tutto
l'arco dell'anno, generalmente da fine febbraio a tutto novembre. La gestazione varia da 28 a
31 giorni e le nascite sono più frequenti in estate. Molto prolifico, partorisce da 5 a 12 piccoli
in una camera speciale della tana, scavata per il parto e foderata con il pelo della madre ed
altro materiale. I piccoli sono allattati per circa 3 settimane e diventano indipendenti dopo
circa un mese. Già all'età di 8-10 mesi raggiungono la maturità sessuale e quindi i nati nel
primo inverno possono accoppiarsi e riprodursi già nell'autunno inoltrato dello stesso anno.
Non si conosce nulla sulla fenologia della riproduzione in entrambe le isole Pelagie.
Caratteristica dei Leporidi è la ciecotrofia, ovvero la riassunzione degli escrementi
(pallottoline di sostanza vegetale ricoperte di muco, emesse di notte e subito reingerite), messa
in relazione alle difficoltà di degradazione della cellulosa ed alla necessità di sintesi della
vitamina B. E’ un erbivoro che si alimenta soprattutto di graminace e leguminose, che insieme
raggiungono anche il 75% della dieta.
Al fine di effettuare una stima di densità dei conigli presenti all’interno dei due SIC sono state
scelte 21 stazioni campione sull’isola di Lampedusa e 10 sull’isola di Linosa; tali stazioni
sono state georeferenziate tramite GPS per agevolarne il successivo ritrovamento e per
ottimizzarne l’elaborazione cartografica. La densità stimata durante il periodo riproduttivo per
l’anno 2008 è stata di 2,72 conigli/ha e 4,81 conigli/ha rispettivamente a Lampedusa e Linosa.
Confrontando i dati sulla densità media ottenuti con quella di altre località in cui studi simili
sono stati condotti (Lo Valvo et al., 2008), è possibile notare che i valori sono estremamente
bassi, sia all’interno di aree precluse all’attività venatoria e sia nel territorio aperto alla caccia.
Pertanto la causa di questi valori così bassi per tutta l’isola è imputabile probabilmente ad
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180
un’avvenuta epidemia di mixomatosi, confermata per Lampedusa nel 2007 da alcuni
cacciatori residenti. I soggetti sopravvissuti risultano ad oggi concentrati in aree più tranquille
con presenza di vegetazione, e cioè lungo i valloni (Cala Galera, Cala Pulcino, Vallone della
Forbice) e in prossimità delle pareti rocciose, mentre a Linosa sembrano essere
uniformemente diffusi su tutta l’isola.
Nonostante sia considerata una specie vulnerabile dalla Lista Rossa italiana, non è protetta da
alcuna legge internazionale o nazionale ed è soggetta a prelievo venatorio. E’ in ogni caso una
specie che richiede un’attenta gestione delle popolazioni.
In Sicilia era, fino a circa cinquanta anni fa, comunissimo tanto da poter arrecare, in alcune
aree, danni ai raccolti ed ai campi coltivati. Oggi possiede una distribuzione tipicamente a
macchia di leopardo, con zone ad alta densità, corrispondenti alle aree ecologicamente più
favorevoli o ricadenti in Parchi e Riserve naturali; intercalate ad altre dove è praticamente
sparito a causa del degrado e delle trasformazioni ambientali, delle pratiche di agricoltura
chimica e meccanizzata e del pesante e non pianificato esercizio venatorio. Un altro motivo
del crollo delle popolazioni di coniglio è causato dalla ciclica insorgenza di epizoozie di
mixomatosi e di epatite emorragica. I virus responsabili di tali malattie provocano stragi nelle
popolazioni. Ciò potrebbe anche dipendere dell'inquinamento genetico determinato dalle
continue e non pianificate introduzioni di soggetti da ripopolamento (per scopi venatori) di
origine sconosciuta.
E’ altamente probabile, come avviene in moltre altre isole minori della Sicilia, che terminata
l’epidemia di mixomatosi, le densità negli anni a venire possano raggiungere valori
notevolmente elevati, soprattutto all’interno delle aree protette in cui vige il divieto di caccia e
dove densità elevate di questo lagomorfo potrebbero causare a Lampedusa gravi danni alla
vegetazione naturale. In questi casi andrebbe valutata la possibilità, anche con il
coinvolgimento delle associazioni venatorie, di effettuare operazioni di traslocazione.
Sull’isola di Linosa i danni causati da densità elevate sono essenzialmente a carico delle
colture agricole. Appare evidente un tipo di intervento di gestione faunistica differente tra le
due isole e che risulterebbe necessario il continuo monitoraggio delle popolazioni.
Ratto nero Rattus rattus (Linnaeus, 1758) - E’ una specie cosmopolita, anche in virtù della
sua spiccata sinantropia, è presente in tutti i continenti ad eccezione del Sud America. Il Ratto
nero risulta abbastanza e quasi uniformemente diffuso sia a Linosa che a Lampedusa, incluso
l’Isolotto dei Conigli dove sembrerebbe abbondante, viste le numerose osservazioni diurne da
noi effettuate. Non è maio stato rinvenuto a Lampione.
E’ una specie euriecia ed adattabile e vive bene a stretto contatto dell'uomo, frequentando
soprattutto solai e magazzini. Costruisce il nido in cavità di muri, tra il legname e le travi dei
tetti, mentre gli individui che vivono allo stato selvatico spesso costruiscono voluminosi nidi
tra i rami degli alberi.
Le popolazioni commensali si riproducono continuamente; la gestazione dura circa 3
settimane, la femmina può avere da 3 a 5 parti l'anno e ad ogni parto nascono da 5 a 10
piccoli. Nelle popolazioni selvatiche sembra che il periodo di riproduzione vada da maggio a
settembre, con 2-3 parti l'anno. La maturità sessuale viene raggiunta all'età di circa 3-4 mesi.
La dieta del Ratto nero è assolutamente onnivora; con una maggiore preferenza per semi e
frutta.
Storicamente popolazioni introdotte di questa specie hanno rappresentato un grande pericolo
per gli organismi autoctoni, in particolare il Ratto nero sembra creare problemi di
conservazione per le popolazioni di piccoli vertebrati ed alcune specie di uccelli marini
(Imber, 1978; Cheylan, 1985). Nel 2007 è iniziata una operazione di controllo della
popolazione di Ratto nero con l’uso di esche avvelenate nel più importante sito di
riproduzione della Berta maggiore (Calonectris diomedea) a Linosa.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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181
A parte l'uomo, che ne controlla le densità in aree ristrette, le popolazioni presenti all’interno
del SIC non sembrano soggette a particolari minacce. Bisogna inoltre aggiungere che in
queste isole il Ratto nero non ha predatori abituali, se escludiamo il Colubro lacertino
orientale a Lampedusa (cfr. Corti et al., 2001).
Il Ratto nero non necessita di interventi di conservazione e non rientra tra le specie protette
(Legge nazionale 157/92 e Legge regionale 33/97). La lista rossa italiana lo include tra le
specie a basso rischio (LR/lc) (Angelici et al., 1999). Sarebbe utile progettare un intervento di
controllo ed eradicazione del Ratto nero sulla popolazione di Psammodromo algerino
sull’Isolotto dei Conigli.
Topo domestico Mus musculus (Linnaeus, 1758) - Il Topo domestico è considerato una specie
politipica, ne sono infatti state descritte, su base fenotipica, 113 sottospecie. Le popolazioni di
Lampedusa e Linosa apparterrebbero alla sottospecie Mus musculus domesticus Schwarz &
Schwarz, 1943, ma sarebbero necessarie conferme.
E’ una specie cosmopolita, è stato infatti introdotto in tutti i continenti, ma di origine
euroasiatica. Il Topo domestico nelle Pelagie è stato osservato soltanto a Lampedusa e Linosa.
In Italia e nella maggior parte dell’Europa non esistono testimonianze fossili databili a periodi
precedenti l’epoca romana, pertanto la distribuzione attuale del Topo domestico, anche sulle
Pelagie, è comunque da ritenersi artificiale, profondamente condizionata dal trasporto passivo
operato dall’uomo
Questo Muride trova condizioni favorevoli negli ambienti urbani e suburbani, nonché negli
ecosistemi rurali di zone pianeggianti e collinari litoranee. Molto diffuso sia a Lampedusa e
sia a Linosa, frequenta soprattutto abitazioni di campagna ed occupa i recessi più disparati che
assicurino cibo e rifugio.
Il Topo domestico si riproduce tutto l’anno, la gestazione dura circa 20 giorni, il parto
comprende mediamente 6-8 neonati che raggiungono la maturità sessuale dopo 6-8 settimane.
La dieta del Topo domestico è onnivora e comprende una maggiore frazione di vegetali.
Anche nel caso del Topo domestico, nuclei introdotti rappresentano un grande pericolo per gli
organismi autoctoni, è stata infatti documentata la predazione dei pulcini di alcune specie di
uccelli marini (Wanless et al., 2007).
La tabella seguente riporta i risultati delle sessioni di cattura svolte recentemente all’interno
dei SIC.
Isola
Lampedusa
Linosa
tot. giorni
6
2
trappole siti catture gariga prateria rimboschimento
60
24
4
2
2
36
12
2
1
1
Il basso numero di catture è dovuto probabilmente alla scarsezza di abitazioni nelle aree dei
SIC, che influisce certamente sulla densità di questi roditori commensali dell’uomo.
In questo caso è l’uomo la principale minaccia, almeno nelle aree abitate, le popolazioni
presenti in aree meno antropizzate non sembrano soggette a particolari minacce. Fra i
predatori presenti nel SIC ricordiamo il Colubro lacertino orientale (cfr. Corti et al., 2001), il
Gheppio ed i rapaci in migrazione.
Il Topo domestico è una specie infestante e come tale non presenta alcun problema di
conservazione. Non rientra tra le specie protette (Legge nazionale 157/92 e Legge regionale
33/97), anche se la lista rossa italiana lo riporta tra le specie a basso rischio (LR/lc) (Angelici
et al., 1999).
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182
UCCELLI
Le specie migratrici
La maggioranza delle specie che vengono osservate nelle Pelagie è migratrice, in buona parte
transahariana, cioè svernante a sud del Sahara e nidificante in Europa. Questi uccelli, in
primavera, dopo avere acquisito abbondanti riserve di grasso sottocutaneo, iniziano il lungo
viaggio attraverso i due continenti, ma soprattutto attraverso l’ostilità del Sahara e del Mar
Mediterraneo. Molti di questi uccelli muoiono durante il viaggio. Analogamente, seppure con
modalità differenti, avviene il viaggio autunnale, che però sembra sia più lento e
probabilmente meno pericoloso, anche in considerazione delle temperature medie più basse;
sebbene la mortalità autunnale sia pure elevata, la popolazione migratrice complessiva è più
cospicua, comprendendo anche i giovani nati nella stagione riproduttiva. È stato messo in
evidenza in più occasioni quale importante ruolo svolgono le piccole isole del Mediterraneo
per la conservazione dell’avifauna europea; esse infatti sono una specie di trampolino di
lancio, spesso tappe obbligate, in cui gli uccelli migratori sostano per almeno due ragioni: 1)
semplicemente per trascorrere le ore del giorno, in attesa di riprendere il viaggio nelle ore
notturne, in cui il volo è meno dispendioso (la sosta nelle isole in questo caso è analoga a
quella che ha luogo in molte oasi del deserto); 2) per recuperare energie, facendo accrescere il
loro strato adiposo sottocutaneo, sfruttando le risorse che trovano nell’isola. Quindi l’isola in
sé rappresenta un luogo di sosta insostituibile per il complessivo fenomeno della migrazione
degli uccelli.
Le indagini recenti condotte nell’ambito della redazione del Piano di Gestione hanno
consentito l’osservazione di numerose specie che, seppure comuni, non erano mai state
osservate nell’arcipelago; tra queste ricordiamo: Tuffetto (Tachybaptus ruficollis), Tarabusino
(Ixobrychus minutus), Albanella minore (Circus pygargus), Falco cuculo (Falco vespertinus),
Lodolaio (Falco subbuteo), Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), Cavaliere d’Italia
(Himantopus himantopus), Corriere piccolo (Charadrius dubius), Corriere grosso
(Charadrius hiaticula), Pivieressa (Pluvialis squatarola), Totano moro (Tringa erythropus),
Piro piro culbianco (Tringa ochropus), Voltapietre (Arenaria interpres), Monachella
(Oenanthe hispanica), Codirossone (Monticola saxatilis), Salciaiola (Locustella luscinioides),
Frosone (Coccothraustes coccothraustes).
Sono state inoltre osservate molte specie meno comuni o in forte diminuzione, come Svasso
cornuto (Podiceps auritus), Spatola (Platalea leucorodia), Fenicottero (Phoenicopterus
ruber), Cigno reale (Cygnus olor), Cigno selvatico (Cygnus cygnus), Aquila minore
(Hieraaetus pennatus), Falco pescatore (Pandion haliaetus), Cicogna nera (Ciconia nigra),
Gabbiano roseo (Larus genei), Piviere tortolino (Eudromias morinellus), Croccolone
(Gallinago media), Tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto), Ortolano (Emberiza
hortulana) e Lucherino (Carduelis spinus).
I dati certamente più interessanti che emergono dalle osservazioni recenti e passate riguardano
le specie accidentali, soprattutto quelle nord-africane e orientali, che si rinvengono
probabilmente con una certa regolarità alle Pelagie tra cui Tortora delle palme (Streptopelia
senegalensis), Usignolo d’Africa (Cercotrichas galactotes), Codirosso algerino (Phoenicurus
moussieri), Culbianco isabellino (Oenanthe isabellina), Culbianco di Groenlandia (Oenanthe
oenanthe leucorhoa), Monachella del deserto (Oenanthe deserti), Sterpazzola nana (Sylvia
deserti), Canapino pallido (Hippolais pallida), Bigia grossa (Sylvia hortensis), Luì bianco
(Phylloscopus bonelli), Pigliamosche pettirosso (Ficedula parva), Balia caucasica (Ficedula
semitorquata), Averla baia (Lanius senator badius), Trombettiere (Bucanetes githagineus).
Va evidenziato inoltre che molte delle specie censite sono tutelate da diverse normative
nazionali ed internazionali.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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183
Le specie la cui segnalazione appare fortemente dubbia sono state escluse dall’elenco. Si
tratta della Gru pavonina (Balearica pavonina), specie segnalata per Lampedusa in base ad un
esemplare catturato che si trova oggi al Museo di Zoologia dell’Università di Palermo. Sono
state inoltre escluse lo Zigolo nero (Emberiza cirlus) e lo Storno nero (Sturnus unicolor),
segnalate dubitativamente da Giglioli (in SOMMIER, 1908), lo Scricciolo (Troglodytes
troglodytes) che lo stesso MOLTONI (1970) riporta basandosi sulla descrizione
comunicatagli da cacciatori, e l’Avocetta (Recurvirostra avosetta), riportata per Lampedusa
sulla base delle impronte sulla sabbia viste il 2 maggio 1967 da S. Frugis (MOLTONI, 1970).
Ad una categoria a parte appartengono le specie che con ogni probabilità possono essere
rinvenute alle Pelagie durante le migrazioni, ma per le quali mancano informazioni recenti e
del tutto attendibili per il passato, anche a causa della rarefazione da loro subita in questi
decenni. Le specie incluse in questa categoria sono Re di quaglie (Crex crex), Pernice di mare
(Glareola pratincola), Pittima reale (Limosa limosa), Pellicano (Pelecanus onocrotalus).
Il ruolo svolto dalle Pelagie durante le migrazioni è inoltre evidenziato dalle catture di uccelli
inanellati sotto riportati, dalla quale sono escluse le ricatture di Berte maggiori, avvenute
anche a distanza di anni dall’inanellamento effettuato nella colonia di Linosa, e riportate in
Iapichino & Massa (1989).
Uccelli ricatturati alle Pelagie e inanellati altrove e uccelli inanellati nell’arcipelago
e ricatturati altrove.
Inanellamento
Località
Stato
Selvagem grande Portogallo
Linosa
Italia
Linosa
Italia
Specie
Berta maggiore
Calonectris diomedea
Quaglia
Coturnix coturnix
Balia nera
Ficedula hypoleuca
Gabbiano corallino
Larus melanocephalus
Larus sp.
Cormorano
Phalacrocorax carbo
Tortora
Streptopelia turtur
Beccafico
Sylvia borin
Sterpazzolina
Sylvia cantillans
Data
4/10/1978
26/4/1986
19/6/1993
Linosa
Italia
27/4/1986
Linosa
Linosa
Linosa
Italia
Italia
Italia
25/5/1982
22/5/1982
21/5/1982
Italia
Italia
Pernedio Bossico
(BG)
Italia
Orlov
URSS
Moskvá
URSS
Rostock
Germania
Mus. Praha
Linosa
Lampedusa
04/10/51
19/08/95
Lampedusa
04/05/97
28/06/56
Lampedusa
Lampedusa
31/5/1957
Repubblica
Ceca
Italia
27/4/1982
Slovenia
Is. Giannutri (GR)
Italia
Ricattura
Località
Data
Linosa
16/5/1987
Tipasa - Algeria 21/3/1997
Zeralda Algeria
1/4/1997
Cherchell 8/3/1987
Algeria
Jijel - Algeria
20/3/1983
Thyna Tunisia
21/3/1984
Jijel Algeria
10/3/1983
21/04/93
dicembre
1956
dicembre
1956
Linosa
11/11/1957
Lampedusa
04/05/59
Lecce
4/9/1983
Lampedusa
24/4/1997
Lampedusa
24/04/97
La ricattura nell’isola di Linosa della Berta maggiore atlantica (Calonectris diomedea
borealis), inanellata nove anni prima nell’isola Selvagem Grande (Selvages, Madera), è
particolarmente importante in quanto le popolazioni atlantiche e mediterranee di Berta
maggiore sono ritenute separate geneticamente (cfr. LO VALVO & MASSA 1988).
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Nella primavera 2007 è stato realizzato a Linosa un campo d’inanellamento, nell’ambito del
Progetto Piccole Isole, che ha consentito di catturare ed inanellare 1.620 uccelli, appartenenti
a 40 specie. Tra queste, di un certo interesse vi sono una Salciaiola (Locustella luscinioides)
ed un Usignolo d’Africa (Cercotrichas galactotes); la prima è una specie molto rarefatta in
tutta Europa, mentre il secondo è un uccello nordafricano che di tanto in tanto, durante i suoi
movimenti erratici, tocca le isole Pelagie.
Assiolo
Averla capirossa
Balestruccio
Balia dal collare
Balia nera
Beccafico
Canapino maggiore
Cannaiola
Cannareccione
Capinera
Codirosso
Culbianco
Cutrettola
Fanello
Forapaglie
Gheppio
Luì grosso
Luì verde
Monachella
Occhiocotto
Passera mattugia
Passera sarda
Pettirosso
Pigliamosche
Prispolone
Quaglia
Rigogolo
Rondine
Rondine rossiccia
Salciaiola
Sterpazzola
Sterpazzolina
Stiaccino
Succiacapre
Tarabusino
Topino
Torcicollo
Tortora
Usignolo
Usignolo d’Africa
Totale individui
Totale specie
3
4
86
12
175
127
18
3
10
4
20
5
6
58
52
1
61
132
3
22
4
70
2
47
38
2
11
59
3
1
178
26
338
3
1
6
5
13
10
1
1620
40
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Le specie nidificanti
Di seguito alcuni cenni sullo status delle poche specie nidificanti a Lampedusa e Linosa.
Marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis) – La popolazione di Lampedusa,
nidificante nelle falesie sotto Albero Sole, è costituita da poche coppie, recentemente non
stimate, probabilmente in diminuzione. Secondo un censimento del 1980 (IAPICHINO &
MASSA 1989), la colonia di Lampedusa risultava costituita da 30-40 coppie, oggi senz’altro
molto meno; si tratta di un numero di certo non importante, anche in considerazione del fatto
che la popolazione italiana viene stimata intorno alle 2.000 coppie, suddivise in più di 30
colonie. Le notizie su questa colonia vanno tuttavia considerate insufficienti, anche in ragione
del fatto che il periodo riproduttivo si svolge in pieno periodo invernale. SALVADOR
AGUILAR & FERNANDEZ (1999), che hanno curato il Piano d’azione di questa sottospecie
esclusiva del Mediterraneo, elencano tra le minacce il disturbo antropico, l’inquinamento del
mare da sversamenti di petrolio, la cattura accidentale da parte dei pescatori, la perdita di
habitat, la persecuzione diretta, la predazione da parte di mammiferi introdotti,
l’inquinamento chimico, la competizione interspecifica e l’eccessiva pesca. Nel caso di
Lampedusa si può ritenere che esistano le seguenti minacce: disturbo antropico e cattura
accidentale da parte dei pescatori (è vulnerabile alle reti da pesca, alle nasse, agli ami dei
palamiti). Gli stessi Autori mettono in evidenza anche la necessità di monitoraggio e ricerche
mirate sulla specie per conoscere la reale ubicazione delle colonia, la loro consistenza e la
dinamica delle popolazioni, anche al fine di predisporre dei piani d’azione nazionali. Pertanto
si ritiene indispensabile in futuro realizzare ricerche su questa specie a Lampedusa, al fine di
monitorarne l’effettiva consistenza.
Berta maggiore (Calonectris d. diomedea) – A Lampedusa è conosciuta con il nome
dialettale usato in altre parti della Sicilia (Quaetru), mentre a Linosa ha un nome dialettale
esclusivo (Turriaca). Linosa ospita la maggiore popolazione italiana, stimata in oltre 10.000
coppie, che costituisce la seconda attualmente nota del Mediterraneo. Una consistente colonia,
stimata in oltre 100 coppie, nidifica anche nello scoglio di Lampione.
Come la maggioranza dei Procellariformi, la Berta maggiore è generalmente caratterizzata da
due fattori: 1) presenta un’elevata fedeltà al sito di nascita, fatto che rende limitato il
contributo della immigrazione di individui di altra provenienza sulla dinamica delle singole
colonie; 2) ha una crescita demografica lentissima.
Gli individui delle popolazioni atlantiche e quelli mediterranei sono fra loro distinguibili. La
sistematica infatti riconosce due sottospecie di Berta maggiore, presenti con tre ampie
popolazioni, precisamente: C. d. borealis nelle isole atlantiche, C. d. diomedea, con due
popolazioni, differenti biometricamente (MASSA & LO VALVO 1986) e nelle loro
vocalizzazioni, una nel Mediterraneo centro-occidentale, l’altra nel Mediterraneo orientale,
molto probabilmente più sedentaria. Le diverse popolazioni svernano in gran parte
nell’Atlantico meridionale, tra le coste americane e quelle africane, mescolandosi
parzialmente. Gli individui del Mediterraneo centrale, compresi quelli delle Pelagie, possono
svernare anche all’interno del Mediterraneo. La sequenza del citocromo b del DNA
mitocondriale delle popolazioni dell’Atlantico e di quelle del Mediterraneo differisce di valori
pari a 1,51-1,87%; le differenze genetiche tra gli individui mediterranei e quelli atlantici sono
di un livello normalmente riscontrato in sottospecie differenti ed indicano un flusso genico
alquanto modesto tra le popolazioni dell’Atlantico e del Mediterraneo. Tuttavia si sono
verificate interessanti evidenze di flusso genico tra le due sottospecie; la prima riguarda un
individuo femmina nato nove anni prima nell’isola Selvagem Grande (Madera) ritrovato in
coppia con un maschio nell’isola di Linosa (Canale di Sicilia) (LO VALVO & MASSA
1988), la seconda, più interessante, riguarda il caso di una colonia in Corsica in cui gli
individui sono misti, borealis e diomedea, ed il flusso genico tra le due sottospecie è in atto
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(THIBAULT & BRETAGNOLLE 1998). È stato osservato che le colonie più grandi si
trovano nelle aree mediterranee con acque più produttive e che gli individui di taglia minore
sono localizzati nella parte del Mediterraneo più isolata (Egeo), a maggiore grado di salinità
ed a minore produttività (MASSA & LO VALVO 1986).
Le popolazioni europee di Berta maggiore ammontano complessivamente a circa 300.000
coppie (BIRDLIFE INTERNATIONAL 2004), delle quali una modesta percentuale vive nel
Mediterraneo; si valuta che nell’intera regione mediterranea vivano circa 40-60.000 coppie ed
un numero di individui immaturi prossimo a circa 50.000.
Quest’uccello vive in mare aperto e raggiunge la terraferma solamente nella stagione degli
amori. Nelle notti senza luna emette il suo caratteristico lamento; il canto dei due partners è
facilmente riconoscibile, rauco quello della femmina, più acuto quello del maschio. Entrambi,
molto canori nelle notti più buie, divengono silenziosissimi quando sorge la luna. I due sessi
si riconoscono agevolmente anche tramite alcuni parametri biometrici (MASSA & LO
VALVO 1986; LO VALVO 2001). Iniziano a frequentare i siti riproduttivi in marzo-aprile; i
due partners trascorrono le ore notturne a terra ed il giorno in alto mare, spesso seguendo
opportunisticamente i pescherecci per nutrirsi dello scarto ributtato in mare (SARÀ 1983),
fino a quando, verso la fine di maggio la femmina depone un unico grosso uovo interamente
bianco e da quel momento a turni di 7-10 giorni i due partners devono riscaldarlo giorno e
notte. L’ovideposizione è molto sincrona in tutto l’areale, tra la metà di maggio e la prima
decade di giugno. L'incubazione ha la durata di 50-52 giorni, la nascita del pulcino ha luogo
tra il 10 ed il 30 luglio; la prima settimana, quando il piccolo ancora non è in grado di regolare
la temperatura corporea, viene coperto da uno dei genitori giorno e notte, successivamente
viene lasciato solo di giorno e raggiunto la notte, quando viene nutrito con un liquido oleoso,
costituito da un concentrato proteico di pesce semidigerito, frammisto ad una sostanza
prodotta dalla stessa berta. Quindi gli adulti si trovano sulla terraferma nelle ore diurne per un
totale di circa 30 giorni l’anno ciascuno. Trascorsi quasi tre mesi dalla nascita, il pulcino è del
tutto ricoperto di penne ed esce allo scoperto, facendo il suo primo volo verso il mare. In
ottobre le berte si raccolgono a grossi stormi per iniziare la loro lunga migrazione verso il Sud
Africa, attraversando lo Stretto di Gibilterra a migliaia nel periodo a cavallo tra ottobre e
novembre; qualcuna si trattiene nel Mediterraneo. Torneranno ai loro siti all'inizio della
primavera, tra la fine di marzo e l'inizio d'aprile o poco prima, quindi dopo aver trascorso
cinque mesi lontane dai siti riproduttivi. Gli individui immaturi cominciano a frequentare le
colonie alcuni anni prima d’iniziare la riproduzione, ma si riproducono per la prima volta
dopo circa 5-7 anni dalla nascita (quelle atlantiche addirittura a 9 anni d’età).
Studi sulla capacità di orientamento hanno mostrato che le Berte maggiori hanno abilità
olfattiva, quanto meno a breve distanza (BENVENUTI et al. 1993); l’uso di un sofisticato
registratore di rotta contenente una bussola (DALL’ANTONIA et al. 1995; IOALÉ et al.
1995) ha consentito di dimostrare che le Berte in riproduzione, allontanate anche di alcune
centinaia di chilometri dal nido, si mettono subito in viaggio nella direzione corretta seguendo
il percorso più breve e conveniente per ritornare via mare al luogo d’origine.
Il fattore abiotico principale nel caso della colonia di Linosa è stato in passato il prelievo
illegale di uova da parte dei linosani, ora ampiamente diminuito; più recentemente, in
coincidenza con l’esplosione demografica della popolazione di Ratti neri (Rattus rattus), il
successo riproduttivo di questo Procellariforme è sceso vertiginosamente arrivando ad appena
il 30-40%; per questa ragione è stata iniziata un’attività di derattizzazione, che nel 2007 ha
portato il successo riproduttivo a valori molto più alti (80-90%). L’attività è ancora in corso,
ma si ritiene che per la salvaguardia di questa importantissima colonia debba essere
continuato il monitoraggio.
La colonia di Berte maggiori nidificanti nell’isola di Linosa è prevalentemente concentrata
nella loc. Mannarazza, ricadente all’interno della Riserva Naturale “Isole di Linosa e
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Lampione” affidata in gestione all’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana. La
specie nidifica anche a Lampedusa (T. La Mantia e M. Lo Valvo, com. pers.) e a Lampione ed
è interessante a tal proposito riportare le parole del GIGLIOLI (1907): “Il 10 agosto 1882 ed
ancora il 19 agosto 1890, sbarcando sull’isolotto Lampione, …, vi trovai una piccola colonia
di P. Kuhli, mista ad una del H. Eleonorae (…); i nidi del primo erano pure sull’altipiano
dell’isola, pochi fuscelli sulla nuda roccia; le femmine covavano e non si mossero al mio
avvicinare, dandomi solo qualche beccata ... Ogni nido conteneva un solo ovo e alla mia
seconda visita un solo pulcino in peluria”. Il rinvenimento di uova ad agosto è un fatto
insolito in quanto le uova sono deposte in modo sincrono verso la fine di maggio ed a metà
luglio sono nati tutti i pulcini. IAPICHINO & MASSA (1989) fanno rilevare inoltre come “...
in coll. Giglioli (MF) there are only 4 chicks c. 2 weeks old, collected on Lampione, 10 Aug
1882” (“nella coll. Giglioli (Museo La Specola, Firenze) si trovano solo 4 pulcini di circa 2
settimane, raccolti a Lampione il 10 agosto 1882”). Tuttavia nell’”Avifauna Italica” del 1886
il Giglioli si limita a ripetere le osservazioni del 1882, ribadendo: “ne trovai varie coppie
nidificanti, alcune colle uova, altre coi pulcini” e ancora nel suo rapporto della visita a
Lampione (1912) scrive che raccolse uova e pulcini del Puffinus Kuhlii. Durante i
sopralluoghi effettuati nell’ambito della redazione del Piano di Gestione sono stati trovati
numerosi nidi in piccole cavità e sotto cespugli di Atriplex halimus. La colonia si può
considerare stabile e non sembra esistano fattori abiotici che influiscano negativamente sul
suo successo riproduttivo.
Secondo osservazioni effettuate nel 2007 e nel 2008 con l’ausilio di strumenti GPS applicati
agli adulti di Berta maggiore durante la riproduzione (DELL’ARICCIA et al. in stampa),
durante l’allevamento del pulcino gli adulti non rientrano ogni notte per alimentarlo, ma
possono saltare anche 4-5 notti consecutive (fino a 7); la mattina le berte lasciano i nidi e si
assembrano davanti la Mannarazza, nell’area corrispondente all’Area Marina Protetta, quindi
non appena sorge il sole si dirigono verso le zone di foraggiamento. DELL’ARICCIA et al.
(in stampa) hanno osservato che se le berte devono andare alla ricerca di cibo per se stesse, si
dirigono verso Nord, mentre se devono foraggiarsi per l’alimentazione del pulcino, si dirigono
verso Sud, in direzione di Lampedusa o anche più a Sud. Ciò fa pensare che il tipo di pesca
che possono effettuare è differente e fa anche riflettere sull’importanza che riveste tutta l’area
per la conservazione della popolazione di berte. Quando le berte rientrano all’imbrunire, si
ritrovano di nuovo davanti alla Mannarazza, ove attendono il buio prima di entrare a terra.
Questo è un momento molto delicato, in cui probabilmente i diversi individui comunicano fra
loro o comunque effettuano un certo scambio di informazioni sulle aree di pesca. Da alcuni
anni è invalsa la consuetudine da parte di alcuni pescatori linosani di portare i turisti con la
barca in mezzo a questi grossi stormi di berte, facendoli involare più volte. Questo disturbo è
assolutamente da condannare e va evitato in ogni modo; basterebbe la raccomandazione di
tenersi ad una distanza di almeno 200 metri dagli stormi.
Berta minore mediterranea (Puffinus yelkouan) – Alle Pelagie è nota con il nome dialettale
usato in altre parti della Sicilia (Aragghiuni). Si conosce un sito riproduttivo in falesia a
Lampedusa, ma ancora la popolazione non è stata ancora stimata con precisione. La zona di
nidificazione è tutta l’area costiera prospiciente Capo Grecale, ove già l’aveva rinvenuta
MOLTONI (1970). Il 31 maggio 2008 è stato effettuato un tentativo di censimento ed in
quell’occasione, tra le 19,00 e le 21,00 sono stati osservati cinque grossi stormi posati in mare
in attesa di entrare dopo il tramonto; gruppetti di 5-7 fino a 15-20 hanno sfilato quasi
ininterrottamente prima di formare questi stormi. È verosimile una popolazione di almeno 500
coppie, che risulterebbe una delle maggiori italiane (le principali si trovano in Sardegna). I
pulcini della Berta minore si involano dal nido verso la metà di luglio, per cui l’unica
possibilità di stimare meglio la popolazione è effettuare un censimento tra marzo e maggio.
Sembra che la colonia sia distribuita in un tratto di costa abbastanza ampio, ma probabilmente
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188
vi sono anche alcune grotte inaccessibili che ospitano piccole colonie. Anche a Linosa vi è
stata qualche osservazione e la specie è stata riportata come nidificante da MOLTONI (1970),
ma recentemente non si è potuto accertare se questa specie vi si riproduce; probabilmente ciò
avviene in loc. Fili.
Fino a non molti anni fa le Berte minori dell’Atlantico e del Mediterraneo erano ritenute
un’unica specie, ma studi recenti hanno potuto stabilire che si tratta di tre specie distinte, una
atlantica (Puffinus puffinus), una mediterranea (P. yelkouan) ed una terza delle sole Baleari
(P. mauretanicus). Nel Mediterraneo vivono complessivamente circa 40.000 coppie di Berta
minore, la maggioranza delle quali (95%) si riproduce in Europa (BIRDLIFE
INTERNATIONAL 2004). La popolazione italiana è stimata tra 7.000 e 14.000 coppie, ma le
conoscenze sono ancora scarse ed è molto probabile che la stima debba scendere.
Il suo ciclo biologico è molto simile a quello della Berta maggiore, ma è anticipato almeno di
2-3 mesi. Infatti, la Berta minore inizia a frequentare i siti riproduttivi in pieno inverno, a
partire dai mesi di novembre-dicembre e depone l’uovo tra la seconda metà di marzo e la
prima settimana di aprile. L’incubazione dura 48-52 giorni ed il pulcino lascia il nido dopo
altri 60-70 giorni, quindi tra la metà di luglio e l’inizio d’agosto. In totale quindi le Berte
minori restano legate ai siti riproduttivi per 8-9 mesi.
TUCKER & HEATH (1994) e BIRDLIFE INTERNATIONAL (2004) ritengono che la Berta
minore mediterranea abbia popolazioni numericamente stabili ed uno status sicuro, ragione
per la quale l’hanno inclusa rispettivamente nelle categorie Spec4 e NonSpecE (specie
concentrate soprattutto in Europa, ma con status di conservazione favorevole). Questa scelta
deve essere rivista alla luce dei seguenti fatti obiettivi: 1) quando è stata realizzata l’ultima
stima da BirdLife International (1990-2000) non erano disponibili dati sull’andamento delle
popolazioni per quattro dei nove paesi (45%) abitati dalla specie e solo quattro ritenevano la
specie stabile; 2) la popolazione europea (tra 13.000 e 33.000 coppie su una superficie
complessiva di 100.000 km2, quasi esclusivamente su isolette) è decisamente modesta e
costituisce il 95% della specie; 3) non sono noti casi di popolazioni con andamento positivo,
né casi di recenti colonizzazioni di siti nuovi al di fuori di quelli noti storicamente (la Berta
minore dell’Atlantico invece ha colonizzato dal 1977 un’isoletta nordamericana al largo del
Newfoundland, lontana da ogni altra colonia atlantica nota); 4) non sono conosciute grandi
colonie di Berta minore nel Mediterraneo, a differenza di quanto invece si verifica per la
Berta maggiore o per la Berta minore dell’Atlantico. In Italia è considerata Vulnerabile (LIPU
& WWF 1999) e sebbene l’andamento sia ritenuto stabile, sono riportati casi di decremento
locale, la colonia di Pianosa sembra scomparsa per la predazione da parte del Ratto nero
(BRICHETTI & FRACASSO 2003). Pertanto, dal punto di vista della futura tutela della
specie, sarebbe obiettivamente più corretto considerarla a status vulnerabile ed inserirla nella
categoria Spec2, ove peraltro si trova già la Berta minore dell’Atlantico, le cui popolazioni
globali sono stimate tra 350.000 e 390.000 coppie (BIRDLIFE INTERNATIONAL 2004).
Uccello delle tempeste mediterraneo (Hydrobates pelagicus melitensis) – Il fatto che a
Lampedusa abbia un nome dialettale (Millemari o Millimanu) è indicativo che si tratta di
specie ben nota ai pescatori. Ha nidificato con certezza a Lampione (MOLTONI 1970), ove la
sua presenza però non è stata più verificata recentemente, sebbene sia verosimile. Di
particolare interesse è la scoperta di una colonia precedentemente sconosciuta a Lampedusa di
questo uccello pelagico in grave declino in tutto il Mediterraneo. Durante i recenti
sopralluoghi effettuati nell’ambito della redazione del Piano di Gestione è stato possibile
verificare l’esistenza di una colonia probabilmente consistente, ma ancora numericamente da
stimare; la nidificazione della colonia, certamente costituita da parecchie decine di coppie, ha
luogo all’interno di buchi e cenge inaccessibili; sono necessari ulteriori sopralluoghi.
Esistono due sottospecie di Uccello delle tempeste, distinte sia biometricamente sia
geneticamente, l’Uccello delle tempeste atlantico (H. p. pelagicus) che vive nell’Oceano
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Atlantico, e l’Uccello delle tempeste mediterraneo (H. p. melitensis) circoscritto al mar
Mediterraneo; quest’ultimo è caratterizzato da una taglia maggiore e da differenti parametri
riproduttivi (HEMERY & D'ELBÉE 1985; CATALISANO et al. 1988; BRETAGNOLLE
1992; LO VALVO & MASSA 2000; LALANNE et al. 2001). Secondo CAGNON et al.
(2004), la divergenza tra la forma atlantica e quella mediterranea è il possibile risultato di
cambiamenti paleogeografici nello Stretto di Gibilterra, che hanno causato l’isolamento della
popolazione mediterranea, la quale oggi, a differenza di quella atlantica, mostra una bassa
differenziazione genetica.
L’Uccello delle tempeste mediterraneo trascorre tutto l’inverno in alto mare, ove si nutre di
plancton, piccoli pesci, molluschi e crostacei, che preda generalmente senza posarsi. Inizia a
frequentare i siti riproduttivi dal mese di aprile, trascorrendo la notte a terra, ove consolida il
rapporto con il partner. La deposizione è molto asincrona, a differenza delle altre specie
italiane di Procellariformi; in maggio le coppie più precoci iniziano a deporre l’unico uovo di
colore bianco, mentre le più tardive depongono alla fine di luglio. Considerato che
l’incubazione richiede 40-41 giorni e l’allevamento del pulcino almeno due mesi, i primi
involi hanno luogo verso la metà-fine agosto, mentre gli ultimi alla fine di ottobre. I due
partners si alternano nella cova con turni di 3-4 giorni e restano a riscaldare il pulcino almeno
fino all’età di 7-10 giorni; successivamente trascorrono il giorno in mare, procurando il cibo,
con cui alimentano il pulcino nelle ore notturne, dopo averlo semidigerito e concentrato sotto
forma di un liquido oleoso altamente proteico; ai pulcini più cresciuti viene fornito cibo
appena catturato. Alla fine della riproduzione, tutti lasciano il sito di nidificazione ed
effettuano spostamenti di ampiezza variabile, ancora poco noti, ma probabilmente all’interno
dell’area mediterranea. Si riproduce in ambienti rocciosi, in buchi, anche profondi, tra le
rocce, sotto grossi massi e nelle falesie.
La popolazione mediterranea, essendo complessivamente molto piccola ed in decremento, ha
parametri riproduttivi ed un tasso di crescita con strategia differente da quella atlantica. I dati
disponibili sulla biologia della specie in Sicilia (Is. di Marettimo, Egadi) indicano che alcuni
individui possono riprodursi già ad un anno di età e che vi è un elevato tasso di ricambio
all’interno della popolazione (LO VALVO & MASSA 2000), fatti che suggerirebbero che a
causa di una modesta vita media rispetto alle attese della specie, il reclutamento dei giovani
ha luogo in anticipo rispetto alla popolazione atlantica, ove non sono noti casi di riproduzione
prima dei 4-5 anni d’età.
Recenti ricerche nelle isole mediterranee hanno dimostrato una notevole fedeltà al sito di
nascita. Tuttavia, nonostante l’elevata fedeltà al sito riproduttivo, è stato possibile dimostrare
un minimo scambio d’individui tra le colonie mediterranee, indice di un modesto flusso
genico. Il bacino del Mediterraneo ospita una popolazione veramente piccola di Uccelli delle
tempeste, a confronto con quella vivente nell’Atlantico, stimata tra 430.000 e 510.000 coppie
(BIRDLIFE INTERNATIONAL 2004). Generalmente nel Mediterraneo questa specie è in
diminuzione per varie cause di natura antropica (motonautica da diporto, inquinamento
marino, azione predatoria del Ratto nero e del Gabbiano reale) (MASSA & SULTANA
1991). Indubbiamente il maggiore fattore limitante dell’attuale distribuzione dell’Uccello
delle tempeste mediterraneo è la presenza di siti sicuri per la riproduzione nelle isolette,
ragione per cui le popolazioni mediterranee sono in netta diminuzione. Sebbene TUCKER &
HEATH (1994) avessero considerato la specie nel suo complesso “localizzata”, cioè con
popolazioni concentrate in pochi siti, e l’avessero inclusa nella categoria Spec2, dieci anni
dopo BIRDLIFE INTERNATIONAL (2004) ha modificato lo status in “sicuro” e ha trasferito
l’Uccello delle tempeste nella categoria NonSpecE; la spiegazione di ciò sta nel fatto che nel
corso degli ultimi anni sono migliorate le conoscenze e le stime numeriche delle popolazioni
atlantiche, che, a differenza di quelle mediterranee, hanno mostrato un andamento stabile.
Naturalmente questa posizione non è condivisibile sia sul piano biologico che
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conservazionistico, in quanto non tiene conto di un processo di speciazione in atto, della
separazione e dell’isolamento delle popolazioni mediterranee; dal punto di vista
conservazionistico, sarebbe da riconsiderare seriamente l’opportunità di trattare la sottospecie
melitensis del Mediterraneo (specie in statu nascendi) separatamente da quella atlantica,
includendola nella categoria Spec2, cioè taxon con popolazioni concentrate in Europa, ove ha
uno status di conservazione sfavorevole. Come si diceva sopra, infatti le popolazioni
mediterranee sono in declino e gravemente minacciate nei loro siti riproduttivi. La specie è
già elencata nell’Allegato I della Direttiva Uccelli, nella Convenzione di Berna e nella Lista
Rossa degli Uccelli Italiani come Vulnerabile (LIPU & WWF 1999). L’Uccello delle
tempeste mediterraneo, alla luce della sua accertata differenziazione rispetto a quello
atlantico, rappresenta un componente irripetibile della biodiversità e la conservazione delle
sue popolazioni assume certamente un significato rilevante, che la comunità scientifica non
può sottovalutare.
Falco della regina (Falco eleonorae) – Questo rapace è un migratore transahariano svernante
in Madagascar ed in un’area dell’Africa ad esso prospiciente. Migra verso l’Europa molto
tardi (in maggio-giugno) e va ad occupare i siti riproduttivi, in gran parte in falesie di isolette
mediterranee e nelle Canarie. Uno di questi siti è proprio a Lampedusa, ove la colonia di
Falchi della regina è stimata intorno a 35-40 coppie; queste si insediano quasi all’inizio
dell’estate, sfruttando la risorsa alimentare disponibile sull’isola (le popolazioni di insetti, in
modo particolare quelle di Ortotteri), quindi iniziano la riproduzione in modo da far
coincidere la nascita dei piccoli (metà-fine agosto) con la migrazione autunnale dei
Passeriformi. Questi infatti costituiranno le prede principali dei Falchi della regina e
consentiranno la crescita dei pulcini, che saranno pronti per l’involo nel mese di ottobre,
quando riprenderanno il lungo viaggio verso il Madagascar. Una piccola colonia nidifica
anche a Lampione, ove era stata già osservata da GIGLIOLI (1907). A proposito delle visite a
Lampione di Giglioli, questo Autore (1907) scriveva: “vi trovai (il 10 agosto del 1882 n.d.a.)
una colonia di circa 12 coppie di H. eleonorae. Gli adulti volavano intorno gridando come
Gheppi; potei notare che presentavano saggi dei due abiti che riveste questa specie, ma non
mi fu dato di ucciderne. Sull’altipiano nudo e roccioso trovai diversi nidi di questo Falco, a
terra, fatti con pochi fuscelli; erano frammisti a nidi del Puffinus Kuhli dai quali l’uccello
covante non si mosse. Quelli del Falco della Regina contenevano le uova da poco depositate
come potei constatare vuotandole; in uno trovai sette uova, caso singolare giacché il numero
normale sarebbe tre; la tardiva nidificazione di questa specie, luglio ed agosto, era già nota.
Rivisitai la colonia di Lampione con R. Avviso Marcantonio Colonna il 19 agosto 1890;
ritrovai i nidi sulla nuda terra con 2 o 3 uova fortemente incubate, ancora fraternamente
frammisti a quelli del Puffinus Kuhli, di cui i pulcini erano già nati”.
In sede internazionale è stata più volte riconosciuta la necessità di intervenire per garantire la
conservazione del Falco della regina in Europa: la Convenzione di Washington lo include
nell’allegato I che indica le specie di fauna per le quali sono previste rigorose forme di
controllo del commercio; la Convenzione di Bonn lo include nell’allegato II che indica le
specie migratrici che devono formare l’oggetto di accordi internazionali; la Convenzione di
Berna lo include nell’allegato II che indica le specie di fauna rigorosamente protette; la
direttiva n. 79/409/CEE lo include nell’allegato I che indica le specie per le quali sono
necessari particolari interventi per la tutela degli habitat; è stato inserito dall’UE tra le specie
prioritarie per l’assegnazione dei finanziamenti LIFE Nature, ed è stata promossa la
realizzazione di un piano d’azione europeo; a livello nazionale il Falco della regina è incluso
tra le specie particolarmente protette ai sensi della legge n. 157/92, art. 2, comma 1.
In Italia sono stimate 500-600 coppie, 150-170 delle quali nidificano in Sicilia; a Lampedusa
e Lampione si stima una popolazione di 35-50 coppie (SPINA & LEONARDI 2007); durante
i recenti censimenti effettuati nell’ambito della redazione del Piano di Gestione è stata stimata
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una popolazione di 8-10 coppie a Lampione, ed una di 45-50 a Lampedusa, quindi lievemente
superiore rispetto a quanto noto. Probabilmente la popolazione complessiva è stabile sin dai
tempi in cui la trovò per la prima volta Giglioli nel 1882. SPINA & LEONARDI (2007)
considerano alta l’importanza dell’impatto antropico su questa specie e propongono lo
sviluppo di progetti-pilota di turismo eco-compatibile nelle isole ospitanti colonie di questo
Rapace. Durante le nostre osservazioni è emerso che la motonautica da diporto nell’area di
nidificazione del Falco della regina a Lampedusa (tra Capo Ponente, le falesie di Albero Sole
e lo scoglio Sacramento) è un disturbo molto elevato; numerose imbarcazioni sostano sotto
costa, nonostante il divieto espresso nella zona A dell’Area Marina Protetta, causando
l’involo dei Falchi della regina ed una certa agitazione, che certamente non giova al ciclo
riproduttivo di questi rapaci. Sarebbe sufficiente il rispetto delle norme già esistenti per la
conservazione a lungo termine di questo singolare falconiforme coloniale. Nell’isola di
Lampione la popolazione non sembra subire particolare disturbo, ma valgono le
considerazioni generali fatte per la colonia di Lampedusa.
Pellegrino (Falco peregrinus brookei) – A Lampedusa probabilmente nidificano tre coppie
ed un’altra coppia nidifica a Linosa; si riproduce anche a Lampione, da dove probabilmente
poi si sposta a Lampedusa. A differenza del Falco della regina, il Pellegrino è solitario,
stanziale ed inizia la riproduzione molto precocemente, facendo coincidere la nascita dei
piccoli con la migrazione primaverile dei Passeriformi.
Gheppio (Falco tinnunculus) – Presente a Lampedusa e Linosa con diverse coppie. Durante
le fasi di questa indagine è stato possibile raccogliere un congruo numero di borre (parti
indigerite delle prede, emesse dopo i pasti), la cui analisi allo stereomicroscopio ha permesso
di stabilire che in primavera-estate il Gheppio a Linosa si nutre soprattutto di lucertole e
gongili, mentre a Lampedusa la sua dieta è prevalentemente insettivora; in modo particolare a
Lampedusa sono frequenti gli Ortotteri, i Formicidi ed alcune specie di Coleotteri
(Pachydema hirticollis e Julodis onopordi lampedusanus).
Gabbiano reale mediterraneo (Larus michahellis) – Nidificante a Lampione (ove occupa in
primavera quasi tutta la superficie utile dell’isola), a Lampedusa e nello Scoglio dei Conigli
(una cospicua popolazione in gran parte in falesia) ed a Linosa (una piccola popolazione in
loc. Fili). Prevalentemente ittiofago (a differenza delle altre popolazioni siciliane, più
opportuniste), durante la migrazione primaverile degli uccelli sfrutta molto questa risorsa,
nutrendo i pulcini anche con uccelletti. Dopo la riproduzione (da metà-fine luglio) tende ad
abbandonare le isole e portarsi in mare aperto o in altri siti, probabilmente per motivi trofici.
La popolazione è stimata circa 1500 coppie, ma probabilmente è maggiore e comunque,
attraverso i suoi escrementi, può causare problemi di crescita ed espansione delle specie
vegetali ed un conseguente impoverimento della diversità vegetale. Appare pertanto
necessario effettuare dei rilevamenti accurati sia nello scoglio di Lampione che nello scoglio
dei Conigli, allo scopo di valutare interventi di controllo della popolazione.
Tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto) – Questa tortora ha avuto una recente
fase di espansione in tutta l’Europa meridionale ed il Nord Africa, che ha interessato anche le
isole del Canale di Sicilia, Lampedusa e Linosa comprese, ove essa oggi è comune e diffusa.
Essendo una specie spiccatamente antropofila, vive a stretto contatto con l’uomo. La sua
comparsa in Sicilia è un fatto recente, le prime coppie hanno occupato l’isola alla fine degli
anni ‘80, da allora si è irradiata a macchia d’olio, colonizzando le isole del Canale di Sicilia
verso la fine degli anni ‘90. L’evoluzione di questa popolazione siciliana si inquadra in un
fenomeno più ampio di espansione dell’areale della specie che ha coinvolto l’intera Europa
centro occidentale.
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Tortora delle palme (Streptopelia senegalensis) – L’espansione recente in Nord Africa
spiega il recente insediamento di una piccola popolazione anche nell’isola di Linosa (2003),
ove 1-3 coppie si sono riprodotte regolarmente; negli anni precedenti aveva colonizzato anche
Pantelleria, mentre le osservazioni a Lampedusa sono ancora occasionali; tuttavia nel 2005
una coppia si è riprodotta (G. Maraventano, com. pers.). È il caso di sottolineare che queste
rappresentano le uniche popolazioni europee.
Rondone (Apus apus) – Questa specie, in precedenza ritenuta solo migratrice a Lampedusa,
in realtà ha una piccola popolazione nidificante nelle falesie a Nord dell’isola, ove l’abbiamo
rinvenuta in data 7 giugno 2008.
Barbagianni (Tyto alba) – Il rinvenimento di borre e tracce nelle pareti di una grotta di Cala
Galera e a Capo Grecale a Lampedusa indica la presenza di una piccola popolazione stabile
sull’isola, stimata in 1-3 coppie. Il Barbagianni è stato più volte osservato anche a Linosa, ma
non è certo se vi nidifichi o sia solamente erratico. Non si conosce con esattezza a quale
sottospecie appartenga, ma con molta probabilità si tratta della ssp. erlangeri Sclater del Nord
Africa. Il suo ruolo è importante come predatore di ratti ed è probabile che le recenti ripetute
osservazioni a Linosa siano da mettere in relazione proprio con l’accresciuta popolazione di
Ratti neri (Rattus rattus). In futuro si ritiene sia il caso di approfondire lo status tassonomico
nelle Pelagie e di considerare l’opportunità di favorire progetti di incremento della
popolazione. Le borre raccolte a Lampedusa contenevano resti di Mus domesticus, Rattus
rattus e Passer hispaniolensis.
Calandrella (Calandrella brachydactyla) – Specie transahariana legata a zone aperte
pseudosteppiche quasi prive di vegetazione e ambienti xerici; modeste popolazioni si
riproducono sia a Linosa (loc. Mannarazza) che a Lampedusa (soprattutto nell’area
aeroportuale). La Calandrella è rara ed in diminuzione in buona parte della Sicilia,
generalmente presente con basse densità numeriche; essa è peraltro abbastanza rarefatta in
tutto il suo areale, come molti altri Alaudidi. Fino a buona parte del secolo scorso era
abbondante in Sicilia, il vistoso decremento evidenzia un tracollo delle popolazioni, tuttora in
corso.
Passero solitario (Monticola solitarius) – Nidifica sia a Lampedusa che a Linosa; tuttavia, sia
a Lampedusa sia a Linosa ha piccole popolazioni, la cui presenza sembra irregolare; in alcuni
anni non viene del tutto osservato. Era stato elencato da MOLTONI (1970) a Linosa, ma
successivamente non confermato (IAPICHINO & MASSA 1989); un individuo è stato
tuttavia osservato il 2/4/1990 (M. Bologna, com. pers.) e SALVO (1998) lo considera ancora
nidificante nell’Isola. È probabile che la piccola popolazione locale abbia subito delle
oscillazioni che hanno comportato estinzioni e ricolonizzazioni.
Beccamoschino iberico (Cisticola juncidis cisticola) – È la sottospecie nordafricana ed
iberica, presente anche a Pantelleria e Lampedusa, ove è immigrato in tempi recenti.
Riconoscibile dalla sottospecie europea (juncidis) sia per la colorazione meno giallastra sia
per il verso di richiamo più gutturale. È una specie che può andare incontro a fluttuazioni
numeriche notevoli, tanto da scomparire del tutto in territori di modesta estensione (come
appunto sono le piccole isole) e ricolonizzarli in tempi successivi. Questa sottospecie era
presente nelle isole del Canale di Sicilia solamente a Pantelleria. Appare evidente che i
tentativi di colonizzazione delle Pelagie si ripetono da tempo: un individuo è stato osservato a
Lampione il 26 settembre 1980 (IAPICHINO & MASSA 1989), mentre è stato ritenuto
probabile nidificante nel 1993 da SALVO (1998) a Lampedusa, ove la nidificazione è stata
accertata a partire dal 1995 (T. La Mantia, F. Lo Valvo, oss. pers.). Il canto dei maschi
territoriali ha permesso di attribuire la popolazione di Lampedusa alla sottospecie cisticola.
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Occhiocotto (Sylvia melanocephala) – Di particolare interesse appare la popolazione di
Occhiocotti delle Pelagie, sia per la colorazione particolarmente scura con scarso dimorfismo
sessuale, sia per il singolare verso di richiamo; questi aspetti, attualmente in studio, fanno
pensare che si tratti di un fenomeno di isolamento che ha segregato caratteri esclusivi. Recenti
contatti con ornitologi maletsi hanno permesso di stabilire che anche nelle isole Maltesi
l’Occhiocotto ha un canto ed un verso abbastanza differenti da quelli del resto dell’areale e
coincidente con quello delle Pelagie, fatto che aumenta l’interesse per uno studio più
approfondito di queste popolazioni. Pur essendo una specie molto comune, per le sue
caratteristiche uniche, l’Occhiocottto delle Pelagie meriterebbe quindi in futuro un’attenzione
molto particolare.
Sterpazzola sarda (Sylvia conspicillata) - Questa specie era nota come migratrice per le
Pelagie; nell’aprile 1996 è stato osservato a Lampedusa un individuo (T. La Mantia, oss.
pers.) in tipico atteggiamento territoriale nei pressi di un Ginepro. Durante la campagna di
inanellamento del 1997, inoltre, è stata catturata una femmina con la placca incubatrice.
Queste osservazioni fanno ritenere che la sua nidificazione a Lampedusa avvenga almeno
irregolarmente.
Averla capirossa (Lanius senator) – Piuttosto rara, qualche coppia si ferma a nidificare a
Lampedusa; solo recentemente (2005) è stato possibile confermare la sua riproduzione
nell’isola (G. Maraventano, com. pers.).
Passera mattugia (Passer montanus) – Abbastanza comune e diffusa a Linosa, ove è
stanziale; è invece assente a Lampedusa.
Passera sarda (Passer hispaniolensis) – Abbastanza comune e diffusa sia a Lampedusa sia a
Linosa.
Verdone (Carduelis chloris) – Dal 2005 ha colonizzato Lampedusa, ove qualche coppia si
riproduce (G. Maraventano, com. pers.).
Cardellino (Carduelis carduelis) – Ha popolazioni probabilmente stanziali a Lampedusa, ma
è anche migratore, in quanto si osservano piccoli gruppetti in autunno sia a Lampedusa che a
Linosa.
Fanello (Carduelis cannabina) – È un Passeriforme della famiglia dei Fringillidi, comune,
distribuito in buona parte del territorio siciliano, soprattutto in zone con macchia arbustiva; è
meno comune in altre parti d’Italia ed Europa, dove è ritenuta una specie in diminuzione. Si
riproduce più volte l’anno, anche molto precocemente (già da febbraio in alcuni anni). A
Lampedusa è piuttosto scarso, mentre la popolazione nidificante a Linosa è abbondantissima
ed occupa quasi ogni habitat; durante l’autunno-inverno, alle popolazioni sedentarie si
aggiungono contingenti svernanti abbastanza numerosi ed all’inizio della primavera si avverte
una consistente migrazione dal Nord Africa nelle coste meridionali della Sicilia; questo spiega
il fatto che, nonostante sia stanziale, a Linosa in autunno ed in primavera si possono osservare
gruppetti in migrazione. Costruisce il nido vicino al suolo, su cespugli bassi.
Verzellino (Serinus serinus) – Specie in espansione, molto comune in tutta Europa e di
recente anche in Nord Africa. È stato osservato con sempre maggiore regolarità a Lampedusa,
fino a quando, nel 2007 ha iniziato a nidificare; attualmente è presente con una piccola
popolazione stanziale.
Strillozzo (Emberiza calandra) - La popolazione di Lampedusa di questa specie è molto
numerosa durante il periodo invernale, ma migra altrove durante l’estate; nel mese di aprile si
avverte un modesto passaggio dal Nord Africa di alcuni individui, spesso a coppie, che si
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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trattengono per qualche giorno cantando. Possibilmente per questo motivo SALVO (1998) ha
ritenuto che nel 1993 abbia probabilmente nidificato.
Check-list della Fauna invertebrata e descrizione delle specie rinvenute
MOLLUSCHI TERRESTRI DI LAMPEDUSA, LAMPIONE E LINOSA
Truncatella subcylindrica (L.) (Prosobranchia Truncatellidae) [LAMPEDUSA, LINOSA]
Paludinella littorina (Delle Chiaje) (Prosobranchia Assimineidae) [LAMPEDUSA]
Ovatella (Myosotella) myosotis (Draparnaud) (Pulmonata Ellobiidae) [LAMPEDUSA, LINOSA, LAMPIONE]
Auriculinella (Leucophytia) bidentata (Montagu) (Pulmonata Ellobiidae) [LAMPEDUSA]
Granopupa granum (Draparnaud) (Pulmonata Chondrinidae) [LAMPEDUSA]
Chondrula (Mastus) pupa (L.) (Pulmonata Enidae) [LAMPEDUSA, LAMPIONE]
Oxychilus (Oxychilus) diductus (Westerlund) (Pulmonata Zonitidae) [LAMPEDUSA]
Milax nigricans (Philippi) (Pulmonata Milacidae) [LAMPEDUSA]
Lehmannia melitensis (Lessona et Pollonera) (Pulmonata Limacidae) [LAMPEDUSA]
Limacus flavus (L.) (Pulmonata Limacidae) [LAMPEDUSA, LINOSA]
Deroceras sp. (Pulmonata Agrolimacidae) [LAMPEDUSA, LINOSA]
Cecilioides (Cecilioides) acicula (Müller) (Pulmonata Ferussaciidae) [LAMPEDUSA, LINOSA]
Rumina decollata (L.) (Pulmonata Subuliniidae) [LAMPEDUSA]
Lampedusa lopadusae (Calcara) (Pulmonata Clausiliidae) [LAMPEDUSA, LAMPIONE]
Sphincterochila (Albea) candidissima (Draparnaud) (Pulmonata Sphincterochiliidae) [LAMPEDUSA, allo stato
fossile; LAMPIONE, estinta]
Xerotricha apicina (Lamarck) (Pulmonata Hygromiidae) [LAMPEDUSA]
Xerotricha conspurcata (Draparnaud) (Pulmonata Hygromiidae) [LAMPEDUSA, LINOSA]
Cernuella (Cernuella) virgata (Da Costa) (Pulmonata Hygromiidae) [LAMPEDUSA, LAMPIONE]
Cernuella sp. (Pulmonata Hygromiidae) [LAMPEDUSA]
Caracollina (Caracollina) lenticula (Michaud) (Pulmonata Hygromiidae) [LAMPEDUSA, LINOSA,
LAMPIONE]
Trochoidea (Trochoidea) cumiae (Calcara) (Pulmonata Hygromiidae) [LAMPEDUSA, LAMPIONE]
Cochlicella acuta (Müller) (Pulmonata Hygromiidae) [LAMPEDUSA]
Theba pisana (Müller) (Pulmonata Helicidae) [LAMPEDUSA, LINOSA, LAMPIONE]
Eobania vermiculata (Müller) (Pulmonata Helicidae) [LAMPEDUSA, LINOSA, LAMPIONE]
Cantareus apertus (Born) (Pulmonata Helicidae) [LAMPEDUSA, LINOSA, LAMPIONE]
Cantareus aspersus (Müller) (Pulmonata Helicidae) [LAMPEDUSA, LINOSA]
ALTRI ARTROPODI TERRESTRI DI LAMPEDUSA, LAMPIONE E LINOSA, CON RIFERIMENTI
BIBLIOGRAFICI
Le Classi sono in ordine sistematico, gli ordini, le famiglie, i generi e le specie in ordine alfabetico.
Per ogni specie è riportato il primo Autore che l’ha citata nell’isola. Le citazioni bibliografiche datate “1960”
devono intendersi “in: E. Zavattari, Biogeografia delle Isole Pelagie”; le citazioni datate “1995” devono
intendersi “in: B. Massa (ed.), Artropodi di Lampedusa, Linosa e Pantelleria”.
ARACHNIDA
Acariformes Erythraeidae
Balaustium miniatum (Hermann) [LAMPEDUSA: LOMBARDINI 1960]
Acariformes Oribatida
Achipteria coeloptrata (Linnaeus) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Acrogalumna longipluma (Berlese) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI
2004]
Aphelacarus acarinus (Berlese) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Arthrodamaeus siculus (Berlese) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Austrocarabodes arrogans Perez-Iñigo [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Austrocarabodes ensifer Sellnick [LAMPEDUSA: BERNINI 1995]
Austrophthiracarus heterotrichus (Mahunka) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Autognetidae sp. [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Belba cf. meridionalis Bulova-Zachvatkina [LAMPEDUSA: BERNINI 1995; LINOSA: NOTO LA DIEGA,
CARUSO & BERNINI 2004]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
195
Bipassalozetes cf. striatus Mihelcic [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI
2004]
Bursoplophora insularis Kahwash, Subias et Ruiz [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO &
BERNINI 2004]
Bursoplophora meridionalis Bernini [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Camisia horrida (Hermann) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Ceradozetes mediocris Berlese [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Chamobates cf. borealis (Trägärdh) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Cosmochthonius lanatus (Michael) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI
2004]
Cosmochthonius plumatus (Berlese) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI
2004]
Cosmochthonius sp. [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, 1999-2000]
Cryptacarus promecus Grandjean [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Cryptoplophora abscondita Grandjean [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Ctenacarus araneola (Grandjean) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, 1999-2000]
Damaeolus asperatus (Berlese) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Damaeus (Paradamaeus) clavipes (Hermann) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI
2004]
Discoppia (Cylindroppia) cylindrica Perez-Iñigo [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI
2004]
Domaeolus asperatus (Berlese) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Dometorina plantivaga (Berlese) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Dorycranosus splendens (Coggi) [LAMPEDUSA: BERNINI 1995; LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO &
BERNINI 2004]
Epilohmannia cylindrica cylindrica (Berlese) [LAMPEDUSA: BERNINI 1995; NOTO LA DIEGA, CARUSO
& BERNINI 2004]
Eupelops torulosus (Koch) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Euremaeus cf. granulatus (Mihelcic) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Fosseremus laciniatus (Berlese) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Haplochthonius sanctaeluciae Bernini [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI
2004]
Hellenamerus ionicus Mahunka [LAMPEDUSA: BERNINI 1995]
Hemileius initialis (Berlese) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Hermannia sp. [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Hermanniella dolosa Grandjean [LAMPEDUSA: BERNINI 1995]
Hermanniella picea (C.L.Koch) [LAMPEDUSA: BERNINI 1995]
Hypochthonius luteus Oudemans [LAMPEDUSA: BERNINI 1995]
Jacotella reticulata Ruiz, Kahwsah et Subias [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI
2004]
Joelia fiorii (Coggi) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Krivolutskiella sp. [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Latilamellobates incisellus (Kramer) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Liacarus coracinus (Koch) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Licneremaeus embeyisztinii Mahunka [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Licnodamaeus costula Grandjean [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Lohmannia hungarorum Mahunka [LAMPEDUSA: BERNINI 1995; NOTO LA DIEGA, CARUSO &
BERNINI 2004]
Metabelbella interlamellaris (Pérez-Iñigo) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Microppia minus (Paoli) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Microzetes adansoni (Lions) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Microzetes mirandus (Berlese) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Minunthozetes pseudofusiger (Schweizer) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO &
BERNINI 2004]
Mitrozetorchestes emeryi (Coggi) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Mixacarus sp. [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Moritzoppia unicarinata (Paoli) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Multioppia (Multioppia) wilsoni (Aoki) [LAMPEDUSA: BERNINI 1995; LINOSA: NOTO LA DIEGA,
CARUSO & BERNINI 2004]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
196
Neotrichoppia (Confinoppia) confinis (Paoli) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO &
BERNINI 2004]
Nortonbelba italica Bernini [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Nothrus anauniensis Canestrini et Fanzago [LAMPEDUSA: BERNINI 1995]
Oppia arcidiaconoae Bernini [LAMPEDUSA: BERNINI 1995]
Oppia denticulata (Canestrini) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Oppiella nova (Oudemans) [LAMPEDUSA: BERNINI 1995; LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO &
BERNINI 2004]
Oribatella berlesei (Michael) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Oribatella hungarica Balogh [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Oxyoppia (Dzarogneta) yepesensis Muñoz-Mingarro [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO &
BERNINI 2004]
Papillacarus pseudoaciculatus Mahunka [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Parachipteria petiti Travé [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Parhypochthonius aphidinus Berlese [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Passalozetes africanus Grandjean [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Passalozetes sp. [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Peloptulus trinacriae Arcidiacono [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Peloribates glaber Mihelcic [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Peloribates tunisiensis Mahunka [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Pergalumna altera (Oudemans) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Phtiracarus clavatus Parry [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Phthiracarus lentulus (C.L.Koch) [LAMPEDUSA: BERNINI 1995]
Phyllozetes emmae (Berlese) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Pilobates carpetanus Pérez-Iñigo [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Pilogalumna crassiclava (Berlese) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI
2004]
Pilogalumna ornatula Grandjean [LAMPEDUSA: BERNINI 1995]
Platyliodes dederleini (Berlese) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Poecilochthonius italicus (Berlese) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Protoplophoridae sp. [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Protoribates capucinus Berlese [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Punctoribates punctum (Koch) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Ramusella (Insculptoppia) insculpta (Paoli) [LAMPEDUSA: BERNINI 1995]
Ramusella cf. terricola Subias et Rodriguez [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Ramusella (Ramusella) clavipectinata (Michael) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO &
BERNINI 2004]
Ramusella (Rectoppia) mihelcici (Perez-Iñigo) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO &
BERNINI 2004]
Ramusella (Rectoppia) cf. sahariensis (Hammer) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Rastellobata rastelligera (Berlese) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Scapheremaeus corniger (Berlese) [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Scheloribates cf. barbatulus Mihelcic [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI
2004]
Scheloribates cf. laevigatus (Koch) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI
2004]
Scheloribates latipes (Koch) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Scheloribates pallidulus (Koch) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Scheloribates sp. [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Scutovertex sculptus Michael [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Sellnickochthonius immaculatus (Forsslund) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Sphaerochthonius splendidus (Berlese) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI
2004]
Steganacarus (Tropacarus) brevipilus (Berlese) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI
2004]
Suctobelbella sp. [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Tectocepheus minor Berlese [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Tectocepheus sarekensis Trägardh [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI
2004]
Tectocepheus velatus (Michael) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
197
Thamnacarus longisetosus Bulanova-Zachvatkina [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI
2004]
Trichoribates sp. [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Xenillus cf. tegeocranus (Hermann) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI
2004]
Zetorchetes grandjeani Krisper [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Zygoribatula dactylaris Subias, Ruiz et Kahwash [LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Zygoribatula exarata Berlese [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Zygoribatula glabra (Michael) [LAMPEDUSA, LINOSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Zygoribatula propinqua (Oudemans) [LAMPEDUSA: NOTO LA DIEGA, CARUSO & BERNINI 2004]
Acariformes Trombididae
Eutrombidium zavattarii Lombardini [LAMPEDUSA: LOMBARDINI 1960]
Acariformes Eriophydae
Aceria brevipes (Nalepa) [LAMPEDUSA: B.Massa, oss. pers.]
