Nella guerra delle prove in Siria ci sono anche sigari e suore Il

Transcript

Nella guerra delle prove in Siria ci sono anche sigari e suore Il
ANNO XVIII NUMERO 221 - PAG 3
EDITORIALI
IL FOGLIO QUOTIDIANO
GIOVEDÌ 19 SETTEMBRE 2013
Nella guerra delle prove in Siria ci sono anche sigari e suore
CHI HA USATO IL SARIN? L’ONU NON HA DUBBI (ASSAD). DAMASCO ORA CONSEGNA LE PROVE DELLA MONTATURA A MOSCA
Il diktat sull’Iva ci impoverisce ma fa comodo a un governo pigro
N
ei prossimi giorni la Commissione
europea diffonderà un rapporto sul
fisco italiano la cui sostanza è stata anticipata ieri dal Sole 24 Ore: l’esecutivo comunitario sostiene che il divario tra entrate stimate ed entrate effettive è stato
pari a 36,1 miliardi di euro nel 2011, l’Italia è il paese che versa meno degli altri l’imposta sul valore aggiunto (Iva). Il
report è un’ulteriore spinta proveniente
da Bruxelles, dopo che martedì il commissario agli Affari economici Olli Rehn
aveva suggerito di aumentare l’Iva dal 21
al 22 per cento col fine di rimediare alla
abrogazione dell’Imu; salvo poi affermare ieri, per mezzo del portavoce, che
spetta al governo italiano decidere. L’impossibilità etero-guidata di scongiurare,
come si pensava, l’incremento dell’Iva ha
mandato il governo di Enrico Letta in fibrillazione. Ormai pare chiuso nella gabbia di Bruxelles. Non è infatti per il mancato gettito Imu che si dovrebbe aumentare l’Iva (come dice Rehn sbagliando,
perché le coperture ci sono già). Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, infatti, vorrebbe aumentare l’Iva per
ridurre il cuneo fiscale sui costi del lavoro per 4 miliardi annui (lo 0,25 per cento del pil) in ossequio alle richieste della Confindustria e della Commissione
Ue. Il guaio, facile da prevedere, è che
l’aumento dell’Iva colpirebbe la domanda di consumi e, riducendo il potere di
acquisto, creerebbe una nuova spinta re-
cessiva. Il beneficio sui costi del lavoro ci
sarebbe solo per le imprese operanti nel
commercio internazionale: è una mera
aspirina. Infatti la nostra competitività è
ostacolata dal ristagno della produttività,
derivante dalla rigidità dei contratti di
lavoro. Rimuoverla è la vera priorità anche secondo la Commissione europea, oltre che per la Banca centrale europea.
Con l’aumento dell’Iva si scaricherebbe
sulla collettività un beneficio per pochi
imprenditori. E la riforma del mercato
del lavoro e le riorganizzazioni necessarie per accrescere la produttività sarebbero rimandate più in là nel tempo, per
un periodo indefinito. Alla pigrizia verso tale riforma (che pare una malattia
congenita) si aggiungerebbe la pigrizia di
un aumento delle imposte, e il rilancio
della produttività (già furbescamente
compromessa dai veti sindacal-confindustriali nel post Monti) diventerebbe
uno sfocato miraggio. Ma non è proprio
quello che vogliono i concorrenti tedeschi per tenerci ancora più indietro rispetto a loro? E noi di certo non ci divincoliamo ma anzi li aiutiamo, scegliendo fra tutte le ricette che ci suggerisce l’Europa quella che ci fa più male.
Purtroppo sembra sia meglio languire
nella gabbia dei diktat, anziché ascoltare i molteplici suggerimenti degli organismi internazionali che pure da tempo
ci invitano a sbloccare (con sforzo politico) un mercato del lavoro ingessato.
