Atene e il “governo dei tecnici”

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Atene e il “governo dei tecnici”
PERCORSI DIDATTICI
Atene e il “governo dei tecnici”
Livia De Martinis
IL “GOVERNO DEI TECNICI” NON È UN’INVENZIONE MODERNA. ANCHE LA DEMOCRAZIA ATENIESE,
PUR BASATA SULLA PARTECIPAZIONE DIRETTA DEI CITTADINI AL GOVERNO DELLO STATO, HA CONOSCIUTO
FIGURE DI VERI E PROPRI TECNOCRATI, IN PARTICOLARE NEL IV SEC. A.C., FASE CARATTERIZZATA DALLE CRESCENTI
DIFFICOLTÀ ECONOMICHE. LA PIÙ SIGNIFICATIVA TRA QUESTE FIGURE È COSTITUITA DA LICURGO,
OGGETTO DI UN ARTICOLO PUBBLICATO SUL SITO IN NS RICERCA N. 8 (APRILE 2013).
L
a tecnocrazia (dal greco techne,
arte, e kratos, potere) è un sistema
politico controllato da chi possiede la più elevata specializzazione tecnica
nei vari settori. L’alternativa tra governo
dei politici e governo dei tecnici è assai
attuale nel mondo contemporaneo,
dove la necessità di rivolgersi a tecnici
è vista come un fallimento della politica,
o comunque come la conseguenza di
una sua incapacità, derivante dal bisogno di consenso, di affrontare provvedimenti dolorosi e impopolari.
In realtà, il problema è già della democrazia antica. L’Atene del IV secolo
a.C., caratterizzata da una crescente
complessità sul piano sociale ed economico, si dovette infatti confrontare con
una progressiva professionalizzazione
della politica (con la divisione tra uomini politici dotati di competenze militari e uomini politici che si dedicano
soprattutto al dibattito pubblico) e conobbe la presenza di veri e propri
tecnici al governo.
L’epoca dello splendore:
il V secolo
Atene occupò per buona parte del V secolo a.C. una posizione di primo piano:
all’indomani della conclusione delle
guerre persiane, perseguì una vera e propria politica di potenza, assumendo il
ruolo di prostates della Grecia e fondando la Lega delio-attica (478/7), nata
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come alleanza difensiva e ben presto divenuta uno strumento imperialistico,
anche e soprattutto a causa del tributo
imposto agli alleati. Il tributo, il cui gettito annuo passò dagli originari 460 talenti, fissati da Aristide all’epoca della
fondazione della lega, ai 1460 talenti del
425/4, assicurò ad Atene entrate annuali
tali da consentirle di mantenere la costosissima macchina democratica e di
avviare una prestigiosa politica edilizia.
La crisi politica
È a partire dal 431 che la città cominciò
a vedere messa progressivamente in
discussione la propria supremazia: la
guerra del Peloponneso (431-404) si
concluse, infatti, con la vittoria di
Sparta, che impose la sua egemonia sul
mondo greco. Neppure la fondazione di
una seconda lega navale (378/7) riuscì
a riportare in vita l’ormai passata grandezza di Atene; anche dal punto di
vista economico, la sostituzione dell’impopolare tributo con contributi volontari (syntaxeis), gestiti dal sinedrio
della nuova lega, diminuì in modo significativo l’afflusso di denaro alla città.
Dal punto di vista politico, dopo la caduta di Sparta, divenne necessario fare
Busto di Demostene. Copia
romana della prima metà
del II sec. d.C. da originale
greco dell’età ellenistica.
Roma, Musei Vaticani.
i conti con l’affermazione di Tebe e del
modello dello stato federale (371-362);
inoltre, all’orizzonte, cominciò a profilarsi la Macedonia, che nel giro di
pochi anni viene trasformata da Filippo
II e da suo figlio Alessandro in una grande potenza, con cui il mondo greco e
Atene in particolare dovettero confrontarsi.
La professionalizzazione
della politica e il ricorso
ai tecnici
Dalla metà del IV secolo a.C., Atene dovette così accettare un ruolo politico più
limitato: con la guerra sociale (357-355)
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la lega, pur continuando ad esistere, venne fortemente ridimensionata, mentre
con la sconfitta di Cheronea a opera di
Filippo II la città dovette rinunciare
alla conduzione di una politica estera di
potenza. È in questo contesto di forte crisi e di progressivo indebolimento economico e politico che Atene cominciò ad
avvalersi di tecnici, chiamati a ricostruire
le basi economiche e finanziarie della potenza ateniese.
