L`interesse teologico fondamentale nella XII Assemblea Generale
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L`interesse teologico fondamentale nella XII Assemblea Generale
L’INTERESSE TEOLOGICO FONDAMENTALE DELLA XII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI SULLA PAROLA DI DIO NELLA VITA E NELLA MISSIONE DELLA CHIESA di Paolo Martinelli, OFMCap 1. IL SINODO DEI VESCOVI E LA SUA IMPORTANZA PER LA RIFLESSIONE TEOLOGICA Per capire le istanze teologico fondamentali dell’ultimo sinodo dei Vescovi dedicato alla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa è bene ricordarci innanzitutto che cosa sia una tale assemblea, quale significato abbia per la Chiesa e, di conseguenza, per coloro che hanno come professione quella dell’approfondimento dell’intellectus fidei con particolare riferimento alla necessità di “rendere ragione” a chiunque della propria speranza 1 . Il Sinodo dei Vescovi viene istituito da Papa Paolo VI con Lettera Apostolica sollicitudo il 15 settembre 1965, nel corso della celebrazione del Concilio Ecumenico Vaticano II 2 . In tal senso diviene una delle espressioni dello spirito proprio della grande assise vaticana. Paolo VI aveva in mente di avere nel Sinodo un «consiglio permanente dei vescovi per la Chiesa universale». Il suo compito può essere identificato come segue: 1) promuovere la comunione episcopale e cioè favorire una stretta unione tra il Romano Pontefice e i Vescovi stessi; 2) fornire al Vescovo di Roma l’aiuto nella missione di Pastore Universale della Chiesa nella salvaguardia e nell’incremento della fede e dei costumi, come pure nell’osservanza e nel consolidamento della disciplina ecclesiastica; 3) offrire al Romano Pontefice un valido contributo nello studio dei problemi riguardanti l’attività della Chiesa nel mondo. Con il nome stesso, “Sinodo” syn e hodos, è indicata anche la sua finalità specifica di camminare insieme, nella comunione ecclesiale. Il processo della scelta del tema che viene trattato di volta in volta dall’assemblea sinodale è di grande importanza e coinvolge tutti i Vescovi del mondo. Infatti, secondo la prassi indicata ancora da Paolo VI, ogni volta che termina un’assemblea sinodale, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi scrive ai presidenti delle Conferenze Episcopali, ai Capi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, ai Responsabili dei Dicasteri della Curia Romana e al Presidente dell’Unione dei Superiori Generali, 1 Cf. S. PIE-Y-NINOT, La teologia fondamentale. «Rendere ragione della speranza» (1Pt 3,15), Queriniana, Brescia 32007. 2 Cf. per quanto segue N. ETEROVIĆ, Significato della XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi su Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, in P. MARTINELLI (ed.), Parola di Dio, vita spirituale e francescanesimo, Bologna 2008, 25-41. 1 chiedendo di segnalare per iscritto gli argomenti, che secondo il loro parere potrebbero essere oggetto della riflessione sinodale. Ricorda Mons. Nikola Eterović in riferimento all’ultima assemblea sinodale, “Seguendo la prassi collaudata, il Segretario Generale ha fatto tale richiesta all’inizio dell’anno 2006. La risposta degli organismi menzionati è stata assai buona … Dalle proposte pervenute in vista dell’assemblea del 2008, risultava evidente la preferenza per il tema della Parola di Dio, segnalato da numerosi punti di vista” 3 . Papa Benedetto XVI ha accolto la proposta maggioritaria dell’episcopato universale, scegliendo il tema La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Come sappiamo, la XII Assemblea del Sinodo dei Vescovi si è tenuta in Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008. Il clima di questa assemblea sinodale è stato molto sereno, positivo e laborioso. Vi hanno partecipato 253 Padri sinodali che sono arrivati da tutti e cinque i continenti e rispettivamente 51 dall’Africa, 62 dall’America, 41 dall’Asia, 90 dall’Europa e 9 dall’Oceania. Delegati fraterni, rappresentanti di 10 Chiese e comunità ecclesiali, alcuni invitati speciali che hanno accolto l’invito del Santo Padre Benedetto XVI, 41 Esperti e 37 Uditori4 . Questa Assemblea Sinodale passerà alla storia anche per alcuni avvenimenti che lo hanno contraddistinto e che hanno mostrato la profonda capacità di dialogo, di confronto e di apertura intelligente della Chiesa Cattolica. A riprova che la conoscenza della verità rivelata non chiude ma apre al paragone con ogni altra esperienza autentica di ricerca di Dio. Più in particolare mi riferisco alla significativa presenza al Sinodo del rabbino capo di Haifa, Cohen e di sua santità Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli. Si è trattato di due novità assolute anche se di peso ovviamente differente. Il Rabbino capo di Haifa ha fornito una testimonianza sulla lettura ebraica della Sacra Scrittura, in particolare dei salmi. Mai un rabbino aveva preso la parola nell’assemblea del Sinodo dei Vescovi. La sua presenza è stata preziosa in quanto ha permesso di vedere dal vivo il nesso tra l’esperienza cristiana con il suo riferimento alle Scritture dell’antico e nuovo testamento e il popolo ebraico, al quale Dio non ha mai revocato la promessa (cf. Rom 9-11). Questo incontro è stato un passo reale all’interno della riflessione intorno al legame tra cristiani ed ebrei. Anche le proposizioni finali in più punti sottolineano questo indispensabile rapporto (cf. prop. 52). Ma ancora più commovente si è rivelato l’incontro con il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I. Anche qui ci troviamo di fronte ad una novità. Nella stupenda cornice della cappella Sistina si sono svolti i primi vespri della XXIX domenica del tempo ordinario, nella quale Benedetto XVI ha invitato il Patriarca di Costantinopoli a rivolgere ai padri sinodali una 3 Ibiid, 30. Cf. per questi dati la relazione di apertura del segretario generale del Sinodo dei Vescovi S.Ecc. Mons. N. Eterović in L’Osservatore Romano, lunedì-martedì 6-7 ottobre 2008, 4-5. 