LA CHIRURGIA DEL SENO - Dott. Vincenzo Deodato
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LA CHIRURGIA DEL SENO - Dott. Vincenzo Deodato
LA CHIRURGIA DEL SENO MASTOPESSI CON IMPIANTO DI PROTESI MAMMARIE Questa scheda tecnica contiene delle informazioni sulla Mastopessi con impianto di protesi mammarie ed è stata realizzata a cura del Dott. Vincenzo Deodato. Essa fa riferimento alle direttive della Società Italiana e della Società Francese di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica (SICPRE - SOF,CPRE) per cercare di rispondere a tutte le vostre domande. Lo scopo di questo documento è di darvi tutte quelle informazioni, in aggiunta al colloquio preoperatorio con il chirurgo, necessarie e indispensabili per permettervi di prendere la vostra decisione nella piena consapevolezza dell’intervento chirurgico a cui desiderate sottoporvi. DEFINIZIONE E OBIETTIVI La “Mastopessi” è un intervento di chirurgia estetica che ha l’obiettivo di rimodellare il seno, allorché questo presenti un rilassamento cutaneo e ghiandolare (Ptosi mammaria). Benché non si possono seguire schemi preconcetti, in genere, nel bel seno la distanza dalla fossetta sternale al margine superiore della placca areola-mammaria è di 16 - 18 centimetri. Quando questa distanza supera i 20 centimetri, si ha una chiara ptosi mammaria. Questa condizione clinica può essere dovuta a fattori costituzionali o, il più delle volte, a una involuzione della mammella secondaria alla gravidanza, al dimagrimento o all’invecchiamento dei tessuti che la costituiscono. L’intervento chirurgico si propone di riposizionare l’areola a una distanza ideale dalla fossetta sternale, di concentrare e sollevare la ghiandola mammaria e di rimuovere il tessuto cutaneo in esubero. Spesso con la Ptosi si ha un volume insufficiente e, in questo caso, è opportuno associare alla mastopessi l’impianto di una coppia di protesi. Le protesi mammarie attualmente utilizzate sono composte da un guscio esterno e da un prodotto di riempimento. Il guscio è costituito da un elastomero di silicone mentre il loro contenuto può variare. GLI IMPIANTI PRERIEMPITI AL GEL DI SILICONE DI NUOVA GENERAZIONE La maggior parte delle protesi attualmente impiantate sono preriempite con gel di silicone. Queste protesi, utilizzate da più di 50 anni, non determinano patologie neoplastiche o malattie autoimmuni e hanno una consistenza similare a quella della mammella. La loro struttura è migliorata soprattutto nel corso degli ultimi dieci anni, con un involucro esterno costituito da più strati e un gel di silicone più coeso. Oggi, tutte le protesi utilizzate in Italia sono sottoposte a una severa normativa: marchio CE e autorizzazione del Consiglio Superiore di Sanità (CSS). PRIMA DELL’INTERVENTO Un’attenta visita specialistica è essenziale per valutare l’indicazione chirurgica e considerare eventuali patologie che possono complicare l’intervento. Si prenderanno in considerazione quei parametri che fanno di ogni paziente un caso a sé (taglia, peso, gravidanze, morfologia toracica e mammaria, elasticità cutanea, consistenza del tessuto adiposo e ghiandolare). 1 In funzione del contesto anatomico, delle preferenze e delle abitudini del chirurgo, dei desideri espressi dalla paziente, verranno predefinite le sedi delle cicatrici, il tipo e il volume degli impianti e la loro ubicazione (retroghiandolare o retromuscolare). Prima dell’intervento è necessario eseguire degli esami ematochimici, una cardiologica e una mammografia e/o una ecografia mammaria. valutazione E’ importante non assumere acido acetilsalicilico (aspirina) nei dieci giorni precedenti e successivi all’intervento ed è consigliato non fumare nelle settimane che precedono e seguono l’intervento (il tabacco può essere all’origine di una cicatrizzazione tardiva). TIPO DI ANESTESIA E MODALITA’ DI RICOVERO Tipo di anestesia. L’intervento viene eseguito in anestesia generale, mediante la somministrazione di farmaci che inducono una temporanea perdita di coscienza con soppressione di ogni tipo di sensibilità. Modalità di ricovero. L’intervento prevede un giorno di ricovero con pernottamento in clinica. L’INTERVENTO CHIRURGICO Ogni chirurgo adotta una sua tecnica