Il rimpiazzo del Puzzone
Santoro e Briatore, Renzi e Signorini. Già la sinistra ha la sua nemesi
S
antoro, sul Corriere, dice di voler cominciare a parlare coi ricchi e prendere un drink al Billionaire. Il rude Michele fa i complimenti a Bruno Vespa e
tesse, infine, l’elogio di Maria De Filippi. Ed è più di un segnale tutto ciò. Matteo Renzi, poi, va a pranzo con Alfonso
Signorini. Ed è un fatto. Signorini non è
un Veneranda qualunque. E’ il direttore
di Chi, ossia la torpediniera più smagliante della flotta Mondadori. E tra fatti e segnali, c’è una morale: ancora non
se n’è andato via il Puzzone e tutti stanno già a spartirsi il parco “mostri” dell’Italia più sgargiante. Tutta la speciale
distinzione della sinistra, la superiorità
etica, va a carte quarantotto se poi lo stilista Roberto Cavalli, malgrado tutto il
botulino nelle guanciotte, diventa un
eroe per il Fatto quotidiano. Cavalli rinuncia a champagne, yacht e modelle e
si rivela ben più di un semplice manettaro, un delatore piuttosto: “Quando vedo le Ferrari parcheggiate in giro”, confida a Beatrice Borromeo che lo intervista, “mando le targhe ai Finanzieri”.
Ecco, Cavalli è un altro di quelli appena saliti sul carro di Renzi e se fosse
solo per la natura furbacchiona del sindaco di Firenze, sarebbe facile far com-
baciare l’eterna Italia dei buzzurri con
quella del potere ma c’è questo dettaglio
della sinisteritas, questo ostinato fatto tutto leninista – quello di volere prendere
possesso del Pd – che fa già impazzire la
maionese. Ed è motivo sufficiente per
avere una facile profezia: tutto l’anatema
antropologico speso contro il ventennio
puzzone tornerà addosso alla sinistra.
Dovrà, insomma, farsi “puzzona” la sinistra per vincere con Renzi. Dovrà rinunciare ai sandali Prada, un tempo feticcio
distintivo dei Girotondi alto-borghesi e
calzare le babbucce di Briatore. Dovrà,
poi, essere fichissima e perciò berciare
nel linguaggio proprio di chi parcheggia
in seconda fila e dovrà, questa sinistra,
dismettere l’uggia della Ditta e destinarsi così al surrogato. Quel Renzi, seduto a
tavola con Signorini, è certamente il candidato alla segreteria del Partito democratico. E siccome il fatto è ostinato, ma
ancor di più l’interpretazione, quel Renzi lì, visto al desco del campione tra i
campioni dell’immaginario berlusconiano, risulta nell’esito di una nemesi. Come
un rimpiazzo del Puzzone. Manco il tempo di vederlo andare via, dunque, il Puzzone, che devono riprenderselo giusto i
suoi carnefici. In forma di surrogato.
La chiave di Rohani
L’Iran libera 11 dissidenti. Il biglietto da visita per lo sbarco a New York
I
eri a Teheran 11 prigionieri politici
sono stati liberati, otto donne e tre uomini attraverso i quali il regime vorrebbe cancellare il volto rigato di sangue di
Neda Agha Soltan, archiviare gli spari e
gli orrori nei centri di detenzione perpetrati per prolungare l’èra Ahmadinejad. “Non so perché ma sono libera”
ha detto Nasrin Sotoudeh, l’avvocato dei
dissidenti politici messi all’indice nel
2009. E’ il biglietto da visita con cui il pre-
sidente Hassan Rohani si presenta a
New York all’Onu. La chiave era l’immagine che campeggiava sui volantini elettorali di Rohani e quando lunedì, per
qualche ora, si è covata l’illusione che la
cortina di ferro tecnologica si allentasse,
tutti hanno letto strane corrispondenze.
C’è ora chi spera che la chiave di Rohani apra, assieme alla porte di Moussavi
e Karroubi, quella del grand bargain nuclear-geopolitico con Washington.