4 2 meditazione. Le parole di Bartolomeo hanno destato profonda impressione nell’assemblea per la ricchezza di citazioni patristiche in relazione alla Parola di Dio e alla Sua comunicazione nella creazione, nella vita dei santi e nella bellezza delle icone 5 . Due proposizioni finali dei padri sinodali fanno esplicito riferimento all’evento e al contenuto di questa importante visita (cf. prop. 37 ed implicitamente nella prop. 54). Certamente, dal punto di vista ecumenico questo sinodo è stato obiettivamente un passo in avanti verso la piena manifestazione dell’unità in Cristo. Lo stesso positivamente si deve dire anche per gli interventi dei rappresentanti delle comunità evangeliche. Si deve dire che in tutti i lavori ha dominato un grande clima di vicendevole ascolto. Anche il papa Benedetto XVI ha dato un grande esempio con la sua assidua presenza durante i lavori sinodali. Mi sembra interessante riportare le sue parole rivolte a braccio ai padri sinodali al termine del pranzo di congedo: “Nei contributi di questo Sinodo, abbiamo anche sentito una bella polifonia della fede, una sinfonia della fede, con tanti contributi, anche da parte dei delegati fraterni. Così abbiamo realmente sentito la bellezza e la ricchezza della Parola di Dio. È stata anche una scuola dell'ascolto. Abbiamo ascoltato gli uni gli altri. È stato un ascolto reciproco. E proprio ascoltandoci gli uni gli altri abbiamo imparato meglio ad ascoltare la Parola di Dio. … Solo alla luce delle diverse realtà della nostra vita, solo nel confronto con la realtà di ogni giorno, si scoprono le potenzialità, le ricchezze nascoste della Parola di Dio. Vediamo che nel confronto con la realtà si apre in modo nuovo anche il senso della Parola che ci è donata nelle Sacre Scritture. Così siamo realmente arricchiti. Abbiamo visto che nessuna meditazione, nessuna riflessione scientifica può da sé tirare fuori da questa Parola di Dio tutti i tesori, tutte le potenzialità che si scoprono solo nella storia di ogni vita. Siamo arricchiti da questo ascolto reciproco. Nell'ascoltare l'altro, ascoltiamo meglio anche il Signore stesso” 6 . Dunque, Benedetto XVI ha affermato l’importanza dell’ascolto vicendevole come la grande pedagogia all’ascolto della Parola: l’altro che Cristo mette al fianco è essenziale alla comprensione della Sacra Scrittura. Inoltre il Santo Padre ha messo in evidenza la rinnovata scoperta che la Parola di Dio nel confronto con la realtà quotidiana continua a rivelare nuove potenzialità. Chi conosce uno dei grandi maestri di papa Ratzinger, Romano Guardini, avrà sentito sicuramente l’eco in queste parole di una espressione tipica del grande pensatore italo tedesco. Proprio all’inizio del suo celebre volume Libertà grazia destino si legge: "La ricchezza della rivelazione è inesauribile, ma essa deve essere interrogata e gli interrogativi muovono dalla realtà del mondo. Incalcolabili sono del pari le possibilità di azione raccolte nella figura e nella forza del Cristo, ma esse devono venir scoperte e ciò si compie quando la vita reale giunge a Cristo" 7 . Con ciò si vuol riconoscere 5 Cf. L’Osservatore Romano, lunedì-martedì 20-21 ottobre 2008, 11. Saluto del Santo Padre Benedetto XVI al termine del pranzo con i partecipanti al Sinodo dei Vescovi (Sabato, 25 ottobre 2008). 7 R. GUARDINI, Libertà Grazia Destino, Morcelliana, Brescia 1968, 9. 6 3 allo stesso tempo la singolarità della Parola di Dio, unica e indeducibile, ed insieme la concretezza della realtà quotidiana che da essa viene illuminata. E’ interessante anche il richiamo fatto dal Papa nel contesto sinodale alla nota espressione di Gregorio Magno: la parola di Dio cresce con chi la legge 8 . Tutto questo accade quando si permette alla Parola di Dio di illuminare la nostra realtà e di lasciarsi interrogare da essa. Quanto è stato sperimentato nel Sinodo, proprio attraverso il metodo del confronto e dell’ascolto, attesta l’inesauribile ricchezza della Parola di Dio, le sue potenzialità, la sua capacità di toccare la carne, di cambiare la nostra vita, rinnovandola dal di dentro. Credo che di tutto questo colui che lavora nell’ambito teologico fondamentale deve fare grande tesoro. Non solo il tema studiato si manifesta assolutamente centrale per la nostra disciplina teologica, ma lo stesso ambito del sinodo, quale spazio ecclesiale in cui si manifesta l’unità della Chiesa nella figura dei vescovi delegati, radunati con il Papa intorno alla Parola di Dio e all’Eucaristia, è di grande valenza teologica. Infatti, il luogo della Parola di Dio, così come noi l’accogliamo e l’approfondiamo, non è uno spazio neutrale ma è uno spazio credente. La Chiesa è il luogo della teologia perché è lo spazio della Parola, accolta, ascoltata, celebrata. 2. OSSERVAZIONI DIACRONICHE SUL SINODO DEI VESCOVI SULLA PAROLA DI DIO Considerando diacronicamente l’evento del Sinodo, dalla sua indizione alla sua celebrazione, si devono tenere conto di molti interventi e di molti lavori svolti. Certamente il tema della Parola di Dio era da tempo “in cantiere” nella riflessione sinodale ed era ormai maturato il tempo di un suo affronto. E’ certamente significativo il fatto che le due ultime assemblee dei Vescovi si mostrino in qualche modo inseparabili per molti motivi: l’Eucaristia e la Parola di Dio. Probabilmente solo colti insieme si possono comprendere nel loro valore ecclesiale e teologico. E’ altrettanto decisivo notare che entrambe le assemblee si sono poste esplicitamente in relazione al Concilio Vaticano II. Il Sinodo sull’Eucaristia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, era stato visto in relazione alla costituzione Sacrosanctum Concilium, al tema della riforma liturgica e alla sua efficacia nella vita del popolo di Dio. Il Sinodo sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa si è posto fin nella sua preparazione in relazione con la costituzione dogmatica sulla divina rivelazione, Dei Verbum. 8 «Divina eloquia cum legente crescunt»: Homiliae in Hiezechielem prophetam I, VII 8: CCL 142, 87; «Scriptura sacra [...] aliquomodo cum legentibus crescit»: Moralia in Iob XX, I, 1: CCL 143A, 1003. 4 Qui ci troviamo evidentemente al cuore dell’interesse teologico fondamentale. Spesso noi ricordiamo con René Latourelle la famosa “eclissi” della teologia fondamentale nel tempo conciliare e la sua assenza nei testi prodotti dal Vaticano II. Ma lo stesso docente di Teologia fondamentale della Gregoriana ricordava che proprio nella Dei Verbum si incontra la magna charta della sua identità rinnovata 9 . Si deve dire che anche qui nei lavori preparatori e nella sua stessa celebrazione il nome “teologia fondamentale” non è emerso esplicitamente nell’Assemblea sinodale. E tuttavia è apparso evidente l’indole teologico fondamentale soggiacente a tutti i lavori. a) I Lineamenta Prima di arrivare a considerare le istanze del Sinodo nella sua celebrazione vorrei fare qualche osservazione riguardante il processo di preparazione. Come noto, il primo passo di un’Assemblea Sinodale è la stesura dei Lineamenta da parte della Segreteria Generale con l’ausilio degli esperti e del Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, che viene inviato per tempo a tutte le realtà ecclesiali istituzionali allo scopo di istruire il problema che si intende affrontare. Il testo porta come data il 25 marzo 2007 10 . Le diocesi e le diverse realtà ecclesiali rispondono