Il concetto di adultità

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Il concetto di adultità
Il concetto di adultità
Orazio Colosio
LES JEUX SONT FAITS? (Ovvero,
i favolosi anni ‘60)
• Le istanze
– dell’industrializzazione
internazionale
e le utopie socio-politiche
– della liberazione dei popoli e delle
minoranze (lotta alla povertà, all’analfabetismo e all’ignoranza)
– del ‘ci si può educare ovunque e per tutta la vita’ (cercare le risorse per
adattarsi al mutare degli eventi o per creare nuovi eventi)
mettono in crisi consuetudini di pensiero e paradigmi scientifici
• E.H.Erikson ridefinisce l’idea di sviluppo riconoscendo all’età
adulta ulteriori occasioni e potenzialità trasformative.
• La nozione di cambiamento (Van Den Berg) viene assunta come
la più appropriata per spiegare, rispetto all’età adulta, quelli che
per l’infanzia e per l’adolescenza sono definiti processi di
crescita.
• Viene rivisitato il termine ‘formazione’ e viene abbinato ai
processi di cambiamento intenzionale rivolti agli adulti.
età adulta
cambiamento
formazione
IL CONCETTO DI ATTRIBUZIONE
E RAPPRESENTAZIONE
• La filosofia fenomenologica (E. Husserl)
– critica le posizioni scientifiche ‘oggettivistiche’
(fiducia nella possibilità di cogliere la verità tramite l’osservazione)
– pone attenzione al soggetto che conosce, interpreta, attribuisce alla
realtà esterna, a se stesso e agli altri, rappresentazioni sempre personali
e soggettive
– afferma che l’osservazione è mediata dall’osservatore che legge la realtà
in ragione del suo retroterra culturale come:
• scienziato sociale storicamente collocato
• individuo dotato di un modo personale di percepire e ordinare i dati
raccolti
• idee e convinzioni si modificano nel tempo e nelle diverse culture
• il contesto storico detta alle persone alcune percezioni piuttosto che
altre, quindi la realtà è sempre una nostra costruzione mentale
– le persone interpretano e giudicano in base a processi cognitivi di ordine
simbolico (simboli = apparenze, immagini, rappresentazioni di una realtà
che sfugge continuamente)
Conclusione
Le rappresentazioni mentali (individuali e sociali)
dipendono sempre dal momento e da chi le formula
Il concetto di adultità…
Non si deve parlare di una ma di molte età adulte, tante
quante sono le formulazioni elaborate dalle varie culture,
nei diversi periodi storici, per rispondere al loro bisogno
di darsi un’età adulta.
EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI ADULTITA’
Due indirizzi
• Indirizzo organicista o filogenetico (filon + genesis = sviluppo della
specie):
– le età della vita sono leggibili mediante le categorie dell’evoluzione e
dell’involuzione regolate dalla natura
– adulto = uomo maturo (responsabile ed equilibrato) in grado di procreare
(prendersi cura della prole) e lavorare; di perpetuare la specie e la cultura
di appartenenza
– maturità = maturità fisico-biologica
– adulto come misura e meta dello sviluppo (stabilizzazione temporale e
negazione di ulteriori trasformazioni)
• Indirizzo ontogenetico (ontos + genesis = sviluppo dell’essere
individuale):
– indaga aspetti e manifestazioni della maturazione umana riconducibili
alle azioni che ciascun individuo compie per sviluppare un’identità
personale distinta dalle altre
– adulto = individuo autonomo e capace di autodeterminazione in grado di
decidere e agire spinto dal desiderio (culturale e storicamente variabile)
di affermazione e autorealizzazione
– maturità = maturità psicologica e sociale
– adulto come soggetto ancora in divenire;
individuo in grado di vivere per la prima
volta o di rivivere esperienze un tempo
riservate a particolari stagioni della vita
(formazione, lavoro, matrimonio,
maternità/paternità)
CONCETTO DI ADULTITÀ: APPROCCIO PSICODINAMICO
S. Freud
Adulto = individuo capace di:
• amare (provare piacere
senza sensi di colpa;
genitalità socializzabile nel
matrimonio e nella
maternità/paternità)
• lavorare (socialmente utile)
…diversamente
è ancora bambino perché vincolato a due fissazioni infantili:
• la dipendenza ossessiva dall’amore-odio per i genitori
(impotenza genitale)
• la dipendenza materiale (impotenza operativa)
C.G.Jung
• L’età adulta è l’età del dubbio:
“Solo l’adulto può trovarsi in
disaccordo con se medesimo”.