consolidata nel tempo che può essere adattata, a seconda dei casi, allo scopo di ottenere il risultato più valido. Ciononostante, possiamo definire alcuni principi di base: - Mammella con ptosi lieve o moderata > Mastopessi periareolare con impianto di protesi; - Mammella con ptosi severa > Mastopessi verticale con impianto di protesi. La mastopessi può essere periareolare o verticale. Nel primo caso si asporta un anello di pelle attorno all’areola e poi, dopo aver modellato la ghiandola, si completa l’intervento con una sutura a borsa di tabacco (tecnica sec. L. Benelli), mentre nel secondo caso si aggiunge alla cicatrice periareolare anche una cicatrice verticale. Incisioni cutanee: La validità del risultato è determinata, oltre che dal volume e dalla forma piacevole, anche da cicatrici poco visibili. Talvolta occorre accettare un compromesso fra cicatrici poco estese e risultato meno brillante. Nella pratica clinica le variazione sono numerose ma in linea di massima le incisioni possono essere: Incisione periareolare - l’incisione è eseguita lungo tutto il margine dell’areola e la cicatrice residua è sufficientemente dissimulata nel contesto della pigmentazione areolare; Incisione periareolare e verticale - l’incisione è eseguita lungo tutto il margine dell’areola e dall’areola sino in prossimità del solco sottomammario. Gli esiti cicatriziali sono più evidenti. Localizzazione delle protesi: 2 Attraverso la incisione cutanea, la protesi viene collocata in una tasca precedentemente realizzata. Questa può essere ubicata: - nel piano retroghiandolare: la protesi viene inserita dietro la ghiandola mammaria e trova una sua indicazione quando il cono mammario è sufficientemente rappresentato; - nel piano retromuscolare: la protesi viene inserita dietro il muscolo grande pettorale, lasciando al seno un aspetto più naturale. Suture: L’incisione periareolare è suturata con fili non riassorbibili che vengono rimossi dopo 7 - 10 giorni, mentre le ulteriori incisioni, qualora presenti, sono suturate con fili riassorbibili molto sottili che non è necessario rimuovere. Drenaggi e medicazione: E’ consigliato applicare un drenaggio che rimarrà in sede per 24 ore. L’intervento si conclude con una medicazione lievemente compressiva che verrà rimossa dopo 2 - 3 giorni. Tempo operatorio: Il tempo di esecuzione di una mastopessi è di circa due ore. DOPO L’INTERVENTO In genere, il dolore nel postoperatorio non è mai eccessivo e può essere agevolmente controllato dalla somministrazione di farmaci antalgici per via parenterale. Il seno si presenta edematoso e possono essere presenti delle ecchimosi che scompariranno nell’arco di 10 - 15 giorni. Dopo tre giorni si rimuove la medicazione compressiva e la paziente indossa un reggiseno di contenimento che porterà per quattro settimane. Nel corso della prima settimana è opportuno evitare quei movimenti che portano a un’eccessiva contrazione dei muscoli pettorali e l’attività fisica sarà sospesa per sei settimane. Per una più rapida decongestione del seno e per meglio modellare il cono mammario, è opportuno sottoporsi a delle sedute di drenaggio manuale. I segni dell’intervento si attenuano progressivamente e dopo circa una settimana si potrà riprendere una normale vita di relazione. I RISULTATI Sebbene la riduzione della ptosi e il rimodellamento del cono mammario è parzialmente apprezzabile già dopo alcune settimane, sarà necessario attendere sei mesi per avere un’idea del risultato definitivo che sarà evidente a distanza di un anno dall’intervento. L’intervento chirurgico permette un miglioramento della silhouette globale ma, al di là del miglioramento fisico, apporta sempre un notevole beneficio sul piano psicologico. Lo scopo di questa chirurgia è di darvi un importante miglioramento psicofisico ma non è possibile raggiungere la perfezione. Se le vostre aspettative saranno realistiche, i risultati saranno pienamente soddisfacenti. IL RISULTATO NON SODDISFACENTE 3 Può essere dovuto a un’attesa superiore a ciò che si può ragionevolmente conseguire. Si cerca in genere di ridurre al minimo gli esiti cicatriziali e ciò può indurre a scendere a compromessi con l’armonia del cono mammario. Spesso, una