La cattedrale di sabbia
Transcript
La cattedrale di sabbia
Fronte del porto di Marzio Moschin Nadep/Ifa La cattedrale di sabbia Dai depositi alle stive delle navi, l’attività terminalistica dedicata alle rinfuse è la specializzazione del gruppo ravennate, che ha diversificato la propria attività in due soggetti dall’anima comune. Quella di un parco mezzi completo e affidabile RIS marzo/aprile 2011 70 C i troviamo nella zona industriale sud del porto San Vitale di Ravenna, al seguito di Alvaro Gerardo, titolare della società Ifa, braccio operativo del Gruppo Nadep. L’uomo ha nelle sue corde la cordialità energica della gente di queste parti, il sorriso appena ruvido della Romagna che guarda al suo porto con devozione e coscienza critica, consapevole della radice vitale che rappresenta. È Alvaro Gerardo a occuparsi personalmente del parco macchine delle due anime aziendali, scegliendo le tipologie e i modelli più adatti alle operazioni svolte quotidianamente sulle banchine e nei depositi merci. Le flotte Ifa e Nadep sono opera sua e la cura che mette nella selezione e nel controllo dei mezzi ricordano quasi il vincolo di fedeltà che lega un capitano al suo equipaggio. A questo punto le presentazioni ufficiali sono d’obbligo. La Naval Depositi srl – Nadep – è una società nata nel 1976 a Ravenna come realtà di servizio per le attività commerciali del porto. L’insediamento prescelto ha contribuito negli anni alla fortuna dell’azienda: localizzato in uno dei punti interni della Pialassa Piomboni, con il tempo si è rivelato un approdo molto funzionale alle operazioni terminalistiche che riguardano ogni tipo di rinfuse. Del gruppo Nadep fa parte la società Ifa, dalla struttura operativa insediata sul lato sinistro del canale Candiano; la sua attività di terminal operator è stata inaugurata nel 1996. Da sinistra, Alvaro Gerardo, titolare di Ifa srl, e Gianfranco Fabbri, amministratore unico del Gruppo Nadep stro lavoro, privilegiando l’uno o l’altro materiale a seconda del periodo”. Tutte le strutture operative delle due aziende sono rinnovate costantemente, con la dotazione attenta e puntuale di macchine e attrezzature per lo sbarco, la movimentazione e la lavorazione delle merci. “Entrambi i terminal fungono da case di spedizione e magazzini titolari dell’Autorizzazione di Deposito Doganale di tipo ‘C’ e di Temporanea Custodia, abilitati anche alla gestione e alla cu- stodia di merci come deposito fiscale in sospensione IVA – precisa ancora Gianfranco Fabbri – La nostra organizzazione è composta da tecnici e operatori di grande esperienza, in grado di presiedere al coordinamento rapido e preciso delle operazioni di sbarco delle merci. Abbiamo una nostra squadra interna di gruisti e un’officina attrezzata per risolvere qualsiasi problema funzionale delle macchine che compongono la flotta Nadep-Ifa”. Nadep e Ifa svolgono in sinergia le attività di sbarco, imbarco, magazzinaggio, insacco, macinazione, vagliatura e miscelazione delle rinfuse, insieme a tutte le operazioni accessorie che riguardano in modo specifico la tipologia di merci trattata. “Ci siamo dedicati in modo prevalente ai fertilizzanti naturali, a cereali e sfarinati e poi alle materie prime per l’industria ceramica e del vetro, ai materiali ferrosi, legno, sale e altre varietà ancora – ci spiega Gianfranco Fabbri, amministratore unico del Gruppo Nadep – Naturalmente sono la congiuntura economica e il ciclo stesso delle attività di sbarco a condurre il noL’area operativa Ifa dispone di una banchina da 274 ml con batimetria di 10,50 m Le operazioni di sbarco delle rinfuse sulla banchina Ifa. Le prime fasi prevedono l’impiego di gru portuali e tramogge marzo/aprile 2011 RIS 71 Fronte del porto Efficienza in banchina “La nostra area operativa è molto vasta – ci mostra Alvaro Gerardo, nel percorso che va dalla zona accessoria alla banchina – Nadep ha uno stabilimento di 100.000 m2 (40.000 di magazzini coperti e 60.000 di piazzali), mentre Ifa può contare addirittura su 170.000 m2, sempre divisi in 50.000 di magazzini coperti e 120.000 di piazzali. Tutte le aree coperte e scoperte possono essere divise in celle