• Nell’età adulta appare un secondo ‘io’
che tende a togliere la direzione della
vita psichica al primo ‘io’: quello dell’infanzia.
• L’adulto si mostra tale attraverso il cambiamento teso a
“costruire uno stato di coscienza più ampio ed elevato”
• Jung assegna all’età adulta la possibilità di una rigenerazione
personale.
E.H.Erikson
• Va riconosciuto all’età adulta
“il carattere di una fase evolutiva
e conflittuale e non quello della
matura e conclusiva tappa di ogni
possibile ulteriore sviluppo”.
• Lo sviluppo del soggetto adulto non è rapportabile ai soli
elementi libidici, ma si determina anche nell’interazione con
eventi inerenti la sua socializzazione.
• La generatività è l’elemento centrale dell’età adulta e si
manifesta nella capacità di creare nuovi individui, nuovi
prodotti, nuove idee
• La cura (responsabilità) è un altro elemento che caratterizza
l’età adulta.
• Se cura e generatività non si realizzano si ha un senso di
stagnazione e frustazione.
• Il cambiamento è dato dalla necessità di superamento della
stagnazione di un precedente momento dell’età adulta
• L’adultità,oltre ad essere caratterizzata dalla capacità di amare
e lavorare, possiede anche una componente ludica che rende
più innovative e liberatorie le altre due condizioni psicosociali
del soggetto adulto introducendo, nella normalità, un
desiderio d’imprevisto e di trasgressione utile al
mantenimento dell’identità psichica della persona
E. Fromm
Ciascun individuo deve superare
numerosi ostacoli per definire la
propria ‘vera’ identità, sviluppando
le capacità:
• di aprirsi agli altri
• di oltrepassare le modalità consuete di essere e pensare
• di costruire dei rapporti che lo aiutano ad essere ciò che sta
diventando
• di dare senso all’io coltivando le dimensioni della coerenza e
della continuità tra passato, presente e futuro
• di darsi un metodo per vivere e convivere
A. Adler
•
Lo stile di vita dell’adulto creativo
è sempre teso all’autorealizzazione
personale
•
Non esiste mai un’adultità pienamente raggiunta e
consapevole.
La vera adultità si profila come tensione verso un ideale dell’io
e come desiderio di un prolungamento adultistico oltre le
soglie della maturità biologica e della vecchiaia.
G. Lapassade
•
Nessun essere umano entra
una volta e per sempre nella
condizione adulta, “al contrario
la sua esistenza è fatta di ingressi
successivi che punteggiano il cammino della sua vita. L’uomo è
totalizzazione in corso senza mai essere totalità compiuta”.
•
L’individuo si ‘rimette al mondo’, creativamente, mettendosi in
crisi perché “è attraverso la crisi che l’uomo si crea uomo e la
sua storia transita tra crisi e risoluzione, tra rottura e sutura”.
CONCETTO DI ADULTITÀ: APPROCCIO FENOMENOLOGICO
Fainomenon = apparenza
• Concetto husserliano di approssimazione: della realtà non si
coglie la verità assoluta, ma si osservano soggettivamente le
tracce, gli indizi, i segni che ci consentono di descrivere le
manifestazioni di cose, emozioni, circostanze, esperienze,
simboli.
• Ci si avicina all’adultità con un metodo ‘empatetico’ (entrando
nel mondo dell’altro per conoscerlo) e più attento alla
descrizione delle ‘apparenze’ con le quali l’individuo si mostra
quotidianamente che alla fissazione di regole di
comprensione generalizzabili.
A.H. Maslow
•
Scala dei bisogni umani.
I bisogni vengono ripartiti in ordine
d’importanza (fisiologici, di sicurezza,
sociali, dell’io, di autorealizzazione).
Gli ultimi costituiscono il prerequisito
per la formazione della struttura intrapsichica
della persona matura.
1.
2.
3.
4.
Percezione della realtà più chiara ed efficace.
Maggiore disponibilità all’esperienza.
Accresciuta integrazione, globalità ed unitarietà della persona.
