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LIFE09NAT/IT/000160 ARCTOS
PRIMO REPORT DI AVANZAMENTO
30.06.2012
ALLEGATO 5
Relazione tecnica sulle procedure di
controllo sanitario e status del bestiame
domestico pascolante nelle aree di
presenza dell’orso – Azione A2
LIFE09 NAT/IT/000160 “Conservazione dell’orso bruno: azioni coordinate
per l’areale alpino e appenninico”- ARCTOS
Azione A2:
“Valutazione del rischio sanitario legato alla presenza del
bestiame domestico, dei protocolli di monitoraggio in vigore e definizione
di linee guida in collaborazione con i principali attori territoriali”
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Premessa
I risultati delle relazioni tecniche sullo stato sanitario delle popolazioni di domestici e selvatici nelle aree di
presenza dell’Orso bruno nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e nella Regione Lombardia e i
relativi sistemi di monitoraggio e controllo sanitario hanno delineato sostanzialmente due scenari
profondamente diversi, se letti nell’ottica della conservazione del plantigrado.
In entrambe le aree di studio l’analisi dello stato di fatto si è concentrata sull’efficienza ed efficacia dei
sistemi di monitoraggio e su una valutazione della diffusione di 13 agenti patogeni che potrebbero
potenzialmente mettere a rischio la sopravivenza dell’Orco bruno.
Nell’area appenninica sinteticamente è emerso che:
a) la sovrapposizione fra aree di frequentazione degli ambienti naturali e dei pascoli fra domestici e
selvatici è molto elevata, e si risolve in una “partecipazione collettiva” al mantenimento del patogeno;
l’analisi porta a concludere che nel territorio indagato sussistono 13 patogeni a rischio per l’orso, di cui 7
prioritari;
b) Il sistema di monitoraggio e le tecniche utilizzate, in base ai dati disponibili analizzati, risultano inefficaci;
c) Esistono delle criticità in merito all’attendibilità della diagnosi.
d) Sussiste una scarsa coerenza fra le banche dati esistenti;
e) Si è sviluppata, nell’area di studio una zootecnia molto estensiva, con prevalenza di bestiame grosso
allevato allo stato brado, poco gestita;
In Regione Lombardia è invece emerso che:
a) I 7 patogeni prioritari potenzialmente rischiosi per l’orso hanno una presenza scarsa o controllata in
Regione Lombardia.
b) Regione Lombardia ha effettuato comunque una analisi di come certe patologie, che coinvolgono
potenzialmente l’orso, vengono gestite a livello regionale, in termini di normativa vigente, regolamenti,
procedure adottate e controlli. Tale analisi non era stata precedentemente effettuata dal punto di vista
della conservazione dell’orso, in quanto i regolamenti e le normative si pongono obiettivi decisamente
differenti. Dalla analisi tuttavia emerge che lo stato della pratica sanitaria che si è sviluppata in
Lombardia per far fronte a problematiche quali l’aviaria, la rabbia, il controllo del bestiame pascolate
ecc, concorre probabilmente a mantenere basso il livello di rischio sanitario anche per l’orso.
I dati emersi dalle due relazioni tecniche vanno poi letti e analizzati alla luce di considerazioni strettamente
legate alla conservazione dei due nuclei, essendo le strategie necessarie a garantire un adeguato livello di
attenzione per la conservazione dell’orso marsicano e della popolazione di orso sulle Alpi orientali,
fortemente diverse.
Infatti, nel caso dell’orso marsicano, cioè di una popolazione a forte rischio di estinzione, a causa di una
serie di fattori concomitanti quali: isolamento genetico, numero esiguo di individui, scarsa sopravvivenza
dei piccoli, forte pressione venatoria, ecc., anche il rischio sanitario a cui è esposta la popolazione assume
un’importanza cruciale.
Nel secondo caso ci si trova invece di fronte ad una popolazione al momento in espansione, che non
presenta, allo stato attuale fattori di rischio intrinseci: la popolazioni è dinamica, proviene da un nucleo di
fondatori rilasciato in trentino, provenienti dalla Slovenia, e da questo nucleo, che non è forse al momento
ancora ecologicamente corretto chiamare popolazione, provengono gli individui che saltuariamente, ma
con sempre crescente assiduità, raggiungono il territorio lombardo.
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Allo stato attuale le criticità maggiori per la conservazione dell’orso risiedono principalmente nella
conflittualità con le attività antropiche, resa ancora più evidente laddove la memoria della presenza
dell’orso sulle montagne si è oramai persa e si presenta il rischio che l’uomo arrivi a superare la propria
soglia di tollerabilità nei confronti del plantigrado, visto come elemento ostativo alle proprie attività.
Se si considerano quindi congiuntamente i risultati della relazione tecnica, interpretati alla luce dello stato
delle popolazioni appenniniche e alpine emerge chiaramente che il rischio sanitario riveste un ruolo
cruciale per la conservazione dell’orso appenninico, mentre è minima per l’orso delle Alpi. In tale contesto
emerge sicuramente una forte necessità di realizzare delle linee guida per la gestione della pratica sanitaria
in Appennino. In Regione Lombardia risultano superflue visto il basso livello di persistenza dei patogeni
potenzialmente a rischio per l’orso, correlato all’elevato standard tenuto in Regione in tema di
monitoraggio e controllo sanitario.
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Azione A2:
“Valutazione del rischio sanitario legato alla presenza del
bestiame domestico, dei protocolli di monitoraggio in vigore e definizione
di linee guida in collaborazione con i principali attori territoriali”
Relazione Tecnica sulle procedure di controllo
sanitario e status del bestiame domestico
pascolante nelle aree di presenza dell’Orso
nell’areale appenninico
A cura di:
Massimo FENATI
Leonardo GENTILE
Paolo SANTINI
Raffaela CORRAIN
Paolo CIUCCI
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Sommario
Premessa ........................................................................................................................................................................................................ 2
Sommario....................................................................................................................................................................................................... 5
Ringraziamenti ............................................................................................................................................................................................... 6
Riassunto esecutivo ....................................................................................................................................................................................... 7
Introduzione .................................................................................................................................................................................................. 9
Metodi .................................................................................................................................................................................................... 11
AREA DI STUDIO ................................................................................................................................................................................ 11
RACCOLTA DEI DATI .......................................................................................................................................................................... 12
BANCA DATI SANITARIA ................................................................................................................................................................... 12
BANCA DATI ANAGRAFICA ............................................................................................................................................................... 12
ANALISI STATISTICA .......................................................................................................................................................................... 13
LEGENDA ........................................................................................................................................................................................... 15
Struttura sanitaria e normativa vigente ................................................................................................................................................ 16
STRUTTURA SANITARIA COMPETENTE ............................................................................................................................................ 16
NORMATIVA SANITARIA ................................................................................................................................................................... 17
BRUCELLOSI BOVINA (Brucella abortus) .......................................................................................................................................... 18
BRUCELLOSI OVI-CAPRINA (Brucella melitensis ed ovis) ................................................................................................................ 19
BRUCELLOSI SUINA (Brucella suis) ................................................................................................................................................... 19
TUBERCOLOSI.................................................................................................................................................................................... 19
BLUE TONGUE O FEBBRE CATARRALE DEGLI OVINI ........................................................................................................................ 20
MALATTIA DI AUJESZKY O PSEUDORABBIA ..................................................................................................................................... 21
LEPTOSPIROSI.................................................................................................................................................................................... 22
TRICHINELLOSI .................................................................................................................................................................................. 22
TOXOPLASMOSI ................................................................................................................................................................................ 23
FEBBRE Q (Coxiella burnetii) ............................................................................................................................................................ 23
CHLAMIDIOSI .................................................................................................................................................................................... 24
BORRELIOSI DI LYME......................................................................................................................................................................... 24
LEISHMANIOSI................................................................................................................................................................................... 24
BOTULISMO....................................................................................................................................................................................... 24
PARATUBERCOLOSI........................................................................................................................................................................... 25
RABBIA .............................................................................................................................................................................................. 25
ROGNA SARCOPTICA ........................................................................................................................................................................ 25
ENC EFALITI VIRALI EQUINE.............................................................................................................................................................. 26
TULAREMIA ....................................................................................................................................................................................... 26
PESTE (Yersinia pestis) ...................................................................................................................................................................... 27
ANTRACE O CARBONCHIO EMATICO (Bacillus anthracis) ............................................................................................................... 27
SARCOSPORIDIOSI ............................................................................................................................................................................ 27
NORMATIVA DI PROTEZIONE DELL’ORSO BRUNO MARSICANO .................................................................................................... 27
Risultati dell’analisi dei dati sanitari nelle specie domestiche e selvatiche ........................................................................................ 29
RACCOLTA DATI SANITARI ................................................................................................................................................................ 29
ANALISI DEI DATI SANITARI E DEMOGRAFICI .................................................................................................................................. 37
ANALISI DEI PROTOCOLLI DI MONITORAGGIO ................................................................................................................................ 70
Discussione e Conclusioni ...................................................................................................................................................................... 78
BIBLIOGRAFIA.................................................................................................................................................................................... 83
APPENDICE A.1 – Dati sanitari bestiame IZS “G. Caporale” ................................................................................................................. 84
APPENDICE A.1 – Dati sanitari bestiame IZS “G. Caporale” ................................................................................................................. 84
APPENDICE A.2 – Dati sanitari bestiame IZS Lazio e Toscana .............................................................................................................. 86
APPENDICE A.3 – Dati sanitari selvatici PNALM.................................................................................................................................... 87
APPENDICE A.4 – Dati sanitari selvatici P.R. Simbuini .......................................................................................................................... 88
APPENDICE B – Protocollo di raccolta dati sanitari e censuari............................................................................................................. 89
APPENDICE B.1 – Calendario riunioni Azione A2 ................................................................................................................................ 111
APPENDICE B.2 – Verbali riunioni Azione A2 ...................................................................................................................................... 112
APPENDICE C – Sintesi analisi bibliografica per Progetto Zootecnia ................................................................................................. 123
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Ringraziamenti
Un doveroso e sentito ringraziamento va al Dr. Romano Marabelli Capo del Dipartimento della sanità
pubblica veterinaria, della sicurezza alimentare e degli organi collegiali per la tutela della salute del
Ministero della Salute, al DIrettore Generale della sanità animale e dei farmaci veterinari, Dr.ssa Gaetana
Ferri e a suoi collaboratori, D.ri Luigi Ruocco e Andrea Maroni Ponti, Dirigenti Veterinari, per l’immediato
interesse dimostrato alla conservazione dell’Orso bruno e per l’insostituibile collaborazione nel coinvolgere,
guidare e coordinare tutti gli Enti diversamente coinvolti, sia nella produzione dei dati che nelle successive
discussioni e condivisioni del presente lavoro.
La redazione della presente relazione tecnica ha richiesto la ricerca, la produzione e l’organizzazione di dati
sanitari sul bestiame domestico, che sono stati forniti dai D.ri Paolo Calistri e Daria Di Sabatino dell’Istituto
Zooprofilattico Sperimentale d’Abruzzo e Molise “G. Caporale” e dal Dr. Francesco Scholl dell’Istituto
Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e Toscana, ai quali va il nostro sentito ringraziamento, esteso anche
al Dr. Riccardo Orusa Direttore del Centro di Referenza Nazionale per le Malattie degli animali selvatici
(C.E.R.M.A.S.), per la collaborazione al perfezionamento della presente relazione.
Per la produzione dei dati sanitari sulla fauna selvatica delle Aree Protette della Regione Lazio, si ringrazia la
Direzione Ambiente e il personale del Parco Regionale dei Monti Simbruini e della Riserva Regionale dei
Monti della Duchessa.
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Riassunto esecutivo
L’azione A2 del LIFE09 NAT/IT/000160 “Conservazione dell’orso bruno: azioni coordinate per l’areale alpino
e appenninico” formalizza in sostanza la gestione sanitaria quale strumento per la conservazione dell’Orso
bruno in Italia. Infatti, questa azione del progetto connotata come “valutazione del rischio sanitario legato
alla presenza del bestiame domestico, dei protocolli di monitoraggio in vigore e definizione di linee guida in
collaborazione con i principali attori territoriali” si articola in 2 fasi che prevedono la valutazione del
monitoraggio sanitario e l’analisi dei risultati da questo scaturiti e la redazione delle linee guida specifiche
con le quali si forniranno indicazioni per l'implementazione di un programma di monitoraggio sanitario
realmente efficace e funzionale alla conservazione dell'orso e delle altre specie prioritarie (in primis il lupo).
L’azione A2 poggia le proprie fondamenta su una precedente analisi, il progetto zootecnia commissionato
dalla Regione Abruzzo al Dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Università di Roma la Sapienza. In
questo studio sono state individuate, attraverso un’analisi del rischio semi-quantitativa, le priorità sanitarie
in termini di infezioni trasmissibili per l’orso marsicano. I risultati di questa analisi hanno permesso di
focalizzare ed ottimizzare le risorse, indirizzando l’azione A2 nel senso di una migliore contestualizzazione
del “problema sanitario” definito a priori (
Tabella 1).
Questa relazione riporta i risultati preliminari della prima fase prevista dall’Azione A2, ovvero la raccolta e
l’analisi delle informazioni sanitarie ed anagrafiche riguardanti specie selvatiche e domestiche che vivono in
simpatria con l’orso marsicano.
L’Area di studio oggetto della presente relazione è individuata nel Progetto stesso e riguarda i territori del
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, la sua Zona di Protezione Esterna, Il Parco Naturale Regionale di
Monti Simbruini e il Corridoio Riserva della Duchessa. Nell’ambito del suddetto territorio si è attivata una
raccolta dati relativamente agli aspetti sanitari e demografici (censuari) delle popolazioni animali presenti,
domestiche e selvatiche, allo scopo di verificare scientificamente lo stato sanitario rispetto alle priorità
identificate nel progetto zootecnia. A seguito di una richiesta ufficiale indirizzata a tutti gli enti sanitari
competenti per territorio, sono state identificate 4 banche dati sanitarie, 2 riguardanti gli Istituti
Zooprofilattici Sperimentali competenti per territorio (IZS dell’Abruzzo e del Molise ed IZS di Lazio e
Toscana) che contengono informazioni sanitarie relative a specie sia domestiche sia selvatiche, una banca
sanitaria del Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) ed un’altra relativa al Parco Regionale dei
Monti Simbruini, entrambe specificamente riferite alle specie selvatiche presenti nel territorio del parco. I
dati censuari relativi al bestiame domestico nell’area di studio, sono stati raccolti in sinergia con l’azione A1
di questo stesso progetto ed aggregati diversamente in base alle esigenze dell’azione A2 ed hanno
interessato la specie bovina, ovina, caprina, suina, equina e canina (fonti: Sistema Informativo Veterinario
del Ministero della Salute, Anagrafe Bovina Nazionale, Anagrafe degli Equidi, Anagrafe canina Regionale e
ASL). I dati sanitari e censuari sono stati raccolti su base comunale. In totale sono state raccolte
informazioni sanitarie per 35.905 animali appartenenti a 51 comuni, 29 specie e 17 patogeni.
I singoli patogeni sono stati messi in relazione alle diverse specie animali, all’area e all’anno di prelievo per
verificare possibili associazioni statisticamente rilevanti. Dall’analisi emerge che i primi 10 patogeni
individuati come prioritari dal progetto zootecnia (Brucella, CDV, CPV, Pseudorabbia, Leptospirosi, CAV 1,
Toxoplasma, Chlamydia, Febbre Q e BTV) risultano tutti presenti nell’area del PNALM e molti di questi lo
sono anche nella popolazione dell’orso marsicano (Tabella 65). L’elevato numero di specie che possono
condividere gli stessi patogeni mette in luce la possibilità che per molti di questi possa esistere una
comunità di mantenimento, una metapopolazione, caratterizzata da un continuum epidemiologico tra
diverse popolazioni di specie differenti. Purtroppo i dati analizzati non permettono né di verificare né di
confutare tale ipotesi o più semplicemente di definire il ruolo epidemiologico rivestito dalle singole specie
suscettibili. Infatti notevoli difficoltà interpretative sono sorte soprattutto a causa di un campionamento
frammentato, spesso numericamente insufficiente e/o poco rappresentativo dell’area di studio e/o del
periodo di prelievo. Inoltre anche le notevoli incertezze diagnostiche legate all’applicazione di metodiche
sierologiche non standardizzate nella fauna selvatica hanno generato risultati non sempre affidabili e quindi
di limitata utilità epidemiologica. In ultimo la scarsa sovrapponibilità dei dati appartenenti alle differenti
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banche dati e riferibili presumibilmente agli stessi animali, ha complicato ulteriormente l’analisi generando
confusione ed incertezze riguardo l’affidabilità delle informazioni.
In conclusione, la conservazione dell’orso marsicano sembra fortemente minacciata dagli aspetti sanitari
che caratterizzano l’area di studio. L’interazione epidemiologica tra diverse specie (domestiche e selvatiche)
suggerisce la necessità di chiarire per quanto possibile queste dinamiche allo scopo di definire ed applicare,
ove possibile, le opportune misure gestionali. Per queste ragioni occorre stabilire un piano straordinario di
sorveglianza che comprenda un monitoraggio attivo delle infezioni prioritarie (
Tabella 1) o almeno di quelle a maggiore rischio (Brucella, Cimurro, Parvovirus, Pseudorabbia, Leptospira,
Epatite infettiva e Toxoplasma) nelle popolazioni animali domestiche (bovini, ovicaprini, cani e suini) ma
anche in alcune specie selvatiche (Ungulati). A questo monitoraggio si dovrebbe accompagnare per quanto
possibile un piano di profilassi vaccinale in tutti i cani ad elevato rischio di interazione ecologica con l’Orso
marsicano, almeno nella core area (PNALM). A queste attività occorrerebbe affiancare anche una
sorveglianza passiva sulla fauna selvatica sempre legata alle infezioni della
Tabella 1 che permetta di fornire informazioni aggiuntive sull’andamento e la presenza delle stesse
nell’area di studio. Tutte le informazioni raccolte necessariamente dovrebbero essere canalizzate in una
banca dati centralizzata che permetta la condivisione tra tutti gli attori coinvolti nella gestione sanitaria
(Ministero della Salute, Istituti zooprofilattici sperimentali, ASL ed ente parco) evitando problemi di
integrità ed affidabilità delle informazioni inserite. Per la sua attuazione, il piano necessiterà di essere
definito con attenzione attraverso un preciso disegno dello studio che contemperi le indicazioni emerse dal
presente studio (soprattutto sul campionamento e diagnosi), le risorse disponibili e la reale fattibilità del
progetto. In ultimo, ma non in termini di importanza, sarebbe molto importante coinvolgere tutte le
associazioni di categoria coinvolte direttamente o indirettamente dal piano di sorveglianza per garantire la
massima collaborazione e condivisione delle azioni da intraprendere.
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Introduzione
Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) si contraddistingue per la presenza di importanti
popolazioni di specie selvatiche “vulnerabili” tra cui alcuni grandi predatori come l’Orso bruno marsicano
(Ursus arctos marsicanus) e il Lupo Appeninico (Canis lupus) che sono incluse nella lista rossa delle specie
minacciate della Unione Internazionale per la conservazione della Natura e delle Risorse Naturali (I.U.C.N.),
nell’allegato II della Convenzione di Berna (19 settembre 1979) e sono considerate dalla Direttiva
92/43/CEE (recepita dal DPR n. 357 del 1997) “specie prioritarie” oggetto di una protezione rigorosa da
parte degli stati membri che ne garantiscono la sorveglianza. La convivenza tra popolazioni di fauna
selvatica e domestica presuppone la definizione di modelli gestionali che contemperino attività economiche
e di conservazione. La gestione sanitaria appartiene a questo complesso di misure gestionali e, come
riportato dal Regolamento attuativo della Dir 92/43/CEE (D.P.R n. 357 del 1997), viene considerata tra le
misure necessarie a mantenere o ripristinare la sopravvivenza o il benessere delle specie selvatiche.
In questa direzione, nell’ambito del progetto comunitario LIFE09 NAT/IT/000160 “Conservazione dell’orso
bruno: azioni coordinate per l’areale alpino e appenninico”- ARCTOS, è stata inserita l’azione A2 relativa alla
“valutazione del rischio sanitario legato alla presenza del bestiame domestico, dei protocolli di
monitoraggio in vigore e definizione di linee guida in collaborazione con i principali attori territoriali” che in
sostanza formalizza la gestione sanitaria quale strumento per la conservazione dell’Orso bruno in Italia.
L’azione A2 poggia le proprie fondamenta su una precedente analisi, il progetto zootecnia commissionato
dalla Regione Abruzzo al Dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Università di Roma la Sapienza.
Nell’ambito di tale studio sono stati valutati, attraverso un’analisi del rischio semiquantitativa, i potenziali
rischi e quindi le priorità dal punto di vista sanitario per l’orso marsicano (Fenati 2010). La prima fase dello
studio delle priorità ha permesso di individuare, attraverso l’analisi bibliografica di oltre 90 pubblicazioni
scientifiche, 27 agenti patogeni ai quali l’orso è risultato recettivo e che sono quindi stati inquadrati come
potenziali problemi sanitari. La successiva applicazione di punteggi, che considerassero congiuntamente i
parametri dell’infezione (patogenicità, contagiosità, morbilità, etc.) e quelli demografici (mortalità e
riproduzione), ha permesso di formulare una scala di rischio per tutti i patogeni considerati. Dalla tabella 1
emergono alcuni patogeni prioritari da considerare nella gestione sanitaria dell’orso, in particolare la
Brucella ed il Cimurro (5 punti), la Pseudorabbia ed il Parvovirus canino (4 punti), la Leptospira (3,5 punti),
l'Epatite infettiva canina ed il Toxoplasma (3 punti). L’analisi è stata eseguita sulla base di dati bibliografici
presenti nella letteratura scientifica disponibile (oltre 90 pubblicazioni) e nelle banche dati accessibili al
pubblico (report degli Istituti zoo profilattici, ministero della salute, OIE, etc.).
L’analisi effettuata nel progetto zootecnia costituisce di fatto la base informativa di partenza sulla quale si è
sviluppata l’azione A2 del LIFE09 NAT/IT/000160, attraverso l’inquadramento dei principali rischi sanitari
per la popolazione di orso marsicano relativamente alle malattie trasmissibili. L’azione A2 si propone in
sostanza di riformulare, approfondendo gli aspetti quantitativi e gestionali, l’analisi delle priorità
contestualizzandola specificamente all’area di studio ed alla biocenosi presente.
Dal punto di vista operativo, l’azione A2 riconosce due fasi:
1. Valutazione dei protocolli per il monitoraggio sanitario in vigore nelle aree di presenza dell'orso
e delle serie storiche di dati sanitari riguardanti gli animali domestici ed eventualmente selvatici
relativi agli ultimi anni, allo scopo di verificare sia che il sistema risponda alla necessità di monitorare
e bloccare l'eventuale diffusione di patologie trasmissibili dagli animali domestici/selvatici all'orso,
sia l'andamento e l'evoluzione nel tempo delle principali patologie di interesse per l'orso.
2. Redazione delle linee guida specifiche con le quali si forniranno indicazioni per
l'implementazione di un programma di monitoraggio sanitario realmente efficace e funzionale alla
conservazione dell'orso e delle altre specie prioritarie (in primis il lupo). Le linee guida saranno
adottate dal Ministero per l'Ambiente e la Tutela del Territorio e del Mare con apposito
provvedimento e sottoposte agli enti gestori delle aree protette per il loro recepimento. Lo stesso
documento, inoltre, verrà adottato dalle regioni Lazio e Abruzzo, dal Parco Nazionale d’Abruzzo,
Lazio e Molise e dall’Autorità di Gestione del Piano d'azione interregionale per la tutela dell'Orso
marsicano (PATOM).
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Il presente rapporto riguarda la prima fase dell’azione A2 del progetto ed è da considerarsi preliminare
nella forma e nei contenuti, almeno per quanto riguarda gli aspetti legislativi che verranno in maniera più
dettagliata integrati successivamente.
Malattia
Brucellosi
Cimurro e Morbillivirus
Parvovirus (CPV)
Pseudorabbia
Leptospirosi
Epatite infettiva (CAV1)
Toxoplasma
Chlamydia
Febbre Q
Bluetongue
Borreliosi di Lyme
Tubercolosi
Leishmania
Demodicosi
Trichinella
Parainfluenza canina
Clostridium botulinum
Paratubercolosi
Coronavirus canino
Sarcoystis
Rogna sarcoptica
Encefaliti virali
Francisella tularensis
Bacillus anthracis
Rabbia
Calicivirus
Yersinia pestis
Punteggio
5
5
4
4
3,5
3
3
2,5
2,5
2
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
0
0
0
0
0
0
Tabella 1. Priorità sanitarie per la gestione dell’Orso marsicano.
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Metodi
AREA DI STUDIO
L’Orso bruno marsicano, diverso morfologicamente (Bologna e Vigna, 1992, Vigna 2003, Loy et al, 2008) e
geneticamente (Randi et al, 1994) dall’altra popolazione appenninica di Orso bruno presente in Italia nella
zona alpina e frutto di una nota opera di reintroduzione, è presente in una ristretta zona centroappenninica
con una piccolissima popolazione residua, isolata geograficamente e che pertanto va considerata come
una unità evolutiva e conservazionistica a se stante (PATOM, 2009).
L’areale di distribuzione attuale dell’Orso bruno marsicano è riportato nella figura 1a interessa una
superficie complessiva di 1500 – 2500 kmq e riconosce la sua Core area nel territorio del Parco Nazionale
d’Abruzzo Lazio e Molise, e la sua Zona di Protezione Esterna, mentre presenze sporadiche ma significative
sono state osservate in alcune aree protette della Regione Lazio attigue alla zona di Protezione Esterna del
Parco (PATOM, 2009). La consistenza di questa popolazione residua, determinata geneticamente, si aggira
intorno ai 40 individui (Gervasi et al.).
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Figura 1a. Area di studio
L’Area di studio della presente relazione tecnica è individuata nel Progetto stesso e riguarda i territori del
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, la sua Zona di Protezione Esterna, Il Parco Naturale Regionale di
Monti Simbruini e il Corridoio Riserva della Duchessa. In particolare sono stati inclusi nell’area di studio i
territori Comunali che rientrano totalmente o parzialmente nelle suddette aree che, pur non essendo
geograficamente confinanti, rappresentano sicuramente un continuum geografico, data l’uniformità di
caratteristiche faunistiche e zootecniche. Relativamente alla presenza dell’Orso i territori del Lazio sono
sporadicamente frequentati da questa specie ma rappresentano possibili zone di espansione dell’attuale
areale.
Il Parco Nazionale si estende per circa 50.000 ettari e nel suo territorio vige il divieto di caccia. La Zona di
Protezione Esterna al parco ha una superficie di circa 70.000 ettari e la caccia è permessa ma sottoposta a
specifiche regolamentazioni. L'altitudine varia da 800 a 2200 m s.l.m. circa. Dal punto di vista vegetazionale,
i fondovalle sono costituiti principalmente da praterie ed è presente una vasta copertura boschiva,
soprattutto a faggio (Fagus sylvatica) che, ad altitudini comprese tra i 1100 e 1900 m s.l.m., prevale sulla
presenza della quercia o del pino (Pinus nigra). Nelle zone più alte, sono presenti vaste praterie di
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altitudine e pareti rocciose. I boschi, a tutti i livelli di altitudine, sono ampi e continui anche se sono
numerose le piccole radure. Complessivamente la foresta ricopre poco più del 50% dell’intera superficie.
Nel territorio del Parco sono compresi 5 centri abitati, ciascuno con una popolazione residente che si aggira
dalle 300 alle 2000 persone, che diventano 1000-9000 nei periodi turistici, mentre la Zona di Protezione
Esterna comprende totalmente o in parte, i territori di altri 35 Comuni, per un totale complessivo di 40
Comuni.
Tra gli ungulati selvatici presenti nel Parco si annovera il cervo (Cervus elaphus), il capriolo (Capreolus
capreolus), reintrodotti negli anni’70 ed il cinghiale (Sus scrofa) che è stato reintrodotto per scopi venatori
tra gli anni ’70 e ’90. E’ inoltre presente una popolazione di Camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica
ornata) che occupa una ristretta area di alta quota. Tra i predatori è presente il Lupo (Canis lupus), la volpe
(Vulpes vulpes), nonché alcune specie di Mustelidi (Tasso, Faina, Martora, Puzzola).
Tra le attività umane più significative nella conservazione dell’orso occorre annoverare l’attività zootecnica
che nel Parco e nella Zona di Protezione Esterna vede lo sfruttamento estensivo dei pascoli da parte di
molte specie da reddito, quali bovini, equini, ovi-caprini e suini.
RACCOLTA DEI DATI
Allo scopo di uniformare e standardizzare la richiesta delle informazioni necessarie allo svolgimento del
presente studio, è stato formulato un protocollo specifico di raccolta dati nel quale sono state definite le
seguenti caratteristiche:
- tipologia di dati richiesti
- modalità della richiesta
- tempistica
Il protocollo di raccolta è stato integralmente riportato nell’appendice B.
La richiesta dei dati è stata formalizzata attraverso l’invio di una lettera a tutti gli attori coinvolti nel
progetto, ovvero le Aziende Sanitarie Locali (ASL), gli Istituti Zooprofilattici Sperimentiali (Abruzzo e Molise,
Lazio e Toscana) competenti per territorio ed il Ministero della Salute. La richiesta si è poi concretizzata e
formalizzata attraverso diverse riunioni di coordinamento (nell’appendice B.1 si allega il calendario delle
riunioni).
BANCA DATI SANITARIA
I dati sanitari relativi alle malattie della
Tabella 1 sono stati raccolti sia per gli animali domestici sia per i selvatici presenti nel territorio del Parco e
nelle aree adiacenti ad esso. Le fonti informative riguardano le banche dati degli Istituti Zooprofilattici
Sperimentali competenti per territorio, nello specifico l’IZS di Abruzzo e Molise (IZS AB) (appendice A.1) e
IZS di Lazio e Toscana (IZS LT) (appendice A.2), la banca dati del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise
(PNALM) (appendice A.3), e quella del Parco Regionale dei Monti Simbruini (PRS) (appendice A.4).
BANCA DATI ANAGRAFICA
I dati censuari relativi al bestiame domestico nell’area di studio, sono stati raccolti in sinergia con l’azione
A1 di questo stesso progetto ed aggregati diversamente in base alle esigenze dell’azione A2. In totale
hanno interessato 48 Comuni ed una superficie di 1.622,74 Kmq (Tabella 2). I dati censuari del bestiame
domestico sono stati ricavati per quanto riguarda le specie bovina, ovina, caprina e suina dal Sistema
Informativo Veterinario – Ministero della Salute, alla sezione Anagrafi Zootecniche Nazionali – Anagrafe
Bovina Nazionale, gestita dall’IZS dell’Abruzzo e Molise, mentre per gli equidi, sono stati ricavati
dall’Anagrafe degli Equidi, istituita dalla Legge n. 200 del 1 agosto 2003 e successivamente regolamentata
dai D.M. 5 maggio 2006 e 9 ottobre 2007 del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali di
concerto con il Ministero della salute. I dati così ottenuti sono stati aggregati su base Comunale, confrontati
con l’anagrafica degli allevatori esistente nel Database del Servizio veterinario del PNALM, dal quale sono
state estratte anche delle informazione aggiuntive per quanto riguarda la residenza amministrativa
dell’azienda (stanziale/transumante). Tale informazione è stata ulteriormente verificata presso i Servizi
veterinari ASL. I dati censuari relativi ai cani da lavoro invece, sono stati ottenuti grazie alla collaborazione
delle dei Servizi Veterinari delle ASL alle quali è stato richiesto di quantificare i cani iscritti alle Anagrafi
Canine Regionale, associati alle Aziende zootecniche ricomprese nell’area di studio, su base Comunale.
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Area Protetta
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PR Monti Simbruini
PR Monti Simbruini
PR Monti Simbruini
PR Monti Simbruini
PR Monti Simbruini
PR Monti Simbruini
PR Monti Simbruini
RR M. della Duchessa
Comune
ALFEDENA
ANVERSA DEGLI ABRUZZI
BALSORANO
BARREA
BISEGNA
CASTEL DI SANGRO
CIVITA D'ANTINO
CIVITELLA ALFEDENA
COCULLO
COLLELONGO
GIOIA DEI MARSI
LECCE NEI MARSI
LUCO DEI MARSI
OPI
ORTONA DEI MARSI
ORTUCCHIO
PESCASSEROLI
ROCCARASO
SAN VINCENZO VALLE ROVETO
SCANNO
SCONTRONE
TRASACCO
VILLALAGO
VILLAVALLELONGA
VILLETTA BARREA
ALVITO
CAMPOLI APPENNINO
PESCOSOLIDO
PICINISCO
SAN BIAGIO SARACINISCO
SAN DONATO VAL DI COMINO
SETTEFRATI
VALLEROTONDA
CASTEL SAN VINCENZO
COLLI A VOLTURNO
FILIGNANO
MONTENERO VAL COCCHIARA
PIZZONE
ROCCHETTA A VOLTURNO
SCAPOLI
FILETTINO
TREVI NEL LAZIO
CAMERATA NUOVA
CERVARA DI ROMA
JENNE
SUBIACO
VALLEPIETRA
BORGOROSE
Regione
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
ABRUZZO
LAZIO
LAZIO
LAZIO
LAZIO
LAZIO
LAZIO
LAZIO
LAZIO
MOLISE
MOLISE
MOLISE
MOLISE
MOLISE
MOLISE
MOLISE
LAZIO
LAZIO
LAZIO
LAZIO
LAZIO
LAZIO
LAZIO
LAZIO
Tabella 2. Territori Comunali in cui sono stati raccolti i dati censuari.
Provincia
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
L'AQUILA
FROSINONE
FROSINONE
FROSINONE
FROSINONE
FROSINONE
FROSINONE
FROSINONE
FROSINONE
ISERNIA
ISERNIA
ISERNIA
ISERNIA
ISERNIA
ISERNIA
ISERNIA
FROSINONE
FROSINONE
ROMA
ROMA
ROMA
ROMA
ROMA
RIETI
Codce ISTAT
13066003
13066004
13066007
13066010
13066011
13066028
13066034
13066035
13066037
13066039
13066046
13066050
13066051
13066061
13066063
13066064
13066068
13066084
13066092
13066093
13066094
13066102
13066103
13066106
13066107
12060004
12060016
12060049
12060050
12060061
12060062
12060072
12060084
14094012
14094017
14094019
14094029
14094036
14094042
14094048
12060034
12060080
12058014
12058028
12058048
12058103
12058108
12057007
Superficie Km2
39,79
13,41
18,09
86,75
46,43
20,14
3,36
29,38
12,63
49,32
44,11
60,88
5,34
49,72
40,95
15,63
90,83
8,80
0,87
133,41
20,64
15,30
27,58
73,42
20,45
14,47
18,31
34,72
55,25
18,68
20,58
41,31
13,90
21,79
10,97
18,25
21,57
33,35
22,94
18,86
77,37
38,11
40,22
24,83
26,48
37,74
52,72
33,13
ANALISI STATISTICA
Orso
Ai fini della presente indagine, lo stato sanitario dell’orso marsicano nel PNALM è stato investigato
valutando le possibili associazioni esistenti tra lo stato sierologico degli individui e diverse variabili
esplicative, quali età , sesso, area geografica ed anno di campionamento. L’analisi statistica è stata eseguita
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attraverso l’applicazione di un modello di regressione logistica multivariata ad effetti misti (Gelman and Hill,
2007). Per evitare problemi nella stima dei coefficienti e dei rispettivi errori, dovuti alla presenza di
separazione perfetta e frequenze pari a zero per alcuni livelli o combinazioni delle diverse variabile
esplicative, è stato utilizzato un approccio Bayesiano (Hadfield, 2010). La presenza di misurazioni ripetute
relative agli stessi soggetti, ricatturati più volte tra il 1990 ed il 2009, è stata controllata con l’introduzione
di un effetto random sull’intercetta del modello di regressione, assumendo la seguente forma:
l = Xβ + Zu + e
dove l è la variabile latente (logit link), X è la design matrix relativa agli effetti fissi e Z è la design matrix
relativa all’effetto random sull’intercetta. I vettori β e u sono i parametri associati ad X e Z rispettivamente,
mentre e è il vettore dei residui. Si assume che i coefficienti (β, u ed e) abbiano una distribuzione normale
multivariata descritta dalla seguente espressione:
 β 0   B 0
β 
 u  ≈ N   0 ,  0 G
  
 
  0  0 0
 e 
  
0

0  
R  
dove β0 è il valore medio stabilito a priori (priors) per la media degli effetti fissi, e B la sua matrice di
covarianza. Invece, G e R rappresentano le co(varianze) attese relative, rispettivamente, all’effetto random
ed ai residui.
L’assenza di dati preliminari sull’orso ci ha indotto ad utilizzare dei priors non informativi, in accordo con
quanto descritto da Hadfield (2010): B è stato assunto con media uguale a 0 e varianza pari a 2+π2/3, la
varianza residua (R) è stata fissata (1 per la varianza e 0 per la covarianza), mentre per l’effetto random (G)
è stata impiegata una distribuzione gamma-inversa con valore α = 0.001.
Le variabili esplicative sono state scelte poiché forniscono indicazioni utili relativamente all’ecologia
dell’infezione nella popolazione selvatica. L’età ed il sesso possono eventualmente suggerire l’esistenza di
specifici pattern di trasmissione del patogeno (coefficiente di trasmissione costante o dipendente da sesso
ed età), l’area geografica potrebbe suggerire l’esistenza di specifici fattori di rischio legati su base spaziale,
mentre l’anno di campionamento permetterebbe di individuare possibili pattern temporali. Come suggerito
da Harrell (2001), tutte le variabili descritte sono state inserite nel modello finale e valutate
contemporaneamente.
Tutte le variabili esplicative sono state ricodificate, con l’eccezione dell’anno di campionamento, in n - 1
variabili categoriche (dummies) dove n è il numero di livelli. Le nuove variabili possono assumere solo 2
valori, 1 o 0. Quando assumono il valore 1 identificano un dato livello della variabile, mentre assumono il
valore 0 per tutti gli altri livelli della variabile nativa. Ogni livello codificato dalla nuova variabile è
confrontato con una variabile di riferimento, il cui valore viene incorporato nell’intercetta del modello, ed è
codificata quando tutte le n-1 variabili assumono un valore pari a 0. Il sesso e l’area geografica sono trattati
come variabili dicotomiche (rispettivamente SEX e AREA), nelle quali il sesso femminile ed il nord del
PNALM rappresentano i livelli di riferimento. L’età è stata categorizzata in 3 livelli (< 5, 5-10, e > 10 anni di
età) e codificata in 2 nuove variabili, rispettivamente AGE1 e AGE2, assumendo come livello di riferimento
quello corrispondente alla categoria di età inferiore. La categorizzazione della variabile età è stata fatta in
accordo con le caratteristiche ecologiche dell’orso, cercando di isolare le fasce di età che potrebbero
evidenziare un diverso grado di esposizione ai patogeni indagati. Relativamente all’anno di campionamento
si è scelto di categorizzare comunque la variabile (a causa del ridotto numero di campioni) attraverso un
disegno che permettesse di confrontare la media di ciascuna categoria con la media della precedente. In
questo senso, il coefficiente di regressione rappresenta la differenza tra la media del secondo ed il primo
livello (DAT1), tra il terzo ed il secondo (DAT2), e tra il quarto ed il terzo (DAT3). Complessivamente l’anno
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di campionamento è stato suddiviso nelle seguenti categorie: 1990- 1995, 1996-2001, 2002-2005 e 20062009.
La distribuzione a posteriori relativa alle stime ottenute dall’analisi Bayesiana sono caratterizzate da un
intervallo credibile (CRI) al 95% di probabilità analogo all’intervallo di confidenza, che matematicamente si
definisce come la regione della distribuzione contenente almeno il 95% dell’area sotto la curva. L’ipotesi
relativa ad ogni coefficiente di regressione può essere verificata osservando il CRI. Se questo intervallo
comprende lo 0, allora i dati non supportano la presenza di un effetto legato alla specifica variabile o livello
testati.
Domestici ed altri selvatici
L’analisi dei dati relativi alle altre specie esaminate, trattandosi di valori aggregati su base comunale, non
permette di verificare le stesse ipotesi dell’Orso. Tra le variabili esplorate sono state prese in
considerazione, ove possibile, la specie animale esaminata, l’anno e l’area di campionamento ed è stato
quindi utilizzato un modello multivariato di regressione logistica (Hosmer e Lemeshow, 2000). Vista la
grande disomogeneità relativa ai dati, l’analisi è stata applicata con differenze anche sostanziali tra i
patogeni, ai quali si rimanda per maggiori dettagli.
Valutazione del piano di monitoraggio
L’efficacia del campionamento in termini statistici è stata valutata stimando la probabilità (o capacità) di un
dato campione di rilevare almeno un individuo positivo nella popolazione esaminata. La classica teoria del
campionamento prevede che tutte le unità statistiche siano prelevate nello stesso momento, assumendo
che le condizioni legate sia alla popolazione sia all’infezione si mantengano assolutamente costanti nel
tempo e che i soggetti debbano essere campionati in successione per una sola volta. Poiché nella fauna
selvatica non è possibile, salvo rarissime eccezioni, prelevare tutti i campioni in un tempo relativamente
breve, la stima di efficacia potrebbe risultare distorta ed eccessivamente ottimistica. Per tentare di ridurre
queste problematiche e rendere più accettabile l’approssimazione, la probabilità di trovare almeno un
individuo positivo tra quelli campionati, è stata ottenuta attraverso un sistema di boostrap-resampling with
replacement (Ripley, 1987) in cui vengono ricampionati per almeno 100000 volte un numero di campioni
pari a quello da esaminare, estratti da una popolazione di dimensione nota (Tabella 9) ed assumendo un
dato livello di prevalenza dell’infezione (Tabella 65).
Un secondo aspetto che è stato valutato relativamente all’efficacia del campionamento ha interessato
l’affidabilità delle stime di prevalenza che, nella fauna selvatica, sono quasi sempre misure di periodo e non
puntuali. Questo significa che l’affidabilità di tali misure dipende principalmente da quanto si mantengono
costanti nel tempo le condizioni epidemiologiche che determinano la frequenza dell’evento morboso.
Inoltre, anche l’eterogeneità spaziale può causare distorsioni delle stime qualora il campione non sia
rappresentativo dell’intera popolazione.
LEGENDA
Vengono di seguito riportate le definizioni degli acronimi utilizzati nel presente rapporto.
Acronimo
AGL
ELISA
FDC
IF
IFI
IZS AM
IZS LT
PCR
PNALM
PRS
SAR
SN
Definizione
Agglutinolisi
Enzyme Linked Imunosorbent Assay
Fissazione del Complemento
Immunofluorescenza
Immunofluorescenza Indiretta
Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Abruzzo e Molise
Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana
Polymerase Chain Reaction
Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise
Parco Regionale Monti Simbruini
Sieroagglutinazione rapida
Sieroneutralizzazione
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Struttura sanitaria e normativa vigente
STRUTTURA SANITARIA COMPETENTE
L’organizzazione territoriale nazionale dei Servizi Veterinari Pubblici riconosce tre livelli:
1. livello centrale: il Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria Alimenti e Nutrizione del Ministero
della Salute e Istituto Superiore di Sanità. Il Ministero è organizzato in Dipartimenti e Direzioni
Generali, tra le quali quella di Sanità Pubblica Veterinaria. Esiste inoltre L’Istituto Superiore di
Sanità che rappresenta l’organo tecnico che tra le altre competenze ha il laboratorio di Medicina
Veterinaria. Le norme emanate dal Ministro hanno efficacia su tutto il territorio Nazionale;
2. livello regionale: i Servizi Veterinari Regionali che coordinano i Servizi Veterinari locali nelle loro
attività. Inoltre, in non tutte le Regioni, sono presenti i cosiddetti Presidi Multizonali che si
occupano di igiene e disinfezione, gestione di canili, distruzione di spoglie animali. Le norme
emanate dal Presidente della Regione hanno efficacia sul territorio Regionale o in una sua parte;
3. livello locale: i Servizi Veterinari locali nell’ambito delle aziende Sanitarie locali. Le competenze
sono state suddivise in tre Aree Funzionali: A – Sanità Animale, B – igiene degli alimenti di origine
animale, C – Igiene degli allevamenti e produzioni zootecniche. La competenza sulla fauna selvatica
è stata assegnata in modo abbastanza generico all’Area Funzionale C. A livello locale l’autorità
sanitaria è il Sindaco al quale competono le autorizzazioni ed ordinanze sanitarie aventi efficacia sul
territorio Comunale.
La competenza tecnica è stata assegnata agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, che hanno competenza sul
territorio di una o più Regioni. Sono Enti Sanitari erogatori di servizi e rappresentano strumenti tecnicioperativi del Servizio Sanitario Nazionale nel campo della Sanità animale, nel controllo e salubrità degli
alimenti di origine animale, nell’igiene degli allevamenti.
Va inoltre segnalata la presenza e l’attività anche di carattere sanitario, sul territorio delle Aree Protette
Nazionali, dei Servizi Veterinari degli Enti Parco, i quali operano in base alla 394/91 “Legge quadro sulle
Aree Protette e alla normativa sanitaria vigente, in stretto raccordo con i livelli Locale, Regionale e Centrale
del Servizio Sanitario Nazionale.
Ai fini della presente relazione, sono state inquadrate le competenze delle emanazioni del Servizio Sanitario
Nazionale nell’area di studio, che risultano nella Tabella 3.
Servizio
Area Protetta Veterinario
Regionale
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
ABRUZZO
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
MOLISE
PNALM+ZPE
PNALM+ZPE
PR
Monti
Simbruini
RR M. della
Duchessa
LAZIO
IZS
competente
ASL
Competente per i Comuni
ASL 1 AZ SL AQ
Alfedena, Barrea, Castel di Sangro, Civitella Alfedena, Opi,
Distretto
Castel
di
Pescasseroli, Roccaraso, Scontrone, Villetta Barrea
Sangro
ASL 1 AZ SL AQ Distretto
Anversa degli Abruzzi, Cocullo, Scanno, Villalago
Sulmona
IZS Abruzzo
Balsorano, Bisegna, Civita d'Antino, Collelongo, Gioia dei
e Molise
ASL 1 AZ SL AQ Distretto Marsi, Lecce nei Marsi, Luco dei Marsi, Ortona dei Marsi,
Ortucchio, San Vincenzo Valle Roveto, Trasacco,
Avezzano
Villavallelonga
Castel San Vincenzo, Colli al Volturno, Filignano, Montenero
ASREM Distretto Isernia
Val Cocchiara, Pizzone, Rocchetta al Volturno, Scapoli
Alvito, Campoli Appennino, Pescosolido, Picinisco, San Biagio
AUSL FR Distretto Sora
Saracinisco, San Donato val di Comino, Settefrati
AUSL
FR
Distretto Vallerotonda
IZS Lazio e Cassino
Toscana
Filettino, Trevi nel Lazio, Camerata Nuova, Cervara di Roma,
ASL RM/G
Jenne, Subiaco, Vallepietra
Borgorose
AUSL RI
Tabella 3. Emanazioni del Servizio Sanitario Nazionale nell’area di studio.
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NORMATIVA SANITARIA
La notifica dei focolai di malattia negli animali è prevista e regolamentata dalla normativa nazionale, da
quella comunitaria e dalla legislazione internazionale.
A livello nazionale il pilastro legislativo sul quale si fondano le norme di profilassi e lotta delle malattie
trasmissibili negli animali è il Regolamento di Polizia Veterinaria - RPV (DPR n, 320, 8 febbraio 1954) che ha
subito nel corso del tempo un processo continuo di integrazione ed armonizzazione con la normativa
internazionale. Questo processo ha portato alla definizione di un elenco di malattie o infezioni di rilevante
interesse economico e sanitario per le quali è prevista, in caso di accertamento sul territorio nazionale, la
segnalazione obbligatoria (denuncia o notifica) alle autorità competenti che provvedono ad adottare tutte
le misure di profilassi e lotta previste dalle specifiche normative. Ad oggi le malattie a denuncia obbligatoria
indicate nella lista dell'art. 1 del Regolamento di Polizia Veterinaria sono più di 60.
A livello Europeo il provvedimento di riferimento per la notifica delle malattie è rappresentato alla Direttiva
82/894/CEE, modificata successivamente dalla Decisione della Commissione 2008/650/CE, che stabilisce i
criteri di notifica da parte dei paesi membri sia alla Commissione Europea sia agli altri Stati membri qualora
siano accertati focolai di una delle malattie indicate dalla norma stessa.
Le normative internazionali che regolamentano gli aspetti zoosanitari ed i metodi di profilassi della malattie
degli animali fanno riferimento all' Office International des Epizooties (OIE), ora Organizzazione Mondiale
per la Sanità Animale sorto da un accordo internazionale di 28 stati aderenti, tra cui l’Italia. L’OIE è
un'organizzazione intergovernativa che ha tra i suoi obiettivi fondamentali quello di garantire la massima
trasparenza circa lo status sanitario degli animali nei paesi membri e promuovere gli strumenti di
prevenzione e di lotta necessari a ridurre la diffusione internazionale delle malattie infettive degli animali. A
tal proposito l'OIE si avvale di un codice zoosanitario il Terrestrial Animal Health Code (TAHC) ed un sistema
informativo il World Animal Health Information System (WAHIS) che assicurano una corretta gestione dei
servizi veterinari di sanità animale. A partire dal 2004 le malattie notificabili secondo i criteri stabiliti
dall'OIE sono descritte nel TAHC in forma di lista unica, soggetta a modifiche annuali, e caratterizzata da
suddivisioni per specie animale (http://www.oie.int/eng/maladies/en_classification2010.htm). Nell'ambito
di tale lista la notificazione rapida (entro le 24 ore) è prevista per i seguenti eventi: a) comparsa di infezione
o malattia in un'area prima indenne; b)ricomparsa di infezione o malattia in un'area in cui era stata
precedentemente ed ufficialmente accertata l'eradicazione; c) comparsa di un nuovo”ceppo” di un
patogeno in una data area; d) comparsa di un inaspettato incremento nella morbilità o mortalità di una
malattia preesistente in un'area; e) comparsa di una malattia emergente con significativa
morbilità/mortalità o potenziale zoonosico; f) evidenza di una variazione nell'epidemiologia di una malattia
(ospite, patogenicità, etc.) soprattutto se possiede un impatto zoonosico.
Relativamente alle malattie notificabili occorre sottolineare che attualmente in Italia esistono diversi
programmi sanitari mirati ad eliminare (eradicare), limitare la diffusione (controllare), monitorare ed
analizzare lo status epidemiologico di alcune di queste importanti malattie (sorveglianza). I piani di
risanamento “storici” sono rappresentati dai programmi di eradicazione della brucellosi bovina ed ovicaprina, della tubercolosi bovina e della leucosi bovina enzootica, ma ne esistono attualmente molti altri
che interessano diverse specie animali, principalmente ma non solo, domestiche (es West NIle, Blue
Tongue, etc.).
Contestualizzando la vigente normativa sanitaria nell'ambito di un programma integrato di conservazione
dell'Orso bruno marsicano si ottiene, come per molte altre specie selvatiche, un quadro parziale e poco
definito. Infatti, se da un certo punto di vista la normativa potrebbe garantire un controllo indiretto di
alcuni agenti patogeni nelle specie domestiche, dall'altro non esistono norme che assicurino una qualsiasi
azione diretta sulle specie selvatiche (salve rarissime eccezioni). Inoltre, per alcuni patogeni di interesse
conservazionistico nell'orso non è nemmeno prevista alcuna misura di sorveglianza, controllo o
eradicazione nelle specie domestiche, come il Cimurro, il Parvovirus canino, l’Epatite infettiva, la
Demodicosi, il virus della Parainfluenza canina, il Coronavirus canino ed il Calicivirus.
Di seguito viene descritta sinteticamente la normativa sanitaria vigente prevista per i patogeni della Tabella
1.
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17
BRUCELLOSI BOVINA (Brucella abortus)
Malattia compresa nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie)
Principali fonti legislative:
• Direttiva 64/432/CEE e s.m.;
• Regolamento di Polizia veterinaria n. 320 del 1954: art.1 (comma 12), art.5, art.105, 106, 107, 108,
109, 110, 111, 112.;
• Legge 615/64 e s.m.: Bonifica sanitaria degli allevamenti dalla tubercolosi e dalla brucellosi;
• D.M. 15 dicembre 1990: Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive;
• D.M. 651/94 piano nazionale di eradicazione della brucellosi bovina;
• Direttiva 97/12/CE e il suo recepimento D.L.vo 196/99;
• D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle
zoonosi e degli agenti zoonotici;
• O.M.14/11/2006: Misure straordinarie di Polizia Veterinaria, in materia di Tubercolosi, Brucellosi
bovina e bufalina, brucellosi ovi-caprina, Leucosi in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia;
• Provvedimenti regionali: Decreto commissariale n.4 6/5/2008 e s.m.. Piano operativo per il rischio
brucellosi in provincia di Caserta.
SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA: bovini, bufalini, ovini, caprini e uomo e in tutti i
casi di aborto e ritenzione placentare, convalidati dalla diagnosi diretta dell'agente, in tutti gli animali
recettivi di un allevamento.
MISURE PER SPECIE SELVATICHE: art. 20 del D.M. 651/94 recita “nei casi in cui l'unità sanitaria locale
competente per territorio ritenga che l'eventuale presenza di animali infetti di altra specie possa
compromettere l'esito dei programmi di eradicazione della brucellosi dei bovini, dovrà adottare nei
confronti di ciascuna specie, le misure previste dalle specifiche norme vigenti, integrate se necessario dalle
misure previste dal presente regolamento”. La legge non prevede comunque alcuna obbligatorietà di
denuncia per le specie selvatiche.
SPECIE PER CUI E' PREVISTO UN PIANO DI ERADICAZIONE: bovini
OBIETTIVO: eradicazione da tutto il territorio italiano dell'agente eziologico (Brucella abortus).
PRINCIPALI MISURE SANITARIE previste dal piano di eradicazione:
- controllo sierologico annuale di tutti i capi di età superiore ai 12 mesi precedentemente identificati,
- sorveglianza al macello e identificazione dell'agente a partire da lesioni anatomo-patologiche
- controllo sierologico su latte di massa per le aziende da latte.
Nelle province indenni, devono essere sottoposti ad esami sierologici solo il 20% delle aziende ed i capi
superiori ai 24 mesi, in modo tale che in 5 anni vengano testati tutti gli allevamenti.
TEST UFFICIALI PER IDENTIFICARE I CASI:
- S.A.R. (Sieroagglutinazione rapida) e FC (Fissazione del complemento) come conferma.
- ELISA su latte massale
- identificazione del batterio su organi o tessuti
DEFINIZIONE DI CASO:
- capo positivo alla FC se il veterinario ufficiale lo conferma in base alla situazione epidemiologica
- positivo alla diagnosi diretta.
I capi positivi vengono marcati e macellati entro 30 giorni (7 giorni nel caso in cui si osservino
manifestazioni cliniche).
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Essendo una zoonosi, il D.L.vo 191 la considera tra quelle patologie da sottoporre annualmente a
sorveglianza, così come le altre brucellosi, la tubercolosi causata da Mycobacterium bovis, le trichinellosi.
BRUCELLOSI OVI-CAPRINA (Brucella melitensis ed ovis)
Malattia compresa nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie)
Principali fonti legislative:
• Dir. 64/432/CEE e s.m.;
• Regolamento di Polizia veterinaria n. 320 del 1954: art.1 (comma 12), art.5, 107, 109, 110, 111,
112;
• Legge 615/64 e s.m.: Bonifica sanitaria degli allevamenti dalla tubercolosi e dalla brucellosi;
• D.M. 15 dicembre 1990: Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive;
• D.M. n. 453 del 1992 e s.m. (D.M. 292/95 e D.M. 429/97): Regolamento concernente il piano
nazionale per la eradicazione della brucellosi negli allevamenti ovini e caprini;
• DIR 2003/50/CE sul rafforzamento dei controlli sui movimenti di ovini e caprini;
• D.L.vo 193/2005;
• D.L. 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e
degli agenti zoonotici;
• O.M.14/11/2006: misure straordinarie di Polizia Veterinaria, in materia di Tubercolosi, Brucellosi
bovina e bufalina, brucellosi ovi-caprina, Leucosi in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia;
SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA: bovini, bufalini, ovini, caprini e uomo e in tutti i
casi di aborto e ritenzione placentare, convalidati dalla diagnosi diretta dell'agente, in tutti gli animali
recettivi di un allevamento.
MISURE PER SPECIE SELVATICHE. L'art.20 del D.M. 453 dispone che “nei casi in cui l'U.S.L. competente per
territorio ritenga che l'eventuale presenza di animali infetti di altra specie possa compromettere
l'esito dei programmi di eradicazione della brucellosi degli ovini e dei caprini, potrà adottare nei loro
confronti, tutte o in parte, le misure previste dal presente regolamento”. Non vi è quindi nessun obbligo di
denuncia nel caso in cui si riscontrino casi di brucellosi in specie selvatiche.
SPECIE PER CUI E' PREVISTO UN PIANO DI ERADICAZIONE: ovini e caprini
OBIETTIVO: eradicazione da tutto il territorio italiano dell'agente eziologico
PRINCIPALI MISURE SANITARIE previste dal piano di eradicazione:
- controllo sierologico annuale di tutti i capi, sia da riproduzione sia da macello, di età superiore ai 6
mesi precedentemente identificati.
I capi positivi all'esame sierologico e/o batteriologico vengono identificati e macellati entro 30 giorni.
TEST UFFICIALI PER IDENTIFICARE I CASI:
- S.A.R. (Sieroagglutinazione rapida) e FC (Fissazione del complemento) come conferma.
- identificazione del batterio su organi o tessuti
BRUCELLOSI SUINA (Brucella suis)
Malattia compresa nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie)
Fonti legislative:
• Dir. 64/432/CEE e s.m.;
• Regolamento di Polizia veterinaria n. 320 del 1954: art.1 (comma 12), art.5, art.105, 108, 110;
• D.L. 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e
degli agenti zoonotici;
Per la specie suina i legislatori non hanno previsto alcuno piano di eradicazione.
TUBERCOLOSI
Malattia compresa nella lista OIE come Tubercolosi bovina
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Fonti legislative:
• Dir. 64/432/CEE e s.m.;
• Regolamento di Polizia veterinaria n. 320 del 1954: art.1 (comma 11 ), art.5, 29, 102, 103, 104;
• Legge 615/64 e s.m.: Bonifica sanitaria degli allevamenti dalla tubercolosi e dalla brucellosi;
• D.M. 15 dicembre 1990: Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive;
• D.M. n.592 del 1995: Piano nazionale di eradicazione della tubercolosi negli allevamenti bovini e
bufalini;
• Dir 97/12/CE e D.Lvo 196/99 che la recepisce;
• D.L. n.191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi
e degli agenti zoonotici. Le misure di sorveglianza sono previste per Mycobacterium bovis e per
altre micobatteriosi (per queste ultime solo in funzione della situazione epidemiologica);
• O.M.14/11/2006: Misure straordinarie di Polizia Veterinaria, in materia di Tubercolosi, Brucellosi
bovina e bufalina, brucellosi ovi-caprina, Leucosi in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.
SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA: bovini, bufalini, tutti gli animali lattiferi con
forma clinica manifesta (art.5 del RPV n.320), cani, gatti, scimmie e psittacidi con forma clinicamente
manifesta. Per questi ultimi, se confermata la diagnosi clinica, si deve procedere alla soppressione in
appositi locali. Per la specie umana, il piano di eradicazione prevede che, qualora si sospetti che le persone,
alle quali è affidata la custodia degli animali o che hanno contatti diretti o indiretti con essi, rappresentino
un pericolo di diffusione del contagio, il servizio veterinario della unità sanitaria locale competente per
territorio deve darne comunicazione al servizio di igiene pubblica.
MISURE PER SPECIE SELVATICHE. Il piano di eradicazione all'articolo 16, prevede che “Nei casi in cui
l'unità sanitaria locale competente per territorio ritiene che l'eventuale presenza di animali infetti di
altra specie può compromettere l'esito dei programmi di eradicazione della tubercolosi, deve adottare nei
confronti di ciascuna specie le misure previste dalle specifiche norme vigenti”. Tuttavia, specifiche norme
vigenti per le specie selvatiche non esistono.
PRINCIPALI MISURE SANITARIE previste dal piano di eradicazione:
- identificati tutti i capi non destinati all'ingrasso con età superiore alle 6 settimane di età;
- esecuzione di prove di intradermotubercolinizzazione annuali.
DEFINIZIONE DI CASO:
- intradermotubercolinizzazione unica: inoculazione singola di tubercolina PPD bovina e/o comparativa
con tubercolina aviare
- identificazione di lesioni anatomopatologiche con tecniche immunoistochimiche, di patologia
molecolare e di isolamento e di identificazione dei micobatteri
I capi bovini, sono ritenuti casi se positivi alla prova della intradermotubercolinizzazione, se il veterinario
ufficiale li ritiene infetti senza ulteriori accertamenti, se risultano positivi ai test per la diagnosi diretta o se
le carcasse hanno lesioni anatomo-patologiche tipiche, se il veterinario ufficiale le ritiene tali senza ulteriori
approfondimenti.
I capi bovini ritenuti casi devono essere marcati e macellati entro 30 giorni.
BLUE TONGUE O FEBBRE CATARRALE DEGLI OVINI
Malattia compresa nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie)
Fonti legislative:
• Direttiva. 2000/75/CE e D.L.vo 225/2003 che la recepisce: stabilisce disposizioni specifiche relative
alle misure di lotta e di eradicazione della febbre catarrale degli ovini;
• O.M. del 11 maggio 2001: misure urgenti di profilassi vaccinale obbligatoria contro la febbre
catarrale degli ovini (Blue tongue);
• Decisione 2005/393/CE: istituisce zone di protezione e di sorveglianza per la febbre catarrale degli
ovini e stabilisce condizioni applicabili ai movimenti da o attraverso tali zone;
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•
•
•
•
Regolamento 1266/2007/CE in applicazione della Direttiva 2000/75/CE;
Circolare n.10317 del 1 giugno 2009;
Manuale operativo (circolare ministero della salute n.608/bt/4184);
Regolamento di Polizia veterinaria n. 320 del 1954: art.1 (comma 40).
SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA: la legge definisce come animale recettivo tutti i
ruminanti, fatta eccezione per i selvatici per i quali le decisioni vengono demandate al art.5 e art.7 della
decisione 1999/468/ CE.
MISURE PER SPECIE SELVATICHE. Secondo la decisione 1999/468/ CE qualora sussistano problemi nella
fauna selvatica la commissione europea deve sottoporre al comitato un progetto di misure da adottare.
Non vi sono quindi leggi specifiche in proposito ma le decisioni vengono prese caso per caso.
PRINCIPALI MISURE SANITARIE. Poiché è una malattia trasmessa da vettori (Culicoides imicola e altre
specie di culicoidi) e dal 2000 si è endemizzata in molte regioni italiane e in altri paesi europei, le misure
sanitarie sono diverse rispetto alle altre infezioni fin qui citate.
Il manuale operativo prevede un sistema di sorveglianza uniforme in tutti i paesi membri.
Esiste quindi un piano di sorveglianza sierologico annuale che prevede, fuori dalle zone oggetto di
restrizione (zone in cui si sono verificati dei casi) un campionamento annuale dei bovini (specie sentinella)
sufficiente a svelare una prevalenza uguale o superiore a 0,5%. Nelle zone di restrizione vengono devono
invece eseguiti piani di sorveglianza sierologica mensile.
Oltre alla sorveglianza sierologica viene applicato un piano di sorveglianza entomologico con un programma
attivo di catture dei vettori con trappole fisse.
In Italia si è deciso di dividere il territorio in 3 zone:
- Zona A (nord Italia fatta eccezione per la Liguria): area a minor rischio
- Zona B (centro Italia): area a maggior rischio
- Zona C (sud Italia e isole): area endemica
DEFINIZIONE DI CASO
- sintomi clinici
- sieroconversione
- isolamento del virus
- positività a test sierologici o di ricerca dell'acido nucleico
Nel caso della Blue tongue, gli animali ritenuti casi non devono essere necessariamente abbattuti, ma solo
se si ritiene che l'abbattimento possa ridurre la diffusione dell'infezione e tuttora viene applicato solo in
casi particolari.
MALATTIA DI AUJESZKY O PSEUDORABBIA
Malattia compresa nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie)
Fonti legislative:
• Decisione 2008/185/CE che stabilisce garanzie supplementari per la malattia di Aujeszky negli
scambi intracomunitari di suini, e fissa i criteri relativi alle informazioni da fornire su tale malattia;
• OM del 29 luglio 1982;
• DM 1997 e sm (DM del 30 dicembre 2010) Piano nazionale di controllo della malattia di Aujeszky
nella specie suina;
• Regolamento di Polizia veterinaria n.320 del 1954 (art.1 comma 47).
SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA: tutte le specie recettive. Tuttavia il piano di
controllo è previsto solo per i suidi allevati.
MISURE PER SPECIE SELVATICHE Non esistono leggi specifiche a riguardo.
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PRINCIPALI MISURE SANITARIE. La normativa nazionale è tuttora in contrasto con quella comunitaria, che
prevede il divieto della vaccinazione. In Italia la vaccinazione è obbligatoria (a spese dell'allevatore) e
prevede l'utilizzo di un vaccino deleto effettuato con scadenze diverse in base alla tipologia di allevamento
(suidi da ingrasso o da riproduzione). Per verificare che il piano vaccinale sia efficace, si eseguono controlli
sierologici annuali. Nel caso in cui si verifichi un focolaio si devono eseguire trattamenti immunizzanti e si
deve procedere alla distruzione delle carcasse di animali morti con interramento o con trattamento
termico.
LEPTOSPIROSI
Non è compresa nelle liste dell'OIE
Principali fonti legislative:
• Decisione 2000/96/CE relativa alle malattie trasmissibili da inserire progressivamente nella rete
comunitaria;
• D.L.vo 191/2006 in recepimento della Direttiva 2003/99/CE (sulle misure di sorveglianza delle
zoonosi e degli agenti zoonotici) e s.m.;
• D.L.vo n.81 del 2008: Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di
tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro;
• Regolamento di Polizia veterinaria n.320 del 1954 (art.1 comma 39) e art.5.
SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA. Uomo e secondo il regolamento di polizia
veterinaria gli animali in generale. Nessuna legislazione a livello comunitario menziona animali vivi come
specie in cui deve essere applicato un sistema di notifica, tuttavia nella decisione 2000/96 classifica la
leptospirosi come zoonosi di origine alimentare, idrica e ambientale.
MISURE PER SPECIE SELVATICHE: Non esiste nessuna legislazione.
PRINCIPALI MISURE SANITARIE: la leptospirosi appartiene a quelle zoonosi da sottoporre a sorveglianza in
funzione della situazione epidemiologica. Esiste un sistema di sorveglianza europeo sulle zoonosi per cui il
Ministero della salute annualmente deve trasmettere alla Commissione europea una relazione sulle
tendenze e le fonti delle zoonosi. Devono essere specificati i sistemi di sorveglianza (metodi di
campionatura, frequenza della campionatura, tipo di campioni, definizione del caso, metodi diagnostici
utilizzati), se si applica la vaccinazione o altre misure di prevenzione, e le misure da adottare in presenza di
casi.
TRICHINELLOSI
E' compresa nella lista OIE (patologie che comprendono più specie)
Principali fonti legislative:
• Regolamento (CE) N. 2075/2005: definisce norme specifiche applicabili ai controlli ufficiali relativi
alla presenza di Trichine nelle carni;
• D.L.vo n.191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle
zoonosi e degli agenti zoonotici";
• Direttiva (91/495/CEE) relativa ai problemi sanitari e di polizia sanitaria in materia di produzione e
di commercializzazione di carni di coniglio e di selvaggina d'allevamento;
• Decisione 2000/96/CE e s.m. (2009/312/CE) relativa alle malattie trasmissibili da inserire
progressivamente nella rete comunitaria;
• D.M. 15 dicembre 1990 Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive.
SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA: sono le specie che sono oggetto del
campionamento al mattatoio quindi suidi domestici, equidi, cinghiali e altre specie animali d'allevamento o
selvatiche. Essendo una zoonosi anche per l'uomo è prevista la denuncia nel caso si osservino dei casi.
MISURE PER SPECIE SELVATICHE: cinghiali e altre specie a rischio di contaminazione.
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PRINCIPALI MISURE SANITARIE. Per la legge vigente si intende per Trichina qualsiasi specie appartenente al
genere Trichinella, quindi non solo quelle legate al suino domestico ma anche la T. britovi (presente nelle
carcasse di diverse specie selvatiche). Il piano prevede un campionamento individuale per le carcasse di
suini domestici, equidi, cinghiali e altre specie allevate o selvatiche a rischio di contaminazione da trichine
con delle eccezioni.
Nel caso dei suini domestici, è possibile non effettuare il campionamento se:
• le carcasse vengono congelate secondo l'allegato II del reg. N. 2075/2005;
• se le carni appartengono a suini domestici destinati all'ingrasso o alla macellazione che provengono
da un'azienda o una categoria di aziende riconosciute ufficialmente esenti da trichinellosi;
• se i suini provengono da una regione in cui è stato giudicato trascurabile il rischio di presenza di
trichine nei suini domestici.
Nel caso delle carni di equidi, cinghiali e altre specie d'allevamento o selvatiche è possibile non eseguire il
campionamento se le autorità competenti hanno stabilito che il rischio di contaminazione trascurabile.
Nelle regioni in cui l'autorità competente considera il rischio trascurabile devono essere comunque eseguiti
dei piani di monitoraggio sia sui suini domestici, sia sugli equidi e altre specie animali sensibili.
Per ottenere il riconoscimento di azienda esente da trichine è necessario che vengano attuate delle
procedure per ridurre il rischio di infestazione.
Le principali regole da adottare sono:
• impedire l'accesso nell'azienda di roditori, mammiferi e grandi uccelli carnivori;
• effettuare un programma di lotta contro i parassiti che deve essere documentato
• l'azienda deve utilizzare mangimi provenienti da stabilimenti di produzione che rispettano il reg.
183/2005 (CE). Tali mangimi devono essere conservati in silos chiusi o in altri contenitori
inaccessibili ai roditori;
• Le carcasse di animali morti devono essere rimosse entro 24 ore dal decesso;
• i suini devono essere identificati in modo tale che sia garantita la tracciabilità fino ad arrivare
all'azienda di origine.
La Decisione 2000/96/CE inserisce la trichinellosi tra le zoonosi di origine alimentare, idrica e ambientale.
Per questa patologia (come per la brucellosi, la tubercolosi causata da Mycobacterium bovis e per altre
infezioni) esiste un sistema di sorveglianza europeo per cui il Ministero della salute annualmente deve
trasmettere alla Commissione europea una relazione sulle tendenze e le fonti delle zoonosi. Devono essere
specificati i sistemi di sorveglianza (metodi di campionatura, frequenza della campionatura, tipo di
campioni, definizione del caso, metodi diagnostici utilizzati), se si applica la vaccinazione o altre misure di
prevenzione, e le misure da adottare in presenza di casi. Il D.M. 15 dicembre 1990 aveva già inserito la
trichinosi tra le malattie della classe prima (patologie che richiedono una segnalazione immediata o perché
soggette al Regolamento sanitario internazionale o perché rivestono particolare interesse).
TOXOPLASMOSI
NON presente nella lista OIE
Principali fonti legislative:
• Decisione 2000/96/CE e s.m. (2009/312/CE) relativa alle malattie trasmissibili da inserire
progressivamente nella rete comunitaria;
• D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle
zoonosi e degli agenti zoonotici;
La legislazione europea è indirizzata esclusivamente alla sorveglianza epidemiologica sui casi umani. Viene
classificata come zoonosi di origine alimentare, idrica e ambientale nella Decisione 2000/96. Il D.l.vo 191 la
classifica come zoonosi batterica per la quale la sorveglianza epidemiologica viene messa in atto in
funzione della situazione epidemiologica.
FEBBRE Q (Coxiella burnetii)
E' compresa nella lista OIE (patologie che comprendono più specie)
Principali fonti legislative:
• D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle
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•
zoonosi e degli agenti zoonotici;
Regolamento di Polizia veterinaria n.320 del 1954 (art.1 comma 24), art. 141 e art. 143.
Viene considerata nel D.L.vo come altra zoonosi, quindi non viene classificata. Come per la leptospirosi e la
toxoplasmosi la sorveglianza epidemiologica viene messa in atto solo in funzione della situazione
epidemiologica.
CHLAMIDIOSI
E' compresa nella lista OIE tra le patologie che colpiscono gli ovi- caprini ( Chlamydophyla abortus che
causa aborto enzootico degli agnelli) e gli uccelli (Chlamydophyla psittaci agente della psitaccosi negli
psittacidi e ornitosi nelle altre specie di uccelli).
Principali fonti legislative:
• Decisione 2000/96/CE e s.m. (2009/312/CE) relativa alle malattie trasmissibili da inserire
progressivamente nella rete comunitaria
• D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle
zoonosi e degli agenti zoonotici
• Regolamento di Polizia veterinaria n.320 del 1954 (art.5)
L'infezione non viene esplicitamente annoverata tra le malattie denunciabili nel regolamento di polizia
veterinaria. Tuttavia, nell'art.5 del regolamento, viene menzionata assieme ad altre infezioni come
segnalabile se è ravvisabile il rischio di infezione umana. Nella decisione 2000/96 è classificata come
malattia di origine sessuale (in caso di infezione da Chlamydia trachomatis). La legislazione europea la
menziona tra le zoonosi di origine batterica per cui è prevista una sorveglianza epidemiologica solo in
funzione della situazione epidemiologica.
BORRELIOSI DI LYME
NON è presente nella lista OIE
Principali fonti legislative:
• D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle
zoonosi e degli agenti zoonotici.
Viene classificata tra zoonosi batteriche per cui è prevista la sorveglianza epidemiologica solo in funzione
della situazione epidemiologica.
LEISHMANIOSI
E' presente nella lista OIE (altre patologie)
Principali fonti legislative:
• D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle
zoonosi e degli agenti zoonotici;
• D.M. 15 dicembre 1990: Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive;
• Regolamento di Polizia veterinaria n.320 del 1954 (art.5).
Il D.L.vo sulla sorveglianza delle zoonosi non la annovera esplicitamente anche se potrebbe essere
compresa nella lista “altre zoonosi ed agenti zoonotici” per cui è prevista la sorveglianza solo in funzione
della situazione epidemiologica. Nel D.M.del 1990 viene compresa tra le malattie di classe II (Malattie
rilevanti perché ad elevata frequenza e/o passibili di interventi di controllo). La denuncia obbligatoria è
quindi prevista solo nell'uomo benché, secondo il regolamento di polizia veterinaria, deve essere segnalata
anche negli animali se esiste il rischio di trasmissione all'uomo.
BOTULISMO
NON è presente nella lista OIE
Principali fonti legislative:
• Decisione 2000/96/CE e s.m. (2009/312/CE) relativa alle malattie trasmissibili da inserire
progressivamente nella rete comunitaria (è annoverata tra le malattie di origine idrica, alimentare
ed ambientale);
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•
•
D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle
zoonosi e degli agenti zoonotici;
D.M. 15 dicembre 1990: Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive.
Nel D.Lvo viene classificata tra le zoonosi batteriche che richiedono una sorveglianza epidemiologica solo in
funzione della situazione epidemiologica, mentre dal D.M. è classificata tra le patologie di classe I (malattie
per le quali si richiede segnalazione immediata o perché soggette al Regolamento sanitario internazionale o
perché rivestono particolare interesse).
PARATUBERCOLOSI
E' presente nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie)
Non esiste una legislazione europea e non viene citata nel regolamento di polizia veterinaria.
RABBIA
E' presente nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie)
Principali fonti legislative:
• Regolamento (CE) n. 998/2003 relativo alle condizioni di polizia sanitaria applicabili ai movimenti a
carattere non commerciale di animali da compagnia ;
• Decisione (CE) 2003/803 che stabilisce un modello di passaporto per i movimenti intracomunitari di
cani, gatti e furetti;
• Decisione 2000/96/CE e s.m. (2009/312/CE) relativa alle malattie trasmissibili da inserire
progressivamente nella rete comunitaria;
• D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle
zoonosi e degli agenti zoonotici;
• Legge n. 281 del 199: Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del
randagismo;
• D.M. 15 dicembre 1990: Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive;
• D.M. 116 del 1969: disciplina sanitaria per l'importazione, l'esportazione e il transito degli animali
al seguito dei viaggiatori;
• O.M. 26 novembre 2009 recante misure per prevenire la diffusione della rabbia nelle regioni del
nord-est italiano;
• Regolamento di Polizia veterinaria n.320 del 1954: art 1 (comma 5), art.5, 52, 83, 86, 90.
SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA: tutte le specie sensibili compreso l'uomo.
MISURE PER SPECIE SELVATICHE. Dal 2009 in Friuli Venezia Giulia è iniziata la campagna vaccinale per le
volpi.
PRINCIPALI MISURE SANITARIE. Le principali misure sanitarie previste attualmente sono il riconoscimento
tramite transponder e vaccinazione obbligatoria antirabbica in cani, gatti e furetti che viaggiano all'interno
della comunità europea. Dopo i focolai di rabbia nel nord-est (Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e
alcune province del Veneto) verificatisi nel 2008 è obbligatoria la vaccinazione di tutti i cani, i gatti, e degli
erbivori domestici a rischio risiedenti in queste aree e per cani e gatti che vi risiedono solo per villeggiatura.
Come zoonosi, viene compresa dal D.L.vo 191 del 2006 tra le zoonosi virali che devono essere sottoposte a
sorveglianza in funzione della situazione epidemiologica. Il D.M. Del 1990 la inserisce tra le patologie di
classe I, che devono essere segnalate dal medico entro 12 ore all'azienda sanitaria locale.
ROGNA SARCOPTICA
NON è presente nella lista dell'OIE
Principali fonti legislative:
• Regolamento di Polizia veterinaria n.320 1954 (art.1 comma 27), art.11, 146, 147, 149).
La legge si riferisce in generale alla rogna degli equini, dei bovini, dei bufalini, degli ovini e dei caprini;
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ENC EFALITI VIRALI EQUINE
Sono presenti nelle liste OIE (l'encefalite equina dell'Est, quella giapponese e la West Nile fever nella lista
delle patologie che coinvolgono più specie mentre l'encefalite equina venezuelana nella lista delle
patologi e che colpiscono gli equidi).
Principali fonti legislative:
• O.M. 05/11/2008 (obbligo di notifica della WND e piano di sorveglianza nazionale);
• D.M. 29/11/2007: Approvazione del Piano di sorveglianza nazionale per la encefalomielite di tipo
West Nile (W ND);
• D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle
zoonosi e degli agenti zoonotici;
• Regolamento di Polizia veterinaria n 320 del 1954 (tutte le encefaliti equine, anche quella
venezuelana).
La legislazione italiana si è concentrata principalmente sulla West Nile fever poiché dal 2008 si è
endemizzata.
Il Piano di sorveglianza della WND prevede:
1. sorveglianza su uccelli stanziali di specie “sinantropiche”; oppure in allevamenti avicoli rurali e
sorveglianza su gruppi di polli sentinella;
2. sorveglianza negli equidi;
3. sorveglianza entomologica;
4. sorveglianza dell’avifauna selvatica di specie migratorie.
Il piano di sorveglianza divide il territorio in base al livello di rischio in 3 aree:
• Area di circolazione virale (area ad alto rischio situata sul delta del Po, che comprende parte
della Lombardia, dell'Emilia Romagna e del Veneto);
• Area di Sorveglianza, comprendente la fascia di 20 chilometri attorno all'area di circolazione virale
• resto del territorio nazionale.
Come zoonosi non è esplicitamente inserita nelle liste del D.L.vo 191 del 2006, anche se si potrebbe
considerare come “altra zoonosi”.
TULAREMIA
E' presente nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie)
Principali fonti legislative:
• D.M. 7 dicembre 2000: Norme sanitarie per l'importazione di lepri destinate al ripopolamento.
• Regolamento di polizia veterinaria n. 320 del 1954 (art.5 e art.52);
• D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle
zoonosi e degli agenti zoonotici;
• D.M. 15 dicembre 1990: sistema informativo delle malattie infettive e diffusive.
SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA: non è esplicitamente annoverata nella lista
delle malattie denunciabili del regolamento di polizia veterinaria. Tuttavia, deve essere segnalata se si
ravvisa il rischio di trasmissione all'uomo.
MISURE PER SPECIE SELVATICHE Esistono misure specifiche destinate all'importazione delle lepri che
prevedono la quarantena, analisi per la ricerca di Francisella tularensis se la mortalità supera il 5% e su lepri
rinvenute morte.
Per quanto riguarda l'aspetto zoonotico, non viene elencata tra le patologie del D.L.vo 191 del 2006, anche
se potrebbe essere compresa nel capitolo “altre zoonosi” per cui si deve attuare una sorveglianza in
funzione della situazione epidemiologica. Il D.M. Del 1990 la inserisce tra le patologie di classe II (Malattie
rilevanti perché ad elevata frequenza e/o passibili di interventi di controllo), che devono essere segnalate
dal medico entro due giorni dall'osservazione del caso all'azienda sanitaria locale.
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26
PESTE (Yersinia pestis)
NON è presente nella lista OIE.
Principali fonti legislative:
• D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle
zoonosi e degli agenti zoonotici;
• Decisione 2000/96/CE e s.m. (2009/312/CE) relativa alle malattie trasmissibili da inserire
progressivamente nella rete comunitaria;
• D.M. 15 dicembre 1990: sistema informativo delle malattie infettive e diffusive.
Il D.M. del 1990 fa rientrare la peste tra le patologie di classe I, insieme al colera, febbre gialla, botulismo,
tetano ed altre ancora, che devono essere segnalate entro 12 ore all'azienda sanitaria locale.
Il D.L.vo del 2006 non la inserisce esplicitamente nelle liste delle zoonosi, ma potrebbe essere inquadrata
come “altra zoonosi” per cui è si dovrebbe richiedere una sorveglianza epidemiologica in funzione della
situazione epidemiologica. La decisione 2000/96/CE la inserisce tra le malattie gravi importate.
Non c'è nessun riferimento legislativo esplicito né agli animali domestici né a quelli selvatici.
ANTRACE O CARBONCHIO EMATICO (Bacillus anthracis)
E' presente nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie)
Principali fonti legislative:
• D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle
zoonosi e degli agenti zoonotici;
• Regolamento di polizia veterinaria n.320 del 1954: art 1 (comma 14), art.5, 11,114, 115,124;
• D.L.vo 286 del 1994: norme concernenti l'importazione degli animali, attuazione della direttiva
91/497/CE e 91/498/Ce concernenti problemi sanitari in materia di produzione ed immissione sul
mercato di carni fresche.
Non è annoverata tra le zoonosi, tuttavia potrebbe entrare a far parte del gruppo “altre zoonosi” per cui la
sorveglianza deve essere attuata in funzione della situazione epidemiologica. La legislazione vieta l'utilizzo
delle carni carbonchiose per il consumo umano.
SARCOSPORIDIOSI
NON è presente nella lista OIE.
Principali fonti legislative:
• D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle
zoonosi e degli agenti zoonotici;
• D.L.vo 286 del 1994: norme concernenti l'importazione degli animali, attuazione della direttiva
91/497/CE e 91/498/Ce concernenti problemi sanitari in materia di produzione ed immissione sul
mercato di carni fresche.
Per le specie trasmissibili all'uomo (Sarcocistys hominis, S. suishominis, etc.) può essere compresa nella lista
“altre zoonosi ed agenti zoonotici per cui è prevista la sorveglianza epidemiologica in funzione della
situazione epidemiologica. Per gli animali da macelli, per il D.L.vo 286 è vietato ammettere al consumo
umano carni che presentino lesioni compatibili con sarcosporidiosi manifesta.
NORMATIVA DI PROTEZIONE DELL’ORSO BRUNO MARSICANO
In Italia sia l’Orso bruno (Ursus arctos) che l’Orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus, Altobello G.,
1921) risultano specie particolarmente protette da una vasta normativa, derivata in gran parte o da
Direttive Comunitarie o da apposite Convenzioni. La norma più vecchia di tutela dell’Orso marsicano è un
Regio Decreto del 1939, n° 1016 del 5 Giugno che lo inseriva tra le specie non cacciabili.
Nel dettaglio, l’Orso bruno è una specie di interesse comunitario inserita sia nella Convenzione di Berna,
ratificata dall’Italia con la Legge n.503/81, quale specie di fauna rigorosamente protetta (Allegato II), sia
nella Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di
estinzione (Normativa CITES), resa esecutiva dall’Italia con Legge n.150/92 e modificata dalla Legge
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27
n.59/93, integrata dal decreto legislativo 275/01, quale specie il cui commercio è regolamentato per evitare
uno sfruttamento incompatibile con la propria sopravvivenza (Appendice II). Inoltre la specie è contemplata
anche nella Direttiva Habitat 92/43/CEE (recepita dall’Italia con DPR 8 settembre 1997 n.357, modificato e
integrato dal DPR 12 marzo 2003 n.120) quale specie di interesse comunitario che richiede una protezione
rigorosa (Allegato IV). Sostanzialmente le norme di cui sopra, ispirate da un principio di conservazione sia
della specie che dei propri habitat, vietano sicuramente la cattura, l’uccisione e la detenzione di esemplari
di Orso bruno e regolamentano, mediante apposite deroghe debitamente autorizzate, la cattura per scopi
scientifici e la detenzione in cattività di esemplari appartenenti alla specie.
Inoltre la Legge nazionale 11 febbraio 1992 n.157 “Norme per la protezione della fauna selvatica
omeoterma e per il prelievo venatorio” inserisce l’Orso bruno tra le specie particolarmente protette (Art. 2,
comma 1), sia sotto il profilo della tutela, che sotto il profilo sanzionatorio.
Il quadro normativo comunitario e nazionale impone dunque allo Stato Italiano la responsabilità di
assicurare uno stato di conservazione soddisfacente alle popolazioni di Orso bruno presenti sul territorio
nazionale ed ai loro habitat, ed impegna le Regioni a mettere in atto le azioni di tutela, gestione e
monitoraggio delle stesse.
In questo contesto si inquadra l’impegno assunto attivamente dalla Direzione Protezione della Natura e del
Mare (DPNM) per la conservazione delle due popolazioni di Orso bruno attualmente presenti sul territorio
italiano ed entrambe a forte rischio di estinzione (come emerge dalla scheda di valutazione della Lista rossa
della IUCN). Nelle Alpi centrali è presente una popolazione ridotta (si stimano circa 30 individui) ma in
costante crescita, frutto di una reintroduzione operata tra il 1999 ed 2002.
Negli Appennini centrali è presente una piccola popolazione (si stimano circa 40 individui nell’ area di
presenza) che rappresenta, per il suo prolungato isolamento genetico, un’unità evolutiva e
conservazionistica unica (Ursus arctos marsicanus).
Per entrambe queste popolazioni la DPNM ha avviato una fase di concertazione e collaborazione attiva con
tutti gli Enti territorialmente competenti, formalizzata attraverso due specifici Protocolli d’Intesa, che ha
portato alla realizzazione di due Piani d’Azione: il Piano d’Azione interregionale per la conservazione
dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali denominato PACOBACE e il Piano d’azione per la Tutela dell’Orso
marsicano denominato PATOM.
Il PATOM identifica uno schema della strategia di conservazione dell’Orso marsicano basata su sedici punti
e ricomprende il rischio sanitario per l’Orso, al punto 9 “Controllo del comparto zootecnico, mentre tra gli
“obiettivi specifici con carattere di urgenza”, prende in considerazione di nuovo la revisione completa del
comparto zootecnico nell’areale dell’Orso, non accennando minimamente al rischio sanitario per la specie.
Questo lavoro invece, mette ben in evidenza l’urgenza strategica di indagare approfonditamente il rischio
sanitario per l’Orso in genere, o quantomeno relativamente ad una decina di malattie, delle quali è
fondamentale conoscere il comportamento epidemiologico sul territorio in tutte le specie animali che vi
insistono. Questa urgenza implica, sia il coinvolgimento fattivo e responsabile di tutte le amministrazioni
sanitarie e di protezione competenti nell’areale di presenza dell’Orso, sia una revisione ed aggiornamento
della normativa vigente, nella quale si prenda in considerazione l’intero insieme: habitat/territorio/animali.
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28
Risultati dell’analisi dei dati sanitari nelle specie domestiche e selvatiche
RACCOLTA DATI SANITARI
Nel presente studio per dato sanitario si intende un indice numerico che definisce lo status di salute
relativamente ad un agente patogeno di quelli indicati nella
Tabella 1. La natura del dato può essere individuale oppure aggregata. Nel primo caso le informazioni si
riferiscono ad un singolo animale e riguardano l’esito di un esame diagnostico in termini qualitativi
(presenza o assenza di positività) e, se possibile, quantitativi (titolo anticorpale), associati all’indicazione del
comune e dell’anno di prelievo. Nel caso di dati aggregati per ogni singola specie animale è stato definito il
comune come prima variabile di aggregazione e l’anno di campionamento come seconda variabile,
ottenendo in tal modo il numero di animali risultati positivi alla ricerca di un dato patogeno sul totale di
animali esaminati per strato (comune ed anno). Il periodo minimo di estensione delle serie storiche
richieste è 5 anni , mentre quello massimo di 10, a partire dal 2009-10.
La richiesta formale dei dati sanitari è avvenuta in data 16/03/2011 ed è stata seguita da diversi incontri
formali culminati nella riunione di coordinamento del 13 maggio 2011 presso il Ministero della Salute che
ha visto il coinvolgimento di tutti gli enti sanitari competenti per territorio ed i responsabili delle diverse
azioni del progetto LIFE in oggetto (Il verbale della riunione è allegato nell’Appendice B.2). A seguito della
riunione sono stati forniti i dati richiesti con modalità e tempi diversi per le diverse istituzioni coinvolte:
-
Banca dati IZS di Abruzzo e Molise (AM): Dati in forma aggregata per ogni patogeno su base
comunale ed annuale. E’ presente per quasi tutti i patogeni l’indicazione della specie esaminata e
del test diagnostico utilizzato. I dati sono stati forniti con un unico file digitale in formato Microsoft
Word. Dati ricevuti in data 1-06-2011.
-
Banca dati IZS di Lazio e Toscana (LT): Dati in forma aggregata per ogni patogeno su base comunale
ed annuale. Mancano dettagli sulle specie esaminate ed i test diagnostici utilizzati. I dati sono stati
forniti con un unico file digitale in formato Microsoft Excel. Dati inviati in due fasi: la prima il 15-62011, la seconda il 5-9-2011.
-
Banca dati PNALM: tutte le informazioni sanitarie sono state acquisite in data 13-5-2011. Il
database contiene tutti i dati con dettaglio individuale relativo a specie, sesso, età stimata, data di
prelievo, laboratorio di analisi, Comune di provenienza, tipo di analisi, identificativo del soggetto e
tipo di campione. I dati sono stati forniti con 21 files divisi per specie esaminata e gruppi di
patogeni, tutti in formato Microsoft Excel.
-
Banca dati Parco Naturale Regionale di Monti Simbruini PRS: le informazioni sono state acquisite in
data 10-10-2011. Il database contiene tutti i dati con dettaglio individuale relativo a specie, sesso,
età stimata, data di prelievo, laboratorio di analisi, Comune di provenienza, tipo di analisi,
identificativo del soggetto e tipo di campione. I dati sono stati forniti con due files, rispettivamente
in formato Microsoft Excel e Word.
Sono stati complessivamente forniti i dati sanitari relativi a 35.905 animali appartenenti a 51 Comuni, 29
specie animali delle quali 7 domestiche e 22 selvatiche, e 17 patogeni. Nella Tabella 4, Tabella 5,Tabella 6 e
Tabella 7 sono riportati i dati disponibili delle 4 banche dati, aggregati per specie, comune e patogeno. La
banca dati dell’IZS AM ha permesso di estendere la valutazione a molte specie selvatiche esaminate
unitamente alle specifiche banche dati dei parchi (PNALM e PRS). L’IZS LT ha invece concentrato alle specie
domestiche le informazioni fornite.
In sostanza gli enti sanitari competenti per territorio hanno risposto positivamente alla richiesta dei dati
che sono stati forniti nei modi richiesti, anche se con alcune differenze in termini di qualità
dell’informazione.
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29
Maggiori informazioni e dettagli relativi alle diverse banche dati sono allegati nell’Appendice A.
Patogeno
Brucella
Blue Tongue (btv)
Coronavirus canino (ccv)
Cimurro
Chlamydia
Epatite Infettiva del Cane
Erlichia
Febbre Q
Leishmania
leptospirosi
Malattia di Lyme
Mycobacterium
Paratubercolosi
Parvovirus
Pseudorabbia
Rabbia
Rickettsia
Tubercolosi
Toxoplasma
Trichinella
Totale complessivo
IZS LT IZS AM
16510
8015
218
392
10
459
8
15
8
114
1988
19
160
40
1391
6
4
16819
3590
188
1536
17852
PNALM PRS
283
55
20
68
2
196
68
25
238
21
63
8
26
5
79
2
88
25
5
1273
2
6
totale
24808
665
20
70
665
68
25
360
2024
71
27
186
5
81
1519
25
5
3590
194
1542
35950
Tabella 4. Campioni esaminati per patogeno relativamente alle
diverse banche dati (per le specie animali esaminate vedi Tab. 3).
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30
Specie
BOVINO
BOVOVICAP*
CAMOSCIO AP.
CANE
CAPRA
CAPRIOLO
CAVALLO
CERVO
CINGHIALE
DAINO
FAINA
FALCO P.
GATTO S.
GHEPPIO
GUFO
ISTRICE
LEPRE
LINCE**
LUPO
MAIALE
MARTORA
MULO
ORSO
OVICAPRINI
PECORA
POIANA
PUZZOLA
SPARVIERO
SUIDI
TASSO
VOLPE
SCONOSCIUTO
Totale complessivo
IZS LT
16510
218
40
51
16819
IZS AM
7334
92
58
1956
57
93
11
324
213
3
3
1
2
1
1
16
8
4
192
2578
5
1
293
4165
338
2
1
1
PNALM
PRS
497
33
144
21
109
6
469
34
65
17852
1273
6
totale
7334
16602
555
1956
57
126
11
468
234
3
3
1
2
1
1
16
8
4
307
2578
5
1
762
4383
338
2
1
1
40
34
65
51
35950
Tabella 5. Campioni esaminati per specie relativamente alle
diverse banche dati. * Si riferisce al database del IZS LT in cui
mancano le indicazioni per specie animale analizzata e che si
ritiene appartenere a quella BOVINA ed OVICAPRINA.**
esemplari in cattività.
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31
Comune
ALFEDENA
ALVITO
ANVERSA DEGLI ABRUZZI
AVEZZANO
BALSORANO
BARREA
BISEGNA
BORGOROSE
CAMERATA NUOVA
CAMPOLI APPENNINO
CASTEL DI SANGRO
CASTEL SAN VINCENZO
CERVARA
CERVARA DI ROMA
CIVITA D'ANTINO
CIVITELLA ALFEDENA
COCULLO
COLLELONGO
COLLI A VOLTURNO
FILETTINO
FILIGNANO
GIOIA DEI MARSI
JENNE
LAMA DEI PELIGNI
LECCE NEI MARSI
LUCO DEI MARSI
MONTENERO VAL COCCHIARA
OPI
ORTONA DEI MARSI
ORTUCCHIO
PESCASSEROLI
PESCOSOLIDO
PICINISCO
PIZZONE
ROCCARASO
ROCCHETTA A VOLTURNO
SAN BIAGIO SARACINISCO
SAN DONATO VAL DI COMINO
SAN VINCENZO VALLE ROVETO
SCANNO
SCAPOLI
SCONTRONE
SETTEFRATI
SUBIACO
TRASACCO
TREVI NEL LAZIO
VALLEPIETRA
VALLEROTONDA
VILLALAGO
VILLAVALLELONGA
VILLETTA BARREA
SCONOSCIUTO
TOTALI
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IZS LT
1493
IZS AM
255
1327
106
PNALM
10
PRS
18
1104
109
35
2940
1260
99
44
109
443
1545
170
6
425
269
25
159
1718
224
324
998
290
435
22
603
370
1652
140
596
838
1180
310
619
553
201
186
116
1529
602
415
178
537
285
270
459
355
453
185
234
439
87
84
57
81
3
150
12
1210
2548
853
824
16819
241
10
152
99
17852
66
206
1273
6
Totale
265
2820
106
18
1104
153
144
2940
1260
542
1545
170
6
425
269
349
159
1718
224
998
290
457
603
87
394
619
553
258
186
116
1610
972
2070
328
537
285
410
1055
355
465
185
234
1277
1180
1210
2548
853
1065
10
152
165
206
35950
32
Tabella 6. Campioni esaminati per comune relativamente alle diverse banche dati.
Anno
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
TOTALE
IZS LT
3875
5735
4265
2944
16819
IZS AM
3044
2838
2830
3208
3259
2673
PNALM
63
85
132
55
63
29
89
24
28
18
19
69
5
21
26
68
52
118
173
136
17852
1273
PRS
3
1
2
6
Tabella 7. Campioni esaminati per
relativamente alle diverse banche dati.
totale
63
85
132
55
63
29
89
24
28
18
19
69
8
21
3070
2906
2882
7201
9167
7075
2946
35950
anno
33
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RACCOLTA DATI CENSUARI (O DEMOGRAFICI)
Il censimento delle specie domestiche aggiornato al mese di giugno del 2011 è illustrato nella Tabella 8.
Dal punto di vista storico, nel corso degli ultimi decenni si è registrata una costante diminuzione delle
attività zootecniche nell’Appennino centrale. Nonostante questo l’area di studio è attualmente occupata da
un cospicuo numero di aziende zootecniche, la maggior parte delle quali sono residenti nell’area di studio.
Le aziende che esercitano invece la transumanza durante la stagione pascoliva provengono in gran parte da
una delle tre regioni interessate dal Progetto (Abruzzo, Lazio e Molise) ad eccezione di una piccola parte
proveniente dalla provincia di Caserta (Campania).
L’allevamento tradizionale degli ovini nell’area di studio, caratterizzato da sfruttamento dei pascoli di alta e
media quota esclusivamente nella stagione estiva (giugno – ottobre) e con presenza costante di personale
al seguito del bestiame, ha visto negli ultimi anni sia un ridimensionamento a vantaggio dell’allevamento
dei Bovini e degli Equini, sia un forte mutamento nella gestione del bestiame e dei pascoli, come di seguito
illustrato:
-
-
incremento esponenziale dell’allevamento bovino ed equino da carne, condotto allo stato brado,
con tendenza a sfruttare il pascolo senza personale al seguito, ma spesso con cani liberi di vagare,
durante l’intero anno, compatibilmente con la copertura nevosa;
netta diminuzione dell’allevamento ovino tradizionale, cioè con sfruttamento stagionale del
pascolo e presenza di personale con elevata esperienza e cani adeguatamente addestrati,
aggravato dalla maggiore presenza di caprini, specie più rustica, che danneggia più intensamente i
pascoli;
dilatazione temporale eccessiva della stagione pascoliva con presenza di bestiame di grossa taglia
(equidi e bovini da carne) con conseguenze negative sulla rigenerazione dei pascoli e sulla possibile
contaminazione parassitaria ed infettiva degli stessi;
forte riduzione dei tempi di trasporto per il bestiame transumante, con aumento del rischio di
trasferire nei pascoli, insieme al bestiame, anche agenti patogeni da altre zone del territorio
nazionale;
uso indiscriminato di cani da lavoro, sia dal punto di vista numerico, sia dal punto di vista gestionale
e sanitario;
incremento della presenza di personale di nazionalità estera non adeguatamente preparato
(esclusivamente per l’allevamento ovicaprino).
Relativamente al censimento dei cani, appare evidente che il numero dei cani da lavoro iscritti alle anagrafi
canine regionali (966 in tutto) risulta sottostimato. E’ purtroppo ancora molto frequente la pratica di non
iscrivere i cani all’anagrafe canina e di mantenerli in uno stato di semirandagismo caratterizzato da: a)
libertà di vagare e di riprodursi ovunque, b) scarsa alimentazione che spinge gli animali a manifestare
atteggiamenti aggressivi sia contro il bestiame sia contro la fauna selvatica (Orso compreso), c) assenza
pressoché totale di qualsiasi intervento farmacologico o profilattico diretto al controllo delle più comuni
malattie infettive e parassitarie, d) abbandono delle cucciolate e di individui non ritenuti idonei al lavoro
alla chiusura della stagione di pascolo.
I dati censuari relativi alla fauna selvatica sono stati forniti dalle Aree Protette derivando, o da appositi
Database, oppure sono stati estrapolati da pubblicazioni scientifiche (Tabella 9).
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34
Area Protetta
Regione
Prov
Comune
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PNALM ZPE
PR SIMBRUINI
PR SIMBRUINI
PR SIMBRUINI
PR SIMBRUINI
PR SIMBRUINI
PR SIMBRUINI
PR SIMBRUINI
RR Duchessa
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Abruzzo
Lazio
Lazio
Lazio
Lazio
Lazio
Lazio
Lazio
Lazio
Molise
Molise
Molise
Molise
Molise
Molise
Molise
Lazio
Lazio
Lazio
Lazio
Lazio
Lazio
Lazio
Lazio
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
AQ
FR
FR
FR
FR
FR
FR
FR
FR
IS
IS
IS
IS
IS
IS
IS
RM
RM
FR
RM
RM
FR
RM
RI
Alfedena
Anversa degli Abruzzi
Balsorano
Barrea
Bisegna
Castel di Sangro
Civita d'Antino
Civitella Alfedena
Cocullo
Collelongo
Gioia dei Marsi
Lecce nei Marsi
Luco dei Marsi
Opi
Ortona dei Marsi
Ortucchio
Pescasseroli
Roccaraso
San Vincenzo Valle Roveto
Scanno
Scontrone
Trasacco
Villalago
Villavallelonga
Villetta Barrea
Alvito
Campoli Appennino
Pescosolido
Picinisco
San Biagio Saracinisco
San Donato Val di Comino
Settefrati
Vallerotonda
Castel San Vincenzo
Colli a Volturno
Filignano
Montenero Val Cocchiara
Pizzone
Rocchetta a Volturno
Scapoli
Camerata Nuova
Cervara di Roma
Filettino
Jenne
Subiaco
Trevi nel Lazio
Vallepietra
Borgorose
TOTALI GENERALI
Totale
Aziende
27
12
118
55
22
84
28
19
13
19
142
16
95
56
80
64
92
30
21
113
41
172
11
17
35
111
58
63
69
29
57
56
46
34
33
30
48
18
30
20
37
32
20
29
94
88
38
293
2.715
Az
Stanz
26
12
118
54
22
84
28
19
13
19
142
15
95
56
79
64
92
30
21
111
41
172
10
17
35
109
57
62
59
26
55
53
45
34
33
30
48
17
30
20
37
32
20
29
94
88
38
292
2.683
Az
Trans
1
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
1
0
0
1
0
0
0
0
2
0
0
1
0
0
2
1
1
10
3
2
3
1
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
32
Bovini
Ovini
368
3
221
116
90
653
94
2
173
167
565
182
91
45
596
41
142
114
242
174
97
473
0
167
46
848
96
321
658
575
725
754
401
14
29
290
1.025
238
302
219
202
101
205
152
233
731
237
1.024
14.242
247
1.275
878
906
348
1.127
285
135
237
160
220
2.203
789
531
124
319
1.176
1.448
513
3.627
95
768
935
410
62
1.304
134
582
4.295
309
1.257
705
376
73
146
85
152
53
186
151
802
0
169
40
191
134
147
4.116
34.225
Caprini
Equini
44
254
418
36
39
115
25
5
2
113
34
334
46
192
5
0
51
83
112
575
90
26
163
64
8
201
248
192
1.238
384
39
637
184
7
29
3
80
0
55
0
31
0
0
45
20
19
57
64
6.367
109
58
169
274
12
232
7
94
84
16
43
6
63
235
37
29
461
37
42
324
120
83
14
6
118
92
55
103
85
82
53
187
172
21
14
34
582
119
46
3
93
121
105
179
162
316
90
654
6.041
Suini
Cani
35
1
13
0
0
45
11
0
3
4
178
7
442
0
35
62
37
37
5
36
22
143
0
1
5
8
4
2
10
2
5
2
1
1
5
1
0
0
6
6
0
0
0
0
0
0
0
60
1.235
Tabella 8. numero di animali da reddito presenti nell’area di studio, relativamente alle specie: bovina, ovina, caprina,
equina, suina e canina. I dati sono aggiornati al mese di giugno del 2011.
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13
39
17
24
0
51
15
2
8
14
78
16
44
55
8
17
76
13
0
39
15
92
8
2
10
26
48
23
47
35
18
51
0
18
0
17
9
7
10
1
0
0
0
0
0
0
0
0
966
35
Specie
Bovino
Ovino
Caprino
Equino
Suino
Cane
Camoscio appenninico
Capriolo
Cervo
Lupo
Orso
Cinghiale
Volpe
Capi presenti nell'area di studio
14.242
34.225
6.367
6.041
1.235
966
700
500
2000
36-42
37
ubiquitario
ubiquitario
n° allevamenti
793
626
207
964
477
352
0
0
0
0
0
0
0
Fonte
questo studio
questo studio
questo studio
questo studio
questo studio
questo studio
Servizio Scientifico PNALM
Servizio Scientifico PNALM
Servizio Scientifico PNALM
Ciucci P. com pers.
