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tratto da Lipparini A., La gestione strategica del capitale intellettuale e del capitale sociale", il Mulino, Bologna, 2002, pp. 201-237 Illeveraging delcapitale intellettuale e delcapitale sociale. Ilcaso D ucatiM otor1 1.Introduzione In questo capitolo approfondiamo l’esperienza di Ducati Motor, impresa italiana indicata da Forbes Global come la migliore in Europa tra le organizzazioni di piccola e media dimensione. La creazione di valore da parte di Ducati ha alla base una strategia consapevole di sviluppo del capitale intellettuale e del capitale sociale nelle componenti evidenziate nel secondo e nel terzo capitolo di questo volume e secondo le dinamiche 1 Un particolare ringraziamento va a Federico Minoli (Presidente Ducati Motor Holding), Gianfranco Giorgini (Direttore Operations), Carlo Di Biagio (Amministratore Delegato), David Gross (Responsabile Pianificazione Strategica), Patrizia Cianetti (Direttore Generale Ducati.com), Giovanni Contino (Direttore Logistica), Marco Cuccarello (Direttore di Produzione) per il supporto fornito. Un supporto fondamentale mi è stato assicurato da Cristiano Silei (fino al 2001 Direttore Generale Ducati.com). C apitolo 8 202 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE di interazione trattate nel quinto capitolo. Per risollevare l’impresa dalla difficile situazione che la caratterizzava fino alla metà degli anni ’90, il management team è intervenuto: sul capitale strutturale, stimolando l’innovazione tecnologica, la riorganizzazione dei processi e l’affermazione di best practices a livello di operations; sul capitale umano, esaltando le professionalità uniche che hanno caratterizzato la storia dell’impresa; e sul capitale relazionale, ponendo in essere un nuovo approccio nei confronti dei clienti e dei fornitori. Particolare attenzione è stata rivolta allo sviluppo del capitale sociale nelle sue componenti cognitiva (ad es. la condivisione di esperienze) e relazionale (ad es. la fiducia, la credibilità, l’identificazione), per far leva sulla reputazione di cui gode l’impresa presso la propria comunità di appassionati. L’essere consapevoli che il vantaggio competitivo e la generazione di conoscenza si alimenta dall’interazione delle due forme di capitale ha consentito il pieno successo degli interventi attivati, rendendo l’esperienza degli ultimi sei anni un caso esaltante di turnaround. L’esperienza Ducati è rilevante anche per un altro aspetto: l’azienda rappresenta un modello di successo nell’utilizzo di Internet per la vendita dei propri prodotti. Il caso trattato esalta quindi la potenzialità della Rete in termini di rafforzamento del capitale sociale e di complemento strategico dei processi aziendali, ovvero la dimensione strutturale del capitale intellettuale. Esso inoltre evidenzia i vantaggi legati allo sviluppo consapevole di modalità di integrazione tra le azioni tipiche della nuova economia e quelle che hanno caratterizzato la storia dell’impresa. 2.Le originie lo sviluppo La Ducati, impresa bolognese produttrice di motociclette di ispirazione sportiva, viene fondata nel 1926 con il nome di Società Scientifica Radio Brevetti Ducati per commercializzare i brevetti di Adriano Cavalieri Ducati, giovane studente di fisica che, poco più che ventenne, sperimentò con successo il collegamento via radio tra Italia e Stati Uniti. Il primo prodotto (il condensatore Manens) rivolto alla nascente industria delle trasmissioni radio, ottiene consensi in tutto il mondo, rendendo necessario un piano di presenza internazionale (con filiali a Londra, Parigi, New York, Sidney e Caracas) per assicurare assistenza diretta ai clienti. Verso la metà degli anni ’30, l’impresa costruisce la fabbrica in cui ancora oggi ha sede, un modello di struttura e di organizzazione industriale che riceve premi e riconoscimenti. In quel periodo, Ducati produce una grande varietà di prodotti (tra i quali figuravano condensatori, macchine calcolatrici, radio e strumenti di precisione) e, con 11 mila addetti, è la seconda impresa italiana in termini di dimensione. Nel 1938 la Ducati viene commissariata per la produzione di manufatti ad uso bellico e, nell’ottobre del 1944, subisce la distruzione IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE della fabbrica a seguito di un bombardamento aereo.2 Nel 1946, ricostruito l’impianto, inizia la produzione del “Cucciolo”, una motocicletta in miniatura rappresentata da un motore ausiliario a quattro tempi da 48cc applicato ad un telaio di bicicletta. La notorietà mondiale generata dal prodotto (oltre 250 mila pezzi venduti in un decennio) porta all’affermazione di Ducati anche nel settore meccanico. La produzione del “Cucciolo” si affianca a quella dei condensatori, delle cineprese, delle macchine fotografiche, mentre le fabbriche dislocate nel Nord Italia realizzano componenti radio, lenti oftalmiche, dinamo e perni per ruote di biciclette. Sul finire degli anni ’40, le difficoltà finanziarie principalmente riconducibili al forte indebitamento portano l’impresa sotto il controllo del fondo FIM, parte del Gruppo IRI, ed alla definitiva uscita della famiglia Ducati. Nel periodo post bellico, l’impresa affina la propria vocazione: il “Cucciolo” è in grado di rispondere alle esigenze di mobilità, non risentendo dei condizionamenti imposti dal razionamento del carburante e dello stato del sistema viario. Il progetto originario della torinese SIATA, da cui Ducati acquista la licenza di produzione, viene modificato e successivamente utilizzato come base per la produzione di motociclette di ridotte cilindrate. In questa fase, Ducati inizia ad esplorare il mondo delle corse, considerato un veicolo promozionale ed in grado di stimolare lo sviluppo tecnico. La prima metà degli anni ’50 è determinante per il nuovo corso Ducati. Dopo il lancio, nel 1952, dell’avveniristico scooter da 175cc “Cruiser”, incorporante avviamento elettrico e trasmissione automatica, nel 1953 l’impresa, la cui produzione era già stata separata nelle divisioni meccanica, elettronica ed ottica, viene scorporata dando vita a due distinte entità: Ducati Meccanica e Ducati Elettrotecnica, quest’ultima rilevata da Breda, poi dall’impresa francese CFS ed infine dal gruppo Zanussi. Nel 1954, a testimoniare il cambiamento di rotta verso la produzione motociclistica, raggiunge l’impresa Fabio Taglioni, in seguito noto come “Doctor T”, il progettista che più di ogni altro ha contribuito all’affermazione dei prodotti della moderna Ducati. Dopo una moto sperimentale da 50cc, Taglioni progetta la GS100, meglio conosciuta come “Marianna”, in seguito sviluppata anche nella versione da 125cc, che diviene la moto da battere nelle gare di granfondo come la MilanoTaranto e il Motogiro. Nel 1958, con il podio nel Campionato Mondiale, si afferma definitivamente il sistema “desmodromico” studiato da Taglioni nel 1955. Il sistema, ereditato dalla motoristica aeronautica, prevede un modello di pilotaggio delle valvole a camme in testa che provvede alla chiusura delle stesse in modo obbligato, senza l'applicazione delle molle convenzionali. La tecnica ha permesso di ottenere un regime di rotazione più elevato ed una potenza maggiore rispetto ai tradizionali propulsori. Da questo sistema, a tutt’oggi utilizzato in ogni Ducati, si origina, nel 1960, il famoso bicilindrico da 250cc sviluppato per il corridore inglese Mike Hailwood. In questi anni, alla serie dei monocilindrici commerciali si aggiunge un modello da 250cc dal 2 Gran parte degli impianti, nascosti in una località segreta durante l’occupazione tedesca, si salvarono dal raid aereo e consentirono a Ducati di riprendere l’attività al termine del conflitto. 203 204 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE quale deriveranno tutti i monocilindrici Ducati fino ai noti “Scramblers” da 250, 350 e 450cc, richiesti dal mercato americano. Con la Mach 250 sviluppata nel 1964, la moto da strada più veloce in quel periodo (oltre 150 kmh), e la 450 Mark 3D del 1968, la prima Ducati di serie dotata di distribuzione “desmodromica” ed in grado di raggiungere velocità di oltre 170 kmh, la Ducati consolida la propria fama di produttore di motociclette dalle prestazioni eccezionali. La fine degli anni Sessanta coincide con il boom delle maximoto, mentre i primi anni ’70 vedono l’invasione del mercato mondiale da parte dei produttori giapponesi. Nel 1970, a seguito di difficoltà finanziarie, Ducati passa sotto il controllo di un altro gruppo a partecipazione statale, l’EFIM. Nell’aprile del 1972, la Ducati vince la 200 miglia di Imola con un altro inedito motore “desmodromico”, progettato da Taglioni, che lancia la moderna dinastia di bicilindrici “a elle” e dal quale verrà tratta la famosa Super Sport 750. Sul finire del decennio, Ducati lancia la serie Pantah (prima da 500cc poi da 750cc), mentre continuano i successi nelle competizioni sportive: è del 1978 la vittoria di Mike Hailwood nella Formula TT in sella ad una Super Sport portata a 900cc di cilindrata. Nel 1983 l’azienda viene acquistata dai fratelli Castiglioni, appassionati di moto e di corse, entrando a far parte del Gruppo Cagiva. Con la gestione Castiglioni, la Ducati introduce nuovi modelli ed amplia l'offerta nelle cilindrate più grandi. Nelle competizioni sportive, nel 1987 Marco Lucchinelli con un prototipo della 851 trionfa nella Battle of the Twins di Daytona e, nel 1990, Raymond Roche con una Ducati 888 vince il Campionato Mondiale Superbike dimostrando che una bicilindrica Ducati poteva competere in velocità con una quattro cilindri giapponese. Nel 1993, ad opera dell’argentino Miguel Galluzzi, nasce il Monster, una moto rivestita con il minimo necessario (naked) diventata fin da subito un mito in grado di interpretare un nuovo concetto di motocicletta. L’anno successivo vede nascere la 916, una moto sportiva ad alte prestazioni che, grazie alla tecnologia ed allo stile, vince il titolo di “Moto dell’anno” assegnato dalle maggiori riviste internazionali. Nonostante i prodotti ed i successi nelle corse, l’azienda entra in crisi di liquidità. Dal 1995 al 1996, i ricavi registrano una riduzione del 36% e le moto vendute passano da 21 mila a poco più di 12 mila. La crisi porta all’intervento di un fondo privato di investimento americano, il Texas Pacific Group (TPG), che rileva il 49% della proprietà. Il nuovo management realizza il turnaround dell'azienda ottenendo profitti e vendite record, trimestre dopo trimestre. Nel periodo 1996-2001, le moto immatricolate passano da circa 12 mila a quasi 39 mila. I ricavi aumentano da 105,8 a 407,8 milioni di euro, ed il margine di contribuzione passa da 34,5 a 166,5 milioni di euro, portando la sua incidenza sulle vendite al 40,8%. Nel 2001, l’EBITDA è pari a 66,1 milioni di euro, raddoppiato rispetto a quello di quattro anni prima, arrivando ad un’incidenza sulle vendite del 16,2%. L’utile netto è pari a 10,6 milioni di euro, in crescita rispetto ai 10,5 milioni del 2000. Gli investimenti in design e ricerca e sviluppo, esclusa l’industrializzazione di nuovi prodotti e gli investimenti tecnici, sono in crescita e si attestano sui 13 milioni di euro. La quota di mercato, infine, nella nicchia rilevante per Ducati è pari al 6,3%, significativamente cresciuta rispetto al 3,9% IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE del 1996, ma in leggero calo rispetto al 2000.3 La tabella 8.1 riporta l’andamento di alcune grandezze significative. I dati del primo trimestre del 2002 confermano il trend di crescita dell’impresa. Le vendite sono state pari a 106,3 milioni di euro, il 5,7% in più dello stesso periodo del 2001. Le vendite di motociclette Ducati nel periodo sono cresciute del 4,4%, generando ricavi per 89,3 milioni di euro, pari all’84% dei ricavi totali. I prodotti non moto, incluse le parti di ricambio, gli accessori tecnici e l’abbigliamento sono aumentati del 14,6% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, raggiungendo i 16,8 milioni di euro. Il margine lordo è stato del 42,8% delle vendite contro il 39,2% dell’anno precedente, dovuto ad un aumento dell’efficienza produttiva ed al mix di prodotto. L’EBITDA ha raggiunto la quota di 20,1 milioni di euro, pari al 18,9% delle vendite, contro il 18,0% dello stesso periodo dell’anno 2001. L’utile netto è migliorato del 12,0% facendo segnare un record, per il primo trimestre, di 5,5 milioni di euro contro i 4,9 milioni dello stesso periodo del 2001. Il margine dell’utile netto sul fatturato per il periodo è salito al 5,2%, rispetto al 4,9% dell’anno precedente. Tutto ciò grazie alle efficienze produttive, che hanno più che bilanciato i costi commerciali e gli investimenti per lo sviluppo della nuova moto per il prossimo Campionato del Mondo. TAB. 8.1. L’effetto turnaround di Ducati Motor. Alcuni indicatori (1996-2001). Valori in milioni di €. 1996 1997 1998 1999 2000 2001 105,8 - 195,8 (+89,9) 240,2 (+22,7) 294,5 (+22,6) 379,5 (+28,9) 407,8 (+7,5) Ricavi da access./abbigl. (% sulle vendite) - - 7,2 (3,0) 12,5 (4,2) 21,8 (5,7) n/a n/a Margine di contribuzione (var. %) (% sulle vendite) 34,5 (32,6) 118,0 (+28,6) (40,1) 150,6 (+27,7) (39,7) 166,5 (+10,6) (40,8) 50,8 (+24,3) (17,2) 60,0 (+18,2) (15,8) 66,1 (+10,1) (16,2) Ricavi (var. %) EBITDAa (var. %) (% sulle vendite) n/a 74,6 91,8 (+116,0) (+23,0) (38,1) (38,2) 33,6 (17,2) 40,9 (+21,5) (17,0) Utile netto (21,8) 2,7 (1,2) 8,9 10,5 10,6 Immatricolazioni (variazione %) 12.117 - 19.367 (+59,8) 27.304 (+41,0) 32.158 (+17,8) 38.130 (+18,6) 38.969 (+2,0) Invest. in design e R&Dc (var. %) (% sulle vendite) n/a 3,2 (1,7) 6,2 (+93,8) (2,6) 9,8 (+58,1) (3,3) 12,9 (+31,6) (3,4) n/a n/a n/a Quota di mercatoc 3,9 5,1 6,2 6,0 6,9 6,3 Fonte: elaborazione dell’autore su dati Ducati. a utili prima degli oneri e dei proventi finanziari, delle imposte e degli ammortamenti 3 La nomina di un nuovo gruppo di managers dedicato al mercato americano, principale responsabile del dato, intende sostenere la ripresa del trend di sviluppo. 