Il sorpasso dell’Auto inglese
Londra surclassa l’Europa, merito della Thatcher e delle riforme
L
ondra dà una sonora lezione ai corvi
che fino a cinque anni fa prevedevano il lento declino dell’industria automobilistica “made in Uk”. A confronto
con il deprimente panorama europeo,
dove le vendite di auto crollano ai livelli di vent’anni fa e gli analisti sperano al
massimo che si sia toccato il fondo, il Regno Unito è l’unico “bright spot” (un caso positivo) per il settore. Le vendite di
automobili nel Regno Unito sono cresciute del 10 per cento in agosto rispetto
a un anno prima; in Germania sono calate del 6,6, in Italia del 9,2 per cento,
peggio ha fatto la Francia. La crescita si
spiega col fatto che i consumatori inglesi hanno più fiducia nell’economia domestica rispetto ai titubanti cittadini dell’Eurozona, scettici sulla ripresa dei rispettivi paesi. E, complice l’abitudine a
comprare beni a credito (motivata anche
da un reddito che consente di farlo), approfittano dei pagamenti rateizzati e di
altre offerte con cui i costruttori stanno
inondando il mercato. Eppure l’eccezionalismo inglese non si spiega solo con i
numeri delle immatricolazioni. In Gran
Bretagna non c’è un “costruttore nazionale” da difendere (come per esempio la
Fiat in Italia) perché i marchi inglesi o
sono stati venduti all’estero o sono in
parte posseduti da compagnie estere. Si
è preferito creare le condizioni per garantire gli investimenti e consentire così l’ingresso di case automobilistiche di
altre nazionalità. Negli anni Ottanta fu
Margaret Thatcher a privatizzare Jaguar,
Rover, British Leyland, Rolls-Royce e
National Bus Company. Soprattutto invitò i giapponesi di Nissan, Honda e
Toyota ad aprire i primi stabilimenti europei in Inghilterra. Fu una svolta. Così è
iniziata quell’invasione di cui gli inglesi
beneficiano tuttora: le società straniere
che usano la Gran Bretagna come trampolino sono decine. L’Auto è il settore
più importante dell’export britannico
(l’11 per cento del totale) con un giro d’affari da 65 miliardi di euro e 720 mila addetti. Il lavoro si difende con le riforme
e con il mercato, non cacciando le imprese a suon di sentenze giudiziarie o arroccandosi sulle posizioni di rendita dei
tempi che furono.
L’appendice 5. Il rapporto Sellström
pubblicato lunedì è il risultato dell’inchiesta degli ispettori delle Nazioni Unite sugli attacchi chimici in Siria: stabilisce
che il gas sarin è stato utilizzato, il 21 agosto scorso, ma non dà informazioni esplicite sui responsabili dell’attacco, perché
questo non era l’obiettivo della missione.
L’appendice 5 del documento è tecnica ma
interessante: descrive la dimensione e la
struttura dei due sistemi di lancio utilizzati e rivela la traiettoria dei razzi, soprattutto la base di provenienza. “Il luogo
di impatto numero uno (Moadamiya) e il
luogo di impatto numero quattro (Ein Tarma) forniscono prove per tracciare, con un
sufficiente grado di accuratezza, la traiettoria dei proiettili”. Il lavoro congiunto di
Human Rights Watch e del New York Times ha permesso di analizzare gli elementi contenuti nell’appendice 5 e visualizzarli nella cartina qui a fianco. Partendo dallo “schermo vegetale” da cui è passato un razzo ispezionato poi finito vicino
a un muro, valutando i gradi di spostamento rispetto al suo ritrovamento e rifacendo il percorso a ritroso, è possibile
identificare un’area piuttosto circoscritta
e piuttosto famosa attorno a Damasco.
“Non è una conclusione definitiva”, precisa l’analista di immagini satellitari che
s’è occupato dei calcoli e della ricostruzione per Human Rights Watch, Josh
Lyons, “ma è parecchio suggestiva”.
“Non è sufficiente dire ‘le armi chimiche
sono state usate’, proprio come non era sufficiente dire che ‘i machete sono stati usati’ in Ruanda. Bisogna condannare l’utilizzatore-Assad”
Samantha Power su Twitter,
ambasciatrice americana all’Onu
Il Monte Qasioun. Le caverne di questo
monte, a pochi chilometri da Damasco, sono avvolte da religione e leggenda: in una
avrebbe abitato Adamo, in un’altra Caino
avrebbe ammazzato Abele. Oggi il monte
ospita ristoranti e aree con panchine per godersi Damasco dall’alto, ma soprattutto “è il
centro di gravità del regime”, come ha detto
al New York Times Elias Hanna, un ex generale dell’esercito libanese che ora lavora
delle roccaforti della Guardia repubblicana
che potrebbe assumersi la responsabilità degli attacchi in modo indipendente rispetto al
regime (manovra evidentemente pretestuosa, ma ogni sotterfugio è buono, in questa crisi). C’è naturalmente la possibilità remota
che i ribelli siano riusciti a infiltrarsi in questa zona e lanciare l’attacco chimico, ma
un’azione del genere avrebbe praticamente
determinato la caduta del regime.