Gervasi et al. in stampa
Servizio Scientifico PNALM
Servizio Scientifico PNALM
Tabella 9. Consistenza delle diverse specie domestiche e selvatiche nell’area di studio. I dati sono aggiornati al 2011.
36
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ANALISI DEI DATI SANITARI E DEMOGRAFICI
Tutti i dati sanitari appartenenti ai patogeni indicati nella
Tabella 1, relativa alle priorità sanitarie identificate per l’Orso, e raccolti secondo le modalità descritte nel
paragrafo Metodi, sono stati analizzati per specie. I risultati dell’analisi sono illustrati di seguito.
Brucella spp.
Orso
Dal 1990 al 2009 sono stati esaminati 60 campioni si sangue appartenenti a 37 orsi. Gli esami sierologici
eseguiti sono indicati nella Tabella 10 e sono stati eseguiti da diversi laboratori di analisi: IZS AM sede di
Teramo (N=20), IZS AM sede di Avezzano (N=19), mentre mancano informazioni relativamente a 21
campioni. Tutte le informazioni analizzate sono relative alla banca dati del PNALM ( L. Gentile, com. pers.).
Test
SAR
RBPT
FDC
N. campioni
58
20
55
Tabella 10. Test sierologici impiegati per la diagnosi di Brucella spp nell’Orso marsicano (banca dati PNALM)
Gli animali campionati sono stati classificati sierologicamente sulla base delle indicazioni fornite dal
Terrestrial Animal Health Code (OIE, 2010) come segue:
- Positivo: positivo ad entrambi i test (SAR + FDC) oppure negativo alla SAR e positivo alla FDC
- Negativo: negativo ad entrambi i test (SAR+FDC)
- Dubbio: positivo a SAR e negativo a FDC oppure positivo a SAR e potere anticomplementare a FDC
- Potere anticomplementare: negativo alla SAR e potere anticomplementare a FDC.
Non esistendo riferimenti relativi ai cut-off utilizzati per l’Orso, i laboratori di analisi hanno considerato
positivi gli animali con titoli anticorpali ≥ 1:10 (Tabella 11). I risultati complessivi della sierologia sono invece
riassunti nella Tabella 12.
Titoli anticorpali
1:10
1:20
ND
n. campioni
1
2
2
Tabella 11. Campioni di Orso sottoposti ad FdC e considerati reattivi: descrizione dei titoli. ND =
campioni ritenuto positivo dal laboratorio ma senza l’indicazione del titolo virale (banca dati
PNALM).
Esito
Negativi
Positivi
Dubbi
Anticomplementari
N. campioni
50
5
3
2
Tabella 12. Risultati della sierologia sull’Orso (banca dati PNALM).
La prevalenza complessiva di periodo (1990-2009) stimata sul totale dei campioni esaminati e non sugli
individui, è pari al 9,1% (95% IC: 3,4% - 21%) ed è pari a 5 campioni positivi su 55. La prevalenza invece
riferita agli individui è pari al 8,3% (95% IC: 2,2% - 24%) pari a 3 orsi su 36 totali. Gli animali positivi sono
stati catturati nel 1998, 2005-06, 2009 nei comuni di Civitella Alfedena, Pizzone e Barrea.
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37
Dall’analisi multivariata eseguita su questa specie non emergono associazioni significative tra lo stato
sierologico ed alcuni importante variabili considerate, quali età, sesso, area geografica ed anno di
campionamento.
Domestici (bovini ed ovicaprini)
Dal 2005 al 2010 sono stati controllati 7755 allevamenti dall’IZS AM e 16510 individui dall’IZS LT. Di questi
solo 2 allevamenti di bovini sono risultati positivi nel 2009 entrambi presenti nel comune di Roccaraso con
una prevalenza di periodo nei bovini pari al pari al 0,06% (95% IC: 0,01% - 0,22%).
Altri selvatici
I risultati dei test effettuati nelle altre specie selvatiche che vivono in simpatria con l’orso sono indicati nella
Tabella 13.
Specie
Camoscio app.
Capriolo
Cervo
Cinghiale
Istrice
Lepre
Lince*
Lupo
Tasso
Volpe
Test
Ab
Ag
Ab
Ag
Ab
Ag
Ab
Ag
Ag
Ag
Ab
Ab
Ag
Ag
Ag
Tot
168
10
8
27
46
44
1
36
8
6
1
21
38
4
10
Pos
0
0
0
0
0
3
0
3
0
0
0
0
0
0
0
Prevalenza di
periodo (95%
IC)
0
0
0
0
0
6,8% (2%-20%)
0
8,3% (2,2-24%)
0
0
0
0
0
0
0
anni campionamento
1990-97, 2002, 2009
2005-06, 2008
2002, 2008, 2010
2005-06, 2009-10
2003, 2005-06, 2008-10
2002, 2005, 2009-10
2007
2005, 2009-10
2008, 2010
2008, 2010
2009
2007-10
2005, 2009-10
2008
2005, 2009-10
tot anni di
campionamento
10
3
3
4
6
4
1
3
2
2
1
4
3
1
3
Comune
positivi
Pescasseroli
Pescasseroli
-
Anno positivi
2005, 2010
2005
-
Tabella 13. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Brucella spp. sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con
l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi (FDC);
Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR). * esemplari in cattività.
Distribuzione spaziale
Considerando tutti i campioni raccolti sia su specie domestiche sia su quelle selvatiche dopo il 2005,
periodo che permette la comparazione tra specie diverse, si può osservare la distribuzione spaziale delle
segnalazioni di presenza (indiretta e diretta) nella figura 1. In termini di prevalenza grezza complessiva, i
valori oscillano tra l’1% ed il 2% (figura 2). I rilievi delle positività sembrano interessare maggiormente le
aree di centro-sud dell’area di studio. Un confronto tra la segnalazione di Brucella spp., sempre riferita al
periodo successivo al 2005 e relativa a tutti gli animali campionati (domestici e selvatici), e la densità delle
popolazioni domestiche di bovini, ovini e caprini è riportata nella figura 2. Apparentemente non sembra
presente alcun trend spaziale legato alla densità di animali domestici delle specie sensibili, almeno su scala
comunale. E’ comunque interessante verificare l’intensità del campionamento sulle specie selvatiche sia
nell’intero periodo di studio (1990-2010) sia dopo il 2005 che mette in luce una disomogeneità notevole tra
le diverse microaree considerate e che raggiunge il suo massimo valore dopo il 2005, periodo durante il
quale la maggior parte delle aree conta meno di 10 campioni raccolti nelle specie selvatiche (figura 3). Ne
deriva una oggettiva difficoltà nel definire una prevalenza di periodo accettabile, almeno nelle specie
selvatiche.
Analisi complessiva
E’ stata analizzata l’eventuale associazione tra sieroprevalenza e la densità di ruminanti domestici presenti
nel PNALM. La densità è stata categorizzata in 4 classi utilizzando i quartili come valori discriminanti tra le
diverse classi. Non è stato evidenziato alcun risultato significativo. Non sono state eseguite altre analisi a
causa della elevata frammentazione dei dati e della differente tipologia di dati disponibili tra specie diverse.
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38
La Brucella spp. è presente nel PNALM ed è anche segnalata nell’orso. I dati disponibili non permettono di
chiarire l’epidemiologia della Brucella nel parco per ragioni legate sia al campionamento sia agli strumenti
diagnostici utilizzati. Relativamente a questi ultimi, la possibilità di osservare false positività nell’Orso
(Godfroid, 2002) e la mancata tipizzazione delle Brucelle isolate attraverso PCR nel cervo e nel cinghiale
rappresentano un limite notevole alla comprensione del ruolo giocato dalle specie selvatiche nell’ecologia
del patogeno. Anche se positività al patogeno sono state osservate in diversi anni di campionamento non è
possibile stabilire l’andamento temporale e spaziale dell’infezione. La prevalenza media nelle specie
selvatiche è pari al 8% (95% CI: 4%-15%).
Brucella spp.
assenza
presenza
b
Prevalenza grezza ( Brucella spp.)
0
0.001 - 0.01
0.01 - 0.02
N
a
N
Figura 1. Presenza di campioni positivi (a) e prevalenza (b) relativi a Brucella spp. in tutte le specie campionate nel
periodo compreso tra il 2005 ed il 2010.
39
Presenza di Brucella spp.
Densità bovini ( capi/kmq)
0
0.001 - 2.27
2.27 - 5.47
5.47 - 12.94
12.94 - 19.25
19.25 - 46.48
presenza di Brucella spp.
Densità ovini ( capi/kmq)
0
1.58 - 8.18
8.18 - 17.57
17.57 - 40.55
40.55 - 84.05
84.05 - 209.95
N
N
a
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b
Presenza di Brucella spp
Densità caprini ( capi/kmq)
0
0.001 - 0.58
0.58 - 1.46
1.46 - 3.08
3.08 - 5.03
5.03 - 7.83
7.83 - 19.91
N
c
Figura 2. Confronto tra presenza di Brucella spp. e la densità di Bovini (a), Ovini (b) e Caprini (c) nell’area di studio nel
periodo compreso tra il 2005 ed il 2010.
Area campionamento domestici
Presenza brucella spp.
Area campionamento domestici
presenza Brucella spp.
Campioni fauna selvatica
1- 2
3- 8
9 - 18
19 - 32
33 - 88
89 - 194
Campioni fauna selvatica 2005-10
1 - 10
11 - 15
187
N
N
a
b
Figura 3. Numero di campioni raccolti in specie selvatiche dal 1990 al 2010 (a) e dopo il 2005 (b) nell’area di studio ed
aree di presenza di Brucella spp.
Cimurro e Morbillivirus (CDV)
Orso
Sono stati complessivamente analizzati 55 campioni appartenenti a 34 orsi facenti parte della banca dati del
PNALM dal 1991 al 2010. I campioni sono stati sottoposti a diverse tipologie di esami sierologici da parte di
differenti laboratori: IZS AM sede di Teramo (N=20) e di Avezzano (N=15). Per 20 campioni non è stato
possibile identificare il laboratorio di analisi. I campioni sono stati esaminati attraverso IFI e SN.
Relativamente ai campioni per i quali manca l’indicazione del laboratorio esaminatore, è stata utilizzata una
metodica sierologica non meglio definita indicata con l’acronimo EDV. Tutti i campioni antecedenti al 2003
sono stati esaminati mediante EDV, mentre successivamente a tale data è stata impiegata
sistematicamente la SN e l’IFI. Tenuto conto dell’accuratezza dei singoli test, i dati ottenuti attraverso le
diverse metodiche hanno seguito la seguente priorità: SN>IFI>EDV. Ove riportato, lo stato di reattività
(positività) dei campioni analizzati è stato stabilito dal laboratorio per titoli anticorpali ≥ 1:2 (Tabella 15). I
risultati mostrano una prevalenza di periodo (1990-2009) pari al 27% (95% CI: 17%-41%) (Tabella 14). Si
osserva la sieronegativizzazione in 2 orsi.
L’analisi multivariata mette in luce un’associazione tra lo stato sierologico e l’anno di prelievo, con una
progressiva e significativa diminuzione della probabilità di trovare animali sierologicamente positivi dopo il
2000. Prima di questa data i dati mostrano un trend positivo che però non risulta significativo.
Specificamente l’analisi stima che la comparsa di CDV nell’orso sia 14 volte maggiore tra il 1995-1999 ed il
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40
1990-1994 (OR 14.3; 95% CI: 0,5-324), 20 volte inferiore tra il 2000-2004 ed il 1995-1999 (OR 0.05; 95%CI:
0.002 - 0.892) ed 11 volte inferiore tra il 2005-2009 ed il 2000-2004 (OR 0.011; 95%CI: 0.0003 - 0.1891).
Anche se non è chiara la situazione prima del 2000, successivamente al 2005 non sono stati più trovati
campioni positivi per CDV. Una possibile spiegazione a queste differenze potrebbe riguardare l’utilizzo delle
metodiche sierologiche utilizzate. Infatti dal 1990 al 2002 i campioni sono stati esaminati con EDV, mentre
dopo il 2005 gli unici test impiegato sono stati SN ed IFI. La valutazione della relazione tra stato sierologico
ed analisi di laboratorio evidenzia una forte associazione tra queste due variabili (OR 0.02; 95% CI: 0.0020.14) con una probabilità per la SN di trovare animali sieropositivi 50 volte inferiore rispetto all’EDV.
Purtroppo la mancata sovrapposizione delle diverse metodiche (EDV e SN) nel corso del tempo rende
difficile il controllo di un eventuale effetto di confondimento, mascherando reali trend temporali.
Esito del test
n. campioni
negativo
38
positivo
15
citotossico
2
Tabella 14. Risultati per CDV nell’Orso (banca dati PNALM).
Titoli anticorpali
n. campioni
1:2 (EDV)
2
1:4 (EDV, SN)
4
1:8 (EDV)
3
ND (EDV, SN)
6
Tabella 15. Campioni di Orso considerati reattivi per CDV: descrizione dei
titoli. ND = campioni ritenuto positivo dal laboratorio ma senza l’indicazione
del titolo virale (banca dati PNALM).
41
Domestici
Nessun dato relativo al CDV nei cani presenti nell’area di studio è risultato disponibile.
Selvatici
La presenza del CDV è stata verificata solo su campioni ematici e tissutali di Lupo (Tabella 16).
Specie
Lupo
Test
Tot
Pos
Ab
Ag
9
9
2
0
Prevalenza di
periodo (95%
IC)
22% (4%-60%)
0%
anni campionamento
2007-11
2005, 2009-10
tot anni di
campionamento
4
3
Comune
positivi
Pescasseroli
-
Anno positivi
2007,2009
-
Tabella 16. Risultati della ricerca diretta e indiretta di CDV sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con l’orso nel
territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi; Ag test diretto
alla ricerca dell’agente eziologico (PCR, isolamento, etc.)
Distribuzione spaziale
I campioni analizzati mostrano una discreta omogeneità spaziale, anche se numericamente risultano
insufficienti a rappresentare le differenti aree dell’area di studio. Si evidenzia pure scarsa sovrapposizione
tra le aree di campionamento dell’orso e del lupo (Figura 4). La presenza indiretta del CDV interessa buona
parte delle aree interne al PNALM, mentre la prevalenza oscilla tra lo 0% ed il 100% (Figura 5).
Analisi complessiva
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Non sono state eseguite ulteriori analisi comparative a causa della forte incertezza dovuta alla diagnosi
nell’orso.
Il CDV è presente nel PNALM ed anche nell’orso, circolando con elevate prevalenze (22% nel lupo).
Esistono comunque dubbi relativamente alle tecniche sierologiche utilizzate nell’orso che sembrano
condizionare fortemente i risultati dell’analisi in questa specie. Inoltre, i bassi titoli anticorpali riscontrati
con la SN, mai superiori a 1:4, non permettono una chiara interpretazione e non permettono di stabilire
che il virus canino circoli realmente nella popolazione di orsi del PNALM. Nel lupo non sono disponibili
informazioni relative ai metodi diagnostici ed ai titoli anticorpali rilevati. Purtroppo non sono disponibili
dati sul cane e nemmeno su altri canidi selvatici che aiuterebbero a chiarire meglio l’epidemiologia del
patogeno nel PNALM.
Campioni totali
1
2- 3
4- 6
7- 9
10 - 20
N
42
a
Campioni Lupo
Campioni Orso
0
1-2
3-4
1
2
3-4
5-7
8-20
N
b
N
c
Figura 4. Numero di campioni raccolti complessivamente (a) e nelle singole specie selvatiche: Lupo (b) ed Orso (c)
nell’area di studio per la ricerca di CDV.
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presenza CDV
Campioni totali
1- 4
5- 9
10 - 20
Prevalenza grezza
0
0 - 0.333
0.333 - 0.4
0.4 - 0.667
0.667 - 1
N
Figura 5. Presenza (a) e prevalenza (b) di CDV nell’area di studio.
Parvovirus canino (CPV)
Orso
Sono stati esaminati 57 campioni appartenenti ad una totale di 38 animali estratti dalla Banca dati del
PNALM dal 1990 al 2010. I laboratori di analisi deputati all’esecuzione dei test diagnostici sono stati L’IZS
AM sede di Avezzano (N=19) e di Teramo (N=18). Per i restanti 20 campioni non è indicato il laboratorio di
riferimento. E’ stata esclusivamente impiegata la SN come metodica diagnostica i cui risultati sono riportati
nella tabella 8. Il cut-off utilizzato dal laboratorio per definire lo stato di reattività di un campione è stato
stabilito pari ad un titolo anticorpale ≥ 1:4 (Tabella 18) e la prevalenza di periodo è pari al 25% (95% CI: 15%39%) (Tabella 17). Un individuo sieropositivo manifesta la perdita dell’immunità umorale, poi seguita da
una nuova sieroconversione. Le aree geografiche in cui sono trovati campioni positivi interessano i comuni
di Barrea, Bisegna, Civitella Alfedena, Lecce nei Marsi e Pizzone.
L’analisi multivariata non mette in evidenza alcuna associazione tra lo stato di sieropositività e le variabili
esplicative (età, sesso, area ed anno di campionamento).
Esito del test
n. campioni
negativo
41
positivo
14
citotossico
2
Tabella 17. Risultati per CPV nell’Orso (banca dati PNALM)
Titoli anticorpali
n. campioni
1:4
1
1:8
1
1:16
2
1:32
2
1:64
1
1:256
1
ND
6
Tabella 18. Campioni di Orso considerati reattivi per CPV: descrizione dei
titoli. ND = campioni ritenuto positivo dal laboratorio ma senza
l’indicazione del titolo virale (banca dati PNALM).
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43
Domestici
Nessun dato relativo a CPV nei cani presenti nell’area di studio erano disponibili.
Selvatici
I dati riferibili al Lupo sono indicati nella Tabella 19.
Specie
Lupo
Prevalenza di
periodo (95%
IC)
anni campionamento
tot anni di
campionamento
Test
Tot
Pos
Ab
9
6
67% (31%-91%)
2003, 2007-10
5
Ag
14
0
0%
2005-07, 2009-10
5
Comune positivi
Lecce nei Marsi,
Opi, Pescasseroli,
Cervara
-
Anno positivi
2007-10
-
Tabella 19. Risultati della ricerca diretta e indiretta di CPV sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con l’orso nel
territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi (SN); Ag test
diretto alla ricerca dell’agente eziologico (ME e TC.)
Distribuzione spaziale
Il campionamento ha interessato due specie selvatiche Orso e Lupo ed ha coinvolto buona parte dell’area di
studio anche se il campione non risulta numericamente molto consistente (Figura 6) e si evidenzia scarsa
sovrapposizione delle aree di campionamento tra le due specie (dati non mostrati). La presenza
dell’infezione sembra coinvolgere uniformemente l’area del PNALM. La prevalenza grezza nelle diverse
aree di campionamento oscilla tra lo 0% ed il 66% ed apparentemente non sembrano esistere pattern
spaziali.
Analisi complessiva
Non sono presenti differenze significative tra le specie esaminate (orso e lupo) relativamente alla
prevalenza sierologica di CPV (p = 0.18). L’esiguo numero di campioni e la frammentazione dei dati non
permette ulteriori analisi.
Il CPV è presente nel PNALM e sembra circolare endemicamente nelle popolazioni di orso e di lupo. La
mancanza di pattern sierologici legati in particolare all’età, associata alla moderata sieroprevalenza ed al
riscontro della perdita dell’immunità umorale da parte di un individuo più volte ricatturato nel corso del
tempo, sembrano suggerire una elevata circolazione del virus nelle popolazioni esaminate. Comunque la
mancanza di dati relativi al cane ed altri canidi selvatici limita, almeno parzialmente, la conoscenza
epidemiologica del CDV nel PNALM. Si potrebbe comunque sospettare l’esistenza di un reservoir
complesso, caratterizzato da una comunità di mantenimento costituita da popolazioni di canidi, domestici
e selvatici, all’interno della quale anche l’orso potrebbe in qualche modo contribuire, ma i dati non sono
sufficienti ad avvallare tale ipotesi. La prevalenza sierologica totale è apri al 31% (95% IC: 21%-44%).
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44
Campioni eseguiti su specie selvatiche
1- 2
3
4- 6
7 - 11
12 - 19
Prevalenza grezza CPV
0
0 - 0.167
0.167 - 0.375
0.375 - 0.5
0.5 - 0.667
N
N
a
b
Figura 6. Campioni eseguiti su Lupo e Orso per la ricerca di CPV (a) e prevalenza complessiva (b).
Pseudorabbia
Orso
Dai dati estratti dalla Banca dati del PNALM, nessuno dei 55 campioni di orso esaminati dal 1990 al 2010 è
risultato positivo al virus della pseudorabbia (n= 55). I campioni sono stati esaminati attraverso un test
ELISA eseguito nei laboratori dell’IZS AM sede di Avezzano (N=18) e di Teramo (N=17). Per 20 campioni non
è indicato il laboratorio diagnostico che ha effettuato le analisi.
Domestici
Sono stati esaminati 1326 suini domestici dal 2005 al 2010 dall’IZS AM, di questi 42 sono risultati
sierologicamente positivi (3,2%; 95% CI: 2,3%-4,3%). Per quanto riguarda i dati trasmessi dall’IZS LT, non è
stato possibile scorporare quelli relativi a suini domestici o selvatici, e la prevalenza complessiva è pari al
5% (95% CI: 0,8%-18%), corrispondente a 2 campioni positivi su 40 esaminati.
Selvatici
Sieropositività per il virus della pseudorabbia sono state rilevate in alcuni campioni di cinghiale (Tabella 20).
Specie
Cinghiale
Lince*
Lupo
Prevalenza di
periodo (95%
IC)
Test
Tot
Pos
Ab
3
2
66% (13%-98%)
Ag
Ab
Ab
Ag
6
1
21
14
0
0
0
0
0
0
0
0
anni campionamento
tot anni di
campionamento
2007-08
2
2007-10
2009
2007-10
2005-07, 2009-10
3
1
4
5
Comune
positivi
Pescasseroli,
Castel di Sangro
-
Anno positivi
2007, 2008
-
Tabella 20. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Pseudorabbia sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria
con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di
anticorpi; Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR, isolamento, etc.). * esemplari in cattività.
Distribuzione spaziale
Il campionamento interessa il PNLM in maniera uniforme solo per quanto riguarda i suidi domestici. (Figura
7). La pseudorabbia è presente nell’area di studio con prevalenze che sono comprese tra 0% e 33% (Figura
8). Apparentemente non si evidenziano pattern spaziali, anche se esistono aree di sovrapposizione in cui
contemporaneamente si osservano positività nei suini domestici e nei cinghiali (es. Castel di Sangro).
Analisi complessiva
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45
Sono stati valutati congiuntamente nel modello di regressione logistica gli effetti dell’anno e località di
prelievo sulla prevalenza sierologica relativa a Pseudorabbia nei suini domestici. L’analisi esplorativa ci ha
suggerito di aggregare i comuni di prelievo in due sole macroaree per rendere numericamente più
omogeneo il campionamento (areaA: comuni a Sud di Pescasseroli; areaB: comuni rimanenti), mentre per
l’anno di campionamento sono state costituite 3 classi biennali (anno1: 2005-06; anno2: 2007-08; anno3:
2009-10). I risultati dell’analisi statistica multivariata effettuata sui suini domestici mette in evidenza
l’esistenza di differenze temporali e spaziali relativamente all’occorrenza di campioni sieropositivi (Tabella
21). La probabilità di trovare animali positivi risulta 14 volte inferiore nel Sud ed, a parità di area, risulta 8
volte maggiore nel biennio 2007-08 rispetto al 2005-06 e 3 volte inferiore nel biennio 2009-10 rispetto a
quello precedente. Le differenze temporali non mostrano un trend costante, ma piuttosto oscillazioni che
tendono comunque a mantenere costante la prevalenza nell’intero territorio. Invece le differenze relative
alle macroaree descrive l’esistenza di un possibile pattern spaziale che andrebbe meglio indagato.
Variabile
OR
IC 95%
p value
anno2-anno1
8.23
2.48 - 27.32
< 0.001*
anno3-anno2
0.29
0.12 - 0.72
0.007*
areaA
0.049
0.017- 0.14
< 0.001 *
Tabella 21. Risultati del modello di regressione logistica multivariata relativo a Pseudorabbia. OR =
Odds Ratio; IC 95% = intervallo di confidenza relativo al 95% di probabilità; p value = probabilità
associata alla possibilità di osservare il fenomeno sotto l’ipotesi nulla.
La pseudorabbia è presente nel PNALM sia nei Suidi domestici sia nei cinghiali. Purtroppo il
campionamento in questi ultimi appare assolutamente non rappresentativo della popolazione sia in
termini numerici, sia dal punto di vista geografico. Il cinghiale potrebbe rivestire un ruolo importante
nell’epidemiologia dell’infezione che andrebbe investigato allo scopo di definire l’interazione sanitaria
esistente tra Suidi domestici e selvatici. In particolare andrebbe chiarito il ciclo di infezione che potrebbe
essere unico oppure, come ipotizzato in altre realtà italiane, potrebbero esistere due cicli tra loro
indipendenti in ambito domestico e selvatico, che riconoscerebbero specifici reservoir, rispettivamente il
maiale ed il cinghiale, ed anche virus diversi (Muller et al. 2000). Congiuntamente andrebbero anche
comparati i dati spaziali relativi ai suidi domestici per verificare l’effettiva esistenza di una eterogeneità
spaziale.
Campioni in suidi domestici e selvatici
0- 8
9 - 49
50 - 84
85 - 165
166 - 585
Campionamento Cinghiali
Campionamento IZS Lazio Toscana
Campioni Suini Domestici
0- 8
9 - 49
50 - 84
85 - 165
166 - 585
N
N
a
b
Figura 7. Campioni eseguiti su Suidi domestici e selvatici (a) e differenziato per le diverse banche dati (b).
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46
Presenza di pseudorabbia IZS Lazio e Toscana
Presenza di Pseudorabbia in Cinghiali
Prevalenza Suini domestici
0
0.001 - 0.067
0.067 - 0.321
N
Maiali positivi
Cinghiali positivi
Suidi positivi ( IZS Lazio Toscana)
Densità suini domestici ( capi/kmq)
0
1
2
3-4
5-10
N
Figura 8. Presenza e prevalenza della Pseudorabbia in suidi domestici e selvatici (a) e comparazione con la densità di
suini allevati (b).
Leptospirosi spp.
Orso
Dalla banca dati del PNALM si evince come sia stata valutata la presenza di anticorpi diretti contro diversi
sierogruppi di Leptospira interrogans (australis/bratislava, ballum/ballum, canicola/canicola,
grippotyphosa/ grippotyphosa, icterohemorragie/ copenhageni, pomona/pomona, sieroe/hardjo ) in 29
campioni appartenenti a 23 orsi catturati tra il 2006 ed il 2009 (Tabella 22). I laboratori che hanno effettuato
l’analisi sono stati l’IZS AM sede di Avezzano (N=18) e di Teramo (N=11). Il test di riferimento utilizzato è
stata l’agglutinolisi (AGL) ed il cut-off scelto dai laboratori è pari ad un titolo anticorpale ≥ 1:100 (Tabella 23).
Complessivamente sono stati trovati 3 campioni positivi per L. australis/Bratislava pari ad una prevalenza
del 10,3% (95%CI: 3%-29%).
L’analisi multivariata non mette in luce alcuna significativa associazione tra sieropositività ed età, sesso,
area e anno di campionamento.
Esito del test
negativo
positivo
citotossico
n. campioni
29
3
2
Tabella 22. Risultati sierologici per Leptospira australis/Bratislava nell’Orso marsicano (banca dati PNALM)
Titoli anticorpali
n. campioni
1:100
1
1:200
2
Tabella 23. Campioni di Orso considerati reattivi per Leptospira
australis/bratislava: descrizione dei titoli. ND = campioni ritenuto positivo
dal laboratorio ma senza l’indicazione del titolo virale (banca dati PNALM).
Domestici
Non sono presenti dati relativi alla Leptospira spp. negli animali domestici.
Selvatici
Il campionamento ha interessato in tutto 5 specie selvatiche per un numero di campioni pari a 63 (Tabella
24). Nessun campione è risultato sieropositivo.
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47
Specie
Camoscio
Capriolo
Cervo
Lupo
Test
Tot
Pos
Ab
Ab
Ab
Ab
8
2
15
9
0
0
0
0
Prevalenza di
periodo (95%
IC)
0
0
0
0
anni campionamento
tot anni di
campionamento
2008
2010
2008-10
2008-10
1
1
3
3
Comune
positivi
Anno positivi
-
-
Tabella 24. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Leptospira spp. sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria
con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi;
Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR, isolamento, etc.)
Distribuzione geografica
La distribuzione spaziale degli animali campionati è abbastanza uniforme anche se il numero di campioni
per comune è piuttosto esiguo ed insufficiente a fornire una stima attendibile della presenza e della
prevalenza sierologica dell’infezione.
La Leptospira spp. è presente nel PNALM. Il campionamento, insufficiente sia numericamente sia dal punto
di vista delle specie esaminate, non permette di valutare la reale circolazione e diffusione dell’infezione.
Campioni selvatici
1- 2
3- 5
6- 7
8- 9
10 - 11
Presenza di Leptospira
presenza
assenza
48
N
N
Figura 9. Campionamento eseguito sui selvatici (a) e presenza di Leptospira nei campioni di orso (b).
Epatite infettiva canina (CAV-1)
Orso
Sono stati esaminati 58 campioni appartenenti a 38 animali presenti nella Banca dati del PNALM dal 19902009. I risultati dell’esame sierologico sono indicati nella tabella 16 ed evidenziano una prevalenza di
periodo pari al 22% (95% CI: 13%-36%) (Tabella 25). I laboratori di riferimento che hanno eseguito le indagini
diagnostiche sono stati l’IZS AM sede di Avezzano (N=18) e di Teramo (N=20). Per 20 campioni non è stato
possibile risalire al laboratorio esecutore degli esamini diagnostici. Il test sierologico di riferimento utilizzato
è stata la SN ed il cut-off scelto dai laboratori per discriminare i campioni positivi è pari ad un titolo
anticorpale ≥ 1:2 (Tabella 26). Positività sierologiche sono state rilevate nel 1998, 2000, 2002, 2004-06,
2008-09 ed hanno interessato le i comuni di Barrea, Civitella Alfedena, Gioia dei Marsi, Lecce nei Marsi,
Pizzone e Villetta Barrea. Nessuna associazione tra la sieropositività e variabili esplicative (età, sesso, area
geografica ed anno di campionamento) emerge dall’analisi multivariata.
Esito del test
n. campioni
negativo
45
positivo
13
Tabella 25. Risultati sierologici per CAV1 nell’Orso (banca dati PNALM)
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Titoli anticorpali
n. campioni
1:2
1
1:4
4
1:8
2
1:16
1
1:32
3
1:128
1
ND
1
Tabella 26. Campioni di Orso considerati reattivi per CAV1: descrizione dei
titoli. ND = campioni ritenuto positivo dal laboratorio ma senza l’indicazione
del titolo virale (banca dati del PNALM).
Domestici
Nessun dato relativo alla presenza di CAV1 è disponibile.
Selvatici
Solo nel lupo è stata indagata la presenza di CAV1 che ha mostrato una elevata sieroprevalenza (Tabella 27).
Specie
Lupo
Test
Tot
Pos
Ab
10
5
Prevalenza di
periodo (95%
IC)
50% (24%-76%)
anni campionamento
2007-10
tot anni di
campionamento
4
Comune positivi
Lecce nei Marsi,
Opi, Pescasseroli
Anno positivi
2008-10
Tabella 27. Risultati della ricerca diretta e indiretta di CAV1 sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con l’orso
nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi (SN)
Distribuzione geografica
Il campione, seppur numericamente esiguo, appare abbastanza omogeneo nell’area di studio almeno per
quanto riguarda l’Orso (Figura 10). Anche la presenza dell’infezione da CAV1 sembra mostrare una discreta
omogeneità compatibilmente con lo scarso numero di campioni analizzato. Le sieroprevalenze rilevate
oscillano nelle diverse aree campionate tra lo 0% ed il 66% (Figura 11).
Analisi complessiva
Non emergono differenze significative tra orso e lupo relativamente alla prevalenza sierologica (p = 0.29).
Il comportamento epidemiologico del CAV1 nel PNALM sembra molto simile a quello descritto per il CPV.
L’infezione è presente e circola in forma endemica nel territorio del PNALM, ma la mancanza di campioni
di cani o altri canidi selvatici impedisce una valutazione sulla definizione del reale reservoir dell’infezione.
Nell’orso non si evidenzia alcun pattern legato all’età relativamente alla sieroprevalenza probabilmente
dovuto alla presenza di una immunità di breve durata che, associata alla discreta prevalenza osservata,
suggerirebbe una notevole circolazione del virus nell’ambiente. La prevalenza osservata nell’orso è pari al
22%.
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49
Campioni complessivi
1
2- 3
4- 6
7 - 11
12 - 21
N
a
Campioni orso
0- 1
2- 3
4- 6
7- 9
10 - 21
Campioni Lupo
0
1- 2
3- 4
N
N
b
c
Figura 10. Campioni esaminati per la ricerca di CAV-1 in totale (a) e nelle singole specie: orso (b) e lupo (c).
Prevalenza grezza
0
0 - 0.25
0.25 - 0.286
0.286 - 0.333
0.333 - 0.667
Presenza CAV 1 nell'orso
Presenza nel Lupo
presenza nell'Orso
N
a
Figura 11. Prevalenza grezza complessiva relativa al CAV1.
N
b
Toxoplasma
Orso
Non ci sono dati disponibili riguardo la presenza di Toxoplasma nell’Orso.
Domestici
I dati disponibili nei domestici presenti nell’area di studio riguardano le specie indicate nella Tabella 28. Nei
ruminanti domestici la prevalenza complessiva è pari al 50% (95% CI: 42%-59%).
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50
6
Prevalenza di
periodo (95% IC)
25% (11%-47%)
anni
campionamento
2005, 2009-10
114
66
58% (48%-67%)
2005-10
6
Ab
6
1
17% (0.8%-64%)
2005, 2007, 2008,
2010
4
Cane
Ab
7
2
29% (5%-70%)
2005-07
3
Cavallo
Ab
1
0
0
2010
4
Specie
Test
Tot
Pos
Bovino
Ab
24
Ovino
Ab
Capra
tot anni di
campionamento
3
Comune positivi
Anno positivi
Filignano
Anversa degli
Abruzzi, Lecce nei
marsi, Ortucchio,
Roccaraso, S.
Vincenzo V. R.,
Scanno
2005
Lecce nei Marsi
2005
Trasacco, Lecce
nei Marsi
Lecce nei Marsi,
Opi, Pescasseroli
2006-08; 2010
2005, 2007
2008-10
Tabella 28. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Toxoplasma sulla fauna domestica in condizioni di simpatria con
l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi; Ag
test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR, isolamento, etc.)
Selvatici
Animali sieropositivi sono stati trovati anche tra i Ruminanti ed i Carnivori selvatici con prevalenze
relativamente elevate (Tabella 29).
Specie
Test
Tot
Pos
Camoscio
Capriolo
Cervo
Istrice
Lince*
Lupo
Ab
Ab
Ab
Ab
Ab
Ab
1
3
23
1
1
7
0
0
2
0
1
2
Prevalenza di
periodo (95% IC)
0
0
9% (2%-30%)
0
100% (5%-100%)
29% (5%-70%)
anni campionamento
2009
2010
2007-10
2010
2009
2008-10
tot anni di
campionamento
1
1
4
1
1
3
Comune positivi
Anno positivi
Pescasseroli
Pescasseroli
Pescasseroli
2009
-2009
2009-10
Tabella 29. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Toxoplasma sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con
l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi; Ag
test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR, isolamento, etc.). *esemplari in cattività.
Distribuzione Spaziale
Complessivamente i campioni non risultano rappresentativi dell’intero territorio del PNALM (figura 12), in
particolare nelle specie selvatiche, nelle quali i campioni esaminati provengono da sole 2 aree (Pescasseroli
e Castel di Sangro). La presenza del toxoplasma interessa molte delle aree campionate prevalenze grezze
che oscillano dallo 0% al 100% (figura 13).
Analisi complessiva
Dopo una prima analisi esplorativa, le specie sono state raggruppate in due classi (Ruminanti e Carnivori),
l’anno è stato aggregato in 3 classi biennali (anno1: 2005-06; anno2: 2007-08; anno3: 2009-10), mentre i
comuni sono stati aggregati in 3 macroaree sulla base dell’omogeneità di campioni e specie esaminate
(area A: Lecce nei Marsi, Ortona nei Marsi, Ortucchio, S. Vincenzo V.R., e Trasacco; Area B: Castel di S.,
Filignano, Roccaraso e Rocchetta a V.; Area C: Anversa degli A., Bisegna, Pescasseroli e Scanno). I risultati
sono mostrati nella Tabella 30 ed evidenziano l’effetto legato alla località e all’anno di prelievo. La
probabilità di trovare animali sieropositivi si riduce di più di 3 volte nell’ area C rispetto all’area A ed, a
parità di area geografica, nel secondo biennio rispetto al primo. Non si osservano invece differenze legate a
gruppi di specie.
Variabile
anno2-anno1
anno3-anno2
areaB
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OR
0.26
0.49
0.66
IC 95%
0.068 - 0.95
0.14- 1.73
0.24- 1.79
p value
0.041*
0.266
0.414
51
areaC
0.27
0.08- 0.90
0.033*
Rum
1.44
0.34- 6.22
0.622
Tabella 30. Risultati del modello di regressione logistica multivariata relativo a Toxoplasma. OR = Odds
Ratio; IC 95% = intervallo di confidenza relativo al 95% di probabilità; p value = probabilità associata
alla possibilità di osservare il fenomeno sotto l’ipotesi nulla.
Il Toxoplasma è presente nel PNALM e circola in forma endemica in molte specie domestiche e selvatiche.
Pur essendo la specie felina il vero ospite definitivo, la trasmissione attraverso l’ingestione di carne infetta,
potrebbe spiegare l’elevata prevalenza nei carnivori, domestici e selvatici. La possibile eterogeneità
osservata dall’analisi statistica andrebbe indagata e verificata su scala spaziale. Inoltre il campionamento
andrebbe intensificato ed esteso, soprattutto per i selvatici, alle stesse aree di campionamento dei
domestici allo scopo di poter identificare controllare potenziali effetti di confondimento. La prevalenza
totale è pari al 44% (95% IC: 36%-51%).
Campioni domestici e selvatici
1- 2
3- 6
7 - 11
12 - 16
17 - 47
52
N
a
Campioni in specie selvatiche
1- 2
3 - 34
Campioni in specie domestiche
1- 2
3
4- 8
9 - 12
13 - 46
N
b
N
c
Figura 12. Campioni esaminati per Toxoplasma, totali (a), nelle specie domestiche (b) e selvatiche (c).
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Toxoplasma nei domestici
Presenza
Assenza
Prevalenza grezza
0
0 - 0.147
0.147 - 0.574
0.574 - 1
Presenza in selvatici
N
N
a
b
Figura 13. Presenza (a) e prevalenza (b) di Toxoplasma nelle specie domestiche e selvatiche.
Chlamydia psittaci var. Ovis
Orso
Dal 2005 al 2008 sono stati esaminati 26 campioni dei quali 10 risultano positivi alla ricerca di anticorpi
diretti contro Chlamydia (38%; 95% CI: 21%-59%). I dati sono stati ottenuti dalla banca dati dell’IZS AM e
quindi non è possibile risalire ai dettagli relativi ai singoli campioni esaminati. La tecnica utilizzata dal
laboratorio dell’IZS AM è la FDC, ma non è indicato il cut-off utilizzato. Le positività sono state rilevate in
tutti e 3 gli anni di campionamento (2005-08) e sono riferite tutte al comune di Pescasseroli. Relativamente
all’area di prelievo emergono alcuni dubbi poiché la banca dati del PNALM indica che solo 4 orsi sono stati
catturati dal 2005 al 2009 nel comune di Pescasseroli.
Domestici
Nella Tabella 31sono riportati i risultati e le specie domestiche esaminate per la presenza diretta o indiretta
di Chlamydia. Complessivamente nei Ruminanti domestici la prevalenza è pari al 33% (95% CI: 28%-38%).
Specie
Bovino
Ovino
Capra
Cane
0
Prevalenza di
periodo (95% IC)
0
anni
campionamento
2005, 2007-08
124
18
15% (9%-22%)
2005-10
6
Ag
31
1
3.2% (0.1%-19%)
2005-06, 2010
3
Ab
184
86
47% (39%-54%)
2005-10
6
Ag
14
3
21% (6%-51%)
2005, 2007, 2009-10
4
Ab
33
9
27% (14%-46%)
2006-08, 2010
4
Ag
2
0
0
2009
1
Test
Tot
Pos
Ag
4
Ab
tot anni di
campionamento
3
Comune positivi
Alfedena,
Collelongo, Castel
di S., Rocchetta a
V., Scanno
Civitella Alfedena
Alfedena, Anversa
degli Abruzzi, Gioia
dei Marsi, Lecce
nei marsi,
Ortucchio,
Pescasseroli,
Roccaraso, S.
Vincenzo V. R.,
Scanno
Opi, Scanno,
Scontrone
Lecce nei Marsi,
Scontrone, Scanno
-
Anno positivi
2006, 2009-10
2005
2005-10
2010
2006, 2010
-
Tabella 31. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Chlamydia sulla fauna domestica in condizioni di simpatria con
l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi; Ag
test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR)
Selvatici
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53
Positività sierologiche sono state rilevate solo nei Ruminanti selvatici (Camoscio e Cervo) con prevalenze
che oscillano tra 0.6% ed il 5% (Tabella 32).
Specie
Test
Tot
Pos
Camoscio
Ab
166
1
Capriolo
Cervo
Lupo
Ab
Ab
Ab
11
59
1
0
3
0
Prevalenza di
periodo (95%
IC)
0.6% (0.06%4%)
0
5% (1%-15%)
0
anni campionamento
tot anni di
campionamento
Comune positivi
Anno positivi
1990-97, 2002, 2008-09
11
Pescasseroli
2009
2000, 2002, 2008, 2010
2003, 2007-10
2007
4
5
1
Pescasseroli
-
2009
-
Tabella 32. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Toxoplasma sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con
l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi; Ag
test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR, isolamento, etc.)
Distribuzione geografica
La distribuzione dei campioni esaminati appare uniforme nell’area di studio se si considerano
complessivamente le specie domestiche e selvatiche, mentre analizzandole separatamente si può osservare
una disomogeneità di grado moderato (Figura 14). L’infezione è comunque presente in tutta l’area di studio
(Figura 15) e, solo negli ovini, è presente in tutte le aree di campionamento (Figura 16).
Analisi complessiva
L’analisi multivariata ha considerato congiuntamente l’effetto della specie, dell’anno e dell’area di prelievo
relativamente allo status sierologico riferito a Chlamydia psittaci var. Ovis. Sono state incluse nell’analisi
solo le specie in cui almeno un campione positivo è stato trovato nel periodo successivo al 2004, anno in cui
è possibile la comparazione tra le diverse popolazioni. L’orso è stato altresì eliminato dall’analisi per le
incertezze relative all’area di prelievo che comunque non permetterebbe una valutazione multivariata.
L’anno è stato aggregato in 3 classi biennali (anno1: 2005-06; anno2: 2007-08; anno3: 2009-10), mentre i
comuni sono stati aggregati in 3 macroaree sulla base dell’omogeneità di campioni e specie esaminate
(area A: tutti i comuni a Nord ovest di Pescasseroli e Scanno; Area B: Pescasseroli, Scanno, Campoli A.,
Civitella A., Opi, Villetta B.; Area C: i rimanenti comuni a Sud). I risultati mostrano un chiaro effetto della
specie e dell’area considerata (Tabella 33). La probabilità di trovare animali sieropositivi negli ovini risulta 6
volte maggiore rispetto ai bovini, 2 volte maggiore che nei caprini, 8 volte maggiore che nel camoscio e 18
volte maggiore che nel cervo. A parità di specie la probabilità risulta dipendente anche dalla macroarea
considerata. In particolare l’area Nord mostra una probabilità doppia di trovare animali sieropositivi
rispetto all’area centrale.
Variabile
OR
IC 95%
p value
anno2-anno1
1.70
0.91- 3.17
0.09
anno3-anno2
1.77
0.8- 3.89
0.16
areaB
0.48
0.24- 0.96
0.038*
areaC
0.82
0.41- 1.65
0.58
Bovino
0.16
0.068- 0.36
<0.001*
Camoscio
0.12
0.014- 0.98
0.048*
Capra
0.47
0.22- 0.99
0.047*
Cervo
0.06
0.017 -0.23
<0.001*
Tabella 33. Risultati del modello di regressione logistica multivariata relativo a Chlamydia. OR = Odds
Ratio; IC 95% = intervallo di confidenza relativo al 95% di probabilità; p value = probabilità associata
alla possibilità di osservare il fenomeno sotto l’ipotesi nulla.
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54
La Chlamydia psittaci var. ovis è presente e circola endemicamente nel PNALM. Negli ovini la prevalenza
dell’infezione è significativamente superiore alle altre specie esaminate ed è pari al 47% (95% IC: 39%54%). Anche nell’orso sono state trovate sieropositività nel 38% degli animali campionati. La presenza di
possibili eterogeneità spaziali, emerse con l’analisi multivariata, necessita di un successivo
approfondimento. Il forte legame tra il patogeno e la popolazione ovina è ulteriormente confermato dalla
presenza dell’infezione in tutte le aree in cui sono stati campionati individui di questa specie.
Campioni totali
1- 3
4- 9
10 - 14
15 - 56
57 - 94
N
Campione domestici
0
1- 3
4 - 11
12 - 30
31 - 41
42 - 73
a
Campioni nei selvatici
0
1- 3
4- 7
8 - 11
12 - 29
30 - 87
55
N
N
b
c
Figura 14. Campionamento su animali domestici (a) e selvatici (b)
Prevalenza Domestici
0
0.026 - 0.2
0.2 - 0.342
0.342 - 0.571
0.571 - 0.714
0.714 - 0.8
N
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Prevalenza selvatici
0
0.192
N
Figura 15. Prevalenza grezza per Chlamydia nei domestici (a) e nei selvatici (b).
Presenza Chlamidya negli ovini
Presenza Chlamydia
Densità Ovini
2 - 18
19 - 41
42 - 84
85 - 210
Ovini campionati
1 - 69
0
N
N
Figura 16. Presenza di Chlamydia in specie domestiche e selvatiche e densità di ovini (a) e comparazione tra presenza
ed area di campionamento degli ovini (b)
Febbre Q
Orso
Sono stati esaminati complessivamente 55 campioni appartenenti a 34 animali dal 1990 al 2009 estratti
dalla banca dati del PNALM. I risultati sono mostrati nella Tabella 34 ed evidenziano una sola positività
anticorpale nel 2009 con una prevalenza di periodo pari al 2% (95% CI: 0.1%-12%). I laboratori esaminatori
sono stai l’IZS AM sede di Avezzano (N=18) e di Teramo (N=18). Per 19 campioni non è stato possibile
risalire al laboratorio che ha esaminato i sieri. Come test di riferimento è stata utilizzata la FDC ed il cut-off
stabilito dal laboratorio è stato fissato ≥ 1:5 (Tabella 35). Nessuna associazione è stata osservata tra
sieropositività nell’orso ed altre variabili, quali età, sesso, area geografica e anno di campionamento.
I dati forniti dall’IZS AM comprendono altri campioni di orso, valutabili solo in forma aggregata, che
mostrano la presenza di 6 campioni positivi su un totale di 50 (12%; 95% CI: 5%-25%) nel periodo compreso
tra il 2005 ed il 2010. Non si conosce il test sierologico esaminato e non è possibile capire la relazione con i
campioni appartenenti alla banca dati del PNALM.
Esito del test
n. campioni
negativo
50
positivo
1
dubbi
2
anticomplementari
2
Tabella 34. Risultati sierologici per Febbre Q nell’Orso (banca dati PNALM)
Titoli anticorpali
n. campioni
1:5
1
Tabella 35. Campioni di Orso considerati reattivi per Febbre Q: descrizione
dei titoli. ND = campioni ritenuto positivo dal laboratorio ma senza
l’indicazione del titolo virale (banca dati PNALM).
Domestici
I dati disponibili riguardano solo un esiguo numero di Capre e Pecore (Tabella 36). Nessun campione positivo
è stato rilevato.
Specie
Capra
Pecora
Test
Tot
Pos
Ab
Ab
4
9
0
0
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Prevalenza di
periodo (95%
IC)
0
0
anni campionamento
2007, 2010
2010
tot anni di
campionamento
Comune positivi
Anno positivi
2
1
-
-
56
Tabella 36. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Febbre Q sulla fauna domestica in condizioni di simpatria con
l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi.
Selvatici
Nella Tabella 37 sono riportate le specie ed i risultati relativi ad i campioni esaminati per la presenza della
Febbre Q. Oltre l’Orso anche in Cervo e Lupo sono state trovate positività sierologiche.
Specie
0
0
Prevalenza di
periodo (95%
IC)
0
0
1990-97, 2002, 2008-09
2002, 2008, 2010
11
3
47
8
17% (8%-31%)
2003, 2006-10
6
17
2
11% (2%-38%)
2007-10
4
Test
Tot
Pos
Camoscio
Capriolo
Ab
Ab
166
8
Cervo
Ab
Lupo
Ab
anni campionamento
tot anni di
campionamento
Comune positivi
Civitella Alfedena,
Pescasseroli
Pescasseroli
Anno positivi
2006, 2009-10
2007, 2009
Tabella 37. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Febbre Q sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con
l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi; Ag
test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR, isolamento, etc.)
Distribuzione spaziale
Solo in tre aree comunali sono stati rilevati campioni positivi ma il campionamento risulta geograficamente
e numericamente insufficiente (Figura 17).
Analisi complessiva
L’analisi multivariata include anno e area di prelievo, e specie esaminata. Per il ridotto numero di campioni
e specie risultate positive è stata scelta una classificazione dicotomica per l’anno (anno1: 2006-07; anno2:
2008-10), mentre per le aree sono stati scelti gli stessi criteri descritti per il toxoplasma con la sola
differenza che l’area centrale comprende solo Pescasseroli e Scanno. I risultati non mostrano associazioni
significative tra nessuna delle variabili esplicative e lo status sierologico riferito alla Febbre Q.
La Febbre Q è presente nel PNALM e anche nell’orso. Nelle specie sierologicamente positive, l’infezione
sembra circolare senza grandi differenze o trend temporali e spaziali di rilievo. La prevalenza totale è pari
al 11% (95% IC: 6%-20%). Apparentemente si potrebbe ipotizzare una circolazione endemica nell’ambito
silvestre, ma la conferma richiederebbe una intensificazione numerica del campionamento ed un
ampliamento ad altre specie recettive che coinvolgesse pure le popolazioni domestiche.
Campioni Totali
1- 6
7 - 13
14 - 19
20 - 31
32 - 114
Campioni esaminati
positivi
negativi
Densità Ruminanti domestici ( kmq)
4 - 14
15 - 26
27 - 57
58 - 98
99 - 220
N
N
Figura 17. Campionamento e presenza della Febbre Q nelle specie selvatiche.
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57
Blue Tongue Virus (BTV)
Orso
Dalla banca dati del PNALM si evidenzia che dal 2004 al 2005 sono stati esaminati complessivamente 6
campioni appartenenti a 6 differenti orsi. Di questi uno è risultato positivo (17%; 95% CI: 0.8%-64%). Il
laboratorio che ha eseguito l’analisi diagnostica è stato l’IZS AM sede di Teramo che ha impiegato un test
ELISA senza nessuna indicazione relativa al cut-off impiegato.
Relativamente al BTV, i dati forniti dalla banca dati dell’IZS AM includono anche l’Orso e mostrano la
presenza di positività sierologiche al BTV, sia con il test ELISA sia con la SN, ma la presenza di incongruenze
tra le due banche dati lascia adito a qualche dubbio interpretativo. Sono segnalati due sierotipi: 9 e 16.
Domestici
Sono stati esaminati in totale 310 aziende che allevano ovini dal 2005 al 2011 e, di questi, 13 risultano
sierologicamente positive, pari ad una prevalenza del 4,2% (95% CI: 2,4%-7,2%). I sierotipi identificati sono i
seguenti: 2, 9 e 16.
Selvatici
Dei Ruminanti selvatici campionati, solo il cervo mostra positività sierologiche alla ricerca di anticorpi diretti
contro il BTV, in particolare per i sierotipi 2 e 16 (Tabella 38).
