Origini e storia

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Origini e storia
Tratto da “Il border collie” di Lyuba Musso, curato da
Valeria Rossi http://www.tipresentoilcane.com/
Le radici del border collie risalgono all’antichità ed è
essenziale esaminarle per poter comprendere il tipo di
evoluzione che, partendo da varie tipologie di cani da
bestiame, ha portato alla stabilizzazione di una razza
con caratteristiche ben definite.
Gli uomini del Neolitico allevavano già pecore
domestiche, utilizzando dei progenitori dei cani da
pastore. Gli antichi pastori erano generalmente a capo
di tribù nomadi e guidavano le loro genti e i propri cani
verso nuovi pascoli.
Durante queste migrazioni si svilupparono localmente
numerose varietà di cani da gregge, adibiti
principalmente alla guardia personale e poi alla
protezione delle greggi che pascolavano nell’ambiente
circostante.
L’intelligenza molto sviluppata e la notevole docilità
dei cani da pastore si accrebbero attraverso
un’interazione molto stretta con l’uomo.
I Celti erano dei buoni allevatori, e tra il V e i primi
secoli prima di Cristo si stabilirono in Irlanda tre gruppi
ben distinti. Vivevano in comunità isolate, ma
parlavano un dialetto comune, conosciuto come «Q»
celtico, da cui deriva la parola «collie», che significava
«utile» e che con il tempo divenne il termine utilizzato
per definire un cane da gregge utile e adatto per le
situazioni più disparate.
Con il passare del tempo, grazie al loro isolamento,
questi collie d’Irlanda divennero quasi una razza con
caratteristiche ben fissate. Una delle tre tribù celtiche
successivamente si stabilì in Scozia, portando con sé
cani e armenti e venne seguita alcuni secoli dopo dai
monaci cristiani che a loro volta portarono al proprio
seguito cani e greggi e stabilirono alcune comunità sulle
isole occidentali.
Nel corso dei secoli l’allevamento di tipi particolari di
cani da pastore divenne comune a tutte le fattorie e
questo tipo «collie» di cane da pastore si rivelò il più
utile per il controllo e la gestione delle greggi e delle
mandrie, il cui numero di capi aumentava
costantemente. Tuttavia furono i Romani — che nella
loro classificazione delle specie canine avevano già
compreso il cosiddetto Canis pastoralis — i primi a
fissare i tratti dello «sheep-dog» britannico,
principalmente nell’Inghilterra meridionale e ai confini
(borders) tra Inghilterra e Scozia.
Il primo standard di razza e guida per l’acquisto del
cosiddetto shepherd’s dog venne inserito in un manuale
pratico per agricoltori scritto tra il 127 e il 116 a.C. da
Marco Terenzio Varrone, agricoltore e uomo erudito
romano. In questo manuale vengono descritte le parti
anatomiche dello shepherd’s dog molto
dettagliatamente e questa rimarrà per molti secoli
l’unica forma di standard di razza per questo cane.
Probabilmente il cane è stato da sempre al fianco del
pastore, ché lo ha selezionato in funzione delle proprie
esigenze. La prima funzione richiesta al cane è stata
quella della guardia e difesa, per proteggere il gregge
dagli attacchi dei predatori e in particolare del lupo,
nonché per dissuadere eventuali ladri di bestiame.
Solo più recentemente, quando la pastorizia ha dovuto
convivere con l’agricoltura, si è reso necessario un cane
conduttore, in grado di guidare il gregge ai margini dei
terreni coltivati attraverso strade e sentieri e di portarlo
a pascolare all’interno di determinati spazi. Le attitudini
del cane custode del gregge e di quello conduttore sono
molto diverse e ben definite nel codice genetico, con
caratteri e reazioni comportamentali ben diversificate. I
cani custodi hanno inibito l’istinto predatorio e al
contrario hanno sviluppato un comportamento
protettivo nei confronti del bestiame, e sono
costantemente pronti a intervenire per difenderlo. I cani
conduttori sono invece stimolati a raccogliere il
bestiame e a farlo muovere, da un istinto predatorio
modificato che hanno ereditato dal comportamento di
caccia dei canidi selvatici, che accerchiano il branco per
poi isolare il capo più debole.
