Diavel

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Diavel
DUCATI
DUCATI
ducati.com
01 I 2012
Lifestyle
Moto, moda e
accessori
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2012
8,- EUR
10,- USD
Ducatisti
Piloti, eroi e
campioni
The Redline Magazine
Diavel
Nero, potente, sexy
Superbike 1199 Panigale
La rivoluzione della specie
Editoriale
Benvenuti
in Ducati!
Un mondo fatto di stile,
design, tecnologia e passione
per le corse.
Questo magazine nasce per
raccontarvi quello che viviamo
in un anno qui a Borgo Panigale;
le gesta di eroi, piloti e appassionati, i retroscena, le nostre moto,
la nuova collezione di abbigliamento, e molto altro ancora.
Il pensiero che questa rivista
venga letta dai Ducatisti in ogni
parte del pianeta ci dà grande
entusiasmo.
Il nostro mondo può essere
descritto con tre parole magiche:
Authentic, Italian, Performance.
Ducati è Autentica. Teniamo
molto alla nostra autenticità che
si esprime attraverso soluzioni
tecnologiche esclusive come il
Desmo. Soluzioni che nel corso
degli anni sono diventate il nostro
inconfondibile marchio di fabbrica.
Gabriele Del Torchio
Foto: Thorsten Doerk, Cover Heiko Simayer
Amministratore Delegato e Presidente
di Ducati Motor Holding
Ducati è Italiana. Gli stabilimenti
di Ducati si trovano nel cuore
dell’Emilia Romagna, la “Terra
dei Motori”. Siamo orgogliosi di
essere italiani. Siamo orgogliosi
della nostra famiglia, della nostra
tradizione, della nostra eredità.
E naturalmente siamo particolar-
mente orgogliosi del fatto che
Ducati sia considerata in tutto il
mondo un’ambasciatrice del
Made in Italy.
Ducati è Performance. La competizione appartiene al nostro DNA.
La pista è il nostro laboratorio
tecnologico che viene messo al
servizio delle moto di serie.
La pista è anche il luogo della
passione che condividiamo con
i tifosi Ducati di tutto il mondo.
Crediamo anche noi, come diceva
Hegel, che “nel mondo nulla
di grande è stato fatto senza
passione”.
Tre parole che raccontano
l’eccellenza del marchio Ducati.
Un marchio che rifiuta qualsiasi
compromesso su design e performance, così come su comfort,
sicurezza e controllo. I nostri modelli lo testimoniano sulle strade
di tutto il mondo. E la nuova
Superbike 1199 Panigale, la
nostra straordinaria ultima nata,
impone un nuovo standard nelle
moto supersportive per prestazioni e bellezza. Piacere di guida
e stile di vita allo stato puro. ___
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Contenuti
Uomini che vivono
la propria passione
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Ducati è da sempre
sinonimo di sportività e
perfomance.
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“La moto per me rappresenta la libertà assoluta”, racconta Aldo Drudi.
Sono dieci anni che il suo design arricchisce
le collezioni Ducati, dai caschi alle tute in pelle.
Con i suoi trent’anni di esperienza alle spalle,
il designer è stato uno dei primi a dare volto e
riconoscibilità ai piloti GP.
La tradizione sportiva Ducati affonda le proprie radici in epoche in cui tutto sembrava possibile. O incredibile, come la vittoria di Mike
Hailwood™ sulla Ducati 900 NCR nel Tourist
Trophy dell’Isola di Man nel 1978. Oggi come
allora Ducati rappresenta in primo luogo la
storia di piloti leggendari, di uomini come
Hailwood™ che la scelsero per correre e ne
portarono il nome in giro per il mondo.
Un compito che Paolo Pirozzi – appassionato
Ducatista e presidente di un Club Ufficiale Ducati – ha preso oggi alla lettera: per il Ducati
Club di Napoli ha attraversato il mondo in sella
a una Multistrada 1200 e può così testimoniare
l’estrema resistenza di questa multipurpose.
Successi simili possono essere raggiunti
perché ingegneri e progettisti Ducati puntano
costantemente alla vittoria.
Lavorano per rendere sempre migliori moto
che sono già le migliori al mondo e da decenni,
grazie a innovazioni spesso rivoluzionarie, si
preoccupano di raggiungere quell’eccellenza
tecnologica che si misura con i successi sulla
pista, la vera seconda casa Ducati.
Il nome Ducati fa pensare automaticamente
ai circuiti di gara: a piloti come Troy Bayliss,
Carlos Checa, Nicky Hayden o Valentino Rossi,
tutti così straordinari da poter essere citati solo
in ordine alfabetico; a moto nate dalla passione, come la nuova Superbike 1199 Panigale,
una racer avanguardistica, o il Ducati Diavel
per un piacere di guida semplicemente diabolico; al calore dei fan più appassionati che acclamano i loro eroi e che oggi, con le collezioni
“Corse”, “Heritage”, “Company” e “Kids”,
possono testimoniare anche con il loro abbigliamento l’orgoglio Ducati. Ducati non è solo
motociclismo. E’ uno stile di vita.
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Foto Markus Bolsinger
Testo Francesca Corello
Super
bike
L’azienda italiana presenta la sua ultima creazione: la 1199 Panigale.
Costruita senza compromessi e con un solo obiettivo: vincere.
Velocità e sicurezza:
La 1199 Panigale è
stata sottoposta alle
prove più estreme.
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Training in pista:
centinaia di giri
per raggiungere
la forma perfetta
data da prestazioni
e affidabilità.
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Superbike
Nata dalla passione:
la Ducati 1199 Panigale
L
a 1199 Panigale è nata sulle piste ma il suo nome
di battesimo svela lo stretto legame dell’azienda
con il proprio territorio, Borgo Panigale, la zona
di Bologna dove Ducati è nata e ha da sempre
il proprio quartier generale. Una superbike semplicemente superlativa, fortemente innovativa
nella tecnologia e nelle soluzioni estetiche. La
pietra di paragone con cui dovrà misurarsi la concorrenza. L’ultima nata
della casa bolognese è espressione e frutto della grande passione degli
uomini Ducati per raggiungere quell’eccellenza motociclistica italiana
di cui l’azienda è orgogliosa portabandiera nel mondo. Più di quanto
sia mai successo in passato, l’esperienza di Ducati Corse è confluita integralmente in una moto di serie, in grado di riunire le innovazioni tecnologiche sviluppate nel corso degli anni.
La 1199 Panigale sarà la prima superbike di Bologna a non avere un
telaio a traliccio ma un monoscocca in alluminio. “La scelta del telaio
monoscocca è stato un elemento chiave per raggiungere l’obiettivo principale che ci eravamo imposti fin dall’inizio del progetto: realizzare una
moto che pesasse almeno 10kg in meno della 1198 (che ancora oggi è
la sportiva più leggera del parco motociclistico mondiale)”, racconta Cristian Gasparri, 1199Panigale Project Manager. “Sapevamo che non sarebbe bastato curare ossessivamente la riduzione di peso di ogni singola parte della moto. La nuova sfida era molto più ardua: dovevamo
trovare il modo per integrare le funzioni, con il fine di ridurre al minimo
“Per alleggerire il motore abbiamo utilizzato mail numero dei componenti e quindi il loro peso complessivo.
Il Monoscocca, (telaio-airbox) rappresenta quindi l’esempio principe teriali speciali, per esempio le leghe di madi questo concetto di integrazione ed efficienza”. Elemento portante del gnesio. Oltre al tempo è proprio il peso il notelaio monoscocca sarà il nuovo motore Superquadro, che mantiene la stro maggior nemico”, spiega Marco Sairu, Endisposizione a L e la famosa distribuzione Desmodromica, ma si pre- gine Project Manager “L’obiettivo consisteva
senta come un’unità completamente innovativa. L’interasse relativamente corto non impedisce l’impiego
di un forcellone lungo che consente di avere un’eleBellezza mozzafiato:
vata stabilità e di scaricare a terra tutta l’incredibile
già il prototipo seduce
potenza del Superquadro. Il sistema di scarico si caratterizza per il silenziatore collocato sotto il motore,
che contribuisce insieme alla posizione avanzata del propulsore a cen- nello sviluppare in tempi da record un motore
tralizzare le masse, ottimizzando la guidabilità. L’elettronica sofisticata di potenza elevatissima. Abbiamo fatto tabula
permetterà di controllare la dinamica di marcia e i 195 CV del motore, rasa: fermo restando alcuni elementi della tradizione Ducati come il Desmo ed il layout a L di
trasformando chi guida la 1199 Panigale in un pilota SBK.
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90°, sono solo una ventina i pezzi comuni ai precedenti motori. Per tutti gli altri siamo ripartiti
praticamente da zero”. Secondo Marco Sairu il
progetto ha la precisione di un orologio in cui
tutti gli ingranaggi devono coincidere e girare
in sincronia. “Ogni tanto sembra quasi di giocare a Tetris”. Il risultato: 195 CV, l’inconfondibile rombo Ducati e prestazioni eccezionali. La
1199 Panigale vuole essere un ringraziamento
rivolto ai Ducatisti di tutto il mondo, da sempre
fedeli alle rosse di Borgo Panigale, che vogliono
vivere le emozioni Ducati nella vita di tutti i
giorni e in pista. Per realizzare questo desiderio,
gli uomini Ducati, in pista o in fabbrica, danno
il meglio di sé, sempre.
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Teamwork:
ingegneri,
meccanici e
piloti lavorano
senza sosta alla
nuova Superbike. Con i loro
strumenti di
precisione
sembrano chirurghi in sala
operatoria.
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La rivoluzione
della specie
La 1199 Panigale rappresenta l’ultima evoluzione della fantastica serie
di moto bicilindriche sportive prodotte da Ducati negli ultimi 25 anni.
uesta storia comincia con la 851, introdotta
nel 1987 (24 anni fa!), che segna per molti versi
la nascita della Ducati “moderna”, introducendo
sul mercato il concetto di bicilindrico ad alte
prestazioni.
Fino a quel momento infatti le moto potenti sportive erano equipaggiate con motori a quattro cilindri, tipicamente di produzione Giapponese. Con l’introduzione del motore Desmoquattro della 851, dotato
di 4 valvole per cilindro, raffreddamento ad acqua e alimentazione ad
iniezione elettronica, la Ducati entra nel vivo della competizione delle
moto sportive. Grazie a questa moto comincia anche a correre nel Campionato Mondiale Superbike, dove, ad oggi, ha totalizzato la bellezza
di 17 titoli mondiali e superato il traguardo delle 300 gare vinte,
numeri che rendono la Ducati e le sue sportive bicilindriche la casa
motociclistica più titolata nel mondiale delle derivate di serie.
La 851 sarà poi sostituita dalla 888 e poi, nel 1994, dalla fantastica
916 che rappresenta a detta di molti osservatori
la moto di maggiore pregio di tutta la produzione
mondiale degli anni 90. I caratteristici valori DuE’ stata
cati – design estremamente curato, sensazioni di
guida dirette e reazioni fulminee, sportività – sono
esaltati come non mai.
La 916 diventerà poi 996 e 998, che introduce anche un’evoluzione
importante del motore che diventa Testastretta, per una riprogettazione integrale delle teste con la riduzione dell’angolo compreso tra le
valvole, e sarà sostituita dalla 999 nel 2003. Moto controversa che ha
diviso, come poche altre, il popolo dei Ducatisti e gli appassionati in
generale. Nel 2007 arriva la 1098. Leggerissima e potente, riprende
molti degli stilemi di design della 916: un grande successo. Seguirà
poi la 1198, con l’ultima evoluzione del motore Testastretta.
Nel 2012 la Ducati introduce sul mercato la 1199 Panigale. Quattro
anni di sviluppo, e un solo chiaro obiettivo: portare all’estremo le
sensazioni e le emozioni che solo una sportiva Ducati può regalare.
Per la prima volta dall’inizio di questa storia affascinante di moto
sportive, tutte rigorosamente rosse e bicilindriche, la 1199 Panigale ha
un motore tutto nuovo – nominato Superquadro per via del grande
alesaggio di ben 112 mm – che introduce anche un concetto estremo
di integrazione tra veicolo e motore che sposta in alto l’asticella dei
riferimenti per questa categoria di moto.
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Oltre 10 Kg più leggera della 1198 (che comunque esce dalla produzione con il titolo
di moto sportiva più leggera disponibile sul
mercato) e con oltre 20 cavalli di potenza in più,
si pone come un limite assoluto con cui confrontarsi.
Ma non solo peso ridotto e prestazioni. La
1199 Panigale ha, come ogni nuova Ducati
Sportiva, un design mozzafiato, e un contenuto tecnologico di prim’ordine, che spazia dal
proiettore full led, al cruscotto a matrice TFT
a colori, alle sospensioni elettroniche. Non
mancano ovviamente i tratti caratteristici che
sottolineano l’estremo sforzo nella riduzione
del peso, come i leggerissimi cerchi forgiati in
alluminio e completamente lavorati di mac-
una grande sfida
china utensile per ottenere spessori ridotti e
bassi momenti d’inerzia.
