Dalla Colonna dell`Ab- bondanza si imbocca la di
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Dalla Colonna dell`Ab- bondanza si imbocca la di
1 1. ?????? I. DA PIAZZA DELLA REPUBBLICA A PIAZZA DELLA SIGNORIA Da via Calimala fino a piazza della Signoria il percorso ha la forma di una ‘L’ con il giro di 90° in senso antiorario più una ‘I’ in direzione Sud. Si raggiunge il lato Sud di Piazza della Repubblica e si prende posizione all'angolo Nord/Est che la facciata Nord dell’edificio forma con il lato Ovest di Via Calimala, per attraversarla in direzione Est. Si percorre Via Calimala in direzione Sud: la prima traversa è via Orsanmichele, la seconda è via de' Lamberti. Dalla Colonna dell'Abbondanza si imbocca la distinta via Calimala dove, sulla sinistra, si nota il Palagio dell'Arte della Lana, merlato alla guelfa, caratteristica testimonianza dello stile architettonico fiorentino del Trecento. Il palagio fu l'austera sede di questa corporazione mercantile ed Il Palagio dell’Arte della Lana. industriale, principale fonte di ricchezza della città per l'enorme produzione di tessuti derivati appunto dalla lavorazione della lana. L’Arte, dopo aver raggiunto una grande potenza, ebbe l’incarico di sovrintendere addirittura alla costruzione della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Il retro del palagio prospetta sulla singolare chiesa di Orsanmichele, forse il monumento più tipico di Firenze perché unì la vita civile a quella religiosa, in quanto da granaio divenne luogo di culto. Scorcio di via Calimala, angolo via de’ Lamberti. 2 Via Calimala si può percorrere tanto sui marciapiedi che sulla sede stradale. La prima opzione è quella consigliata perché la carreggiata presenta sconnessioni e rilevanti pendenze trasversali. La pavimentazione del marciapiede di via Calimala, in lastre di pietra con finitura rigata rende la marcia un po’ disagevole. Presso i grandi magazzini La Rinascente, sono presenti servizi igienici accessibili (4° piano). Opportunità di sosta per autoveicoli muniti di contrassegno su entrambi i lati di via Calimala. Attraversata agevolmente via Calimala si imbocca via de’ Lamberti. min 00 m 0 3 3 Particolare della Chiesa di Orsanmichele. La Signoria assegnò alle 21 Corporazione di Arti e Mestieri la cura artistica di Orsanmichele, affinché quell’oratorio fosse abbellito con decorazioni in affresco e sculture. Mentre valenti pittori dipingevano i pilastri interni, le volte e le pareti con le immagini dei relativi Santi Patroni di ogni corporazione, nelle facciate esterne apparivano splendide nicchie-tabernacoli nelle quali furono collocate pregevolissime opere di insigni scultori. A causa dell’assenza della rampetta di raccordo in uscita, in corrispondenza dell’angolo con via dell’Arte della Lana, risulta indispensabile muoversi sulla sede stradale che, peraltro, presenta una pavimentazione abbastanza sconnessa. Dato che la strada presenta un forte “dorso di mulo”, è opportuno muoversi in corrispondenza della mezzeria della carreggiata. In corrispondenza verticale al di sopra delle quattordici edicole dei Santi Protettori, furono creati altrettanti rosoni o medaglioni che dir si voglia, nei quali tredici Arti e il Tribunale di Mercatanzia fecero riprodurre la rispettiva insegna. Di questi, dieci furono gli stemmi affrescati e solo quattro eseguiti in terracotta invetriata dai Della Robbia. Nel 1858 vennero ridipinti gli affreschi deteriorati ormai dal tempo meno quello dei Beccai che, a titolo sperimentale, venne molto bene realizzato in bassorilievo dalla Manifattura Ginori ad imitazione degli altri La presenza di un accompagnatore è consigliata. In via de' Lamberti ci si Chiesa di Orsanmichele. dirige verso Est: la prima traversa che si trova sul lato Nord della strada è via Arte della Lana, dove, sul lato Est, è situato l'ingresso della chiesa di Orsanmichele, la seconda 4 La chiesa di Orsanmichele è circondata da un marciapiede sconnesso, protetto da parapedonali. Il marciapiede risulta ben raccordato su via de’ Lamberti tuttavia, in corrispondenza della curva, si restringe diventando impraticabile. La chiesa di Orsanmichele presenta due scalini all’ingresso e non è accessibile. 