Questi due comportamenti non possono coesistere
nell’ambito dello stesso individuo: conseguentemente
esistono razze di cani da pastore specializzate nella
custodia del gregge e altre nella guida del gregge, con caratteri molto diversi. Nonostante ciò, i cani delle
razze da conduzione possono essere anche degli ottimi
guardiani, con uno sviluppato senso del :erritorio e della
proprietà.
Nel corso dei secoli i pastori hanno utiizzato cani per
lavorare il bestiame.
Nel paese di origine del border collie, a Gran Bretagna,
sono diffusi ovunque enormi greggi di pecore. Queste
bestie dovevano essere periodicamente riportate ai
pascoli alle fattorie per la tosatura, condotte al mercato
o spostate da un pascolo ad un altro al cambio di
stagione. In Gran Bretagna per svolgere questi compiti
sono state selezionate varie razze: pastori scozzesi a
pelo lungo e a pelo raso, bearded collie, bobtail, welsh
corgi cardigan e pembroke, shetland shepdog. Tutte
queste razze eseguono i compiti richiesti, ma nessuna di
esse è così dedita al lavoro come il border collie.
James Hogg (1772-1835), un pastore e poeta scozzese,
scrisse che «senza il cane da pastore le terre montuose
di Inghilterra e Scozia non varrebbero un centesimo.
Sarebbero necessarie più braccia per maneggiare un
gregge di pecore e condurlo al mercato, dei profitti che
esso produrrebbe».
In Gran Bretagna, in passato, esistevano numerosissime
razze di cani da pastore rispetto a quelle che
conosciamo oggigiorno. La maggior parte di esse si
sono estinte, non solo perché sono scomparsi i predatori
delle pecore, ma anche per svariati altri motivi. Alcune
sono sparite insieme all’esigenza di capacità lavorative
specializzate, altre sono scomparse quando le pecore e
il bestiame hanno cessato di essere condotte a piedi ai
mercati e hanno iniziato ad essere trasportate in treno e
poi in camion, annullando la necessità di possedere forti
cani conduttori, in grado di spostare grossi greggi su
lunghe distanze.
In Australia, in Nuova Zelanda e in parte degli Stati
Uniti, dove esistono ancora enormi greggi di pecore, in
presenza talvolta di condizioni territoriali molto
particolari, si sono sviluppati dei particolari tipi di cani
da pastore specializzati che vengono tuttora utilizzati:
gli «heelers», cani che si attaccano ai garretti del
bestiame, che spostano le pecore abbaiando, cani capaci
di camminare sul dorso di greggi di pecore strettamente
ammassate o di condurle per lunghe distanze.
Ma in Gran Bretagna e in parte degli Stati Uniti, il
border collie è emerso come il più noto cane da
bestiame (herding dog). Il border collie si è originato
nelle terre di confine tra Scozia e Inghilterra e in inglese
l’aggettivo «border» significa, appunto, «di confine».
Alle origini della razza ci sono i cani che furono
inizialmente definiti come «Working Collie» (Collie da
lavoro), «Old-Fashioned Collie» (Antichi Collie),
«Farm Collie» (Collie da fattoria) e «English
Collie» (Collie inglesi).
John Caius, un medico vissuto nel 1500, menziona lo
shepherd’s logge (ovvero il cane da pastore) nel suo
libro De canibus Britannicus (Trattato su cani
britannici), che può essere considerato la prima fonte
scritta sul modo in cui i cani da pastore inglese
lavoravano. Caius scrive che lo «shepherds dogge» è di
taglia media perché non deve proteggere le pecore dai
lupi, in quanto in Inghilterra si sono pressoché estinti
grazie al Principe Edgar che li ha fatti sterminare. Lo
«shepherds dogge», continua, obbedendo prontamente
agli ordini verbali o fischiati del pastore, consente a
quest’ultimo di condurre il gregge in qualsiasi direzione
con poco sforzo e senza doversi muovere. A differenza
di altri paesi — come la Francia, le Fiandre, la Siria e la
Tartaria — in cui le pecore seguono il pastore, nel
nostro paese il pastore segue le pecore’.
Cani come il border collie esistevano già secoli fa.
Antichi dipinti e litografie mostrano cani da pastore
fortemente rassomiglianti a border collie.