Parasitiformes Macrochelidae
Macrocheles glaber (Muller) [LAMPEDUSA: LOMBARDINI 1960]
Parasitiformes Parasitidae
Parasitus reticulatus Berlese [LAMPEDUSA: LOMBARDINI 1960]
Araneae
Aelurillus lopadusae Cantarella [LAMPEDUSA: CANTARELLA 1983]
Aelurillus monardi (Lucas) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Ictidops sp.]
Agelena agelenoides (Lucas) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Agelena gracilens C.L.Koch [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Argiope lobata (Pallas) [LAMPEDUSA, LINOSA: PAVESI 1876]
Ariadna spinipes (Lucas) [LAMPEDUSA (Sc. CONIGLI): PESARINI 1995]
Brachytele icterica (Koch) [LAMPEDUSA: PESARINI 1995]
Chalcoscirtus infimus (Simon) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Dipoena braccata (C.L.Koch) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Drassodes lapidosus (Walckenaer) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Drassodes lutescens Koch [LAMPEDUSA: PESARINI 1995]
Dysdera crocota C.L. Koch [LAMPEDUSA, LINOSA: ROEWER 1960]
Dysdera flagellata Grasshof [LAMPEDUSA: GRASSHOF 1959]
Dysdera ninnii Canestrini [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Enoplognatha mandibularis (Lucas) [LAMPEDUSA: PESARINI 1995]
Enoplognatha ovata (Clerck) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960 sub Theridion redimitum]
Evarcha arcuata (Clerck) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Evarcha falcata (Clerck) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960 sub E.flammata]
Filistata insidiatrix (Forskal) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Haplodrassus kulczynskii Lohmander [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Haplodrassus signifer (C.L.Koch) [LAMPEDUSA: PESARINI 1995]
Hasarius adansoni Audouin [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Histopona debilis Thorell [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Hogna radiata (Latreille) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Holocnemus pluchii (Scopoli) [LAMPEDUSA: PAVESI 1876 sub Pholcus rivulatus]
Ischnocolus tunetanus Pavesi [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Lariniodes cornutus (Clerck) [LAMPEDUSA (Sc. CONIGLI): ROEWER 1960]
Latrodectus tredecimguttatus (Rossi) [LAMPEDUSA: PAVESI 1876]
Loxosceles rufescens (Dufour) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub L. erythrocephala]
Lycosa narbonensis Latreille [LAMPEDUSA: PAVESI 1876]
Menemerus semilimbatus (Hahn) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Mesiotelus mauritanicus Simon [LAMPEDUSA: PESARINI 1995]
Micrommata formosum Pavesi [LAMPEDUSA: PAVESI 1876]
Mithion canestrinii (Pavesi) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Nemesia caementaria (Latreille) [LAMPEDUSA: PAVESI 1876]
Neon laevis (Simon) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Neoscona adiantum (Walckenaer) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Epeira adianta]
Nomisia exornata (C.L.Koch) [LINOSA: MERTENS 1926]
Ozyptila blackwalli Simon [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Palpimanus gibbulus Dufour [LAMPEDUSA: PESARINI 1995]
Philodromus histrio (Latreille) [LAMPEDUSA, LINOSA: ROEWER 1960]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
198
Pholcus phalangioides (Fuessly) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Plexippus paykulli Audouin [LAMPEDUSA: PESARINI 1995]
Pseudicius encarpatus (Walckenaer) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Scytodes velutina Heinecken e Lowe [LAMPEDUSA: PESARINI 1995]
Segestria florentina (Rossi) [LINOSA: ROEWER 1960]
Steatoda albomaculata (Degeer) [LAMPEDUSA: PESARINI 1995]
Steatoda paykulliana (Walckenaer) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Lithyphantes sp.]
Synaema globosum (Fabricius) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Tegenaria parvula Thorell [LAMPEDUSA: ROEWER 1960 sub T. silvestris]
Textrix caudata L.Koch [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Textrix coarctata (Dufour) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Textrix flavomaculata (Lucas) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Thanatus vulgaris Simon [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Thomisus onustus (Walckenaer) [LINOSA: ROEWER 1960]
Thyene imperialis (Rossi) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Zelotes barbatus (L.Koch) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Zelotes civicus (Simon) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Zelotes pumilus (C.L.Koch) [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Opiliones
Ptychosoma vitellinum Sorensen [LAMPEDUSA: MARCELLINO 1974]
Phalangium targionii (Canestrini) [LAMPEDUSA: MARCELLINO 1974]
Metaphalangium propinquum (Lucas) [LAMPEDUSA, LINOSA: DE LERMA 1960]
Odiellus lendli (Sorensen) [LAMPEDUSA: TEDESCHI & SCIAKY 1995]
Pseudoscorpionida
Atemnus politus (E. Simon) [LINOSA: GARDINI 1995]
Garypus levantinus Navàs [LAMPEDUSA: BEIER 1961]
Hysterochelifer ? spinosus (Beier) [LINOSA: GARDINI 1995]
Minniza algerica Beier [LAMPEDUSA: BEIER 1961]
Olpium pallipes (H. Lucas) [LINOSA: GARDINI 1995]
Solifuga
Biton ehrenbergi Karsch [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
Biton velox Simon [LAMPEDUSA: ROEWER 1960]
CHILOPODA
Cryptops punicus Silvestri [LAMPEDUSA: ZAPPAROLI 1995]
Eupolybotrus nudicornis (Gervais) [LAMPEDUSA: MANFREDI 1960]
Geophilus insculptus Attems [LAMPEDUSA: ZAPPAROLI 1995]
Geophilus poseidonis Verhoeff [LAMPEDUSA: ZAPPAROLI 1995]
Henia bicarinata (Meinert) [LAMPEDUSA, LINOSA: ZAPPAROLI 1995]
Himantarium gabrielis (Linn‚) [LAMPEDUSA: ZAPPAROLI 1995]
Himantarium mediterraneum (Meinert) [LAMPEDUSA, LINOSA: MANFREDI 1960]
Hydroschendyla submarina (Grube) [LINOSA: ZAPPAROLI 1995]
Lithobius castaneus Newport [LAMPEDUSA: ZAPPAROLI 1995]
Lithobius crassipes L.Koch [LAMPEDUSA: MANFREDI 1960; LINOSA: ZAPPAROLI 1995]
Lithobius forficatus (Linn‚) [LAMPEDUSA: MANFREDI 1960]
Lithobius lapidicola Meinert [LAMPEDUSA: MANFREDI 1960; LINOSA: ZAPPAROLI 1995]
Lithobius sicilianus Matic et Darabantau [LAMPEDUSA: ZAPPAROLI 1995]
Nannophilus eximius (Meinert) [LAMPEDUSA, LINOSA: ZAPPAROLI 1995]
Pachymerium ferrugineum (C.L.Koch) [LAMPEDUSA, LINOSA: MANFREDI 1960]
Scolopendra canidens Newport [LAMPEDUSA: PIROTTA 1878; LINOSA: MANFREDI 1960]
Scolopendra cingulata Latreille [LAMPEDUSA: ZAPPAROLI 1995]
Scutigera coleoptrata (Lnné) [LAMPEDUSA: MANFREDI 1960; LINOSA: ZAPPAROLI 1995]
Stigmatogaster dimidiatus (Meinert) [LAMPEDUSA: MANFREDI 1960]
CRUSTACEA
Branchiopoda
Branchipus pasai Cottarelli [LAMPEDUSA: STELLA 1960, sub B. schaefferi; COTTARELLI 1968]
Alonella excisa Sars [LAMPEDUSA: STELLA 1960]
Copepoda
Tropocyclops prasinus (Fischer) [LAMPEDUSA: STELLA 1960]
Ostracoda
Cypria ophtalmica (Jurine) [LINOSA: BELLAVERE, BENASSI, McKENZIE & ROSSI 1999]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
199
Heterocypris incongruens (Ramdohr) [LAMPEDUSA, LINOSA: BELLAVERE, BENASSI, McKENZIE &
ROSSI 1999]
Heterocypris salina (Brady) [LAMPEDUSA: BELLAVERE, BENASSI, McKENZIE & ROSSI 1999]
Cypridopsis vidua (O.F. Müller) [LAMPEDUSA: BELLAVERE, BENASSI, McKENZIE & ROSSI 1999]
Eucypris virens (Jurine) [LINOSA: STELLA 1960, sub Eucypris lilljeborgi (G.W. Müller)]
Plesiocypridopsis newtoni (Brady et Robertson) [LAMPEDUSA: STELLA 1960; LINOSA: BELLAVERE,
BENASSI, McKENZIE & ROSSI 1999]
Potamocypris arcuata (Sars) [LAMPEDUSA, LINOSA: BELLAVERE, BENASSI, McKENZIE & ROSSI
1999]
Cladocera
Ceriodaphnia quadrangula O. F. Müller, 1785 [LAMPEDUSA: F.Marrone, com. pers.]
Chydorus sphaericus (O. F. Müller, 1776) [LAMPEDUSA: F.Marrone, com. pers.]
Alona elegans Kurz, 1875 [LAMPEDUSA: F.Marrone, com. pers.]
Isopoda Oniscidea
Acaeroplastes melanurus (Budde-Lund) [LAMPEDUSA: CARUSO & LOMBARDO 1995]
Agabiformius lentus (Budde-Lund) [LAMPEDUSA: CARUSO & LOMBARDO 1995]
Agabiformius obtusus (Budde-Lund) [LAMPEDUSA, LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995]
Agabiformius pulchellus (Dolff) [LINOSA: ARCANGELI 1960]
Armadillidium granulatum Brandt [LAMPEDUSA: ARCANGELI 1960]
Armadillidium hirtum pelagicum Arcangeli [Lampione: ARCANGELI 1955]
Armadillidium pelagicum Arcangeli [LAMPEDUSA, LINOSA: ARCANGELI 1955]
Armadillidium vulgare Latreille [LAMPEDUSA: ARCANGELI 1914]
Armadillo officinalis Dumeril [LAMPEDUSA: ARCANGELI 1960]
Ctenoscia dorsalis (Verhoeff) [LAMPEDUSA, LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995]
Halophiloscia couchi (Kinahan) [LAMPEDUSA, LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995]
Halophiloscia hirsuta Verhoeff [LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995; LAMPEDUSA: ARCANGELI
1960]
Leptotrichus panzeri (Audouin) [LAMPEDUSA, LINOSA: ARCANGELI 1960]
Ligia italica Fabricius [LAMPEDUSA: ARCANGELI 1960; LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995]
Metoponorthus pruinosus (Brandt) [LAMPEDUSA, LINOSA: ARCANGELI 1960]
Platyarthrus aiasensis Legrand [LAMPEDUSA, LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995]
Porcellio buddelundi Simon [LAMPEDUSA: ARCANGELI 1957 sub P. tripolitanus pelagicus]
Porcellio laevis Latreille [LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995; LAMPEDUSA: ARCANGELI 1960]
Porcellio lamellatus sphinx Verhoeff [LAMPEDUSA, LINOSA: ARCANGELI 1960]
Stenoniscus carinatus Silvestri [LAMPEDUSA, LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995]
Stenophiloscia zoosterae Verhoeff [LAMPEDUSA: CARUSO & LOMBARDO 1995]
Trichoniscus halophilus Vandel [LAMPEDUSA: CARUSO & LOMBARDO 1995]
Tylos latreillei s.l. Audouin [LAMPEDUSA: ARCANGELI 1960; LINOSA: CARUSO & LOMBARDO 1995]
INSECTA
Blattodea
Blatta orientalis L. [LAMPEDUSA, LINOSA: SALFI 1960]
Periplaneta americana L. [LAMPEDUSA: SALFI 1960; LINOSA: SALFI 1927]
Polyphaga aegyptiaca (L.) [LAMPEDUSA: SALFI 1960]
Heterogamodes ursina (Burmeister) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995]
Loboptera decipiens (Germar) [LAMPEDUSA: SALFI 1960; LINOSA: SALFI 1927]
Phyllodromica sp. [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995]
Coleoptera Alleculidae
Heliotaurus seidlitzi Reitter [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Omophlus; GOGGI 2004]
Coleoptera Anthicidae
Anthicus genei La Ferté-Senectére [LINOSA: DE GIOVANNI & FANCELLO 1987; LAMPEDUSA: ARNONE
& NARDI 1995]
Anthicus laeviceps Baudi [LINOSA, LAMPEDUSA: ARNONE & NARDI 1995]
Anthicus tristis tristis W.L.E. Schmidt [LINOSA: GRIDELLI 1960; LAMPEDUSA: KOCH 1931]
Cyclodinus m. minutus (La Ferté-Senectére) [LAMPEDUSA: KOCH 1931]
Hirticomus hispidus (Rossi) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Hirticomus quadriguttatus (Rossi) [LAMPEDUSA: ARNONE 1992]
Microhoria chobauti (Pic) [LAMPEDUSA: ARNONE & NARDI 1995]
Omonadus bifasciatus (Rossi) [LINOSA: GRIDELLI 1960]
Stricticomus t. trasversalis (A. Villa et G. B. Villa) [LAMPEDUSA: ARNONE & NARDI 1995]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
200
Coleoptera Bostrychoidea (Anobiidae, Bostrychidae, Lyctidae)
Gastrallus corsicus Schilsky [LAMPEDUSA: NARDI & RATTI 1995; LINOSA: GOGGI 2004]
Gastrallus immarginatus (P.W.J. Muller) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Lasioderma redtenbacheri (Bach) [LAMPEDUSA: NARDI & RATTI 1995]
Lasioderma serricorne (Fabricius) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Metholcus cylindricus (Germar) [LAMPEDUSA: NARDI & RATTI 1995; LINOSA: GOGGI 2004]
Nicobium castaneum (Olivier) [LINOSA: GOGGI 2004]
Scobicia chevrieri (A. Villa et G.B. Villa) [LAMPEDUSA: NARDI & RATTI 1995]
Xyletinus bucephalus (Illiger) [LAMPEDUSA: NARDI & RATTI 1995]
Xylopertha praeusta (Germar) [LINOSA: GOGGI 2004]
Coleoptera Bruchidae
Bruchidius bimaculatus (Olivier) [LAMPEDUSA: ZAMPETTI 1995]
Bruchidius pusillus (Germar) [LAMPEDUSA: GOGGI 2004]
Bruchus signaticornis Gyllenhal [LAMPEDUSA: ZAMPETTI 1995]
Spermophagus sericeus (Geoffroyi) [LAMPEDUSA: GOGGI 2004]
Coleoptera Buprestidae
Anthaxia cichorii (Olivier) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Anthaxia umbellatarum (Fabricius) [LAMPEDUSA: SPARACIO & RATTI 1995]
Chrysobotris affinis (Fabricius) [LAMPEDUSA: SPARACIO & RATTI 1995]
Julodis onopordi lampedusanus Tassi [LAMPEDUSA: TASSI 1966]
Coleoptera Byrrhidae
Curimopsis maritima (Marsham) [LAMPEDUSA: FABBRI 1995]
Coleoptera Cantharidae
Colotes punctatus Erichson [LAMPEDUSA: Poggi in LO VALVO & MASSA 1995]
Coleoptera Carabidae
Amara cottyi Coquerel [LINOSA: VIGNA TAGLIANTI 1995]
Amara metallescens Zimmermann [LINOSA: VIGNA TAGLIANTI 1995]
Amara simplex Dejean [LAMPEDUSA: BARAJON 1966; LINOSA: GOGGI 2004]
Calathus mollis (Marsham) [LINOSA: ESCHERICH 1893; LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Campalita algirica (Géhin) [LAMPEDUSA, LINOSA: VIGNA TAGLIANTI 1995]
Campalita maderae (Fabricius) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Campalita olivieri (Dejean) [LAMPEDUSA: VIGNA TAGLIANTI 1993]
Carabus morbillosus morbillosus F. [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887; LINOSA: BARAJON 1966]
Carterus cordatus (Dejean) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Cryptophonus tenebrosus (Dejean) [LAMPEDUSA, LINOSA: GRIDELLI 1960]
Cylindera trisignata siciliensis (Horn) [LINOSA: GRIDELLI 1944]
Cymindis laevistriata Lucas [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960; LINOSA: ESCHERICH 1893 sub axillaris]
Cymindis suturalis Dejean [LAMPEDUSA: VIGNA TAGLIANTI 1993; LINOSA: GOGGI 2004]
Ditomus opacus (Erichson) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Dromius crucifer crucifer (Lucas) [LAMPEDUSA, LINOSA: GOGGI 2004]
Dromius meridionalis Dejean [LINOSA: MAGISTRETTI 1965]
Eurynebria complanata (L.) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1926]
Harpalus attenuatus Stephens [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960; LINOSA: GOGGI 2004]
Laemostenus algerinus (Gory) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Licinus punctulatus (Fabricius) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub L. var. siculus]
Lophyra flexuosa circumflexa (Dejean) [LINOSA: LUIGIONI 1929]
Lophyridia lunulata (F.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Masoreus a. affinis Chaudoir [LINOSA: VIGNA TAGLIANTI 1995]
Masoreus aegyptiacus Dejean [LINOSA: SCHATZMAYR 1936 sub wetterhallii]
Metallina ambigua (Dejean) [LAMPEDUSA: VIGNA TAGLIANTI 1995]
Microlestes abeillei brisouti Holdh. [LAMPEDUSA: MAGISTRETTI 1965]
Microlestes luctuosus Holdhaus [LAMPEDUSA: MAGISTRETTI 1965]
Myriochile melancholica (Fabricius) [LAMPEDUSA: VIGNA TAGLIANTI 1995]
Olisthopus elongatus Wollaston [LINOSA, LAMPEDUSA: VIGNA TAGLIANTI 1995]
Olisthopus fuscatus Dejean [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Ophonus nigripennis Sahlberg [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub O. rufibarbis]
Orthomus berytensis Reiche et Saulcy [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Parallelomorphus laevigatus F. [LAMPEDUSA: LUIGIONI 1929]
Philorhizus insignis (Lucas) [LAMPEDUSA: SCIAKY 1991]
Sphodrus leucophthalmus (L.) [LINOSA: MOLTONI 1970; LAMPEDUSA: VIGNA TAGLIANTI 1995]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
201
Syntomus barbarus Puel [LINOSA: VIGNA TAGLIANTI 1995]
Syntomus fuscomaculatus (Motschulsky) [LAMPEDUSA: VIGNA TAGLIANTI 1993; LINOSA: GRIDELLI
1960]
Coleoptera Cebrionidae
Cebrio sp.1 [LAMPEDUSA: Massa in Lo VALVO & MASSA 1995]
Cebrio sp.2 [LAMPEDUSA: Massa in Lo VALVO & MASSA 1995]
Coleoptera Cerambycidae
Agapanthia asphodeli Latreille [LAMPEDUSA: PISCIOTTA, SAJEVA & SPARACIO 2008]
Chlorophorus glabromaculatus Goeze [LAMPEDUSA: PISCIOTTA, SAJEVA & SPARACIO 2008]
Chlorophorus varius Muller [LAMPEDUSA: PISCIOTTA, SAJEVA & SPARACIO 2008]
Exilia timida Menetries [LAMPEDUSA: ROMANO & SPARACIO 1995 sub Penichroa fasciata (Stephens);
LINOSA: GOGGI 2004]
Hylotrupes bajulus (Linnaeus) [LAMPEDUSA, LINOSA: GOGGI 2004]
Nathrius brevipennis (Mulsant) [LAMPEDUSA: ROMANO & SPARACIO 1995]
Niphona picticornis Mulsant [LINOSA: SAMA 1988; LAMPEDUSA: ROMANO & SPARACIO 1995]
Parmena algirica Castelnau [LAMPEDUSA: FAILLA TEDALDI 1887; LINOSA: GOGGI 2004; LAMPIONE:
SAMA 1988 sub Parmena pubescens (Dalman); GOGGI 2004]
Phoracantha recurva Newman [LAMPEDUSA: PISCIOTTA, SAJEVA & SPARACIO 2008]
Phymatodes testaceus (L.) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Stenopterus ater Linnaeus [LAMPEDUSA: PISCIOTTA, SAJEVA & SPARACIO 2008]
Stenopterus rufus Linnaeus [LAMPEDUSA: PISCIOTTA, SAJEVA & SPARACIO 2008]
Trichoferus fasciculatus (Faldermann) [LAMPEDUSA, LINOSA: ROMANO & SPARACIO 1995]
Trichoferus holosericeus Rossi [LAMPEDUSA: PISCIOTTA, SAJEVA & SPARACIO 2008]
Coleoptera Chrysomelidae
Cassida vittata Villers [LAMPEDUSA: GOGGI 2004]
Chrysolina bankii (Fabricius) [LAMPEDUSA: Biondi in LO VALVO & MASSA 1995]
Chrysolina peregrina erythromera (Lucas) [LAMPEDUSA: Biondi & Daccordi in LO VALVO & MASSA
1995]
Crioceris paracenthesis (Linn‚) [LAMPEDUSA: Daccordi in LO VALVO & MASSA 1995]
Cryptocephalus crassus Olivier [LAMPEDUSA: Narducci in LO VALVO & MASSA 1995]
Cryptocephalus fulvus Goeze [LINOSA: GOGGI 2004]
Cryptocephalus politus Suffrian [LAMPEDUSA : GOGGI 2004]
Cryptocephalus rugicollis Olivier [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Longitarsus echii (Koch) [LINOSA: Biondi in LO VALVO & MASSA 1995]
Pachybrachis sinius (Marceul) [LAMPEDUSA: Daccordi in LO VALVO & MASSA 1995]
Pachybrachis testaceus Perris [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Phyllotreta procera (Redtenbacher) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Phyllotreta rufitarsis Allard [LAMPEDUSA: Biondi in LO VALVO & MASSA 1995]
Podagrica malvae (Illiger) [LAMPEDUSA: Biondi in LO VALVO & MASSA 1995]
Psylliodes hospes Wollaston [LAMPEDUSA: Biondi in LO VALVO & MASSA 1995]
Psylliodes inflatus Reiche [LINOSA: Biondi in LO VALVO & MASSA 1995]
Psyllodes maroccanus Heikertinger [LINOSA: Biondi in LO VALVO & MASSA 1995]
Tituboea biguttata (Olivier) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Coleoptera Cleridae
Necrobia ruficollis (Fabricius) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Tarsostenus univittatus (Rossi) [LINOSA: GOGGI 2004]
Coleoptera Coccinellidae
Adalia bipunctata (L.) [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995]
Chilocorus bipustulatus (L.) [LAMPEDUSA: GOGGI 2004]
Coccinella algerica Kovar [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892 sub C. septempunctata; CANEPARI 1995]
Coccinella undecimpunctata arabica Mader [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995]
Exochomus nigripennis (Erichson) [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995]
Exochomus pubescens (Kuster) [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995]
Henosepilachna elaterii elaterii (Rossi) [LAMPEDUSA: GOGGI 2004]
Hippodamia variegata (Goeze) [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995; LINOSA: GOGGI 2004]
Myrrha octodecimguttata formosa Costa [LAMPEDUSA, LINOSA: GOGGI 2004]
Nephus helgae Fursch [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995]
Oenopia doublieri Mulsant [LAMPEDUSA: GOGGI 2004]
Psyllobora vigintiduopunctata (L.) [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995]
Rhizobius litura Fabricius [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995; LINOSA: GOGGI 2004]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
202
Rhyzobius lophantae (Blaisdell) [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995]
Rodolia cardinalis Mulsant [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995]
Scymnus apetzi Mulsant [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995]
Scymnus interruptus Goeze [LAMPEDUSA: GOGGI 2004]
Scymnus nubilus Mulsant [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995 sub S. levaillanti Mulsant; LINOSA: GOGGI
2004]
Scymnus pavesii Canepari [LAMPEDUSA: CANEPARI 1983]
Scymnus rufipes Fabricius [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Scymnus subvillosus Goeze [LAMPEDUSA: CANEPARI 1995]
Stethorus punctillum Weise [LINOSA: GOGGI 2004]
Titthaspis phalerata (Costa) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Micraspis phalerata]
Coleoptera Corylophidae
Anthrolips obscurus Sahlburg [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Teplinus velatus Mulsant [LAMPEDUSA: GOGGI 2004]
Coleoptera Cryptophagidae
Atomaria scutellaris Motschulsky [LAMPEDUSA: ANGELINI 1995]
Cryptophagus cellaris Scopoli [LINOSA: GOGGI 2004]
Cryptophagus postpositus Sahlburg [LAMPEDUSA: ANGELINI 1995]
Micrambe vini (Panzer) [LINOSA: GOGGI 2004]
Coleoptera Curculionoidea (Apionidae, Attelabidae, Brachyceridae, Curculionidae)
Acalles teter Bohemann [LINOSA: GOGGI 2004]
Alaocyba lampedusae Dodero [LAMPEDUSA: DODERO 1916]
Amaurorhinus obscuripennis Pic [LAMPEDUSA (ISOLA DEI CONIGLI): GOGGI 2004]
Apion marchicum Herbst [LAMPEDUSA: GOGGI 2004]
Apion pisi (Fabricius) [LINOSA: GOGGI 2004]
Apion trifolii (L.) [LINOSA: GOGGI 2004]
Aspidapion soror (Rey) [LAMPEDUSA: GOGGI: 2004]
Aspidapion radiolus (Marsham) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Apion]
Baris coerulescens (Scopoli) [LAMPEDUSA: GOGGI 2004]
Brachycerus albidentatus Gyllenhal [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Brachycerus junix Liechtenstein [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Brachycerus schatzmayri Zumpt [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Brachycerus undatus
(Fabricius); LINOSA: GOGGI 2004]
LINOSA: GOGGI 2004]
Ceratapion carduorum (Kirby) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Apion]
Ceutorhynchus pallidactylus (Marsham) [LINOSA, LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995]
Chiloneus solarii Pesarini [LINOSA: PESARINI 1970]
Donus philanthus (Olivier) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960; LINOSA: OSELLA & RITI 1995]
Echinodera variegata (Boheman) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995]
Gymnetron simum Mulsant et Rey [LAMPEDUSA: ABBAZZI & OSELLA 1992; LINOSA: GOGGI 2004]
Horridorhinus asper (Allard) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995; LINOSA: GOGGI 2004]
Hypera constans (Boheman) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995]
Hypera nigrirostris (Fabricius) [LINOSA: OSELLA & RITI 1995]
Hypera postica (Gyllenhal) [LINOSA, LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995]
Ischnopterapion cognatum (Hochhut) [LAMPEDUSA: ABBAZZI & OSELLA 1992]
Kalcapion semivittatum (Gyllenhal) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Larinus albocinctus Chevrolat [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub L. albomarginatus]
Larinus cynarae (Fabricius) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995]
Larinus flavescens Germ. [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995]
Larinus ursus (Fabricius) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub L. genei]
Leptolepturus meridionalis siculus Rottemberg [LAMPEDUSA: ABBAZZI & OSELLA 1992]
Lixus angustatus (Fabricius) [LAMPEDUSA, LINOSA: OSELLA & RITI 1995]
Lixus brevirostris Boheman [LAMPEDUSA: GOGGI 2004]
Lixus fasciculatus Boheman [LINOSA: GOGGI 2004]
Lixus filiformis (Fabricius) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995]
Lixus junci Boheman [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995]
Malvapion malvae (Fabricius) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995; LAMPIONE: GOGGI 2004 sub Apion
malvae (Fabricius)]
Mogulones geographicus (Goeze) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995]
Neumatora depressa Normand [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
203
Otiorhynchus linussae Solari et Solari [LINOSA: SOLARI & SOLARI 1922 sub O. ferdinandi var. linussae]
Otiorhynchus lopadusae Solari & Solari [LAMPEDUSA: SOLARI & SOLARI 1922]
Otiorhyncus poggii Di Marco, Osella et Zuppa [LAMPIONE: OSELLA & RITI 1995 sub Otiorhynchus sp.; DI
MARCO, OSELLA & ZUPPA 2002]
Pachytychius squamosus (Gyllenhall) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995]
Phyllobius etruscus Desbrochers [LINOSA: GOGGI 2004]
Pseudoprotapion astragali (Paykull) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Rhamphus pulicarius Herbst [LINOSA, LAMPEDUSA (ISOLA DEI CONIGLI): GOGGI 2004]
Rhynchophorus ferrugineus (Olivier) [LAMPEDUSA: LO VERDE & MASSA 2007]
Rhynocyllus conicus Frolich [LAMPEDUSA: GOGGI 2004]
Sitona discoideus (Gyllenhal) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Sitona gemellatus (Gyllenhal) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995]
Sitona gressorius (Fabricius) [LAMPEDUSA: GOGGI 2004]
Sitona hispidulus (Fabricius) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Sitodes]
Sitona humeralis Stephens [LAMPEDUSA: MAGNANO & OSELLA 1973]
Sitona lineatus (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Sitodes linearis]
Sitona macularius (Marsham) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887; LINOSA: OSELLA & RITI 1995]
Sitona puncticollis Stephens [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Sitona regensteinensis (Herbst) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Sitona virgatus (Fahraeus) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Smicronyx albosquamosus Wollaston [LINOSA, LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995]
Smicronyx pauperculus Wollaston [LAMPEDUSA: ABBAZZI & OSELLA 1992; LINOSA: OSELLA & RITI
1995]
Smicronyx rugicollis Rey [LINOSA: GOGGI 2004]
Stephanocleonus excoriatus (Gyllenhal) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Stephanocleonus nigrosuturatus (Goeze) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Taenapion rufescens (Gyllenhal) [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995]
Torneuma clandestinum Magnano et Mifsud [LAMPEDUSA: MAGNANO & MIFSUD 2001]
Torneuma doderoi Solari [LAMPEDUSA: ZAVATTARI 1960]
Torneuma extinguendum Magnano et Mifsud [LAMPEDUSA: MAGNANO & MIFSUD 2001]
Torneuma filum Solari [LAMPEDUSA: ZAVATTARI 1960]
Trachyphloeus laticollis Bohemann [LINOSA: GOGGI 2004]
Trachyphloeus melitensis Borovec et Osella [LAMPEDUSA: ABBAZZI & OSELLA 1992]
Tychius seriepilosus Tournier [LAMPEDUSA: OSELLA & RITI 1995]
Coleoptera Dermestidae
Anthrenus biskrensis Reitter [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Anthrenus pimpinellae [LAMPEDUSA: LUIGIONI 1929]
Anthrenus verbasci L. [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Attagenus bifasciatus (Olivier) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Dermestes prope frischi [LAMPEDUSA: Poggi in LO VALVO & MASSA 1995]
Coleoptera Drilidae
Malacogaster nigripes Schauf [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Coleoptera Elateridae
Cardiophorus vestigialis Erichson [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960 sub C. hipponensis e C. neotericus]
Cardiophorus argiolus Gené [LINOSA: RAGUSA 1893-94; cfr. PLATIA 1994]
Coleoptera Histeridae
Atholus d. duodecimstriatus (Schrank) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892 sub Hister]
Hypocaccus brasiliensis (Paykull) [LAMPEDUSA: VIENNA 1995]
Hypocaccus d. dimidiatus (Illiger) [LAMPEDUSA: VIENNA 1995]
Pactolinus major (L.) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Saprinus chalcites (Illiger) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892 sub S. rugifrons]
Saprinus detersus (Illiger) [LAMPEDUSA: VIENNA 1995]
Saprinus georgicus Marseul [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Saprinus s. semipunctatus (Fabricius) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Saprinus subnitescens Bickhardt [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Coleoptera Hydrophilidae
Dactylosternum abdominale F. [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Coleoptera Kateretidae
Brachypterus glaber Stephens [LAMPEDUSA, LINOSA: AUDISIO 1995]
Coleoptera Lampyridae
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
204
Malacogaster nigripes Schauf. sensu Gridelli 1960 [LAMPEDUSA: Poggi in LO VALVO & MASSA 1995]
Coleoptera Lariidae
Spermophagus sp. [LAMPEDUSA: Poggi in LO VALVO & MASSA 1995]
Coleoptera Latridiidae
Corticaria fulvipes (Comolli) [LAMPEDUSA: ANGELINI 1995; LINOSA: GOGGI 2004]
Corticaria gibbosa (Herbst) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892 sub Melanophthalma gibbosa]
Melanophthalma taurica (Mannh.) [LAMPEDUSA, LINOSA: ANGELINI 1995]
Metophthalmus siculus Binaghi [LAMPEDUSA: BINAGHI 1946]
Coleoptera Meloidae
Actenodia distincta (Chevrolat) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Meloe brevicollis Panzer [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Meloe mediterraneus G. Muller [LAMPEDUSA: BOLOGNA 1988]
Meloe murinus Brandt et Erichson [LAMPEDUSA: BOLOGNA 1991]
Meloe tuccius Rossi [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Mylabris variabilis (Pallas) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Coleoptera Melyridae
Aplocnemus pectinatus (Kuster) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Haplocnemus sp.; LIBERTI
1995, incluso Scoglio dei Conigli]
Attalus sicanus [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub A. dalmatinus]
Charopus apicalis Kiesenwetter [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub C. concolor]
Cyrtosus dispar (Fairmaire) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Danacea sp. [LAMPEDUSA, LINOSA: GRIDELLI 1960]
Dasitidius ragusai (Prochazka) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892 sub D. medius]
Dasytes nigroaeneus Kuster [LAMPEDUSA: LIBERTI 1995]
Dasytes productus Schilsky [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub D. griseus; GRIDELLI 1960 sub D.
calabrus]
Hypebaeus flavicollis (Erichson) [LAMPEDUSA: LIBERTI 1995]
Psilothrix aureola Kiesenwetter [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Coleoptera Merophysiidae
Cholovocera sp. [LAMPEDUSA: Poggi in LO VALVO & MASSA 1995]
Coleoptera Mordellidae
Mordellistena emeryi Schulsky [LAMPEDUSA: FRANCISCOLO 1991]
Mordellistena irritans Franciscolo [LAMPEDUSA: FRANCISCOLO 1991]
Mordellistena neuwaldeggiana Panzer [LAMPEDUSA: LUIGIONI 1929]
Mordellistena oranensis Pic [LAMPIONE: GOGGI 2004]
Mordellistena perroudi Mulsant [LAMPEDUSA: FRANCISCOLO 1991]
Coleoptera Mycetophagidae
Berginus tamarisci Wollaston [LAMPEDUSA: Poggi in LO VALVO & MASSA 1995; LINOSA: GOGGI
2004]
Coleoptera Nitidulidae
Carpophilus freemani Dobson [LAMPEDUSA, LINOSA: AUDISIO 1995]
Carpophilus hemipterus (L.) [LAMPEDUSA: AUDISIO 1995]
Carpophilus mutilatus Erichson [LAMPEDUSA: AUDISIO 1995]
Carpophilus obsoletus Erichson [LAMPEDUSA: AUDISIO 1995]
Nitidula carnaria (Schaller) [LAMPEDUSA: AUDISIO 1995]
Nitidula flavomaculata Rossi [LAMPEDUSA: AUDISIO 1995]
Meligeths rotundicollis Brisout [LAMPEDUSA: AUDISIO 1995]
Coleoptera Oedemeridae
Oedemera algerica Pic [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub O. barbara e O. flavipes?;
MAGISTRETTI 1967; BOLOGNA 1995 sub O. abdominalis Pic]
Coleoptera Phalacridae
Olibrus affinis Sturm [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892 sub O. discoideus; LINOSA: CANEPARI 1995]
Olibrus castaneus Baudi [LAMPEDUSA, LINOSA: GOGGI 2004]
Olibrus particeps Mulsant [LAMPEDUSA, LINOSA: GOGGI 2004]
Phalacrus coruscus Panzer [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Coleoptera Pselaphidae
Brachygluta simplex hipponensis (Saulcy) [LAMPEDUSA: MEGGIOLARO 1960]
Faronus aubei Lucas [LAMPEDUSA, LINOSA: POGGI 1995]
Coleoptera Ptinidae
Dignomus brevipilis (Desbrochers) [LINOSA: GOGGI 2004]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
205
Niptodes elongatus Boieldieu [LAMPEDUSA: GOGGI 2004]
Niptodes nobilis Reitter [LAMPEDUSA: LUIGIONI 1929]
Coleoptera Scarabaeoidea (Aphodiidae, Cetoniidae, Dynastidae, Geotrupidae, Hybosoridae,
Melolonthidae, Scarabaeidae, Trogidae)
Aethiessa floralis F. [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Aphodius beduinus Reitter [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Aphodius ghardimaouensis Balthasar [LAMPEDUSA: LUIGIONI 1929; LINOSA: ARNONE, CARPANETO &
PIATTELLA 1995]
Aphodius granarius (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887; LINOSA: ESCHERICH 1893]
Aphodius hydrochaeris (Fabricius) [LINOSA: ESCHERICH 1893; LAMPEDUSA: ARNONE, CARPANETO
& PIATTELLA 1995]
Aphodius lineolatus Illiger [LAMPEDUSA: ARNONE, CARPANETO & PIATTELLA 1995]
Aphodius lividus (Olivier) [LINOSA: GRIDELLI 1960]
Aphodius vitellinus Klug [LAMPEDUSA, LINOSA: GRIDELLI 1960]
Brindalus porcicollis (Illiger) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Bubas bison (L.) [LINOSA: ARNONE, CARPANETO & PIATTELLA 1995]
Cetonia aurata sicula Aliquò [LINOSA: GOGGI 2004]
Chironitis hirroratus (Rossi) [LAMPEDUSA: LUIGIONI 1929]
Copris h. hispanus (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Hybosorus illigeri Reiche [LINOSA: ARNONE, CARPANETO & PIATTELLA 1995]
Pachydema hirticollis (Fabricius) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892;]
Phyllognatus excavatus (Forster) [LINOSA: ESCHERICH 1893 sub P.silenus]
Pleurophorus caesus (Creutzer) [LAMPEDUSA: PITTINO & MARIANI 1986]
Potosia c. cuprea (Fabricius) [LAMPEDUSA: SABATINELLI 1978 sub Protaetia]
Pseudoapterogyna vorax (Marseul) [LAMPEDUSA: BARAUD 1977; LAMPIONE, LINOSA: GOGGI 2004]
Rhyssemus plicatus Germar [LINOSA: LUIGIONI 1929]
Tropinota s. squalida (Scopoli) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1930]
Trox fabricii Reiche [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Coleoptera Scraptiidae
Anaspis akaira Franciscolo [LAMPEDUSA: FRANCISCOLO 1991]
Anaspis veris Franciscolo [LINOSA: FRANCISCOLO 1991 sub Anaspis sp.; GOGGI 2004]
Coleoptera Scolytidae
Hypoborus ficus Erichson [LAMPEDUSA: Masutti in LO VALVO & MASSA 1995]
Phloeotribus scarabaeoides Bernard [LINOSA: GOGGI 2004]
Pityogenes chalcographus (L.) [LINOSA: GOGGI 2004]
Coleoptera Scydmaenidae
Pseudoeudesis sulcipennis lampedusae Binaghi [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Cephennium sp. [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Scydmaenus antidotus Germar [LAMPEDUSA: POGGI 1980]
Scydmaenus tarsatus Müller et Kunze [LAMPEDUSA: GOGGI 2004]
Coleoptera Staphylinidae
Aleochara puberula Klug [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Aleochara tristis Gravh. [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Aleochara bipustulata L. [LAMPEDUSA, LINOSA: GRIDELLI 1960]
Atheta picipennis Mannh. [LINOSA: ESCHERICH 1893]
Bledius s. spectabilis Kraatz [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Conosoma pedicularium (Gravh.) [LINOSA: ESCHERICH 1893]
Conosoma pubescens Gravh. [LINOSA: ESCHERICH 1893]
Conosoma testaceum (F.) [LINOSA: ESCHERICH 1893 sub C. pubescens]
Creophilus maxillosus (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Entomoculia sp. [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Epomotylus sculptus (Gravh.) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Heterothops dissimilis Gravenhorst [LINOSA: GOGGI 2004]
Leptotyphlopsis lopadusae Bordoni [LAMPEDUSA: BORDONI 1973]
Medon pocofer Peyron [LINOSA: ESCHERICH 1893]
Mycetoporus mulsanti Ganglbauer [LINOSA: GOGGI 2004]
Ocypus olens Muller [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887; LINOSA: ESCHERICH 1893]
Onotylus complanatus (Erichson) [LINOSA: ESCHERICH 1893]
Oxytelops speculifrons (Kr.) [LINOSA: ESCHERICH 1893]
Philonthus concinnus Gravh. [LAMPEDUSA, LINOSA: GRIDELLI 1960]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
206
Quedius picipennis Payk [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1924]
Tachyporus pusillus Gravh. [LINOSA: ESCHERICH 1893]
Coleoptera Tenebrionidae
Akis spinosa barbara Solier [LINOSA: ESCHERICH 1893; LAMPEDUSA: MARCUZZI 1970]
Allophylax costatipennis (Lucas) [LAMPEDUSA: CANZONERI 1972]
Alphasida puncticollis tirelli Leoni [LAMPEDUSA: CANZONERI 1972]
Alphasida puncticollis moltonii Canzoneri [LAMPIONE: CANZONERI 1972]
Alphitobius diaperinus (Panzer) [LINOSA: GOGGI 2004]
Ammobius rufus Lucas [LAMPEDUSA: FOCARILE 1969]
Anemia brevicollis (Voll.) [LINOSA: ALIQUÒ 1993]
Anemia sardoa Gené [LINOSA: ALIQUÒ 1993]
Asida minima Reitter [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Blaps gigas (L.) [ LINOSA, LAMPEDUSA: CANZONERI 1972]
Blaps nitens Castelnau [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Cataphronetis crenata (Germar) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Catomus rotundicollis (Guérin) [LINOSA, LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Clitobius ovatus (Erichson) [LAMPEDUSA: ALIQUÒ 1993]
Erodius audouini peyroleri Solier [LAMPEDUSA: RAGUSA 1897]
Eutagenia aegyptiaca tunisea Normand [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960; GOGGI 2004]
Gonocephalum assimile Kuster [LINOSA: GOGGI 2004]
Gonocephalum obscurum (Küster) [LINOSA, LAMPEDUSA: ALIQUÒ 1993]
Gonocephalum perplexum Lucas [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Gonocephalum rusticum (Olivier) [LINOSA, LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Gonocephalum setulosum Fald. [LINOSA, LAMPEDUSA: CANZONERI 1972]
Heliopathes avarus Mulsant [LAMPEDUSA: CANZONERI 1972]
Himatismus villosus (Haag) [LINOSA: CANZONERI 1972]
Machlopsis doderoi Gridelli [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960; LAMPIONE: GOGGI 2004]
Microtelus lethyerryi Reiche [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Nalassus aemulus (Küster) [LINOSA: GRIDELLI 1960]
Opatroides punctulatus Brullé [LINOSA: ESCHERICH 1893]
Opatrum validum rottembergi Canzoneri [LAMPIONE: CANZONERI 1972]
Opatrum sp. [LINOSA: ESCHERICH 1893]
Pachychila dejeani doderoi Peyerimoff [LAMPEDUSA: CANZONERI 1972]
Pachychila tazmaltensis (Desbrochers) [LAMPEDUSA: GRIDELLI 1960]
Phaleria acuminata Rüst. [LAMPEDUSA: CANZONERI 1972]
Phaleria bimaculata (L.) [LAMPEDUSA: CANZONERI 1972]
Pseudoseriscius griseovestitus (Fairmaire) [LINOSA: CANZONERI 1972]
Scaurus striatus F. [LINOSA, LAMPEDUSA: CANZONERI 1972]
Scaurus tristis Olivier [LINOSA: ESCHERICH 1893; LAMPEDUSA: CANZONERI 1972]
Stenosis brignonei Koch [LAMPEDUSA: KOCH 1935; LINOSA: CANZONERI 1972]
Stenosis obliterata Solier [LINOSA: ESCHERICH 1893]
Stenosis sardoa (Küster) [LAMPEDUSA, LINOSA: GRIDELLI 1960]
Tentyria grossa sommieri Baudi [LINOSA: BAUDI 1883; LAMPIONE: CANZONERI 1972]
Tentyria laevigata Solier [LINOSA: ESCHERICH 1893]
Trachyscelis aphodioides lopadusae Koch [LAMPEDUSA: FOCARILE 1969]
Xanthomus pallidus ghidinii Canzoneri [LAMPEDUSA: FOCARILE 1969; CANZONERI 1972]
Coleoptera Thorictidae
Thorictus grandicollis (Germar) [LINOSA: GOGGI 2004]
Collembola
Hypogastrura denticulata (Bagnall) [LAMPEDUSA: FANCIULLI & DALLAI 1995]
Lepidocyrtus lignorum Fabricius [LINOSA: FANCIULLI & DALLAI 1995]
Onychiurus lampedusae Fanciulli & Dallai [LAMPEDUSA: FANCIULLI & DALLAI 1995]
Pseudosinella cf. fallax Borner [LAMPEDUSA: FANCIULLI & DALLAI 1995]
Dermaptera
Forficula auricularia L. [LAMPEDUSA: SALFI 1960; LINOSA: CAPRA 1973]
Labidura riparia (Pallas) [LAMPEDUSA: SALFI 1960]
Euborellia moesta (Gené) [LAMPEDUSA, LINOSA: SALFI 1960]
Euborellia annulipes (Lucas) [LINOSA: VIGNA TAGLIANTI 1992]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
207
Diptera Agromyzidae, Asilidae, Bombyliidae, Calliphoridae, Cecidomyiidae, Chloropidae, Chyromyidae,
Culicidae, Dolichopodidae, Ephydridae, Hippoboscidae, Larvaevoridae, Micropezidae, Muscidae,
Phoridae, Pipunculidae, Psychodidae, Sarcophagidae, Sciaridae, Sphaeroceridae, Syrphidae, Tachinidae,
Tephritidae, Therevidae, Tripetidae
Acanthiophilus helianthi Rossi [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Aedes rusticus (Rossi) [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Asphondylia capparis Rübsaamen [LINOSA: SKUHRAVÁ, SKUHRAVÝ & MASSA 2007; LAMPEDUSA:
leg. B. Massa su Capparis spinosa]
Asphondylia conglomerata De Stefani [LAMPEDUSA: leg. B. Massa su Atriplex halimus]
Bombylius cruciatus-leucopygus Macq. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Calobata ? cibaria L. [LINOSA: VENTURI 1960]
Capparimyia savastani (Martelli) [LINOSA, LAMPEDUSA: leg. B. Massa su Capparis spinosa]
Cerdistus erythrurus Meigen [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Cerioides vespiformis Latreille [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Culex pipiens L. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Empidideicus hungaricus Thalhammer [LINOSA: RASPI 1995]
Ephydra bivittata Loew [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Ephydra macellaria Egger [LINOSA: VENTURI 1960]
Epistrophe balteata Deg. [LINOSA: VENTURI 1960]
Eristalomyia tenax L. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Eudorylas ruralis Meigen [LINOSA: RASPI 1995]
Eumerus graecus Beck. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Eumerus lunatus Fabricius [LINOSA: VENTURI 1960]
Eumerus olivaceus Fabricius [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Exoprosopa jacchus Fabricius [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Exoprosopa megerlei-consanguinea Macq. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Exoprosopa rivularis Meigen [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Hapropogon exquisitus Wiedn. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Hippobosca equina L. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Hylemia sp. [LINOSA: VENTURI 1960]
Lasiopticus albomaculatus Macq. [LAMPEDUSA, LINOSA: VENTURI 1960]
Lasiopticus pyrastri L. [LAMPEDUSA, LINOSA: VENTURI 1960]
Lathyrophthalmus aeneus Scopoli [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Lestodiplosis sp. [LINOSA: RASPI 1995]
Lucilia sp. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Machimus pilipes Meig. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Megaselia alterata (Wood) [LINOSA: RASPI 1995]
Megaselia pygmaea (Zeller) [LINOSA: RASPI 1995]
Megaselia scalaris (Loew) [LINOSA: RASPI 1995]
Mintho praeceps Fabricius [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Musca domestica L. [LAMPEDUSA, LINOSA: VENTURI 1960]
Musca vitripennis Meigen [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Muscina stabulans Fallen [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Paragus strigatus Meigen [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Paragus tibialis Fallen [LAMPEDUSA, LINOSA: VENTURI 1960]
Paroxyna tessellata Loew [LAMPEDUSA, LINOSA: VENTURI 1960]
Phytomyza phillyreae Hering [LAMPEDUSA: leg. T. La Mantia]
Pyrellia cadaverina L. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Salentia fuscipennis Costa [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Sarcophaga ? balanina Pand. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Sarcophaga haemorrhoidalis Fallen [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Sarcophila latifrons Fallen [LAMPEDUSA, LINOSA: VENTURI 1960]
Scatella dichaeta Loew [LINOSA: VENTURI 1960]
Sciapus euzonus (Loew) [LINOSA: RASPI 1995]
Sphaerophoria menthastri L. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Sphaerophoria rueppelli Wied. [LAMPEDUSA, LINOSA: VENTURI 1960]
Sphaerophoria scripta L. [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Sphenella marginata Fall. [LAMPEDUSA, LINOSA: VENTURI 1960]
Syritta pipiens L. [LINOSA: VENTURI 1960]
Syrphus corollae Fabricius [LAMPEDUSA: VENTURI 1960]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
208
Trachysiphonella scutellata (Von Roser) [LINOSA: RASPI 1995]
Trypanea stellata Fuessl [LINOSA: VENTURI 1960]
Hymenoptera Andrenidae
Andrena flavipes Panzer [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Andrena morio lugubris Erichson [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Andrena senecionis Perez [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Panurgus dentipes pici Perez [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Hymenoptera Anthophoridae
Amegilla quadrifasciata (Villers) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Ceratina callosa (Fabricius) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Ceratina cucurbitina (Rossi) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Ceratina saundersi Daly [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Eucera grisea Fabricius [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Eucera notata Lepeletier [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Eucera oraniensis Lepeletier [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Nomada agrestis Fabricius [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Pasites maculatus Jurine [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Thyreus histrionicus (Illiger) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Thyreus ramosus (Lepeletier) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Xylocopa violacea (L.) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Hymenoptera Apidae
Apis mellifera L. [LAMPEDUSA, LINOSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Hymenoptera Apterogynidae
Apterogyna dorsostriata André [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1995]
Hymenoptera Bethylidae
Epyris rufimanus Kieffer [LINOSA: OLMI 1995]
Holepyris glabratus (Fabricius) [LINOSA: OLMI 1995]
Hymenoptera Braconidae
Agathis umbellatarum Nees [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Lysiphlebus confusus Tremblay et Eady [LINOSA: Tremblay in Lo VALVO & MASSA 1995]
Lysaphidus sp. [LINOSA: Tremblay in Lo VALVO & MASSA 1995]
Hymenoptera Chalcidoidea
Anagyrus matritensis (Mercet) [LINOSA: Viggiani in Lo VALVO & MASSA 1995]
Psilochalcis benoisti (Steffan) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Lymaenon litoralis (Hal.) [LINOSA: Jesu in Lo VALVO & MASSA 1995]
Metaphycus aff. asterolecanti (Mercet) [LINOSA: Viggiani in Lo VALVO & MASSA 1995]
Hymenoptera Colletidae
Colletes dimidiatus nigricans Gistel [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Colletes dimidiatus siciliensis Noskiewicz [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Hylaeus annularis (Kirby) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Prosopis annularis]
Hylaeus bifasciatus (Jurine) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Hylaeus clypearis (Schenck) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Hylaeus gredleri Foerster [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Hylaeus hyperpunctatus (Strand) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Hylaeus imparilis Foerster [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Hylaeus taeniolatus Foerster [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Hylaeus variegatus (Fabricius) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Hymenoptera Chrysididae
Chrysis auriceps Mader [LAMPEDUSA, LINOSA: ARNONE & ROMANO 1995]
Chrysis cerastes Abeille [LAMPEDUSA: INVREA 1957]
Chrysis exsulans Dahlbom [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1995]
Chrysis leachii Shuckard [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1995]
Pseudomalus auratus (L.) [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1995]
Hymenoptera Dryinidae
Gonatopus atlanticus Olmi [LINOSA: OLMI 1995]
Hymenoptera Eumenidae
Ancistrocerus biphaleratus triphaleratus (Saussure) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957 sub A. triphaleratus]
Ancistrocerus gazella (Panzer) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Eumenes c. coarctatus (L.) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Eumenes coarctatus maroccanus Gusenleitner [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
209
Eumenes cyrenaicus pseudogermanicus Bluethgen [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Eumenes dubius Saussure [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Eumenes mediterraneus Kriechbauer [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Eumenes pomiformis (Fabricius) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957];
Euodynerus variegatus (Fabricius) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Leptochilus medanae (Gribodo) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Pseudepipona tripunctata (Fabricius) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Tachyancistrocerus rhodensis (Saussure) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Hymenoptera Formicidae
Aphaenogaster crocea André [LAMPEDUSA: BERNARD 1958]
Aphaenogaster pallida (Nylander) [LAMPEDUSA: MEI 1995]
Aphaenogaster sardoa Mayr [LAMPEDUSA: BARONI URBANI 1971]
Aphaenogaster subterranea (Latreille) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Camponotus barbaricus Emery [LAMPEDUSA, LINOSA: BARONI URBANI 1971]
Camponotus micans (Nylander) [LAMPEDUSA: MEI 1995; LINOSA: BARONI URBANI 1971]
Camponotus pilicornis siculus Emery [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Hypoponera abeillei (André) [LAMPEDUSA: MEI 1995]
Hypoponera ragusai (Emery) [LAMPEDUSA, LINOSA: MEI 1992]
Lepisiota frauenfeldi (Mayr) [LAMPEDUSA: MEI 1995; LINOSA: BARONI URBANI 1971]
Leptothorax sp.1 [LAMPEDUSA, LINOSA: MEI 1995]
Leptothorax sp.2 [LINOSA: MEI 1995]
Leptothorax sp.3 [LAMPEDUSA: MEI 1995]
Leptothorax sp.4 [LINOSA: MEI 1995]
Leptothorax sp.5 [LAMPEDUSA: MEI 1995]
Linepithema humile (Mayr) [LAMPEDUSA: MEI 1995]
Messor barbarus (Linné) [LAMPEDUSA: BERNARD 1958]
Messor capitatus (Latreille) [LAMPEDUSA: BERNARD 1958]
Messor sanctus obscuriventris Karawajew [LINOSA: BERNARD 1956]
Monomorium sommieri Emery [LAMPEDUSA: BERNARD 1960]
Monomorium subopacum (F. Smith) [LINOSA: MEI 1995]
Pheidole pallidula (Nylander) [LAMPEDUSA: MEI 1995]
Pheidole sinaitica Mayr [LAMPEDUSA: BERNARD 1958]
Plagiolepis barbara Santschi [LAMPEDUSA, LINOSA: MEI 1995]
Solenopsis sp. [LAMPEDUSA: EMERY 1916 sub S. orbula]
Tapinoma simrothi Krausse [LAMPEDUSA: MEI 1995; LINOSA: BARONI URBANI 1971 sub T. erraticum]
Tetramorium biskrense kahenae Menozzi [LAMPEDUSA: BERNARD 1958]
Tetramorium caespitum (Linné) [LAMPEDUSA: BERNARD 1958]
Tetramorium pelagium Poldi [LINOSA: MEI 1995]
Tetramorium punicum (F.Smith) [LAMPEDUSA: BERNARD 1958]
Tetramorium semilaeve ssp. [LAMPEDUSA: MEI 1995]
Trichoscapa membranifera (Emery) [LAMPEDUSA: MEI 1992]
Hymenoptera Gasteruptionidae
Gasteruption jaculator (L.) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Gasteruption diversipes (Abeille) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Hymenoptera Halictidae
Halictus fulvipes (Klug) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Halictus gemmeus Dours [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Halictus tectus Radoszkowski [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Lasioglossum malachurum (Brullé) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Lasioglossum minutissimum (Kirby) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Lasioglossum pallens (Brullé) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub H. lineolatus]
Lasioglossum subhirtum (Lepeletier) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Lasioglossum transitorium planulum (Perez) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Lasioglossum villosulum (Kirby) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Pseudapis unidentata (Olivier) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Sphecodes marginatus Hagens [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Hymenoptera Ichneumonidae
Anomalon cruentatum (Geoffroy) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Aritranis heliophilus (Tschek) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Cryptus spinosus Gravenhorst [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
210
Ctenochares bicolorus (L.) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Enicospilus undulatus (Gravenhorst) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Exeristes roborator (Fabricius) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Heterischnus ridibundus (Costa) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Ophion luteus L. [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Aphion]
Pimpla hypochondriaca (Retzius) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Sinophorus xanthostomus (Gravenhorst) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Syzeuctus irrisorius (Rossi) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Hymenoptera Leucospidae
Leucospis dorsigera Fabricius [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Leucospis gigas Fabricius [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Leucospis miniata Klug [LAMPEDUSA: CALECA, LO VERDE & MASSA 1995]
Hymenoptera Megachilidae
Chalicodoma sicula (Rossi) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Coelioxys afra Lepeletier [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Hoplitis curvipes (Morawitz) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Megachile apicalis Spinola [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Megachile argentata (Fabricius) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Megachile pilidens Alfken [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Osmia ferruginea Latreille [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub O. igneopurpurea]
Osmia latreillei (Spinola) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Osmia notata (Fabricius) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Osmia tricornis Latreille [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Hymenoptera Melittidae
Dasypoda altercator (Harris) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Hymenoptera Mutillidae
Dasylabris atrata (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Dasylabris atrataria Petersen [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1995]
Myrmilla capitata (Lucas) [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1995]
Mutilla quinquemaculata Cyrillus [LAMPEDUSA: MATTEINI PALMERINI 1992]
Mutilla barbara L. [LAMPEDUSA: INVREA 1957; LINOSA: ARNONE & ROMANO 1995]
Mutilla marocana Olivier [LAMPEDUSA: INVREA 1957]
Smicromyrme punctata (Latreille) [LAMPEDUSA: INVREA 1957]
Smicromyrme lampedusia Invrea [LAMPEDUSA: INVREA 1957]
Smicromyrme partita (Klug) [LAMPEDUSA: INVREA 1957]
Smicromyrme suberrata Invrea [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1995]
Smicromyrme pusilla (Klug) [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1995]
Hymenoptera Pompilidae
Agenioideus arenicola (Priesner) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Agenioideus dichrous (Brullé) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Agenioideus nubecula (Costa) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Agenioideus usurarius (Tournier) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Anoplius v. viaticus (L.) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Anospilus orbitalis (Costa) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Aporus bicolor hirtipennis (Saunders) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Cryptocheilus discolor (Fabricius) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Entomobora crassitarsis punica (Haupt) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Episyron r. rufipes (L.) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Microphadnus pumilus (Costa) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Hymenoptera Scoliidae
Dasyscolia ciliata (Fabricius) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Scolia carbonaria (L.) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1960]
Hymenoptera Sphecidae
Astata boops (Schrank) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Bembix oculata Panzer [LINOSA: GUIGLIA 1957; GAYUBO & BORSATO 1994; LAMPEDUSA:
PAGLIANO 2003]
Cerceris quadricincta (Panzer) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Cerceris sabulosa algirica (Thunberg) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Crossocerus elongatulus trinacrius Beaumont [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Harpactus formosus (Jurine) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
211
Lestica clypeata (Schreber) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Miscophus eatoni Saunders [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Miscophus helveticus rubiventris Ferton [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Oxybelus andalusiacus Spinola [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Pemphredon lethifer (Scuckard) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Philanthus triangulum abdelcader Lepeletier [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Pison atrum (Spinola) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Prionyx kirbii (Vander Linden) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957 sub Sphex albisectus]
Prionyx subfuscatus (Dahlbom) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Prionyx viduatus (Christ) [LAMPEDUSA: GAYUBO, BORSATO & OSELLA 1991]
Sceliphron destillatorium (Illiger) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Sceliphron spirifex (L.) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Solierella compedita (Piccioli) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Sphex afer Lepeletier [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Sphex flavipennis Fabricius [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Sphex rufocinctus Brullé [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957 sub S. maxillosus]
Stizoides tridentatus (Fabricius) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Stizus rufipes (Fabricius) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957 sub S. grandis]
Tachysphex costae (De Stefani) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Tachysphex erythropus (Spinola) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Trypoxylon kolazyi Kohl [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Trypoxylon scutatum Chevrier [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Hymenoptera Tiphiidae
Poecilotiphia lacteipennis (Smith) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Poecilotiphia rousselii (Guerin) [LAMPEDUSA: PAGLIANO & SCARAMOZZINO 1995]
Hymenoptera Vespidae
Polistes dominulus (Christ) [LAMPEDUSA: GUIGLIA 1957]
Polistes gallicus (Linnaeus) [LAMPEDUSA: PAGLIANO 2003]
Lepidoptera
Achyra nudalis (Hb.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Acontia lucida (Hufnagel) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Agdistis adactyla (Hb.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Aglossa pinguinalis (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Agonopterix thapsiella (Zeller) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Depressaria feruliphila]
Agrius convolvuli (L.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Agrotis ipsilon (Hufnagl) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Agrotis lata Treitschke [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007]
Agrotis segetum (Denis et Schiffermuller) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Agrotis trux (Hübner) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995]
Alucita huebneri Wallgr. [LINOSA: PROLA 1960 sub Orneodes]
Aporodes floralis (Hübner) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1875]
Artogeia rapae (L.) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Autographa gamma (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887; LINOSA: PROLA 1960]
Cacoecimorpha pronubana (Hübner) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995]
Choreutis micalis (Mn.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Cnephasia wahlbomiana (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub C. alticolana]
Colias crocea (Geoffroy in Fourcroy) [LAMPEDUSA: CALCARA 1847 sub C. edusa]
Crocidosema plebejana (Zeller) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Crombrugghia distans (Zeller) [LINOSA: PROLA 1960]
Cucullia calendulae Treitschke [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007]
Cyclophora puppillaria (Hübner) [LINOSA: PROLA 1960]
Cydia capparidana (Zeller) [LINOSA: PROLA 1960]
Cymbalophora pudica (Esper) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995]
Cynaeda dentalis (Denis et Schiffermuller) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Odontia dentata]
Cynthia cardui (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887; LINOSA: ROMANO & ROMANO 1995]
Danaus chrysippus (L.) [LAMPEDUSA: ARNONE & ROMANO 1991]
Depressaria douglasella Stt. [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Dolicharthria bruguieralis (Duporchel) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Dysgonia algira (L.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Ectomyelois ceratoniae (Zeller) [LINOSA: PROLA 1960]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
212
Ematheudes punctella (Tr.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Eublemma ostrina (Hübner) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887; LINOSA: PROLA 1960]
Euchromius ocellea (Harworth) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Euchrostes indigenata (Villiers) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Eupithecia centaureata (Denis et Schiffermuller) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007]
Euzophera osseatella (Tr.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Gymnoscelis rufifasciata (Haworth) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub Eupithecia pumilata]
Heliothis peltigera (Denis et Schiffermuller) [LINOSA: ROMANO & ROMANO 1995; LAMPEDUSA:
PROLA 1960]
Hellula undalis (Fabricius) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Hydriris ornatalis (Dup.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Hyles euphorbiae L. [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Hyles livornica (Esper) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995]
Hypena obsitalis (Hubner) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Idaea elongaria (Rambur) [LINOSA: PROLA 1960; LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995]
Idaea fractilineata (Zeller) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Idaea obsoletaria (Rambur) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Idaea seriata (Schrank) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007]
Idaea virgularia (Hübner) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Lamoria anella Schiffermuller et Schiffermuller [LINOSA: PROLA 1960]
Lasiocampa trifolii (Denis et Schiffermuller) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995]
Lasiommata megera (L.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Leucania loreyi (Duponchel) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007]
Leucania punctosa (Treitschke) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007]
Leucania putrescens (Hübner) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007]
Lycaena phlaeas (L.) [LAMPEDUSA, LINOSA: PROLA 1960]
Macroglossum stellatarum (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Metachrostis dardouini (Boisduval) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Metasia suppandalis (Hübner) [LAMPEDUSA: RAGUSA 1875]
Metzneria aestivella Zeller [LAMPEDUSA: PROLA 1960 sub M. carlinella]
Mniotype spinosa (Chrétien) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007]
Mythimna loreyi (Duponchel) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995]
Mythimna unipuncta (Haworth) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995]
Noctua pronuba (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Nomophila noctuella (Denis et Schiffermuller) [LAMPEDUSA, LINOSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Onebala lamprostoma (Zeller) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Oria musculosa (Hübner) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Orthonama fluviata (Hübner) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Papilio machaon L. [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Phaiogramma etruscaria (Zeller) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007]
Phlogophora meticulosa (L.) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995]
Pieris brassicae (L.) [LAMPEDUSA: CALCARA 1847]
Pleurota aristella (L.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Polyommatus icarus (Rottemburg) [LAMPEDUSA, LINOSA: PROLA 1960]
Pontia daplidice (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Pyralis farinalis L. [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Pyroderces argyrogrammos (Zeller) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Rhodometra sacraria (L.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Scopula ochroleucaria (Herrich-Schaeffer) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Semiaspilates ochrearius (Rossi) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995]
Somabrachys aegrotus (Klug) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007]
Spodoptera exigua (Hübner) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Spodoptera littoralis (Boisduval) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007]
Tegostoma comparalis (Hübner) [LINOSA: PROLA 1960]
Tineola bisselliella (Humm.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887 sub T. bisiella]
Trichophaga tapetzella (L.) [LINOSA: PROLA 1960]
Tyta luctuosa (Denis et Schiffermuller) [LAMPEDUSA, LINOSA: PROLA 1960]
Udea ferrugalis (Hübner) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Udea numeralis (Hübner) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Ulotricha egregialis (Herrich-Schaeffer.) [LAMPEDUSA: PROLA 1960]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
213
Uresiphita limbalis (Denis et Schiffermuller) [LINOSA: PROLA 1960 sub Mecyna polygonalis gilvata]
Utetheisa pulchella (Linné) [LAMPEDUSA: FIUMI, GUIDI & FOLIGATTI 2007]
Vanessa atalanta (L.) [LAMPEDUSA, LINOSA: ROMANO & ROMANO 1995]
Xanthorhoe disjunctaria (La Harpe) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995]
Zelleria hepariella Stt. [LAMPEDUSA: RAGUSA 1892]
Zizeria karsandra (Moore) [LAMPEDUSA: ROMANO & ROMANO 1995 sub knysna Trimen; FIUMI, GUIDI
& FOLIGATTI 2007]
Mantodea
Ameles africana Bolivar [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995]
Ameles spallanzania (Rossi) [LAMPEDUSA: SALFI 1960 sub A. decolor]
Mantis religiosa L. [LAMPEDUSA: DUBRONY 1877; LINOSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI
1995]
Geomantis larvoides Pantel [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995]
Neuroptera
Bubonopsis agrioides (Rambur) [LAMPEDUSA: LETARDI & PANTALEONI 1995]
Chrysoperla carnea (Stephens) s.l. [LAMPEDUSA, LINOSA: PRINCIPI 1960]
Chrysoperla lucasina (Lacroix) [LAMPEDUSA, LINOSA: PANTALEONI & LO VALVO 1995]
Creoleon aegyptiacus (Rambur) [LINOSA: LO VALVO 1994; LAMPEDUSA: CAPRA 1960]
Creoleon griseus (Klug) [LAMPEDUSA: PANTALEONI & LO VALVO 1995]
Creoleon lugdunensis (Villers) [LAMPEDUSA: LO VALVO 1994]
Distoleon annulatus (Klug) [LAMPEDUSA: LETARDI & PANTALEONI 1995]
Macronemurus appendiculatus (Latreille) [LAMPEDUSA: PANTALEONI & LO VALVO 1995]
Mallada genei (Rambur) [LAMPEDUSA: PANTALEONI & LO VALVO 1995]
Myrmeleon hyalinus distinguendus Rambur [LAMPEDUSA, LINOSA: LO VALVO 1994]
Wesmaelius subnebulosus (Stephens) [LAMPEDUSA: PANTALEONI & LO VALVO 1995]
Odonata
Hemianax ephippiger (Burmeister) [LAMPEDUSA: PAVESI & UTZERI 1995]
Sympetrum fonscolombei (Selys) [LAMPEDUSA, LINOSA: CONSIGLIO 1960; LAMPIONE: B. Massa, oss.
