82vol norm Bezancon 152..160
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82vol norm Bezancon 152..160
JEAN-NOL BEZANON LA MESSA PER TUTTI La chiesa vive l’eucaristia EDIZIONI QIQAJON COMUNITÀ DI BOSE Nella stessa collana LITURGIA E VITA G. Boselli, Il senso spirituale della liturgia F. Cassingena-Trßvedy, La liturgia, arte e mestiere L.-M. Chauvet, L’umanitÜ dei sacramenti P. De Clerck, Liturgia viva A. Gerhards, La liturgia della nostra fede M. Gitton, Iniziazione alla liturgia romana A. Schmemann, L’eucaristia. Sacramento del Regno J. Turck, Eucaristia e servizio dell’uomo Invieremo gratuitamente il nostro Catalogo generale e i successivi aggiornamenti a quanti ce ne faranno richiesta. www.qiqajon.it www.monasterodibose.it Jean-NoÝl Bezan¾on La messa per tutti SOTTOTITOLO: La chiesa vive l’eucaristia COLLANA: Liturgia e vita FORMATO: 20 cm PAGINE: 160 TITOLO ORIG.: La messe de tout le monde. Sans secret, ni sacrß, ni sßgrßgation EDITORE ORIG.: ß Cerf, Paris 2009 TRADUZIONE: dal francese a cura di Davide Varasi, monaco di Bose IN COPERTINA: Moltiplicazione dei pani, pittura etiopica su pergamena AUTORE: TITOLO: ß 2011 EDIZIONI QIQAJON COMUNIT DI BOSE 13887 MAGNANO (BI) Tel. 015.679.264 - Fax 015.679.290 isbn 978-88-8227-336-1 CHIAMATI A RENDERE GRAZIE La messa sta finendo. Ho appena riposto il Signore nel tabernacolo. Mi siedo. Nonostante il numero, o a causa del numero e del raccoglimento dopo la comunione, un raccoglimento abitato, in chiesa si stabilisce un profondo silenzio, che nemmeno il balbettio di due o tre piccini disturba. Saziati. La comunione si à appena conclusa. La comunione comincia. per me uno dei momenti piô intensi della celebrazione eucaristica. Abbiamo mangiato insieme il pane della Parola e con impegno ho cercato di offrire a ciascuno il nutrimento a lui necessario, quale che sia la sua etÜ. Abbiamo appena mangiato il pane della vita, nelle orecchie del mio cuore permane ancora l’“Amen” di ciascuno di loro che mi commuove sempre. Sei qui, Signore, lo so. E gusto la tua presenza con la stessa intensitÜ del primo giorno della nostra comunione, quando con il mio cuore di bambino cantavo: “Dans le silence du matin...”. Ma ormai non sono piô solo: di fronte a me, anche quei volti seri, dei quali molti mi sono familiari, danno corpo a questa comunione. Il loro silenzio abita le mie parole, la loro preghiera porta la mia preghiera, anche la loro presenza testimonia che tu sei presente. Fanno parte del sacramento. Certo, cið che amo di piô non nella “nuova messa” ma nell’antica messa ritrovata à l’incapacitÜ per me ormai di dissociare il tuo corpo eucaristico che adoro dal tuo corpo ecclesiale al cui servizio mi hai dedicato. 7 Ora à per tutti Sono stato allevato con il latte del vecchio rito. Fa ancora parte della mia preghiera personale. Preparandomi a celebrare la messa, mi ricordo quando salivo l’avenue Thßopile Gautier, a Parigi, con queste parole nel cuore: “Mi accosterð all’altare di Dio” (“ad altare Dei”), quel piccolo “villaggio” in alto dove giÜ pregavano i druidi prima di noi... Salendo oggi la rue du Four verso Saint Nicolas, a Saint Maur, à sempre: “Mi accosterð all’altare di Dio, al Dio che rallegra la mia giovinezza (ma sç!) e ringiovanisce la mia gioia”. O anche l’invocazione allo Spirito santo del vecchio offertorio: “Veni, sanctificator omnipotens” (“Vieni santificatore onnipotente”). E l’“ultimo vangelo” che inghiottivamo in fretta e furia in latino e che ormai custodisco in tasca, perchß per me à il “primo vangelo”. Non rinnego niente di questo latte materno. Ma quale gioia quando mi fu detto dopo il Vaticano II: d’ora in poi camminerete