5 3 traversa è via dei Calzaiuoli. Rosone con l’insegna del Tribunale di Mercatanzia. Si percorre via dei Calzaiuoli in direzione Sud per circa 100 metri e si giunge in piazza della Signoria. Piazza della Signoria. 3 6 tre robbiani, splendidamente conservati nei secoli, che riproducono le insegne del Tribunale di Mercatanzia, dell’Arte dei Medici e Speziali e della Seta. Il quarto stemma, quello dell’Arte dei Maestri di Pietra e Legname, era stato invece prodotto non in bassorilievo, bensì in piano. Alle quattro cantonate, all’altezza di circa un metro dal suolo, si notano, purtroppo deteriorati dal tempo, i simboli agresti dell’avvicendarsi delle quattro stagioni, con alberi fioriti, spighe di grano, uva e alberi spogli. Percorrendo a destra il breve tratto della via dei Calzaiuoli, dove in antico erano raggruppate le botteghe dei fabbricanti di calze, si accede in Piazza della Signoria, ricca d’insigni monumenti. La grande ed asimmetrica superficie, ebbe origine con l’abbattimento di case e torri di antiche famiglie ghibelline quando, nel luglio 1258, su di esse la parte guelfa ebbe il sopravvento. Firenze, infatti, era divisa da tempo in due fazioni: guelfa e ghibellina, che si combattevano aspramente in tutta la città. San Giorgio di Donatello. Via dei Calzaiuoli è percorribile in autonomia sia lungo il marciapiede sia sulla sede stradale; la marcia non è confortevole a causa della finitura rigata delle lastre di pavimentazione che produce forti vibrazioni. Superata via Calimaruzza il marciapiede risulta totalmente a raso rispetto al piano stradale di piazza della Signoria. 7 7 Sul lato Ovest di Via dei Calzaiuoli, poco prima di arrivare in Piazza della Signoria, si trova una farmacia. Piazza della Signoria si configura come un rettangolo che presenta sul lato Est un’appendice anch’essa di forma rettangolare. Il lato Nord, lungo circa 200 metri, iniziando dall’estremità Ovest, è costituito dalla confluenza di via dei Calzaiuoli, da un edificio, dalla confluenza di via delle Farine, da un altro edificio e infine dalla Dopo alterne vicende i ghibellini vennero cacciati da Firenze e sulle macerie dei loro possenti edifici rasi al suolo, venne ricavata l’irregolare area, che fu cosparsa di sale perché “non ci crescesse più neppure l’erba”. Su questo spazio così faziosamente ottenuto, venne proibita ogni specie di costruzione poiché considerato “terreno maledetto”. Divenuta in seguito piazza, fu il centro della vita civile, politica e ricreativa dei fiorentini. Qui si radunava il popolo, chiamato dai rintocchi della campana del Palazzo Vecchio, per ascoltare e approvare le decisioni che la Signoria prendeva di volta in volta sui problemi di interesse cittadino. Qui accorreva il popolo armato, riunito sotto le insegne dei Quartieri e delle Arti, in caso di guerre o tumulti per difendere le istituzioni della Repubblica; qui si svolgevano anche giocose manifestazioni in occasione di particolari feste o importanti avvenimenti. Nella piazza, come in un grande museo, si possono ammirare notevoli capolavori che lussuosamente la decorano. La Fontana del Nettuno, detta anche “di Piazza” o “del Biancone”, fu voluta da La Fontana del Nettuno. 8 8 La parte centrale di piazza della Signoria presenta una pavimentazione in buono stato e risulta facilmente percorribile; i bordi irregolari delle lastre di pietra producono modeste vibrazioni. Davanti all’accesso laterale a Palazzo Vecchio sono presenti parcheggi per disabili privi di delimitazione a terra degli stalli di sosta. L’effettiva possibilità di parcheggio è limitata a 4-5 auto. Palazzo Vecchio dalla Loggia della Signoria. 