Con la 1199 Panigale intendiamo riaffermare
la centralità delle moto sportive per il nostro
marchio. Le corse sono già dietro l’angolo:
Ducati Corse è stata fin dall’inizio parte del
team di sviluppo. Da loro sono venute le indicazioni di base affinché la 1199 Panigale portasse su strada le geometrie e le scelte tecniche
più performanti utilizzate sulla SBK e anche
tutta l’esperienza dei motori MotoGP, ed oggi
gli restituiamo una fantastica base di lavoro
per i campionati Superstock e Superbike.
E’ stata una grande sfida, svolta spesso in
territori inesplorati della tecnica, affrontabile
solo grazie al contributo di un fantastico team
di appassionati e competenti tecnici e motociclisti, di cui sono orgoglioso di fare parte. ___
Claudio Domenicali
Direttore Generale di Ducati Motor Holding
© Ducati
Q
La bellezza dei dettagli. Gli ingranaggi
del nuovo cambio e
la pompa dell’acqua.
Nella pagina successiva il nuovo motore
Superquadro visto
da vicino.
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Superbike 1199 Panigale S
La nuova Superbike è una pietra miliare nella storia del motociclismo e,
come moto sportiva, porta gli standard a un livello decisamente superiore. Il design, straordinariamente
vigoroso, la rende un’icona dell’ingegneria motociclistica.
scocca in alluminio che integra il
motore come elemento portante.
Il bicilindrico detta le regole
Il motore è il Superquadro. Il bicilindrico più potente al mondo prodotto in serie.
Nuove soluzioni
La Panigale 1199 si distingue per lo
spirito innovativo. Come il mono-
Tipo: Superquadro, Bicilindrico a L,
distribuzione Desmodromica
Cilindrata: 1198 cc
Alesaggio x Corsa: 112 x 60,8 mm
Rapporto di compressione: 12,5 : 1
Potenza: 195 CV (143 kw) @ 10,750 rpm
Coppia: 13,5 Kgm (132 Nm) @ 9.000 rpm
Alimentazione: Iniezione elettronica.
Due iniettori per cilindro. Corpi farfallati
ellittici con sistema full ride-by-wire
Peso a secco: 164 kg
Outfit
Tuta in pelle con protezioni
composite, gobba aerodinamica, slider e spalle in
alluminio.
Tuta intera racing Ducati
Corse 12
Un casco di qualità superiore. La calotta
in fibre laminate composite lo rende
estremamente resistente agli impatti.
Una fascia protettiva di rinforzo avvolge
la parte superiore della calotta, migliorandone ulteriormente le performance.
L’imbottitura interna ergonomica in
materiale Dry-Cool è asportabile.
Casco integrale RX GP-7 Ducati Corse 12
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Libera
la mente
Il designer Aldo Drudi ha iniziato sin da giovane a creare lo stile dei piloti GP.
Creando le grafiche dei caschi Drudi è diventato un vero pioniere di questo settore.
Di lì a poco le strade di Drudi e Ducati si sarebbero incrociate. Con il loro primo
incontro, avvenuto più di dieci anni fa, iniziò una collaborazione che poi si è trasformata in amicizia. Durante la nostra visita nel suo studio sopra i tetti di Riccione ci
parla di sé.
Foto Thorsten Doerk
Testo Nicole Hille-Priebe
A
ll’inizio è tutto bianco. Per Aldo Drudi qualsiasi Strinsero amicizia, condividendo la grande pasfoglio vuoto si trovi sulla sua scrivania sione per il motociclismo. Era loro abitudine
strapiena di carta è un tassello di un futuro andare a scatenarsi con le loro moto da cross
ancora da scrivere, un ponte tra fantasia e all’alba sulle spiagge adriatiche, trasformate dal
realtà. Cercare schermi o trackpad nel suo studio è inutile. “Credo che mare durante la notte in piste da corsa perfette.
il computer cancelli i ricordi. Chi salva la propria creatività su un hard “Se lo fai oggi”, dice Aldo Drudi incrociando i
disk corre il rischio di copiare se stesso, prima o poi. Mi sento libero solo polsi, “rischi la galera”.
quando di fronte a me c’è un foglio bianco”. Forse è proprio questo il
Oggi molte cose sono cambiate. Lo studente
segreto del successo di Drudi, che da più di dieci anni disegna le colle- Drudi è diventato uno dei designer più richiesti
zioni Ducati, i caschi, le tute in pelle, i giubbini e lo sportswear, riuscendo in ambito motociclistico e il nome del grande
a essere sempre innovativo, sempre sorprendente, sempre unico.
pilota Rossi è Valentino: il figlio di Graziano,
“Ducati rende i suoi campioni delle leggende. Io dò loro un volto”, nove volte campione del mondo. Aldo Drudi
dice il designer cinquantaduenne dall’alto del suo studio all’ultimo conosce la rockstar dei circuiti dal 1979, l’anno
piano nel centro di Riccione, circondato dal verde e con un’enorme della sua nascita. Mentre Rossi junior divenfinestra panoramica dalla quale lo sguardo vaga sui tetti e sui binari tava grande, Drudi si faceva un nome come
dei treni fino a perdersi nel blu infinito del cielo sopra l’Adriatico. Dopo designer di caschi, equipaggiamenti e abbile moto, la seconda chiave per aprire l’anima di Drudi
è il mare. Come artista deve reinventarsi in continua“Bisogna essere curiosi”
zione e rompere i confini che trova davanti a sé: “L’ispirazione non viene da dentro, ma dall’esterno.
La si trova nel mondo, non in se stessi. Bisogna essere curiosi”.
gliamento da moto per i piloti dei circuiti. Il
Spesso è la costa rocciosa della sua città di nascita, Cattolica, marchio Drudi incarna la passione per il motoad attirarlo e ispirarlo. Proprio qui, alla fine degli anni Settanta, ciclismo ed è diventato negli anni una
Drudi fece la conoscenza del grande motociclista Graziano Rossi. garanzia di stile e design innovativo. “Se vuoi
Una finestra sul mondo: nel suo
studio di Riccione Aldo Drudi
ha un’enorme finestra panoramica
sulle colline della Romagna.
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Lavoro artigianale:
Aldo Drudi non crea
i suoi progetti al
computer ma su carta.
I disegni vengono
poi trasferiti direttamente sui caschi.
Magia: i quattro
elementi fuoco,
acqua, terra e aria
sul casco di
Valentino Rossi
sono pensati per
dare forza al
pluricampione
del mondo.
Oasi di pace: nello
studio di Aldo Drudi
c’è spazio a sufficienza per il lavoro
e per il relax. Anche
qui le suggestioni
motociclistiche
entrano in gioco.
“La moto per me
significa libertà assoluta”
27
fare bene questo lavoro devi essere anche tu un motociclista. Devi aver
sperimentato le sensazioni che si provano in sella, quando la moto e
l’anima diventano una cosa sola. Per me questa è la libertà assoluta”.
Tra ideali e valori condivisi l’incontro tra Ducati e Drudi era solo una
questione di tempo. “Non ci sono pressioni, solo fiducia. E soprattutto
rispetto reciproco”, ecco come il designer descrive il rapporto instaurato con la grande casa motociclistica bolognese. Di Ducati apprezza
soprattutto la qualità e l’affidabilità dei prodotti, la carica innovativa e
l’impegno per arrivare a essere i migliori. Conosce l’azienda come si
conosce un caro amico, ma una visita a Borgo Panigale resta sempre
una delle sue massime fonti d’ispirazione. “Ducati è qualcosa di
veramente particolare, è la moda e lo stile italiano nella sua forma più
sofisticata. E questo fatto non deve riflettersi solo nell’equipaggiamento o nelle linee delle moto, ma anche nelle collezioni di abbigliamento sportivo. La linea sportswear Ducati è perfetta anche per un
party in terrazza. Tanto più se in mano hai un bicchiere di buon vino”.
Questa genuinità sincera è inimitabile, non la si può imparare. È un
talento naturale Made in Italy, proprio come i paesaggi e il sole del
Mediterraneo. “Quando ho cominciato a lavorare come designer ho
avuto la fortuna di essere uno dei primi del settore”. Oggi Drudi lavora
con i migliori materiali e rifiutando qualsiasi compromesso. La tradizione, le storie e le leggende si vestono di forme e colori fluorescenti,
che diventano l’emblema distintivo dei campioni. “La gara è il test più
duro per tutti: piloti, motori e colori. Quello che funziona in gara, ha
successo anche sul mercato”. Per Drudi i suoi disegni sono più di un
ornamento. Sono un ingrediente magico. Devono dare forza ai piloti.
“Gli uomini hanno bisogno di rituali. Gli indiani sul sentiero di guerra
si dipingono il volto e il corpo non solo per sembrare più aggressivi
ma anche per allontanare la paura”.
___
Ispirazione: quando ha
voglia di mare, Aldo Drudi è
quasi sempre attratto dalla
costa rocciosa vicino a Cattolica, la sua città natale (a sinistra). Un break creativo di cui
si può ammirare il risultato
nei circuiti – o nel suo studio,
dove il posto d’onore è
riservato agli abiti indossati
in gara da Valentino Rossi
(in basso).
Più di un semplice ornamento: le creazioni
di Drudi sono un ingrediente magico
Un pioniere: Aldo Drudi
paragona le sue grafiche
ai colori di guerra degli
indiani: identificano in
modo inconfondibile il
pilota, gli danno forza e
allontanano la paura.
29
© Oakley Icon Ltd, 2011
Full Speed.
Full Style.
Ducati Collection Nicky Hayden
Signature Series HOLBROOK™
NICKY HAYDEN
MotoGP
Foto Sven Cichowicz
Che siano nati per garantire
sicurezza e performance
lo dimostrano i materiali,
l’ergonomia e le protezioni.
I caschi, le giacche e le tute
della collezione Ducati Corse
non mantengono solo le promesse in termini di funzionalità, ma esattamente come i
numerosi altri accessori della
linea, esaltano lo spirito racing
del marchio Ducati Corse.
Trasmettono dinamismo,
passione e voglia di vincere.
Tre attributi che si riflettono nei
colori proposti: nero,
bianco e rosso per ribadire che
energia e potenza sono
la nota dominante della
collezione Ducati Corse.
Spirito racing
32
Tuta intera in pelle D-skin
con protezioni composite
termoformate, inserti
preformati in alluminio
su spalle, gobba aerodinamica e slider. Tuta
intera racing Ducati
Corse 12
Casco racing in fibra con
visiera termoformata e
interno staccabile e lavabile. Casco integrale
RX GP-7 Ducati Corse 12
Canotta in cotone
elasticizzato con patch
ricamato su base in
carbonio. Canotta
Ducati Corse 12
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Giubbino tecnico in
pelle D-skin con protezioni composite su
spalle e gomiti. Predisposto per l’inserimento
del paraschiena e del
paratorace. Giubbino
in pelle Ducati Corse 12
Casco in fibra con
visiera termoformata
e chiusura D-Ring.
Casco integrale Ducati
Corse SBK
Lei: tuta spezzata in
pelle D-skin con protezioni composite,
gobba aerodinamica,
slider alle ginocchia e,
in alluminio, sulle
spalle. Tuta spezzata
Ducati Corse
34
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Felpa con stampe e
scudetto ricamato
su base in carbonio
autentico: con cappuccio e 1/2 zip per
lui, zip intera per lei.
Felpe Ducati Corse 12
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Polo manica corta in cotone leggermente elasticizzato.
Polo Ducati Corse 12
È come avere due giacche in una! Indossa il lato nero quando vuoi essere discreto,
scegli il rosso se vuoi sentirti più aggressivo. Giacca double-face Ducati Corse 12
Giacche con protezioni in tessuto tecnico con membrana impermeabile e traspirante.
Interno termico removibile e predisposizione per paraschiena.
Giacche Ducati Corse Logo
Casco in fibra con visiera termoformata e chiusura D-Ring.
Casco integrale Ducati Corse SBK
Canotta in cotone elasticizzato con patch ricamato su base in carbonio.
Canotta Ducati Corse 12
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Occhiali super
leggeri grazie alla
montatura in metallo con lenti anti
UV in Plutonite®.
Occhiali da sole
Plantiff®
Giubbino tecnico
in pelle D-skin con
protezioni composite su spalle e
gomiti. Predisposto
per l’inserimento
del paraschiena e
del paratorace.
Giubbino Ducati
Corse 12
Guanti tecnici in
pelle con inserti
in resina termoplastica e acciaio.
Guanti Ducati
Corse 12
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Giacca in tessutopelle tecnico con
membrana impermeabile e traspirante.