pers. 26.08.08]
Orthoptera
Acheta domestica (L.) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995]
Acrida turrita (L.) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995]
Acrotylus insubricus (Scopoli) [LAMPEDUSA, LINOSA: LA GRECA 1992]
Acrotylus patruelis (Herrich-Schaeffer) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995;
LINOSA: LA GRECA 1992]
Aiolopus strepens (Latreille) [LAMPEDUSA: SALFI 1960]
Aiolopus t. thalassinus (Fabricius) [LAMPEDUSA: MASSA 1994]
Anacridium aegyptium (L.) [LINOSA: ESCHERICH 1893; LAMPEDUSA: SALFI 1960]
Brachytrypes megacephalus (Lefevre) [LINOSA: ESCHERICH 1893]
Calliptamus barbarus Costa [LAMPEDUSA: SALFI 1960; LINOSA: SALFI 1927 sub C.italicus; Lampione:
BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995]
Decticus albifrons (Fabricius) [LAMPEDUSA, LINOSA: SALFI 1960]
Dociostaurus maroccanus (Thunberg) [LAMPEDUSA: SALFI 1960]
Gryllus bimaculatus (De Geer) [LAMPEDUSA: SALFI 1960]
Heteracris annulosa (Walker) [LAMPEDUSA: LA GRECA & SACCHI 1959; LINOSA: MASSA 1994]
Locusta migratoria (L.) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995]
Myrmecophilus ochraceus Fischer [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995]
Odontura borrei Bolivar [LAMPEDUSA: LA GRECA 1994]
Oecanthus pellucens (Scopoli) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995]
Oedaleus d. decorus (Germar) [LAMPEDUSA: SALFI 1960]
Oedipoda m. miniata (Pallas) [LAMPEDUSA: SALFI 1960; LINOSA: DUBRONY 1877 sub O. coerulescens]
Omocestus lopadusae La Greca [LAMPEDUSA: LA GRECA 1973]
Pamphagus ortolaniae Cusimano et Massa [LAMPEDUSA: SALFI 1960 sub Pamphagus ? tunetanus;
CUSIMANO & MASSA 1977]
Paratettix meridionalis Rambur [LAMPEDUSA: MASSA 1994]
Platycleis falx laticauda Brunner [LAMPEDUSA: LA GRECA 1994]
Platycleis intermedia (Serville) [LINOSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995]
Pterolepis pedata Costa [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995]
Pteronemobius heydeni (Fischer) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995]
Pyrgomorpha c. conica (Olivier) [LAMPEDUSA: MASSA 1994]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
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Pyrgomorpha cognata Krauss [LAMPEDUSA: SALFI 1960]
Rhacocleis berberica dubronyi Baccetti, Massa et Canestrelli [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA &
CANESTRELLI 1995]
Sphingonotus coerulans exornatus Nedelkov [LINOSA: SALFI 1927 sub S. azurescens linosae]
Sphingonotus eurasius Mistshenko [LAMPEDUSA: LA GRECA 1994]
Sphingonotus o. obscuratus (Walker) [LAMPEDUSA: MASSA 1994]
Sphingonotus rubescens (Walker) [LAMPEDUSA: MASSA 1994]
Tartarogryllus burdigalensis (Latreille) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995]
Tessellana tessellata (Charpentier) [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995]
Truxalis nasuta (L.) [LAMPEDUSA: MASSA 1994]
Uromenus bonneti Bolivar [LAMPEDUSA: BACCETTI, MASSA & CANESTRELLI 1995]
Phasmatodea
Bacillus rossius (F.) [LINOSA: ESCHERICH 1893]
Hemiptera Aphidoidea
Acyrthosiphon pisum (Harris) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Aphis craccivora Koch [LAMPEDUSA, LINOSA: BARBAGALLO 1995]
Aphis fabae Scopoli [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Aphis gossypii Glover [LAMPEDUSA, LINOSA: BARBAGALLO 1995]
Aphis hillerislambersi Nieto et Mier [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Aphis nasturtii Kaltenbach [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Aphis nerii B.d.F. [LAMPEDUSA, LINOSA: BARBAGALLO 1995]
Aphis punicae Pass. [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Aphis ruborum (Born.) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Aphis solanella Theobald [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Aphis umbrella (Borner) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Aploneura lentisci (Pass.) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995; LINOSA: leg. B. Massa]
Brachycaudus cardui (L.) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Brachycaudus helichrysi (Kaltenbach) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Brachycaudus persicae Pass. [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Capitophorus elaeagni (D.Gu.) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Cavariella aegopodii (Scopoli) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Dysaphis apiifolia (Theobald) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Dysaphis foeniculus (Theobald) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Hyadaphis foeniculi (Pass.) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Hyperomyzus lactucae (L.) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Melanaphis donacis (Pass.) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Myzus persicae (Sulzer) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Rhopalosiphum maidis (Fitch) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Sitobion fragariae (Walker) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Uroleucon cichorii (Koch) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Uroleucon compositae (Theobald) [LAMPEDUSA: BARBAGALLO 1995]
Hemiptera Auchenorrhyncha
Aphrodes bicincta (Schrank) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960]
Aphrodes siracusae (Matsumura) [LAMPEDUSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995]
Austroagallia sinuata (Mulsant et Rey) [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995; LAMPEDUSA:
MANCINI 1960]
Bugraia ocularis (Mulsant & Rey) [LAMPEDUSA, LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995]
Empoasca decipiens Paoli [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995]
Eupterix zelleri (Kirschbaum) [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995]
Euscelis incisus (Kirschbaum) [LINOSA: MANCINI 1960 sub E. plebejus]
Euscelis lineolatus Brullé [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995]
Hauptidia cfr. lapidicola (Vidano) [LAMPEDUSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995]
Kovacziana maculipes (Melichar) [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995]
Melillaia matsumuri (Metcalf) [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995]
Neoaliturus dubiosus (Matsumura) [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995]
Neoaliturus fenestratus (Herrich-Schaeffer) [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995]
Neoaliturus haematoceps (Mulsant et Rey) [LINOSA: MANCINI 1960 sub Circulifer]
Nisia atrovenosa (Lethierry) [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995]
Opsius lethierryi Wagner [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995]
Tamaricella gr. cypria (Ribaut) [LINOSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
215
Tettigometra impressifrons Mulsant et Rey [LINOSA: MANCINI 1960]
Tettigometra picta Fieber [LAMPEDUSA, LINOSA: MANCINI 1960]
Toya propinqua (Fieber) [LAMPEDUSA: D’URSO & GUGLIELMINO 1995]
Hemiptera Heteroptera
Acrosternum millierei (Mulsant et Rey) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Ancyrosoma leucogrammes (Gmelin) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977]
Anisops s. sardeus Herrich-Schaeffer [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977]
Anthocoris nemoralis (Fabricius) [LAMPEDUSA, LINOSA: CARAPEZZA 1995]
Aphanus rolandri (L.) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960]
Apterola kunckeli kunckeli Mulsant & Rey [LAMPEDUSA: MANCINI 1960]
Arenocoris waltli (Herrich-Schaeffer) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Atomoscelis galvagnii Tamanini [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Berytinus montivagus (Meyer-Dur) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977]
Berytinus striola (Ferrari) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Brachynema cinctum (Fabricius) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Brachyplax tenuis (Mulsant et Rey) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977]
Byrsinus pilosulus (Klug) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Caenocoris nerii (German) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Calocoris nemoralis (Fabricius) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Calocoris norvegicus (Gmelin) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960]
Calocoris trivialis (Costa) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Campylomma novaki Wagner [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Canthophorus m. melanopterus (Herrich-Schaeffer) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960]
Cardiasthetus nazarenus Reuter [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Carpocoris mediterraneus atlanticus Tamanini [LAMPEDUSA: MANCINI 1960]
Closterotomus tunetanus Wagner [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1997]
Conostethus v. venustus (Fieber) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Coranus griseus (Rossi) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960 sub C. aegyptius]
Coriomeris hirticornis (Fabricius) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960]
Corixa affinis Leach [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977]
Crocistethus waltlianus (Fieber) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Cydnus aterrimus (Forster) [LAMPEDUSA, LINOSA: MANCINI 1960]
Cyphodema instabile (Lucas) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Dereacoris flavilinea (Costa) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Dicranocephalus agilis (Scopoli) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1877]
Dictyla nassata (Puton) [LINOSA: MANCINI 1960; LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977]
Emblethis angustus Montandon [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Geocoris megacephalus (Rossi) LAMPEDUSA: MANCINI 1960]
Geotomus punctulatus (A.Costa) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Graphosoma semipunctatum (Fabricius) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Haploprocta s. sulcicornis (Fabricius) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960]
Henestaris l. laticeps (Curtis) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977]
Henestaris thoracicus Schmidt [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Heterogaster urticae (Fabricius) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960; LINOSA: CARAPEZZA 1995]
Holcosthetus albipes (Fabricius) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Lamprodema maurum (Fabricius) [LINOSA: CARAPEZZA 1995]
Liorhyssus hyalinus (Fabricius) [LAMPEDUSA, LINOSA: MANCINI 1960]
Lyctocoris campestris (Fabricius) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977]
Lygocoris pallidulus (Blanchard) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960]
Macroplax fasciata Herrich-Schaeffer [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Macroscytus brunneus (Fabricius) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977; LINOSA: CARAPEZZA 1995]
Megalocoleus aurantiacus Fieber [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Megalodactylus macularubra (Mulsant et Rey) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977]
Mimocoris rugicollis (Costa) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Monosteira unicostata (Mulsant et Rey) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Nabis capsiformis Germar [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Nabis pseudoferus ibericus Remane [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Nabis punctatus A. Costa [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Nezara viridula (L.) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960; LINOSA: CARAPEZZA 1995]
Nysius cymoides (Spinola) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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216
Nysius graminicola (Kolenati) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960]
Nysius senecionis (Schilling) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887; LINOSA: MANCINI 1960]
Oncocephalus putoni Reuter [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 2001]
Odontoscelis dorsalis (Fabricius) [LINOSA: MANCINI 1960; LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1988]
Orius laevigatus laevigatus (Fieber) [LAMPEDUSA, LINOSA: CARAPEZZA 1995]
Orius niger (Wolff) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Orthocephalus proserpinae (Mulsant et Rey) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977]
Orthocephalus saltator (Hahn) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Orthotylus divisus Linnavuori [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Orthotylus sp. [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Pachytomella passerinii (Costa) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Pastocoris putoni (Reuter) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Patapius spinosus (Rossi) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Phytocoris miridioides Lethierry [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1988]
Piezodorus lituratus (Fabricius) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Platyplax inermis (Rambur) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960]
Plinthisus longicollis Fieber [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Pyrrhocoris apterus (L.) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960]
Reduvius personatus (L.) [LINOSA: CARAPEZZA 1995]
Remaudiereana annulipes (Baeresprung) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Rhynocoris e. erythropus (L.) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Scantius a. aegyptius L. [LAMPEDUSA, LINOSA: MANCINI 1960]
Sigara lateralis (Leach) [LAMPEDUSA: MANCINI 1960]
Sigara selecta (Fieber) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977]
Spilostethus pandurus (Scopoli) [LAMPEDUSA: FAILLA-TEDALDI 1887]
Taphropeltus nervosus (Fieber) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977]
Tingis ajugarum (Frey-Gessner) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Trigonotylus pulchellus Hahn [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1995]
Tuponia hippophaes (Fieber) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977]
Tuponia mixticolor (Costa) [LAMPEDUSA: CARAPEZZA 1977]
Hemiptera Psylloidea
Acizzia hollisi Burckhardt [LAMPEDUSA: CONCI & TAMANINI 1989]
Diaphorina lycii Loginova [LAMPEDUSA, LINOSA: CONCI & TAMANINI 1989]
Diaphorina putonii (Loew) [LAMPEDUSA: CONCI & TAMANINI 1989]
Euphyllura olivina (Costa) [LAMPEDUSA: CONCI & TAMANINI 1989]
Hemiptera Pseudococcidae
Trabutina mannipara (Hemprich & Ehrenberg in Ehrenberg, 1829) [LINOSA: leg. T. La Mantia e B. Massa]
Thysanoptera
Allothrips pillichellus (Priesner) [LINOSA: MARULLO 1995]
Haplothrips andresi (Priesner) [LINOSA: MARULLO 1995]
Megathrips lativentris (Priesner) [LINOSA: MARULLO 1995]
Thysanura
Ctenolepisma ciliata (Dufour) [LAMPEDUSA: WYGODZINSKY 1960; LINOSA: STACH 1960]
Ctenolepisma longicaudata Escherich [LINOSA: WYGODZINSKY 1960]
Lepisma crassipes Escherich [LAMPEDUSA: WYGODZINSKY 1960; LINOSA: STACH 1960]
Lepisma wassanni Moniez [LAMPEDUSA: WYGODZINSKY 1960]
Machilinus rupestris (Lucas) [LAMPEDUSA: WYGODZINSKY 1960; LINOSA: STACH 1960]
Lo stato attuale delle conoscenze sugli Invertebrati di Lampedusa e Linosa è riassunto nella
tabella seguente. Complessivamente sono note più di mille specie a Lampedusa e circa 350 a
Linosa, suddivise come indicato sotto.
Taxa
Mollusca
Solifuga
Opiliones
Pseudoscorpionida
Araneae
N. specie
Lampedusa
25
2
4
2
56
N. specie
Linosa
11
0
0
3
6
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
217
Acariformes
Parasitiformes
Isopoda Oniscidea
Branchiopoda
Copepoda
Ostracoda
Cladocera
Chilopoda
Thysanura
Collembola
Odonata
Dermaptera
Mantodea
Blattodea
Phasmatodea
Orthoptera
Thysanoptera
Hemiptera Heteroptera
Hemiptera Homoptera Auchenorrhyncha
Hemiptera Homoptera Aphidoidea
Hemiptera Homoptera Psylloidea
Hemiptera Pseudococcidae
Neuroptera
Coleoptera Alleculidae
Coleoptera Anthicidae
Coleoptera Bostrychoidea
Coleoptera Bruchidae
Coleoptera Buprestidae
Coleoptera Byrrhidae
Coleoptera Cantharidae
Coleoptera Carabidae
Coleoptera Cebrionidae
Coleoptera Cerambycidae
Coleoptera Chrysomelidae
Coleoptera Cleridae
Coleoptera Coccinellidae
Coleoptera Corylophidae
Coleoptera Cryptophagidae
Coleoptera Curculionoidea
Coleoptera Dermestidae
Coleoptera Drilidae
Coleoptera Elateridae
Coleoptera Histeridae
Coleoptera Hydrophilidae
Coleoptera Kateretidae et Nitidulidae
Coleoptera Lampyridae
Coleoptera Lariidae
Coleoptera Latridiidae
Coleoptera Meloidae et Oedemeridae
Coleoptera Melyridae
Coleoptera Merophysiidae
Coleoptera Mordellidae et Scraptiidae
Coleoptera Mycetophagidae
Coleoptera Phalacridae
Coleoptera Pselaphidae
Coleoptera Ptinidae
Coleoptera Scarabaeoidea
Coleoptera Scolytidae
92
2
21
2
1
5
3
17
4
3
3
3
4
6
0
34
0
87
7
27
4
0
11
1
7
7
4
4
1
1
29
2
14
14
1
23
2
2
59
5
1
1
10
1
8
1
1
4
7
10
1
1
1
4
2
2
16
1
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
54
0
13
0
0
5
0
8
4
1
1
3
1
3
1
10
3
16
16
4
1
1
4
0
4
4
0
0
0
0
22
0
5
4
1
5
0
2
23
0
0
1
0
0
2
0
0
2
0
1
0
0
1
3
1
1
11
2
218
Coleoptera Scydmaenidae
Coleoptera Staphylinidae
Coleoptera Tenebrionidae
Coleoptera Thorictidae
Diptera
Lepidoptera
Hymenoptera Andrenidae
Hymenoptera Anthophoridae
Hymenoptera Apidae
Hymenoptera Apterogynidae
Hymenoptera Bethylidae
Hymenoptera Braconidae
Hymenoptera Chalcidoidea
Hymenoptera Colletidae
Hymenoptera Chrysididae
Hymenoptera Dryinidae
Hymenoptera Eumenidae
Hymenoptera Formicidae
Hymenoptera Gasteruptionidae
Hymenoptera Halictidae
Hymenoptera Ichneumonidae
Hymenoptera Leucospidae
Hymenoptera Megachilidae
Hymenoptera Melittidae
Hymenoptera Mutillidae
Hymenoptera Pompilidae
Hymenoptera Scoliidae
Hymenoptera Sphecidae
Hymenoptera Tiphiidae
Hymenoptera Vespidae
TOTALE
4
11
29
0
41
87
4
12
1
1
0
1
1
10
5
0
12
27
2
11
11
3
9
1
11
11
2
28
2
2
1.021
0
12
21
1
25
19
0
0
1
0
2
2
1
0
1
1
0
13
0
0
0
0
0
0
1
0
0
1
0
0
349
Relativamente all’importanza biogeografica delle specie sopra elencate, si fa presente quanto
segue.
Mollusca – Un aspetto veramente significativo del popolamento di Molluschi terrestri di
Lampedusa è la grande abbondanza di individui; questi organismi rappresentano una
importantissima fonte di cibo per moltissime specie di Invertebrati e di Vertebrati, sia presenti
stabilmente sull’isola, sia migratori. Ciò dà una vaga idea del significato ecologico che
assume questo popolamento nel piccolo territorio circondato dal mare. I taxa endemici
riconosciuti per le Pelagie sono tre (Oxychilus diductus, Lampedusa lopadusae, Trochoidea
cumiae); T. cumiae è stata rinvenuta anche in Calabria, ove quasi certamente è stata importata.
Si può facilmente notare come le specie endemiche si ritrovano solamente nelle isole di
origine sedimentaria, con rocce e suoli calcarei. Oxychilus diductus risulta molto diffuso a
Lampedusa, ove si ritrova tra le fessure delle rocce; vive anche nello Scoglio dei Conigli.
Lampedusa lopadusae è una bella chiocciola fusiforme della famiglia delle Clausiliidae, con
forma allungata ed una fitta serie di costole assiali che ricoprono quasi tutti i giri, in un
avvolgimento sinistrorso, molto comune a Lampedusa, a volte a gruppetti numerosi, presente
anche a Lampione e nello Scoglio dei Conigli. Trochoidea cumiae è una piccola chiocciola di
forma piramidata con una fitta costolatura assiale, molto comune a Lampedusa, nello Scoglio
dei Conigli e a Lampione. Eobania vermiculata è un esempio eccezionale di nanismo
insulare; il rischio che corre questa specie a Lampedusa è soprattutto l’inquinamento genetico
per l’introduzione casuale di individui provenienti da altre zone dell’areale; infatti è stato
notato che gli individui in prossimità o all’interno dell’abitato, ove sono maggiori gli scambi
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
219
commerciali, hanno una taglia maggiore di quelli viventi nel resto dell’isola. Sphincterochila
candidissima è da ritenersi estinta in tempi recenti a Lampione, probabilmente a causa
dell’incremento demografico del Gabbiano reale (Larus michahellis); il ritrovamento di
individui allo stato fossile anche a Lampedusa ha recentemente confermato l’autoctonia di
questa entità (CIANFANELLI 2002). In piccole sorgive d’acqua dolce o debolmente
salmastra vivono quattro specie di Pulmonata Gastropoda: Truncatella subcylindrica,
Paludinella littorina, Ovatella myosotis e Auriculinella bidentata.
Solifuga – Le specie appartenenti a questo Ordine furono segnalate a Lampedusa da
ZAVATTARI et al. (1960), ma non più ritrovate successivamente. Recentemente una specie è
stata ritrovata nell’area della Riserva dei Conigli (M. Sarà, com. pers.). Si tratta di Arachnida
tipicamente africani ed assenti nel continente europeo; la loro presenza a Lampedusa è una
testimonianza del rapporto dell’isola con il continente africano.
Araneae – Nel complesso, 56 specie sono fino ad oggi conosciute per Lampedusa e solo 6
per Linosa, segno della necessaria ulteriore esplorazione araneologica per quest’ultima isola.
Di notevole interesse appaiono Dysdera flagellata e Aelurillus lopadusae, entità endemiche di
Lampedusa. Ischnocolus tunetanus è un elemento maghrebino, presente a Lampedusa e
assente nel resto d’Europa, Micrommata formosum è un elemento africano e mediorientale
presente in Europa solo a Lampedusa. Essi rappresentano la testimonianza del collegamento
recente di Lampedusa all’Africa. Textrix flavomaculata, rinvenuta a lampedusa, è una specie
diffusa nell’Africa mediterranea ed in Sicilia.
Opiliones - Odiellus lendli, ha una diffusione ponto-mediterranea, il suo rinvenimento a
Lampedusa, unica stazione per l’Italia di questa specie, rappresenta un dato del tutto inatteso.
Pseudoscorpionida - Atemnus politus, rinvenuta a Linosa, è una specie steppica, localmente
psammofila e xerofila, già nota di Sicilia e Tunisia. Per quanto concerne Hysterochelifer ?
spinosus, la popolazione di Lampedusa appartiene a una specie, presente anche in Sicilia, che
si distingue a prima vista da H. tuberculatus e da H. meridianus per i seguenti caratteri: palpi
opachi, dita dei palpi più corte della mano, tergiti dei maschi privi di processi laterali
accuminati. Le caratteristiche di queste popolazioni concordano con la descrizione di
Hysterochelifer spinosus nota solo su un maschio proveniente da Tunisi. Minniza algerica è
specie xerofila maghrebina, citata di Malta e dell’isola di Lampedusa, unica stazione italiana.
Acariformes Oribatida – Complessivamente sono conosciute finora 112 specie, di cui 89 per
l’isola di Lampedusa e 54 per Linosa; la oribatofauna di Lampedusa include cinque probabili
nuove entità, 17 specie sono state riportate per la prima volta in Italia nelle isole Pelagie
(NOTO LA DIEGA et al. 2004); cinque generi non sono noti altrove in Italia. Alcune specie
sono finora conosciute per pochissimi reperti e possono considerarsi generalmente rare in
Italia. Mentre l’oribatofauna di Linosa è spiccatamente mediterranea, quella di Lampedusa
mostra una specificità biogeografica, caratterizzata da un congruo numero di specie in
comune con la Tunisia o il Nord Africa, assenti in Italia o in Europa. Sebbene in entrambe le
isole siano presenti specie localizzate, Lampedusa ne ospita un numero maggiore; Microzetes
adansoni e M. mirandus sono specie tirreniche presenti solo a Lampedusa, Peloptulus
trinacriae è una specie siciliana, presente sia a Lampedusa sia a Linosa, Arthrodamaeus
siculus è un endemita siculo presente solo a Lampedusa, Lohmannia hungarorum,
Licneremaeus embeyisztinii, Peloribates tunisiensis sono specie nordafricane, note per la
Tunisia e Lampedusa (ma non per Linosa). Si può ritenere che per quanto riguarda
l’oribatofauna, Lampedusa mostra una specificità biogeografica che contrasta con il carattere
mediterraneo di Linosa, in cui predominano le specie euriecie e ad ampia distribuzione. Infine
entrambe le isole hanno una ricchezza di specie piuttosto bassa rispetto ad altre isole
mediterranee (CARUSO et al., 2005).
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
220
Crustacea Branchiopoda e Ostracoda – Nell’isola di Lampedusa si ritrova una specie
ritenuta endemica, Branchipus pasai Cottarelli, descritta sulla base di esemplari raccolti nel
1954 a Cala Pisana (COTTARELLI 1968), in precedenza riportata con il nome di Branchipus
schaefferi da STELLA (1960). Successivamente è stata rinvenuta a Cala Francese, a Taccio
Vecchio, Aria Rossa ed Albero Sole (MARRONE & MURA 2006). Questo singolare
crostaceo, abbastanza diffuso a Lampedusa, vive in ambienti umidi temporanei, che quindi si
prosciugano durante la stagione secca, sopravvivendo nei mesi privi di habitat idoneo nel
fango disseccato. STELLA (1960) ha anche segnalato la presenza di Daphnia pulex De Geer a
Lamperdusa, ma successivamente essa non è stata più rinvenuta alle Pelagie e sembra che
questa specie sia confinata in Sicilia nelle zone più umide di Nebrodi e Sicani; il suo
rinvenimento a Lampedusa desta quindi qualche perplessità (F. Marrone, com. pers.) e
pertanto essa non è stata riportata nel nostro elenco. Anche i reperti di Ceriodaphnia setosa
Matile a Lampedusa (STELLA 1960) destano qualche perplessità, trattandosi di specie nota
per la pianura padana e per un sito laziale (F. Marrone, com. pers.); per lo stesso motivo,
quindi essa non figura nella nostra lista. BELLAVERE et al. (1999) inoltre ritengono che la
segnalazione di STELLA (1960) a Linosa di Eucypris lilljeborgi (G.W. Müller) debba invece
riferirsi ad Eucypris virens (Jurine); va sottolineato però che nessuna specie di Eucypris è
stata rinvenuta alle Pelagie dopo il 1960 e che sia questa specie, sia D. pulex e C. setosa sono
specie legate ad acque stagnanti, ambiente assente alle Pelagie (F. Marrone, com. pers.).
BELLAVERE et al. (2002) hanno analizzato le popolazioni di Heterocypris incongruens delle
pozze temporanee di Linosa (Monte Vulcano e Mannarazza) e Lampedusa (Cavallo Bianco,
Aria Rossa e Vallone della Forbice); in una pozza di Lampedusa (Cavallo Bianco) hanno
rinvenuto solo femmine, mentre tutte le altre popolazioni sono risultate bisessuali. Nelle
popolazioni bisessuali hanno rinvenuto una certa variabilità morfologica (ad es. in una pozza
del Vallone della Forbice a Lampedusa), al punto da ritenere che appartengano a due linee
coesistenti, ciascuna avente una differente modalità riproduttiva, bisessuale e partenogenetica.
In conclusione essi hanno ipotizzato la possibilità che esistano due specie viventi in simpatria,
cioè H. incongruens (Ramdohr) ed H. barbara (Gauthier et Brehm), rispettivamente
partenogenetica e bisessuale.
Crustacea Isopoda Oniscidea – Tutte le specie delle Pelagie sono presenti anche in Sicilia
ed in Nord Africa, segno di una stretta affinità faunistica con queste regioni. Porcellio
buddelundi è una specie nordafricana assente nel resto d’Italia, possibile testimonianza del
passato collegamento tra la Tunisia e Lampedusa; è molto comune sotto pietre poggiate
direttamente sul crostone calcareo. Armadillidium hirtum pelagicum è segnalato
esclusivamente per l’isolotto di Lampione. Platyarthrus aiasensis è un’interessante specie
mirmecofila, in alcune aree geografiche partenogenetica, in altre anfigonica. Porcellio
lamellatus sphinx è una specie alofila che popola la fascia litorale, più interna rispetto a quella
nella quale vivono Tylos, Ligia e alcune specie di Halophiloscia. Si tratta di una specie nella
quale si realizza il fenomeno dell’omocromia. La colorazione di questo Porcellio è legata a
quella del substrato in cui vive, sicchè in Sicilia, su substrati basaltici gli animali sono di
colore quasi nero, mentre quelli viventi su substrati calcarei sono chiari. Quelli raccolti a
Linosa sono scuri.
Chilopoda – A Lampedusa vive una possibile testimonianza del passato collegamento con il
Nord Africa, Scolopendra canidens, specie tunisina presente in Italia solo nell’isola di
Lampedusa.
Collembola – Pochissimi sono ancora i taxa noti di questo interessante gruppo d’insetti legati
al suolo; uno di essi è risultato endemico di Lampedusa, Onychiurus lampedusae.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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221
Odonata – Lampedusa non ha bacini idrici naturali che rendono possibile uno stabile
insediamento di specie legate all’acqua. Tuttavia, si formano piccole pozze d’acqua piovana
nelle rocce calcaree, con regime temporaneo e durata variabile (spesso 2-4 mesi invernali e/o
primaverili, tra novembre e maggio), che ospitano Crostacei Anostraci, Copepodi, larve di
Coleotteri e Ditteri, nonché le forme larvali del Rospo verde maghrebino (Bufo boulengeri
Lataste). In queste condizioni riesce a completare il suo ciclo biologico anche Sympetrum
fonscolombei, specie a distribuzione mediterranea; la presenza di individui neosfarfallati e di
esuvie fra la metà di aprile e l’inizio di maggio testimonia infatti la sua capacità di compiere
almeno occasionalmente lo sviluppo da uovo a immagine nelle vasche artificiali dell’isola,
ove probabilmente è l’unica libellula in grado di riprodursi. I suoi movimenti regolari nel
Canale di Sicilia sono comunque testimoniati dall’osservazione di un individuo nello scoglio
di Lampione il 26.08.2008.
Dermaptera, Mantodea, Blattodea, Phasmatodea, Orthoptera – Lampedusa risulta essere
un territorio particolarmente ricco di Ortotteroidei, sia qualitativamente che
quantitativamente. Heteracris annulosa è specie propria del Nord Africa e del Medio Oriente
e la sua presenza a Lampedusa potrebbe essere facilmente ricondotta ai passati collegamenti
con la Tunisia, se però questo insetto non fosse presente anche nelle altre due isole Pantelleria
e Linosa, di origine vulcanica; alla luce di queste considerazioni più facilmente il
popolamento può avere avuto origine passiva, non esclusa quella mediata dall’uomo. Di un
certo interesse è anche l’elevata frequenza dei fenotipi nordafricani di Calliptamus barbarus,
specie di Acrididae molto frequente nell’area mediterranea; essa avvalora indubbiamente
l’ipotesi di un popolamento originatosi per buona misura dall’Africa. Testimonianze
indelebili del passato collegamento tra Lampedusa ed il Nord Africa sono Heterogamodes
ursina, Odontura borrei, Pterolepis pedata, Rhacocleis berberica dubronyi, Uromenus
bonneti, Pamphagus ortolaniae, Sphingonotus eurasius, Sphingonotus obscuratus,
Sphingonotus rubescens e Omocestus lopadusae. Pterolepis pedata è anche presente in
Tunisia ed in Sardegna, quindi può essere considerata un relitto mediterraneo occidentale.
Uromenus bonneti è molto affine ad Uromenus painoi (presente in Sicilia), tanto che qualche
autore recentemente li ha considerati conspecifici, nonostante le evidenti differenze negli
organi genitali maschili e nelle emissioni sonore; essi fanno parte di un gruppo di specie
mediterranee a gravitazione prevalentemente nordafricana. Pamphagus ortolaniae è una
specie endemica di Lampedusa; il genere Pamphagus è distribuito in Sardegna, Sicilia e Nord
Africa (dalla Tunisia al Marocco); la specie lampedusana è molto affine a quella tunisina
(Pamphagus tunetanus), da cui certamente si è separata per isolamento recente,
caratterizzandosi per la taglia molto ridotta e per popolazioni particolarmente abbondanti.
Omocestus lopadusae è una specie endemica di Lampedusa, caratterizzata dalle ridottissime
dimensioni e da un brachitterismo estremo; esso era ritenuta una stranezza unica nel suo
genere, in quanto tutti gli Omocestus con vari gradi di riduzione delle ali sono distribuiti
solamente in aree montane ed O. lopadusae rappresentava l’unica eccezione (LA GRECA
1973). Tuttavia, recentemente è stata raccolta una specie, pure a bassa quota in Cirenaica
(Libia), molto affine ad O. lopadusae, descritta con il nome di O. fontanai (MASSA 2004), ed
è possibile che la specie lampedusana si sia originata da popolazioni nordafricane ancora da
scoprire. Sphingonotus eurasius, Sphingonotus obscuratus, Sphingonotus rubescens sono
specie assenti dalla fauna italiana, ampiamente distribuite dal Nord Africa al Medioriente.
Infine, a Lampedusa è stato trovato un piccolo Ortottero, abbastanza diffuso nell’area
mediterranea, Paratettix meridionalis, strettamente legato ad ambienti umidi; si tratta di
un’ulteriore testimonianza del valore di piccole pozze temporanee o risorgive per la
conservazione di una fauna molto specializzata.
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222
Heteroptera – 57% delle specie di Lampedusa manca nelle altre isole del Canale di Sicilia.
Henestaris thoracicus è presente in Italia solo a Lampedusa e può essere ritenuto un tipico
elemento maghrebino. Closterotomus tunetanus è pure un tipico elemento nordafricano che ha
a Lampedusa l’unica stazione italiana; ugualmente Oncocephalus putoni, un eterottero
predatore terricolo tipico delle zone aride del Nord Africa, è presente Lampedusa, sua unica
località italiana. Vi sono poi altri due taxa nordafricani, Scantius a. aegyptius e Odontoscelis
dorsalis, che in Italia, oltre che a Lampedusa si ritrovano in altre due isole del Canale di
Sicilia, Pantelleria e Linosa.
Homoptera Aphidoidea – Uroleucon compositae, a diffusione intertropicale, raggiunge a
Lampedusa, unica stazione italiana, il suo estremo limite settentrionale.
Homoptera Auchenorrhyncha - Aphrodes bicincta è presente in Italia solo a Lampedusa.
Homoptera Psylloidea – Acizzia hollisi trova a Lampedusa l’unica stazione europea. Molte
specie di Hemiptera sono strettamente infeudate su singole specie botaniche e quindi la loro
presenza in un territorio dipende soprattutto dalla presenza e diffusione della pianta ospite.
Nel caso di Acizzia hollisi, la pianta ospite è una specie di Acacia, che a Lampedusa è stata
piantata insieme ad altre specie durante l’impianto forestale avvenuto circa 50 anni fa.
Hemiptera Pseudococcidae – Di un certo interesse è il ritrovamento di Trabutina mannipara
su Tamarix a Linosa, in particolare su alberi che sarebbero giunti via mare, probabilmente
dall’Africa, e cresciuti da talee spontanee. Questo Pseudoccide non è ancora noto per la
Sicilia, benchè la sua località tipica sia la Calabria; si tratta proprio del coccide delle tamerici,
che produce una singolare melata, a cui si fa ricondurre la manna che fu donata agli Israeliti
secondo il Vecchio Testamento, tuttora raccolta da alcuni popoli arabi e nota proprio come
“man”.
Neuroptera – Bubopsis agrionoides e Creoleon griseus hanno a Lampedusa l’unica stazione
italiana.
Coleoptera Anthicidae - Anthicus genei è distribuita in gran parte del bacino del
Mediterraneo, molto localizzata e distribuita in maniera puntiforme. Specie psammofila e
alofila, si rinviene esclusivamente nelle piccole spiagge tra gli scogli, in depositi di
Posidonia oceanica sotto le quali cerca riparo. Microhoria chobauti è una specie largamente
distribuita in Algeria e Tunisia e compresa nella fauna italiana eclusivamente per i reperti
dell’isola di Lampedusa, nella quale è oltremodo sporadica.
Coleoptera Carabidae – Lophyridia lunulata, Campalita olivieri, Ditomus opacus e
Philorizus insignis vivono a Lampedusa mentre sono assenti in Sicilia e nel resto dell’Italia;
Cymindis laevistriata rientra pure in questo gruppo di specie, ma si ritrova anche a Linosa;
Amara cottyi, Masoreus affinis e Syntomus barbarus hanno invece a Linosa l’unica stazione
italiana. Il popolamento carabidologico di Lampedusa trova una discreta spiegazione
paleogeografica, in quanto risulta abbastanza imparentato con quello nordafricano. Specie
microttere, come Calathus mollis, Cymindis laevistriata e C. suturalis, per le quali è
fortemente improbabile un’immigrazione passiva, possono rappresentare testimonianze del
collegamento recente con la Tunisia durante l’ultima glaciazione. Cymindis laevistriata a
Lampedusa è generalmente gregaria, con concentrazioni di oltre 100 individui nello stesso
punto, sotto pochi sassi. La popolazione di Ditomus opacus di Lampedusa è l’unica presente
in Europa. È fonte di una certa preoccupazione il mancato ritrovamento negli ultimi decenni
di Lophyridia lunulata, Eurynebria complanata e Parallelomorphus laevigatus a Lampedusa;
esso va messo in relazione al disturbo antropico nelle spiagge, incompatibile con le biocenosi
di battigia. La realizzazione del porto turistico alla Guitgia (Cala Grande) e la conseguente
distruzione dell’habitat originario sono certamente le cause dell’estinzione molto probabile di
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223
Lophyridia lunulata. Eurynebria complanata è diffusa lungo le coste atlantiche e
mediterranee dell’Europa occidentale e del Nord-Africa ed è da ritenere un elemento
psammo-alobio, particolarmente sensibile all’impatto antropico; in Sicilia è presente
prevalentemente in primavera ed autunno ed ha subito una forte riduzione delle popolazioni e
della sua diffusione soprattutto nelle province occidentali e meridionali, dovute alla
distruzione degli ambienti litorali.
Coleoptera Staphylinidae – A Lampedusa vive una specie endemica ipogea anoftalma,
Leptotyphlopsis lopadusae, ad affinità maghrebine.
Coleoptera Scarabaeoidea – Le specie coprofaghe nel corso dei secoli hanno subito
variazioni consistenti delle popolazioni in dipendenza della disponibilità di escrementi di
erbivori al pascolo; attualmente sia a Lampedusa sia a Linosa le specie coprofaghe sono
numericamente molto limitate e legate all’unica fonte alimentare, costituita da escrementi di
Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus). Diversamente, per quanto riguarda le specie
rizofaghe, Lampedusa ospita una ricca popolazione di Pachydema hirticollis, specie
nordafricana, assente nel resto d’Italia (vi è un singolo reperto anche a Pantelleria);
Pseudoapterogyna vorax, attera, presente in Nord Africa ed alle Pelagie ed assente nel resto
dell’Italia, fa parte con molta probabilità di una popolazione residuale dell’antico
collegamento tra Lampedusa e la Tunisia, successivamente giunta a Linosa (probabile
importazione passiva).
Coleoptera Buprestidae – Julodis onopordi lampedusanus è una sottospecie endemica
riconducibile ad una specie nordafricana e mediorientale assente in Europa. Il suo isolamento
può essere anche recente, in quanto ha notevoli capacità di volo e può avere colonizzato
l’isola anche spontaneamente in epoca post-glaciazione. La larva è rizofaga e l’adulto vola nei
mesi di aprile e maggio su piante erbacee.
Coleoptera Melyridae – Dasitidius ragusai descritto di Sicilia (e poi non ritrovato), ha
floride popolazioni in Nord Africa, probabile terra d’origine di quella presente a Lampedusa.
Coleoptera Meloidae – I Meloidi sono un gruppo di Coleotteri con larve parassite; queste
possono essere foretiche e quindi farsi trasportare su altre specie (perlopiù Apoidei) per
raggiungere i loro ospiti, oppure non foretiche. Queste ultime, per ovvie ragioni, hanno una
minore capacità dispersiva. Lampedusa ospita Meloidi appartenenti a generi di Lyttini e
Mylabrini, aventi larve non foretiche e questo consente di considerare molto probabile
l’ipotesi che esse siano il residuo di popolamenti esistenti prima del definitivo distacco
dell’isola dalla Tunisia. Tuttavia, una specie, Mylabris variabilis, rinvenuta da Enrico Ragusa
nel 1892, non più ritrovata in tempi recenti, pur avendo larva non foretica, è assente in Nord
Africa; per tale ragione l’ipotesi dell’immigrazione passiva non può essere del tutto esclusa
anche per questo gruppo di specie. Tra le specie con larve foretiche su Apoidei vi è Meloe
tuccius, la cui popolazione lampedusana mostra una maggiore affinità morfologica con quelle
nordafricane; il suo popolamento quindi, pur recente, può avere avuto origine proprio dalla
Tunisia.
Coleoptera Oedemeridae – Oedemera abdominalis in Italia è presente solamente a
Lampedusa.
Coleoptera Anthicidae – Microhoria chobauti è una specie nordafricana che ha a
Lampedusa l’unica popolazione italiana.
Coleoptera Tenebrionidae – Alcuni endemiti lampedusani e Machlopsis doderoi hanno
origine certamente nordafricana; almeno sei taxa endemici di Lampedusa sono esclusivi, uno
(Stenosis brignonei) si ritrova anche a Linosa, ove potrebbe essere stato importato proprio da
Lampedusa. Di notevole interesse è la presenza nello scoglio di Lampione di tre taxa
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endemici (Alphasida puncticollis moltonii, Opatrum validum rottembergi e Tentyria grossa
sommieri), uno dei quali (T. grossa sommieri) presente anche a Linosa (possibile
testimonianza di scambio passivo tra quest’isola e lo scoglio).
Coleoptera Mordellidae e Scraptiidae – Mordellistena irritans e Anaspis akaira sono
attualmente conosciute solamente di Lampedusa. Mordellistena oranensis è specie nota, oltre
che di Lampione, anche dell’Algeria, d’Israele e di Cipro.
Coleoptera Coccinellidae – Il fatto che la Coccinella undecimpunctata sia rappresentata a
Lampedusa dalla ssp. arabica del Nord Africa e Medio Oriente, assente in Europa, è la
testimonianza dell’origine nordafricana del popolamento lampedusano; inoltre Lampedusa
ospita l’unica popolazione italiana di Coccinella algerica, vicariante nordafricano della
Coccinella septempuctata. Infine, Scymnus pavesii, descritto su esemplari provenienti da
Lampedusa, è ampiamente diffusa in Nord Africa, che deve essere considerata la sua patria
d’origine. Exochomus nigripennis ed Exochomus pubescens nel territorio italiano sono note
soltanto a Lampedusa.
Coleoptera Curculionoidea – È molto importante la componente maghrebina del
popolamento lampedusano; tre taxa endemici (Otiorhynchus lopadusae, Torneuma doderoi,
Alaocyba lampedusae) sono molto affini a specie tunisine, da cui molto probabilmente si sono
originati; Neumatora depressa e Brachycerus schatzamayri sono specie maghrebine che
hanno a Lampedusa l’unico popolamento italiano. Brachycerus schatzamayri è un’entità nota
di Tunisia ed isole di Lampedusa e Linosa, estremamente simile a Brachycerus undatus, da
cui si separa per le maggiori dimensioni, il ribordo oculare straordinariamente elevato ed i
femori con punteggiatura molto grossa e rugosa. Sembra avere una fenologia immaginale
autunno-primaverile, considerato che in maggio si rinvengono solo esemplari morti o morenti;
è possibile che, almeno a Lampedusa, la specie sia legata a Scilla L., in considerazione della
frequenza con la quale si raccoglie ai piedi o nelle vicinanze di questa pianta. Smicronyx
peuperculus vive, oltre che a Lampedusa ed in Nord Africa, anche a Linosa, ove vive anche
un taxon endemico, Chiloneus solarii, ad affinità schiettamente nordafricana. Altri taxa
subendemici hanno affinità nordafricane e sono la testimonianza dell’origine del
popolamento. Di recente è stato importato a Lampedusa, come in altre regioni mediterranee,
la specie aliena Rhynchophorus ferrugineus, che distrugge le palme del genere Phoenix.
Lepidoptera - Somabrachys aegrotus e Zizeria karsandra sono tipici elementi nordafricani;
in considerazione della buona capacità di colonizzazione in volo dei Lepidotteri, talora
migratori, si ritiene che il popolamento attuale di Lampedusa sia stato costituito per
colonizzazione recente e sia notevolmente variato nel tempo in funzione della disponibilità
trofica delle piante nutrici per i bruchi, spesso oligofagi o monofagi. È il caso di sottolineare
che i bruchi di Danaus chrysippus specie legata alle Asclepiadaceae, che ha colonizzato
recentemente Lampedusa, vivono solamente a spese della Caralluma europaea, ma non di
Periploca angustifolia, e ciò comporta che non possono completare del tutto l’ultima
generazione; pertanto l’attuale popolamento è il frutto di una regolare colonizzazione che si
ripete ogni anno (PISCIOTTA et al., 2008).
Hymenoptera – La costa meridionale dell’isola di Lampedusa è particolarmente ricca di
comunità di Imenotteri, in modo particolare sui muretti a secco riscaldati dal sole. Numerose
sono le specie presenti in Italia solamente a Lampedusa; i popolamenti in generale devono
essere considerati il frutto di una recente colonizzazione dal Nord Africa. Una famiglia
(Apterogynidae) ha a Lampedusa l’unica specie (Apterogyna dorsostriata) presente in Italia,
naturalmente di origine africana. La maggioranza delle specie vive a Lampedusa, ove la
natura calcarea è più adatta soprattutto all’insediamento di specie solitarie. Epyris rufimanus e
Holepyris glabratus sono presenti in Italia solo a Linosa, Chrysis exsulans vive in Italia solo a
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Lampedusa, ove ha una fenologia precocissima (tardo invernale); Aphaenogaster crocea,
Monomorium sommieri, Dasylabris atrata, Dasylabris atrataria, Smicromyrme lampedusia,
Cerceris sabulosa algirica, Philanthus triangulum abdelcader, Stizus rufipes, presenti solo a
Lampedusa, Camponotus barbaricus, Mutilla barbara, presenti sia a Lampedusa sia a Linosa,
Messor sanctus obscuriventris, presente solo a Linosa, hanno una distribuzione nordafricana,
Tetramorium pelagium è conosciuta solo di Linosa, ove potrebbe essere endemica. Aporus
bicolor hirtipennis in Italia è stata finora trovata solo a Lampedusa. Le femmine di Dasylabris
atrata si possono incontrare in qualunque ora del giorno anche sulla scogliera o sugli
accumuli di Posidonia oceanica (L.) nelle piccole calette a Sud dell’isola, i maschi sono stati
osservati posarsi sulle foglie delle Agavi (Agave americana L.) che abbondano sull’isola e
rifugiarsi subito dopo alla loro base. Myrmilla capitata è caratterizzata dai maschi atteri (i
Mutillidi generalmente hanno solo le femmine attere) ed a Lampedusa è stata trovata
abbondante nell’estrema punta occidentale dell’isola.
Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3)
Nel caso delle Pelagie riuscire a definire quali siano le specie aliene è oggi un pò difficile, in
quanto gran parte delle specie alloctone attualmente presenti possono considerarsi
naturalizzate ed ormai constestualizzate nelle zoocenosi di queste isole. Ad esempio, specie
come il Coniglio selvatico, lo Psammodromo e, forse, il Rospo smeraldino nordafricano, sono
il risultato di introduzioni più o meno recenti. Le uniche specie alloctone di vertebrati
acclimatate nelle Pelagie (sensu AA.VV., 2007) possono essere considerate le due specie
appartenenti al genere Podarcis, la Lucertola campestre e la Lucertola maltese, giunte
entrambe sull’isola di Lampedusa da pochi anni e presenti al di fuori dell’area SIC.
La Lucertola campestre (Podarcis sicula) è presente con un piccolo nucleo nel centro abitato
di Lampedusa (LO VALVO & NICOLINI, 2001), presso alcune aiuole attorno ad una piazza del
paese ed all’interno dell’area archeologica. Successivamente Lo Cascio (2007) ha riesaminato
la popolazione in questione rinvenendola nuovamente nei primi punti di ritrovamento ed in
alcuni giardini e zone degradate del paese in un’area non superiore a 25.000 mq. Sembra che
attualmente il nucleo sia da considerarsi stabile all’interno del paese e, apparentemente,
occupando una nicchia “urbana”, non sembra poter creare impatti su altre componenti
biologiche autoctone o alloctone naturalizzate di interesse. Sarebbe comunque necessario
monitorare per alcuni anni la dinamica di questa popolazione per valutarne il grado di
invasività e valutare, attraverso osservazioni dirette e l’analisi della dieta, il suo ruolo
ecologico e la necessità di una eventuale eradicazione o controllo della popolazione.
La presenza di una piccolissima popolazione di Lucertola maltese (Podarcis filfolensis) in un
giardino all’interno del paese è stata segnalata nel 2005 (Lo Cascio et al., 2005), risultato di
una deliberata introduzione di soggetti provenienti dall’isola di Linosa. Successivamente la
presenza di questa popolazione è stata confermata e la sua consistenza è stata stimata in una
trentina di esemplari (Lo Cascio, 2007). Sulla base delle nostre osservazioni e delle
informazioni da parte del proprietario del giardino, la consistenza di questo piccolo nucleo
sarebbe in calo e potrebbe presto regredire fino alla scomparsa; abbiamo infatti osservato
soltanto quattro esemplari durante i nostri sopralluoghi. Risulta invece interessante
l’osservazione nello stesso giardino di individui di Lucertola campestre, specie molto
competitiva che potrebbe essere la causa della contrazione numerica della Lucertola maltese.
Lo status attuale di questa popolazione non risulta dunque, al momento, preoccupante.
Rimane, anche in questo caso, la necessità di un continuo monitoraggio.
Relativamente agli Invertebrati, occorre segnalare che Eobania vermiculata, mollusco
terrestre che rappresenta un esempio eccezionale di nanismo insulare, a Lampedusa corre
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226
soprattutto il rischio d’inquinamento genetico per l’introduzione casuale di individui
provenienti da altre zone dell’areale. Una particolare attenzione dovrà essere rivolta
all’importazione nell’isola di prodotti orto-frutticoli, con cui facilmente possono essere
introdotte specie aliene.
Sempre tra gli Invertebrati, particolare interesse riveste il Punteruolo rosso delle Palme per gli
estesi impatti provocati sulle palme. Rhynchophorus ferrugineus è un Curculionidae
originario dell’Asia e della Melanesia, dove si nutre di numerose specie di palme; è il più
diffuso dei Rhynchophorus asiatici, grazie anche al fatto che può vivere in regioni con climi
temperati. Grazie all’estendersi degli impianti di specie di palme ospiti in monocoltura ed ai
crescenti scambi commerciali di materiale vivaistico, il punteruolo della palma si è diffuso in
tempi più o meno recenti verso ovest, giungendo ad insediarsi anche nell’area mediterranea.
L’arrivo in Italia risale almeno al 2004, successivamente la sua presenza è stata riportata nella
Sicilia orientale, in Campania e nel Lazio, in Puglia e Sardegna. In Sicilia, dopo le prime
infestazioni nella costa ionica, il punteruolo della palma è stato trovato anche in diverse altre
località in provincia di Trapani, a Marsala, Petrosino, Mazara del Vallo, Dattilo e nelle isole
di Favignana (Egadi), Lampedusa e Pantelleria, nonché in provincia di Ragusa e Agrigento,
ovunque introdotto all’interno di palme importate dai vivaisti.
R. ferrugineus è una specie eurifaga, che nell’area d’origine, compresa tra l’India e tutto il
sud-est asiatico, si nutre di una dozzina di specie di palme autoctone delle regioni asiatiche
dal Pakistan alla Melanesia. In Italia e in Spagna sembra che l’insetto abbia finora attaccato
solo palme del genere Phoenix, preferibilmente di grosse dimensioni.
Gli adulti sono buoni volatori e possono colonizzare nuove piante anche ad una certa distanza
dal luogo di sfarfallamento; sono di solito attratti dalle palme che presentano parti
danneggiate o morenti, ma infestano talvolta anche palme del tutto sane; i maschi producono
un feromone d’aggregazione che attira numerosi individui sulla stessa pianta. Le femmine,
generalmente più abbondanti dei maschi e distinguibili da questi per il rostro più lungo e
privo di peluria, depongono le uova vicine fra loro in piccole ferite, alla base delle foglie o tra
le loro ascelle, nonché all’interno di fori prodotti con il rostro, che poi richiudono con
materiali impastati di saliva. Ogni femmina può deporre mediamente fino a 250 uova, che
impiegano appena tre giorni per schiudere. La durata dello sviluppo in laboratorio è risultata
compresa fra 100 e 139 giorni. Essa è provvista di potenti mandibole e, appena schiusa, scava
una galleria alla base fogliare e nello stipite, che va riempiendo con la rosura e gli essudati
della stessa pianta. Inizialmente si nutre forando i tessuti teneri alla base delle foglie, poi si
sposta verso l’interno raggiungendo l’apice vegetativo, che in caso di forte attacco viene
devitalizzato, causando così la morte della pianta. Raggiunta la maturità le larve costruiscono
con le fibre della palma un bozzolo entro cui impupano alla base delle foglie, prevalentemente
in senso parallelo all’andamento della foglia, o nella parte più esterna del tronco.
Nella stessa palma, e praticamente tutto l’anno, si possono trovare tutti gli stadi del
punteruolo. Per il Punteruolo rosso delle palme (Rhynchophorus ferrugineus), saranno
necessari interventi molto decisi per tentarne l’eradicazione, prima che abbia del tutto
eliminato ogni palma ornamentale dell’isola. Attualmente viene condotta una gestione
inadeguata del verde pubblico e vengono effettuati errori di valutazione del grado d’invasività
di questa specie, quali il mantenimento di palme morte o morenti, il loro provvisorio
incappucciamento con materiale plastico o la potatura di foglie verdi in periodo estivo, tutte
pratiche che si rivelano vantaggiose solo per la crescita delle popolazioni di punteruolo delle
palme. Gli attacchi del punteruolo danneggiano gli apici vegetativi delle foglie ed uccidono la
pianta in circa 4-8 mesi, a seconda dell’età e dell’entità dell’infestazione. Considerato che
finora la diagnosi dell’infestazione in atto si è basata sull’aspetto delle palme attaccate, ad
oggi non è stato possibile prevenire l’infestazione del curculionide e si è stati costretti ad
intervenire esclusivamente con l’abbattimento.
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Presenza e distribuzione delle specie faunistiche presenti negli allegati delle Direttive Habitat
e Uccelli, nella Lista Rossa e di quelle che rispondono ai requisiti per l’inserimento nella
tabella 3.3 motivazioni A e B del formulario standard Natura 2000
Sulla base dei dati bibliografici e di quelli rilevati su campo nell’ambito degli studi per la
redazione del Piano di Gestione, sono state redatte le carte di distribuzione delle specie
faunistiche di interesse conservazionistico (cfr. Tavola 10).
Si fa presente che gli habitat di distribuzione campiti per le varie specie tengono conto sia dei
dati di presenza rilevati direttamente su campo, sia delle informazioni sulle idoneità
ambientali delle singole specie, e quindi, in questo caso, rappresentano gli habitat potenziali
delle specie considerate. All’interno dei poligoni che identificano uno o più habitat, la specie
può essere distribuita in modo uniforme, in modo discontinuo o localizzato.
Si fa presente inoltre che, relativamente all’avifauna, sono state prese in considerazione
esclusivamente le specie stanziali. Infatti, a differenza delle specie migratrici che sorvolano la
zona senza sostare o sostano per un periodo di tempo molto breve (utilizzando l’area come
luogo di sosta temporanea dove riposare e possibilmente alimentarsi), l’avifauna nidificante
(che si riproduce nel sito) e svernante (che trascorre l’inverno nel sito) ha un elevatissimo
legame con il territorio, e quindi le caratteristiche ambientali assumono grande importanza;
nei siti infatti esse realizzano la loro nicchia ecologica, utilizzando al meglio le risorse degli
habitat elettivi.
Quando sono noti siti di nidificazione di una specie presenti fuori dal Sito Natura 2000 (per
esempio la Berta maggiore Calonectris diomedea diomede, nidificante anche alla periferia del
paese di Linosa), il luogo o l’area in cui la specie nidifica è stata individuato con un poligono
a cui si è associato il colore legato alla specie stessa.
Descrizione del valore faunistico del territorio ed analisi delle aree di importanza faunistica
(B.3.5; B.3.7)
ANFIBI, RETTILI, MAMMIFERI
Per poter valutare il valore delle singole specie e per poter individuare le specie e le comunità
di interesse conservazionistico del Sito, nonché le aree di importanza faunistica del Sito sono
stati utilizzati diversi indici, alcuni tratti dalla bibliografia esistente ed altri del tutto originali.
Questa varietà di indici è dovuta al tipo di valore che è stato attribuito alle specie ed alle
comunità; alcuni valori infatti sono correlati con la frequenza e l’abbondanza delle specie,
altri sono correlati con l’importanza dal punto di vista della minaccia e dello stato di
conservazione, ed altri ancora tengono conto dell’insieme di tutti i valori.
Gli indici utilizzati sono i seguenti:
• Indice di frequenza specifica; indica la frequenza di ogni singola specie, valutata
soggettivamente all’interno delle differenti unità geografiche sulla base dei dati
derivanti dalle metodologie adottate (osservazioni dirette e indirette, conteggi,
trappolamenti, ecc.) secondo quattro classi (nulla, bassa, media o alta);
• Indice di frequenza totale; indica la frequenza totale per in ogni unità geografica
ottenuta sommando gli indici di frequenza specifica;
• Indice di ricchezza specifica; indica il grado di diversità faunistica e rappresenta il
numero delle specie riscontrate all’interno di ogni unità geografica;
• Indice di diversità; indica la diversità zoocenotica calcolata per ogni unità geografica
applicando l’algoritmo di Shannon alle frequenze specifiche. Questo indice esprime la
complessità strutturale della componente faunistica ed è correlato con il numero di taxa
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228
•
presenti e con una equa distribuzione delle loro freuenze stimate, ma non tiene conto del
valore conservazionistico delle differenti specie.
Indice del grado di minaccia; indica il grado di minaccia ed è correlato direttamente con
lo stato di minaccia delle unità faunistiche identificate nelle diverse unità geografiche,
valutato utilizzando i criteri dell’IUCN (2004) applicati su scala locale. Il valore di
minaccia è stato calcolato attribuendo il valore 1 se la specie è stata considerata CR,
valore 0,75 se la specie è EN, valore 0,50 se la specie è VU, valore 0,25 se la specie è
LR e valore 0,1 se non minacciata (LC).
Sulla base degli indici sopra riportati, è possibile fare le seguenti considerazioni.
Nell’isola di Lampedusa sono state rilevate 9 specie, che si distribuiscono sul territorio in
maniera omogenea (la maggiore parte del territorio è occupato da 8 specie). Importanti
eccezioni sono costituite dall’isola dei Conigli e dalle aree interessate quasi esclusivamente
dalla presenza del Rospo smeraldino nordafricano. Nell’isola di Lampione sono state
rinvenute solamente due specie (Podarcis filfolensisi e Chalcides ocellatus). Nell’isola di
Linosa sono state rinvenute 7 specie, anche in caso caso distribuite sul territorio con una
elevata omogeneità.
Tale omogeneità può essere interpretata con il fatto che la maggior parte delle specie animali
prese in considerazione (erpetofauna e mammiferi terrestri) tendono ad essere spiccatamente
eurieci, almeno nel range di condizioni ambientali presenti nell’area in considerazione.
Relativamente alle frequenze di osservazione, a Lampedusa si evidenziano bassi valori di
frequenza nelle zone di falesia e nelle aree antropizzate, valori intermedi nelle aree a
vegetazione annua e nei coltivi, che rappresentano la maggior parte del territorio, e valori
elevati nelle aree a macchia e a rimboschimento. Le aree a rimboschimento, nonostante non si
possano considerare aree strettamente “naturali”, possono considerarsi complessivamente
favorevoli alle specie prese in considerazione. L’isola dei Conigli e l’isola di Lampione hanno
bassi valori di frequenza in funzione del limitato numero di specie ivi presenti. Per quanto
riguarda Linosa, sono stati rilevati valori di frequenza elevati sulla maggior parte della
superficie dell’isola. Ciò può essere interpretato da una discreta omogeneità ambientale e da
un adeguato adattamento delle specie in esame agli habitat presenti.
L’indice di diversità di Shannon tiene conto del numero di taxa presenti e della equa
distribuzione delle loro abbondanze stimate, ma non considera il valore conservazionistico
delle differenti specie. A Lampedusa la scala dei valori di diversità è compresa tra 0,7 e 2,28;
si evidenzia una notevole omogeneità con valori simili o uguali per la maggior parte dei
diversi habitat presi in esame, ed in particolare si nota che non sussistono differenze
significative per le aree di macchia e bosco e le aree a vegetazione annua. Eccezioni
importanti nei livelli di diversità sono i due isolotti (Conigli e Lampione), che presentano
bassi valori di diversità dovuti alle poche specie presenti, e le aree interessate dagli eventi
riproduttivi del Rospo smeraldino nordafricano. A Linosa la scala dei valori di diversità è
compresa tra 1,131 e 1,808, relativamente bassi se confrontati a quelli rilevati per l’isola di
Lampedusa. I valori sul territorio sono perlopiù elevati nel range considerato e si evidenzia
una discreta omogeneità.
Per valutare invece il grado di minaccia ed il valore conservazionistico delle specie, è stato
applicato un “indice del grado di tutela”, che è stato valutato utilizzando i criteri dell’IUCN
(2004) applicati su scala locale alle diverse specie. Il valore di minaccia è stato calcolato
attribuendo il valore 1 se la specie è stata considerata CR, valore 0,75 se la specie è EN,
valore 0,50 se la specie è VU, valore 0,25 se la specie è LR e valore 0,1 se non minacciata
(LC). Tale indice mostra una scala di valori compresa tra 0,6 e 5,3 a Lampedusa e Lampione.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
229
I valori intermedi interessano la maggior parte del territorio; i valori più elevati si trovano
nelle aree a macchia e a rimboschimento, grazie alla presenza e alla frequenza di specie quali
il Colubro lacertino orientale e il Colubro dal cappuccio algerino (considerati entrambi VU); I
valori più bassi si riscontrano nelle aree antropizzate, nelle falesie e sull’isola di Lampione; i
valori massimi invece si riscontrano sull’isola dei Conigli, grazie alla presenza dello
Psammodromo algerino, considerato CR, e nelle aree interessate alla riproduzione del Rospo
smeraldino nordafricano, considerato CR.
L’indice del grado di tutela di Linosa mostra una scala di valori compresa tra 1,2 e 4,1. I
valori medio-alti interessano la maggior parte del territorio. Ciò rispecchia ancora una volta
l’omogeneità ambientale e la presenza di specie ad ampia valenza ecologica adattate agli
habitat presenti sull’isola.
AVIFAUNA
Per poter valutare il valore delle singole specie rinvenute sul territorio delle Pelagie e per
poter individuare le specie e le comunità di interesse conservazionistico del Sito, è stato
applicato un indice già recentemente proposto per scopi analoghi da MASSA et al. (2004):
Valore Ornitologico-Conservazionistico (IVO) = STot [Σ (SSpec1 × 1) + (SSpec2 × 0,75) +
(SSpec3 × 0,50) + (SNonSpecE × 0,25) + (SEX × 1) + (SCR × 0,80) + (SEN × 0,60) + (SVU × 0,40) +
(SLR × 0,20) + S409)] × 100-1, in cui STot è il numero totale di specie di uccelli nell’area
esaminata, SSpec1, SSpec2, SSpec3, SNonSpecE sono le Spec1-NonSpecE secondo BIRDLIFE
INTERNATIONAL (2004), SEX, SCR, SEN, SVU, SLR S409 sono le specie incluse nella Lista
Rossa Italiana, secondo LIPU & WWF (1999), 409 sono le specie elencate nell’Allegato 1
della Direttiva 79/409. Questo indice algoritmo consente di dare un peso diverso ad ogni
specie, in modo particolare a quelle che si ritiene abbiano una necessità di conservazione a
livello europeo o italiano, in funzione della sua inclusione o meno tra le Spec1-3 e NonSpecE,
della sua presenza in una delle categorie della Lista Rossa Italiana e dell’eventuale presenza
nell’Allegato I della Direttiva Uccelli 409/79, ma tiene anche nel dovuto conto il numero
globale di specie.
L’indice è stato calcolato considerando sia le specie stanziali nidificanti che quelle migratrici
regolari (quindi escludendo le specie accidentali o occasionali).
Preliminarmente è necessario spiegare il metodo con cui BIRDLIFE INTERNATIONAL
(2004) ha classificato le specie europee tra le cosiddette Spec 1-3 (specie a status sfavorevole)
e le NonSpec (specie a status favorevole). Le 524 specie presenti in Europa sono state
suddivise in cinque categorie: Spec1 (40), specie globalmente minacciate; Spec2 (45), specie
a status sfavorevole concentrate in Europa; Spec3 (141), specie a status sfavorevole, non
concentrate in Europa; NonSpecE (94), specie a status favorevole, concentrate in Europa;
NonSpec (204), specie non minacciate.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
230
204
N o nSp ec ( no n minacci at e)
N o nSp ecE ( st at us f avo r evo l e,
co ncent r at e i n Eur o p a)
94
226
Sp ec1- 3 ( st at us sf avo r evo le)
175
D i r et t i va U ccel li
524
Sp ecie p r esent i i n Eur o p a
0
100
200
300
400
500
600
Spec1
(globalmente
Spec2 (status minacciate); 8%
sfavorevole,
concentrate in
Europa); 9%
Non-Spec (non
minacciate); 39%
Spec3 (status
sfavorevole, non
concentrate in
Europa); 27%
NonSpecE (status
favorevole,
concentrate in
Europa); 18%
L’elenco degli Uccelli per Lampedusa, Linosa e Lampione, con il relativo “valore intrinseco”,
è riportato nella tabella seguente.
Valore intrinseco. Σ (Spec1-NonSpecE) + (RL) + (409), dove (Spec1-NonSpecE) sono le Spec1-NonSpecE
secondo BirdLife International (2004), in cui Spec1 = 1, Spec2 = 0,75, Spec3 = 0,50, NonSpecE = 0,25; (RL)
sono le specie incluse nella Lista Rossa Italiana, secondo LIPU & WWF (1999), in cui EX (nidificanti estinte)
= 1, CR (minacciate a livello critico) = 0,80, EN (minacciate) = 0,60, VU (vulnerabili) = 0,40, LR (a rischio
minore) = 0,20; 409 (specie elencate nell’Allegato 1 della Direttiva 79/409) = 1.