insieme verso il Signore! La messa à per tutti. Tempo di grazia per la nostra chiesa! Invito a rendere grazie! Paolo VI, in piena continuitÜ con la messa di sempre e dando piena autoritÜ a cið che aveva desiderato il concilio Vaticano II, promulgð una nuova riforma liturgica. Come molti dei suoi predecessori e come lo stesso Pio V. Evidentemente nß per gusto di novitÜ nß per ispirarsi all’aria del tempo, ma prendendo atto del Movimento liturgico. Tale movimento à nato insieme dalle ricerche sulle liturgie dei primi secoli, ricerche giÜ richieste dal concilio di Trento, e dalle aspirazioni di molti che non sopportavano piô di rimanere lontani dai “santi misteri”: divenga finalmente l’eucaristia, secondo le parole della preghiera eucaristica, “il sacrificio di tutta la chiesa”1. 1 la formula con cui nel messale in francese il presbitero conclude la presentazione dei doni: “Preghiamo insieme al momento di offrire il sacrificio di tutta la chiesa”, a cui l’assemblea risponde: “Per la gloria di Dio e la salvezza del mondo” [N.d.T.]. 8 Non piô soltanto la preghiera dei presbiteri ma la messa di tutti. “La liturgia – diceva Giovanni XXIII ricordandosi senza dubbio della campagna intorno a Bergamo – à la fontana al centro del villaggio”. Mia gioia, nostra gioia: a tutti ormai à possibile accedervi per dissetarsi. Silenzi, reticenze, incomprensioni Perchß allora cinquant’anni dopo il Vaticano II à calato uno strano silenzio sulle ragioni profonde della riforma liturgica che fu accolta nella maggior parte delle comunitÜ con tanta felicitÜ? Che significato ha in alcuni la rievocazione piena di nostalgia della messa della loro infanzia? Ogni volta che Benedetto XVI riprende l’una o l’altra disposizione del vecchio rito, come celebrare rivolto al muro sull’antico altare della cappella sistina o l’invito fatto a chi si comunica da lui di ricevere l’ostia in ginocchio e in bocca, alcuni media insinuano che il papa in questo modo voglia sottolineare il suo attaccamento alle pratiche anteriori alla riforma liturgica. vero, il motuproprio del 7 luglio 2007 che concede estese agevolazioni a coloro la cui sensibilitÜ à rimasta attaccata alla cosiddetta messa tridentina non trova molto fondamento nella riforma liturgica iniziata da Paolo VI. In assenza di dichiarazioni chiare e vigorose del papa e di altri vescovi per spiegare e rendere ragione di tale riforma, alcuni si sentono autorizzati, con articoli o opuscoli destinati a seminare il dubbio nelle comunitÜ cattoliche, a denigrare questo “nuovo” rito giungendo persino a calunniare i presbiteri e le assemblee che lo usano nella loro preghiera. Le pagine che seguono vogliono reagire a questo dubbio che si insinua come un veleno nelle vene della chiesa da qualche decennio. Non per attaccare qualcuno ma per rendere grazie al Si9 gnore per questo dono fatto alla nostra epoca: la messa ritrovata in veritÜ, la messa di sempre, questa messa che amiamo. Prendersela con questa messa à prendersela con la chiesa che ne ha fatto la sua preghiera e, dunque, la sua identitÜ. Impegnandoci a valorizzare le ricchezze di questa nuova versione dell’unico rito romano, analizzeremo anche le principali obiezioni che gli sono state fatte. Ma distinguendo le componenti, abbastanza diverse, di tale contestazione. Alcuni, infatti, mettono in causa lo stesso concilio, non riconoscendogli la sua autoritÜ ecumenica: va da sß che non possono che rifiutare il rito che da lui à uscito. Altri non contestano la costituzione conciliare sulla liturgia ma solo il nuovo rito elaborato per metterla in opera. Altri ancora riconoscono l’autoritÜ dell’ordo promulgato da Paolo VI, ma