alle questioni poste, manifestando così la situazione concreta delle diverse chiese locali intorno al tema scelto. Il testo dei Lineamenta per questo Sinodo evidenzia immediatamente la lunga Tradizione dottrinale intorno alla Parola di Dio, prima e dopo il Concilio Vaticano II. Esplicitamente al n. 3 ci si interroga circa i frutti apportati dalla Dei Verbum a più di 40 anni dalla sua promulgazione. E’ facile al documento rendere testimonianza ai grandi benefici della riflessione conciliare sulla divina rivelazione. Tuttavia esso mette in rilievo anche la necessità di evidenziare nuovi ed antichi problemi a questo proposito: “Indubbiamente, intorno alla Parola di Dio, sono stati raggiunti molti risultati positivi nel popolo di Dio, quali il rinnovamento biblico in ambito liturgico, teologico e catechistico, la diffusione e pratica del Libro Sacro tramite l’apostolato biblico e lo slancio di comunità e movimenti ecclesiali, la disponibilità crescente di strumenti e sussidi dell’odierna comunicazione. Ma altri aspetti rimangono ancora aperti e problematici. Gravi appaiono i fenomeni di ignoranza e incertezza sulla stessa dottrina della Rivelazione e della Parola di Dio; resta notevole il distacco di molti cristiani dalla Bibbia e permanente il rischio di un uso non corretto; senza la verità della Parola si fa insidioso il relativismo di pensiero e di vita. Si è fatta urgente la necessità di conoscere integralmente la fede della Chiesa sulla Parola di Dio, di allargare con metodi adatti, l’incontro con la 9 R. LATOURELLE, Assenza e presenza della fondamentale al concilio Vaticano II, in ID.(ed.), Vaticano II: Bilancio e prospettive venticinque anni dopo, II, Cittadella, Assisi – Roma 1987, 1381-1411. 10 Il testo è disponibile online: http://www.vatican.va/roman_curia/synod/documents/ rc_synod_doc_ 20070427_ lineamenta-xii-assembly_it.html (Internet: 2/3/2010). 5 Sacra Scrittura da parte di tutti i cristiani, e insieme di cogliere nuove vie che lo Spirito oggi suggerisce, perché la Parola di Dio, nelle sue varie manifestazioni, sia conosciuta, ascoltata, amata, approfondita e vissuta nella Chiesa, e così diventi Parola di verità e di amore per tutti gli uomini” (n. 3). Il documento ricorda giustamente che lo scopo del Sinodo è eminentemente pastorale ed intende rafforzare la pratica dell’incontro con la Parola di Dio; tuttavia è consapevole che questo non può che avvenire “approfondendo le ragioni dottrinali”. Correttamente il testo si mantiene in sintonia con il Vaticano II e la sua intenzione pastorale, tuttavia ricordando che essa non va affatto opposta a “dottrinale”. La verità rivelata possiede intrinsecamente il carattere pastorale. Pertanto evocare la pastoralità delle intenzioni non vuol dire diminuirne le implicazioni dottrinali 11 . Colpisce pertanto che i Lineamenta propongano nella loro prima parte una necessità di riprendere la dottrina stessa della rivelazione cristiana. Si toccano i problemi tradizionali a questo proposito: il concetto di Parola di Dio, l’unica economia della salvezza (Antico e Nuovo Testamento), la centralità di Cristo nel legame tra i due Testamenti, il senso della Sacra Scrittura e la problematica della sua ermeneutica. Emerge fin da subito una tematica che ritornerà spesso nei lavori sinodali: la polisemanticità dell’espressione “parola di Dio” come ricchezza ma anche in quanto foriera di problematicità ermeneutica. In questo stesso capitolo si pone il tema del soggetto di ricezione della Parola di Dio: l’uomo e la sua sete di ascolto della parola di Dio, la fede come accoglienza della Parola e Maria come prototipo del rapporto tra umana libertà e rivelazione. Seguono in questa prospettiva anche altri temi classicamente riferiti alla teologia fondamentale: la relazione tra Sacra Scrittura, Tradizione e Magistero e il concetto di ispirazione e verità della Scrittura. La Chiesa appare qui come il soggetto pieno ed autentico della ricezione della Parola di Dio. La seconda e terza parte dei Lineamenta problematizzano giustamente sulla presenza della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Si pongono domande forti sulla educazione ecclesiale all’ascolto e all’approfondimento delle Sacre Scritture nella liturgia e nella catechesi. Infine ,circa la missione della Chiesa ci si interroga sostanzialmente sull’annuncio della Parola di Dio nel nostro tempo, sulla evangelizzazione e sull’esigenza del dialogo con le altre religioni e culture, in primis con l’ebraismo. Si pongono domande molto concrete circa la presenza della Sacra Scrittura nella catechesi e nello studio della teologia. Ci si interroga sull’effettivo “largo accesso” di tutti alla Sacra Scrittura auspicato dalla Dei Verbum (n. 22). Ricorre assai frequentemente nel testo 11 Cf. su questo tema le osservazioni in J. RATZINGER, Problemi e risultati del concilio Vaticano II, Queriniana, Brescia 1967, 114-121; ID., Erstes Kapitel des Ersten Teils. Kommentar, in Lexikon für Theologie und Kirche. Das Zweite Vatikanische Konzil t. 3, Herder, Freiburg 1968, 313-316. 6 il tema della lectio divina come possibile risposta all’esigenza di un incontro personale e comunitario con la Parola di Dio nella Sacra Scrittura 12 . b) L’Instrumentum Laboris L’Instrumentum Laboris viene pubblicato nel mese di maggio del 2008 13 e rende conto delle risposte delle realtà ecclesiali alle sollecitazioni dei Lineamenta. Proprio all’inizio del documento troviamo una sintesi delle problematiche emerse e a cui il Sinodo dovrà cercare di dare una risposta: “Concretamente, il Sinodo si propone, tra i suoi obiettivi, di aiutare a chiarire maggiormente quegli aspetti fondamentali della verità sulla Rivelazione, quali: Parola di Dio, fede, Tradizione, Bibbia, Magistero, che motivano e garantiscono un valido ed efficace cammino di fede; di stimolare l’amore profondo per la Sacra Scrittura, affinché «i fedeli abbiano largo accesso» ad essa (cf. DV 22), rilevando l’unità tra il pane della Parola e del Corpo di Cristo, per nutrire pienamente la vita dei cristiani. Inoltre è necessario richiamare l’indissolubile circolarità tra Parola di Dio e liturgia; sollecitare ovunque l’esercizio della Lectio Divina, debitamente adattata alle varie circostanze; offrire al mondo dei poveri una parola di consolazione e di speranza. Questo Sinodo, quindi, mira a cooperare per un corretto esercizio ermeneutico della Scrittura, orientando bene il necessario processo di evangelizzazione ed inculturazione; intende incoraggiare il dialogo ecumenico, strettamente vincolato all’ascolto della Parola di Dio; vuole favorire il dialogo ebraico-cristiano, più ampiamente il dialogo interreligioso ed interculturale” (n. 4). Credo che