NOME
ITALIANO
Airone cenerino
Airone rosso
Albanella minore
Albanella pallida
Albanella reale
Allodola
Aquila anatraia maggiore
Aquila minore
Assiolo
Averla capirossa
Averla piccola
NOME SCIENTIFICO
Ardea cinerea
Ardea purpurea
Circus pygargus
Circus macrourus
Circus cyaneus
Alauda arvensis
Aquila clanga
Hieraaetus pennatus
Otus scops
Lanius senator
Lanius collurio
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Valore
intrinseco
0,20
1,70
1,65
2,0
2,50
0,50
2,0
1,50
0,95
0,95
1,50
231
Balestruccio
Balia caucasica
Balia dal collare
Balia nera
Ballerina bianca
Ballerina gialla
Barbagianni
Beccaccia
Beccaccino
Beccafico
Beccamoschino iberico
Beccapesci
Berta maggiore
Berta minore mediterranea
Bigia grossa
Bigiarella
Calandra
Calandrella
Calandro
Canapino
Canapino maggiore
Canapino pallido
Cannaiola
Cannareccione
Capinera
Cardellino
Cavaliere d’Italia
Cesena
Cicogna bianca
Cicogna nera
Cigno reale
Cigno selvatico
Civetta
Codirosso
Codirosso algerino
Codirosso spazzacamino
Codirossone
Codone
Colombaccio
Colombo selvatico
Combattente
Cormorano
Corriere grosso
Corriere piccolo
Corvo imperiale
Croccolone
Cuculo
Culbianco
Culbianco isabellino
Cutrettola
Damigella di Numidia
Falco cuculo
Falco della regina
Falco di palude
Falco pescatore
Fanello
Fenicottero
Fiorrancino
Delichon urbicum
Ficedula semitorquata
Ficedula albicollis
Ficedula hypoleuca
Motacilla alba
Motacilla cinerea
Tyto alba
Scolopax rusticola
Gallinago gallinago
Sylvia borin
Cisticola juncidis cisticola
Sterna sandvicensis
Calonectris diomedea diomedea
Puffinus yelkouan
Sylvia hortensis
Sylvia curruca
Melanocorypha calandra
Calandrella brachydactyla
Anthus campestris
Hippolais polyglotta
Hippolais icterina
Hippolais pallida
Acrocephalus scirpaceus
Acrocephalus arundinaceus
Sylvia atricapilla
Carduelis carduelis
Himantopus himantopus
Turdus pilaris
Ciconia ciconia
Ciconia nigra
Cygnus olor
Cygnus cygnus
Athene noctua
Phoenicurus phoenicurus
Phoenicurus moussieri
Phoenicurus ochruros
Monticola saxatilis
Anas acuta
Columba palumbus
Columba livia
Philomachus pugnax
Phalacrocorax carbo
Charadrius hiaticula
Charadrius dubius
Corvus corax
Gallinago media
Cuculus canorus
Oenanthe oenanthe
Oenanthe isabellina
Motacilla flava
Grus virgo
Falco vespertinus
Falco eleonorae
Circus aeruginosus
Pandion haliaetus
Carduelis cannabina
Phoenicopterus roseus
Regulus ignicapilla
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
0,50
0,75
1,45
0,25
0
0
0,70
1,10
0
0,25
0
2,15
2,15
1,65
1,10
0
1,70
1,50
1,50
0,25
0,25
0,50
0,25
0
0,25
0
1,20
0,25
1,95
1,75
0
0,25
0,50
0,75
0
0
0,70
0,50
0,25
0,40
1,75
0,60
0
0,20
0,20
2,0
0
0
0
0
0
1,50
2,15
1,60
2,50
0,75
1,50
0,25
232
Fischione
Folaga
Forapaglie
Fratino
Fringuello
Frosone
Gabbiano comune
Gabbiano corallino
Gabbiano corso
Gabbiano reale mediterraneo
Gabbiano roseo
Gallinella d’acqua
Gambecchio
Gambecchio nano
Garzetta
Germano reale
Gheppio
Ghiandaia marina
Grillaio
Gru cenerina
Gruccione
Gufo comune
Gufo di palude
Labbo
Lodolaio
Lucherino
Luì bianco
Luì grosso
Luì piccolo
Luì verde
Magnanina
Magnanina sarda
Marangone dal ciuffo
Martin pescatore
Marzaiola
Merlo
Merlo dal collare
Mignattaio
Mignattino alibianche
Monachella
Monachella del deserto
Nibbio bruno
Nitticora
Oca granaiola
Oca selvatica
Occhiocotto
Occhione
Ortolano
Pantana
Passera mattugia
Passera sarda
Passera scopaiola
Passero solitario
Pavoncella
Pecchiaiolo
Pellegrino
Pettegola
Pettirosso
Anas penelope
Fulica atra
Acrocephalus schoenobaenus
Charadrius alexandrinus
Fringilla coelebs
Coccothraustes coccothraustes
Larus ridibundus
Larus melanocephalus
Larus audouini
Larus michahellis
Larus genei
Gallinula chloropus
Calidris minuta
Calidris temmincki
Egretta garzetta
Anas platyrhynchos
Falco tinnunculus
Coracias garrulus
Falco naumanni
Grus grus
Merops apiaster
Asio otus
Asio flammeus
Stercorarius parasiticus
Falco subbuteo
Carduelis spinus
Phylloscopus bonelli
Phylloscopus trochilus
Phylloscopus collybita
Phylloscopus sibilatrix
Sylvia undata
Sylvia sarda
Phalacrocorax aristotelis
Alcedo atthis
Anas querquedula
Turdus merula
Turdus torquatus
Plegadis falcinellus
Chlidonias leucopterus
Oenanthe hispanica
Oenanthe deserti
Milvus migrans
Nycticorax nycticorax
Anser fabalis
Anser anser
Sylvia melanocephala
Burhinus oedicnemus
Emberiza hortulana
Tringa nebularia
Passer montanus
Passer hispaniolensis
Prunella modularis
Monticola solitarius
Vanellus vanellus
Pernis apivorus
Falco peregrinus
Tringa totanus
Erithacus rubecula
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
0
0
1,05
0,70
0,25
0,20
0,65
1,65
2,60
0,25
2,10
0
0
0
1,0
0
0,50
2,35
2,20
2,50
0,50
0,20
1,50
0
0,40
0,65
0,75
0
0
0,75
1,75
1,45
1,45
1,70
0,90
0,25
0,25
2,30
0,80
1,15
0
1,90
1,50
0,25
0
0,25
2,10
1,95
0
0,50
0
0,25
0,50
0,75
1,65
1,40
1,35
0,25
233
Pigliamosche
Pigliamosche pettirosso
Piovanello tridattilo
Piro piro boschereccio
Piro piro culbianco
Piro piro piccolo
Pispola
Pispola golarossa
Piviere dorato
Pivieressa
Piviere tortolino
Poiana
Prispolone
Quaglia
Rigogolo
Rondine
Rondine montana
Rondine rossiccia
Rondone
Rondone maggiore
Rondone pallido
Salciaiola
Saltimpalo
Sgarza ciuffetto
Sparviero
Spatola
Sterna maggiore
Sterpazzola
Sterpazzola nana
Sterpazzola sarda
Sterpazzolina
Stiaccino
Storno
Strillozzo
Succiacapre
Sula
Svasso cornuto
Svasso maggiore
Svasso piccolo
Tarabusino
Topino
Torcicollo
Tordela
Tordo bottaccio
Tordo sassello
Tortora
Tortora dal collare orientale
Tortora delle palme
Totano moro
Tottavilla
Trombettiere
Tuffetto
Uccello delle tempeste mediterraneo
Upupa
Usignolo
Usignolo d’Africa
Verdone
Verzellino
Muscicapa striata
Ficedula parva
Calidris alba
Tringa glareola
Tringa ochropus
Actitis hypoleucos
Anthus pratensis
Anthus cervinus
Pluvialis apricaria
Pluvialis squatarola
Charadrius morinellus
Buteo buteo
Anthus trivialis
Coturnix coturnix
Oriolus oriolus
Hirundo rustica
Ptyonoprogne rupestris
Cecropis daurica
Apus apus
Apus melba
Apus pallidus
Locustella luscinioides
Saxicola torquatus
Ardeola ralloides
Accipiter nisus
Platalea leucorodia
Hydroprogne caspia
Sylvia communis
Sylvia deserti
Sylvia conspicillata
Sylvia cantillans
Saxicola rubetra
Sturnus vulgaris
Emberiza calandra
Caprimulgus europaeus
Morus bassanus
Podiceps auritus
Podiceps cristatus
Podiceps nigricollis
Ixobrychus minutus
Riparia riparia
Jynx torquilla
Turdus viscivorus
Turdus philomelos
Turdus iliacus
Streptopelia turtur
Streptopelia decaocto
Streptopelia senegalensis
Tringa erythropus
Lullula arborea
Bucanetes githagineus
Tachybaptus ruficollis
Hydrobates pelagicus melitensis
Upupa epops
Luscinia megarhynchos
Cercotrichas galactotes
Carduelis chloris
Serinus serinus
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
0,50
1,0
0
1,50
0
0,90
0,25
0
1,25
0
0
0
0
0,70
0
0,50
0
0
0
0,20
0,20
0,65
0
1,90
1,0
1,75
1,50
0,25
0
0
0,25
0,25
0,50
0,75
1,95
0,25
0,50
0
0
1,70
0,50
0,50
0,25
0,25
0,25
0,50
0
0
0,50
1,75
1,0
0
1,65
0,50
0,25
0,50
0,25
0,25
234
Volpoca
Voltapietre
Zafferano
Tadorna tadorna
Arenaria interpres
Larus fuscus
0,60
0
0,25
La tabella consente di evidenziare le specie che presentano un maggiore valore intrinseco (tra
cui Albanella reale, Beccapesci, Berta maggiore, Falco della regina, Falco pescatore,
gabbiano roseo, Grillaio, Ghiandaia marina, Gru cenerina, Mignattaio, Occhione, ecc.).
Le 188 specie riscontrate nelle Pelagie hanno un valore intrinseco complessivo di 136,5, da
cui si ricava un I.V.O. pari a 256,62; lo stesso calcolo fatto per l’intera avifauna siciliana
consente di ottenere un I.V.O. di 476,1.
Il valore ottenuto per le sole Pelagie rappresenta il 53,9% di quello dell’intera Sicilia e ciò è
indicativo della ricchezza dell’avifauna e della necessità di interventi conservazionistici in un
territorio così piccolo ove è concentrata una tale ricchezza avifaunistica.
Al fine di avere utili informazioni per l’identificazione delle aree di importanza faunistica, la
tabella seguente riassume in maniera schematica le preferenze ambientali delle specie
nidificanti nell’arcipelago.
Specie nidificanti
Gheppio
Lampedusa
Linosa
Lampione
Alimentazione: gariga a Alimentazione: gariga a
timo, macchia ad olivastro lentisco e timo, colture
e lentisco
arbustive,
vigneti
tradizionali.
Gabbiano
reale scogliere poste a nord, rupi costiere poste ad est di scogliere
con
mediterraneo
coperte da vegetazione Cala Pozzolana di Levante
vegetazione
delle
delle coste mediterranee
coste
mediterrane,
plateau coperto da
Atriplex halimus.
Tortora
dal
collare aree verdi urbane, case aree verdi urbane, case
orientale
sparse, aree commerciali e sparse, aree commerciali e
industriali, centro abitato industriali, centro abitato
Tortora delle palme
in prossimità delle aree verdi
urbane;
Barbagianni
aree verdi urbane, case vegetazione a lentisco
sparse, zone pianeggianti
a gariga sparsa, centro
abitato
Rondone
Nidificazione: scogliere
poste
a
nord
con
vegetazione delle coste
mediterranee
Passero solitario
scogliere poste a nord con nella zona dei Fili
vegetazione delle coste
mediterranee
Beccamoschino iberico
praterie aride calcaree a
specie
perennanti,
seminativi
e
colture
erbacee estensive, terreni
abbandonati
Occhiocotto
gariga a timo, macchia a gariga a lentisco e timo,
olivastro e lentisco
colture arbustive e vigneti
tradizionali, impianti di pini
europei ed altri impianti
arborei artificiali a latifoglie
e misti
Passera sarda
aree verdi urbane, case aree verdi urbane, case
sparse, centro abitato
sparse, centro abitato
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
235
Passera mattugia
aree verdi urbane,
sparse, centro abitato
Verzellino
case
impianti di pini e cipressi
europei
impianti di pini e cipressi
europei
garighe
a
lentisco,
macchia bassa a olivastro
e lentisco, impianti di pini
e cipressi europei.
Verdone
Cardellino
Nidificanti + sensibili
Berta maggiore
Berta minore
scogliere poste a nord con
vegetazione delle coste
mediterranee
l’Uccello delle tempeste scogliere poste a nord con
vegetazione delle coste
mediterraneo
mediterranee.
Marangone dal ciuffo
scogliere poste a nord con
vegetazione delle coste
mediterranee.
Falco della regina
scogliere poste a nord con
vegetazione delle coste
mediterranee
alimentazione: tutte le
zone
Pellegrino
scogliere poste a nord e ad
ovest, con vegetazione
delle coste mediterranee
Calandrella
praterie aride calcaree a
specie
perennanti,
seminativi
e
colture
erbacee estensive, terreni
abbandonati
Fanello
lentisco, macchia bassa a
olivastro
e
lentisco,
impianti di pini e cipressi
europei
Specie svernanti
Cormorano
scogliere poste a nord con
vegetazione delle coste
mediterranee.
Pettirosso
gariga a timo, macchia a
olivastro e lentisco.
Strillozzo
praterie aride calcaree a
specie
perennanti,
seminativi
e
colture
erbacee estensive, terreni
abbandonati
quasi tutti i siti adatti
Contrada Fili, rupi costiere
poste ad est di Cala
Pozzolana di Levante.
scogliere poste a nord
con vegetazione delle
coste mediterranee
alimentazione: tutte le
zone
rupi costiere
praterelli terofitici, terreni
abbandonati, seminativi e
colture erbacee estensive
gariga a lentisco, colture
arbustive e vigneti, impianti
di pini europei, vegetazione
tra le case sparse
In analogia con quanto realizzato nell’ambito della redazione dei Piani di Gestione riguardanti
altri Siti Natura 2000 e sulla base delle intese intercorse con l’Assessorato Regionale
Territorio e Ambiente, i dati sulla ricchezza faunistica e sulle aree di importanza faunistica
vengono riassunti in maniera unitaria secondo i seguenti criteri metodologici:
•
definizione del valore faunistico, inteso come ricchezza di specie per habitat/biotopo
considerato, e redazione della relativa carta;
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
236
•
definizione delle aree di importanza faunistica e redazione della relativa carta.
I due grafici sottostanti riassumono il valore faunistico dei due Siti Natura 2000, ossia la
ricchezza specifica per habitat-biotopo e per uso, riguardo alla maggior parte delle specie di
anfibi, rettili, uccelli e mammiferi di interesse faunistico rinvenute nei Siti, nonché per le
specie di uccelli che possono essere considerate “stanziali”, e quindi maggiormente legate agli
habitat/biotopi considerati.
SIC ITA040001 “Isola di Linosa”
86.42
86.41
61
8220_f/6220*_r
5320_f/8320_r
5320_r
2110_f/6220*_r/2230_r
2110_f/2230_r
1210_r
1170_p
82.3
34.81
6220*_r/5320_r/8320_r
6220*_r
6220*_p
5330_f
86.31
86
83.325
83.3112
83.3
83.211
83.2
5430_f/6220*_r
5330_f/6220*_r
5330_r/5334_r/6220*_r
5330_r/5334_r/5331_r
5330_r/5331_r
1170_f/1240_r/8320_r
86.2
5330_r/5334_r/8320_r
5330_r/5334_r/5331_r/8320_r
5330_r/5334_r
0
1
2
3
4
5
6
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
7
8
237
SIC ITA040002“Isola di Lampedusa e Lampione”
1110_p
86.6
86.413
86.3
1210_r/2110_r/2210*_r/2230_r
87.2
83.325
83.211
82.3A
37
6220*_f/5430_r
6220*_f
1420_f
1240_r
1170_p
86.42
86.31
86.2
86
85.31
83.3113
83.3112
82.3
6220*_r/5430_r/5331_r/5334_r
6220*_f/5430_r/5320_r
6220*_f/5430_r/3170*_r/3140_r
6220*_r/5430_r
5430_f/6220*_r/5334_r
5430_f/5320_r/6220*_r
5331_f/6220*_r/5334_r
1430_f/5331_r
1430_f
34.81
5430_f/6220*_r
9320_r/5331_r/5334_r/6220*_r
9320_f/5334_r
5330_f/6220*_r/5430_r
5330_r/5334_r/6220*_r
1170_f/1240_r
1240_f/5320_r
0
2
4
6
8
10
12
14
16
Nel SIC ITA040001 “Isola di Linosa” gli habitat-biotopi più ricchi di specie sono quelli
ascrivibili alle forme della macchia mediterranea (5330; 5331;5334), mentre nel SIC
ITA040002 “Isola di Lampedusa” fanno riferimento alle falesie ed alle zone costiere (1170;
1240). Elevati valori di ricchezza faunistica presentano anche i centri abitati e le case sparse
(86.2).
I dati sopra riportati hanno consentito di realizzare la Carta del Valore Faunistico (Tavola
11), che è stata redatta attribuendo ad ogni poligono un valore pari al numero di specie della
fauna presenti (o perché rilevate con i censimenti effettuati nell’ambito degli studi per la
redazione del Piano di Gestione, o perché note da dati bibliografici recenti).
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
238
Nella tavola le aree sono campite diversamente in funzione del numero di specie rilevate
(nessuna specie rilevata = 0; 1-4 specie; 5-8 specie; 9-14 specie;).
In mancanza di una contemporanea valutazione dello status e dell’ecologia delle singole
specie, la ricchezza specifica può non essere un indice della reale importanza faunistica dei
singoli ambienti presenti nei SIC.
Si è pertanto proceduto ad un’ulteriore elaborazione, indicando quante delle specie presenti
sono inserite negli allegati delle Direttive Habitat e Uccelli. Questo tipo di analisi evidenzia il
ruolo di alcune aree che, sebbene caratterizzate da poche specie, ospitano tuttavia un’elevata
percentuale di specie altamente protette. Infine, se i dati sulla ricchezza faunistica e sulla
presenza di specie in Direttiva vengono rielaborati tenedo conto del “peso” di ciascuna
categoria in relazione al totale delle specie presenti (media ponderata) si ottiene un indice che
misura in maniera più precisa l’importanza faunistica di ciascun habitat-biotopo.
La seguente tabella mostra, per singolo habitat-biotopo, il valore di ricchezza specifica sopra
considerato, il numero di specie inserite negli allegati delle Direttive 92/43/CEE e
79/409/CEE, ed il rapporto ponderato che esprime il dato di importanza faunistica.
SIC ITA040001 “Isola di Linosa”
Habitat - Biotopo
1170_p
1170_f/1240_r/8320_r
1210_r
2110_f/2230_r
2110_f/6220*_r/2230_r
5320_r
5320_f/8320_r
5330_f
5330_r/5331_r
5330_r/5334_r
5330_r/5334_r/5331_r
5330_r/5334_r/5331_r/8320_r
5330_r/5334_r/6220*_r
5330_r/5334_r/8320_r
5330_f/6220*_r
5430_f/6220*_r
6220*_r
6220*_p
6220*_r/5320_r/8320_r
8220_f/6220*_r
34.81
61
82.3
83.2
83.211
83.3
83.3112
83.325
86
86.2
86.31
Ricchezza N. specie in
specifica
Direttive
3
6
3
3
3
3
3
4
6
7
6
7
6
7
6
6
4
4
4
3
4
3
4
6
6
5
5
5
5
7
5
2
4
3
2
2
2
2
3
2
3
2
3
2
3
2
2
3
3
3
2
3
2
3
2
2
2
2
2
3
3
2
N. specie in
Direttive/N.
Specie totali %
1,20
2,40
1,50
1,20
1,20
1,20
1,20
1,71
1,50
2,10
1,50
2,10
1,50
2,10
1,50
1,50
1,71
1,71
1,71
1,20
1,71
1,20
1,71
1,50
1,50
1,43
1,43
1,43
1,88
2,10
1,43
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
239
86.41
86.42
3
3
2
2
1,20
1,20
SIC ITA040002 “Isola di Lampedusa”
1110_p
1170_p
1170_f/1240_r
1210_r/2110_r/2210*_r/2230_r
1240_r
1240_f/5320_r
1420_f
1430_f
1430_f/5331_r
5330_r/5334_r/6220*_r
5330_f/6220*_r/5430_r
5331_f/6220*_r/5334_r
5430_f/5320_r/6220*_r
5430_f/6220*_r
5430_f/6220*_r/5334_r
6220*_f
6220*_f/5430_r
6220*_r/5430_r
6220*_f/5430_r/3170*_r/3140_r
6220*_f/5430_r/5320_r
6220*_r/5430_r/5331_r/5334_r
9320_f/5334_r
9320_r/5331_r/5334_r/6220*_r
34.81
37
82.3
82.3A
83.211
83.325
85.31
86
86.2
86.3
83.3112
83.3113
86.6
86.31
86.413
86.42
87.2
0
4
13
3
4
14
4
7
7
9
9
7
7
8
7
4
4
7
7
7
7
9
9
8
4
7
4
4
4
7
5
5
2
7
7
2
5
2
5
4
0
3
7
1
3
7
3
1
1
1
1
1
1
2
1
1
2
2
2
2
1
1
1
3
1
2
2
1
1
2
2
2
2
1
1
2
2
1
1
1
0,00
1,71
4,55
0,75
1,71
4,67
1,71
0,88
0,88
0,90
0,90
0,88
0,88
1,60
0,88
0,80
1,33
1,56
1,56
1,56
0,88
0,90
0,90
2,18
0,80
1,56
1,33
0,80
0,80
1,56
1,43
1,43
1,00
0,88
0,88
1,00
1,43
0,67
0,83
0,80
Anche in questo caso, emerge l’importanza degli habitat riferibili ad ambienti di macchia per
Linosa (5330; 5331;5334), ed alle falesie ed alle zone costiere per Lampedusa e Lampione,
mentre perdono importanza i centri abitati e le case sparse, in quanto si tratta di aree che, pur
essendo interessate da un elevato numero di specie, non presentano specie rare e/o di interesse
conservazionistico.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
240
Sulla base dei dati riportati nelle soprastanti tabelle è stata redatta la Carta delle Aree di
Importanza Faunistica (Tavola 12). Tale carta evidenzia una maggiore omogeneità del
territorio di Linosa rispetto a Lampedusa, a causa senza dubbio sia di una maggiore
omogeneità delle formazioni vegetali che di un minore degrado del territorio.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
241
2.3.2.4 Verifica ed aggiornamento della scheda natura 2000 – fauna (B.1)
A premessa del presente paragrafo si precisa che le Schede Natura 2000 ARTA cui si fa
riferimento sono quelle trasmessaci ufficialmente dal Servizio VI dell’Assessorato Regionale
Territorio e Ambiente nel dicembre 2007.
SIC ITA040001 “ISOLA DI LINOSA”
Aggiornamento Sezione 3.2.a “Uccelli elencati nell’allegato 1 della Direttiva 79/409/CEE”
Conservazione
Isolamento
Globale
Nuova segnalazione
Accipiter nisus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Alcedo atthis
P
C
A
B
A
Confermata
Anthus campestris
P
C
A
B
A
Confermata
Nuova segnalazione
Ardea purpurea
P
C
A
B
A
Ardeola ralloides
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Asio flammeus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Bucanetes githagineus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Burhinus oedicnemus
P
C
A
B
A
Confermata
Calandrella brachydactyla
P
C
A
B
A
Confermata
Calonectris diomedea
>10.000
A
A
B
A
Confermata
Caprimulgus europaeus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Ciconia ciconia
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Ciconia nigra
P
P
C
A
B
A
Circus aeruginosus
P
C
A
B
A
Circus cyaneus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Circus macrourus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Circus pygargus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Coracias garrulus
P
C
A
B
A
Confermata
Egretta garzetta
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Emberiza hortulana
P
C
A
B
A
Falco eleonorae
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
•
Svernamento
Nome
Nuova segnalazione
•
Nidificazione/riproduzione
Aggiornamento
Popolazione
•
•
•
Migratoria
Tappa
•
•
VALUTAZIONE
SITO
POPOLAZIONE
Residente
Scheda Natura 2000 – vers. 2005
Delle 15 specie elencate dalla precedente versione della Scheda Natura 2000, sono state
confermate 14 ed è stata stralciata 1: si tratta di Phalacrocorax aristotelis desmarestii, la cui
presenza nell’isola di Linosa non è stata rilevata. Sono state inoltre aggiunte altre 35 specie,
per un totale di 49 specie di uccelli elencati nell’allegato 1 della Direttiva 79/409.
Confermata
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
242
•
•
Nuova segnalazione
Falco naumanni
P
C
A
B
A
Confermata
Falco peregrinus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Falco vespertinus
P
C
A
B
A
Ficedula albicollis
P
C
A
B
A
Ficedula parva
P
C
A
B
A
Confermata
Ficedula semitorquata
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Grus grus
P
C
A
B
A
Confermata
Nuova segnalazione
Hydrobates pelagicus
P
C
A
B
A
Hieraaetus pennatus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Himantopus himantopus
P
C
A
B
A
Ixobrychus minutus
P
C
A
B
A
Confermata
Nuova segnalazione
•
•
Nuova segnalazione
Lanius collurio
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Larus genei
P
C
A
B
A
Confermata
Nuova segnalazione
Larus melanocephalus
P
C
A
B
A
Lullula arborea
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Milvus migrans
P
C
A
B
A
Confermata
Nycticorax nycticorax
Pandion haliaetus
P
C
A
B
A
P
C
A
B
A
P
C
A
B
A
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
•
•
Nuova segnalazione
•
•
Confermata
Nuova segnalazione
Pernis apivorus
Phalacrocorax aristotelis
demarestii
Philomachus pugnax
Nuova segnalazione
Phoenicopterus roseus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Platalea leucorodia
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Puffinus yelkouan
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Pluvialis apricaria
P
C
A
B
A
Sterna sandvicensis
P
C
A
B
A
Eliminata
Nuova segnalazione
P
Sylvia sarda
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sylvia undata
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Tringa glareola
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Aggiornamento Sezione 3.2.b “Uccelli migratori abituali non elencati nell’Allegato 1 della
Direttiva 79/409/CEE”
Delle 10 specie elencate nella precedente Scheda Natura 2005, 9 sono state confermate, 1 è
stata eliminata: si tratta di Hippolais pallida, che non è stata rilevata sia nei recenti
sopralluoghi che durante una apposita campagna primaverile d’inanellamento. In ogni caso,
non si tratta di un migratore abituale. Sono state aggiunte 88 specie di uccelli, che portano il
totale a 107 specie.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
243
Isolamento
Globale
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Acrocephalus arundinaceus
Acrocephalus schoenobaenus
Acrocephalus scirpaceus
Actitis hypoleucos
Alauda arvensis
Anas acuta
Anas penelope
Anas platyrhynchos
Anas querquedula
Anthus cervinus
Anthus pratensis
Anthus trivialis
Apus apus
Apus melba
Apus pallidus
Ardea cinerea
Asio otus
Buteo buteo
Calidris alba
Calidris minuta
Calidris temmincki
Carduelis carduelis
Carduelis chloris
Cecropis daurica
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
Confermata
Cercotrichas galactotes
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Charadrius alexandrinus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Charadrius dubius
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Charadrius hiaticula
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Charadrius morinellus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Columba palumbus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Coturnix coturnix
P
C
A
B
A
Confermata
Cuculus canorus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Delichon urbicum
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Erithacus rubecula
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Falco subbuteo
P
C
A
B
A
Svernamento
Conservazione
Nidificazione/riproduzione
Nome
Popolazione
•
Aggiornamento
Tappa
•
VALUTAZIONE
SITO
Migratoria
Residente
Scheda Natura 2000
POPOLAZIONE
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
244
•
•
•
•
•
•
•
Nuova segnalazione
Ficedula hypoleuca
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Fringilla coelebs
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Fulica atra
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Gallinago gallinago
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Gallinula chloropus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Hippolais icterina
P
C
A
B
A
Eliminata
Hippolais pallida
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Hippolais polyglotta
P
C
A
B
A
Confermata
Hirundo rustica
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Jynx torquilla
P
C
A
B
A
Confermata
Lanius senator
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Larus fuscus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Larus michahellis
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Larus ridibundus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Locustella luscinioides
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Luscinia megarhynchos
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Merops apiaster
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Monticola saxatilis
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Motacilla alba
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Motacilla cinerea
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Motacilla flava
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Muscicapa striata
P
C
A
B
A
Confermata
Oenanthe hispanica
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Oenanthe oenanthe
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Oriolus oriolus
P
C
A
B
A
Confermata
Otus scops
P
C
A
B
A
Confermata
Phalacrocorax carbo
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Phoenicurus ochruros
P
C
A
B
A
Confermata
Phoenicurus phoenicurus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Phylloscopus bonelli
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Phylloscopus collybita
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Phylloscopus sibilatrix
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Phylloscopus trochilus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Pluvialis squatarola
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Podiceps migricollis
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Prunella modularis
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Regulus ignicapilla
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Riparia riparia
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Saxicola rubetra
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Saxicola torquatus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Scolopax rusticola
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Serinus serinus
P
C
A
B
A
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
245
•
Nuova segnalazione
Sylvia atricapilla
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sylvia borin
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sylvia cantillans
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sylvia conspicillata
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sylvia communis
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sylvia curruca
P
C
A
B
A
Confermata
Streptopelia turtur
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sturnus vulgaris
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Tadorna tadorna
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Tringa erythropus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Tringa nebularia
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Tringa ochropus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Turdus iliacus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Turdus merula
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Turdus philomelos
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Tudus pilaris
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Turdus torquatus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Turdus viscivorus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Tyto alba
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Upupa epops
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Vanellus vanellus
P
C
A
B
A
Aggiornamento Sezione 3.2.d “Anfibi e Rettili elencati nell’Allegato II della Direttiva
92/43/CEE”
Viene confermata la presenza della Caretta caretta, ma viene aggiornato il suo status che da
stanziale passa a migratore.
POPOLAZIONE
VALUTAZIONE
SITO
Isolamento
Globale
P
Conservazione
Caretta caretta
Popolazione
Confermata
Tappa
•
Svernamento
Nome
Nidificazione/riproduzione
Aggiornamento
Residente
Scheda Natura 2000
Migratoria
A
C
A
C
Aggiornamento Sezione 3.3 “Altre specie importanti di Flora e Fauna”
Delle due specie di Uccelli elencate nella precedente Scheda Natura 2000, una (Sylvia nana)
viene eliminata in quanto non rinvenuta nel Sito, l’altra (Streptopelia senegalensis) è stata
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
246
R
R
I
•
•
•
I
I
•
Nome
Motivazione
M
Aggiornamento
Popolazione
Scheda Natura 2000
Gruppo
spostata nella Sezione 3.2.b “Uccelli migratori abituali non elencati nell’Allegato 1 della
Direttiva 79/409/CEE”. Per quanto riguarda i Mammiferi, la precedente Scheda non riportava
alcuna specie; viene invece inserito Pipistrellus kuhlii. Per quanto riguarda i Rettili, sono state
confermate le due specie precedentemente inserite. Delle 21 specie di Invertebrati elencati
nella precedente versione della Scheda, 8 sono state eliminate, 13 sono state confermate, e
sono state aggiunte altre 18 specie, per un totale complessivo di 31 specie.
Nuova segnalazione
Pipistrellus kuhlii
P
C
Confermata
Chalcides ocellatus
P
C
P
B
R
D
Confermata
Podarcis filfolensis laurentiimuelleri
Allophylax costatipennis
Eliminata
costatipennis
Nuova segnalazione
Amara cottyi
Confermata
Aphodius (Subrinus) vitellinus
R
D
Nuova segnalazione
Atemnus politus
R
D
Confermata
Brachytrupes megacephalus
R
D
Eliminata
Calliptamus italicus grandis
R
D
Eliminata
Caminara olivieri
R
D
Confermata
Campalita algirica
R
D
I
Nuova segnalazione
Camponotus barbaricus
R
D
I
Nuova segnalazione
R
D
R
D
Confermata
Chiloneus solarii
Cylindera (Cicindina) trisignata
siciliensis
Cymidis (Cymindis) laevistriata
R
D
Eliminata
Dyschirius armatus
R
D
I
Nuova segnalazione
Epyris rufimanus
R
D
I
Nuova segnalazione
Heteracris annulosa
R
D
Confermata
Himantarium mediterraneum
R
D
Nuova segnalazione
Holepyris glabratus
R
D
Confermata
Lophyra flexuosa circumflexa
R
D
I
Nuova segnalazione
Masoreus affinis
R
D
I
Nuova segnalazione
Messor sanctus obscuriventris
R
D
I
Nuova segnalazione
Mutilla barbara
R
D
I
Nuova segnalazione
Nannophilus eximius
R
D
Confermata
Niphona picticornis
R
D
Confermata
Nisia atrovenosa
R
D
Nuova segnalazione
Odontoscelis dorsalis
R
D
I
I
I
I
I
I
I
I
I
•
•
•
•
•
•
•
•
I
I
I
I
I
•
•
•
Confermata
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
247
I
•
•
Confermata
Otiorhyncos linussae
R
D
Eliminata
Pamphagus ortolaniae
R
D
Nuova segnalazione
Peloptulus trinacriae
R
D
Confermata
Pseudoapterogyna vorax
R
D
Eliminata
Pseudomogoplistes squamiger
R
D
I
Nuova segnalazione
Scantius a. aegyptius
R
D
I
Nuova segnalazione
Smicronyx pauperculus
R
D
Eliminata
Sphingonotus personatus
R
D
Eliminata
Sphingonotus azurescens
R
D
Confermata
Stenosis brignonei
R
D
Nuova segnalazione
Syntomus barbarus
R
D
Confermata
Tentyria grossa sommieri
R
D
I
Nuova segnalazione
Tetramorium pelagium
R
D
I
Nuova segnalazione
Truncatella subcylindrica
R
D
I
I
I
I
I
I
I
•
•
•
•
•
I
I
•
SIC ITA 040002 “ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE”
•
•
•
Nome
Conservazione
Isolamento
Globale
Nuova segnalazione
Alcedo atthis
P
C
A
B
A
Confermata
Anthus campestris
P
C
A
B
A
Svernamento
Aggiornamento
Popolazione
Nidificazione/riproduzione
Migratoria
Tappa
•
•
VALUTAZIONE
SITO
POPOLAZIONE
Residente
Scheda Natura 2000 – vers. 2005
Sezione 3.2.a. Uccelli elencati nell'Allegato 1 della Direttiva 79/409/CEE
Alle 15 specie già elencate nella precedente versione della Scheda Natura 2000 sono state
aggiunte 36 specie, per un totale di 51 specie di uccelli elencati nell’Allegato 1 della Direttiva
e presenti nell’isola di Lampedusa e nell’isolotto di Lampione.
Confermata
Ardea purpurea
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Ardeola ralloides
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Asio flammeus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Burhinus oedicnemus
P
C
A
B
A
Confermata
Calandrella brachydactyla
P
C
A
B
A
Confermata
Calonectris diomedea
100 (p)
C
A
B
A
Confermata
Caprimulgus europaeus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Ciconia ciconia
P
C
A
B
A
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
248
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Nuova segnalazione
Ciconia nigra
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Circus aeruginosus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Circus cyaneus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Circus macrourus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Circus pygargus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Coracias garrulus
P
C
A
B
A
Confermata
Egretta garzetta
P
C
A
B
A
Confermata
Falco eleonorae
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Falco naumanni
P
C
A
B
A
Confermata
Falco peregrinus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Falco vespertinus
P
C
A
B
A
Confermata
Ficedula albicollis
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Ficedula parva
P
C
A
B
A
Confermata
Ficedula semitorquata
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Grus grus
P
C
A
B
A
Confermata
Hydrobates pelagicus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Hieraaetus pennatus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Himantopus himantopus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Hydropogne caspia
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Ixobrychus minutus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Lanius collurio
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Larus audouini
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Larus genei
P
C
A
B
A
Confermata
Larus melanocephalus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Lullula arborea
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Melanocorypha calandra
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Milvus migrans
P
C
A
B
A
Confermata
Nycticorax nycticorax
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Pandion haliaetus
P
C
A
B
A
Confermata
P
C
A
B
A
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Pernis apivorus
Phalacrocorax aristotelis
demarestii
Philomachus pugnax
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Phoenicopterus roseus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Platalea leucorodia
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Plegadis falcinellus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Pluvialis apricaria
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Puffinus yelkouan
B
A
B
A
Nuova segnalazione
Sterna sandvicensis
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sylvia sarda
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sylvia undata
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Tringa glareola
P
C
A
B
A
Confermata
50 (p)
500 (p)
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
249
Sezione 3.2.b. Uccelli migratori abituali non elencati nell'Allegato I della Direttiva
79/409/CEE
Sono state confermate le 10 specie di uccelli già elencate nella precedente versione della
Scheda Natura 2000 e sono state aggiunte altre 104 specie, per un totale di 124 specie.
Globale
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
Cercotrichas galactotes
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Charadrius alexandrinus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Charadrius dubius
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Charadrius hiaticula
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Charadrius morinellus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Chlidonias leucopterus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Columba palumbus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Coturnix coturnix
P
C
A
B
A
Confermata
Cuculus canorus
P
C
A
B
A
Nome
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Acrocephalus arundinaceus
Acrocephalus schoenobaenus
Acrocephalus scirpaceus
Actitis hypoleucos
Alauda arvensis
Anas acuta
Anas platyrhynchos
Anas querquedula
Anthus cervinus
Anthus pratensis
Anthus trivialis
Apus apus
Apus melba
Apus pallidus
Ardea cinerea
Asio otus
Buteo buteo
Calidris minuta
Carduelis cannabina
Carduelis chloris
Cecropis daurica
Confermata
Tappa
P
P
P
P
P
P
P
P
P
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
Aggiornamento
Svernamento
Isolamento
Nidificazione/riproduzione
Conservazione
•
Popolazione
•
VALUTAZIONE
SITO
Migratoria
Residente
Scheda Natura 2000
POPOLAZIONE
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
P
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
250
•
•
•
•
•
•
•
•
Nuova segnalazione
Delichon urbicum
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Emberiza calandra
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Erithacus rubecula
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Falco subbuteo
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Falco tinnunculus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Ficedula hypoleuca
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Fringilla coelebs
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Fulica atra
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Gallinago gallinago
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Gallinula chloropus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Hippolais icterina
P
C
A
B
A
Confermata
Hippolais pallida
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Hippolais polyglotta
P
C
A
B
A
Confermata
Hirundo rustica
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Jynx torquilla
P
C
A
B
A
Confermata
Lanius senator
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Larus fuscus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Larus michahellis
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Larus ridibundus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Locustella luscinioides
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Luscinia megarhynchos
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Merops apiaster
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Monticola saxatilis
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Monticola solitarius
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Motacilla alba
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Motacilla cinerea
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Motacilla flava
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Muscicapa striata
P
C
A
B
A
Confermata
Oenanthe hispanica
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Oenanthe oenanthe
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Oriolus oriolus
P
C
A
B
A
Confermata
Otus scops
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Passer hispaniolensis
P
C
A
B
A
Confermata
Phalacrocorax carbo
P
C
A
B
A
Confermata
Phoenicurus moussieri
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Phoenicurus ochruros
P
C
A
B
A
Confermata
Phoenicurus phoenicurus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Phylloscopus monelli
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Phylloscopus collybita
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Phylloscopus sibilatrix
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Phylloscopus trochilus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Podiceps cristatus
P
C
A
B
A
P
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
251
•
Nuova segnalazione
Podiceps nigricollis
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Prunella modularis
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Regulus ignicapilla
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Riparia riparia
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Saxicola rubetra
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Saxicola torquatus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Scolopax rusticola
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Stercorarius parasiticus
P
C
A
B
A
Confermata
Streptopelia turtur
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sturnus vulgaris
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sylvia atricapilla
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sylvia borin
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sylvia cantillans
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sylvia communis
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sylvia conspicillata
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sylvia curruca
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sylvia hortensis
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Sylvia melanocephala
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Tachybaptus ruficollis
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Tadorna tadorna
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Tringa nebularia
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Tringa totanus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Turdus iliacus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Turdus merula
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Turdus philomelos
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Tudus pilaris
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Turdus torquatus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Turdus viscivorus
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Tyto alba
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Upupa epops
P
C
A
B
A
Nuova segnalazione
Vanellus vanellus
P
C
A
B
A
Aggiornamento Sezione 3.2.c “Mammiferi elencati nell’Allegato II
92/43/CEE”
della Direttiva
La precedente Scheda Natura 2000 non riportava specie di mammiferi. L’aggiornamento e gli
studi per il PdG hanno permesso di contattare tre specie di pipistrelli inseriti in allegato II
della Direttiva 92/43/CEE.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
252
VALUTAZIONE
SITO
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Nuova
segnalazione
Miniopterus schreibersii
P
D
Myotis myotis
Rhinolophus
ferrumequinum
P
D
P
D
Globale
Isolamento
Conservazione
Popolazione
Tappa
Nome
Svernamento
Aggiornamento
Nidificazione/riproduzione
Migratoria
Residente
Scheda Natura 2000
POPOLAZIONE
Aggiornamento Sezione 3.2.d “Anfibi e Rettili elencati nell’Allegato II della Direttiva
92/43/CEE”
Vengono confermate le due specie già riportate nella precedente Scheda Natura 2000: Caretta
caretta, per cui viene variato lo status (da stanziale passa a migratore.riproduzione) e Testudo
hermanni; relativamente a questa seconda specie, poiché non è stata rinvenuta recentemente
nel Sito, risulta necessario attivare specifici studi per verificare la sua effettiva presenza
nell’isola.
P
Globale
Testudo hermanni
Isolamento
Confermata
P
Conservazione
Caretta caretta
Tappa
Confermata
Svernamento
Nome
Nidificazione/riproduzione
Aggiornamento
Popolazione
•
•
VALUTAZIONE
SITO
Migratoria
Residente
Scheda Natura 2000
POPOLAZIONE
A
C
A
C
D
Sezione 3.3 Altre specie importanti di Flora e Fauna
Per quanto riguarda gli Uccelli, l’unica specie già riportata nella precedente Scheda Natura
2000 è stata spostata nella sezione 3.2.b in quanta specie migratrice abituale. Relativamente ai
Mammiferi, la Scheda Natura 2000 non riportava alcuna specie, ed è stato invece inserito il
Chirottero Pipistrellus kuhlii. Anche per gli Anfibi, nella precedente Scheda Natura 2000 non
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
253
Nome
Motivazione
A
Nuova segnalazione
Bufo boulengeri
P
C
M
Nuova segnalazione
Pipistrellus kuhlii
P
C
Confermata
Chalcides ocellatus
P
C
Confermata
Macroprotodon mauritanicus
P
C
Malpolon insignitus
P
C
R
Confermata
Nuova segnalazione
Psammodromus algirus
R
A
R
Nuova segnalazione
Podarcis filfolensi laurentimuelleri
P
B
Confermata
Actenodia distincta
R
D
Confermata
Aelurillus lopadusae
R
B
Confermata
R
AB
R
D
Confermata
Alaocyba lampedusae
Allophylax costatipennis
costatipennis
Alphasida punticollis moltonii
R
B
Confermata
Anaspis akaira
R
D
Confermata
Nuova segnalazione
Anthrenus biskrensis
R
D
I
Anthicus genei
R
D
I
Nuova segnalazione
Aphaenogaster crocea
R
D
Confermata
Aphodius (Bodilus) beduinus
R
D
Aphodius (Subrinus) vitellinus
R
D
I
Confermata
Nuova segnalazione
Aphrodes bicincta
R
D
I
Nuova segnalazione
Aporus bicolor hirtipennis
R
D
I
Nuova segnalazione
Apterogyna dorsostriata
R
D
Confermata
Confermata
Asida minima
R
AB
Attalus sicanus
R
B
Nuova segnalazione
Auriculinella bidentata
R
D
Brachycerus schatzmayri
R
D
I
Confermata
Nuova segnalazione
Branchipus pasai
R
D
I
Nuova segnalazione
Bubopsis agrionoides
R
D
I
Nuova segnalazione
Calathus mollis
R
D
Gruppo
Aggiornamento
Popolazione
Scheda Natura 2000
era riportata alcuna specie; è stato adesso inserito Bufo boulengeri. Per quanto riguarda i
Rettili, vengono confermate le tre specie precedentemente elencate (ma vengono variati i
nomi scientifici seguendo l’attuale tassonomia), e vengono aggiunte altre due specie.
Delle 67 specie di invertebrati già inserite nella precedente versione della Scheda Natura
2000, 61 sono state confermate mentre 5 sono state eliminate perché non presenti nel
territorio delle due isole; sono state inoltre aggiunte altre 78 specie in precedenza non
elencate, per un totale di 139 specie.
R
R
R
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
I
I
•
Confermata
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
254
I
Eliminata
Calliptamus italicus grandis
Confermata
Campalita algirica
R
D
I
Nuova segnalazione
Campalita olivieri
R
D
I
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Camponotus barbaricus
R
D
I
Cerceris sabulosa algirica
R
D
I
Nuova segnalazione
Chiloneus solarii
R
D
I
Eliminata
Chryptophagus fasciatus
I
Nuova segnalazione
Chrysis exsulans
R
D
I
Nuova segnalazione
Closterotomus tunetanus
R
D
I
Nuova segnalazione
Coccinella algerica
R
D
I
Nuova segnalazione
Coccinella undecimpunctata arabica
R
D
Confermata
Colotes punctatus
R
D
Confermata
Creoleon griseus
R
B
Confermata
Cryptops punicus
R
D
Cymidis (Cymindis) laevistriata
R
D
I
Confermata
Nuova segnalazione
Cymidis suturalis
R
D
I
Nuova segnalazione
Danaus chrisippus
R
D
I
Nuova segnalazione
Dasylabris atrata
R
D
I
Nuova segnalazione
Dasylabris atrataria
R
D
Confermata
Daytidius ragusai
R
D
I
Nuova segnalazione
Ditomus opacus
R
D
I
Eliminata
Dixus interruptus
Confermata
Dreuxius lopadusae
R
AB
Eliminata
Nuova segnalazione
Dyschirius armatus
I
Dysdera flagellata
R
D
I
Nuova segnalazione
Eobania vermiculata
Erodius (Erodius) audouini
destefanii
Eutagenia aegyptiaca tunisea
R
D
R
B
R
D
Exochomus nigripennis
R
D
I
I
I
I
I
I
I
•
•
•
•
•
•
•
I
I
I
•
•
Confermata
I
Confermata
Nuova segnalazione
I
Nuova segnalazione
Exochomus pubescens
R
D
Confermata
Heliopathes avarus avarus
R
B
Confermata
Nuova segnalazione
Heliotaurus seidlitzi
R
D
I
Henestaris thoracicus
R
D
I
Nuova segnalazione
Heteracris annulosa
R
D
Confermata
Heterogamodes ursina
R
D
Confermata
Himantarium mediterraneum
R
D
R
D
R
D
I
I
I
I
•
•
•
•
I
Eliminata
Hymatismus (Curimosphena) villosus
Nuova segnalazione
Hysterochelifer spinosus
Nuova segnalazione
Ischnocolus tunetanus
I
I
I
I
•
Confermata
Julodis onopordi lampedusanus
R
B
Nuova segnalazione
Lampedusa lopadusae
R
D
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
255
I
•
Leptotyphlopsis lopadusae
R
B
I
Confermata
Nuova segnalazione
Licneremaeus embeyisztinii
R
D
I
Nuova segnalazione
Lohmannia hungarorum
R
D
I
Nuova segnalazione
Lophrydia lunulata
R
D
Confermata
Machlopsis doderoi
R
AB
Confermata
Meloe brevicollis
R
D
Confermata
Meloe mediterraneus
R
D
Confermata
Meloe murinus
R
D
Nuova segnalazione
Meloe tuccius
R
D
I
I
I
I
•
•
•
•
I
I
•
Confermata
Metophtalmus siculus
R
B
I
Nuova segnalazione
Microhoria chobauti
R
D
I
Nuova segnalazione
Micrommata formosum
R
D
I
Microtelus lethierryi
R
D
I
Confermata
Nuova segnalazione
Microzetes adansoni
R
D
I
Nuova segnalazione
Microzetes mirandus
R
D
I
Nuova segnalazione
Minniza algerica
R
D
I
Nuova segnalazione
Monomorium sommieri
R
D
Confermata
Mordellistena irritans
R
B
Nuova segnalazione
Mutilla barbara
R
D
Confermata
Nannophilus eximius
R
D
Confermata
Neumatora depressa
R
D
Confermata
Niphona picticornis
R
D
Confermata
Niptodes elongatus
R
B
I
•
I
I
I
I
I
I
•
•
•
•
•
Confermata
Niptodes nobilis
R
B
I
Nuova segnalazione
Odiellus lendli
R
D
I
Odontoscelis dorsalis
R
D
I
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Odontura borrei
R
D
I
Nuova segnalazione
Oedemera abdominalis
R
D
I
Nuova segnalazione
Omocestus lopadusae
R
D
I
Nuova segnalazione
Oncocephalus putoni
R
D
I
Nuova segnalazione
Onychiurus lampedusae
R
D
Confermata
Opatrum valium rottenbergi
Otiorhyncos (Arammichnus)
lopadusae
Ovatella myosotis
R
B
R
AB
R
D
R
D
R
B
R
B
R
D
I
I
•
•
Confermata
I
Nuova segnalazione
I
Nuova segnalazione
Confermata
Oxychilus diductus
Pachychila (Pachychila)
tazmaltensis
Pachychila (Pachychila) dejeani
doderoi
Pachydema hirticollis
Nuova segnalazione
Paludinella littorina
R
D
Confermata
Pamphagus ortolaniae
R
AB
I
•
Confermata
I
•
•
Confermata
I
I
I
•
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
256
I
Nuova segnalazione
Paratettix meridionalis
R
D
Confermata
Parmena algirica
R
D
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Peloptulus trinacriae
R
D
I
Peloribates tunisiensis
R
D
I
Nuova segnalazione
Philanthus triangulum abdelcader
R
D
I
Nuova segnalazione
Philorizus insignis
R
D
I
Nuova segnalazione
Platyarthrus aiasensis
R
D
I
Nuova segnalazione
Porcellio buddelundi
R
D
I
Nuova segnalazione
Porcellio lamellatus sphinx
R
D
I
Nuova segnalazione
R
D
R
B
Confermata
Pseudoapterogyna vorax
Pseudoeudesis sulcipennis
lampedusae
Psyllioides hospes
R
D
Confermata
Pterolepis pedata
R
A
Confermata
Pyrgomorpha conica conica
R
AD
Confermata
Racocleis berberica dubronyi
R
AB
I
Nuova segnalazione
Scantius a. aegyptius
R
D
I
Nuova segnalazione
Scolopendra canidens
R
D
Confermata
Scymnus pavesii
R
B
Confermata
Smicromyrme lampedusia
R
B
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Smicronyx pauperculus
R
D
I
Somabrachys aegrotus
R
D
I
Nuova segnalazione
Sphingonotus aurasius
R
D
I
Nuova segnalazione
Sphingonotus obscuratus
R
D
I
Nuova segnalazione
Sphingonotus rubescens
R
D
Confermata
Nuova segnalazione
Stenosis brignonei
R
AB
I
Stizus rufipes
R
D
I
Nuova segnalazione
Sympetrum fonscolombei
R
D
Confermata
Tentyria grossa sommieri
R
B
Nuova segnalazione
Tectrix flavomaculata
R
D
Confermata
Tournema clandestinum
R
B
Nuova segnalazione
Tournema douderoi
R
D
Confermata
Tournema extinguendum
R
B
Confermata
Trachyphloeus melitensis
R
B
Confermata
Nuova segnalazione
Trachyscelis aphodioides lopadusae
R
B
I
Trochoidea cumiae
R
D
I
Nuova segnalazione
Truncatella subcylindrica
R
D
Confermata
Truxalis nasuta
R
A
Tylo europaeus
R
D
I
Confermata
Nuova segnalazione
Uroleucon compositae
R
D
I
Nuova segnalazione
Uromenus bonneti
R
D
I
Nuova segnalazione
Zizeria karsandra
R
D
I
•
I
I
I
I
I
I
I
I
•
•
•
•
•
•
•
I
I
I
•
•
I
I
•
I
I
I
I
I
I
•
•
•
•
•
Confermata
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
257
2.3.3 Descrizione ambito marino
Il presente Piano di Gestione è relativo ai SIC ITA040001 e ITA040002, e quindi agli ambiti
terrestri. Trattandosi tuttavia di due piccole isole, si evidenzia con forza la necessitò di una
gestione integrata della fascia costiera (terra e mare) e quindi anche della protezione delle
principali emergenze naturalistiche che caratterizzano la Zona di Protezione Speciale ITA
040013, coincidente a terra con i SIC ma estesa a mare per oltre 10.000 ettari.
In ogni caso, anche solo per procedere ad una analisi completa dei Siti, appare opportuno
prendere in esame l’ambito marino della ZPS, sia per gli stretti legami tra costa e mare, sia
per la presenza di specie pelagiche che nidificano nei SIC (uccelli marini, Caretta caretta), sia
per gli impatti sui Siti causati da un’errata gestione delle risorse del mare.
Anche dal punto di vista delle biocenosi marine, l’arcipelago delle Pelagie riveste una
particolare importanza nel Mediterraneo. La vegetazione e la fauna sono infatti tipicamente
mediterranee, ben diversificate e ricche di elementi biogeografici notevoli, provenienti sia dai
distretti orientali che occidentali.
Nell’inquadramento generale dell’area dal punto di vista dell’ambito marino non si può non
fare riferimento alle caratteristiche ideologiche del Canale di Sicilia che, data la relativa
profondità dei suoi fondali, è caratterizzato da una circolazione superficiale di acque
atlantiche e da una circolazione intermedia di acque provenienti dal bacino orientale del
Mediterraneo (acque Levantine). Le acque atlantiche, correnti fredde che entrano nel
Mediterraneo dallo Stretto di Gibilterra, hanno una concentrazione salina inferiore rispetto
alle acque provenienti dal bacino levantino, dunque sono meno dense e più superficiali. La
diversa circolazione di queste correnti influenza in modo diverso le comunità marine delle
isole Pelagie, in cui sono ravvisabili delle caratteristiche sub-tropicali.
2.3.3.1 Le conoscenze naturalistiche – precedenti indagini sui Siti
L'esplorazione scientifica delle Isole Pelagie finalizzata alla conoscenza delle biocenosi
marine è recente; il suo inizio risale al 1971 nell’ambito di ricerche oceanografiche del CNR.
La lettura della componente vegetale dei campioni portò ad alcune scoperte peculiari e a
considerazioni di carattere generale sintetizzate nelle memorie pubblicate nel Giornale
Botanico Italiano (Giaccone et al, 1972; Codomier e Giaccone, 1972).
L'interesse scientifico suscitato dai risultati dello studio preliminare dell'area delle Pelagie
motivò la realizzazione nel 1973 di una nuova accurata e metodica campagna fitoecologica
nell'Isola di Linosa, da parte delle stesse istituzioni scientifiche e degli stessi ricercatori che
avevano partecipato alle ricerche precedenti. I dati ecologici e quelli floristici sono stati
pubblicati nella memoria sulla Flora marina di Linosa (Cinelli et al., 1976a). I risultati
fitosociologici sono stati pubblicati nella monografia sulla zonazione della vegetazione di
Linosa (Cinelli et al., 1976b).
La varietà di specie riscontrate nel mare di Linosa (134 specie di fitoplancton e 353 specie di
fitobenthos) ha messo in evidenza problemi fitogeografici di estremo interesse. Alcune specie,
infatti, presentano caratteri arcaici e di transizione, altre hanno un notevole significato
corologico e fitosociologico, altre ancora costituiscono densi popolamenti peculiari dei
fondali di quest’ isola distinguendosi anche da quelli della vicina isola di Lampedusa studiati
molti anni dopo (Scammacca et al., 1993) nell’ambito degli studi di fattibilità della riserva
marina. Nel suddetto lavoro sono stati ritrovati complessivamente 272 taxa, di questi ben 110
sono nuovi per Lampedusa e 57 sono, invece, nuovi per le Pelagie.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
258
Per quanto riguarda l’isolotto di Lampione, nel 1999 Alongi e Catra hanno completato le
conoscenze floristiche di questo sito fino al tempo scarse e frammentarie (173 specie di cui 24
di prima segnalazione per le Pelagie).
Nel 2006 Serio et al. hanno revisionato la composizione floristica del benthos di Linosa
riscontrando importanti cambiamenti nel suo assetto: 127 specie in meno rispetto al lavoro di
Cinelli et al. (1976a) e 55 nuove specie ad affinità di acque calde.
La conoscenza della fauna invertebrata marina si basa pressoché esclusivamente su
pochissimi lavori riguardanti solo alcuni gruppi di organismi bentonici; in particolare, allo
stato attuale, sono stati studiati più a fondo i molluschi, mentre si hanno informazioni più
ridotte per policheti, briozoi e anfipodi.
I primi lavori più interessanti per le Pelagie sono di Spada (1969; 1971) e Spada et al. (1973)
concernenti la malacofauna marina di Lampedusa. In particolare vengono passati in rassegna
Molluschi provenienti da stazioni costiere di substrati sia rocciosi che mobili dal Sopralitorale
al Circalitorale con molte notazioni sia di carattere sistematico che ecologico.
Nell’ambito del Piano di fattibilità della Riserva Marina "Isole Pelagie" (convenzione
stipulata con Atto Pubblico n. 47 tra il Ministero della Marina Mercantile e l'Università di
Catania - Istituto di Scienze della Terra, impegno poi passato all'Istituto Policattedra di
Oceanologia e Paleoecologia diretto dal Prof. Sebastiano Di Geronimo, coordinatore delle
ricerche) sono stati studiati alcuni taxa di macroinvertebrati marini bentonici; i risultati sono
divenuti oggetto di pubblicazioni scientifiche distinte: Accardo-Palumbo et al. (1992),
Chemello e Di Geronimo (1992) e Chemello (1993) hanno fornito i dati relativi alla
malacofauna di Lampedusa; Lo Brutto et al. (1994) hanno pubblicato la lista specie degli
Anfipodi di Lampedusa. Sono rimasti non pubblicati i dati su Policheti e Briozoi raccolti nelle
campagne di ricerca dello studio di fattibilità della riserva marina. In ordine temporale
l’ultimo lavoro riguardante i Molluschi è di Micali e Quadri (2000); gli Autori
descrivono la malacofauna rinvenuta in dragaggi effettuati su biocenosi del Detritico Costiero
(-50m) a sud di Lampedusa. Più recenti sono gli studi sui vertebrati, in particolare Pesci e
Cetacei. Nel 1998 De Girolamo e Mazzoldi studiano per la prima volta la struttura della
comunità ittica di Lampedusa individuando 77 specie di pesci costieri. Azzurro (Tesi di
Dottorato, 2006) ha presentato la comunità ittica di Linosa di superficie (0 – 3 m). Canese et
al. (2006) documentano la presenza di gruppi di balenottere comuni nelle acque circostanti
l’Isola di Lampedusa, area di alimentazione invernale per questa specie. Pace e Triossi (1999)
e Pace et al. (2003) studiano la popolazione di Tursiope a Lampedusa e l’interazione di questa
specie con le attività di pesca.
Negli ultimi anni grande interesse è stato rivolto alla problematica delle specie alloctone e in
quest’area del Mediterraneo si segnalano diversi ritrovamenti: Relini et al. (2000) segnalano
una specie di grapside invasiva a Linosa successivamente trovata anche a Lampedusa (Puccio
et al., 2003). Azzurro et al. (2004) segnalano un Fistularidae nelle acque di Lampedusa
mentre Azzurro e Andaloro (2004) segnalano un Siganidae sia a Linosa che a Lampedusa.
Nel 2000 vengono rinvenute due specie di carangidi migranti dall’Oceano Atlantico (Pizzicori
et al., 2000; Castriota et al., 2000).
Infine, nel 2007, l’ENEA pubblica la relazione finale dell’Indagine ambientale nell’Area
Marina Protetta “Isole Pelagie” risultato di una prima campagna di rilevamento attorno a
Lampedusa, Linosa e Lampione nel giugno 2006 per valutare le caratteristiche di qualità delle
acque e indagare la presenza di organismi e comunità biologiche.
Nelle pagine seguenti vengono riportati gli elenchi di specie tratti dai lavori pubblicati e dallo
studio di fattibilità della riserva marina, in alcuni casi integrati da nuove osservazioni
(Giardina, 2004).
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
259
2.3.3.2 Grado di naturalità del territorio
Nelle isole Pelagie il degrado dell’ambiente marino non ha ancora assunto dimensioni
preoccupanti e un elevato livello di naturalità è una caratteristica che può essere attribuita alle
acque e ai fondali delle due isole maggiori e dell’isolotto.
I principali fattori di minaccia che incidono maggiormente sono la pesca, in particolare quella
professionale, la pressione balneare sulle aree costiere, l'aumento demografico stagionale
legato al turismo.
Tali fattori si sviluppano in modo particolare sull’isola di Lampedusa, che è tradizionalmente
legata alle attività della pesca e che nel corso dell’ultimo decennio è stata interessata da un
forte ed indiscriminato turismo di massa legato alla fruizione balneare; l’influsso antropico è
maggiore sulla costa orientale, più vicina al centro abitato ed ai maggiori insediamenti, ed in
quella meridionale sino all'isola dei Conigli, ove si trovano i più importanti insediamenti
turistici, i più bei siti di balneazione (cale) ed il porto: il restante tratto di costa dell’isola è
praticamente intatto, anche in virtù delle alte falesie a picco sul mare che non consentono lo
sviluppo di attività antropiche. Recentemente anche in queste aree si assiste ad una carta
pressione nel periodo estivo, dovuta all’incremento del numero di barche da diporto o da
escursionismo nautico, con conseguente incremento dei punti di ancoraggio e degli impatti sui
fondali.
Linosa è ancora praticamente indenne dalle minacce sopra riportate a causa del ridotto dei
pochi residenti, del turismo ancora molto contenuto e della assenza di una vera e propria
comunità di pescatori, come è caratteristica delle isole vulcaniche.
Si può affermare in definitiva che le Pelagie possiedono in complesso un medio-alto grado di
naturalità: senza alcun disturbo a Lampione; con disturbo basso a Linosa; con medio disturbo
a Lampedusa, a causa principalmente del turismo estivo e della pesca costiera.
2.3.3.3 Check-list delle specie rinvenute – flora e fauna
Vengono di seguito riportati diversi elenchi di specie della flora e della fauna marina, in modo
da fornire un quadro quanto più aggiornato possibile delle attuali conoscenze dell’ambito
marino delle isole Pelagie.
Check-list della flora sommersa
Nella tabella seguente vengono elencati complessivamente 394 taxa, di cui 8 Cyanophyceae,
281 Rhodophyceae, 77 Fucophyceae, 36 Chlorophyceae, 2 Angiospermae ed 1 Lichenes.
Lampedusa
Cyanophyceae
Brachytrichia quoyi (C. Agardh) Bornet et
Flahault
Calothrix crustacea Schousboe ex Thuret
Entophysalis deusta (Meneghini) Drouet et Daily
Microcoleus lyngbyaceus (Kutzing) Crouan
Microcoleus vaginatus (Vaucher) Gomont
Oscillatoria lutea C. Agardh
Schizothrix calcicola (C.Agardh) Gomont
Schizothrix tenerrima (Gomont) Drouet
Rhodophyceae
Acrodiscus vidovichii (Meneghini) Zanardini
Acrosorium ciliolatum (Harvey) Kylin
Acrosorium venulosum (Zanardini) Kylin
Linosa
Lampione
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x
x
x
x
x
x
x
x
x
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
260
Acrosyrnphyton purpuriferum (J. Agardh)
Sjoestedt
Aglaothamnion cordatum (Børgesen) Feldm.Maz
Aglaothamnion byssoides (Arnott exHarvey in
Hooker) Boudouresque & Perret-Boud.
Aglaothamnion tenuissimum (Bonnemaison)
Feldmann-Mazoyer
Aglaothamnion tenuissimum (Bonnem.) Feldm.Maz. v. tenuissimum
Aglaothamnion tenuissimum (Bonnem.) Feldm.Maz. v. mazoyerae G. Furnari et al.
Amphiroa beauvoisii Lamouroux
Amphiroa chryptarthrodia Zanardini
Amphiroa rigida Larnouroux
Anotrichium barbatum (C. Agardh) Nägeli
Anotrichium tenue (C. Agardh) Nägeli
Antithamnion cruciatum (C. Agardh) Nageli
Antithamnion cruciatum (C.Agardh) Nageli v.
cruciatum f. cruciatum
Antithamnion cruciatum (C.Agardh) Nageli v.
cruciatum f. radicans (C.Agardh) Nageli
Antithamnion cruciatum (C.Agardh) Nageli v.
profundum G. Feld f. profundum
Antithamnion cruciatum (C.Agardh) Nageli v.
profundum G. Feld f. radicans G. Feld.
Antithamnion heterocladum Funk
Antithamnion ogdeniae Abbott
Antithamnion piliferum Cormaci et Furnari
Antithamnion tenuissimum (Hauck) Schiffner
Antithamnionella elegans (Berthold) Price et
John v. boergesenii Cormaci et Furnari
Apoglossum ruscifolium (Turner) J. Agardh
Asparagopsis armata Harvey
Audouinella daviesii (Dillwyn) Woelksp.
Audouinella mediterranea (Levring) Ballest.
Audouinella trifila (Buffham) P.S. Dixon
Audouinella virgatula (Harv.) P.S. Dixon
Audouinella sp.
Audouinella sp.1
Boergeseniella fruticulosa (Wulfen) Kylin
Boergeseniella thuyoides (Harvey) Kylin
Bonnemaisonia asparagoides (Woodward) C.
Agardh
Bonnemaisonia hamifera Hariot
Boreolithon vanheurckii (Heydr.) A. Harv. et
Woelk.
Botryocladia boergesenii Feldmann
Botryocladia botryoides (Wulfen) Feldmann
Botryocladia madagascariensis G. Feldmann
Botryocladia microphysa (Hauck) Kylin
Callithamnion corymbosum (Smith) Lyngbye
Callithamnion granulatum(Ducluzeau) C.Agardh
Caulacanthus ustulatus (Mertens ex Turner)
Kützing
Ceramium bertholdii Funk
x
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x
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x
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Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
261
Ceramium ciliatum (J. Ellis) Ducluzeau v.
ciliatum
Ceramium ciliatum (J. Ellis) Ducluzeau v.
robustum (J. Agardh) G. Mazoyer
Ceramium circinatum (Kützing) J. Agardh
Ceramium codii (H. Richards) Feldm.-Maz.G.
Mazoyer
Ceramium comptum Børgesen
Ceramium diaphanum (Lightfoot) Roth
Ceramium diaphanum (Lightfoot) Roth v.
diaphanum
Ceramium diaphanum (Lightfoot) Roth v.
lophophorum G. Feldmann
Ceramium echionotum J. Agardh
Ceramium flaccidum (Kützing) Ardissone
Ceramium rubrum (Hudson) C. Agardh v.
rubrum
Ceramium rubrum (Hudson) C. Agardh v.
barbatum (Kutzing) J. Agardh
Ceramium secundatum Lyngb.
Ceramium siliquosum (Kùtzing) Maggs &
Hommersand
Ceramium siliquosum (Kùtzing) Maggs &
Hommersand v. siliquosum
Ceramium siliquosum (Kùtzing) Maggs &
Hommersand v. lophophorum Serio
Ceramium tenerrimum (Martens) Okamura
Ceramium tenuissimum Bonnemaison
Ceramium virgatum Roth v. virgatum
Champia parvula(C. Agardh) Harvey
Chondria capillaris (Hudson) C. Agardh
Chondria dasyphylla (Woodward) C. Agardh
Chondria mairei Feldm.-Maz.
Chondria polyrhiza Collins et Herv.
Chondria pygmaea Garbary et Vandermeulen
Chondrophycus papillosus (C. Agardh) Garbary
et J. Harper
Choreonema thuretii (Bornet) Schmitz
Chroodactylon ornatum (C. Agardh) Basson
Chylocladia pelagosae Ercegovic
Contarinia peyssonneliaeformis Zanardini
Contarinia squamariae (Meneghini) Denizot
Corallinacea incrostante n.d.
Corallina elongata J. Ellis et Solander
Cordylecladia guiryi Gargiulo, G. Furnari et
Cormaci
Crouania attenuata (C. Agardh) f. attenuata J.