205 206 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE b non comprendono l’industrializzazione di nuovi prodotti e gli investimenti tecnici con riferimento al mercato rilevante per Ducati Con riferimento all’utile netto, i valori tra parentesi sono negativi. c A livello mondiale le immatricolazioni sono aumentate del 19% nei primi tre mesi dell’anno contro il 3% di crescita del mercato di riferimento, soprattutto grazie ai risultati ottenuti dal Giappone (+32%), dagli Stati Uniti (+30%), oggi il maggior mercato per Ducati, dalla rete degli importatori (+30%) e dall’Italia (+23%), che ha generato nel 2001 il 22,7% dei ricavi. Nel luglio del 1998, il fondo TPG, la Deutsche Morgan Grenfell Development Capital ed altri partners hanno acquistato le quote residue e, il 24 marzo del 1999, Ducati Motor Holding è entrata nelle Borse di New York e Milano. Ai prodotti di successo ereditati dal passato vanno ad aggiungersi nuove hits: il Monster Dark è la moto più venduta in Italia tra il 1998 e il 1999; la ST4 è un punto di riferimento nella propria classe; la ST2 ha vinto nel 1997 il premio come “Sport Tourer” dell’anno, assegnato da Motor Cycle News; la 996, campione mondiale Superbike, è considerata un capolavoro di design che ha trovato posto in numerosi musei di tutto il mondo ed è stata dichiarata “Moto dell’anno” in Giappone, precedendo concorrenti quali Mv Agusta (F4), Harley Davidson (XL1200S) e Aprilia (RSV1000). Nel 2001, la 998R ha vinto il titolo come miglior motocicletta sportiva assegnato dal magazine tedesco Motorrad, la pubblicazione europea a maggior diffusione. Sempre la 998R ha vinto il titolo di “Moto dell’anno” assegnato da Autoby, il più autorevole e diffuso magazine giapponese nel settore. Con la nuova gestione, Ducati si propone come azienda in grado di offrire ai propri clienti un'esperienza motociclistica completa, fondata sull'eccellenza tecnologica delle moto ma in grado di estendersi alle corse, agli accessori e all'abbigliamento. Questo nuovo approccio e le iniziative che lo supportano hanno di fatto rafforzato la community ed il proprio potenziale: i World Ducati Weekend riuniscono a Misano migliaia di Ducatisti provenienti da tutto il mondo. Le moto esportate rappresentano l’80% di quelle prodotte, mentre i Paesi serviti sono oltre 40. Grazie soprattutto al Monster ed alla 916, gli anni ’90 vengono definiti la decade di Ducati. I curatori della mostra “The Art of Motorcycles” esposta al Guggenheim Museum di New York e al Field Museum di Chicago definiscono i due prodotti citati rispettivamente una “brillante interpretazione della cultura pop”, ed una “sublime espressione estetica” (Catalogo Guggenheim, 1998:370). La 916, in particolare, è stata definita la moto del millennio dall’autorevole magazine Motor Cycle News. Un esemplare di 916, modello Senna, è esposta al Museo di Arte Moderna di San Francisco. La MH900e, definita la “dream bike”, rappresenta una tappa importante nella storia Ducati e del motociclismo: è stata infatti la prima motocicletta ad essere venduta esclusivamente su Internet. Il successo ottenuto dalla vendita di questa bicilindrica a distribuzione “desmodromica” disegnata da Pierre Terblanche in omaggio a Mike Hailwood, ha portato alla creazione di Ducati.com, una consociata indipendente cui è affidata la gestione di tutte le attività che interessano la Rete. Nel settembre del 1999, il prestigioso catalogo di Sotheby’s dedica IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE alla MH900e l’onore della copertina, mentre Time Magazine la annovera tra i migliori esempi di design dell’anno 2000. Con riferimento alle competizioni, con la 916 e le sue derivate, negli ultimi 12 anni Ducati si è aggiudicata nove titoli della categoria Piloti e dieci titoli della classifica Costruttori del Mondiale Superbike, e più vittorie individuali di tutte le case concorrenti messe insieme. Il 30 maggio 2002 l’azienda ha presentato al Mugello la moto GP, il prototipo con motore “desmosedici” a 4 tempi con il quale parteciperà al prossimo Motomondiale. 3.The W orld ofD ucati:le azionim anagerialialla base delturnaround Il 26 luglio 1999 la rivista Forbes dedica la copertina a Federico Minoli, definito l’”artista del turnaround” di Ducati. Il riconoscimento è il risultato di un percorso, iniziato tre anni prima, che ha portato l’azienda ad un’accelerazione dello sviluppo senza precedenti nella sua storia. Quando nel 1996 gli viene affidata la guida dell’impresa da parte di TPG, Minoli si pone due obiettivi: crescita sostenuta ed alti livelli di profitto, sull’esempio di Harley-Davidson che aveva un EBITDA (utili prima degli oneri e dei proventi finanziari, delle imposte e degli ammortamenti) pari a circa il 20% dei ricavi. Il programma di turnaround ha inizio nel 1996, anno in cui la produzione superava di poco le 12 mila motociclette e l’impresa deteneva una quota di mercato mondiale di circa il 4% nel segmento moto sportive da oltre 500cc. La ristrutturazione è frutto di una strategia basata su interventi di esaltazione e valorizzazione dei connotati distintivi dell’azienda. E’ partita dal prodotto (percepito come meno affidabile rispetto a quello dei concorrenti giapponesi, ma caratterizzato da eccellenti prestazioni), dalla fedeltà al marchio (una tra le più elevate nell’industria motociclistica), e dal capitale umano espresso dalla professionalità di ingegneri e progettisti, dall’orientamento all’innovazione ed all’esaltazione delle performance ma anche dalla loro passione per le corse e dalla loro identificazione con l’azienda. Il contesto sociale di appartenenza, con una cultura ingegneristica forte e la presenza, a pochi chilometri di distanza, di marchi storici come Ferrari, Maserati e Lamborghini, ha senz’altro contribuito a preservare questa passione nei momenti non esaltanti della storia dell’impresa. Questo patrimonio iniziale rappresentato dalle componenti del capitale intellettuale e del capitale sociale è colto dalle parole del suo attuale Presidente: “Quando sono arrivato in Ducati ho subito percepito che la forza ed il potenziale di Ducati derivavano dal suo passato, dalla passione e dalla professionalità delle risorse umane e dal livello delle competenze tecniche. Questa passione coglie tutti: dipendenti, fornitori, clienti. Mediante la corretta valorizzazione di questo patrimonio abbiamo ripreso a correre”. [F. Minoli, Presidente Ducati Motor Holding]. La strategia viene cristallizzata in quello che viene definito The 207 208 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE World of Ducati (figura 8.1): il business delle moto è al centro del sistema, collegato con tanti “satelliti” rappresentativi di diverse attività, alcune delle quali completamente nuove. Come elemento unificatore del sistema si adotta un comune obiettivo: sviluppare elementi intangibili che avrebbero fatto di una Ducati molto più che una motocicletta unica, e trasformare l’azienda da metalmeccanica ad un brand globale di entertainment. Coerentemente con questo obiettivo, in un primo momento le iniziative attivate hanno privilegiato lo sviluppo degli elementi di unicità del prodotto in funzione dell’esperienza ad esso associata. Si intendeva in tal modo attrarre un maggior numero di clienti convinti all’acquisto non dagli attributi della motocicletta Ducati, ma da ciò che Minoli definisce “The feel-good factor”, la vera sfida per Ducati, secondo quanto riportato dal magazine Forbes (1999). Lo stesso Minoli in quella sede dichiara: “We’re selling something different at a premium price, like a Bang&Olufsen sound system. But do you buy us for economic reasons? Absolutely not. You buy us because we make you feel good”. [F. Minoli, Presidente Ducati Motor Holding, intervista a Forbes, luglio 1999]. IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE - Ducati People (1998-02) - Co-marketing (dal 6/1998) - Esposizione - Memorablia Motociclette Accessori Abbigliamento University Ducati Owners Club - D.O.C. (dal 1996) - Ducati Card Assistance - Ducati Desmo Finance - WDW (1998-00-02) - Revs America 2001 - Motogiro 2001 - Open house - Supplier Day Advertising Museo Eventi Corse - Mondiale Superbike (dal 1988) - Moto GP (dal 2003) Ducati Design Ducati Stores (dal 1998) Ducati Gear Ducati Performance Ducati Corse (dal 1999) Ducati.Com Racing School Supporto tecnico e vendite Sponsorship Hospitality Corse Abbigliam. sportivo Desmobid FIGURA 8.1. Il “Mondo Ducati”. Fonte: Elaborazione dell’autore su materiale Ducati Motor Holding. 209 210 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE La strategia adottata, ponendo in secondo piano anche interventi di razionalizzazione dei processi produttivi che in alcuni casi avevano carattere di urgenza, ha contribuito ad accelerare la rivoluzione della vocazione originaria dell’impresa. La figura 8.1 pone in evidenza come ogni componente del Mondo Ducati sia a sua volta rappresentabile come una costellazione di attività. Ad esempio, le competizioni sportive si associano a scuole di guida sportiva, alle sponsorizzazioni, alla commercializzazione di abbigliamento sportivo, al supporto tecnico ed alle vendite di moto da competizione, nonchè all’asta “Desmobid” volta a collocare, tramite la Rete, pezzi di moto usati durante le competizioni. La figura 8.1 evidenzia anche il collegamento con Ducati.com, società che gestisce tutte le attività legate alla Rete. Per riallineare la struttura alla strategia e far ripartire la creatività e lo sviluppo di nuovi prodotti Minoli crea un nuovo management team, composto da persone senza esperienza nel settore motociclistico ma appassionati ducatisti. Dal 1996, inizia l’inserimento di professionalità a livello di marketing, comunicazione, pubbliche relazioni, attività promozionali, coordinate dal quartiere generale di Ducati a Bologna. Di seguito vengono esplicitate le azioni intraprese per la creazione del Mondo Ducati. L’esaltazione dei connotati di unicità del prodotto Al centro del “Mondo Ducati” si colloca il prodotto. Conseguentemente, una delle prime sfide che Minoli ed il suo team hanno dovuto affrontare è stata l’identificazione degli attributi chiave alla base dell’identità e dell’unicità delle motociclette Ducati, ovvero gli elementi universalmente associati con il brand. Da quest’analisi emersero cinque tratti distintivi: sistema di distribuzione “desmodromica”; motore bicilindrico “ad L”; telaio tubolare a traliccio in acciaio; stile italiano; il suono del motore, recentemente brevettato. Con riferimento al telaio, ad esempio, Ducati è l'unico produttore ad equipaggiare tutte le sue moto con un telaio a “doppia culla laterale”, che nel Mondiale Superbike ha dato prova di prestazioni eccellenti, surclassando i telai supertecnologici in lega leggera (ad es. in alluminio). Introdotta dall’Ing. Taglioni agli inizi degli anni ’80 ed ispirata dalla tecnologia sviluppata dalla Formula 1, questa soluzione assicura una maggiore rigidità ma al tempo stesso la leggerezza che consente velocità superiori e precisione nella guida. Il motore stesso è, con il suo basamento robusto, un elemento “stressato”, ovvero contribuisce, essendo parte del telaio, ad aumentarne la rigidezza. Le moto della famiglia Monster mostrano il telaio interamente, diventando il simbolo mondiale di un’intera categoria: le cosiddette “naked”. Oggi Ducati produce quattro famiglie di motociclette, tutte con motore bicilindrico “a L” e distribuzione “desmodromica”, diverse per caratteristiche tecniche, design e tipologia di clientela: Superbike (con motori a quattro valvole, anche nella versione avanzata denominata Testa Stretta, caratterizzata da un nuovo basamento, alesaggio maggiorato e corsa diminuita); Supersport (con motori a due valvole); Monster (con motori a due e quattro valvole, anche nella versione con sistema di iniezione elettronica); SportTouring (con motori a due e quattro valvole). IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE Le Superbike rappresentano il mercato di riferimento per Ducati: sono moto sportive e potenti, costruite utilizzando le stesse soluzioni tecniche adottate in pista per mantenere prestazioni vicine a quelle ottenute in gara. A questa famiglia di prodotti appartiene la 916, disegnata da Massimo Tamburini, da cui discendono tutte le attuali Superbike Ducati (le 998 e le 748). Le Supersport (nei modelli 900Sport, 750Sport, Supersport 900/750), consentono alte prestazioni, buona maneggevolezza e peso ridotto, similmente alle Monster (dal 600 Dark ai nuovi modelli 620, 750 e 900, tutti dotati di iniezione elettronica, fino al modello S4 da 916cc), ideali per una guida all’interno di percorsi urbani.4 Lo Sport Touring, invece, segmento dominato dalle imprese giapponesi, ricomprende moto (nei modelli ST2 e ST4/ST4S) che alla velocità ed alla maneggevolezza abbinano il comfort nei lunghi tragitti. Tra le supersportive ritroviamo la MH900e, la già citata moto che pur non rappresentando una nuova famiglia di prodotti viene considerata a parte per i suoi connotati di unicità. Di recente è stata presentata la “Multistrada”, primo modello di una nuova famiglia di prodotti Ducati. Dotata di un nuovo motore Desmo da 1000cc raffreddato ad aria, la “Multistrada” è equipaggiata con la stessa componentistica montata sulle Superbike. Attualmente in fase di progettazione finale e collaudo avanzato, con una messa in produzione prevista per il 2003, questa moto associa le prestazioni ed il design delle moto sportive a quelle destinate ad ogni tipo di strada. Per lo sviluppo di questo prodotto, le risorse tecniche di Ducati hanno esplorato nuovi orizzonti a livello di progettazione motociclistica attraverso la collaborazione con Istituto Idea, un’azienda che annovera tra i propri clienti Fiat, BMW e Ferrari. Un altro elemento centrale del Mondo Ducati riguarda la vendita di parti di ricambio, accessori ed abbigliamento. Con riferimento alle prime è stata creata Ducati Performance, con la messa a punto di un catalogo di componenti garantiti e testati dall’impresa, sia per quanto riguarda semplici parti (come i deflettori), che per i componenti più specializzati (ad esempio, cilindri e marmitte). In questo modo, le moto incorporanti ricambi o accessori originali incrementano il proprio valore in caso di rivendita. Un tempo, infatti, i kits di montaggio ed i componenti speciali da utilizzarsi per personalizzare la moto o migliorarne le prestazioni venivano prodotti in diverse parti del mondo, rendendo difficile una loro catalogazione. La gestione della ricambistica è strategica: l’incidenza sui ricavi totali è passata dal 7% del 1997 al 9,5% del 2001, con un margine EBITDA che supera il 50%. Per tale motivo Ducati ha realizzato l’outsourcing della produzione e della logistica relativa alle parti di ricambio, ricorrendo a due imprese attive nel distretto emiliano della meccanica. 