da queste espressioni si possa comprendere bene, in effetti, quante istanze teologico fondamentali siano state di fatto presentate alla XII Assemblea del Sinodo dei Vescovi. Il metodo espositivo del documento è quello ormai consolidato delle “luci ed ombre”: si riconosce il rinnovamento biblico anche in teologia, si vede positivamente l’incipiente pratica della Lectio divina, etc. Tuttavia si afferma sorprendentemente che, di fatto, la Dei Verbum come tale è ancora poco conosciuta e pertanto in alcuni aspetti non attuata. Si rileva che a volte si ha una conoscenza della Scrittura ma con una scarsa consapevolezza dell’intero deposito della fede; grandi difficoltà emergono nell’accostamento dell’Antico testamento: le famose “pagine oscure”. Ed è diffuso un suo uso scorretto. Può destare meraviglia la constatazione di un approccio liturgico scorretto alla parola di Dio nella santa Messa, come ad esempio il fatto che in talune aree culturali si tenda a volte a sostituire soprattutto i testi dell’Antico Testamento con altre letture di diverse tradizioni religiose. Si mette in rilievo anche il conflitto ancora presente a livello culturale tra Bibbia e scienza 12 Il riferimento alla lectio divina è in 13 punti dei Lineamenta. Il testo è reperibile online: http://www.vatican.va/roman_curia/synod/documents/rc_synod_doc_20080511_ instrlabor-xii-assembly_it.html (Internet: 2/3/2010). 13 7 nell’interpretazione del mondo, cui soggiace di fatto il binomio fede e ragione. Il rapporto dei fedeli con la Scrittura sembra perlopiù ancora di un certo distacco. Stupisce ancora la sottolineatura circa la scarsa diffusione del testo sacro tra i fedeli. L’Instrumentum laboris tematizza abbastanza dettagliatamente anche il tema della fede in relazione alla parola di Dio. Si constata che una certa difficoltà nell’accostare in modo proficuo la sacra Scrittura dipende soprattutto da una fede che a sua volta non convinta e matura, e a tratti si manifesta anche confusa a causa di vari processi culturali in atto, in particolare la relativizzazione prodotta da una certa globalizzazione che livella tutte le culture, dalla secolarizzazione, dal forte emozionalismo rispetto all’uso corretto della razionalità, dall’insorgenza di nuove domande relative al pluralismo religioso e culturale con il ritorno di non poche forme gnostiche ed esoteriche anche nell’interpretazione della sacra Scrittura. Lo schema generale dell’Instrumentum laboris ricalca essenzialmente quello dei Lineamenta. I temi teologico-fondamentali sono perlopiù nella prima parte e vengono delineati in modo più chiaro rispetto ai Lineamenta. Lo stesso registro utilizzato per presentare le tematiche è maggiormente dialogico. Il tema della rivelazione e della Parola di Dio viene ora presentato all’interno di un movimento dinamico. Il mistero di Dio che parla. Il tema della ispirazione e della verità delle Scritture trova nuovo vigore. In questo contesto ritroviamo anche la tematizzazione della relazione Scrittura, Tradizione e Magistero. Sempre in questo contesto si pone anche il tema della interpretazione della Bibbia. Qui viene riproposto anche il problema esplicito della fede: la fede della Chiesa come chiave ermeneutica di tutta la Scrittura e la fede come forma della libertà che ascolta la Parola di Dio. Seguono le successive due parti relative alla vita e alla missione ecclesiale in rapporto alla Parola di Dio, in cui vengono amplificati e maggiormente documentate le problematiche emerse già nei Lineamenta, sulla relazione tra Parola di Dio e liturgia da una parte, Parola di Dio e formazione ed educazione cristiana, dall’altra. Su questo punto è necessario rilevare che la tematica della Parola di Dio nella liturgia era già emersa nell’assemblea sinodale precedente sull’Eucaristia ed aveva trovato anche espressione nella esortazione apostolica Sacramentum Caritatis. L’insistenza su questo tema anche nell’assemblea sinodale del 2008 ci fa comprendere che il legame intrinseco tra Parola ed Eucaristia. Tale legame appare decisivo anche per la corretta comprensione del testo sacro (cf. Sacramentum Caritatis, nn. 44-46). 8 c) Relatio ante disceptationem Si arriva così ai lavori sinodali veri e propri. Il primo testo da considerare è la Relatio ante disceptationem del relatore generale del Sinodo, il Cardinale Marc Ouellet 14 . Scopo della relazione è propriamente quella di suscitare il dibattito tra i Padri sinodali. Il Primate del Canada francofono si collega ampiamente ai testi precedenti anche perché egli stesso era già membro del Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi e quindi ha potuto seguire l’elaborazione dei testi sinodali dall’interno della loro elaborazione. Quali le istanze teologico fondamentali della sua ampia relazione di apertura? Direi innanzitutto che nel suo intervento troviamo approfondita decisamente la dimensione dialogica della divina rivelazione. La Identitas divini Verbi trova la sua chiarificazione nel Deus Loquitur. L’orizzonte è pienamente trinitario. La condizione di possibilità dell’autoespressione del Verbo di Dio nella creazione e in quanto rivolto all’uomo sta nel fatto che Dio stesso è mistero di comunionecomunicazione nella sua vita trinitaria. Qui assume un particolare accento il fatto che la Parola di Dio non sia mai considerata astrattamente. È parola che convoca: Cristo stesso è descritto come il Verbum novi et Aeterni Foederis; egli è la Parola dell’Alleanza definitiva. E’ solo nell’inclusione nel mistero dell’Alleanza che si accede alla comprensione del Verbo. Tutto questo ha evidenti implicazioni nel giusto rapporto del fedele con la Parola di Dio ed anche nell’approccio esegetico. In tal modo anche il mistero della Chiesa è accostato nella sua essenza in termini sponsali: la Chiesa è la Sposa del Verbo incarnato. Per chi ha familiarità con la teologia di von Balthasar non sarà difficile sentire l’eco di parecchie sue opere nella relazione introduttiva ai lavori. La visione sponsale della divina rivelazione e della stessa parola di Dio stanno al centro non solo della comprensione della divina rivelazione del teologo di Basilea ma anche del suo stesso metodo teologico. Si ricorderà il suo saggio celeberrimo Teologia e santità in cui immagina la teologia come dialogo sponsale; in ciò starebbe anche il definitivo superamento del divorzio tra teologia e santità, occorso al sapere della fede nell’epoca moderna 15 . In effetti il Cardinale Marc Ouellet ha dedicato alcuni suoi studi all’autore di Herrlichkeit. Il teologo basilese, del resto, viene citato abbondantemente nelle note della Relatio. Il vantaggio evidente di questa impostazione è che gli stessi temi ecclesiologici e teologico fondamentali - come ad esempio quello del rapporto tra Scrittura, Tradizione e Magistero - vengono 14 Per il testo vedi: http://www.vatican.va/news_services/press/sinodo/documents/bollettino_22_xii-ordinaria2008 /xx_plurilingue/b24_xx.html (Internet 2/3/2010). 