VON CLAUSEWITZ E L`AMORE Von Clausewitz
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VON CLAUSEWITZ E L`AMORE Von Clausewitz
martedì 24 aprile 2012 VON CLAUSEWITZ E L’AMORE Von Clausewitz è il generale prussiano dell’epoca delle guerre napoleoniche rimasto celebre per il suo libro La guerra (Vom Kriege), pubblicato non finito nel 1832 dopo la morte dell’autore nel 1831. Veramente celebre nonché largamente condiviso ne è rimasto l’aforisma vero che “La guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi”. Tocca però a noi l’aforisma, altrettanto vero ma per nulla condiviso, che “L’amore (quello che conosciamo, l’amore per-fido di sabato-domenica) è la prosecuzione della guerra con altri mezzi”. Ho preso occasione per questa conclusione dal testo che Gabriella Pediconi mi ha appena inviato e che pubblico così com’è: Via col vento: guerra, altro che amore! Non è un film d’amore, è un film di guerra. La guerra tra Nord e Sud, tra le generazioni, tra fratelli e sorelle, tra uomo e donna. La guerra che ha avviato la costruzione dell’America che conosciamo: una civiltà che sorge sulle macerie di un’altra civiltà. Il film racconta una epopea. Qualora lo si avvicinasse come un film d’amore si consiglia di seguirne le vicende chiedendosi se davvero si può trovare dell’amore in questo film, esaminandolo senza concessioni né presupposti. Allora, forse lo si troverà, in un cantuccio, non a prima vista. Tra bombe, cadaveri e ideali il film snocciola la questione della rimozione. Con Rossella O’Hara possiamo seguirne la costruzione osservando: che cosa ci mette lei (soggetto), cosa ci mettono gli altri e che cosa le viene dalle circostanze esterne. Tra i diversi rapporti uomo-donna ce n’è uno che viene continuamente nominato, nascosto, idealizzato, vietato, evocato: è l’unico rapporto di cui non si sa niente, non si vede nè si capisce come nasce, da dove viene, che cosa lo regga al di là della continua evocazione. Ecco un rapporto fantasma. La vicenda è diventata drammatica, alla guerra si è aggiunta la povertà e la fame. Rossella uccide un soldato nordista. Attonita, dice: «Ho ucciso un uomo. Ci penserò domani!» Ecco che entra in scena la rimozione, le serve per evitare il dispiacere, lo scopo ben individuato da Freud. Ma qui non si tratta del dispiacere per l’uomo, Rossella ha ucciso per legittima difesa. Da dove le viene il dispiacere che la atterrisce? La rimozione le serve per evitare il dispiacere che le procura il conflitto con tutti i sani principi della sua educazione morale e religiosa. Rossella sta davvero riscrivendo la storia delle donne e degli uomini della sua famiglia, sulle sue spalle il retaggio di generazioni di irlandesi emigrati nel Nuovo Mondo. Il pensiero si scontra con la Teoria. Ecco l’ontogenesi che ricapitola la filogenesi, rimozione compresa. Il dramma spezza i legami, Melania è morta, Ashley è disperato e Rossella legge quel dolore come la testimonianza dell’amore: il marito amava davvero sua moglie. Sottovoce si confessa: «Allora ho amato qualcosa che non esiste! Eppure, mi è del tutto indifferente!» Per un momento Rossella ammette che si è trattato di amore fantasma. Lei lo sa che non esiste, non è mai esistito. Il gran finale - l’addio che ha segnato la storia del cinema - ci mostra l’altra faccia della rimozione: serve per non mollare. La rimozione non è una soluzione, sta al posto della soluzione, sostituisce sgangheratamente la conclusione. Rossella non può né vuole portare a termine il giudizio sulla relazione con Rhett, non vuole saperne di intendere cosa è successo con i suoi partner. E quella di Rhett - «Francamente, mia cara, me ne infischio.» - è una soluzione oppure un’altra versione della rimozione? Via col vento pone la questione della rimozione: sarà stato un domani senza … domani. Con ciò Via col Vento non è Va’ dove ti porta il cuore (Susanna Tamaro). Piuttosto, la banalizzazione mielosa che lo riduce a film sentimentale è una precisa operazione intellettuale. Essa gode peraltro di una discreta riuscita: molti hanno letto la Tamaro, orami pochi guarderebbero Via col Vento. Con effetti di rimozione della questione (della rimozione) che il film pone. Rimossa la guerra, non è assicurata la pace.