sottolineano che molti elementi che a loro fanno difficoltÜ non vi si trovano in maniera espressa, come la generalizzazione delle lingue “volgari”, la rarefazione del latino e del canto gregoriano, l’estensione della concelebrazione o il riorientamento degli altari. Infine, alcuni si riconoscono in tutte queste evoluzioni ma denunciano delle approssimazioni, anzi delle fantasie, nella loro applicazione2. Si doveva, allora, in quell’epoca spiegare di piô, prendere piô tempo per iniziare, commentare, rendere ragione? Forse. vero, in alcuni casi la cosiddetta riforma “conciliare” fu imposta con metodi e un autoritarismo nettamente preconciliari. Senza dubbio una pedagogia piô consensuale, piô “sinodale” (da syn, “con”, e hodïs, “via”: “camminare insieme”) sarebbe stata piô conforme allo spirito del concilio. Questo “spirito” esiste veramente, lo si trova nella coerenza dell’insieme dei testi promulgati. Com’à possibile entrare nello spirito di questa riforma senza percepirne le ragioni e, piô in profonditÜ, senza andare a be2 Per un’analisi chiara delle contestazioni rinviamo a C. Geffroy, Benoåt XVI et la “paix liturgique”, Cerf, Paris 2008, senza perð sottoscrivere le conclusioni dell’autore sulla necessitÜ di una “riforma della riforma”. 10 re alla sua sorgente evangelica? Infatti, tornando al concilio, i vescovi non potevano dimenticare l’esperienza spirituale che avevano appena vissuto insieme, un’esperienza di conversione, di semplificazione, di spoliazione, di ascolto reciproco e di comunione fraterna: come avrebbero potuto imporne le conclusioni senza invitare ogni comunitÜ, ogni cristiano a vivere anzitutto qualcosa di questa esperienza spirituale? Poichß rientra nel campo della conversione, un concilio, pur votando dei decreti, non si decreta, va vissuto nella conciliaritÜ dell’intera chiesa. cið che si chiama tradizionalmente la sua “recezione”. Per il Vaticano II à lungi dall’essere compiuta. E anche per il Vaticano I d’altronde come testimoniano recenti dibattiti, abbastanza confusi, sull’autoritÜ degli interventi del papa. Per il concilio di Trento la recezione richiese piô di un secolo. Scoprire meglio cið che ci fu dato Vivere prima di aver compreso tutto, fare l’esperienza prima di comprenderne la coerenza e di esplicitarne la bellezza à quello che la chiesa antica chiamava catechesi “mistagogica”. Si intende con cið la via verso il mistero: lasciarsi condurre al mistero (nel senso di realtÜ luminosa) dallo stesso mistero cosç come lo viviamo. I vescovi di Francia di recente hanno ripreso per la catechesi questa intuizione, dando la seguente definizione di “mistagogia”: “Fondandosi su quanto si à vissuto nel sacramento si cerca di entrare di piô nella percezione della gratuitÜ dell’amore che Dio ha manifestato in esso”3. Nei primi secoli, durante il tempo pasquale, gli adulti che nella veglia pasquale ave3 Conferenza episcopale francese, Texte national pour l’orientation de la catßchàse en France, Bayard-Cerf-Fleurus Mame, Paris 2006, p. 54. 11 vano ricevuto i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana (battesimo, confermazione, eucaristia) a cui erano stati preparati attraverso il catecumenato, continuavano a ricevere, il piô delle volte nelle omelie del vescovo, una catechesi su quanto avevano appena vissuto. Per entrarvi di piô, per appropriarsene, interiorizzarlo, gustarlo. Non solo perchß per la psicologia ogni cambiamento di mentalitÜ richiede tempo, ma soprattutto perchß secondo la logica dello Spirito santo ci vuole spesso molto tempo per scoprire alla fine cið che era presente giÜ dall’inizio. Da qui l’importanza odierna, per la chiesa cattolica