Spalle in alluminio,
interno termico
removibile e predisposizione per
paraschiena. Giacca
Ducati Corse
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Lei: tuta spezzata in pelle
D-skin con protezioni composite, gobba aerodinamica,
slider, spalle in alluminio.
Tuta spezzata Ducati Corse
Lui: T-shirt tecnica stretch in
Dryarn® (mantiene costante
la temperatura corporea).
T-shirt Performance 11
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Stivali racing con slider e
protezioni rigide. Stivali
Racing Ducati 1000 V3
Tuta spezzata con protezioni
composite termoformate,
inserti preformati in alluminio su spalle e slider.
Tuta spezzata Ducati
Corse 12
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Canotta in cotone elasticizzato con patch ricamato su base in carbonio.
Canotta Ducati Corse 12
Per i tuoi inverni sportivi indossa la cuffia Ducati Corse. Cuffia Ducati Corse 12
Costume da bagno. Blackriders Swimsuit
Polo manica corta in cotone piquet. Polo Ducati Corse 12
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ducati.com
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Checa il
Campione
“El Toro” ha preso la fortuna per le corna: con la Ducati 1198 Carlos Checa
trionfa nel Campionato Mondiale Superbike 2011. Grazie alla grinta, alla professionalità e all’entusiasmo di Carlos e del Team Althea, per la 14a volta un
pilota Ducati conquista l’alloro nel Mondiale Superbike e il 17° Titolo Mondiale
Costruttori sarà in mostra nel Museo Ducati.
© Ducati
Sulla vetta del mondo:
ad agosto 2011 Carlos
Checa ha ottenuto a
Silverstone la trecentesima vittoria in Superbike per Ducati. Da
grande appassionato
della montagna, per
festeggiare adeguatamente il risultato “El
Toro” si è arrampicato
sulla cima Castore, una
delle più alte d’Italia.
Foto: Picture-Alliance
Imbattibili: Carlos Checa
e la Ducati 1198 hanno
impresso il loro marchio
sul Campionato Mondiale
Superbike 2011. Lo spagnolo ha coronato la sua
favolosa stagione con il
suo primo titolo. Tutti, nel
box della SBK, hanno
gioito per questo trionfo.
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C
i sono anni che diventano indimenticabili: un
pilota esperto capace di guidare al massimo, un
team altamente qualificato e una moto dalle
prestazioni incredibili.
Carlos Checa - catalano - ha vinto per la prima volta il Titolo Mondiale SBK. Un traguardo che meritava già da tempo, anche se arrivato
solo all’età di 38 anni, anzi, per essere precisi, a due settimane dal suo
trentanovesimo compleanno.
15 gare su 26 del Campionato Mondiale, compreso il trionfo a MagnyCours. Una quantità di successi simile non è stata raggiunta neppure
da Carl Fogarty e Troy Bayliss nei loro anni migliori.
Qual è il segreto di questo successo storico? “Ho moltissima fiducia
nella 1198”, spiega Checa. “Posso contare su una grande Ducati: lei fa
quello che voglio io”. È anche lui a confermare l’ottima fase della sua
carriera: “Sono sempre stato molto sincero con me stesso e ho sempre
pensato a cosa fare per migliorarmi”. Carlos e la sua moto erano davvero maturi per questa vittoria. Poi fa una considerazione: “La vittoria
del Titolo Mondiale mi ha ringiovanito di dieci anni…”
Grazie a una lunghissima carriera ha raggiunto un livello di esperienza incredibile.
A 21 anni, nel 1993, Carlos Checa ha debuttato nel Grand Prix in sella
a una 125; solo due anni dopo cavalcava con autorità una delle moto
a due tempi più aggressive, e nel 1996 ha centrato la prima di due vittorie in questa classe. Il miglior piazzamento nel Campionato Mondiale
lo ha ottenuto nel 1998: nel circuito spagnolo di Jarama, con una grande
vittoria casalinga.
Oggi, finalmente Checa, oltre al suo numero preferito, il 7, dal quale
spuntano le corna del suo simbolo, il toro spagnolo, potrà sfoggiare
con orgoglio sul petto anche il numero 1 di Campione del Mondo.
Ma non gli basta: “Anche nel 2012 voglio vincere e combattere per
il titolo!”
Buena Suerte, Carlos!
___
Carlos Checa
Data di nascita
Altezza
Peso
Occhi
Capelli
15 ottobre 1972
175 cm
70 kg
marroni
castani,
ma presto grigi!
Numero fortunato
Numero di gara
Hobby
Circuito preferito
Prima vittoria in Catalogna
Primo podio in Malesia
Sito web
7
7
Sport
Laguna Seca
1996
1995
www.carloscheca.com
Carlos e la Ducati 1198 erano
semplicemente maturi per questo Titolo
© Ducati
Sul gradino più alto: Carlos
Checa ha centrato l’obiettivo.
Sul podio di Imola la gioia dello
spagnolo non ha conosciuto
limiti. Ha raggiunto questo traguardo per se stesso e per il
suo team di successo: “La mia
decisione di partecipare al
Campionato Mondiale Superbike è stata la migliore” afferma
Carlos Checa.
Fenomenale: i 20 podi nelle
24 corse stagionali fino al
conseguimento del titolo
confermano le qualità di
Carlos Checa e della Ducati
1198. Il Dreamteam ha
dimostrato di saper vincere
su qualsiasi percorso. Ernesto
Marinelli, SBK Project Manager
di Ducati, festeggia con Carlos
la vittoria di Silverstone.
51
Movie
star
Exit Wounds ::::::::::
2001 ::::::::::
USA
Ducati Monster
Eroi, gangster, alieni: per scappare in fretta, spesso nei film
d’azione una moto Ducati è la prima scelta.
Testo Nicole Hille-Priebe
Q
uando fuori l’asfalto brucia, le stelle di
Hollywood si trasformano in eroi. E non è certo
un caso se è spesso una Ducati ad aiutarli a
rendere possibile l’impossibile: da anni ormai
i registi di grido sono talmente persuasi delle
qualità delle moto di lusso italiane da riservare loro un ruolo centrale
nei film che dirigono. Tutto ebbe inizio nel 1971 con il capolavoro italofrancese di Nadine Trintignants “Tempo d’amore”, con Marcello
Mastroianni e Catherine Deneuve. La Ducati Scrambler 250 del film
era già all’epoca un’icona di stile, e ben oltre i confini italiani.
I film drammatici sono però un’eccezione nella sua lunga filmografia.
Il marchio Ducati incarna la potenza, il design e la performance, il mix
ideale per un adrenalinico action movie. Al Ducati Hypermotard si è ispirato nel 2009 il regista statunitense Joseph McGinty Nichol per la futuristica macchina da guerra Moto-Terminator, capace di pensare e di guidarsi da sola, nel quarto capitolo della saga. “In Terminator Salvation
la tecnologia raggiunge un livello così alto da diventare una forma d’arte,
una descrizione che credo si addica perfettamente anche alla Ducati”,
ha dichiarato “McG” all’inizio delle riprese.
52
Sei anni prima, più o meno in concomitanza
con il debutto della Ducati nella MotoGP, la Ducati 996 si era fatta notare sul grande schermo
in Matrix Reloaded. Per il vertiginoso inseguimento i fratelli Wachowski ricostruirono un
tratto di autostrada in una base aeronautica in
disuso. Nella scena gli agenti danno ancora una
volta la caccia a Neo (Keanu Reeves) e Trinity
(Carrie-Ann Moss). Saltando da un ponte, i due
atterrano su un camion carico di moto Ducati,
tra le quali una 996 che rappresenta la loro salvezza. Nella lotta contro il tempo e lo spazio,
una Ducati Campione del Mondo può rivelarsi
l’arma migliore: grazie alla sua velocità dà ai
due inseguiti il vantaggio decisivo.
Nel film di Oliver Stone “Wall Street – il
denaro non dorme mai” (2010), con Michael
Douglas nel ruolo del finanziere senza scrupoli
Gordon Gekko, la Ducati si presenta invece
Knight and Day :::::::::: 2010 ::::::::::
USA
Ducati Hypermotard 1100
53
Terminator 4 :::::::::: 2009 ::::::::::
Matrix Reloaded :::::::::: 2003 ::::::::::
USA
sotto una luce completamente diversa. Coprotagonista del film è Jake
(Shia La Boeuf), un broker elegante e sicuro di sé, che vuole migliorare il mondo investendo nelle energie rinnovabili e che guida una Ducati per non rimanere bloccato nel traffico. In sella allo Streetfighter S
l’ora di punta a New York è l’ultimo dei suoi problemi. E in mezzo al
traffico la moto fa una figura ancora migliore: le sue linee armoniose
si adattano perfettamente all’ambiente. Nel film “Wall Street” compare anche una Ducati Desmosedici RR.
Che anche gli alieni preferissero una Ducati lo abbiamo invece
scoperto un anno dopo nel thriller d’azione “Sono il numero quattro”.
L’attrice Teresa Palmer, considerata l’Angelina Jolie del futuro, ha
accettato la parte soprattutto perché come extraterrestre “numero sei”
avrebbe avuto una Ducati. “Recito il ruolo di una guerriera, un’esperta
di arti marziali. Sono sexy, guido una Ducati e non ho paura dei miei
Ducati Hypermotard
USA
Ducati Superbike 996
nemici. È davvero meglio non mettersi contro
di me”. Per prepararsi a un ruolo tanto impegnativo sotto il profilo fisico, si è duramente allenata per due mesi. “Esercitarsi a fare acrobazie, a sparare e a guidare moto, una rossa
Superbike 848. Davvero il massimo dell’eccitazione”.
Spettacolari scene di inseguimenti con
mirabolanti acrobazie, che finiscono con uno
snervante salvataggio all’ultimo istante,
sono il marchio di fabbrica degli action movie.
Nella lotta tra il bene e il male vince il più
veloce, non di rado su due ruote. Nel film di
fantascienza “Inception” (2010), vincitore di
TRON: Legacy :::::::::: 2010 ::::::::::
USA
Ducati Sport 1000
Una potenza incontenibile, un design scattante: la
migliore interprete degli “action movie” più innovativi
54
55
USA
Blockbuster: Ducati sul grande schermo
Ducati Streetfighter e Desmosedici RR
I Am Number Four :::::::::: 2011 ::::::::::
USA
quattro premi Oscar, Leonardo DiCaprio è la mente di un gruppo di
spie industriali che riescono a manipolare le persone entrando nei loro
sogni. I livelli onirici si sovrappongono e i cacciatori si trasformano in
prede. D’improvviso rimangono imprigionati nell’inconscio della loro
vittima, che chiude pericolosamente in un angolo gli intrusi con un Ducati Streetfighter S nero.
Uno che se ne intende di film d’azione è sicuramente Sylvester
Stallone. Quando nel 2010 accettò la regia de “I mercenari” con Dolph
Lundgren, Mickey Rourke, Jet Li e Jason Statham, oltre ad Arnold Schwarzenegger e Bruce Willis in parti cammeo, insistette per scegliere personalmente le moto del film. Nel casting la spuntò la Ducati Desmosedici RR. La
moto che nel film apparteneva a Jason Statham è oggi del rider professio-
Ducati Superbike 848
nista Jake Wand. “Questa Ducati è una delle moto
più spettacolari sulla faccia della terra e il fatto che
abbia recitato nel film la rende ancora più unica”.
Una pietra miliare nella filmografia della
Ducati viene ancora dal genere fantascientifico.
In “Tron: Legacy” Kevin Flynn (Jeff Bridges) è imprigionato nella realtà virtuale di un programma,
nella quale alcuni gladiatori sono costretti ad affrontarsi a vicenda in un’arena in sella a “moto di
luce”. A vent’anni dalla scomparsa di Flynn, il figlio Sam (Garrett Hedlund) riesce ad aprire un
portale di collegamento tra il mondo reale e il
Broker, guerriere, eroi che salvano il mondo:
in sella a una Ducati per andare più veloci
56
cyberspazio, in cui si addentra alla ricerca del
padre. L’unico ricordo materiale del padre, una
Ducati 1000 Sport, è nell’appartamento di Sam.
Quando alla fine i due si incontrano nella griglia
digitale del programma, il loro primo dialogo ha
come oggetto soprattutto la leggendaria Ducati,
che con il suo rude fascino era già un classico
quando Flynn poteva ancora guidarla.
Il tappeto rosso della Ducati si allunga di anno
in anno. Hollywood ama la sua stella speciale, e
lo dimostra l’elenco di tutto rispetto dei ruoli di
velocità, Made in Borgo Panigale.
