Intervista a Rosaria Iodice: "Se non siamo noi stessi, siamo solo

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Intervista a Rosaria Iodice: "Se non siamo noi stessi, siamo solo
Intervista a Rosaria Iodice: "Se non siamo noi stessi, siamo solo maschere"
Martedì 29 Ottobre 2013 18:23
Rosaria Iodice ha girato il mondo alla ricerca di un senso, trovandolo nella scrittura. E questo
si riflette in ogni singola pagina, in ogni singola parola del suo romanzo
La
donna lumaca
, pubblicato da
Lupo Editore
, casa editrice salentina che stupisce sempre per la qualità dei suoi autori e per l'originalità delle
sue copertine. Il successo della
Donna lumaca
deriva soprattutto dal passaparola di lettori e lettrici conquistati dalla storia di Angela, quella di
"una donna, tra tante", che lotta per una vita intera, con gli altri e con se stessa, che si nega e
nega il suo amore per paura della condanna sociale ma che trova, infine, il coraggio di
riscattarsi. In questa piacevole chiacchierata con il Club del Libro, l'autrice si racconta, ci
racconta della
Donna lumaca
e ci invita ad amare noi stessi, la nostra vita e tutto ciò che ci riserva...
«Non c'è teatro più ridicolo e buffo della vita. Facce, tante facce deformate dalle nostre paure,
dalle nostre storie che nessuno vuole, da ciò che gli altri hanno deciso che per te non è buono.
Invece il male si annida da un'altra parte, nella negazione di quello che sei, nell'amore che non
ti dai, nella morale comune che dovrebbe proteggerti e al contrario, giorno dopo giorno, ti
uccide. Nel silenzio.»
(da La donna lumaca, Rosaria Iodice)
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Club del Libro: Finora hai scritto racconti [antologia Principesse Azzurre Last Minute,
Mondadori, 2003;
L'equilibrista
, 2011;
Accadde nel borgo di Bacco
, 2012] e
La donna lumaca
è il tuo primo romanzo. Da che cosa è arrivata l'ispirazione e come mai non ti sei
cimentata prima con questa forma narrativa?
Rosaria Iodice: In realtà ho scritto altri romanzi ma visto che sono contraria a pubblicare a
pagamento, pratica ahimè fin troppo diffusa, soltanto La donna lumaca è riuscito a trovare un
editore capace di crederci e scommetterci in prima persona. Evidentemente i tempi erano
maturi. Il libro mi è stato ispirato da mia madre, a cui è dedicato, che adesso ha 83 anni. Ritengo che la storia di molte donne rischia di essere cancellata con la fine della loro vita,
motivo per cui il romanzo abbraccia un periodo storico così ampio che va dagli anni '40 ad oggi.
CdL: In che modo tua madre ti ha ispirato la storia di Angela? Che rapporto hai con lei?
R.I.: Mia madre è una persona semplice che ha vissuto conciliando il lavoro, la famiglia e noi
figli. Spesso mi è capitato che mi raccontasse episodi della sua vita, del suo passato, la
cosiddetta tradizione orale che passa da madre in figlia. La donna lumaca non parla della sua
vita, ma piuttosto di difficoltà che ha dovuto affrontare chi ha vissuto in una determinata epoca.
Lei vive a Napoli, io a Bari e ci vediamo poche volte, ma se c'è qualcosa che sicuramente mi ha
insegnato è ad amare. Lo stesso amore che cerco di trasmettere attraverso le pagine dei miei
romanzi.
CdL: Come mai Angela è una "donna lumaca", ci racconti qualcosa di lei?
R.I.: L'idea della lumaca mi è venuta pensando a quante volte ci ritraiamo di fronte alle difficoltà,
illudendoci che chiuderci nel nostro guscio ci salverà. Angela, la protagonista, è sempre a un
passo di compiere scelte coraggiose, ma quando si rende conto che la condanna sociale può
abbattersi sulla sua testa, si ritrae esattamente come fa la lumaca quando incontra un ostacolo
sul suo cammino.
CdL: Ci sono tantissime donne e tantissimi uomini che si perdono dietro ad una
presunta "normalità" e negano se stessi. Come mai la condanna sociale fa così paura?
Qual è il messaggio che hai voluto loro lanciare con il tuo romanzo?
R.I.: Essere riconosciuti è un bisogno biologico e atavico che risale alla nostra condizione
primitiva. Il gruppo, la tribù, ti protegge, ti fa sentire parte di un sistema senza farti tante
domande. Il messaggio che invece voglio lanciare è che si può morire in tanti modi, uno di
questi è aderendo a un modello precostituito e accettando la propria morte psichica. Essere se
stessi è l'unica cosa che può dare senso alla nostra esistenza e alla nostra essenza, senza la
quale siamo semplicemente maschere in una commedia scritta da altri a cui partecipiamo
senza alcuna convinzione.
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CdL: La morale del tuo libro è che la vita vale sempre la pena di essere vissuta,
nonostante i dolori che ci riserva. Quali sono per te le cose più belle della vita?
R.I.: Gli attimi di infinita bellezza, quando senti di vibrare alla stessa intensità con cui lo fa
l'universo. Può capitarmi dunque in qualsiasi circostanza, in un incontro, in un'emozione, nei
gesti d'amore, quando accarezzo il mio cane, quando torno a casa e sento che è lì che voglio
stare, quando osservo con indulgenza e amore i miei anziani genitori, e infine quando scrivo.
CdL: Sei spesso in giro per l'Italia per promuovere il tuo libro con reading e
presentazioni. Cosa lasciano in te questi eventi, cosa hai imparato da questo contatto e
confronto con i tuoi lettori?
R.I.: La lunga scia della donna lumaca mi ha permesso di incontrare tante persone e
nell'incontrare loro è come se avessi incontrato me stessa. Sono state specchio dei miei dubbi,
delle mie contraddizioni, di quello che sono e di quello che non sono riuscita ad essere. In
qualche modo io e la donna lumaca siamo cresciute insieme.
CdL: Qual è il tuo autore preferito? Che libro consiglieresti - a parte il tuo! - ai nostri
iscritti?
R.I.: La mia autrice preferita è Isabel Allende. Un libro che consiglierei di leggere è Evelina e le
fate
di
Simona Baldelli mentre per la poesia Carlotta Lezzi con
E' del forte l'ascolto
, che a mio avviso potrebbe diventare una poetessa di spicco nel panorama letterario italiano. CdL: Per concludere: un saluto, un pensiero, una dedica speciale al Club del Libro...
R.I.: Nel congedarvi e ringraziarvi di questo spazio che mi avete offerto, vorrei dire a voi lettori
del Club del Libro che avete l'immensa responsabilità di essere gli autori del romanzo più
importante che ci sia. La vostra vita.
(articolo a cura di Elisa Gelsomino)
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