Sheila Grew, nel suo libro Key Dogs from the Border
Collie Family’ afferma che un secolo fa la maggior
parte dei cani da lavoro erano cani forti, difficili da
controllare e rudi con il bestiame, ma che il loro acuto
istinto, accompagnato da una notevole concentrazione e
da un enorme potere sulle pecore o sul bestiame erano
caratteristiche così utili che sembrò opportuno cercare
di
trovare un tipo di collie da lavoro più mite da incrociare
con loro.
Adam Telfer, un allevatore del Northumbria, riuscì a
trovare la giusta miscela tra i due tipi nel 1894.
Il border collie che conosciamo oggi discende da quel
cane. È un cane veloce, maneggevole (manoeuvrable),
pieno di energia, molto reattivo e addestrabile (handy),
capace di lavorare per tutto il giorno con le pecore e per
il suo pastore in qualsiasi condizione atmosferica e su
qualsiasi terreno.
Nel diciannovesimo secolo possiamo trovare diverse
pubblicazioni in cui vengono menzionati cani con la
descrizione di «Collie» o «Colley». Le illustrazioni che
risalgono a quell’epoca mostrano un aspetto variabile.
Talvolta i cani assomigliano all’attuale pastore
scozzese, in altri casi sembrano dei border collie e
qualche altra volta è impossibile riconoscervi una razza
odierna.
I cani dei pastori erano stati incrociati in stretta
consanguineità per secoli, a causa dell’isolamento e
delle grosse distanze che separavano una fattoria
dall’altra. A quei tempi venivano tenute poche femmine
e sia gli agricoltori che i pastori operavano uno spietato
abbattimento selettivo in ogni cucciolata, mantenendo
in vita solo i cuccioli di cui necessitavano. Questi cani,
altrimenti isolati, venivano in contatto tra di loro
soltanto nell’eventualità di una visita del pastore e dei
suoi cani a altre fattorie o a mercati. Secondo Iris
Combe3 è in questa fase che questi cani, utilizzati
essenzialmente per le pecore, iniziano a portare in sé i
geni dei cani da pastore «all round», ovvero da qualsiasi
tipo di bestiame, utilizzati da pastori e mandriani. In
queste occasioni si svolgevano grandi feste e gare
amichevoli in cui ogni proprietario (i tempi cambiano,
le persone no!) sosteneva che il proprio tipo di collie
fosse il migliore. Con il passare del tempo, divenne
evidente che i cani che vincevano erano quelli che
lavoravano radenti al terreno, avanzando furtivamente,
avendo un controllo tranquillo sulle pecore, e non quelli
che lavoravano con forza e furore.
Questi vincitori venivano definiti «cani con l’occhio».
Quando queste sfide amichevoli si trasformarono in
sheep dog trials organizzati, la popolarità del «cane con
l’occhio» aumentò. Quando poi la rete ferroviaria si
espanse, per i proprietari di buone femmine da lavoro
divenne più facile portarle a coprire da cani che
vincevano nei trials, e attraverso un processo di
accurata selezione si sviluppò un tipo ben definito di
cane da lavoro su gregge.
Old Hemp
La storia moderna del border collie inizia soltanto alla
fine del XIX secolo, quando si può trovare un tipo di
«Colley» che assomiglia davvero all’attuale border
collie. Con la nascita del leggendario Old Hemp nel
1893 e di Old Kemp nel 1901, emerge il tipo di border
collie dei nostri giorni.
Old Hemp era un cane tricolore allevato da Adam
Telfer, figlio di Roy, un bel cane, ma privo di talento
per lo sheepdog, e Meg, una femmina nera, con un
«occhio» così forte da ipnotizzare se stessa piuttosto
che le pecore.
Hemp è il tipico esempio di cane che eredita tutte le
caratteristiche positive dei genitori senza venire toccato
dai loro difetti: era infatti un cane tranquillo ma con
molta forza, a cui le pecore obbedivano facilmente.
La sua grossa influenza sulla razza fu determinata dalla
sua apparizione sensazionale ai trials. Da quando iniziò
ad andare in gara all’età di un anno, non ne perse una!