4 Tutti i nuovi Monster montano il famoso telaio derivato dalle moto della famiglia Superbike, oltre alla nuova sospensione posteriore ed alla nuova forcella che garantiscono contemporaneamente la stabilità del veicolo e la sicurezza del pilota. 211 212 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE Quadro 8.1. Sabbie mobili o sand-box?* Nel 1996, Ducati sembrava intrappolata nelle sabbie mobili ed problemi apparivano insormontabili. Di fatto le potenzialità esistenti erano “affondate” in un sand box - uno di quei contenitori di sabbia dove giocano i bambini – profondo trenta centimetri. Per scoprirci liberi di muoverci e correre rapidamente abbiamo dovuto eliminare molte delle cose ereditate dalla vecchia gestione. Gli interventi sono stati quelli tipici di ogni turnaround: abbiamo messo cassa, azzerato e poi ricostruito l’area commerciale e pagato i fornitori che non erano pagati da un anno. Tutti pensavano che ci fosse un forte problema legato ai fornitori. Non era vero: se paghi a 360 giorni o peggio, la scelta dei fornitori è necessariamente limitata e la qualità non può essere buona. Dopo questi primi interventi abbiamo recuperato creatività e potenzialità innovative, liberi di realizzare la visione di trasformare l’azienda da metalmeccanica ad un brand globale di entertainment. E’ questa la chiave di lettura del turnaround. Solo la visione strategica, messa a punto nel periodo di due diligence è stata qualcosa di studiato e pianificato. Sapevamo dove, in un tempo x e con modalità y ignote, volevamo portare l'azienda, con l'esempio dei multipli di Borsa di Harley Davidson davanti. La realizzazione della visione è stata un processo di learning, facendo con fantasia e creatività mille cose e costruendo su ciò che ha dimostrato di portare al successo. L'emozione verso cui siamo riusciti a spostare Ducati è frutto dell'interazione con i nostri tifosi e con i consumatori. Abbiamo trasformato noi stessi in fans, tifosi e consumatori di Ducati, siamo diventati appassionati del marchio per poterci confondere insieme alle persone che usano il marchio e da lì tirar fuori le idee. Ci sono due esempi chiari. Quando siamo andati, con difficoltà, ad attivare il processo di interazione tra il marketing e la ricerca e sviluppo, alla fine la conclusione è stata: nel settore ipersportivo, la R&D che faccia quello che vuole! I nostri tecnici sono i consumatori più appassionati, i più “impallinati” di quel prodotto, dormono, vivono e sognano quel prodotto...che facciano quel che vogliono. Assumendo che siano bravi, e lo sono, sono sicuro che alla fine usciranno con un buon prodotto. Per portare tutti i dipendenti, inclusi i lavoratori, nella comunità dei ducatisti, abbiamo messo cinque moto a loro disposizione per andare ai raduni dei clubs. A sorteggio, prendono la moto e vanno ai raduni, con le spese pagate per sé ed il proprio compagno/a. Sono i rappresentanti ufficiali dell'azienda e vengono trattati alla grande, prendono entusiasmo, vanno in moto, diventano ducatisti. Con la stessa logica, anche i modelli delle nostre campagne pubblicitarie sono Ducati * di Federico Minoli, Presidente Ducati Motor Holding. IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE Anche gli accessori e l’abbigliamento, che oggi incidono per il 6%5 circa sui ricavi totali (contro il 3% del 1998), sono stati oggetto di iniziative per sfruttare le potenzialità ad essi associate: il margine EBITDA è, infatti, pari a circa il 20%. Attraverso Ducati Performance, l’impresa collabora con importanti produttori quali Dainese e Suomy nello sviluppo di guanti, stivali, tute, caschi, protezioni, da vendersi principalmente attraverso la rete distributiva ed il punto vendita all’interno del Museo. Nel 1999 è stato perfezionato l’acquisto di Gio.Ca.Moto International, un’impresa che già realizzava una linea di accessori per Ducati. Il nuovo approccio alla distribuzione: i Ducati Stores Uno degli interventi principali a supporto della dimensione relazionale del capitale intellettuale e della componente cognitiva del capitale sociale è stata la nuova strategia distributiva messa a punto ed implementata da Minoli e dal nuovo management team. Prima della creazione dei Ducati Stores, negozi specializzati ed opportunamente allestiti per la vendita di motociclette e di prodotti Ducati, la distribuzione avveniva con una rete di dealers in franchising in Italia, e con una serie di distributori indipendenti all’estero (ad eccezione del mercato americano coperto da una sussidiaria). A questi era affidato il controllo su una rete locale di dealer che, in molti casi, gestivano più marchi. La creazione di una catena di Stores rappresenta la terza fase di una strategia distributiva preceduta dal recupero del controllo della distribuzione mediante sussidiarie totalmente controllate all’interno di mercati strategici (come il Giappone, la Germania, il Regno Unito e il Belgio), e dalla riorganizzazione della rete dei dealers affidandosi a quelli in grado di assicurare competenza nel servizio, un’assistenza tecnica superiore, ed un adeguato spazio per la valorizzazione dei prodotti Ducati.6 Dal marzo del 1998, data di inaugurazione del primo store a Manhattan, sono stati aperti 92 punti vendita, di cui circa la metà in Italia, veri e propri meeting point arredati in modo da richiamare la tecnologia, le corse e la storia dell’impresa. All’interno dei Ducati Stores, oltre alle moto gli appassionati possono acquistare le principali parti di ricambio, gli accessori e la linea di abbigliamento per motociclisti, nonché ricevere informazioni sui club Ducati di tutto il mondo connessi on-line. Rafforzare il senso di appartenenza: il D.O.C. (Desmo Owner Club) e gli eventi Un’importante azione volta a stabilire un maggior contatto con gli appassionati iscritti agli oltre 400 Ducati Clubs di tutto il mondo è stata la creazione, nel 1996, del D.O.C. (Desmo Owner Club). Attraverso il D.O.C, un’organizzazione no-profit, i soci ottengono una carta speciale (DesmoCard) che consente sconti sul merchandising, sui biglietti per 5 Per Harley-Davidson l’incidenza è di circa il 20%. Dal 1996 al 2000, il numero di dealers è passato da 165 a 65, e le immatricolazioni annuali per dealer sono passate da 14 a circa 150. 6 213 214 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE assistere al Mondiale Superbike, e tariffe alberghiere speciali. Ducati offre supporto alla partecipazione agli eventi ed alle corse, promuovendo tutta una serie di iniziative (ad esempio, i corsi di guida per le donne). Gli appartenenti al D.O.C. hanno la possibilità di accedere ad una serie di servizi. Tra questi, Ducati Card Assistance, il servizio basato sull’accordo tra Ducati e ACI Global SpA che tutela il cliente europeo 24 ore su 24 entro i due anni dall’acquisto. Un altro programma, innovativo ed esclusivo per i Ducatisti italiani volto a sviluppare un senso di appartenenza alla community è Ducati Desmo Finance, un piano integrato si servizi che consente di finanziare l’acquisto di una moto Ducati, nuova o usata, con pagamento dilazionato nel tempo ad un tasso competitivo, assicurarla con polizze personalizzate, e disporre di una speciale carta di credito con il logo Ducati. All’interno del Mondo Ducati, gli eventi hanno grande importanza per gli effetti prodotti sul brand e sul capitale sociale rappresentato dalla comunità di Ducatisti di tutto il mondo. L’evento più significativo è il World Ducati Weekend, organizzato ogni due anni al Circuito internazionale di Santa Monica di Misano. Il primo, nel 1998, ha riunito oltre 10 mila Ducatisti provenienti da tutto il mondo; il secondo, oltre 20 mila; il terzo oltre 24 mila. Grande successo ha ottenuto il Ducati Revs America, un rally che nell’ottobre 2001 ha radunato a Las Vegas oltre 5 mila appassionati americani. Nel giugno del 2001, l’impresa ha sponsorizzato il rilancio dello storico “Motogiro d’Italia”, la cui ultima edizione risaliva al 1957. La valorizzazione del potenziale innovativo: Ducati Design Il nuovo management team, per esaltare gli elementi distintivi dei prodotti Ducati relativamente a tecnologia, stile e performance, ed arrivare a proporre motociclette rivoluzionarie dal punto di vista concettuale ha creato Ducati Design, un team di progettisti e ingegneri incaricati dello styling di nuove moto ed accessori. La responsabilità del team è affidata a Pierre Terblanche che, nel 1991, aveva progettato per Ducati una moto di grande successo (la “Supermono”). Questo laboratorio di sperimentazione consente alla conoscenza dei singoli specialisti di diffondersi e, una volta esplicitata, di perfezionarsi. Inoltre, determina un impatto positivo a livello organizzativo nel momento in cui richiede una più spinta relazionalità tra diversi enti “critici”: il reparto tecnico, il marketing e le vendite. Tra i vantaggi apportati da Ducati Design vanno annoverati quelli riguardanti i rapporti con i fornitori: questi ultimi, frequentemente consultati, lavorano in stretto contatto con i progettisti dell’azienda, consentendo la messa a punto di componenti e prodotti conformi senza spreco di tempo e di risorse. L’ente è un fattore di responsabilizzazione del capitale relazionale rappresentato dai fornitori, con effetti positivi sulla dimensione cognitiva e relazionale del capitale sociale. Nel primo caso, ciò scaturisce dalla condivisione di esperienze; nel secondo, da un’identificazione con il prodotto e con l’organizzazione che lo produce. Lo sforzo del team si è concretizzato con alcuni prodotti di successo. Tra questi, la citata MH900e, una moto che combina forme stilistiche che IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE richiamano il passato con la tecnologia più attuale, quale il sistema frenante derivato dall’ingegneria aeronautica. In particolare, per motociclette di questo tipo il rapporto con i fornitori in sede di progettazione è critico: “It’s a special sort of designing. An automobile has a skin, its metal body, but our bikes, particularly the new Monster series, show their guts. You see all the components, and that means that my job is to interact with our suppliers to design components that do their job but still give us our look”. [P. Terblanche, Responsabile Ducati Design, Forbes, 26 luglio 1999]. I successi nelle competizioni come asset strategico: la creazione di Ducati Corse Un’azione importante ha interessato un ambito strategico per Ducati, quello delle competizioni sportive: al contributo apportato relativamente allo sviluppo tecnico delle moto, si aggiunge infatti quello in termini di immagine e di impatto commerciale.7 L’articolo dedicato da Forbes alla Casa bolognese riconosce ai successi sportivi il ruolo di asset strategico per lo sviluppo: “In pushing to develop Ducati into a lifestyle image as well as a line of motorcycles, Minoli has a valuable asset that appears nowhere on the company’s balance sheet: Ducati’s unparalleled record in motorcycle racing”. [Forbes, 26 luglio 1999]. Il nuovo management ereditava dal passato una serie importante di vittorie nel Mondiale Superbike: dal 1990 al 1996 Ducati si era aggiudicata 6 titoli piloti e 6 titoli Costruttori.8 Ducati Corse, società a responsabilità limitata oggi impiegante circa 120 persone, viene creata nel 1999 per riunire sotto un'unica gestione tutte le attività sportive del marchio Ducati, garantendo un’organizzazione in grado di sfruttare al meglio le tecnologie più avanzate ed i connotati distintivi di un’impresa per certi versi anomala nei circuiti sportivi, con dimensioni e risorse finanziarie inferiori a quelle dei principali concorrenti. Questa struttura dedicata, totalmente autosufficiente, progetta, produce e sviluppa le moto da competizione, gestendo e definendo i programmi sportivi del team ufficiale. Ducati Corse offre ai clienti sportivi le moto Racing, i relativi pezzi di ricambio, ed una serie di servizi di supporto tecnico e di consulenza in pista. Un ulteriore compito di Ducati Corse è quello di accrescere e gestire l'immagine del marchio nelle competizioni, 7 Recentemente, una ricerca realizzata presso la comunità online ha evidenziato come lo stile italiano ed il legame con le competizioni rappresentino i connotati distintivi del marchio Ducati. In uno studio condotto sui clienti americani di Ducati, la presenza dell’impresa nelle competizioni è considerata il fattore di acquisto più importante da parte del 27% degli intervistati. 8 Solo Kawasaki, nel 1993, era riuscita a contenere lo strapotere della casa bolognese strappandole il titolo Piloti mentre, con riferimento ai Costruttori, dopo la vittoria di Honda nel 1990 inizia una serie di sei titoli consecutivi da parte di Ducati. 