carmenère e tocai : l`italia ed il cile accomunati da problemi

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carmenère e tocai : l`italia ed il cile accomunati da problemi
CARMENÈRE E TOCAI : L'ITALIA ED IL CILE ACCOMUNATI DA
PROBLEMI AMPELOGRAFICI
di Mario Fregon
Anno 1999 n.
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n occasione di una missione scientifica in Cile di tre settimane, compiuta su
invito della Pro-Cile, Wine of Cile e l'Università Cattolica di Santiago, lo scrivente si è trovato di fronte ad alcuni problemi ampelografici che si riscontrano
anche in Italia, più esattamente nel Veneto e nel Friuli. Il Cile vuole diventare un
Paese contrassegnato dal Carmenère, imitando l'Argentina, che si è caratterizzata
per il Malbec (o Cot), e l'Uruguay, che è il maggiore produttore di Tannat.
Come è noto il Carmenère, il Malbec ed il Tannat sono poco coltivati o sono solamente in collezione nel Paese ritenuto d'origine e cioè la Francia.
Carmenère
In Cile il Carmenère è da molto tempo confuso e frammisto (anche nei vigneti) con
il Merlot, dal quale si differenzia perché in un seno fogliare laterale esiste un dente
caratteristico, per il grappolo più spargolo, gli acini carichi di colore (antociani), il
sapore erbaceo accentuato di peperone verde, ecc… Grande era la sorpresa quando
affermavo che l'Italia è attualmente il Paese con la maggiore superficie di Carmenère, che però in realtà chiama Cabernet franc. In Italia (Veneto, Friuli ma anche
Lombardia) la superficie è di circa 6.000 ettari. I tecnici cileni sono stati molto interessati ai cloni italiani, dato che il nostro è l'unico Paese al mondo che ha attuato la
selezione clonale del Carmenère. Sono stati omologati ben 8 cloni. I vivaisti friulani
dovrebbero essere molto interessati a farli conoscere. Chi scrive ha anche parlato
del problema giuridico e cioè del fatto che molte DOC contengono la confusione
predetta, in quanto i disciplinari impongono il Cabernet franc ma in realtà si coltiva
il Carmenère. E' stato anche segnalato che grazie all'Italia oggi il Carmenère è iscritto nell'elenco delle varietà autorizzate in sede di Unione Europea. I cileni si sono rivelati soddisfatti perché potranno porre in etichetta il nome di Carmenère per i
vini esportati.
Tocai
E passiamo al Tocai friulano. Tutti conoscono ormai il problema. Fra alcuni anni per
regolamento UE non si potrà utilizzare il nome Tocai in etichetta per le DOCG-DOC
italiane per non imitare il Tokay ungherese. Per le IGT è già vietato da un decreto
italiano. Forse non tutti sanno che il Tocai friulano è in realtà il Sauvignonasse, come hanno dimostrato le ricerche dell'Istituto Sperimentale di Viticoltura di Conegliano. Grande è stata la sorpresa quando lo scrivente ha individuato il Sauvignonasse in mezzo a viti che i cileni chiamavano Sauvignon. Ho dovuto spiegare la situazione italiana e segnalare che la superficie vitata di Sauvignonasse (Tocai friulano) è molto estesa in Italia e pari a circa 7.000 ettari. Chi scrive ha anche affermato che i cloni selezionati (esistenti solo in Italia) ed omologati sono 8 e che il Friuli
sta cercando un altro nome per sostituire quello del Tocai, nome che successivamente andrà inserito nei decreti DOC ed IGT ed in etichetta. A questo punto abbiamo chiesto come si comportano i viticoltori cileni e così è emerso che il Sauvignonasse in Cile viene chiamato "Sauvignon cileno" o "Sauvignon verde", perché il
Sauvignon vero a maturazione ha un grappolo giallo, mentre il Sauvignonasse ha
un grappolo quasi verde. Queste notizie potrebbero essere utili alle autorità ed ai
viticoltori friulani che stanno cercando di individuare un nome per il Tocai. Premesso che lo scrivente si è sempre schierato (e si schiera) per la verità e pertanto sostiene il termine scientifico e cioè Sauvignonasse in sostituzione di Tocai, anche al
fine di evitare critiche internazionali e ulteriori confusioni ampelografiche e vivaistiche, è fuor di dubbio che "Sauvignon verde" potrebbe essere il male minore, mentre non consiglierei di usare il nome di Sauvignon friulano, dato che Friuli rappresenta una DOC e tutti gli esperti internazionali e nazionali si stanno prodigando per
depurare i nomi geografici dai nomi di vitigno. Il nome "Sauvignon verde" avrebbe
il vantaggio di possedere una parte del nome di Sauvignonasse, che indica il carattere selvatico (sauvage) di questo vitigno, forse progenitore del Sauvignon.
Si è, comunque, ritenuto utile segnalare l'esperienza cilena, perché potrebbe servire nelle scelte della viticoltura dell'Italia nord-orientale.
Si sottolinea, infine, che l'Italia non si rende conto di avere il primato mondiale della produzione di Carmenère e di Sauvignonasse (= Tocai = Sauvignon verde =
Sauvignon cileno) che potrebbe invece sfruttare a livello commerciale.
Mario Fregoni