Il vecchio libro meglio del tablet I nativi digitali scelgono

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Il vecchio libro meglio del tablet I nativi digitali scelgono
CRONACHE
Corriere della Sera Mercoledì 25 Febbraio 2015
31
 Il commento
Si ricorda di più
e c’è il fascino
delle cose concrete
di Edoardo Boncinelli
I
LEGGERE E STUDIARE
Il vecchio libro meglio del tablet
I nativi digitali scelgono la carta 84
di Paolo Di Stefano
Sorpresa, i nativi digitali
preferiscono leggere e studiare sul libro di testo tradizionale, ovvero sul vecchio volume a
stampa, quello inventato cinque secoli fa da Gutenberg e
Manuzio, piuttosto che avere a
che fare con lo schermo di un
computer.
I cosiddetti «Millennials»
non resistono al fascino dell’odore della carta e del fruscio
dei fogli, non vogliono rinunciare alla possibilità di sottolineare e di scarabocchiare a
margine né al piacere di fare le
orecchie alle pagine. Amano
persino le macchie di caffè sul
bianco della carta. È il risultato
di un sondaggio condotto
presso librerie e studenti dalla
linguista Naomi S. Baron, della American University di
Washington, autrice di un recente libro sul destino della
lettura nell’era digitale (Words
Onscreen).
Un altro dato che sorprende
è quello emerso in settembre
da una ricerca del Washington
Post, secondo cui soltanto il 9
per cento degli studenti universitari americani si affida
agli e-book. Si aggiunga, come ha rivelato domenica lo
stesso quotidiano in un ampio
servizio di Michael S. Rosenwald, che un quarto degli
studenti preferisce sborsare
decine di dollari per libri di
carta (nuovi o usati) la cui versione digitale sarebbe gratuita.
Se fossero cinquantenni, sarebbero bollati come ottusi
nostalgici. Invece no, niente
struggimenti malinconici, solo la constatazione che la carta
è meglio, per varie ragioni:
pratiche, fisico-tattili e probabilmente tecnico-mnemoniche, poco importa se i libri pesano negli zaini.
In lunghi anni di indagini
sull’argomento, la Baron ha
chiesto ai giovani quali fossero gli aspetti meno gradevoli
della lettura su carta. La risposta ricorrente (e la più interessante)? Eccola: «L’aspetto
sgradevole è che ci vuole più
tempo, perché si legge con più
attenzione». È questo il punto.
«Non riesco a studiare Tocqueville sul tablet», ha detto
alla Baron uno studente di
Scienze politiche. Solo il 16
per cento legge un testo parola
per parola sullo schermo: la
stragrande maggioranza si
sofferma su una pagina digitale poco più di un minuto.
Un’indagine dell’università
norvegese di Stavanger, qualche mese fa, ha fatto il giro del
mondo: affidando la lettura
dello stesso racconto a due
gruppi di ragazzi, su carta agli
uni e su Kindle agli altri, si è
scoperto che la memorizzazione è nettamente superiore
I motivi
 I cosidetti
«Millennials»,
secondo una
ricerca Usa,
amano il
fruscio della
carta e l’odore.
A molti piace
sottolineare,
scarabocchiare
e fare le pieghe
sulle pagine dei
libri
 La parola
NATIVI DIGITALI
Questa espressione è stata utilizzata per la
prima volta dallo scrittore Marc Prensky in
un suo libro del 2001. Il termine indica la
generazione di chi è nato e cresciuto in
corrispondenza con la diffusione delle
tecnologie digitali (personal computer,
Internet, ecc). Negli Stati Uniti le persone
nate dopo il 1985 sono considerate
appartenenti alla categoria dei nativi digitali.
per i primi. Del resto, già nel
2008 la neuroscienziata Maryanne Wolf, nel suo studio
«Proust e il calamaro», aveva
sottolineato il pericolo, per i
nativi digitali, di perdere la capacità di una «lettura profonda».
