Quel grembiule, caro ricordo di “vite” passate 400

Transcript

Quel grembiule, caro ricordo di “vite” passate 400
ComoCronaca
25, 26 e 27
marzo
Giornate
Insubriche
verde pulito
elvi
t
n
i
e
l
val
N
elle giornate del 25, 26 e 27 marzo
avrà luogo la quarta edizione delle
Giornate Insubriche del Verde
Pulito, indette dal Gruppo di Lavoro
della Regio Insubrica composto dal
Cantone Ticino tramite l’Azienda
cantonale rifiuti, dal C.R.E.A. di Como,
dalle Province di Como e Varese,
dall’Unione di Comuni Terre di Frontiera
e dai Comuni di Valmorea, Chiasso e
Coldrerio). Al centro dell’iniziativa,
che ruoterà prevalentemente attorno
Sabato, 19 febbraio 2011 25
ai temi dell’informazione e della
sensibilizzazione ambientale, sarà
il progetto “Adotta un’area verde”,
che dopo il successo già ottenuto
nella prima edizione riproporrà alle
scuole italiane e ticinesi l’attività di
protezione e tutela di una determinata
area verde, che si svolgerà attraverso
la segnalazione all’ufficio comunale
dell’eventuale stato di degrado dovuto
all’abbandono di rifiuti e, per le classi
più virtuose, si tradurrà nell’impegno
a ripulirla periodicamente in prima
persona, sia per quanto riguarda la
manutenzione ordinaria, sia per quanto
potrebbe riferirsi alla necessità di
interventi di carattere straordinario. Le
classi più virtuose si impegneranno ad
agire in prima persona effettuando -una
tantum o periodicamente -la pulizia
dell’area. Le più sensibili potranno
inoltre abbellirla e arricchirla di essenze
arboree. Anche quest’anno saranno
estratte le classi aderenti all’iniziativa.
Un oggetto un tempo d’uso comune, per tutte le generazioni
Quel grembiule, caro
ricordo di “vite” passate
E
ntra come al solito come un
ciclone: lascia aperte spalancate
tutte le porte e si porta dietro
una fastidiosa folata di aria
gelida. Sventola il grembiule nero
come fosse una bandiera e me lo mette
davanti sul tavolo dove sto tentando
di combinare qualcosa di utile per la
casa. «Nonna, ho rotto al scusarin (lo
chiama ancora così memore forse del
primo grembiulino azzurro dell’asilo.
Glielo abbiamo spiegato in tanti che di
fatto, in italiano, si chiama grembiulino,
ma lui fa orecchio di mercante !) devi
aggiustarmelo prima che torni la
mamma dal lavoro se no, quella mi
strozza»! Come si fa solo a pensare di
lasciar strozzare un piccolo diavolo
anche se ha combinato un guaio…
Verifico, con poca speranza, che si tratti
di uno strappo riparabile, ma invece si
presenta un problema serio: alla lampo
apribile mancano addirittura una decina
di dentini, non c’è nulla da fare, bisogna
cambiarla.
Ma il problema è che io, in casa, non ne
ho una nuova… l’idea, però, mi balena
mentre sto parlando con lui mentre si
rimpinza di merenda a base di pane e
“Bologna”.
«Tu, nonna, non hai mai rotto una
lampo apribile? Vero che sono pratiche,
ma anche antipatiche»! Devo dargli
ragione, ma io non ne ho mai rotta una
da piccolina, per il solo fatto che non
esistevano. Nei grembiuli e nei vestiti si
trovavano solo i bottoni!
Certo potrei risolvere il problema
togliendo la lampo e al suo posto
rimpiazzandola con occhielli e bottoni
alla vecchia maniera.
A pensarci bene il vecchio grembiule,
ora quasi dimenticato, era portato come
un indumento indispensabile, presente
nei guardaroba dei poveri ma anche dei
ricchi.
Incominciavano ad abituarci ad esso già
da piccolissimi dato che lavare e stirare
era un problema grosso, specialmente
d’inverno, e nelle vecchie cucine bastava
un nonnulla per sporcarsi seriamente.
Se nelle case dei più facoltosi i grembiuli
erano principalmente bianchi e ornati
di ricami e di pizzi, anche per la servitù,
per quelli che dovevano vivere vicino ai
fuochi d’inverno e nei campi d’estate si
scurivano man mano che diventavano
grandi, andando dai colori accesi al
grigio e infine al nero.
Al scusaa era importantissimo per tutti.
Le donne, rivoltandolo e agganciandolo
alla cintura, ne facevano una capace
sporta che lasciava libere le braccia
per lavorare. Gli uomini, specialmente
Ambiente
i salumieri, i panettieri e i macellai, lo
portavano bianco, lungo e attaccato
in vita con due fettucce. E quando
non lavoravano dietro ai banconi lo
arrotolavano e lo fermavano intorno alla
vita per essere più liberi, tanto che li si
poteva riconoscere come se portassero
un contrassegno.