Si è già ricordata la professionalizzazione
delle attività pubbliche, con una progressiva differenziazione tra le categorie
degli strategoi e dei rhetores. Ad essa fa
ora riscontro la creazione di nuove cariche legate specificatamente all’amministrazione fiscale e finanziaria: si tratta
dei tesorieri responsabili dei “fondi”
creati per accumulare risorse destinate
a specifici campi di attività, quali il
fondo “stratiotico”, destinato a finanziare
l’esercito, e il fondo “teorico”, destinato
a finanziare le attività ricreative (entrambi attestati da Aristotele, Costituzione degli Ateniesi 43, 1), e soprattutto del sovrintendente all’amministrazione generale dello stato, la dioikesis (che invece,
stranamente, Aristotele non ricorda).
Questi nuovi magistrati assumono un
ruolo molto significativo, estraneo alla
tradizione precedente, perché da essi Atene dipende per ogni spesa estranea all’ordinaria amministrazione.
Numerosi sono i tecnici, ricordati dalle
fonti, che in un cinquantennio si susseguono al governo di Atene: tra i più importanti vanno annoverati Agirrio (il cui
nome si lega soprattutto a una legge granaria), Callistrato (suo parente, particolarmente attivo, ad Atene e fuori da Atene, in campo finanziario), Eubulo e Licurgo. Essi, tralasciando prese di posizione fortemente ideologizzate e assumendo
un atteggiamento prudente, concentrano
la loro attenzione intorno a due poli:
quello dell’approvvigionamento granario, settore tradizionalmente cruciale per
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Atene, e quello della creazione di un accumulo monetario che possa essere
messo a disposizione della città per i suoi
bisogni.
Gli approvvigionamenti
granari
Quanto al primo aspetto, nel corso del
IV secolo Atene cerca di intervenire in
modo sistematico con una serie di misure. Agirrio nel 374/3 fa promulgare
una legge, attestataci per via epigrafica,
finalizzata a garantire al demos un’adeguata scorta di grano pubblico; nel
338/7 si istituisce un fondo speciale per
finanziare l’approvvigionamento granario. Negli anni Trenta le iscrizioni attiche
documentano ripetuti contributi volontari di cittadini e meteci proprio per l’acquisto di grano; inoltre la città, perduto
il controllo delle zone del Mar Nero, va
alla ricerca di nuove fonti alternative di
approvvigionamento, spesso collocate in
Occidente, in particolare in Sicilia, e cerca
di incoraggiare l’afflusso dei mercanti
nell’emporio del Pireo. Infine, si ha
un’intensificazione dello sfruttamento
agricolo dell’Attica, realizzato soprattutto
attraverso la messa a coltura di terreni in
precedenza lasciati incolti o destinati al
pascolo.
La creazione
di una riserva monetaria
Più complessi sono invece i metodi con
cui i tecnici cercano di garantire ad Atene
la costituzione di una riserva monetaria.
Innanzitutto è bene precisare che, stando
alle informazioni che possiamo trarre
dalla Costituzione degli Ateniesi di Aristotele (48, 2), nel IV secolo Atene, probabilmente proprio per far fronte alla
difficile situazione economica, provvede
a una precisa ripartizione dei fondi tra
le magistrature: questo procedimento,
definito con il termine tecnico di merismós (distribuzione), è regolato da specifiche leggi (la cui esistenza è attestata
anche per via epigrafica), la violazione
delle quali rischia di far incorrere in una
vera e propria denuncia, sottoposta all’assemblea. Così, se nel V secolo, all’apice della sua potenza e della sua ricchezza,
Atene aveva a disposizione un tesoro
centralizzato (anzi, più tesori), dal quale
i fondi venivano assegnati a seconda delle necessità e delle contingenze, nel IV
secolo vi è una più oculata gestione delle
finanze, a partire da una valutazione preliminare dei bisogni.
I “tecnocrati” ateniesi
Se si vuole scendere nello specifico dell’operato dei singoli tecnici che si succedono al governo della città, è possibile
fare alcune osservazioni più specifiche.