215 216 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE dimostrando la capacità di valorizzare l'investimento dei partner creando opportunità di promozione e comunicazione. L’attenzione al miglioramento continuo delle prestazioni, l’orientamento al risultato, il grande sforzo di comunicazione, i meeting tra tecnici, ingegneri e piloti e la condivisione delle informazioni rendono il metodo di lavoro di Ducati Corse simile a quello della Formula 1: “Il gruppo di lavoro si riunisce con i piloti ed il direttore sportivo al termine di ogni giornata di prove. Vedere due piloti che fino a pochi minuti prima si sono dati battaglia in pista seduti allo stesso tavolo a scambiarsi commenti ed opinioni e consigliarsi è una realtà inconsueta e per certi versi quasi incredibile”. [C. Cecchinelli, Direttore Tecnico di Pista, Campioni del Mondo 1999, pubblicazione interna]. Il team lavora in stretta collaborazione anche con le unità di Ducati dedicate alla ricerca ed allo sviluppo di nuovi prodotti, per introdurre le soluzioni sperimentate in gara sulle moto da strada, soprattutto per la famiglia “hyper-sport” che ricomprende le nuove versioni della 916, vincitrice di 4 titoli di “moto dell’anno” assegnati dal principale magazine inglese specializzato (Motorcycle Consumer News). I risultati conseguiti da Ducati Corse confermano la validità dell’approccio posto in essere dal nuovo management: la Casa bolognese si è aggiudicata 3 titoli Piloti (1998, 1999 e 2001), e 4 titoli costruttori (dal 1998 al 2001). Il mondo delle corse, analogamente alla Formula 1, vede un crescente interesse da parte degli sponsor, anche a fronte del numero di ascolti del Motomondiale (oltre 1 miliardo di telespettatori nel 2001).9 I ricavi derivanti da vendite ai privati di moto sportive e dalle sponsorizzazioni consentono a Ducati di coprire due terzi dei costi (esclusi quelli di sviluppo della GP1) che, quasi triplicati negli ultimi 5 anni, superano oggi i 10 milioni di euro. Il nuovo management ha introdotto una politica di “open paddock”: i membri dei clubs Ducati partecipano ad eventi che li portano a vivere l’esperienza delle competizioni a diretto contatto con la squadra. Ciò rafforza il capitale sociale nella sua dimensione cognitiva attraverso la condivisione di esperienze. Ducati Corse sta attualmente sviluppando il prototipo per competere nel Motomondiale 2003 nella “vecchia” classe 500, aperta ai motori 4 tempi dalle nuove regole. Gli investimenti per lo sviluppo vanno ad aggiungersi agli oltre 30 milioni di euro già stanziati per i prossimi 5 anni, al netto delle sponsorizzazioni, per produrre il nuovo motore bicilindrico denominato Desmosedici Twinpulse, capace di una potenza di 200 cavalli. Con riferimento al progetto MotoGP, i tests in galleria del vento hanno consentito lo sviluppo di un’aerodinamica altamente performante, e l’utilizzo esteso della modellazione CAD tridimensionale ha portato ad un’integrazione tra moto e pilota senza precedenti. 9 Le grandi imprese del tabacco, come Philip Morris, in vista del divieto di sponsorizzazione dei team di F1 (dal 2006), si stanno riposizionando nel Motomondiale, affiancando in tal modo marchi come Playstation, Breil, Nastro Azzurro (sponsor di Valentino Rossi , Campione del Mondo). IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE Quadro 8.2. Le decisioni strategiche ed il Monster Dark* Dopo l’acquisizione di Ducati nel settembre 1996, occorreva definire dove investire le risorse della ricapitalizzazione operata da TPG. Emersero gli ambiti meritevoli di un intervento immediato: il portafoglio prodotti, la struttura commerciale e la Ricerca e Sviluppo, che aveva subito drastici tagli di spesa durante la precedente crisi di liquidità. Scegliemmo di ripartire dal brand, con una serie di azioni volte a definire la corporate identity, sviluppare nuovo materiale pubblicitario e sostenere adeguatamente il processo di “affioramento”. Minoli decise di costruire un museo con risorse che molti pensavano dovessero essere utilizzate per riparare il tetto della fabbrica. Seguirono i Ducati Owner Clubs, gli eventi, la Ducati University, le cliniche Ducati, i World Ducati Weekend, i libri e gli articoli sui più prestigiosi magazines del mondo, i siti web. Costruimmo un vero e proprio Mondo Ducati. L’impresa tornò al profitto e la forza del brand divenne uno dei driver principali del turnaround. In un secondo momento, abbiamo rivolto l’attenzione allo sviluppo di prodotto ed all’ampliamento della gamma. Dalla prima ricerca sui clienti Ducati nella storia dell’impresa trovammo che pochi acquistavano un nostro prodotto come loro prima motocicletta, preferendo all’inizio le meno costose moto giapponesi; inoltre, risultò che Ducati possedeva un livello di customer retention tra i più alti nel settore. Riuscire a raggiungere il cliente nel primo stadio del suo ciclo di acquisto avrebbe ampliato la comunità e la sua fedeltà nel corso del tempo. Ancora una volta, le risorse limitate e la decisione di muoversi rapidamente portarono ad una scelta tra la modifica di prodotti esistenti o l’avvio di una nuova linea di prodotti. Decidemmo di modificare un prodotto esistente, il Monster, lanciato qualche anno prima, risparmiando tempo e costi di sviluppo. Per giustificare un prezzo di vendita inferiore, eliminammo la verniciatura del serbatoio, dandogli un effetto nero, aggressivo. La moto venne ribattezzata “The Dark” e venne supportata dalla campagna Ducati People, con i nostri dipendenti come modelli. Internamente incontrammo lo scetticismo degli ingegneri che non consideravano il prodotto speciale o avanzato tecnologicamente, con riferimento alla potenza del motore, alla componentistica ed allo styling. Noi pensavamo esattamente il contrario, esaltando i meriti dell’effetto moda, dell’impatto sui giovani, e del nuovo approccio di marketing. La Monster Dark divenne la moto più venduta in Italia nel 1998, la più venduta nella storia della motocicletta in Italia in ogni categoria, modello, e livello di prezzo, nonché uno dei maggiori successi a livello mondiale. Venne utilizzata nella campagna pubblicitaria di Donna Karan, esposta da Bloomingdale’s e da Harrod’s. I costi di sviluppo furono prossimi a zero e Ducati riuscì a dimostrare che una grande idea di marketing può creare un nuovo mercato per prodotti esistenti. Con la Monster Dark, Ducati ha abbassato drasticamente l’età media dei suoi acquirenti e ha destato l’interesse del rivale Harley Davidson che nel corso degli anni ha visto incrementare l’età media dei propri clienti. Recentemente, Harley Davidson ha lanciato una versione della nostra Monster Dark chiamata “The Blast”. * di David Gross, Direttore Pianificazione Strategica di Ducati Motor Holding 217 218 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE Comunicazione e pubblicità: il progetto Ducati People A partire dal 1998, il management team ha realizzato una campagna promozionale – Ducati People - inusuale per l’industria motociclistica. Alla vigilia del lancio del Monster Dark, Ducati stava valutando la strategia pubblicitaria più corretta per supportare il prodotto: “Gli ambasciatori ideali del nostro marchio dovevano essere Ducatisti appassionati. Li trovammo non solo tra i piloti, ma tra i manager, i tecnici, gli operai. La decisione di utilizzarli come modelli voleva trasmettere il fatto che, a differenza di alcuni concorrenti, Ducati produceva esclusivamente motoveicoli e non falciatrici, motori per fuori bordo, scooter ed automobili. Decidemmo poi di enfatizzare le radici dell'azienda, catturando immagini e scorci caratteristici di Bologna. Le fotografie furono realizzate in bianco e nero per differenziarci da chi utilizzava immagini a colori che ritraevano moto in pista o sulla strada. Scegliemmo infine un fotografo famoso per i suoi servizi di moda per dare alla campagna l'aspetto del fotogiornalismo neorealista”. [D. Gross, Direttore Pianificazione Strategica Ducati Motor Holding]. L’impiego di dipendenti Ducati come modelli ha ricevuto un’eco internazionale grazie agli articoli, tra gli altri, del New York Times, di Forbes, di Advertising Age International e della CNN, che ne esaltarono la concezione originale e la fotografia creativa. L’effetto sul capitale sociale è stato evidente: il maggior coinvolgimento delle persone con l’azienda ed i suoi prodotti, risultato raggiunto con un investimento contenuto, consentiva di creare valore attraverso l’impatto sulla comunità e sul capitale relazionale. Un’immagine originale della prima campagna è stata recentemente messa in vendita da Sotheby's in occasione della sua prima asta dedicata alle moto tenutasi nel 1999 e ripetuta nel 2000. Un'altra iniziativa volta al rafforzamento della comunità, coincidente con il 75° anniversario dell’azienda, è stata la campagna pubblicitaria del 2002, rivolta ai possessori di una Ducati. Per la prima volta, la scelta dei protagonisti della campagna è stata effettuata online sul sito Ducati che è il maggior sito motociclistico monomarca del mondo. Oltre 3 mila persone hanno partecipato ad una selezione che ha portato ad individuare gli attuali testimonials, provenienti da 12 Paesi. L’iniziativa mantiene il concetto ispiratore della campagna Ducati People: trasmettere l’autenticità e l’unicità dell’esperienza di guidare una moto Ducati. La dimensione strutturale del capitale intellettuale: il Museo Ducati L’allestimento del Museo Ducati all’interno dello stabilimento di Borgo Panigale si è rivelata una delle azioni di maggior effetto tra quelle intraprese dal nuovo management. Inaugurato il 12 giugno 1998 e visitato da oltre 10 mila appassionati ogni anno, all’interno dei suoi spazi è possibile ripercorrere la storia di Ducati sia attraverso gli esemplari di moto prodotte, in successione cronologica, che mediante spazi tematici volti a rievocare i traguardi tecnici e la tradizione sportiva dell’impresa. La prima stanza evoca il successo del Cucciolo, il micromotore che ha IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE caratterizzato l’inizio dell’era Ducati nel settore motociclistico; la seconda stanza è dedicata al mondo delle monocilindriche Gran Sport che trionfarono nelle gare di Gran fondo negli anni ’50; il terzo spazio espositivo è rivolto agli anni ’60, con le moto monocilindriche derivate di serie e le bicilindriche parallele; il successivo spazio ripercorre gli anni ’70 e le vittorie Ducati ottenute con le bicilindriche a coppie coniche, rievocando i successi di Paul Smart alla 200 miglia di Imola nel 1972, ed il trionfo di Mike Hailwood al Tourist Trophy del 1978; il quinto ambiente è dedicato alle moto Pantah bicilindriche degli anni ’80 ed ai trionfi delle nuove moto con i motori a cinghia, quali le TT2 e la 750 F1; l’ultimo ambiente è dedicato ai motori “desmodromici” a 4 valvole delle 851 e 916, ed alla supremazia nel campionato Superbike. Le parole di Federico Minoli colgono l’importanza della decisione di investire nella costruzione del Museo Ducati: “Appena arrivato, mi sono trovato davanti ad un clima di diffusa frustrazione, legata anche alle condizioni di lavoro obiettivamente difficili. Tra queste, il tetto della fabbrica: ogni volta che pioveva, lo stabilimento si allagava. Anziché ripararlo con le risorse che avevo a disposizione, come molti si aspettavano, decisi di costruire il museo. E’ stata una decisione sofferta, ma era indispensabile dare un segnale forte. Il messaggio era chiaro: indicava il cambio di rotta e la direzione che volevamo seguire.” [F. Minoli, Presidente Ducati Motor Holding]. 4.G liinterventisulle dim ensionidelcapitale intellettuale Alla base della strategia di aumento del valore di Ducati, vi sono obiettivi definiti: la crescita del fatturato, da raggiungersi con l’aumento del volume di vendita delle moto e lo sviluppo dei fatturati legati ai ricambi ed accessori, al merchandising, alle licenze, ed ai servizi ai clienti ; il consolidamento del margine, da conseguirsi con il mantenimento del premium price e con la riduzione del costo del prodotto. Quest’ultimo aspetto esalta il ruolo della Direzione Acquisti e delle azioni volte alla standardizzazione e all’efficienza dell’outsourcing attraverso il sistema R&D-Fabbrica-Fornitori. L’azienda bolognese ha intrapreso da tempo il percorso verso l’esternalizzazione: già nel 1996, l’80% delle attività produttive era realizzato in outsourcing. La tendenza si è accentuata con il nuovo management, che ha promosso la focalizzazione su alcune attività-chiave: design, ricerca e sviluppo, assemblaggio, controllo qualità, marketing e vendite, affidando all’esterno la produzione dei componenti ad eccezione di alcune lavorazioni meccaniche.10 In conseguenza di questa focalizzazione, negli ultimi tre anni l’azienda ha ulteriormente incrementato il ricorso all’esterno, portando il costo di acquisto ad incidere per il 92% sul costo del prodotto, contro 10 L’area Lavorazioni Meccaniche, cui si fa riferimento all’interno dell’azienda con il termine “Officina”, si occupa di lavorazioni in alluminio (carter motore e teste a 2 e 4 valvole) e di lavorazioni in acciaio (alberi a camme e alberi motore). Alcune di queste, come le teste dei cilindri a 4 valvole, sono state recentemente date in outsourcing. 219 220 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE l’81% del 1998. Parte della ricerca e sviluppo svolta con in collaborazione con una rete di specialisti esterni, va ad affiancarsi a quella realizzata in-house, che impegna oltre 150 persone, raddoppiate rispetto al 1996, in grado di utilizzare le più moderne tecnologie CAD e CNC. Anche la destinazione delle risorse conferma le scelte di focalizzazione: nel periodo 1997-2001, gli investimenti in design sono passati da 3,2 a 12,9 milioni di euro. La figura 8.2 evidenzia la configurazione della catena del valore di Ducati. L’organizzazione della ricerca e degli sforzi di design ha portato ad una consistente riduzione del time-to-market relativo al lancio dei nuovi prodotti. Lo sviluppo della nuova 900ss del 1998 ha richiesto 15 mesi, contro i 36 dei modelli precedenti. I teams di Sviluppo Prodotto e di Ricerca e Sviluppo lavorano a stretto contatto con la “divisione corse” e con il marketing, che forniscono input essenziali per la progettazione e per l’innovazione tecnologica. In termini generali, nel quadro dell’attività di ricerca e sviluppo svolta dal Gruppo, per tutti i motocicli ed i motori prodotti dalla società vengono studiate, progettate e sperimentate soluzioni tese principalmente a ridurre il peso dei veicoli, attraverso l’utilizzo di materiali innovativi, aumentando al contempo gli standard di sicurezza, per permettere una riduzione dei consumi di carburante e delle emissioni inquinanti nell’atmosfera. Ancora, si tende a ridurre le dimensioni e migliorare le caratteristiche aerodinamiche dei veicoli, confermando le caratteristiche di stile che contraddistinguono il marchio Ducati. Si ricerca inoltre l’ottimizzazione delle prestazioni dei motori, per ottenere una riduzione del livello di rumorosità dei sistemi di alimentazione e di scarico, anche mediante l’utilizzo di software di simulazione molto avanzati.11 Infine, si studiano soluzioni tecniche specifiche sulla ciclistica e sui motori, di assoluta avanguardia a livello mondiale, al fine di ottimizzare le prestazioni degli stessi. Anche i fornitori di componenti vengono portati a sviluppare soluzioni innovative, pur in presenza di bassi volumi. Per questo motivo si sta portando avanti un’azione congiunta con BMW nei confronti di fornitori di componenti quali la batteria. Coerentemente con la strategia dell’impresa, agli interventi a livello di prodotto ed alle azioni volte a rafforzare la nuova vocazione di Ducati si sono affiancate la riorganizzazione delle attività, l’automatizzazione delle linee di produzione, ed il miglioramento del rapporto con i fornitori, elemento indispensabile per ottenere una qualità in linea con l’immagine che si intendeva dare. Gli interventi sul fronte interno hanno incrementato notevolmente la produttività: nei primi mesi del 2002, negli oltre 100 mila mq dello stabilimento di Borgo Panigale a Bologna i mille addetti di Ducati hanno superato la soglia delle 230 moto al giorno, in un unico turno. 