Essere famosi rinunciando all`identità

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Essere famosi rinunciando all`identità
LUNEDÌ 2 NOVEMBRE 2015
LA SICILIA
COMMENTI .11
DIRITTO&DOVERI
Come restare
“signori”
fra i rancori
da separati
DARIO SEMINARA*
U
na volta, quando il mangiare
occupava grande importanza
nella nostra vita, il “vero signore” si riconosceva a tavola. Ora
che si mangia meno, e spesso in piedi,
prova di signorilità è richiesta in altri
momenti: ad esempio, nella crisi del
matrimonio (oggi più frequente che
in passato). Pur consapevoli che difficile è mantenere la calma quando
amore volge in rancore, alcuni consigli possiamo dare ai separandi per
rendere meno traumatico il passaggio.
Innanzitutto, va ricordato che devono rimanere nella casa coniugale i figli minori (ed anche i figli maggiorenni, se ancora non autosufficienti): onde la casa sarà dal Giudice assegnata
al genitore collocatario degli stessi (di
solito, la madre), chiunque ne sia il
proprietario. Se non vi sono figli, il
Tribunale non emetterà alcun provvedimento di assegnazione della casa
coniugale, che quindi spetterà al proprietario: ciò però non vuol dire che,
a seguito dell’udienza presidenziale in
cui si autorizzano i coniugi a vivere
separati, il marito, se proprietario
esclusivo della casa, potrà cambiare le
chiavi di casa, e lasciare la moglie fuori, senza vestiti e gioielli. Ed infatti, se
un marito - poco signorilmente - caccia la moglie da casa, commette un illecito possessorio ai danni della stessa, che quindi senz’altro otterrà dal
Tribunale la reintegra nel possesso.
Né potrà il marito convenuto in giudizio eccepire di esser proprietario
esclusivo della casa coniugale, perché comunque la moglie ne è detentrice, e ne va rispettata la dignità e la
personalità, siccome diritti inviolabili tutelati anche dopo la proposizione
del ricorso per separazione. E quindi il
marito, lungi dal cambiare le chiavi
della serratura, dovrà signorilmente
invitare la moglie a lasciare la casa:
nel caso di mancato riscontro, deve il
marito richiedere al Giudice di ordinare alla moglie di rilasciare la casa.
Se la butta fuori di casa (o mentre è
fuori cambia le chiavi), il giudice farà
tornare la moglie a casa, e il marito
pagherà le spese del suo legale (così,
Trib. Verona, I, 23.09.15: ovviamente,
il principio vale anche se ad esser cacciato di casa è il marito).
Sempre per comportarsi da signori,
poi, occorre limitare contrasti su immobili comuni ai coniugi, magari trasferendoli ai figli. Al proposito, non
tutti sanno che il legislatore già con
l’art. 19 l. n. 74/87 ha consentito un
trattamento fiscale di favore per i trasferimenti immobiliari effettuati tra
coniugi o per la prole in esecuzione di
un accordo di separazione o divorzio.
(Sul punto, vedere anche la circolare
esplicativa n. 18 del 29.05.13.). Ora,
grazie al nuovo strumento introdotto
con dl 132/14 conv. in legge 162/14, i
coniugi possono consensualmente
separarsi o divorziare tramite convenzione di negoziazione assistita redatta nei comodi studi dei loro legali,
senza passare dal Tribunale. E’ quindi
sorto il dubbio se le agevolazioni fiscali sussistessero anche in questo caso: dubbio superato il 16 luglio scorso,
con la risoluzione 65/E dell’Agenzia
delle Entrate che, proprio per promuovere il ricorso alla negoziazione
assistita (evitando ai coniugi il trauma
e i tempi lunghi del passaggio in Tribunale), ha dato interpretazione ampia del suddetto art. 19, che appunto
dispone esenti dall’imposta di bollo,
di registro e da ogni altra tassa «tutti
gli atti, i documenti ed i provvedimenti relativi al procedimento di
scioglimento del matrimonio o di cessazione degli effetti civili del matrimonio» che i coniugi pongono in essere per disciplinare i loro rapporti giuridici ed economici a seguito della separazione personale o del divorzio.