Specie
Camoscio
Capriolo
Cervo
Daino
0
0
0
0
0
Prevalenza di
periodo (95%
IC)
0
0
0
0
0
2005, 2008-09
2002, 2008-09
2005-06, 2008-10
2008-10
2005, 2008-10
3
3
5
3
4
131
20
15% (10%-23%)
2005, 2007-10
7
1
0
0
2010
1
Test
Tot
Pos
Ag
Ab
Ag
Ab
Ag
9
23
42
14
48
Ab
Ag
anni campionamento
tot anni di
campionamento
Comune positivi
Anno positivi
Castel di S.,
Civitella A.,
Pescasseroli,
Villetta B.
-2006, 2009-10
Tabella 38. Risultati della ricerca diretta e indiretta di BTV sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con l’orso nel
territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi; Ag test diretto
alla ricerca dell’agente eziologico (PCR, isolamento, etc.)
Distribuzione spaziale
Il campionamento complessivo (domestici e selvatici) pur coprendo buona parte del PNALM evidenzia una
maggiore intensità solo in alcune aree comunali (Figura 18). Apparentemente, almeno al punto di vista
spaziale, non sembra esistere una chiara relazione tra positività sierologica al BTV e densità di ruminanti
domestici, mentre andrebbe indagata una possibile clusterizzazione dell’infezione che sembra interessare
in particolare alcune aree centrali e meridionali del PNALM, con buona sovrapposizione della presenza sia
nei domestici sia nei selvatici (Figura 19).
Analisi complessiva
Viste la difficoltà di comparare i dati ottenuti tra specie domestiche e selvatiche, a causa delle evidenti
differenze di campionamento (periodo di prelievo e unità di misura dei dati), sono state fatte due
valutazioni separate. La prima analisi multivariata è stata fatta considerando le aree come positive o
negative in funzione del rilevamento o meno di capi sieropositivi (domestici o selvatici) sul proprio
territorio. L’anno di campionamento è stato aggregato in 4 classi (anno1: <2005, anno2: 2006-2007, anno3:
2008-2009, anno4: > 2009), mentre per le aree sono state create due classi basate più su criteri di
omogeneità numerica che spaziale propriamente detti (areaA: tutti i comuni di centro-nord compresi
Villetta Barrea, Opi e Civitella A.; areaB: Alfedena, Barrea, Castel di S., Montenero V., Picinisco, Pizzone,
Roccaraso, Rocchetta a V., S. Biagio S, Settefrati) . Il modello logistico non si evidenzia alcuna associazione
significativa tra status sanitario relativo al BTV e le due variabili considerate: anno e località di prelievo.
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58
La seconda analisi ha interessato solo le specie domestiche ed ha incluso l’anno categorizzato in tre classi
(anno1: < 2007, anno2: 2007-2009, anno3: >2009) e 2 macroaree (AreaA: Alfedena, Castel di S., Montenero
V., Picinisco, Rocchetta V., S. Biagio S.). Il modello di regressine logistica non mette in evidenza alcuna
associazione significativa.
Il BTV è presente nel PNALM nei ruminanti domestici e selvatici (in particolare il cervo). Anche l’orso
manifesta sieroconversione agli stessi sierotipi isolati nelle specie domestiche. Il virus sembra circolare
endemicamente nel territorio del parco ed i dati analizzati non supportano l’esistenza di trend temporali o
spaziali (almeno riferiti alle macroaree). La condivisione degli stessi sierotipi tra specie domestiche e
selvatiche indica la presenza di un elevato grado di sovrapposizione tra gli ecosistemi, rispettivamente
domestico e selvatico. La prevalenza nei domestici è pari al 4,2% (95% CI: 2,4%-7,2%) di aziende
sieropositive, mentre nel cervo è pari al 15% (95% CI: 10%-23%).
Campioni complessivi
1- 3
4- 9
10 - 17
18 - 62
63 - 189
59
N
a
Campioni in specie Domestiche
1- 9
10 - 15
16 - 61
62 - 158
Campioni in specie Selvatiche
1- 7
8-23
24-50
51-182
N
b
N
c
Figura 18. Numero di campioni analizzati per la ricerca di BTV in specie domestiche e selvatiche.
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Presenza di BTV
Presenza
assenza
Campioni
1- 5
6 - 17
18 - 62
63 - 189
BTV
Presenza
assenza
Densità Ruminanti Domestici
4 - 26
27 - 57
58 - 98
99 - 220
N
N
a
b
Presenza nei selvatici
Presenza nei domestici
aree campionate senza campioni positivi
N
c
Figura 19. Presenza sierologica del BTV nei domestici (a), nei selvatici (b) e comparazione tra le due specie (c).
Borreliosi di Lyme (Borrelia Burgorferi)
Orso e domestici
Nessun dato è disponibile relativamente alla B. burgdorferi.
Selvatici
Nessun campione esaminato risulta positivo, ma il campionamento appare numericamente poco
rappresentativo (Tabella 39). La ricerca anticorpale è stata eseguita attraverso l’IF.
Specie
Capriolo
Cervo
Lince*
Lupo
Test
Tot
Pos
Ab
Ab
Ab
Ab
3
9
1
14
0
0
0
0
Prevalenza di
periodo (95% IC)
0
0
0
0
anni campionamento
2008, 2010
2007-08, 2010
2009
2009-10
tot anni di
campionamento
2
3
1
2
Comune positivi
-
Anno positivi
-
Tabella 39. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Borreliosi di Lyme sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria
con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi. *
esemplari in cattività.
La dimostrazione della presenza della Borreliosi di Lyme nel PNALM non è confermata. Il campione risulta
insufficiente, sia quantitativamente sia qualitativamente.
Tubercolosi (TBC) e Micobacterium spp.
Orso
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60
Dall’analisi della banca dati dell’IZS AM emerge che 2 Orsi, campionati nel 2008 nel Comune di Lecce nei
Marsi, sono stati esaminati per la presenza di Mycobacterium spp. e sono risultati entrambi negativi alla
ricerca eziologica. Il laboratorio di riferimento è quello dell’IZS AM ma non è possibile risalire al tipo di test
impiegato..
Domestici
Nessuno dei 3590 allevamenti campionati dal 2005 al 2010 risulta positivo alla TBC.
Selvatici
E’ stata effettuata la ricerca eziologica relativa al Mycobacterium spp. in alcune specie selvatiche presenti
nel PNALM. I campioni positivi sono stati trovati in Ungulati e carnivori selvatici (Tabella 40).
Test
Tot
Pos
Camoscio
Capriolo
Cervo
Ag
Ag
Ag
4
3
42
0
1
2
0
33% (2%-88%)
5% (0.8%-17%)
2008
2010
2002, 2008-10
tot anni di
campionamento
1
1
3
Cinghiale
Ag
64
15
23% (14%-36%)
2004-10
7
Daino
Istrice
Lepre
Tasso
Volpe
Ag
Ag
Ag
Ag
Ag
2
7
2
22
6
0
0
0
4
0
0
0
0
18% (6%-41%)
0
2010
2008-10
2008
2005, 2007-09
2005, 2010
1
3
1
3
2
Lupo
Ag
32
6
19% (8%-37%)
2006-07, 2009-10
2
Specie
Prevalenza di
periodo (95% IC)
anni campionamento
Comune positivi
ND
ND
Colli a V.,
Pescasseroli,
Pizzone
Pescasseroli
Catsel di S.,
Pescasseroli
Anno positivi
2010
2009
2004-06,
2008-09
2008
2006, 2009,
2010
Tabella 40. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Mycobacterium spp. sulla fauna selvatica in condizioni di
simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ag test diretto alla ricerca dell’agente
eziologico (test non specificato)
Distribuzione spaziale
Il campionamento non sembra interessare omogeneamente l’area di studio e risulta numericamente
consistente solo nel comune di Pescasseroli (Figura 20). La presenza dell’infezione da Mycobacterium spp. è
stata rilevata nei selvatici in 4 delle 10 aree comunali campionate complessivamente. La prevalenza oscilla
tra lo 0% ed il 63% (Figura 21).
Analisi complessiva
La frammentazione dei dati e la mancanza di informazioni relative all’area di prelievo limitano
notevolmente l’analisi statistica. A titolo puramente preliminare sono quindi stati formulati due modelli. Il
primo considera congiuntamente l’effetto della specie e dell’anno di campionamento, relativamente allo
stato di infezione da Mycobacterium spp.. Il secondo invece inserisce anche l’area di prelievo. L’anno di
campionamento è stato aggregato in 2 classi (anno1: 2005-07, anno2: 2008-10), mentre l’area è stata
suddivisa i 2 soli aggregati omogenei per numero di specie esaminate e campioni prelevati (AreaA:
Collelongo, Gioia dei Marsi, Opi e Pescasseroli, ovvero tutti i comuni centro settentrionali; AreaB: i
rimanenti comuni meridionali). Nel secondo modello sono stati esclusi i campioni di cervo e capriolo a
causa della mancanza di informazioni relative all’area di prelievo. I risultati del primo modello non
mostrano alcuna associazione tra presenza di Mycobacterium spp. e le diverse specie esaminate a parità di
anno di prelievo. Nel secondo modello invece si evidenzia una disomogeneità tra le due macroaree che
mette in luce una probabilità tripla di trovare il patogeno nell’area meridionale del PNALM (Tabella 41).
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61
Variabile
OR
IC 95%
p value
anno2-anno1
0.83
0.37-2.5
0.93
areaB
3.01
1.09-8.35
0.03*
Lupo
0.47
0.15-1.5
0.20
Tasso
0.78
0.22-2.79
0.7
Tabella 41. Risultati del modello di regressione logistica multivariata relativo a Mycobacterium spp..
OR = Odds Ratio; IC 95% = intervallo di confidenza relativo al 95% di probabilità; p value =
probabilità associata alla possibilità di osservare il fenomeno sotto l’ipotesi nulla.
Gli allevamenti bovini presenti nel PNALM non risultano infetti da TBC. L’isolamento di Mycobacterium
spp. in molte specie selvatiche non è di per se un reperto di grande rilievo tenuto conto che esistono più di
50 specie diverse del genere Mycobcterium, la maggior parte delle quali sono apatogene (Grange, 1996).
La circolazione di questi patogeni sembra uniforme in molte specie selvatiche, sia di Ungulati sia di
Carnivori. Anche se l’analisi suggerisce la possibile esistenza di una eterogeneità spaziale, la manipolazione
dei dati necessaria al trattamento degli stessi, potrebbe avere influito sui risultati che pertanto non
possono essere considerati conclusivi.
Campioni in specie selvatiche
2 - 10
11 - 30
31 - 50
51 - 80
80 - 95
62
N
Figura 20. Campionamento nelle specie selvatiche per la ricerca di Micobacterium spp.
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Prevalenza grezza
0
0.001-0.29
0.3-0.65
Presenza di Mycobacteriumspp.
Campioni in specie selvatiche
2 - 10
11 - 30
31 - 50
51 - 80
80 - 95
N
N
a
b
Figura 21. Presenza (a) e prevalenza (b) di Mycobacterium spp. nell’area di studio.
Leishmania
Orso
Dalla banca dati del PNALM emerge che sono stati esaminati 21 campioni di orso appartenenti a 15 animali
catturati tra il 1990 ed il 2007. I laboratori che hanno eseguito le analisi sono stati l’IZS AM sede di Teramo
(N=1) e di Avezzano (N=1). Per la maggior parte dei campioni non è stato possibile risalire al laboratorio
diagnostico esaminatore (N=19). Nessun campione esaminato è risultato e non è stato specificato il test
sierologico impiegato. L’analisi della banca dati dell’IZS AM evidenzia che sono stati inoltre esaminati nei
propri laboratori 31 campioni di orso per la ricerca antigenica di Leishmania, tramite PCR, ma nessun
campione è risultato positivo.
Domestici
La ricerca sierologica (IF) ed antigenica, relativamente a Leishmania spp. sono state eseguite su 1947 cani
campionati tra il 2005 ed il 2010 (Tabella 42).
Specie
Cane
Test
Tot
Pos
Prevalenza di
periodo (95% IC)
anni campionamento
tot anni di
campionamento
Comune positivi
Ab
1946
90
5% (4%-6%)
2005-10
6
Castel di S., Castel S. V.,
Collelongo, Filignano,
Gioia dei M., Lecce nei
M., Luco dei M., Opi,
Ortona
dei
M.,
Ortucchio,
Pizzone,
Roccaraso, Rocchetta a
V., S. Vincenzo V.,
Scapoli, Trasacco
Ag
1
1
100% (6%-100%)
2006
1
Pescosolido
Anno positivi
2005-10
2006
Tabella 42. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Lesihmania spp. sulla fauna domestica in condizioni di simpatria
con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi IF;
Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR)
Selvatici
Oltre all’orso sono stati esaminati 10 campioni di Lupo raccolti tra il 2007 ed il 2010. Nessuno di questi è
risultato positivo sia alla sierologia mediante IF (n=3), sia alla ricerca eziologica con PCR (n=7).
Distribuzione spaziale
Il campionamento ha interessato buona parte della zona di studio almeno per quanto riguarda i Cani. Al
contrario, nel Lupo le aree di campionamento sono solamente due: Pescasseroli e Scanno (Figura 22). Con
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63
rare eccezioni, in tutte le aree in cui sono stati campionati più di 10 cani è stato trovato almeno un
campione positivo. Anche se in alcune aree si osservano prevalenze vicine al 100%, dovute allo scarso
numero di campioni raccolti nelle stesse, nelle aree in cui il campionamento è numericamente più
consistente la prevalenza stimata è compresa tra il 4% ed il 20% (Figura 23).
Analisi complessiva
L’analisi multivariata è stata eseguita allo scopo di verificare eventuali associazioni tra lo stato sierologico
relativo a Leishmania spp. e due variabili esplicative: l’anno ed l’area di campionamento. Il primo è stato
categorizzato in 3 classi (anno1: 2005-06, anno2: 2007-08, anno3: 2009-10), mentre i comuni sono stati
accorpati in 2 macroaree (areaA: tutti i comuni settentrionali del parco; areaB: tutti i comuni centromeridionali inclusi Pescasseroli e Scanno). Il modello logistico finale mostra un’associazione significativa tra
area di campionamento e presenza si sieropositività a Leishmania spp. (Tabella 43). Nell’area centro
meridionale la probabilità di trovare individui sieropositivi è doppia rispetto all’area settentrionale.
Comunque la forte disomogeneità di campionamento osservata tra le aree ed in particolare a Collelongo, in
cui sono stati raccolti il 75% dei campioni totali, potrebbero avere un peso sulle stime ed i risultati del
modello. Infatti inserendo Collelongo come terza macroarea si osservano cambiamenti assolutamente non
trascurabili: la probabilità di trovare animali sieropositivi al sud diventa la metà rispetto al nord (OR: 0.5;
95% IC: 0.27-0.87), mentre a Collelongo diventa addirittura 5 volte inferiore alle altre aree del Nord (OR:
0.17; 95% IC: 0.1-0.29). Nessun trend temporale è stato osservato.
Variabile
anno2-anno1
anno3-anno2
AreaB
1.2
0.74
1.9
OR
IC 95%
0.73-2.0
0.44-1.26
1.16-3.1
0.47
0.27
0.01*
p value
Tabella 43. Risultati del modello di regressione logistica multivariata relativo a Leishmania spp..
OR = Odds Ratio; IC 95% = intervallo di confidenza relativo al 95% di probabilità; p value =
probabilità associata alla possibilità di osservare il fenomeno sotto l’ipotesi nulla.
La Leishmania è presente nel PNALM e circola endemicamente nella popolazione canina. Lo stato
sierologico di altre specie selvatiche non è noto a causa del campionamento numericamente insufficiente
e poco rappresentativo delle specie potenzialmente recettive. La recettività dell’orso a tale patogeno non
è nota e non può essere confermata. L’assenza di rilievi positivi nei 15 orsi esaminati non può escludere la
presenza dell’infezione nella popolazione e potrebbe essere compatibile statisticamente con una
prevalenza massima del 15% (assunto un livello di confidenza pari al 95%). La prevalenza media nel cane è
pari al 5% (95%IC: 4%-6%), ma l’analisi multivariata evidenzia possibili eterogeneità spaziali che
andrebbero indagate.
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64
Campioni totali
1- 9
10 - 34
35 - 75
76 - 133
134 - 1453
N
a
Campioni totali
1- 9
10 - 34
35 - 75
76 - 133
134 - 1453
Campioni Lupo
0
1-5
6-10
65
N
N
b
c
Figura 22. Numero di campioni complessivi (a), solo nel cane (b) e solo sul Lupo (c)
Presenza Leishmania spp.
Campioni dicani
1- 9
10 - 34
35 - 75
76 - 133
134 - 1453
Prevalenza grezza cani
0
0.001 - 0.118
0.118 - 0.278
0.278 - 0.429
0.429 - 1
N
a
Figura 23. Presenza (a) e prevalenza (b) sierologica nel cane.
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N
b
Trichinella
Orso
Dall’analisi della banca dati del IZS AM emerge che, tra il 2008 ed il 2010, sono stati esaminati nei propri
laboratori 4 campioni di Orso risultati tutti negativi alla ricerca di Trichinella spp.
Domestici
Diverse specie domestiche sono state esaminate per la ricerca di Trichinella spp. ma nessun campione è
risultato positivo (Tabella 44).
Specie
Test
Bovino
Cavallo
Maiale
Mulo
Ag
Ag
Ag
Ag
Tot
2
10
1252
1
Pos
0
0
0
0
tot anni di
campionamento
anni campionamento
2007
2007-09
2005-10
2008
1
3
6
1
Tabella 44. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Trichinella spp. sulla fauna
domestica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale
d’Abruzzo Lazio e Molise. Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (test
non definito)
Selvatici
La ricerca eziologica di Trichinella spp. ha avuto esito positivo in tre specie: Lupo, Volpe e Martora (Tabella
45).
Test
Tot
Pos
Capriolo
Cervo
Cinghiale
Faina
Falco P.
Gatto S.
Gheppio
Gufo
Ag
Ag
Ag
Ag
Ag
Ag
Ag
Ag
3
1
124
3
1
2
1
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
2005, 2010
2010
2005-10
2009-10
2006
2005
2007
2007
Lupo
Ag
67
21
31% (21%-44%)
2003, 2005-11
8
Martora
Poiana
Puzzola
Sparviero
Tasso
Ag
Ag
Ag
Ag
Ag
5
2
1
1
8
2
0
0
0
0
40% (7.3%-83%)
0
0
0
0
2005, 2010
2007-08
2010
2008
2005, 2009-10
2
2
1
1
3
Volpe
Ag
49
8
16% (8%-30%)
2005-06, 2008-10
5
Specie
anni
campionamento
tot anni
di
campiona
mento
2
1
6
2
1
1
1
1
Prevalenza di
periodo (95% IC)
Comune positivi
Castel di S., Cervara, Collelongo,
Pescasseroli, Pizzone, s.
Vincenzo V.R.
Pescasseroli
Pescasseroli
Alfedena, Luco dei M.,
Pescasseroli
Anno positivi
2003, 200507, 2009-11
2005
2008
2005-06,
2009-10
Tabella 45. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Trichinella spp. sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria
con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico
(test non definito)
Distribuzione spaziale
Limitatamente alle specie infette (Lupo, Martora e Volpe), il campionamento non rappresenta
omogeneamente il PNALM ed appare numericamente limitato. La presenza dell’infezione sembra
interessare buona parte delle aree campionate (Figura 24).
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Analisi complessiva
L’analisi multivariata ha permesso di verificare congiuntamente l’anno e l’area di campionamento con la
positività alla Trichinella spp nel PNALM. Non è stato invece possibile valutare l’effetto della specie
esaminata a causa dell’eccessiva dipendenza con le aree campionate. L’anno è stato categorizzato in 2
classi triennali (anno1: 2005-07, anno2: 2007-10), mentre per le aree, a causa della grande concentrazione
di campioni in pochi comuni (Pescasseroli include più del 66% dei campioni complessivi), sono stati creati
due soli aggregati (AreaA: Pescasseroli, AreaB: tutti gli altri comuni). Il modello logistico non mette in luce
alcuna associazione significativa e comunque l’aggregazione delle aree di campionamento, necessaria per le
ridotte frequenze osservate, produce semplificazioni eccessive e viene a “pesare” sulle stime dei singoli
effetti legati ai diversi predittori.
La Trichinella spp. è presente nel PNALM e sembra circolare endemicamente almeno nei carnivori selvatici.
La forte relazione con queste specie, associata al mancato interessamento suidi, domestici e selvatici,
potrebbe suggerire la presenza di T. britovi che risulta endemica anche in molte altre aree dell’Italia (Pozio,
et al. 2009). La prevalenza totale è pari al 26% (95% IC: 18%-35%). Nessun rilievo positivo è stato trovato
nell’orso.
Campioni totali ( Lupo, Martora e Volpe)
1-10
11-20
21-40
41-80
67
N
a
Presenza Trichinella spp.
Campioni totali
1 - 10
11 - 20
21 - 40
41 - 80
Prevalenza grezza totale
0
0-0.19
0.19-0.5
0.5-1
N
b
N
c
Figura 24. Numero di campioni esaminati (a), presenza (a) e prevalenza grezza (b) di Trichinella spp. per le tre specie
selvatiche esaminate (Lupo, Volpe e Martora).
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Clostridium botulinum
Orso e Selvatici
Nessun evento di malattia riferibile a C. botulinum è stato riportato per l’orso ed i selvatici.
Domestici
Da quanto emerge dalla banca dati del IZS AM, l’unico campione esaminato per la presenza di tossine
botuliniche è stato eseguito nel 2010 in un suino domestico di Luco dei Marsi.
Non è stata confermata la presenza in vivo del C. botulinum nel PNALM. Comunque questo patogeno,
unitamente alle altre clostridiosi, rappresenta più un problema legato alle condizioni ambientali che non
alle popolazioni animali e deve pertanto essere considerato potenzialmente presente anche nel territorio
del PNALM.
Paratubercolosi (ParaTBC)
Orso e Domestici
Nessuna informazione è disponibile relativamente all’orso ed alle specie domestiche
Selvatici
I dati disponibili riguardano solo due specie selvatiche: Capriolo (n=2) e Cervo (n=3). In entrambe le specie
sono stati trovati campioni positivi con una prevalenza rispettivamente del 50% (95% CI: 9,5%-91%) e 33%
(95% CI: 2%-87). Le località di prelievo non sono definite, mentre il periodo di campionamento riguarda il
2006 ed il 2009 per il capriolo, ed il 2002 e 2009 per il cervo. Come test di laboratorio per la diagnosi
eziologica di ParaTBC nei campioni esaminati è stata impiegata la PCR.
La paraTBC è presente nel PNALM ma non ci sono dati sufficienti a descrivere con maggiore dettaglio il
fenomeno morboso, sia in termini di prevalenza sia in termini di andamento nello spazio e nel tempo.
Coronavirus Canino (CCV)
Orso
Dalla banca dati del PNALM si evidenzia che tra il 1990 ed il 2002, sono stati esaminati per la ricerca di CCV
20 campioni appartenenti a 13 orsi. Nessun campione è risultato sieropositivo. Nessuna informazione
relativa al laboratorio diagnostico, al test sierologico ed al cut-off utilizzati è stata riportata.
Domestici e Selvatici
Nessun dato relativo al CCV è stato fornito per altre specie domestiche e selvatiche
Non è possibile escludere la presenza del CCV nel PNALM a causa del campionamento che è limitato
all’orso.
Parainfluenza canina, Sarcocystis, Rogna sarcoptica, Encefaliti virali, Francisella tularensis, Bacillus
antracis, Calicivirus e Yersinia pestis
Orso, Domestici e Selvatici
Nessun dato è disponibile, eccezion fatta per il lupo nel quale la presenza di questa infestazione è stata più
volte sospettata a seguito di avvistamenti e catture in vivo di soggetti con lesioni suggestive di rogna
sarcoptica (Ciucci, com. pers.).
Rabbia
Orso
La banca dati del PNALM mostra che 32 campioni appartenenti a 23 individui, catturati tra il 1990 ed il
2009, sono stati esaminati per la ricerca anticorpale relativamente al virus della Rabbia. Di questi campioni,
12 sono stati esaminati nei laboratori dell’IZS AM sede di Avezzano e 20 non hanno alcuna indicazione
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68
relativa al laboratorio che ha emesso il referto diagnostico. Come test sierologico è stata utilizzata la SN ed
il cut-off è stato fissato dal laboratorio per valori ≥ 0.5 UI/ml.
Domestici e Selvatici
Non si ha conoscenza di segnalazioni di Rabbia nelle specie domestiche e selvatiche presenti nell’area di
studio.
La rabbia può essere ragionevolmente esclusa tra le malattie presenti nel PNALM.
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ANALISI DEI PROTOCOLLI DI MONITORAGGIO
Il monitoraggio sanitario prevede due fasi fondamentali: la definizione del piano di campionamento
(numerosità, rappresentatività, casualità, etc.) e la definizione delle metodiche diagnostiche più adeguate
(per accuratezza, obiettivo, etc.).
Analisi Del Campionamento
La valutazione dei protocolli di campionamento prevede l’analisi per specie di tutte e 4 le banche dati
disponibili (IZS M, IZS LT, PNLM e PRS) espressa, ove possibile, in termini di efficacia , ossia della capacità di
raggiungere l’obiettivo prefisso.
Bovini
Come si può osservare dalla Tabella 46 solo per le infezioni soggette a Piani nazionali di Eradicazione, come
Brucella abortus (D.lgs n. 651 del 1994, modificato dal D.lgs n. 429 del 1997) e Mycobacterium bovis (DM n.
592 del 1995), il campionamento risulta essere numericamente consistente ed efficace pur mancando le
informazioni relative alla proporzione di allevamenti controllati sui controllabili.
Relativamente agli altri patogeni esaminati solo la Trichinella non ha dato esito positivo, ma il prelievo di
soli 2 campioni, anche ammettendo una prevalenza attesa dell’1%, avrebbe una capacità (probabilità) non
superiore al 2% di poter rilevare l’infestazione nella popolazione.
Sono invece risultati positivi i campioni esaminati per Chlamydia e Toxoplasma anche se la forte
frammentazione spaziale e numerica del campionamento costituisce un limite all’attendibilità delle stime e
non permette una valutazione quantitativa del fenomeno morboso nell’area di studio (Tabella 47 e Tabella
48). Se per il Toxoplasma sono assenti continuità e numerosità complessiva del campione, per Chlamydia si
osserva una eccessiva variabilità annuale (media annua = 21 campioni; DS = 20)
Patogeno
Brucella
Chlamydia
TBC
Toxoplasma
Trichinella
2005
593
34
593
6
2006
603
6
603
2007
599
6
599
2008
585
4
585
2009
603
25
603
8
2010
607
53
607
10
70
2
Tabella 46. Campionamento per il Bovino per i diversi patogeni esaminati. Per Brucella e
TBC l’unità di campionamento è rappresentata dagli allevamenti e non dai singoli capi (i
dati si riferiscono solo alla Banca dati del IZS AM perché in quella dell’IZS LT risultano
aggregati agli ovicapini).
Comune
ALFEDENA
CASTEL DI SANGRO
COLLELONGO
FILIGNANO
GIOIA DEI MARSI
ROCCHETTA A VOLTURNO
SCANNO
SCAPOLI
TRASACCO
2005
2006
2007
2008
2009
2010
20
1
25
5
1
6
32
2
1
6
18
10
1
Tabella 47. Campionamento di bovini per comune ed anno relativamente alla ricerca della Chlamydia.
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Comune
FILIGNANO
ORTONA DEI MARSI
ROCCHETTA A VOLTURNO
2005
2009
2010
6
10
8
Tabella 48. Campionamento di bovini per comune ed anno relativamente
alla ricerca del Toxoplasma.
Ovi-caprini
Gli ovini ed i caprini sono stati considerati complessivamente per cercare di rendere omogenee le diverse
Banche dati. Come per il bovino anche negli ovi-caprini il campionamento è avvenuto secondo logiche ben
codificate dal punto di vista normativo per le infezioni soggette a piani di sorveglianza ed eradicazione,
come la Brucella melitensis (DM n. 453 del 1992) e la BTV (D.lgs 225 del 2003). Tra gli altri patogeni
esaminati solo la febbre Q non è stata rilevata nella popolazione campionata. Tenuto conto della
numerosità annuale del campione e di una prevalenza attesa del 10%, la stima più ottimistica dell’efficacia
del campione oscilla tra l’1.5% ed il 72%.
Relativamente alle stime della prevalenza di periodo e dei relativi intervalli fiduciali, alcuni problemi
potrebbero emergere per Toxoplasma e Chlamydia a causa del campionamento frammentato e
numericamente poco consistente per le diverse aree considerate soprattutto se valutate su scala annuale
(Tabella 50 e Tabella 51). Dal punto di vista temporale la forte variabilità del campionamento può essere
desunta dagli elevati valori osservati per le deviazioni standard delle medie stimate per anno: Toxoplasma
44 campioni (sd=33), Chlamydia 20 campioni (sd=21).
Patogeni
Brucella
BTV (IZS LT)
BTV (IZS AM)
Chlamydia
Toxoplasma
Febbre Q
2005
631
2006
678
2007
703
2008
733
11
101
59
11
65
20
19
32
3
1
17
23
13
2009
742
56
16
11
1
2010
678
127
18
30
24
12
2011
35
71
Tabella 49. Campionamento per gli Ovi-caprini per i diversi patogeni esaminati. Per Brucella l’unità
di campionamento è rappresentata dagli allevamenti e non dai singoli capi (i dati si riferiscono solo
alla Banca dati del IZS AM perché in quella dell’IZS LT risultano aggregati ai bovini). Per BTV sono
sati scorporati i dati derivanti dalle due banche dati a causa nel diverso periodo di riferimento e per
la diversa unità di campionamento usata: individuo per IZS LT ed allevamento per IZS AM.
Comune
ANVERSA DEGLI ABRUZZI
CASTEL DI SANGRO
LECCE NEI MARSI
ORTUCCHIO
ROCCARASO
SAN VINCENZO VALLE ROVETO
SCANNO
2005
2006
2007
2008
9
2009
2010
1
1
16
18
12
2
7
36
2
4
12
Tabella 50. Campionamento di ovicaprini per comune ed anno relativamente alla ricerca del
Toxoplasma.
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Comune
ALFEDENA
ANVERSA DEGLI ABRUZZI
BALSORANO
CAMPOLI APPENNINO
CASTEL DI SANGRO
CIVITELLA ALFEDENA
GIOIA DEI MARSI
LECCE NEI MARSI
OPI
ORTUCCHIO
PESCASSEROLI
ROCCARASO
SAN VINCENZO VALLE ROVETO
SCANNO
SCONTRONE
VILLAVALLELONGA
2005
2006
2007
2008
10
9
2009
2010
2
2
1
1
1
38
36
18
1
13
2
2
21
7
53
1
3
4
5
8
8
14
1
1
Tabella 51. Campionamento di ovicaprini per comune ed anno relativamente alla
ricerca del Chlamydia.
Suino
Il campionamento dei suini risulta dall’attività di controllo della Pseudorabbia (DM del 1 aprile 1997) e della
Trichinella (Reg CE n. 2075/2005), ma si osservano notevoli differenze in termini di variabilità tra anni
(Tabella 52). Infatti, mentre la media annua risulta simile per i due patogeni (rispettivamente 221 e 208
campioni), la variabilità è nettamente superiore per la pseudorabbia (sd = 172) rispetto alla Trichinella (sd =
52). Anche se nessuna indicazione relativamente all’unità di campionamento è fornita nelle diverse banche
dati, tenuto conto del numero di allevamenti presenti nell’area di studio (Tabella 52) presumibilmente il
dato dell’IZS AM è riferito agli allevamenti e non ai singoli individui. Relativamente alla Trichinella l’efficacia
del campionamento raggiunge il 94% se si assume una prevalenza pari all’1%.
Dal punto di vista spaziale il campione appare uniformemente distribuito su tutta l’area di studio.
Patogeno
Pseudorabbia IZS AM
Pseudorabbia IZS LT
Trichinella
2005
29
2006
314
2007
484
2008
294
252
180
159
286
2009
83
5
215
2010
122
31
160
2011
4
Tabella 52. Campionamento di suini domestici per i diversi patogeni esaminati.
Cane
La leishmania è stato l’unico agente esaminato su larga scala nella popolazione presente nell’area di studio
(Tabella 53). Su base annua il campionamento risulta numericamente consistente anche se abbastanza
variabile (media = 325; sd = 199). Al contrario il campione risulta assolutamente inefficace per le altre
infezioni esaminate. L’assenza di positività per Chlamydia potrebbe essere giustificata dalla scarsa
numerosità del campione la cui efficacia è pari ad una probabilità del 19% se si assume una prevalenza
attesa del 10%. Relativamente al Toxoplasma invece la presenza di campioni positivi potrebbe testimoniare
la grande circolazione del parassita, ma la ridotta numerosità e rappresentatività spaziale del campione non
fornisce alcuna informazione quantitativa affidabile sul fenomeno morboso.
Comune
Leishmania
Chlamydia
Toxoplasma
Equini
2005
487
2006
249
2007
101
4
1
2
2008
447
2009
555
2
Tabella 53. Campionamento di Cani per i diversi patogeni esaminati.
www.life-arctos.it
2010
108
72
I dati forniti dalle Banche sanitarie disponibili mostrano un campionamento assolutamente privo di
significato sia in termini di efficacia sia in termini di efficienza (Tabella 54). Infatti la capacità di trovare
almeno un individuo infestato da Trichinella sarebbe pari al 4% ed al 34% se si assume rispettivamente una
prevalenza dell’1% e 10%. Nel caso del Toxoplasma invece essendo stato esaminato un solo individuo la
probabilità di trovare almeno un capo positivo è pari alla prevalenza presunta.
Comune
Trichinella
Toxoplasma
2007
2008
3
2009
3
2010
4
1
Tabella 54. Campionamento nel Cavallo per i diversi patogeni esaminati.
Camoscio
Fatta eccezione per la Chlamydia, nessun altro patogeno è stato rilevato nella popolazione di Camoscio ma
non è possibile stabilire con un livello accettabile di probabilità se la popolazione sia realmente esente da
queste infezioni. Infatti il campionamento è frammentato (per anno, Comune e patogeno) e
numericamente poco rappresentativo della popolazione (Tabella 55). Se valutiamo l’efficacia del
campionamento in termini di capacità di rilevare l’infezione nella popolazione si può osservare una grande
variabilità per patogeno ed anno di campionamento. In sostanza si passa da una probabilità minima del 9%
ad una massima del 95% di trovare almeno un campione positivo su base annuale. Poiché l’anno è un
periodo troppo lungo per poter accettare gli assunti descritti nel paragrafo dei Metodi, le stime risultano
eccessivamente ottimistiche e vanno valutate con attenzione. Infatti, se consideriamo gli anni di
campionamento in cui esiste anche il dettaglio della data precisa di prelievo (Banca dati PNALM) si può
osservare che l’efficacia del campione diminuisce già del 30% passando dal 95% al 65%. Se poi si utilizzasse
una scala temporale ancora inferiore la probabilità si ridurrebbe ancor più drasticamente.
Un altro problema interessa invece la precisione della prevalenza stimata per Chlamydia che è stata
calcolata su un periodo pari a 20 anni. Come descritto nel paragrafo dei Metodi per essere affidabile, la
prevalenza di periodo deve prevedere l’assenza di eterogeneità spaziali e temporali legate alla frequenza
(prevalenza) dell’infezione nella popolazione. In sostanza occorre molta cautela nel giudicare affidabili le
stime (prevalenza e intervalli di confidenza) calcolate per Chlamydia nel Camoscio.
Patogeno
brucella
btv
chlamydia
febbre Q
leptospira
Mycobact. spp
Toxoplasma
1990
18
18
18
1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 2002 2005 2006 2008 2009
20
28
18
21
2
26
8
10
2
2
22
1
6
6
17
3
20
28
18
21
2
26
8
10
14
1
20
28
18
21
2
26
8
10
14
1
8
4
1
Tabella 55. Campionamento nel Camoscio per i diversi patogeni esaminati.
Patogeno
brucella
btv
chlamydia
febbre Q
leptospira
Mycobact. spp
Toxoplasma
Prevalenza attesa (fonte)
10% (media totale selvatici)
4% (ovini)
10% (media selvatici)
10% (orso)
7% (media ruminanti selvatici)
9% -58% (cervo e ovini)
Probabilità (pos): min-max
10%-95%
12%-50%
10%-95%
57%
25%
9%-58%
Tabella 56. Prevalenza attesa e probabilità annuale minima e massima di poter trovare almeno un
animale positivo nel campione.
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73
Capriolo
Il campionamento del capriolo risulta occasionale e sporadicamente distribuito nel tempo e nello spazio.
Dati i valori di prevalenza attesi indicati nella Tabella 56, i valori minimi e massimi dell’efficacia annuale del
campionamento risultano essere i seguenti: 19%-79% per la Brucella spp, 19%-59% per BTV, 5%-23% per
Chlamydia (prevalenza attesa pari al 5% come nel cervo), 10%-41% per la Febbre Q, 19% per Leptospira,
5%-10% per lyme (prevalenza attesa pari al 5%), 25%-93% per Toxoplasma (relativamente alle due
prevalenze indicate nella Tabella 56) e 5%-10% per Trichinella (prevalenza attesa pari al 5%).
Per quanto concerne la precisione delle stime di prevalenza, le ridotte dimensioni campionarie
relativamente al Mycobacterium ed alla ParaTBC (rispettivamente pari a 3 e 2 capi) non permettono in
nessun modo una valutazione quantitativa dei fenomeni morbosi considerati.
Patogeno
Brucella
BTV
Chlamydia
Febbre Q
Leptospira
Lyme
Mycobacterium
ParaTBC
Toxoplasma
Trichinella
2000
2002
2005
3
1
2006
15
22
2008
3
5
2009
2
5
2
2
3
1
2010
7
17
5
7
5
5
2
2
3
1
1
1
3
1
2
Tabella 57. Campionamento nel Capriolo per i diversi patogeni esaminati.
Cervo
Dalla Tabella 58 emerge una sostanziale intensificazione del monitoraggio a partire dal 2009, soprattutto
per alcuni patogeni. Infatti prima di questa data il campionamento appare rarefatto e frammentato nel
tempo e nello spazio. Comunque dei 10 patogeni esaminati, solo Leptospira, la Borrelia burgorferi (agente
della Borreliosi di Lyme) e la Trichinella non sono stati rilevati nella popolazione. Assumendo valori di
prevalenza attesa identici a quelli utilizzati nel capriolo, l’efficacia minima e massima del campionamento
stimata risulta pari al 10%-57% per Leptospira, 10%-18% per Lyme e 5% per Trichinella.
Tenendo conto degli assunti descritti nel paragrafo dei Metodi l’attendibilità delle stime di prevalenza
risulta particolarmente fragile per l’elevata frammentazione del campionamento dal punto i vista spaziale.
Considerando ad esempio il BTV ci sono aree in cui è stato esaminato un solo campione in tutto il periodo
di campionamento ed altre in cui sono stati prelevati fino 130 campioni. Il dato finale e complessivo di
prevalenza potrebbe quindi risultare distorto.
Patogeni
Brucella
BTV
Chlamydia
Febbre Q
Leptospira
lyme
Mycobacterium
ParaTBC
Toxoplasma
Trichinella
2002
2003
1
2005
1
2
1
2006
15
21
1
2007
2008
2
2
2
1
13
2
2
2
2
2
2
2009
4
30
2
4
1
3
2
3
2010
25
91
29
22
5
17
1
14
42
24
21
16
8
4
21
4
1
Tabella 58. Campionamento nel Cervo per i diversi patogeni esaminati.
Cinghiale
Anche per il cinghiale il campionamento appare poco costante e numericamente poco rappresentativo
della popolazione di origine ad eccezione della Trichinella. La dimostrazione della circolazione di 3 dei 4
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74
patogeni ricercati non può essere accompagnata da una valutazione quantitativa affidabile vista la notevole
rarefazione del campionamento eterogeneo sul piano temporale e spaziale. La Trichinella risulta assente e
l’efficacia massima del campione risulta pari al 77% se si considera una prevalenza attesa pari al 5%.
Patogeno
Brucella
Mycobacterium
Pseudorabbia
Trichinella
2004
2005
1
2006
2007
14
28
4
29
10
2008
1
5
3
22
2009
2010
10
10
1
24
4
2
28
12
12
3
11
Tabella 59. Campionamento nel Cinghiale per i diversi patogeni esaminati.
Lupo
Dato il numero di individui presenti nell’area di studio (Tabella 8), la popolazione è stata oggetto di una
intensa opera di campionamento anche se con una certa variabilità nel tempo e nello spazio essendo
essenzialmente legata ad altre attività di ricerca. A fronte di questa variabilità e della frequenza con cui gli
stessi soggetti sono stati campionati più volte nel corso del tempo, le stime quantitative andrebbero
trattate con cautela.
Per quanto concerne il mancato rilievo della positività ad alcuni patogeni dai campioni esaminati, le stime
più ottimistiche di efficacia minima e massima del campionamento risulta essere pari al: 27-94% per
Brucella spp. (prevalenza attesa pari al 10%), 5%-15% per Chlamydia (prevalenza attesa rispettivamente
pari al 5%-15%), 5%-27% per Leishmania (prevalenza attesa pari al 5%), 19-36% per Leptospira (prevalenza
attesa pari al 10%) e 47-57% per Lyme (prevalenza attesa pari al 10%) e 5%-49% per pseudorabbia
(prevalenza attesa pari al 5%).
Patogeni
Brucella
Cimurro
Chlamydia
CAV 1
Febbre Q
Leishmania
Leptospira
Lyme
Mycobacterium
CPV
Pseudorabbia
Toxoplasma
Trichinella
2003
2005
2006
2007
17
1
2008
3
1
1
1
3
1
2
1
1
10
3
3
3
5
1
10
10
21
Tabella 60. Campionamento nel Lupo per i diversi patogeni esaminati.
2009
2010
2011
75
4
1
9
5
26
9
1
2
2
1
2
4
6
6
4
6
1
5
9
2
6
3
6
2
3
8
15
8
13
4
14
1
6
1
4
1
4
Orso
Da quanto è possibile osservare nella Tabella 61, anche per l’orso valgono le stesse considerazioni fatte per
il lupo, sia in termini di numerosità ed uniformità dei campioni, sia per l’occorrenza di campioni ripetuti
sugli stessi individui. Il periodo di campionamento è molto lungo e quindi le stime di periodo potrebbero
non garantire una grande affidabilità. L’efficacia minima e massima del campione relativamente alla
capacità di trovare almeno un individuo positivo risulta pari a: 5%-27% per Erlichia (prevalenza attesa del
5%), 5%-23% per Leishmania (prevalenza attesa del 5%), 30%-50% per Trichinella (prevalenza attesa del
30%), 5%-23% per CCV (prevalenza attesa del 5%). Un discorso a parte meritano la rabbia e la
pseudorabbia, la prima perché storicamente assente nell’area di studio durante il periodo di
campionamento e la seconda perché nell’orso non è mai stata rilevata sieroconversione a causa
dell’elevata letalità dell’infezione.
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Patogeno
1990
1991
1992
1993
1995
1996
1998
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
3
5
1
2
1
3
4
2
3
1
3
2
10
5
9
11
2
4
Brucella
BTV
CDV
1
3
5
2
1
3
2
2
2
3
4
8
5
2
8
3
4
8
5
9
9
8
8
CAV 1
1
3
5
2
1
3
1
2
2
Erlichia
1
2
5
2
1
3
1
2
2
Febbre Q
1
2
5
2
1
3
1
2
2
Leishmania
1
2
5
2
1
3
1
2
2
2010
1
6
3
2
7
4
2
Leptospira
5
9
9
CPV
1
3
5
2
1
3
2
2
2
3
4
8
3
6
12
1
Pseudorabbia
1
3
5
2
1
3
1
2
2
3
2
8
4
9
11
2
Trichinella
1
2
1
Mycobacterium
2
Chlamydia
4
CCV
1
3
5
2
1
3
1
2
2
Rabbia
1
3
5
2
1
3
1
2
2
6
11
5
6
4
8
Tabella 61. Campionamento nell’Orso per i diversi patogeni esaminati.
Altre specie
FAINA. Nel 2009 e 2010 sono stati campionati rispettivamente 1 e 2 individui (esaminati per Trichinella).
GATTO S. Nel 2005 campionato un esemplare (esaminato per Trichinella)
LINCE. Nel 2009 campionato 1 individuo (esaminato per Brucella spp., Lyme, pseudo rabbia e toxoplasma),
MARTORA. Nel 2005 e 2010 sono stati campionati rispettivamente 3 e 2 individui (esaminati per
Trichinella).
PUZZOLA. Nel 2010 campionato 1 individuo (esaminato per Trichinella).
DAINO. Nel 2010 sono stati campionati 2 individui (1 esaminato per BTV e 2 per Mycobacterium).
RAPACI (Gheppio, Gufo, Poiana, Sparviero). Tra il 2007 ed il 2008 sono stati prelevati rispettivamente 1, 3 e
2 campioni (esaminati tutti per Trichinella).
MULO. Nel 2008 campionato 1 individuo (esaminato per Trichinella).
LEPRE. Nel 2008 campionati 4 individui (4 esaminati per Brucella e 2 per Mycobacterium) e 2 nel 2010
(esaminati sempre per Brucella)
TASSO. Vedi Tabella 62.
Patogeni
Brucella
Mycobacterium
Trichinella
2005
11
5
2007
2
4
6
2008
2009
2010
3
2
1
Tabella 62. Campionamento nel Tasso per i diversi patogeni esaminati.
VOLPE. Vedi Tabella 63
Patogeni
Brucella
Mycobacterium
Trichinella
2005
7
4
9
2006
2008
2009
2010
1
12
3
2
2
7
18
Tabella 63. Campionamento nella Volpe per i diversi patogeni esaminati.
ISTRICE. Vedi Tabella 64
Patogeni
Brucella
Mycobacterium
Toxoplasma
2008
6
4
2009
2010
2
Tabella 64. Campionamento nell’Istrice per i diversi patogeni esaminati.
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2
1
1
76
In tutte queste specie il campionamento, che risulta sporadico e senza alcuna rappresentatività, fatta
eccezione per la Trichinella nella Volpe.
77
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Discussione e Conclusioni
L’analisi dei patogeni identificati attraverso lo studio delle priorità (Tabella 1) è stata sintetizzata nella
Tabella 65. Il primo dato rilevante che emerge è rappresentato dalla presenza nell’area di studio di tutti i 10
patogeni prioritari indicati nella Tabella 1, molti dei quali sono stati rilevati pure nella popolazione dell’Orso
marsicano. Ne deriva che il rischio sanitario per la conservazione dell’Orso marsicano è reale nell’area di
studio (si rimanda all’appendice C per maggiori dettagli sulla patogenicità delle singole infezioni). Un
secondo dato fondamentale che può essere estrapolato dal presente studio è rappresentato dall’elevato
numero di specie, domestiche e selvatiche, in grado di condividere gli stessi patogeni. La recettività di una
data specie ad un patogeno rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente a permettere il
mantenimento dello stesso nell’ambiente. Infatti in un dato ecosistema una popolazione animale diviene
serbatoio epidemiologico di un dato “parassita” (termine genericamente riferito ad un agente di malattia di
natura biologica) solo quanto una moltitudine di fattori legati al patogeno, alla popolazione ospite e
all’ambiente concorrono al suo mantenimento. Gli agenti patogeni indicati nella Tabella 1 riconoscono per
la maggior parte gli animali domestici come serbatoio epidemiologico. Se ad esempio si considerano le
prime 7 infezioni, tutte riconoscono le specie domestiche come serbatoi accertati in forma completa
(Brucella, cimurro, parvovirus canino, epatite infettiva) o parziale (leptospira e toxoplasma). I risultati del
presente studio invece mostrano una situazione molto più complessa e difficilmente generalizzabile che fa
ipotizzare l’esistenza di interazioni epidemiologiche e dinamiche anche complesse tra le differenti
popolazioni coinvolte. La possibilità che possa esistere per molti patogeni una comunità di mantenimento,
una metapopolazione, caratterizzata da un continuum epidemiologico tra diverse popolazioni di specie
differenti, rappresenta una ipotesi che andrebbe attentamente valutata. Infatti i “classici” serbatoi
epidemiologici definiti per molti patogeni della Tabella 1 dovrebbero essere riverificati nell’ambito del
PNALM e delle aree appenniniche in cui esiste un elevato grado di interazione ecologica tra popolazioni
selvatiche e domestiche che vivono in simpatria e che manifestano recettività quasi analoghe agli stessi
agenti infettivi. E’ ad esempio il caso del cane che potrebbe trovare nel Lupo un possibile e valido “alleato”
nel mantenimento e nella diffusione di infezioni quali il CPV, il CAV1 ed il CDV. Oppure la pseudorabbia che
sembra trovare nei Suidi, sia essi selvatici o domestici, le popolazioni ideali al proprio mantenimento
nell’ambiente. Altri patogeni, quali Chlamydia, Febbre Q e Toxoplasma, presentando un ampio range di
specie recettive (domestiche e selvatiche, erbivori e carnivori) che a vario titolo possono essere coinvolte
nella loro epidemiologia, possono trovare la loro massima espressione in ambienti come il PNALM in cui la
ricchezza di specie e la densità delle popolazioni suscettibili sono piuttosto elevate. Ancora, alcune specie di
Trichinella possono stabilire cicli di infezione complessi in ambito silvestre che coinvolgono molte specie
differenti. Questa infestazione, riconoscendo una trasmissione di tipo orale che si concretizza attraverso
l’ingestione di carni parassitate, può subire una stratificazione a diversi livelli della catena alimentare
raggiungendo la massima prevalenza ai vertici della stessa (es. nel Lupo). In alcune situazioni le complesse
dinamiche che governano l’epidemiologia di una data infezione potrebbero avere importanti riflessi di
sanità animale come nel caso della Brucella e del BTV. Entrambe queste infezioni, per la loro rilevanza
economica, sono sottoposte a sistemi di sorveglianza continua almeno nelle specie domestiche e la loro
presenza accertata in diverse specie selvatiche, tra le quali l’orso, rappresenta un duplice problema che
vede il contrapporsi di interessi legati alla conservazione delle specie a quelli meramente economici legati
alla produzione zootecnica.
Il monitoraggio di tutti i patogeni indicati nella Tabella 1 è stato, con riferimento agli anni in cui si hanno
informazioni disponibili, per larga parte inefficiente ed inefficace a garantire la conoscenza e quindi il
controllo degli stessi patogeni nell’area di studio. Se infatti da un lato la fauna domestica è stata sottoposta
a piani di profilassi obbligatori (Brucella, BTV, Pseudorabbia, TBC, Trichinella) non c’è stata intensificazione
alcuna nella compagine silvestre con il risultato che molte infezioni sono ancora presenti nel territorio
oggetto dello studio (es. Brucella). Inoltre il monitoraggio sembra essere stato pianificato ed eseguito senza
tenere conto della dimensione della popolazione, delle ipotesi da verificare (stimare la prevalenza, trovare
un’infezione, verificare la differenza tra prevalenze, etc.), e del livello di confidenza e della precisione
tollerabili, tutti elementi indispensabili ad un corretto campionamento. Pur accettando le difficoltà e le
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78
problematiche relative alla realizzazione di un monitoraggio nelle specie selvatiche (ma anche domestiche)
in termini sia di risorse disponibili sia di applicabilità (nei modi e nei tempi idonei), il presente studio mette
in luce uno sbilanciamento a favore delle difficoltà con il risultato di ottenere informazioni scarsamente
rappresentative delle popolazioni indagate e poco affidabili. Le principali problematiche riscontrate
nell’analisi del monitoraggio sono sintetizzate di seguito:
-
il numero di patogeni indagati nelle specie domestiche è di molto inferiore rispetto alle specie
selvatiche, e quindi risulta difficile impostare una indagine comparativa tra di esse.
-
Basandosi essenzialmente su dati ottenuti attraverso un monitoraggio passivo, non sono chiari gli
obiettivi della maggior parte dei campionamenti effettuati sulle specie selvatiche; di conseguenza, i
dati ottenuti sono frammentati e le corrispondenti stime sono da ritenere poco affidabili e difficili
da trattare dal punto di vista quantitativo.
-
Manca o risulta insufficiente il campionamento di alcune specie “chiave” relativamente ad alcuni
patogeni, essenziale per poter verificare le dinamiche epidemiologiche esistenti tra le diverse
specie. E’ ad esempio il caso della pseudorabbia nel cinghiale la cui ricerca è stata limitata a 4
campioni, oppure delle classiche malattie del cane (CDV, CCV, CPV o CAV 1) che non sono state
indagate nella popolazione canina, pur essendo state segnalate nel lupo e nell’orso.
-
La discontinuità temporale e la variabilità spaziale del campionamento produce sia una scarsa
affidabilità delle stime di prevalenza sia una riduzione dell’efficacia del campione (probabilità di
rilevare l’infezione). A causa della frammentazione del campionamento le stime possono essere
distorte dipendendo eccessivamente dai campioni numericamente più rappresentativi.