11 Sul motore l’impresa ha attivato alleanze con TRW, che possiede uno dei migliori centri di sviluppo del motore per la Formula 1. Ha inoltre creato una joint venture chiamata HPE (High Performance Engineering) con alcuni produttori locali per sviluppare tecnologie avanzate a livello di propulsore. IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE • Design • R&D • R&D network • Assemblaggio • Collaudo • Controllo qualità • Piattaforme fornitori • Marketing • Vendite Istituti o centri di ricerca esterni (ad es. Idea Institute) Imprese fornitrici di componenti (ad es. Brembo) FIGURA 8.2. La catena del valore di Ducati Motor Holding. Fonte: Elaborazione dell’autore. Nel settembre del 1996, quando il Texas Pacific Group è entrato nella compagine azionaria, Ducati produceva 25 moto al giorno, con forti problemi legati all’irregolarità del flusso delle forniture ed alla scarsa qualità dei componenti acquistati. Come argomentato nel secondo capitolo, le best practices a livello di processo possono essere considerate componenti strutturali del capitale intellettuale, importanti per il contributo apportato al processo di creazione di valore attraverso l’innovazione ed il miglioramento dei prodotti e dei servizi offerti. Per tale motivo, le pagine seguenti sono dedicate all’approfondimento del programma di miglioramento attivato a livello di processi. 4.1.D ucatiIm provem entProcess (D IP) A livello di processi fondamentali, l’azienda bolognese ha attivato il Ducati Improvement Process (DIP), un insieme di interventi volti alla riconfigurazione dei processi in tre direzioni: produzione, gestione fornitori, ricerca e sviluppo. Il primo step, avviato nel settembre del 1999, ha interessato l’ambito delle operations, prendendo ispirazione dal concetto di produzione snella. La filosofia del miglioramento continuo, la definizione di piani di incremento dell’efficienza e la riorganizzazione dei processi produttivi e logistici hanno portato ad adottare procedure e principi quali: il sistema “a trazione” (pull system), lo standard “zero difetti”, il flusso “a pezzo singolo” (one-piece flow)12 e la produzione 12 Secondo il principio one-piece-flow, le macchine correlate consentono tempi di svolgimento del ciclo minimi, giacenze minime senza scorte intermedie, minimo utilizzo degli spazi ed alta qualità delle operazioni a fronte di un ridotto investimento. 221 222 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE sincronizzata. Il percorso di ottimizzazione iniziato nel processo produttivo secondo la logica just-in-time, ha visto come secondo step le iniziative in tema di Supplier Management. A partire dal settembre 2000, i fornitori sono stati coinvolti su progetti volti a migliorare la relazione sotto l’aspetto della regolarità delle forniture, della qualità dei componenti e dei servizi, e della riduzione dei costi (e non solo dei prezzi). Come terzo step, dal gennaio 2001 si è passati agli interventi in ambito di Ricerca e Sviluppo, con l’obiettivo di una gestione dei progetti che preveda: il coinvolgimento dei fornitori sin dalla fase iniziale dello sviluppo prodotto; la definizione delle milestones per la produzione in serie; e l’introduzione di tecniche di concurrent engineering che coinvolgano gli enti Ricerca e Sviluppo, Acquisti, Qualità e Logistica. Verso la produzione snella L’evoluzione verso un concetto di lean production ha inizio quando, nel novembre 1998 alcuni manager Ducati visitano gli stabilimenti della Porsche, rimanendo colpiti dall’organizzazione a livello di produzione e logistica della casa di Stoccarda. Si comprende rapidamente che alcuni principi della lean production, come il rifornimento “a kit”, avrebbero portato a forti vantaggi in termini di qualità, costi e tempi di attraversamento. In azienda inizia quindi la sperimentazione, all’interno del Reparto assemblaggio motori, del “Progetto “Supermarket”, un centro di collegamento tra entità fornitrice ed entità cliente che garantisce la continuità della fornitura secondo gradi si sicurezza prefissati. All’interno di questo centro vengono confezionati i kit per il montaggio in linea del motore, realizzando un’alimentazione a flusso mediante vassoi e carrelli. Il “supermarket” viene approvvigionato solo quando il “cliente” ha esaurito la giacenza del particolare, ed il materiale viene “tirato” senza sprechi. Potendo disporre, ad esempio, di tutti i componenti del blocco motore e di tutti i codici di minuteria ritenuti critici (opportunamente riposti in modo contato su un carrello di montaggio), non si verificano problemi dovuti alla mancanza di pezzi, spesso non colta dall’operatore. Un primo risultato si è avuto con l’eliminazione completa dei difetti dovuti al montaggio sul motore di codici errati (ad es. un particolare del motore da 600cc su un blocco da 900cc) e con la riduzione dell’80% dei difetti globali connessi all’assemblaggio. Gli obiettivi raggiunti e l’impatto psicologico di un tale cambiamento hanno avuto il merito di mostrare all’intera azienda che i principi della lean production potevano essere adattati a Ducati. Questi primi risultati hanno portato l’azienda ad avvalersi, dal settembre 1999, della consulenza di Porsche Consulting, impresa nata all’interno della Casa di Stoccarda per rispondere alle richieste di consulenza sulla base dell’esperienza maturata nell’implementazione della lean production. L’analisi iniziale ha evidenziato: la presenza di una grande quantità di materiale stoccato nell’area Logistica e Fornitori, pari a due mesi di produzione; circa 3 mila moto finite in magazzino, pari alla produzione di 22 giorni lavorativi; elevati tempi di set-up delle macchine nel reparto Lavorazioni Meccaniche; processi produttivi regolati da logiche “push”; processi non sincronizzati, sia all’interno di Ducati che IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE nei confronti dei fornitori; assenza di un’organizzazione volta a perseguire una strategia di miglioramento continuo. Inoltre, i concetti di design review, concurrent engineering, ed il coinvolgimento dei fornitori nello sviluppo di nuovi prodotti erano noti, ma non adeguatamente supportati. Sulla base delle ricognizioni preliminari, Porsche Consulting ha identificato alcuni obiettivi: incrementare la produttività del 15% nei due anni successivi mediante la riduzione del tempo di produzione ed il miglioramento della qualità del processo; ridurre i costi associati alla qualità grazie al miglioramento delle forniture; diminuire del 70% i difetti per ogni moto; ridurre di oltre il 15% i prezzi di acquisto dei componenti; ridurre del 50% i volumi dei materiali in magazzino; stabilizzare il processo applicando i principi del just-in-time all’interno di Ducati e nei rapporti con i fornitori; incrementare l’efficienza e lo sviluppo dei processi attraverso la riduzione dei costi; ridurre di almeno il 20% i tempi di attraversamento; adottare una politica di formazione e di informazione per tutte le risorse dell’azienda. Per applicare la lean production sono state individuate delle aree di interesse, la cui riorganizzazione viene eseguita sulla base di un programma di lavoro denominato Workshop. All’interno del Workshop, organizzato su un arco temporale di alcune settimane, 4-5 persone totalmente dedicate lavorano in team, dopo essere state indirizzate sul come trovare soluzioni in base ai principi del just-in-time e della produzione snella. Questo meccanismo, oltre a coinvolgere persone che rappresentano i maggiori conoscitori dello specifico ambito di attività, accresce la motivazione degli operatori, chiamati a generare idee. Ritornati alle mansioni ordinarie, i componenti del team hanno la possibilità di trasmettere le conoscenze a tutti gli altri dipendenti dello specifico reparto. I Workshop finora organizzati hanno prodotto risultati tangibili: nel corso dell’anno 2000 si sono tradotti in un recupero di oltre 30 mila ore, pari al 7% circa delle ore dirette ed a 3.300 moto in più. Seguendo il principio dello ”zero difetti” (secondo la logica “non accettare, non produrre, non fare avanzare errori”), nell’ambito del Workshop “Linea Monster”, ad esempio, si sono ottenute significative variazioni - rispetto alla situazione precedente - a livello di: tempo di ciclo (-10%), spazi occupati dalle giacenze (-20%), lead time (-32%), e qualità, misurata dal numero difetti per veicolo (-33%). Un altro esempio di miglioramenti, basati sul rispetto del principio della produzione a cadenza o sincronizzata, riguarda il Workshop “Collaudo Monster”. In quest’ambito, si sono registrate significative variazioni a livello di: moto procapite (+26%), spazi (-17%), lead time (-72%), work-in-progress (39%), qualità, misurata dai difetti in delibera su 100 moto. (-40%). La lavorazione “a cadenza” combinata con i principi del sistema “a trazione” ha migliorato, con riferimento al Workshop “Sottogruppi Monster”, i tempi di ciclo (-17,5%), gli spazi occupati (-24%), ed il percorso del materiale (-59%). Con riferimento al Workshop “Alberi motore”, nell’ambito delle lavorazioni meccaniche si sono registrati miglioramenti della qualità grazie ai minori scarti (-21%) ed ai minori livelli di giacenza (-63%). In sede di controllo finale, dal gennaio 1999 al dicembre 2000, si è registrata una riduzione del 45% del numero dei difetti per moto e, al giugno 2001, un’ulteriore riduzione del 25%. 223 224 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE I tempi medi di costruzione di un Monster nel periodo gennaio 1999dicembre 2000 si sono ridotti del 16%, ed un ulteriore calo del 6,1% è stato ottenuto nel semestre successivo. L’organizzazione dei primiWworkshop nell’area Lavorazioni Meccaniche ha reso evidente la necessità di creare un gruppo di lavoro incaricato dello sviluppo del Progetto Total Productive Maintenance, avviato nel gennaio 2000. La manutenzione sulle macchine è fondamentale in un’ottica di lean production: una rottura mette in crisi il sistema, non potendo più contare su buffer elevati tra una macchina e l’altra. A tal proposito, sono state individuate le macchine con minore efficienza, analizzandone i difetti e procedendo ad una loro diminuzione anche attraverso modifica delle parti componenti. Sono stati introdotti sistemi di controllo con lettura facilitata per verificare immediatamente la rispondenza agli standard di funzionamento. Inoltre, sono stati realizzati manuali di uso e manutenzione di semplice consultazione. Nel maggio 2000, ha preso avvio il Progetto Logistica con l’obiettivo di ottimizzare il flusso del materiale all’interno dell’azienda, ed in particolare modificare la metodologia di alimentazione dei centri di rifornimento (in ottica di “Supermarket”) e della linea. La semplificazione a livello di sistema di rifornimento dei materiali è condizione necessaria per ottenere un flusso lineare, snello e “tirato” dalla produzione stessa. Alla partenza del Progetto, ogni singolo componente veniva portato vicino al “Supermarket” o alla linea; quindi, un alimentatore smistava i diversi codici, ponendoli nei rispettivi scaffali o collocandoli a bordo linea. Il magazzino centrale era poi incaricato del recupero dei contenitori vuoti nei pressi della linea o dal “Supermarket”. Questa organizzazione del sistema di alimentazione generava un intenso “traffico” all’interno della fabbrica. Tra i diversi obiettivi che il Progetto Logistica intendeva garantire vi erano: l’assoluta sicurezza di alimentazione; il passaggio da un sistema push ad un sistema pull che mettesse a disposizione ciò che serve nell’esatto momento d’impiego; la riduzione del 50% del tempo di rifornimento; la riduzione del percorso di trasporto di almeno il 30%; la riduzione delle giacenze in linea del 30%. Alla fine del 2001, tutte le linee di assemblaggio erano rifornite da navette multicomponente che alimentano i materiali ingombranti ed i vassoi kit, preparati in appositi centri di frazionamento. Un treno elettrico (“Monster Express”) a cadenze regolari (ogni 90 minuti) scarica nel “Supermarket” o sulla linea i contenitori pieni, preleva i cartellini Kanban relativi ai componenti richiesti, ed infine preleva i contenitori vuoti in cui erano riposti questi componenti. Dopo aver percorso il tragitto, l’alimentatore ritorna alla stazione adiacente al magazzino in cui sono stoccati tutti i codici. Dopo aver reso i contenitori vuoti, controlla l’esistenza dei materiali e, se disponibili, carica il treno per il viaggio successivo. Se gli articoli non sono presenti, sollecita il magazziniere che li metterà a disposizione nei pressi della stazione. I miglioramenti, valutati con riferimento alla situazione precedente, introdotti con la cadenza della logistica, sono significativi. La giacenza materiale è passata da una media di 5,3 a 1,2 giorni; il tempo di attraversamento da 7,2 a 2,2 ore; i percorsi della nuova navetta sono pari a 2,5 km, contro i 27,7 km del sistema a carrelli elevatori; i