singola cicatrice periareolare può dare degli ottimi risultati ma talora una insufficiente elasticità cutanea, non adeguatamente apprezzabile, porta a un risultato insoddisfacente. Vi possono essere anche condizioni che causano un risultato non soddisfacente: - un’asimmetria del volume, qualora questa sia già preesistente e non del tutto corretta con l’impianto di protesi di diversa grandezza; - una maggiore consistenza del seno, con elasticità e mobilità giudicata insufficiente, in modo particolare quando si impiantano protesi voluminose in relazione al cono mammario preesistente; - la percezione al tatto delle protesi e la presenza di ondulazioni e pieghe, soprattutto quando si impiantano protesi voluminose e/o ubicate nel piano retroghiandolare; - una ptosi mammaria secondaria, nel caso in cui si è di fronte ad una scadente elasticità cutanea. Queste imperfezioni possono essere trattate, se è necessario, con interventi minori che permettono una correzione e un rimodellamento del cono mammario, non prima che sia trascorso un anno dall’intervento. LE COMPLICANZE Sebbene eseguita per motivi essenzialmente estetici, la mastopessi non è scevra dai rischi comuni a tutti gli interventi chirurgici. Le complicanze possono essere legate all’anestesia o al gesto chirurgico. ✦ Per quanto riguarda l’anestesia, prima dell’intervento vi saranno date tutte le delucidazioni sui rischi anestesiologici. E’ bene sapere che l’anestesia può determinare delle reazioni talora imprevedibili. Tuttavia, i nuovi farmaci impiegati, le procedure seguite secondo protocolli internazionali, i sistemi di monitoraggio utilizzati, garantiscono una sicurezza ottimale. ✦ Per quanto riguarda il gesto chirurgico, la scelta di un chirurgo qualificato e competente, specialista in chirurgia plastica, vi permette di ridurre quanto più possibile questi rischi, anche se non possono essere del tutto eliminati. La quasi totalità degli interventi avviene senza alcuna complicanza. Tuttavia, nonostante siano molto rare, è bene conoscere le possibili complicanze: • Ematoma: che consiste in una raccolta di sangue, in genere senza alcuna gravità, e che solo di rado deve essere evacuata; • Infezione: in genere si risolve con una terapia antibiotica e solo di rado è necessario un trattamento chirurgico mirato a drenare un’eventuale raccolta; • Anomalia della cicatrizzazione: il processo di cicatrizzazione può essere alquanto imprevedibile e talora possono sussistere dei fattori che inducono a una cicatrice evidente: allargata, retratta, adesa, iper- o ipocromica, ipertrofica; • Alterazione della sensibilità: può presentarsi nelle prime settimane e si riduce gradualmente nel corso di pochi mesi; • La dislocazione della protesi, che avviene quando questa non si alloggi nella posizione corretta. Il caso più comune è quando non si indossa correttamente il reggiseno di contenimento e le protesi possono liberamente dislocarsi verso l’alto o quando si inizia prematuramente un’attività sportiva che incide soprattutto sulla contrazione dei muscoli pettorali; 4 • Formazione di “pieghe” o “ondulazioni”: il gel di silicone, anche se coeso, è molto malleabile e l’involucro esterno, in alcune condizioni, può formare delle pieghe percepibili al tatto e visibili sulla superficie cutanea. Queste sono più frequenti se le protesi sono collocate in sede retroghiandolare; • Doppio profilo, più frequente nelle “mammelle tuberose”. Questo si crea quando la protesi e la mammella non coincidono tridimensionalmente. In pratica il solco sottomammario naturale è collocato più in alto del neosolco determinato dal bordo caudale della protesi e così il profilo del polo inferiore della mammella ha l’aspetto di una doppia bolla; • Retrazione capsulare: come avviene per tutti i corpi estranei, le protesi vengono circondate da una membrana di tessuto connettivo elastico che le separa dai tessuti circostanti. In alcuni casi, questa membrana perde la sua elasticità, si ispessisce e si retrae. Ciò determina una ridotta elasticità e mobilità del seno con dislocazione della protesi. In questi casi è necessario un intervento chirurgico per rimuovere la capsula (capsulectomia). E’ la complicanza più temuta di questo intervento. Non