Le relazioni economiche Italia-Nord Africa e la sfida delle rivolte arabe

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Le relazioni economiche Italia-Nord Africa e la sfida delle rivolte arabe
Le relazioni economiche Italia-Nord Africa e la sfida delle rivolte
arabe
Elisa Borghi, Rodolfo Helg e Lucia Tajoli
Elisa Borghi è assegnista di ricerca alla LIUC, Università Cattaneo, Rodolfo Helg è professore ordinario
di economia internazionale alla LIUC, Università Cattaneo, Lucia Tajoli è professore associato di economia internazionale al Politecnico di Milano.
Nonostante un peso in termini assoluti ancora modesto, gli scambi commerciali tra Europa
e Nord Africa stanno acquistando una sempre maggiore rilevanza. In particolare, gli
scambi tra Italia e Nord Africa si sono intensificati negli ultimi anni, superando il 5%
dell’interscambio totale italiano, una percentuale superiore a quella registrata da Francia,
Spagna e Germania.
I vecchi regimi hanno lasciato in eredità una situazione economica non brillante, ma relativamente stabile. La crescita economica è comunque stata modesta negli ultimi trent’anni
e il peso economico del Nord Africa nell’economia mondiale si è addirittura leggermente
ridotto negli ultimi trent’anni, rappresentando solo l’1,4% del PIL mondiale nel 2011 (rispetto all’1,5 del 1980) (Tabella 1). Al contrario, la crescita demografica non si è arrestata
(la popolazione del Nord Africa nel 2011 è pari al 2,4% circa di quella mondiale), rendendo
sempre più difficile una crescita adeguata del reddito pro capite. La forbice tra demografia
e sviluppo economico insufficiente è stata una delle cause primarie dell’esplosione delle
rivolte tra la fine del 2010 e i primi mesi del 2011.
Tabella 1. Peso sul PIL mondiale (in ppa, %), popolazione (milioni) e reddito pro‐
capite (dollari) nel 2011 peso sul PIL mondiale popolazione reddito pro‐capite Algeria 0,33 36 4470 Egitto 0,66 80 2600 Libia 0,05 6 12320* Marocco 0,21 32 2970 Tunisia 0,13 11 4070 NA 1,37 165 ‐ *= 2009 Fonte: per peso sul PIL mondiale e popolazione ‐ IMF, World Economic Outlook Database, ottobre 2012. per reddito pro capite ‐ World Bank, WDI. La dinamica dei singoli paesi è però eterogenea: l’Egitto, il paese più popoloso, ha aumentato seppur lentamente il suo peso (da 0,46% nel 1980 a 0,66% nel 2011); Marocco e Tunisia sostanzialmente hanno mantenuto le posizioni, mentre l’Algeria e la Libia hanno progressivamente perso quote del mercato mondiale.
I paesi del Nord Africa risultano eterogenei anche in termini di standard di vita e di composizione
settoriale del PIL. La Banca mondiale fa rientrare la Tunisia, l’Algeria e la Libia nel gruppo di paesi
a reddito medio-alto, mentre Egitto e Marocco sono considerati paesi a reddito medio-basso.
L’effetto della Primavera araba si è fatto sentire in tutto il 2011 e 2012, soprattutto in quei paesi che
hanno vissuto proteste più violente e maggiori difficoltà nel processo di nuovo institution building,
come la Libia. Nella seconda metà del 2012 è comunque ripartita la ripresa economica, che dovrebbe proseguire nel 2014.
1 © Questo documento è stato realizzato in esclusiva per Aspen Institute Italia L’interscaambio com
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per Aspen Insstitute Italia
Il forte aumento degli IDE italiani in Nord Africa negli ultimi anni fino a prima delle rivoluzioni si
è diretto verso l’Egitto, passando dal 12% al 58% e verso l’Algeria, passando dal 7% al 30%.
La combinazione dell’incertezza politica in Nord Africa e delle tensioni finanziarie in Europa, la
principale fonte di IDE per questi paesi, potrebbe per qualche anno fermare il trend di aumento dei
flussi di capitale in ingresso registrato dal Nord Africa nel decennio passato, con conseguenze negative per lo sviluppo della regione. Molto dipenderà dall’atteggiamento che i nuovi regimi avranno
verso gli investitori stranieri. Per valutare l’intensità degli scambi commerciali tra l’Italia e i paesi
del Nord Africa e analizzarne le prospettive di crescita future abbiamo stimato il potenziale di
scambio tra paesi sulla base di un modello gravitazionale, che consente di fare una stima del livello
medio atteso di commercio tra coppie di paesi sulla base della dimensione economica, della distanza geografica e di altre caratteristiche. Lo scostamento tra il commercio potenziale atteso e il commercio effettivamente osservato tra Italia e Nord Africa è indicativo dell’intensità delle relazioni
commerciali.