Molti pastori lo usarono come stallone sulle proprie
femmine e lo stile di lavoro di Old Hemp divenne lo
stile del border collie. All’età di otto anni, Old Hemp
era uno stallone molto popolare e si stima che abbia
prodotto più di 200 cuccioli maschi e un numero
imprecisato di femmine. Un fattore addizionale per il
successo di
Old Hemp come stallone era il fatto che riusciva a
trasmettere eccellentemente le sue caratteristiche alla
progenie. Molti dei suoi figli diventarono ottimi cani da
trial. Si stima che il sangue di Old Hemp scorra nelle
vene di quasi tutti i border collie dei nostri giorni.
Old Kep nacque nel 1901, l’anno in cui morì Old
Hemp. Uno dei suoi contributi alla razza fu la sua
docilità.
Mentre i primi border collie erano abbastanza prevenuti
(averle) con gli estranei, Old Kep era un cane
estremamente affabile. Un altro contributo di Kep alla
razza fu il suo «occhio». La sua abilità nel controllare le
pecore con lo sguardo gli procurò 45 primi posti nei
trials, e nel 1908 e 1909 vinse il Supreme
Championship agli International Trials.
Ci sono numerose diatribe relativamente all’origine del
nome border collie. Secondo Adelaide Gosset4,
l’origine della parola Collie risale a «coal», ovvero
carbone, e infatti i termini «colley» o «coly», in inglese
si riferiscono; al colore nero. Iris Combe’, d’altronde,
ritiene che Collie sia un termine gaelico con il
significato di «utile». Nel suo libro, inoltre, sostiene che
l’argomentazione secondo cui il border collie è stato
chiamato così dal nome di una razza di pecore che
questi cani conducevano, non può essere avvalorata, in
quanto non vi è traccia da nessuna parte di una razza di
pecore dal nome «colley» o «coally».
È quasi certo che in Inghilterra si siano effettuati trials
fin da quando sono state organizzate fiere agricole, ma il
primo sheepdog trial ufficiale e quello considerato il più
importante in assoluto, in quanto in questa sede nacque
l’idea di una Società Internazionale di Sheepdog
(International Sheepdog Society (ISDS) fu quello che si
svolse il 9 ottobre 1873 a Bala, in Galles, organizzato
da Richard John Lloyd Price. È curioso notare che nello
stesso anno un amico di R. J. Lloyd Price fondò il
Kennel Club, che si occupò anche dei pedigree dei
border collie. La ISDS venne invece creata nel 1906 dai
dodici più validi conduttori nei trials, con lo scopo
dichiarato di ottenere la gestione ottimale del gregge
mediante il lavoro del border collie. Secondo la loro
opinione, infatti, il Kennel Club era troppo focalizzato
sulla bellezza piuttosto che sull’attitudine al lavoro e
quindi nasceva l’esigenza di una Società specializzata.
La filosofia dell’ISDS può essere sintetizzata dal suo
antico motto «non c’è un buon gregge senza un buon
pastore e non c’è un buon pastore senza un buon cane».
La parola «border» venne tuttavia utilizzata
ufficialmente per la prima volta da James Reid,
segretario dell’International Sheepdog Society (ISDS)
dal 1915 al 1948, che nel 1918 definì il vincitore degli
International Sheepdog Trials come border collie.
Bisogna però arrivare al 1946 perché egli menzioni il
termine border collie sui certificati di registrazione
ISDS. Per distinguere questo tipo di collie da altri tipi
che lavoravano a quel tempo, Reid aggiunse la parola
«border» in quanto ai confini tra Inghilterra e Scozia si
trovavano degli ottimi cani da lavoro, ben selezionati,
che vincevano alle gare.
Le due definizioni «border collie» e «Working Sheep
Dog» possono creare un po’ di confusione, ma si
riferiscono entrambe allo stesso cane e la differenza
consiste soltanto nel tipo di registrazione. Tutti i cani
registrati dalla ISDS sono registrati come «Working
Sheep Dog or Border Collie», e viene dato loro un
numero dal Registro (Stud Book).
Dal 1976, anno del riconoscimento ufficiale da parte del
Kennel Club inglese della razza border collie , i cani
registrati dal Kennel Club possono essere registrati
soltanto come border collie, se sono già registrati con la
ISDS o se entrambi i genitori sono registrati dal KC.