9 9 confluenza di via dei Magazzini. Il lato Sud è parallelo al lato Nord, ma meno lungo e dista da esso circa 150 metri. È costituito, partendo dall’estremità Est, dall’accesso al Piazzale degli Uffizi, dalla Loggia della Signoria, dal vicolo Chiasso de’ Baroncelli e da edifici. Il lato Ovest consiste in un grande edificio e due strade, via Calimaruzza all’estremità Nord e via Vacchereccia all’estremità Sud. Il lato Est di Piazza della Signoria, è irregolare e viene descritto diviso in due segmenti. Primo segmento: a Sud esso è costituito dalla facciata Ovest di Palazzo Vecchio, lungo circa 50 metri e dista circa 60 metri dal lato Ovest della Piazza. Davanti alla facciata di 10 Cosimo I de’ Medici ed eseguita su progetto di Baccio Bandinelli. La vasca, costruita dal 1560 al 1575, vede al centro la gigantesca statua marmorea scolpita da Bartolomeo Ammannati, riproducente la divinità pagana del dio delle acque. Tale scultura venne subito detta dai fiorentini “il Biancone” per la sua candida mole, ma al tempo stesso anche derisa con questa palese esclamazione: “Ammannato, Ammannato, che bel pezzo di marmo t’hai sciupato”! Del Giambologna è il Monumento equestre a Cosimo I de’ Medici, eretto per volontà del figlio di questi Francesco I, fuso nel 1594 dal celebre scultore fiammingo naturalizzato fiorentino. Sulla base marmorea, tre bassorilievi in bronzo raffigurano altrettanti episodi che esaltano la vita del primo granduca di Toscana: Il conferimento del titolo nobiliare, Papa Pio V che gli affida le insegne, e L’ entrata trionfale in Siena. Si racconta che il Giambologna, quando venne scoperta l’opera, fosse nascosto dietro la palizzata che ancora avvolgeva la base, per ascoltare le critiche del pubblico. A pochi metri di fronte alla fontana del Nettuno, sul lastrico della piazza, si tro- Il Monumento equestre a Cosimo I. Particolare del basamento della statua di Cosimo I, che raffigura “L’entrata trionfale in Siena”. 11 Palazzo Vecchio si eleva dalla piazza un ripiano posto alla fine di una breve scalinata. Saliti sul ripiano, il portone d’ingresso del Palazzo si trova spostato a Sud rispetto al centro della facciata. La Fontana del Nettuno è posizionata vicino all’angolo Nord/Ovest di Palazzo Vecchio. Il Monumento equestre di Cosimo I de’ Medici è posto, pressappoco, a metà di una ipotetica linea, lunga meno di 50 metri, che, si deve immaginare, congiunga il centro della Fontana del Nettuno e via delle Farine. Secondo segmento del lato Est della Piazza: se si è rivolti verso Est, tra la Fontana del Nettuno e il lato Nord, ci troviamo davanti a quell’appendice rettangolare che costituisce la prosecuzione della Piazza verso Est. 12 va una lapide marmorea circolare, che segna e ricorda il punto dove il 23 maggio 1498 (vigilia dell’Ascensione) fu impiccato ed arso fra’ Girolamo Savonarola, ispiratore di un rinnovamento religioso e sociale, insieme ai suoi confratelli domenicani fra’ Domenico Buonvicini e fra’ Silvestro Maruffi, tutti accusati di intemperanza religiosa e indisciplina ecclesiastica. Su questa lapide il 23 maggio di ogni anno si svolge, a ricordo, la breve ma significativa cerimonia della Fiorita consistente nello spargervi sopra petali di rose e rami di palma. La tradizione affonda le sue origini nella pietosa, spontanea iniziativa popolare che vide la mattina dopo la morte del fiero predicatore, il luogo del supplizio ricoperto di fiori. Sull’arengario di Palazzo Vecchio, dove anticamente la Signoria prendeva posto per le pubbliche cerimonie, si trovano, quali simboli di libertà, il Marzocco, cioè un leone accosciato che sorregge con una zampa lo scudo gigliato, la co- Il Marzocco. Palazzo Vecchio: il Salone dei Cinquecento. 