Agardh
Crouania attenuata (C. Agardh) J. Agardh f.
bispora (P. et H. Crouan) Hauck
Crouriella armorica P.L. Crouan et H.M. Crouan
Cryptonemia lomation (Bertoloni) J. Agardh
Dasya baillouviana (Gmelin) Montagne
Dasya corymbifera J. Agardh
Dasya hutchinsiae Harvey
Dasya ocellata (Grateloup) Harvey
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Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
262
Dasya rigidula (Kutzing) Ardissone
Digenea simplex(Wulfen) C. Agardh
Dipterosiphonia rigens (Schousboe) Falkenberg
Dudresnaya verticillata (Withering) Le Jolis
Erythrocladia irregularis Rosenvige
Erythrocystis montagnei (Derbès et Solier) Silva
Erythroglossum sandrianum (Kutz.) Kylin
Erythrotrichia carnea (Dillwyn) J. Agardh
Eupogodon planus (C. Agardh) Kutzing
Eupogodon spinellus (C. Agardh) Kutzing
Feldmannophycus rayssiae (J. Feldmann et G.
Feldmann) Augier et Boudouresque
Fosliella farinosa(Lamoroux) Howe v. farinosa
f. farinosa
Fosliella farinosa(Lamoroux) Howe v. farinosa
f. callithamnioides(Foslie) Chamberlain
Fosliella farinosa(Lamoroux) Howe v. farinosa
f. chalicodyctia Taylor
Gastroclonium clavatum (Roth) Ardissone
Gelidiella lubrica (Kutzing) J. Feldmann et
Hamel
Gelidiella nigrescens (J. Feldmann) J. Feldmann
et Hamel
Gelidiella pannosa (Feldmann) Feldmann et
Hamel
Gelidium latifolium Bornet in Bornet et Thuret v.
latifolium
Gelidium latifolium Bornet in Bornet et Thuret v.
hystrix (J. Agardh) Hauck
Gelidium minusculum (Weber Bosse) Norris
Gelidium pectinatum Schousboe ex Montagne
Gelidium pusillum (Stackhouse) Le Jolis v.
pusillum
Gelidium pusillum (Stackhouse) Le Jolis v.
minusculum Weber van Bosse
Gelidium spinosum (Gmelin) Silva
Gelidium spinosum (Gmelin) Silva v. spinosum
Gloiocladia furcata (C. Agardh) J. Agardh
Goniolithon papillosum (Zanardini ex Hauck)
Foslie
Gracilaria sp.
Gracilaria cfr. corallicola Zanardini
Gracilaria corallicola Zanardini
Griffithsia sp.
Griffithsia barbata (Smith) C. Agardh
Griffithsia schousboei Montagne
Griffithsia tenuis C. Agardh
Gulsonia nodulosa (Ercegovic) J. Feldmann et G.
Feldmann
Haliptilon virgatum (Zanardini) Garbary et
Johansen
Halodictyon mirabile Zanardini
Halopitys incurva (Hudson) Batters
Haraldia lenormandii (Derbès et Solier) J.
Feldmann
Herposiphonia secunda (C. Agardh) Ambronn
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Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
263
Herposiphonia secunda (C. Agardh) Ambronn f.
secunda
Herposiphonia secunda (C. Agardh) Ambronn f.
tenella (C. Agardh) Wynne
Herposiphonia tenella(C. Agardh) Ambronn
Heterosiphonia crispella (C. Agardh) Wynne
Hildenbrandia rubra (Sommerf.) Menegh.
Hydrolithon boreale (Foslie) Y.M. Chamb.
Hydrolithon farinosum (Lamouroux) Penrose &
Chamberlain
Hydrolithon farinosum (Lamouroux) Pen. &
Chamb. v. farinosum
Hydrolithon farinosum (Lamouroux) Pen. &
Chamb. v. chalicodictyum (Taylor) Serio
Hypnea cervicornis J. Agardh
Hypnea musciformis (Wulfen) Lamouroux
Hypoglossum hypoglossoides (Stackhouse)
Collins et Hervey
Janczewskia verrucaeformis Solms-Laubach
Jania adhaerens Lamouroux
Jania rubens (Linnaeus) Lamouroux
Jania rubens (Linnaeus) Lamouroux v. rubens
Jania rubens (Linnaeus) Larnouroux v.
corniculata (Linnaeus) Yendo
Laurencia sp.
Laurencia sp. 1
Laurencia cfr. chondrioides
Laurencia cfr. majuscola (Harvey) Lucas
Laurencia majuscola (Harvey) Lucas
Laurencia caduciramulosa Masuda et Kawaguchi
Laurencia chondrioidesBorgesen
Laurencia glandulifera Kützing
Laurencia microcladia Kützing
Laurencia minutaVandermeulen et al. ssp.
scammaccae Furnari et Cormaci
Laurencia obtusa (Hudson) Lamouroux
Laurencia papillosa (C. Agardh) Greville
Laurencia pelagosae (Schiffner) Ercegovic
Laurencia truncata Kützing
Laurencia undulata Yamada
Lejolisia mediterranea Bornet
Lithophyllum sp.
Lithophyllum byssoides (Lam.) Foslie
Lithophyllum corallinae (P. et H. Crouan) Heydr.
Lithophyllum cystoseirae (Hauck) Heydr.
Lithophyllum frondosum (Dufour) Furnari,
Cormaci et Alongi
Lithophyllum incrustans Philippi
Lithophyllum papillosum (Zanardini ex Hauck)
Foslie
Lithophyllum pustulatum (Lamouroux) Foslie
Lithophyllum stictaeforme (Aresch.) Hauck
Lithothamnion sp.
Lithothamnion coralloides (P. et H. Crouan) P. et
H. Crouan
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Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
264
Lithothamnion philippii Foslie
Lomentaria sp.
Lomentaria articulata (Huds.) Lyngb. v. linearis
Zanardinisp.
Lomentaria chylocladiella Funk
Lomentaria clavaeformis Ercegovic
Lomentaria ercegovicii Verlaque et al.
Lophocladia lallemandii (Montagne) Schmitz
Lophosiphonia cristata Falkenberg
Lophosiphonia obscura (C. Agardh) Falkenberg
Melobesia membranacea (Esper) J.V. Lamour
Melobesia van-heurckii (Heydrich) De Toni
Meredithia microphylla (J. Agardh) J. Agardh
Mesophyllum lichenoides (Ellis) Lemoine
Monosporus pedicellatus (Smith) Solier
Nemalion helminthoides (Velley) Batters
Neogoniolithon brassica-florida (Harvey)
Setchell et Mason
Neogoniolithon mamillosum (Hauck) Setchell et
Mason
Neogoniolithon notarisii (Dufour) Hamel et
Lemoine
Nithophyllum micropunctatum Funk
Nithophyllum punctatum (Stackhouse) Greville
Nithophyllum tristromaticum Rodríguez ex
Mazza
Osmundaria volubilis (Linnaeus) Norris
Osmundea maggsiana Serio, Cormaci et G.
Furnari
Osmundea pelagiensis G. Furnari
Osmundea pelagosae (Schiffn.) K.W. Nam
Osmundea truncata (Kutz.) K.W. Nam et Maggs
Peyssonnelia armorica (P. L. et H. M. Crouan)
Weber van Bosse
Peyssonnelia bornetii Boudouresque et Denizot
Peyssonnelia crispata Boudouresque et Denizot
Peyssonnelia dubyi P.L. et H.M. Crouan
Peyssonnelia harveyana P.L. Crouan et H.M.
Crouan ex J. Agardh
Peyssonnelia inamoena Pilger
Peyssonnelia polymorpha (Zanardini) Schmitz
Peyssonnelia rosa-marina Boudouresque et
Denizot
Peyssonnelia rubra (Greville) J. Agardh
Peyssonnelia squamaria (Gmelin) Decaisne
Phyllophora crispa (Hudson) Dixon
Phymatolithon calcareum (Pallas) Adey et
McKibbin
Phymatolithon lenormandii (Areschoug) Adey
Plocamium cartilagineum (Linnaeus) Dixon
Pneophyllum confervicola (Kützing)
Chamberlain
Pneophyllum confervicola (Kützing)
Chamberlain f. minutulum (Foslie) Chamberlain
Pneophyllum coronatum (Rosanoff) Penrose
Pneophyllum fragile Kützing
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Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
265
Pneophyllum zonale (P.L. Crouan et H.M.
Crouan) Chamberlain
Polysiphonia sp.
Polysiphonia sp. 1
Polysiphonia breviarticulata (C. Agardh)
Zanardini
Polysiphonia brodiaei (Dillwyn) Sprengel
Polysiphonia dichotoma Kützing
Polysiphonia elongata (Hudson) Sprengel
Polysiphonia furcellata (C. Agardh) Harvey
Polysiphonia opaca (C. Agardh) Moris et De
Notaris
Polysiphonia scopulorumHarvey
Polysiphonia sertularioides (Grateloup) J.
Agardh
Polysiphonia subulifera (C. Agardh) Harvey
Polysiphonia tripinnata J. Agardh
Polysiphonia variegata (C. Agardh) J. Agardh
Pseudolithophyllum expansum (Philippi)
Lemoine
Pterocladiella capillacea (S.G. Gmel.) Santel. et
Hommersand
Pterocladiella melanoidea (Schousboe ex Bornet)
Santelices et Hommersand
Pterothamnion crispum (Ducluzeau) Nageli
Pterothamnion plumula (Ellis) Nageli v. plumula
Pterothamnion plumula (Reinsch) v. bebbii
Cormaci et Furnari
Ptilothamnion pluma (Dillwyn) Thuret
Rhodophyllis divaricata (Stackhouse) Papenfuss
Rhodophyllis strafforelloi Ardiss.
Rhodymenia sp.
Rhodymenia cfr. delicatula Dangeard
Rhodymenia delicatula Dangeard
Rhodymenia ardissonei J. Feldmann
Rhodymenia ligulata Zanardini
Rhodymenia pseudopalmata (Lamouroux) Silva
Rodriguezella pinnata (Kutzing) Schmitz ex
Falkenberg
Rytiphlaea tinctoria (Clemente) C. Agardh
Sahlingia subintegra (Rosenv.) Kornmann
Schottera nicaeensis (Duby) Guiry et Hollenb.
Sebdenia monardiana (Montagne) Berthold
Sebdenia rodrigueziana (J. Feldmann) Parkinson
Seirospora apiculata (Meneghini) FelmannMazoyer
Seirospora interrupta (Smith) Schmitz
Spermothamnion flabellatum Bornet
Spermothamnion johannis Felmann-Mazoyer
Spermothamnion repens (Dillwyn) Rosevinge
Spermothamnion repens (Dillwyn) Rosev. v.
flagelliferum (De Notaris) G. Feld.-Maz.
Spermothamnion repens (Dillwyn) Rosev. v.
turneri (Martens ex Roth) Rosevinge
Sphaerococcus coronopifolius Stackh.
Spongites fruticulosus Kutz.
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Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
266
Sporolithon ptychoides Heydr.
Spyridia filamentosa (Wulfen) Harvey
Stylonema alsidii (Zanardini) Drew
Stylonema cornu-cervi Reinsch
Taenioma perpusillum (J. Agardh) J. Agardh
Titanoderma cystoseirae (Hauck) Woelkerling,
Y.M. Chamberlain et P.C. Silva
Titanoderma pustulatum (Lamouroux) Nageli v.
pustulatum
Titanoderma pustulatum (Lamouroux) Nageli v.
confine (P. et H. Crouan) Chamb.
Tricleocarpa fragilis (L.) Huisman et R.A.
Towns
Tricleocarpa oblongata
Womersleyella setacea (Hollenberg) R. E. Norris
Wrangelia penicillata (C. Agardh) C. Agardh
Wurdemannia miniata (Sprengel) J. Feldmann et
Hamel
Fucophyceae
Acinetospora crinita (Carmichael ex Harvey)
Kommann
Arthrocladia villosa (Hudson) Duby
Asperococcus bullosus J.V. Lamouroux
Cladosiphon cylindricus (Sauvageau) Kylin
Cladosiphon irregularis (Sauvageau) Kylin
Cladostephus spongiosus (Hudson) C. Agardh f.
verticillatus (Lightfoot) P. van Reine
Colpomenia peregrina (Sauvageau) Hamel
Colpomenia sinuosa (Mertens ex Roth) Derbès et
Solier
Corynophlaea flaccida (C. Agardh) Kützing
Cutleria adspersa (Mertens ex Roth) De Notaris
Cutleria chilosa (Falkenberg) P.C. Silva
Cutleria multifida (Smith) Greville
Cystoseira amentacea Bory
Cystoseira amentacea Bory v. amentacea
Cystoseira amentacea Bory v. spicata
(Ercegovic) Giaccone
Cystoseira amentacea Bory v. stricta Mont.
Cystoseira barbatula Kützing
Cystoseira compressa (Esper) Gerloff et
Nizamuddin
Cystoseira compressa (Esper) Gerloff et Nizam.
f. rosetta (Ercegovic) Cormaci et al.
Cystoseira dubia Valiante
Cystoseira humilis Schousboe ex Kützing
Cystoseira spinosa Sauvageau
Cystoseira spinosa Sauvageau v. compressa
(Ercegovic) Cormaci et al.
Cystoseira spinosa Sauvageau v. spinosa
Cystoseira spinosa Sauvageau v. tenuior
(Ercegovic) Cormaci et al.
Dictyopteris polypodioides (De Candolle) J.V.
Lamouroux
Dictyota dichotoma (Hudson) J.V. Lamouroux v.
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Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
267
Dictyota dichotoma (Hudson) J.V. Lamouroux v.
intricata (C. Agardh) Greville
Dictyota fasciola (Roth) J.V. Lamouroux v.
fasciola
Dictyota fasciola(Roth) J.V. Lamouroux v.
repens (J. Agardh) Ardissone
Dictyota linearis (C. Agardh) Grev.
Dictyota mediterranea (Schiffn.) G. Furnari
Dictyota spiralisMontagne
Discosporangium mesarthrocarpum (Meneghini)
Hauck
Ectocarpus siliculosus (Dillwyn) Lyngbye v.
siliculosus
Ectocarpus siliculosus (Dillwyn) Lyngbye v.
pygmaeus (Areschoug) Kjellman
Ectocarpacea n.d.
Elachista sp.
Elachista fucicula (Velley) Areschoug
Elachista stellarisAreschoug
Eudesme virescens (Carmichael ex Berkeley) J.
Agardh
Feldmannia simplex (P. L. & H. M. Crouan)
Hamel
Giraudia sphacelarioides Derbès et Solier
Halopteris filicina(Grateloup) Kützing
Herponema solitarium (Sauv.) Hamel
Hydroclathrus clathratus (C. Agardh) M. Howe
Hincksia ovata (Kjellman) Silva
Lobophora variegata (Lamouroux) Womersley
Microcoryne ocellata cfr. Strömfelt
Myriactula sp.
Myriactula rivulariae (Suhr) Feldmann
Myriactula stellulata (Harvey) Levring
Myrionema liechtensternii Hauck
Myrionema orbiculare J. Agardh
Nemacystus flexuosus (C. Agardh) Kylin
Nemacystus flexuosus (C. Agardh) Kylin v.
giraudyi (J. Agardh) De Jong
Nereia filiformis (J. Agardh) Zanardini
Padina pavonica (Linnaeus) Thivy
Ralfsia verrucosa (Areschoug) J.V. Lamouroux
Pseudolithoderma adriaticum (Hauck) Verlaque
Sargassum sp.
Sargassum vulgare C. Agardh
Sphacelaria sp.
Sphacelaria cirrosa (Roth) C. Agardh
Sphacelaria fusca (Hudson) S.F. Gray
Sphacelaria plumula Zanardini
Sphacelaria rigidula Kützing
Sphacelaria tribuloides Meneghini
Sporochnus pedunculatus (Hudson) C. Agardh
Stictyosiphon adriaticus Kützing
Stilophora rhizodes (Turner) J. Agardh
Stilophora tenella (Esper) Silva
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Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
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Stypocaulon scoparium (Linnaeus) Kutzing
Taonia atomaria (Woodw.) J. Agardh
Taonia lacheana Cormaci Furnari & Pizzuto
Zanardinia prototypus (Nardo) Furnari
Zonaria tournefortii (Lamouroux) Montagne
Chlorophyceae
Acetabularia acetabulum (Linnaeus) P.C. Silva
Anadyomene stellata (Wulfen) C. Agardh
Bryopsis corymbosa J. Agardh
Bryopsis plumosa (Huds.) C. Agardh
Bryopsis cupressina Lamouroux
Bryopsis muscosa Lamouroux
Bryopsis pennataLamouroux
Caulerpa racemosa (Forsskaal) J. Agardh
Chaetomorpha aerea (Dillwyn) Kützing
Chaetomorpha linum (O.F. Mùller) Kùtzing
Cladophora sp.
Cladophora coelothrix Kùtzing
Cladophora hutchinsiae (Dillwyn) Kützing
Cladophora laetevirens (Dillwyn) Kützing
Cladophora pellucida (Hudson) Kützing
Cladophora prolifera (Roth) Kützing
Cladophora rupestris (Linnaeus) Kutzing
Codium bursa (L) C. Agardh
Codium effusum(Raf.) Delle Chiaje
Dasycladus vermicularis (Scopoli) Krasser
Derbesia tenuissima (Moris et De Notaris) P.L.
Crouan et H.M. Crouan
Enteromorpha sp.
Entocladia viridisReinke
Flabellia petiolata (Turra) Nizzamuddin
Halimeda tuna (J. Ellis et Solander) J.V.
Lamouroux
Microdictyon tenuius Gray
Palmophyllum crassum (Naccari) Rabenhorst
Phaeophila dendroides (P.L. Crouan et H.M.
Crouan) Batters
Pringsheimiella scutata (Reinke) Höhnel ex
Marchewianka
Pseudochlorodesmis furcellata (Zanardini)
Børgesen
Pseudochlorodesmis furcellata (Zanardini)
Børgesen v. furcellata
Pseudochlorodesmis furcellata (Zanardini)
Børgesen v. canariensis Børgesen
Ulvella lens P. L. Crouan et H.M. Crouan
Valonia sp.
Valonia macrophysa Kützing
Valonia utricularis (Roth) C. Agardh
Angiospermae
Cymodocea nodosa (Ucria) Ascherson
Posidonia oceanica (Linnaeus) Delile
Lichenes
Verrucaria maura Wahlenb. in Ach.
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Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
269
Il seguente elenco riporta invece le specie rinvenute a Linosa da Cinelli et al. (1976a) e non
più rinvenute nel più recente studio di Serio et al. (2006).
Rhodophyceae
Acrosymphyton purpuriferum (J. Agardh) G. Sjostedt
Aeodes marginata (Roussel) F. Schmitz
Amphiroa beauvoisii J.V. Lamour.
Amphiroa rubra (Phil.) Woelk.
Anotrichium barbatum (C. Agardh) Nageli
Anotrichium furcellatum (J. Agardh) Baldock
Antithamnion heterocladum Funk
Audouinella duboscqii (Feldmann) Garbary
Audouinella secundata (Lyngb.) P.S. Dixon
Bangia fuscopurpurea (Dillwyn) Lyngb.
Bonnemaisonia hamifera Har.
Botryocladia chiajeana (Menegh.) Kylin
Brongniartella byssoides (Gooden. et Woodw.) F. Schmitz
Calosiphonia vermicularis (J. Agardh) F. Schmitz
Caulacanthus ustulatus (Turner) Kutz.
Ceramium deslongchampsii Duby
Ceramium siliquosum (Ku¨ tz.) Maggs et Hommers. v. zostericola (Feldm.-Maz.) G. Furnari
Ceramium virgatum Roth v. implexo-contortum (Solier) G. Furnari
Chondracanthus acicularis (Roth) Fredericq
Chrysymenia ventricosa (J.V. Lamour.) J. Agardh
Chylocladia verticillata (Lightf.) Bliding v. verticillata
Chylocladia verticillata (Lightf.) Bliding [v. kaliformis-unistratosa (Erceg.) Cormaci et G. Furnari] f.
breviarticulata (Erceg.) Cormaci et G. Furnari
Corallina officinalis L.
Corallophila cinnabarina (Bory) R.E. Norris
Cruoria cruoriaeformis (P. et H. Crouan) Denizot
Cryptonemia lomation (A. Bertol.) J. Agardh
Cryptopleura ramosa (Huds.) Newton
Dasya baillouviana (S.G. Gmel.) Mont.
Dasya hutchinsiae Harv.
Dasya ocellata (Gratel.) Harv.
Dudresnaya verticillata (With.) Le Jol.
Erythroglossum balearicum Kylin
Eupogodon spinellus (C. Agardh) Kutz.
Feldmannophycus rayssiae (Feldmann et Feldm.-Maz.) H. Augier et Boudour.
Gastroclonium clavatum (Roth) Ardiss.
Gelidiella antipae Celan
Gelidiella nigrescens (Feldmann) Feldmann et Hamel
Gelidiella ramellosa (Kutz.) Feldmann et Hamel
Gelidium crinale (Turner) Gaillon
Gelidium pusillum (Stackh.) Le Jol.
Gelidium spathulatum (Kutz.) Bornet
Gelidium spinosum (S.G. Gmel.) P.C. Silva v. hystrix (J. Agardh) G. Furnari
Gloiocladia furcata (C. Agardh) J. Agardh
Grateloupia filicina (J.V. Lamour.) C. Agardh
Griffithsia opuntioides J. Agardh
Griffithsia phyllamphora J. Agardh
Gymnothamnion elegans (C. Agardh) J. Agardh
Halurus flosculosus (J. Ellis) Maggs et Hommers.
Kallymenia patens (J. Agardh) P.G. Parkinson
Kalymenia requienii J. Agardh
Lithophyllum decussatum (J. Ellis et Sol.) Phil.
Lithophyllum racemus (Lam.) Foslie
Mastocarpus stellatus (Stackh.) Guiry
Mesophyllum lichenoides (J. Ellis) Me. Lemoine
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
270
Microcladia glandulosa (Turner) Grev.
Neurocaulon foliosum (Menegh.) Zanardini
Nitophyllum tristromaticum Mazza Incertae sedis
Peyssonnelia coriacea Feldmann
Phyllophora crispa (Huds.) P.S. Dixon
Platoma cyclocolpum (Mont.) F. Schmitz
Polysiphonia atra Zanardini
Polysiphonia biformis Zanardini
Polysiphonia dichotoma Kutz.
Polysiphonia polyspora (C. Agardh) Mont.
Polysiphonia setigera Kutz.
Polysiphonia spinosa (C. Agardh) J. Agardh
Polysiphonia subulata (Ducluz.) P. et H. Crouan
Polysiphonia subulifera (C. Agardh) Harv.
Polysiphonia tenerrima Kutz.
Polystrata compacta (Foslie) Denizot
Pterothamnion plumula (J. Ellis) Nageli
Ptilothamnion pluma (Dillwyn) Thur.
Radicilingua reptans (Kylin) Papenf.
Radicilingua thysanorhizans (Holmes) Papenf.
Rhodymenia ardissonei Feldmann
Rodriguezella strafforelloi J.J. Rodr.
Seirospora sphaerospora Feldmann
Fucophyceae
Arthrocladia villosa (Huds.) Duby
Asperococcus bullosus J.V. Lamour.
Cladosiphon irregularis (Sauv.) Kylin
Cladosiphon mediterraneus Kutz.
Cladostephus spongiosum (Huds.) C. Agardh f. verticillatum (Lightf.) Prud’homme
Cutleria adspersa (Roth) De Not.
Cutleria chilosa (Falkenb.) P.C. Silva
Cystoseira brachycarpa J. Agardh v. brachycarpa
Cystoseira brachycarpa J. Agardh v. claudiae (Giaccone) Giaccone
Cystoseira crinitophylla Erceg.
Cystoseira elegans Sauv.
Cystoseira foeniculacea (L.) Grev. f. latiramosa (Erceg.) Gomez Garreta et al.
Cystoseira foeniculacea (L.) Grev. f. tenuiramosa (Erceg.) Gomez Garreta et al.
Cystoseira sauvageauana Hamel
Cystoseira zosteroides C. Agardh
Elachista flaccida (Dillwyn) Fries
Feldmannia irregularis (Kutz.) Hamel
Feldmannia padinae (Buffham) Hamel
Giraudia sphacelarioides Derbés et Solier
Hapalospongidion macrocarpum (Feldmann) M.J. Wynne
Hecatonema maculans (Collins) Sauv.
Hincksia mitchelliae (Harv.) P.C. Silva
Hincksia ovata (Kjellm.) P.C. Silva
Liebmannia leveillei J. Agardh
Myrionema strangulans Grev.
Nemoderma tingitanum Bornet
Phyllariopsis brevipes (C. Agardh) E.C. Henry et South
Sargassum acinarium (L.) Setch.
Sargassum trichocarpum J. Agardh
Spatoglossum solieri (Mont.) Kutz.
Sphacelaria fusca (Huds.) S.F. Gray
Zanardinia typus (Nardo) P.C. Silva
Zonaria tournefortii (J.V. Lamour.) Mont.
Chlorophyceae
Bolbocoleon piliferum Pringsh.
Bryopsis duplex De Not.
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271
Bryopsis muscosa J.V. Lamour.
Bryopsis pennata J.V. Lamour.
Cladophora battersii C. Hoek
Cladophora coelothrix Kutz.
Cladophora dalmatica Kutz.
Cladophora echinus (Biasol.) Kutz.
Cladophora hutchinsiae (Dillwyn) Kutz.
Cladophora ruchingeri (C. Agardh) Kutz.
Cladophoropsis membranacea (C. Agardh) Børgesen
Entocladia leptochaete (Huber) Burrows
Trichosolen myura (J. Agardh) W.R. Taylor
Ulva compressa L.
Ulva curvata (Kutz.) De Toni
Ulva intestinalis L.
Ulva laetevirens Aresch.
Di seguito la check-list delle rodoliti calcaree di Lampedusa, tratte dallo studio di fattibilità
della riserva marina.
Lithophyllum grandiusculm (Montagne) Woelkerling, Penrose & Chamberlaine
Lithophyllum incrustans Philippi
Lithophyllum racemus (Lamarck) Foslie
Lithophyllum pustulatum (Lamouroux) Foslie
Lithotamnion corallioides Crouan et Crouan H. M.
Lithotamnion fasciculatum (Lamarck) J. Agardh
Lithotamnion valens Foslie
Mesophyllum lichenoides (Ellis) Lemoine
Neogoniolithon brassica florida (Harvey) Setchell & Mason
Peyssonnelia rosa-marina Boudouresque & Denizot
Phimatholithon calcareum (Pallas) Adey & McKibbin
Sporolìthon molle (Heydrich) Heydrich
Nel seguente elenco vengono riportati i Molluschi di Lampedusa. Sono elencati
complessivamente 461 taxa, di cui 14 Polyplacophora, 355 Gastropoda, 86 Bivalvia, 3
Scaphopoda e 3 Cephalopoda.
Polyplacophora
LEPTOCHITONIDAE
Lepidopleurus cajetanus (POLI, 1791)
Lepidopleurus algesirensis (CAPELLINI, 1859)
Lepidopleurus cancellatus (G.B.SOWERBY 11, 1840)
Lepidopleurus scabridus (JEFFREYS, 1880)
ISCHNOCHITONIDAE
Callochiton septemvalvis euplaeae (O.G. COSTA, 1829)
Ischnochiton rissoi (PAYRAUDEAU, 1826)
Ischnochiton exaratus (SARS, 1878)
Lepidochitona cinerea (L., 1767)
Lepidochitona corrugata (REEVE, 1848)
Leptochiton cimicoides (MONTEROSATO, 1879)
CHITONIDAE
Chiton corallinus (RISSO, 1826)
Chiton olivaceus SPENGLER, 1797
ACANTHOCHITONIDAE
Acanthochitona crinita (PENNANT, 1777)
Acanthochitona fascicularis (L., 1767)
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272
Gastropoda
PATELLIDAE
Patella caerulea L., 1758
Patella ferruginea GMELIN, 1791
Patella rustica L., 1758
Patella ulyssiponensis GMELIN, 1791
ACMAEIDAE
Acmaea virginea (MULLER, 1776)
LEPETIDAE
Iothia fulva (MULLER O.F., 1776)
NERITIDAE
Srnaragdia viridis (L., 1758)
FISSURELLIDAE
Diodora gibberula (LAMARCK, 1822)
Diodora graeca (L., 1758)
Diodora italica (DEFRANCE, 1820)
Emarginula fissura (L., 1758)
Emarginula octaviana COEN, 1939
Emarginula rosea (BELL, 1824)
Emarginula sicula GRAY, 1825
Emarginella huzardi (PAYRAUDEAU, 1826)
Fissurella nubecula (L., 1758)
SCISSURELLIDAE
Scissurella costata D'ORBIGNY, 1824
Sinezona cingulata (O.G. COSTA, 1861)
HALIOTIDAE
Haliotis tuberculata LAMARCK, 1822
TROCHIDAE
Calliostoma conulus (L., 1758)
Calliostoma gualterianum (PHILIPPI, 1848)
Calliostoma laugieri (PAYRAUDEAU, 1826)
Calliostoma zizyphinum (L., 1758)
Calliostoma granulatum (VON BORN, 1778)
Clanculus corallinus (GMELIN, 1791)
Clanculus cruciatus (L., 1758)
Clanculus jussieui (PAYRAUDEAU, 1826)
Clelandella miliaris (BROCCHI, 1814)
Gibbula ardens (Von SALICI, 1793)
Gibbula adansoni (PAYRAUDEAU, 1826)
Gibbula divaricata (L., 1758)
Gibbula fanulum (GMELIN, 1791)
Gibbula guttadauri (PHILIPPI, 1836)
Gibbula leucophaea (PHILIPPI , 1836)
Gibbula philberti (RECLUZ, 1843)
Gibbula richardi (PAYRAUDEAU, 1826)
Gibbula racketti (PAYRAUDEAU, 1826)
Gibbula rarilineata (MICHAUD, 1829)
Gibbula turbinoides (DESHAYES, 1832)
Gibbula umbilicaris (L., 1758)
Gibbula varia (L., 1758)
Monodonta articulata LAMARCK, 1822
Monodonta mutabilis (PHILIPPI, 1846)
Monodonta turbinata (VON BORN, 1778)
Osilinus turbinatus (VON BORN, 1778)
Jujubinus exasperatus (PENNANT, 1777)
Jujubinus gravinae (DAUTZEMBERG, 1881)
Jujubinus montagui (W. WOOD, 1828)
Jujubinus striatus ( L., 1758)
Jujubinus tumidulus (ARADAS, 1846)
Jujubinus unidentatus (PHILIPPI, 1844)
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273
Jujubinus sp. (cfr. gravinae)
COLLONIIDAE
Homalopoma sanguineum (L., 1758)
SKENEIDAE
Dikoleps cutleriana (CLARK W., 1848)
Skenea pelagia NOFRONI & VALENTI, 1987
Skenea serpuloides (MONTAGU, 1808)
Skeneoides jeffreysii (MONTEROSATO, 1872)
TRICOLIIDAE
Tricolia pullus (L., 1758)
Tricolia speciosa (Von MUHLFELDT, 1824)
Tricolia tenuis (MICHAUD, 1829)
Tricolia punctura
GOFAS, 1993
TURBINIIDAE
Bolma rugosa (L ., 1767)
ATLANTIDAE
Atlanta sp.
CERITHIIDAE
Bittium jadertinum (BRUSINA, 1865)
Bittium lacteum (PHILIPPI, 1836)
Bittium latreillii (PAYRAUDEAU, 1826)
Bittium reticulatum (DA COSTA, 1778)
Cerithium haustellum MONTEROSATO in CREMA, 1903
Cerithium protractum BIVONA Ant. in BIVONA And., 1838
Cerithium rupestre RISSO, 1826
Cerithium vulgatum (BRUGUIERE, 1792)
Cerithium sp.
Rhinoclavis kochi (PHILIPPI, 1848)
FOSSARIDAE
Fossarus ambiguus (L., 1758)
TURRITELLIDAE
Turritella decipiens MONTEROSATO, 1878
Turritella monterosatoi KOBELT, 1888
Turritella turbona MONTEROSATO, 1877
LITTORINIDAE
Littorina neritoides (L., 1758)
CINGULOPSIDAE
Eatonina cossurae (CALCARA, 1841)
Eatonina fulgida (J . ADAMS, 1797)
RISSOIDAE
Rissoa aartseni VERDUIN, 1985
Rissoa auriscalpium (L., 1758)
Rissoa guerinii (RECLUZ, 1803)
Rissoa lia (BENOIT in MONTEROSATO, 1884)
Rissoa similis (SCACCHI, 1836)
Rissoa scurra (MONTEROSATO, 1917)
Rissoa variabilis (Von MUHLFELDT, 1824)
Rissoa violacea DESMAREST, 1814
Alvania amatii Oliverio, 1985
Alvania beani (HANLEY in THORPE, 1844)
Alvania beniamina (MONTEROSATO, 1884)
Alvania cancellata (DA COSTA, 1838)
Alvania carinata (da Costa 1778)
Alvania cimex (L.,1758)
Alvania discors (ALLAN, 1818)
Alvania geryonia (NARDO, 1847)
Alvania lactea (MICHAUD, 1832)
Alvania lanciae (Calcara, 1845)
Alvania lineata RISSO, 1826
Alvania mamillata RISSO, 1826
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274
Alvania oranica (PALLARY, 1900)
Alvania pagodula (B.D.D., 1884)
Alvania rudis (PHILIPPI, 1844)
Alvania scabra (PHILIPPI, 1844)
Alvania semistriata (MONTAGU, 1808)
Alvania subcrenulata (SCHWARTZ in APPELIUS, 1869)
Manzonia crassa (KANMACHER, 1798)
Manzonia weinkauffii weinkauffii (WEINKAUFF, 1868)
Obtusella intersecta (WOOD, 1857)
Pusillina diversa (F. NORDSIECK, 1972)
Pusillina interrupta (J . ADAMS, 1798)
Pusillina lineolata (MICHAUD, 1832)
Pusillina marginata (MICHAUD, 1832)
Pusillina munda (MONTEROSATO, 1844)
Pusillina philippii (ARADAS et MAGGIORE, 1844)
Pusillina radiata (PHILIPPI, 1836)
Setia ambigua (BRUGNONE, 1873)
Rissoina bruguieri (PAYRAUDEAU, 1826)
ADEORBIDAE
Circulus striatus (PHILIPPI, 1836)
Pondorbis formosissimus (BRUGNONE, 1873)
ANABATHRIDAE
Nodulus contortus (JEFFREYS, 1856)
Pisinna glabrata (Von MUHLFELDT, 1824)
ASSIMINEIDAE
Paludinella littorina (DELLE CHIAJE, 1828)
BARLEEIDAE
Barleeia gougeti (MICHAUD, 1830)
Barleeia unifasciata (MONTAGU, 1803)
CAECIDAE
Caecum auriculatum DE FOLIN, 1868
Caecum clarkii CARPENTER, 1858
Caecum subannulatum DE FOLIN, 1870
Caecum trachea (MONTAGU, 1803)
HYDROBIIDAE
Hydrobia ulvae (PENNANT, 1777)
Heleobia stagnorum (GMELIN, 1791)
IRAVADIIDAE
Hyala vitrea (MONTAGU, 1803)
TORNIDAE
Tornus subcarinatus (MONTAGU, 1803)
TRUNCATELLIDAE
Truncatella subcylindrica (L., 1767)
VANIKORIDAE
Megalomphalus azonus (BRUSINA, 1865)
Megalomphalus disciformis (GRANATA-GRILLO, 1877)
CALYPTRAEIDAE
Calyptraea chinensis (L., 1758)
Crepidula unguiformis LAMARCK, 1822
Crepidula gibbosa DEFRANCE, 1818
XENOPHORIDAE
Xenophora crispa (KOENIG, 1825)
VERMETIDAE
Dendropoma petraeum (MONTEROSATO, 1884)
Vermetus triquetrus Ant. BIVONA, 1832
Vermetus granulatus (GRAVENHORST, 1831)
Vermetus rugulosus MONTEROSATO, 1878
Petaloconchus glomeratus (L., 1758)
Serpulorbis arenaria (L., 1758)
CYPRAEIDAE
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275
Erosaria spurca (L., 1758)
Luria lurida (L., 1758)
Schilderia achatidea (GRAY in G.B. SOWERBY III, 1837)
Zonaria pyrum (GMELIN, 1791)
LAMELLARIIDAE
Lamellaria perspicua (L., 1758)
TRIVIIDAE
Trivia arctica (SOLANDER in HUMPHREY, 1797)
Trivia monacha (DA COSTA, 1778)
Trivia pulex (SOLANDER in GRAY, 1828)
Triva spongicola MONTEROSATO, 1923
NATICIDAE
Euspira fusca (BLAINVILLE, 1825)
Euspira grossularia (MARCHE-MARCHAD, 1957)
Euspira guillemini (PAYRAUDEAU, 1826)
Euspira macilenta (PHILIPPI , 1844)
Euspira nitida (DONOVAN, 1804)
Natica dillwyni (PAYRAUDEAU, 1826)
Natica settepassii GAGLINI ,in SETTEPASSI, 1985
Natica hebraea (MARTYN, 1784)
Neverita josephinia RISSO, 1826
Payraudeautia intricata (DONOVAN, 1804)
TONNIDAE
Tonna galea (L., 1758)
CASSIDAE
Phalium granulatum (Von BORN, 1778)
Phalium saburon (BRUGUIERE, 1792)
RANELLIDAE
Ranella olearia (L., 1758)
Cabestana cutacea (L., 1758)
Caronia lampas (L., 1758)
TRIPHORIDAE
Cheirodonta pallescens (JEFFREYS, 1867)
Marshallora adversa (MONTAGU, 1803)
Monophorus perversus (L., 1758)
Monophorus thiriotae BOUCHET, 1984
Metaxia metaxae (DELLE CHIAJE, 1828)
CERITHIOPSIDAE
Cerithiopsis barleei JEFFREYS, 1867
Cerithiopsis cfr. contigua MONTEROSATO, 1878
Cerithiopsis jeffreysi WATSON, 1885
Cerithiopsis minima (BRUSINA, 1865)
Cerithiopsis tubercularis (MONTAGU, 1803)
Dizoniopsis bilineata (HORNES, 1848)
Seila trilineata (PHILIPPI, 1836)
ACLIDIDAE
Aclis minor (BROWN, 1827)
EPITONIIDAE
Epitonium commune (LAMARCK, 1822)
Epitonium turtoni (TURTON, 1819)
Gyroscala lamellosa (LAMARCK, 1822)
Opalia crenata (L., 1758)
Acrilloscala lamyi (DE BOURY, 1909)
EULIMIDAE
Eulima bilineata ALDER, 1848
Ersilia mediterranea (MONTEROSATO, 1869)
Melanella monterosatoi (MONTEROSATO, 1890)
Melanella polita (L., 1758)
Melanella praecurta (PALLARY, 1904)
Melanella lubrica
(MONTEROSATO, 1890)
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Parvioris ibizenca (NORDSIECK, 1968)
Sabinella piriformis (BRUGNONE, 1873)
Sticteulima jeffreysiana (BRUSINA, 1869)
Vitreolina curva (MONTEROSATO, 1874)
Vitreolina incurva (B.D.D., 1883)
Vitreolina philippii (RAYNEVAL et PONZI, 1854)
MURICIDAE
Coralliophila meyendorffii (CALCARA, 1845)
Coralliophila sp.
Cyclope neritea (L., 1758)
Cyclope pellucida RISSO, 1826
Dermomurex scalaroides (BLAINVILLE, 1826)
Hexaplex trunculus (L., 1758)
Latiaxis babelis (REQUIEN, 1848)
Murexsul aradasii MONTEROSATO in POIRIER, 1883
Muricopsis cristata (BROCCHI, 1814)
Ocenebra erinaceus (L., 1758)
Ocinebrina aciculata (LAMARCK, 1822)
Ocinebrina edwardsi (PAYRAUDEAU, 1826)
Stramonita haemastoma (L., 1766)
Typhinellus sowerbyi (BRODERIP, 1833)
CANCELLARIIDAE
Cancellaria cancellata (Linné, 1767)
Cancellaria coronata Scacchi, 1835
BUCCINIDAE
Buccinulum corneum (L., 1758)
Chauvetia brunnea (DONOVAN, 1804)
Chauvetia lefebvrei (MARAVIGNA, 1840)
Chauvetia mamillata (RISSO, 1826)
Chauvetia procerula MONTEROSATO, 1889
Chauvetia recondita (BRUGNONE, 1873)
Chauvetia turritellata (DESHAYES, 1835)
Colubraria reticulata (BLAINVILLE, 1826)
Fasciolaria lignaria (L., 1758)
Fusinus pulchellus (PHILIPPI, 1844)
Fusinus rudis (PHILIPPI, 1844)
Engina leucozona (PHILIPPI, 1843)
Nassarius corniculus (OLIVI, 1792)
Nassarius mutabilis (L., 1758)
Nassarius costulatus cuvierii (PAYRAUDEAU, 1826)
Pisania striata (GMELIN, 1791)
Pollia dorbignyi (PAYRAUDEAU, 1826)
Pollia scabra LOCARD, 1886
Pollia scacchiana (PHILIPPI, 1844)
COLUMBELLIDAE
Columbella rustica (L., 1758)
Mitrella gervillii (PAYRAUDEAU, 1826)
Mitrella scripta (L.,1758)
Mitrella sp.
COSTELLARIIDAE
Vexillum ebenus (LAMARCK, 1811)
Vexillum savignyi (PAYRAUDEAU, 1826)
Vexillum tricolor (GMELIN, 1791)
MARGINELLIDAE
Gibberula miliaria (L., 1758)
Gibberula philippii (MONTEROSATO, 1884)
Gibberula jansseni van Aartsen, Menkhorst & Gittenberger, 1984
Granulina clandestina (BROCCHI, 1814)
Granulina boucheti Gofas, 1992
Granulina marginata (BIVONA, 1832)
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Granulina occulta
(MONTEROSATO, 1869)
Volvarina mitrella (RISSO, 1826)
MITRIDAE
Mitra cornicula (L., 1758)
Mltra nigra (GMELIN, 1791)
CONIDAE
Conus mediterraneus HWASS in BRUGUIERE, 1792
TURRIDAE
Bela brachystoma (PHILIPPI, 1844)
Bela laevigata (PHILIPPI, 1836)
Bela menkhorsti VAN AARTSEN, 1988
Bela nebula (MONTAGU, 1803)
Clathromangelia granum (PHILIPPI, 1844)
Fusiturris similis (And. BIVONA, 1838)
Fusiturris undatiruga (Ant. BIVONA in And. BIVONA, 1838)
Haedropleura septangularis (MONTAGU, 1803)
Mangelia attenuata (MONTAGU, 1803)
Mangelia costulata (BLAINVILLE, 1829)
Mangelia multilineolata (DESHAYES, 1833)
Mangelia stossiciana (BRUSINA, 1869)
Mangelia taeniata (DESHAYES, 1835)
Mangelia unifasciata DESHAYES, 1835
Mangelia vauquelini (PAYRAUDEAU, 1825)
Mitrolumna crenipicta DAUTZEMBERG, 1889
Mitrolumna olivoidea (CANTRAINE, 1835)
Raphitoma purpurea cfr. bicolor
Raphitoma linearis (MONTAGU, 1803)
MATHILDIDAE
Mathilda gemmulata SEMPER, 1865
Mathilda quadricarinata (BROCCHI, 1814)
RISSOELLIDAE
Rissoella diaphana (ALDER, 1848)
Rissoella inflata LOCARD, 1892
HYALOGYRINIDAE
Xenoskenea pellucida (MONTEROSATO, 1874)
OMALOGYRIDAE
Ammonicera fischeriana (MONTEROSATO, 1889)
Ammonicera rota (FORBES & HANLEY, 1850)
Omalogyra atomus (PHILIPPI, 1841)
PYRAMIDELLIDAE
Anisocycla pointeli (FOLIN, 1867)
Chrysallida doliolum (PHILIPPI, 1844)
Chrysallida obtusa (T. BROWN, 1827)
Clathrella clathrata (PHILIPPI, 1844)
Eulimella laevis (BLAINVILLE, 1827)
Eulimella ventricosa (FORBES, 1844)
Folinella excavata (PHILIPPI, 1836)
Odostomella doliolum (PHILIPPI, 1844)
Odostomia erjaveciana BRUSINA, 1869
Odostomia lukisii JEFFREYS, 1859
Odostomia turriculata MONTEROSATO, 1869
Ondina obliqua (ALDER, 1844)
Ondina vitrea (BRUSINA, 1866)
Turbonilla obliquata (PHILIPPI, 1844)
Turbonilla pusilla (PHILIPPI, 1844)
Turbonilla striatula (L., 1758)
Turbonilla rosewateri CORGAN & VAN AARTSEN, 1993
ACTEONIDAE
Acteon tornatilis (L., 1758)
DIAPHANIDAE
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Diaphana minuta BROWN, 1827
RETUSIDAE
Retusa mammillata (PHILIPPI, 1836)
Retusa semisulcata (Philippi, 1836)
Retusa truncatula (BRUGUIERE, 1792)
Retusa umbilicata (Montagu, 1803)
Volvulella acuminata (BRUGUIERE, 1792)
RINGICULIDAE
Ringicula auriculata (MENARD de la GROYE, 1811)
Ringicula conformis MONTEROSATO, 1877
BULLIDAE
Bulla striata BRUGUIERE, 1789
PHILINIDAE
Laona pruinosa (Clark W., 1827)
RUNCINIDAE
Runcina cfr. coronata (QUATREFAGES, 1844)
HAMINOEIDAE
Atys jeffreysi (WEINKAUFF, 1868)
Haminoea hydatis (L., 1758)
Haminoea navicula (DA COSTA, 1778)
Weinkauffia turgidula (FORBES, 1844)
PHILINIDAE
Philine aperta (L., 1767)
Philine catena (MONTAGU, 1803)
Philine scabra (MULLER, 1776)
CYLICHNIDAE
Cylichna hoernesii (WEINKAUFF, 1866)
Scaphander lignarius (L., 1758)
CAVOLINIIDAE
Creseis acicula RANG, 1828
ELYSIIDAE
Elysia viridis (MONTAGU, 1804)
Elysia timida (RISSO, 1818)
Thuridilla hopei (VERANY, 1853)
BOSELLIDAE
Bosellia mimetica TRINCHESE, 1891
POLYBRANCHIIDAE
Aplysiopsis elegans DESHAYES, 1864
Caliphylla mediterranea A. COSTA, 1869
STILIGERIDAE
Limapontia capitata (MUELLER, 1774)
UMBRACULIDAE
Umbraculum mediterraneum (ROEDING, 1798)
PLEUROBRANCHIDAE
Berthellina citrina (RUPPEL & LEUCKART, 1828)
Berthella plumula
(MONTAGU, 1803)
Berthella stellata (RISSO, 1826)
APLYSIIDAE
Aplysia fasciata POIRET, 1789
Aplysia parvula GUILDING in MOERCH, 1863
Aplysia punctata (CUVIER, 1803)
DOLABRIFERIDAE
Petalifera petalifera (RANG, 1828)
CHROMODORIDIDAE
Chromodoris krohni (VERANY, 1846)
Chromodoris luteorosea (RAPP, 1827)
Hypselodoris picta (SCHULTZ in PHILIPPI, 1836)
DISCODORIDIDAE
Discodoris atromaculata (BERGH, 1880)
Discodoris maculosa BERGH, 1884
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Discodoris sp. 1
Discodoris sp. 2
Paradoris indecora BERGH, 1881
PLATYDORIDIDAE
Platydoris argo (L., 1767)
DENDRODORIDIDAE
Dendrodoris grandiflora (RAPP, 1827)
Doriopsilla cfr. areolata BERGH, 1880
TRITONIIDAE
Marionia blainvillea (RISSO, 1818)
FACELINIDAE
Cratena peregrina (GMELIN, 1791)
EUBRANCHIDAE
Eubranchus sp.
TERGIPEDIDAE
Cuthona cfr. caerulea (MONTAGU, 1804)
SIPHONARIIDAE
Williamia gussonii (O.G. COSTA, 1829)
TRIMUSCULIDAE
Gadinia garnoti PAYRAUDEAU, 1826
Trimusculus mammillaris (L., 1758)
ELLOBIIDAE
Leuconia bidentata (MONTAGU)
Ovatella myosotis (DRAPARNAUD, 1801)
Bivalvia
SOLEMYIDAE
Solemya togata (POLI, 1795)
NUCULIDAE
Nucula nucleus (L., 1758)
NUCULANIDAE
Nuculana pella (Linné, 1767)
ARCIDAE
Arca noae L., 1758
Barbatia barbata (L., 1758)
Barbatia clathrata (DEFRANCE, 1816)
NOETIIDAE
Striarca lactea (L., 1758)
GLYCYMERIDIDAE
Glycymeris glycymeris (L., 1758)
MYTILIDAE
Adipicola modiolaeformis (STURANY, 1896)
Gregariella petagnae (SCACCHI, 1832)
Lithophaga lithophaga (L., 1758)
Modiolarca subpicta (CANTRAINE, 1835)
Modiolula phaseolina (PHILIPPI, 1844)
Modiolus adriaticus (LAMARCK, 1819)
Modiolus barbatus (L., 1758)
Musculus costulatus (RISSO, 1825)
Musculus dìscors (L., 1767)
Myoforceps aristata (DILLWYN, 1817)
Mytilaster minimus (POLI, 1795)
PINNIDAE
Pinna nobilis L., 1758
Pinna rudis L., 1758
PTERIIDAE
Pinctada radiata (LEACH, 1814)
PECTINIDAE
Aequipecten opercularis (L., 1758)
Chlamys flexuosa (POLI, 1795)
Chlamys multistriata (POLI, 1795)
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
280
Chlamys proteus (DILLWYN, 1867 )
Chlamys varia (L., 1758)
Lissopecten hyalinus (POLI, 1795)
Palliolum incomparabile (RISSO, 1826)
Pecten jacobaeus (L., 1758)
Propeamussium fenestratum (FORBES, 1844)
SPONDYLIDAE
Spondylus gaederopus L., 1758
ANOMIIDAE
Anomia ephippium L., 1758
LIMIDAE
Lima lima (L., 1758)
Limea loscombi (G.B. SOWERBY I, 1823)
Limatula subauriculata (MONTAGU, 1808)
Limatula subovata (JEFFREYS, 1876)
OSTREIDAE
Ostreola stentina (PAYRAUDEAU, 1826)
LUCINIDAE
Ctena decussata (O.G. COSTA, 1829)
Loripes lacteus (L., 1758)
Lucinella divaricata (L., 1758)
Myrtea spinifera (MONTAGU, 1803)
CHAMIDAE
Chama gryphoides L., 1758
Pseudochama gryphina (LAMARCK, 1819)
GALEOMMATIDAE
Galeomma turtoni TURTON, 1825
LASAEIDAE
Lasaea rubra (MONTAGU, 1803)
Scacchia oblonga (PHILIPPI, 1836)
CARDITIDAE
Cardita calyculata (L., 1758)
Glans trapezia (L., 1767)
Pteromeris jozinae VAN AARTSEN, 1984
Pteromeris minuta (SCACCHI, 1836)
Venericardia antiquata (L., 1758)
ASTARTIDAE
Digitaria digitaria (L., 1758)
Gonilia biplicata (DALL, 1903)
Gonilia calliglypta (DALL, 1903)
Goodallia triangularis (MONTAGU, 1803)
CARDIIDAE
Parvicardium exiguum (GMELIN, 1791)
Parvicardium minimum (PHILIPPI, 1836)
Parvicardium ovale (G.B. SOWERBY II, 1840)
Parvicardium scabrum (PHILIPPI, 1844)
Parvicardium scriptum (B.D.D., 1892)
Plagiocardium papillosum (POLI, 1795)
TRAPEZIIDAE
Coralliophaga lithophagella (LAMARCK, 1819)
CRASSATELLIDAE
Crassatina planata (CALCARA, 1840)
TELLINIDAE
Tellina donacina L., 1758
Tellina pulchella LAMARCK, 1818
Tellina pygmaea LOVEN, 1846
Macoma balthica (L., 1758)
PSAMMOBIIDAE
Gari costulata (TURTON, 1822)
Gari fervensis (GMELIN, 1791)
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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281
KELLIDAE
Kellia suborbicularis (MONTAGU, 1803)
LUCINIDAE
Megaxinus unguiculinus (PALLARY, 1904)
MONTACUTIDAE
Montacuta substriata (MONTAGU, 1808)
Mysella bidentata
(MONTAGU, 1803)
VENERIDAE
Clausinella fasciata (DA COSTA, 1778)
Dosinia lupinus (L., 1758)
Gouldia minirna (MONTAGU, 1803)
Irus irus (L., 1758)
Pitar rudis (POLI, 1795)
Venus verrucosa L., 1758
Venus casina L., 1758
PETRICOLIDAE
Petricola lithophaga (RETZIUS, 1786)
CORBULIDAE
Corbula gibba (OLIVI, 1792)
HIATELLIDAE
Hiatella arctica (L., 1767)
CLAVAGELLIDAE
Clavagella melitensis BRODERIP, 1835
PERIPLOMATIDAE
Cochlodesma praetenue (Pulteney, 1799)
Scaphopoda
DENTALIIDAE
Dentalium inequicostatum DAUTZEMBERG, 1891
Dentalium vulgare DA COSTA, 1778
Fustiaria filum (SOWERBY, 1860)
Cephalopoda
Loligo vulgaris Lamarck, 1798
Octopus vulgaris Cuvier, 1797
Sepia officinalis Linnaeus, 1758
Elenco della Fauna a Briozoi di Lampedusa (tratto dallo studio di fattibilità della riserva
marina). Sono elencati 51 taxa, di cui 10 Stenolaemata e 41 Gymnolaemata. Le specie
precedeute dal simbolo * sono presenti esclusivamente nelle tanatocenosi.
Stenolaemata
Annectocyma major (JOHNSTON)
Annectocyma tubulosa (BUSK)
Crisia fistulosa HELLER
Crisia occidentalis (TRASK)
Crisia sigmoidea WATERS
Disporella hispida (FLEMING)
Entalophoroecia sp.
Filicrisia geniculata (MILNE-EDWARDS)
Lichenoporidae spp.
* Mecynoecia delicatula (BUSK)
Gymnolaemata
Aetea anguina (LINNE')
Aetea longicollis (JULLIEN)
Aetea sica (COUCH)
Aetea truncata (LANDSBOROUGH)
Beania hirtissima (HELLER)
Beania magellanica (BUSK)
Brodiella armata (HINCKS)
Caberea boryi (AUDOUIN)
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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282
Calpensia nobilis (ESPER)
Celleporina caminata (WATERS)
Celleporina hassallii (JOHNSTON)
Chlidonia pyrifomuis (BERTOLONI)
Chorizopora brongniartii (AUDOUIN)
Copidozoum planum (HINCKS)
* Escharina vulgaris (MOLL)
Escharoides mamillata (WOOD)
Fenestrulina malusii (AUDOUIN)
Hippopodinella kirchenpaueri (HELLER)
Metroperiella lepralioides (CALVET)
Microporella ciliata (PALLAS)
Mimosella gracilis HINCKS
Mollia pa tellaria (MOLL)
Myriapora truncata (PALLAS)
Nolella gigantea (BUSK)
Omalosecosa ramulosa (LINNE')
Pentapora fascialis (PALLAS)
Puellina sp.
Rhynchozoon pseudodigitatum ZABALA & MALUQ.
Savignyella lafontii (AUDOUIN)
Schizobrachiella sanguinea (NORMAN)
Schizomavella auriculata (HASSALL)
Schizomavella auriculata cuspidata HINCKS
Schizomavella rudis (MANZONI)
Scrupocellaria bertholleti (AUDOUIN)
Scrupocellaria delilii (AUDOUIN)
Scrupocellaria retans (LINNE')
Scrupocellaria scruposa (LINNE’)
Sertella couchii (HINCKS)
Smittina cervicornis (PALLAS)
Triticella pedicellata ALDER
Turbicellepora magnicostata (BARROSO)
Elenco della Fauna a Policheti di Lampedusa (tratto dallo studio di fattibilità della riserva
marina). Sono elencati complessivamente 88 taxa.
Amphiglena mediterranea (LEYDIG)
Amphyosyllis formosa (CLAPAREDE)
Aponuphus bilineata (BAIRD)
Arabella iricolor (MONTAGU)
Autolytus prolifera (MULLER)
Branchiomma lucullana (DELLE CHIAJE)
Branchiosyllis exilis (GRAVIER)
Brania pusilla (DU JARDIN)
Ceratonereis costae GRUBE
Ceratonereis hircinicola ELSIG
Chrysopetalum debile (GRUBE)
Cirratulus cirratus (O.F. MULLER)
Cirriformia tentaculata (MONTAGU)
Dodecaceria concharum OERSTED
Dorvillea rubrovittata ( GRUBE)
Drilonereis filum (CLAPARDE)
Ehlersia ferruginea (LANGERHANS)
Eunice harassii AUD. & MILNE-EDWARDS
Eunice pennata (0.F. MULLER)
Eunice torquata QUATREFAGES
Eunice vittata (DELLE CHIAJE)
Euphrosine foliosa AUD. & MILNE-EDWARDS
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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283
Eurysyllis tuberculata EHLERS
Eusyllis assimilis MARENZELLER
Exogone gennifera (PAGENSTECHER)
Exogone hebes COGNETTI
Exogone hebes meridionalis COGNETTI
Genetyllis nana (SAINT-JOSEPH)
Glycera lapidum QUATREFAGES
Glycera tessellata tessellata GRUBE
Haplosyllis spongicola (GRUBE)
Harmothoe areolata GRUBE
Harmothoe ljungmani (MALMGREM)
Harmothoe lunuata (DELLE CHIAJE)
Harmothoe spinifera (EHLERS)
Hydroides p. pseudouncinata ZIBROWIUS
Kefersternia cirrata (KEFERSTEIN)
Lacydonia miranda MARION & BOBRETZKY
Laeonereis glauca (CLAPAREDE)
Lanice conchylega (PALLAS)
Laonome kroyeri MALMGREN
Leiochrides africanus AUGENER
Lepidonotus clava (MONTAGU)
Lumbrinereis coccinea ( RENIER)
Lumbrinereis fragiliis (O.F. MULLER)
Lumbrinereis funchalensis (KINBERG)
Lumbrinereis gracilis (ELHERS)
Lumbrinereis tetraura (SCHMARDA)
Lysidice collaris GRUBE
Lysidice ninetta AUDOUIN & MILNE-EDWARDS
Megalomma vesiculosum (MONTAGU)
Micronereis siciliensis CANTONE
Mystides lymbata SAINT-JOSEPH
Neanthes kerguelensis (McINTOSH)
Nematonereis unicornis (GRUBE)
Nereis jacksoni KINBERG
Nereis pelagica LINNAEUS
Nereis rava ELHERS
Nereis zonata MALMGREN
Palola siciliensis (GRUBE)
Pantogenia chrysocoma (ROULE)
Perinereis cultrifera (GRUBE)
Perinereis macropus (CLAPAREDE)
Phyllodoce macrophtalma SCHMARDA
Pista cristata (MULLER)
Platynereis dumerilii (AUD. & MILNE-EDW.)
Polycirrus medusa GRUBE
Polyophtalmus pictus (DU JARDIN)
Protodorvillea atlantica (McINTOSH)
Protomystides bidentata (LANGHERANS)
Psammolyce arenosa (DELLE CHIAJE)
Pseudobrania clavata (CLAPAREDE)
Pseudobrania limbata (CLAPAREDE)
Pseudopolydora tennata (CLAPAREDE)
Pseudosyllis previpennis GRUBE
Schistomeringos rudolphi (DELLE CHIAJE)
Sphaerosyllis hystrix CLAPAREDE
Spirobranchus polytrema (PHILIPPI)
Syllis armillarris MULLER
Syllis cornuta RATHKE
Syllis gracilis GRUBE
Syllis hyalina GRUBE
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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284
Syllis krohnii (HARTMANN-SCHROEDER)
Syllis prolifera (KROHN)
Syllis variegata GRUBE
Syllis vittata (DELLE CHIAJE)
Thanalessa dendrolepis (CLAPAREDE)
Trypanosyllis zebra GRUBE
Vermiliopsis striaticeps (GRUBE)
Elenco della Fauna a Crostacei di Lampedusa. L’elenco è costituito dal gruppo degli
Amphypoda tratto dallo studio di fattibilità della riserva marina, dalle specie solo accennate
nel suddetto studio e dalle specie osservate personalmente da Giardina (2004). Sono elencati
complessivamente 64 taxa di Crustacea, di cui 48 Amphypoda, 9 Decapoda, 4 Isopoda, 2
Cirripedia e 1 Pericarida.
Amphypoda
Ampelisca sp.
Amphilocus neapolitanus Della Valle, 1893
Ampithoe ramondi Audouin, 1826
Ampithoe riedli Schickel, 1968
Ampithoe spuria Krapp-Schickel, 1978
Apherusa chiereghinii Giordani-Soika, 1950
Apherusa sp.
Caprella acanthifera discrepans Mayer, 1890
Caprella hirsuta Mayer, 1890
Caprella grandimana Mayer, 1882
Caprella liparotensis Haller, 1879
Caprella rapax Mayer, 1890
Colomastix pusilla Grube, 1861
Dexamine spiniventris (A. Costa, 1853)
Elasmopus brasiliensis (Dana, 1855)
Elasmopus pocillimanus (Bate, 1862)
Ericthonius punctatus (Bate, 1857)
Gammarella fucicola (Leach, 1814)
Hyale camptonyx (Heller, 1867)
Hyale nilssoni (Rathke)
Iphimedia sp.
Jassa marmorata Holmes, 1903
Lembos websteri Bate, 1857
Lepidepecreum longicorne (Bate & Westwood, 1861)
Leptocheirus guttatus (Grube, 1864)
Leptocheirus pilosus Zaddach, 1844
Leucothoe richiardii Lessona, 1865
Leucothoe venetiarum Giordani-Soika, 1950
Liljeborgia dellavallei Stebbing, 1906
Lysianassa costae Milne Edwards, 1830
Lysianassa longicornis Lucas, 1 849
Lysianassa sp.
Maera hamigera Hansewell, 1880
Maera hirondellei Chevreux, 1900
Maera ìnaequipes (A. Costa, 1857)
Metaphoxus pectinatus (Walker, 1896)
Microdeutopus algicola Della Valle, 1893
Microdeutopus armatus Chevreux, 1887
Orchomene .sp.
Peltocoxa mariori Catta, 1875
Pereionotus testudo Della Valle, 1893
Phtisica marina Slabber, 1769
Podocerus variegatus Leach, 1813
Pseudoprotella phasma (Montagu, 1804)
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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285
Stenothoe dollfusi Chevreux, 1900
Stenothoe monoculoides 0.Sars, 1892
Stenothoe spinimana Chevreux, 1911
Urothoe elegans Bate, 1857
Decapoda
Acanthonyx lunulatus (Risso, 1816)
Alpheus glaber (Olivi, 1792)
Alpheus dentipes Guérin-Méneville, 1832
Calcinus tubularis (Linnaeus, 1767)
Dardanus sp.
Eriphia verrucosa
(Forskål, 1775)
Pachygrapsus marmoratus (Fabricius, 1787)
Palinurus elephas (Fabricius, 1787)
*Percnon gibbesi (H. Milne-Edwards, 1853)
Porcellana gluteli
Scyllarides latus (Latreille, 1803)
Xantho poressa (Olivi, 1792)
Isopoda
Anthura gracilis (Montagu, 1808)
Cymodoce truncata Leach, 1814
Dynamene bidentatus (Adams, 1800)
Ligia italica Fabricius, 1798
Cirripedia
Chthamalus stellatus (Poli, 1795)
Euraphia depressa (Poli, 1795)
Peracarida
Tanais dulongii (Audouin, 1826)
Altre specie presenti nei fondali delle isole Pelagie, e non inserite negli elenchi sopra riportati.
Echinodermata
Arbacia lixula (Linnaeus, 1758)
Arbaciella elegans Mortensen, 1910
Asterina pancerii (Gasco, 1870)
Asterina gibbosa (Pennant, 1777)
Centrostephanus longispinus (Philippi, 1845)
Echinaster sepositus (Retzius, 1783)
Holoturia forskali
Delle Chiaje, 1823
Hazelia attenuata Gray, 1840
Ophidiaster ophidianus (Lamarck, 1816)
Paracentrotus lividus (de Lamarck, 1816)
Sphaerechinus granularis (de Lamarck, 1816)
Porifera
Chondrilla nucula Schmidt, 1862
Chondrosia reniformis (Nardo, 1847)
Clathrina clathrus (Schmidt, 1864)
Crambe crambe (Schmidt,1862)
Haliclona mediterranea Griessinger, 1971
Ircinia sp.
Spirastrella cunctatrix Schmidt, 1868
Spongia officinalis Linnaeus, 1759
Tethya aurantium (Pallas, 1766)
Cnidaria
Pelagia noctiluca (Forsskål, 1775)
Cotylorhiza tuberculata (Macri, 1778)
Actinia equina (Linnaeus, 1758)
Astroides calycularis (Pallas, 1766)
Balanophyllia europaea (Risso, 1826)
Cladocora caespitosa (Linnaeus, 1758)
Condylactis aurantiaca (Delle Chiaje, 1825)
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286
Eunicella cavolinii Koch, 1887
Sipuncula
Aspidosiphon muelleri Diesing, 1851
Phascolosoma granulatum Leuckart, 1828
Ascidiacea
Aplidium elegans (Giard, 1872)
Aplidium proliferum (Milne-Edwards, 1841)
Halocynthia papillosa (Linnaeus, 1767)
Elenco della Fauna Ittica di Lampedusa e Linosa.
§ specie rilevate sia a Lampedusa sia a Linosa; ° specie rilevate a Linosa (Azzurro, 2006).; ^ specie rilevate a
Lampedusa (De Girolamo e Mazzoldi, 1999); **specie frequentemente segnalata a Lampione.