Questa è l’unica razza inglese a cui viene permesso di
essere registrata da due società cinofile ufficialmente
riconosciute, e questo significa per i proprietari il
privilegio di poter competere nelle varie attività o
discipline sotto l’egida di una delle due organizzazioni
o di entrambe.
Dal 2002 i pedigree emessi dalla ISDS saranno
riconosciuti dalla FCI e pertanto diverranno equipollenti
a quelli rilasciati dal Kennel Club Inglese e quindi
volturabili presso gli Enti Cinologici ufficiali di tutti le
nazioni che vi fanno riferimento.
James Reid, assistito da Mr. T. Halsall, istituì lo Stud
Book (Registro origini) della Società il cui primo
volume uscì nel 1955.
La ISDS è tuttora l’unica Società depositaria dei registri
dei cani da lavoro su gregge
==Carattere==
Il Border lavora con il gregge (o con le oche, o con
qualsiasi altro animale) in modo molto particolare.
Il suo atteggiamento equivale infatti a un
comportamento predatorio in fase iniziale, perché non
arriva mai all’attacco a all’uccisione della vittima.
Il Border approccia il gregge con la camminata furtiva
tipica del predatore che si avvicina di soppiatto alla
preda: gambe piegate, coda bassa, sguardo attento e
fisso. Questo fa pensare al gregge che un predatore stia
per attaccarlo, e induce un comportamento reattivo che
consente al pastore, mediante gli spostamenti del cane,
di mandare sempre il gregge dove vuole lui.
Il recente “boom” della razza in agility non deve farci
dimenticare che il Border è “pastore dentro”, nel suo
DNA.
Non è nato per saltare ostacoli o fare slalom a duecento
all’ora: questi sono semplicemente “adattamenti” di un
cane energico, veloce ed agile a una disciplina che
sembra fatta su misura per lui…ma che nasconde anche
qualche tranello.
Stimolare “ancora” la reattività e la velocità di un cane
che già di per sè sembra avere il motore di una Formula
1 può essere gratificante da un lato, ma rischioso
dall’altro: si rischia infatti di ritrovarsi in casa una
“mina vagante” sempre pronta a saltare addosso,
rosicchiare, scavare e dedicarsi a tutte quelle
divertentissime attività scaccia-noia…che mandano il
padrone in manicomio.
Il padrone ideale di un Border, ovviamente, deve essere
una persona attiva e dinamica: ma non basta.
E’ molto più importante che abbia tutte le doti di un
vero”capobranco” e che quindi sia una persona
equilibrata, mai nervosa e mai violenta, ferma, decisa e
coerente in ogni circostanza e soprattutto allegra, con
molta voglia di giocare! Infatti per lavorare e vivere
bene con un Border occorre giocare, giocare, giocare.
E intendiamo giocare “insieme”, non certo tirargli una
pallina e sperare che il cane si diverta così.
Il Border è un cane intelligentissimo: come potete
pensare che una pallina senza alcuna interattività col
padrone lo diverta per più di cinque minuti?
Se si desidera un cane da Agility, il rapporto con il
giocattolo dovrà diventare molto forte: per ottenerlo
bisogna far giocare il cucciolo e smettere SEMPRE
quando il cane è al massimo dell’euforia, cosicché il
gioco rappresenti un ambito traguardo da raggiungere.
Bisogna stare attenti, però, a non creare cani
“pallinodipendenti”, che preferiscono la pallina al
padrone.
Questo non significa avere un cane “vincente”: significa
avere un cane “schizzato” (e purtroppo alcuni soggetti
da Agility lo sono, anche se ovviamente non tutti).
Attenzione, quindi, a mantenere un giusto equilibrio tra
passione per il lavoro, passione per il suo umano (che
non deve MAI mancare in un cane, di qualsiasi razza) e
passione per l’oggetto: che dev’esserci, certo, ma non
può e non deve essere l’unica.
Per il resto il Border è un cane dolcissimo, docilissimo,
intelligente e versatile: ma la soluzione ideale per
mantenerlo anche anche equilibrato e sereno è sempre
quella di permettergli di svolgere il suo lavoro, quello
per cui è nato e che ha svolto per secoli.