___
_________________________
»Ça n‘arrive qu‘aux autres«
1971, France/Italy
Ducati Scrambler 250
_________________________
»Fled«
1996, USA
Ducati Superbike 748
_________________________
»Speed 2: Cruise Control«
1997, USA
Ducati 916
_________________________
»Conspiracy Theory«
1997, USA
Ducati SuperSport 900
_________________________
»Double Team«
1998, USA
Ducati Monster 900
_________________________
»Armageddon«
1998, USA
Ducati 748
_________________________
»Don‘t Say a Word«
2001, USA
Ducati Monster 900
_________________________
»Driven«
2001, USA
Ducati SuperSport 900
_________________________
»Exit Wounds«
2001, USA
Ducati Monster
_________________________
»Austin Powers in Goldmember«
2002, USA
Ducati ST2
_________________________
»Rollerball«
2002, USA
Ducati Monster 620
_________________________
»Blade II«
2002, USA
Ducati ST2
_________________________
»Matrix Reloaded«
2003, USA
Ducati Superbike 996
_________________________
»The Italian Job«
2003, USA
Ducati Superbike 748
_________________________
»Ride or Die«
2003, USA
Ducati SuperSport 900
Bollywood
News
_________________________
»Long way round«
2004, USA
Ducati Superbike 748
_________________________
»Catwoman«
2004, USA
Ducati Monster 620 Dark
_________________________
»La tigre e la neve«
2005, Italy
Ducati Superbike 748
_________________________
»The Simpsons«
2007, USA,
Ducati Superbike 999
_________________________
»Terminator Salvation«
2009, USA
Ducati Hypermotard
_________________________
»Yes Man«
2009, USA
Hypermotard 1100
_________________________
»The Expendables«
2010, USA
Ducati Desmosedici RR
_________________________
»Wall Street: Money
never sleeps«
2010, USA
Ducati Streetfighter e
Desmosedici RR
_________________________
»Knight and Day«
2010, USA
Ducati Hypermotard 1100
_________________________
»Tron: Legacy«
2010, USA
Ducati Sport 1000
_________________________
»Inception«
2010, USA
Ducati Streetfighter 1098
_________________________
»Fast and Furious 5«
2011, USA
Ducati Streetfighter 1098s
_________________________
»I Am Number Four«
2011, USA
Ducati Superbike 848
_________________________
»Haywire«
2012, USA
Ducati Monster 696
»Ra.One«
2011, India
Ducati Monster 1100
»Don 2«
2011, India
Monster 1100, Streetfighter,
Multistrada 1200
Movie still life Knight and Day / Creditline: © 2010 TWENTIETH CENTURY FOX, Italian Movie poster Knight and Day / Creditline: © 2010 TWENTIETH CENTURY FOX, Movie poster Matrix Reloaded / Creditline: © 2003 WARNER BROS.,
Movie Poster Terminator Salvation / © 2009 T Asset Acquisition Company / LLC. All Rights Reserved, Movie still life Terminator Salvation / Creditline: © 2009 T Asset Acquisition Company / LLC. All Rights Reserved, Movie poster Tron /
© 2010 Disney Enterprises / Inc. All Rights Reserved, Movie poster Wallstreet / © 2010 TWENTIETH CENTURY FOX, Movie poster I’m Number Four / © 2011 Dreamworks Pictures, Exit Wounds / Terminator 4 / Tron Legacy /
Matrix Reloaded / I’m Number Four and Wallstreet / Kobal Collection, Bollywood: Don 2 / © 2010 Rapid Eye Movies / Ra One / © 2011 EROS INTERNATIONAL / RED CHILLIES ENTERTAINMENT
Wall Street: Money Never Sleeps :::::::::: 2011 ::::::::::
Black
Beauty
Una città come passerella: a Milano il Ducati Diavel rivela il suo
carattere unico ed eccitante. Nero, potente e sexy: il compagno
ideale per un’avventura metropolitana.
58
Foto Markus Bolsinger
Testo Francesca Corello
I
mmagina di essere alla scrivania. Sei a Milano
e il tuo ufficio è all’ultimo piano di un palazzo
ignorato dalle guide di architettura. A volte ci si
può sentire in gabbia anche se si è circondati
da vetro e luce, guarda caso proprio oggi che ti aspetta un meeting
importante. Sulla carta il contratto sembra perfetto, ma sai che per le
trattative ti servirà la massima concentrazione. Tra due ore arriverà il
cliente. Fuori, il vento spazza le nuvole. Pensi al Ducati Diavel parcheggiato nel garage sotterraneo, con il motore ancora caldo per la corsa
fino in ufficio. Sai che quello che accadrà dipende solo da te.
Immagina di spogliarti velocemente e di indossare di nuovo la tenuta
da moto che avevi appena riposto nel guardaroba. Giacca e pantaloni
neri della linea Diavel, in morbida pelle di vitello, aderiscono al corpo
come una seconda pelle, mai troppo stretti. Nel tragitto verso l’ascensore prendi il tuo casco nero e argento, il complemento perfetto per le
linee sportive ed eleganti del tuo look. Quando le porte dell’ascensore
si aprono al piano del garage, la visiera si chiude decisa.
Immagina di premere il pulsante di avviamento, e che in quel preciso istante l’aria cominci a vibrare. Il classico rombo del bicilindrico
Ducati risuona possente, atletico, indomito. In mezzo al traffico il Diavel
mostrerà il suo lato elegante ma, qui sotto, i leoni possono ancora
ruggire indisturbati. In dialetto bolognese “diavel” significa diavolo,
un paragone che il diavolo in persona giudicherà lusinghiero quando
verrà raggiunto dal rombo intenso di questo motore Desmodromico.
Immagina di regalarti due ore. 120 minuti, 7.200 secondi, nella lingua
del Diavel 500 chilometri, solo andata e senza traffico, si capisce. Ora
non siate irragionevoli, il tempo in questa città non si può misurare in
chilometri all’ora. Milano è una città operosa e pulsante di vita, qui
sono nati, cresciuti e si sono affermati i principali trend del “Made in
Italy”. A Milano lo stile non tramonta mai, che si parli di moda, di
design o di architettura. I più famosi architetti hanno lasciato la loro
impronta nel panorama cittadino, dando vita a una splendida alternanza tra modernità e tradizione.
Pronta a scattare: con il
suo potente retrotreno,
il telaio a Traliccio stretto
sul fianco e il serbatoio
affusolato, anche quando
è parcheggiato il Ducati
Diavel sembra ansioso di
ricominciare a mordere
la strada.
Il giro d’onore: Milano,
questa città creativa e
pulsante di vita, richiede
la giusta colonna sonora.
Il rombo animalesco del
bicilindrico accompagna
ogni corsa in moto con
potente ruggito.
61
Milano downtown: Le
imponenti colonne
della Basilica di San Lorenzo risalgono all’epoca romana. Tutta la
bellezza della vecchia
Milano si nasconde qui,
tra gli edifici storici e
nelle piazze. Un’atmosfera particolare da
gustare sorseggiando
un caffè in uno dei piccoli bar del quartiere.
Immagina di divertirti sul serio. Il Diavel nero
non solo si adatta esteticamente all’ambiente,
ma immerso nei ritmi della città rivela le sue
strepitose doti da cruiser. Dal Duomo di
Milano, si arriva fino alla Scala. Nel labirinto
dei sensi unici il pneumatico posteriore da 240
mm del Diavel assicura un comfort totale anche
quando il traffico è a singhiozzo. I 162 CV a un
certo punto vogliono scatenarsi. Ci lasciamo
alle spalle il centro storico, le belle donne con
la passione per le scarpe e le braccia cariche
di shopper, e imbocchiamo di nuovo la corsia
di sorpasso.
Se un attimo prima garantivano comfort, ora
le speciali gomme extralarge della Pirelli si trasformano e reagiscono a qualsiasi manovra
e angolo di piega. È ora di svuotare la mente,
prima che il tempo a disposizione scada.
Immagina di ottenere quello che desideri.
Il Diavel rappresenta una nuova simbiosi tra
potenza e stile. Il suo assetto di guida non
lascia desideri inesauditi e dal punto di vista
tecnico può vantare tutte le ultime innovazioni
Ducati: ABS, Ducati Traction Control e Riding
Mode per migliorare la sicurezza, 162 CV con
un peso di soli 207 chilogrammi per garantire
dinamicità sportiva. Le performance elevate,
le linee pure e la sinfonia di questa moto
stabiliscono nuovi parametri di riferimento e
risvegliano il desiderio al suo solo passaggio.
62
Purezza del design:
il Diavel è la migliore
sintesi di moto
naked, da corsa e
cruiser. Le architetture moderne del
Centro Maciachini,
nell’ex quartiere industriale Carlo Erba,
esaltano le sue linee
pure e decise.
Performance 2
Ducati e Mercedes-AMG condividono la stessa passione per le prestazioni elevate,
l’esclusività dello stile e la cura dei dettagli ingegneristici. L’inconfondibile design del
Diavel Carbon è arricchito da elementi di raffinata sportività impreziositi dalla firma AMG.
Così si presenta il Diavel AMG Special Edition: splendidi cerchi forgiati a 5 razze, sfoghi
aria in carbonio attraversati da fregi cromati, scarico sportivo dal disegno inedito, sella con
cannettature orizzontali e inserti in Alcantara. Telaio, serbatoio e copri-sella passeggero nella
colorazione Diamond White della gamma AMG creano un aggressivo contrasto con il nero
opaco della fibra di carbonio. L’esclusività della versione è ulteriormente sottolineata dalla
targhetta applicata sul motore con la firma dell’operatore che ha manualmente calibrato la
fasatura del sistema Desmodromico. Come i brand Ducati e AMG, la Ducati Diavel AMG
Special Edition riunisce dinamicità e sportività. Per una perfomance elevata al quadrato.
Immagina di essere felice. Alle colonne di San
Lorenzo c’è ancora il tempo per un espresso
nel Martin Cafè. Un’ultima deviazione sulla
strada del ritorno conduce al Centro Maciachini, che con le sue architetture ultramoderne
è un esempio paradigmatico della Milano del
XXI secolo: una metropoli, in cui il vecchio e
il nuovo convivono senza contrasti, in armonia.
Immagina che non sia solo un sogno. Immagina di essere alla scrivania ma di poter essere
libero in un istante.
___
A Milano lo stile non tramonta mai, che si
parli di moda, di design o di architettura
© Ducati
A sinistra: Giubbino
in pelle con protezioni su spalle e gomiti.
Predisposte per il
paraschiena.
Giubbino BLW
Casco in fibra,
inferno staccabile e
chiusura D-Ring.
Casco intgrale BLW
Pit stop: dalle
vetrine del Martin
Cafè si riesce a non
perdere mai d’occhio
il Diavel. Prima di
riprendere la corsa
c’è giusto il tempo
per un espresso:
un sorso di caffeina
e una scarica di
adrenalina in un
colpo solo.
65
Ducati Official Fine Art Prints
ducatiart.com
Design your life with your passion
Diavel CroMo
Il Ducati Diavel è la quintessenza
della forza e della superiorità. Non
c’è moto che, al primo sguardo, sia
in grado di impressionare più della
dinamica muscle-bike di Bologna.
Un motore potente
Basandosi sul motore 1198, la
bicilindrica produce 162 CV e,
cosa ancora più incredibile, quasi
13 Kgm di coppia. In quanto a capacità di ripresa e di accelerazione
non conosce pari.
Cromo: oggetto di culto
La brillantezza del serbatoio cromato, che contrasta in modo deciso ed
elegante con il nero lucido, trasforma il Diavel in un oggetto di culto.
La sella realizzata con cannettature
orizzontali e i loghi Ducati dal sapore retrò completano questa interpretazione vintage dello stile Diavel.
Tipo: Testastretta 11°, Bicilindrico a L,
distribuzione Desmodromica
Cilindrata: 1198 cc
Alesaggio x Corsa: 106 x 67,9 mm
Rapporto di compressione: 11,5 : 1
Potenza: 162 CV (119 Kw) @ 9.500 rpm
Coppia: 13 Kgm (127,5 Nm) @ 8.000 rpm
Alimentazione: Iniezione elettronica,
corpi farfallati ellittici
Peso a secco: 210 kg
Outfit
Casco in fibra, interno
staccabile e chiusura
D-Ring. Casco integrale
Diavel-X
Giubbino in morbida
pelle bovina con protezioni rimovibili, è
predisposto per le
protezioni torace e
schiena. Giubbino
Diavel tech
The Ducati Official Fine Art Prints collection
is exclusively available on www.ducatiart.com
66
La sicurezza
viene prima di tutto...
Reality check: sulle
vecchie tute di Troy
Bayliss, conservate nei
laboratori Dainese, si
possono facilmente individuare le tracce di
alcune battaglie ingaggiate per vincere. Non
solo hanno conferito al
cuoio una patina specialissima ma possono
anche rivelare informazioni importanti per lo
sviluppo di nuovi materiali e tecnologie.
ma con stile!