si può prevedere la sua insorgenza, ne il tempo in cui accade, ma è possibile ridurre la sua incidenza con una corretta terapia antibiotica, un adeguato massaggio post-operatorio e alloggiando le protesi in sede retromuscolare; • Ptosi secondaria: la cute si retrae in modo spontaneo sul nuovo cono mammario allorché l’edema post-operatorio sarà scomparso; tuttavia in taluni casi questo non accade in modo uniforme ed espone ad una ptosi secondaria, con un complesso areola-capezzolo dislocato verso il basso. A PROPOSITO DI : Gravidanza/Allattamento: la mastopessi non condiziona in alcun modo la gravidanza, tuttavia è consigliabile attendere un anno dall’intervento prima di prendere in esame tale eventualità. In genere, l’allattamento è compromesso. Protesi e Tumore del seno: le protesi mammarie sono utilizzate da più di 50 anni e non è stata provata alcuna relazione tra l’impianto protesico e il tumore della mammella. L’incidenza di una neoplasia mammaria nelle portatrici di protesi è equivalente a tutte le altre pazienti non portatrici di impianti protesici. Tuttavia la visita senologica può essere condizionata, soprattutto se la protesi è ubicata in sede retroghiandolare. L’indagine strumentale (ecografia, mammografia) deve essere affidata a medici competenti e, in caso di dubbi, è consigliata una RMN. Malattie Autoimmuni: la vasta ricerca scientifica internazionale, realizzata sulla possibile relazione tra gli impianti protesici e le malattie autoimmuni, ha unanimemente escluso tale evenienza. Durata dell’impianto: nonostante vi siano molte pazienti che mantengo i loro impianti per diversi decenni, non è auspicabile pensare che queste non siano soggette all’usura del tempo. Come ogni cosa, anche le protesi mammarie subiscono un degrado che non può essere stimato con ragionevole esattezza. Le protesi di nuova generazione hanno fatto dei notevoli progressi in termini di affidabilità e di resistenza, tuttavia è consigliabile sostituirle dopo quindici anni. Controlli clinici: è importante sottoporsi a delle visite di controllo nelle settimane e nei mesi successivi all’intervento. Il vostro chirurgo plastico potrà così valutare la corretta evoluzione cicatriziale. Al di là dell’intervento chirurgico, è sempre opportuno sottoporsi a delle visite senologiche secondo i protocolli internazionali di prevenzione dei tumori della mammella. 5 CONSIDERAZIONI SULLE PROTESI MAMMARIE Le protesi mammarie in gel di silicone si dividono principalmente in due gruppi: le “tradizionali”, tondeggianti e uniformemente convesse nella parte anteriore, e le protesi “anatomiche”, caratterizzate da una diversa proiezione e da vario rapporto fra diametro maggiore e minore. Le protesi “tradizionali” o “rotonde” hanno un contenuto che si sposta al variare della posizione nello spazio e tende a scivolare verso il basso in ortostatismo e lateralmente in clinostatismo, conferendo un aspetto naturale alla mammella durante ogni movimento corporeo. Sono disponibili con diversi livelli di proiezione (basso, medio e alto) che determinano differenti effetti tridimensionali. Le protesi “anatomiche” inizialmente sembrava potessero garantire risultati più naturali grazie alla loro forma, ma rendono la consistenza della mammella più dura e il loro contenuto non si sposta in maniera naturale seguendo i movimenti corporei. In merito al volume, vige una regola: più le protesi sono grandi, minore sarà la possibilità di mantenere un buon risultato a lungo termine. Le protesi più voluminose sono più facilmente palpabili dall’esterno a causa della dissezione più ampia e superficiale necessaria per alloggiarle. Attraverso la pelle diviene quindi più facile e frequente anche percepire eventuali pieghe. Inoltre più sono grandi, più è difficile camuffare la loro forma, qualsiasi essa sia. Per finire, non bisogna mai sottovalutare un intervento chirurgico, seppure apparentemente semplice nella sua esecuzione, ma prendere coscienza che comporta comunque dei rischi. Affidandovi a un chirurgo plastico qualificato, sarete rassicurati dal fatto che egli ha la preparazione e le competenze per evitare tali complicanze e che sia in grado di affrontarle nel caso in cui si presentassero. 6