LA VERSIONE DI BARNEY (Barney`s Version)

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LA VERSIONE DI BARNEY (Barney`s Version)
15 LA VERSIONE DI BARNEY (Barney’s Version)
Lunedì 7 febbraio
Martedì 8 febbraio
Mercoledì 9 febbraio
Giovedì 10 febbraio
ore 16.00 - 18.30 - 21.00
ore 15.30 - 18.00 - 20.30
ore 16.00 - 18.30 - 21.00
ore 16.30 - 19.00 - 21.30
ATTENZIONE ALLA VARIAZIONE DI ORARIO!
Regia: Richard J. Lewis
Con: Paul Giamatti, Dustin Hoffman, Minnie Driver, Rosamund Pike, Rachelle Lefevre
Durata: 2h 12’ - Canada, Italia 2010 - Commedia
R
obert Lantos, produttore del film La versione di Barney, era stato un grande amico, sostenitore
e ammiratore di Mordecai Richler, l’autore dell’omonimo romanzo, scomparso nel 2001. A lui il
leggendario scrittore ebreo originario di Montréal aveva mandato una copia manoscritta del libro, prima ancora che fosse pubblicato; da allora quel libro era entrato a far parte della sua vita, insieme
al progetto di produrne un adattamento per il cinema. “Il personaggio di Barney mi parla” dice Lantos
“È la storia di una vita pienamente vissuta, di un uomo con tanti difetti e vizi, ma con un buon cuore“.
Come accade a volte con i progetti particolarmente sentiti, la sceneggiatura del film fu scritta più e
più volte, ma senza risultati soddisfacenti. Lantos voleva qualcuno che sentisse e comprendesse il libro
come lui. Nel 2007 l’incontro con il giovane sceneggiatore Michael Konyves, determinò la svolta nella
produzione della versione di Barney cinematografica. Anche il regista, Richard J. Lewis, come Konyves
e Lantos, era animato da un grande amore per l’opera originale. Il risultato, finalmente sotto i nostri
occhi durante la kermesse veneziana, dove il film è stato presentato in concorso, è un’opera di grande
e sincera intensità che emoziona fino alle lacrime e fa altrettanto ridere grazie all’irriverente sagacia
del protagonista, in grado di affrontare la vita vestito di un autoironico sorriso. Per ammissione dello
stesso autore, il libro racchiude molti elementi autobiografici e in particolare la personalità di Barney
Panofsky ricalca la sua: ed è proprio quest’ultima ad affascinare e a strizzare l’occhio allo spettatore.
“In un periodo in cui il mondo occidentale, specialmente quella parte del mondo da cui provengo, pascola docilmente nella dittatura del politicamente corretto” afferma il produttore, “fare un film basato
su un libro magnificamente e ampiamente irriverente, mi è sembrato quasi una necessità”. Il punto di
vista caustico e disincantato del personaggio nasconde la sua generosità, ostentando brillantemente
le spine della sua intelligenza. Tre mogli, un sospetto di omicidio, diverse imprese economiche colmano di spunti interessanti la densa vita di un uomo che lungo la sua intera esistenza combatte con la
sensazione di inadeguatezza, cercando di colmarla a tutti i costi e in tutti i modi. È appunto il bisogno
di rivalsa sociale, il vero tema che scorre lungo tutto il film e che crea un filo di immedesimazione con
chiunque lo guardi. L’amore, il lavoro, l’amicizia, la famiglia, la malattia pulsano nei quattro decenni
che Barney spende nell’incapacità di dimostrare a se stesso di essere abbastanza, senza accorgersi
della propria straordinarietà. Paul Giamatti (già premiato dall’Academy per Sideways , nel 2004) offre
un’interpretazione da Oscar, calandosi con sincerità nella parte del protagonista: offre la sua fisicità
da uomo comune, il suo sguardo straordinariamente acuto e il suo spirito naturalmente irriverente a
Barney Panofsky e lo accompagna nelle diverse fasi della vita, giungendo fino alla vecchiaia.