I missili sarebbero stati
lanciati dalla Brigata 104
della Guardia Repubblicana
Brigata 104
della Guardia
Repubblicana
9,6 k
m
9,5
km
Nella gabbia di Bruxelles
“Quando si guardano i dettagli delle
prove che gli ispettori hanno presentato – è
inconcepibile che altri rispetto al regime abbiano usato il sarin”.
Barack Obama
intervista a Telemundo, 17 settembre
Rotta ipotizzata
dei missili
Sito di impatto
n. 4 (Ein Tarma)
“Lavrov, gran fumatore di sigari, ha volutamente ignorato gli sforzi dell’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan di vietare il fumo negli uffici delle Nazioni Unite, dicendo: non è mica suo il palazzo”.
New York Times, 17 settembre
Sito di impatto n. 1
(Moadamiya)
La mappa dei lanci dei missili siriani ricostruita da HRW e NYT sulla base del rapporto Onu
all’Università americana di Beirut. Qui abitano e operano i fedelissimi del clan Assad,
le forze speciali e soprattutto la 104esima
Brigata della Guardia repubblicana di Bashar el Assad. Il compito della Guardia repubblicana è quello di proteggere la famiglia presidenziale e il suo entourage, garantendo la sicurezza del palazzo e dei quartieri vicini: il comando della Guardia è del fratello di Bashar, il famoso Maher, che però pare sia stato colpito da una bomba e ferito gravemente. Secondo alcuni esperti, il Monte
Qasioun è stato scelto proprio perché è una
za dell’Onu per discutere della bozza della risoluzione che prevede la consegna e la
distruzione dell’arsenale chimico siriano
sotto il controllo internazionale: i russi, con
la complicità dei cinesi, s’oppongono all’introduzione del capitolo 7, quello secondo cui, laddove fallissero le misure previste per ottenere gli obiettivi della risoluzione, si può intervenire militarmente. Dopo l’incontro del Consiglio di sicurezza, c’è
stata una conferenza stampa dei ministri
degli Esteri durante la quale Sergei Lavrov,
re della diplomazia di Mosca, ha detto ai
giornalisti di guardare bene che cosa dice
una suora libanese, che ha le prove del fatto che gli attacchi chimici sono una provocazione dei ribelli siriani ai danni di Assad. La suora si chiama Madre Agnès-Mariam de la Croix, carmelitana, ed è spesso
citata nei media russi e dagli assadisti
sparsi per il mondo: in particolare, ha scritto un documento di 50 pagine in cui analizza immagine per immagine i video dei
bambini con la schiuma alla bocca del 21
agosto e “dimostra” che si tratta di una
montatura.
Le prove di Assad. Ieri il regime di Damasco ha presentato agli alleati russi le
prove degli attacchi chimici perpetrati dalle forze ribelli e Mosca ha fatto sapere che
le mostrerà all’Onu. Gli ispettori avrebbero
dovuto verificare e analizzare tre diversi
attacchi, ma poi si sono concetrati su quello del 21 agosto. I russi sostengono che con
un’analisi accurata anche degli altri episodi si potrebbe scoprire la verità, verità che
il regime di Damasco custodisce e che ora
ha consegnato a Mosca. Martedì sera c’è
stato un incontro del Consiglio di sicurez-
La prima deadline. Tra due giorni scade la
prima deadline concordata dal patto Lavrov-Kerry: entro sabato Damasco deve fornire un inventario del suo arsenale chimico. Ieri sono continuati i raid aerei delle
forze del regime contro i ribelli in un’area
vicino alla capitale. Secondo alcune fonti, i
ribelli hanno abbattuto un elicottero del regime vicino a Hama.
“Trovare e distruggere tutto l’arsenale
chimico della Siria è difficile ma penso fattibile. Certo, sarà un lavoro stressante”.