La già citata legge di Agirrio, risalente al
387/6, introduce una tassa sul “grano
delle isole”, cioè proveniente dalle cleruchie di Lemno, Imbro e Sciro, e attesta
l’introduzione di una forma di tassazione
diretta, in genere non praticata. Callistrato, figlio di una sorella di Agirrio, è tra
i promotori della seconda lega navale (a
lui si deve il suggerimento di sostituire
il tributo con le syntaxeis); egli agisce
inoltre come riformatore fiscale, riorganizzando la riscossione dell’eisphorá,
in origine tassa straordinaria per l’allestimento di spedizioni militari che viene
trasformata in una tassa patrimoniale ripartita su tutti i cittadini delle prime tre
classi soloniane, iscritti in unità fiscali
dette “simmoríe”. Le sue competenze finanziarie trovano applicazione anche in
Macedonia, dove Callistrato va esule volontario dopo il 366. Dal punto di vista
della collocazione politica Callistrato si
pone sul versante moderato, lo stesso in
cui si muove Periandro, il quale, nel 357,
promuove una legge che prevede che anche la trierarchia, cioè la “liturgia”, o prestazione obbligatoria, per l’allestimento
di una nave da guerra, sia inserita nel sistema delle simmoríe, in modo da ripartirne più equamente i costi. Sempre in
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questo ambito moderato opera in seguito Eubulo, il cui ruolo politico cresce
dopo la guerra sociale, insieme alla necessità per Atene di prestare particolare
attenzione alle questioni economico-finanziarie.
Eubulo prosegue l’attività di Callistrato
in ambito finanziario, con una serie di
misure atte a garantire nuove entrate alla
città di Atene. Da una parte, egli rifiuta
ogni impegno militare che non sia
strettamente necessario per la sicurezza,
così da favorire la rinascita economica
e commerciale di Atene, garantendo una
certa stabilità economica e permettendo
il rapido diffondersi di un benessere individuale, anche attraverso la destinazione al welfare delle riserve contenute
nel fondo militare: ciò lo porta in rotta
di collisione con il “politico” Demostene.
Dall’altra, Eubulo mette in atto un sistema di affitti di terre sacre e di vendite
di terreni pubblici, per lo più piccoli e
marginali, in precedenza abbandonati
e non sfruttati, così da procurarsi nuovi
introiti finanziari tramite la produzione
di nuova liquidità e con l’intento di
sfruttare al massimo tutti i terreni dell’Attica, allo scopo di far risorgere
un’agricoltura in difficoltà e di andare
incontro a una domanda alimentare
sempre crescente. Gli interventi di Eubulo, come già l’attività di Callistrato,
godono dell’appoggio di Isocrate, anch’egli interessato a una politica di ripiegamento e a una valorizzazione delle
risorse economiche cittadine; le stesse
preoccupazioni emergono, negli stessi
anni, dai Poroi di Senofonte, in cui
quest’ultimo si impegna a proporre
un sistema atto a garantire benessere ad
Atene indipendentemente da una politica imperialista, ormai non più praticabile oltre che impopolare.
Ma il tecnico per eccellenza è Licurgo,
responsabile per diversi anni, dal 339 al
326, dell’amministrazione di Atene e a
cui va ascritto il merito della fioritura
economica della città nell’età di Alessandro Magno. Successore di Eubulo nella
cura delle finanze ateniesi, egli mantiene
e sviluppa la politica economica del suo
predecessore, anche portando avanti la
pratica degli affitti delle terre sacre e del-
la vendita di porzioni di suolo pubblico.
Suoi obiettivi sono il riassestamento economico e finanziario della città e la sua
riorganizzazione istituzionale (è di questi anni la riforma dell’efebia, il servizio
militare svolto dai giovani tra i diciotto
e venti anni di cui parla Aristotele, Costituzione degli Ateniesi, 42). Il recupero
di risorse, oltretutto, gli consente una vivace attività urbanistica (con l’ampliamento della Pnice, sede dell’assemblea,
e del teatro di Dioniso) e il potenziamento della flotta (con la costruzione di
nuovi arsenali e il numero delle navi attestatosi a 200 unità).
Non si può negare al governo dei tecnici
ateniesi una certa efficacia: se la rinascita
economica della città ebbe come contraltare l’abbandono delle ambizioni politiche, gli obiettivi di risanamento e di
ripresa vennero comunque raggiunti. A
questa efficacia contribuì certamente la
forza che ai tecnici ateniesi venne dal sostegno del voto popolare.
Livia De Martinis
Università Cattolica, sede di Milano
BIBLIOGRAFIA
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