Sono pertanto ad ogni effetto - agevolazioni fiscali incluse - equiparati
tra loro i provvedimenti giudiziari di
separazione (o divorzio) e gli accordi
conclusivi dei procedimenti di negoziazione assistita tramite i soli avvocati: purché però le disposizioni patrimoniali contenute nell’accordo siano
dette funzionali e indispensabili ai fini della risoluzione del rapporto coniugale.
* Avvocato Cassazionista
PSEUDONIMI DI SUCCESSO. Da Totò a Pif: la “wall of fame” dei personaggi di letteratura, cinema, sport e giornalismo
Essere famosi rinunciando all’identità
ANTONIO RAVIDÀ
P
iù si fa circolare il tuo nome e
più cresce la tua notorietà fino
alle vette della popolarità. Vale
sia in senso positivo che negativo.
Neanche a dirlo, i social sono lì, pronti
a amplificare con la grancassa della rete. Altro che il Terzo Potere di Orson
Welles! Divi, assi, insomma celebrity di
ogni campo e specie ne sanno qualcosa e a volte più del Diavolo. C’è chi
smania perché il nome, scritto grande,
porti al successo che, si sa, non è sempre meritato. Seppure sgraziati ma con
i dovuti sponsor e con la massima predisposizione (in qualche caso anche
alla posizione orizzontale), volteggiando nel balletto dei media un’infinità di
pigmei diventano vatussi e, purtroppo,
ottengono incarichi e ruoli con lauti
guadagni alla fin fine con i nostri soldi.
Tanti altri dietro pseudonimi o anagrammi invece hanno rinunciato alla
loro identità anagrafica e sono stati,
sono e rimarranno famosi. Se ne può
proporre un lunghissimo elenco: dal
calciatore Pelè (Edson Arantes do Nascimento) e parecchi suoi colleghi sudamericani notissimi per i soprannomi
a molti grandi della letteratura e del
pensiero. Voltaire era in realtà François
Marie Arquet, Molière invece JeanBaptiste Poquelin, Umberto Saba era
Umberto Poli e Aldo Palazzeschi era
Aldo Giuliani. Milva, la “pantera Di GoFrançois Rabelais per pudore firmò
ro” della canzone è Maria Ilva Biolcati Alcofribas Nasler le storie di Gargantua
e Ron è Rosolino Cellamare. Nel cine- e Pantagruel ritenendole frivole e non
ma Totò si chiamava Antonio de Curtis all’altezza della sua levatura intellete ebbe riconosciuto il titolo di principe tuale. Trilussa era Carlo Alberto Salustri
di Bisanzio al quale teneva moltissimo. e alle corrosive poesie romanesche alNomi d’arte hanno Sofia Loren e Moni- ternava le preoccupazioni per le diffica Vitti i cui autentici cognomi Scicolo- coltà economiche. Fra i giornalisti e
ne e Ceciarelli furono bocciati dai pro- scrittori di prima fila Indro Montanelduttori che non
li il n. 1 italiano
li ritennero valiall’inizio degli
di per il grande
Anni 50 collapubblico. Renaborò al Borghese
to Ranucci picdi Leo Longanesi
colissimo di stacon gli pseudonitura ma in scena
mi Adolfo Coltal’altissimo Rano e Antonio Siscel si compiaberia. Prima al
Tempo e poi alla
ceva quando ci si
Stampa
Igor
rivolgeva a lui
Manzella abbrecon il “commenviò in Man. All’
datore” che gli
Espresso e pure
spettava. L’attolui alla Stampa
re marsigliese PIERFRANCESCO DILIBERTO, IN ARTE “PIF”
Nicola De Feo
Fernand Contandin è conosciuto da tutti come Fer- preferì firmarsi Adelfi per non essere
nandel (il don Camillo che se la vedeva confuso con il fratello Sandro. Non tutcon il sindaco comunista Peppone-Gi- ti sanno che la vera identità del poeta
no Cervi). Fra gli ultimissimi arrivati portoghese Pessoa è Fernando Antonio
nella galassia in celluloide c’è il paler- Nogueira. Carlo Lorenzini inventore di
mitano Pif al secolo Pierfrancesco Dili- Pinocchio, il burattino di legno scolpiberto con il suo ultra elogiato film d’e- to dal babbo-mastro Geppetto che poi
sordio “La mafia uccide anche in esta- diventa bambino, preferì il cognome
te”. Ha spiegato così: «Ho nome e co- Collodi come la deliziosa frazione di
Pescia nel Pistoiese dov’era nata la magnome troppo lunghi».
dre. Ricciardetto (Augusto Guerriero)
era seguitissimo e “faceva costume”.