Un’accelerata a tutto gas prima di assaporare la prossima curva, la mente
che viaggia libera... piaceri come questo si possono apprezzare fino in
fondo solo se accompagnati dalla massima sicurezza. E per garantire ai
Ducatisti una protezione di un certo stile, Ducati ha deciso di collaborare
con le migliori aziende. Tra i partner più fidati e di più lunga data figurano
la giapponese Arai, specializzata nella produzione di caschi, e l’italiana
Dainese, una leggenda dell’abbigliamento motociclistico.
Foto Thorsten Doerk
Testo Klaus-Achim Peitzmeier
C
he cosa hanno in comune Oscar Wilde e Hirotake
Arai? Se il poeta irlandese ammetteva: “Ho dei
gusti semplicissimi: mi accontento sempre del meglio”, il fondatore della celebre casa produttrice
di caschi Arai ha coniato la seguente filosofia: “I caschi che realizziamo sono
tutti di un unico tipo: il migliore”.
Alla direzione di questa azienda giapponese, a conduzione familiare, si
trovano oggi Michio “Mitch” Arai, appassionato monsterista, e il figlio
Akihito. Arai è più che un nome: è garanzia di altissima qualità, proprio
perché a comfort e sicurezza riserva la massima priorità. Prima di lasciare
gli stabilimenti, ogni casco prodotto viene firmato da chi l’ha materialmente
realizzato e successivamente sottoposto ad accuratissimi collaudi, per garantire il rispetto degli standard di sicurezza e qualità più elevati che fanno
di Arai un modello di affidabilità. E siccome anche l’occhio vuole la sua
parte, sul “versante estetico” i caschi realizzati da Arai per conto di Ducati
si avvalgono dell’esperienza di un designer di eccellenza del calibro di Aldo
Drudi. La sua ultima creazione prende spunto dallo sviluppo grafico della
nuova moto Diavel AMG. Il casco Diavel BLW si sposa in modo impecca-
Hightech: nel Technology Center Dainese le
idee innovative degli
ingegneri vengono
tradotte in realtà e
testate in laboratorio.
Nella ricerca e nello
sviluppo la funzione
protettiva è sempre al
primo posto.
68
bile alle grintose linee grafiche del serbatoio della
moto. Tutti i caschi Arai hanno una caratteristica
inconfondibile: la calotta multiple-density interna
dotata fino a cinque densità diverse, per garantire la massima protezione su ogni punto della
testa. Inoltre, alcuni modelli sono provvisti di
un’imbottitura interna che può essere sostituita
completamente o in parte. Il tessuto in microfibra
lavabile facilita la fuoriuscita di calore ed umidità.
Se in fatto di velocità Dainese la sa lunga, è fuori
discussione che il motociclista che affida la propria sicurezza ai capi di questo brand decide di
indossare la miglior pelle tecnica, la stoffa dei campioni. Non solo “the Doctor” consiglia Dainese,
ma anche Ducati, che nell’attuale collezione propone un’ampia gamma di giubbini, tute e guanti
con differenti tipi di protezioni, morbide e rigide,
dell’azienda di Vicenza.
TUMI.COM ©2011 TUMI, INC.
Expertise: il capo progetto D-air®
Franco Gatto (a sinistra), di Dainese,
discute con il collega Piero Primon
sui nuovi disegni per la collezione
Ducati. Foto in basso: i caschi artigianali Arai sono tutti perfettamente
identici. Dopo un approfondito
controllo sicurezza vengono dipinti
con grafiche e colori dell’ultima
collezione.
“D-air® è il nostro legame tra passato,
presente e futuro”
70
La funzione protettiva sta alla base di qualsiasi modello e alcuni progetti
sono così innovativi da richiedere una fase di sviluppo anche di dieci anni
prima di accedere alla commercializzazione. È il caso, ad esempio, del D-air
Racing®, sistema air-bag per tute racing lanciato sul mercato nel 2010 e
pensato per gonfiarsi in 45 millisecondi, e senza il quale Valentino Rossi e
Nicky Hayden non montano nemmeno più in sella.
La tecnologia D-air® testata su pista dai campioni Ducati è ora disponibile anche nella versione per strada, il D-air® Street. “Ad impartire comandi al dispositivo è una scheda SIM installata nella moto, mentre per
il passeggero ne è prevista una seconda. Per il D-air® Street i tempi di reazione devono essere ancora più rapidi poiché questo tipo di ambiente
presenta caratteristiche diverse rispetto alla pista”, spiega il direttore di
progetto Franco Gatto.
Ora ognuno può indossare il proprio sistema di sicurezza senza per questo
mettere a repentaglio la propria incolumità né quella altrui.
“D-air® rappresenta il nostro anello di congiunzione tra passato, presente
e futuro”. La collaborazione con due marchi leader quali Dainese e Arai rafforza e conferma la volontà di Ducati di essere sempre all’avanguardia, offrendo ai propri clienti il meglio anche in termini di abbigliamento tecnico
e sicurezza; senza mai perdere d’occhio lo stile!
___
Un casco firmato e certificato: nell’azienda giapponese a conduzione familiare Arai
regna questa filosofia: “Noi costruiamo solo un tipo di casco: il migliore”. Le calotte
recano la firma degli artigiani che le hanno realizzate.
Fotocredit Arai: Arai Helmet B.V. Netherlands
Fondato nel 1993, il laboratorio di sviluppo “Dainese Technology Center” (D-Tec) non si trova in
una zona industriale ma tra vigneti e masserie,
immerso nel verde della campagna. All’interno
di questo stabilimento d’avanguardia, un gruppo
di ingegneri si adopera per inventare i materiali
del futuro e nuove tecnologie. Dietro ad una delle
porte del D-Tec Center si cela una sorpresa, perché
qui viene appesa su lunghe file di attaccapanni
qualsiasi cosa abbia un nome e qualità. Se lo
spazio dedicato a Troy Bayliss è di due metri abbondanti, poco più avanti la combinazione di colori non lascia adito a dubbi: queste tute da corsa
sono appartenute a Valentino Rossi. Le tute più
vecchie di questa impressionante collezione risalgono ai tempi in cui Lino Dainese fondò l’impresa.
Suo è anche il progetto del 1971 della testa di diavolo stilizzata, ancora logo del brand. Un anno più
tardi venivano cuciti i primi pantaloni da motocross Dainese che rimasero di color nero come
tutti gli altri fino a quando lo stesso fondatore non
ebbe l’illuminante idea di portare i colori nel
mondo dell’abbigliamento motociclistico.
Dainese è rinomata per la particolare creatività delle proprie soluzioni. L’idea dei paracolpi
per ginocchia, ad esempio, è nata perché stanco
di vedere come i piloti, per proteggersi, incollassero sulla tuta visiere da casco, Lino Dainese sviluppò il cosiddetto “istrice”: uno slider per ginocchia composto di spazzole in gomma, che fu
successivamente perfezionato grazie all’introduzione di riporti in cuoio di grosso spessore, per
approdare poi all’attuale soluzione degli slider
in teflon e titanio.
NEW YORK
PARIS
TOKYO
SHANGHAI
HONG KONG
LONDON
DUBAI
MILAN
|
EXPLORE TUMI.COM
Foto Heiko Simayer
Mostrare con orgoglio la
propria filosofia e la propria
passione, citare con disinvoltura una storia tanto attuale oggi
quanto in un passato più o meno
lontano. Tradizione e modernità
si reinventano, diventando il
luogo di incontro di un tempo a
sé stante.
Non saranno solo i Ducatisti
più appassionati a scegliere lo
stile impeccabile di giacche e
magliette, cappellini, polo, felpe
e ogni genere di accessori firmati
con i marchi storici dell’azienda.
Leitmotiv ed elemento caratterizzante della linea “Heritage” sono
i logo e le scritte che richiamano
un periodo della storia della
Ducati che affonda nel mito.
Lo stile di una leggenda che si
riflette in accessori e capi di
abbigliamento di grande raffinatezza realizzati nel cuore del
Made in Italy.
Fascino senza tempo
72
Look fortemente retrò
per il giubbino in pelle
con protezioni su spalle
e gomiti. Disponibile
per uomo e per donna.
Predisposto per il paraschiena. Giubbino
Meccanica 11
Caschi integrali in
fiberglass, interno
staccabile anallergico
e chiusura D-Ring.
Caschi integrali Dark
Rider 11 e Twin 12
73
Lui: T-shirt in cotone con
stampa. T-shirt Scrambler
Lei: giubbino in pelle bovina nera traspirabile con
una raffinata personalizzazione tono su tono del logo
storico Ducati Meccanica.
Disponibile anche in versione maschile. Legend
jacket
74
75
1
3
2
4
4
76
1
Lui: T-shirt in cotone con stampa. T-shirt Bukle
2
Cappellino in jersey con logo ricamato. Cappellino Meccanica 11
Polo piquet in cotone con patch e ricamo sulla schiena. Polo Meccanica 11
3
T-shirt da donna a manica corta in cotone elasticizzato. T-shirt Meccanica 11
4
Canotta in cotone stretch con patch e stampa. Canotta Meccanica 11
77
Lui: T-shirt in
cotone con stampa.
T-shirt Eagle
Pantaloni in cotone
ed elastane con
scudetto in materiale rifrangente.
Disponibile anche
in versione femminile. Pantaloni
Shadow
Fibbia retrò.
Fibbia Eagle 11
Lei: Maglione in
lana merinos e
acrilico con patch
storici ricamati.
Disponibile anche
in versione maschile. Pullover
Historical
T-shirt in cotone
con stampa.
T-shirt Pin up
79
Sofisticato sapore vintage per
il giubbino in
pelle con protezioni su spalle
e gomiti. Predisposto per il
paraschiena.
Giubbino Eagle
80
Per lei e per lui felpa
con cappuccio in
misto cotone.
Felpa con cappuccio
Meccanica 11
Stile essenziale per la
polo 80s disponibile
anche in nero. Realizzata
in poliammide è un
capo fresco e leggero.
Polo 80’s
83
1
2
3
84
1
Felpa con cappuccio in cotone e poliestere. Loghi ricamati. Felpa con cappuccio Panigale
2
Cuffia double face e sciarpa con ricamo. Cuffia e sciarpa Meccanica 11
3
Lui: felpa con zip intera in cotone e poliestere. Felpa Meccanica 11
Lei: T-shirt in cotone con stampa. T-shirt Goggles
Giubbino in pelle con
patch dei marchi
storici impunturati.
Disponibile anche in
versione femminile.
Giubbino Historical
Sia per lei che per
lui t-shirt in cotone
con loghi applicati.
T-shirt Historical
86
87
Senza tempo
da perdere
Rossi e precisi: con un modello speciale della linea Fastrider,
Ducati e Tudor annunciano l’inizio di una nuova epoca.
Testo Dr. Ralf Konczak
L
88
Foto: Tudor Germania
a sola cosa che conta nel motociclismo è la ve- All’epoca nessuno poteva immaginare che
locità: lo scopo è essere più rapidi di tutti. Le fra- stava nascendo uno dei nomi più affascinanti
zioni di secondo sono decisive: separano il vin- e celebri della storia del motociclismo.
citore dagli sconfitti. Un cronografo registra esatHans Wilsdorf voleva creare orologi che fostamente il tempo trascorso. Per questo motivo, nel motociclismo, i sero piu’ accessibili e allo stesso tempo afficronometri sono strumenti tutt’altro che secondari. Un nuovo e parti- dabili come i modelli Rolex. Questo era lo
colarissimo modello di questo genere è il cronografo Fastrider Ducati scopo principale della Tudor. Grazie a modelli
firmato Tudor, la marca svizzera di orologi sportivi che vanta un’an- come il Tudor Oyster e il Tudor Oyster Prince,
l’azienda riuscì ad affermarsi negli anni tra il
tica tradizione.
A partire da giugno di quest’anno Tudor è Timing Partner di Ducati. 1947 e il 1952. Le prime campagne pubbliciPer inaugurare la collaborazione, l’azienda elvetica d’orologeria spor- tarie erano dedicate a mettere in evidenza la
tiva di prestigio ha presentato un modello dedicato a Ducati, apparte- robustezza e la precisione degli orologi Tudor.
nente alla linea Fastrider, naturalmente di colore rosso. La combina- Fra le altre, una lodava l’affidabilità del Tudor
zione del quadrante rosso con le tre bande nere e del cinturino in tes- Oyster Prince, che era riuscito a cronometrare
una corsa motociclistica di oltre mille miglia.
suto abbinato ricorda il design delle moto di Borgo Panigale.