Ake Sellström,
capo degli ispettori dell’Onu in Siria
Il grande scambio tra occidente e paesi emergenti per la ripresa
TRA G20 E FMI, OGNI OCCASIONE È UTILE PER TENTARE UN “COMPROMESSO SIMMETRICO”: RIGORE DA NOI, RIFORME NEI BRICS
C
onclusosi il summit G20 di
San Pietroburgo, il prossimo mese i ministri delle Finanze e i governatori delle
PENNSYLVANIA AVENUE
DOMENICO LOMBARDI
DI
Banche centrali, questa volta di ben 188
paesi, s’incontreranno a Washington. A parte la compagine più numerosa e la nuova
cornice che ospiterà tali incontri, la narrativa che ne caratterizzerà il senso è stata
già scritta al summit che si è concluso a inizio settembre e si fonda su due pilastri. Il
primo riguarda il consolidamento fiscale
da attuarsi secondo tempi e modi dettati
dalle circostanze di ciascuna economia,
pur rimanendo fermo l’obiettivo di una
sensibile diminuzione del rapporto debito/pil nel medio periodo. In tal senso, l’impegno del G20 segue il giro di boa compiuto dal Fondo monetario internazionale nel
mezzo della crisi dell’Eurozona, allorché il
suo capo economista ha cominciato a consigliare maggiore prudenza nella formulazione dei tempi delle strategie di consolidamento. Tale prudenza nasce dall’esigenza, acclarata dai dati più recenti, di evitare che l’impatto depressivo sulla crescita
delle manovre di aggiustamento vanifichi,
nel breve periodo, la compressione del rapporto debito/pil, tramite una riduzione del
denominatore più veloce di quella del numeratore com’è, invece, accaduto in Italia.
Il secondo è l’impegno a introdurre riforme
strutturali per innalzare il tasso di crescita potenziale di ciascun paese membro così da ottenere un aumento del tasso d’espansione complessivo dell’economia mondiale. Tale impegno rappresenta una riformulazione in chiave tecnocratica del politicamente assai più controverso ribilanciamento degli squilibri globali che la Cina
aveva bloccato al summit del G20 di Seul
nel novembre 2010. In altri termini, riformulando l’obiettivo in chiave intergovernativa, con un linguaggio che accantona
C
i sono diverse qualità di uomini: poligami, come per esempio io, e monogami; chi si contenta di una sola donna, e
chi di molte”. Così una volta Mussolini si
confidò con Claretta Petacci: di tante conquiste, quella che alla fine scelse di morire con lui. Ma alla Petacci toccò anche
un ruolo da imprevedibile Leporello con
il suo Don Giovanni. Compilò, all’inizio
del fatale settembre 1943, una lista delle
“madamine” che le avevano conteso il
cuore del duce. Franzinelli osserva che
“la scrittura, deformata dall’ora, rende indecifrabili un paio di nominativi”. E anche che “nella ventina di nominativi censiti dall’inviperita romana, convivono
amanti storiche e avventizie, donne rimaste per anni all’ombra del duce e avventuriere che gli donano piaceri furtivi”.
Eppure, non è completa. Tra loro manca una delle tre donne (o, forse, quattro),
senza la cui “spinta decisiva”, secondo
Franzinelli, “Mussolini non sarebbe divenuto il dominatore della politica italiana tra le due guerre mondiali”. E cioè, la
rivoluzionaria russa Angelica Balabanoff,
che conosce nel 1903, quando, socialista
diciannovenne, è esule in Svizzera. Lei
“gli si affeziona e gli insegna i rudimenti
dell’ideologia e della politica. Per un decennio la ‘missionaria rossa’ ne incoraggia e dirige il cammino dentro il Partito
socialista; lo assiste persino nella fase
cruciale della direzione dell’Avanti!, assunta sul finire del 1912”. Due anni dopo,
quello utilizzato nell’agenda bilaterale sino-americana, è stato possibile ottenere l’adesione dei partecipanti, almeno in principio, all’obiettivo in parola.
scal compact e negli Stati Uniti il consolidamento è superiore a quello desiderato
dall’Amministrazione per via dei paletti
stringenti posti dal Congresso con il “se-
In vista del vertice Fmi di ottobre, i Grandi del pianeta hanno riconosciuto
le rispettive debolezze: ora ai paesi emergenti si chiedono con insistenza
riforme istituzionali per non far diminuire anche il loro tasso di crescita.
