AmericanIncentive - Marketing that Works
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052-053 acunzo column ok manu.qxd 5-03-2009 17:34 Pagina 52 Incentivare COVER RIBALTA IN-HOUSE STARS AmericanIncentive RUBRICHE DESTINAZIONI a cura di NEWS ANTONIO ACUNZO* L’Italia della dolce vita e del made in Italy non cresce, anzi. Continua a perdere posti in classifica in fatto di Pil dell’industria del turismo, di spesa generata dai visitatori stranieri e di valore degli investimenti attuati e previsti. Piazzandosi sempre dietro i suoi diretti concorrenti Francia e Spagna e ben lontana da Stati Uniti e Cina Non siamo competitivi ella rubrica di gennaio 2009 abbiamo evidenziato come ben 42 alberghi e resort tra “the top 100 hotels in Europe” (sulla base dei 2008 Readers’ Choice Awards della rivista americana Condé Nast Traveler) sono in Italia, segnale questo dell’eccellenza delle singole strutture classificate e del significativo posizionamento primario dell’Italia che da sola copre il 42 per cento. Ma se diamo una lettura ai dati sul sistema turismo Italia elaborati dall’Organizzazione mondiale del turismo (United Nations world tourism organization) per l’anno 2008 e per la proiezione al 2018 nelle tre macro aree del valore del Pil dell’industria del turismo, della spesa generata dai visitatori stranieri e del valore degli investimenti attuati e previsti, vediamo come la situazione di eccellenza scompare totalmente. Nella categoria del Pil per il 2008, l’Italia si posiziona infatti all’ottavo posto, ben dietro i diretti concorrenti Francia e Spagna, rispettivamente al quinto e sesto posto, con Stati Uniti, Cina e Giappone nelle tre top position, la Germania al quarto e la Gran Bretagna al settimo, e davanti a Canada e Messico rispettivamente al nono e decimo posto. N *Antonio Acunzo C.E.O. Marketing that Works! [email protected] 52 Se guardiamo la proiezione per il 2018, l’Italia slitta di una posizione passando al nono posto, con Stati Uniti, Cina, Giappone, Spagna e Francia saldamente nei primi cinque posti, superati dalla Russia che si colloca in ottava posizione e davanti al Messico in decima linea. Nella categoria della spesa generata dai visitatori stranieri, l’Italia figura all’ottavo posto, con sempre Stati Uniti, Cina e Giappone nei top three, seguiti a ruota da Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna, e davanti soltanto a Canada e Messico, in nona e decima posizione. Passando alla proiezione al 2018, l’Italia è prevista sempre all’ottavo posto, con un incremento del 30 per cento circa rispetto ai valori del 2008 (passando così dai 302,9 miliardi di dollari del 2008 ai 405,7 miliardi del 2018) ma comunque ben inferiori ai Paesi primi classificati dove gli incrementi sono previsti in maniera molto più sostanziale, vedi gli Stati Uniti che quasi raddoppiano (da 1.747 a 3.078 miliardi di dollari), la Cina che addirittura quadruplica (da 592 a 2.466 miliardi di dollari), il Giappone con un +50 per cento, e Germania, Gran Bretagna, Francia e Spagna con incrementi tra il +40 per cento e il +50 per cento. Discesa libera Infine nella terza macro area relativa al valore degli investimenti effettuati nel 2008 e previsti per il 2018, mentre l’Italia si collocava nel 2008 sempre all’ottava posizione e per un valore di 32,9 miliardi di dollari, sempre ben dopo Stati Uniti, Cina, Spagna, Giappone, Francia, Gran Bretagna e Germania, e solo davanti a Russia e Australia, nella proiezione al 2018, l’Italia non compare nemmeno nelle prime dieci posizioni. 052-053 acunzo column ok manu.qxd 5-03-2009 17:34 Come interpretare questi dati? È molto semplice: di fatto il sistema turismo in Italia sta decisamente scivolando lungo la strada del declino, e questo soprattutto per il ridotto indice di competitività e per il fatto di non riuscire a creare valore evidenziando il vantaggio competitivo. E il vantaggio competitivo è la chiave per il successo se si punta ad una leadership di settore. E giusto per aggiungere un’altra problematica, guardando ai nostri diretti competitore, Francia e Spagna, il rapporto qualità/prezzo della destinazione Italia è purtroppo di gran lunga inferiore. Ma non sono soltanto le previsioni dell’organizzazione mondiale del turismo a segnalare una difficoltà del sistema Italia perché se guardiamo i dati presentati al World economic forum del 2008 relativi all’indice di competitività dei vari Paesi nell’ambito del turismo (Ttci, Travel & tourism competitiveness index), il Bel Paese delle vacanze si posiziona al ventottesimo posto tra 130 Paesi, mentre la Spagna è al quinto posto, la Francia al decimo, gli Stati Uniti al settimo, e destinazioni come Australia, Hong