Maggiore spontaneità ed espressività; funzionamento
completo; vivacità.
5. Un sé reale; un’identità personale salda; autonomia;
singolarità.
6. Maggiore obiettività,distacco e trascendenza rispetto al sé.
7. Recupero della creatività.
8. Capacità di fondere concretezza e astrattezza.
9. Struttura democratica del carattere.
10. Capacità di amare.
Avvertenza
I dieci requisiti dell’adultità vanno letti come manifestazione della
tendenza ad una pienezza del sé e ad un equilibrio costitutivo
dell’individualità mai completamente raggiungibili.
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K. Lewin
• Prospettiva topologica (topos = luogo):
l’attenzione va centrata sulla persona
nella sua totalità e vista nel suo ambiente
poiché è impossibile interpretare un
fenomeno rescindendolo dal suo ambiente.
• L’individuazione dell’identità adulta dovrà muoversi:
– integrando i fattori cognitivi con quelli emotivi e sociali
– collegando ogni comportamento osservato al particolare
momento in cui viene osservato
– studiando le situazioni reali e quotidiane che fanno da
scenario.
• Lewin distingue all’interno della personalità le regioni
periferiche da quelle centrali: le prime percettivo-motorie, le
seconde (più profonde) caratterizzanti la storia dell’identità
individuale.
“La struttura di personalità può quindi essere intesa come un
insieme di regioni che possono essere assai o relativamente
dipendenti tra loro rispetto al livello di funzionalità che
caratterizza una particolare situazione”.
Il comportamento è inteso come il movimento che una
persona compie fra le regioni dell’ambiente psicologico.
• Al modello stadiale di sviluppo Lewin sostituisce un modello
sincronico: il soggetto non si sviluppa in base a una scansione
regolata cronologicamente da tappe e fasi, ma in base al
grado di organizzazione raggiunta dalle diverse regioni.
Un individuo cronologicamente adulto può avere organizzato
in modo complesso e assai differenziato alcuni
comportamenti (ad es. mentali e cognitivi), ma averne
mantenuti in uno stato pressoché infantile altri (es. affettivi e
relazionali).
La crescita, quindi, non è una, ma plurima. Alcune regioni si
articolano e progrediscono, altre restano in ombra pur
abitando la struttura di personalità.
• I momenti critici sono portatori di elementi formativi. Dal
momento che la crescita non è stadiale, le fasi critiche non
rappresentano una decadenza e un ritorno indietro, ma
piuttosto il bisogno di riassestamento psichico nel corso del
quale le regioni che non si sono sviluppate e ampliate
possono finalmente emergere.
• Con Lewin la preoccupazione etico/valoriale, tutta centrata
sull’adultità come dover essere, si sposta sul versante delle
identità plurime che abitano il mondo psichico di un’età adulta
concretamente vivente.
LE DIFFERENZE DI GENERE NELL’ANALISI DELL’ADULTITA’
• Metà anni ’70 – movimenti femministi - ridefinizione
dell’età adulta valorizzando il ruolo del femminile
nell’adultità.
• Le donne adulte esprimono volti di un’adultità legata a modi
di produzione quotidiana e alla presenza di copioni e percorsi
di vita non omologabili a quelli maschili.
• Si esplorano le differenze connesse con:
– la percezione e la rappresentazione del corpo
– gli stili relazionali ed educativi
– le modalità di socializzazione e di attribuzione di
significato assegnate a eventi (il lavoro, il matrimonio,
l’amore, la separazione, il pensionamento,…) che per
l’adulto maschio assumono un valore identitario molto
diverso.
• Se il modello dell’identità maschile pare fondato sulla
separazione, quello femminile si costruisce:
– sul bisogno di essere ‘contenitore’ per se stesse e per gli
altri
– sul prevalere della mediazione rispetto alla gestione
traumatica del conflitto e della rottura cui l’adulto maschio
sarebbe più propenso
– relativamente al vissuto genitoriale
– in rapporto alla minore urgenza di realizzarsi nel lavoro
– in relazione alla diversa vicenda sessuale vissuta dalla
donna e dall’uomo con bioritmie e investimenti libidici
distonici
• In definitiva, l’identificazione di aree di mascolinità e
femminilità indica le prime come caratterizzate da una
tendenza al fare e all’agire, le seconde da una tendenza
connettiva e relazionale.