Le donne ornavano i scusaa con tanta
fantasia. Dato che li confezionavano
prevalentemente in casa e sui banchetti
dei mercati ci si potevano sbizzarrire in
fantasie floreali adatte a tutte le tasche,
dalla cotonina al raso. Le donne di casa
facevano gara nel confezionarli cercando
di unire la praticità all’eleganza.
Così sono nati dei modelli di grembiuli
che sono arrivati quasi fino alla nostra
generazione, a quattro fese unite che
trattengono due capaci tasche, le
spalline e la pettorina sul davanti, unita
alle bretelle, che partono dalla vita, e per
le più piccole graziosi volants arricciati
che girano sulle spalle.
Poi c’erano, appesi dietro la porta
d’entrata, pronti per essere indossati
per uscire, quei grembiuli più delicati e
sempre pulitissimi, quelli per servire a
tavola quando c’erano ospiti di riguardo
e, in cima alla lista, vi era al scusaa della
messa grande fatto a cruscè, di solito
nero e delicato al punto che, quando si
indossava, creava un bellissimo chiaroscuro, lasciando intravedere la gonna
lunga di raso colorato per le giovani e
nero per le anziane.
Credo che questo indumento fosse
anche accettato come un simbolo di
laboriosità e di appartenenza a un certo
tipo di consorteria di mestieri proprio
del territorio .
È stato proprio un grembiule a darmi,
non tanto tempo fa, del filo da torcere
sfociato in una ricerca laboriosa.
In una vecchia foto che posso datare
senz’altro a cento anni fa, ho ritrovato la
fisionomia della mia nonna e dei miei
zii piccolini. Mia nonna porta in braccio
mia madre che può avere, sì e no, un
anno. Ma non mi tornava il conto degli
altri.
I miei zii erano tre maschi e una
femmina, ma sulla foto risultavano
due maschi e due femmine. Avviate le
ricerche in famiglia nessuno mi poteva
essere d’aiuto. È stato solo con l’aiuto
di una cugina poco più grande di me
che, ragionando, siamo venute a capo
dell’ingrippo basandoci sulla fisonomia
dei bambini: il maschio più piccolo era
vestito con un scusalin da bambina!
Questo succedeva perché allora non si
usavano i pannolini e tutto avveniva alla
luce del sole, così che, fin da quando
un bambino non era autosufficiente nei
suoi bisogni lo vestivano con la vestina
molto pratica per cambiarlo al volo
quando si sporcava.
Così, con quattro bottoni e quattro
occhielli, ho salvato un ragazzino da
essere quasi strozzato, delle volte il
passato viene in aiuto al moderno.
Rina Carminati Franchi
Dal Pirellone un contributo per la
riqualificazione idrogeologica del torrente
400 mila euro per il Breggia
U
n altro importante passo verso la riqualificazione del torrente Breggia, uno dei
principali affluenti comaschi del lago
di Como.
La Regione Lombardia ha deciso, infatti, di
destinare 400 mila euro ad interventi di riqualificazione idrogeologica del corso d’acqua. La
cifra fa parte di un ben più consistente contributo che la Regione ha stanziato – grazie
ad un accordo con il ministero dell’Ambiente
siglato lo scorso 3 novembre a Milano – per
interventi contro il dissesto idrogeologico in
provincia di Como. Si tratta di circa 21 milioni di euro che andranno per la maggioranza
a finanziare grandi opere idrauliche lungo il
fiume Lura. La notizia del contributo per il
Breggia è stata accolta con soddisfazione dagli
amministratori locali dei Comuni su cui insisteranno gli interventi: Como, Cernobbio e
Maslianico, dal confine con la Svizzera all’im-
missione nel Lario.
“I fondi – spiega Francesco Gatti, assessore all’ambiente del Comune di Maslianico – serviranno a finanziare interventi di ripristino dell’alveo fluviale
su cui da tempo non vengono effettuati
interventi importanti. Verranno riparare le griglie e le balze presenti così
come alcuni interventi riguarderanno
anche le rive. Questo finanziamento
permetterà di proseguire in quell’opera
di riqualificazione del torrente iniziato da alcuni anni. Da un lato grazie al
potenziamento dell’acquedotto di Ronago che ha permesso di migliorare la
qualità dell’acqua e dall’altro grazie alla
collaborazione della FIPSAS, l’associazione dei pescatori, che ha trasformato
il Breggia in riserva di pesca”. Solo guardando al 2010 sono stati 80 i permessi
annuali rilasciati dall’associazione a cui
si devono aggiungere i 500 giornalieri.
“La presenza dei pescatori – continua
Gatti – è importante perché garantisce
il controllo del torrente, segnalando
eventuali fuoriuscite di liquami inquinanti e scarichi così come eventuali situazioni critiche. I pescatori sono poi
anche direttamente impegnati nella
cura delle sponde”. Per quanto riguarda
i tempi al momento non ci sono certezze, si parla di almeno un anno e mezzo.
A gestire le operazioni sarà un commissario straordinario nominato dalla Regione Lombardia, Carlo Maria Marino,
che avrà il compito di stabilire chi sarà
il soggetto attuatore, ovvero chi dovrà
gestire le risorse e organizzare le gare
d’appalto per l’assegnazione dei lavori.
m.l.