tramite paratie mobili. L’impegno richiesto ai nostri mezzi è pesante e differenziato”. Uno dei modelli Italgru del parco macchine Ifa preleva dalla stiva un escavatore Volvo adibito al carico di farine animali Il terminal portuale Nadep dispone di una banchina da 240 ml (metri lineari) con batimetria di 6,71 m. L’altro terminal portuale collegato, quello che fa capo a Ifa dispone invece di una banchina da 274 ml con batimetria di 10,50 m. Ciascuno dei due terminal dispone di gru portuali (tra 40 e 65 t di portata nominale), attrezzature per il carico/scarico (benne, tramogge con aspirazione per merci polverose), pese a ponte adibite esclusivamente alla pesatura delle merci a terra (in modo da non ostacolare o rallentare in alcun modo le operazioni di sbarco). Gli impianti a nastri trasportatori – dotati di un sistema di pesatura elettronica – scaricano direttamente all’interno di due grandi magazzini coperti o in quattro grandi tramogge per scarico su camion per consentire lo stoccaggio in tutta l’area del terminal. “L’attività di sbarco/imbarco si svolge quotidianamente con il supporto del nostro personale o con il coinvolgimento di maestranze esterne – ci informa Alvaro Gerardo, indicando le operazioni in corso per lo sbarco di un carico proveniente dalla Cina – Negli stabilimenti Nadep e Ifa le merci rinfuse sono ricaricate, immagazzinate o distribuite nelle aree esterne (nel caso di materiali da costruzione come l’argilla, ad esempio); in seguito, i materiali vengono pallettizzati e conferiti in cisterne e container dopo le necessarie operazioni di insacco, miscelazione, vagliatura e macinatura”. La struttura Ifa comprende anche un raccordo ferroviario che si snoda all’interno dello stabilimento per 1.600 m, composto da due binari derivati collegati all’asta principale. Una “scelta aperta” per le gru La scelta di gru portuali per Nadep e Ifa ricade da anni su un marchio collaudato come Italgru, per modelli della portata da 40 e 63 t: si tratta di macchine che presentano una torretta girevole disegnata in modo da ottenere una distribuzione degli sforzi calibrata e una rotazione a 360°; all’interno dell’elemento sono alloggiate la sala macchine e le parti di contrappeso, oltre agli attacchi della torre e del cilindro idraulico. “Il sistema di rotazione di queste gru conferisce alla torretta un movimento continuo e dolce, sotto qualsiasi condizione operativa – ci mostra Alvaro Gerardo – Questo avviene grazie alla dotazione di una ralla ad alta capacità di carico e a due gruppi motoriduttori idraulici inseriti nella parte anteriore”. Ogni singolo gruppo motoriduttore della gru è costituito da un motore idraulico integrato con un riduttore epicicloidale valorizzato da un freno di tipo negativo lamellare a sblocco idraulico, utilizzato anche come freno di stazionamento e di emerRIS marzo/aprile 2011 72 L’area Nadep comprende uno stabilimento di 100.000 m2, mentre Ifa può contare addirittura su 170.000 m2, divisi in 50.000 di magazzini coperti e 120.000 di piazzali. Tutte le aree coperte e scoperte possono essere divise in celle tramite paratie genza. La sala macchine è suddivisa in due vani dove sono alloggiati l’argano, i quadri elettrici e il motore diesel. La protezione dalle particelle di acqua e polvere è garantita dalla presenza di un sistema di ventilazione con filtri antipolvere e dalla collocazione esterna del sistema di raffreddamento dell’acqua motore e dell’olio idraulico. Tutte le gru portuali Italgru presentano una torre in struttura aperta, compatta e abbattibile, progettata per un’alta resistenza alla torsione e alla flessione. “La struttura può essere abbassata fino al livello del terreno e ciò comporta alcuni vantaggi fondamentali – aggiunge Gerardo – Il braccio può essere abbassato a terra senza alcuna restrizione e, nel caso di interventi rapidi di manutenzione, l’accessibilità alle parti superiori risulta facile e immediata. Tornando all’operatività, la gru può traslare sotto ostacoli di una certa altezza e, ritraendo gli stabilizzatori, anche attraverso spazi ridotti, adattandosi ai più diversi contesti di lavoro”. marzo/aprile 2011 RIS 73