13 13 Questa superficie, lunga circa 50 metri, termina dove Via De’ Gondi confluisce nella Piazza accanto a Palazzo Vecchio e un edificio congiunge questa parte arretrata del lato Est della Piazza con il lato Nord. Una scalinata di otto gradini, posta all’angolo Sud/Ovest di Palazzo Vecchio, porta sul ripiano posto davanti alla facciata del Palazzo. Da qui è possibile ritornare all’angolo Sud/Ovest percorrendo, lungo la facciata, uno stretto camminamento senza protezione sul lato che si affaccia sopra gli otto gradini: questo percorso, breve, ma non privo di rischi, permette di raggiungere il profilo dell’Importuno scolpito su una pietra della facciata, a ciraca 50 centimetri di altezza e circa un metro prima dell’angolo. 14 pia del bronzo donatelliano di Giuditta e Oloferne del 1460 (l’originale è nella Sala dei Gigli in Palazzo Vecchio), la statua del David e quella di Ercole che abbatte Caco. L’eroe biblico, copia dell’insigne marmo di Michelangelo Buonarroti del 1503, è rappresentato con la frombola in mano a simboleggiare la difesa del governo della città. L’originale fu trasferito nel 1873 alla Galleria dell’Accademia in via Ricasoli. Il gruppo marmoreo di Ercole che abbatte Caco è invece opera di Baccio Bandinelli che lo eseguì nel 1533. Alle spalle di questo monumento, a destra dell’ingresso di Palazzo Vecchio quasi in cantonata, si può osservare inciso su una pietra presso la base, un profilo di testa d’uomo: il cosiddetto “Importuno”. È narrato che il grande Michelangelo, quando transitava da questa piazza, fosse spesso e volentieri fermato da un chiacchierone che lo importunava con le sue inutili ciance. Un certo giorno il maestro mentre passava per via della Ninna, incontrò il solito “perdigiorno” che lo intrattenne per l’ennesima volta. Poiché il Buonarroti aveva con se scalpello e mazzuolo, tenendo le mani dietro Il David. Ercole che abbatte Caco. 15 15 Per accedere al profilo e poterlo toccare è necessario chiedere assistenza. la schiena accostato alla base del palazzo, mentre ascoltava annoiato il tedioso seccatore, ne incise il suo profilo in una bugna. Da secoli, quindi, i fiorentini chiamano questa singolare silhouette michelangiolesca l’Importuno. Ai lati del gran portone, le statue di Filemone - del Bandinelli - e la di lui moglie Bauci - di Vincenzo de’ Rossi - esemplari per reciproco amore. I coniugi alla loro morte, sopraggiunta congiuntamente, furono trasformati da Giove lui in quercia e lei in tiglio. Passando ora a parlare di Palazzo Vecchio, va detto subito che anticamente era detto dei Priori o della Signoria, dal nome dei magistrati che governavano la città e che vi risiedevano per tutto il tempo del loro mandato. L’edificio si alzò maestoso ed austero secondo il disegno d’Arnolfo di Cambio, quale possente fortezza a forma di quadrilatero. Palazzo Vecchio dal Piazzale degli Uffizi. 16 L’Importuno. Si può accedere a Palazzo Vecchio dall’ingresso laterale in via de’ Gondi. In prossimità dell’accesso, la pavimentazione presenta molte gravi sconnessioni che, unitamente a pendenze variamente orientate del piano di calpestio, generano vibrazioni e scuotimenti che pregiudicano il controllo e la stabilità della sedia a ruote. 17 17 9 Sul Lato Nord di Palazzo Vecchio, vicino all’angolo Nord-Ovest, dietro la fontana dell’Ammannati, accanto al muro, si trova una fonte di acqua potabile. I lavori iniziarono il 24 febbraio 1298 e si protrassero fino al 1314. Sovrasta il portone d’ingresso un ornato marmoreo cosparso di gigli d’oro in campo azzurro, al centro del quale è posto il tondo raggiante bernardiniano col monogramma I H S (Iesus Hominum Salvator), cioè Gesù Salvatore degli uomini; sotto, la dicitura latina REX REGUM ET DOMINUS DOMINANTIUM posta fra due leoni di pietra dorati, a proclamazione di Cristo re dei re e sovrano della città. Ancor oggi, Palazzo Vecchio ospita la sede del Comune di Firenze. Un servizio igienico per disabili è posto alla biglietteria del museo di Palazzo Vecchio. Il percorso per accedervi presenta rampette