dovremmo perdonare le offese ricevute dovremmo

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dovremmo perdonare le offese ricevute dovremmo
DOVREMMO PERDONARE LE OFFESE RICEVUTE TANTE VOLTE QUANTE
DIO PERDONA LE NOSTRE
dal Catechismo Tridentino
«Come noi li rimettiamo ai nostri debitori». Questa particella: come, si può
intendere in due modi; infatti ha forza di similitudine, quando chiediamo a
Dio che, allo stesso modo che perdoniamo le ingiurie e le contumelie a
coloro che ci hanno offesi, cosi egli condoni a noi i nostri peccati. Denota
pure condizione; nel quale senso l'interpreta Cristo Signore in quel detto: Se
perdonate agli uomini le loro mancanze, perdonerà a voi il Padre celeste i
vostri peccati; ma se non perdonate agli uomini, nemmeno il Padre vostro
perdonerà a voi le vostre mancanze (Mt 6,14).
Tanto nell'uno che nell'altro significato risalta per noi la necessità di
perdonare; se vogliamo che Dio ci conceda il perdono dei nostri peccati, è
necessario che noi cominciamo col perdonare coloro dai quali ricevemmo
offesa. Anzi Dio tanto esige da noi di dimenticare i torti e di sentire mutua
carità, da rigettare e disprezzare i doni e i sacrifici di coloro che non si sono
riconciliati col perdono.
Anche la legge di natura richiede che ci mostriamo, verso gli altri, quali desideriamo che essi siano con noi; e impudente oltre ogni dire sarebbe
colui che domandasse a Dio la remissione dei suoi peccati, e conservasse poi l'animo suo ostile verso il prossimo. Perciò devono essere
sempre pronti al perdono coloro che hanno subito un'offesa. A ciò li spinge fortemente questa preghiera, e l'ordine di Dio che troviamo in san
Luca: Se il tuo fratello pecca verso di te, riprendilo; e se è pentito, perdonagli. Se avrà peccato contro di te sette volte al giorno, e sette volte al
giorno ritorna a te dicendo: Me ne pento, perdonagli (Lc 17,3). E nel Vangelo di san Matteo si legge: Amate i vostri nemici (Mt 5,44). L'Apostolo
ancora, e, prima di lui, Salomone, ha scritto: Se il tuo nemico ha fame, nutrilo; se ha sete, dagli da bere (Rm 12,20 Pr 25,21). Lo stesso si
riscontra in san Marco evangelista: Quando state pregando, se avete qualche cosa contro qualcuno, perdonate; affinché il Padre vostro nei cieli
vi perdoni anch'egli i vostri falli (Mc 11,25).
Ma poiché nulla forse si compie con maggiore riluttanza, per difetto della nostra depravata natura, che il perdono delle ingiurie, i parroci
dovranno ricorrere a tutta la loro forza d'ingegno e d'animo, per cambiare e piegare l'animo dei fedeli a questa mitezza e a questo amore cosi
necessari al cristiano. Indugino nel riferire i testi sacri, nei quali si può udire Dio che ordina il perdono dei nemici.
Proclamino ancora questa verità assoluta e di grande efficacia sull'animo dell'uomo: che essi sono figli di Dio, purché siano facili a perdonare le
ingiurie, e amino di cuore i loro nemici. Nell'amare i nemici trasparisce la somiglianza nostra con Dio nostro Padre, il quale si riconcilio col
genere umano, a lui cosi nemico e molesto, redimendolo dall'eterna morte con la morte del proprio Figlio. Serva anche di esortazione e di
precetto l'ordine del Signore nostro Gesù Cristo, che noi non possiamo non osservare, senza gran disonore e danno: Pregate per quelli che vi
perseguitano e vi calunniano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli (Mt 5,44).
da
«Maranatha»