15 Teologia e santità, in ID., Verbum Caro. Saggi teologici-I, Brescia 1968, 200-229; apparso originariamente su Wort und Wahrheit 3(1948), 881-896. 9 mostrati in modo intrinseco allo stesso evento della rivelazione e non come “questione successiva”, inesorabilmente estrinseca. Anche la stessa relazione tra Parola di Dio e Liturgia in una ecclesiologia sponsale si manifesta come costitutiva dell’intelligenza teologica delle Scritture e non come tematica meramente di pratica pastorale o eventualmente spirituale. Ciò trova espressione anche nella seconda parte della Relatio in cui la Chiesa stessa in relazione alla divina rivelazione viene descritta come Ecclesia cum Deo loquente colloquitur. Le domande poste dal relatore all’assemblea sinodale lungo il suo intervento sono propriamente sulla qualità della vita del popolo di Dio che partecipando alla divina liturgia è chiamato ad essere consapevole di essere consociato quale Sposa all’esercizio del sacerdozio di Cristo. Qui l’insistenza sulla relazione tra Verbo ed Eucaristia è costitutiva della comprensione della Parola di Dio e della vita ecclesiale stessa. Si comprende perché il relatore ponga la considerazione della interpretazione (ermeneutica) della divina Parola solo dopo aver messo in chiaro la relazione con l’Eucaristia. Da questa affermazione si invita a provocare una discussione sul “senso spirituale” delle Scritture e sul corretto rapporto che deve esistere tra esegesi e teologia che occuperà un consistente spazio nel dibattito in plenaria e nei circoli minori. Il Card. Ouellet afferma nel suo intervento che la relazione tra esegesi, ermeneutica e teologia deve essere interrogata nella sua qualità non solo noetica ma dinamica e dialogale. Il relatore, pertanto, in questo contesto fa emergere radicalmente l’importanza dell’azione dello Spirito Santo, dalla vita trinitaria all’incarnazione, nella formazione stessa delle Scritture, ai sacramenti, fino al lavoro teologico di tipo ermeneutico ed esegetico, facendo eco alla nota espressione chiave della Dei Verbum: la Scrittura va letta nello stesso spirito con la quale è stata scritta! (DV 12). Lo schema dialogico della relazione prosegue anche nella sua terza parte, concretizzandosi con un particolare accento testimoniale quale elemento costitutivo della missione della Chiesa che scaturisce dal Verbo stesso incarnato. Infine mi sembra interessante notare che la Relatio ante disceptationem ha indicato anche la vita dei santi come realtà emblematica di ricezione e di esegesi vissuta della Parola di Dio. Questo è una caratteristica di molti interventi di padri sinodali: la santità come esegesi vissuta della Scrittura. d) La Disceptatio L’ampio dibattito successivo alla Relatio in Aula sinodale ha messo a tema innanzitutto la problematica relativa alla ricezione della Dei Verbum, sottolineando gli elementi positivi ma anche 10 mettendo in evidenza le domande rimaste inevase e quelle nuove. Mi sembra che da tutti gli interventi dei Padri sinodali e dagli uditores si possa dire che nella Chiesa c’è consapevolezza che la Parola di Dio è davvero il centro di tutto e che la vita delle comunità cristiane deve sempre attingere da essa la linfa vitale per conformarsi sempre di più al Vangelo e vivere con entusiasmo rinnovato la missione di annunciare questa Parola a tutti i popoli e in tutte le circostanze della vita. Dall’altra parte si deve anche notare che ogni continente ha manifestato alcune preoccupazioni particolari dovute al differente riverbero del tema del sinodo nelle diverse realtà ecclesiali. Vorrei fare alcuni semplici esempi a tale proposito: in Europa, in America del Nord ed in parte anche in Oceania ci si accorge che il processo di secolarizzazione è ancora pienamente in atto, con tratti spesso esplicitamente e duramente avversi al cristianesimo; vi sono certamente realtà ecclesiali vive che si nutrono della Parola di Dio con impegno e dedizione, ma vi sono anche vaste zone in cui si è perso l’entusiasmo della fede. La sacra Scrittura è studiata, vi sino certamente pubblicazioni scientifica di alto livello sulla Bibbia ma sembra spesso non essere accolta come “parola di Dio”. Da qui emerge una chiara esigenza di consapevolezza più grande del dono di Dio mediante le Scritture ed una esperienza più profonda dell’incontro con Cristo, così da saper dare, in modo sempre più adeguato, ragione della nostra speranza anche all’uomo che vive “come se Dio non ci fosse” (“etsi deus non daretur”). Al contrario, l’immagine del continente africano emersa dal sinodo, si presenta come una realtà di Chiesa assai viva ed in crescita; c’è una grande domanda di ascoltare la Parola di Dio nei popoli africani. Uno dei problemi emersi, recepito anche nelle proposizioni finali dell’assemblea sinodale, è la necessità di diffondere la Sacra Scrittura nelle diverse lingue locali (cf. prop. 42-43). E’ stato sorprendente venire a sapere quanti popoli sono ancora privi della Bibbia nella propria lingua. Inoltre, dai vari interventi dei padri sinodali è emersa anche la consapevolezza dei gravi problemi sociali e culturali presenti in quella zona del pianeta, come l’ingiustizia, le lotte tra grandi poteri e immense povertà, sfruttamenti senza scrupoli, insieme ai terribili conflitti etnici. L’ascolto della Parola di Dio ci impegna ad una attenzione più grande di fronte a questi problemi. Inoltre, occorre mostrare fattivamente che anche qui la Parola di Dio è la grande risposta al cuore dell’uomo che vive in Africa, che ha bisogno di amare e di essere amato. L’Asia e il medio oriente vivono nello stesso tempo momenti di intensa vita spirituale ma anche di grande e dolorosa tensione. La testimonianza soprattutto dei vescovi dell’India è stata molto forte, dati anche i recenti avvenimenti di intolleranza occorsi esattamente nelle settimane precedenti il sinodo. Si vede, da una parte, una Chiesa desiderosa di vivere e diffondere il Vangelo di Gesù e, dall’altra parte, una preoccupazione grande per una situazione che rischia ogni giorno di 11 più di degenerare. Anche il tema della inculturazione del Vangelo in Asia è stato ripresentato in relazione alle difficili situazioni discriminatorie che tanti cristiani stanno ora soffrendo. Profonda commozione ha destato la testimonianza di alcuni vescovi, in particolare quando hanno raccontato le persecuzioni vissute dai fedeli della loro Chiesa. Penso in particolare alle parole del Patriarca