molto ripide, seppur di breve lunghezza. È consigliata la presenza di un accompagnatore. Frontone di Palazzo Vecchio Raggiunto il lato Sud di piazza della Signoria ci si porta all’angolo Nord/Est. Fatti all’incirca 10 metri in direzione Ovest si raggiunge la scalinata di accesso alla Loggia della Signoria costituita da sei gradini. I due leoni in marmo posti ai lati della scala possono essere toccati. Sempre sul lato Sud della piazza, per tutta la lunghezza della facciata del18 9 Di lato al Piazzale degli Uffizi, al quale fa corona il porticato con l’omonima notissima Galleria, si staglia la Loggia della Signoria o dei Priori che prospetta sulla piazza con tre archi a tutto sesto, poggianti su possenti pilastri. Costruita per ordine della Signoria su disegno d’Andrea di Cione detto Orcagna, fu iniziata nel 1376 sotto la direzione degli architetti Benci di Cione e Francesco Talenti. La loggia è però assai più cono- La Loggia della Signoria. 19 19 la Loggia, dopo avere salito un gradino si trova una panca di pietra dove i turisti sono soliti sostare per ammirare la piazza e per riposare. La facciata della Loggia è costituita da tre arcate: quella centrale sopra la scalinata, una a Est e l’altra ad Ovest. Sotto queste due ultime arcate la Loggia è delimitata da un parapetto che si affaccia sulla Piazza. Sul parapetto sotto l’arco situato ad Est è posizio- sciuta con i nomi di Loggia dell’Orcagna o dei Lanzi dal corpo di guardia formato da soldati lanzichenecchi, al tempo del granduca Cosimo I de’ Medici, che vi sostavano in permanenza. Ai lati dalla scalinata centrale due leoni in marmo: quello di destra, è un’opera originale greca, mentre l’altro fu eseguito nel 1600 da Flaminio Vacca. All’interno della loggia, a sinistra, il Perseo che mostra la testa recisa della gorgone Medusa, bronzo dell’eccellente orafo e scultore Benvenuto Cellini il quale lo gettò nel 1553. Il bizzarro artista, Il Leone di Flaminio Vacca. nato il Perseo; la base di questa scultura, facilmente raggiungibile con le mani, presenta quattro nicchie nelle quali sono allogate piccole statue in bronzo. Sul parapetto sotto l’arco situato ad Ovest, sempre a metà del tratto di parapetto, si eleva il “Ratto delle Sabine”. Scesi di nuovo nella Piazza, dalla panca di pietra alla base del parapetto della Loggia si possono raggiungere con le mani due importanti formelle: riprodusse in modo singolare il proprio barbuto autoritratto nella parte posteriore dell’elmo del leggendario figlio di Zeus, sulla cui cinghia a tracolla, inoltre, firmò l’opera. L’accurata ed ornatissima base, decorata con bronzetti riproducenti Mercurio, Minerva, Giove e Danae nelle nicchie, ed il bassorilievo frontale con la scena che vede Perseo liberare la bellissima Andromeda dal mostro marino, evidenzia l’effettiva capacità dell’artista nell’aver saputo assemblare le sue note capacità orafe a quelle della scultura. Dalla parte opposta si può ammirare il Il Perseo del Cellini. 20 21 21 la prima incastonata nel basamento del Perseo, (“Perseo mentre libera Andromeda”); l’altra sotto il “Ratto delle Sabine”, posta un po’ più in alto perché fissata sul piedistallo del gruppo marmoreo. Per accedere a quest’ultima occorre salire sulla panca di pietra, operazione da svolgere solo con assistenza. 22 Ratto delle Sabine, capolavoro del Giambologna (1583), il quale scolpì le tre armoniose figure vibranti di vita, in un sol blocco di marmo; sul piedistallo un bassorilievo in bronzo raffigura lo stesso episodio. Sempre del solito artista il gruppo di Ercole in lotta col centauro Nesso (1599). Menelao che sorregge il corpo di Patroclo, è una copia dell’originale greco del IV secolo a.C. regalo del Papa Pio IV a Cosimo I; Pirro che rapisce Polissena è invece una scultura ottocentesca di Pio Fedi. Allineate lungo la parete di fondo, sono sei statue femminili romane. Il Ratto delle Sabine. min 25 m 800