-
In molti casi anche quando il campionamento “esplorativo” (passivo) è risultato informativo non si
è evidenziata alcuna intensificazione nel monitoraggio negli anni successivi (es. isolamento della
Brucella nel cervo e nel cinghiale nel 2005).
Tutte le considerazioni appena fatte relativamente al monitoraggio sono valide se si suppone l’esistenza di
un’accuratezza (sensibilità e specificità) degli esami diagnostici pari al 100%. Mentre nelle specie
domestiche le tecniche diagnostiche risultano standardizzate e sono noti i valori di sensibilità e specificità
delle stesse, negli animali selvatici l’applicazione in toto di tali metodiche non garantisce lo stesso risultato
in termini di affidabilità. Allo stesso modo, la scelta del cut-off (la soglia che permette di discriminare tra un
risultato positivo ed uno negativo) risulta difficile da stabilire ed arbitraria. Si viene quindi a creare un
problema non trascurabile anche sul fronte della corretta diagnosi. Un esempio classico è rappresentato
dalla FDC utilizzata per la diagnosi sierologica di Brucella, per la quale è nota la possibilità di avere risultati
falsamente positivi a causa delle reazioni crociate dovute ad infezioni con altri patogeni conosciuti (es.
Yersinia) o sconosciuti (Godfroid, 2002). Ne deriva che senza una opportuna verifica della metodica
impiegata e delle possibili cross-reazioni, il 10% di orsi sieropositivi per Brucella spp. potrebbe avere un
valore epidemiologico trascurabile. Un altro esempio eclatante sempre nell’Orso è rappresentato dal CDV
per il quale emergono dubbi relativamente alla validità della tecnica sierologica utilizzata prima del 2002.
Infatti prima di tale data è stata applicata una metodica non ben definita che ha coinciso con una
significativa eccedenza di sieropositività rispetto agli altri periodi di campionamento. Rimane quindi difficile
stabilire se lo status sierologico sia stato determinato da un problema diagnostico oppure dalla presenza di
reali trend temporali coincidenti con il cambio della metodica sierologica utilizzata. Infine, l’utilizzo nella
maggior parte dei casi di tecniche sierologiche limita le informazioni sanitarie disponibili non potendo
verificare direttamente l’avvenuta infezione e rendendo talvolta difficile la tipizzazione del patogeno
indagato. La positività sierologica fornisce solo l’indicazione di un’avvenuta esposizione tra l’ospite ed il
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79
patogeno e risulta fortemente legata allo sviluppo, durata e specificità dell’immunità umorale acquisita
dall’ospite.
L’accuratezza delle tecniche diagnostiche rappresenta quindi il primo passo nella gestione sanitaria della
fauna selvatica poiché determina la qualità delle informazioni e dei dati sanitari che saranno poi processati
ed elaborati. Se il dato di partenza risulta errato, i risultati delle elaborazioni epidemiologiche perderanno
qualsiasi affidabilità e la gestione sanitaria sarà impostata sulla base di uno scenario artefatto e distorto. La
necessità di curare l’aspetto diagnostico nella fauna selvatica rappresenta pertanto una priorità gestionale
che deve essere sempre attivamente considerata e non data per scontata.
In ultimo, occorre spendere alcune parole relativamente alla mancanza di una banca dati centralizzata con
dati univoci e coerenti. La mancata corrispondenza tra dati appartenenti presumibilmente agli stessi
animali (ad esempio Febbre Q e BTV nell’orso tra le due banche dati: PNALM e IZS AM), l’utilizzo di voci non
univoche (ad esempio la presenza di differenti termini indicanti lo stesso stato sierologico, vedi banca dati
PNALM) crea confusione, genera inutili ripetizioni ed impedisce confronti o analisi affidabili.
Alla luce di quanto fin qui discusso, dal presente studio sono emerse molte domande relative ai patogeni
per i quali è stata dimostrata la presenza nell’area di studio alle quali però non è stato possibile rispondere.
Infatti i limiti riscontrati nel monitoraggio (campionamento ed uso delle tecniche diagnostiche) non hanno
permesso di trarre conclusioni o confutare le ipotesi epidemiologiche emerse durante l’analisi dei dati
sanitari. Il campionamento che, con rare eccezioni, risulta qualitativamente e quantitativamente non
rappresentativo delle popolazioni studiate, non permette studi quantitativi affidabili. Mentre l’incertezza
diagnostica dovuta all’utilizzo di tecniche e di criteri (es. cut-off) non sufficientemente validati nella fauna
selvatica riduce il valore del dato grezzo di partenza inficiando per buona parte l’affidabilità del
monitoraggio.
A prescindere dagli aspetti tecnici appena descritti, il presente studio mette in luce due livelli di rischio per
la gestione sanitaria dell’orso marsicano. Il primo livello è legato alla presenza di specie domestiche
(soprattutto bovini, ovi-caprini e cani) che può favorire l’introduzione, la diffusione e/o il mantenimento di
infezioni tipicamente legate a queste specie (come Brucella, BTV, CDV, CPV, CAV 1, Chlamydia, etc.). Il
secondo livello riguarda invece la ricchezza di specie selvatiche nel territorio e le possibili interazioni
ecologiche esistenti tra loro che possono favorire l'instaurarsi di cicli criptici di infezione, unici (patogeni
non condivisi dalle specie domestiche; es. Trichinella), paralleli (patogeni condivisi con i domestici ma con
cicli ben separati che non si sovrappongono; es. pseudorabbia) o sinergici (patogeni condivisi con cicli che
vedono una comunità di mantenimento costituita da molte popolazioni ospiti di specie diverse domestiche
e selvatiche; es. CPV).
In questo contesto le priorità operative devono necessariamente considerare lo stato di emergenza
sanitaria che sta vivendo la popolazione di orso marsicano. Si ravvisa pertanto la necessità di adottare un
piano straordinario di sorveglianza nei confronti delle infezioni prioritarie indicate nell’analisi del rischio
(Tabella 1). Il numero dei patogeni da indagare dipenderà dalle risorse disponibili e comunque dovrebbe
considerare almeno i primi 7, ossia quelli con punteggio uguale o superiore a 3 (Brucella, Cimurro,
Parvovirus, Pseudorabbia, Leptospira, Epatite infettiva e Toxoplasma). Il piano si dovrebbe articolare in due
principali azioni, il monitoraggio e la profilassi indiretta, e prevedere l’istituzione di una banca dati comune
con flussi informativi tra tutti i principali attori coinvolti nella gestione dell’orso. Relativamente al
monitoraggio, questo prevederà un controllo attivo ed uno passivo. Il monitoraggio attivo dovrebbe
prevedere la raccolta di campioni ematici e la successiva indagine sierologica. Con riferimento ai 7 patogeni
prioritari, le specie da monitorare dovrebbero essere le seguenti:
-
Brucella abortus e melitensis: bovini, ovicaprini, cani presenti negli allevamenti ed Ungulati
selvatici;
Cimurro (CDV), parvovirus (CPV), epatite (CAV 1): cani vaganti o di proprietà (non vaccinati) presenti
negli allevamenti o nelle aree ritenute più a rischio di interazione con l’orso.
Pseudorabbia: Suini domestici e cinghiali.
Toxoplasma: bovini, ovicaprini ed Ungulati selvatici.
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80
-
Leptospira: cani e bestiame in funzione dei principali sierogruppi patogeni (es. australis,
icterohaemorragiae, pomona, etc), e Ungulati selvatici.
Il monitoraggio dovrebbe avvenire integrando le normali attività istituzionali svolte nell’ambito dei piani di
profilassi obbligatori e, nei selvatici dovrebbe considerare i capi abbattuti nelle aree in cui l’attività
venatoria è consentita (es. Zona di Protezione Esterna al parco). Sempre nell’area di studio, dovrebbe
essere anche attivato un sistema di monitoraggio passivo sugli animali selvatici, che preveda la
segnalazione da parte degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali competenti per territorio di tutti i casi di
infezione indicati nella
Tabella 1.
Nella specie canina occorrerebbe intensificare la campagna di identificazione degli individui di proprietà e
randagi con l’applicazione del microchip e l’iscrizione all’anagrafe specifica. Conseguentemente andrebbe
proposta una vaccinazione di massa nei confronti di Cimurro, Parvovirus canino, Epatite infettiva e
Leptospira (sierotipi vaccinali) in grado di coinvolgere soprattutto i cani ad elevato rischio di interazione
ecologica con l’orso marsicano (cani associati alle greggi, etc.), almeno di quelli presenti nella Core area del
PNALM.
La connessione di tutti i flussi informativi generati dal piano di sorveglianza dovrebbe poter contare
sull’istituzione di una banca dati centralizzata, fruibile da tutti gli attori coinvolti nella gestione sanitaria
dell’Orso marsicano, in particolare il Ministero della Salute, gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali e le ASL
coinvolte nell’area di studio, l’ente parco del PNALM, dei Monti Simbruini e della Riserva della Duchessa. Il
vantaggio di poter disporre di una banca dati centralizzata è legato sia ad una esigenza pratica di evitare
continui passaggi di dati che determinano frammentazione, errori e ripetizioni delle informazioni, sia alla
possibilità di gestire uniformemente ed in maniera standardizzata le informazioni sanitarie per una gestione
unica e condivisa.
L’applicazione del piano e quindi i dettagli quali-quantitativi che caratterizzano il disegno dello studio
dovrebbero contemperare le indicazioni emerse dal presente studio (relative soprattutto al
campionamento e ai test diagnostici), le risorse disponibili ed il grado di fattibilità del piano. In ultimo, ma
non in ordine di rilevanza, si ritiene indispensabile il coinvolgimento di tutte le associazioni di categoria
interessate dal piano (allevatori, veterinari, etc.) allo scopo di permettere un’applicazione il più possibile
condivisa nei tempi e modi previsti.
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81
Malattia
Presenza
prevalenza ORSO (95%CI)
prevalenza DOM (95%CI)
prevalenza SELV (95%CI)
Brucellosi
sì
9% (3%-21%)
bovino: 0,1%(0,01%-0,22%)
cervo: 7% (2%-20%)
cinghiale: 8% (2-24%)
sì
27% (17%-41%)
ND
lupo: 22% (4%-60%)
sì
sì
sì
sì
25% (15%-39%)
0% *
10% (3%-29%)
22% (13%-36%)
lupo: 67% (31%-91%)
cinghiale: 66% (13%-98%
0% (n=34)
50% (24%-76%)
Toxoplasma
sì
ND
Chlamydia
sì
38% (21%-59%)
ND
suini: 3% (2%-4%)
ND
ND
Bovino: 25% (11%-47%)
cane: 29% (5%-70%)
capra: 17% (1%-64%)
ovino: 58% (48%-67%)
bovino: 15% (9%-22%)
ovino: 47% (39%-54%)
capra: 27% (14%-46%)
Febbre Q
sì
2%-12% (0.1%-25%)
0% (capra n=4; pecora n=9)
Bluetongue
Borreliosi di Lyme
sì
?
17% (0.8%-64%)
ND
ovino: 4% (2%-7%)
ND
Tubercolosi
solo
Mycobacterium
spp.
0% (n=2)
0% (n= 3590 allevamenti)
Leishmania
Demodicosi
sì
?
0% (n=21)
ND
cane: 5% (4%-6%)
ND
Trichinella
sì
0% (n=4)
0% (n suino = 1252)
Parainfluenza canina
Clostridium botulinum
?
?
ND
ND
ND
0% (n=1)
Paratubercolosi
sì
ND
ND
Coronavirus canino
Sarcoystis
Rogna sarcoptica
Encefaliti virali
Francisella tularensis
Bacillus anthracis
Rabbia
Calicivirus
Yersinia pestis
?
?
?
?
?
?
?
?
?
0% (n=20)
ND
ND
ND
ND
ND
0% (n=32)
ND
ND
ND
ND
ND
ND
ND
ND
ND
ND
ND
Cimurro (CDV) e
Morbillivirus
Parvovirus (CPV)
Pseudorabbia
Leptospirosi
Epatite infettiva (CAV1)
cervo: 9% (2%-30%)
Lince: 100% (5%-100%)
lupo: 58% (48%-67%)
camoscio: 0.6% (0,06%-4%)
cervo: 5% (1%-15%)
Cervo: 17% (8%-31%)
Lupo: 11% (2%-38%)
cervo: 15% (10%-23%)
n tot per 4 specie = 27
capriolo: 33% (2%-88%)
cervo: 5% (1%-17%)
cinghiale: 23% (14%-36%)
tasso: 18% (6%-41%)
lupo: 19%(8%-37%)
0% (n lupo = 10)
ND
lupo: 31% (21%-44%)
martora: 40% (7%-83%)
volpe: 16% (8%-30%)
ND
ND
capriolo:50% (10%-91%)
cervo: 33% (2%-87%)
ND
ND
ND
ND
ND
ND
ND
ND
ND
Tabella 65. Presenza e prevalenza dei patogeni della tabella 1 relativamente alle popolazioni animali presenti nel
PNALM. ND = non definito per mancanza di campioni. * l’assenza di anticorpi potrebbe essere comunque giustificata
dall’elevata letalità del patogeno in questa specie.
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82
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Ripley, B. D. (1987) Stochastic Simulation. Wiley.
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83
APPENDICE A.1 – Dati sanitari bestiame IZS “G. Caporale”
Dati sanitari forniti dall’IZS dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”
Infezione
Brucella
Blue Tongue
Borrelia
Coxiella b.
Chlamidia
Leishmania
Mycobacterium spp
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Serie storica
2005-10
2008-09
2008-10
2005, 2006-09
2007
2009
2007-10
2005-10
2005-10
2005, 2006, 2008
2005, 2006, 2009-10
2005, 2009, 2010
2005, 2009, 2010
2008, 2010
2008-10
2005, 2009-10
2009
2008
2005, 2009, 2010
2005-10
2008-09
2008-09
2005,2007-09
2005, 2009
2005, 2008, 2009
2005-06, 2008-10
2005,2008-10
2010
2009
2008-09
2007-08, 2010
2009
2009-10
2008-09
2007-10
2008-10
2006-10
2007-10
2005-10
2010
2005-10
2008-09
2006-08, 2010
2008, 2010
2005-07, 2009-10
2007
2005-08
2005-10
2005, 2007, 2008
2009
2005, 2007, 2009-10
2010
2005-06, 2010
2005 -10
2008-09
2006-10
2007, 2009-10
2006
2008
2010
2008-10
Specie
bovino
camoscio
capriolo
cervo
cinghiale
lince
lupo
orso
ovi-caprini
camoscio
capriolo
cervo
cinghiale
istrice
lepre
lupo
orso
tasso
volpe
bov-ovcaprini
camoscio
capriolo
cervo
orso
camoscio
capriolo
cervo
daino
orso
capriolo
cervo
lince
lupo
camoscio
capra
capriolo
cervo
lupo
orso
pecora
bovino
camoscio
capra
capriolo
cervo
lupo
orso
pecora
bovino
cane
capra
cervo
pecora
cane
lupo
orso
lupo
cane
camoscio
capriolo
cervo
N
3590
9
4
26
1
1
12
48
4165
10
24
33
30
8
6
32
2
4
10
92
9
11
117
77
9
36
36
1
4
2
7
1
9
8
4
4
28
11
50
9
124
8
33
4
26
1
26
184
4
2
14
2
31
1946
2
31
8
1
4
2
25
P
2
0
0
0
0
0
0
11
0
0
0
2
3
0
0
0
0
0
0
13
0
0
18
9
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
6
2
6
0
18
1
9
0
3
0
10
86
0
0
3
0
1
90
0
0
0
1
0
0
0
Tipo ricerca
(ab)
(ab)
(ab)
(ab)
(ab)
(ab)
(ab)
(ab)
(ab)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ab)
(ab)
ELISA e SN (ab)
ELISA e SN (ab)
ELISA e SN (ab)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
IF (ab)
IF (ab)
IF (ab)
IF (ab)
(ab)
(ab)
(ab)
(ab)
(ab)
(ab)
(ab)
FdC (ab)
FdC (ab
FdC (ab
FdC (ab
FdC (ab
FdC (ab
FdC (ab
FdC (ab
PCR (ag)
PCR (ag)
PCR (ag)
PCR (ag)
PCR (ag)
IF (ab)
IF (ab)
PCR (ag)
PCR (ag)
PCR (ag)
(ag)
(ag)
(ag)
84
Infezione
Pseudorabbia
Toxoplasma
Trichinella
TBC
www.life-arctos.it
Serie storica
2005-10
2010
2008, 2009, 2010
2008
2006-2007, 2009-10
2008
2005, 2007-09
2005, 2010
2007, 2008
2009
2007-10
2005-10
2005-10
2010
2005-10
2005-07
2005, 2007, 2008, 2010
2005, 2009-10
2007-10
2009
2010
2010
2009
2008-10
2007
2005-10
2007-09
2010
2005-10
2009-10
2006
2005
2007
2007
2005-10
2005-10
2008
2008-10
2007-08
2010
2008
2005-10
2005, 2009-10
2005-06, 2008-10
2005-10
Specie
cinghiale
daino
istrice
lepre
lupo
orso
tasso
volpe
cinghiale
lince
lupo
suino
orso
cavallo
pecora
cane
capra
bovino
cervo
camoscio
capriolo
istrice
lince
lupo
bovino
capriolo
cavallo
cervo
cinghiale
faina
falco pellegrino
gatto selv
gheppio
gufo
lupo
martora
mulo
orso
poiana
puzzola
sparviere
suino
tasso
volpe
bovino
N
56
2
7
2
32
2
22
6
2
1
13
1326
49
1
114
7
6
24
25
1
3
1
1
7
2
3
10
1
124
3
1
2
1
1
65
5
1
4
2
1
1
1252
8
49
3590
P
14
0
0
0
6
0
4
0
2
0
0
42
0
0
66
2
1
6
2
0
0
0
1
2
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
19
2
0
0
0
0
0
0
0
8
Tipo ricerca
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
ELISA (ab)
ELISA (ab)
ELISA (ab)
(ab)
ELISA (ab)
IF (ab)
IF (ab)
IF (ab)
IF (ab)
IF (ab)
IF (ab)
IF (ab)
IF (ab)
IF (ab)
IF (ab)
IF (ab)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
85
APPENDICE A.2 – Dati sanitari bestiame IZS Lazio e Toscana
Dati sanitari forniti dall’IZS delle Regioni Lazio e Toscana
Infezione
Brucella
Blue Tongue
Chlamidia
Coxiella b
Leishmania
Leptospira
Pseudorabbia
Toxoplasma
Trichinella
Serie storica
2008-2011
2009-2011
2009-2011
2010-2011
2008-2011
2008-2009
2009-011
2010-2011
2009-2010
Specie
bovino ed ovicaprini
ovi-caprini
nd
nd
nd
nd
suidi
nd
nd
N
16510
218
10
8
15
8
40
6
4
P
0
0
0
0
2
0
2
2
1
Tipo ricerca
(ab)
(ab)
nd
nd
nd
nd
nd
nd
nd
86
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APPENDICE A.3 – Dati sanitari selvatici PNALM
Dati sanitari propri del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM)
Infezione
Brucella
Serie storica
1990-97, 2002,2008
2002, 2008
2003, 2006, 2008-2010
2007-2010
1990-92, 1995-96, 1998, 2000-2002, 2004-2009
2005-2006, 2009
2002, 2009-10
2009-10
2009-10
2000, 2002-03, 2009
2002-2008
2006, 2008-10
2008-10
2004-05
2006, 2008-10
2008-10
2007-10
1990-92, 1995-96, 1998, 2000-02, 2004-2009
2005, 2009-10
2000, 2008-10
1990-97, 2002-08
2000, 2002, 2008, 2010
2003, 2006, 2008-10
2007-10
1990-92, 1995-96, 1998, 2000-02, 2004-09
2010
1995-98, 2000-02, 2007
1990-97, 2002, 2008
2003, 2006, 2008-10
2007-10
1990-92, 1995-96, 1998, 2000-02, 2004-09
2008
2010
2006, 2008-10
2008-10
2006-09
Specie
camoscio
capriolo
cervo
lupo
orso
capriolo
cervo
cinghiale
lupo
orso
camoscio
capriolo
cervo
orso
capriolo
cervo
lupo
orso
lupo
orso
camoscio
capriolo
cervo
lupo
orso
lupo
orso
camoscio
cervo
lupo
orso
Camoscio
capriolo
cervo
lupo
orso
Esaminati
159
4
20
9
58
3
11
6
6
7
14
3
14
6
6
12
7
48
9
4
158
7
31
8
58
2
25
158
19
6
51
8
2
15
9
29
Positivi
0
0
0
0
6
0
1
0
0
0
0
0
2
1
0
0
2
15
0
0
0
0
0
5
13
0
0
0
2
0
1
0
0
0
0
3
Tipo ricerca
FdC (ab)
FdC (ab)
FdC (ab)
FdC (ab)
FdC (ab)
PCR (ag)
PCR (ag)
PCR (ag)
PCR (ag)
PCR (ag)
SN (ab)
SN (ab)
SN (ab)
SN (ab)
TC (ag)
TC (ag)
SN (ab)
SN (ab)
IFD (ag)
IFD (ag)
FdC (ab)
FdC (ab)
FdC (ab)
SN (ab)
SN (ab)
TC (ag)
IF (ab)
FDC (ab)
FDC (ab)
FDC (ab)
FDC (ab)
AGL (ab)
AGL (ab)
AGL (ab)
AGL (ab)
AGL (ab)
Lyme
2010
2010
2009-10
capriolo
cervo
lupo
1
2
5
0
0
0
IF (ab)
IF (ab)
IF (ab)
Mycobacterium spp.
2010
2002, 2009-10
2004, 2007, 2009-10
2006, 2009
2002, 2009
2007-10
1990-92, 1995-96, 1998, 2000-02, 2004-09
2005-07, 2009-10
2000, 2009-10
2007
2007-10
1990-92, 1995-96, 1998, 2000-02, 2004-09
2007-10
2005-07, 2009-10
2008-10
2008-10
capriolo
cervo
cinghiale
capriolo
cervo
lupo
orso
lupo
orso
cinghiale
lupo
orso
cinghiale
lupo
orso
lupo
1
17
8
2
3
7
54
14
4
1
7
55
6
14
4
5
1
2
1
1
1
6
14
0
0
1
0
0
0
0
0
0
(ag) PCR e BACTEC
(ag) PCR e BACTEC
(ag) PCR e BACTEC
(ag) isol e PCR
(ag) isol e PCR
(ab) SN
(ab) SN
(ag) ME e TC
(ag) ME e TC
ELISA (ab)
ELISA (ab)
ELISA (ab)
IFD (ag)
IFD (ag)
IFD (ag)
IF (ab)
Blue Tongue
Cimurro
Chlamidia
Epatite infettiva
Erlichia
Coxiella b.
Leptospira spp.
Paratubercolosi
Parvovirus canino
Pseudorabbia
Rickettsia sp..
www.life-arctos.it
87
APPENDICE A.4 – Dati sanitari selvatici P.R. Simbuini
Dati sanitari propri del Parco Regionale dei Monti Simbruini
Infezione
Cimurro
Parvovirus canino
Trichinella
Clostridium spp
Clostridium perfringens
Clostridium perfringens
Serie storica
2010-11
2003
2003, 2011
2010
2010
2010
Specie
lupo
lupo
lupo
Capriolo
Capriolo
Lupo
Esaminati
2
2
2
1
1
1
Positivi
0
0
2
1
1
1
Tipo ricerca
(ab)
(ab)
(ag)
(ag)
(ag)
(ag)
88
www.life-arctos.it
APPENDICE B – Protocollo di raccolta dati sanitari e censuari
Si allega il protocollo di raccolta dei dati sanitari e censuari elaborato per la realizzazione dell’azione A2.
89
www.life-arctos.it
90
www.life-arctos.it
91
www.life-arctos.it
92
www.life-arctos.it
93
www.life-arctos.it
94
www.life-arctos.it
95
www.life-arctos.it
96
www.life-arctos.it
97
www.life-arctos.it
98
www.life-arctos.it
99
www.life-arctos.it
100
www.life-arctos.it
101
www.life-arctos.it
102
www.life-arctos.it
103
www.life-arctos.it
104
www.life-arctos.it
105
www.life-arctos.it
106
www.life-arctos.it
107
www.life-arctos.it
108
www.life-arctos.it
109
www.life-arctos.it
110
www.life-arctos.it
APPENDICE B.1 – Calendario riunioni Azione A2
Calendario delle riunioni effettuate per la redazione, l’illustrazione e la condivisione della presente
Relazione Tecnica:
data
sede
oggetto
verbale
29/04/2011 Ministero della Salute - Roma
illustrazione Progetto e richiesta
collaborazione
no
13/05/2011 Ministero della Salute - Roma
pianificazione lavoro e sviluppo
collaborazione
si
19/01/2012 Ministero della Salute - Roma
Calendarizzazione riunioni - Tavolo
Tecnico
si
25/01/2012
Servizio Veterinario
Abruzzo - Pescara
Regione illustrazione Progetto, Relazione
Tecnica e richiesta collaborazione
si
31/01/2012
Servizio Veterinario
Molise - Campobasso
Regione illustrazione Progetto, Relazione
Tecnica e richiesta collaborazione
si
02/02/2012 Ministero della Salute - Roma
discussione bozza Relazione Tecnica
si
20/02/2012 Ministero della Salute - Roma
illustrazione Relazione Tecnica e
bozze Linee Guida
si
www.life-arctos.it
111
APPENDICE B.2 – Verbali riunioni Azione A2
Verbali delle riunioni effettuate per la redazione della Presente Relazione Tecnica:
Progetto Life Arctos- Azione A2
RIUNIONE DI COORDINAMENTO PRESSO IL MINISTERO DELLA SALUTE
(13/05/2011)
Nell’ambito delle attività previste dall’azione A2 (Valutazione del rischio sanitario legato alla presenza del bestiame domestico, dei protocolli di
monitoraggio in vigore e definizione di linee guida in collaborazione con i principali attori territoriali) del progetto Life Arctos (LIFE09 NAT/IT/000160
“Conservazione dell’orso bruno: azioni coordinate per l’areale alpino e appenninico”- ARCTOS ), e come da richiesta del Ministero della Salute,
Dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza degli alimenti Direzione Generale della sanità animale e del farmaco
veterinario, in data 13 maggio 2011 si sono riuniti presso la sede del Ministero stesso:
Luigi Ruocco, Ministero della Sanità ([email protected])
Giandomenico Di Vito, Ministero della Sanità ([email protected])
Francesco Sholl, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e Toscana
Paolo Calistri, Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e Molise ([email protected])
Daria Di Sabatino, Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e Molise ([email protected])
Leonardo Gentile, Ente Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise ([email protected])
Paolo Santini, Ente Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise ([email protected])
Massimo Fenati, Ente Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise ([email protected])
Paolo Ciucci, Dipartimento di Biologia e Biotecnologie, Sapienza Università di Roma ([email protected])
Come da precedente riunione preliminare del 29/04/2011, l’ordine del giorno della riunione odierna era chiarire gli aspetti tecnici relativi alla
richiesta di condivisione dei dati presentata dal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (PNALM) ai distretti ASL, agli IZS di zona e, per conoscenza,
al Ministero della Sanità.
In sintesi, il Ministero ha confermato il vivo interesse per l’iniziativa, intravvedendo in questa opportunità la possibilità di mettere a punto
procedure e modalità di collaborazione per lo studio ed il monitoraggio sanitario della fauna domestica ed in particolare selvatica con i parchi
nazionali e le aree protette in generale; questo percorso prevede alcuni passaggi preliminari mirati alla condivisione di protocolli comuni e al
rafforzamento di un quadro sanitario più esaustivo e completo che interessi le popolazioni di animali selvatici. L’esperienza maturata nell’ambito
del Life Arctos con il PNALM e in relazione all’orso potrebbe poi servire da esperimento e modello da esportare altrove e sui selvatici più in
generale.
Lo staff del progetto Life Arctos hanno quindi brevemente relazionato sul senso, la genesi e le fasi previste dal progetto Life, ed in particolare
dell’azione A2. È stato inoltre illustrato il lavoro preliminare sulla zootecnia svolto dalla Sapienza nell’area del PNALM, ed in particolare la sezione
relativa all’analisi del rischio sanitario relativa alle condizioni sintopiche del bestiame domestico con l’orso (Dott. M. Fenati); da questa analisi
scaturisce l’elenco di agenti patogeni di prioritario interesse per la prosecuzione dell’azione nell’ambito del Life Arctos (Azione A2) che, tra le altre
cose, è mirata all’elaborazione di linee guida per il controllo e monitoraggio sanitario eventualmente da adottare nell’areale di presenza del
plantigrado. Viene sottolineato inoltre il carattere straordinario implicito nell’eventuale rivisitazione dei piani sanitari che, dato il numero
particolarmente esiguo della popolazione residua di orso bruno marsicano, dovrebbe essere mirati ad una riduzione particolarmente efficace di
qualsiasi rischio di natura sanitaria. Le linee guida saranno ovviamente sviluppate in seno al progetto Life in sinergia ed accordo con il gruppo di
lavoro oggi presente presso il Ministero, la cui composizione, mandato e procedura decisionale saranno presto definite in ambito ministeriale.
Gli IZS concordano sull’utilità dell’operazione e si rendono collaborativi, facendo del resto notare che i dati eventualmente a disposizione sono
spesso raccolti su base accidentale e/o opportunistica, e quindi offrono scarso valore per analisi quantitative. Differente è il caso di patogeni
oggetto di piani standardizzati (es. brucellosi) , sebbene anche in questo caso il solo dato di laboratorio si reputa sia di scarsa interpretazione se non
affiancato da informazioni sulla prassi sanitaria (ASL).
Si decide comunque di procedere con i dati eventualmente disponibili, dapprima con un’analisi quali/quantitativa, se il dato strutturale risulta
essere debole, e poi eventualmente valutare in un secondo momento (anche oltre le scadenze Life Arctos) la richiesta di dati integrativi ai fini di
analisi quantitative (se possibili).
Si rimane quindi con un programma operativo che prevede:
la raccolta dei dati (come da richiesta ufficiale del PNALM) entro 2 settimane;
lo scambio, via E-mail e tra i presenti alla riunione odierna, dei dati raccolti entro il 24-25 maggio p.v. per una prima valutazione della
loro potenzialità analitica;
aggiornare la riunione, per una più puntuale e condivisa valutazione della potenzialità dei dati disponibili, in data 31 maggio p.v.
discutere ulteriormente e definire le modalità per allargare la partecipazione e la collaborazione al gruppo di cui alla riunione odierna
(es. Regioni Abruzzo, Lazio e Molise) con l’obiettivo comune di arrivare, in prima istanza, perlomeno ad una razionalizzazione e
condivisione dei protocolli di monitoraggio sanitario.
Verbale redatto da PC, LG e MF il 13/05/2011
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112
Verbale riunione presso il Ministero della salute –
Direzione Generale della sanità animale e del farmaco veterinario-ufficio II
Life Arctos – Azione A2
Roma, 19 Gennaio 2012, ore 12.00
Sono presenti alla riunione:
Nome Cognome
Dr. Andrea Maroni Ponti
Dr. Paolo Ciucci
Dr. Leonardo Gentile
Dr. Paolo Santini
Ente di appartenenza
Ministero della Salute
Università Roma
PNALM
PNALM
La riunione è stata indetta al fine di discutere il seguente ordine del giorno:
1.
aggiornare il Ministero sulla evoluzione del lavoro per la redazione della Relazione tecnica prevista nel’azione A2 del Progetto
e consegna della bozza della relazione
2.
modalità di costituzione del Tavolo Tecnico Sanitario
3.
individuare delle date di massima per l’effettuazione delle riunioni del Tavolo Tecnico Sanitario previsto nella Azione A2 di cui
il Ministero della Salute è parte integrante;
Punto 1. è stato illustrato il lavoro svolto nella relazione anche grazie alla disponibilità del Ministero e alla produzione dei dati
sanitari sul bestiame domestico messi a disposizione dagli IIZZSS del’Abruzzo e Molise e del Lazio e Toscana. Dalla Bozza della
relazione emergono delle criticità che andranno discusse nell’ambito del Tavolo Tecnico. Il Dr. Maroni Ponti ha ribadito l’interesse
della Direzione generale di sanità Animale a partecipare al Tavolo Tecnico sanitario. E’ stata consegnata al Dr. A. Maroni Ponti un
PDF della bozza della Relazione tecnica con preghiera di anticiparla ai Referenti per i due IIZZSS (D.ri Paolo Calistri e Francesco
School) in modo da poterla esaminare per tempo.
Punto 2. È stato concordato che dovranno essere parte del Tavolo Tecnico le seguenti Amministrazioni: Partner del progetto Life –
parte appenninica, Ministero della Salute - Direzione Generale della sanità animale e del farmaco veterinario-ufficio II, Centro di
referenza per la fauna selvatica IZS della Liguria, Piemonte e valle d’Aosta, Ministero per l’Ambiente e della Tutela del Territorio e
del Mare, Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ex INFS: Dr. Vittorio Guberti) Servizi Veterinari Regionali
dell’Abruzzo, Lazio e Molise, Istituti Zooprofilattici Sperimentali dell’Abruzzo e Molise e del Lazio e Toscana. E’ stato concordato che
le convocazioni delle amministrazioni sanitarie di cui sopra verranno effettuate dal Ministero della Salute. Inoltre, per quanto
riguarda i Responsabili della Sanità Animale delle seguenti Aziende Sanitarie Locali: ASL 01 Avezzano-Sulmona-Aquila Distretti di
Avezzano, Sulmona, Castel di Sangro, Azienda Sanitaria Regione Molise Distretto di Isernia, AUSL di Frosinone Distretti di Sora e
Cassino, per il PNALM, ASL RM/G per il Parco regionale dei Monti Simbruini, AUSL Rieti per la Riserva Regionale Monti della
Duchessa, le convocazioni dovranno essere effettuate o dai Servizi Veterinari Regionale o dall’Ente Parco. Per poter affrontare al
meglio le problematiche è stato deciso che per ogni amministrazione dovrà essere presente un rappresentante.
Punto 3. Sono stati individuati i seguenti periodi di massima in cui effettuare gli incontri:
1° incontro: verrà effettuato in maniera ristretta, nella prima settimana di febbraio 2012, presso la sede del Ministero della Salute,
con la partecipazione del Ministero della Salute, del PNALM e degli II.ZZ.SS dell’Abruzzo e del Molise e del Lazio e della Toscana e
dell’Università di Roma - Dipartimento di Biologia e Biotecnologie "Charles Darwin", ed ha lo scopo di illustrare lo stato biologico e
sanitario attuale dell’Orso marsicano ai rappresentanti del Ministero della Salute e di concordare le linee guida degli altri incontri
plenari;
2° incontro: plenario, nella seconda metà di febbraio 2012, presso la sede del Ministero della Salute ed ha lo scopo sia di discutere
e condividere la “Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di
presenza dell'orso”, nonché di discutere una bozza preliminare delle “Linee guida per un monitoraggio sanitario in linea con le
esigenze di tutela delle popolazioni di orso bruno”
www.life-arctos.it
113
3° incontro: plenario, verso la metà di marzo 2012, presso la sede del Ministero della Salute ed ha lo scopo di approvare,
condividere e sottoscrivere i due documenti di cui al punto precedente, previste nel Progetto Life Arctos.
Roma, 19 gennaio 2010
Letto, confermato e sottoscritto
Verbale dell’incontro presso il Servizio Veterinario della Regione Abruzzo
Life Arctos – Azione A2
Pescara, 25 Gennaio 2012, ore 10.30.00
Con nota n. 158/Segr.Terr. del 30 giugno 2011 l’assessore regionale Giuliante, competente per materia, aveva chiesto al
Componente la Giunta preposto alla Sanità veterinaria una collaborazione per realizzare, in maniera coordinata, l’Azione C2.
In considerazione dell’ormai imminente definizione delle linee guida per il monitoraggio sanitario del bestiame domestico, a cura
dell’Ente Parco nazionale d’Abruzzo, è stato chiesto un incontro con il dott. Bucciarelli, dirigente del Servizio veterinario della
Regione. All’incontro erano presenti: dott. Giuseppe Bucciarelli, dott. Gianmarco Ianni, dott. Angelo Cameli, tutti del Servizio
veterinario; dott. Annabella Pace e dott. Pasquale Casale dell’Ufficio Conservazione della natura.
La riunione inizia alle 10.30.
Viene anzitutto illustrato l’obiettivo del progetto LIFE ARCTOS e le azioni che si stanno svolgendo ad opera dei diversi partner. In
particolare s’illustra l’Azione C2 il cui svolgimento è in capo alla Regione. Si sottolinea la necessità di una collaborazione con il
Servizio competente per l’implementazione del programma di gestione sanitaria del bestiame domestico. Si comunica che sarà a
breve emanato il bando previsto per la nomina di un consulente veterinario che possa svolgere le attività previste. Inoltre, si chiede
la disponibilità anche ad intervenire agli incontri che dovranno essere attuati con le organizzazioni di categoria. Al dott. Bucciarelli
vengono consegnate una copia del progetto e una copia della relazione sulla zootecnia che, su incarico della Regione, è stata
elaborata nel 2010 dall’Università La Sapienza di Roma.
Il dott. Bucciarelli, nell’assicurare la collaborazione del proprio Servizio, esprime alcune perplessità in ordine alla possibilità di
implementare i protocolli sanitari qualora siano previste azioni e/o modalità non contemplate dalle norme vigenti, che discendono
anche da direttive europee. Il dott. Bucciarelli si chiede se sia possibile dirigere le attività verso la formazione di una guida per la
gestione sanitaria degli allevamenti ma per gli allevatori in cui siano contenute anche le misure di biosicurezza per gli allevamenti
ricompresi nelle zone protette. Sembra difficilmente praticabile una guida per i Medici Veterinari ASL che già svolgono le attività
nnel rispetto delle norme e neppure possono fare cose extra poiché la gestione dei LEA esclude la possibilità di occuparsi di attività
non ricomprese. In ogni caso la decisione del ministero potrebbe alleviare tali preoccupazioni.
Poiché l’azione a carico della Regione è immediatamente successiva alla conclusione del lavoro svolto dal Parco, si ritiene, allo
scopo di pianificare in maniera opportuna il prossimo programma , di organizzare un incontro con lo stesso parco. Alle ore 12.00
intervengono all’incontro, da loro preventivamente richiesto, il dott. Leonardo Gentile, veterinario del Parco, e il dott. Paolo
Santini. Si coglie quindi l’occasione di questa fortunata coincidenza per concertare fin da ora i prossimi adempimenti.
Il dott. Gentile comunica che sono stati concordati due incontri (a febbraio e a marzo) con il Ministero della salute, il cui
coinvolgimento consentirà di raggiungere più facilmente lo scopo dell’Azione C 2 per quanto riguarda il recepimento di eventuali
modifiche agli attuali protocolli, che riguarderanno certamente il controllo di alcune patologie attualmente non contemplate ma
molto gravi in quanto trasmissibili all’orso.
Fin qui il verbale redatto dall’Ufficio Conservazione della natura.
In considerazione della contemporaneità di una parte dell’incontro, di seguito si allega il verbale predisposto dal dott. Gentile
riferito all’incontro richiesto dall’Ente Parco.
www.life-arctos.it
114
Verbale dell’incontro presso il Servizio Veterinario della Regione Abruzzo
Life Arctos – Azione A2
Pescara, 25 Gennaio 2012, ore 12.00
Sono presenti alla riunione:
Nome Cognome
Dr. Giuseppe BUCCIARELLI
Dr. Giammarco IANNI
Dr. Angelo CAMELI
Dr. Annabella PACE
Dr. Pasquale Casale
Dr. Leonardo Gentile
Dr. Paolo Santini
Tel
335321946
3336734378
0857672725
3356769555
0862 363228
3400035992
3347276651
e-mail
[email protected]
[email protected]
[email protected]. it
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
Ente di appartenenza
Resp. Serv Vet.Regione Abruzzo
Serv vet. Regione Abruzzo
Serv vet. Regione Abruzzo
Uff. Conservaz. natura Reg. Abr.
“
“
“
“ “
PNALM
PNALM
La riunione è stata richiesta nelle vie brevi al Dr. G. Bucciarelli al fine di discutere il seguente ordine del giorno:
1.
aggiornare il Servizio Veterinario della Regione Abruzzo sulla evoluzione del lavoro per la redazione della Relazione tecnica
prevista nel’azione A2 del Progetto e consegna della bozza della relazione tecnica
2.
imminente convocazione del Tavolo Tecnico Sanitario presso il Ministero della Salute
3.
ottenere un’adesione di massima del Servizio veterinario Regionale al Progetto Life Arctos in genere e più specificamente sia
all’azione A2 “Valutazione del rischio sanitario legato alla presenza del bestiame domestico, dei protocolli di monitoraggio in
vigore e definizione di linee guida in collaborazione con i principali attori territoriali” di cui è responsabile il PNALM, sia
all’azione C2 “Implementazione del programma di gestione sanitaria del bestiame domestico” di cui è responsabile la Regione
Abruzzo (Annabella Pace).
Punto 1. è stato illustrato il lavoro svolto nella relazione anche grazie alla disponibilità del Ministero della Salute e alla produzione
dei dati sanitari sul bestiame domestico messi a disposizione dagli IIZZSS del’Abruzzo e Molise e del Lazio e Toscana. Dalla Bozza
della relazione emergono delle criticità che andranno discusse nell’ambito del Tavolo Tecnico. Il Dr. Bucciarelli ha osservato che per
l’attuazione di eventuali misure non previste attualmente dalla normativa vigente è opportuna una sue revisione e/o
aggiornamento. Comunque il Responsabile del Servizio Veterinario Regionale ha assicurato la sua partecipazione al Tavolo Tecnico
Sanitario, dove dovranno essere coinvolte anche le ASL di sua competenza. . E’ stata consegnata al Dr. G. Bucciarelli un PDF della
bozza della Relazione tecnica con preghiera di anticiparla eventualmente anche ai Responsabili delle ASL Abruzzesi, prima della
eventuale convocazione in modo da poterla esaminare per tempo. La dott.ssa Annabella Pace inoltre ha richiesto al servizio
Veterinario Regionale un impegno anche per l’attuazione della successiva azione C2 che inizierà ad aprile e dovrà attuare sul
territorio quanto individuato nelle linee guida prodotte dall’azione A2
Punto 2. Il Dr. Bucciarelli è stato messo al corrente dei precedenti contatti con Ministero della Salute - Direzione Generale della
sanità animale e del farmaco veterinario-ufficio II e dell’adesione che la Direzione Generale ha dato sia al Progetto, sia ai prodotti
specificamente sanitari previsti nel’azione A2, cioè : Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame
domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso”, e “Linee guida per un monitoraggio sanitario in linea con le esigenze di
tutela delle popolazioni di orso bruno”. In Base a questo sono stati concordati presso il Ministero della Salute, altri due incontri
(uno nella seconda metà de febbraio c.a e l’atro nella seconda metà di marzo c.a.) di discussione e condivisione dei prodotti di cui
sopra e di una approvazione e sottoscrizione degli stessi. A tali incontri del Tavolo tecnico Sanitario sono coinvolti anche il Servizio
Veterinario e le ASL della Regione Abruzzo.
Punto 3. Dopo un’attenta discussione sulle eventuali problematiche che potranno insorgere nell’attuazione eventuale di quanto
messo in evidenza nei documenti prodotti nel’Azione A2 e nella prosecuzione della stessa con l’azione C2, è stato manifestato dal
personale del Servizio Veterinario della ragione Abruzzo a partecipare fattivamente al proseguimento del Life Arctos sul territorio di
competenza.
Pescara, 25 gennaio 2010
Letto, confermato e sottoscritto
www.life-arctos.it
115
Verbale riunione presso il Servizio Veterinario della Regione Molise
Life Arctos – Azione A2
Campobasso, 31 Gennaio 2012, ore 11.00
Sono presenti alla riunione:
Nome Cognome
Dr. Mauro DI MUZIO
Dr. Pasquale PIZZUTO
Dr. Leonardo Gentile
Dr. Paolo Santini
Tel
0874424667
3351882290
0874424691
330738100
3400035992
3347276651
e-mail
[email protected]
Ente di appartenenza
Resp. Serv Vet.Regione Molise
[email protected]
Serv Vet. Regione Molise
[email protected]
[email protected]
PNALM
PNALM
La riunione è stata richiesta nelle vie brevi al Dr. M. DI MUZIO al fine di discutere il seguente ordine del giorno:
1.
aggiornare il Servizio Veterinario della Regione Molise sulla evoluzione del lavoro per la redazione della Relazione tecnica
prevista nel’azione A2 del Progetto e consegna della bozza della relazione tecnica
2.
imminente convocazione del Tavolo Tecnico Sanitario presso il Ministero della Salute
3.
ottenere un’adesione di massima del Servizio veterinario Regionale al Progetto Life Arctos in generale e più specificamente
sia all’azione A2 “Valutazione del rischio sanitario legato alla presenza del bestiame domestico, dei protocolli di monitoraggio
in vigore e definizione di linee guida in collaborazione con i principali attori territoriali” di cui è responsabile il PNALM, sia
successivamente all’azione C2 “Implementazione del programma di gestione sanitaria del bestiame domestico” di cui è
responsabile la Regione Abruzzo (Annabella Pace).
Punto 1. è stato illustrato il lavoro svolto nella relazione anche grazie alla disponibilità del Ministero della Salute e alla produzione
dei dati sanitari sul bestiame domestico messi a disposizione dagli IIZZSS del’Abruzzo e Molise e del Lazio e Toscana. Dalla Bozza
della relazione emergono delle criticità che andranno discusse nell’ambito del Tavolo Tecnico. Il Dr. DI MUZIO ha assicurato la sua
partecipazione al Tavolo Tecnico Sanitario, dove dovranno essere coinvolte anche le ASL di sua competenza. E’ stata consegnata al
Dr. M. DI MUZIO un PDF della bozza della Relazione tecnica con preghiera di anticiparla eventualmente anche ai Responsabili delle
ASL Molisane, prima della eventuale convocazione in modo da poterla esaminare per tempo.
Punto 2. Il Dr. DI MUZIO è stato messo al corrente dei precedenti contatti con Ministero della Salute - Direzione Generale della
sanità animale e del farmaco veterinario-ufficio II e dell’adesione che la Direzione Generale ha dato sia al Progetto, sia ai prodotti
specificamente sanitari previsti nel’azione A2, cioè: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame
domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso”, e “Linee guida per un monitoraggio sanitario in linea con le esigenze di
tutela delle popolazioni di orso bruno”. In Base a questo sono stati concordati presso il Ministero della Salute, altri due incontri
(uno nella seconda metà de febbraio c.a e l’atro nella seconda metà di marzo c.a.) di discussione e condivisione dei prodotti di cui
sopra e di una approvazione e sottoscrizione degli stessi. A tali incontri del Tavolo tecnico Sanitario sono coinvolti anche il Servizio
Veterinario e la ASL della Regione Molise.
Punto 3. Dopo un’attenta discussione sulle eventuali problematiche che potranno insorgere nell’attuazione eventuale di quanto
messo in evidenza nei documenti prodotti nel’Azione A2 e nella prosecuzione della stessa con l’azione C2, è stato manifestata dal
personale del Servizio Veterinario della Regione Molise la volontà di partecipare fattivamente al proseguimento del Life Arctos sul
territorio di competenza.
Campobasso, 31 gennaio 2010
Letto, confermato e sottoscritto
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Verbale riunione presso il Ministero della salute –
Direzione Generale della sanità animale e del farmaco veterinario-ufficio II
Life Arctos – Azione A2
Roma, 02 febbraio 2012, ore 12.00
Sono presenti alla riunione:
Nome Cognome
Dr. Andrea Maroni Ponti
Dr. Luigi Ruocco
Dr. Paolo Calistri
Dr. Daria Di Sabatino
Dr. Riccardo ORUSA
Dr. Goffredo Grifoni
Dr. Paolo Ciucci
Dr. Massimo Fenati
Dr. Leonardo Gentile
Dr. Paolo Santini
Ente di appartenenza
Ministero della Salute
Ministero della Salute
IZS Abruzzo e Molise
IZS Abruzzo e Molise
IZS Cermas Aosta
IZS Lazio e Toscana
Università Roma
PNALM
PNALM
PNALM
e-mail
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
La riunione è stata indetta al fine di discutere il seguente ordine del giorno:
1. Introduzione della riunione (Luigi Ruocco)
2. Il progetto LIfe ARCTOS e l'area di progetto (Gentile)
3. Stato attuale della popolazione dell’Orso (Paolo Ciucci)
4. Illustrazione relazione tecnica Status sanitario dell’Orso e bestiame (Fenati)
5. Attività e scadenze Life ARCTOS
6. Discussione: costituzione del Tavolo Tecnico Sanitario, mandato, scadenze e modalità di lavoro (su proposta dello staff
LIfe ARCTOS
Per i punti 1, 2 3,4 sono stati illustrati sia con delle apposite presentazioni che riguardavano lo stato del lavoro ad oggi, sia mediante
discussione ed interventi che sostanzialmente concordano con quanto messo in evidenza nella relazione tecnica sulle priorità
sanitarie per l’Orso marsicano e sulla strutturazione delle linee guida.
Nel punto 5 sono state ribadite le scadenze del Progetto per ciò che riguarda l’azione A2, cioè: entro il 31 marzo dovranno essere
prodotte in via definitiva sia la relazione tecnica, sia le linee guida per la gestione sanitaria dell’Orso marsicano. Tali linee guida
dovranno poi essere implementate sul territorio dalla Regione Abruzzo.
Per Il punto 6 sulla costituzione del Tavolo Tecnico, mandato, scadenze e partecipanti, il PNALM ritiene strategica la composizione
già individuata nella precedente riunione, cioè : Partner del progetto Life – parte appenninica, Ministero della Salute - Direzione
Generale della sanità animale e del farmaco veterinario-ufficio II, Centro di referenza per la fauna selvatica IZS della Liguria,
Piemonte e valle d’Aosta, Ministero per l’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Istituto Superiore per la Protezione e
Ricerca Ambientale (ex INFS: Dr. Vittorio Guberti) Servizi Veterinari Regionali dell’Abruzzo, Lazio e Molise, Istituti Zooprofilattici
Sperimentali dell’Abruzzo e Molise e del Lazio e Toscana.
I rappresentanti del Il Ministero della Salute, pur facendo presente la mancanza di risorse economiche, ribadiscono l’interesse dello
stesso, sia a partecipare sia al Tavolo tecnico, sia a coordinare eventuali monitoraggi, che dovrebbero comunque essere inseriti in
attività già previste e se è il caso, da integrare con ulteriori misure più specifiche.
Infine, è stata ribadita la calendarizzazione degli ulteriori incontri da tenersi entro il 31 marzo c.a., cioè uno plenario entro la fine di
febbraio dove verranno discussi i due documenti tecnici, cioè la versione definitiva della Relazione Tecnica e la bozza delle Linee
Guida e l’ultimo entro la fine di marzo c.a. in cui verranno condivisi, approvati e sottoscritti i due documenti.
Roma, 02 febbraio 2012
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APPENDICE C – Sintesi analisi bibliografica per Progetto Zootecnia
Vengono riassunti brevemente i risultati dell’analisi bibiografica effettuata nel progetto zootecnia (Fenati 2010) in cui
si mettono in evidenza gli effetti delle infezioni della
Tabella 1. Legenda: (d) = malattia dimostrata nell’orso; (s) = malattia dimostrata solo in specie diverse dall'orso.
Infezione
Virus
Rabbia
Pseudorabbia
Cimurro e
Morbillivirus
Epatite infettiva
(CAV1)
Parvovirus (CPV)
Parainfluenza
canina
Coronavirus
canino
Calicivirus
Bluetongue
Encefaliti virali
Batteri
Brucellosi
Leptospirosi
Specie
Sintomi
Bibliografia Orso
Ursus arctos
Ursus americanus
Ursus arctos horribilis
Ursus maritimus
Ursus arctos
Ursus americanus
Ursus arctos isabellinus
Ursus arctos middendorffi
Ursus maritimus
Ursus maritimus
Ursus arctos horribilis
Ursus arctos marsicanus
Alterazioni del SNC; prognosi infausta (d).
Tabel et al., 1974; Rausch, 1975; Loewen et al., 1990; Taylor et
al., 1991; Walroth et al., 1996; Mutinelli et al, 2001
Alterazioni respiratorie e del SNC; prognosi
infausta (d)
Schultze et al., 1986; Pirtle et al., 1986; Zanin et al., 1997;
Banks et al., 1999
Polmoniti, gastro-enteriti ed encefaliti;
prognosi potenzialmente infausta (s)
Ursus maritimus
Ursusamericanus
Ursus arctos horribilis
Ursus arctos marsicanus
Ursus arctos
Ursus arctos marsicanus
Ursus americanus
Ursus americanus
Alterazioni del SNC (encefalite), vomito,
diarrea ed ittero (epatite); prognosi
potenzialmente infausta (d)
Schonbauer e Schonbauer-Langle, 1984; Follmann et al., 1996;
Marsilio et al., 1997; Chomel et al., 1998; Dunbar et al., 1998;
Cattet et al., 2004; Tryland et al., 2005; Gentile L. comunic.
pers.