Actinopterygii
Conger Conger (Linnaeus, 1758) ^
Muraena helena Linnaeus, 1758 §
Belone belone (Linnaeus, 1761) §
Epinephelus caninus (Valenciennes, 1843)
Epinephelus fasciatus (Forsskål, 1775) ^
Epinephelus costae (Steindachner, 1878) °
Epinephelus marginatus (Lowe, 1834) §
Polyprion americanus (Bloch & Schneider, 1801)
Serranus cabrilla (Linnaeus, 1758) §
Serranus hepatus (Linnaeus, 1758) ^
Serranus scriba (Linnaeus, 1758) §
Anthias anthias (Linnaeus, 1758) ^
Apogon imberbis (Linnaeus, 1758) §
Caranx crysos (Mitchill, 1815) °
Seriola dumerili (Risso, 1810) ^
Seriola carpenteri Mather 1971
Seriola fasciata (Bloch, 1793)
Seriola rivoliana Valenciennes, 1833
Trachinotus ovatus (Linnaeus, 1758) °
Trachurus sp. ^
Sciaena umbra Linnaeus, 1758 ^
Mullus surmuletus Linnaeus, 1758 §
Boops boops (Linnaeus, 1758) §
Diplodus annularis (Linnaeus, 1758) §
Diplodus puntazzo (Cetti, 1777) §
Diplodus sargus sargus (Linnaeus, 1758) §
Diplodus vulgaris (Geoffroy Saint-Hilaire, 1817) §
Dentex dentex (Linnaeus, 1758) §
Lithognathus mormyrus (Linnaeus, 1758) ^
Oblada melanura (Linnaeus, 1758) §
Pagellus erythrinus (Linnaeus, 1758)
Pagrus auriga Valenciennes, 1843 ^
Pagrus pagrus (Linnaeus, 1758)
Sarpa salpa (Linnaeus, 1758) §
Sparus aurata Linnaeus, 1758 ^
Spondyliosoma cantharus (Linnaeus, 1758) §
Spicara maena (Linnaeus, 1758)
Spicara smaris (Linnaeus, 1758) ^
Chromis chromis (Linnaeus, 1758) §
Coris julis (Linnaeus, 1758) §
Labrus viridis Linnaeus, 1758 §
Labrus merula Linnaeus, 1758 ^
Symphodus cinereus (Bonnaterre, 1788) ^
Symphodus mediterraneus (Linnaeus, 1758) §
Symphodus melanocercus (Risso, 1810) ^
Symphodus ocellatus (Forsskål, 1775) ^
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287
Symphodus roissali (Risso, 1810) §
Symphodus rostratus (Bloch, 1791) §
Symphodus tinca (Linnaeus, 1758) §
Thalassoma pavo (Linnaeus, 1758) §
Xyrichtys novacula (Linnaeus, 1758) ^
Sparisoma cretense (Linnaeus, 1758) §
Aidablennius sphinx (Valenciennes, 1836) ^
Coryphoblennius galerita (Linnaeus, 1758) ^
Lipophrys canevae (Vinciguerra, 1880) ^
Lipophrys dalmatinus (Steindachner e Kolombatovic 1883) ^
Paralipophrys trigloides (Valenciennes, 1836) ^
Parablennius incognitus (Bath, 1968) ^
Parablennius gattorugine (Linnaeus, 1758) ^
Parablennius rouxi (Cocco, 1833) ^
Parablennius sanguinolentus (Pallas, 1814) §
Parablennius zvonimiri (Kolombatovic, 1892) ^
Salaria pavo (Risso, 1810) ^
Scartella cristata (Linnaeus, 1758) ^
Tripterygion delaisi Cadenat et Blache, 1970 §
Tripterygion melanurus Guichenot, 1850 ^
Tripterygion tripteronotus (Risso, 1810) §
Gobius bucchichi Steindachner, 1870 §
Gobius cruentatus Gmelin, 1789 §
Gobius geniporus Valenciennes, 1837 ^
Gobius niger Linnaeus, 1758 ^
Gobius paganellus Linnaeus, 1758 ^
Clinitrachus argentatus (Risso, 1810) ^
Lepadogaster candolii Risso, 1810 ^
Callyonimus sp. ^
Trachinus sp. ^
Atherina sp. §
Oedalechilus labeo (Cuvier, 1829) °
Mugil sp. ^
Sphyraena sphyraena (Linnaeus, 1758) ^
Bothus podas (Delaroche, 1809) ^
Solea vulgaris (Linnaeus, 1758) ^
Scorpaena maderensis Valenciennes, 1833 °
Scorpaena porcus Linnaeus, 1758 ^
Scorpaena scrofa Linnaeus, 1758 §
Dactylopterus volitans (Linnaeus, 1758) ^
Syngnathus acus Linnaeus, 1758 ^
Syngnathus typhle Linnaeus, 1758 ^
Hippocampus histrix Kaup, 1856 ^
Balistes capriscus
Gmelin, 1789 §
Thunnus thynnus (Linnaeus, 1758)
Thunnus alalunga (Bonnaterre, 1788)
Sarda sarda (Bloch, 1793) °
Orcynopsis unicolor (Geoffroy Saint-Hilaire, 1817)
Euthynnus alletteratus (Rafinesque, 1810)
Siganus luridus Rüppel, 1829 °
Fistularia commersonii Rüppel, 1838 °
Elasmobranchii
Carcharhinus plumbeus (Nardo, 1827) **
Altri Vertebrati - * = specie segnalate frequentemente.
Testudines
Caretta caretta (Linnaeus, 1758)
Cetacea
*Delphinus delphis Linnaeus, 1758
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288
*Stenella coeruleoalba (Meyen, 1833)
Tursiops truncatus (Montagu, 1801)
*Balaenoptera physalus (Linnaeus, 1758)
2.3.3.4 Le biocenosi
Nell’ambito dello studio di fattibilità della riserva marina è stata condotta la campagna di
rilevamento cartografico e sono state elaborate tre carte delle biocenosi bentoniche in scala
1:10.000, una per Lampedusa, una per Linosa ed una per Lampione, utilizzando le sigle delle
biocenosi codificate per il Mediterraneo da Meinesz et al. (1983). Per le Isole Pelagie sono
state individuate e cartografate le seguenti biocenosi o ecotoni:
Substrato roccioso
RS: Biocenosi della Roccia Sopralitorale: Enthophysolidetum deustae Berner 1931.
La Biocenosi della Roccia Sopralitorale è presente su tutti i versanti delle tre isole, con un
maggiore sviluppo verticale in quelli di NW e di SE, esposti ai venti dominanti. In qualche
caso si estende fino a circa 6-7 metri sopra il livello del mare, ma normalmente ha
un'ampiezza di circa 2 metri. La roccia calcarea di Lampedusa e Lampione costituisce un
substrato ideale per l'insediamento di Cianoficee in prevalenza epilitiche e di licheni marini,
per una fascia ampia circa un metro. L'aspetto nerastro è dato principalmente dal lichene
Verrucaria maura. Il popolamento animale è costituito in massima parte dal cirripede
Chtamalus depressus e dal mollusco Littorina neritoides, addensati prevalentemente in cavità,
fessure e anfrattuosità molto comuni sia nella roccia calcarea di Lampedusa e Lampione che
in quella vulcanica di Linosa. Nella parte inferiore, nei luoghi più riparati e umidi possono
essere presenti piccole "enclaves" di RMI con Chtamalus stellatus e Patella rustica.
RMS: Biocenosi della Roccia Mesolitorale Superiore: Porphyretum leucostictae
Boudouresque 1971
Si tratta di una fascia estesa qualche decimetro, presente su tutte le coste rocciose delle tre
isole. Nel Mesolitorale superiore delle isole calcaree non sono presenti le tipiche cinture di
questo sottopiano, ma si riscontrano notevoli coperture di Ralfsia verrucosa unita a diverse
Cyanophyceae, specie trasgressive ascendenti dell'ordine Ralfsietalia Giaccone, 1993. In
alcune località, insieme a R.verrucosa, è stata trovata Polysiphonia sertularioides,
caratteristica dell'associazione Porphyretum leucostictae Boudouresque, 1971. Il cirripede
Chtamalus stellatus e il gasteropode Patella rustica sono presenti lungo tutte le coste rocciose
delle tre isole. Lungo i lati più esposti di NE e SW, la fascia non è netta ed è interdigitata con
quella della RMI, con frequenti intrusioni di gasteropodi trochidi e crostacei decapodi.
RMI: Biocenosi della Roccia Mesolitorale Inferiore: Goniolithon papillosum e Ceramiocorallinetum elongatae Pignatti 1962
E’ una fascia di qualche decimetro presente su tutte le coste rocciose delle tre isole. Nel
Mesolitorale inferiore si riscontrano due cinture distinte. La cintura superiore è caratterizzata
dalla presenza di Goniolithon papillosum che, a Lampedusa, sembra sostituire il Lithophyllum
lichenoides, tipico, invece, del bacino orientale del Mediterraneo. La cintura inferiore è
occupata da Ceramium ciliatum v. robustum e Polysiphonia opaca. Questa specie, presente
con elevati valori di copertura, individua una variante del tipico Ceramio-Corallinetum
elongatae Pignatti, 1962. Queste due cinture sono caratterizzate da un mosaico di
popolamenti a Dendropoma petraeum e a Goniolithon papillosum. A questo riguardo, pur
presentandosi con alte densità (circa 1560 individui/m2), D. petraeum non raggiunge quasi
mai la struttura a "trottoir" tipica delle acque nord-occidentali siciliane (CHEMELLO, 1989;
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289
CHEMELLO et al., 1990). La malacofauna più interessante è data da uno stock di taxa
sempre presenti a livello del Mesolitorale inferiore: Lepidochitona corrugata, Patella
ulyssiponensis, Dendropoma petraeum, Lasaea rubra e Fossarus ambiguus. Ben
rappresentato è anche lo stock di specie intruse dall’Infralitorale superiore con Cardita
calyculata, Patella caerulea, Mytilaster minimus, Sinezona cingulata, Acanthochitona crinita,
Vermetus triqueter e Fissurella nubecola. Sono taxa totalmente legati alla frangia infralitorale
superiore e che frequentemente si estendono anche nel piano superiore, sopratutto quando il
popolamento algale a macrofite è ben sviluppato.
RIPB: Biocenosi Fotofila della Roccia Infralitorale in Ambiente Esposto: Cystoseiretum
strictae Molinier 1958.
E' presente su tutte le coste rocciose delle tre isole ed ha un'ampiezza di circa 15 centimetri.
La frangia infralitorale è caratterizzata da un tipico Cystoseiretum strictae Molinier, 1958,
presente lungo tutte le coste. Questo aggruppamento appare ben strutturato anche se talvolta
insieme a Cystoseira amentacea si ritrovano C. compressa e Sargassum vulgare. E' da
mettere in evidenza che a Lampione questa fascia vegetazionale è caratterizzata anche dalla
presenza di C. amentacea v. spicata. Per quanto riguarda il popolamento a molluschi, le
specie costanti sono quelle trovate frequentemente anche nella Biocenosi soprastante, come:
Sinezona cingulata, Dendropoma petraeum, Vermetus triquetus, Cardita calyculata, Pisania
striata ed Acanthochitona crinita. Il gruppo delle specie molto comuni è caratterizzato da
Rissoidae con Rissoa similis, Alvania beniamina e Setia ambigua.
PN: Popolamenti nitrofili di substrato duro: Ulvetum rigidae Berner 1931.
Tali popolarnenti sono diffusi e cartografabili solo a Linosa, nella piccola baia antistante
l'abitato. Nell'Isola di Lampedusa sono frammentari, puntiformi e non cartografabili alla scala
adottata; l'area maggiormente interessata è quella antistante lo scarico di reflui fra Punta
Maccaferri e Cala Maluk, aree meno colpite sono quelle di Cala Pisana, Cala Creta e Cala
Croce. Nell'isola di Linosa, davanti allo scalo vecchio, è stata riconosciuta l'Associazione
Ulvetum rigidae BERNER, 1931. Questa Associazione si sviluppa in condizione di acqua
molto calma, inquinata e diluita in maniera discontinua, con temperatura stagionalmente
elevata e luminosità intensa.
RIPC/o: Biocenosi Fotofila della Roccia Infralitorale superiore in Ambiente Calmo:
Cystoseiretum sauvageauanae Giaccone 1994 var. a Dictyotaceae e Stipocaulaceae.
La Biocenosi RIPC/o è particolarmente diffusa lungo tutto il perimetro costiero roccioso di
Lampedusa con delle fasce particolarmente larghe lungo le coste orientali ed al largo
delllIsola dei Conigli. A Linosa, invece, è presente in modo consistente lungo le coste sudorientali mentre manca su quelle nord-occidentali. Anche a Lampione è presente una piccola e
stretta fascia sul versante nordorientale.
RIPC/c: Biocenosi Fotofila della Roccia Infralitorale superiore in Ambiente Esposto:
Cystoseiretum crinitae var. a Cystoseira barbatula.
La Biocenosi RIPC/c, invece, è diffusa e cartografata solo a Linosa sul versante orientale a
Sud di Punta Beppe Tuccio e lungo la costa di NW tra Caletta e Cala Mannarazza. A
Lampedusa è presente con qualche piccolo lembo non cartografabile, mentre manca del tutto
a Lampione.
Nell'orizzonte alto dell'infralitorale superiore, che a Lampedusa si estende sino a circa 5 m di
profondità, si riscontra il Cystoseiretum crinitae Molinier 1958 che non presenta le specie
guida di tale associazione (C. crinita e C. brachycarpa), ma Dictyota fasciola v. repens e
specie caratteristiche di Ordine superiore quali Laurencia obtusa e Haliptilon virgatum. Nella
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290
parte più alta di questo orizzonte si trova Cystoseira barbatula. Questa specie forma un
popolamento che appare ben strutturato esso si trova prevalentemente in "cuvettes" poco
profonde (10-15 cm), su piattaforme sub-orizzontali e comunque sempre in condizioni di
idrodinamismo ridotto. Quattro specie di molluschi caratteristiche dell’Infralitorale superiore
predominano questo piano: Acanthochitona crinita, Jujubinus gravinae, Cardita calyculata e
Mitra cornicula, specie quest'ultima legata soprattutto alle alghe calcaree incrostanti del
sottostrato. Myoforceps aristata, un endobionte pan-tropicale a Lampedusa assume il ruolo di
vicariante di Lithophaga lithophaga nei piani superiori, relegando quest'ultima a profondità
superiori a -15 m. La malacofauna della fascia da -3 a -5 metri è dominata da Setia ambigua e
da Bittium latreillii.
RIHC: Biocenosi emifotofila della Roccia Infralitorale di Ambiente Calmo: Cystoseiretum
sauvageauanae Giaccone 1994 var. a Cystoseira spinosa v. tenuior
Nell'orizzonte basso dell’Infralitorale superiore, che si estende fino a 25 metri di profondità, si
trova il Cystoseìretum sauvageauanae Giaccone, 1972, che presenta due varianti
vegetazionali. Nelle stazioni site sui versanti meridionale, occidentale ed a Punta Sottile, si
trova un popolamento in cui Cystoseira spinosa v. tenuior assume elevati valori di copertura.
Sul versante settentrionale e a Cala Uccello a causa della conformazione della costa (un'alta
falesia che scende bruscamente sino a circa 30 m di profondita) si ha minore quantità di luce;
ciò probabilmente impedisce l'impianto di C. spinosa v. tenuior e determina la prevalenza di
una variante ad Halopteris scoparia, H. filicina e Padina pavonica. Tra i molluschi Bittium
latreillei, Tricolia tenuis, Alvania lineata, Haminoea hydatis e Musculus costulatus si
affermano tra le specie degli orizzonti medi della biocenosi.
BSI/scr: Biocenosi sciafila su roccia senza concrezionamento biologico sia in ambiente
esposto (Scotterietum nicaeensis Berner 1931) che in ambiente calmo (FlabellioPeissonnelietum squamariae Molinier 1958).
E' stata cartografata solo a Linosa in due zone, una al largo di Punta Calcarella e l'altra
nell'area compresa tra i Faraglioni e Punta Beppe Tuccio. E' presente, anche se in minore
estensione, sia a Lampedusa che a Lampione.
C: Biocenosi Coralligena con bioconcrezionamento più sviluppato (Rodriguezzelletum
strafforellii Augier e Boudouresque 1971).
Questa biocenosi è stata cartografata solamente a Linosa, ove occupa più dei due terzi del
perimetro dell'isola a profondità comprese tra - 35 e - 50 metri ed oltre, in fondali rocciosi
vulcanici, su pareti strapiombanti nel settore occidentale (Punta Paranzella) e su pendii meno
acclivi negli altri versanti. Manca a Lampione ove è sostituita, alle stesse profondità, dalla
Biocenosi PC, a causa della forte trasparenza delle acque. A Lampedusa è presente solo in
ridottissimi settori non cartografabili del versante di NE ove è generalmente sostituita dalla
Biocenosi PC; manca, invece, nel settore meridionale ove sono presenti solo fondi mobili. La
biocenosi del Coralligeno (Rodriguezzelletum strafforellii Augier & Boudouresque, 1974) è
costituita da una importante biocostruzione faunistica e algale. La fauna è data essenzialmente
da spugne (Haliclona mediterranea); policheti serpuloidei (Serpula vermicularis) ; ascidie
(Halocynthya papillosa) ; molluschi (Chlamys pesfelis, Coralliophila brevis) ; brachiopodi
(Argirotheca cordata, A. cuneata); echinodermi (Centrostephanus longispinus, Hacelia
attenuata), briozoi (Crisia sigmoidea, Aetea truncata, Mollia patellaria, Beania magellanica,
Escharina vulgaris, Schizomavella auriculata, Celleporina caminata, Myriapora truncata) e
da gorgonie molto rare (Eunicella cavolinii). Le alghe sono rappresentate principalmente da
Corallinacee incrostanti tra cui Neogoniolìthon brassicaflorida, Lithothamnion philippi,
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291
Lithophyllum grandiusculum e Peyssonnelia rosa-marina, nonchè da Rodriguezella
strafforellii, Flabellia petiolata e Peyssonnelia spp.
PC: Biocenosi senza bioconcrezionamento significativo: Lithophyllo-Halimedetum tunae
Giaccone 1965.
A Lampedusa è stata cartografata in due fasce: una lunga circa 2 km e larga circa 100 m sul
versante di NE tra Capo Grecale e Punta Alaimo, l'altra di circa 1 Km di lunghezza e a
profondità fra 36 e 40 m tra Punta Alaimo e Punta Taccio Vecchio. E' stata osservata anche
ma non cartografata per l'esiguità dell'area, a Punta Cappellone, a circa 42 m di profondità. A
Linosa è presente in una piccola area sul lato orientale, al largo dei Faraglioni, mentre
circonda completamente l'Isola di Lampione. Le specie vegetali caratterizzanti la biocenosi
sono Cystoseira spinosa v. compressa unita a Dictyota dichotoma v. intricata e Halopteris
filicina. Il sottostrato è costituito da Neogoniolithon brassica-florida, Lithophyllum
grandiusculum, Peyssonnelia rosa-marina e P. inamoena con elevati valori di copertura. A
Punta Cappellone, invece, è presente un rado popolamento a C. spinosa v. spinosa, il cui
sottostrato è costituito esclusivamente da Lithophyllum incrustans. Dominano la fauna a
molluschi Alvania lineata ed Alvania cìmex. La terza specie è Haminoea hydatis,
opistobranco legato alla coltre di sedimenti fini presenti sul substrato che proprio alla
profondità di -20 m raggiunge i massimi spessori. Segue tutto un gruppo di specie sciafile
come Clanculus corallinus e Muricopsis cristata o legate al sottostrato come: Pollia scabra,
Mitra cornicula, Clanculus cruciatus ed Arca noae.
HP: Prateria a Posidonia oceanica a volte mista a Caulerpa racemosa: Posidonietum
oceanicae Molinier 1958.
E' tra le biocenosi più diffuse arealmente nelle Pelagie (circa 572 ha a Lampedusa) e si
estende per tutto il piano infralitorale, sino ad una profondità di circa 40 m in formazione
compatta e con ciuffi isolati sino a 46-48 metri. Le specie costanti della prateria di Posidonia
oceanica sono: Tricolia speciosa e Bittium latreillei, che con Gibbula ardens, Glans trapezia,
Rissoina bruguièrei, Musculus costulatus, Rissoa auriscalpium e Jujubinus exasperatus
formano lo stock centrale di specie del popolamento. Tra le "comuni" figurano molti taxa
legati ai rizomi come Pinctata radiata, un bivalve pteride lessepsiano. La malacocenosi legata
alla "matte" possiede uno stock di specie rigorosamente costanti: Rissoina bruguierei,
Smaragdia viridis e Ctena decussata.
Substrato mobile
GM: Ghiaie Mobili.
Questa biocenosi è localizzata quasi esclusivamente a Lampedusa, in fondo alle numerose e
strette baie che si aprono sul versante meridionale e su quello orientale, ove è insediata nelle
spiagge ciottolose, sino a circa 1 metro di profondità. Tali ciottoli, tutti di origine calcarea o
calcarenitica, di dimensioni variabili fino a circa 15 -20 centimetri di diametro maggiore, sono
mossi solo in concornitanza con gli episodi di mare agitato e ospitano una fauna vagile molto
povera tra cui sono stati osservati i crostacei decapodi Xantho poressa e Porcellana gluteli,
l'echinoderma Asterina gibbosa, giovani esemplari del gasteropode Gibbula richardi.
SFHN: Biocenosi delle Sabbie Fini del Livello Alto.
E' presente con estensione cartografabile solo a Lampedusa nel tratto di costa sabbiosa a NW
dell'Isola dei Conigli. I1 substrato è costituito da sabbia mediogrossolana, calcareo-quarzosa
che forma la spiaggia ed il fondale sino a circa 1 metro di profondità.
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292
SVMC: Biocenosi delle Sabbie Fangose di Ambiente Calmo.
E' stata individuata e cartografata solo nell'area portuale di Larnpedusa ove è alquanto
degradata. Il substrato è costituito da sabbie fangose colonizzate da Cymodocea nodosa e
Zostera noltii e rare chiazze di Caulerpa prolifera. La fauna è scarsa ed è costituita
essenzialmente da gasteropodi quali Gibbula adamsoni, G. ardens, Tricolia tenuis, Cerithium
vulgatum, Nassarius corniculus nonchè da qualche raro esemplare di bivalve: Tapes
decussatus, Paphia aurea e Loripes lacteus.
Ecotono HP/SGCF.
Ecotono DC/SGCF.
SFBC: Biocenosi delle Sabbie Fini Ben Classate.
A Lampedusa è presente lungo il versante meridionale, sia nelle baie (Isola dei Conigli, Cala
Croce e Cala Francese) che in sacche anche molto estese circondate dalla prateria di
Posidonia, a volte colonizzate da Cymodocea nodosa e Caulerpa racemosa. Il substrato è
costituito da sabbia calcarea medio-fine con code di materiale più grossolano generalmente di
natura organogena. A Linosa è presente nella Cala Pozzolana di Ponente ove il substrato è
costituito da sabbie medie di origine vulcanica. Si trovano le seguenti specie di molluschi:
Neverita josephinia, Tellina pulchella, Tellina nitida, Tellina planata, Donax
semistriatus,Chamelea gallina, Acanthocardia tuberculata e Spisula subtruncata.
SGCF: Biocenosi delle Sabbie grossolane e delle Ghiaie fini sotto l'influenza delle Correnti di
Fondo, spesso associate a rodoliti di tipo pralines.
Sui versanti occidentale, meridionale ed orientale il Posidonietum oceanicae è bordato da
un'ampia fascia di transizione verso la Biocenosi delle Sabbie grossolane e Ghiaie fini sotto
l'influenza di Correnti di fondo. Sulla maggior parte del versante settentrionale, invece, si
passa senza un ecotono molto esteso alla biocenosi del Detritico costiero. Sugli altri versanti
questa biocenosi sostituisce verso il largo la Biocenosi SGCF. A Linosa, a causa della
prevalenza assoluta di fondali rocciosi, la Biocenosi SGCF è poco estesa ed è presente solo
oltre i 30-35 m sul versante meridionale dell'Isola. Sia la Biocenosi SGCF che DC, entrambe,
biocenosi di substrato mobile, a Lampedusa, a Linosa e a Lampione sono presenti con Facies
a Rodoliti. Le cinque specie costanti sono: Smaragdia viridis e Ctena decussata, Natica
dillwyni, Raphitoma purpurea e Glans trapezia. Tra le molto comuni Turritella decipiens,
specie legata alle sabbie grossolane, Chlamys flexuosa, Venericardia antiquata e Lucinella
divaricata.
DC: Biocenosi dei fondi Detritici Costieri e/o Phymatholitho-Lithothamnietum corallioides
Giaccone 1965 con rodoliti del Maerl mediterraneo.
E' presente estesamente a profondità superiori ai 40 m, sul versante meridionale di Lampedusa
e in una stretta fascia sul fianco settentrionale ove è anche presente una fascia di ecotono con
la Biocenosi SGCF. La Biocenosi DC circonda, anche, con un anello continuo l'Isola di
Lampione, mentre è completamente assente a Linosa. Sono presenti tra i molluschi: Limea
loscombi, Palliolum incomparabile, Laevicardium oblongum, Acanthocardia deshayesii,
Cardiomya costellata, Pitar rudis, Timoclea ovata, Corbula gibba, Crassopleura incrassata,
Muricopsis cristata, Metaxia metaxa, Ocinebrina aciculata.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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293
2.3.3.5 Specie e habitat di interesse conservazionistico e loro status
La vegetazione sommersa dell'Isola di Lampedusa e di Lampione è caratterizzata dal
succedersi di popolamenti riferibili ad Associazioni già descritte in letteratura. Tuttavia questi
raggruppamenti appaiono influenzati nella loro composizione dalla natura del substrato
(calcari friabili), dalla sua conformazione e dall'esposizione. Pertanto la tipologia della
vegetazione appare originale per la presenza di specie guida vicarianti e semplificata per la
prevalenza di specie a larga valenza ecologica.
La zonazione della vegetazione di Lampedusa si discosta da quella osservata a Linosa
(CINELLI et al., 1976b). A Linosa, isola vulcanica di origine quaternaria, si susseguono a
partire dalla frangia i popolamenti a Cystoseira tipici del Mediterraneo (Cystoseiretum
strictae, C. crinitae, C. sauvageauanae, C. spinosae); questi appaiono ben strutturati e
presentano notevoli valori di copertura delle specie guida. Questa differenza è probabilmente
da imputare sia a vicende biogeografiche differenti che a fattori edafici peculiari delle due
isole.
La malacofauna delle Pelagie presenta alcune differenze composizionali e strutturali tra le
biocenosi delle due isole maggiori. Lampedusa è caratterizzata, in genere, da popolamenti
fotofili impoveriti probabilmente dalla rimessa in sospensione e successivo deposito di
sedimenti e particellato fine, fenomeni dovuti alla morfologia dei fondali ed all'esposizione ai
venti dominanti. Tali fattori influiscono direttamente sulle specie vegetali e sul
bioconcrezionamento del substrato, tanto da uniformare la malacofauna delle alghe fotofile in
un banale "melange" di specie legate sia alle macrofite che al velo di sedimento deposto sul
substrato (Chemello, 1992).
x
x
Lampione
x
x
x
x
x
x
x
x
§
Substrato mobile
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
Linosa
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
Substrato roccioso
RS
RMS
RMI
RIPB
PN
RIPC/o
RIPC/c
RIHC
BSI/scr
C
PC
HP
GM
SFHN
SVMC
HP/SGCF
DC/SGCF
SFBC
SGCF
DC
Lampedusa
x
x
x
x
x
x
x
Biocenosi presenti nelle tre isole. § La Biocenosi della Prateria di Posidonia oceanica
a Lampedusa è presente sia su substrato roccioso che mobile, mentre a Linosa e Lampione
è presente solo su quello roccioso.
In base ai dati presentati nelle pagine precedenti si segnalano 6 specie vegetali di interesse
conservazionistico: 4 alghe e 2 piante superiori. In particolare, le alghe Cystoseira amentacea
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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294
e C. spinosa sono incluse negli allegati di tre convenzioni (l’appendice I della Convenzione di
Berna e l’annesso I e II del Protocollo ASPIM della Convenzione di Barcellona). Posidonia
oceanica è compresa negli allegati di quattro convenzioni (l’appendice I della Direttiva
Habitat, l’appendice I della Convenzione di Berna, l’annesso I e II del Protocollo ASPIM
della Convenzione di Barcellona). Cymodocea nodosa è invece inserita esclusivamente nella
Convenzione di Berna.
Le specie delle fauna marina di interesse conservazionistico sono complessivamente 35: 23
invertebrati e 12 vertebrati. Tra queste rivestono notevole importanza, poichè individuate
come specie meritevoli di salvaguardia in diverse convenzioni e accordi internazionali e
comunitari, la tartaruga marina Caretta caretta e tutti i cetacei segnalati per le Pelagie. In
particolare la specie Tursiops truncatus è inserita in ben sette liste tra cui la Legge nazionale
157/92 art.2 e gli allegati II e IV della Direttiva Habitat.
Gli habitat presenti alle Pelagie inseriti nell’appendice I della Direttiva Habitat e nell’annesso
I del Protocollo ASPIM della Convenzione di Barcellona, comprese le associazioni a
Cystoseira e i Posidonieti già citati, sono nell'insieme 14.
Distribuzione e stato di conservazione delle Cystoseire
C. amentacea, specie caratteristica del Cystoseiretum strictae Molinier, 1958, è presente nella
frangia infralitorale lungo tutte le coste. Questo aggruppamento appare ben strutturato anche
se talvolta insieme a Cystoseira amentacea si ritrovano C. compressa e Sargassum vulgare. I
popolamenti di C. spinosa v. tenuir a Lampedusa assumono elevati valori di copertura sui
versanti meridionali e occidentali dell’isola, fino a -25 m, mentre sul versante settentrionale
sono radi a causa della conformazione della costa. Anche le varietà compressa e spinosa
costituiscono radi popolamenti oltre 36 m di profondità (Scammacca et al., 1993).
Distribuzione e stato di conservazione di Posidonia oceanica.
L’estensione delle praterie di Posidonia oceanica è stata rilevata per la prima volta durante gli
studi di progettazione dell’area marina protetta (Ministero Marina Mercantile, 1990-1993).
Dagli studi emerge che P. oceanica è presente unicamente sotto i -12, -15 m a Lampedusa e
addirittura oltre i -20, -30 m a Linosa, dove l'unica eccezione è la stazione di Pozzolana di
Levante con "matte" di Posidonia fino ad una profondità minima di -12,-15 m, lungo canaloni
sabbiosi perpendicolari alla linea di costa. Lungo il versante meridionale di Lampedusa il
limite superiore della Prateria di Posidonia sale notevolmente verso l'alto e in molte località
arriva sin quasi alla superficie, sia in formazione compatta ma, più spesso, in matte isolate.
Le osservazioni condotte nel 2006 dall’ENEA a Lampedusa hanno appurato come lungo la
fascia costiera la distribuzione delle praterie di Posidonia oceanica corrisponda ancora oggi
con quella riportata nella cartografia biocenotica realizzata durante gli studi di progettazione
dell’area marina protetta (Ministero Marina Mercantile, 1990-1993). La prateria di Cala
Pisana, citata da SPADA et al. (1977) come la migliore dell'isola, è apparsa in situazione di
sofferenza. Tale anomalia, già individuata negli studi di fattibilità, basata soprattutto sulla
densità, è stata spiegata con fattori locali, come l’esposizione alle mareggiate prevalenti,
oppure potrebbe essere frutto di una pressione antropica localizzata, come la vicinanza
dell’impianto di dissalazione o la presenza di ancoraggi ripetuti nella stagione estiva.
Le praterie di Posidonia oceanica corrispondono all’habitat comunitario prioritario *1120.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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295
Descrizione e stato delle grotte sommerse e semisommerse
Nell’isola di Lampedusa, nell’isolotto di Lampione e nei piccoli scogli circostanti Lampedusa
sono state condotte recentemente alcune campagne speleologiche che hanno portato
all’identificazione di circa 62 cavità sommerse e semisommerse, riferibili all’habitat di
interesse comunitario 8320. Di queste, 47 sono state esplorate e descritte (Ferrari, 2006); la
maggior parte è costituita da tunnel passanti di breve o media lunghezza, ad una profondità
massima di 20 m. Molte delle grotte rilevate sono ricche di fauna sessile a poriferi,
Parazoanthus, serpulidi.
Gli studi sulle grotte di Lampedusa sono ancora in corso, mentre non sono ancora state
avviate campagne di ricerca sistematica sulle grotte sommerse di Linosa. Risulta quindi
necessario approfondire il quadro conoscitivo su questi ambienti ancora poco conosciuti.
Distribuzione e stato di conservazione di Tursiops truncatus
Il Tursiope, specie inserita nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE come prioritaria, è
diffuso nei mari tropicali e temperati. La sua popolazione nelle Pelagie è stimata in circa 85
individui (Pace et al., 2003), e viene considerata ad alto grado di “fedeltà al sito”.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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296
Flora
Cystoseira amentacea Bory (incl. var. stricta et var. spicata ) §
x
Cystoseira spinosa Sauvageau §
x
x
x
x
Phymatholithon calcareum (Pallas) Adey & McKibbin *
x
x
Posidonia oceanica (Linnaeus) Delile §
x
Spongia officinalis Linnaeus, 1759 **
x
x
x
Tethya aurantium (Pallas, 1766) **
Astroides calycularis (Pallas, 1766) **
x
x
Balanophyllia europaea (Risso, 1826) **
x
Cladocora caespitosa (Linnaeus, 1767) **
x
Lithophaga lithophaga (Linnaeus, 1758) **
x
x
x
x
Pinna rudis Linnaeus, 1758 **
x
Pinna nobilis (Linnaeus, 1758) **
x
x
x
x
Patella ferruginea Gmelin, 1791 **
x
Erosaria spurca (Linnaeus, 1758) **
x
x
Luria lurida (Linnaeus, 1758) **
x
x
Schilderia achatidea (Gray in G.B. Sowerby II, 1837) **
x
x
Zonaria pyrum (Gmelin, 1791) **
x
x
Charonia lampas (Linnaeus, 1758) **
x
x
Ranella olearia (Linnaeus, 1758) **
x
x
Dendropoma petraeum (Monterosato,1884) **
x
x
Tonna galea (Linnaeus, 1758) **
x
LR/nt
x
Palinurus elephas (Fabricius, 1787) **
x
Scyllarides latus (Latreille,1803) **
x
Centrostephanus longispinus (Philippi, 1845) **
x
x
x
x
x
Paracentrotus lividus (Lamarck, 1816) **
x
x
Asterina pancerii (Gasco, 1860) **
x
x
Ophidiaster ophidianus (Lamarck, 1816) **
x
x
x
Epinephelus marginatus (Lowe, 1834) **
x
Hippocampus histrix Kaup, 1856 **
x
x
ENA2d
DD
Polyprion americanus (Bloch & Schneider, 1801) **
DD
Sciaena umbra (Linnaeus, 1758) **
x
x
Pagrus pagrus (Linnaeus, 1758) **
ENA1bd+2d
Thunnus thynnus (Linnaeus, 1758) **
x
Carcharhinus plumbeus (Nardo, 1827) ***
Habitat
IUCN
ASPIM ann.3
x
Lithothamnium coralloides (P. et H. Crouan) P. et H. Crouan *
Cymodocea nodosa (Ucria) Ascherson **
Fauna
ASPIM ann.2
ASPIM ann.1
HABITAT Ap.5
HABITAT Ap.4
HABITAT Ap.2
HABITAT Ap.1
BONN Ap.2
BONN Ap.1
CITES App.2
CITES App.1
BERNA Ap.3
BERNA Ap.2
BERNA AP.1
L. 157/92 art.2
Specie
DD
LR/nt
Caretta caretta (Linnaeus, 1758) §
Balaenoptera physalus (Linnaeus, 1758) §
x
Delphinus delphis Linnaeus, 1758 §
x
Stenella coeruleoalba (Meyen, 1833) §
Tursiops truncatus (Montagu, 1821) §
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x°
x
x
x
x
ENA1abd
ENA1abd
x
x
x
LR/lc
x
x
x
x
x
x
LR/cd
DD
x°
Facies a Vermeti **
x
Facies a Cladocora caespitosa **
x
Associazione a Cystoseira amentacea §
x
Associazione a Cystoseira compressa §
x
Associazione a Cystoseira spinosa §
x
Associazione a Phymatolithon lenormandii e Hildenbrandia rubra §
x
Concrezioni a Neogoniolithon brassica-florida §
x
Facies del Maerl (SGCF/DC) **
x
Associazione a rodoliti (SGCF) ****
x
Facies delle banquettes di Posidonia oceanica e altre fanerogame ****
x
Praterie di Posidonia oceanica §
x°
x
Grotte marine sommerse e semisommerse §
Scogliere §
Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina **
x
x
x
x
Specie e Habitat di interesse conservazionistico. §specie o habitat presente in tutto l'arcipelago. *specie o
habitat presente a Lampedusa e Lampione. **specie o habitat presente a Lampedusa. ***specie o habitat
presente a Lampione. ****specie o habitat presente a Lampedusa e Linosa. °specie e habitat prioritari della
Direttiva Habitat.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
297
2.3.3.6 Analisi del grado di invasività delle specie aliene
Fra le specie introdotte nel Mar Mediterraneo e presenti nell’Arcipelago delle Pelagie, due
specie di macroalghe Caulerpa racemosa e Lophocladia lallemandi suscitano particolare
interesse per il possible risvolto ecologico dovuto alla loro distribuzione.
C. racemosa è stata segnalata per la prima volta in Italia a Lampedusa nel 1993 per poi
insediarsi con notevole successo in gran parte delle coste nazionali. L’insediamento di questa
specie su un fondale pressocché privo di vita può avere un effetto positivo sulla via del
risanamento ambientale. In fase invasiva tende tuttavia ad uniformare gli habitat, e le alghe
che maggiormente subiscono l’impatto negativo della presenza di C. racemosa sono le
macroalghe incrostanti e quelle a feltro, mentre minore è l’effetto sulle specie a portamento
eretto. Alle Pelagie è ormai presente in maniera omogenea lungo tutte le coste nel piano
Infralitorale fotofilo su substrato roccioso da -3 a -40 m. Non è ancora stato possibile
comprendere il grado di invasività della specie che in alcuni casi ha alti valori di copertura.
Lophocladia lallemandi ha forme di crescita a piumino che verso la fine dell'estate ed in
autunno vengono depositate dalle mareggiate sulle spiagge causando, se presente in maniera
notevole, danni al turismo balneare ed alla biocenosi indigene. Alle Pelagie è distribuita in
piccoli aggruppamenti tanto da non destare al momento preoccupazioni.
Per quanto riguarda la fauna ittica aliena presente alle Pelagie si annoverano le seguenti
specie: Siganus luridus, Fistularia commersonii, Seriola fasciata, S. carpenteri, Sphoeroides
pachygaster.
Siganus luridus, segnalato per la prima volta a Linosa, è una specie erbivora ed ha come
competitori autoctoni Sarpa salpa e Sparisoma cretense. S. luridus è avvistato raramente e
probabilmente la popolazione è esigua ed ha trovato e sfruttato una piccola nicchia ecologica
in equilibrio con le specie autoctone.
Il grapside Percnon gibbesi, anch’esso segnalato per la prima volta in italia a Linosa, è
un’erbivoro presente in maniera omogenea in tutto l’arcipelago a profondità comprese tra -3 e
-10 metri in competizione con gli echinodermi Arbacia lixula e Paracentrotus lividus. E’
apparentemente forte il grado di invasività della specie poiché l’abbondanza delle popolazioni
delle due specie di echinodermi è in calo ma la presenza di P. gibbesi potrebbe considerarsi
solo una concausa.
2.3.3.7 Verifica ed aggiornamento della Scheda Natura ZPS – ambito marino
Di seguito vengono riportati gli esiti della verifica e dell’aggiornamento del Formulario
Natura 2000 relativo alla ZPS ITA040013 “Arcipelago delle Pelagie – area marina e
terrestre”; si precisa che la Scheda Natura 2000 cui si fa riferimento è quella trasmessaci
ufficialmente dal Servizio VI dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente nel dicembre
2007.
La ZPS è estesa 12.714,52 Ha; di questi 1.826,38 ha sono costituiti da aree terrestri, mentre
10.888,14 Ha sono relativi ad ambiti marini. Poiché le aree terrestri della ZPS coincidono
interamente con le aree dei SIC ITA040001 e ITA040002, per ogni considerazione sugli
habitat e le specie presenti relativi all’ambito terrestre, si rimanda a quanto già
precedentemente trattato per i SIC (capitoli 2.3.1 – 2.3.2). Di seguito viene invece sviluppato
l’aggiornamento della Scheda Natura 2000 della ZPS, limitatamente all’ambito marino ed ai
relativi habitat e specie.
Nella Tavola 8c vengono visualizzati gli habitat relativi alla ZPS ITA040013.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
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298
Aggiornamento Sezione 3.1. Tipi di habitat presenti nel Sito e relativa valutazione
Vengono confermati gli habitat marini già riportati nella precedente Scheda Natura 2000, ed
in particolare:
•
1120* Praterie di Posidonia oceanica* - si tratta di un habitat prioritario ben
sviluppato lungo il perimetro costiero delle isole di Lampedusa e Linosa e dell’isolotto
di Lampione. I dati sull’estensione della prateria di Posidonia sono stati acquisiti dalla
più recente bibliografia, ed in particolare dallo studio effettuato dal Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nell’ambito della realizzazione
dell’Area Marina Protetta “Isole Pelagie”. La percentuale di copertura è comunque
risultata più bassa rispetto a quanto riportato nella precedente versione della Scheda
Natura 2000, che giudicava lo stato di conservazione di questo habitat eccellente, così
come la valutazione globale del sito per la conservazione del tipo di habitat. Alla luce
delle differenze riscontrate nei dati di superficie, risulta necessario provvedere a delle
ricerche precise e sistematiche sulle praterie di Posidonia oceanica per conoscere il
loro status e per comprendere le criticità e le minacce che possono interessarle.
•
8330 Grotte sommerse e semisommerse – delle numerose grotte marine individuate e
censite recentemente lungo il profilo costiero di Lampedusa e di Lampione (Ferrari,
2006), alcune sono state cartografate e quindi riportate nella carta degli habitat, mentre
ancora non sono state censite le grotte presenti a Linosa. In mancanza di dati più
precisi su tale habitat, sono stati confermati i dati già riportati nella precedente
versione della Scheda Natura 2000.
% copertura
Rappresentatività
Superficie relativa
Grado di
conservazione
Valutazione globale
1120* - Praterie di Posidonia
oceanica*
8330 – Grotte marine sommerse o
semisommerse
Aggiornamento
•
Confermato
10
A
C
A
A
•
Confermato
<1
B
C
A
B
Carta Habitat
Agristudio srl
Habitat
Scheda Natura 2000
Nel seguente prospetto vengono riportati i due habitat marini confermati, mentre si rimanda al
cap. 2.3.1.5 per la trattazione degli habitat relativi all’ambito terrestre della ZPS,
corrispondenti a quelli dei SIC ITA040001 e ITA040002.
Aggiornamento Sezione 3.2.a “Uccelli elencati nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE”
Si rimanda al cap. 2.3.2.4 per una dettagliata trattazione sulle specie di uccelli che sono state
inserite in questa sezione.
Aggiornamento Sezione 3.2.b “Uccelli migratori abituali non elencati nell’Allegato I della
Direttiva 79/409/CEE”
Si rimanda al cap. 2.3.2.4 per una dettagliata trattazione sulle specie di uccelli che sono state
inserite in questa sezione.
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299
Aggiornamento Sezione 3.2.c “Mammiferi elencati nell’Allegato II della Direttiva
92/43/CEE”
Oltre ai 3 chirotteri già inseriti nella parte relativa all’ambito terrestre (cfr. cap. 2.3.2.4), viene
confermata la presenza di Tursiops truncatus*, specie prioritaria già inserita nella precedente
versione della Scheda Natura 2000. Nel formulario Natura 2000 della ZPS “Arcipelago delle
Pelagie”, versione 2005, la dimensione della popolazione di T. truncatus* presente sul sito,
rispetto alle popolazioni presenti sul territorio nazionale, è stata valutata “non significativa”.
POPOLAZIONE
VALUTAZIONE
SITO
Globale
Isolamento
Conservazione
Tursiops truncatus
Popolazione
Conferma
Tappa
•
Svernamento
Nome
Nidificazione/riproduzione
Aggiornamento
Residente
Scheda Natura 2000
Migratoria
D
Aggiornamento Sezione 3.2.d “Anfibi e Rettili elencati nell’Allegato II della Direttiva
92/43/CEE”
Viene confermata la presenza di Caretta caretta, specie pelagica che è già stata riportata per i
due SIC ITA040001 e ITA040002 in quanto utilizza le spiagge delle due isole maggiore come
siti di riproduzione.
POPOLAZIONE
VALUTAZIONE
SITO
Conservazione
Isolamento
Globale
Caretta caretta
Popolazione
Confermata
Tappa
•
Svernamento
Nome
Nidificazione/riproduzione
Aggiornamento
Residente
Scheda Natura 2000
Migratoria
P
A
C
A
C
Aggiornamento Sezione 3.3 “Altre Specie importanti di flora e fauna”
Relativamente all’ambito marino, vengono confermate le specie già elencate nella precedente
versione della Scheda Natura 2000 (i cetacei Balaenoptera physalus e Delphinus delphis ed il
pesce Sciena umbra). Vengono altresì inserite 4 specie della flora marina, 17 specie di
invertebrati marini, 4 specie di pesci ed 1 specie di cetaceo.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
300
Popolazione
Motivazione
Scheda Natura 2000
Nome
Confermata
Balaenoptera physalus
V
A
Confermata
Delphinus delphis
V
A
M
Nuova segnalazione
Stenella coeruleoalba
P
AC
P
Nuova segnalazione
Carcharhinus plumbeus
P
D
P
Nuova segnalazione
Epinephelus marginatus
P
C
Confermata
Sciena umbra
R
C
P
Nuova segnalazione
Thunnus thynnus
P
C
I
Nuova segnalazione
Asterina pancerii
P
C
I
Nuova segnalazione
Astroides calycularis
P
C
I
Nuova segnalazione
Centrostephanus longispinus
P
C
I
Nuova segnalazione
Charonia lampas
P
C
I
Nuova segnalazione
Cladocora caespitosa
P
D
I
Nuova segnalazione
Dendropoma petraeum
P
C
I
Nuova segnalazione
Hippocampus histrix
P
D
I
Nuova segnalazione
Lithophaga lithophaga
P
C
I
Nuova segnalazione
Ophidiaster ophidianus
P
C
I
Nuova segnalazione
Palinurus elephas
P
C
I
Nuova segnalazione
Paracentrotus lividus
P
C
I
Nuova segnalazione
Patella ferruginea
P
C
I
Nuova segnalazione
Pinna nobilis
P
C
I
Nuova segnalazione
Ranella olearia
P
C
I
Nuova segnalazione
Scyllarides latus
P
C
I
Nuova segnalazione
Spongia officinalis
P
C
I
Nuova segnalazione
Tethya aurantium
P
C
I
Nuova segnalazione
Tonna galea
P
C
V
Nuova segnalazione
Cymodocea nodosa
P
C
V
Nuova segnalazione
Cystoseira amentacea
P
C
V
Nuova segnalazione
Cystoseira spinosa
P
C
V
Nuova segnalazione
Posidonia oceanica
P
AC
Gruppo
Aggiornamento
M
M
P
•
•
•
Si rimanda ai cap. 2.3.1.5 e 2.3.2.4 per quanto riguarda le specie vegetali e animali relative
all’ambito terrestre che sono di anfibi, rettili, mammiferi, uccelliuna dettagliata trattazione
sulle specie di uccelli che sono state inserite in questa sezione.
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
301
2.3.4 Descrizione agroforestale dei Siti (C)
2.3.4.1. Premessa con dati comuni all’Arcipelago delle Pelagie
Le ragioni delle difficoltà che incontra il comparto agricolo in Sicilia sono molteplici e
dipendenti da fattori strutturali, socio-economici e ambientali. Nelle piccole isole
circumsiciliane i problemi di tipo strutturale, sociale ed ambientale risultano addirittura
esasperati rispetto alla Sicilia, tuttavia, proprio le piccole isole, rappresentano, anche
nell’immaginario collettivo, località fortemente caratterizzate dall’agricoltura e dai suoi
prodotti (es. vini e cappero Pantelleria e Eolie; lenticchie di Ustica, Pantelleria e Linosa).
I limiti a cui si faceva cenno (sociali e strutturali) sono però oggi preponderanti e stanno
portando alla scomparsa o comunque alla contrazione delle superfici agricole con danni
all’ambiente ed all’economia nelle piccole isole. Invertire questa tendenza rappresenta
francamente una sfida difficile ma trova ragioni di tipo sociale, economico ed ambientale. La
Regione già dal 1987, con la legge 18, considerava le Isole Minori delle risorse da tutelare e
valorizzare e individuando anche l’agricoltura tra i fattori di sviluppo. Anzi il ruolo
dell’agricoltura viene esaltato quando il trasferimento delle risorse da questo settore a quello
turistico viene paventato come una delle cause di degrado del territorio. Tuttavia il piano
pluriennale che da tale legge sarebbe dovuto scaturire non è mai stato realizzato sebbene
indicazioni sulle possibilità di intervento possano essere desunte dal “Documento di carattere
generale del Piano Regionale delle Isole Minori”.
La lamentata scarsa attenzione verso le problematiche dell’agricoltura nelle piccole isole
risulta ancora più evidente se si parla delle Pelagie, fisicamente lontane e oggettivamente
meno importanti di altre aree per superficie e attività agricola.
Le ragioni perché si lavori per la conservazione e il rilancio dell’agricoltura in questa area
sono tuttavia consistenti (salvaguardia del biodiversità, della cultura materiale, degli
agroecosistemi).
Più esplicitamente il loro grande valore risiede in molteplici aspetti:
1) sociale - perché consentono comunque di mantenere in vita un sistema di utilizzo del
suolo che ha caratterizzato la storia di Linosa e Lampedusa e che garantisce un reddito
e una occupazione, sebbene a poche unità;
2) paesaggistico – in quanto il paesaggio agrario, caratterizzato da antichi terrazzamenti
in pietrame, costituisce una delle espressioni del paesaggio tradizionale delle due isole
(in misura maggiore certamente a Linosa);
3) culturale - in quanto strettamente connesse alla storia delle isole e depositarie di una
cultura materiale ormai in sparizione anche perché non viene trasmessa alle nuove
generazioni;
4) naturalistico - perché alcune specie animali soprattutto uccelli sono legate a questi
sistemi e perché conservano una biodiversità peculiare anch’essa testimonianza delle
relazioni intercorse tra queste isole e altre aree del Mediterraneo.
Per quanto concerne l’agricoltura, i dati statistici (dati dei Censimenti Generali
dell’Agricoltura) che riguardano le isole Pelagie accorpano Lampedusa e Linosa e quindi non
consentono di sottolineare le differenze pur presenti, tra le due isole. Gli ultimi dati, inoltre,
sono relativi al 2000 ma consentono, essendo stati raccolti con criteri omogenei, di valutare
l’evoluzione del comparto nel tempo. E’ evidente infatti che la situazione odierna (e reale) è
leggermente diversa da quanto rappresentato dai dati del 2000.
La tabella seguente, concernente le forme di conduzione e le superfici, evidenzia come le
aziende siano tutte a conduzione diretta del lavoratore. Questo dato testimonia la scarsa
redditività dell’agricoltura, che non consente il ricorso a salariati; la manodopera, infatti, nei
rilevamenti del 1982, 1990 e 2000 risulta esclusivamente familiare.
302
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Anno
1961
1970
1982
1990
2000
FORMA DI CONDUZIONE
Conduzione diretta
Conduzione con salariati
Altra forma di
Totale
del coltivatore
e/o compartecipanti
conduzione
Aziende Superficie Aziende
Superficie Aziende Superficie Aziende Superficie
317
476,30
116
149,52
20
41,32
453
667,14
260
409,79
95
109,15
7
10,99
362
530,13
220
401,44
0
0
220
401,44
150
182,77
0
0
150
183,47
57
75,20
0
0
57
75,20
Dalla tabella sopra riportata si evince anche che negli ultimi trent’anni c’è stato un calo
evidente delle superfici agricole, passate da 667,14 ha a 75,2.
Il reddito aziendale è in molti casi integrato da redditi provenienti da altre attività, come
evidenziato dalla seguente tabella.
AZIENDE IL CUI CONDUTTORE PRESTA ATTIVITA'
Prevalentemente
Esclusivamente o
prevalentemente presso
presso altre aziende
in altri
l'azienda
agricole
settori
195
17
150
133
0
88
110
8
32
ANNO
1970
1982
1990
Suddivisione delle aziende di Lampedusa e Linosa in base all'attività lavorativa aziendale
ed extraziendale del conduttore (il dato per il 2000 non viene riportato dall’Istat).
Altri elementi tuttavia giocano un ruolo non indifferente nel determinare questa situazione tra
cui le ridotte dimensioni aziendali, evidenziate dalla seguente tabella. Come conseguenza di
questa frammentarietà, il grado di meccanizzazione è estremamente basso, essendo il parco
macchine aziendale costituito esclusivamente da motocoltivatori (dati non mostrati).
Anno
1970
1982
1990
2000
fino ad 1,00
Az.
Sup.
212 105,22
105 62,19
97
41,98
30
12,76
1,01-2,00
Az.
Sup.
71 104,14
57
80,98
27
34,57
13
16,50
CLASSI DI SUPERFICIE
(ha)
2,01-5,00
5,01-10,00
Az.
Sup.
Az.
Sup.
63 190,75 11
68,69
44 125,48
9
57,64
21
59,93
3
17,07
12
34,69
2
11,25
10,01-20,00
Az.
Sup.
5
61,33
4
47,05
2
29,92
-
20,01-50,00
Az.
Sup.
0
1
28,10
0
-
Negli ultimi trent’anni sono avvenute forti modifiche nella ripartizione delle superfici agricole
(cfr. tabelle seguenti). Tra le colture erbacee sono presenti i cereali (orzo), anche se non
figurano più nelle statistiche ufficiali, e le colture ortive. Solo su limitate superfici viene
praticata l’irrigazione. La principale coltura arborea delle Pelagie è la vite, presente
soprattutto a Linosa.
303
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Ripartizione della superficie aziendale (ha) secondo l’utilizzazione
dei terreni di Lampedusa e Linosa.
SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA (SAU)
SUPERFICIE
ALTRA
Coltivazioni
Prati
A BOSCHI
SUPERFICIE
Seminativi
Permanenti
permanenti Totale
(legnose agrarie)
e pascoli
357,89
113,97
23,02
494,88
1,00
34,25
122,75
45,51
38,98
207,24
1,33
192,87
46,09
41,40
3,85
91,34
0,18
91,95
17,38
28,68
46,06
26,43
2,71
ANNO
1970
1982
1990
2000
Aziende con seminativi e coltivazioni principali (ha) di Lampedusa e Linosa
COLTURE
ORTIVE
CEREALI
Anno
1970
1982
1990
2000
Totale
di cui frumento
Sup. a
Sup. a
Aziende
Aziende
cereali
frumento
98
130,62
53
52,65
65
50,71
16
9,60
29
37,60
2
5,35
-
Aziende
49
188
19
14
FORAGGIERE
AVVICENDATE
Sup. ad
ortive
18,80
58,22
4,75
3,2
Aziende
41
8
0
-
Sup. a foraggiere
avvicendate
47,18
7,42
0
-
Aziende con coltivazioni legnose agrarie e coltivazioni principali (ha)
di Lampedusa e Linosa.
Anno
1970
1982
1990
2000
VITE
Aziende Sup. a
vite
174
112,79
123
33,90
146
40,86
47
24,05
OLIVO
Aziende Sup. a
olivo
1
0,70
2
0,25
3
0,16
-
AGRUMI
Aziende Sup. ad
agrumi
0
0
2
0,03
1
0,03
FRUTTIFERI
Aziende
Sup. a
fruttiferi
3
2,23
87
11,36
0
2
3,00
La zootecnia, fino a pochissimi anni fa una delle attività principali di Linosa, risulta in
notevole calo. Nonostante i dati siano insufficienti, appare evidente (cfr. tabella seguente) la
relazione esistente tra diminuzione della zootecnia e cambiamenti nella destinazione d’uso
delle aziende. Sono infatti fortemente diminuiti i cereali (quasi esclusivamente orzo utilizzato
per l’alimentazione del bestiame) e le foraggere.
Aziende di Lampedusa e Linosa con allevamenti
n.r.: dato non rilevato
Anno
1970
1982
1990
2000
BOVINI
Aziende
Totale
38
17
17
2
260
45
69
2
OVINI
di cui Aziende
vacche
130
n.r.
17
6
1
3
2
-
SUINI
Capi
Aziende
n.r.
473
224
-
n.r.
5
2
-
TOTALE
AZIENDE CON
ALLEVAMENTI
Capi
Capi
n.r.
21
22
-
n.r.
35
27
-
304
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
La situazione riportata dall’Istat tuttavia fotografa una situazione ormai datata, per cui è stato
anche fatto riferimento ai dati della Camera di Commercio di Agrigento. Le aziende agricole
iscritte alla Camera di Commercio di Agrigento al 2007 risultano essere nulle a Linosa e 6 a
Lampedusa, anche se in realtà alcune tra queste risultano essere in realtà agriturismi. Le
aziende zootecniche (dati forniti dall’U.S.L. competente) sono più numerose, tuttavia non
presentano refluenze gestionali in quanto gli equini vengono tenuti nelle stalle. Per quanto
concerne gli allevamenti ovi-caprini, risultano 2 allevamenti a Linosa (per un totale di soli tre
capi) e 9 a Lampedusa (per un totale di circa 200 capre e circa 200 pecore).
2.3.4.2 Descrizione dell’uso del suolo e commento della carta (C.2; B.3.6)
La Carta dell’Uso del Suolo (Tavola 13) evidenzia l’estensione e la distribuzione delle
diverse forme di uso del suolo all’interno dei due SIC, distinguendo tra colture agrarie ed aree
non utilizzate di interesse naturalistico.
SIC ITA040001 “ISOLA DI LINOSA”
I seminativi semplici (per lo più orti) si estendono su oltre il 12,5% della superficie del SIC
in esame. Le categorie altri vigneti (0,59%) e altre colture permanenti (= cappereti: 0,04%)
coprono superfici piuttosto ridotte. I terreni abbandonati, invece, corrispondenti ai giovani
incolti, occupano il 19,5% circa del SIC.
Le unità di paesaggio connesse con gli habitat pre-forestali e forestali rappresentano una parte
significativa del SIC: a causa dell’insoddisfacente dettaglio cui si spinge Corine Land Cover,
gli aspetti locali vanno riferiti alla gariga a lentisco e palma nana, pur trattandosi in realtà di
aspetti di macchia a prevalenza di lentisco (e senza palma nana) in evoluzione all’interno
degli oliveti e di aspetti di macchia con euforbia ad alberello e/o periploca; essi coprono
complessivamente circa il 39% dell’intera superficie del SIC.
Per quanto concerne gli altri aspetti effettivamente o potenzialmente connessi con il paesaggio
seminaturale locale, gli aspetti prativi interessano circa il 6,1% della superficie complessiva
del SIC (prati-pascoli naturali e praterie), caratterizzati da vegetazione erbacea in
evoluzione. Questa classe d’uso riveste un elevato pregio naturalistico perché corrisponde
sostanzialmente alle praterie perenni ed ai consorzi terofitici associati all’habitat
“pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero-Brachypodietea” (cod. 6220).
Alla vegetazione seriale vanno infine ricondotti i piccoli nuclei di gariga (0,13%). Si tratta di
formazioni mosaici di gariga e prateria perenne e annua, comunque dominati da
Coridothymus capitatus.
La categoria aree con vegetazione rada include sia le rupi vere e proprie sia le scogliere
nude litoranee e ricopre circa l’11,6% del territorio del SIC.
La classe spiaggia, sabbie, dune occupa una superficie inferiore a 0,1%, a dimostrazione
della scarsa diffusione locale di contesti idonei. La vegetazione psammofila litorale
caratterizza invece circa lo 0,5% del SIC.
I boschi di latifoglie esotiche (tamerici), boschi di pini mediterranei e cipresso e boschi
misti di conifere e latifoglie interessano rispettivamente il 4,3 %, lo 0,92% e lo 0,05% del
SIC.
La aree soggette a forte antropizzazione (case sparse; discariche; viabilità stradale e sue
pertinenze; aree estrattive) ammontano a circa il 4,5% dell’intero sito esaminato.
305
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
CLASSI CORINE LAND COVER
Superfici
SIC ITA040001
Codice
121
1121
1222
131
132
211
21121
2212
224
3117
3121
313
321
3232
32323
331
3311
333
Denominazione
Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e
privati
Case sparse
Viabilità stradale e sue pertinenze
Aree estrattive
Discariche
Terreni abbandonati
Seminativi semplici (cereali, leguminose e colture
orticole in pieno campo)
Altri vigneti
Altre colture permanenti
Boschi di latifoglie esotiche
Boschi di pini mediterranei e cipresso
Boschi misti di conifere e latifoglie
Prati-pascoli naturali e praterie
Gariga
Gariga a lentisco e palma nana
Spiaggia, sabbie, dune
Vegetazione psammofila litorale
Aree con vegetazione rada
Totale SIC
Ha
%
0,03
14,32
4,56
0,11
0,13
83,79
0,01
3,34
1,06
0,03
0,03
19,53
53,94
2,52
0,16
18,39
3,95
0,22
26,54
0,56
167,26
0,38
2,28
49,81
428,96
12,57
0,59
0,04
4,29
0,92
0,05
6,19
0,13
38,99
0,09
0,53
11,61
100,00
SIC ITA040002 “ISOLA DI LAMPEDUSA”
Lampedusa
I rilievi sull’uso del suolo di Lampedusa evidenziano (cfr. tabella seguente) la forte riduzione
dell’attività agricola: le colture erbacee (seminativi semplici in aree non irrigue e
seminativi semplici in aree irrigue) si estendono su appena 0,15% della superficie del SIC,
mentre l’unica coltura permanente è costituita dalla viticoltura (altri vigneti: 0,07%), cui si
aggiungono i sistemi colturali e particellari complessi con un altro 0,6% circa. Le aree
antropizzate sfiorano il 7% - valore decisamente elevato - di cui 2,5% risulta occupato da case
sparse, circa 1,7% dalla viabilità. Le aree estrattive, le discariche, le aree industriali,
commerciali e dei servizi, le aree commerciali, i cantieri, hanno sottratto importanti
superfici (complessivamente ca. 2,5%), determinando peraltro una “ruderalizzazione diffusa”
degli habitat del SIC, non solo a danno dei contigui aspetti superstiti di macchia posti al limite
nord-orientale del SIC (Vallone Imbriacole) ma persino delle comunità di Lampione, sito di
nidificazione di centinaia di coppie di gabbiani che vivono “a spese” delle discariche di
Lampedusa. A proposito delle aree estrattive, va rimarcato come alcune di esse, sebbene non
più attive da anni, costituisco ancora delle evidenti “ferite” nel territorio.
Gli stadi più degradati della vegetazione seriale (praterie e gariga) rappresentano la parte più
espressiva e rappresentativa del SIC: gli aspetti di prateria (prati-pascoli naturali e praterie
e praterie aride calcaree) e quelli di gariga (gariga e gariga a lentisco) ricoprono infatti
rispettivamente oltre il 30% ed oltre il 33% della sua superficie complessiva. Molto esigui
sono invece gli aspetti più maturi (macchia e macchia a lentisco), che complessivamente
ricoprono poco più dello 0,5% del SIC.
306
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Gli impianti forestali artificiali (boschi di latifoglie esotiche, boschi di conifere, boschi di
pini mediterranei e cipresso, boschi misti di conifere e latifoglie) ed i terreni abbandonati
interessano rispettivamente il 9,3% ed il 9,23% del SIC.
Il piccolo tombolo sabbioso sommerso che connette l’isolotto dei Conigli con l’omonima
spiaggia antistante risulta di dimensioni del tutto trascurabili. Infine, le classi d’uso del suolo
accomunate da una copertura vegetale rada o assente (“vegetazione psammofila litorale”,
“rocce nude, falesie, rupi ed affioramenti” ed “aree con vegetazione rada” rappresentano
una componente paesaggistica contraddistinta da elevatissimi livelli di naturalità ed
espressività paesaggistica.
CLASSI CORINE LAND COVER
SIC ITA040002 – porzione di LAMPEDUSA
Codice
Denominazione
1121
Case sparse
121
Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati
1211
Aree commerciali
1222
Viabilità stradale e sue pertinenze
131
Aree estrattive
132
Discariche
133
Cantieri
141
Aree verdi urbane
211
Terreni abbandonati
21111
Seminativi semplici (in aree non irrigue)
21221
Seminativi semplici (in aree irrigue)
2212
Altri vigneti
242
Sistemi colturali e particellari complessi
3117
Boschi di latifoglie esotiche
312
Boschi di conifere
3121
Boschi di pini mediterranei e cipresso
313
Boschi misti di conifere e latifoglie
321
Prati-pascoli naturali e praterie
3211
Praterie aride calcaree
3231
Macchia
32312
Macchia a lentisco
3232
Gariga
32321
Gariga a lentisco
3311
Vegetazione psammofila litorale
332
Rocce nude, falesie, rupi e affioramenti
333
Aree con vegetazione rada
5122
Invasi artificiali
523
Mari
Totale uso suolo Lampedusa
Superficie
Ha
% su SIC
35,65
2,55
24,00
1,72
3,48
0,25
24,43
1,75
1,14
0,08
4,50
0,32
5,92
0,42
3,10
0,22
129,03
9,23
1,86
0,13
0,23
0,02
1,02
0,07
9,27
0,66
0,24
0,02
0,25
0,02
0,62
0,04
128,81
9,22
3,09
0,22
421,50
30,16
1,31
0,09
6,09
0,44
461,00
32,99
6,35
0,45
0,75
0,05
7,02
0,50
112,32
8,04
0,64
0,05
0,19
0,01
1.393,80
99,74
Lampione
Il piccolo scoglio di Lampione è caratterizzato da un notevole livello di naturalità, come
suggerisce la netta preponderanza di aspetti basso-arbustivi aloxeronitrofili riferiti - in
mancanza di una categoria d’uso più confacente - alla categoria “gariga”, da “rocce nude,
falesie, rupi e affioramenti” e da “aree con vegetazione rada”.
Le altre categorie d’uso connesse con la presenza antropica sono “monumenti e rovine”
(relativa alla presenza di ruderi di interesse archeologico) e quelle dovute alla presenza di un
piccolo faro automatico per la segnalazione marittima, cioè “viabilità stradale e sue
307
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
pertinenze” e “opere d’arte”. Le percentuali di tali aree sulla superficie del SIC sono
trascurabili considerata l’estensione molto ridotta dell’isolotto.
CORINE LAND COVER
Superficie
SIC ITA040002 – porzione di LAMPIONE
Codice
1222
1223
152
3232
332
333
Denominazione
Ha
% su SIC
Viabilità stradale e sue pertinenze
Opere d’arte
Monumenti e rovine
Gariga
Rocce nude, falesie, rupi e affioramenti
Aree con vegetazione rada
Totale uso suolo Lampione
0,14
0,03
0,07
0,43
0,31
2,66
3,62
0,010
0,002
0,005
0,031
0,022
0,19
0,259
2.3.4.3 Descrizione delle aree e delle tecniche agricole
“La caratterizzazione dei sistemi agricoli costituisce il presupposto conoscitivo di partenza
per qualunque attività di valutazione, gestione o pianificazione dei comprensori rurali
soprattutto all’interno delle aree protette” (BECHINI et al., 2007)
Occorre tuttavia tenere presente che non esistono banche dati contenenti informazioni
quantitative quantitative su pratiche agricole e forestali, pascolo e incendi all’interno del
SIC; non esiste soprattutto un inventario delle aziende agricole, dei loro ordinamenti e dei
regimi di aiuto che vengono erogati nell’area, né i tempi stretti imposti per la redazione del
Piano hanno consentito di realizzarlo. Per questo già il Piano prevede tra le azioni prioritarie
di monitoraggio l’effettuazione di un inventario dell’agricoltura a livello locale compresi i
regimi di aiuto erogati.
Nella descrizione delle aree agricole e delle tecniche agricole è necessario ed utile premettere
alcune considerazioni relative alle norme sulla condizionalità.
Il Regolamento comunitario 1782/2003 sulla riforma della PAC e sui regimi di sostegno
diretti ha introdotto il cosiddetto "Disaccoppiamento", che consiste nel regime di pagamento
unico concesso alle aziende indipendentemente dalla produzione. Per beneficiare degli aiuti
l’agricoltore si impegna a rispettare comunque le “norme sulla condizionalità" che prevedono:
- Criteri di Gestione Obbligatori (CGO), cioè impegni derivanti da 19 direttive comunitarie in
materia ambientale. Dal 2005 le aziende nei siti Natura 2000 devono inoltre rispettare: gli Atti
A 1 - conservazione degli uccelli selvatici e A 5 - conservazione degli habitat;
- Buone Condizioni Agronomiche ed Ambientali (BCAA), cioè pratiche diverse a seconda
delle caratteristiche dell'azienda e del territorio, chiamate anche Norme, stabilite a livello
nazionale e regionale, obbligatorie ed aggiuntive.
La Regione Siciliana ha definito con D.D.G. n. 3220 del 28 Dicembre 2007 dell’Assessorato
Regionale Agricoltura e Foreste le norme di “condizionalità” che gli agricoltori (che accedono
ai pagamenti della PAC) devono rispettare a livello regionale a decorrere dal 1° gennaio 2008
e specificate nei seguenti allegati:
Allegato 1 – Elenco dei criteri di gestione obbligatori di cui all’allegato III del Reg. (CE)
1782/03;
Allegato 2 - Elenco delle norme per il mantenimento dei terreni in buone condizioni
agronomiche e ambientali (art. 5 Reg. (CE) 1782/03 e Allegato IV);
308
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Sub-allegato 2/A - Prescrizioni attuative di tutela del paesaggio regionale nelle aree
soggette a vincolo paesistico.
