Note sul coleottero Lucanide Lucanus cervus (L.) *

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Note sul coleottero Lucanide Lucanus cervus (L.) *
Note sul coleottero Lucanide Lucanus cervus (L.) *
Piero Cogoi e Iris Bernardinelli
Dipartimento di Biologia applicata alla Difesa delle Piante - Università di Udine - via delle Scienze, 208, 33100
Udine (Italy)
Summary
Notes on the Lucanid beetle Lucanus cervus (L.)
The Lucanid beetle Lucanus cervus (L.) is a relatively rare species, that is listed in the Council Directive
92/43/EEC as species of “Community Interest”. The species was recently observed in the area of the “Palude
Moretto” (north-eastern Italy, Friulian plain) proposed as a “Site of Community Importance”. In this report brief
notes on the morphology, habitat, biological cycle, host plants and geographical distribution of L. cervus are
given. Other information on the strategies to prevent the danger of disappearence of the species and how to
preserve its habitat is also provided.
Caratteristiche distintive
Il Lucanide Lucanus cervus (L.) è uno dei più grossi coleotteri della fauna europei: la sua lunghezza può variare
da 25 a 80 mm. Il corpo è di colore marrone scuro tendente al nero. La specie è caratterizzata da un notevole
dimorfismo sessuale. Il maschio, di maggiori dimensioni, può presentare mandibole enormemente sviluppate che
ricordano le corna dei cervi, da cui il nome comune di “cervo volante”; gli esemplari con queste caratteristiche
risultano però piuttosto rari (“maschi maggiori”); molto più frequenti sono, invece, le forme con dimensioni
delle mandibole più contenute (“maschi medi” e “maschi minori”) (Franciscolo, 1997). Le femmine hanno
mandibole molto più piccole e acuminate.
Una specie assai simile è L. tetraodon Thunberg che si differenzia da L. cervus soprattutto per la presenza nelle
mandibole del maschio di un dente mediano molto più ravvicinato alla base rispetto a quanto si osserva nel
secondo.
Habitat
Questa specie si rinviene per lo più nei boschi maturi di latifoglie, preferibilmente quercete, castagneti e faggete,
dalla pianura alla media montagna; solo eccezionalmente si osservano esemplari oltre gli 800 m di altitudine.
Talora L. cervus si può rinvenire anche nei parchi cittadini (Franciscolo, 1997).
Biologia e piante ospiti
La specie è polifaga; le larve si sviluppano nel legno delle ceppaie parzialmente decomposte (di norma attaccate
da funghi appartenenti alla famiglia delle Polyporaceae) di vecchi alberi appartenenti a svariate specie (per lo
più latifoglie), quali quercie, faggio, salici, pioppi, tigli, ma anche su gelso, ippocastano, olmi e ciliegi
(Franciscolo, 1997).
* Contributo per un “Libro rosso” dell'artropodofauna del Friuli-Venezia Giulia.
Per raggiungere lo stadio adulto le larve impegano da tre anni (per le forme minori) a otto anni (per le forme
maggiori). In autunno, a maturità, esse abbandonano il legno e si impupano nel terreno, all’interno di un
caratteristico astuccio pupale. Lo stadio di pupa dura circa un mese (da settembre a ottobre).
Gli adulti svernano nel bozzolo pupale per poi sfarfallare nell’anno successivo fra giugno e luglio (Della Beffa,
1949; Franciscolo, 1997). Essi durante il giorno restano generalmente nascosti fra le foglie o alla base degli
alberi, mentre dal tardo pomeriggio fino al crepuscolo iniziano a muoversi camminando sui tronchi o sui rami
oppure si spostano con un volo “pesante” e rettilineo da un albero all’altro. Si nutrono di sostanze di origine
vegetale ricche di zuccheri, quali frutta di vario tipo, oppure di linfa che fuoriesce da ferite degli alberi (Sforzi e
Bartolozzi, 2001).