John Foster che al “Disco per l’estate” fu
applaudito per la canzone “Amore scusami” sfondò poi come giornalista. Infatti era Paolo Occhipinti. L’elegante e
saggia Colette Rosselli alias Donna Letizia, l’amata compagna di Montanelli,
fece epoca con la sua rubrica che calamitava le confidenze di donne leggiadre e un po’ troppo disinvolte oppure
insicure o perfino disperate sul settimanale femminile Grazia. Sul Borghese Gianna Predazzini si ridusse in Preda e sulla stessa rivista della destra lo
“svizzero” era un monsignore ben
informato che nella rubrica “Il portone
di bronzo” raccontava i dietro le quinte del Vaticano. Bettino Craxi
sull’Avanti! era il Ghino di Tacco che
declinava la linea politica del Psi. Il dc
andreottiano Paolo Cirino Pomicino si
firmava Geronimo il guerriero Sioux.
Sulla Stampa colpisce spesso Jena cioè
Riccardo Barenghi. Nata nel 2000 sul
Manifesto, Jena ha traslocato 10 anni fa
con Barenghi nel quotidiano torinese.
Un caustico libro sulle Jene nel 2008
contiene un ironico “Grazie per la collaborazione” rivolto a Romano Prodi
che nel tempo ha offerto vari spunti.
Con ogni probabilità, la palma d’oro
dei giornalisti o politici innamorati degli pseudonimi spetta a Mario Melloni,
il Fortebraccio dell’Unità! che senza
complimenti le mandava a dire a
chiunque in poche righe piene di humor e spesso al vetriolo. Del socialdemocratico Pietro Longo, uno dei suoi
bersagli preferiti, scrisse che mentre
dormiva non si capiva da che parte
avesse la testa e da quale i piedi. Alberto Ronchey, direttore della Stampa, Fortebraccio lo chiamava “ingegnere”, come se il notissimo giornalista e scrittore che fu anche ministro della Cultura,
fosse un dirigente della Fiat proprietaria del giornale. Ronchey non gradiva
ma non lo dava a vedere se non con gli
intimi.
Pseudonimi ne sono comparsi anche
nei giornali siciliani. Boz (il medico
Raffaello Gattuso) nei corsivi sulla prima pagina del La Sicilia sbagliava raramente la mira. Sempre su questo giornale Luigi Prestinenza, scrivendo di
astronomia da appassionato studioso,
si firmava Scrutator. Un giovanissimo
Piero Fagone, lunga carriera all’ Agi e al
Giorno, notista politico del Giornale di
Sicilia e della Rai, era Pierpaolo Agon
nelle sue critiche teatrali sul Sicilia del
Popolo. Civis sul L’Ora era un Aldo Costa graffiante, da 10 con lode, mai petulante. Le spumeggianti cronache mondane sul L’Ora le scriveva Berenice alias
Anna Pomar elegante giornalista e
scrittrice attenta ai minimi particolari
che le signore “in corsa” amavano o
detestavano.