Kong e Nuova Zelanda sono ben davanti all’Italia, rispettivamente al quarto, quattordicesimo e diciassettesimo posto. A titolo di cronaca al primo posto si classifica la Svizzera, seguita da Austria e Germania. E non basta! L’Italia della dolce vita e del made in Italy si posiziona nelle retrovie in molte e differenti categorie, per esempio: ben al 97imo posto (sempre su 130) nella sequenza dei Paesi dove per il governo viene considerato prioritario investire nel turismo e svilupparne l’industria (al primo posto figura Mauritius e al 130imo il Paraguay, ma sempre per compararci con i nostri diretti competitors, la Spagna è al 25imo posto e la Francia è al 43imo posto). Sempre nelle retrovie, al 103imo posto per quanto riguarda la velocità nel formulare efficaci politiche di promotion, al quarantesimo posto per la lentezza nel Pagina 53 modernizzare le infrastrutture di trasporto terrestre (leggi stazioni ferroviarie, reti ferroviarie, autostrade), al 102imo posto per le eccessive restrizioni in tema di investimenti stranieri. Ma non basta, perché la cara bella Italia, oggetto di tanti seminari, conferenze, tavole rotonde, consulenze, buone intenzioni per progettualità mirate al riposizionamento e riqualificazione della destinazione, del prodotto e dei servizi, che mai si qualificano e tantomeno decollano, mentre perde tempo del dissertare su cosa sarebbe meglio fare, e come (tanto il cosa e come sembra non si riescano mai a focalizzare), vede erodersi la propria quota di mercato, già scesa al 4,9 per cento nel 2008, e prevista al ribasso al 3,1 per cento nel 2020. L’Asia cresce noi no Si riconferma la solida crescita di destinazioni come Cina, India, i paesi del Sud-Est Asiatico come Cambogia e Vietnam, ed emergono nuove destinazioni, come l’Arabia Saudita che fino a poco tempo fa era completamente assente dallo scenario turistico. La destinazione Italia non può continuare a vivere sugli albori di luoghi comuni come la culla della civiltà e la depositaria di gran parte del patrimonio artistico al mondo (patrimonio che per altro non sa gestire), bensì dovrà pensare a promuoversi in quei mercati dove per effetto del tasso di crescita del Pil in alcuni Paesi come l’area Bric (cioè Brasile, Russia, India, Cina) e i Paesi del Golfo Persico come gli Emirati Arabi, che hanno sperimentato maggiori incrementi rispetto alle tradizionali economie occidentali, è logico aspettarsi una maggiore domanda per i servizi turistici inclusi i viaggi all’estero (Italia compresa). Nella realtà si è lontanissimi dal pensare di promuovere la destinazione Italia pensandola come un brand, e pur godendo il Bel Paese di un appeal ancora molto forte (nella classifica del Country Best Index 2008 l’Italia si è posizionata ben al quarto posto, subito dopo Australia, Canada e Stati Uniti, e quindi prima delle destinazioni europee, con Svizzera al quinto posto, Francia al sesto e poi a seguire Nuova Zelanda, Gran Bretagna, Giappone e Svezia), complice le icone classiche dell’enogastronomia, della moda, del made in Italy, dell’arte e della cultura, il rischio è quello di non sapere fare tesoro di questo appeal con una prima colpa da imputare alla assenza di una cultura verso l’ospite, del non sapere anticipare i suoi bisogni e le sue aspettative, e di non saper applicare le regole base di un efficiente customer service. E sì che basterebbe mettere a frutto le molteplici ricchezze del territorio trasformandole in esperienze di viaggio per invogliare il turista straniero a considerare ambiti diversi dal solito circuito Roma, Firenze e Venezia; basterebbe comunicare i punti di forza del brand Italia, utilizzando appieno le potenzialità offerte dal marketing, e saper fare ed applicare il marketing serio però, evitando tutti i luoghi comuni e “customizzando” l’offerta in funzione dei vari mercati di riferimento. Se volessimo sintetizzare in tre macro aree le potenzialità del brand Italia, potenzialità principalmente legate alla percezione dello stile di vita italiano, abbiamo: la qualità, intesa come la cura del dettaglio, la cultura del prodotto, l’eccellenza delle materie prime, l’artigianalità; la percezione estetica, che racchiude il gusto, lo stile, l’eleganza, il design; e la capacità di far sognare, grazie alle bellezze del territorio. Combinare questi elementi, che sono alla base del made in Italy e saperli sapientemente miscelare per creare un cocktail inebriante di esperienze di viaggio può evidenziare quel vantaggio competitivo che la destinazione Italia necessita per poter ritornare in una posizione di leadership. Come nel 1970 quando l’Italia era la prima destinazione indiscussa nel panorama mondiale! 53