Questa collaborazione rappresenta per Tudor una svolta verso uno Le caratteristiche principali di un Tudor erano
stile più sportivo. In questo senso Ducati, grazie alla
sua lunga tradizione nel motociclismo, è un partner
ideale. D’altronde il Fastrider Ducati è un orologio
La vittoria è segnata da frazioni di secondo
sportivo che non scende a compromessi. La nuova
cassa (42 mm di diametro) assicura resistenza assoluta, affidabilità e precisione, dimostrando la competenza tecnica e tutta l’esperienza di Tudor. L’orologio è impermeabile le casse impermeabili ed i meccanismi a cafino a 150 metri di profondità e il meccanismo automatico Tudor Ca- rica automatica. A metà degli anni Sessanta
libro 7753 rimane sempre ben protetto. La scala tachimetrica incisa uscì il Tudor Prince Submariner US Navy;
sulla lunetta permette la misurazione della velocità. Un pulsante posi- mentre l’ancora più conosciuto Tudor Oysterzionato a ore 9 permette di regolare la data ed è inserito all’interno di date Chronograph entrò sul mercato a partire
uno scudetto in acciaio con trattamento PVD.
dal 1970.
Le storie di queste due aziende sono chiaramente parallele. Nel
Da allora, l’immagine dell’orologio con lo
1926, Antonio Cavalieri Ducati fondò la Società Scientifica Radio Bre- scudo sul quadrante si è trasformata da ricetta
vetti Ducati (S.p.A.) per poter sfruttare il brevetto per la produzione di segreta a “must-have”. Precisi e resistenti, cacondensatori registrato dal figlio Adriano. Nel 1926 anche il marchio ratterizzati da un’anima sportiva e da uno stile
“The Tudor” fu registrato su richiesta di Hans Wilsdorf, il fondatore retro-chic. Sono queste le caratteristiche che
della Rolex, che lo rilevò personalmente nel 1936 per poi fondare, il 6 da decenni distinguono gli orologi Tudor, garantendo al marchio una forte identità di icona
Marzo del 1946 a Ginevra, la società “Montres Tudor SA”.
Nel 1946 Ducati iniziò a produrre il Cucciolo, un motore ausiliario a di stile di cui il Fastrider Ducati rappresenta un
quattro tempi per biciclette, ideato da Aldo Farinelli e Aldo Leoni. ottimo esempio.
___
A voi la
scelta!
Amati dal pubblico, campioni assoluti: sono
Valentino Rossi e Nicky Hayden. Ma che cos’hanno
in comune e in cosa sono diversi i due piloti del Team
Ducati del campionato MotoGP? Dieci domande
per scoprire qualche cosa di più su queste icone del
motociclismo mondiale.
© Ducati
Dreamteam: Nicky
Hayden e Valentino
Rossi non sono solo
colleghi, ma anche
rivali in gara. Da
vincenti nati amano
entrambi i bagni di
folla, oltre naturalmente alla velocità
sulle due ruote. L’italiano riesce a essere
sempre all’altezza della
sua fama da rockstar,
l’americano Hayden è
il sogno di ogni team
manager, di molte
ragazze e di altrettante
aspiranti suocere.
91
Profilo
Valentino Rossi
Profilo
Nicky Hayden
Data di nascita:
16 febbraio 1979
Data di nascita:
30 luglio 1981
Luogo di nascita:
Urbino
Luogo di nascita:
Owensboro
Altezza:
182 cm
Peso:
67 kg
Motocicletta:
Ducati Desmosedici GP11
Numero sulla moto:
46
Soprannome:
“The Doctor”
Primo GP:
Malesia, 1996
Prima vittoria GP:
Repubblica Ceca, 1996
Prima pole:
Repubblica Ceca, 1996
Titoli mondiali:
9 (1 x 125cc, 1 x 250cc,
1 x 500cc, 6 x MotoGP)
92
1
2
3
4
Rap o Rock?
Dolce o salato?
Bionda o bruna?
Tacchi alti o infradito?
5
6
Tè o caffè?
Pizza o pasta?
7
8
9
10
Bagno o doccia?
Mare o montagna?
Con o senza bollicine?
Sole o luna?
rock
salato
bruna
infradito per me... e tacchi
alti per le donne
caffè
non è facile...
mhhh… pasta!
doccia
mare E montagna
con
luna
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Rap o Rock?
Dolce o salato?
Bionda o bruna?
Tacchi alti o infradito?
Tè o caffè?
Pizza o pasta?
Bagno o doccia?
Mare o montagna?
Con o senza bollicine?
Sole o luna?
rap
dolce
entrambe!
per le donne infradito
di giorno e tacchi alti
di sera
caffè
pasta
doccia
mare
con
sole
(Kentucky, USA)
Altezza:
173 cm
Peso:
68 kg
Motocicletta:
Ducati Desmosedici GP11
Numero sulla moto:
69
Soprannome:
“Kentucky Kid”
Primo GP:
Giappone, 2003
Prima vittoria GP:
USA, 2005
Prima pole:
USA, 2005
Titoli mondiali:
1 (MotoGP)
93
4in
1
94
Testo Adam Baumgaertner
Cosa vuol dire trasformarsi senza limiti? Cercando di rispondere a questa
domanda, Paolo Pirozzi, Presidente del Ducati Dreams Club di Napoli,
ha messo alla prova la Multistrada 1200 come moto sportiva, da granturismo,
citybike e da enduro, in un giro del mondo in solitaria.
95
Giramondo: tappe
infinite nell’Ovest
degli USA, tornanti,
colline e terreni
sconnessi. La Ducati
Multistrada offre
un biglietto per un
giro del mondo
“all inclusive”.
A
ttraversare il mondo in sella a una Ducati Multistrada?
Percorrere in tappe infinite le interminabili strade sempre
diritte dell’Ovest degli Stati Uniti? Farsi strapazzare per
giorni lungo le peggiori mulattiere, nei deserti più sconfinati, dal freddo polare e dal caldo torrido, su piste sterrate? Immergersi
nel brulichio di gente delle metropoli asiatiche, buenos dias Mexico City,
hello London, hi Los Angeles, good bye New York e bonjour Paris? E se
non fosse abbastanza, misurarsi con i tornanti delle Alpi e volare sulla
Highway 1, con una breve puntata su un circuito da corsa? In sella alla
sua Multistrada 1200, compagna di un viaggio durato un anno intero e
lungo più di 90.000 chilometri, Paolo Pirozzi, presidente del Ducati Club
napoletano, ha dimostrato che è possibile.
Aver superato in scioltezza un test tanto delicato è un’ulteriore prova
delle capacità di resistenza di questa “multimoto” davvero versatile: una
miscela geniale che riunisce in un nuovo concept il meglio delle due ruote,
non solo riducendo al minimo i compromessi ma puntando anche sulla
96
complementarità e sulla sinergia dei punti di
forza.
Facciamo un esempio: la stabilità sui rettilinei
tipica delle Ducati, nata sui circuiti ad alta velocità
di tutto il mondo, è perfetta sul rettifilo finale di
Monza, ma permette anche di macinare chilometri
su chilometri da qualche parte in Siberia. Qui la
Multistrada fila via dritta come un fuso, in totale rilassatezza. Prima o poi, saremo banalmente grati
anche solo per l’elegante parabrezza montato
sull’abitacolo, un riparo dal vento, e per la comodità della sella. In gara aerodinamica ed ergonomia
possono decretare vincitori e sconfitti, ma nei viaggi
di lunga percorrenza, oltre all’ergonomia, è il
comfort l’ago della bilancia che separa chi arriva
da chi si perde per strada.
Giganteschi tir che pesano tonnellate rombano
sulle strade, lanciati a grande velocità, nel
viaggio infinito verso Oriente. Con una riserva
di potenza che non cessa di sorprendere, la
Multistrada sa lasciarsi alle spalle le dune
mobili che impietosamente si susseguono.
E non solo: il bicilindrico da 150 CV con raffreddamento a liquido si beve anche la pessima benzina venduta in quelle lande sconfinate, pompata in parte direttamente dai
barili. La Multistrada divora il tragitto senza
lamentarsi. La vera sfida sono però le strade
che si fanno sempre più impraticabili: dopo i
valichi ondulati l’asfalto diventa una striscia
sottile costellata di buche, per scomparire infine nel nulla. Per intere giornate la Ducati è
La Multistrada avanza
indisturbata nel lungo
viaggio verso Oriente
costretta ad arare sterrati e sentieri nella sabbia. Il contenimento del
peso sotto i 192 chilogrammi fa fronte anche a situazioni così estreme.
Le vibrazioni continue strapazzano il telaio fino ai supporti per le valigie laterali, la trazione deve fare i conti con l’aria satura di polvere e
con spaventose punte di carico che scuotono le viscere ad ogni sussulto della carreggiata.
97
In giro per il
mondo su due ruote
© Ducati
W
98
© Ducati
La potenza esplosiva della Ducati appartiene al
mito del motore Desmodromico. Ma non si diventa Campioni del Mondo senza la necessaria
affidabilità, anche sotto le sollecitazioni più severe. È proprio questa resistenza scritta nei geni
Ducati a permettere alla Multistrada di far fronte
a ogni percorso e situazione. Che il traguardo
sia la bandiera a scacchi o la salvezza in un’oasi
ai confini del deserto del Gobi, le Ducati sono
progettate per arrivare a destinazione.
Dopo il traffico incredibile dell’India, l’umidità tropicale della Malesia e l’attraversamento
del cuore rosso dell’Australia, con un cambio
radicale di scenario la Multistrada sbarca a New
York. Ma anche qui, nella giungla della metropoli, la Ducati mostra la sua natura da guerriero. La posizione alta della sella consente una
visuale panoramica, la silhouette affusolata e
la capacità di sprint sono ideali per destreggiarsi nel traffico conquistando la testa ai semafori. E naturalmente, è un vero tornado sulle
strade secondarie, così come nelle occasionali
scorciatoie.
Le differenti modalità di guida adeguano
le componenti elettroniche e il controllo della
trazione all’impiego. Nel Riding Mode Urban la
Multistrada lavora con una potenza ridotta, ma
il motore reagisce con prontezza all’acceleratore, come nella versione “Enduro” che prevede la possibilità aggiuntiva di una taratura
off-road del Ducati Traction Control.
Il gran finale? Naturalmente sulle Alpi. Gli imprevedibili tracciati a serpentina dell’alta montagna sono il terreno ideale per la Multistrada.
Trasformarsi, superando ogni limite:
la Multistrada 1200 S
Pikes Peak Special
Edition, nata dalla
vittoriosa partecipazione alla Pikes Peak
International Hill
Climb Race, rappresenta tutta l’attitudine
racing Multistrada.
orld Ducati Week 2010: la kermesse Ducati a Misano ha battezzato l’inizio del più incredibile giro
del mondo in solitaria di un uomo
con un grandissimo cuore Desmo. In sella alla sua
Ducati Multistrada, Paolo Pirozzi, Presidente del Ducati
Club napoletano, è partito dal Mediterraneo, atteso da
subito con trepidazione dai Ducati Club di tutto il
mondo. In poco meno di un anno la Multipurpose Ducati Multistrada 1200 ha varcato i confini di dozzine
di Paesi, percorrendo oltre 90.000 chilometri. I Club
hanno accolto calorosamente il “Ducati Hero”, festeggiandolo al suo passaggio. L’entusiasmo e il sostegno
della comunità internazionale dei Ducatisti rimarranno
un ricordo indelebile per quest’uomo avventuroso che
ha superato senza esitazioni deserti, percorsi sterrati e
terreni impervi, un viaggio nel corso del quale, racconta
Pirozzi, ha potuto conoscere e apprezzare il sistema di
sicurezza e i quattro Riding Mode della sua Multistrada.
Potenti accelerazioni, frenate decise e un controllo pazzesco che permette di pennellare quasi ogni linea, portano la Ducati da nord a sud
in tutta sicurezza e con il massimo piacere di guida. Nel Riding Mode
Sport il motore gira più aggressivo, morde la strada e riduce il controllo della trazione. E gli ammortizzatori, che hanno assorbito i colpi
peggiori per oltre 90.000 chilometri, si distinguono ancora una volta
per l’assoluta precisione e la strepitosa risposta, come se fossero davvero nati per un motore sportivo.
Spiriti inquieti e vagabondi di tutto il mondo, fate attenzione: non
esiste un miglior compromesso della Multistrada. Un attimo però, forse
la Multistrada S con le sospensioni regolate elettronicamente potrebbe
aumentare ulteriormente il piacere di guida. Ma prima dobbiamo sentire il parere di un altro globetrotter.
___
Multistrada 1200 S Touring
Una combinazione fino a oggi ritenuta impensabile è finalmente divenuta realtà: quattro moto in una.
Un motore dalla potenza superiore
Il motore testastretta 11°, con anima
sportiva, è ideale per viaggiare e godibile al massimo per ogni utilizzo.
Autorevole e sicura
Oltre alla sua incredibile potenza,
la Multistrada seduce per la sua elettronica intelligente e per i materiali
pregiati. Autorevole e imperturbabile
va dritta per la propria strada.