pezzi IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE mancanti per errata giacenza sono oggi pari allo 0%, contro il 10,3% della situazione precedente. Con la nuova metodologia di alimentazione si sono inoltre ridotte di circa il 90% le moto incomplete per causa interna, cioè le moto incomplete a causa di un componente disponibile ma introvabile o consegnato in ritardo. Complessivamente, nel 2000, primo anno di introduzione, il Ducati Improvement Process ha creato valore corrispondente a 3.500 moto in più. Il progetto DESMO (Ducati Evolution and Supply Management Optimization) Il progetto DESMO è un’azione di miglioramento sui fornitori, il secondo ambito di intervento del DIP. Alla sua base vi è un nuovo concetto di partnership, una modalità di procedere sistematica e cadenzata, ed un miglioramento continuo sostenuto nel tempo che interessa i processi del committente, dei fornitori e dei subfornitori. Il progetto si compone di tre moduli - “Kaizen”, “Semplificazione” e “Analisi del prezzo” – che sviluppano un effetto sinergico nella ricerca del potenziale di riduzione dei costi. Con riferimento al modulo “Kaizen”, l’obiettivo è quello di eliminare gli sprechi a livello di processo produttivo: per tale motivo si ragiona su temi quali i sistemi di assemblaggio, il flusso dei materiali, la preparazione ed i tempi di attesa, l’organizzazione del lavoro, del processo e della singola attività, la rotazione dei magazzini. Con l’introduzione del “Supermarket” (l’unico magazzino componenti e prodotti a cui attingono le diverse stazioni di lavoro), e del “one-piece-flow” (la struttura della linea in cui sono presenti solo i pezzi necessari al completamento del prodotto), si ottengono miglioramenti a livello di superficie occupata, numero di operatori necessari, tempo di produzione e tempo di attraversamento. Relativamente alla “Semplificazione”, si ragiona in termini di prodotto, affrontando il tema delle misurazioni e tolleranze, del sovrautilizzo del materiale e della prestazione, della ridondanza a livello di caratteristiche funzionali. Infine, con riferimento all’”Analisi del prezzo”, vengono resi trasparenti i vari elementi che compongono il prezzo di acquisto. A tal proposito vengono individuate e misurate le componenti critiche del costo (materiale, costi produttivi, trasporto e imballaggio), provandone la plausibilità. Tra gli ambiti di verifica tipici vi è il paragone del ricarico praticato dal fornitore con quello praticato da aziende simili, oppure l’impiego di materiali meno costosi, la riduzione dei costi dei componenti acquistati dai fornitori di secondo livello, la plausibilità dei tempi di utilizzo macchina, la scelta corretta di processi e procedure. L’analisi del valore, svolta in comune tra Direzione Acquisti, Direzione Tecnica e fornitori, si è rivelata utile per individuare ambiti di miglioramento significativi sul costo dei prodotti. Le evidenze relative a componenti quali le pulegge sinterizzate, i bilancieri 2V non ramati ed i collettori di aspirazione sono indicative del potenziale di questa tecnica per una strategia volta al miglioramento continuo. Un elemento importante di questo percorso riguarda gli accordi tra le parti per la suddivisione dei risparmi ottenuti mediante l’analisi del prezzo, la semplificazione tecnica o l’applicazione dei principi del 225 226 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE miglioramento continuo, nonché degli investimenti che hanno connotati di specificità. La chiarezza nelle regole rappresenta un fattore incentivante: “Tutti i protagonisti del sistema del valore ottengono un vantaggio dal successo del progetto DESMO. I potenziali di risparmio si traducono in minori costi per il fornitore, minori costi di acquisto per Ducati, e riduzione di prezzo per il cliente finale. Gli accordi sono chiari. In caso di variazioni nel prezzo dei componenti, la suddivisione dell’ammontare risparmiato avviene in parti uguali tra fornitore, Ducati e cliente finale. Gli investimenti effettuati per attrezzature utilizzate esclusivamente per Ducati vengono sostenuti per 2/3 da Ducati e per 1/3 dal fornitore. I costi per attività svolte all’interno di Ducati, come i test di durata o i crash-test sono unicamente a noi imputabili, mentre il fornitore sostiene per intero i costi delle attività svolte presso le sue fabbriche”. [G. Giorgini, Direttore Operations Ducati Motor Holding]. Il team fornitore-Ducati è alla base del progetto DESMO. I progetti di miglioramento prevedono una fase di preparazione che a sua volta richiede una diagnosi della durata di 5 giorni compiuta presso Ducati, per l’analisi delle informazioni e delle problematiche che hanno origine all’interno del committente. In questa fase, che vede partecipe il team DESMO di Ducati con le controparti delle varie funzioni aziendali coinvolte, vengono compiute analisi in più direzioni: sul prodotto del fornitore, le variazioni richieste, l’attuale costo di acquisto, le variazioni del prezzo e le relative motivazioni, la struttura del fornitore ed i suoi bilanci, l’analisi dei volumi e le tipologie di subfornitura del fornitore, nonché la verifica delle attuali attività di miglioramento in atto. Sempre in fase di preparazione, il team Desmo ed il team fornitore svolgono una diagnosi interna, della durata di una settimana, presso il fornitore. In questa fase si analizzano gli elementi del modulo “Kaizen” attinenti il processo produttivo, quelli del modulo “Semplificazione” finalizzati alla verifica dei disegni presso il fornitore e all’ottenimento di alcune idee di semplificazione da parte del fornitore e da parte di Ducati, e quelli del modulo “Analisi del prezzo”, articolato per tipologie di costo. La diagnosi interna porta alla preparazione di un documento finale condiviso dal fornitore e all’ottenimento di uno starting point di costo. Le informazioni raccolte, confrontate e verificate, costituiscono la base per l’individuazione dei potenziali. La preparazione per la fase centrale del progetto DESMO, della durata di 5 giorni, si svolge presso Ducati e presso il fornitore. I partecipanti al team DESMO confrontano i risultati delle fasi precedenti, verificano la plausibilità dei dati, definiscono le aree di intervento per le attività “Kaizen” e di “Semplificazione”. In questa fase vengono elaborate le prime soluzioni e si mette a punto l’agenda per la fase centrale che, per la durata di 2 settimane, vede partecipi il team DESMO, con l’aggiunta di specialisti Ducati, ed il team fornitore. In questa fase viene svolto un primo Workshop “Kaizen” e si implementa il cambiamento nel processo produttivo. Dopo aver definito la riduzione dei costi connessi all’attività kaizen, si prevede un Workshop sulla semplificazione dei prodotti, con la IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE presenza di un esperto progettazione Ducati. Nella fase centrale viene anche svolta un’analisi dettagliata dei costi e del loro cambiamento, pervenendo ad una valutazione del risparmio complessivo. La fase centrale del progetto di miglioramento si conclude con la definizione delle azioni a medio termine, e con l’approntamento di una procedura di controllo, racchiusa in un verbale-protocollo condiviso tra Ducati e fornitore. L’ultima fase, della durata di cinque giorni, vede la partecipazione del team DESMO, incaricato della stesura definitiva del protocollo condiviso in cui viene definito il controllo avanzamento lavori per le soluzioni a medio termine e la verifica sistematica del piano di riduzione dei costi. Il progetto DESMO ha formalizzato i programmi di miglioramento dei team con un’apposita documentazione. Tra questi, il “Foglio delle idee” riporta i riferimenti del team fornitore-Ducati dedicato al progetto e documenta le ipotesi di ottimizzazione a livello di processo e di prodotto; contiene inoltre una stima del potenziale risparmio di costi, la definizione dei tempi di realizzazione e della responsabilità (un solo responsabile per Ducati ed un solo responsabile per il fornitore). Il “Foglio delle attività” contiene una descrizione dettagliata dei singoli provvedimenti intrapresi, la risorsa responsabile e lo stato di avanzamento delle attività. I risultati vengono sottoposti a verifica per il calcolo dello scostamento con il potenziale indicato. Per agevolare l’evoluzione verso la corretta interpretazione ed utilizzo del programma DESMO, Ducati organizza presso i fornitori corsi sui diversi moduli, aiutandoli ad implementare le misure per il controllo dei miglioramenti e della stabilità raggiunta. La razionalizzazione del capitale relazionale Dal 1996, Ducati ha ridotto il numero dei propri fornitori ed ha affidato il ruolo di partner ad imprese con le competenze necessarie nella fornitura di gruppi conformi ai massimi standard qualitativi, e nel coordinamento dei subfornitori di parti e componenti. Un esempio di questa tipologia di intervento sul capitale relazionale rappresentato dai fornitori è riportato in figura 8.3. Con riferimento al modulo “Fanale anteriore” per la linea Monster, si è passati, mediante consolidamento e ristrutturazione, da una struttura piatta con fornitura di parti e componenti assicurati da 7 fornitori - e da altrettante relazioni dirette - ad una struttura a quattro livelli con un’unica relazione diretta, quella con il fornitore Bosch, avente oggi la responsabilità dell’interno assieme. La razionalizzazione del parco fornitori è coerente con l’evoluzione dell’impresa verso un approccio alla produzione per “piattaforme”, ovvero moduli composti dall’assieme di componenti,13 la cui responsabilità è affidata ad un fornitore che può essere considerato il referente per più di una piattaforma (ad esempio, l’impresa Marzocchi gestisce la Forcella Monster 600, la 750 e la 900). 13 Alcune piattaforme sono rappresentate da: forcelle (anteriore e posteriore), ruote (anteriore e posteriore), filtro olio, serbatoio olio, testa cilindro, volano, pedane, coperchi frizione, carter, faro, airbox, “codone”, portatarga, pannello batteria. 227 228 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE Struttura Modulo “Fanale Anteriore Monster” Struttura precedente Assieme Fanale Anteriore Monster (Ducati) Minuteria (Bulloneria Galvani) Calotta fanale grezza (I.C.O.S.) Struttura attuale Minuteria (Bulloneria Galvani) Cavi (Bertocco) Calotta fanale verniciata (Vi.Pol.) Gruppo Ottico (Bosch) Lampade (Osram) Cablaggio (La Punta) Calotta trattata in Cataforesi (Kenver) Assieme Fanale Anteriore Monster (Bosch) Cablaggio (I.C.O.S.) Cuffia Connettori gommini (AMP) passacavo (Silicon Europe) Lampade (Osram) Gruppo Ottico (Bosch) Calotta fanale verniciata (Vi.Pol.) Calotta trattata in Cataforesi (Kenver) Calotta fanale grezza (I.C.O.S.) FIGURA 8.3. Esempio di modifica della struttura della rete di fornitura. Fonte: Ducati Motor Holding Il nuovo approccio ha permesso: la riallocazione di 93 persone; un risparmio sugli investimenti pari a 258 mila euro; un recupero di spazi pari a 800mq; una riduzione dei costi di gestione pari a 2,8 milioni di euro; ed un tasso di produzione giornaliera di 230 moto, contro le 55 del 1996. Con riferimento ai costi, le “piattaforme” consentono la riduzione della forza diretta interna e dei costi di immagazzinamento e trasporto grazie al minor numero di lotti in entrata. La frase del responsabile delle Operations di Ducati coglie gli obiettivi legati alla razionalizzazione: “Nel 1998 avevamo 236 fornitori di materiali diretti. Nel 2001 erano scesi a 175. Di questi, il 20% sono “strategici”, ed un altro 20% “importanti”. L’obiettivo è quello di portare al 15% i primi ed aumentare al 35% i secondi. Vogliamo creare know-how specifico a livello del fornitore ed attivare iniziative comuni per la riduzione dei costi. Stiamo promovendo le attività di co-design, con gruppi di ingegneri che interagiscono.” [G. Giorgini, Direttore Operations Ducati Motor Holding]. IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE La tabella 8.2 evidenzia i fattori alla base della corretta gestione del capitale relazionale. Ducati offre al fornitore occasioni di crescita mediante accordi di lungo periodo, nonché la possibilità di coordinarsi con altri fornitori per aspirare al ruolo di capo-commessa. Le competenze tecniche del committente sono a disposizione del fornitore, così come l’assistenza per l’individuazione, la schedulazione e la risoluzione dei problemi. Per beneficiare di una relazione di partnership, Ducati chiede al fornitore doti di flessibilità e reattività, fondamentali per la partecipazione ai progetti DESMO, concordando modalità e regole comuni. Una novità del nuovo approccio al fornitore è la sua partecipazione alla ripartizione dei risultati dei progetti DESMO relativi alla riduzione dei costi. Occorre che il fornitore dimostri di rispettare gli standard di qualità ed una propensione al miglioramento finalizzata anche all’eliminazione degli sprechi. Di particolare rilevanza risulta la sua capacità di ridurre i costi, coerentemente con gli obiettivi strategici assegnati agli Acquisti dal vertice di Ducati. Coerentemente con gli obiettivi strategici e con i compiti assegnati al DIP, sono stati individuati alcuni ambiti di intervento nel rapporto con i fornitori da attivarsi nel breve-medio termine. Gli sforzi intrapresi dovranno essere finalizzati al costante miglioramento degli standard di comunicazione con il fornitore, perfezionando le modalità per l’individuazione, la schedulazione e la risoluzione dei problemi. La riduzione del parco fornitori si dovrà accompagnare ad un aumento del numero dei fornitori capi-commessa, secondo la logica evidenziata dalla figura 8.3. Si dovrà ricercare inoltre l’azzeramento dei componenti non conformi, e l’eliminazione “a monte” di ogni problema legato alla qualità. TAB. 8.2. Regole alla base del nuovo rapporto tra Ducati Motor ed i propri fornitori. Cosa offre Ducati ai fornitori Cosa chiede Ducati ai fornitori Consulenza sull’organizzazione della produzione e sulla riduzione di costi Disponibilità al coinvolgimento nei progetti DESMO Accordi di fornitura stabili Concordare regole operative comuni Possibilità di