Le norme sulla condizionalità perseguono quattro obiettivi:
- proteggere il suolo mediante misure idonee;
- assicurare un livello minimo di mantenimento dell'ecosistema ed evitare il
deterioramento degli habitat;
- mantenere i livelli di sostanza organica del suolo mediante opportune pratiche;
- proteggere la struttura del suolo mediante misure adeguate.
Ogni obiettivo prevede l’adozione di specifiche modalità di gestione dei terreni (regimazione
temporanea delle acque superficiali di terreni in pendio, gestione delle stoppie e dei residui
vegetali; difesa della struttura del suolo attraverso il mantenimento in efficienza della rete di
sgrondo delle acque superficiali; protezione del pascolo permanente, gestione delle superfici
ritirate dalla produzione; manutenzione degli oliveti; mantenimento degli elementi
caratteristici del paesaggio, ecc).
Ferma restando l’importanza dal punto di vista ambientale delle suddette norme, nel caso
specifico dei Siti in esame assumono particolare rilievo le seguenti norme:
NORMA 2.1: Gestione delle stoppie e dei residui colturali
All’interno dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciali, individuati
ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE, la bruciatura delle stoppie è, comunque,
sempre esclusa, salvo diversa prescrizione della competente autorità di gestione.
NORMA 2.2: Avvicendamento delle colture
Al fine di mantenere il livello di sostanza organica nel suolo e di salvaguardare la sua
struttura, è opportuno favorire l’avvicendamento delle colture sullo stesso appezzamento di
terreno agricolo.
NORMA 3.1: Difesa della struttura del suolo attraverso il mantenimento in efficienza della
rete di sgrondo delle acque superficiali e l’uso adeguato delle macchine
Al fine di mantenere la struttura del suolo, la presente norma stabilisce che gli agricoltori
devono mantenere in efficienza la rete di sgrondo per il deflusso delle acque superficiali e,
ove presente, la baulatura, assicurando altresì un uso adeguato delle macchine nelle
lavorazioni del terreno. Sono quindi previsti i seguenti adempimenti: a) manutenzione della
rete idraulica aziendale, rivolta alla gestione e conservazione delle scoline e dei canali
collettori, al fine di garantirne l’efficienza e la funzionalità nello sgrondo delle acque; b)
esecuzione delle lavorazioni del terreno in condizioni di umidità appropriate (stato di
“tempera”) e con modalità d’uso delle macchine tali da evitare il deterioramento della
struttura del suolo.
NORMA 4.2: Gestione delle superfici ritirate dalla produzione
Al fine di assicurare un livello minimo di mantenimento dei terreni ed evitare il
deterioramento degli habitat, le superfici ritirate dalla produzione sono soggette alle seguenti
prescrizioni:
a) presenza di una copertura vegetale, naturale o artificiale, durante tutto l’anno;
b) attuazione di pratiche agronomiche consistenti in operazioni di sfalcio, o altre operazioni
equivalenti, al fine di conservare l’ordinario stato di fertilità del terreno, tutelare la fauna
selvatica e prevenire la formazione di un potenziale inoculo di incendi, in particolare nelle
condizioni di siccità, ed evitare la diffusione di infestanti.
309
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
NORMA 4.3: Manutenzione delle piante di olivo
Al fine di assicurare un livello minimo di mantenimento dei terreni ed evitare il
deterioramento degli habitat, gli oliveti devono essere mantenuti in buone condizioni
vegetative osservando i seguenti impegni:
a) divieto di estirpazione delle piante di olivo ai sensi della Legge 14 febbraio 1951 n.144;
b) attuazione di tecniche colturali rivolte alla pianta allo scopo di mantenere un equilibrato
sviluppo vegetativo dell’impianto, secondo gli usi e le consuetudini locali, nonché evitare il
rischio di incendi.
NORMA 4.4: Mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio
Al fine di assicurare un livello minimo di mantenimento dei terreni ed evitare il
deterioramento degli habitat tramite il mantenimento degli elementi caratteristici del
paesaggio sull’intero territorio nazionale, gli agricoltori beneficiari di un pagamento diretto
nell’ambito dei regimi di aiuti di cui all’allegato 1 del Reg.(CE) 1782/03 devono rispettare i
seguenti impegni:
a) divieto di eliminazione dei terrazzamenti esistenti, delimitati a valle da un muretto a secco
oppure da una scarpata inerbita;
b) divieto di effettuazione di livellamenti non autorizzati;
c) il rispetto dei provvedimenti regionali adottati ai sensi della direttiva 79/409/CEE e della
direttiva 92/43/CEE;
d) Il rispetto dei provvedimenti regionali di tutela degli elementi caratteristici del paesaggio
non compresi alla lettera c).
In questa fase è difficile una valutazione dell’impatto “positivo” che le suddette norme hanno
avuto nel tempo nel territorio in esame, non essendo stato possibile ricostruire un inventario
dei regimi di aiuto e dei sostegni finanziari e quindi delle aziende obbligate ed analizzare in
concreto la gestione della singola azienda.
Inoltre alcune deroghe previste dalle disposizioni regionali andrebbero evitate, le norme sulla
condizionalità andrebbero estese a tutti gli operatori agricoli e sarebbe opportuno inserire
delle specifiche disposizioni integrative per i Siti in esame di cui si dirà nel capitolo sugli
aspetti gestionali e le norme di attuazione.
Se da un lato pertanto le norme regionali sulla condizionalità andrebbero modificate ed
integrate con riferimento alla specifica condizione dei Siti Natura 2000 e dello stato di
conservazione degli habitat, dall’esperienza concreta sul campo emerge con tutta evidenza
uno scarso rispetto e l’assenza di una seria azione di sensibilizzazione/consapevolezza degli
agricoltori e di repressione delle violazioni più eclatanti.
In particolare, per quanto riguarda la gestione delle stoppie e la prevenzione incendi, la
protezione del suolo e dei pascoli ed il benessere degli animali, la lavorazione dei terreni.
SIC ITA040001 “ISOLA DI LINOSA”
Soprattutto per ragioni climatiche, geologiche e pedologiche, a Linosa si è sviluppata florida
attività agricola, ancora in parte attiva seppure in diminuzione. L’isola, infatti, per la sua
natura vulcanica, presenta una morfologia alquanto varia, con diverse colline che determinano
di fatto un’efficace difesa dal vento - in particolare nella spettacolare Fossa del Cappellano – e
quindi consentendo lo sviluppo di colture agrarie. Le ragioni di questo sviluppo sono
riconducibili anche alla natura del suolo che, nelle zone di accumulo, presenta una discreta
profondità e quindi garantisce buoni risultati produttivi.
Eppure, secondo l’ispettore forestale G. Schirò, che si recò nelle Pelagie in missione per
analizzare la condizione agricola e forestale e come migliorarla (1854) “… nessun vestigio ivi
310
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
si scorge di passate colture. E se non s’incontrassero da circa 124 cisterne sparse qua e là
sparse, e le reliquie di alcune casette e di una grande aja (le quali indicano che una volta
Linosa fu abitata e coltivata), facilmente si inclinerebbe a credere che l’umana razza non
avesse mai avuto stanza in mezzo in mezzo a quegli estinti vulcani. Né gli attuali coloni, che
pur da otto anni vi si sono stabiliti, vi hanno propagato alcuna coltura. Appena in taluni punti
si scorge vegetare la pianta del fico d’india, e poi qualche legume, ed in inverno qualche
pianta ortalizia. Eppure queste vi crescono con vegetazione così prospera da dare indizi più
che sicuri della forza ubertosa di quel suolo”. L’avvio dell’agricoltura a Linosa da parte dei
coloni si può datare dunque come successivo alla suddetta missione di Schirò.
Per anni l’elemento fondamentale dell’agricoltura linosana è (o è stato) il ficodindia. Questa
pianta viene utilizzata per realizzare delle chiudende, dove svolge una preziosa funzione
frangivento e consente la coltivazione di cereali, leguminose e ortaggi al proprio interno. I
frutti, oltre che per l’alimentazione umana, venivano utilizzati in passato per l’alimentazione
dei maiali, mentre i cladodi costituivano l’alimento del bestiame e rappresentano di fatto
l’unico foraggio verde disponibile per gli animali durante tutto l’anno.
Il ficodindia esprime in questa isola le sue numerose potenzialità, come accennato, di coltura
frangivento, per la produzione di foraggio e di frutti. Il declino di tale coltura è legato al fatto
che in primavera e, in misura minore in autunno, i venti di scirocco trasportano
frequentemente una certa quantità di sabbia dalle zone desertiche della Tunisia meridionale e
va ricondotta a questi eventi la causa della diffusione a Linosa del fungo patogeno Dothiorella
ribis. Purtroppo la patologia cui è soggetta la specie ha determinato la morte di moltissime
piante, modificando radicalmente il paesaggio e in misura minore l’agricoltura dell’isola, e fa
crescere con difficoltà quelle rimaste.
I risultati conseguiti dagli studi recenti e l’attuale situazione sull’infestazione del fungo
Dothiorella ribis, rendono speranzosi sulla possibilità di intervenire per il controllo ed il
contenimento dell’avversità. Occorrerebbe comunque che iniziative specifiche venissero
assunte in proposito, coinvolgendo gli istituti di Patologia delle Università di Catania e
Palermo. Nel caso di un ritorno all’allevamento, infatti, la patologia e quindi le condizioni
produttive del ficodindia potrebbero diventare fattore limitante.
Altre colture che caratterizzano Linosa sono la lenticchia, il pisello, l’orzo, la cipolla.
L’elemento che caratterizza queste colture è il fatto che si tratta di un germoplasma autoctono
particolarmente adatto alle estreme condizioni climatiche dell’Isola.
In particolare la lenticchia è considerata una sottospecie diversa da quella coltivata in Sicilia,
e affine a quella di Pantelleria. Prove condotte in Sicilia dall’Istituto di Agronomia della
Facoltà di Agraria dell’Università di Palermo hanno accertato che questa lenticchia si
caratterizza per avere un ciclo colturale più ridotto, fatto questo che le consente di anticipare
la maturazione e quindi di sfuggire al caldo primaverile-estivo.
La produzione di lenticchie dell’isola è attualmente utilizzata per l’autoconsumo, e solamente
in misura limitata viene commercializzata e venduta ai rivenditori dell’isola o ai turisti.
Tuttavia è possibile acquistare delle lenticchie etichettate come “lenticchie di Linosa” presso
qualsiasi rivenditore di alimenti, anche se si tratta in realtà di lenticchie che, pur essendo
affini geneticamente, vengono certamente prodotte altrove.
Anche di altre specie come l’orzo o il pisello vengono coltivate varietà autoctone che
presentano caratteristiche particolari come l’aridoresistenza. Il fatto importante è che gli
agricoltori linosani sono consapevoli delle differenze che caratterizzano queste varietà rispetto
alle altre non autoctone. Tuttavia il rischio di perdere a causa degli inquinamenti genetici
questo germoplasma è molto forte e cresce con la stessa velocità con cui si contrae l’attività
agricola.
311
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Altre ortive vengono coltivate (melanzane della varietà autoctona “Baiascietti”, pomodoro,
etc.) e destinate all’autoconsumo ma anche, soprattutto durante il periodo estivo, ai ristoranti e
pizzerie dell’Isola nonché ai rivenditori al minuto.
Tra le colture arboree, oltre a poche piante da frutto, è diffusa in maniera significativa la vite,
mentre di recente, ma sempre sotto forma di piante isolate, si sta diffondendo il banano, di cui
si è ipotizzata la possibilità di diffusione nell’isola.
L’attuale crisi dell’agricoltura di Linosa è solamente in parte determinata dall’avversità che
sta interessando il ficodindia, ma sembra piuttosto conseguente anche al decremento della
zootecnia. L’agricoltura dell’isola è stata infatti tradizionalmente legata alla zootecnia, in
particolare all’allevamento di bovini, in quanto gli animali, oltre a garantire un reddito
fondamentale per l’agricoltore, fornivano il letame per le colture. Il letame, oltre ai noti e
indiscussi vantaggi agronomici, non sempre può essere sostituito dai fertilizzanti di sintesi che
rischierebbero di risultare dannosi alle piante a causa della siccità. Inoltre la necessità di
disporre di paglia, da integrare essenzialmente con i cladodi di ficodindia, spingeva gli
agricoltori-allevatori a coltivare orzo e altre colture come pisello e lenticchie. La zootecnia
finisce quindi con l’essere il fulcro di tutta l’attività agricola dell’isola e da essa può ripartirne
il rilancio.
Il progressivo decremento del pascolo, fino alla sua attuale scomparsa, può essere fatto
dipendere dall’assenza nell’isola di una apposita struttura per la macellazione degli animali; la
necessità di dover trasportare gli animali in Sicilia per poter essere macellati ha infatti
scoraggiato del tutto l’esercizio della zootecnia.
Caratterizzazione delle aree agricole rispetto agli habitat e alle specie della Dir. 92/43/CEE
e brevi cenni sull’impatto delle tipologie e delle pratiche di gestione agricola su habitat e
specie (C.3; C.4; C.5)
Pur in presenza di un’attività agricola che ha caratterizzato fortemente il paesaggio dell’isola,
che ha subito forti modifiche oggi testimoniate dai terrazzamenti che si spingono sulle pendici
dei monti, per le ridotte superfici delle aree agricole e per l’“approssimazione” nelle tecniche
colturali applicate l’impatto provocato dall’attività agricola sulle formazioni vegetali e sul
paesaggio naturale appare ridotto.
Oggi vengono utilizzati con regolarità fertilizzanti chimici e diserbanti, che non incidono
negativamente grazie alla superficie ridotta delle colture trattate, tuttavia appare necessario
trovare delle tecniche alternative riappropriandosi di una cultura agronomica presente in
passato. Gli agricoltori, infatti, applicavano abitualmente tecniche agronomiche come le
rotazioni e la concimazione con letame, reso possibile dalla presenza degli animali.
Giacché le aree agricole sono in diminuzione, appare remota la possibilità che una loro
espansione determini effetti negativi su specie e habitat della Direttiva 92/43 CEE. Semmai le
aree agricole giocano oggi un ruolo prezioso nell’ospitare, garantendo adeguate risorse
trofiche, numerose specie di uccelli migratori di interesse conservazionistico, come il
Calandro, le Balie, la Calandrella per altro nidificante, e tante altre specie minacciate (come
ad esempio l’averla capirossa). Vanno dunque senza dubbio programmati degli interventi
finalizzati al mantenimento ed al rilancio dell’attività agro-pastorale a Linosa, sì da garantire
la conservazione di ecotoni e di ambienti aperti che possono svolgere un ruolo fondamentale
nella tutela e nell’incremento della biodiversità.
Attualmente non si può quindi parlare di un impatto dell’agricoltura, ma semmai dei problemi
che la cessazione dell’agricoltura può comportare.
Un cenno particolare meritano gli ex coltivi, che rivestono un’importanza strategica ai fini
della pianificazione del Sito. Gli incolti potrebbero infatti ospitare animali al pascolo che
garantirebbero agli spazi aperti il moderato disturbo necessario per la sopravvivenza di molte
312
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
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delle specie vegetali pregiate dell’isola. Negli ex coltivi di più antico abbandono, inoltre,
tendono ad insediarsi la vegetazione di macchia, caratterizzata soprattutto da Lentisco, e
piante naturalizzate di ficodindia.
La scelta della destinazione futura per queste aree (facilitare l’evoluzione naturale cessando il
pascolo e il disturbo o, al contrario, mantenere gli ambienti aperti attraverso la riattivazione
del pascolo o lo sfalcio della vegetazione) va fatta con estrema attenzione in maniera da
garantire la massima contiguità degli habitat.
Benché queste problematiche non siano in questa fase cogenti, è necessario tenerne conto
nell’eventualità di una ripresa dell’attività zootecnica.
Poiché le attività agro-pastorali condotte a Linosa hanno caratterizzato intensamente
l’economia dell’isola fino a non molto tempo fa, gli incendi, che in molti casi sono
strettamente connessi con le pratiche agricole, hanno avuto sul territorio una certa incidenza,
percepibile anche dal confronto di alcune ortofoto.
Gli ultimi due episodi piuttosto gravi hanno estesamente riguardato, tra la fine degli anni ’90 e
il 2000, l’area dei Faraglioni e l’area di Calcarella. In tali occasioni si sono resi necessari
interventi esterni, che non sono stati tempestivi, com’è naturale che sia per un’isola così
lontana dalla Sicilia.
La connessione tra attività agro-pastorali e incendi porterebbe a ritenere meno probabile oggi
questo rischio. Tuttavia, la vulnerabilità di Linosa in quanto isola, i pericoli legati alle
frequentazioni turistiche ed alle attività venatorie, l’eventuale ripresa delle attività
tradizionali, fanno ritenere attuale e seria la minaccia degli incendi, che potrebbero condurre
alla distruzione della copertura vegetale dell’isola.
SIC ITA040002 “ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE”
Gli intensi fenomeni erosivi che hanno caratterizzato nel tempo l’isola di Lampedusa hanno
determinato in molte aree la sparizione del suolo, a causa delle pendenze e della distruzione
della vegetazione originaria. I suoli, classificabili come suoli bruni, si rinvengono nelle zone
con meno pendenza e lungo alcune valli, ma in buona parte dell’isola è ormai messo a nudo il
substrato calcareo ed è evidente la forte rocciosità affiorante. Per tale motivo, oltre che per
cause legate al forte incremento delle attività economiche legate al turismo, oggi a Lampedusa
l’agricoltura viene praticata su superfici estremamente ridotte, esclusivamente nelle poche
aree in cui l’orografia consente una certa difesa dal vento. Tali aree corrispondono al Vallone
Imbriacola e ed alcune zone circostanti il centro abitato. Si tratta tuttavia di modeste superfici
dove viene coltivato orzo (vallone Imbriacola) destinato all’alimentazione delle pecore,
ortaggi e vite. Vi sono anche dei vecchi ficodindieti, in aree esterne al SIC, ormai da tempo
abbandonati. La vicinanza al centro abitato ha favorito tra l’altro l’abbandono di queste aree
perché destinate ad usi alternativi e all’edificazione legati in modo particolare alle attività
turistiche.
Seminativi in aree non irrigue
Le superfici oggi coltivate ad orzo, l’unica cultura cerealicola rimasta, sono solamente 1,86
ha, pari allo 0,13%; a queste possono sommarsi altri 0,23 ha, pari allo 0,02%, di “seminativi
semplici (cereali, leguminose e colture orticole in pieno campo)”. Le tecniche colturali oggi
adoperate sono estremamente semplificate: non viene fatto ricorso né alla fertilizzazione
(anche perche, essendo aree pascolate, la concimazione è garantita dalle deiezioni delle
pecore) né ad altre cure colturali (diserbo ad esempio). Il grande valore di queste aree risiede
in molteplici aspetti, di tipo più paesaggistico ed ambientale. In modo particolare, queste aree
ospitano le ultime colonie di Calandrella, specie ormai relegata esclusivamente in queste aree
313
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
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ed in poche altre, ancora fisionomizzate dalla prateria; inoltre in queste aree viene ancora
coltivata una varietà d’orzo tipica delle isole circumsiciliane. In passato veniva coltivato il
frumento (varietà come il cosiddetto Frumentu forti perché duro da macinare, del gruppo dei
“frumenti rossi”, ma anche la “Maiorca” senza spiga, o “Piluseddu)” e ancora oggi vengono
coltivate delle varietà di fave autoctone (fava nera e bianca), un tempo coltivate in rotazione
con i cereali assieme ai piselli (una varietà i cui semi originariamente provenivano da Ustica).
Questi legumi possiedono un germoplasma esclusivo che andrebbe studiato e valorizzato per i
propri caratteri genetici; ad esempio la fava nera è ritenuta resistente al tonchio e viene
considerata “quarantina”, produce cioè in un brevissimo lasso di tempo.
Vigneti
Si tratta anche in questo caso di superfici ridotte: 1,02 ha, pari allo 0,07% della superficie del
SIC. Anche in questo caso, tuttavia, il loro valore è notevole, di tipo sociale, paesaggistico,
culturale e di conservazione della biodiversità. Vengono coltivate infatti alcune varietà di
antica introduzione: la “Funcia chiatta”, di origine tunisina (Sfax), è un’uva da mensa che
veniva preparata sotto alcool; Zibibbo, ’Nzolia, Marsigliana (proveniente da Siciliana - AG);
le autoctone ad acino nero Bertuccio. Il vigneto viene in genere trattato con calce e zolfo.
Sistemi colturali e particellari complessi
Sono le aree agricole maggiormente diffuse, pari a 9,27 ha e allo 0,65% del SIC. In realtà si
tratta di modeste superfici le cui produzioni sono spesso destinate all’autoconsumo. Possono
svolgere un ruolo importante soprattutto per la conservazione della biodiversità. Come visto a
proposito dei seminativi in aree non irrigue, a Lampedusa vengono coltivate diverse specie e
varietà autoctone, tra cui anche l’aglio (Agghia russa) e una varietà di melanzana. All’interno
di questi orti è possibile recuperare ancora qualche vecchia varietà autoctona di mela (pumi di
faccirussa), mandorla (Muddisa), mentre sono purtroppo perdute le vecchie varietà di pesco e
albicocco (una di queste originaria dalla Tunisia).
Caratterizzazione delle aree agricole rispetto agli habitat e alle specie della Direttiva Habitat
e brevi cenni sull’impatto delle tipologie e delle pratiche di gestione agro-forestale su habitat
e specie
Anche in questo caso, come a Linosa, sia per le ridotte superfici destinate alle colture agrarie
che per l’“approssimazione” nelle tecniche colturali applicate, l’impatto nei confronti delle
formazioni vegetali naturali appare decisamente ridotto. In qualche caso, ad esempio per le
colture ortive, si è accertato l’uso di diserbanti pre-germinello, mentre è regolare l’utilizzo di
fertilizzanti chimici. Certamente la superficie ridotta delle colture trattate non indurrà effetti
negativi sull’ambiente, tuttavia appare necessario trovare delle tecniche alternative
riappropriandosi di una cultura agronomica presente in passato. Gli agricoltori, infatti,
applicavano abitualmente tecniche agronomiche come le rotazioni e la concimazione con
letame.
A dispetto delle superfici ridotte, da un punto di vista più strettamente naturalistico la
conservazione dell’attività agricola tradizionale assume particolare rilievo in queste piccole
isole, perché durante le migrazioni primaverili i piccoli campi ospitano una miriade di piccoli
uccelli in migrazione .
Un cenno particolare meritano gli ex coltivi, che rivestono un’importanza strategica ai fini
della pianificazione. Gli incolti ospitano infatti la poca pastorizia residua, che garantisce gli
spazi aperti e moderatamente disturbati, necessari per la sopravvivenza di molte delle specie
vegetali pregiate dell’isola. Come del resto anche una porzione significativa dei
rimboschimenti, tali aree sono inoltre teatro di processi di successione progressiva verso
consorzi pre-forestali e forestali, oggi rarissimi e molto frammentati su tutta l’isola.
314
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
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Come a Linosa, anche in questo caso la scelta della destinazione futura (facilitare l’evoluzione
delle formazioni naturali cessando il pascolo o, al contrario, mantenere la prateria attraverso il
mantenimento del pascolo) va fatta in maniera da garantire la massima contiguità degli
habitat.
Relativamente al pascolo, sino al recente passato l’isola di Lampedusa è stata interessata da
un pascolo ovi-caprino piuttosto intenso. Attualmente si registra un decremento delle attività
pastorali, conseguente anche alle trasformazioni socio-economiche derivate dallo sviluppo
turistico dell’isola, anche se la pastorizia viene comunque esercitata in tutto il territorio del
SIC, esclusa l’area della riserva naturale e le aree interessate dagli interventi di
rimboschimento presidiate da recinzioni in pietrame. Nelle aree dove è consentito, l’azione
del pascolo appare stabile se non addirittura crescente; gli ambienti maggiormente soggetti
ad una crescente pressione antropica e da pascolo sono quelli a prateria perenne e a gariga.
Non sono disponibili dati quantitativi sul carico attuale di bestiame in relazione ai diversi
ambienti utilizzati, tuttavia occorre considerare che sono molteplici i fattori che oggi
concorrono a determinare fenomeni di sovrapascolamento all’interno del SIC:
- la limitata superficie dell’isola;
- la consistente espansione edilizia nelle aree periurbane e la diffusione insediativa
nelle aree agricole;
- l’istituzione della riserva naturale “Isola di Lampedusa”, che ha limitato ulteriormente
le aree disponibili per il pascolo;
- la scarsità di flora pabulare, che influisce sicuramente in maniera negativa sulle
specie effimere appetite (per esempio, le orchidee).
Inoltre, l’analisi floristica e fitosociologica condotta sul territorio del SIC ha messo in
evidenza alcuni effetti che possono essere ricondotti ad impatto da sovrapascolo:
- degrado e discontinuità di lembi di gariga, prateria perenne e annua, macchia aperta;
- banalizzazione e impoverimento della flora nei diversi mosaici cui partecipano sia le
praterie perenni e annue sia gli aspetti della gariga e di macchia-gariga;
- accentuazione delle diverse forme di dissesto diffuso del paesaggio dell’isola.
D’altra parte, si è osservato che in seguito alla cessazione del pascolo la gariga si sta
lentamente ricostituendo in alcune aree del SIC. In particolare, la totale cessazione delle
pratiche pastorali avvenuta all’interno del territorio della riserva naturale ha comportato una
graduale evoluzione delle biocenosi, che a medio-lungo termine potrebbero compromettere i
popolamenti delle specie più eliofile e di quelle legate ad un regime intermedio di disturbo,
provocando la graduale sostituzione delle comunità di prateria.
Il pascolo al momento consente quindi di mantenere stabili le formazioni a prateria e gariga,
coincidenti anche con gli habitat comunitari 5320, 5330, 5331, 5334, 5430, 6220*, che
altrimenti evolverebbero verso altre comunità e, se ben regolamentato ed equilibrato, può
svolgere un ruolo positivo nella conservazione della biodiversità soprattutto nel preservare le
specie della prateria annua e probabilmente della Centaurea acaulis.
Una intensificazione delle pratiche pastorali potrebbe però avere effetti negativi e incidere in
qualche caso sulle comunità a macchia che vanno invece tutelate da queste attività.
Tenuto conto anche della peculiarità fitogeografica, bioclimatica e storica di Lampedusa, si
può affermare che senza alcun intervento l’attività pastorale può risultare insostenibile nel
lungo periodo.
Risulta pertanto urgente ed indifferibile attuare delle forme di regolamentazione che
individuino aree da preservare e aree in cui effettuare l’attività pascoliva (anche in funzione
della differente natura giuridica di tali aree: demanio forestale, riserva, aree private), periodi
di pascolo, modalità di pascolo, carico di bestiame.
315
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Date le particolari condizioni dell’Isola di Lampedusa, sono difficilmente ipotizzabili
interventi di miglioramento dei pascoli che determinerebbero comunque l’alterazione della
residua flora arbustiva originaria e l’introduzione, con comunque enormi difficoltà tecniche,
di specie estranee alla flora dell’Isola.
La regolamentazione dovrà essere accompagnata da un’idonea attività di monitoraggio,
individuando aree sperimentali in corrispondenza delle zone oggi soggette a pascolo da
monitorare e sottoporre a diversi regimi di disturbo, al fine di valutare quantitativamente i
processi e decidere le pratiche più efficaci di conservazione dinamica del patrimonio
botanico.
Strettamente connessi con le pratiche agricole sono gli incendi. In forza delle dinamiche di
progressivo abbandono delle attività agricole e pastorali, nell’isola di Lampedusa l’incidenza
di questo fattore limitante è stato sinora relativo in confronto ad altri impatti e non ha
riguardato né le aree interessate dagli interventi di rimboschimento né le aree di riserva
naturale.
Gli incendi tuttavia, sebbene in maniera localizzata, si verificano e riguardano generalmente i
margini delle residue aree agricole coltivate e soprattutto gli incolti, dove si insediano
comunità erbacee ruderali pioniere, le praterie e le garighe, ma a volte possono minacciare le
formazioni di macchia soprattutto nel Vallone Imbriacole. Più frequentemente a Lampedusa
gli incendi derivano da attività illegali di smaltimento di rifiuti nelle discariche e nelle aree di
stoccaggio di rifiuti, nonché nelle aree prossime ai nuclei edilizi ed esercizi economicicommerciali localizzati in area extraurbana (bruciatura di resti di potature, imballaggi, ecc.) e
a volte interessano o minacciano le limitrofe aree naturali e seminaturali.
Gli incendi, anche potenzialmente, rappresentano forse la minaccia più grave per la
vegetazione di Lampedusa, se si tiene conto delle condizioni di siccità, della vulnerabilità
degli impianti forestali a Pinus halepensis, della rarità delle formazioni naturali di macchia e
di quelle a Olea e Ceratonia, dell’assenza e/o inadeguatezza di misure e interventi di tipo
preventivo o repressivo.
2.3.3.3 Descrizione delle aree forestali (C.1)
SIC ITA040001 “ISOLA DI LINOSA”
A partire dagli anni Sessanta del secolo scorso l’Azienda Foreste Demaniali della Regione
Siciliana ha effettuato sull’isola dei rimboschimenti, in particolare sulle pendici di Monte
Nero, Monte Bandiera e Monte Vulcano, e lungo la fascia costiera di NE e SE dell’isola. Oggi
i rimboschimenti ammontano a ben 22,56 Ha, corrispondenti al 5,27% della superficie del
SIC.
Le specie maggiormente utilizzate allo scopo sono state il Pino d’Aleppo (Pinus halepensis),
diverse specie di acacie (Acacia karoo ed A. melanoxylon), il Mioporo (Myoporum insulare)
e, in misura minore, il Carrubo (Ceratonia siliqua), il Ginepro (Juniperus turbinata), il
Rosmarino (Rosmarinus officinale), la Ginestra di Spagna (Spartium junceum), il Corbezzolo
(Arbutus unedo), la Tamerice (Tamarix gallica), la Retama Retama raetam, la Palma nana
(Chamaerops humilis) e l’Oleandro (Nerium oleander).
I risultati dei rimboschimenti appaiono contraddittori: in tal senso particolarmente
emblematici appaiono i fallimentari impianti di Monte Nero, dove la messa a dimora di pini
d’Aleppo ha avuto risultati mediocri, mentre ha danneggiato gli aspetti di macchia
preesistenti; le operazioni necessarie ad attuare il rimboschimento hanno inoltre accentuato la
franosità del versante e provocato un’intensa erosione del suolo.
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Caratterizzazione delle aree forestali rispetto agli habitat e alle specie della Direttiva Habitat
e brevi cenni sull’impatto delle tipologie di gestione forestale (C.3; C.4)
A proposito dei rimboschimenti, va segnalato che non sempre la loro realizzazione ha seguito
criteri di razionalità e sostenibilità ambientale: in molti casi gli impianti hanno soppiantato
pregevoli formazioni naturali di prateria, di gariga e di macchia (PASTA & LA MANTIA, 2001).
La critica che oggi si muove è frutto di una nuova consapevolezza, anche se non va sottaciuto
il grande sforzo compiuto per fare attecchire delle piante in condizioni molto difficili.
La valutazione degli effetti delle tecniche di rimboschimento sono state oggetto di specifici
studi nella vicina Lampedusa (PASTA & LA MANTIA, 2001; SESSA, 2002) ma mancano
valutazioni altrettanto approfondite a Linosa. Ma indubbiamente il principale detrattore
ambientale del paesaggio culturale e naturale di Linosa è rappresentato dall’attività di
forestazione svolta in passato (PASTA & LA MANTIA, 2004) e dall’introduzione di piante
ornamentali. La prima ha già cancellato importanti aspetti di macchia e gariga (ultimo tra tutti
in ordine cronologico l’impianto del versante orientale di Monte Nero), mentre la seconda
minaccia gravemente gli habitat connessi con le coste rocciose, in cui sono state messe a
dimora tamerici esotiche e tappeti di Carpobrotus edulis, una delle dieci specie esotiche più
invasive conosciute al mondo.
Tuttavia va anche evidenziato che in una porzione significativa dei rimboschimenti sono
attualmente in corso processi di successione progressiva verso consorzi pre-forestali e
forestali. Risulta quindi necessario avviare interventi di rinaturalizzazione facilitando la
naturale evoluzione delle formazioni vegetali.
SIC ITA040002 “ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE”
I primi interventi di rimboschimento sono stati realizzati dall’Azienda Regionale Foreste
Demaniali in Contrada Ponente, a Nord-Ovest dell’isola, a partire dal 1967; nei quattro anni
compresi tra il 1976 ed il 1980 i rimboschimenti sono stati estesi alle contrade Sanguedolce,
Grecale e Cavallo Bianco. Per queste prime opere il postime, generalmente allevato per 2 anni
presso vivai forestali gestiti dall’Ispettorato Forestale della provincia di Agrigento (MANTISI,
2001), veniva trasportato per mezzo della nave-traghetto che collega Lampedusa a Porto
Empedocle, compromettendo notevolmente l’integrità delle piantine.
Per i successivi interventi, realizzati dal 1988 al 1994 nelle contrade Ponente, Sanguedolce,
Imbriacole, Terranova e Taccio Vecchio, è stato realizzato un vivaio volante sulla stessa isola,
al fine di ridurre i traumi subiti dalle piantine durante il trasporto.
In totale, dal 1967 al 1994, sono state effettuate opere di rimboschimento in circa 200 ha di
superficie, pari a circa il 10% del territorio insulare.
Oltre al pino d’Aleppo (Pinus halepensis Mill.), sono state impiegate altre specie esotiche tra
cui il cipresso comune (Cupressus sempervirens L.), l’acacia saligna (Acacia saligna Labill.),
il mioporo (Myoporum tenuifolium G. Forster), l’oleandro (Nerium oleander L.) e la tamerice
(Tamarix sp.). Tali specie sono state scelte per la loro rusticità, la buona capacità di
attecchimento, la rapidità di crescita e la resistenza alla salsedine marina, tuttavia non tutte
hanno dato i risultati sperati; ad esempio i vari tentativi di piantumazione delle tamerici hanno
avuto esiti fallimentari. Le acacie, invece, grazie al breve ciclo vitale ed alla capacità di
migliorare la fertilità del suolo, hanno avuto un discreto ruolo nell’innescare processi di
successione (PASTA & LA MANTIA, 2001).
Per quanto concerne le tecniche di impianto utilizzate, in base alle informazioni apprese dai
tecnici forestali che in prima persona sono stati impegnati nella realizzazione dei
rimboschimenti (MANTISI, 2001), si evince che per gli interventi realizzati dal 1967 alla prima
metà degli anni ’70 il terreno è stato preparato a buche di 40×40×40 cm con una densità di
317
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
circa mille piante per ettaro; dopo l’impianto sono stati realizzati interventi di reintegro delle
fallanze per la durata di un triennio.
Queste prime opere sono state caratterizzate da un’elevata mortalità delle piantine e da uno
sviluppo stentato di quelle sopravvissute, a causa di una scarsa protezione dell’impianto dai
venti salmastri di maestrale e di inadeguate tecniche di preparazione del suolo.
Negli impianti successivi, eseguiti dal 1976 in poi, al fine di proteggere adeguatamente le
giovani piantine dal vento sono stati allestiti dei muretti di pietrame a secco; questa soluzione
è risultata più adeguata rispetto alle classiche barriere frangivento in rete plastica, sia per la
maggiore durevolezza che per il minore impatto ambientale.
Negli stessi impianti la preparazione del terreno è stata eseguita utilizzando il ripper per
frantumare e scalzare le rocce affioranti ed aprire solchi adeguatamente profondi per la messa
a dimora delle piantine con il loro pane di terra (in base a quanto osservato in campo, è
ipotizzabile l’utilizzo del ripper anche nei primi interventi di rimboschimento in località
Albero Sole).
Queste ultime pratiche, se da un lato hanno determinato un aumento della percentuale di
attecchimento delle specie impiantate grazie alle migliorate capacità di infiltrazione idrica del
suolo, dall’altro hanno causato la distruzione dell’esistente prateria xerica perenne e dei
praticelli effimeri, nonché una riduzione della ritenzione idrica per l’elevata
evapotraspirazione (PASTA & LA MANTIA, 2001).
I caratteri dei rimboschimenti di Lampedusa sono stati oggetto di uno specifico studio (SESSA,
2002) compiuto proprio per procedere alla loro caratterizzazione e per poter verificare gli
effetti delle diverse tecniche di impianto sui caratteri del popolamento forestale. La lentezza
di crescita delle piante, nonché l’assenza di interventi perturbatori esterni (incendi e pascolo)
ed interni (diradamento), rendono ancora validi i risultati della ricerca e le considerazioni
compiute.
La scelta delle aree di saggio è stata diversificata in funzione dell’epoca e modalità del
rimboschimento e delle finalità di analisi.
Relativamente all’epoca ed alle tecniche impiegate per l’impianto, sono stati individuati come
oggetto di studio i rimboschimenti di Contrada Ponente, realizzati nel 1996 con lavorazione a
strisce, quelli di Contrada Sanguedolce e all’interno del Vallone della Forbice, realizzati nel
1986 rispettivamente con scasso andante con ripper e a buche. Infine, sempre in Contrada
Ponente, in località Albero Sole, sono stati presi in esame i rimboschimenti del 1967,
realizzati anch’essi con scasso a buche.
Ai fini dell’acquisizione dei dati per l’elaborazione fisionomico-strutturale, dendrometrica e
floristica sono state materializzate quattro aree di saggio, tre delle quali di 800 m2 di 20×40 m,
localizzate due in località Albero Sole all’interno del rimboschimento dell’età di 35 anni, la
terza in Contrada Sanguedolce nell’impianto di 16 anni di età; la quarta area di saggio,
localizzata in Contrada Ponente nel rimboschimento realizzato nel 1996, è estesa 500 m2
(50×10 m).
Le caratteristiche generali delle aree di saggio di cui sopra sono riportate di seguito.
Caratteri della stazione
Anno d’impianto
Esposizione
Altitudine (m s.l.m.)
Pendenza
Rocciosità
Pietrosità
Tecnica di preparazione del
suolo
Albero Sole
1967
Sud
120
2°
10%
40%
Nessuna
STAZIONE
Sanguedolce
1986
Sud-Est
90
2°
10%
40%
Lavorazione andante con
ripper
Ponente
1996
Nord
110
5°
5-10%
60%
Lavorazione
a strisce
318
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Tecnica di impianto
N. aree di saggio rettangolari
(20×40 m)
N. aree di saggio rettangolari
(10×50 m)
N. aree di saggio circolari
(Ø=20 m)
A buche
A buche
A buche
2
1
-
-
-
1
3
3
-
Per quanto concerne il piano arboreo, all’interno delle suddette aree di saggio, sono stati
rilevati, ai fini delle indagini fisionomico-strutturali e dendrometriche: 1) i diametri a 0,50 m
di altezza da terra (data l’impossibilità di rilevarli a 1,30 m a causa dell’habitus prostrato e
policormico assunto dalle piante) mediando due misurazioni ortogonali; 2) le altezze; 3)
quattro raggi della chioma secondo le direzioni cardinali; 4) le coordinate di ciascuna pianta
rispetto a due assi ortogonali.
Inoltre nelle stesse aree è stato effettuato il censimento delle emergenze botaniche, oltre che in
un’area limitrofa al rimboschimento di Sanguedolce caratterizzata da formazioni di gariga, al
fine di valutare l’influenza del rimboschimento sulla vegetazione naturale dell’isola.
Per migliorare l’attendibilità statistica dei dati ai fini dell’elaborazione dendrometrica, sono
state materializzate sei aree di saggio circolari (tre in Contrada Sanguedolce e tre in località
Albero Sole) in aree con caratteristiche morfologiche affini alle precedenti, di circa 314 m2
aventi raggio di 10 m; in esse sono stati rilevati esclusivamente l’altezza ed il diametro delle
piante di Pinus halepensis.
Per valutare il popolamento dal punto di vista quantitativo è stato eseguito il cavallettamento
totale degli individui ricadenti all’interno delle aree di saggio; questa operazione permette di
calcolare l’area basimetrica per ettaro (G/ha) del soprasuolo.
L’altezza media (Hm), intesa per convenzione come l’altezza dell’albero che ha diametro
medio di area basimetrica, è stata ottenuta dalla media delle altezze delle piante aventi
diametro uguale o poco discosto dal diametro medio di area basimetrica. L’altezza dominante
(Hd), considerata come parametro indicativo della fertilità, è stata valutata mediando le altezze
delle 100 piante per ettaro di maggiori dimensioni.
Dai dati grezzi di altezza e diametro rilevati nei rimboschimenti di 35 e 16 anni sono state
individuate due sottopopolazioni relative ad Albero Sole (sinteticamente indicate con AS I e
AS II) e due sottopopolazioni relative a Sanguedolce (SD I e SD II).
I parametri dendrometrici valutati per le due sottopopolazioni di cui sopra e per la
popolazione relativa all’area di studio di Contrada Ponente (indicata con PN) sono sintetizzati
nella seguente tabella.
Stazione
Albero Sole I
Età
anni
35
Densità
N/ha
742
Hd
[m]
2,87
Hm
[m]
2,46
G/ha
[m2/ha]
12,90
G
[m2]
0,017
Albero Sole II
35
494
3,90
3,46
9,45
0,019
Sanguedolce I
16
511
2,92
2,86
15,57
0,025
Sanguedolce II
16
987
2,97
3,34
19,50
0,019
Ponente
6
1100
1,14
0,66
0,34
-
Confrontando altezza e diametro relativi ai rimboschimenti di Sanguedolce ed Albero Sole si
evidenzia che, sebbene di età inferiore, la prima stazione mostra valori in linea o superiori
rispetto alla seconda. La migliore performance di Sanguedolce rispetto ad Albero Sole, si
potrebbe riferire ad una maggiore fertilità della prima stazione, derivata probabilmente dalla
319
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Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
lavorazione andante in essa compiuta che ha contribuito a migliorare la capacità idrica del
suolo ad ha permesso un migliore sviluppo dell’apparato radicale delle piante.
Per quanto riguarda l’altezza media, i dati mostrano una maggiore variabilità, rispetto al
diametro. Inoltre l’altezza massima raggiunta dalle piante difficilmente supera i 4 m. Questa
forte variabilità può essere interpretata come la conseguenza dell’azione dei venti dominanti
sulla vegetazione, responsabile anche della bassa statura raggiunta dai popolamenti.
Nelle stazioni di Albero Sole e Sanguedolce la distribuzione delle piante è irregolare, con
ampie radure e zone a piantagione piuttosto fitta. Le chiome presentano una forte asimmetria
in risposta ai venti settentrionali; infatti, dalla misurazione dei raggi delle stesse si è
evidenziato che quelli rilevati in direzione Nord sono dell’ordine di pochi decimetri, mentre i
raggi diretti a Sud superano spesso i 3 m.
Le chiome inoltre hanno un’inserzione piuttosto bassa (mediamente 50 cm) per cui le piante,
oltre ad essere prostrate, hanno un habitus piuttosto cespuglioso. Nella stazione di Contrada
Ponente la distribuzione delle piante è più regolare ed è distinguibile il sesto d’impianto a file.
La forte asimmetria delle chiome, così come l’habitus prostrato, è espressione dell’influenza
che i venti dominanti hanno sullo sviluppo delle piante. L’aspetto cespuglioso assunto dal
popolamento presumibilmente non si discosta molto dalla densa e bassa boscaglia che
ricopriva l’isola prima della sua colonizzazione.
Caratterizzazione delle aree forestali rispetto agli habitat e alle specie della Direttiva Habitat
e brevi cenni sull’impatto delle tipologie di gestione agroforestali e loro pratiche (pascolo,
incendi) su habitat e specie
L’attività di rimboschimento intrapresa a Lampedusa nell’ultimo trentennio ha avuto come
scopo primario quello di ripristinare la copertura vegetale andata distrutta in un secolo e
mezzo di manomissioni da parte dell’uomo e di porre un freno all’erosione del suolo.
Nonostante lo sviluppo mediocre del piano arboreo, caratterizzato da piante prostrate,
policormiche, con chiome asimmetriche, questo obiettivo si può considerare raggiunto in
maniera abbastanza soddisfacente nelle aree sottoposte al rimboschimento. In queste aree,
infatti, malgrado il pino d’Aleppo produca una lettiera di lenta e difficile decomposizione ed a
reazione acida, si assiste ad un netto miglioramento delle condizioni edafiche, grazie alle quali
si stanno manifestando i primi segni di una ripresa dello sviluppo delle specie autoctone
(PASTA & LA MANTIA, 2001). Va comunque segnalato che non sempre la realizzazione dei
rimboschimenti ha seguito criteri di razionalità e sostenibilità ambientale: in molti casi gli
impianti hanno soppiantato pregevoli formazioni naturali di prateria e di gariga (PASTA & LA
MANTIA, 2001), ed hanno avuto pesanti conseguenze, dirette ed indirette, sia a breve, medio e
a lungo termine sugli habitat d’interesse comunitario (impianto di specie estranee alla flora
locale, sesto troppo fitto, mancata o eccessiva manutenzione del sottobosco, manomissione di
formazioni pre-forestali).
Per quanto concerne la struttura dei rimboschimenti, in base a quanto si apprende dalle notizie
storiche, il bosco naturale, caratterizzato da uno sviluppo del piano arboreo limitato in altezza
nelle aree esposte e più soddisfacente in seno ai valloni, non doveva apparire molto discosto
dall’aspetto assunto dall’attuale rimboschimento.
La valutazione degli effetti delle tecniche di rimboschimento è stata oggetto di specifici studi
(PASTA & LA MANTIA, 2001; SESSA, 2002 ). Dal censimento delle emergenze botaniche
realizzato all’interno delle aree sottoposte al rimboschimento è emerso che in un’area
complessiva di circa 2.900 m2, sono state rilevate 115 piante vascolari, corrispondenti a più di
un quarto della flora dell’isola. Tra queste si registra la presenza di ben 27 taxa di grande
pregio fitogeografico su un totale di circa 70, presenti sull’isola.
Inoltre è stato messo in evidenza che nelle aree soggette alla lavorazione aumenta la ricchezza
floristica rispetto alle aree di gariga, ma le specie presenti sono anche le meno significative
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Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
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dal punto di vista biogeografico; il crollo della diversità floristica diventa ancor più marcato
dove la copertura della vegetazione arborea è maggiore.
Dalla figura seguente, che mette in evidenza lo spettro biologico delle aree interessate dai
rilievi, si evince una prevalenza delle terofite ed emicriptofite all’interno delle aree
rimboschite, mentre le geofite sono più rappresentate nelle formazioni di gariga.
Sanguedolce
Gariga
%P
%P
% NP
% NP
% Ch
%T
% Ch
%T
%H
%G
%H
%G
Albero Sole 1
Albero Sole 2
%P
%P
% NP
% NP
% Ch
% Ch
%T
%T
%H
%G
%H
%G
Spettro biologico relativo alle aree esaminate: T = Terofite; G = Geofite; H = Emicriptofite;
Ch = Camefite; P = Fanerofite; NP = Nanofanerofite.
Dall’esame dello spettro sinecologico si rileva la predominanza delle classi TheroBrachypodietea e Stellarietea mediae all’interno dei rimboschimenti rispetto la classe
Quercetea ilicis, che assume maggiore rilevaza in gariga.
321
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Sanguedolce
Gariga
% AR
% AV
% AV
% QI
% CM
% CM
% SM
% CL
% AR
% QI
% CL
% LS
% SM
% LS
% TB
% TB
Albero Sole 1
Albero Sole 2
% AV
% CM
% CL
% AV
% AR
% CM
% QI
% LS
% AR
% QI
% CL
% SM
% LS
% SM
% TB
% TB
Spettro sinecologico delle aree interessate dai rilievi; QI = Quercetea ilicis; CM = CistoMicromerietea; LS = Lygeo-Stipetea; TB = Thero-Brachypodietea; CL = Crithmo-Limonietea; AV =
Artemisietea vulgaris; SM = Stellarietea mediae; AR = Asplenietea rupestris.
In relazione alle tecniche d’impianto, l’indagine floristica ha messo in evidenza una
bassissima diversità nelle aree in cui è stata praticata la lavorazione andante; nelle aree
lavorate a strisce la diversità aumenta notevolmente, soprattutto nell’interfila, mentre nelle
aree di gariga raggiunge il suo massimo.
Nella programmazione di eventuali interventi futuri, sarebbe auspicabile considerare come
prioritaria la tutela di tutte le emergenze botaniche di elevato pregio a rischio di estinzione,
evitando quelle pratiche, come la lavorazione andante, che possano determinare un notevole
impatto sulle aree particolarmente significative dal punto di vista biogeografico meritevoli di
salvaguardia, e destinare queste tecniche di impianto, che possono determinare un migliore
sviluppo degli impianti, in aree dove la rarefazione delle specie significative è più spinta.
Nei casi di fallimento, i rimboschimenti radi possono tuttora essere riconvertiti per la
ricostituzione di superfici di habitat connessi con la vegetazione seriale.
322
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2.3.5 Descrizione del Paesaggio (F)
2.3.5.1 Caratteri significativi del paesaggio antropico e naturale, variazioni del paesaggio e
tendenze evolutive delle trasformazioni territoriali (F.1; F.2; F.3)
Il complesso delle Isole Pelagie è sottoposto a Vincolo Paesaggistico ( D.A. n. 1153 del
12/07/1983 - cod. vinc. 19-084-0009) ai sensi degli Artt. 3 e 4 della L. 1947/1939. Le
caratteristiche dell’assetto del paesaggio che hanno portato all’apposizione del vincolo
paesaggistico sono molteplici e fanno riferimento a motivazioni che possono essere ricondotte
ai seguenti aspetti:
1. aspetti naturali e paesistici;
2. aspetti antropici relazionati al contesto “ambientale”.
Su questi aspetti si è basata l’analisi conoscitiva e interpretativa delle componenti del
paesaggio antropico e naturale, lette in particolare in riferimento agli aspetti storicotestimoniali e culturali, ed alla percezione visiva.
Nella Tavola 15 sono riportate le principali aree di interesse paesaggistico delle isole di
Linosa e Lampedusa e i principali punti panoramici.
LAMPEDUSA
L’isola di Lampedusa costituisce un complesso naturale di eccezionale valore paesaggistico in
cui si concentrano componenti geologiche e morfologiche, vegetazionali e biologiche di
grande valore che contribuiscono a definire un paesaggio estremamente delicato e complesso.
Da un punto di vista geo-morfologico l’isola è un “frammento d’Africa”, dal momento che
costituisce un propaggine della piattaforma continentale africana.
Gran parte del territorio dell’isola è, infatti, caratterizzato da un paesaggio desertico di tipo
nord-africano. L’isola è una piattaforma calcarea, di origine sedimentaria, che presenta una
superficie pianeggiante e inclinata in direzione Sud-Est. Se l’entroterra piatto è caratterizzato
da affioramenti rocciosi e da un paesaggio vegetazionale impoverito (costituito
prevalentemente da steppa e gariga), la costa settentrionale presenta ripide pareti rocciose che
precipitano a mare, mentre quella meridionale è segnata da profondi valloni che terminano
con piccole spiagge di sabbia. Sono proprio questi valloni, impluvi fossili del sistema
idrografico non più attivo, che costituiscono una delle più evidenti emergenze geomorfologiche e paesaggistiche dell’isola, all’interno delle quali si conservano ancora tracce
delle più significative manifestazioni della vegetazione (macchia mediterranea) e della fauna
presenti.
In relazione agli aspetti relazionati al paesaggio agrario, si tratta di una paesaggio residuale
che non assume valenza autonoma in quanto non più caratterizzato da una significativa
attività produttiva, ma quasi esclusivamente dalle tracce dei segni fisici e ormai storicizzati
delle attività di un tempo.
Testimonianza storica di un paesaggio agrario e rurale non più esistente, questi manufatti
antropici sono il segno più evidente della massima espansione della colonizzazione avvenuta
nell’isola.
La colonizzazione agricola dell'isola di Lampedusa, infatti, ha comportato una forte
caratterizzazione e strutturazione del paesaggio rurale che seppur ancora oggi sotto il profilo
storico-testimoniale e culturale conserva forti elementi di specificità, sotto il punto di vista
legato alla produzione agricola non registra elementi di particolare pregio. Pertanto l'interesse
storico-testimoniale è alto dal punto di vista della caratterizzazione del paesaggio rurale, basso
dal punto di vista della qualità delle colture.
Di questi segni è possibile individuare almeno due componenti fondamentali che
contribuiscono in maniera evidente a caratterizzare ancora oggi il paesaggio rurale,
323
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sicuramente più dell’attività produttiva, sotto il profilo culturale e percettivo: i dammusi e i
muretti a secco.
Nel paesaggio di Lampedusa, la casa rurale, il dammuso, si armonizza con il paesaggio tanto
da costituirne visivamente quasi una sua continuazione. Tale inscindibile relazione, che rende
impossibile cogliere il paesaggio naturale dell’isola senza la sua presenza, è determinata da
una coerente aderenza delle costruzioni alle specificità del luogo in ragione:
ƒ della volumetria pura delle costruzioni;
ƒ dell’uso della pietra locale a faccia vista.
Il secondo elemento antropico che contribuisce, accanto al dammuso, alla configurazione del
paesaggio culturale dell’isola è il sistema di muretti a secco, le mandre, che tradizionalmente
svolgono le seguenti funzioni:
ƒ recinzione per gli animali;
ƒ recinzione dei giardini.
Pianta Topografica dell’isola di Lampedusa, redatta da R. Dottore (1854)
Come si evince nella carta redatta nel 1854 da Rosario Dottore per conto del governo
borbonico, a supporto delle operazioni di disboscamento ed assegnamento delle terre ai coloni
di cui era stato incaricato l'ing. Giorgio Schirò, la struttura agraria dell’isola è già chiaramente
definita in quell’epoca. In questa struttura la partizione della proprietà è segnata proprio dai
muretti a secco che costituiscono elementi fortemente connotanti il territorio e il paesaggio.
In relazione al processo di impoverimento del paesaggio vegetazionale, all’azione di
disboscamento effettuata tra ‘800 e ‘900, vanno aggiunte le condizioni climatiche e la
crescente pressione antropica (insediativa e produttiva) che ci restituiscono un paesaggio
desertico sottoposto ad un ulteriore e progressivo processo di degrado ambientale. Tale
processo di alterazione della configurazione tradizionale del paesaggio raggiunge livelli
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elevati di degrado in corrispondenza dei principali insediamenti produttivi (cave) e,
soprattutto, lungo le principali direttrici di crescita e diffusione urbana. La parte occidentale
del SIC/ZPS è, infatti, caratterizzata dalla diffusione insediativa del nucleo abitato che
esercita una forte pressione sulle rimanenti porzioni della fascia agricola periurbana. In
relazione alle modalità con le quali tale crescita insediativa continua a manifestarsi, va
rilevato il rischio della definitiva perdita della configurazione del tradizionale paesaggio
agrario caratterizzato anche dalla presenza di muri a secco e bassi terrazzamenti.
In particolare, il Vallone Imbriacole, significativo segno della morfologia del territorio che si
sviluppa lungo la parte centrale dell’isola di Lampedusa fino a raggiungere il centro abitato, è
ancora oggi caratterizzato dalla presenza di alcune aree coltivate che, rispetto al resto del
territorio dell’isola, costituiscono l’ultima testimonianza del suddetto paesaggio agrario
scomparso.
LINOSA
L’isola di Linosa si contraddistingue per un territorio che, per le sue caratteristiche naturali e
per l’equilibrio raggiunto tra natura e azione dell’uomo, ha generato uno straordinario
paesaggio percettivo e culturale.
I segni della sua prima colonizzazione, risalenti all'aprile del 1845 quando sbarcarono
sull'isola trenta uomini provenienti da Agrigento, vanno rintracciati nell’uso sapiente della
lavorazione della pietra locale, utilizzata per rendere maggiormente ospitale un luogo al
tempo disabitato. Come si evince nella carta redatta da Rosario Dottore nel 1854 per conto
del regno borbonico, a supporto delle operazioni di appoderamento delle terre dell’isola,
all’epoca questa si presentava quasi totalmente brulla e dominata dal paesaggio vulcanico.
Pianta Topografica dell’isola di Linosa, redatta da R. Dottore (1854)
Il paesaggio dell’isola di Linosa, estremamente diverso da quello di Lampedusa, è dominato
da un sistema articolato di antichi recinti craterici e di coni vulcanici che ne denunciano
immediatamente l’origine vulcanica. Questo paesaggio percettivo si caratterizza per un profilo
territoriale che individua nel Monte Vulcano (m 195) e nella Montagna Rossa (m 186) le
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componenti dominanti di un sistema territoriale scosceso che si estende sulle storiche colate
laviche fino a raggiungere il mare. Il paesaggio costiero è dominato da rocce laviche che ne
rendono difficile l’accessibilità da terra e l’approdo dal mare.
La componente del paesaggio antropico che più caratterizza il SIC è quella costituita dai
mosaici colturali che, a differenza di Lampedusa, mantengono ancora una struttura ed una
articolazione leggibile e di qualità, tanto da connotare fortemente l’assetto rurale dell’isola.
Si tratta di un paesaggio agrario caratterizzato da un mosaico composto da seminativo, orto,
vigneto, e delimitato da siepi e barriere, all’interno del quale sono leggibili sistemi di grande
interesse percettivo e, più in generale, territoriale e ambientale.
Tale mosaico colturale si concentra in particolar modo nelle seguenti zone:
ƒ nella Fossa del Cappellano, in cui dà vita ad un paesaggio agrario caratterizzato da
campi chiusi da siepi di fico d’india e dominati dall’emergenza geomorfologica del
cratere vulcanico;
ƒ nei microsistemi agrari posti sul fondo delle bocche vulcaniche minori (Monte Nero), in
cui il valore della produzione agricola (vigneto), quasi del tutto abbandonata, lascia
spazio al valore testimoniale antropologico e paesaggistico;
ƒ nella piana centrale;
ƒ in località Paranzello;
ƒ lungo le pendici orientali di Monte Vulcano e di Montagna Rossa.
Oltre che dalla componente colturale, questo paesaggio è fortemente connotato dai segni
dell’uso antropico del territorio quali i terrazzamenti, i muri a secco (manufatti in pietra
vulcanica informe, assemblata senza malta, costruiti spesso per segnare il confine delle
proprietà), le barriere e i muri di contenimento, le cisterne e i sistemi di raccolta delle acque
piovane, che configurano un paesaggio agrario complesso, articolato (forte parcellizzazione
della proprietà) e di grande qualità ecologica per l’assenza di lavorazioni e pratiche colturali
che producano un impatto sull’ambiente.
All’interno di questo paesaggio colturale e culturale, una componente significativa è svolta
dalla casa rurale. La ridotta casistica tipologica dell'edilizia rurale di Linosa si articola
essenzialmente nei due tipi di edilizia, quello destinato all’abitazione e quello destinato a alla
conduzione dei campi e al ricovero degli animali. Il secondo tipo, in particolare, costituisce
una componente fondamentale del paesaggio isolano, in quanto è realizzato interamente con
pietra lavica e quindi si inserisce e integra perfettamente con il paesaggio circostante.
L’eccezionalità del paesaggio dell’sola costituisce al contempo il suo maggiore detrattore, in
termini di evoluzione e trasformazione della sua configurazione e di potenziali criticità. La
sua natura, infatti, e le generali condizioni di contesto ne rendono difficoltoso il
“mantenimento”, generando fenomeni di abbandono delle pratiche agricole su una parte
cospicua del territorio. L’abbandono ha dapprima riguardato i sistemi meno favorevoli, più
difficilmente raggiungibili e lavorabili, come il fondo delle bocche vulcaniche, i territori più
acclivi, il “barranco” di Montagna Rossa. Tale processo è ancora più accentuato dalla
conduzione familiare dei fondi e dalla mancata commercializzazione del prodotto, tanto da
rimanere esclusivamente legata alla volontà del produttore che non vedendone i risultati tende
ad abbandonarla. Alle motivazioni di criticità del sistema di carattere strutturale, si aggiunge
la presenza di un’avversità che colpisce il fico d’India, impiegato tradizionalmente a fini
produttivi e come alimento per il bestiame, dovuta alla presenza di un fungo fitofago
(Dotthiorella ribis), che attacca le piante più giovani, mentre quelle adulte sembrano resistere
meglio all’attacco parassitario.
Se la persistenza del carattere agrario tradizionale del paesaggio di Linosa appare un elemento
fondamentale da tutelare, non appare facile riuscire ad individuare dinamiche che possano
rendere efficaci i meccanismi di difesa attiva di queste espressioni. Tale azione dovrebbe in
prima istanza puntare alla conservazione del grado di parcellizzazione delle aree agricole che
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Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
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caratterizza la tradizionale articolazione tipologia del mosaico colturale, in relazione al ruolo
importante che questo assume nella tutela del suolo e della qualità dell'ambiente e del
paesaggio. Occorre pertanto l’attivazione di un complesso di interventi a sostegno della
produzione e indirizzati al mantenimento delle attuali destinazioni d'uso e alla riqualificazione
delle aree agricole, tenendo in considerazione proprio la significativa parcellizzazione della
proprietà.
2.3.5.2 Coerenza con le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale e con gli
obiettivi del D. Lgs. 42/04 Codice dei beni culturali e del paesaggio (F.4; F.5)
Linee Guida del Piano Paesistico Regionale
Per quel che riguarda nello specifico l’elaborazione del Piano Paesistico, la Regione Siciliana
non segue il modello procedurale prescritto in materia dalla L.n. n. 431/1985 ma segue
direttamente le modalità indicate dalla L.n. n. 1497/1939. Questa condizione, che risente
dell’assenza di una normativa regionale organica in materia di paesaggio, è l’esito delle
disposizioni di legge che si sono susseguite nel tempo e che hanno comportato l’attribuzione
all’Assessorato BB.CC.AA. e P.I. della esclusiva competenza nel settore del paesaggio. Con
l’Art. 1 del D.P.R. 15.1.1972, n. 8, assieme al trasferimento alle Regioni a statuto ordinario
delle funzioni amministrative esercitate dagli organi centrali e periferici dello Stato in materia
di urbanistica, veniva infatti trasferita la funzione di redigere e approvare i piani territoriali
paesistici. Se per tutte le regioni a statuto ordinario il trasferimento di tali competenze viene
definito con un Decreto del 1977 (sulla base del quale interverrà successivamente la L.n. n.
431/85 dando la possibilità alle regioni di redigere piani urbanistici territoriali con valenza
paesistica o piani paesistici veri e propri), per la Regione siciliana ciò era già avvenuto con il
D.P.R. n. 637 del 1975 che dava attuazione alle disposizioni dello Statuto regionale siciliano
in materia di tutela del paesaggio, e nel quale il legislatore, che nel caso delle altre regioni
individua più precisi indirizzi procedurali, stabiliva, sulla base dell’autonomia regionale e sul
valore di legge costituzionale dello Statuto Regionale siciliano, che l’Amministrazione
regionale esercitasse nel proprio territorio tutte le attribuzioni delle amministrazioni centrali e
periferiche dello Stato in materia di tutela del paesaggio ex legge 29 giugno 1939, n. 1497,
demandando alla sua competenza esclusiva l’individuazione delle forme e dei metodi
dell’azione amministrativa derivante dall’esercizio di queste attribuzioni.
La Regione Siciliana si è espressa a questo riguardo con l’Art. 5 della L.r. n. 80/77,
attribuendo tali funzioni all’Assessorato Regionale dei Beni Culturali ed Ambientali e della
Pubblica Istruzione, che esercita le funzioni previste dal suddetto D.P.R. 30 agosto 1975, n.
637. La tutela del paesaggio è dunque demandata all’Assessorato e ai suoi organi periferici
competenti per materia (le Soprintendenze per i beni culturali e ambientali), e più
precisamente alle relative sezioni per i beni paesistici architettonici e ambientali (artt. 2 e 16
L.r. n. 116/80), le quali svolgono le funzioni previste per le Soprintendenze di cui al D.P.R. n.
805/75. Inoltre, l’elaborazione stessa del Piano Paesistico Territoriale (P.T.P.) che compete
dunque all’Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali (Art. 3 L.r. n. 80/77), secondo il
procedimento previsto dall’Art. 5 della L.n. n. 1497/39 e dal relativo regolamento di
esecuzione (R.D. n. 1357/40), seppure nei contenuti ridefiniti dalla L.n. n. 431/85, può essere
affidata alle competenti Soprintendenze per i Beni Culturali ed Ambientali (Art. 23 R.D. n.
1357/40; Art. 31 D.P.R. n. 805/75; Art. 2 L.r. n. 116/80). Che si tratti di facoltà e non di
obbligo è dimostrato dal testo del Regolamento, secondo il quale l’organo centrale può
affidare la redazione del piano (di cui esso è quindi titolare) all’ufficio periferico che lo
elabora sulla base dei criteri di pianificazione determinati in sede centrale. Questa
ricostruzione, peraltro fondata su quanto previsto dall’Art. 23 R.D. n. 1357/40, è l’unica
327
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
compatibile con l’esigenza di adottare un piano di ambito territoriale regionale, secondo le
indicazioni della L.n. n. 431/85: il che certamente induce a rigettare l’ipotesi di pianificazione
paesistica di ambito infraprovinciale o provinciale, avente quindi riferimenti spaziali poco
coerenti con la materia e metodologie di redazione disomogenee.
Ma se per le procedure di formazione del P.T.P. la Regione deve fare riferimento alle
indicazioni contenute nella L.n. n. 1497/39, per ciò che riguarda i contenuti del Piano non può
prescindere dalla considerazione unitaria del patrimonio paesistico accolta dalla L.n. n.
431/85, la quale ha abbandonato il modello di tutela rispondente alla concezione puramente
estetizzante della legge del 1939. Sulla base di ciò nel 1996 l’Assessorato BBCCAA e PI ha
emanato le Linee Guida per il Piano Territoriale Paesistico Regionale (approvate con D.A. n.
6080 del 21.05.1999) che, non avendo valore di Piano ma di “pre-piano”, suddividono il
territorio regionale in 18 ambiti, per ciascuno dei quali deve essere redatto un apposito piano
paesistico.
Tuttavia a cavallo del 2000, intervengono due provvedimenti che in parte contribuiscono a
modificare il quadro delineato: l’Accordo Stato-Regione Siciliana ed il D.Lgs. 42/04. Sulla
base di questi provvedimenti il piano paesaggistico deve possedere un carattere esplicitamente
progettuale; in Sicilia le Linee Guida non posseggono tale carattere, dal momento che
contengono degli indirizzi e non sono un vero e proprio piano. Questa condizione comporta,
in fase di verifica dello strumento, la necessità di un adeguamento alle prescrizioni dei
suddetti provvedimenti, interessando, inoltre, tutti i piani che ad oggi sono stati approvati, i
quali dovranno essere riesaminati entro la fine del 2008 dall’Assessorato regionale
BB.CC.AA. e P.I. e dal suo organo consultivo.
In relazione a quanto detto, ed in assenza di una legge regionale in materia di paesaggio e di
pianificazione paesaggistica, il Codice Urbani, entrato in vigore in tutta Italia a partire dal
maggio 2004, può essere applicato in Sicilia esclusivamente nei contenuti e non nella parte
procedurale. Ciò comporta che, ad esempio in riferimento alle deleghe paesaggistiche, mentre
nel resto delle regioni italiane che hanno legiferato e pianificato in materia di paesaggio in
coerenza con il Codice Urbani le concessioni edilizia e paesaggistica vengono rilasciate dal
comune interessato con un’azione di controllo da parte delle Soprintendenze, in Sicilia la
concessione edilizia viene rilasciata dal comune, mentre la concessione paesaggistica viene
rilasciata dalla Soprintendenza quale organo regionale decentrato e competente in materia ai
sensi della legge del 1939.