Nella Tabella 3 si riportano per le importazioni italiane dal Nord Africa (riquadro a) e per le esportazioni italiane verso l’area (riquadro b) la differenza tra commercio potenziale e commercio effettivo in rapporto al PIL e il rapporto tra commercio potenziale stimato e commercio effettivamente
osservato negli ultimi tre anni. Un valore negativo del primo indice, al quale corrisponde un valore
inferiore all’unità del secondo indicatore, implica che il commercio osservato tra i paesi è maggiore
rispetto al livello di scambi stimato come normale sulla base della dimensione economica dei paesi
e della distanza geografica tra essi.
Il risultato mostra che, se negli anni Novanta viene stimato un potenziale di commercio non sfruttato, negli anni Duemila la situazione cambia e il commercio effettivo è superiore ai livelli attesi stimati. Alla base di questo cambiamento nell’apertura dei paesi nordafricani, dei loro scambi commerciali e della loro attrattività per gli investimenti esteri potrebbe esserci l’entrata in vigore, a partire dal 1998, degli Accordi di associazione tra l’Unione Europea e i singoli partner mediterranei.
La rete di accordi – che prevedono la progressiva liberalizzazione del commercio di beni – si è tuttavia costituita con grande lentezza e ciò spiega le diverse velocità e il diverso grado di intensità
nelle relazioni economiche e commerciali dei partner mediterranei con l’Unione Europea.
Tabella 3. Commercio potenziale e commercio effettivo tra Italia e Nord Africa, 2009‐
2011* a) Importazioni italiane
b) Esportazioni italiane
(Pot - Eff) / Potenziale/
Esportatore
PIL %
Effettivo
(Pot - Eff) Potenziale/
Importatore / PIL %
Effettivo
Algeria
-1.94
0.68
Algeria
-0.09
0.56
Egitto
-0.25
0.81
Egitto
-0.05
0.74
Libia
-14.34
0.45
Libia
-0.05
0.71
Marocco
-0.06
0.94
Marocco
-0.03
0.71
Tunisia
-2.26
0.69
Tunisia
-0.07
0.68
* Per la Libia si riporta la media 2007‐2009 Note: effetti stimati tramite modello gravitazionale. Per maggiori dettagli si veda Borghi, Helg, Tajoli (2012) 3 © Questo documento è stato realizzato in esclusiva per Aspen Institute Italia L’Italia mostra una propensione elevata a commerciare con quest’area superiore al livello
medio stimato di commercio sulla base delle caratteristiche dei paesi e della distanza.
Questo non implica che le esportazioni tra l’Italia e i paesi del Nord Africa abbiano esaurito il proprio potenziale di crescita e non possano continuare a crescere nei prossimi anni.
Al contrario, se alcune barriere allo scambio sono state rimosse negli anni passati, consentendo al commercio di svilupparsi maggiormente, la crescita economica del Nord Africa
dovrebbe continuare a dare impulso agli scambi dell’area con l’Italia.
Ciò fa pensare che – a differenza degli IDE, sui quali le ripercussioni negative della Primavera araba potrebbero essere di più lungo termine – l’interscambio commerciale tra Italia e
Nord Africa sia destinato a riprendere presto un trend positivo e fa interpretare come un
fenomeno congiunturale le contrazioni registrate nel 2011. Affinché ciò accada è però necessario che vi sia anche una ripresa nella crescita dei singoli paesi, favorita dalla stabilizzazione politica, e che venga dato un nuovo impulso agli accordi di liberalizzazione. In
particolare, sarebbe opportuno che per i paesi più avanzati nelle relazioni economiche con
l’Unione Europea progredisse anche la liberalizzazione dei prodotti agricoli e della pesca e
dei servizi, oggetto di negoziati separati. Sarebbe inoltre importante che i negoziati per la
creazione di “deep and comprehensive free trade areas” proposti dall’Unione Europea a Egitto,
Giordania, Marocco e Tunisia nell’ambito delle iniziative europee per i paesi della Primavera araba, fossero avviati, almeno con quei paesi in cui la situazione politica si presenta
più stabile, per consentirne la progressiva integrazione economica nel mercato unico europeo.
Questo articolo è tratto dal Rapporto ISPI per il ministero degli Affari esteri, redatto dagli autori nel 2012.
4 © Questo documento è stato realizzato in esclusiva per Aspen Institute Italia