forniture integrate Rispetto delle regole alla base del rapporto Maggiore partecipazione al business Rispetto degli standard Supporto tecnico nell’avviamento di nuove produzioni Massima attenzione al valore aggiuntoeliminazione degli sprechi Modalità per l’individuazione, schedulazione e risoluzione dei problemi Aumento della qualità Ripartizione dei risultati di riduzione dei costi nei progetti DESMO Fonte: Ducati Motor Flessibilità e reattività Riduzione dei costi 229 230 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE Per la corretta valorizzazione del capitale relazionale rappresentato dai fornitori, si considera critico il saper evolvere verso un rapporto basato su regole chiare e metodologie condivise. Nelle parole del Responsabile della Logistica di Ducati Motor: “In un’ottica di partnership, i fornitori partecipano con una maggior frequenza al nostro tavolo di lavoro. Nell’ambito del Ducati Improvement Process, promuoviamo l’interazione, chiediamo un livello di collaborazione mai sperimentato prima. Sentiamo la necessità di impostare il nuovo rapporto con metodologie e standard di comunicazione adeguati” [G. Contino, Direttore Logistica Ducati Motor Holding]. L’outsourcing. L’outsourcing ha riguardato tre ambiti principali di attività: le “piattaforme”, le tecnologie non strategiche, ed i servizi. Le prime sono, come si è visto, la conseguenza della razionalizzazione del processo produttivo per ridurne la complessità ed aumentarne l’efficienza. Gli assiemi funzionali che compongono l’architettura di prodotto sono stati decentrati ai fornitori partner, creando alleanze stabili con i responsabili dei diversi moduli (ad esempio, Brembo, Showa o Eaton). Con riferimento alle tecnologie non strategiche, Ducati ha iniziato alla fine del 1999 a decentrare tutta una serie di produzioni. Tra queste, i bilancieri, il carter 2V e, recentemente, le teste di cilindri a 4 valvole e gli alberi a camme per le nuove Superbike. La produzione interna si concentra sull’assemblaggio dei motori, sull’assemblaggio delle moto, e sulle lavorazioni meccaniche degli alberi a gomito e degli alberi a camme. Con riferimento ai servizi, i progetti hanno principalmente riguardato la logistica outbound. Il progetto sul Magazzino ricambi e accessori, avviato nel 1999, ha ottenuto il premio dell’AILOG (Associazione Italiana Logistica). Nel settembre del 1999, è stato avviato l’outsourcing del Magazzino prodotti finiti e distribuzione e, nell’ottobre del 2000, il decentramento dell’attività di vestizione.14 L’outsourcing ha portato a diversi benefici. Tra questi, la focalizzazione sul core-business, il trasferimento delle risorse umane in attività di produzione, la riduzione degli investimenti e la variabilizzazione dei costi, l’aumento della flessibilità operativa. Gli obiettivi di incremento della velocità di risposta al mercato e del livello di servizio, nonché quello di una riduzione dei costi hanno dimostrato la validità della pratica. Grazie all’outsourcing, negli ultimi tre anni Ducati ha riallocato 71 persone, e risparmiato investimenti per circa 7,2 milioni di euro. L’outsourcing distributivo ha apportato efficienza consentendo la riduzione del tempo di attesa tra ordine e spedizione, facilità di movimentazione, maggiore protezione e stabilità durante il trasporto, e l’eliminazione dei problemi di smaltimento di materiale presso i dealers mediante l’impiego di casse riciclabili. Per la logistica in uscita, si è scelto l’operatore Saima Avandero, grazie alle competenze maturate nel 14 Con riferimento alla logistica inbound, nel marzo del 2001 si è creato un deposito merci in entrata, e si sta procedendo con l’ottimizzazione dei trasporti, interni ed esterni, grazie anche all’intervento di un provider di servizi per l’ottimizzazione delle forniture di componenti. IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE settore automotive ed alle infrastrutture di cui dispone: 9 hubs internazionali, 21 terminali distributivi ed oltre un milione di mq dedicati alla Logistica. Nella nuova organizzazione distributiva, l’ordine viene passato dai Ducati Stores a Ducati che, a sua volta, invia un ordine di spedizione a Saima. Quest’ultima, preleva i ricambi o le moto dai magazzini automatici e li invia direttamente al punto vendita. Il Ducati Improvement Process descritto nelle sezioni precedenti è stato ampliato per ricomprendere, in una seconda fase, una serie di obiettivi e di percorsi di miglioramento che attraversano l’intera organizzazione. Gli ambiti originali della produzione in ottica di just-intime, del supply management con i citati obiettivi di riduzione di costi attraverso attività di miglioramento, semplificazione dei componenti ed analisi di costo, della logistica (interna, dei fornitori, e “outbound”), nonché l’ambito relativo a sicurezza/salute/ambiente (con la messa a norma delle macchine utensili, il perfezionamento del piano sanitario e la climatizzazione delle aree produttive) continuano ad essere presidiati. Il DIP si arricchisce oggi dei miglioramenti nell’ambito della qualità, con l’introduzione del free pass per tutti i codici e la gestione di tutti i processi produttivi in ottica “zero difetti”. Aree di intervento significative cui rivolgere una maggiore attenzione riguardano invece la R&D, con la riduzione dei tempi di sviluppo dei nuovi modelli, il perfezionamento delle pratiche di concurrent engineering e di design for assembly. Il “Progetto Knowledge” mira ad una strutturazione della documentazione e delle dispense in modo da minimizzare i tempi di apprendimento e di trasferimento, mentre a livello di customer satisfaction si appronteranno iniziative per eliminare i ritardi e minimizzare le lamentele. Questi ambiti di miglioramento vengono supportate da un’adeguata comunicazione, da un sistema di incentivi volto a premiare i suggerimenti, e da un’intensa attività di formazione - pari ad oltre 17 mila ore erogate - estesa a tutti i dipendenti, sulla filosofia del miglioramento continuo. 5. La Rete nel processo di sviluppo della com unità: l’esperienza D ucati.com Nel settembre 1998, Ducati presenta al salone motociclistico Intermot di Monaco il prototipo della MH900evoluzione, un omaggio alle mitiche imprese di Mike Hailwood che, vent’anni prima, con la Ducati 900 numero 12 vinse il leggendario Tourist Trophy dell’Isola di Man. La stampa ed il pubblico manifestano un tale interesse che Ducati decide di inserire un questionario sul proprio sito Web per verificare la disponibilità all’acquisto della “dream bike”.15 La risposta positiva porta Federico Minoli alla decisione di produrre una serie limitata di 2 mila 15 La MH900e è la moto tecnologicamente più avanzata nella storia di Ducati, non solo per la modalità con cui è stata venduta, ma per la tecnica progettuale e costruttiva. La tecnologia CAD (Computer Aided Design), ha permesso di sviluppare un modello a computer e quindi di scolpire un prototipo attraverso un link diretto con la macchina ad esso dedicata. 231 232 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE moto, da vendersi esclusivamente via Internet (www.ducati.com) a partire dalle ore 00.01 AM, GMT (Greenwich Mean Time) del 1° gennaio 2000.16 Dopo appena 31 minuti, si registra una vendita di 500 unità, al prezzo di 15 mila euro per tutto il Mondo. Trascorsi dieci giorni, l’intera serie di 2 mila pezzi, pari a due anni di produzione, viene prenotata, rendendo Ducati il primo e-tailer italiano17 ed uno dei primi in Europa, affermando la strategicità di Internet a complemento del Mondo Ducati evidenziato all’inizio del capitolo.18 Il successo inaspettato e clamoroso, ha inoltre posto in evidenza le potenzialità della Rete non solo come strumento di vendita, ma anche come importante forma di comunicazione con la comunità di ducatisti sparsa per il Mondo. Il 7 Febbraio 2000, nell’articolo “Fast Mover” il magazine Fortune esaltava la vendita online di Ducati, mentre il Financial Times del 1° febbraio 2000 coglieva gli aspetti di una “Italian way of the Internet”: progettare un prodotto esclusivo per evitare la cannibalizzazione degli altri prodotti, venduti tramite dealer. Il Financial Times del 6 marzo 2000, commentando il successo, evidenziava la differenza dell’approccio della Casa bolognese con quello di uno dei maggiori concorrenti, Harley-Davidson. Nel sito di quest’ultima, compare infatti: “For Harley-Davidson stuff, go to a Harley-Davidson dealer…Chat rooms are for people who drive cars. We prefer to chat in the middle of a national park with a few thousand of our friends”. [Dichiarazione riportata nel sito ufficiale Harley-Davidson, www.h-d.com]. Prima del lancio della moto MH900e, evento che segna l’evoluzione della Rete da strumento “di divertimento” ed informazione, a strumento di business, Internet era per Ducati una leva nell’ambito del marketing. I primi esperimenti consistevano nel rendere disponibile online parte dell’informazione relativa al Museo Ducati, e nell’asta elettronica di parti delle moto usate durante le gare dalla squadra che partecipa al Campionato Mondiale Superbike. Tramite l’asta Desmobid (www.memorabilia.ducati.com), nel 1999 si sono vendute memorabilia 16 Disegnata dal Direttore del Centro Stile Ducati, Pierre Terblanche, la MH900e ha ottenuto molti riconoscimenti per l’armonia dei singoli elementi che la compongono, e la coniugazione di stile ed innovazione frutto degli studi effettuati sui circuiti del Mondiale Superbike. 17 I clienti dovevano identificare il dealer a loro più vicino e fornire gli estremi della propria carta di credito. Dopo il controllo della disponibilità di fondi, l’ordine veniva trasmesso al dealer che decideva se accettarlo o rifiutarlo. In caso di risposta positiva, la carta di credito veniva caricata di un 10% in forma di caparra. Dopo l’assegnazione di un numero di conferma di ordine, il cliente veniva inserito nel registro ufficiale dei possessori di una MH900e. Il dealer inviava quindi al cliente l’accordo di acquisto, informandolo dello status delle consegne e del prezzo finale. Le richieste della moto, disponibile dopo circa 9 mesi dall’ordine, provenivano per il 38% dal Giappone, per il 30% dal Nord America, per il 30% dall’Europa e per la restante parte da Australia e Nuova Zelanda. 18 I dati forniti da Chl nel corso di Smau 2000, tenutosi a Milano, evidenziano la seguente situazione (ricavi da vendita via Internet, in milioni di euro): Dell Europe (100), Leisure planet (60), Gateway (50), Chl (43), Amazon Europe (36), Bol (34), Ducati (30), Expedia (13), Wstore (10), Qxl (5). IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE agli appassionati per circa 100 mila dollari, in gran parte devoluti in beneficenza. La risposta positiva ha portato l’impresa ad esplorare altre possibilità, tra le quali la citata vendita della “dream bike”. Il successo del nuovo canale è evidente anche articolando il dato di vendita: il 30% degli acquirenti della MH900e era al primo acquisto sulla rete; solo il 40% aveva posseduto una moto Ducati; il 63% ha acquistato anche accessori, abbigliamento e parti di ricambio; il 97% ha raccomandato il sito ad un amico, ed il 90% dei nuovi possessori si è in seguito dichiarato estremamente soddisfatto del processo di acquisto e del livello di servizio. Le vendite della “dream bike” hanno anche modificato la composizione degli acquirenti Ducati per area geografica: solo il 3% degli acquirenti del nuovo prodotto sono italiani, a fronte di un 32% di incidenza sul totale delle vendite della Casa bolognese. Il 37% delle richieste per la MH900e è provenuto dal Giappone, Paese che, sul totale vendite Ducati, incide solo per il 4%. Gli Stati Uniti hanno espresso richieste per un altro 28%, una percentuale significativa se si considera che in quest’area viene venduto il 15% delle moto Ducati. Nel luglio del 2000, Ducati crea la nuova divisione Internet, Ducati.com S.r.l., una società totalmente indipendente la cui missione è portare online la comunità dei ducatisti e offrire loro servizi mirati. L’investimento iniziale è pari a circa 5 miliardi di lire, una cifra relativamente bassa se confrontata con iniziative simili. Ducati.com, oggi formata da circa 30 persone, nasce per svolgere autonomamente ed in maniera professionale tutte le attività inerenti lo sfruttamento delle potenzialità del business in Internet a vantaggio del Gruppo Ducati. Con riferimento alla formazione di una online community, sono indicative le parole del Presidente, Federico Minoli: “Il nostro investimento in Ducati.com è il passaggio logico nello sviluppo del lifestyle Ducati. Per Ducati, Internet non riguarda solo la tecnologia, e l’ecommerce non ha solo implicazioni per la logistica a livello di acquisti e di vendite. Internet porta a trasformare in maniera radicale e irreversibile le relazioni tra ducati ed i suoi clienti. Abbiano scoperto che noi ed i nostri acquirenti siamo una comunità che condivide la stessa passione e gli stessi desideri. In questa comunità, apprendiamo insieme il potenziale della Rete e raggiungiamo insieme un obiettivo comune.” [F. Minoli, Presidente Ducati Motor Holding]. A due anni di distanza dall’avvio dell’esperienza, Ducati ha venduto online oltre 3 mila moto, corrispondenti ad un fatturato di oltre 60 milioni di euro. Il sito, con oltre 10 milioni di pagine visitate al mese, offre una visione completa del Mondo Ducati, con l’offerta di informazioni, intrattenimento, eventi speciali. Tramite il proprio sito, Ducati punta al rafforzamento del capitale sociale, rappresentato soprattutto dalla dimensione cognitiva e relazionale. Attraverso la Rete, si diffonde un linguaggio comune, si condividono esperienze, si rafforza il senso di identificazione e la fiducia tra gli appartenenti alla comunità; i fans possono ordinare moto speciali, accessori, abbigliamento, gadget di vario tipo, ricambi, nonché usufruire di scuola guida, viaggi e noleggio moto. 233 234 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE Quadro 8.3. La gestione del capitale intellettuale: il caso di Ducati.com* Nel settore delle dot.com è difficilissimo trovare persone se non vuoi pagare stipendi