Oppure per le economie occidentali si mette male. Obama equilibrista
Il compromesso apparirebbe simmetrico: da un lato, le economie avanzate confermano il loro impegno sul sentiero dell’aggiustamento fiscale e della stabilizzazione macroeconomica, dall’altro le econo-
mie emergenti del G20 si impegnano nel
riformare le proprie economie per portarle su un sentiero di crescita sostenibile. In
realtà, l’aggiustamento fiscale delle economie avanzate è inevitabile e, pertanto, non
può essere credibilmente offerto in contropartita. I paesi dell’Eurozona si sono già
formalmente impegnati per mezzo del Fi-
LIBRI
Mimmo Franzinelli
IL DUCE E LE DONNE
Mondadori, 260 pp., 20 euro
al momento del passaggio all’interventismo e della rottura col Psi, la sua autorevole consigliera diventa l’intellettuale
ebrea Margherita Sarfatti. Solo dopo che
negli anni Trenta l’ormai invecchiata Sarfatti è stata abbandonata, Claretta conquista il suo ruolo centrale: “Una giovane alto-borghese bella e devota, che gli sacrifica la propria esistenza in dotazione
totale, fornendogli l’appagante sensazione di dominio sulle vite altrui sperimentato nella politica”. La quarta è la moglie
Rachele, che gli dà i cinque figli legittimi, ma dalla continua infedeltà sarà spinta nel 1944 sull’orlo del suicidio. Tra queste quattro “muse” e le centinaia che con
Mussolini hanno avuto relazioni sessuali,
ci sono però una decina almeno di relazioni che in qualche modo si distinguono.
A parte il profilo di Leda Rafanelli, una
singolare figura di cartomante, anarchica
e musulmana, donna dalla forte personalità che rompe con lui quando Mussolini
quester”. L’onere del secondo obiettivo, invece, cade quasi interamente sulle economie emergenti che necessitano di rafforzare le infrastrutture istituzionali, legali, e sociali necessarie per una moderna economia di mercato. Secondo la Banca mondiale, le economie emergenti del G20 si pongono mediamente al di sotto di quelle avanzate per quanto riguarda la qualità della rispettiva regolamentazione e sono, pertanto,
quelle che devono fare i maggiori sforzi per
colmare il divario con le seconde. Tali
riforme sono necessarie per salvaguardare
il loro tasso di crescita potenziale sugli attuali livelli. Per le economie Brics, tale tasso si attesta attorno al 6 per cento del loro
pil aggregato contro il 2 per cento delle
economie avanzate del G20. Dato che il peso sull’economia mondiale è andato moltiplicandosi nel tempo – il peso delle economie Brics era del 20 per cento nel 1994, del
33 nel 2004 e si prevede sarà del 48 nel 2014
– una caduta del tasso di crescita di questi
paesi avrebbe conseguenze significative
sul tasso di sviluppo dell’economia mondiale, comprometterebbe la ripresa delle
economie avanzate e ne renderebbe più
duro il consolidamento fiscale. Se la crescita delle economie Brics scendesse dalle
recenti previsioni che si attestano tra il 6,5
e il 7,5 per cento l’anno al 6, l’economia
mondiale subirebbe un rallentamento di
oltre un terzo di punto. Tale riduzione salirebbe a un intero punto percentuale se le
diventa interventista. Delle altre, alcune
sono delle povere vittime. La fisioterapista trentina Ida Dalser, ad esempio: che
verrà fatta morire in manicomio, come il
loro figlio Benitino. Oppure la minorenne Bianca Ceccato, dattilografa al Popolo
d’Italia, che fu costretta a subire le attenzioni del direttore e poi ad abortire, mentre l’altro figlio, Glauco, non sarà mai riconosciuto. Le più appaiono come profittatrici. La principessa Giulia Alliata di
Montereale, che faceva il bello e cattivo
tempo in Sicilia. La giornalista francese
Magda Fontanges, forse agente dei servizi transalpini. Giulia Mattavelli, contessa
Carminati di Brambilla, prepotente agraria che alla marcia su Roma guida a cavallo le camicie nere della Lomellina.