di Bagdad, Emanuele III Delly. Spesso il suo tono pacato si incrinava dall’emozione raccontando la sorte dei cristiani nella sua terra e accennando al martirio del vescovo Paulos Faraj Rahho di Mosul, di altri sacerdoti e di famiglie intere. I cristiani di Bagdad ed in generale in Iraq stanno subendo ogni sorta di discriminazione e di violenza senza la protezione di alcuno. Tutto questo interroga le nostre comunità cristiane dell’occidente opulento e annoiato. E’ bene lasciarci mettere in discussione da chi, per ascoltare ed annunciare la Parola di Dio, rischia quotidianamente la persecuzione, l’emarginazione sociale e la propria stessa esistenza. Nell’assemblea sinodale ha trovato eco anche l’annosa questione mediorientale. La terra santa è stata più volte oggetto di riflessione, guardando ad essa, come diceva Paolo VI, come al V Vangelo (cf. prop. 51). Proprio la terra dove il Verbo di Dio si è fatto carne è luogo martoriato da conflitti e da grandi sofferenze. E’ quanto mai significativo che il Papa abbia voluto indire per l’ottobre 2010 un sinodo speciale proprio per il medio oriente. Inoltre vorrei richiamare anche un certo tema ricorrente negli interventi dell’episcopato latino americano. Se è vero che anche qui possiamo ancora assistere ad una Chiesa spesso giovane e assai creativa nel modo di vivere e celebrare la Parola di Dio, tuttavia sono stati segnalati alcuni problemi non di poco conto. Il sud America ha lanciato un grido di allarme riguardante l’aumento delle sette e la loro lettura fondamentalista della Bibbia. In genere dietro queste sette ci stanno grosse potenze economiche che intendono attaccare la Chiesa e la sua azione di difesa dei poveri. Un numero considerevole di fedeli lasciano la Chiesa per entrare in queste sette nelle quali si propone un approccio immediato e semplicistico alla Sacra Scrittura, in cui non si tiene in nessun conto l’ispirazione divina che passa nella mediazione dello scrittore umano e della diversità dei generi letterali. E’ stato raccomandato a questo proposito una diffusione di una apostolato biblico che sappia rispondere a queste letture inautentiche della Scrittura che ingenerano molta confusione. Ma l’unico intervento nel dibattito in plenaria sul quale mi vorrei soffermare esplicitamente e che credo abbia influito non poco sui lavori del sinodo è quello di Benedetto XVI, occorso nell’aula sinodale il 14 ottobre. Si dovrebbe fare un discorso ampio sulla presenza del Papa durante il Sinodo e riguardo ai suoi interventi. Infatti, se noi guardiamo ai suoi vari interventi prima, durante e dopo il Sinodo, ci si rende bene conto di come l’intereresse per la parola di Dio stia in effetti al 12 centro delle preoccupazioni dell’attuale pontefice. Questo emerge anche nel campo nella sua opera recente, Gesù di Nazareth, a partire dalle incisive pagine introduttive. Qui vorrei, tuttavia, concentrare l’attenzione solo sul suo intervento decisivo durante i lavori sinodali. Si deve porre una premessa importante: una serie di interventi aveva posto un accento assai forte sulla giusta necessità di diffondere la lectio divina nella Chiesa per risolvere i problemi relativi alla sacra Scrittura nella Chiesa. Il Papa evidentemente ha sottolineato l’importanza di tale lettura orante della Sacra Scrittura. Lo aveva fatto anche in molti interventi precedenti al Sinodo. Tuttavia nel suo puntuale intervento ha richiamato l’attenzione ad un altro livello, senza chiarire il quale, anche la stessa Lectio divina rischia di non essere capita e vissuta nel modo giusto. Infatti, anche la Lectio divina innanzitutto è una Lectio e come tale non può saltare il tema dell’ermeneutica biblica ed il suo rapporto con l’esegesi e gli studi biblici in genere. Significativamente il discorso è stato introdotto dal Papa proprio in riferimento ad una mancata ricezione piena della Dei Verbum su in punto specifico e sulla necessità di un suo approfondimento e sua più corretta applicazione, soprattutto per quanto riguarda il tema dell’esegesi e della ermeneutica della fede. Il Papa ha ricordato che la Dei Verbum ha approfondito l’intuizione della Divino Afflante Spiritu di Pio XII riguardante la necessità dello studio di carattere storico critico della Sacra Scrittura. Una esigenza, è stato detto, implicata nel fatto stesso della incarnazione: “Il fatto storico è una dimensione costitutiva della fede cristiana. La storia della salvezza non è una mitologia, ma una vera storia ed è perciò da studiare con i metodi della seria ricerca storica”. E tutto ciò è essenzialmente avvenuto nell’ambito degli studi negli anni successivi al Concilio. Tuttavia, Benedetto XVI ha richiamato il fatto che la Dei Verbum, oltre a questo valore, aveva raccomandato un altro livello interpretativo, dovuto alle implicazioni del fatto che quelle parole che studiamo sono realmente “parola di Dio”. Infatti, la Sacra Scrittura deve “esser letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta” (DV 12). Il carattere divino di quelle parole esige, dunque, che lo studio delle Scritture non si limiti ad indagini filologiche, pur assolutamente necessarie. Si tratta di cogliere la Parola di Dio nelle parole della Scrittura. Concretamente DV 12 parla di ciò che noi oggi chiamiamo esegesi canonica (l’unità di tutta la Scrittura), della lettura della Bibbia secondo la Tradizione viva della Chiesa e della analogia della fede. Questi elementi costituiscono l’ermeneutica della fede in relazione alla sacra Scrittura. In realtà, questo secondo livello, come ha affermato Benedetto XVI, non è stato sviluppato nella esegesi cattolica in modo soddisfacente, come invece è avvenuto per quello storico critico. Anzi, si può dire che è perlopiù assente, generando così una dicotomia tra studio dei testi e teologia, tra esegesi scientifica e lectio divina. In definitiva il papa ha denunciato una mancanza di ermeneutica della fede, senza la quale si sviluppa una ermeneutica positivista che nega la possibilità che Dio entri e si comunichi nella 13 storia. Pertanto il pontefice ha auspicato lo sviluppo di una esegesi integrale che sappia farsi carico anche di una autentica ermeneutica della fede. Infatti, “Dove l’esegesi non è teologia, la Scrittura non può essere l’anima della teologia e, viceversa, dove la teologia non è essenzialmente interpretazione della Scrittura nella Chiesa, questa teologia non ha più fondamento” 16 . Ciò ha una importanza enorme anche per la formazione dei sacerdoti e per la qualità delle omelie. Da qui si comprende l’auspicio, espresso in alcune proposizioni finali presentate al papa dall’assemblea sinodale, di un maggior dialogo tra esegeti, teologi e pastori nella vita della