Tipo: Testastretta 11°, Bicilindrico a L,
distribuzione Desmodromica
Cilindrata: 1198 cc
Alesaggio x Corsa: 106 x 67,9 mm
Rapporto di compressione: 11,5 : 1
Potenza: 150 CV (110 kW) @ 9.250 rpm
Coppia: 12,1 Kgm @ 7.500 rpm
Alimentazione: Iniezione elettronica,
corpi farfallati ellittici
Peso a secco: 192 kg
Outfit
© Ducati
Giubbino in membrana
Gore-Tex® impermeabile
e traspirante. Giacca Strada
Tour GT
Casco in fibra di vetro con imbottitura
interna asportabile in tessuto anallergico e chiusura D-Ring. Casco integrale
Strada Tour
101
Nati
per essere primi
Il volto della vittoria: la storia della Ducati è stata scritta da piloti leggendari,
uomini che hanno scelto di correre alla guida di una sua moto. Furono i
cavalieri della tempesta, pionieri che portarono per il mondo il nome Ducati.
Testo Emmy Muehlhaus
S
e vogliamo individuare un’ora zero, possiamo
dire che tutto ebbe inizio nel lontano 15 febbraio 1947, giorno in cui, con la grande vittoria
di Mario Recchia sul motore Cucciolo, l’azienda
di Borgo Panigale si ritrovò all’improvviso sulla
bocca di tutti. Nell’immediato Dopoguerra, in quegli anni convulsi in
cui si andava ridisegnando il nuovo ordine mondiale, scarseggiava
quasi tutto, già prima della siccità che avrebbe colpito l’Italia nell’estate del ‘47. Con il tempo si fece sentire anche un
desiderio che il pane da solo non sarebbe mai riuscito
“Win on
a soddisfare: era la fame di normalità, di distrazioni,
di una prospettiva. I successi di Recchia, uno dei pionieri in tal senso, dimostrarono che era possibile ottenere il meglio da
sé e dai materiali a propria disposizione persino nelle condizioni più
sfavorevoli, con la forza di volontà, l’ambizione, l’iniziativa personale,
l’intelligenza. Recchia fu il vero progenitore di quella mentalità vincente che contraddistingue ancora oggi i piloti Ducati.
Ben presto gli uomini della Ducati divennero un simbolo internazionale. In Emilia Romagna la gente ricompensò i suoi campioni con una
febbre improvvisa per il motociclismo. In ogni città si organizzavano
corse sulle strade transennate ma le più popolari erano le gare sulla
lunga distanza, le “Gran Fondo” come la Milano-Taranto, una ventiquattrore sui tornanti che attraversavano da nord a sud la penisola
italiana. Una massacrante prova di resistenza che lasciava nella polvere l’ultimo arrivato ma innalzava il vincitore alla gloria imperitura.
Una vittoria in una gara del genere era la miglior pubblicità che una
casa motociclistica potesse sperare. A conferma del modo di dire americano “Win on Sunday, sell on Monday”, i successi sportivi andarono
di pari passo con quelli commerciali. Per la Ducati si aprì la prima età
dell’oro, la “fase Marianna” (1955-1957) dal nome della moto progettata da Fabio Taglioni, al cui termine la produzione dello stabilimento
104
di Borgo Panigale conobbe un boom inimmaginabile.
La grande popolarità fu naturalmente merito, oltre che dell’affidabilità e resistenza della
distribuzione desmodromica ideata da Fabio
Taglioni, dei suoi campioni. Recordman come
Mario Carini e Santo Ciceri; “cannibali” come
Gianni Degli Antoni o Giuliano Maoggi, il lot-
Sunday, sell on Monday”
tatore Francesco Villa e soprattutto Franco
Farné, la cui storia personale coincide per un
tratto con la storia della Ducati stessa. Fu una
delle sue vittorie a permettere alla Ducati di
partecipare al Campionato Mondiale nel 1958.
Solo un anno prima si era chiusa l’era delle
Gran Fondo, dopo la strage tra gli spettatori
avvenuta nella Mille Miglia del 1957. Successi
come quelli ottenuti nel Gran Premio di Monza
del 1958, quando la Ducati conquistò le prime
cinque posizioni, aprirono ancora una volta alla
casa produttrice le porte dell’Olimpo. Ma non
per molto: anche l’entusiasmo più travolgente
Qualcuno deve vincere: la grinta di Giuliano Maoggi, con il
numero di gara 266 nel Motogiro del 1956. Alla fine della
corsa risultò primo al traguardo con la sua Marianna
125 cc. Il pilota, chiamato il “Duca italiano” per lo stile di
guida, con la sua strepitosa vittoria contribuì molto probabilmente a evitare la chiusura degli stabilimenti Ducati.
Re delle curve: Bruno Spaggiari sulla 500 GP davanti
a Giacomo Agostini nella gara di Pesaro nel 1971. Nella
foto piccola a sinistra, l’ingegnere Fabio Taglioni, che
permise l’exploit di Ducati e contribuì a portare alla
vittoria piloti come Franco Farnè, qui nel 1978 a Busto
Arsizio (foto a destra).
Due cilindri, albero verticale, distribuzione Desmodromica: nel
1971 la nuova 500 GP è il prototipo di tutte le moto sportive Ducati
106
55
Il dominatore: con una volontà
di ferro, ambizione, iniziativa
personale e altrettanta abilità
Giovanni Degli Antoni tagliò
per primo il traguardo del terzo
Motogiro nel 1955.
Testa a testa: nel 1972
Paul Smart con il suo stile
inconfondibile ebbe la
meglio nella 200 Miglia di
Imola, arrivando davanti
al secondo pilota Ducati
Bruno Spaggiari in sella a
una 750 SS “Imola
Desmo”.
72
Fotocredit: Ducati Archive
78
Campione del mondo su
una moto di serie: nel
1978 Mike Hailwood, che
si era ritirato dalle corse
ufficiali, vinse all’Isola di
Man correndo su una 900
SS di serie modificata.
dei Ducatisti non poté impedire, nel 1959, l’annuncio ufficiale da parte
della dirigenza del ritiro dalle competizioni internazionali. Alla nazionalizzazione dell’azienda fece seguito il periodo della cosiddetta
“ragionevolezza”, destinato a durare un decennio. Fu soprattutto l’impegno personale di piloti come Massimo Variati, Sergio Baroncini
o Bruno Spaggiari a rivelarsi prezioso per il marchio Ducati. Sebbene
il loro impiego ufficiale fosse minimo, seppero diffondere la passione
desmo in tutto il mondo.
A inizio anni ‘70 suonò finalmente la sveglia. Bicilindri, albero
conico verticale e distribuzione desmodromica: con la 500 GP del 1971
e, quasi contemporaneamente, con la 750 GT stradale, l’ingegnere
purosangue Fabio Taglioni superò ancora una volta sé stesso. I soli
quattro mesi intercorsi tra il primo schizzo della due cilindri a L a 90°
con albero motore trasversale e la realizzazione del prototipo sono
spiegabili, tra l’altro, con la vera passione agonistica della dirigenza di
allora, che concesse pieno supporto a Taglioni. Nell’ottobre 1970
il rientro nelle competizioni sportive era deciso. Con la moto da
competizione per il campionato italiano del 1971 nella classe “mezzo
108
litro” si pensava di puntare contemporaneamente a fare pubblicità alla 750 da strada. Gilberto Parlotti fu però l’unico pilota che riuscì
a salire sul gradino più alto del podio in un
gran premio classe 500. Un anno dopo fu organizzata a Imola la prima edizione della famosa 200 Miglia inaugurata negli USA.Taglioni
modificò per l’occasione la 750 GT, ideando la
750 SS “Imola Desmo”, con un potenziale che
i due piloti Ducati Bruno Spaggiari e Paul Smart
impararono a sfruttare alla perfezione. Nella
leggendaria gara di Imola del 23 aprile 1972 i
due offrirono uno spettacolare testa a testa per
tutta la gara, vinta seppur di misura da Paul
Smart.
Il duplice podio di Imola segnò l’inizio di
un’epoca di rinnovata crescita per gli stabilimenti di Borgo Panigale. Il passo successivo
La sensazionale vittoria di Mike Hailwood
all’Isola di Man lasciò il mondo a bocca aperta
fu compiuto dagli ingegneri nel 1975, quando alla 750 SS fu aggiunto
il motore della 860. La 900 SS riprese il discorso interrotto nel 1974,
per trovare nel 1978 il suo campione in uno straordinario Mike
Hailwood™ sul circuito dell’Isola di Man. Convinsero Hailwood™, che
si era ritirato dalle competizioni dopo un incidente, a partecipare alla
gara con una versione modificata di una due cilindri 900 SS, una moto
quindi non appositamente creata per il Campionato Mondiale, ma
modificata per l’occasione per reggere il confronto con la versione
speciale della quattro cilindri Honda montata
da Phil Read. La vittoria sensazionale di
Hailwood™ lasciò il mondo intero a bocca
aperta. Come prima guida Ducati conquistò il
titolo Isola di Man a Bologna scrivendo, da protagonista, una delle pagine più emozionanti
della storia del motomondiale. Era la Ducati,
ora, a segnare il passo.
___
109
Foto Heiko Simayer
La linea “Company” è
espressione di una moda
sportiva che punta all’essenziale, conciliando funzionalità,
comfort e tecnologie di ultima
generazione. Rappresenta il
punto d’incontro ideale tra la
sicurezza offerta da un abbigliamento tecnico e un design
di gran classe: la semplicità
delle linee in nero e bianco
viene esaltata dal contrasto
con i pochi accenti di rosso,
colore evocativo per eccellenza, utilizzato sapientemente al minimo per diventare
un simbolo indiscutibile di
eleganza e qualità. La linea
estetica pulita e minimale dei
capi della collezione “Company” sottolinea la passione
per l’esclusività, la passione
per Ducati: tecnologie sofisticate, design inconfondibile,
comfort e stile per persone
che sanno cosa vogliono.
Scelte di stile
110
Lei e lui: giubbino in
tessuto impermeabile con protezioni e
inserti in alluminio.
Giubbino Diavel
tech
Fibbia in carbonio
con logo in rilievo.
Fibbia Carbon fiber
Casco in fibra,
interno staccabile
e chiusura D-Ring.
Casco integrale
Diavel-X
111
Realizzata in tessuto cordura forato con
inserti in pelle bovina. E’ dotata di protezioni composite omologate CE su spalle
e gomiti. Giubbino Motard Summer
Montatura Oakley X-Metal®: l’unica in
metallo, ipoallergenica, scolpito in 3-D,
con lenti in Plutonite® anti UV, antigraffio
e antiurto. Grazie al fissaggio Three-Point,
le lenti mantengono perfettamente l’allineamento ottico durante tutta la giornata.
Sunglasses X-Squared
4
Giubbino tecnico in
pelle predisposto per
inserimento paraschiena e paratorace.
Giubbino Desmo
Guanto corto di
tessuto e pelle con
ottima traspirabilità.
Guanti Flow
112
Lui: Felpa zip intera in cotone
e poliestere. Guanti Flow
Lei: Polo in cotone con bande
a rilievo. Polo Ducatiana
Cintura in tessuto con fibbia
smaltata. Cintura Company
Cappellino in cotone. Disponibile anche in nero. Cappellino
Company
Il casco jet è pratico e leggero
con un design semplice e
moderno. Con calotta in carbonglass è dotato di visiera
sferica antigraffio e visierino
parasole. Casco jet Jet-set
Occhiali super leggeri grazie
alla montatura in metallo con
lenti anti UV in Plutonite®.
Occhiali da sole Plantiff®
Portachiavi in tessuto con
trama di carbonio. Portachiavi
Ducati Corse 12
Penna a sfera in fibra di
carbonio. Penna a sfera
Company
113
Lei e lui: Giubbino tecnico in
pelle bovina con protezioni
composite e predisposto per il
paraschiena G2. Giubbino Twin
Casco integrale in fiberglass,
interno staccabile anallergico e
chiusura D-Ring. Casco integrale
Ducati Rider 11
Guanto corto di tessuto con ottima traspirabilità. Guanti Twin
114
115
2
3
1
1
Lei e lui: Giacca con protezioni e membrana Gore-Tex®. Giacca Strada Tech GT
Pantaloni touring con membrana, protezioni e interno termico. Pantaloni Strada GT
Casco in fibra con visiera termoformata e chiusura D-Ring. Casco integrale Dart
2
Giacca tecnica in tessuto impermeabile, traspirante e membrana Gore-Tex®.