Chaddok e Carlson, 1950; Pursell et al, 1983; Collins et al.,
1984; Foreyt et al., 1986; Chomel et al., 1998; Zarnke e Evans,
1989; Dunbar et al., 1998; Gentile L. comunic. pers.
Ailuropoda melanoleuca
(Panda gigante)
Ailurus fulgens
(Panda rosso)
Ursus maritimus
Ursus americanus
Ursus americanus
Ursus arctos horribilis
Ursus americanus
Ursus arctos horribilis
Ursus arctos marsicanus
Ursus maritimus
Ursus
Ursus arctos
Ursus americanus
Tubercolosi
Ursus americanus
Paratubercolosi
Ursus arctos
Febbre Q
Ursus americanus
Ursus arctos
Ursus thibetanus
Ursus americanus
Borreliosi di
Lyme
Bacillus
anthracis
Ursus americanus
Clostridium
botulinum
Yersinia pestis
Ursus americanus
Francisella
tularensis
Ursus arctos horribilis
Ursus americanus
Clamidia
Ursus arctos
Ursus americanus
Parassiti
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Sintomi gastro-enterici acuti (vomito, diarrea e
disidratazione) ed alterazioni riproduttive;
prognosi infausta nei giovani (s)
Forma respiratoria e possibile encefalite;
prognosi raramente infausta (s)
Due forme distinte: respiratoria e digerente;
prognosi a volte letale per la forma digerente
(s/d)
Madic et al., 1993; Marsilio et al., 1997; Dunbar et al., 1998;
Gentile L. comunic. pers.
Aborto e lesioni vescicolari (s)
Aborto, ulcere buccali ed edema; prognosi
potenzialmente infausta (s)
Encefalite e febbre; prognosi potenzialmente
infausta (s)
Tryland et al., 2005
Dunbar et al., 1998
Aborto, mortalità neonatale e disturbi della
riproduzione; prognosi generalmente buona
(s)
Neiland, 1975; Binninger et al., 1980; Neiland e Miller,
1981;Zarnke e Yuill, 1981; Zarnke, 1983; Drew et al., 1992;
Colli, 1997; Chomel et al., 1998; Tryland et al., 2001; Rah et
al., 2005; Zarnke et al, 2006; Gentile L. comunic. pers.
Nefrite, Epatite (ittero), aborto ed altre
alterazioni riproduttive; prognosi
generalmente buona (s)
Asintomatica, peggioramento delle condizioni
generali, polmonite; prognosi potenzialmente
infausta (s)
Scadimento delle condizioni generali, diarrea
cronica ed emaciazione; prognosi
potenzialmente infausta se si manifestano i
sintomi (s)
Febbre, polmonite e aborto; prognosi buona
(s)
Kleinchmidt, 1967; Matula et al., 1980; Binninger et al., 1980;
Ruppaner et al., 1982; Karlovic et al., 1985 e 1990; Slavica et
al., 2008
Fox, 1923, Bruning et al 2001
Alterazioni SNC, renali e cardiache; prognosi
generalmente buona (s)
Polmoniti, lesioni cutanee, e morte
improvvisa; prognosi potenzialmente infausta
(d)
Paralisi muscolare ed alterazione del SNC;
prognosi spesso infausta (s)
Linfoadenopatia, vomito e febbre (forma
Bubbonica), polmonite, setticemia; prognosi
potenzialmente infausta (s)
Linfoadenite, polmonite; prognosi
generalmente buona nei mammiferi diversi da
roditori e lagomorfi (s)
Aborto, polmonite ed artrite; prognosi
generalmente buona (s)
Kazmierczak et al., 1988
Philippa et al., 2004
Mainka et al., 1994; Qin et al., 2007
Binninger et al., 1980; Zarnke te al., 1983; Dunbar et al., 1998;
Farajollahi et al., 2003
Kopecna et al., 2006
Binninger et al., 1980; Ruppaner et al., 1982; Madic et al.,
1993; Ejercito et al., 1993; Dunbar et al., 1998
Gates et al., 1995
Ruppanner et al., 1982
Ruppanner et al., 1982; Clover et al., 1989
Chase et al., 1980; Binninger et al., 1980; Chomel et al., 1998
Madic et al., 1993
123
Infezione
Toxoplasma
Specie
Ursus americanus
Ursus arctos
Ursus maritimus
Sintomi
Polmonite, aborto, setticemia (d) ed
alterazioni nervose; prognosi da buona ad
infausta (s)(d)
Trichinella
Ursus arctos
Ursus americanus
Ursus maritimus
Anemia, perdita di peso ed enterite; prognosi
generalmente buona (s), ma anche fatale (d)
Leishmania
Ursus arctos marcinanus
Sarcoystis
Rogna sarcoptica
Ursus arctos
Ursus americanus
Ursus maritimus
Ursus americanus
Lesioni cutanee, febbre, insufficienza renale,
linfoadenomegalia, amiotrofia; prognosi da
buona ad infausta (s)
Da asintomatico a forme di epatite necrotica
letale; prognosi da buona a infausta (d)
Demodicosi
Ursusamericanus
Lesioni cutanee (alopecia, croste,
ipercheratosi) (d); prognosi potenzialmente
infausta (s)
Da asintomatico a forme cutanee (alopecia,
dermatite, etc.); prognosi buona (d)
Bibliografia Orso
Tizard et al., 1976; Quinn et al., 1976; Burridge et al., 1979;
Binninger et al., 1980; Ruppanner et al., 1982; Briscoe et al.,
1993; Dubey et al., 1994; Chomel et al., 1995; Zarnke et al.,
1997; Nutter et al., 1998; Zarnke et al., 2000; Dubey et al.,
2004; Philippa et al., 2004; Rah et al., 2005; Sedlak e Bartova,
2006; Oksanen et al., 2009
Babbott e Day, 1968; Harbottle et al., 1971; Emson et al.,
1972; Rogers e Rogers, 1974; Rogers, 1975; Smith, 1978;
Ruppanner et al., 1982; Yamaguchi, 1991; Duffy et al., 1994;
Chomel et al., 1998; Appleyard e Gajadhar, 2000; Pozio et al.,
2001; Oivanen et al., 2002; Schellenberg et al., 2003; Rah et
al., 2005; Ancelle et al., 2005; Kanai et al., 2007; Blaga et al,
2009
Tiscar et al., 1997
Crum et al., 1978; Reman et al., 1993; Garner et al., 1997;
Dubey et al., 1998; Foreyt et al., 1999; Cheadle et al., 2002;
Dubey et al., 2007; Dubey et al., 2008b
Yunker et al., 1980; Schmitt et al., 1987
Yunker et al., 1980; Forrester et al., 1993
124
www.life-arctos.it
LIFE-NATURE
PROGETTO LIFE ARCTOS NAT/IT000160
Azione A2
Relazione tecnica sulle procedure di
controllo sanitario e status del bestiame
domestico pascolante nelle aree di
presenza dell'orso in Regione Lombardia
2 versione – maggio 2012
125
www.life-arctos.it
LIFE-NATURE
PROGETTO LIFE ARCTOS NAT/IT000160
Azione A2
Relazione tecnica sulle procedure di controllo
sanitario e status del bestiame domestico
pascolante nelle aree di presenza dell'orso in
Regione Lombardia
2 versione – maggio 2012
A cura di:
Franco Milani
Eugenio Carlini
Brunella Visaggi
Istituto Oikos srl
Con la collaborazione di:
Antonio Tagliaferri
Elisabetta Rossi
Elena Tironi
Andrea Farioli
Regione Lombardia
Indice
Normativa di riferimento nazionale ..................................................................................................... 3
Normativa di riferimento comunitaria ................................................................................................. 3
Normativa generale .......................................................................................................................... 3
Sicurezza alimentare ........................................................................................................................ 3
Controlli ufficiali dei prodotti di origine animale destinati al consumo da parte dell'uomo ....... 3
Sanità animale .................................................................................................................................. 6
Normativa Comunitaria, Nazionale e Regionale ......................................................................... 6
Descrizione delle principali malattie che vengono monitorate in regione Lombardia e che posso
essere di rilevanza per la specie orso ................................................................................................. 10
Contesto zootecnico ....................................................................................................................... 10
Brucellosi bovina bufalina ............................................................................................................. 11
Descrizione................................................................................................................................. 11
Eziologia .................................................................................................................................... 11
Patogenesi e lesioni .................................................................................................................... 11
Caratteristiche di resistenza del batterio .................................................................................... 12
Sintomatologia ........................................................................................................................... 12
Diagnosi ..................................................................................................................................... 12
Esami di laboratorio ................................................................................................................... 12
Situazione in Regione Lombardia .............................................................................................. 13
Rilevanza per l’orso ................................................................................................................... 14
TBC (Mycobacterium bovis) .......................................................................................................... 14
Descrizione................................................................................................................................. 14
Eziologia .................................................................................................................................... 14
Patogenesi e lesioni .................................................................................................................... 14
Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) ........................................................ 15
Situazione in Regione Lombardia .............................................................................................. 15
Rilevanza per L’orso .................................................................................................................. 16
Malattia di Aujeszky o pseudorabbia ............................................................................................. 16
Descrizione (Patologia) .............................................................................................................. 16
Sviluppo della malattia (Patogenesi) e lesioni ........................................................................... 16
Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) ........................................................ 16
Situazione in Regione Lombardia .............................................................................................. 16
Rilevanza per l’orso ................................................................................................................... 18
Leptospirosi .................................................................................................................................... 18
Descrizione (Patologia) .............................................................................................................. 18
Eziologia .................................................................................................................................... 18
Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) ........................................................ 18
Patogenesi e lesioni .................................................................................................................... 19
Situazione in Regione Lombardia .............................................................................................. 19
Rilevanza per l’orso ................................................................................................................... 19
Febbre Q (Coxiella burnetii) .......................................................................................................... 19
Descrizione ed Eziologia ........................................................................................................... 19
Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) ........................................................ 19
Situazione in Regione Lombardia .............................................................................................. 19
Rilevanza per l’orso ................................................................................................................... 20
Normativa di riferimento ........................................................................................................... 20
Malattie da zecche.......................................................................................................................... 20
Ciclo biologico ........................................................................................................................... 20
Malattie trasmissibili .................................................................................................................. 21
Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
Situazione in Lombardia, Progetti, Programmi ......................................................................... 22
Importanza per l’orso ................................................................................................................. 22
Valutazione del rischio per la specie orso ...................................................................................... 22
Monitoraggio Sanitario non invasivo ................................................................................................. 24
Conclusioni e suggerimenti................................................................................................................ 25
Bibliografia ........................................................................................................................................ 27
Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
Normativa di riferimento nazionale
Il regolamento di polizia veterinaria è lo strumento che dal 1954 (RPV- DPR 320 8 febbraio 1954) permette
al medico veterinario di conoscere le azioni di profilassi e eradicazione da mettere in atto nel caso di
accertamento di focolai di malattie infettive . Lo strumento viene aggiornato in modo continuo in funzione
della situazione epidemiologica nazionale e norme comunitarie. Sulla base di questo strumento il
veterinario e o detentore degli animali ha l’obbligo di segnale o denunciare alle autorità territoriali
competenti (ASL) il sospetto o presenza di malattia infettiva. A seguto di tale segnalazione la ASL
(Dipartimento di Prevenzione Veterinario) provvede ad adottare le misure necessarie a contenere, limitare,
monitorare o eradicare la malattia riscontrata. Storicamente i piani più importanti per il controllo e
l’eradicazione delle malattie infettive riguardano la brucellosi (ovi-caprina e bovina) e la TBC bovina
(tubercolosi).
Normativa di riferimento comunitaria
Normativa generale
L’importanza di tutelare il patrimonio zootecnico comunitario dalle malattie infettive più pericolose e in
grado di determinare le maggiori perdite economiche portò il Legislatore a produrre già nel 1954 il citato
RPV, uno specifico atto normativo, che nel tempo è stato doverosamente aggiornato molteplici volte. Con il
progressivo allargamento dell’Unione Europea e il rafforzamento delle sue Istituzioni, in relazione alla
continua evoluzione non solo del suo diritto primario (Trattati, Costituzione), ma anche di quello derivato
(tutto il complesso normativo Comunitario: Direttiva 82/894/CEE e 2008/650/CE) si è consolidato il
concetto che, fra gli obiettivi primari delle normative che riguardano le produzioni, ci sia sempre quello di
uniformare il più possibile i caratteri produttivi in modo da avere la migliore concorrenza all’interno
dell’Unione: per questo motivo l’applicazione dei piani di profilassi dalle malattie infettive previsti dalla UE
prevale oggi su quelli nazionali, e il recepimento dei relativi atti è divenuto obbligatorio (in Italia, per
esempio, la Direttiva sulla TBC e le sue principali modifiche sono state recepite dal D.Lgs. 196/99, integrato
successivamente da quanto previsto nel Regolamento CE 1226/2002). Per ottenere il riconoscimento
sanitario Comunitario, quindi, i piani di polizia veterinaria di ciascun Paese membro devono rispettare
quanto sancito dalla regolamentazione UE, e l’ottenimento dello status viene ufficializzato con la
pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. (Giuliani A. et al., 2005).
La tutela sanitaria del patrimonio zootecnico non può prescindere dal concetto di Sicurezza Alimentare, nel
caso specifico, la sicurezza alimentare dei prodotti di origine animale. Pertanto il quadro di riferimento
normativo generale, che origina i regolamenti e le procedure che attengono specificatamente alla sanità
animale, va ricercato le quadro legislativo che riporta i controlli ufficiali dei prodotti di origine animale
destinati al consumo da parte dell'uomo. Per chiarire tale quadro è necessario quindi preliminarmente
sintetizzare le indicazioni che emergono dal quadro legislativo inerente la Sicurezza alimentare.
Sicurezza alimentare
Controlli ufficiali dei prodotti di origine animale destinati al consumo da parte
dell'uomo
Nell’ambito della revisione della legislazione sull’igiene dei prodotti alimentari ("pacchetto igiene"),
l’Unione europea definisce un quadro comunitario per i controlli ufficiali sui prodotti di origine animale
destinati al consumo umano e stabilisce norme specifiche per le carni fresche, i molluschi bivalvi, il latte e i
prodotti lattieri.
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Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
Il "pacchetto igiene" è pertanto un insieme di atti che istituiscono regole di igiene per i prodotti alimentari.
Ciò comprende, gli atti seguenti:
• Regolamento (CE) N. 854/2004, che stabilisce norme specifiche per
l’organizzazione di controlli ufficiali sui prodotti di origine animale destinati al
consumo umano [Cfr atti modificativi;
• Regolamento (CE) N. 852/2004, che definisce gli obiettivi da raggiungere in
materia di sicurezza alimentare, lasciando agli operatori del settore
alimentare la responsabilità di adottare le misure di sicurezza da applicare
al fine di garantire l'innocuità dei prodotti alimentari;
• Regolamento (CE) N. 853/2004, che stabilisce regole specifiche di igiene per
i prodotti alimentari di origine animale, al fine di garantire un elevato livello
di sicurezza alimentare e di salute pubblica.
Inoltre, gli atti seguenti completano la legislazione comunitaria in materia di igiene dei prodotti alimentari:
• Regolamento (CE) N. 178/2002, contenente principi generali di legislazione
alimentare. Tale regolamento stabilisce le procedure relative alla sicurezza
dei prodotti alimentari e istituisce l'Autorità europea per la sicurezza
alimentare;
• Regolamento (CE) N. 882/2004, che riorganizza i controlli ufficiali dei prodotti
alimentari e degli alimenti per animali, in maniera da integrare i controlli in
corrispondenza di tutte le fasi della produzione e in tutti i settori;
• Direttiva CE 2002/99, che stabilisce le condizioni per l'immissione sul mercato
dei prodotti di origine animale e le restrizioni applicabili ai prodotti
provenienti da regioni o da paesi terzi sottoposti a restrizioni di polizia
sanitaria.
Ai fini della presente relazione, il regolamento di maggior attinenza e sostanziale è il Regolamento (CE) N.
854/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, che stabilisce norme specifiche per
l’organizzazione di controlli ufficiali sui prodotti di origine animale destinati al consumo umano [Cfr atti
modificativi], di cui si riporta una sintesi.
SINTESI
Gli stabilimenti comunitari e le importazioni sono soggetti ai controlli previsti dal presente regolamento.
Stabilimenti comunitari
Le autorità competenti concedono l'autorizzazione agli stabilimenti che rispettano i regolamenti comunitari in materia di igiene dei
prodotti alimentari.
Gli operatori del settore alimentare devono fornire all’autorità competente tutta l’assistenza richiesta nell’esecuzione del controllo,
in particolare per quanto riguarda l’accesso ai locali e la presentazione dei documenti o dei registri.
I controlli ufficiali comprendono l’audit di buone prassi di igiene e procedure basate sui principi HACCP (analisi dei rischi e controllo
dei punti critici), nonché controlli specifici le cui esigenze sono definite per settore (carni fresche, molluschi bivalvi, prodotti della
pesca, latte e prodotti lattieri).
Carni fresche
Veterinario ufficiale
Nominato e autorizzato dall'autorità competente, il veterinario ufficiale dispone di solide qualifiche professionali accertate tramite
una prova attitudinale nei settori di sua competenza. Il veterinario ufficiale svolge i seguenti compiti:
• verifica dell’applicazione permanente delle buone prassi igieniche (manutenzione della struttura e
degli impianti di produzione, igiene della produzione e del personale, formazione, trattamento dei
sottoprodotti animali non destinati al consumo umano, ecc.);
• verifica delle procedure basate sul sistema HACCP di analisi dei rischi e di controllo dei punti critici, in
particolare nei settori seguenti: conformità dei prodotti di origine animale ai criteri microbiologici,
assenza di sostanze vietate, di contaminanti, o di residui chimici a tassi eccessivi, assenza di rischi fisici
come i corpi estranei, assenza di anomalie o di alterazioni fisiopatologiche, assenza di
contaminazione.
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Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
I compiti rispettivi del veterinario ufficiale vertono sui seguenti aspetti:
• le informazioni sulla catena alimentare che forniscono dati sanitari sugli animali inviati o destinati ad
essere inviati al macello;
• le ispezioni ante mortem (tranne che per la selvaggina cacciata). Entro 24 ore dall'arrivo degli animali
al macello e prima del loro abbattimento, tutti gli animali devono essere oggetto di un'ispezione ante
mortem. Il veterinario ufficiale verifica l’esistenza di segni che indicano che il benessere degli animali è
stato compromesso o di segni di un qualsiasi stato che possa nuocere alla salute umana o animale;
• il benessere degli animali durante il trasporto e l'abbattimento;
• le ispezioni post mortem. La carcassa e le frattaglie degli animali abbattuti vengono sottoposte ad un
esame visivo nonché ad incisioni obbligatorie. Per emettere una diagnosi definitiva o determinare la
presenza di una malattia animale o di altri fattori che rendono le carni non idonee al consumo, il
veterinario ufficiale può effettuare un esame supplementare e prelevare campioni per l'analisi
scientifica in laboratorio. Devono essere prese precauzioni sufficienti per evitare qualsiasi
contaminazione al momento dell’esame;
• i materiali specifici a rischio. In conformità alla normativa comunitaria sulle encefalopatie spongiformi
trasmissibili (EST), i materiali specifici a rischio vengono rimossi, separati ed eventualmente marchiati;
• le prove di laboratorio. Il veterinario ufficiale preleva campioni per rilevare l'eventuale presenza di
zoonosi, di EST, di altre malattie o di sostanze non autorizzate;
• la bollatura sanitaria nel caso di animali da macello, di selvaggina d’allevamento e selvatica di
grosse dimensioni. In esito all'ispezione post mortem, un bollo sanitario viene impresso, con l’inchiostro
o a fuoco, sulle carni idonee al consumo. Il bollo è ovale, leggibile, indelebile, facilmente visibile per le
autorità di controllo e contiene le informazione relative, in particolare, al nome del paese di origine e
al numero di riconoscimento dell'azienda. Secondo il tipo di carne e di imballaggio, sono previste
disposizioni particolari relative alla natura e al contenuto della bollatura.
I risultati dell'ispezione vengono trascritti e incorporati nelle basi di dati specifiche. Allorquando si manifesta un problema, è
opportuno informarne il gestore dell'impianto di trasformazione delle carni, l'autorità competente e i responsabili dell'azienda di
produzione primaria. Al fine di impedire il propagarsi di un'eventuale agente infettivo, il veterinario ufficiale adotta tutte le misure e
le precauzioni necessarie, come ad esempio la chiusura dello stabilimento e/o il divieto di spostamento degli animali.
Decisioni successive ai controlli
Allorquando i controlli rivelano carenze o irregolarità, è opportuno adottare le misure necessarie. Queste comprendono:
• le decisioni riguardanti le informazioni sulla catena alimentare. Gli animali non vengono ammessi alla
macellazione destinata al consumo umano nei casi seguenti: se provengono da una regione oggetto
di restrizioni di movimento, se non sono state rispettate le prescrizioni relative ai medicinali veterinari,
se esiste un rischio per la salute umana o animale. Qualora le informazioni sugli animali fornite
dall’operatore non corrispondano alla realtà, l’autorità competente può adottare provvedimenti nei
confronti dell’operatore, ad esempio controlli supplementari a carico di quest’ultimo;
• le decisioni riguardanti gli animali vivi. Se non può esserne stabilita l’identità, gli animali devono essere
abbattuti separatamente e dichiarati non idonei al consumo umano. Lo stesso vale per gli animali
affetti da una malattia trasmissibile, che devono essere sottoposti ad un esame approfondito ante
mortem. Il veterinario ufficiale stabilisce le condizioni di macellazione degli animali nel quadro di un
regime specifico di eradicazione di malattie (EST, brucellosi, tubercolosi, salmonellosi);
• le decisioni riguardanti il benessere degli animali. Il veterinario ufficiale controlla che vengano
rispettate le norme in materia di benessere degli animali durante il trasporto e la macellazione e, se
del caso, adotta i provvedimenti correttivi necessari;
• le decisioni riguardanti le carni. Sono dichiarate non idonee al consumo tutte le carni che possono
presentare un pericolo per la salute umana. In particolare: le carni di animali non sottoposti a
un'ispezione ante mortem (ad eccezione della selvaggina cacciata), le carni provenienti da animali
le cui frattaglie non sono state sottoposte ad un'ispezione post mortem, le carni di animali morti prima
dell'abbattimento, nati morti o abortiti o macellati prima dei sette giorni di età, le carni di animali
affetti da epizoozie soggette a dichiarazione, le carni non conformi ai criteri microbiologici e di
radioattività, carni contenenti materiale specifico a rischio, residui chimici o di medicinali veterinari in
quantità eccessiva. Il veterinario può inoltre imporre prescrizioni riguardo all’utilizzazione delle carni
provenienti da animali sottoposti a macellazione d’urgenza al di fuori del macello.
Responsabilità e frequenza dei controlli
L’autorità nazionale competente garantisce un controllo ufficiale ed adeguato delle imprese di trasformazione della carne. La
natura e l'intensità dei controlli ufficiali devono essere basate su una valutazione regolare dei rischi per la salute dell'uomo e degli
animali, nonché sugli aspetti connessi al benessere degli animali. È opportuno garantire, in particolare, che almeno un veterinario
ufficiale sia presente durante le ispezioni ante e post mortem, tenendo conto di una certa flessibilità per taluni macelli o stabilimenti
di lavorazione della selvaggina.
Per svolgere i controlli ufficiali è richiesta una serie di qualifiche professionali. Il veterinario deve superare un esame organizzato
dall’autorità competente, che confermi le conoscenze dei candidati in tutti i settori relativi all’esercizio delle loro funzioni (in
particolare, la normativa nazionale e comunitaria in materia sanitaria, le buone prassi d’igiene e di allevamento, i principi HACCP, gli
aspetti pertinenti per quanto riguarda l’epidemiologia e le EST). Prima di poter lavorare autonomamente, tutti i veterinari devono
inoltre seguire una formazione pratica di 200 ore.
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Per lo svolgimento dei controlli il veterinario ufficiale può essere coadiuvato da assistenti ufficiali posti sotto la sua autorità. Gli
assistenti, i cui compiti sono chiaramente definiti, devono aver seguito una formazione preliminare (teorica per almeno 500 ore e
pratica per almeno 400 ore) verificata per mezzo di un esame che verte sull’insieme dei settori di loro competenza.
Gli Stati membri possono inoltre autorizzare il personale dei macelli di pollame e di conigli a compiere alcune attività spettanti agli
ausiliari ufficiali. Tale personale deve in tal caso aver ricevuto una formazione specifica.
Riferimenti
Atto
Regolamento (CE) n.854/2004
Data di entrata in vigore
20.5.2004
Gazzetta ufficiale
GU L 139 del 30.4.2004
Atto(i) modificatore(i)
Regolamento (CE) n.882/2004
Regolamento (CE) n.219/2009
Data di entrata in vigore
20.5.2004
20.4.2009
Gazzetta ufficiale
GU L 165 del 30.4.2004
GU L 87 del 31.3.2009
Modifica degli Allegati
Allegato I – Carni fresche
Regolamento (CE) n. 2074/2005 [Gazzetta ufficiale L 338 del
Regolamento (CE) n. 2076/2005 [Gazzetta ufficiale L 338 del
Regolamento (CE) n. 1663/2006 [Gazzetta ufficiale L 320 del
Regolamento (CE) n. 1791/2006 [Gazzetta ufficiale L 636 del
Regolamento (CE) n. 1021/2008 [Gazzetta ufficiale L 277 del
22.12.2005];
22.12.2005];
18.11.2006];
20.12.2006];
18.10.2008].
Sanità animale
Normativa Comunitaria, Nazionale e Regionale
Nella Tabella seguente si riportano le malattie infettive di animali domestici e in alcuni casi selvatici che
potenzialmente possono interessare l’orso. E’ indicata la malattia, le specie che tipicamente questa colpisce
o comunque quella per la quale è prevista una normativa sia a livello locale solitamente regionale che
nazionale. Nella stessa tabella si trova appunto anche il riferimento legislativo che norma i piani di
sorveglianza e controllo, della malattia stessa. In ultima colonna è indicata, infine, in quale strumento (RPV
= Regolamento di Polizia Veterinaria; CE = lista comunitaria che fa riferimento alla direttiva 82/894/CE poi
modificato in 650/CE del 2008). Del RPV si è già parlato, basti ricordare che si tratta dello strumento che a
livello nazionale indica e norma i comportamenti da tenere da parte del veterinario di fronte all’evidenza o
sospetto di malattie infettive del bestiame domestico. Per quanto riguarda invece le norme internazionali
che regolamentano gli aspetti diffusivi e zoonosici (che in questa sede non affrontiamo) delle malattie
infettive, esse fanno riferimento ad un organo internazionale OIE (Office International des Epizozies) Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale che ha anche stilato una lista. L’OIE si occupa
principalmente di assicurare la trasparenza sulla situazione delle malattie degli animali e in particolari sulle
zoonosi, migliorare e formare i servizi sanitari nazionali, divulgare a livello scientifico le conoscenze sulle
malattie degli animali domestici, promuovere la sicurezza nella movimentazione degli animali e dei prodotti
derivati tra gli stati membri (tra cui l’Italia). La stessa organizzazione individua due tipologie di malattie
infettive: quelle per le quali è prevista una notifica immediata entro 24 ore (ex lista A OIE) e quelle per le
quali è previsto un rapporto annuale (ex lista B OIE). A livello regionale le norme in materia di sorveglianza
e controllo delle malattie infettive posso tenere in considerazione anche della situazione epidemiologica e
del contesto zootecnico locale. Di seguito si riporta il link relativo al manuale operativo per il controllo
ufficiale, il piano delle Prevenzione veterinaria regionale per il triennio 2012-2014 con i report relativi agli
anni precedenti relativo alla sorveglianza delle malattie infettive.
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•
http://www.sanita.regione.lombardia.it/shared/ccurl/197/402/Manuale_operativo.pdf
(Manuale
operativo per il controllo ufficiale)
•
http://www.sanita.regione.lombardia.it/shared/ccurl/942/660/Piano%20Regionale%20della%20Pr
evenzione%20Veterinaria.pdf (Piano regionale della prevenzione veterinaria)
Tabella 66 – Quadro sinottico delle malattie e dei riferimenti normativi
Malattia
Brucellosi
Specie di
origine
Bovini e
Bufalini,
ovicaprini,
ungulati
selvatici
Normativa di riferimento
Decreto legislativo n 651 del 27/08/1994
Azione
Lista
prevista
Eradicazione RPV,CE
Decreto regionale 97 del 12/01/2011. Piano
di controllo e sorveglianza nei confronti
della Tubercolosi bovina, della Brucellosi
bovina e Leucosi bovina enzootica in
regione Lombardia; revoca del DDS 2825
del 15/03/2006.
Decreto 101 del 12/01/2011. Disciplina dello
spostamento degli animali per ragioni di
pascolo (alpeggio, transumanza, pascolo
vagante) in Regione Lombardia.
D.M 2/07/1992 N° 453 “Piano nazionale per
l’eradicazione della brucellosi negli
allevamenti ovini e caprini”
TBC
Bovidi,
ungulati
selvatici
D.M. 27/08/1994 N° 651 “Piano nazionale
per l’eradicazione della brucellosi negli
allevamenti bovini”
D.M 15/12/1995 N° 592 “Regolamento
concernente l’eradicazione della
tubercolosi dagli allevamenti bovini e
bufalini”
Direttiva 64/432/CEE, recepita in Italia con
D.Lgs. 196/99
Decreto regionale 97 del 12/01/2011. Piano
di controllo e sorveglianza nei confronti
della Tubercolosi bovina, Brucellosi bovina e
Leucosi enzootica bovina, in Regione
Lombardia; revoca del DDS 2825 del
15/03/2006.
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Eradicazione RPV-CE
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Malattia
Aujeszky
Specie di
origine
Suidi
domestici e
selvatici
Normativa di riferimento
D.M. l aprile 1997; “Piano di profilassi e
vaccinazione”
Azione
prevista
Controllo
Lista
RPV-CE
Decreto 30 Dicembre 2010. Modifiche ed
integrazioni al decreto 1 aprile 1997;Nota
ministeriale DGSA 3414. Chiarimenti e
modifiche al decreto 30 dicembre 2010;
Nota ministeriale DGSA 12534. Chiarimenti al
decreto 30 dicembre 2010
DDUO 10784/2011 “piano regionale di controllo
della malattia di Aujeszky”
Leptospirosi
O.M. 4 settembre 1985 N° 479(obbligo di
denuncia)
Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006
Decreto ministeriale del 15.12.1990
Febbre Q
Denuncia
obbligatoria
RPV-CE
Denuncia
obbligatoria
RPV-CE
nessuna
nessuna
nessuna
nessuna
Controllo
RPV-CE
Nessuna
RPV
Decreto ministeriale - 15.12.1990 pubblicato
su G.U. n. 6 del 8.1.1991
Parvovirosi
Cimurro
Rabbia
Cane
Mustelidi,
canidi
Tutti i
mammiferi
Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006
Nessuna
Focolaio nell’alta Valtellina 2009-2011 ma
nessun regolamento
Regolamento CE 998/2003 del 26 maggio
2003 relativo alle condizioni di polizia
sanitaria applicabili ai movimenti a
carattere non commerciale di animali da
compagnia e che modifica la direttiva
92/65/CEE del Consiglio D.M. 8 maggio
2002: istituzione centri di referenza nazionali
(Rabbia).
OM 26/11/2009 “ regolamento e misure in
relazione alla diffusione della rabbia nelle
regioni del Nord est”
DDUO 13996/2009 “Piano di sorveglianza
straordinario della rabbia”
Teniasi
Trichinella
Ovicaprini,
roditori
Suidi,
Carnivori
Nessuna
Regolamento Ce n. 2075/2005 Commissione Denuncia
del 5 dicembre 2005
obbligatoria
RPV-CE
RPV 320/54 Denuncia obbligatoria
Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006
Diphillobotrium pesci
Balysascaris
Regolamento 852/2004 e 853/2004
Nessuna
Nessuna
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Nessuna
Nessuna
RPV
nessuna
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Malattia
Epatite
infettiva
Rotavirus
Toxoplasma
Malattie da
Zecche
Specie di
origine
Normativa di riferimento
Nessuna
Nessuna
Direttiva 2003/99/EC ha reso obbligatoria
per gli Stati membri la notifica di
Toxoplasma ed altre zoonosi 90/424/EEC
Azione
prevista
Nessuna
nessuna
Nessuna
Notifica
nessuna
RPV
Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006.
D.M.S. 15.12.1990 (GU 08.01.1991): “Modalità Denuncia
di notifica di malattie infettive e diffusive”.
obbligatoria
Lista
RPV
D.M.S. 18.05.2001 n. 279: “Regolamento di
istituzione rete nazionale malattie rare e di
esenzione dalla partecipazione delle
relative prestazioni sanitarie, ai sensi
dell’art. 5 comma 1, lettera b), del Decreto
Legislativo 29 aprile 1998, n. 124”
Decr.Min.Lav.Prev.Soc.14.01.08: Elenco delle
malattie per le quali è obbligatoria la
denuncia per gli effetti dell’art.139
DPR30.06.1965 n.1124.
Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006
Carbonchio
ematico
Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006
Denuncia
obbligatoria
RPV-CE
RPV 320/54 Denuncia obbligatoria
Dermatophilus
Rogna
sarcoptica
West Nile
Disease
DDUO 3328/2012 “ Profilassi del carbonchio
ematico. Vaccinazione obbligatoria degli
animali recettivi in alcuni comuni della
provincia di Brescia”
Nessuna
RPV 320/54 Denuncia obbligatoria
Decreto ministeriale del 29 Novembre 2007.
Approvazione del Piano di sorveglianza
nazionale per la encefalomielite di tipo
West Nile (West Nile Disease);
DECRETO 15 settembre 2009 .Procedure
operative di intervento e flussi informativi
nell’ambito del Piano di sorveglianza
nazionale per la Encefalomielite di tipo West
Nile (West Nile Disease).Nota della Regione
Lombardia (H1.2009.30149 del 19/08/2009)West Nile Disease (WND) - Conferma
circolazione virale nella provincia di
Mantova
RPV 320/54 Denuncia obbligatoria
Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006
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Nessuna
Nessuna
Denuncia
RPV
obbligatoria
Sorveglianza RPV-CE
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Descrizione delle principali malattie che vengono monitorate in
regione Lombardia e che posso essere di rilevanza per la specie
orso
Contesto zootecnico
Tutti gli allevamenti di bovini, ovi caprini, suini, volatili, equini sono registrati nella Anagarfe bovina
informatizzata.
Ciascun allevamento è anche georiferito.
Avicoli
Ovi-Caprini
Suini
Equini
Cunicoli
Apistici
Cervidi
Ittici
Volatili per
richiami vivi
Altri gruppi
Totale
Bergamo
3898
342
2803
1958
2669
1702
742
57
10
26
18
14225
Brescia
4639
781
1641
1953
2194
191
775
22
44
236
12
12488
Como
1536
66
1939
854
1306
16
404
11
12
0
2
6146
Cremona
1549
220
218
576
536
33
167
2
9
40
4
3354
Lecco
991
57
1211
432
820
8
360
6
4
9
2
3900
Lodi
661
53
65
285
334
22
56
3
6
23
0
1508
Mantova
2538
596
328
872
1170
67
152
16
24
138
5
5906
Milano
27
75
42
14
181
13
40
0
0
0
1
393
Milano 1
549
52
198
167
572
19
151
8
8
11
1
1736
Milano 2
372
45
134
110
286
5
121
3
5
2
4
1087
Monza Brianza
276
41
215
133
332
4
156
7
0
2
1
1167
Pavia
1152
425
324
550
850
174
380
7
5
138
5
4010
Sondrio
2079
46
2818
428
913
10
320
5
5
0
0
6624
Vallecamonica
e Sebino
1126
14
1321
250
929
5
268
2
2
1
3
3921
Varese
909
147
1197
451
1127
93
463
12
6
42
4
4451
2.362
4.555
161
140
668
62
70.916
ASL
Bovini
Tabella 67 -Numero allevamenti zootecnici registrati in BDR/BDN.
Totale
22.302 2.960
14.454 9.033 14.219
Figura 1 - Distribuzione degli allevamenti bovini
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Brucellosi bovina bufalina
Descrizione
La brucellosi è una zoonosi causata da batteri appartenenti al genere Brucella. La sua diffusione è a livello
mondiale, ma in modo particolare nei paesi del Mediterraneo, in India, nei paesi mediorientali, nell'Asia
centrale e in America Latina. La malattia colpisce diversi tipi di animali, fra cui vacche, capre, pecore, cervi,
maiali, cavalli, roditori, lagomorfi cani e altri carnivori tra cui l’orso. Responsabili dell'infezione sono sei
specie di batteri Gram negativi appartenenti al genere Brucella: B. abortus, B. melitensis, B. suis, B. canis, B.
ovis, B. neotomae. Le prime quattro specie sono in grado di provocare malattia anche nell'uomo.
Eziologia
L'agente eziologico è un microrganismo Gram negativo di forma bacillare o coccobacillare, molto piccolo
(0,6-2,0 x 0,3-0,5 µm), asporigeno, immobile, privo di capsula. Il batterio è aerobio, con limiti di sviluppo
compresi tra 20° e 40° C e optimum a 37°C. Tuttavia bisogna ricordare che numerosi stipiti di B. abortus
(generalmente in primo isolamento) e tutti gli stipiti di B. ovis (sempre) richiedono, per la crescita, una
certa tensione di CO2(5-10%).
Patogenesi e lesioni
In condizioni naturali l'infezione avviene per via digerente (mucosa orale e tonsille, mucosa
gastrointestinale). La penetrazione del batterio può avere luogo attraverso la mucosa oculocongiuntivale o
vaginale o, più raramente respiratoria oppure attraverso soluzioni di continuo della cute. Dopo
penetrazione nell'organismo B. abortus si localizza inizialmente nei linfonodi regionali e da qui generalizza
nei tessuti dell'ospite. Attraverso il torrente circolatorio si localizza nella milza, nel fegato, nel midollo osseo
e nei linfonodi. A questo punto l'andamento dell'infezione varia a seconda che l'animale sia pubere o
impubere, gravido o non. Negli animali impuberi i batteri vengono inattivati dalla reazione immunitaria
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tuttavia gli animali rimangono del tutto recettivi nei confronti di una eventuale successiva reinfezione. Se la
prima infezione colpisce femmine gravide di non oltre 4-5 mesi, le brucelle rimangono quiescenti, a partire
dal 5° mese di gestazione però attraverso una batteriemia secondaria, raggiungono gli organi bersaglio
(placenta e feto), dove si moltiplicano intensamente. Nel caso in cui l'infezione avvenga oltre il 5° mese, si
ha batteriemia primaria con disseminazione delle brucelle nell'utero gravido e nelle altre sedi. Per quel che
riguarda le femmine puberi non gravide e in lattazione i microrganismi con la batteriemia primaria arrivano
anche nella mammella generando focolai di "micromastite".
Le lesioni più significative si riscontrano a livello placentare con membrane più o meno infiltrate e ispessite,
i cotiledoni sono ingrossati ed emorragici. A livello di invogli si evidenzia edema gelatinoso tra corion ed
allantoide. Il feto è mummificato e putrefatto e presenta fenomeni asfittici. Le lesioni a livello testicolare
sono caratterizzate da sclerosi a livello di parenchima, l'organo è ingrossato e le tuniche ispessite ed
aderenti.
Caratteristiche di resistenza del batterio
Temperatura
Il calore umido le inattiva in 3h a 55° C, in 1,5h a 60° e in 15 min a 65°C. Non
resistono alla pastorizzazione. Conservano piena vitalità per mesi e anni alle
basse temperature.
ph
ph variabile da 6,6 a 7,4
Disinfettanti
Vengono rapidamente inattivate dai più comuni disinfettanti.
Sopravvivenza
materiale
biologico
B. abortus nelle carni bovine conservate tra i 3 e 5°C, si mantiene infettante per
oltre due settimane e tale infettività raggiunge 18 mesi a temperatura di -27°C;
B.suis nella milza, nei linfonodi e nel fegato di suini naturalmente infetti,
sopravvive oltre 40gg a temperature comprese tra -10 e -40°C; in carni salate e
affumicate B. abortus può mantenersi viva e infettante per un periodo dalle 4
alle 11 settimane. Negli insaccati da consumarsi crudi la stessa B. abortus è
stata ritrovata virulenta dopo 58 gg.
Sintomatologia
Nel bovino la malattia ha decorso cronico, spesso inapparente ed è caratterizzata da aborto nelle femmine
e da processi infiammatori a livello di genitali nei maschi. L'aborto si manifesta tra il 4° e 8° mese di
gravidanza, con prevalenza tra il 6° e il 7°. I segni clinici sono di solito poco appariscenti e l'espulsione del
feto avviene senza interessare lo stato generale dell'animale. All'aborto spesso può seguire ritenzione
placentare con problemi talvolta di metrite acuta o cronica, e nella gravidanza successiva è comunque
evento raro il ripetersi di episodi abortivi.Per quel che riguarda la mastite brucellare non si hanno sintomi
particolari, se non una modica diminuzione della secrezione lattea ed alterazioni chimico-fisiche della
stessa. Nel maschio la sintomatologia è a carico di epididimo e testicoli con andamento per lo più di tipo
cronico.
Diagnosi
Le ritenzioni di placenta, gli aborti, i parti prematuri, i casi di mortinatalità la presenza di alterazioni a carico
del feto e degli invogli sono tutti elementi su cui basare una diagnosi presuntiva. Solo però gli esami di
laboratorio sono in grado di confermare l'esatta natura di questi processi morbosi.
Esami di laboratorio
Colturale: rappresenta uno dei metodi più affidabili e come materiale si utilizzano invogli fetali, latte,
tamponi, feto, tamponi vaginali, ecc.
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Prova biologica: vi si ricorre solo in particolari casi e richiede la disponibilità di materiale fresco non
eccessivamente contaminato.
Test sierologici: rappresentano la parte fondamentale per la diagnosi.
Sieroagglutinazione lenta: è il metodo più tradizionale e prevede la diluizione dei sieri per raddoppio e
l'impiego, come antigene, di una sospensione di brucelle preventivamente titolata in presenza di siero
standard internazionale.
Rose bengala test: si è affermato come metodo di screening di massa e utilizza un antigene fortemente
acido in cui le brucelle sono colorate con rosa bengala. Si effettua ponendo a contatto 0,03 ml di siero con
la stessa quantità di antigene, mescolando attentamente con bastoncino apposito e leggendo dopo 4
minuti. Le reazioni positive danno luogo a seconda della loro intensità a fenomeni d'agglutinazione appena
percettibili oppure dalla formazione di fini o grossi agglutinati di colore rosso-rosa. La fissazione del
complemento viene ritenuto fra i metodi tradizionali quello più sensibile e specifico.
Ring test: è una prova di agglutinazione in grado di svelare la presenza di anticorpi specifici nel latte di
vacche infette e trova particolare applicazione nel controllo del latte proveniente da più animali della stessa
azienda (latte di massa).
Situazione in Regione Lombardia
La Regione Lombardia è riconosciuta Ufficialmete Indenne da Brucellosi con Decisione della Commissione
2010/391/CE dati riportati in seguito sono presenti sia sul portale della Sanità di Regione Lombardia sia sul
portale dell’istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia (IZSLER), di cui si riporta, di seguito, il
riferimento.
http://www.sanita.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Page&childpagename=DG_Sanita%2FDGLayout&cid
=1213287313273&p=1213287313273&pagename=DG_SANWrapper
Tabella 68 - Dati relativi ai controlli effettuati dai Dipartimenti di Prevenzione Veterinari (DPV) in regione
Lombardia dal 2000 al 2010 e all'andamento della prevalenza e dell'incidenza della brucellosi negli allevamenti
bovini.
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Patrimonio
controllabile
16.40
3
15.49
7
15.11
1
14.52
1
14.01
9
13.45
6
12.69
1
12.50
8
12.11
6
11.58
8
11.08
3
Patrimonio
controllato
16.40
3
15.49
5
15.11
1
12.28
7
7.744
8.044
6.524
6.314
6.653
6.678
6.038
Ufficialment
e indenni
16.39
6
15.49
2
15.10
9
14.52
1
14.01
9
13.45
6
12.69
1
12.50
8
12.11
2
11.58
8
11.08
3
risultati
infetti
13
11
2
4
0
0
0
0
0
1
1
nuovi infetti
13
9
1
4
0
0
0
0
0
1
1
già infetti
0
1
1
0
0
0
0
0
0
0
0
Prevalenza
0,08
0,07
0,01
0,03
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,01
0,01
Incidenza
0,08
0,06
0,01
0,03
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,01
0,01
Figura 2 - Andamento delle positività in regione Lombardia nel decennio 2000-2010
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Rilevanza per l’orso
Fino ad oggi sono noti solo casi di positività sierologica nell’orso con siero prevalenze del 0,8-1,5 % in studi
effettuati in Nord America su grizzly (Ursus arctos horribilis) e orso nero americano (Ursus americanus) e
prevalenze fino al 5% nell’orso polare (Ursus maritimus). Infezioni sperimentali su orsi adulti e giovani
hanno portato ad avere segni clinici transitori riferibili a vomito e febbre, lesioni a rene e milza ed
eliminazione del batterio tramite urine. Può dare aborto.
TBC (Mycobacterium bovis)
Descrizione
M. bovis è responsabile di una patologia infettiva contagiosa dei bovidi e di altri mammiferi caratterizzata
da lesioni nodulari di tipo granulomatoso trasmissibile all’uomo; per tale motivo riveste notevole rilevanza
economica e sociale. L’evoluzione della malattia è solitamente cronico e azione depauperante ma in
qualche caso può assumere andamento acuto rapidamente progressivo anche in soggetti adulti o anziani.
Potenzialmente le lesioni si possono ritrovare in ogni distretto e organo ma sono maggiormente colpiti i
polmoni, la milza, i linfonodi e le sierose peritoneali e pleuriche.
Eziologia
M. bovis è un agente asporigeno, immobile privo di capsula, sottoposto a colororazione Ziehl-Neelsen
assume colorazione rossa caratteristica. Strettamente aerobio cresce con lentezza nei terreni solidi di
coltura. Non è nota una produzione di tossine batteriche o altri fattori di virulenza e viene regolarmente
inattivato dalla pasteurizzazione , M. bovis è in grado di rimanere vitale per 4 anni in terreni fortemente
contaminati e 2 dopo interramento di carcasse infette.
Patogenesi e lesioni
La patologia in seguito ad esposizione all’agente può avere un decorso lento a carattere cronico evolutivo
con coinvolgimento di tessuti differenti e disseminazione oppure una generalizzazione acuta-precoce. La
propagazione all’interno dell’organismo avviene sia per contiguità che per via linfoematogena con
interessamento dei linfonodi. Dove il micobatterio si localizza e viene inglobato dai macrofagi abbiamo una
reazione tissutale di tipo granulomatoso. All’interno dei macrofagi poi il batterio raggiunge la circolazione
sanguigna e linfatica disseminando e coinvolgendo organi differenti da quello di partenza.
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Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia)
I mammiferi sensibili a questa patologia sono molti. La trasmissione può avvenire attraverso numerose vie:
via congenita, via alimentare, via diretta respiratoria, via genitale e via cutanea. Negli animali domestici il
contagio avviene essenzialmente per frequentazione di pascoli contaminati o utilizzo di foraggi infetti,
introduzione in allevamento di animali malati o comunque infetti, contiguità con allevamenti nei quali sono
presenti animali portatori oppure attraverso personale vettore o direttamente infetto. In natura
l’importanza della via respiratoria diretta, della via alimentare e congenita sono le più importanti con le
prime due che interessano ovviamente la propagazione extraspecifica della malattia.
Situazione in Regione Lombardia
Anche nei confronti della tbc, la Regione Lombardia è riconosciuta territorio ufficialmente indenne, con
Decisione della Commissione 2010/391/CE.
Di seguito è riportata la situazione epeidemiologia nei confronti della TBC, frutto della attività di
sorveglianza e controllo dei DPV. E’ inoltre in atto un monitoraggio trans nazionale per il monitoraggio della
patologia nelle specie selvatiche cervo (Cervus elaphus) e cinghiale (Sus scrofa) nell’arco alpino (Progetto
EMIDA-era.net)
Tabella 69 - Controlli effettuati dai DPV per TBC in regione Lombardia (2000-2010)
TUBERCOLOSI
Patrimonio
controllabile
Patrimonio
controllato
(n° IDT)
Ufficialmente
indenni
Infetti
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
16.788
15.818 15.313 14.567 14.021 13.456 12.703
12.519
12.132
11.605
11.085
14.772
15.818 13.561 12.526
6.776
6.608
7.031
6.839
6.078
16.776
15.809 15.305 14.566 14.014 13.455 12.699
12.517
12.131
11.605
11.085
11
13
2
4
22
26
24
14
8.670
19
8.487
11
14
Figura 3 - Andamento di prevalenza e incidenza negli allevamenti per TBC in Lombardia (2000-2010)
Di seguito si riportano i riferimenti.
http://www.emida-era.net/
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http://www.izsler.it/izs_bs/allegati/73/Focolai2006-2010.pdf
L’Istituto è anche Centro di Referenza Nazionale per la tubercolosi bovina
http://www.izsler.it/izs_bs/s2magazine/index1.jsp?idPagina=1570
Sul sito dell’istituto è possibile visualizzare le carte epidemiologiche
http://www.izsler.it/pls/izs_bs/www.izsler.it/pls/izs_bs/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pag
ina=1824
http://www.izsvenezie.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1142:progetto-europeoemida-sulla-tubercolosi-nei-cervi-dellarco-alpino&catid=160:-brevi-dai-laboratori-&Itemid=765
Rilevanza per L’orso
Questa patologia non sembra avere un reale impatto sulla popolazione a vita libera. Neppure negli orsi
americani simpatrici ad alcune popolazioni di cervi coda bianca (Odocoileus virginianus) nei quali la
patologia è endemica. Sono invece stati riscontrati casi di tubercolosi in orsi polari in alcuni zoo (zoo
svizzero e di Francoforte- Dollinger, P., Baumgartner, R., Pagan, O. & Weschler, B. Husbandry and pathology
of polar bears (Thalarctos maritimus) in Swiss zoos European Association of Zoo and Wildlife Veterinarians
First Scientific Meeting, Rostock, Germany, May 16-18,1996.)
Malattia di Aujeszky o pseudorabbia
Descrizione (Patologia)
Malattia contagiosa del suino in altri carnivori tra cui canidi, mustelidi e ursidi da una encefalite
costantemente letale. L’agente è un virus di tipo Herpes (Suid Herpesvirus 1 – HV1).
Sviluppo della malattia (Patogenesi) e lesioni
Nelle specie diverse dal suino il virus causa una patologia il cui decorso varia da specie a specie e si presenta
nei canidi e negli ursidi come una encefalite iperacuta grave rapidamente mortale in pochi giorni i cui
sintomi dolore encefalico depressione del sensorio e un caratteristico intenso prurito.
Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia)
HV1 possiede un notevole ampiezza d’ospite anche se nelle specie differenti dal suino il virus cambia molto
il suo comportamento risultando affatto diffusivo. E’ molto stabile nei materiali biologici può risultare
infettante anche dopo alcune settimane in ambiente, nel suino l’infezione avviene infatti sia per via
indiretta che diretta. Nelle specie diverse dal suino invece la trasmissione avviene esclusivamente per via
orale. La patologia è diffusa nelle popolazioni selvatiche di cinghiale con prevalenze variabili e funzione sia
dell’area che della condizione demografica della popolazione. Nelle varie realtà Italiane si parla di
prevalenze che vanno da 0 al 9 % (Ercolini C., Ferrari A., et al., 1993) fino al 51% (Lari A., Lorenzi D., et al
2002).