Un’altra francese. Magda Brand, famosa
pianista e madre di un altro figlio naturale di Mussolini. Ma figli naturali li avrà
anche da Alice Corinaldesi de Fonseca
contessa Pallottelli, da Angela Curti Cucciati e da Ines De Spruches. Mimmo Franzinelli sospetta che Mussolini abbia concupito anche la figlia di Margherita Sarfatti e la sorella di Claretta Petacci. Ma il
capitolo più clamoroso è probabilmente
quello su Maria José: anche la principessa di Piemonte avrebbe avuto infatti una
storia con il duce. Alla quale, però, egli
avrebbe messo rapidamente fine perché
quella donna giovane, aggressiva ed
emancipata, impossibile da dominare, gli
provocava imbarazzanti defaillance.
stesse economie Brics si attestassero a un
tasso del 4 per cento, dignitoso ma pure di
gran lunga inferiore a quelli realizzatisi negli ultimi anni. Se la strada delle riforme
sembra inevitabile qualora le economie
Brics vogliano mantenere dei tassi di crescita comparabili a quelli più recenti, non
è chiaro tuttavia cosa il G20 o organismi internazionali come lo stesso Fmi possano offrire per incentivarne l’introduzione.
I forum di cooperazione internazionale
hanno bisogno di mantenere una certa tensione verso un obiettivo intermedio e creare un contesto di reciproco apprezzamento
e fiducia. Nel contesto del G20, tale obiettivo intermedio era stato fornito dalla riforma della governance del Fmi che, proprio
al summit di Seul di tre anni fa, i leader del
G20 avevano incondizionatamente appoggiato. In tal modo, essi intendevano impegnarsi a tutto tondo nel perseguire un dialogo con le economie emergenti che fosse
equilibrato e corrispondesse all’interesse
di tutte le parti in campo. Il prossimo ottobre, a un anno esatto dalla scadenza del
termine per la sua ratifica, l’Amministrazione Obama si ritroverà all’appuntamento di Washington nella condizione imbarazzante di impedire la ratifica del provvedimento fin tanto che il Congresso non
ne deciderà l’approvazione. La conseguenza ulteriore è che il successivo pacchetto di
riforme che avrebbe dovuto essere concordato entro il prossimo gennaio 2014 viene
congelato a data da destinarsi. La portata
di questi ritardi va molto oltre l’importanza relativa dei provvedimenti e dell’istituzione in parola, dal momento che minano
quel senso di reciproco apprezzamento e fiducia che è alla base di qualsiasi strategia
negoziale su obiettivi complessi e di lungo
periodo. In assenza di nuovi obiettivi intermedi, sarà difficile per il G20 ripristinare l’opportuno consenso e la giusta convinzione verso obiettivi di più ampio respiro e,
con esso, quella degli organismi internazionali collegati a tale processo.
IL FOGLIO
quotidiano
Direttore Responsabile: Giuliano Ferrara
Vicedirettore Esecutivo: Maurizio Crippa
Vicedirettore: Alessandro Giuli
Coordinamento: Claudio Cerasa
Redazione: Annalena Benini, Stefano Di Michele,
Mattia Ferraresi, Marco Valerio Lo Prete,
Giulio Meotti, Salvatore Merlo, Paola Peduzzi,
Daniele Raineri, Marianna Rizzini,
Nicoletta Tiliacos, Piero Vietti, Vincino.
Giuseppe Sottile (responsabile dell’inserto del sabato)
Editore: Il Foglio Quotidiano società cooperativa
Via Carroccio 12 - 20123 Milano
Tel. 02/771295.1
La testata beneficia di contributi diretti di cui alla legge n. 250/90
Presidente: Giuseppe Spinelli
Direttore Generale: Michele Buracchio
Redazione Roma: Lungotevere Raffaello Sanzio 8/c
00153 Roma - Tel. 06.589090.1 - Fax 06.58335499
Registrazione Tribunale di Milano n. 611 del 7/12/1995
Tipografie
Poligrafico Sannio srl - Loc. colle Marcangeli - 67063 Oricola (Aq)
Poligrafico Europa srl - Via Enrico Mattei, 2 - Villasanta (Mb)
Distribuzione: PRESS-DI S.r.l.
Via Domenico Trentacoste 7 - 20134 Milano
Pubblicità: Mondadori Pubblicità S.p.A.
Via Mondadori 1 - 20090 Segrate (Mi)
Tel. 02.75421 - Fax 02.75422574
Pubblicità legale: Il Sole 24 Ore Spa System
Via Monterosa 91 - 20149 Milano, Tel. 02.30223594
e-mail: [email protected]
Copia Euro 1,50 Arretrati Euro 3,00+ Sped. Post.
ISSN 1128 - 6164
www.ilfoglio.it
e-mail: [email protected]