IL CIELO DEL MESE
Notti lunghissime e pioggia di stelle cadenti
I
n novembre, le giornate continuano ad accorciarsi e le notti ad allungarsi. Ciò non dispiace
per niente a chi ama osservare il cielo, a condizione che esso sia sgombro da nuvole, cosa assai
rara negli ultimi tempi. Alla latitudine di Catania,
dall’inizio alla fine del mese, la durata del dì diminuisce di 44 minuti. In particolare, alla fine del mese, il Sole sorge 27 minuti dopo e tramonta 17 minuti prima. La nostra stella diurna, il 23 passerà
dalla costellazione della Bilancia a quella dello
Scorpione, dove però vi rimarrà appena sette giorni, perché il 30 farà il suo ingresso nella costellazione di Ofiuco, la tredicesima costellazione zodiacale pervicacemente ignorata dagli astrologi, che
continuano a “leggere” e ad ammannire un cielo
fossile di oltre duemila anni fa. La Luna sarà all’ultimo quarto il 3, nuova l’11, al primo quarto il 19 e
piena il 25. Rapido sguardo ai pianeti. All’inizio del
mese, Mercurio sorge quasi un’ora prima del Sole
e sarà possibile individuarlo tra le luci dell’alba sull’orizzonte orientale; poi, a poco a poco, si avvicina al Sole e il 17 sarà in congiunzione superiore,
vale a dire passa sul lato opposto del Sole.
Il piccolo pianeta ricompare nel cielo serale,
ma sarà molto basso sull’orizzonte, quindi, in pratica invisibile perché avvolto dalla luce del tramonto. Venere, Marte e Giove continueranno a do-
minare il cielo orientale prima dell’alba. Nei primi
giorni del mese, offrono uno spettacolo celeste imperdibile. Il terzetto planetario, infatti, si può osservare con il luminoso Venere basso sull’orizzonte, Giove in posizione più alta e, tra i due, spicca Marte con la sua caratteristica colorazione rossastra. Saturno all’inizio del mese è bassissimo sull’orizzonte occidentale e tramonta subito dopo il
Sole, in concreto impossibile rintracciarlo tra le luci crepuscolari, diventando inosservabile il 29 novembre, perché sarà in congiunzione con il Sole.
Rivedremo il pianeta degli anelli alla fine di dicembre, quando riapparirà al mattino presto nel cielo
orientale. Urano è ancora osservabile per l’intera
notte nel cielo meridionale, mentre Nettuno lo
sarà soltanto nella prima parte della notte, a SudOvest, pur molto basso sull’orizzonte. Plutone, infine, è difficilmente osservabile sull’orizzonte occidentale.
Al calare delle prime ombre della sera, volgendo lo sguardo verso occidente potremo ancora
individuare alcuni dei protagonisti che dominarono le brevi notti dell’estate, a cominciare dall’asterismo del Triangolo Estivo, i cui vertici sono formati dalle stelle Altair dell’Aquila, Vega della Lira e
Deneb del Cigno, che si avviano a tramontare definitivamente. Proseguendo verso Sud, spicche-
ranno l’Acquario, i Pesci e l’Ariete. A Sud-Est, nelle prime ore della notte, sono facilmente riconoscibili le costellazioni di Orione e del Cane Maggiore
con la luminosissima Sirio. A oriente, invece, si vedranno sorgere le costellazioni zodiacali che domineranno il cielo invernale: il Toro con il suo occhio
rosso Aldebaran e gli
ammassi delle Iadi e
delle Pleiadi, i Gemelli Castore e Polluce e,
poi, a sinistra dei Gemelli, il Cancro e, nella seconda parte della
notte, il Leone. Sopra i
Gemelli e il Toro spicca già alta nel cielo la
costellazione dell’Auriga.
E ancora, alzando lo
sguardo allo zenit,
proprio sulla nostra
verticale, continuano a dominare il grande quadrato di Pegaso e, a Nord Est, Andromeda e Perseo
fino ad arrivare alla “W” di Cassiopea e il meno appariscente Cefeo a forma di casetta. A nord, infine,
campeggiano come sempre le due Orse Maggiore
e Minore e, tra esse, la lunga ma poco appari-
scente costellazione del Dragone.
Il cielo di novembre è solcato da piogge di meteore, meglio note come “stelle cadenti”. Le più
note sono quelle delle Tauridi e, soprattutto, delle Leonidi. Quest’anno l’osservazione sarà favorita dall’assenza della Luna nei momenti in cui il radiante sorgerà, a oriente, nei pressi di Algieba
(gamma Leonis, stella
doppia gigante della
costellazione del Leone distante 126 anni
luce), sarà sopra l’orizzonte. Sono previste
una quarantina di meteore all’ora nella serata di martedì 17 novembre. Altri sciami
minori, sarà possibile
osservarli nella seconda metà del mese: le
Andromedidi il 29-30 novembre e le Alfa Monocerontidi il 22, che quest’anno potrebbero dare luogo a una autentica pioggia di 400 “stelle cadenti”
all’ora. Tutti, dunque, col naso all’insù, nuvole
permettendo.
