religiose a bolzano: «prima o poi arriveremo senz`altro a vedere una

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religiose a bolzano: «prima o poi arriveremo senz`altro a vedere una
RELIGIOSE A BOLZANO: «PRIMA O POI ARRIVEREMO SENZ’ALTRO A
VEDERE UNA DONNA CHE DICE LA MESSA»
da Alto Adige, di Alan Conti
BOLZANO. La Chiesa è donna. Perchè ne è fondamento e componente
essenziale. La modernità, però, bussa alla porta delle Cattedrali e pretende
qualcosa di più: un ruolo diverso per la componente femminile del mondo
cattolico. Più forte, più rappresentativo o anche semplicemente più
determinante nell’indicare la strada.
Nel magma dei temi forti che il sinodo diocesano ha messo sul tavolo del
futuro della chiesa altoatesina questo dal riflesso rosa è di certo tra i più
sentiti e discussi. Sono le stesse donne a portarlo in primo piano assieme a
una riflessione sulla capacità di avvicinare bambini e giovani: quasi un
lampo di natura materna. Se ne parla, dunque, tra i padiglioni della Fiera
durante il Forum organizzato ieri per tutta la giornata. Una manifestazione
strutturata attorni a tavoli e stand tematici, dialoghi aperti e dibattiti. La
fede, la liturgia, il sacerdote del futuro, la pastorale e le parrocchie sono gli
argomenti discussi da tutto il mondo cattolico: dal vescovo Ivo Muser fino
al diacono di periferia passando per suore,. frati e semplici fedeli.
«Chiariamo subito che certe decisioni non possono essere competenza del nostro sinodo territoriale - le parole di suor Irmgard Senoner di
San Paolo - ma è indubbio che il ruolo femminile all’interno della Chiesa può crescere. Io sostengo che, prima o poi, arriveremo senz’altro a
vedere una donna che dice la messa. D’altronde, fatta salva la legge ecclesiastica che è umana, nelle Sacre Scritture non c’è nulla che
impedisca esplicitamente questo esito. Non vedo perchè escluderlo a priori». Sorella Benedikta Gürschler, a fianco, sorride e annuisce.
«Certo, si può migliorare molto in questa prospettiva. Credo ci si debba anche concentrare sul come avvicinare le nuove generazioni al
messaggio cristiano. È vero che spesso ci consigliano di utilizzare mezzi di comunicazione che siano più vicini ai ragazzi, ma prestiamo
attenzione al messaggio. Concetti come la giustizia e la pace tra i popoli non sono mai fuori dalla modernità. Vanno solo declinati al meglio».
«Credo siano determinanti le famiglie in questo - interviene il rettore del Vizentinum Fabian Tirler - perchè è lì che cresce il seme della
cristianità. Su quel germoglio possiamo lavorare noi, ma se manca diventa complicato». Cresce anche nelle famiglie di divorziati? «Sì, certo,
non cambia nulla».
A chiedere un allargamento dei contorni che la Chiesa disegna attorno alla donna è anche il mondo laico, come conferma Rosanna Maltauro,
collaboratrice nella parrocchia di San Giacomo. «Se diamo la possibilità a papaFrancesco di incidere in profondità io credo che la dimensione
femminile nella chiesa cambierà in modo radicale. Le avremo anche a spiegare la predica dall’altare. Sicuro». «Diamo un esempio di una
Chiesa più aperta - rafforza il concetto Elida Della Lucia - perchè in questo momento la trovo un po’ chiusa. È anche per quello che i giovani se
ne allontanano. Non hanno offerte e trovano sempre troppi paletti. Andrebbe, invece, cercato il coinvolgimento di tutti nel modo più ampio
possibile». Intanto suor Angelika Kuenig di Merano si sorprende della nostra domanda: «Se una donna può andare a dire la messa? Certo che
sì. Potrebbe anche farla meglio se è per quello».
Naturalmente i vertici della diocesi, sul tema, vanno più cauti. «Il sacerdozio femminile non è un nodo che può risolvere il nostro sinodo e forse
non è nemmeno stringente chiederselo adesso» le riflessioni del vicario generale del vescovo don Michele Tomasi. «Non è detto, però, che
non si posssano trovare forme che diano nuovo slancio al già fondamentale ruolo della donna nella Chiesa. Io non escluderei la riflessione su
figure che siano in questo senso innovative. Poi, certamente, tutto questo discorso può essere impostato anche su scala più piccola
valorizzando più e meglio quegli aspetti che rendono la donna essenziale nell’esistenza della Chiesa stessa».
da «Alto
Adige»