Distribuzione
L. cervus è diffuso in Europa, Asia Minore e Medio Oriente (Franciscolo, 1997). In Italia è presente nelle
regioni settentrionali e centrali, fino all’Umbria e alla Campania; sembra mancare nelle regioni più meridionali.
Convive con la specie vicariante L. tetraodon nell’Italia centrale, mentre in quella meridionale viene
completamente sostituita da quest’ultima (Sforzi e Bartolozzi, 2001).
In Friuli-Venezia Giulia la specie si rinviene dalla Bassa Pianura, per lo più nei boschi relitti (Querco-carpineti),
all’area Prealpina. Nel passato è stata segnalata dal Lazzarini (1895), che la considerava “comune nei boschi di
quercie”, e dal Gortani (1905), che indicava la presenza della forma tipica (o maggiore) nella “regione padana e
submontana” (“fino a 350 m”) e di quella denominata capreolus (o minore) nella “regione montana” (“fino a
1000 m”).
È recente il rilevamento di esemplari di questa specie nell’area della Palude Moretto, proposta quale “Sito di
Interesse Comunitario” (IT3320027) in comune di Castions di Strada (UD), nel corso di uno studio
sull’entomofauna di questa interessante area umida condotto dal Dipartimento di Biologia applicata alla Difesa
delle Piante dell’Università di Udine (Zandigiacomo et al., 2001).
Grado di minaccia e normativa di protezione
La specie, nonostante non sia molto rara, si deve considerare potenzialmente minacciata per la riduzione o la
distruzione del suo habitat; per questi motivi è stata inserita nell’Allegato II della Direttiva CEE/92/43 (Direttiva
“Habitat”) (“specie la cui salvaguardia richiede da designazione di zone speciali di conservazione”).
È compresa, inoltre, nella “Lista rossa” delle specie minacciate in Alto Adige (AA.VV., 1994) e nel recente
“Libro rosso” degli insetti della Toscana (Sforzi e Bartolozzi, 2001).
Strategie di gestione del territorio e degli ambienti naturali
Al fine di preservare le popolazioni di L. cervus è necessario mettere in atto interventi specifici nell’ambito della
gestione degli ambienti di interesse naturalistico e di quelli limitrofi. Si possono prevedere interventi atti a:
a) limitare l’abbattimento nelle aree boschive delle piante arboree mature, soprattutto quelle deperienti
(utilizzate dalle larve per il proprio sviluppo) o quelle che presentano ferite da cui fuoriesce linfa (alimento per
gli adulti);
b) ampliare gli ambienti boschivi di pianura, preservando le aree più naturali da interventi antropici pesanti;
c) mantenere in loco gli alberi stroncati per cause naturali e preservare le ceppaie marcescenti ove possono
svilupparsi le larve;
d) regolamentare la raccolta degli individui adulti, soprattuttto maschi, molto ricercati dai collezionisti.
Bibliografia
AA.VV., 1994. Lista Rossa delle specie animali minacciate in Alto Adige. Provincia autonoma di Bolzano / Alto
Adige, Ripartizione del paesaggio e della natura. Laives (BZ): 410 pp.
Della Beffa G., 1949. - Gli insetti dannosi all’agricoltura e i moderni metodi e mezzi di lotta. U. Hoepli Ed.,
Milano: xii + 978 pp.
Franciscolo M.E., 1997. Coleoptera Lucanidae. Fauna d’Italia, Vol. XXXV. Calderini, Bologna: xi + 228 pp.
Gortani M., 1905. Saggio sulla distribuzione geografica dei Coleotteri in Friuli. In Alto, Udine, 16 (6): 68-75.
Lazzarini A., 1895. Catalogo di Coleotteri friulani. In Alto, Udine, 6 (2): 23-25.
Sforzi A. and Bartolozzi L., 2001. - Libro rosso degli insetti della Toscana. ARSIA, Regione Toscana: 375 pp.
Zandigiacomo P., Bernardinelli I. and Buian F.M., 2001. Note sull’entomofauna della Palude Moretto (Pianura
friulana). Pantianins... Signora!, n. 11, numero unico a cura della Pro Loco di Pantianicco: 31-33.