Giacca Strada Tour GT
3
T-shirt in cotone con stampa. T-shirt Fighter. (rosso), T-shirt Diavel. (bianco)
Lei: La polo Company è perfetta per ogni occasione. Polo Company 12
Casco integrale in fiberglass, interno staccabile anallergico e chiusura D-Ring. Casco integrale Strada Tour
116
3
2
1
1
Giubbino in morbida pelle bovina con protezioni rimovibili, predisposto per le protezioni di torace e schiena.
Giubbino Diavel tech
T-shirt in cotone con stampa. T-shirt Diavel
2
Lei: T-shirt in cotone con stampa. T-shirt Butterfly
3
Lei e lui: Con struttura in poliestere interamente forato, questo giubbino è dotato di protezioni composite
su spalle e gomiti ed è predisposto per la protezione G2. Stile e sicurezza assoluti. Giubbino Flow 12
Casco in fibra con visiera termoformata e chiusura D-Ring. Casco integrale Dart
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125 GranSport
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Giubbino in pelle
con protezioni e
loghi tagliati a laser
e impunturati.
Giubbino Nero
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La semplice t-shirt in
cotone è disponibile
nelle colorazioni
rosso, nero e bianco.
T-shirt Ducatiana
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Caratterizzata da
stampe con effetto
invecchiato e cuciture
a vista realizzate in
contrasto colore, la
T-shirt Billboard è
disponibile in tre
diverse colorazioni.
100% cotone.
T-shirt Billboard
La Fondazione Ducati
scrive la storia con la sua passione.
Per firmare nuove emozioni,
per sottolineare la tradizione,
per evidenziare i valori.
La tradizione motociclistica di Ducati
e la sua propensione alla vittoria
accettano una sfida inedita
all’insegna dell’alta qualità italiana,
con una grande attenzione al design
e una cura ineccepibile dei particolari.
E’ cosi che la collezione Officina
creata da Giuliano Mazzuoli
si colora di rosso per aggiungere
nuove pagine di emozioni
ad una storia tutta da raccontare
e tramandare.
www.mazzuoli.it
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JHD at (617) 482-9053 or email
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Fondazione Ducati Official Licensed Product
La passione scrive la storia
L’icona
Da self-made rider a Campione del Mondo: la trasformazione
del pilota australiano Superbike Troy Bayliss e della Ducati in
mito moderno.
Testo Nicole Hille-Priebe
uno dei mostri sacri del motociclismo, venerato
come una leggenda vivente e acclamato come
una rockstar: parliamo di Troy Bayliss. La sua
storia parla di coraggio, forza di volontà, passione
e anche talvolta di un pizzico di fortuna. È la storia
di un uomo che non si accontentava di sognare, ma voleva vivere.
Ed è anche la storia della Ducati, nella quale piloti del suo stampo
conquistano un posto d’onore: uomini in grado di sussurrare alle
macchine, che capiscono la loro moto come altri capiscono la mente
umana; centauri che riescono a ottenere il massimo da sé e dai materiali; eroi dell’asfalto con la frenesia di arrivare primi, uomini con la
benzina nel sangue, recordman che rendono orgogliosa la Ducati.
Australiano, classe 1969, Bayliss è riuscito a timbrare il suo biglietto
per l’Olimpo del motociclismo nel 2006, quando non solo vinse per la
seconda volta il Campionato Mondiale piloti Superbike, ma salì anche
sul gradino più alto del podio nell’ultima gara di stagione della
MotoGP a Valencia. Con il collega di squadra Loris Capirossi, classificatosi secondo, quel giorno Bayliss regalò alla Ducati la prima
doppietta assoluta di specialità. Il modo in cui si ritrovò anche sulla
griglia di partenza della MotoGP è tipico della sua carriera, destinata
a giungere all’apogeo proprio in quella stagione. Nel Campionato
Mondiale Superbike 2006 con la sua 999 F06 aveva collezionato dodici
fenomenali vittorie, due secondi posti e un terzo piazzamento, andandosi a prendere con regale sicurezza il titolo mondiale.
Nella MotoGP intanto le cose non si erano messe bene per la scuderia
bolognese: serviva urgentemente un sostituto per l’infortunato Sete Gi-
bernau. La Ducati portò Bayliss, ancora immerso
nei festeggiamenti, direttamente dalla spiaggia
ai box della MotoGP: il resto è storia.
L’australiano aveva dimostrato già in precedenza di saper sfruttare le occasioni. Dopo
aver raccolto due sensazionali quinti posti a
Phillip Island partecipando con una wildcard
al Campionato Mondiale Superbike del ‘97,
si era imposto all’attenzione della Ducati. Nel
1999, primo anno da pilota ufficiale Ducati,
vinse il suo primo titolo iridato nel campionato
Superbike britannico. Nel 2000 effettivamente
avrebbe dovuto partecipare al campionato
statunitense, ma, dopo il terribile incidente di
Carl Fogarty nella quarta corsa di stagione del
Campionato Mondiale Superbike, ne prese il
posto nella scuderia Ducati.
Nel quinto fine settimana di corse a Monza
Bayliss riuscì a scrivere una pagina della storia
del motociclismo: con un’unica sensazionale
staccata superò i piloti nelle prime quattro
posizioni andando in testa. Ancora oggi
non sa spiegare come ci riuscì. “Non so cosa
mi passò per la testa in quel momento, ma
fu l’inizio di tutto”. Alla corsa successiva,
sul circuito tedesco di Hockenheim, l’allora
L’uomo che sussurrava ai motori: lo stile
inconfondibile del tre volte Campione del Mondo
Troy Bayliss ha rappresentato una pietra miliare
del motociclismo.
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Foto: Sven Cichowicz
È
ha avuto tre figli. Condurre una vita quasi normale da padre di famipole dominò entrambe le gare realizzando in
ognuna il record di pista. Nella categoria, Bayglia nonostante la carriera professionistica è stata un’ulteriore sfida.
“Ma mi ha fatto decisamente bene, mi ha aiutato a rimanere con i
liss ha vinto in totale 52 gare, è salito sul podio
piedi per terra”. Eppure un giorno Bayliss ha dovuto promettere alla
94 volte, ha conquistato 26 pole e ha realizzato 35 record di pista. A eccezione di Ben
moglie che avrebbe smesso con le corse.
Quel momento arrivò alla fine del 2007: quando Troy annunciò
Spies, nessun altro pilota, in proporzione alle
che al termine della stagione 2008 si sarebbe ritirato dalle competigare disputate, ha mai vinto tanto.
zioni, per alcuni Ducatisti andò in frantumi un mondo. Ma prima
È il sogno di ogni pilota smettere quando
Bayliss voleva ancora conquistare il terzo titolo mondiale Superbike.
si è ai vertici della carriera. Bayliss ha però
sperimentato sulla sua pelle che non è affatto
Nell’ultima stagione con la scuderia Ducati, Bayliss poté guidare una
rinnovata 1098 F08, la prima moto
nella storia della Superbike a essere equipaggiata con un motore
L’ultima gara in Portogallo celebrò una carriera trionfale
V2 da 1200 cc. Il dio della velocità
venuto dall’Australia non deluse i
suoi fan: fin dalla prima corsa
nell’emirato del Qatar si piazzò ai vertici della classifica, dove rimase
semplice. “Penso ogni giorno di ricominciare.
Mi manca il gusto del trionfo sul podio. La
saldamente per il resto della stagione. L’ultima corsa in Portogallo
fu un’uscita trionfale dal palcoscenico della Superbike: partendo dalla
mia passione farà sempre parte di me”.
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Foto: Karl Neilson
“Penso ogni giorno di ricominciare.
Mi manca il gusto del trionfo sul podio”
trentunenne pilota australiano vinse per la prima volta
con la sua Ducati 996. Dopo un’altra vittoria sulla pista
inglese di Brands Hatch e un totale di nove piazzamenti
da podio, terminò la stagione sesto in classifica generale, pur avendo disputato solamente 18 delle 26 gare
a disposizione. Bayliss mantenne il suo eccezionale stato
di forma e nel 2001 conquistò il primo titolo di Campione del Mondo Superbike con la Ducati. In meno di
dieci anni era passato da motociclista autodidatta a star
internazionale della Superbike.
La carriera di Troy è tanto più sorprendente se si pensa a quanto
tempo ci volle prima che si rivelasse il suo gene da motociclista.
Mentre frequentava le scuole elementari aveva partecipato ad alcuni
rally, ma l’interesse era rapidamente scemato. Con la sua prima motocicletta, acquistata con la paga del suo lavoro da verniciatore spray,
nel 1992 partecipò al Grand Prix di Australia, da spettatore. E lì la
febbre delle due ruote lo contagiò a tal punto da decidere di diventare un pilota professionista. Era un signor nessuno senza sponsor e
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dovette penare non poco,
ma indietro non poteva più
tornare. La sua passione per
le due ruote era più forte di
quella che qualcuno chiama
ragione. I primi anni in cui
cercava di imporsi come pilota continuando a lavorare
come carrozziere lo hanno
fortemente plasmato. “Io e mia moglie eravamo in pista ogni weekend. Il lunedì tornavo
al lavoro. Ci fa sorridere spesso ancora oggi
il pensiero di tutto quello che abbiamo passato”.
Una delle caratteristiche basilari di Troy è
di essere nato con la camicia, anche nella vita
privata: nel 1993 ha sposato Kim, la sua fidanzata dai tempi dell’adolescenza, con la quale
Foto: Racepixs
Stile Troy Bayliss: dopo
la gara di Assen nel 2008
per festeggiare lanciò il
casco tra il pubblico.
L’australiano vinse in
entrambe le gare, conquistando in sicurezza la
vetta della classifica
mondiale.
Mister Superbike:
Nella categoria, Bayliss ha vinto in totale
52 gare, è salito sul
podio 94 volte, ha
conquistato 26 pole
e ha realizzato 35
record di pista.
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Foto Thorsten Doerk
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T-shirt 100% cotone
con stampa.
T-shirt Meccanica 11
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Body in cotone stampato
(set di due body).
Body Ducati Corse 12
Piccoli
Ducatisti, grandi
momenti
Gioco, sport, divertimento: i bambini hanno bisogno di
muoversi e dei vestiti adatti per farlo. L’abbigliamento
Ducati consente la massima libertà di movimento, senza
rinunciare allo stile. Per permettere ai piccoli Ducatisti di
vivere intensamente ogni emozione.
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2
All’asilo, a scuola o al parco giochi:
anche i bambini amano un abbigliamento che, oltre ad essere comodo,
sia allegro e grintoso. I tessuti sono
anallergici e resistenti, mentre i
colori Ducati Corse mostrano a
tutti da che parte stanno i giovani
campioni.
La moda Ducati accompagna il
piccolo tifoso in ogni situazione e
sempre all’insegna di un unico
motto: “Born to ride”.
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T-shirt 100% cotone con stampa. T-shirt Cubes
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T-shirt 100% cotone con patch e stampe. T-shirt Ducati Corse 12
Calze neonato con logo jacquard. Calze neonato Company
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T-shirt manica lunga in cotone con patch e stampe. T-shirt Ducati Corse 12
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T-shirt 100% cotone con stampa. T-shirt Desmo kid
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T-shirt 100% cotone con patch e stampe. T-shirt Ducati Corse 12
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Tutina in ciniglia con stampe in materiale anallergico e traspirante. Tutina Ducati Corse 12
Set di due bavaglini con stampe. Set bavaglini Ducati Corse 12
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T-shirt 100% cotone con stampa. T-shirt Goggles
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Body in cotone stampato (set di due body). Body Ducati Corse 12
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Informazioni editoriali
Committente: Ducati Motor Holding S.p.A., Via Cavalieri Ducati, 3, 40132 Bologna, Italia ::: Supervisione e project management: Direzione Marketing di Ducati
Motor Holding ::: Editore e Redazione: Delius Klasing, Corporate Publishing, Siekerwall 21, 33602 Bielefeld, Germania ::: Head of Corporate Publishing:
Edwin Baaske ::: Capo redazione: Nicole Hille-Priebe ::: Head of Photography: Markus Bolsinger ::: Art Direction: Joerg Weusthoff ::: Direzione del progetto:
Dr. Katrin Miele, Marco Brinkmann ::: Redazione: Adam Baumgaertner, Jan Bruelle, Francesca Corello, Manuel Dohr, Ingo Gach, Tina Gallach, Dr. Ralf Konzcak,
Thilo Kozik, Emmy Muehlhaus, Achim Peitzmeier, Martin Santoro, Johannes Schnettler ::: Fotografia: Sven Cichowicz, Thorsten Doerk, Heiko Simayer, Arai Helmet
B.V. Netherlands, Ducati Archivio, Die Bildbeschaffer ::: Layout: Weusthoff Noël, Hamburg, Susann Pechstein, Dominic Tackenberg ::: Direzione del progetto:
Olaf Klinger ::: Litografia: formatfuenf I k2 Konzept, Hamburg ::: Stampa: Kunst- und Werbedruck, Bad Oeynhausen
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