Chiesa. e) Relatio post disceptationem e Nuntius Per concludere questa visione diacronica è necessario considerare brevemente la Relatio post disceptationem svolta ancora dal Card. Marc Ouellet 17 . Il testo articola nelle ormai tradizionali tre parti tutte le problematiche emerse nel dibattito. La sintesi conferma l’orizzonte dialogico nel quale viene letta la realtà della rivelazione cristiana. Al centro sta l’affermazione “Deus Loquitur et auscultat”. Tutti i temi precedentemente segnalati vengono approfonditi e impreziositi dalle numerose osservazioni pervenute dai Padri Sinodali. In particolare mi sembra di grande interesse teologico fondamentale la tematica dell’Analogia Verbi, ossia la necessaria consapevolezza dei multiformi significati della parola di Dio, non solo in riferimento alla sacra Scrittura. A questo proposito si deve rilevare un fatto curioso. I giornalisti accreditati per assistere al lavoro sinodale sono rimasti sempre più sorpresi lungo i lavori nello scoprire che il tema del Sinodo non era la Bibbia, ma la Parola di Dio nella vita e missione della Chiesa, quasi a confermare l’identificazione che sorge naturalmente tra Parola di Dio e sacra Scrittura. Il testo del Card. Ouellet ha fatto eco ai molti interventi a questo proposito che hanno richiamato la necessità di comprendere il carattere personale della parola di Dio. La Parola è una persona, è la persona di Cristo. La rivelazione è dunque un evento e la nostra relazione con essa è caratterizzata dalla parola “incontro” e sequela (cf. DCE 1). Questo impedisce di accostare parzialmente la sacra Scrittura, come parole unicamente “scritte” o solo del “passato”. La Parola di Dio è un fatto che accade qui e adesso e di cui la Scrittura è attestazione normativa. Per questo, come è stato sottolineato, approcci al testo sacro che prescindano dalla concreta esperienza della fede personale ed ecclesiale possono suggerire elementi certamente interessanti, soffermandosi sulla struttura del testo e le sue forme, tuttavia, tale 16 In L’Osservatore Romano, domenica 19 ottobre 2008, 1. Per il testo vedi: http://www.vatican.va/roman_curia/synod/documents/rc_synod_doc_20081015_rel-postdisceptationem_lt.html (Internet: 2/3/2010). 17 14 approccio sarebbe inevitabilmente solo preliminare e incompiuto rispetto al senso di quelle parole in quanto Parola del Dio che parla qui ed ora. Infatti, come è stato affermato dalla Pontificia Commissione Biblica, “La giusta conoscenza del testo biblico è accessibile solo a colui che ha un’affinità vissuta con ciò di cui parla il testo” 18 . Sorge così la decisiva relazione tra la vita spirituale e l’ermeneutica della Scrittura. Infatti, “con la crescita della vita nello Spirito cresce anche, nel lettore, la comprensione delle realtà di cui parla il testo biblico” 19 . Infine va considerato anche il contributo del messaggio conclusivo del Sinodo alla Chiesa e al mondo, il Nuntius 20 . Si tratta di un testo molto apprezzato per il grande respiro culturale con cui mostra la grandezza della Parola di Dio nelle sue diverse caratteristiche. Pur non esaurendo l’ampio dibattito sinodale, si tratta di un testo che propone in sintesi una catechesi incisiva sulla Parola di Dio secondo uno schema semplice e chiaro: la Voce della Parola che sta all’inizio della creazione e che entra nella storia; il Volto della Parola, ossia il mistero dell’Incarnazione del Verbo che risplende sul volto di Cristo; la Casa della Parola, ossia la Chiesa come luogo dell’incontro personale e comunitario con questa Parola; ed infine le Strade della Parola, ossia la missione, sempre la stessa e sempre nuova per scoprire che di tale incontro con Cristo ogni uomo e ogni cultura ha bisogno. Tale Parola valorizza ogni frammento di verità e porta tutto a compimento secondo il disegno di Dio. f) Le Propositiones Da ultimo è necessario dare uno sguardo alle proposizioni presentate al Santo Padre al termine dei lavori come frutto dell’impegno assembleare, maturato sia negli incontri in plenaria che nei circoli minori. Vediamo essenzialmente quali sono le istanze teologico fondamentali che possiamo rintracciare nel lungo elenco delle 55 propositiones approvate, almeno nella versione in lingua italiana rese finora note, in attesa di conoscere l’esortazione apostolica postsinodale 21 . Vorrei dire che, innanzitutto, le istanze teologico fondamentali sono un po’ in tutte le propositiones presentate al Papa. Tuttavia esse si concentrano a mio parere nella prima parte. Qui vorrei sottolineare la ricezione del dibattito intorno all’uso analogico della espressione Dei Verbum, 18 PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, L’interpretazione della bibbia nella Chiesa, II,A,1. PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, L’interpretazione della bibbia nella Chiesa, 1993, II.A,2. 20 Per il testo vedi: http://www.vatican.va/roman_curia/synod/documents/rc_synod_doc_20081024_messagesynod_it.html (Internet: 2/3/2010). 21 Il testo reso noto è reperibile all’indirizzo: http://www.vatican.va/roman_curia/synod/documents/rc_synod_ doc_20081025_elenco-prop-finali_it.html (Internet: 2/3/2010). 19 15 la cui chiarificazione permette di intrecciare bene teologia ed esegesi sotto un orizzonte dialogico riferito alla rivelazione (cf. prop. 3 e 4). Ampio spazio è stata data alla ricezione di quanto suggerito dal Papa nel suo intervento sulla ermeneutica della fede, compreso il ricupero dell’esegesi patristica e l’affronto di alcune tematiche specifiche inerenti al trattato sulla ispirazione e la verità delle scritture, e alla lettura cristiana dell’Antico Testamento (cf. prop. 6.10.12.25-29). Mi sembra interessante anche il fatto che il tema dell’Eucaristia e del suo rapporto con la Parola di Dio nelle proposizioni siano state collocate nella prima parte dell’elenco, sottolineando in particolare il carattere performativo che la parola di Dio realizza nell’ambito del sacramento (cf. prop. 7). Mentre precedentemente, nel documenti preparatori, questo tema era collocato nel secondo capitolo, quello sulle implicazioni ecclesiologiche del Verbo. Le questioni ermeneutiche tendono ad essere collocate in relazione alla vita della Chiesa, mentre il tema dell’Eucaristia e della sacramentalità della Parola di Dio vengono sentite sempre più come originarie nella comprensione della Parola di Dio. Questo spinge anche a capire tutta la serietà del tema della fede e della conversione necessarie per poter accedere al Verbo di Dio e vivere un processo di conoscenza e di trasformazione. Senza conversione e senza fede autentica non c’è intelligenza delle Scritture (cf. prop. 8). Da qui la necessità, come sottolineato nella seconda parte dell’elenco