16 L’ESPLOSIVO PIANO DI BAZIL (Micmacs à Tire-larigot)
Lunedì 14 febbraio
Martedì 15 febbraio
Mercoledì 16 febbraio
Giovedì 17 febbraio
ore 16.00 - 18.30 - 21.00
ore 15.30 - 17.45 - 20.30
ore 16.00 - 18.30 - 21.00
ore 16.30 - 19.00 - 21.30
Regia: Jean-Pierre Jeunet
Con: Dany Boon, André Dussollier, Nicolas Marié, Jean-Pierre Marielle, Yolande Moreau
Durata: 1h 45’ - Francia 2009 - Commedia
Q
uando è ancora bambino, Bazil riconosce fra le foto che documentano la morte del padre,
saltato in aria con una mina antiuomo durante una missione in Marocco, il marchio di una
fabbrica di armamenti. Da grande, mentre fa il turno di notte a un videonoleggio, viene colpito alla fronte da una pallottola volante durante una sparatoria. Salvo per miracolo, Bazil si ritrova
senza casa e senza lavoro, con la sola certezza che il proiettile che lo ha colpito e che ancora sta nella
sua testa proviene da un’altra fabbrica d’armi. Dopo qualche notte trascorsa lungo la Senna e qualche giorno passato a fare l’artista di strada, viene invitato da un barbone a entrare a far parte di una
famiglia di clochard creativi che vivono in un mondo di materiali riciclati. Assieme a loro, Bazil medita
la sua vendetta contro i potenti signori della guerra. I favolosi mondi di Jean Pierre Jeunet più invecchiano e più si fanno giovanili, gioiosamente immaturi. Allo stesso tempo, più le loro ambientazioni
vanno collocandosi nel mondo reale (dai paesaggi postatomici di Delicatessen e La città perduta si
passa alla Parigi contemporanea di Amélie e a quella pre-bellica di Una lunga domenica di passioni) e
più le sue storie paiono trasformarsi in fiabe, racconti edificanti di personaggi in balia di un “favoloso
destino”. Sempre meno dark e ciniche e sempre più giallo pastello o virate a seppia, le favole di Jeunet non smentiscono tuttavia un peculiare interesse per alieni e burattini. In L’esplosivo piano di Bazil
lo ritroviamo nella banda dei clochard di Tire-Larigot, praticamente una summa di tutti i personaggi
finora incontrati nelle sue opere precedenti: adulti bizzarri e mai cresciuti, freak dall’animo puro e un
po’ autistico, artisti geniali in un mondo immaginario fatto di scarti e recuperi presi dal cinema e dai
cartoni animati. Proprio come nei mondi dell’animazione, ognuna di queste bislacche marionette fa
del proprio infantilismo e della sua ingenuità un punto di forza, la leva motrice per concepire trappole,
invenzioni fantasiose e progettare una vendetta al contempo personale e universale contro due ricchi
magnati dell’industria bellica. A sua volta, Jeunet converte in modo definitivo questa “regressione
infantile” dei suoi personaggi in una questione di stile, lavorando principalmente su gag e dinamiche
recuperate con inventiva dal muto e dal dominio di possibilità più elastiche e leggere della comicità
slapstick. Ancor più degli altri film di Jeunet, L’esplosivo piano di Bazil diventa perciò un lungo gioco,
una recita di adulti bambini piena di idee fantasiose e affidata a un gruppo di grandi caratteristi guidati da un attore dalle fenomenali capacità mimiche come Dany Boon. L’espressività del creatore di
Giù al nord trasforma Bazil in un eroe tenero e romantico a metà fra Chaplin e Bugs Bunny. In una tale
avventura dalle possibilità infinite e surreali, Jeunet può dispiegare tutto il suo fantasioso arsenale di
idee estrose e di brillanti creazioni. Tanto farsesco da suscitare qualche perplessità di fronte all’ingresso brutale dei drammi reali (le foto dei bambini mutilati). Eppure tanto incredibilmente immaginifico e
pazzoide da realizzare un altro “favoloso mondo” dove solo caso e fantasia sono al potere.