Situazione in Regione Lombardia
In Tabella 5 sono riportati i risultati dei piani di monitoraggio 2008 e 2009 in Lombardia. Il monitoraggio
viene fatto contestualmente alla attività di sorveglianza nei confronti della malattia vescicolare (MVS). Dove
il cinghiale è cacciato esistono dei piani di monitoraggio anche nella specie selvatica. In passato sono state
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rilevate prevalenze nulle nella provincia di bergamo e più recentemente prevalenze del 16% in un totale di
2977 campioni esaminati provenienti da varie provincie lombarde (positivi 562), di seguito il riferimento.
http://www.izsler.it/izs_bs/allegati/695/RelazioneannualeCdRAujeszky_2009.pdf
Tabella 70 - Aziende suinicole da riproduzione controllate e positive per MA periodo gennaio-settembre in
Lombardia, suddivise per ASL
ASL
Bergamo
Brescia
Como
Cremona
Lecco
Lodi
Mantova
Milano città
Milano 1
Milano 2
Monza Brianza
Pavia
Sondrio
Valcamonica
Varese
Totale
Aziende
controllate
ciclo aperto
55
219
5
64
6
40
85
0
7
12
2
40
3
4
10
552
Aziende
positive ciclo
aperto
14
127
0
31
2
12
32
0
0
3
1
7
0
0
2
231
Aziende
controllate
ciclo chiuso
15
29
11
41
7
34
25
1
2
4
2
8
1
3
8
191
Aziende
Aziende
positive ciclo controllate
chiuso
ingrasso
1
36
19
93
2
3
30
37
1
6
19
21
14
134
0
0
0
2
2
3
0
1
2
9
0
2
0
5
0
5
90
357
Aziende positive
ingrasso
16
42
0
15
0
6
49
0
0
2
0
1
0
3
0
134
Tabella 71 - Aziende suinicole indenni per MA nel periodo gennaio-settembre 2011, suddivise per ASL
ASL
N° aziende indenni
Bergamo
Brescia
Como
Cremona
Lecco
Lodi
Mantova
Milano città
Milano 1
Milano 2
Monza Brianza
Pavia
Sondrio
Varese
Valcamonica
Totale
5
55
8
16
30
6
20
1
1
10
2
6
10
13
13
196
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Figura 4 - Andamento della sieroprevalenza aziendale per MA in Lombardia (1997- settembre 2011)
Rilevanza per l’orso
Teoricamente la patologia risulta molto pericolosa per la specie orso in quanto non è infrequente che il
plantigrado possa nutrirsi di carcasse di suidi domestici o selvatici infetti. In realtà non sono noti di decessi
di orso a vita libera ma gli unici casi di infezione riportati riguardano esemplari detenuti in giardini zoologici
e accidentalmente alimentati con carne di maiale cruda (Zanin E., et al., 1997). Questo fatto può anche
essere dovuto al fatto che la patologia è rapidamente mortale (24 ore) nella specie tanto da rendere poco
probabile rinvenire un soggetto durante la fase clinica della patologia.
Leptospirosi
Descrizione (Patologia)
La leptospirosi è una patologia causata da microrganismi chiamati leptospire che vede come organo
bersaglio il rene. La patologia decorrere in forma leggere non apparente o esitare in setticemia con
comparsa di febbre alta, ittero ed emorragie che portano a morte.
Eziologia
Le leptospire sono batteri di piccole dimensioni provviste di sottile spiralatura ed estremità ripiegate ad
uncino. Ne esistono numerose sierogruppi a loro volta suddivisi in siero varianti ognuno dei quali possiede
con tropismo positivo nei confronti di alcune specie ospite ma non assoluta specie specificità. La variante
molto comune Icterohemorragiae oltre ad essere una zoonosi è quella che presenta un maggiore spettro
d’ospite.
Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia)
Le leptospire non presentano una particolare resistenza ambientale e devono la loro diffusione alla
infettività e alla persistenza nelgli ospiti che ne divengono serbatoi eliminatori. Gli animali maggiormente
coinvolti nella propagazione della leptospirosi sono principalmente i muridi ma anche altri vertebrati
selvatici e domestici.
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Patogenesi e lesioni
Il decorso della malattia è molto variabile e può presentare andamento iperacuto, cronico o addirittura
asintomatico. Di solito è presente una febbre importante accompagnata nei casi gravi da interessamento
epatico e soprattutto renale. Il soggetto colpito oltre a debolezza e abbattimento può presentare vomito e
diarrea emorragica. La compromissione epatica porta poi all’insorgenza di ittero. Nei casi gravi in mancanza
di terapia si può arrivare al decesso quasi sempre imputabile ad insufficienza renale acuta.
Situazione in Regione Lombardia
Il Centro di Referenza Nazionale per la Leptospirosi si occupa di tenere monitorata la situazione relativa alle
leptospirosi sin dalla sua istituzione con D.M. 4 ottobre 1999, sulla base di una unità interna all'Istituto
preesistente da diversi anni; esso opera all'interno della sede centrale di Brescia dell’IZSLER.
Rilevanza per l’orso
La patologia potenzialmente è molto importante per la specie orso. Numerosi studi mostrano come l’orso
presenti siero prevalenze piuttosto importanti in ambiente naturale (fino al 40% in croazia: Slavica A., et
ali., 2010). Indagini svolte invece su animali detenuti in ecoparchi hanno mostrato che l’orso tende a non
sviluppare la forma clinica della patologia anche se può presentare quadri anatomopatologici significativi
con danni evidenti all’emuntorio renale. E’ bene dunque considerare la leptospirosi una patologia
importante per l’orso. Sierovarianti riscontrate nell’orso: Leptospira copenhageni, Leptospira mankarso,
Leptospira autumnalis, Leptospira icetrhaemorrhagiae.
Febbre Q (Coxiella burnetii)
Descrizione ed Eziologia
Infezione diffusa su scala mondiale ad evoluzione sub clinica in molte specie animali tranne che nei piccoli
ruminanti nei quali può dare broncopolmonite, oftalmite e aborto. Si tratta di un microrganismo
appartenente al gruppo delle Rickettsie (Coxiella bruneii) ma a differenza di queste non necessita di un
atropode come vettore in quanto è molto resistente nell’ambiente. L’infezione si osserva preferibilmente
negli ovicaprini cani con minore frequenza altri mammiferi tra cui equini, bovini, bufalini, gatti etc. Una
parte molto importante nell’infezione la svolgono le zecche appartenenti a molti generi tra cui
Dermacentor, Rhiphicefalus, Hyalomma, Ixodes. Esiste anche una via diretta di infezione che è tipica ad
esempio del passaggio della patologia da ovicaprino a cane e avviene nel momento in cui i cani da pastore
si nutrono delle placente o degli aborti degli animali del gregge. La patologia si presenta come una febbre
simil influenzale anche autolimitante. La batteriemia porta alla disseminazione dell’agente e al conseguente
riscontro di lesioni a livello renale, cardiaco e epatico.
Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia)
L’infezione è molto diffuso nel territorio nazionale risulta dunque endemica sia nei mammiferi domestici
(Cabassi C.S. et al., 2006) che selvatici.
Situazione in Regione Lombardia
Infezione costantemente presente in prevalenze anche importanti ( fino al 10%) tra gli ovicaprini. Mentre
nel latte bovino di 400 aziende lombarde sono state riscontrate positività del 40% (Magnino S. et al., 2009)
quale è la fonte di tali dati….?. E’ in atto un programma di monitoraggio in Regione Lombardia sulle
malattie trasmesse da zecche. Il piano di monitoraggio è stato intrapreso dall’Istituto Zooprofilattico della
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Lombardia e dell’Emilia ma fattivamente al momento è praticato nella sua completezza solo dal territorio
Emiliano.
Rilevanza per l’orso
Positività sono state rilevate negli orsi croati con prevalenze del 9% (Madic J. et al., 1993). Probabilmente
nell’adulto ha un andamento sub clinico senza ma potrebbe avere un impatto significativo in alcuni
momenti fisiologici particolari nella vita dell’orso come infanzia, gravidanza o risveglio da letargo.
Normativa di riferimento
La patologia è soggetta a denuncia obbligatoria (RPV 320/54). Anche L’ufficio internazionale delle Epizozie
(OIE) richede una notifica in caso di riscontro. Essendo anche una zoonosi possono essere richieste misure
speciali di sorveglianza (D.L. 191/06).
Malattie da zecche
Le zecche sono acari succhiatori di sangue, sono invertebrati molto resistenti e possono vivere e
sopravvivere in condizioni ambientali anche molto difficili. Hanno cicli riproduttivi molto variabili sia per
numero di passaggi su ospite che per lunghezza del ciclo (da un mese a tre anni). In alcune regioni d’Italia il
ciclo è praticamente continuo senza interruzioni invernali sebbene sia presente una alternanza di periodi di
grande attività e di relativa quiete. In genere i periodi di maggior presenza sono il primaverile (aprilemaggio) e l’autunnale (settembre-ottobre).
Le zecche preferiscono le aree boscose o quanto meno erbose, zone nelle quali possano trovare dei
microclimi caldo umidi senza troppo sole diretto; questo non impedisce loro di sopravvivere anche in zone
meno idonee.
Ciclo biologico
La zecca esce dall’uovo deposto in forma di larva che si riconosce per le dimensioni molto ridotte e per
avere solo 3, al posto di 4 arti per lato. In questa forma può vivere fino ad un anno, la muta può avvenire
solo a seguito del primo pasto ematico sul primo ospite a sangue caldo che incontra, che in genere dura 5
gg. Successivamente la larva si stacca dall’ospite e scende a terra dove può rimanervi da pochi giorni ad un
anno, muta diventando una ninfa (di dimensioni minori dell’individua adulto, ma in cui sono presenti 4 arti
per lato) in attesa del passaggio di un altro ospite.
Il ciclo appena descritto si ripete e la ninfa ricaduta a terra può trasformarsi in zecca adulta che a sua volta
riattende un passaggio per ripetere un ultimo pasto di sangue, accoppiarsi e riscendere e, nel caso si tratti
di una femmina, deporre le uova. L’esistenza di larve, ninfe e adulti giustifica l’esistenza di zecche di molti
tipi e dimensioni diverse.
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Il ciclo della zecca appena descritto insieme al fatto che non sono parassiti specie-specifici è un punto
nodale che spiega la pericolosità di questi acari e la loro efficacia come trasmettitori di malattie infettive.
Una stessa zecca prima di morire può aver fatto un pasto ematico su tre ospiti diversi appartenenti a tre
specie differenti, veicolando e movimentando in questo modo molte patologie presenti in un territorio.
Malattie trasmissibili
Paralisi da morso di zecca. E’ una paralisi progressiva, migrante-ascendente flaccida dovuta ad un abnorme
reazione dell’organismo alla “saliva” anestetica dell’acaro. La paralisi aumenta nel corso dei giorni la
propria gravità. Dapprima coinvolgendo la muscolatura nella zona di morsicatura poi salendo verso la testa.
Si notano debolezza, sonnolenza e febbre, la paralisi dei muscoli respiratori può portare a morte l’animale.
La sintomatologia scompare con la rimozione della zecca ed è quasi immediata.
Malattia di Lyme. E’ un’antropozoonosi causata da spirochete (Borrellia burgdorferi) presente in Europa e
Nord America Asia ed Africa. Dal punto di vista clinico la malattia di Lyme si presenta suddivisa in tre fasi. La
fase precoce localizzata, nei primi 30 giorni dalla puntura ed è caratterizzata dalla comparsa dell’Eritema
Migrante (EM) nella sede cutanea colpita dalla zecca; è una arrossamento che si espande lentamente fino a
formare un’ampia area tondeggiante che tende a risolvere al centro lasciando un margine periferico in
espansione centrifuga. La fase precoce disseminata, che compare dopo poche settimane e può risultare
evidente per mesi dall’infezione, è caratterizzata da dolore agli arti colpendo a volte in modo alternato
alcune articolazioni. La fase tardiva, a distanza di mesi o anni dall’infezione, è caratterizzata da alterazioni a
carico dell'apparato muscolo-scheletrico (artrite cronica), del sistema nervoso centrale e periferico
(meningite, encefalomielite, atassia cerebellare, polineuropatie sensitivo–motorie, disturbi del sonno e
comportamentali), della cute (acrodermatite cronica atrofica) e dell'apparato cardiovascolare
(miopericardite, cardiomegalia).
Ehrlichiosi. Le Ehrlichie appartengono alla famiglia delle Rickettsiacee e, come le Rickettsie, sono parassiti
intracellulari obbligati, da tempo conosciuti come agenti patogeni di interesse veterinario. L’agente
eziologico dell’ehrlichiosi è Erhrlichia spp infezione il periodo di incubazione varia da 7 a 21 giorni. Anche in
questo caso esistono varie forme: acuta, subclinica e cronica. La fase acuta dura circa 3 settimane presenta
segni clinici aspecifici febbre, depressione, emorragie aumento di volume dei linfonodi ed anemia
(rigenerativa e non). La fase subclinica è asintomatica. La fase cronica presenta alterazioni della
coagulazione petecchie emorragiche cutanee e sangue dal naso, dimagramento, pallore delle mucose,
aumento di volume dei linfonodi e debolezza.
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Piroplasmosi. Il protozoo responsabile di questa malattia è il piroplasma (Babesia spp). Il piroplasma si
introduce nei globuli rossi del cane dove subisce alcune trasformazioni e viene ingerito dalla zecca durante
il pasto di sangue. Nella zecca femmina migra addirittura a livello di uova dalle quali nasceranno migliaia di
piccole larve di zecca già infette e pronte a propagare la malattia. L'incubazione, dura da due giorni a due
settimane circa. Durante questa fase nessun piroplasma è presente nel sangue. Al termine di questa fase i
parassiti raggiungono il sangue e quasi contemporaneamente si manifestano i sintomi. Nella forma acuta
della malattia l’animale presenta una notevole ipertermia, accompagnata da stanchezza. La febbre dura 10
giorni circa. In Contemporaneamente l’animale va in contra ad una crisi anemica dovuta alla distruzione di
globuli rossi durante la riproduzione dei parassiti Lo stato generale si può aggravare evolvendo in coma e
morte. Esiste una forma cronica, che colpisce generalmente gli adulti e può seguire una fase acuta. La
febbre è meno marcata o talvolta assente e lo stato generale è globalmente buono. L'anemia è sempre
presente e ben marcata. L'evoluzione di questa forma di piroplasmosi è lenta ed esistono possibilità di
complicazioni.
Le probabilità della trasmissione di agenti patogeni per mezzo della puntura di zecche sono direttamente
proporzionali alla permanenza di queste sull’ospite (con eccezioni rappresentate dalla Febbre ricorrente da
zecche e da TBE), e sono in generale basse se la zecca rimane attaccata all’ospite per meno di 36-48 ore.
Situazione in Lombardia, Progetti, Programmi
E’ in atto un programma di monitoraggio in Regione Lombardia attuato dall’IZS LER sulle malattie trasmesse
da zecche ma al momento attivo solo nel territorio Emiliano
Importanza per l’orso
Le malattie trasmesse da zecche a causa della loro diffusione e dell’eterogenicità eziologica e dell’habitat
occupato dal vettore possono avere molta importanza sugli aspetti sanitari dell’orso che risulta molto
esposto ad eventuali infezioni.
Valutazione del rischio per la specie orso
Per la valutazione del rischio sanitario per l’orso in Lombardia dobbiamo considerare innanzitutto che non
esiste al momento una popolazione stabile per quanto ridotta. L’orso in questo periodo storico e
prevedibilmente anche nell’immediato futuro sarà presente in modo discontinuo con esemplari in
dispersione, generalmente maschi, provenienti dalla popolazione Trentina. I parametri presi in
considerazione indicati in tabella sono stati scelti ed è stato loro attribuito una valenza attraverso l’uso dei
simboli + e – (enendo conto anche della demografia della specie.
•
•
Diffusione sul territorio lombardo in domestici e selvatici: Si riferisce ai dati ottenuti in letteratura
o da fonti ufficiali messe a disposizione dagli organi deputati al monitoraggio delle malattie
infettive (D.G. Sanità Regione Lombardia, IZSLER etc). E’ stato scelto di attribuire il simbolo –
(meno) nel caso la malattia non sia presente in regione, il simbolo +/- nel caso sia presente in forma
sporadica o comunque rara, + nel caso in cui la malattia sia presente ma non diffusa, ++ nel caso in
cui la diffusione sia importante.
Probabilità di contatto: Questo parametro identifica la probabilità che l’orso possa attraverso le
tipiche e note vie di trasmissione delle varie patologie venire in contatto con l’agente eziologico.
Anche in questo caso il simbolo – riferisce una probabilità di incontro bassissima o prossima allo
zero. Sia per l’eventuale assenza dell’agente eziologico sia in relazione alle abitudini di utilizzo delle
risorse trofiche e del territorio. +/- nel caso in cui ci sia effettivamente la possibilità potenziale di un
incontro anche se remoto con l’agente eziologico e dunque di un contagio. + nel caso in cui il
contagio sia possibile. ++ nel caso di contagio probabile nel caso di incontro con l’agente eziologico.
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•
•
•
•
Ovviamente non basta prevedere l’incontro tra un organismo complesso come l’orso e un agente
infettivo per prevedere se avverrà o meno l’evento morboso, ne di che gravità sarà quest’ultimo.
Molti fattori giocano un ruolo importante che può essere determinante nell’insorgere o meno del
fatto morboso. Il parametro in esame non tiene conto di questo ma solo della possibilità di incontro
con la noxa patogena.
Letalità e gravità delle lesioni: Indica il grado di gravità dell’evento morboso(in base ai dati
disponibili in letterattura) nella specie orso. Segno – nel caso la sintomatologia risulti del tutto
inapparente, +/- in caso in cui i sintomi sono lievi e i danni ad organi e apparati nulli, + nel caso in
cui la patologia possa portare ad un impatto sull’omeostasi dell’individuo con lesioni ad organi
anche durature che possano compromettere il benessere dell’animale infettato non solo nella fase
acuta, ++ patologia che può portare a morte l’orso.
Effetti sulla dinamica di popolazione: in questo caso si intende effetti diretti e indiretti sulla
fecondità o sul tasso riproduttivo. E’ il caso di alcune patologie abortigene o che compromettono la
fertilità dei soggetti colpiti. Forse è questo, per il momento, un parametro meno interessante degli
altri per la Regione Lombardia in quanto non è presente un popolazione riproduttiva. E’ però vero
che i maschi in dispersione presenti al momento ed in futuro sul territorio regionale sono destinati
a tornare in seno alla popolazione riproduttiva trentina. Da qui la scelta di inserire anche questo
parametro nel giudizio di criticità. In questo caso si attribuisce il simbolo – alle patologie che non
hanno impatto sui tassi riproduttivi, +/- a quelle che possono in rari casi averlo, + a quelle i cui
effetti sono sovente a carico dell’apparato riproduttivo e ++ per quelle malattie i cui effetti negativi
sulla riproduzione sono caratteristici e frequenti.
Effettiva diffusione in popolazioni di orso bruno: in questo caso si è inteso in popolazioni studiate.
E’ una voce che dovrebbe rappresentare la reale diffusibilità in condizioni “normali” di una
patologia ed è ricavata dai dati forniti dalla letteratura. In questo caso il simbolo – indica che la
patologia anche dove presente nella fauna simpatrica non ha mai dato effettive sieropositività
nell’orso. +/- indica prevalenze molto basse ma rilevate, + indica prevalenze importanti, ++ indica
una morbilità elevata.
Rischio potenziale per l’Orso in Lombardia: è il risultato dei fattori che precedono e tiene conto sia
delle probabilità di contagio che della gravità della patologia. Si riferisce quindi al livello di
attenzione che va posto nei confronti di quella patologia.
In questa tabella sono riassunti i punteggi attribuiti ad ogni patologia analizzata. In Grassetto sono
evidenziate le malattie che hanno raggiunto uno score tale da farle considerare “importanti” e che
meritano dunque una grande attenzione. In Corsivo sottolineato sono evidenziate le malattie infettive che
hanno ricevuto un attribuzione di punteggio tale da renderle comunque interessanti per la specie orso nel
contesto Regionale Lombardo ma per le quali non è emersa una effettiva urgenza nell’analisi.
Malattia
Brucellosi
TBC
Aujewsky
Leptospirosi
Clamidiosi
Febbre Q
Parvovirosi
Parainfluenza I
Epatite infettiva CAV1
Cimurro/ morbillivirus
Diffusione sul territorio
lombardo in domestici
e selvatici
Probabilità
di
contatto
Letalità
e
gravità
delle
lesioni
Effetti sulla
dinamica di
popolazione
+/+/+
++
+/+
+/+
++
+
++
+
+
+
++
+
+/+
+/+
+/+
++
+
-
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Effettiva
diffusione
in
popolazioni
di orso
bruno
Rischio
potenziale
per l’orso
in
Lombardia
+/+/+
+
++
+
+/-
+/+/+
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Malattia
Diffusione sul territorio
lombardo in domestici
e selvatici
Probabilità
di
contatto
Letalità
e
gravità
delle
lesioni
Effetti sulla
dinamica di
popolazione
Coronavirus canino
Rabbia
Teniasi
Trichinella
Diphillobotrium
Balysascaris
Rotavirus
Toxoplasma
Paratubercolosi
Malattie da Zecche
Tularemia
Antracosi
Dermatophilus
Rogna
sarcoptica/demodectica
+
+/+/+/+
++
- (+/-)
+/+/-
+
+/+/+
+
+/+/+/-
+/++
+
+/+
+
+
+/+
+/-
Effettiva
diffusione
in
popolazioni
di orso
bruno
Rischio
potenziale
per l’orso
in
Lombardia
+/+/+/+/+/+/+/-
+/+/+
+/-
Monitoraggio Sanitario non invasivo
Al momento non esistono progetti di monitoraggio diretto o indiretto degli aspetti sanitari della specie
orso. Questo anche perché al momento non sono previste catture pianificate ma solo interventi, nei casi di
emergente necessita, per radiocollarare orsi dannosi o problematici. Le catture permettono tra le altre cose
di raccogliere campioni biologici per analisi sanitarie dall’animale sedato. Esiste anche un'altra possibilità. Il
cosiddetto “Metodo non-invasivo” che consiste nella raccolta di campioni biologici senza dover maneggiare
l’animale direttamente. Si deve individuare il materiale biologico che interessa e tramite alcune
metodologie raccoglierlo, collezionarlo e processarlo. Nel caso dell’orso sarebbe interessante utilizzare due
canali di raccolta già esistenti e comunque previsti nell’ambito del progetti Life ARCTOS, e cioè la raccolta di
feci e di peli. Di seguito si riportano le informazioni di tipo sanitario e non che si possono ottenere da
questo tipo di campione biologico, auspicando un futuro interessamento da parte del mondo scientifico a
questo tipo di indagine sanitaria.
Feci
Tipo di analisi possibili
Analisi inserite nel piano di
monitoraggio dell’orso
si
no
no
no
no
si
no
no
no
no
Alimentare
Parassitosi
Infestazioni Protozoi
Cortisolo basale
Titolazione basale ormone sessuale
Genetica
Titolazione delle immunoglobuline
Ricerca delle tossine batteriche-micotiche
Ricerca dei metalli pesanti
Infezioni enteriche (virali e batteriche)
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Conclusioni e suggerimenti
Le malattie potenzialmente pericolose per la specie orso note e riportate in letteratura sono numerose. Di
queste è stato deciso di prenderne in considerazione 27 di cui 4 (malattie trasmesse da zecche)
raggruppate in un capitolo unico come anche le due rogne (sarcoptica e demodectica). Alcune di queste
malattie sono presenti sul territorio regionale in modo stabile altre in modo sporadico, mentre alcune non
sono presenti. Questo è stato il primo parametro per definire il reale rischio epidemiologico per la specie
presente in Regione Lombardia. L’analisi degli altri parametri ha portato comunque ad individuare 9
malattie trasmissibili su cui appare dunque importante porre l’attenzione. Di queste quelle che possono
potenzialmente costituire un pericolo elevato per la specie orso sono:
•
•
•
•
Leptospirosi, il cui reservoir tipico sono i roditori ma è presente anche in altre specie selvatiche
(Cinghiale ad esempio) e in minor misura in quelle domestiche (Cane). E’ in atto un progetto
dell’IZSLER sul monitoraggio della patologia (Progetto di ricerca corrente 2002 su "Studio
epidemiologico sulla leptospirosi suina nella regione Lombardia" (PRC 2002 008). Unità operativa)
Secondo l’analisi condotta è una delle patologie cui prestare maggiore attenzione in funzione del
potenziale rischio di contagio per la specie orso. E’ una patologia potenzialmente, e con tutta
probabilità effettivamente, presente in molti mammiferi che l’orso consuma sia predando
attivamente che rinvenendo carcasse tra cui roditori, suini, ungulati selvatici etc. Le leptospire
inoltre si possono trovare anche in ambiente nelle pozze d’acqua stagnante o a lentissimo
scorrimento. Il monitoraggio viene effettuato in prevalenza sulle specie domestiche o in base al
sospetto sugli animali selvatici rinvenuti morti e conferiti agli IZS. La situazione epidemiologica
sembra al momento sotto controllo anche se manca un monitoraggio estensivo applicato alle
specie serbatoio che frequentano gli ambienti meno antropizzati
Cimurro/morbillivirus, presente non solo nei cani domestici non vaccinati ma anche nella volpe e
nei mustelidi. (Rilievo di focolaio epizootico di cimurro in volpi rosse (Vulpes vulpes) e tassi (Meles
meles) nell'alta e media Valtellina; Irene Bertoletti; Alessandro Bianchi; Alessia Catella). Questa
patologia insieme alla parvovirosi canina merita una maggiore attenzione da parte delle autorità
sanitarie competenti in ottica di conservazione della specie orso. Le malattie infettive provocate da
questi agenti virali infatti non sono oggetto di alcun monitoraggio. In Italia non esistono piani di
monitoraggio attivi, ma potrebbe risultare utile proporre ai veterinari liberi professionisti di
segnalare i casi accertati all’interno delle loro strutture. Stesso procedimento potrebbe essere
esteso alle strutture pubbliche di accoglienza temporanea (Canili municipali).
Pseudorabbia (morbo di Aujeszky), il cui serbatoio naturale e tipico è il suino sia domestico
(Maiale) che selvatico (Cinghiale). La patologia è stata riscontrata sporadicamente negli anni passati
negli allevamenti della Ragione e nei cinghiali prelevati a caccia. Il monitoraggio attualmente in atto
in regione sembra soddisfare l’esigenza di una sorveglianza mirata anche alla specie orso
Malattie da zecche, ovviamente importanti in questo caso sono i vettori che sono diffusi in modo
disomogeneo in funzione dei microambienti ma presenti su tutto il territorio regionale. Gli agenti
eziologici invece presentano una distribuzione più localizzata e limitata ad alcune aree. Esiste un
programma di monitoraggio attivo delle malattie trasmesse da zecche patrocinato dall’IZS LER ma
al momento attuato solo dalla regione Emilia Romagna. Appare necessario incentivare la raccolta
delle zecche e il conferimento delle stesse agli IZS regionali informando di questa possibilità gli
operatori e i tecnici faunistici e i veterinari sia di animali da reddito che di animali da compagnia.
Nella classificazione di patologie pericolose per la specie orso le altre malattie infettive hanno mostrato un
indice di rischio medio alto. Per queste non appare urgente l’attivazione di un livello di attenzione :
•
Toxoplasmosi, il diffusore tipico è il gatto ma le cisti infettanti sono anche presenti negli organi e
nei tessuti di molti altri animali domestici (Ovini e Caprini etc) e selvatici (Ungulati etc). Questa
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•
•
•
patologia di fatto non viene cercata attivamente, non vi sono dunque progetti di monitoraggio
attivi. La situazione epidemiologica nella Regione Lombardia dunque non è conosciuta e le
segnalazioni che giungono agli IZS e alle ASL derivano dalle denunce obbligatorie in caso di sospetto
clinico formulato dal veterinario aziendale e da eventuali riscontri. Non vengono invece denunciati i
casi accertati di toxoplasmosi negli animali da compagnia che quindi sfuggono completamente
all’analisi epidemiologica.
Parvovirosi, serbatoio naturale è il cane (Parvovirus canino) specie i cuccioli di importazione su cui
non è stato eseguito un regolare protocollo vaccinale e l’orso (Parvovirus orsino). In italia non
esistono piani di monitoraggio attivi, ma potrebbe risultare utile come già evidenziato nel caso del
Morbillivirus proporre ai veterinari liberi professionisti di segnalare i casi accertati all’interno delle
loro strutture. Stesso procedimento potrebbe essere esteso alle strutture pubbliche di accoglienza
temporanea (Canili municipali).
Febbre Q, molte le specie coinvolte sia domestiche (Ovini e Caprini etc) che selvatiche. In questo
caso esiste un piano Regionale di monitoraggio attivo.
Trichinella, presente nelle due forme T. spiralis e T. britovi rispettivamente presenti anche se
sporadicamente nei suidi e nei carnivori. Anche per questa parassitosi è presente un monitoraggio
Regionale sulle specie sensibili sia domestiche (maiali) che selvatiche (cinghiali e volpi).
Alla luce delle considerazioni sopra riportate appare evidente che in Regione Lombardia a fronte di una
popolazione di orsi, allo stato attuale, rappresentata da pochi animali in dispersione e quindi presenti
temporaneamente sul territorio sia già in atto un buon monitoraggio sanitario delle malattie trasmissibili di
importanza per la specie orso. Le malattie di notevole interesse per la specie orso sono di fatto tutte
monitorate o monitorabili senza eccessivi sforzi economici ma sfruttando canali di informazione già
esistenti (come per le malattie trasmesse da zecche) o coinvolgendo i veterinari dei piccoli animali e
chiedendo loro di trasmettere le informazioni agli organi deputati al controllo epidemiologico delle malattie
infettive degli animali ovvero le ASL e gli ZS Regionali. Unica patologia che risulta discostarsi da questa
situazione è la Toxoplasmosi per la quale non esistono al momento studi o programmi di monitoraggio.
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LIFE-NATURE
PROGETTO LIFE ARCTOS NAT/IT000160
Azione A2
Relazione tecnica sulle procedure di
controllo sanitario e status del bestiame
domestico pascolante nelle aree di
presenza dell'orso in Regione Lombardia
2 versione – maggio 2012
www.life-arctos.it
LIFE-NATURE
PROGETTO LIFE ARCTOS NAT/IT000160
Azione A2
Relazione tecnica sulle procedure di controllo
sanitario e status del bestiame domestico
pascolante nelle aree di presenza dell'orso in
Regione Lombardia
2 versione – maggio 2012
A cura di:
Franco Milani
Eugenio Carlini
Brunella Visaggi
Istituto Oikos srl
Con la collaborazione di:
Antonio Tagliaferri
Elisabetta Rossi
Elena Tironi
Andrea Farioli
Regione Lombardia
INDICE
NORMATIVA DI RIFERIMENTO NAZIONALE .............................................................................................................. 1 NORMATIVA DI RIFERIMENTO COMUNITARIA.......................................................................................................... 1 NORMATIVA GENERALE ........................................................................................................................................................ 1 SICUREZZA ALIMENTARE ....................................................................................................................................................... 2 Controlli ufficiali dei prodotti di origine animale destinati al consumo da parte dell'uomo ..................................... 2 SANITÀ ANIMALE................................................................................................................................................................. 5 Normativa Comunitaria, Nazionale e Regionale ....................................................................................................... 5 DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI MALATTIE CHE VENGONO MONITORATE IN REGIONE LOMBARDIA E CHE POSSO ESSERE DI RILEVANZA PER LA SPECIE ORSO .............................................................................................................. 9 CONTESTO ZOOTECNICO ....................................................................................................................................................... 9 BRUCELLOSI BOVINA BUFALINA ............................................................................................................................................ 10 Descrizione .............................................................................................................................................................. 10 Eziologia .................................................................................................................................................................. 10 Patogenesi e lesioni ................................................................................................................................................. 11 Caratteristiche di resistenza del batterio ................................................................................................................ 11 Sintomatologia ........................................................................................................................................................ 12 Diagnosi ................................................................................................................................................................... 12 Esami di laboratorio ................................................................................................................................................ 12 Situazione in Regione Lombardia ............................................................................................................................ 13 Rilevanza per l’orso ................................................................................................................................................. 14 TBC (MYCOBACTERIUM BOVIS) ........................................................................................................................................... 14 Descrizione .............................................................................................................................................................. 14 Eziologia .................................................................................................................................................................. 14 Patogenesi e lesioni ................................................................................................................................................. 14 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) ...................................................................................... 14 Situazione in Regione Lombardia ............................................................................................................................ 15 Rilevanza per L’orso ................................................................................................................................................ 16 MALATTIA DI AUJESZKY O PSEUDORABBIA .............................................................................................................................. 17 Descrizione (Patologia) ............................................................................................................................................ 17 Sviluppo della malattia (Patogenesi) e lesioni ......................................................................................................... 17 Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) ...................................................................................... 17 Situazione in Regione Lombardia ............................................................................................................................ 17 Rilevanza per l’orso ................................................................................................................................................. 19 LEPTOSPIROSI ................................................................................................................................................................... 19 Descrizione (Patologia) ............................................................................................................................................ 19 Eziologia .................................................................................................................................................................. 20 Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) ...................................................................................... 20 Patogenesi e lesioni ................................................................................................................................................. 20 Situazione in Regione Lombardia ............................................................................................................................ 20 Rilevanza per l’orso ................................................................................................................................................. 20 FEBBRE Q (COXIELLA BURNETII) ........................................................................................................................................... 21 Descrizione ed Eziologia .......................................................................................................................................... 21 Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) ...................................................................................... 21 Situazione in Regione Lombardia ............................................................................................................................ 21 Rilevanza per l’orso ................................................................................................................................................. 21 Normativa di riferimento ........................................................................................................................................ 22 MALATTIE DA ZECCHE ........................................................................................................................................................ 22 Ciclo biologico ......................................................................................................................................................... 22 Malattie trasmissibili ............................................................................................................................................... 23 2
Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
Situazione in Lombardia, Progetti, Programmi ....................................................................................................... 24 Importanza per l’orso .............................................................................................................................................. 25 VALUTAZIONE DEL RISCHIO PER LA SPECIE ORSO ....................................................................................................................... 25 MONITORAGGIO SANITARIO NON INVASIVO ......................................................................................................... 27 CONCLUSIONI E SUGGERIMENTI ............................................................................................................................ 28 BIBLIOGRAFIA ........................................................................................................................................................ 30 NORMATIVA DI RIFERIMENTO NAZIONALE
Il regolamento di polizia veterinaria è lo strumento che dal 1954 (RPV- DPR 320 8
febbraio 1954) permette al medico veterinario di conoscere le azioni di profilassi e
eradicazione da mettere in atto nel caso di accertamento di focolai di malattie
infettive . Lo strumento viene aggiornato in modo continuo in funzione della
situazione epidemiologica nazionale e norme comunitarie. Sulla base di questo
strumento il veterinario e o detentore degli animali ha l’obbligo di segnale o
denunciare alle autorità territoriali competenti (ASL) il sospetto o presenza di
malattia infettiva. A seguto di tale segnalazione la ASL (Dipartimento di
Prevenzione Veterinario) provvede ad adottare le misure necessarie a contenere,
limitare, monitorare o eradicare la malattia riscontrata. Storicamente i piani più
importanti per il controllo e l’eradicazione delle malattie infettive riguardano la
brucellosi (ovi-caprina e bovina) e la TBC bovina (tubercolosi).
NORMATIVA DI RIFERIMENTO COMUNITARIA
NORMATIVA GENERALE
L’importanza di tutelare il patrimonio zootecnico comunitario dalle malattie
infettive più pericolose e in grado di determinare le maggiori perdite economiche
portò il Legislatore a produrre già nel 1954 il citato RPV, uno specifico atto
normativo, che nel tempo è stato doverosamente aggiornato molteplici volte.
Con il progressivo allargamento dell’Unione Europea e il rafforzamento delle sue
Istituzioni, in relazione alla continua evoluzione non solo del suo diritto primario
(Trattati, Costituzione), ma anche di quello derivato (tutto il complesso normativo
Comunitario: Direttiva 82/894/CEE e 2008/650/CE) si è consolidato il concetto che,
fra gli obiettivi primari delle normative che riguardano le produzioni, ci sia sempre
quello di uniformare il più possibile i caratteri produttivi in modo da avere la
migliore concorrenza all’interno dell’Unione: per questo motivo l’applicazione dei
piani di profilassi dalle malattie infettive previsti dalla UE prevale oggi su quelli
nazionali, e il recepimento dei relativi atti è divenuto obbligatorio (in Italia, per
esempio, la Direttiva sulla TBC e le sue principali modifiche sono state recepite dal
D.Lgs. 196/99, integrato successivamente da quanto previsto nel Regolamento CE
1226/2002). Per ottenere il riconoscimento sanitario Comunitario, quindi, i piani di
polizia veterinaria di ciascun Paese membro devono rispettare quanto sancito
dalla regolamentazione UE, e l’ottenimento dello status viene ufficializzato con la
pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. (Giuliani A. et al., 2005).
La tutela sanitaria del patrimonio zootecnico non può prescindere dal concetto di
Sicurezza Alimentare, nel caso specifico, la sicurezza alimentare dei prodotti di
origine animale. Pertanto il quadro di riferimento normativo generale, che origina i
regolamenti e le procedure che attengono specificatamente alla sanità animale,
va ricercato le quadro legislativo che riporta i controlli ufficiali dei prodotti di
origine animale destinati al consumo da parte dell'uomo. Per chiarire tale quadro
1
Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
è necessario quindi preliminarmente sintetizzare le indicazioni che emergono dal
quadro legislativo inerente la Sicurezza alimentare.
SICUREZZA ALIMENTARE
Controlli ufficiali dei prodotti di origine animale destinati al consumo
da parte dell'uomo
Nell’ambito della revisione della legislazione sull’igiene dei prodotti alimentari
("pacchetto igiene"), l’Unione europea definisce un quadro comunitario per i
controlli ufficiali sui prodotti di origine animale destinati al consumo umano e
stabilisce norme specifiche per le carni fresche, i molluschi bivalvi, il latte e i
prodotti lattieri.
Il "pacchetto igiene" è pertanto un insieme di atti che istituiscono regole di igiene
per i prodotti alimentari. Ciò comprende, gli atti seguenti:
 Regolamento (CE) N. 854/2004, che stabilisce norme specifiche per
l’organizzazione di controlli ufficiali sui prodotti di origine animale destinati al
consumo umano [Cfr atti modificativi;
 Regolamento (CE) N. 852/2004, che definisce gli obiettivi da raggiungere in
materia di sicurezza alimentare, lasciando agli operatori del settore
alimentare la responsabilità di adottare le misure di sicurezza da applicare
al fine di garantire l'innocuità dei prodotti alimentari;
 Regolamento (CE) N. 853/2004, che stabilisce regole specifiche di igiene per
i prodotti alimentari di origine animale, al fine di garantire un elevato livello
di sicurezza alimentare e di salute pubblica.
Inoltre, gli atti seguenti completano la legislazione comunitaria in materia di igiene
dei prodotti alimentari:
 Regolamento (CE) N. 178/2002, contenente principi generali di legislazione
alimentare. Tale regolamento stabilisce le procedure relative alla sicurezza
dei prodotti alimentari e istituisce l'Autorità europea per la sicurezza
alimentare;
 Regolamento (CE) N. 882/2004, che riorganizza i controlli ufficiali dei prodotti
alimentari e degli alimenti per animali, in maniera da integrare i controlli in
corrispondenza di tutte le fasi della produzione e in tutti i settori;
 Direttiva CE 2002/99, che stabilisce le condizioni per l'immissione sul mercato
dei prodotti di origine animale e le restrizioni applicabili ai prodotti
provenienti da regioni o da paesi terzi sottoposti a restrizioni di polizia
sanitaria.
Ai fini della presente relazione, il regolamento di maggior attinenza e sostanziale è
il Regolamento (CE) N. 854/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 29
aprile 2004, che stabilisce norme specifiche per l’organizzazione di controlli ufficiali
2
Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico
pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia
sui prodotti di origine animale destinati al consumo umano [Cfr atti modificativi], di
cui si riporta una sintesi.
SINTESI
Gli stabilimenti comunitari e le importazioni sono soggetti ai controlli previsti dal presente regolamento.
Stabilimenti comunitari
Le autorità competenti concedono l'autorizzazione agli stabilimenti che rispettano i regolamenti comunitari in
materia di igiene dei prodotti alimentari.
Gli operatori del settore alimentare devono fornire all’autorità competente tutta l’assistenza richiesta
nell’esecuzione del controllo, in particolare per quanto riguarda l’accesso ai locali e la presentazione dei
documenti o dei registri.
I controlli ufficiali comprendono l’audit di buone prassi di igiene e procedure basate sui principi HACCP (analisi
dei rischi e controllo dei punti critici), nonché controlli specifici le cui esigenze sono definite per settore (carni
fresche, molluschi bivalvi, prodotti della pesca, latte e prodotti lattieri).
Carni fresche
Veterinario ufficiale
Nominato e autorizzato dall'autorità competente, il veterinario ufficiale dispone di solide qualifiche
professionali accertate tramite una prova attitudinale nei settori di sua competenza. Il veterinario ufficiale
svolge i seguenti compiti:
 verifica dell’applicazione permanente delle buone prassi igieniche (manutenzione della struttura e
degli impianti di produzione, igiene della produzione e del personale, formazione, trattamento dei
sottoprodotti animali non destinati al consumo umano, ecc.);
 verifica delle procedure basate sul sistema HACCP di analisi dei rischi e di controllo dei punti critici, in
particolare nei settori seguenti: conformità dei prodotti di origine animale ai criteri microbiologici,
assenza di sostanze vietate, di contaminanti, o di residui chimici a tassi eccessivi, assenza di rischi fisici
come i corpi estranei, assenza di anomalie o di alterazioni fisiopatologiche, assenza di
contaminazione.
I compiti rispettivi del veterinario ufficiale vertono sui seguenti aspetti:
 le informazioni sulla catena alimentare che forniscono dati sanitari sugli animali inviati o destinati ad
essere inviati al macello;
 le ispezioni ante mortem (tranne che per la selvaggina cacciata). Entro 24 ore dall'arrivo degli animali
al macello e prima del loro abbattimento, tutti gli animali devono essere oggetto di un'ispezione ante
mortem. Il veterinario ufficiale verifica l’esistenza di segni che indicano che il benessere degli animali è
stato compromesso o di segni di un qualsiasi stato che possa nuocere alla salute umana o animale;
 il benessere degli animali durante il trasporto e l'abbattimento;
 le ispezioni post mortem. La carcassa e le frattaglie degli animali abbattuti vengono sottoposte ad un
esame visivo nonché ad incisioni obbligatorie. Per emettere una diagnosi definitiva o determinare la
presenza di una malattia animale o di altri fattori che rendono le carni non idonee al consumo, il
veterinario ufficiale può effettuare un esame supplementare e prelevare campioni per l'analisi
scientifica in laboratorio. Devono essere prese precauzioni sufficienti per evitare qualsiasi
contaminazione al momento dell’esame;
 i materiali specifici a rischio. In conformità alla normativa comunitaria sulle encefalopatie spongiformi
trasmissibili (EST), i materiali specifici a rischio vengono rimossi, separati ed eventualmente marchiati;
 le prove di laboratorio. Il veterinario ufficiale preleva campioni per rilevare l'eventuale presenza di
zoonosi, di EST, di altre malattie o di sostanze non autorizzate;
 la bollatura sanitaria nel caso di animali da macello, di selvaggina d’allevamento e selvatica di
grosse dimensioni. In esito all'ispezione post mortem, un bollo sanitario viene impresso, con l’inchiostro
o a fuoco, sulle carni idonee al consumo. Il bollo è ovale, leggibile, indelebile, facilmente visibile per le
autorità di controllo e contiene le informazione relative, in particolare, al nome del paese di origine e
al numero di riconoscimento dell'azienda. Secondo il tipo di carne e di imballaggio, sono previste
disposizioni particolari relative alla natura e al contenuto della bollatura.
I risultati dell'ispezione vengono trascritti e incorporati nelle basi di dati specifiche. Allorquando si manifesta un
problema, è opportuno informarne il gestore dell'impianto di trasformazione delle carni, l'autorità competente
e i responsabili dell'azienda di produzione primaria. Al fine di impedire il propagarsi di un'eventuale agente
infettivo, il veterinario ufficiale adotta tutte le misure e le precauzioni necessarie, come ad esempio la chiusura
dello stabilimento e/o il divieto di spostamento degli animali.
Decisioni successive ai controlli
Allorquando i controlli rivelano carenze o irregolarità, è opportuno adottare le misure necessarie. Queste
comprendono:
 le decisioni riguardanti le informazioni sulla catena alimentare. Gli animali non vengono ammessi alla
macellazione destinata al consumo umano nei casi seguenti: se provengono da una regione oggetto
di restrizioni di movimento, se non sono state rispettate le prescrizioni relative ai medicinali veterinari,
se esiste un rischio per la salute umana o animale. Qualora le informazioni sugli animali fornite
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Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
dall’operatore non corrispondano alla realtà, l’autorità competente può adottare provvedimenti nei
confronti dell’operatore, ad esempio controlli supplementari a carico di quest’ultimo;
 le decisioni riguardanti gli animali vivi. Se non può esserne stabilita l’identità, gli animali devono essere
abbattuti separatamente e dichiarati non idonei al consumo umano. Lo stesso vale per gli animali
affetti da una malattia trasmissibile, che devono essere sottoposti ad un esame approfondito ante
mortem. Il veterinario ufficiale stabilisce le condizioni di macellazione degli animali nel quadro di un
regime specifico di eradicazione di malattie (EST, brucellosi, tubercolosi, salmonellosi);
 le decisioni riguardanti il benessere degli animali. Il veterinario ufficiale controlla che vengano
rispettate le norme in materia di benessere degli animali durante il trasporto e la macellazione e, se
del caso, adotta i provvedimenti correttivi necessari;
 le decisioni riguardanti le carni. Sono dichiarate non idonee al consumo tutte le carni che possono
presentare un pericolo per la salute umana. In particolare: le carni di animali non sottoposti a
un'ispezione ante mortem (ad eccezione della selvaggina cacciata), le carni provenienti da animali
le cui frattaglie non sono state sottoposte ad un'ispezione post mortem, le carni di animali morti prima
dell'abbattimento, nati morti o abortiti o macellati prima dei sette giorni di età, le carni di animali
affetti da epizoozie soggette a dichiarazione, le carni non conformi ai criteri microbiologici e di
radioattività, carni contenenti materiale specifico a rischio, residui chimici o di medicinali veterinari in
quantità eccessiva. Il veterinario può inoltre imporre prescrizioni riguardo all’utilizzazione delle carni
provenienti da animali sottoposti a macellazione d’urgenza al di fuori del macello.
Responsabilità e frequenza dei controlli
L’autorità nazionale competente garantisce un controllo ufficiale ed adeguato delle imprese di
trasformazione della carne. La natura e l'intensità dei controlli ufficiali devono essere basate su una
valutazione regolare dei rischi per la salute dell'uomo e degli animali, nonché sugli aspetti connessi al
benessere degli animali. È opportuno garantire, in particolare, che almeno un veterinario ufficiale sia presente
durante le ispezioni ante e post mortem, tenendo conto di una certa flessibilità per taluni macelli o stabilimenti
di lavorazione della selvaggina.
Per svolgere i controlli ufficiali è richiesta una serie di qualifiche professionali. Il veterinario deve superare un
esame organizzato dall’autorità competente, che confermi le conoscenze dei candidati in tutti i settori relativi
all’esercizio delle loro funzioni (in particolare, la normativa nazionale e comunitaria in materia sanitaria, le
buone prassi d’igiene e di allevamento, i principi HACCP, gli aspetti pertinenti per quanto riguarda
l’epidemiologia e le EST). Prima di poter lavorare autonomamente, tutti i veterinari devono inoltre seguire una
formazione pratica di 200 ore.
Per lo svolgimento dei controlli il veterinario ufficiale può essere coadiuvato da assistenti ufficiali posti sotto la
sua autorità. Gli assistenti, i cui compiti sono chiaramente definiti, devono aver seguito una formazione
preliminare (teorica per almeno 500 ore e pratica per almeno 400 ore) verificata per mezzo di un esame che
verte sull’insieme dei settori di loro competenza.
Gli Stati membri possono inoltre autorizzare il personale dei macelli di pollame e di conigli a compiere alcune
attività spettanti agli ausiliari ufficiali. Tale personale deve in tal caso aver ricevuto una formazione specifica.
Riferimenti
Atto
Regolamento (CE) n.854/2004
Data di entrata in vigore
20.5.2004
Gazzetta ufficiale
GU L 139 del 30.4.2004
Atto(i) modificatore(i)
Regolamento (CE) n.882/2004
Regolamento (CE) n.219/2009
Data di entrata in vigore
20.5.2004
20.4.2009
Gazzetta ufficiale
GU L 165 del 30.4.2004
GU L 87 del 31.3.2009
Modifica degli Allegati
Allegato I – Carni fresche
Regolamento (CE) n. 2074/2005 [Gazzetta ufficiale L 338 del 22.12.2005];
Regolamento (CE) n. 2076/2005 [Gazzetta ufficiale L 338 del 22.12.2005];
Regolamento (CE) n. 1663/2006 [Gazzetta ufficiale L 320 del 18.11.2006];
Regolamento (CE) n. 1791/2006 [Gazzetta ufficiale L 636 del 20.12.2006];
Regolamento (CE) n. 1021/2008 [Gazzetta ufficiale L 277 del 18.10.2008].
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Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico
pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia
SANITÀ ANIMALE
Normativa Comunitaria, Nazionale e Regionale
Nella Tabella seguente si riportano le malattie infettive di animali domestici e in
alcuni casi selvatici che potenzialmente possono interessare l’orso. E’ indicata la
malattia, le specie che tipicamente questa colpisce o comunque quella per la
quale è prevista una normativa sia a livello locale solitamente regionale che
nazionale. Nella stessa tabella si trova appunto anche il riferimento legislativo che
norma i piani di sorveglianza e controllo, della malattia stessa. In ultima colonna è
indicata, infine, in quale strumento (RPV = Regolamento di Polizia Veterinaria; CE =
lista comunitaria che fa riferimento alla direttiva 82/894/CE poi modificato in
650/CE del 2008). Del RPV si è già parlato, basti ricordare che si tratta dello
strumento che a livello nazionale indica e norma i comportamenti da tenere da
parte del veterinario di fronte all’evidenza o sospetto di malattie infettive del
bestiame domestico. Per quanto riguarda invece le norme internazionali che
regolamentano gli aspetti diffusivi e zoonosici (che in questa sede non
affrontiamo) delle malattie infettive, esse fanno riferimento ad un organo
internazionale OIE (Office International des Epizozies) -Organizzazione Mondiale
per la Sanità Animale che ha anche stilato una lista. L’OIE si occupa
principalmente di assicurare la trasparenza sulla situazione delle malattie degli
animali e in particolari sulle zoonosi, migliorare e formare i servizi sanitari nazionali,
divulgare a livello scientifico le conoscenze sulle malattie degli animali domestici,
promuovere la sicurezza nella movimentazione degli animali e dei prodotti derivati
tra gli stati membri (tra cui l’Italia). La stessa organizzazione individua due tipologie
di malattie infettive: quelle per le quali è prevista una notifica immediata entro 24
ore (ex lista A OIE) e quelle per le quali è previsto un rapporto annuale (ex lista B
OIE). A livello regionale le norme in materia di sorveglianza e controllo delle
malattie infettive posso tenere in considerazione anche della situazione
epidemiologica e del contesto zootecnico locale. Di seguito si riporta il link relativo
al manuale operativo per il controllo ufficiale, il piano delle Prevenzione veterinaria
regionale per il triennio 2012-2014 con i report relativi agli anni precedenti relativo
alla sorveglianza delle malattie infettive.


http://www.sanita.regione.lombardia.it/shared/ccurl/197/402/Manuale_ope
rativo.pdf (Manuale operativo per il controllo ufficiale)
http://www.sanita.regione.lombardia.it/shared/ccurl/942/660/Piano%20Regi
onale%20della%20Prevenzione%20Veterinaria.pdf (Piano regionale della
prevenzione veterinaria)
5
Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
Tabella 1 – Quadro sinottico delle malattie e dei riferimenti normativi
Malattia
Brucellosi
Specie di
origine
Bovini e
Bufalini,
ovicaprini,
ungulati
selvatici
Normativa di riferimento
Azione
Lista
prevista
Eradicazione RPV,CE
Decreto legislativo n 651 del 27/08/1994
Decreto regionale 97 del 12/01/2011. Piano
di controllo e sorveglianza nei confronti
della Tubercolosi bovina, della Brucellosi
bovina e Leucosi bovina enzootica in
regione Lombardia; revoca del DDS 2825
del 15/03/2006.
Decreto 101 del 12/01/2011. Disciplina dello
spostamento degli animali per ragioni di
pascolo (alpeggio, transumanza, pascolo
vagante) in Regione Lombardia.
D.M 2/07/1992 N° 453 “Piano nazionale per
l’eradicazione della brucellosi negli
allevamenti ovini e caprini”
TBC
Bovidi,
ungulati
selvatici
D.M. 27/08/1994 N° 651 “Piano nazionale
per l’eradicazione della brucellosi negli
allevamenti bovini”
D.M 15/12/1995 N° 592 “Regolamento
concernente l’eradicazione della
tubercolosi dagli allevamenti bovini e
bufalini”
Eradicazione RPV-CE
Direttiva 64/432/CEE, recepita in Italia con
D.Lgs. 196/99
Aujeszky
Suidi
domestici e
selvatici
Decreto regionale 97 del 12/01/2011. Piano
di controllo e sorveglianza nei confronti
della Tubercolosi bovina, Brucellosi bovina e
Leucosi enzootica bovina, in Regione
Lombardia; revoca del DDS 2825 del
15/03/2006.