delle proposizioni, di un rapporto specifico dei fedeli, secondo il proprio stato di vita, con la Parola del Signore (cf. prop. 30-36). Infine, la terza parte delle proposizioni presenta una serie di istanze sulla missione e sulla necessità di saper rendere ragione della speranza che è in noi. In tal senso anche l’ultima parte contiene molti elementi teologico fondamentali. Infatti, la missione non è solo questione di tecniche comunicative, ma di rapporto tra fede e cultura, di inculturazione della comprensione della Parola di Dio e della sacra Scrittura specificamente, ma anche di evangelizzazione delle culture e di trascendimento di ogni cultura verso la verità di Dio (cf. prop. 38-54). Così troviamo in queste ultime proposizioni anche un tema classicamente teologico fondamentale, circa il dialogo con le altre religioni (cf. prop. 50-53). E’ necessario approfondire come si debba approfondire la relazione tra l’assolutezza della verità cristiana, la parola definitiva di Dio in Cristo, ed il dialogo con esperienze religiose differenti. 16 3. OSSERVAZIONI CONCLUSIVE In sintesi, a mio avviso la XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi ha messo in evidenza, dal nostro punto di vista, l’estrema importanza della teologia fondamentale per questo momento della vita della Chiesa e del lavoro teologico; ossia, la responsabilità di quella disciplina che riflette in modo critico e sistematico sulla rivelazione di Dio, come evento nella storia, cui la fede ecclesiale corrisponde. Tutti i temi che la vita della Chiesa deve affrontare per svolgere in pienezza il suo compito hanno bisogno della riflessione attenta ed accurata dell’istanza teologico fondamentale. Parola di Dio, Scrittura, Tradizione, magistero, ermeneutica, ispirazione e verità sono nodi che devono sempre esser ripresi di nuovo, comprendendo sempre più profondamente l’orizzonte trinitario, storico salvifico, dialogico della divina rivelazione. La condizione perché questo avvenga è tuttavia sempre il riconoscimento della fede. Noi sappiamo che il tema della fede nella Dei Verbum non è stato approfondito compiutamente. L’esigenza imprescindibile del primato della rivelazione ha lasciato in penombra questa parte che pure è intrinseca alla teologia e alla stessa esegesi perché è intrinseca alla rivelazione stessa. La Dei Verbum aveva detto l’essenziale e non aveva certamente su questo punto semplicemente ripetuto la Dei Filius 22 . Tuttavia il discorso necessita di essere ampliato 23 . Tutto questo implica quello che qualche autore ha chiamato l’ermeneutica della presenza 24 nei confronti della Sacra Scrittura e che Benedetto XVI sembra riprendere molte volte quando dice che la Parola di Dio – e la sacra Scrittura – non è una parola del passato, ma una parola che Dio pronuncia nel presente, qui e ora. Dio parla nel presente. L’orizzonte necessario ad una corretta interpretazione scritturistica è quello di considerare nella fede che Dio comunichi la sua Parola nelle parole della Scrittura. Benedetto XVI ha detto qualche cosa di decisivo a questo proposito proprio qualche settimana prima dell’inizio del Sinodo dei Vescovi quando nel suo viaggio in Francia affrontò il 12 settembre del 2008 il tema dell’origine cristiana della cultura europea al Collège des Bernardins25 . Egli mostrava, facendo eco ad un bellissimo saggio di Jean Leclercq, che il vero amore per la lettera è 22 Cf. R. FISICHELLA (ed.), La Teologia Fondamentale. Convergenze per il terzo millennio, Casale M. 1997: vedi in particolare le relazioni di H. Pottmeyer e di R. Fisichella. 23 L’esigenza di una rinnovata teologia della fede in relazione alla ricomprensione della rivelazione effettuata da Concilio chiede ancora di essere certamente approfondita: cf. A. DULLAS, Il fondamento delle cose sperate. Teologia della fede cristiana, Brescia 1997; P. SEQUERI, Il Dio Affidabile. Saggio di teologia fondamentale. Presentazione di Giuseppe Colombo, Brescia 1996.; ID., L’idea della fede. Trattato di teologia fondamentale, Milano 2002; P. MARTINELLI, Fede e ragione tra testimonianza della verità e umana libertà, in Frontiere. Rivista di Filosofia e Teologia 5 (2008) 169-194. 24 Questa sembra essere soprattutto l’ermeneutica dei santi, in particolare della tradizione francescana: cf. D. DOZZI, Il Vangelo nella Regola non bollata di Francesco d'Assisi, Roma 1989; cf. anche P. MARTINELLI (ed.), Parola di Dio, vita spirituale e francescanesimo, Bologna 2008, in particolare le relazione di D. Dozzi.. 25 Cf. L’Osservatore Romano, domenica 14 settembre 2008, 6-8 17 inseparabile dal desiderio di Dio 26 . Poiché il Verbo si è “abbreviato”, come dice Origene 27 e la teologia medievale 28 , la parola di Dio si dice sempre in parole umane e non si può cogliere la parola di Dio se non attraverso le fragili parole umane. Come i monaci si interessavano della grammatica per poter studiare quelle parole umane che contengono il Verbo divino, così siamo chiamati a fare noi oggi. La fede ci fa conoscere questa unità inscindibile tra l’umano e il divino, nel Sacramento dell’Eucaristia come nella sacra Scrittura. E la fede non “vede” questo solo nel passato ma nel presente della Chiesa e della storia. Dio parla oggi e chiama oggi alla conversione e alla testimonianza. La sacra Scrittura è dunque “parola attestata” di un evento che ci coinvolge oggi e ci chiama oggi a rendergli testimonianza. La Parola di Dio, Gesù Cristo, rimane sempre nostro contemporaneo, contemporaneo ad ogni uomo che vive, desidera, soffre e spera mediante la testimonianza delle Scritture e la testimonianza ecclesiale29 . Possa la teologia fondamentale raccogliere una tale provocazione per riscoprire la sua vocazione a sostenere ogni cristiano a rendere ragione della propria speranza all’uomo contemporaneo. 26 Cf. J. LECLERCQ, Cultura umanistica e desiderio di Dio: studio sulla letteratura monastica del Medio Evo, Firenze 1965. 27 «Ho Logos pachynetai (o brachynetai)». Cf. ORIGENE D’ALESSANDRIA, Peri Arcon, I, 2, 8; per Nicolò di Cusa vedi Excitationibus lib. III (Parigi 1514), fol 41. 28 Cf. V. PROSPISIL, Il Verbum Abbreviatum nel capitolo IX della Regola bollata e nel Breviloquium, in Antonianum 79(2004), 129-141; per Nicolò di Cusa vedi Excitationibus lib. III (Parigi 1514), fol 41. 29 Su questo tema ci permettiamo di rimandare a P. MARTINELLI, La Testimonianza. Verità di Dio e libertà dell’uomo, Cinisello Balsamo 2002; ID., Teologia, vita spirituale, testimonianza. Note storico-sistematiche su una relazione originaria del sapere teologico, in C. APARICIO VALLS – C. DOTOLO – G. PASQUALE (edd.), Sapere teologico e unità della fede. Studi in onore del Prof. Jared Wicks, PUG, Roma 2004, 286-313. 18