straordinari, cosa che noi non volevamo fare. Abbiamo composto il team attingendo a profili diversi, anche prendendo persone che provenivano da dot.com fallite: la differenza tra il fallire e l'avere successo con le dot.com è così labile che il livello intellettuale delle diverse persone è più o meno lo stesso. Abbiamo preso qualcuno in un momento di sbandamento perchè gli era andata male la cosa dove aveva messo tutti i suoi sogni e gli abbiamo dato un sogno alternativo immediato. Abbiamo preso persone che avevano un'ansia di libertà che l'azienda dove lavoravano non dava loro. Il loro contorno era opprimente. Abbiamo dato loro la possibilità di essere liberi e di fare le cose su cui erano specializzati. Devo dire che l'ansia di libertà ha fatto sì che si generasse un gruppo di diversi, ed i diversi si attraggono. Li abbiamo messi a fianco a noi, non con noi. Abbiamo riempito il vuoto attorno al gruppo degli ingegneri con un gruppo che ha avuto successo. Per questo abbiamo pensato di non farli collidere e di separarli dalla sede Ducati. Li abbiamo fatti crescere in una specie di vivaio. Occorre ora trapiantarli all'interno dell'azienda: lo faremo quando la dot.com avrà ottenuto un successo tangibile. Tra il capitale intellettuale presente in Ducati Motor e quello della dot.com appena creata non esistono modalità di interazione formale, perchè odiamo la formalità. Ci sono una serie di canali e di contatti aperti, perchè alla fine il contenuto è generato da Ducati e poi messo in rete da Ducati.com. Abbiamo scout indiani dentro a Ducati.com che vengono ad esplorare il terreno e ci sono scout di Ducati che vanno ad esplorare il terreno loro, scambiandosi informazioni. Abbiamo messo a fianco del Racing, ad esempio, un uomo di Ducati.com che si occupa di trasferire il contenuto…Forse le uniche occasioni di incontro sono i “pizza party”. Il blueprint mi è chiarissimo. Abbiamo assets che gli altri non hanno ed il nostro successo sulla Rete dipenderà dalla forza del brand, dalla comunità, dal contenuto e dal commercio che possiamo costruire sui primi tre elementi. La dot.com potrà anche arrivare a sopprimere la sua nutrice in un tempo che non sarà lungo. Basta pensare che fino a poco tempo fa i nostri databases sul consumatore erano quello basato sui dati forniti dai dealers dopo la vendita della moto per la garanzia e quello generato dal call center. Oggi la dot.com mi mette a disposizione un database multifunzionale Oracle supported che, una volta che ci ragioni su, capisci che dovrà essere l'unico di tutta l'azienda. Lo stesso succede per il marketing. La grande idea di Internet è che ti permette di confonderti con il consumatore in un modo esponenziale rispetto a quello che riusciamo a fare noi andando in giro con la moto. Lanciata e venduta la MH, dal reparto tecnico mi hanno proposto modifiche degli scarichi: i consumatori hanno detto “no, li voglio così!”. Abbiamo reso i nostri clienti partecipi nel processo di sviluppo e nel processo creativo, prima appannaggio esclusivo della Ricerca e Sviluppo. Alla fine, chi guida il gioco sarà il cliente, come è giusto via Rete. * di Federico Minoli, Presidente Ducati Motor Holding. Le newsletter, i resoconti delle gare, le interviste con i piloti o i IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE tecnici, le informazioni sui modelli, sui prezzi, sugli eventi (come il World Ducati Weekend), la storia dell’impresa, i concorsi on-line, le informazioni sulla manutenzione e sull’assistenza tecnica, la foto e la descrizione degli accessori speciali, contribuiscono inoltre a rafforzare il capitale relazionale. Gli appassionati possono dialogare direttamente ed in esclusiva con chi progetta, costruisce, collauda e porta alla vittoria le moto Ducati. Anche il dealer beneficia della presenza di Ducati.com: l’accessorio venduto in Internet, ad esempio, deve essere da lui montato sulla moto. Inoltre, il suo magazzino si alleggerisce di molti degli accessori commercializzati da Ducati. Dopo l’esperienza positiva della MH900e, l’impresa ha utilizzato la Rete per vendere altre limited edition, quali la 996R, la 998 Bayliss, e il Monster S4 Fogarty. La 996R, in particolare, equipaggiata con il nuovo propulsore Testastretta ed avente un prezzo di circa 26 mila euro, è stata venduta il 12 settembre 2000 in 500 esemplari, di cui 350 tramite Internet, in sole 8 ore, portando a realizzare oltre 9 milioni di euro di fatturato e confermando Ducati ai vertici dell’e-commerce italiano.19 Nell’ottica di rendere Ducati.com il portale verticale Internet (il cosiddetto vortal) per l’intera comunità di motociclisti, la Casa bolognese offre una combinazione di contenuti, intrattenimento, iniziative comuni e commerciali sottoposta a continue evoluzioni ed affinamenti. Nel novembre del 2000 viene aperto l’e-shop per la vendita di accessori e merchandising. Desmonet, un mercato digitale all’avanguardia nel business-to-business, collega tutti i Ducati Store italiani con l’azienda e tra loro, permettendo ai punti vendita di ordinare alla Casa madre moto, accessori, ricambi e abbigliamento. Attraverso questo “mercato”, i possessori di una DesmoCard possono ricevere informazioni direttamente dai dealer, relative, ad esempio, alla propria moto ed alle eventuali riparazioni apportate. Il club ufficiale dei possessori di Ducati (www.ducatiDOC.com) fornisce informazioni sugli affiliati, le corse, gli eventi, e conta oggi oltre 20.000 utenti. Il sito dedicato alle corse (www.ducaticorse.com) ha oltre 20 mila iscritti che ricevono tempestivamente i comunicati stampa ed i risultati delle gare. Il piano strategico di Ducati.com poggia su quattro colonne portanti, interessate da costanti azioni di rafforzamento: il brand, la comunità, il contenuto e l’e-commerce. Nel primo caso, Ducati ha posto in essere azioni volte a creare consapevolezza e a ridare forza al marchio, elemento indispensabile per una comunità che ruota attorno ad interessi condivisi. La qualità dell’informazione convogliata e dei contenuti agisce poi da ulteriore supporto, condizionando fortemente l’efficacia delle iniziative in tema di commercio virtuale. Nelle intenzioni di Ducati, l’effetto di rafforzamento del capitale relazionale e delle componenti del capitale sociale si ottiene con la piena integrazione della attività di B2C (businessto-consumer), B2B (business-to-business) e C2C (consumer-toconsumer). 19 Per ottenere l’autorizzazione a partecipare con un modello di moto al Campionato Mondiale Superbike, occorre venderne un numero non inferiore a 500. 235 236 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE Chat e forum Corse E-commerce contenuti comunità Homepages personali Aste Serie speciali Entertainment FIGURA 8.4. Il “Mondo Ducati.com”. Fonte: Elaborazione dell’autore su materiale Ducati Motor Holding Nel primo caso, oltre alla vendita di moto, accessori e abbigliamento, si prevede un ampliamento dei servizi offerti, sull’esempio delle agevolazioni finanziarie e assicurative precedentemente discusse; nel secondo, verrà a breve migliorata ed estesa l’interazione con i fornitori, i dealers e gli importator, includendo, ad esempio, servizi a livello di approvvigionamento per la rete dei propri fornitori; nel terzo caso, i clienti saranno presto messi in condizione di scambiarsi moto, accessori e parti di ricambio, con o senza l’intermediazione del dealer. Il mondo Ducati.com, un web di attività virtuali posto su un livello diverso ma complementare al core business di Ducati, è sintetizzato dalla figura 8.4. Il quadro 8.4, invece, riporta alcune riflessioni di uno dei protagonisti del successo di Ducati.com. Quadro 8.4. Ducati.com come moltiplicatore del valore* Il 1° gennaio 2000 ero a New York. Federico (Minoli, ndr) mi chiama all’alba e mi racconta del clamoroso successo di vendita della MH900e. Ho subito pensato: “Bene, c’è del lavoro da fare quando torno”. Lavoravo per Ducati negli USA e mi interessavo a Internet da circa un anno. Avevo cercato di capire come funzionasse questo sistema ricorrendo, attraverso amicizie e conoscenze, a chi sapevo essere coinvolto su attività legate alla Rete. Ho raccolto materiale, ho cominciato a riflettere. Internet era uno strumento di marketing per Ducati. Avevamo scoperto che al termine delle gare i fans andavano nell’immondizia e prendevano i pezzi rotti delle moto da competizione. Recuperandoli noi e piazzandoli online abbiamo portato alla luce un piccolo business: abbiamo venduto carene sfondate a 10 milioni, pistoni bruciati a 4 milioni. A marzo del 1999 ho presentato al IL LEVERAG IN G D EL C APITALE IN TELLETTU ALE E D EL C APITALE SO C IALE board di Ducati il percorso che, a mio parere, andava intrapreso. Ho cercato le persone, i locali e soprattutto i partner tecnologici: da lì è iniziato tutto. La scelta di vendere la moto su Internet è stata presa da Federico il 3 dicembre del 1999: una “moto da sogno”, che fra l’altro ancora non esisteva, non la si poteva vendere attraverso un canale tradizionale. Sulla nostra dot.com il sipario si è aperto il 12 settembre 2000, con una prima versione del sito. Dopo solo 12 ore avevamo venduto 350 esemplari della 996R a 26 mila euro, per un totale di 17,5 miliardi di lire di fatturato. La struttura di Ducati.com è molto snella. A tutt’oggi (dicembre 2000, ndr), ho 22 persone. Da Ducati provengono, me compreso, 5 persone. L’unico vincolo che mi sono imposto, non avendone avuti da Ducati Motor, è stato quello di non coinvolgere troppe persone della Casa madre per rispettarne gli equilibri interni. Internet va inevitabilmente ad impattare le funzioni aziendali rilevanti: le vendite, il marketing, la progettazione, la produzione. Poiché, come accade in ogni organismo, anche le organizzazioni possiedono “anticorpi” che vengono ad attivarsi per preservarne l’integrità, ho preferito iniziare con una struttura nuova, il più orizzontale possibile, anche un po’ confusa, il che a volte aiuta. A tutt’oggi esistono due gruppi di lavoro: uno sul commerce, e uno che si occupa di content e di community. Le risorse dedicate, quasi tutte sotto i trent’anni, lavorano come se fossero un unico team. I rapporti gerarchici non fanno parte della nostra cultura. L’efficacia di quello che stiamo facendo è straordinaria, non tanto per i risultati, quanto per il ritorno sull’investimento: le risorse impiegate sono tra 1/4 e 1/5 di quello che strutture equivalenti spendono. Uno dei maggiori problemi delle dot.com è il marketing budget. Di solito, prima si investe, e poi si ottengono ritorni. Il nostro approccio, la nostra path-to-profitability, è generare ricavi mentre generiamo contatti: con un brand forte attiriamo online la nostra community offline. Una volta portata sul sito, la aggreghiamo, la soddisfiamo con i contenuti (moto, accessori, tecnica, tecnologia, piloti, gare), la facciamo interagire creando una relazione con Ducati e tra ducatisti, in ultima analisi portandola a generare ulteriori contenuti (ad esempio, pubblichiamo le loro esperienze). In questo modo, con un minimo sforzo di marketing ed un budget ridicolo per una dot.com, riusciamo a fare e-commerce. Abbiamo dimostrato che Internet è molto di più di un mezzo per vendere: abbatte la barriera tra consumatore e Ducati. Trasformerà in maniera radicale e irreversibile il nostro modo di relazionarci con i nostri clienti e, nel farlo, moltiplicherà il valore di quanto acquistato. Ed è proprio in questo modo che intendiamo utilizzare Internet e la dot.com: produrre valore. Oggi il cliente acquista un brand, domani acquisterà l’appartenenza reale alla comunità. Se prima acquistavi un prodotto fisico, funzionale, oggi acquisti anche ciò che gli sta attorno. Tutte le associazioni emotive e di servizio che prima non c’erano, oggi sono acquistate con un click. Il beneficio marginale è superiore: vai a parlare direttamente con chi ha prodotto e disegnato la moto, o con chi la vende. Da Ducati.com passano tutte le attività legate alla Rete. Nasce come azienda dedicata al B2C, ma aree importanti riguardano il B2B sia nei confronti dei dealer che dei fornitori. Il B2B, in particolare, subirà forti evoluzioni: il cliente ordina la moto, la configura in Rete con gli accessori che vuole. L’ordine viene smistato ai fornitori, 237 238 C APITALE IN TELLETTU ALE E C APITALE SO C IALE responsabili di piattaforma che si preoccupano di realizzare gruppi di componenti. La Rete diventa uno strumento, un accessorio del business. In un secondo stadio, non molto lontano, i fornitori entreranno anche nel B2C: tramite Ducati, alcuni di loro potranno parlare ai fans, spiegare il proprio prodotto, creare il contenuto che interessa al cliente. Pensa a Bosch, a Ohlins, a Brembo: quest’ultimo ne ha da raccontare sui freni. Lui fa il brand, contemporaneamente genera ricavi perché gli do la possibilità di indirizzarsi a chi sappiamo essere interessato ai suoi prodotti, ed io fornisco un servizio al cliente. Con riferimento ai dealers, al canale fisico, li consideriamo un asset straordinario: su Internet Ducati vende “dream bikes”, edizioni speciali che visti i numeri non sono commercializzabili su una rete ampia. I dealers sono un pezzo importante del nostro sistema di comunicazione: non vogliamo sostituirli, ma integrarli, aiutarli a fare business. La dot.com consentirà loro di ridurre gli spazi richiesti, il numero di moto da esporre e da far provare al cliente, il catalogo accessori, portandoli ad ottimizzare le proprie risorse finanziarie. Nonostante la velocità con cui siamo cresciuti, ci piace pensare a noi stessi non come centometristi, ma come decatleti. Dobbiamo mantenere la capacità di cambiare, sempre: l’innovazione prima o poi tocca a tutti, c’è tanta gente in gamba. I concorrenti ci seguiranno, alcuni avranno successo. Quando ci raggiungeranno, però, Ducati avrà già fatto un altro salto, avrà una community funzionante. Se anche loro dovessero riuscire ad organizzare una community, noi saremo già in grado di offrire servizi avanzati ad una comunità allargata. La vera eccellenza sta nella capacità di innovare costantemente. * di Cristiano Silei, fino al 2000 Direttore Generale Ducati Motor Holding.