di casa in casa, con passione
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di casa in casa, con passione
SPECIALE DOSSIER DI CASA IN CASA, CON PASSIONE “Trasferimento di un bene da un’azienda a un cliente grazie a un intermediario”: la vendita diretta è solo questo? O nasconde invece una “filosofia”, fatta di empatia, umiltà, pazienza e animata da una forza chiamata “imprenditività”? CHI È ... MICHELE PENGO VENDERE È 46 la mia attività da quasi 30 anni (ho cominciato a 19, come racconto nel Vol.4). Eppure la vendita diretta continua a stupirmi. È una scuola, perché ti insegna a vivere. Impari a comunicare con le persone che incontri ma soprattutto con te stesso, e comunicare significa sapersi relazionare con il prossimo, sia esso un cliente, tuo figlio, tua moglie. Perché dico questo? Perché se hai la fortuna, come la intendeva Pasteur, il padre della moderna batteriologia, e quindi come somma di opportunità e preparazione; se hai la fortuna, dicevo, di collaborare con un’azienda che investe nella formazione e che crede nell’uomo, prima ancora che nel venditore, in quanto enorme potenziale, ti rendi conto che quella che comunemente ed erroneamente viene definita la “vendita dei poveri”, o che viene vista come un semplice “andare per le case a vendere”, è invece una manifestazione di talenti inespressi per mancanza di conoscenza. Talento “porta a porta” Tutti noi infatti nasciamo con un potenziale che il più delle volte non viene utilizzato, perché siamo condizionati dai preconcetti o dai pregiudizi dei nostri genitori e delle persone che abbiamo vicino, e che in buona fede ci elargiscono consigli, frutto della loro esperienza, su cosa fare o cosa non fare. Questo meccanismo impedisce a molti ragazzi, ma anche a molti adulti, di cogliere opportunità diverse dagli schemi tradizionali (pensiamo al “posto fisso e sicuro”), e di investire in prospettive interessanti di guadagno e carriera. Eh sì, perché di questo si tratta! In un momento di difficoltà economica mondiale ci si domanda come sia possibile che la vendita diretta non abbia subìto questa tendenza Miche le Gioel S PENGO Are a p e inquin a, per il setto manager in re a 80 con mento indoo ambiente su r, Nord-e lenti nel Cen coordina st. Dop tro Itali a o un in ditore ad izio co e nel me svolge omicilio, da circa 3 venattività 0 anni di vend rato all a ita in dive formazione d . Ha collabo rs i di resp e aziende, e 5 mila vendit ori onsabil oggi, in e della ganizz qualità a fo su tem attività di train rmazione, ori quali in g e coa la moti munica ching vaz z buildin ione, la leade ione, la cog. www rship e .m michele il .pengo ichelepengo team .com, @gioe l.com al ribasso, visto che il cliente lo si ricerca tra persone assolutamente “normali” dal punto di vista reddituale. Ma dati statistici confermano che il miglior cliente è proprio quello con un reddito medio o medio basso. Strano con questa crisi! Empatia! Il punto è che oggi il mercato è cambiato, la vendita si è fatta sempre più “emozionale”, ed è un’evoluzione che si sposa molto bene con la tipologia di acquisto che la vendita diretta propone: stiamo parlando di servizio, di assistenza, di rapporto umano, quello che spesso viene a mancare nei grandi centri commerciali, dove i commessi sono pochi e sempre impegnati. Lì ti capita di sentirti solo, abbandonato alla ricerca di notizie che tenti di carpire a qualche depliant; ma altra cosa è un sorriso, una battuta, uno sguardo. È questo che cerca oggi il cliente, sempre più informato e desideroso di professionalità, ma in fondo interessato semplicemente allo scambio di un’opinione. E questa opinione viene ascoltata più volentieri se a proporla è un “professionista della vendita”, un consulente simpatico ma soprattutto empatico che riesca a comprendere i suoi stati d’animo e a immedesimarsi nel suo vissuto emotivo. Non uno con la “parlantina” (anche perché, come sappiamo, nella comunicazione l’aspetto verbale incide solo per il 7%), ma una persona che con grande umiltà si impegni a imparare un “Filosofia” di vendita La vendita diretta quindi non è solo il trasferimento di un bene da un’azienda a un cliente attraverso un intermediario, ma una filosofia, fatta di: • sincerità: non solo verso il cliente, ma nei nostri confronti. Eviteremo di raccontarci bugie, e sapremo riconoscere quando la mancanza di risultati non dipende né dal mercato né dal cliente, ma soltanto dalla nostra pigrizia mentale; • onestà: per non tradire le nostre aspettative e quelle delle persone che credono in ciò che facciamo; • condivisione: mettere in comune la propria esperienza, e sintonizzarsi sulle stesse regole e comportamenti, per raggiungere la sintonia con clienti e colleghi; • pazienza: secondo la cosiddetta “legge della semina”, quello che dai ritorna. A volte vorremmo tutto e lo vorremmo subito, ma se impariamo l’ arte dell’attesa così come fa un buon contadino mentre aspetta che il raccolto maturi, o una mamma quando ha in grembo il suo bambino, riconosceremo quanta forza ci possa essere nella fiducia. Sant’Agostino l’ha definita così: “È credere oggi in qualcosa che non vedi per vedere domani quello in cui hai creduto”. • amore: quello con la “A” maiuscola, la passione per le cose che si fanno ogni giorno, essere disposti ad affrontare delle rinunce, con la consapevolezza che i risultati ci ricompenseranno. • tempo: quello che bisogna concedersi per imparare la professione, per metabolizzarne tutti gli elementi, per fare un percorso di crescita, così come avviene per il cibo nel corpo prima che si trasformi in sostanze nutrienti. Mettiamoci in discussione: le cose che ci possono essere insegnate sono infinite. • “imprenditività”: che è diversa dalla “imprenditorialità”. L’”imprenditività” è quella forza che spinge a “darsi da fare”, a credere in un progetto. È spirito d’iniziativa, è il coraggio del “prendi la borsa e vai”, dell’”alza il telefono e fissa l’appuntamento”, del “suona il campanello”. Certo, tutte queste mosse devono essere intraprese in funzione del metodo operativo che la nostra azienda propone, ma senza di esse difficilmente riusciremo a raggiungere traguardi importanti. “Azione”, quindi, come parola magica da non dimenticare; a volte un po’ scomoda, perché ci trascina fuori dalla zone di comfort, ma altamente qualificante, per tutti quelli che come me hanno scelto questo mestiere. Fare vendita diretta significa andare contro corrente, diffondere la conoscenza di un mondo che, se affrontato con la giusta motivazione e formazione, può riservare a coloro che cercano il “cambiamento” una grande opportunità. Mi congratulo quindi con tutti quegli amici e amiche che hanno “tenuto duro” anche nei momenti più difficili, e assieme a loro rivolgo, a quanti vorrebbero tentare, un messaggio che forse già conosceranno, ma che ci tengo a ribadire: continuando a fare quello che si è sempre fatto, si otterranno sempre gli stessi risultati. Il mio augurio è che la vita di ognuno sia ricca di soddisfazioni, pur sapendo che, per avere qualcosa che non si è mai avuto, bisogna essere disposti a fare qualcosa che non si è mai fatto. Che sia proprio la vendita diretta? 47 VENDERE MIRCO BASSO metodo, che sia disposta a sacrificare tempo ed energie, piena di sogni, di obiettivi, di un entusiasmo che gli permetta di sviluppare qualità fino a quel momento sconosciute.