Ora, è ovvio che il «ritorno»
delle giovani generazioni al
cartaceo si presta a molte riflessioni. E magari suggerisce se
non proprio il dietrofront precipitoso dei più entusiasti ipermodernisti, almeno qualche
cautela, se è vero che anche
Don Kilburn, il presidente
americano della Pearson (leader mondiale dell’editoria scolastica e universitaria), sostiene
che il passaggio al digitale non
è propriamente una rivoluzione ma un’evoluzione ancora indecifrabile.
Forse spingere gli studenti,
sin dalle prime classi scolastiche, verso l’e-book è una delle
tante forme di irresponsabilità
adolescenziale degli adulti
(educatori e istituzioni). I ragazzi ce lo dicono a modo loro
imparando ad annusare la carta
e a fare le orecchie alle pagine.
Per cento
È la quota di
16-24enni che
in Italia naviga
in Rete
21,9
Milioni
Gli italiani
(dai 6 anni in
su) che non
usano la Rete
54,7
Per cento
Gli italiani
(dai 3 anni
in su) che
usano
i computer
cosiddetti nativi digitali
non sono nati tali, ma
sono nati come i loro
padri e i loro nonni. Il fatto
che siano diventati familiari
con il digitale è stata una
loro acquisizione culturale
e non ne ha cambiato
l’intima natura, né
biologica né istintuale. Ci
vuole tempo, molto tempo,
perché la biologia cambi
veramente, a meno che non
sia sottoposta a una
pressione selettiva
fortissima; e questo non è
certo il caso. Quindi il fatto
che studenti americani
cresciuti usando materiale
digitale preferiscano
leggere e studiare libri di
carta può essere un residuo
evolutivo del passato. In
fondo i libri di carta sono
meno comodi del materiale
digitale, ma non sono
impraticabili come se si
trattasse di una lapide
scolpita da trascinarsi
dietro. Che cosa sarebbe
residuato, però, l’aspetto
conoscitivo o quello
affettivo-abitudinario?
Siamo rimasti affezionati a
certi aspetti funzionali ma
razionali del libro cartaceo,
o alla sua supposta maggior
«gradevolezza»? Sono stati
messi in rilievo aspetti
dell’uno e dell’altro tipo. Ai
primi sono da ascrivere le
affermazioni, che
condivido, secondo cui in
un libro ci si orienta meglio
e si può usare di più la
memoria visiva: si ricorda
quella pagina, destra o
sinistra, e quella posizione
alto-basso nella pagina. È
innegabile, anche senza
considerare che con un
testo elettronico si è portati
a «distrarsi» di più: troppe
tentazioni là intorno o là
vicino per stare concentrati
sul testo! Maggiore facilità
di concentrazione quindi e
intensità di assorbimento;
entro certi limiti, più tempo
ci si mette ad assorbire
qualcosa, più è probabile
che ci rimanga, non fosse
altro che per il ricordo dello
sforzo. E la gradevolezza del
cartaceo? Pensiamo alle
religioni: anche la più
astratta si pasce di simboli
tangibili, materiali e di
vivente concretezza, quasi
«cosità». L’uomo ama la
concretezza.
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Nel Salernitano
Le cicogne sul traliccio
per il ventesimo anno
Anche quest’anno sono tornate. E siccome la cifra è tonda
qualcuno parla di un piccolo record. Per la ventesima stagione
consecutiva una coppia di cicogne ha fatto il nido sullo
stesso traliccio dell’Enel a Sala Consilina (Salerno), che questi
grandi e bellissimi uccelli hanno eletto a domicilio nel
lontano 1996. I volatili sono stati avvistati nei giorni scorsi
dai tecnici dell’azienda, che dopo la prima comparsa delle
cicogne ha adottato una serie di misure per tutelare
la coppia e i loro piccoli, effettuando una vera e propria
«operazione sicurezza» sul sostegno. Soprattutto attraverso
l’isolamento dei conduttori più vicini al nido. «Il ritorno
delle cicogne — dice Enel in una nota per festeggiare
l’evento — è un perfetto esempio di integrazione tra
infrastrutture energetiche e ambiente». Secondo i volontari
dell’Atsaps, un’associazione di tutela ambientale
di Sala Consilina, sono circa una sessantina gli esemplari
di cicogna che hanno soggiornato sul traliccio dell’Enel
dal 1996 a oggi.
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