D.M. l aprile 1997; “Piano di profilassi e
Controllo
vaccinazione”
RPV-CE
Decreto 30 Dicembre 2010. Modifiche ed
integrazioni al decreto 1 aprile 1997;Nota
ministeriale DGSA 3414. Chiarimenti e
modifiche al decreto 30 dicembre 2010;
Nota ministeriale DGSA 12534. Chiarimenti al
decreto 30 dicembre 2010
Leptospirosi
DDUO 10784/2011 “piano regionale
controllo della malattia di Aujeszky”
O.M. 4 settembre 1985 N° 479(obbligo di
denuncia)
Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006
6
di
Denuncia
obbligatoria
RPV-CE
Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico
pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia
Malattia
Febbre Q
Specie di
origine
Normativa di riferimento
Decreto ministeriale del 15.12.1990
Azione
prevista
Denuncia
obbligatoria
Lista
RPV-CE
Decreto ministeriale - 15.12.1990 pubblicato
su G.U. n. 6 del 8.1.1991
Parvovirosi
Cimurro
Rabbia
Cane
Mustelidi,
canidi
Tutti i
mammiferi
Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006
Nessuna
Focolaio nell’alta Valtellina 2009-2011 ma
nessun regolamento
Regolamento CE 998/2003 del 26 maggio
2003 relativo alle condizioni di polizia
sanitaria applicabili ai movimenti a
carattere non commerciale di animali da
compagnia e che modifica la direttiva
92/65/CEE del Consiglio D.M. 8 maggio
2002: istituzione centri di referenza nazionali
(Rabbia).
nessuna
nessuna
nessuna
nessuna
Controllo
RPV-CE
OM 26/11/2009 “ regolamento e misure in
relazione alla diffusione della rabbia nelle
regioni del Nord est”
Teniasi
Trichinella
Ovicaprini,
roditori
Suidi,
Carnivori
DDUO 13996/2009 “Piano di sorveglianza
straordinario della rabbia”
Nessuna
Nessuna
Regolamento Ce n. 2075/2005 Commissione Denuncia
del 5 dicembre 2005
obbligatoria
RPV
RPV-CE
RPV 320/54 Denuncia obbligatoria
Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006
Diphillobotrium pesci
Balysascaris
Epatite
infettiva
Rotavirus
Toxoplasma
Regolamento 852/2004 e 853/2004
Nessuna
Nessuna
Nessuna
Nessuna
Direttiva 2003/99/EC ha reso obbligatoria
per gli Stati membri la notifica di
Toxoplasma ed altre zoonosi 90/424/EEC
Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006.
7
Nessuna
Nessuna
Nessuna
RPV
nessuna
nessuna
Nessuna
Notifica
nessuna
RPV
Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
Malattia
Malattie da
Zecche
Specie di
origine
Normativa di riferimento
Azione
prevista
D.M.S. 15.12.1990 (GU 08.01.1991): “Modalità Denuncia
di notifica di malattie infettive e diffusive”.
obbligatoria
Lista
RPV
D.M.S. 18.05.2001 n. 279: “Regolamento di
istituzione rete nazionale malattie rare e di
esenzione dalla partecipazione delle
relative prestazioni sanitarie, ai sensi
dell’art. 5 comma 1, lettera b), del Decreto
Legislativo 29 aprile 1998, n. 124”
Decr.Min.Lav.Prev.Soc.14.01.08: Elenco delle
malattie per le quali è obbligatoria la
denuncia per gli effetti dell’art.139
DPR30.06.1965 n.1124.
Carbonchio
ematico
Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006
Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006
Denuncia
obbligatoria
RPV-CE
RPV 320/54 Denuncia obbligatoria
Dermatophilus
Rogna
sarcoptica
West Nile
Disease
DDUO 3328/2012 “ Profilassi del carbonchio
ematico. Vaccinazione obbligatoria degli
animali recettivi in alcuni comuni della
provincia di Brescia”
Nessuna
RPV 320/54 Denuncia obbligatoria
Decreto ministeriale del 29 Novembre 2007.
Approvazione del Piano di sorveglianza
nazionale per la encefalomielite di tipo
West Nile (West Nile Disease);
DECRETO 15 settembre 2009 .Procedure
operative di intervento e flussi informativi
nell’ambito del Piano di sorveglianza
nazionale per la Encefalomielite di tipo West
Nile (West Nile Disease).Nota della Regione
Lombardia (H1.2009.30149 del 19/08/2009)West Nile Disease (WND) - Conferma
circolazione virale nella provincia di
Mantova
RPV 320/54 Denuncia obbligatoria
Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006
8
Nessuna
Nessuna
Denuncia
RPV
obbligatoria
Sorveglianza RPV-CE
Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico
pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia
DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI MALATTIE CHE VENGONO
MONITORATE IN REGIONE LOMBARDIA E CHE POSSO ESSERE DI
RILEVANZA PER LA SPECIE ORSO
CONTESTO ZOOTECNICO
Tutti gli allevamenti di bovini, ovi caprini, suini, volatili, equini sono registrati nella
Anagarfe bovina informatizzata.
Ciascun allevamento è anche georiferito.
Avicoli
Ovi-Caprini
Suini
Equini
Cunicoli
Apistici
Cervidi
Ittici
Volatili per
richiami vivi
Altri gruppi
Totale
Bergamo
3898
342
2803
1958
2669
1702
742
57
10
26
18
14225
Brescia
4639
781
1641
1953
2194
191
775
22
44
236
12
12488
Como
1536
66
1939
854
1306
16
404
11
12
0
2
6146
Cremona
1549
220
218
576
536
33
167
2
9
40
4
3354
Lecco
991
57
1211
432
820
8
360
6
4
9
2
3900
Lodi
661
53
65
285
334
22
56
3
6
23
0
1508
Mantova
2538
596
328
872
1170
67
152
16
24
138
5
5906
Milano
27
75
42
14
181
13
40
0
0
0
1
393
Milano 1
549
52
198
167
572
19
151
8
8
11
1
1736
Milano 2
372
45
134
110
286
5
121
3
5
2
4
1087
Monza Brianza
276
41
215
133
332
4
156
7
0
2
1
1167
Pavia
1152
425
324
550
850
174
380
7
5
138
5
4010
Sondrio
2079
46
2818
428
913
10
320
5
5
0
0
6624
Vallecamonica
e Sebino
1126
14
1321
250
929
5
268
2
2
1
3
3921
Varese
909
147
1197
451
1127
93
463
12
6
42
4
4451
4.555
161
140
668
62
70.916
ASL
Bovini
Tabella 2 -Numero allevamenti zootecnici registrati in BDR/BDN.
Totale
22.302 2.960 14.454 9.033 14.219 2.362
9
Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
Figura 1 - Distribuzione degli allevamenti bovini
BRUCELLOSI BOVINA BUFALINA
Descrizione
La brucellosi è una zoonosi causata da batteri appartenenti al genere Brucella. La
sua diffusione è a livello mondiale, ma in modo particolare nei paesi del
Mediterraneo, in India, nei paesi mediorientali, nell'Asia centrale e in America
Latina. La malattia colpisce diversi tipi di animali, fra cui vacche, capre, pecore,
cervi, maiali, cavalli, roditori, lagomorfi cani e altri carnivori tra cui l’orso.
Responsabili dell'infezione sono sei specie di batteri Gram negativi appartenenti al
genere Brucella: B. abortus, B. melitensis, B. suis, B. canis, B. ovis, B. neotomae. Le
prime quattro specie sono in grado di provocare malattia anche nell'uomo.
Eziologia
L'agente eziologico è un microrganismo Gram negativo di forma bacillare o
coccobacillare, molto piccolo (0,6-2,0 x 0,3-0,5 µm), asporigeno, immobile, privo di
capsula. Il batterio è aerobio, con limiti di sviluppo compresi tra 20° e 40° C e
optimum a 37°C. Tuttavia bisogna ricordare che numerosi stipiti di B. abortus
(generalmente in primo isolamento) e tutti gli stipiti di B. ovis (sempre) richiedono,
per la crescita, una certa tensione di CO2(5-10%).
10
Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico
pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia
Patogenesi e lesioni
In condizioni naturali l'infezione avviene per via digerente (mucosa orale e tonsille,
mucosa gastrointestinale). La penetrazione del batterio può avere luogo
attraverso la mucosa oculocongiuntivale o vaginale o, più raramente respiratoria
oppure attraverso soluzioni di continuo della cute. Dopo penetrazione
nell'organismo B. abortus si localizza inizialmente nei linfonodi regionali e da qui
generalizza nei tessuti dell'ospite. Attraverso il torrente circolatorio si localizza nella
milza, nel fegato, nel midollo osseo e nei linfonodi. A questo punto l'andamento
dell'infezione varia a seconda che l'animale sia pubere o impubere, gravido o
non. Negli animali impuberi i batteri vengono inattivati dalla reazione immunitaria
tuttavia gli animali rimangono del tutto recettivi nei confronti di una eventuale
successiva reinfezione. Se la prima infezione colpisce femmine gravide di non oltre
4-5 mesi, le brucelle rimangono quiescenti, a partire dal 5° mese di gestazione
però attraverso una batteriemia secondaria, raggiungono gli organi bersaglio
(placenta e feto), dove si moltiplicano intensamente. Nel caso in cui l'infezione
avvenga oltre il 5° mese, si ha batteriemia primaria con disseminazione delle
brucelle nell'utero gravido e nelle altre sedi. Per quel che riguarda le femmine
puberi non gravide e in lattazione i microrganismi con la batteriemia primaria
arrivano anche nella mammella generando focolai di "micromastite".
Le lesioni più significative si riscontrano a livello placentare con membrane più o
meno infiltrate e ispessite, i cotiledoni sono ingrossati ed emorragici. A livello di
invogli si evidenzia edema gelatinoso tra corion ed allantoide. Il feto è
mummificato e putrefatto e presenta fenomeni asfittici. Le lesioni a livello
testicolare sono caratterizzate da sclerosi a livello di parenchima, l'organo è
ingrossato e le tuniche ispessite ed aderenti.
Caratteristiche di resistenza del batterio
Temperatura
Il calore umido le inattiva in 3h a 55° C, in 1,5h a 60° e in 15 min a 65°C. Non
resistono alla pastorizzazione. Conservano piena vitalità per mesi e anni alle
basse temperature.
ph
ph variabile da 6,6 a 7,4
Disinfettanti
Vengono rapidamente inattivate dai più comuni disinfettanti.
Sopravvivenza
materiale
biologico
B. abortus nelle carni bovine conservate tra i 3 e 5°C, si mantiene infettante per
oltre due settimane e tale infettività raggiunge 18 mesi a temperatura di -27°C;
B.suis nella milza, nei linfonodi e nel fegato di suini naturalmente infetti,
sopravvive oltre 40gg a temperature comprese tra -10 e -40°C; in carni salate e
affumicate B. abortus può mantenersi viva e infettante per un periodo dalle 4
alle 11 settimane. Negli insaccati da consumarsi crudi la stessa B. abortus è
stata ritrovata virulenta dopo 58 gg.
11
Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
Sintomatologia
Nel bovino la malattia ha decorso cronico, spesso inapparente ed è caratterizzata
da aborto nelle femmine e da processi infiammatori a livello di genitali nei maschi.
L'aborto si manifesta tra il 4° e 8° mese di gravidanza, con prevalenza tra il 6° e il
7°. I segni clinici sono di solito poco appariscenti e l'espulsione del feto avviene
senza interessare lo stato generale dell'animale. All'aborto spesso può seguire
ritenzione placentare con problemi talvolta di metrite acuta o cronica, e nella
gravidanza successiva è comunque evento raro il ripetersi di episodi abortivi.Per
quel che riguarda la mastite brucellare non si hanno sintomi particolari, se non una
modica diminuzione della secrezione lattea ed alterazioni chimico-fisiche della
stessa. Nel maschio la sintomatologia è a carico di epididimo e testicoli con
andamento per lo più di tipo cronico.
Diagnosi
Le ritenzioni di placenta, gli aborti, i parti prematuri, i casi di mortinatalità la
presenza di alterazioni a carico del feto e degli invogli sono tutti elementi su cui
basare una diagnosi presuntiva. Solo però gli esami di laboratorio sono in grado di
confermare l'esatta natura di questi processi morbosi.
Esami di laboratorio
Colturale: rappresenta uno dei metodi più affidabili e come materiale si utilizzano
invogli fetali, latte, tamponi, feto, tamponi vaginali, ecc.
Prova biologica: vi si ricorre solo in particolari casi e richiede la disponibilità di
materiale fresco non eccessivamente contaminato.
Test sierologici: rappresentano la parte fondamentale per la diagnosi.
Sieroagglutinazione lenta: è il metodo più tradizionale e prevede la diluizione dei
sieri per raddoppio e l'impiego, come antigene, di una sospensione di brucelle
preventivamente titolata in presenza di siero standard internazionale.
Rose bengala test: si è affermato come metodo di screening di massa e utilizza un
antigene fortemente acido in cui le brucelle sono colorate con rosa bengala. Si
effettua ponendo a contatto 0,03 ml di siero con la stessa quantità di antigene,
mescolando attentamente con bastoncino apposito e leggendo dopo 4 minuti.
Le reazioni positive danno luogo a seconda della loro intensità a fenomeni
d'agglutinazione appena percettibili oppure dalla formazione di fini o grossi
agglutinati di colore rosso-rosa. La fissazione del complemento viene ritenuto fra i
metodi tradizionali quello più sensibile e specifico.
Ring test: è una prova di agglutinazione in grado di svelare la presenza di anticorpi
specifici nel latte di vacche infette e trova particolare applicazione nel controllo
del latte proveniente da più animali della stessa azienda (latte di massa).
12
Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico
pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia
Situazione in Regione Lombardia
La Regione Lombardia è riconosciuta Ufficialmete Indenne da Brucellosi con
Decisione della Commissione 2010/391/CE dati riportati in seguito sono presenti sia sul
portale della Sanità di Regione Lombardia sia sul portale dell’istituto Zooprofilattico
della Lombardia e dell’Emilia (IZSLER), di cui si riporta, di seguito, il riferimento.
http://www.sanita.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Page&childpagename=DG
_Sanita%2FDGLayout&cid=1213287313273&p=1213287313273&pagename=DG_SA
NWrapper
Tabella 3 - Dati relativi ai controlli effettuati dai Dipartimenti di Prevenzione Veterinari (DPV) in
regione Lombardia dal 2000 al 2010 e all'andamento della prevalenza e dell'incidenza della
brucellosi negli allevamenti bovini.
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Patrimonio
controllabile
16.403 15.497 15.111 14.521 14.019 13.456 12.691
12.508 12.116 11.588 11.083
Patrimonio
controllato
16.403 15.495 15.111 12.287 7.744
6.314
8.044
6.524
6.653
6.678
6.038
Ufficialmente
indenni
16.396 15.492 15.109 14.521 14.019 13.456 12.691
12.508 12.112 11.588 11.083
risultati infetti
13
11
2
4
0
0
0
0
0
1
1
nuovi infetti
13
9
1
4
0
0
0
0
0
1
1
già infetti
0
1
1
0
0
0
0
0
0
0
0
Prevalenza
0,08
0,07
0,01
0,03
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,01
0,01
Incidenza
0,08
0,06
0,01
0,03
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,01
0,01
Figura 2 - Andamento delle positività in regione Lombardia nel decennio 2000-2010
13
Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
Rilevanza per l’orso
Fino ad oggi sono noti solo casi di positività sierologica nell’orso con siero
prevalenze del 0,8-1,5 % in studi effettuati in Nord America su grizzly (Ursus arctos
horribilis) e orso nero americano (Ursus americanus) e prevalenze fino al 5%
nell’orso polare (Ursus maritimus). Infezioni sperimentali su orsi adulti e giovani
hanno portato ad avere segni clinici transitori riferibili a vomito e febbre, lesioni a
rene e milza ed eliminazione del batterio tramite urine. Può dare aborto.
TBC (MYCOBACTERIUM BOVIS)
Descrizione
M. bovis è responsabile di una patologia infettiva contagiosa dei bovidi e di altri
mammiferi caratterizzata da lesioni nodulari di tipo granulomatoso trasmissibile
all’uomo; per tale motivo riveste notevole rilevanza economica e sociale.
L’evoluzione della malattia è solitamente cronico e azione depauperante ma in
qualche caso può assumere andamento acuto rapidamente progressivo anche in
soggetti adulti o anziani. Potenzialmente le lesioni si possono ritrovare in ogni
distretto e organo ma sono maggiormente colpiti i polmoni, la milza, i linfonodi e le
sierose peritoneali e pleuriche.
Eziologia
M. bovis è un agente asporigeno, immobile privo di capsula, sottoposto a
colororazione Ziehl-Neelsen assume colorazione rossa caratteristica. Strettamente
aerobio cresce con lentezza nei terreni solidi di coltura. Non è nota una
produzione di tossine batteriche o altri fattori di virulenza e viene regolarmente
inattivato dalla pasteurizzazione , M. bovis è in grado di rimanere vitale per 4 anni
in terreni fortemente contaminati e 2 dopo interramento di carcasse infette.
Patogenesi e lesioni
La patologia in seguito ad esposizione all’agente può avere un decorso lento a
carattere cronico evolutivo con coinvolgimento di tessuti differenti e
disseminazione oppure una generalizzazione acuta-precoce. La propagazione
all’interno dell’organismo avviene sia per contiguità che per via linfoematogena
con interessamento dei linfonodi. Dove il micobatterio si localizza e viene
inglobato dai macrofagi abbiamo una reazione tissutale di tipo granulomatoso.
All’interno dei macrofagi poi il batterio raggiunge la circolazione sanguigna e
linfatica disseminando e coinvolgendo organi differenti da quello di partenza.
Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia)
I mammiferi sensibili a questa patologia sono molti. La trasmissione può avvenire
attraverso numerose vie: via congenita, via alimentare, via diretta respiratoria, via
14
Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico
pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia
genitale e via cutanea. Negli animali domestici il contagio avviene
essenzialmente per frequentazione di pascoli contaminati o utilizzo di foraggi
infetti, introduzione in allevamento di animali malati o comunque infetti, contiguità
con allevamenti nei quali sono presenti animali portatori oppure attraverso
personale vettore o direttamente infetto. In natura l’importanza della via
respiratoria diretta, della via alimentare e congenita sono le più importanti con le
prime due che interessano ovviamente la propagazione extraspecifica della
malattia.
Situazione in Regione Lombardia
Anche nei confronti della tbc, la Regione Lombardia è riconosciuta territorio
ufficialmente indenne, con Decisione della Commissione 2010/391/CE.
Di seguito è riportata la situazione epeidemiologia nei confronti della TBC, frutto
della attività di sorveglianza e controllo dei DPV. E’ inoltre in atto un monitoraggio
trans nazionale per il monitoraggio della patologia nelle specie selvatiche cervo
(Cervus elaphus) e cinghiale (Sus scrofa) nell’arco alpino (Progetto EMIDA-era.net)
Tabella 4 - Controlli effettuati dai DPV per TBC in regione Lombardia (2000-2010)
TUBERCOLOSI
Patrimonio
controllabile
Patrimonio
controllato
(n° IDT)
Ufficialmente
indenni
Infetti
2000
2001
2002
2003
2004
2005
16.788
15.81
8
15.31
3
14.56
7
14.02
1
13.45
12.703 12.519
6
12.132 11.605 11.085
14.772
15.81
8
13.56
1
12.52
6
8.670
8.487
7.031
16.776
15.80
9
15.30
5
14.56
6
14.01
4
13.45
12.699 12.517
5
22
26
24
14
19
15
11
2006
6.776
14
2007
6.608
11
2008
2009
6.839
2010
6.078
12.131 11.605 11.085
13
2
4
Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
Figura 3 - Andamento di prevalenza e incidenza negli allevamenti per TBC in Lombardia (20002010)
Di seguito si riportano i riferimenti.
http://www.emida-era.net/
http://www.izsler.it/izs_bs/allegati/73/Focolai2006-2010.pdf
L’Istituto è anche Centro di Referenza Nazionale per la tubercolosi bovina
http://www.izsler.it/izs_bs/s2magazine/index1.jsp?idPagina=1570
Sul sito dell’istituto è possibile visualizzare le carte epidemiologiche
http://www.izsler.it/pls/izs_bs/www.izsler.it/pls/izs_bs/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mos
tra_pagina?id_pagina=1824
http://www.izsvenezie.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1142:pr
ogetto-europeo-emida-sulla-tubercolosi-nei-cervi-dellarco-alpino&catid=160:brevi-dai-laboratori-&Itemid=765
Rilevanza per L’orso
Questa patologia non sembra avere un reale impatto sulla popolazione a vita
libera. Neppure negli orsi americani simpatrici ad alcune popolazioni di cervi coda
bianca (Odocoileus virginianus) nei quali la patologia è endemica. Sono invece
stati riscontrati casi di tubercolosi in orsi polari in alcuni zoo (zoo svizzero e di
Francoforte- Dollinger, P., Baumgartner, R., Pagan, O. & Weschler, B. Husbandry
and pathology of polar bears (Thalarctos maritimus) in Swiss zoos European
Association of Zoo and Wildlife Veterinarians First Scientific Meeting, Rostock,
Germany, May 16-18,1996.)
16
Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico
pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia
MALATTIA DI AUJESZKY O PSEUDORABBIA
Descrizione (Patologia)
Malattia contagiosa del suino in altri carnivori tra cui canidi, mustelidi e ursidi da
una encefalite costantemente letale. L’agente è un virus di tipo Herpes (Suid
Herpesvirus 1 – HV1).
Sviluppo della malattia (Patogenesi) e lesioni
Nelle specie diverse dal suino il virus causa una patologia il cui decorso varia da
specie a specie e si presenta nei canidi e negli ursidi come una encefalite
iperacuta grave rapidamente mortale in pochi giorni i cui sintomi dolore
encefalico depressione del sensorio e un caratteristico intenso prurito.
Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia)
HV1 possiede un notevole ampiezza d’ospite anche se nelle specie differenti dal
suino il virus cambia molto il suo comportamento risultando affatto diffusivo. E’
molto stabile nei materiali biologici può risultare infettante anche dopo alcune
settimane in ambiente, nel suino l’infezione avviene infatti sia per via indiretta che
diretta.
Nelle specie diverse dal suino invece la trasmissione avviene
esclusivamente per via orale. La patologia è diffusa nelle popolazioni selvatiche
di cinghiale con prevalenze variabili e funzione sia dell’area che della condizione
demografica della popolazione. Nelle varie realtà Italiane si parla di prevalenze
che vanno da 0 al 9 % (Ercolini C., Ferrari A., et al., 1993) fino al 51% (Lari A., Lorenzi
D., et al 2002).
Situazione in Regione Lombardia
In
Tabella 5 sono riportati i risultati dei piani di monitoraggio 2008 e 2009 in
Lombardia. Il monitoraggio viene fatto contestualmente alla attività di
sorveglianza nei confronti della malattia vescicolare (MVS). Dove il cinghiale è
cacciato esistono dei piani di monitoraggio anche nella specie selvatica. In
passato sono state rilevate prevalenze nulle nella provincia di bergamo e più
recentemente prevalenze del 16% in un totale di 2977 campioni esaminati
provenienti da varie provincie lombarde (positivi 562), di seguito il riferimento.
http://www.izsler.it/izs_bs/allegati/695/RelazioneannualeCdRAujeszky_2009.pdf
17
Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
Tabella 5 - Aziende suinicole da riproduzione controllate e positive per MA periodo gennaiosettembre in Lombardia, suddivise per ASL
ASL
Bergamo
Brescia
Como
Cremona
Lecco
Lodi
Mantova
Milano città
Milano 1
Milano 2
Monza
Brianza
Pavia
Sondrio
Valcamonica
Varese
Totale
Aziende
controllate
ciclo
aperto
55
219
5
64
6
40
85
0
7
12
Aziende
positive
ciclo
aperto
14
127
0
31
2
12
32
0
0
3
Aziende
controllate
ciclo chiuso
15
29
11
41
7
34
25
1
2
4
Aziende
positive
ciclo
chiuso
1
19
2
30
1
19
14
0
0
2
Aziende
controllate
ingrasso
36
93
3
37
6
21
134
0
2
3
2
40
3
4
10
552
1
7
0
0
2
231
2
8
1
3
8
191
0
2
0
0
0
90
1
9
2
5
5
357
Aziende
positive
ingrasso
16
42
0
15
0
6
49
0
0
2
0
1
0
3
0
134
Tabella 6 - Aziende suinicole indenni per MA nel periodo gennaio-settembre 2011, suddivise per
ASL
ASL
N° aziende indenni
Bergamo
Brescia
Como
Cremona
Lecco
Lodi
Mantova
Milano città
Milano 1
Milano 2
Monza Brianza
Pavia
Sondrio
Varese
Valcamonica
Totale
5
55
8
16
30
6
20
1
1
10
2
6
10
13
13
196
18
Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico
pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia
Figura 4 - Andamento della sieroprevalenza aziendale per MA in Lombardia (1997- settembre 2011)
Rilevanza per l’orso
Teoricamente la patologia risulta molto pericolosa per la specie orso in quanto
non è infrequente che il plantigrado possa nutrirsi di carcasse di suidi domestici o
selvatici infetti. In realtà non sono noti di decessi di orso a vita libera ma gli unici
casi di infezione riportati riguardano esemplari detenuti in giardini zoologici e
accidentalmente alimentati con carne di maiale cruda (Zanin E., et al., 1997).
Questo fatto può anche essere dovuto al fatto che la patologia è rapidamente
mortale (24 ore) nella specie tanto da rendere poco probabile rinvenire un
soggetto durante la fase clinica della patologia.
LEPTOSPIROSI
Descrizione (Patologia)
La leptospirosi è una patologia causata da microrganismi chiamati leptospire che
vede come organo bersaglio il rene. La patologia decorrere in forma leggere non
apparente o esitare in setticemia con comparsa di febbre alta, ittero ed
emorragie che portano a morte.
19
Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
Eziologia
Le leptospire sono batteri di piccole dimensioni provviste di sottile spiralatura ed
estremità ripiegate ad uncino. Ne esistono numerose sierogruppi a loro volta
suddivisi in siero varianti ognuno dei quali possiede con tropismo positivo nei
confronti di alcune specie ospite ma non assoluta specie specificità. La variante
molto comune Icterohemorragiae oltre ad essere una zoonosi è quella che
presenta un maggiore spettro d’ospite.
Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia)
Le leptospire non presentano una particolare resistenza ambientale e devono la
loro diffusione alla infettività e alla persistenza nelgli ospiti che ne divengono
serbatoi eliminatori. Gli animali maggiormente coinvolti nella propagazione della
leptospirosi sono principalmente i muridi ma anche altri vertebrati selvatici e
domestici.
Patogenesi e lesioni
Il decorso della malattia è molto variabile e può presentare andamento
iperacuto, cronico o addirittura asintomatico. Di solito è presente una febbre
importante accompagnata nei casi gravi da interessamento epatico e
soprattutto renale. Il soggetto colpito oltre a debolezza e abbattimento può
presentare vomito e diarrea emorragica. La compromissione epatica porta poi
all’insorgenza di ittero. Nei casi gravi in mancanza di terapia si può arrivare al
decesso quasi sempre imputabile ad insufficienza renale acuta.
Situazione in Regione Lombardia
Il Centro di Referenza Nazionale per la Leptospirosi si occupa di tenere monitorata
la situazione relativa alle leptospirosi sin dalla sua istituzione con D.M. 4 ottobre
1999, sulla base di una unità interna all'Istituto preesistente da diversi anni; esso
opera all'interno della sede centrale di Brescia dell’IZSLER.
Rilevanza per l’orso
La patologia potenzialmente è molto importante per la specie orso. Numerosi studi
mostrano come l’orso presenti siero prevalenze piuttosto importanti in ambiente
naturale (fino al 40% in croazia: Slavica A., et ali., 2010). Indagini svolte invece su
animali detenuti in ecoparchi hanno mostrato che l’orso tende a non sviluppare la
forma clinica della patologia anche se può presentare quadri anatomopatologici
significativi con danni evidenti all’emuntorio renale. E’ bene dunque considerare
la leptospirosi una patologia importante per l’orso. Sierovarianti riscontrate
nell’orso: Leptospira copenhageni, Leptospira mankarso, Leptospira autumnalis,
Leptospira icetrhaemorrhagiae.
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Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico
pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia
FEBBRE Q (COXIELLA BURNETII)
Descrizione ed Eziologia
Infezione diffusa su scala mondiale ad evoluzione sub clinica in molte specie
animali tranne che nei piccoli ruminanti nei quali può dare broncopolmonite,
oftalmite e aborto. Si tratta di un microrganismo appartenente al gruppo delle
Rickettsie (Coxiella bruneii) ma a differenza di queste non necessita di un
atropode come vettore in quanto è molto resistente nell’ambiente. L’infezione si
osserva preferibilmente negli ovicaprini cani con minore frequenza altri mammiferi
tra cui equini, bovini, bufalini, gatti etc. Una parte molto importante nell’infezione
la svolgono le zecche appartenenti a molti generi tra cui Dermacentor,
Rhiphicefalus, Hyalomma, Ixodes. Esiste anche una via diretta di infezione che è
tipica ad esempio del passaggio della patologia da ovicaprino a cane e avviene
nel momento in cui i cani da pastore si nutrono delle placente o degli aborti degli
animali del gregge. La patologia si presenta come una febbre simil influenzale
anche autolimitante. La batteriemia porta alla disseminazione dell’agente e al
conseguente riscontro di lesioni a livello renale, cardiaco e epatico.
Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia)
L’infezione è molto diffuso nel territorio nazionale risulta dunque endemica sia nei
mammiferi domestici (Cabassi C.S. et al., 2006) che selvatici.
Situazione in Regione Lombardia
Infezione costantemente presente in prevalenze anche importanti ( fino al 10%) tra
gli ovicaprini. Mentre nel latte bovino di 400 aziende lombarde sono state
riscontrate positività del 40% (Magnino S. et al., 2009) quale è la fonte di tali
dati….?. E’ in atto un programma di monitoraggio in Regione Lombardia sulle
malattie trasmesse da zecche. Il piano di monitoraggio è stato intrapreso
dall’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia ma fattivamente al
momento è praticato nella sua completezza solo dal territorio Emiliano.
Rilevanza per l’orso
Positività sono state rilevate negli orsi croati con prevalenze del 9% (Madic J. et al.,
1993). Probabilmente nell’adulto ha un andamento sub clinico senza ma
potrebbe avere un impatto significativo in alcuni momenti fisiologici particolari
nella vita dell’orso come infanzia, gravidanza o risveglio da letargo.
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Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
Normativa di riferimento
La patologia è soggetta a denuncia obbligatoria (RPV 320/54). Anche L’ufficio
internazionale delle Epizozie (OIE) richede una notifica in caso di riscontro. Essendo
anche una zoonosi possono essere richieste misure speciali di sorveglianza (D.L.
191/06).
MALATTIE DA ZECCHE
Le zecche sono acari succhiatori di sangue, sono invertebrati molto resistenti e
possono vivere e sopravvivere in condizioni ambientali anche molto difficili. Hanno
cicli riproduttivi molto variabili sia per numero di passaggi su ospite che per
lunghezza del ciclo (da un mese a tre anni). In alcune regioni d’Italia il ciclo è
praticamente continuo senza interruzioni invernali sebbene sia presente una
alternanza di periodi di grande attività e di relativa quiete. In genere i periodi di
maggior presenza sono il primaverile (aprile-maggio) e l’autunnale (settembreottobre).
Le zecche preferiscono le aree boscose o quanto meno erbose, zone nelle quali
possano trovare dei microclimi caldo umidi senza troppo sole diretto; questo non
impedisce loro di sopravvivere anche in zone meno idonee.
Ciclo biologico
La zecca esce dall’uovo deposto in forma di larva che si riconosce per le
dimensioni molto ridotte e per avere solo 3, al posto di 4 arti per lato. In questa
forma può vivere fino ad un anno, la muta può avvenire solo a seguito del primo
pasto ematico sul primo ospite a sangue caldo che incontra, che in genere dura 5
gg. Successivamente la larva si stacca dall’ospite e scende a terra dove può
rimanervi da pochi giorni ad un anno, muta diventando una ninfa (di dimensioni
minori dell’individua adulto, ma in cui sono presenti 4 arti per lato) in attesa del
passaggio di un altro ospite.
Il ciclo appena descritto si ripete e la ninfa ricaduta a terra può trasformarsi in
zecca adulta che a sua volta riattende un passaggio per ripetere un ultimo pasto
di sangue, accoppiarsi e riscendere e, nel caso si tratti di una femmina, deporre le
uova. L’esistenza di larve, ninfe e adulti giustifica l’esistenza di zecche di molti tipi e
dimensioni diverse.
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Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico
pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia
Il ciclo della zecca appena descritto insieme al fatto che non sono parassiti
specie-specifici è un punto nodale che spiega la pericolosità di questi acari e la
loro efficacia come trasmettitori di malattie infettive. Una stessa zecca prima di
morire può aver fatto un pasto ematico su tre ospiti diversi appartenenti a tre
specie differenti, veicolando e movimentando in questo modo molte patologie
presenti in un territorio.
Malattie trasmissibili
Paralisi da morso di zecca. E’ una paralisi progressiva, migrante-ascendente
flaccida dovuta ad un abnorme reazione dell’organismo alla “saliva” anestetica
dell’acaro. La paralisi aumenta nel corso dei giorni la propria gravità. Dapprima
coinvolgendo la muscolatura nella zona di morsicatura poi salendo verso la testa.
Si notano debolezza, sonnolenza e febbre, la paralisi dei muscoli respiratori può
portare a morte l’animale. La sintomatologia scompare con la rimozione della
zecca ed è quasi immediata.
Malattia di Lyme. E’ un’antropozoonosi causata da spirochete (Borrellia
burgdorferi) presente in Europa e Nord America Asia ed Africa. Dal punto di vista
clinico la malattia di Lyme si presenta suddivisa in tre fasi. La fase precoce
localizzata, nei primi 30 giorni dalla puntura ed è caratterizzata dalla comparsa
dell’Eritema Migrante (EM) nella sede cutanea colpita dalla zecca; è una
arrossamento che si espande lentamente fino a formare un’ampia area
tondeggiante che tende a risolvere al centro lasciando un margine periferico in
espansione centrifuga. La fase precoce disseminata, che compare dopo poche
settimane e può risultare evidente per mesi dall’infezione, è caratterizzata da
dolore agli arti colpendo a volte in modo alternato alcune articolazioni. La fase
tardiva, a distanza di mesi o anni dall’infezione, è caratterizzata da alterazioni a
carico dell'apparato muscolo-scheletrico (artrite cronica), del sistema nervoso
centrale e periferico (meningite, encefalomielite, atassia cerebellare,
polineuropatie sensitivo–motorie, disturbi del sonno e comportamentali), della cute
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(acrodermatite cronica atrofica) e dell'apparato cardiovascolare (miopericardite,
cardiomegalia).
Ehrlichiosi. Le Ehrlichie appartengono alla famiglia delle Rickettsiacee e, come le
Rickettsie, sono parassiti intracellulari obbligati, da tempo conosciuti come agenti
patogeni di interesse veterinario. L’agente eziologico dell’ehrlichiosi è Erhrlichia
spp infezione il periodo di incubazione varia da 7 a 21 giorni. Anche in questo
caso esistono varie forme: acuta, subclinica e cronica. La fase acuta dura circa 3
settimane presenta segni clinici aspecifici febbre, depressione, emorragie
aumento di volume dei linfonodi ed anemia (rigenerativa e non). La fase
subclinica è asintomatica. La fase cronica presenta alterazioni della coagulazione
petecchie emorragiche cutanee e sangue dal naso, dimagramento, pallore delle
mucose, aumento di volume dei linfonodi e debolezza.
Piroplasmosi. Il protozoo responsabile di questa malattia è il piroplasma (Babesia
spp). Il piroplasma si introduce nei globuli rossi del cane dove subisce alcune
trasformazioni e viene ingerito dalla zecca durante il pasto di sangue. Nella zecca
femmina migra addirittura a livello di uova dalle quali nasceranno migliaia di
piccole larve di zecca già infette e pronte a propagare la malattia. L'incubazione,
dura da due giorni a due settimane circa. Durante questa fase nessun piroplasma
è presente nel sangue. Al termine di questa fase i parassiti raggiungono il sangue e
quasi contemporaneamente si manifestano i sintomi. Nella forma acuta della
malattia l’animale presenta una notevole ipertermia, accompagnata da
stanchezza. La febbre dura 10 giorni circa. In Contemporaneamente l’animale va
in contra ad una crisi anemica dovuta alla distruzione di globuli rossi durante la
riproduzione dei parassiti Lo stato generale si può aggravare evolvendo in coma e
morte. Esiste una forma cronica, che colpisce generalmente gli adulti e può
seguire una fase acuta. La febbre è meno marcata o talvolta assente e lo stato
generale è globalmente buono. L'anemia è sempre presente e ben marcata.
L'evoluzione di questa forma di piroplasmosi è lenta ed esistono possibilità di
complicazioni.
Le probabilità della trasmissione di agenti patogeni per mezzo della puntura di
zecche sono direttamente proporzionali alla permanenza di queste sull’ospite
(con eccezioni rappresentate dalla Febbre ricorrente da zecche e da TBE), e sono
in generale basse se la zecca rimane attaccata all’ospite per meno di 36-48 ore.
Situazione in Lombardia, Progetti, Programmi
E’ in atto un programma di monitoraggio in Regione Lombardia attuato dall’IZS
LER sulle malattie trasmesse da zecche ma al momento attivo solo nel territorio
Emiliano
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Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico
pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia
Importanza per l’orso
Le malattie trasmesse da zecche a causa della loro diffusione e dell’eterogenicità
eziologica e dell’habitat occupato dal vettore possono avere molta importanza
sugli aspetti sanitari dell’orso che risulta molto esposto ad eventuali infezioni.
VALUTAZIONE DEL RISCHIO PER LA SPECIE ORSO
Per la valutazione del rischio sanitario per l’orso in Lombardia dobbiamo
considerare innanzitutto che non esiste al momento una popolazione stabile per
quanto ridotta. L’orso in questo periodo storico e prevedibilmente anche
nell’immediato futuro sarà presente in modo discontinuo con esemplari in
dispersione, generalmente maschi, provenienti dalla popolazione Trentina. I
parametri presi in considerazione indicati in tabella sono stati scelti ed è stato loro
attribuito una valenza attraverso l’uso dei simboli + e – (enendo conto anche della
demografia della specie.



Diffusione sul territorio lombardo in domestici e selvatici: Si riferisce ai dati
ottenuti in letteratura o da fonti ufficiali messe a disposizione dagli organi
deputati al monitoraggio delle malattie infettive (D.G. Sanità Regione
Lombardia, IZSLER etc). E’ stato scelto di attribuire il simbolo – (meno) nel
caso la malattia non sia presente in regione, il simbolo +/- nel caso sia
presente in forma sporadica o comunque rara, + nel caso in cui la malattia
sia presente ma non diffusa, ++ nel caso in cui la diffusione sia importante.
Probabilità di contatto: Questo parametro identifica la probabilità che l’orso
possa attraverso le tipiche e note vie di trasmissione delle varie patologie
venire in contatto con l’agente eziologico. Anche in questo caso il simbolo
– riferisce una probabilità di incontro bassissima o prossima allo zero. Sia per
l’eventuale assenza dell’agente eziologico sia in relazione alle abitudini di
utilizzo delle risorse trofiche e del territorio. +/- nel caso in cui ci sia
effettivamente la possibilità potenziale di un incontro anche se remoto con
l’agente eziologico e dunque di un contagio. + nel caso in cui il contagio
sia possibile. ++ nel caso di contagio probabile nel caso di incontro con
l’agente eziologico. Ovviamente non basta prevedere l’incontro tra un
organismo complesso come l’orso e un agente infettivo per prevedere se
avverrà o meno l’evento morboso, ne di che gravità sarà quest’ultimo. Molti
fattori giocano un ruolo importante che può essere determinante
nell’insorgere o meno del fatto morboso. Il parametro in esame non tiene
conto di questo ma solo della possibilità di incontro con la noxa patogena.
Letalità e gravità delle lesioni: Indica il grado di gravità dell’evento
morboso(in base ai dati disponibili in letterattura) nella specie orso. Segno –
nel caso la sintomatologia risulti del tutto inapparente, +/- in caso in cui i
sintomi sono lievi e i danni ad organi e apparati nulli, + nel caso in cui la
patologia possa portare ad un impatto sull’omeostasi dell’individuo con
lesioni ad organi anche durature che possano compromettere il benessere
dell’animale infettato non solo nella fase acuta, ++ patologia che può
portare a morte l’orso.
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Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160



Effetti sulla dinamica di popolazione: in questo caso si intende effetti diretti e
indiretti sulla fecondità o sul tasso riproduttivo. E’ il caso di alcune patologie
abortigene o che compromettono la fertilità dei soggetti colpiti. Forse è
questo, per il momento, un parametro meno interessante degli altri per la
Regione Lombardia in quanto non è presente un popolazione riproduttiva.
E’ però vero che i maschi in dispersione presenti al momento ed in futuro sul
territorio regionale sono destinati a tornare in seno alla popolazione
riproduttiva trentina. Da qui la scelta di inserire anche questo parametro nel
giudizio di criticità. In questo caso si attribuisce il simbolo – alle patologie che
non hanno impatto sui tassi riproduttivi, +/- a quelle che possono in rari casi
averlo, + a quelle i cui effetti sono sovente a carico dell’apparato
riproduttivo e ++ per quelle malattie i cui effetti negativi sulla riproduzione
sono caratteristici e frequenti.
Effettiva diffusione in popolazioni di orso bruno: in questo caso si è inteso in
popolazioni studiate. E’ una voce che dovrebbe rappresentare la reale
diffusibilità in condizioni “normali” di una patologia ed è ricavata dai dati
forniti dalla letteratura. In questo caso il simbolo – indica che la patologia
anche dove presente nella fauna simpatrica non ha mai dato effettive
sieropositività nell’orso. +/- indica prevalenze molto basse ma rilevate, +
indica prevalenze importanti, ++ indica una morbilità elevata.
Rischio potenziale per l’Orso in Lombardia: è il risultato dei fattori che
precedono e tiene conto sia delle probabilità di contagio che della gravità
della patologia. Si riferisce quindi al livello di attenzione che va posto nei
confronti di quella patologia.
In questa tabella sono riassunti i punteggi attribuiti ad ogni patologia analizzata. In
Grassetto sono evidenziate le malattie che hanno raggiunto uno score tale da
farle considerare “importanti” e che meritano dunque una grande attenzione. In
Corsivo sottolineato sono evidenziate le malattie infettive che hanno ricevuto un
attribuzione di punteggio tale da renderle comunque interessanti per la specie
orso nel contesto Regionale Lombardo ma per le quali non è emersa una effettiva
urgenza nell’analisi.
Malattia
Brucellosi
TBC
Aujewsky
Leptospirosi
Clamidiosi
Febbre Q
Parvovirosi
Parainfluenza I
Epatite infettiva CAV1
Cimurro/ morbillivirus
Coronavirus canino
Rabbia
Diffusione sul territorio
lombardo in domestici
e selvatici
Probabilità
di
contatto
Letalità
e
gravità
delle
lesioni
Effetti sulla
dinamica di
popolazione
+/+/+
++
+/+
+/+
++
+
++
+
+
+
++
-
+
+/+
-
+/+
+/+
++
+/++
+
-
26
Effettiva
diffusione
in
popolazioni
di orso
bruno
Rischio
potenziale
per l’orso
in
Lombardia
+/+/+
+
++
+
+/-
+/+/+
-
Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico
pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia
Malattia
Diffusione sul territorio
lombardo in domestici
e selvatici
Probabilità
di
contatto
Letalità
e
gravità
delle
lesioni
Effetti sulla
dinamica di
popolazione
Teniasi
Trichinella
Diphillobotrium
Balysascaris
Rotavirus
Toxoplasma
Paratubercolosi
Malattie da Zecche
Tularemia
Antracosi
Dermatophilus
Rogna
sarcoptica/demodectica
+
+/+/+/+
++
- (+/-)
+/+/-
+
+/+/+
+
+/+/+/-
+
+/+
+
+
+/+
+/-
Effettiva
diffusione
in
popolazioni
di orso
bruno
Rischio
potenziale
per l’orso
in
Lombardia
+/+/+/+/+/+/+/-
+/+/+
+/-
MONITORAGGIO SANITARIO NON INVASIVO
Al momento non esistono progetti di monitoraggio diretto o indiretto degli aspetti
sanitari della specie orso. Questo anche perché al momento non sono previste
catture pianificate ma solo interventi, nei casi di emergente necessita, per
radiocollarare orsi dannosi o problematici. Le catture permettono tra le altre cose
di raccogliere campioni biologici per analisi sanitarie dall’animale sedato. Esiste
anche un'altra possibilità. Il cosiddetto “Metodo non-invasivo” che consiste nella
raccolta di campioni biologici senza dover maneggiare l’animale direttamente. Si
deve individuare il materiale biologico che interessa e tramite alcune
metodologie raccoglierlo, collezionarlo e processarlo. Nel caso dell’orso sarebbe
interessante utilizzare due canali di raccolta già esistenti e comunque previsti
nell’ambito del progetti Life ARCTOS, e cioè la raccolta di feci e di peli. Di seguito
si riportano le informazioni di tipo sanitario e non che si possono ottenere da
questo tipo di campione biologico, auspicando un futuro interessamento da parte
del mondo scientifico a questo tipo di indagine sanitaria.
Feci
Tipo di analisi possibili
Analisi inserite nel piano di
monitoraggio dell’orso
si
no
no
no
no
si
no
no
no
Alimentare
Parassitosi
Infestazioni Protozoi
Cortisolo basale
Titolazione basale ormone sessuale
Genetica
Titolazione delle immunoglobuline
Ricerca delle tossine batteriche-micotiche
Ricerca dei metalli pesanti
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Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
Tipo di analisi possibili
Analisi inserite nel piano di
monitoraggio dell’orso
no
Infezioni enteriche (virali e batteriche)
CONCLUSIONI E SUGGERIMENTI
Le malattie potenzialmente pericolose per la specie orso note e riportate in
letteratura sono numerose. Di queste è stato deciso di prenderne in
considerazione 27 di cui 4 (malattie trasmesse da zecche) raggruppate in un
capitolo unico come anche le due rogne (sarcoptica e demodectica). Alcune di
queste malattie sono presenti sul territorio regionale in modo stabile altre in modo
sporadico, mentre alcune non sono presenti. Questo è stato il primo parametro
per definire il reale rischio epidemiologico per la specie presente in Regione
Lombardia. L’analisi degli altri parametri ha portato comunque ad individuare 9
malattie trasmissibili su cui appare dunque importante porre l’attenzione. Di queste
quelle che possono potenzialmente costituire un pericolo elevato per la specie
orso sono:


Leptospirosi, il cui reservoir tipico sono i roditori ma è presente anche in altre
specie selvatiche (Cinghiale ad esempio) e in minor misura in quelle
domestiche (Cane). E’ in atto un progetto dell’IZSLER sul monitoraggio della
patologia (Progetto di ricerca corrente 2002 su "Studio epidemiologico sulla
leptospirosi suina nella regione Lombardia" (PRC 2002 008). Unità operativa)
Secondo l’analisi condotta è una delle patologie cui prestare maggiore
attenzione in funzione del potenziale rischio di contagio per la specie orso.
E’ una patologia potenzialmente, e con tutta probabilità effettivamente,
presente in molti mammiferi che l’orso consuma sia predando attivamente
che rinvenendo carcasse tra cui roditori, suini, ungulati selvatici etc. Le
leptospire inoltre si possono trovare anche in ambiente nelle pozze d’acqua
stagnante o a lentissimo scorrimento. Il monitoraggio viene effettuato in
prevalenza sulle specie domestiche o in base al sospetto sugli animali
selvatici rinvenuti morti e conferiti agli IZS. La situazione epidemiologica
sembra al momento sotto controllo anche se manca un monitoraggio
estensivo applicato alle specie serbatoio che frequentano gli ambienti
meno antropizzati
Cimurro/morbillivirus, presente non solo nei cani domestici non vaccinati ma
anche nella volpe e nei mustelidi. (Rilievo di focolaio epizootico di cimurro in
volpi rosse (Vulpes vulpes) e tassi (Meles meles) nell'alta e media Valtellina;
Irene Bertoletti; Alessandro Bianchi; Alessia Catella). Questa patologia
insieme alla parvovirosi canina merita una maggiore attenzione da parte
delle autorità sanitarie competenti in ottica di conservazione della specie
orso. Le malattie infettive provocate da questi agenti virali infatti non sono
oggetto di alcun monitoraggio. In Italia non esistono piani di monitoraggio
attivi, ma potrebbe risultare utile proporre ai veterinari liberi professionisti di
segnalare i casi accertati all’interno delle loro strutture. Stesso procedimento
28
Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico
pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia


potrebbe essere esteso alle strutture pubbliche di accoglienza temporanea
(Canili municipali).
Pseudorabbia (morbo di Aujeszky), il cui serbatoio naturale e tipico è il suino
sia domestico (Maiale) che selvatico (Cinghiale). La patologia è stata
riscontrata sporadicamente negli anni passati negli allevamenti della
Ragione e nei cinghiali prelevati a caccia. Il monitoraggio attualmente in
atto in regione sembra soddisfare l’esigenza di una sorveglianza mirata
anche alla specie orso
Malattie da zecche, ovviamente importanti in questo caso sono i vettori che
sono diffusi in modo disomogeneo in funzione dei microambienti ma
presenti su tutto il territorio regionale. Gli agenti eziologici invece presentano
una distribuzione più localizzata e limitata ad alcune aree. Esiste un
programma di monitoraggio attivo delle malattie trasmesse da zecche
patrocinato dall’IZS LER ma al momento attuato solo dalla regione Emilia
Romagna. Appare necessario incentivare la raccolta delle zecche e il
conferimento delle stesse agli IZS regionali informando di questa possibilità
gli operatori e i tecnici faunistici e i veterinari sia di animali da reddito che di
animali da compagnia.
Nella classificazione di patologie pericolose per la specie orso le altre malattie
infettive hanno mostrato un indice di rischio medio alto. Per queste non appare
urgente l’attivazione di un livello di attenzione :




Toxoplasmosi, il diffusore tipico è il gatto ma le cisti infettanti sono anche
presenti negli organi e nei tessuti di molti altri animali domestici (Ovini e
Caprini etc) e selvatici (Ungulati etc). Questa patologia di fatto non viene
cercata attivamente, non vi sono dunque progetti di monitoraggio attivi. La
situazione epidemiologica nella Regione Lombardia dunque non è
conosciuta e le segnalazioni che giungono agli IZS e alle ASL derivano dalle
denunce obbligatorie in caso di sospetto clinico formulato dal veterinario
aziendale e da eventuali riscontri. Non vengono invece denunciati i casi
accertati di toxoplasmosi negli animali da compagnia che quindi sfuggono
completamente all’analisi epidemiologica.
Parvovirosi, serbatoio naturale è il cane (Parvovirus canino) specie i cuccioli
di importazione su cui non è stato eseguito un regolare protocollo vaccinale
e l’orso (Parvovirus orsino). In italia non esistono piani di monitoraggio attivi,
ma potrebbe risultare utile come già evidenziato nel caso del Morbillivirus
proporre ai veterinari liberi professionisti di segnalare i casi accertati
all’interno delle loro strutture. Stesso procedimento potrebbe essere esteso
alle strutture pubbliche di accoglienza temporanea (Canili municipali).
Febbre Q, molte le specie coinvolte sia domestiche (Ovini e Caprini etc) che
selvatiche. In questo caso esiste un piano Regionale di monitoraggio attivo.
Trichinella, presente nelle due forme T. spiralis e T. britovi rispettivamente
presenti anche se sporadicamente nei suidi e nei carnivori. Anche per
questa parassitosi è presente un monitoraggio Regionale sulle specie
sensibili sia domestiche (maiali) che selvatiche (cinghiali e volpi).
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Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160
Alla luce delle considerazioni sopra riportate appare evidente che in Regione
Lombardia a fronte di una popolazione di orsi, allo stato attuale, rappresentata
da pochi animali in dispersione e quindi presenti temporaneamente sul territorio
sia già in atto un buon monitoraggio sanitario delle malattie trasmissibili di
importanza per la specie orso. Le malattie di notevole interesse per la specie orso
sono di fatto tutte monitorate o monitorabili senza eccessivi sforzi economici ma
sfruttando canali di informazione già esistenti (come per le malattie trasmesse da
zecche) o coinvolgendo i veterinari dei piccoli animali e chiedendo loro di
trasmettere le informazioni agli organi deputati al controllo epidemiologico delle
malattie infettive degli animali ovvero le ASL e gli ZS Regionali. Unica patologia
che risulta discostarsi da questa situazione è la Toxoplasmosi per la quale non
esistono al momento studi o programmi di monitoraggio.
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