GIUSEPPE SPERLINGA
Le auto non “gonfiano” il reddito
bocciato il vecchio redditometro
B
occiato il vecchio redditometro. Per la Cassazione, sentenza 21959/15, depositata il 28
ottobre 2015, il possesso di più auto
non “gonfia” il reddito del contribuente. Deve essere perciò rigettato
il ricorso dell’ufficio che, peraltro,
aveva già perso i primi due gradi di
giudizio. Nel caso specifico, l’ufficio
aveva emesso un accertamento in
base al vecchio redditometro applicabile fino ai redditi del 2008, basato esclusivamente sul presunto possesso di quattro autovetture. In seguito al ricorso del contribuente, la
Commissione tributaria provinciale
ha accolto il ricorso. Contro la sentenza di primo grado, l’ufficio ha proposto appello alla Commissione tributaria regionale del Lazio, sezione
staccata di Latina, che lo ha rigettato,
confermando l’illegittimità dell’accertamento emesso in base al vecchio redditometro.
Venti anni di liti senza incasso per
l’erario. Dopo avere perso i primi
due gradi di giudizio, l’ufficio, ostinatamente, ha presentato anche il ricorso per Cassazione. Forse anche
per stanchezza, il contribuente non
ha svolto attività difensiva, non ha
cioè presentato nulla in Cassazione,
anche perché la vicenda risale ad un
accertamento per il 1995, cioè di 20
anni fa. La Cassazione ha dato nuovamente torto all’ufficio, considerato
che già in secondo grado, il giudice
aveva affermato che il contribuente
aveva dimostrato che, delle quattro
autovetture, tutte di modico valore,
due non erano più da lui possedute,
e quanto alle altre, una era stata venduta in anni precedenti e l’altra era
stata posseduta per soli tre mesi. Lo
stesso giudice aveva precisato che
per i titolari di redditi d’impresa non
è applicabile l’accertamento da redditometro, ma quello specifico per
l’impresa. In conclusione, la Cassazione ha confermato quanto già deciso dai giudici di primo e secondo
grado, rigettando il ricorso dell’ufficio.
Il nuovo redditometro prevale sul
vecchio. Va anche detto che il nuovo
redditometro, applicabile a partire
dai redditi del 2009, è più affidabile
e, per i giudici, prevale sul vecchio
redditometro applicabile fino ai redditi del 2008. In questo senso, si veda
la sentenza della Commissione tributaria provinciale di Rimini (sentenza
41/2/13, depositata il 21 marzo
2013). Per i giudici riminesi, il vecchio meccanismo induttivo non è più
applicabile, poiché è ormai “uno
strumento anacronistico che non tiene conto dei mutamenti sociali”,
mentre “tale realtà mutata necessita
di un nuovo strumento profondamente innovato”. In senso conforme, si veda anche la sentenza
74/02/13 della Commissione tributaria provinciale di Reggio Emilia, depositata il 18 aprile 2013.
Basta con la media del mezzo pollo.
Il nuovo redditometro prevale sempre sul vecchio, per la ragione che è
basato su elementi certi e non presuntivi. Ciò per evitare l’applicazione
automatizzata di quanto induttivamente previsto dalle medie nazionali, o da altri studi socio economici,
che, in alcuni casi, costituiscono la
cosiddetta media dei “polli” del poeta Trilussa, in base alla quale mediamente tutti mangiano un pollo, salvo
appurare che c’è chi ne mangia tre e
chi sente solo l’odore da molti anni.
Nella poesia di Trilussa, “La statistica”, il noto poeta dialettale romano,
morto nel 1950, afferma infatti che se
uno mangia due polli e un altro no, in
media i due hanno mangiato un pollo, anche se di fatto l’altro il pollo
non l’ha nemmeno visto. Questa
poesia e le osservazioni contenute
sulla media del pollo sono diventate
celebri in riferimento alla presunta
validità delle medie statistiche.
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