Ma la pianificazione del paesaggio in Sicilia ha trovato un’ulteriore livello di complessità
quando in virtù dell’Art. 5 della L.n. n. 1497/39, nonchè del relativo regolamento di
esecuzione (R.D. n. 1357/40) e al fine di incentivare la redazione dei piani paesaggistici
utilizzando le somme previste dalla Misura 2.0.1/D del POR Sicilia 2000-2006, l’Assessorato
BBCCAA e PI ha deciso di affidare la realizzazione dei Piani Paesaggistici alle
Soprintendenze decentralizzando l’azione pianificatoria unitaria che con le Linee Guida del
1996 era stata promossa e affidata all’apposito ufficio del Piano interno all’Assessorato
regionale BBCCAA e PI. Le Soprintendenze hanno cosi incominciato ad elaborare i propri
documenti (che non sono dei veri piani in quanto è assente la parte normativa) in relazione ai
propri contesti provinciali di riferimento che naturalmente non corrispondono agli ambiti
introdotti con le Linee Guida del 1996, la cui perimetrazione non segue i confini
amministrativi provinciali. Da ciò emergono degli evidenti conflitti di ordine interpretativo ed
operativo, accentuati dall’assenza di indirizzi specifici forniti dall’Assessorato alle
Soprintendenze per la redazione dei Piani. Tali conflittualità condurranno a documenti
elaborati su base provinciale, dunque disomogenei (anche per le differenti scale utilizzate) e
non coerenti rispetto ad una visione ampia ed unitaria di tutela del paesaggio.
All’Art. 5 delle Linee Guida si dice che per i territori dichiarati di interesse pubblico ai sensi
dell’Art. 1 della legge 29 giugno 1939, n. 1497 e dell’Art. 1 della legge 8 agosto 1985, n. 431,
328
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
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nonché nelle aree sottoposte alle misure di salvaguardia previste dall’Art. 5 della legge
regionale 30 aprile 1991, n. 15, l’Amministrazione Regionale dei Beni Culturali e Ambientali
fonda l’azione di tutela paesistico-ambientale sulle Linee Guida dettate con riferimento ai
sistemi e alle componenti individuati nell’Art. 3, tenendo conto dei caratteri specifici degli
ambiti territoriali definiti nell’Art. 4. Per i suddetti territori gli uffici distaccati
dell’Assessorato Regionale provvedono a tradurre le Linee Guida in Piani Territoriali. In
questi territori, i piani urbanistico-territoriali redatti dalle Province e dai Comuni, e i piani
territoriali dei Parchi Regionali redatti ai sensi dell’Art. 18 della L.R. 6 maggio 1981, n. 98 e i
regolamenti delle riserve naturali di cui all’Art. 6 della L.R. n. 98/81 devono recepire le
indicazioni delle Linee guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale.Nei territori non
soggetti a tutela ai sensi delle leggi sopra citate, le Linee Guida del Piano Territoriale
Paesistico Regionale assolvono alla funzione di strumento propositivo, di orientamento e di
conoscenza per la pianificazione territoriale provinciale e per la pianificazione urbanistica
comunale.
Per quel che nello specifico riguarda le Isole Pelagie, nelle quali ricadono i Siti Natura 2000
oggetto del presente studio, ad oggi, l’iter di approvazione del relativo Piano Territoriale
Paesaggistico non risulta ancora essere stato completato. Tale strumento, la cui
predisposizione è affidata alla Soprintendenza ai Bb. Cc e Aa. di Agrigento, ha concluso l’iter
di elaborazione ai sensi dell’Art. 135 del D.Lgs. 42/04 che disciplina la “Pianificazione
paesaggistica”. In coerenza con il comma 2 “il piano paesaggistico definisce […] le
trasformazioni compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione
degli immobili e delle aree sottoposti a tutela, nonche' gli interventi di valorizzazione del
paesaggio, anche in relazione alle prospettive di sviluppo sostenibile”. Appare chiaro che le
indicazioni del legislatore nazionale si muovono in direzione dell’ampliamento del concetto
di paesaggio, già predisposto dalla Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 2000), in
direzione di un coordinamento con gli altri strumenti di pianificazione territoriale e in
direzione di un modello di sviluppo sostenibile che integri la componente antropica.
In relazione a quanto detto, e in assenza del Piano Territoriale Paesaggistico, rimangono
validi gli indirizzi del Piano Territoriale Paesistico Regionale che persegue i seguenti obiettivi
generali (Indirizzi normativi delle Linee Guida, Parte seconda, Art.1):
a) stabilizzazione ecologica del contesto ambientale regionale, difesa del suolo e della biodiversità, con particolare attenzione per le situazioni di rischio e di criticità;
b) valorizzazione dell’identità e della peculiarità del paesaggio regionale, sia nel suo insieme
unitario che nelle sue diverse specifiche configurazioni;
c) miglioramento della fruibilità sociale del patrimonio ambientale regionale, sia per le attuali
che per le future generazioni.
In relazione agli Indirizzi normativi delle Linee Guida (Parte seconda), in riferimento alle
linee strategiche individuate al Titolo I, “Indirizzi generali” (Art. 2) e al Titolo II, “Indirizzi
per sistemi e componenti” (Artt. 9-17), si evidenzia quanto segue:
1) in relazione agli indirizzi per la tutela del Paesaggio dei mosaici colturali (Art. 12.f) si
rileva una tendenziale incoerenza con il processo di alterazione e frammentazione in tatto di
tali paesaggi nell’isola di Lampedusa, causato dalla crescente pressione insediativa. I valori
legati a questo tipo di paesaggio che secondo le Linee Guida dovrebbero essere tutelati
attraverso l’attivazione di forme di salvaguardia paesaggistica e ambientale in coerenza con la
conservazione di espressioni locali aventi particolare valore storico e paesaggistico da
individuare e perimetrale specificamente, non risultano ad oggi adeguatamente salvaguardati
seppure ci si trovi in presenza di un apposito vincolo paesaggistico. Nelle aree sottoposte a
tale vincolo, secondo gli indirizzi delle Linee Guida bisognerebbe promuovere “l’attivazione
prioritaria/preferenziale del complesso di interventi comunitari e dei programmi operativi”
che a tutt’oggi non risultano in nessun caso attivati.
329
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
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Di contro, i mosaici colturali che caratterizzano l’isola di Linosa, pur non essendo sottoposti a
significativi fenomeni di pressione insediativa, sono sottoposti a fenomeni inversi legati
all’abbandono e alla conseguenziale perdita di identità del paesaggio. In relazione a questi
aspetti, non risultano attivate adeguate misure di salvaguardia di tale tipologia di paesaggio,
né azioni ed interventi a sostegno della produzione agricola e indirizzati al mantenimento
delle attuali destinazioni d'uso, che tengano conto della significativa parcellizzazione della
proprietà, condizione determinate per l’assetto di questo paesaggio.
2) in relazione agli indirizzi per la tutela del Paesaggio percettivo (Art. 17) non sono ad oggi
stati individuati adeguati studi o strumenti (in sede di pianificazione urbanistica) per la tutela
di questa categoria di paesaggio. In assenza di Piano Territoriale Paesaggistico e di Piano
Regolatore Generale che recepisca gli indirizzi di salvaguardia contenuti nelle Linee Guida, il
vincolo paesaggistico non è di fatto riuscito a garantire “da solo”, soprattutto per Lampedusa,
il mantenimento delle condizioni minime di salvaguardia e tutela del paesaggio isolano. I
fenomeni di compromissione del paesaggio percettivo si combinano, raggiungendo ulteriore
livello di criticità, con quelli che interessano il resto del patrimonio culturale delle isole. Nello
specifico, i fenomeni di degrado in cui versa il patrimonio archeologico, aggredito oltre che
dall’incuria anche dalla realizzazione di nuove edificazioni abusive (specie negli ingrottati)
evidenti tanto a Lampedusa (Capo Grecale - Punta Russello), quanto a Linosa (Monte
Bandiera), producono un impatto diretto sull’intero paesaggio delle isole.
Coerenza con il DLgs 42/04
Il D.Lgs. 42/04 definisce paesaggio “una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano
dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni” (Art. 131.1). La tutela e la
valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni
identitarie percepibili (Art. 131.2).
Da queste prime battute si evincono almeno due componenti fondamentali strettamente legate
alla percezione del paesaggio nelle Isole Pelagie:
1. il paesaggio va inteso come esito dell’interazione tra componenti naturali e
componenti antropiche;
2. il valore che il paesaggio esprime va inteso come “manifestazione identitaria
percepibile”.
Le Isole Pelagie rientrano all’interno delle categoria di beni paesaggistici definite all’Art. 136
del D.Lgs. 42/04 “Immobili ed aree di notevole interesse pubblico”. Si tratta in particolare di
quegli “immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale” (Art. 136.1.a) e al
contempo di quelle “bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di
vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze”
(Art. 136.1.d). Anche in relazione agli indirizzi del D.Lgs. 42/04, non sono ad oggi stati
individuati studi o strumenti (in sede di pianificazione urbanistica) per la tutela del paesaggio
percettivo delle Isole Pelagie. Non sono stati ancora approvati gli strumenti indirizzati alla
conservazione e valorizzazione di questo paesaggio ed in particolare il piano paesaggistico
che, come stabilito all’Art. 135, definisce le “trasformazioni compatibili con i valori
paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a
tutela, nonchè gli interventi di valorizzazione del paesaggio, anche in relazione alle
prospettive di sviluppo sostenibile” (Art. 135.2). Né risultano attivati processi di
sensibilizzazione sociale e civile finalizzati alla diffusione della conoscenza dei valori
connessi al paesaggio (Art. 135.3) che potrebbero concretamente contribuire al riorientamento della cultura locale con ricadute dirette sul futuro assetto del paesaggio. Per
l’estensione territoriale dei siti Natura 2000 e per le caratteristiche specifiche di questo
paesaggio, il maggiore elemento di criticità rimane tuttavia legato all’assenza del Piano
Paesaggistico e di tutte quelle misure di salvaguardia che ad esso sono attribuite. Tra queste
330
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
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risulta di particolare rilevanza il coordinamento della pianificazione paesaggistica con altri
strumenti di pianificazione, normato dall’art. 145, e in particolare con il futuro Piano
Regolatore Generale.
2.3.6 Descrizione dei valori archeologici, architettonici e culturali presenti nel Sito
Natura 2000 (E)
2.3.6.1 Strumenti normativi e di pianificazione di settore vigenti sul territorio (E.1)
Il sistema di tutela dei valori archeologici, architettonici e culturali si articola in strumenti
normativi e strumenti di pianificazione.
In relazione alla prima categoria di strumenti, i riferimenti normativi sono:
1. La Legge n. 1089 del 1 giugno 1939 (“Tutela delle cose di interesse artistico o
storico”) che sottopone a vincolo di tutela le cose, immobili e mobili, che presentano
interesse artistico, storico, archeologico o etnografico, compreso il patrimonio che
interessa la paleontologia, la preistoria e le primitive civiltà; le ville, i parchi e i
giardini che abbiano interesse artistico o storico (Capo I, Art.1.)
2. Il Decreto legislativo n. 490 del 29 ottobre 1999 (“Testo unico delle disposizioni
legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'articolo 1 della legge
8 ottobre, n. 352”) che sottopone a tutela i Beni culturali (Titolo I)
3. Il DLgs 42/04 (“Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10
della legge 6 luglio 2002, n. 137”) che costituisce il riferimento unico in materia di
tutela dei beni culturali e del paesaggio
In relazione agli strumenti di pianificazione, il riferimento principale è costituito dalle Linee
Guida del Piano Paesistico Regionale del 1996 e dal Piano Territoriale Paesaggistico delle
Isole Pelagie non ancora approvato.
2.3.6.2 Individuazione di aree e beni di interesse archeologico (E.2; E3)
Lampedusa
Il patrimonio archeologico ricadente all’interno del perimetro del SIC di Lampedusa, rilevato
in scavi condotti progressivamente dalla Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di
Agrigento negli anni 1985-1988 e successivamente, attraverso una sistematica attività di
ricognizione sul territorio, nonché da attività di scavo archeologico che hanno interessato
principalmente alcuni settori del centro abitato, restituisce un territorio ricco di insediamenti
di interesse archeologico che, tuttavia, ad oltre vent’anni dal suo primo rilevamento
sistematico appare scarsamente riconoscibile per l’incuria e le devastazioni operate
dall’uomo.
Le suddette campagne archeologiche hanno confermato le origini preistoriche dei primi
insediamenti presenti nell’isola che, occupando una posizione nodale nel Mediterraneo
occidentale si è trovata al centro del sistema di relazioni di scambio tra il continente africano e
la Sicilia, e tra i paesi del Mediterraneo orientale e la penisola iberica.
La letteratura a disposizione testimonia come di fatto il primo autore a trattare
scientificamente le aree di interesse archeologico di Lampedusa è stato l’archeologo inglese
Ashby nel 1909, nell’ambito delle sue attività di ricerca sulla preistoria nel bacino del
Mediterraneo. Prima di questi, solamente Calcara nel 1846-47 e Sanvisente nel 1849 avevano
rilevato la presenza nell’isola di testimonianze del passato, senza tuttavia attribuire loro valore
archeologico tale da rendere necessarie ulteriori e specifiche indagini.
331
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
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Istituto Geografico Militare (Firenze 1846-47), D. B. Sanvisente (rilevatore); D. Marvuglia
(disegnatore); 1843 (levata)
Più di recente, nel 1968 Kapitan, in occasione di una breve ricognizione sull’isola ha
segnalato la presenza di resti di strutture di interesse archeologico, che definì tumuli, in
località Sopra Imbriacole.
A differenza del patrimonio di interesse archeologico ricadente nel centro abitato (basti
ricordare le indagini condotte a Piazza Castello, in cui sono stati ritrovati i resti di una
costruzione di epoca romana di cui sia Calcara nel 1846, sia Ashby nel 1909, ci danno
testimonianza, e quelle relative all’area dell’ ex stabilimento Silvia, nei pressi del porto, dove
sono stati ritrovati i resti di un interessante settore di una necropoli ipogeica di epoca tardo
romana), quello presente all’interno del SIC risulta distribuito uniformemente sulla superficie
dei siti e costituito prevalentemente da due tipologie di strutture: la tipologia “a impianto
circolare” e la tipologia “a tumulo”. La tipologia di ritrovamento che caratterizza la maggior
parte dei siti di interesse archeologico individuarti dalla Sovrintendenza di Agrigento è
costituita dalla serie innumerevole di costruzioni curvilinee rintracciabili su tutto il territorio
dell’isola. Si tratta di strutture di forma per lo più circolare o ellissoidale costituite da un muro
di pietre a secco infisse sul suolo roccioso, costituito da un doppio paramento all’interno del
quale è in molti casi ancora rintracciabile il pietrame utilizzato per il riempimento. Tali
costruzioni, che generalmente non presentano aperture nella parte basamentale del muro
attualmente ancora visibile, versano in condizioni di avanzato stato degrado e, nella quasi
totalità dei siti individuati, non presentano un adeguato sistema di recinzione che ne
impedisca, per quanto possibile, la dispersione del materiale lapideo, generalmente riutilizzato
per la delimitazione delle proprietà con la realizzazione di muri a secco (Soprintendenza
BB.CC.AA. di Agrigento, Studio per il Piano Territoriale Paesaggistico delle Isole Pelagie).
Tali strutture furono notate da Ashby che attribuì loro funzione di fondazioni di capanne
preistoriche, sebbene in alcuni casi non escludesse la funzione funeraria, funzione che invece
attribuì con maggiore certezza ai tumuli.
332
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
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I siti ricordati dallo studioso inglese sono quelli di Capo Grecale, Cala Pisana, Sopra
Imbriacole, Punta Alaimo, San Fratello, Aria Rossa e, con un certo margine di incertezza,
quelli compresi tra Poie del Parrino e Camposanto Vecchio. Nei siti individuati, Ashby non
trovò ceramica preistorica, con eccezione del complesso di Località San Fratello.
In relazione alla localizzazione delle aree, particolare interesse riveste il sito del promontorio
roccioso che domina Cala Grecale (nella parte Nord-Est dell’isola), oggetto di scavo durante
la prima campagna promossa dalla Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di
Agrigento negli anni 1985-1988 (De Miro e Aleo Nero, 1989). Nel sito è stato rilevato un
impianto caratterizzato da strutture circolari in misero stato di conservazione, note a livello
locale con la denominazione di “timpuna”.
A tale impianto, che era già stato descritto come “antichi ruderi” in una tavola allegata al testo
di Sanvisente su Lampedusa (1849), è stata attribuita una funzione produttiva che discorda
con quella abitativa o funeraria di epoca preistorica precedentemente individuata da Ashby
(1909).
L’impianto originario, ancora percepibile negli scavi degli anni ’80, era caratterizzato da oltre
un centinaio di strutture circolari costituite da un muro curvilineo (circolare o ellissoidale)
composto da un doppio paramento di pietre ammorsato da un riempimento di terra e di
pietrame di risulta (De Miro, 1994). Di tale impianto, che già negli anni ’80 versava in cattivo
stato di conservazione (De Miro, 1994), rimane poca traccia anche a causa, come sopra
ricordato, del libero accesso all’area, del prelievo e dell’utilizzo del pietrame per la
realizzazione di muri a secco per la delimitazione particellare delle proprietà, pratica ancora in
uso nell’isola. Dagli esiti dei saggi effettuati sui prelievi, per l’assenza di materiali utili alla
datazione e al riconoscimento della funzione della struttura rimossi dall’azione antropica e
dall’azione eolica, tuttavia non si è riusciti a stabilire la datazione esatta né la funzione precisa
(De Miro, 1994).
Secondo la lettura interpretativa proposta dalla Soprintendenza “tali strutture non sono
capanne preistoriche, bensì si tratterebbe di costruzioni, forse di epoca romano imperiale, con
funzioni connesse al tentativo di sfruttamento agricolo del territorio, in un contesto climaticoambientale non certo favorevole” (Soprintendenza BB.CC.AA. di Agrigento, Studio per il
Piano Territoriale Paesaggistico delle Isole Pelagie).
A queste tipologie di impianto va aggiunto il sistema di ingrottamenti presenti lungo il
costone del promontorio di Capo Grecale che si affaccia su Cala Calandra, attribuibili
storicamente ad epoca eneolitica (De Miro e Aleo Nero, 1989), compromessi seriamente dalla
realizzazione di opere edilizie non autorizzate (De Miro e Aleo Nero, 1989; De Miro, 1994).
Nella Carta dei Siti Archeologici della Sicilia di V. Cabianca e I. Pinzello, pubblicata nel
1990 per conto dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente quale contributo per la
formazione del Piano Urbanistico Regionale, risultano individuati e censiti nell’isola di
Lampedusa quattro siti archeologici:
1. Area Rossa (grotta);
2. Monte Imbriacole (presenze archeologiche sporadiche dell’età del bronzo-greco
classiche – romane);
3. Cala Pisana (centro abitato di epoca neolitica);
4. Cavallo Bianco (grotta).
Così come segnalato dalla letteratura scientifica disponibile, il sistema dei siti archeologici
presenti non soltanto all’interno del perimetro del SIC/ZPS, ma più in generale nell’intera
isola, è stato di fatto probabilmente stravolto dalla realizzazione delle istallazioni militari (in
particolar modo nella parte occidentale dell’isola) e, soprattutto, dalla realizzazione di
strutture edilizie abusive, che hanno di fatto contribuito significativamente alla riduzione del
patrimonio archeologico esistente e visibile.
333
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
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Gli studi specifici per la redazione del Piano Territoriale Paesaggistico delle Isole Pelagie
hanno individuato due categorie di aree archeologiche suddivise nella seguente articolazione:
A) Aree archeologiche vincolate ai sensi della L. 1089/39:
a1) Aree archeologiche definite ricadenti nell’ambito del centro urbano;
a2) Aree archeologiche definite presenti nel territorio.
B) Aree di interesse archeologico:
b1) Aree di interesse archeologico nell’ambito del centro urbano;
b2) Aree di interesse archeologico nel territorio.
In relazione al patrimonio vincolato, i Beni archeologici sottoposti a vincolo ai sensi della
Legge n. 1089 del 1 giugno 1939 e del decreto legislativo n. 42 del 2004 e ricadenti
all’interno del SIC sono inseriti nella seguente tabella:
Località
Lampedusa
Lampedusa
Lampedusa
Bene
STRUTTURE ARCHEOLOGICHE
(su via di Ponente, accanto ristorante
Nicola)
STRUTTURE ARCHEOLOGICHE
DI CAPO GRECALE
ISOLA DEI CONIGLI
Decreto
D.A. n. 210 DEL 04/02/89
D.A. n. 625 DEL 23/03/89
D.A. n. 2660 DEL 02/11/90
1) “Strutture archeologiche” su via di Ponente (D.A. n. 210 DEL 04/02/89)
Provvedimenti di vincolo riguardano la part. 28 del foglio di mappa n. 3 (proprietà Maggiore)
dove sono stati riconosciuti resti di un muro con andamento Est-Ovest di probabile epoca
tardo ellenistica come testimoniato dai frammenti ceramici trovati in situ, sia del tipo acromo
che del tipo a vernice nera. Tale ritrovamento costituisce un fatto eccezionale nel quadro dei
ritrovamenti archeologici di Lampedusa, in quanto tutti quelli in precedenza effettuati
risalgono ad epoca preistorica o tardo romana-bizantina.
2) “Strutture archeologiche” di Capo grecale – Punta Russello (D.A. n. 625 DEL 23/03/89)
Si tratta della particella n. 55 del foglio di mappa n. 9 sita lungo il promontorio roccioso
denominato Punta Russello, propaggine meridionale di Capo Grecale.
L’area, interessata dalla presenza di ingrottamenti su entrambe le pareti rocciose di Est ed
Ovest, presenta tracce di interesse archeologico attribuibili probabilmente all’età eneolitica
(Fiorentini, 1989). In essa sono stati infatti ritrovati alcuni frammenti ad impasto,
presumibilmente eneolitici, che si ritiene provengano da un ingrottamento distrutto da un
fabbricato abusivo.
L’area è interessata da pesanti fenomeni di degrado causati dalla realizzazione di edificati
abusivi. Questi afferiscono a due tipologie:
ƒ edificato fuori terra, costituito da due strutture in calcestruzzo di cemento armato e
tompagnatura in blocchi di tufo e pietra naturale a faccia vista;
ƒ edificato a chiusura di grotta naturale in cemento armato e in pietra naturale.
Il complesso edificato abusivo, incompleto dal punto di vista strutturale e architettonico, per
le condizioni in cui versa e per l’evidente rischio di crollo legato soprattutto al movimento
franoso in atto lungo la parte rocciosa orientale, non si presta a recupero e riutilizzazione a
fini frutivi; esso, pertanto, andrebbe demolito.
Inoltre, nell’area di Capo Grecale, nella part. 22 del foglio 9 (solo in parte) sono presenti e
ancora visibili almeno due impianti circolari afferenti alle due tipologie: cerchi con piccole
pietre (numero 2 esemplari ritrovati); cerchio con grandi pietre (1 esemplare).
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Impianto struttura circolare a Capo Grecale,
Lampedusa
3) Isola dei conigli (D.A. N. 2660 DEL 02/11/90)
La part. 27 del foglio di mappa 2 corrispondente all’Isola dei Conigli interessata da resti di
strutture archeologiche di epoca tardo-romana e bizantina nascoste tra la fitta macchia
mediterranea. Ciò è anche dimostrato dai ritrovamenti di frammenti ceramici che concorrono
all’ampliamento del quadro delle conoscenze su quanto noto dell’antico insediamento del sec.
IV-VI d.C. ubicato nel centro urbano di Lampedusa. Sull’isolotto si riconoscono, inoltre,
alcune cisterne e ceramica sparsa in frammenti di epoca tardo-romana.
Linosa
Nell’ambito delle sue attività di ricerca sulla preistoria nel bacino del Mediterraneo,
l’archeologo inglese Ashby nel 1909, oltre a Lampedusa, visitò anche Linosa, giungendo alle
conclusioni che contrariamente alla prima, Linosa non conservava traccia “di abitazioni di
epoca preistorica”, sebbene si sapesse della presenza di ossidiana (Soprintendenza
BB.CC.AA. di Agrigento, Studio per il Piano Territoriale Paesaggistico delle Isole Pelagie).
Altra testimonianza si deve a Sanvisente al quale si deve l’attribuzione ad epoca romana delle
rovine di alcune abitazioni presenti nell’isola.
A partire da queste scarse testimonianze, nel 1992 la Soprintendenza BB.CC.AA. di
Agrigento, nell’ambito di un progetto conoscenza e valorizzazione dei beni culturali delle
isole Pelagie, ha condotto una campagna di ricognizione sui beni culturali presenti nell’isola.
Dall’indagine è emersa una significativa presenza di frammenti ceramici di epoca romana
tardo-imperiale distribuiti su tutta l’isola, che tuttavia non hanno condotto alla individuazione
di significative concentrazioni di aree di interesse archeologico, eccezion fatta per le
numerose cisterne distribuite sul territorio dell’isola.
Nell’ambito della ricognizione operata dalla Soprintendenza, sono anche emerse alcune
testimonianze risalenti ad epoca preistorica, concentrate prevalentemente lungo il versante
occidentale della dorsale Nord di Monte Bandiera, nell’area del Timpone sul Monte Nero, in
contrada Paranzello e nell’area del centro abitato, esterno al SIC.
335
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
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La campagna di studio della Soprintendenza si è particolarmente concentrata sulle aree del
Monte Vulcano, sulle aree a ridosso della fascia costiera orientale, a Nord del centro abitato e
ad occidente e oriente del Monte Nero, portando al ritrovamento di una considerevole quantità
di frammenti di interesse archeologico di epoca tardo-romana e bizantina che lascia ipotizzare
una occupazione estensiva del territorio per lo meno nel periodo compreso tra il II/III e il VII
secolo (Soprintendenza BB.CC.AA. di Agrigento, Studio per il Piano Territoriale
Paesaggistico delle Isole Pelagie). Frammenti di ceramica risalenti ad epoca ellenistica e
tardo-repubblicana sono invece stati rilevati nell’area del Timpone Nero.
Accanto ai frammenti ceramici, di particolare rilievo appare il sistema delle cisterne per la
raccolta delle acque piovane, collocate in corrispondenza delle aree ad elevata concentrazione
di ceramica di superficie. Purtroppo, di tali cisterne non è stata stabilita con certezza la
datazione. Tuttavia se nel 1845 Sanvisente ne registra oltre 150, ritenendone indispensabile
una bonifica e un riutilizzo a favore della colonia, è presumibile che la loro esistenza risalisse
ad un periodo precedente.
A quanto riportato dalla Soprintendenza di Agrigento nelle analisi per la redazione del Piano
Territoriale Paesaggistico delle Isole Pelagie, tali cisterne potrebbero risalire ad età molto
antica, probabilmente romana, mentre ad un periodo sicuramente più recente potrebbero
essere attribuite le opere esterne di canalizzazione delle acque e di copertura delle cisterne.
Infine, non vanno trascurati quei complessi di ingrottamenti per i quali, se è solo ipotizzabile,
allo stato attuale, una utilizzazione in epoca antica, appare in ogni caso rilevante l’interesse
sotto il profilo etno-antropologico derivante dall’aver costituito l’abitazione tipica dei primi
abitanti della colonia e dei loro discendenti. Tra queste vanno ricordate le cosiddette “grotte
dei Pionieri” poste alle falde del Monte Bandiera e utilizzate sin quasi ai nostri giorni.
In relazione al patrimonio di interesse archeologico, al Soprintendenza a partire dalle
indicazioni fornite dalle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale, nella
elaborazione degli studi per il Piano Territoriale Paesaggistico delle Isole Pelagie ha
individuato 19 siti di interesse archeologico articolati nelle seguenti categorie:
ƒ Categoria A: insediamenti in grotta e manufatti (cisterne) per l’acqua;
ƒ Categoria B: aree caratterizzate dalla presenza rilevante di manufatti ceramici di
superficie.
Nessuno di questi siti risulta sottoposto a specifico provvedimento di vincolo.
In Tavola 16 sono riportati i beni archeologici presenti nelle isole di Lampedusa e Linosa.
2.3.6.3 Individuazione dei beni architettonici (E.3)
Non risulta sottoposto a vincolo di tutela, ai sensi della Legge n. 1089 del 1 giugno 1939 e
decreto legislativo n. 490 del 29 ottobre 1999 - titolo I, alcun bene architettonico ricadente
all’interno del perimetro SIC/ZPS.
Lampedusa
Una delle componenti antropiche principali che contribuisce alla configurazione del
paesaggio percettivo dell’isola di Lampedusa è costituita dalla casa rurale, il dammuso.
Nella loro articolazione volumetrico-insediativa, i dammusi sono costituiti da
un’aggregazione funzionale di semplici volumi prismatici a base tendenzialmente quadrata o
rettangolare, singolarmente riconoscibili dall'esterno per le diverse dimensioni, e caratterizzati
dalla rigorosa essenzialità funzionale.
Tale aggregazione di volumi si articola, in genere, in un corpo principale costituito da un
volume cubico regolare, realizzato in pietra e sormontato da una copertura a volta
336
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
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estradossata, al quale si associano una serie di volumi di dimensioni minori e con funzioni
diverse, anch’essi realizzati in pietra e privi di decorazioni. Tutti i singoli volumi presentano
una sola elevazione e sono privi di locali interrati. L’elemento che contraddistingue e unifica
l’intera struttura è la pietra calcarea, principale materiale da costruzione, sostituta solamente
in alcuni casi (in alcune coperture, in alcuni architravi di porte e finestre) dal legno,
difficilmente reperibile nell’isola.
In relazione all’articolazione funzionale, tutti i vani presentano una pianta generalmente
quadrata o rettangolare, sono quasi sempre allineati, o leggermente sfalsati, lungo un fronte
principale e, di regola, non hanno aperture di comunicazione tra di loro. Altre volte si
aggregano a gruppi o costituiscono elementi del tutto isolati. In relazione alla luce massima
consentita dalle componenti della copertura, le dimensioni in pianta dei singoli volumi non
superano mai i 4-5 metri per lato.
Le funzioni attribuite ai diversi spazi sono differenti anche se tutte riconducibili all’economia
rurale tradizionale. La zona destinata all'abitazione è caratterizzata dagli ambienti più ampi,
all’interno dei quali si incontrano qualche volta vani ad alcova, in alcuni casi, intonacati.
Le pavimentazioni sono quasi sempre in terra battuta e raramente sono realizzate in pietra.
I rustici sono dimensionalmente più ridotti rispetto alla parte destinata all’abitazione. Essi
possono addossarsi a una parete del nucleo centrale, disporsi parallelamente o
perpendicolarmente ad esso, oppure distribuirsi in ordine sparso nell’immediato intorno. Si
differenziano quasi sempre per una minore altezza e dimensione volumetrica. All’interno dei
corpi destinati al ricovero degli animali sono presenti le mangiatoie.
Anche il tipo di copertura dei locali del nucleo principale destinato all’abitazione si distingue
spesso da quella dei rustici.
I vani destinati all’abitazione sono quasi sempre coperti a volta, mentre negli ambienti per il
ricovero degli animali è frequente, per le coperture, il ricorso al tetto a capanna composto da
orditura in legno (travi), in alcuni casi sormontata da tavolato, cui viene sovrapposto uno
strato di posidonie e, come finitura, uno strato di terra inerbato.
Il contesto esterno nel quale si inserisce l’aggregazione dei volumi è caratterizzato da muri a
secco che costituiscono i recinti per gli animali, denominati mandre, o che delimitano i
giardini di piante ornamentali.
Si segnala all’esterno del SIC, tra Punta Sottile e Cala Francese, un sistema di vecchie cave di
pietra scavate nella roccia di interesse storico, che attualmente versa in grave stato di degrado
per essere diventato sito privilegiato per discarica di inerti e rifiuti vari. Esso meriterebbe un
intervento di tutela e l’inserimento nei percorsi integrati.
Linosa
Una delle componenti antropiche principali che contribuisce alla configurazione del
paesaggio percettivo dell’isola di Linosa è costituita dalla casa rurale. Essa riassume in sé i
caratteri tipologici propri sia dell'edilizia urbana della stessa isola, sia quelli dell'edilizia rurale
di Lampedusa (dammusi).
Si tratta di architetture rurali difficilmente classificabili per tipologia, ma che rappresentano
esempi di un'architettura minore spesso alterata per la giustapposizione di nuovi corpi edilizi.
La ridotta articolazione tipologica si riduce essenzialmente ai seguenti due tipi di edilizia:
quello destinato all’abitazione e quello destinato a deposito per la conduzione dei campi e al
ricovero degli animali. Il secondo tipo, in particolare, costituisce una componente
fondamentale del paesaggio isolano, in quanto è realizzato interamente con pietra lavica e
calce, tanto da integrarsi perfettamente nel contesto paesaggistico dell’isola. La sua
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consistenza e distribuzione territoriale appare difficilmente cartografabile per la significativa
integrazione con l’edificato di più recente realizzazione.
In Tavola 16 sono riportati i beni architettonici presenti nelle isole di Lampedusa e Linosa.
2.3.6.4 Coerenza con gli obiettivi del D. Lgs. 42/04. Codice dei beni culturali e del
paesaggio (E.1.1)
Il D.Lgs. 42/04, all’Art. 2, dichiara che il patrimonio culturale “è costituito dai beni culturali e
dai beni paesaggistici”. Sono beni culturali le cose immobili e mobili che, ai sensi degli
Articoli 10 e 11 del D.Lgs. 42/04, presentano interesse artistico, storico, archeologico,
etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base
alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà. Sono beni paesaggistici gli immobili e
le aree indicati all'Articolo 134 del D.Lgs. 42/04, costituenti espressione dei valori storici,
culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e gli altri beni individuati dalla legge o
in base alla legge.
Per tali beni il D.Lgs. 42/04 dichiara che “I beni culturali non possono essere distrutti,
danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali
da recare pregiudizio alla loro conservazione” (Art. 20.1).
La conservazione del patrimonio culturale è assicurata dal D.Lgs. 42/04 all’Art. 29, mediante
una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e
restauro. Il D.Lgs. 42/04 introduce le seguenti categorie di intervento:
1. Prevenzione: complesso di attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al
bene culturale nel suo contesto;
2. Manutenzione: complesso di attività e di interventi destinati al controllo delle condizioni
del bene culturale e al mantenimento dell'integrità, dell'efficienza funzionale e dell'identità del
bene e delle sue parti;
3. Restauro: intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate
all'integrità materiale ed al recupero del bene, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi
valori culturali.
Tuttavia, tutti i beni archeologici presenti nei SIC/ZPS e la maggior parte di quelli
architettonici (dammusi) versano in misero stato di conservazione; in molti casi, come
testimoniato dal repertorio fotografico, risultano ridotti a rudere. Tale stato di conservazione e
l’assenza di specifiche progettualità in atto, indirizzate al recupero del suddetto patrimonio
evidenzia un grave stato di incoerenza con gli indirizzi del D.Lgs. 42/04 sopra ricordati.
La situazione appare particolarmente grave per i siti di interesse archeologico di Lampedusa,
per i quali è in corso un vero e proprio processo di depredamento del materiale lapideo
(registrato dalla letteratura di riferimento e dai sopralluoghi effettuati) per la realizzazione dei
muretti a secco che delimitano le proprietà. In tal senso la quasi totalità delle aree di interesse
archeologico, incluse quelle sottoposte a vincolo, non presenta né una recinzione adeguata che
impedisca il facile accesso al fondo, né un pannello informativo che denunci la presenza di
resti di interesse archeologico.
In relazione alle indicazioni fornite dalle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico
Regionale per la tutela dei beni archeologici (“Archeologia”, Art. 13), le tipologie di bene
presenti sono:
ƒ Le aree di insediamenti in grotta;
ƒ Le aree di interesse archeologico (aree di frammenti, frequentazioni, presenze,
testimonianze e segnalazioni).
Rispetto alla prima tipologia, si rilevano gravi forme di difformità rispetto alle istanze di
tutela previste dalle Linee Guida, in particolare tanto negli ingrottamenti di Linosa, quanto in
338
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
quelli di Lampedusa (Capo Grecale), oltretutto sottoposti a vincolo archeologico. In entrambi
i casi viene proprio ad essere alterata la componente paesistica a causa della realizzazione di
manufatti edilizi abusivi che, tuttora perpetuano inalterati il danno causato e mai sanato.
Rispetto alla seconda tipologia di aree, il controllo e la “verifica delle condizioni atte ad
evitare la perdita dei beni presenti” (“Archeologia”, Art. 13) costituisce proprio il primo
livello di tutela ad essere violato non soltanto a causa della crescita insediativa abusiva, ma
anche per il depredamento del materiale lapideo dalle aree di interesse archeologico, nella
quasi totalità dei casi non recintate, per la realizzazione di muretti a secco e manufatti edilizi.
Per quel che riguarda il patrimonio architettonico costituito dai dammusi, appare evidente che
seppur non sottoposti a provvedimento di vincolo, questi, ai sensi del D.Lgs. 42/04 rientrano
tra i beni culturali da tutelare in quanto costituiscono “tipologie di architettura rurale aventi
interesse storico od etno-antropologico quali testimonianze dell'economia rurale tradizionale”
(Art. 10.4.l). Rispetto a tale evidente dichiarazione, lo stato di conservazione dei dammusi di
Lampedusa, così come testimoniato dal censimento e dai sopralluoghi effettuati, mostra una
evidente incoerenza con gli indirizzi di tutela introdotti della normativa. Tali incoerenze
trovano particolare manifestazione nello stato di degrado nel quale versa la quasi totalità delle
strutture rilevate. Degrado che presenta una duplice origine:
ƒ lo stato di abbandono del bene, in molti casi ridotto a rudere;
ƒ la realizzazione di opere di superfetazione che ne alterano al configurazione
architettonico-funzionale e la struttura.
Infine, in relazione alle indicazioni fornite dalle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico
Regionale per la tutela dei Beni isolati (Art. 15), per i dammusi, che rientrano nella categoria
di tutela “Architettura Produttiva D2”, gli indirizzi di tutela sono orientati a una duplice
tipologia di tutela:
ƒ la previsione nella elaborazione o nella revisione degli strumenti di pianificazione locale
di interventi idonei alla conservazione e alla valorizzazione dei suddetti beni;
ƒ la realizzazione di interventi di recupero che tendano a salvaguardare i caratteri
tipologici ed architettonici del bene, con particolare riferimento agli aspetti dominanti
che connotano il rapporto con l’ambiente, garantendo in ogni caso la conservazione dei
corpi originari e utilizzando materiali compatibili con l’architettura storica.
Ad oggi, tali indirizzi tanto per la prima categoria, quanto per la seconda categoria di
intervento, risultano totalmente disattesi. La condizione di particolare criticità è da rilevare
nell’assenza di una pianificazione urbanistica aggiornata e che recepisca le istanze di tutela
contenute tanto nelle Linee Guida, quanto nel D.Lgs. 42/04.
339
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
2.3.7 Descrizione della pianificazione territoriale
2.3.7.1 Sistema vincolistico (D.2)
Nella seguente tabella sono elencati i vincoli territoriali vigenti che interessano l’area dei SIC
e che assumono, quindi, rilevanza per la conservazione in uno stato soddisfacente degli
habitat e delle specie presenti nel sito.
Denominazione del
vincolo
Riserva
Naturale
Orientata (R.N.O.)
Provvedimento
normativo
L.R .98/81
L. R. 14/88
Provvedimento
specifico
D.A. 16 maggio
1995 e 11 agosto
1995
istituzione della
R.N.O. “Isola di
Lampedusa”
Soggetto
gestore
Legambiente
C.R.S.
Riserva
Naturale
Orientata (R.N.O.)
L.R .98/81
L. R. 14/88
D.A. 18 aprile
2000 di istituzione
della
R.N.O.
“Isola di Linosa e
Lampione”
Azienda
Regionale
Foreste
Demaniali
Area Marina Protetta
L. n. 979/82
L.n. 349/91
L.n. 426/98
D. M. 21 ottobre
2002 di istituzione
dell’Area Marina
Protetta
“Isole
Pelagie”
Comune
Lampedusa
Linosa
Sito
di
Interesse
Comunitario
DPR 357/97 e
DEPR 120/2003
Circolare ARTA
23 gennaio 2004,
D. A. 21/02/2005
Zona di
Speciale
Protezione
DPR 357/97 e
DEPR 120/2003
Circolare ARTA
23 gennaio 2004,
D. A. 21/02/2005
Vincolo paesaggistico
(Boschi,
Fiumi,
Torrenti
e
Corsi
d’acqua,
riserve
naturali,
zone
di
interesse archeologico)
Fiumi e Torrenti e
corsi d’acqua iscritti
negli elenchi – Acque
Pubbliche
D. Lgs. 42/04
(vincoli
ex
Legge Galasso
431/85)
Assessorato
Regionale
Territorio
e
Ambiente, Enti
Gestori riserve
naturale,
Comune
Assessorato
Regionale
Territorio
e
Ambiente, Enti
Gestori riserve
naturale,
Comune
Soprintendenza
ai BB. CC.AA.
di Agrigento
T.U. 1777/33
RD 215/33
Vincoli
Divieti di alcune
attività
e
regolamentazione
di altre sottoposte
a
preventivo
nulla osta
Divieti di alcune
attività
e
regolamentazione
di altre sottoposte
a
preventivo
nulla osta
di
e
Genio Civile di
Agrigento
Divieti di alcune
attività
e
regolamentazione
di altre sottoposte
a
preventivo
nulla osta
Valutazione
di
incidenza
per
interventi
che
possono
compromettere la
conservazione di
habitat e specie
Valutazione
di
incidenza
per
interventi
che
possono
compromettere la
conservazione di
habitat e specie
Divieto
della
modificazione
dell’assetto
territoriale senza
preventivo nulla
osta
Divieti di alcuni
interventi ed altri
a
preventiva
autorizzazione
340
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Vincolo paesaggistico
L. n. 1947/1939
Vincolo di
inedificabilità
temporanea
L. r. 15/1991
Vincolo idrogeologico
R.D. 3267 del
30/12/23
modificato con
R.D. 23 del
3/01/26 e R.D.
215 del 13/02/33
D.15.01.2004,
Ordinanza del
Presidente del
Consiglio dei
Ministri
20.03.2003
n.
3274
L. 1089/1939
Vincolo sismico
Vincolo archeologico
Fasce di rispetto dei
boschi e delle aree
boscate
L. R. 78/76
modificata dalla
L.R.
16/1996,
modificata dalla
L.R. 13/99 (art.
3), modificata e
integrata
della
L.R. 6/2001 (art.
89, comma 8)
DA n. 1153 del
12/07/1983 (Cod.
Vinc. 19-0840009) Isole
Pelagie,
Lampedusa,
Linosa e
Lampione
D.A. n. 7212 del
10.8.1995 (Isola
di Lampedusa)
Soprintendenza
ai BB.CC.AA. di
Agrigento
Divieto
della
modificazione
dell’assetto
territoriale senza
preventivo nulla
osta
Soprintendenza
ai BB.CC.AA. di
Agrigento
Inedificabilità
temporanea nelle
more di
approvazione del
Piano Territoriale
Paesaggistico
Delibera C.C.I.A.
Agrigento
del
26/03/1964
Ispettorato
Ripartimentale
delle Foreste di
Agrigento
Divieti di alcune
attività
e
regolamentazione
di altre sottoposte
a
preventivo
nulla osta
Dipartimento
della Protezione
Civile
D.A. n. 210 DEL
04/02/89
D.A. n. 625 DEL
23/03/89
D.A. n. 2660 DEL
02/11/90
Soprintendenza
ai BB.CC.AA. di
Agrigento
Comuni
Soprintendenze
Divieto
della
modificazione
dell’assetto
territoriale senza
preventivo nulla
osta
Divieti di alcune
attività
e
regolamentazione
di altre sottoposte
a
preventivo
nulla osta
In relazione al Vincolo idrogeologico, il territorio delle Isole Pelagie interessato dai Siti
Natura 2000 è suddiviso nelle seguenti Zone dalle quali viene escluso il centro abitato:
- Zona I: Comprende le contrade di Albero Sole, Sanguedolce, Isola dei Conigli di
Lampedusa;
- Zona II: Comprende le contrade di Guardia, Case Grifo, Case Lombardo, Guitgia di
Lampedusa;
- Zona III: Comprende le contrade di Aria Rossa, Monte Parrino, Monte Imbriacole,
Poggio Monaco di Lampedusa;
- Zona IV: Comprende le contrade di Alaimo, Valle del Sindaco, Case Cala Pisana di
Lampedusa;
- Zona V: Comprende le contrade di Cavallo Bianco, Grotte, Punta Sottile di
Lampedusa;
- Zona VI: Comprende tutta l’isola di Linosa.
341
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Presenza di aree naturali protette (D.1)
Riserva Naturale “Isole di Linosa e Lampione”
La riserva naturale “Isole di Linosa e Lampione”, istituita dall’Assessorato Regionale
Territorio e Ambiente con D.A. 18 aprile 2000 (pubblicato in G.U.R.S. n. 33 del 14.07.2000),
ricade all’interno dei due SIC in esame; in particolare, l’isola di Linosa ricade all’interno del
SIC ITA040001, mentre l’isolotto di Lampione ricade all’interno del SIC ITA040002.
La riserva, estesa complessivamente 266 Ha, viene tipologicamente individuata (art. 3) come
riserva naturale integrale nel territorio di Lampione, e come riserva naturale orientata nel
territorio di Linosa, al fine di tutelare:
- l’ambiente integro dell’isolotto di Lampione, caratterizzato da una ricca comunità
faunistica (uccelli marini, Falco della Regina, popolazioni geograficamente isolate di
Podarcis filfolensis e Chalcides ocellatus);
- la caratteristica flora ricca di specie endemiche;
- l’interessante vegetazione rupestre a Limonium ssp.;
- la colonia di Berta maggiore (Calonectris diomedea), una delle due grandi colonie
mediterranee;
- l’interessante erpetofauna endemica;
- la presenza di specie endemiche tra l’entomofauna.
La riserva naturale è affidata in gestione all’Azienda Foreste Demaniali della Regione
Siciliana.
Il territorio della riserva naturale è stato suddiviso, in funzione dell’interesse ambientale, in
due distinte zone a differente destinazione d’uso: zona A di riserva, estesa per 196,50 Ha;
zona B di preriserva, estesa per 70,37 Ha.
Riserva Naturale “Isola di Lampedusa”
All’interno del SIC ITA040002 ricade la Riserva Naturale “Isola di Lampedusa”, istituita con
DD. AA. n. 291 del 16 maggio 1995 e n. 533 dell’11 agosto 1995 (pubblicati in S.O. n. 4 a
G.U.R.S. n. 4 del 25.1.1996).
La riserva naturale “Isola di Lampedusa” è stata individuata ai sensi dell’art. 6 della L.R.
n.14/88 come orientata, tipologia da ritenere appropriata alle specificità ambientali e
rispondente alle esigenze di conservazione. La principale finalità istitutiva della riserva è “la
conservazione, nella sua integrità, dell’ambiente naturale ove sono sopravvissute le
espressioni più interessanti della flora e della vegetazione”, dove si rinvengono stazioni di
Caralluma europaea, le uniche esistenti in Italia ed altre di Centaurea acaulis nota solo per
Lampedusa e la Sicilia, l’unica stazione italiana di Macrocrotodon mauritanicus e Malpolon
insignitus, la colonia nidificante di Phalacrocorax aristotelis ed un’importante componente di
endemismi dell’entomofauna.
Le motivazioni istituzionali sono senz’altro riduttive rispetto alle numerose valenze
naturalistiche presenti, tra le quali l’unica stazione italiana di Psammodromus algirus ed uno
dei rari luoghi italiani di ovodeposizione delle tartarughe marine.
Il territorio dell’area protetta, esteso complessivamente 367 ha, si sviluppa nel settore costiero
meridionale dell’isola da Cala Greca fino al Vallone dell’Acqua. In funzione delle
caratteristiche ambientali dei luoghi e dei diversi obiettivi gestionali, il decreto istitutivo ha
suddiviso il territorio della riserva in due distinte aree a differente destinazione d’uso:
- zona A, estesa circa 338 ha, che comprende: i Valloni, tra le più importanti emergenze
geomorfologiche e paesaggistiche dell’isola, i sovrastanti pianori, l’Isola dei Conigli e
il tratto di mare antistante l’omonima spiaggia, ed infine una piccola area, esterna alla
fascia costiera, in cui ricade la stazione di Centaurea acaulis. All’interno della zona A
ricadono anche i rimboschimenti realizzati dall’Azienda Foreste Demaniali della
Regione siciliana;
342
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
-
zona B (pre-riserva), estesa 29 ha, costituita da una fascia ritagliata longitudinalmente
lungo il confine nord dell’area protetta, delimitato dalla strada di attraverso dell’isola.
La gran parte della fascia litorale dell’area protetta confina con il perimetro dell’Area Marina
Protetta istituita dal Ministero dell’Ambiente nel 2002, la cui gestione è stata attivata dal
Comune di Lampedusa alla fine del 2003.
La riserva naturale “Isola di Lampedusa” è stata affidata in gestione a Legambiente Comitato Regionale Siciliano, che ha il compito di provvedere alla salvaguardia dell’ambiente
naturale, di promuovere la ricerca scientifica, di favorire le iniziative tendenti a diffondere la
conoscenza dei beni naturali della riserva.
Area Marina Protetta “Isole Pelagie”
All’interno della ZPS ITA040013 “Arcipelago delle Pelagie” ricade il perimetro dell’Area
Marina Protetta “Isole Pelagie”, che si estende per circa 4.360 ha. Conseguentemente gli
ambiti marino-costieri dell’area marina coincidono con il perimetro dei SIC in esame, con
l’unica eccezione del tratto di mare antistante Cala Calandra a Lampedusa (Zona C di Riserva
parziale).
Identificata come area marina di reperimento dalla Legge n. 979 del 1982, è stata istituita dal
Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con Decreto Ministeriale del
21 ottobre 2002 (G.U.R.I. n. 14 del 18.01.2003), con la finalità di perseguire:
• la protezione ambientale dell'area marina interessata;
• la protezione della flora, della fauna e della vegetazione marina con particolare
riguardo ai mammiferi e rettili;
• la tutela e la valorizzazione delle risorse biologiche e geomorfologiche della zona;
• la diffusione e la divulgazione della conoscenza dell'ecologia e della biologia degli
ambienti marini e costieri dell'area marina protetta e delle peculiari caratteristiche
ambientali e geomorfologiche della zona;
• l'effettuazione di programmi di carattere educativo per il miglioramento della cultura
generale nel campo dell'ecologia e della biologia marina;
• la realizzazione di programmi di studio e ricerca scientifica nei settori dell'ecologia,
della biologia marina e della tutela ambientale, al fine di assicurare la conoscenza
sistematica dell'area;
• la promozione di uno sviluppo socio-economico compatibile con la rilevanza
naturalistico-paesaggistica dell'area, anche privilegiando attività tradizionali locali già
presenti. In quest’ottica, viene previsto che la disciplina delle attività relative alla
canalizzazione dei flussi turistici, alle visite guidate e ai mezzi di trasporto collettivi
potrà prevedere che le predette attività vengano svolte prioritariamente o
esclusivamente dai cittadini residenti e da imprese aventi sede nel comune ricadente
nell'area marina protetta.
La gestione dell’Area Marina Protetta è stata affidata provvisoriamente al Comune di
Lampedusa e Linosa con Decreto Ministeriale del 21 marzo 2003.
Il decreto istitutivo stabilisce il perimetro dell’area marina protetta (art. 2) e la relativa
zonizzazione (art. 4).
La zona A di Riserva integrale comprende:
- il tratto di mare antistante la costa dell'Isola di Lampedusa e circostante l'Isola dei
Conigli;
- il tratto di mare dell'Isola di Lampedusa antistante la costa a nord di Capo Grecale;
- il tratto di mare a nord dell'Isola di Linosa antistante gli scogli di Tramontana.
343
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
La zona B di Riserva generale, comprende:
- il tratto di mare antistante la costa nord-orientale dell’isola di Lampedusa, compreso
tra Punta Cappellone e Cala Calandra;
- il tratto di mare circostante la zona A tutt’intorno l’isola dei Conigli;
- il tratto di mare antistante la costa settentrionale dell’isola di Linosa, compreso tra
Punta Balata Piatta e Punta Beppe Tuccio.
La zona C di riserva parziale comprende il residuo tratto di mare all’interno del perimetro
dell’Area Marina Protetta, e cioè:
- il tratto di mare che circonda la porzione occidentale dell’isola di Lampedusa,
compreso tra Punta Galera a sud e Punta Cappellone a nord;
- il tratto di mare antistante la costa orientale dell’isola di Lampedusa, compreso tra
Cala Pisana e Cala Calandra;
- il tratto di mare antistante la costa orientale dell’isola di Linosa, compreso tra Punta
Beppe Tuccio e Punta Calcarella;
- il tratto di mare antistante la costa occidentale dell’isola di Linosa, compreso tra Punta
Balata Piatta e la punta a sud della Pozzolana di Ponente.
- il tratto di mare circostante l’isolotto di Lampione.
Con Decreto del Ministero dell’Ambiente del 4 febbraio 2008 (Gazzetta Ufficiale N. 129 del
4 Giugno 2008), ai sensi dell’art. 8 del citato decreto istitutivo, è stato approvato il
Regolamento di esecuzione ed organizzazione dell’Area Marina Protetta «Isole Pelagie».
2.3.7.2 Inventario dei soggetti amministrativi e gestionali (D.4)
Il quadro delle principali competenze amministrative e gestionali di natura pubblica relative
all’area compresa entro il perimetro dei due SIC è schematicamente riassunto nella tabella
seguente:
Soggetti amministrativi e gestionali
Competenze sul territorio
Regione Siciliana
Coordinamento Piani di Gestione Siti “Rete Natura
2000” – Attuazione Direttiva 92/43 – Valutazione
di Incidenza dei piani
Corpo Forestale Regionale
Gestione del Vincolo idrogeologico
(Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Vigilanza in materia ambientale, urbanistica e
Agrigento)
paesaggistica
Servizio di prevenzione e repressione antincendio
Sistemazioni idraulico-forestali
Istruttoria progetti per incentivi nel settore forestale
Azienda Foreste Demaniali – UPA di Gestione tecnico-amministrativa dei
Agrigento
forestali e delle aree affidate dal Comune
demani
Ente Gestore Riserva Naturale “Isola di Linosa e
Lampione”
Provincia Regionale di Agrigento
Amministrazione ordinaria del relativo territorio
provinciale – pareri del Consiglio Provinciale
Scientifico delle Riserve relativi alle due aree
protette
344
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Soprintendenza
Agrigento
ai
BB.CC.AA.
Genio Civile di Agrigento
Ispettorati
(AG)
provinciali
Gestione delle acque pubbliche, sistemazioni
idrauliche – Polizia idraulica
dell’Agricoltura Assistenza tecnica e istruttoria progetti per
incentivi in agricoltura
Comune di Lampedusa e Linosa
Comune di Lampedusa
Direzione dell’AMP
e
Amministrazione ordinaria del relativo territorio
comunale – Vincoli di natura urbanistica
Linosa
Capitaneria di Porto di Porto Empedocle
Ufficio
circondariale
Lampedusa
di Tutela del patrimonio culturale, ambientale e
paesaggistico presente – Gestione vincoli
marittimo
Dipartimento della Protezione
(nazionale e regionale)
Legambiente C.R.S.
– Ente Gestore Area Marina Protetta “Isole Pelagie”
Gestione del demanio marittimo
di Vigilanza sulla pesca
Vigilanza sull’area marina protetta
Civile Gestione delle Emergenze
Ente gestore
Lampedusa”
Riserva
Naturale
“Isola
di
Ente incaricato per la redazione del Piano di
gestione “Isole Pelagie”
I soggetti aventi funzioni amministrative e gestionali afferiscono ad una duplice categoria di
competenze:
1. Competenze ordinarie: sono quelle relative alla ordinaria amministrazione del
territorio (Regione Siciliana, Provincia di Agrigento e Comune di Lampedusa e
Linosa).
2. Competenze speciali: sono quelle relative alla tutela dei beni di carattere
paesaggistico e ambientale (Soprintendenza ai Bb. Cc e Aa. di Agrigento,
Legambiente C.R.S., WWF), o alla gestione dei vincoli presenti nel territorio
(Azienda Regionale Foreste Demaniali- Agrigento).
2.3.7.3 Analisi del patrimonio insediativo, delle infrastrutture e dei detrattori ambientali
(D.11)
Nell’ambito della redazione del Piano di gestione sono stati esaminati gli aspetti relativi al
patrimonio insediativo, alle infrastrutture e detrattori ambientali presenti all’interno dei SIC. I
principali manufatti, infrastrutture ed impianti vengono visualizzati nella Tavola 20 (Carta
degli insediamenti e delle infrastrutture).
Patrimonio insediativo
SIC ITA040001 Isola di Linosa
In fase di colonizzazione, i Borboni a Linosa non procedettero alla costruzione di abitazioni
per i primi coloni, i quali trovarono riparo in alcune grotte scavate nella roccia tufacea, molte
delle quali oggi sono utilizzate come magazzini oppure, come per il sistema degli ingrottati di
345
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Monte Bandiera, interessate da nuove edificazioni. La trama insediativa lineare dell’originario
insediamento urbano sviluppatasi lungo la strada centrale che si affaccia al porto vecchio, è
quindi successiva alla colonizzazione e caratterizzerà l’abitato di Linosa fino a buona parte
degli anni ’80 del secolo scorso, quando già era stata aperta una nuova direttrice verso il mare,
tra lo Scalo Vecchio e Pozzolana di Levante.
Negli ultimi 10-15 anni, la crescita edilizia di Linosa innescata dallo sviluppo turistico, ha
invece sempre di più seguito dinamiche di tipo dispersivo sul territorio, seguendo le direttrici
della viabilità che attraversa il territorio e circonda la costa settentrionale e occidentale
dell’isola, interessando quindi anche il territorio che ricade all’interno del SIC: ad Est di
Punta Calcarella, lungo la strada che collega il centro urbano con Cala Mannarazza e quella
che collega Monte Bandiera con i Faraglioni.
Questa più recente nuova edificazione, cui si associano palificazioni, l’apertura di nuova
viabilità, giardini con specie ornamentali esotiche o invasive, si contraddistingue per il
distacco dalle tipologie tradizionali ed è per lo più frutto di abusivismo edilizio e di
ampliamenti e ristrutturazioni di edifici rurali. Si tratta di edifici di tipo residenziale a fini
turistici e, insieme alle abitazioni del centro urbano, costituisce la quasi totalità della
ricettività presente. Infatti, la capacità ricettiva di tipo alberghiero, secondo i dati ufficiali,
conta soltanto 26 posti letto. All’interno del SIC, lungo la costa occidentale, nei pressi del
Faro, insiste un villaggio turistico costituito da 8 bilocali per un totale di 32 posti letto, chiuso
da anni.
Il resto degli insediamenti è costituito da vecchi edifici rurali riferibili a due diverse tipologie
edilizie: alcuni sono realizzati in pietrame a secco, altri hanno mutuato la tipologia
dell’abitazione residenziale urbana di Linosa, caratterizzata dalle forme essenziali e dai colori
intensi delle tinteggiature esterne. Si tratta di abitazioni, magazzini o ricoveri per animali.
Molti di questi fabbricati recano però superfetazioni oppure sono stati inglobati in nuove
costruzioni.
A Mannarazza è presente un antico serbatoio idrico con un interessante sistema di raccolta di
acqua piovana di età fascista, oggi inutilizzato, mentre su Monte Vulcano una ex-vedetta
ormai fatiscente.
SIC ITA040001 Isole di Lampedusa e Lampione
ISOLA DI LAMPEDUSA
A Lampedusa la situazione è molto più complessa e critica. Nell’isola, il processo di
espansione del sistema insediativo si è dapprima concentrato ai margini del nucleo urbano
compatto, occupando per intero le ex aree agricole periurbane e gli ex coltivi e subito dopo ha
seguito l’andamento del tracciato delle principali arterie stradali esistenti.
All’interno del SIC, i fenomeni di urbanizzazione presentano numerosi aspetti di criticità
lungo il perimetro orientale e, con maggiore densità:
- nelle aree tra il Vallone Imbriacole, Poggio Monaco e Taccio Vecchio;
- a nord della Strada di Ponente nelle aree comprese tra il perimetro del SIC e la strada di
penetrazione che delimita la pregevole C.da San Fratello.
Si tratta, per lo più di edilizia residenziale turistica sviluppatasi in maniera disordinata, frutto
di abusivismo edilizio, impossibile da configurare sotto il profilo tipologico e
complessivamente di bassa qualità. Queste costruzioni spesso coesistono con capannoni in
lamiera o grossi casermoni di cemento, realizzati o come “accessori” e pertinenze o come
magazzini di deposito di attività commerciali (noleggi di auto e natanti, materiali edilizi, ecc.)
o per attività artigianali oppure tendono ad occupare gli spazi pubblici esterni per il deposito
di materiali o l’impianto di specie ornamentali esotiche.
346
Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Sotto questo profilo, emerge che l’edilizia abusiva residenziale non si discosta molto da quella
urbana e peri-urbana, anch’essa generalmente caratterizzata dalla negazione di ogni
riferimento alle tipologie tradizionali, dall’assenza di strumenti di pianificazione e indirizzo
(come i piani del colore, del verde ornamentale, dell’arredo urbano); dalla contestuale assenza
di controllo circa il rispetto delle prescrizioni della Soprintendenza e quindi dall’uso di
materiali inadeguati a conferire decoro e armonia all’edificato (alluminio anodizzato per
infissi, vetrine espositive e tendaggi in spazi pubblici, arredi urbani stridenti, ecc.).
Insieme a questi nuclei edificati a più alta concentrazione, anche nelle aree agricole
risparmiate dall’abusivismo edilizio, si assiste al proliferare di molti nuovi piccoli edifici che
stanno insidiando sia le aree agricole più conservate del Sic, sia le aree agricole ad esso
contigue. Queste seconde case o gruppi di edifici realizzate anche da società immobiliari,
tipologicamente si ispirano assai discutibilmente alla forma del dammuso, in modo tale che,
come efficacemente descritto nel “Piano Strategico per lo sviluppo sostenibile delle Isole
Pelagie” (IUAV di Venezia) < l'ambiente di Lampedusa è così inquinato dai pagliari storici
ormai in stato di abbandono e dagli insediamenti neo vernacolari dei dammusi (…),
testimonianza dell'incapacità di rinnovo del linguaggio insediativo per le residenze
temporanee”.
I dammusi e i manufatti riferibili al patrimonio rurale sono gli unici elementi veramente
interessanti del paesaggio antropico lampedusano, che è ancora ben rappresentato all’Interno
del Sic. Si rinvengono sistemi di muretti a secco che delimitano le particelle agricole, e
dammusi, con gli annessi sistemi per il ricovero degli animali, la conservazione dei raccolti, la
raccolta dell’acqua piovana. Molti muretti si presentano diruti, per l’abbandono o perché
oggetto di prelievo del pietrame e i dammusi presentano diversi livelli di conservazione, ma
presentano buone condizioni dal punto di vista strutturale. Le loro piccole dimensioni
inducono a pensare ad una destinazione diversa da quella residenziale.
Le aree con maggiore valenza dal punto di vista dell’originario insediamento di tipo rurale
sono principalmente il territorio del Vallone Imbriacole e il territorio di C. San Fratello, che
corrispondo al sistema dei Valloni che solcano l’isola nella parte centrale. All’inizio del
Vallone Imbriacole si rileva anche la presenza di vecchie cave scavate nella roccia e
terrazzamenti con muretti a secco.
Un interessante sistema a dammuso “Casa Teresa” ubicato nei pressi del Vallone della
Forbice, è stato recentemente restaurato dalla Soprintendenza di Agrigento ed attrezzato con
pannelli informativi. Anche il dammuso presente nell’area a Centaurea acaulis della Riserva
naturale è stato recentemente oggetto di recupero nell’ambito dell’attuazione del POR Sicilia
2000-2006.
Essi costituiscono già due nodi sui quali strutturare una “via dei dammusi” e percorsi integrati
per la fruizione dei beni naturali e culturali dell’isola.
Altri dammusi sono disseminati nel resto dell’isola, ma molti versano in stato di degrado e
abbandono, alcuni allo stato di ruderi, altri inglobati in nuove costruzioni.
Relativamente invece al resto del patrimonio di interesse storico e/o espressivo della cultura
materiale e degli originari insediamenti, emerge la presenza:
- dell’invaso artificiale di Taccio Vecchio, in disuso e in stato di abbandono;
- di ingrottati e piccole cavità artificiali, molte delle quali oggi occupati per vari usi. Si
tratta di cavità presenti su tutto il territorio dell’isola, usate storicamente come ricoveri
di fortuna oppure come depositi di attrezzi o imbarcazioni. Questi elementi
necessitano di una più approfondita indagine finalizzata al loro puntuale censimento
ed una decisa azione finalizzata al totale recupero ripristinandone la configurazione
originaria;
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Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
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di numerosi fortini e postazioni militari risalenti alla II Guerra Mondiale, realizzati in
considerazione della posizione strategica di Lampedusa soprattutto lungo i tratti
meridionale e orientale della costa dell’isola. Sinora ne sono stati individuati 44.
Queste strutture difensive presentano diverse tipologie, in rilevato, sotterranee o miste.
Molte si trovano nella Riserva Naturale di Lampedusa e sono già state oggetto di
rilievo e di interventi per la rimozione di rifiuti nell’ambito della gestione ordinaria
delle aree naturali protette. Quelli più significativi per la loro posizione ed il miglior
grado di conservazione sono stati individuati come punti di sosta ed osservazione
lungo i sentieri della Riserva nell’ambito dell’attuazione del POR Sicilia 2000-2006,
tra i quali una casermetta in località Tabaccara. Quelli esterni alla Riserva e in gran
parte anche esterni al Sic, si presentano spesso in stato di abbandono e degrado,
soprattutto con riguardo alle strutture sotterranee intasate di rifiuti. Nella Carta degli
insediamenti e delle infrastrutture vengono individuati soltanto quelli più significativi
Dal punto di vista delle strutture edilizie presenti all’interno del SIC bisogna ancora
ricordare:
- il Centro di Prima Accoglienza Soccorso Assistenza (ex CPT) per i migranti, di
Contrada Imbriacole, realizzato recentemente in una preesistente caserma dell’esercito
ma con ulteriori lavori di sbancamento ed urbanizzazione;
- gli insediamenti militari (caserme, centri radar, ecc) di Contrada Ponente ed Albero
Sole (Guardia Costiera, Aeronautica), preesistenti all’individuaizone del SIC;
- il camping La Roccia a Cala Greca, in parte all’interno della riserva naturale, con
alcuni manufatti in sanatoria edilizia.
Infrastrutture e detrattori ambientali
SIC ITA040001 Isola di Linosa
Viabilità
All’interno del Sic è presente una rete di viabilità di collegamento che si diparte dal centro
urbano e attraversa l’isola in direzione della costa, innestandosi alla strada costiera che da
Mannarazza percorre parte della costa Nord e tutta la costa occidentale fino a Punta
Calcarella. Un altro asse si sviluppa dal centro verso Est (Paranzello). Da queste arterie si
sviluppa la viabilità rurale e di accesso alle nuove costruzioni. Inoltre, negli ultimi anni sono
stati ampliati piste e sentieri a Monte Rosso, Monte Nero, Monte Vulcano, nell’ambito di un
progetto realizzato dal Comune di Lampedusa, con incremento di presenza antropica in aree
interne o sensibili, fenomeni di bracconaggio, aumento del pericolo di mortalità della fauna
per attraversamento e del rischio di incendi. Nell’isola di Linosa non va assolutamente
realizzata ulteriore viabilità, che provoca frammentazione di habitat e incoraggia l’abusivismo
edilizio, e deve essere impedito l’accesso motorizzato nelle aree sensibili.
Elettrodotti
Queste infrastrutture su palificata, unitamente ai cavi delle linee telefoniche, seguono
generalmente le strade che percorrono l’isola, per diventare più fitte in corrispondenza delle
zone più urbanizzate esterne al SIC. Esse rappresentano una potenziale minaccia per
l’avifauna, soprattutto nella zona dei Faraglioni e nella parte settentrionale dell’isola .e
comportano un’inaccettabile impatto per il paesaggio dell’isola.
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Piano di Gestione “Isole Pelagie” – Parte I Fase conoscitiva
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Detrattori ambientali (comprese infrastrutture costtiuenti
impatti)
fonti di pressione e cause di
Tra i principali detrattori ambientali presenti nel territorio del SIC-ZPS, si segnalano:
1) la vecchia discarica per i rifiuti urbani, situata in prossimità del m