d’occidente, di una “catechesi mistagogica” del rinnovamento liturgico che sta vivendo da cinquant’anni e persino – à possibile dire – che essa ha solo incominciato a vivere. La messa non à l’oscuro cerimoniale di un Dio che si nasconde dietro riti che ci sfuggono. Ci vuole tempo perchß scopriamo nella messa il dono di un Dio che non ha da nascondere niente nel segreto di un sacro enigmatico ma che si svela donandosi. Infatti il Dio che si fa vedere, e persino mangiare, nella Parola e nel pane, à proprio colui che si à consegnato una volta per tutte a noi nella sua Parola incarnata, Gesô Cristo, Dio non mascherato e lontano ma svelato nelle parole e gesti di un uomo che si à voluto alla portata di tutti. Allora cerchiamo di comprendere cið che lo Spirito santo ci dona di celebrare insieme, per viverlo meglio, per gustarlo meglio, per rendere grazie meglio di esso. Da dove à venuta a noi con il concilio questa gioia nuova di entrare in modo nuovo nella novitÜ del mistero? 12 INDICE 7 8 9 11 CHIAMATI A RENDERE GRAZIE Ora à per tutti Silenzi, reticenze, incomprensioni Scoprire meglio cið che ci fu dato 13 13 15 17 18 LA SANTA MESSA Gloria a Dio “Tu solo il Santo” L’incarnazione: manifestazione della gloria di Dio in Gesô Se l’incarnazione non à un decadimento, la messa à un’epifania 21 21 23 25 27 29 30 32 34 LA MESSA: UNA STORIA Il tempio La sinagoga Il pasto familiare delle feste ebraiche Nelle case Le prime chiese cristiane Quando le chiese ridivennero templi Le chiese di oggi “La messa di sempre” 37 38 39 40 43 44 CON L’AUTORIT DI PIETRO E DI PAOLO Finalmente una chiesa in modo visibile cattolica Sulla tomba di Pietro Una riforma fondata sul consenso di un concilio ecumenico “Secondo la primitiva norma dei santi padri” Con tutta l’autoritÜ di Pietro 47 48 49 51 54 55 LA FINE DEL SACRO Quando il paganesimo chiudeva il sacro in tempi e spazi La separazione abolita Niente à profano Quando il cristianesimo disincanta il mondo Sacro e sacrifici pagani 149 57 57 60 61 63 64 67 L’INVERSIONE DEL SACRIFICIO Non piô una divinitÜ da blandire ma il Dio vivente con cui entrare in comunione Il capovolgimento del sacrificio Dio a donare! Per Gesô Cristo e in lui tutti i peccatori che noi siamo Tutta la vita di Cristo Da sempre: il sacerdozio eterno del Figlio 69 70 72 74 77 LO STRANO FASCINO DELLA SEGRETEZZA DEL SACRO Un’interpretazione sbagliata del mistero Dio non si nasconde La liturgia: sottrazione o autodonazione di Dio? Vedere per adorare 79 79 82 84 87 89 DIO NON POLIGLOTTA? Una lingua “sacra”? Il latino: lingua della chiesa? Comprendere per partecipare Arte sacra? Al di lÜ delle parole, il silenzio e l’interioritÜ 91 91 93 95 97 98 RIVOLTI DOVE? Nß terra santa, nß santuario Un unico tempio: Cristo Pregare rivolti a oriente? Dio sta a est? Attorno a Cristo 101 102 104 107 109 112 117 118 121 123 126 129 150 LA BENEDIZIONE: DAI SEGNI DI CROCE ALL’AZIONE DI GRAZIE L’uomo eucaristico Ritrovare il senso della benedizione Gesô: la benedizione in persona A chi ci rivolgiamo? Lo Spirito “per compiere ogni santificazione” “PRENDETE E MANGIATENE TUTTI”: LA PAROLA E IL PANE Tutto un popolo Presbiteri a servizio del sacerdozio dei battezzati Il ministero apostolico La Parola finalmente per tutti “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue” 133 133 135 138 141 144 DALLA FRAZIONE DEL PANE ALLA FRATTURA DELLA CHIESA? Un solo Padre nostro e la pace tra i fratelli La comunione eucaristica fonte e criterio della comunione ecclesiale La posta in gioco del rifiuto liturgico: il rifiuto del concilio Fuori dalla chiesa nessuna salvezza? Rompere la chiesa rompendo la messa? 147 AZIONE DI GRAZIE 151