TE Box n.3 - Toscana Energia
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TE Box n.3 - Toscana Energia
Toscana Energia Box n. 3 - Gennaio 2013 - Rivista inviata in omaggio economia•territorio•arte 12 22 32 SEN opinioni a confronto Enrico Rossi Toscana e Green Economy B.B. King sono ancora il re del Blues PRIMOPIANO ENERGIETOSCANE Focus • Punti di Vista Mercato • World Report Tendenze • Novità Decisioni • Progetti 4 22 di Angelantonio Rosato di Angela Feo 8 26 Geopolitica del gas: ecco perchè UE e Russia resteranno legate Se il grande freddo fa mancare il gas di Diego Gavagnin 12 DOSSIER SEN Più gas prodotto in Italia di Davide Tabarelli Un passo avanti, ma l’orizzonte temporale è limitato Enrico Rossi: puntiamo sulla green economy A Pisa l’energia è un gioco da ragazzi di Michela Signorini 28 Gas e fonti rinnovabili, un viaggio per la Toscana di Michela Signorini di Giovanni Battista Zorzoli 18 Quando l’energia arriva dalle onde di Claudia Riani TERZAPAGINA Arte • Cultura • Musica Sport • Rubriche Toscana Energia Box n. 3 - Gennaio 2013 Periodico di Toscana Energia Registrazione del Tribunale di Firenze n. 5855 del 15/11/2011 Direttore responsabile: Angela Feo A cura dell’Ufficio Comunicazione e Gestione del Brand di Toscana Energia Hanno collaborato: Marco Boscolo, Alberto Clò, Rosella Fantoni, Ernesto Ferlenghi, Diego Gavagnin, Giovanni Nardi, Elisabetta Quattrini, Claudia Riani, Angelantonio Rosato, Michela Signorini, Davide Tabarelli, Giovanni Battista Zorzoli. Si ringraziano: Remo Fattorini, Elena Marazzita, Alice Momolo, Antonio Piccioli, Bruno Possenti, Carlo Visintini. La rivista Toscana Energia Box, per garantire al massimo l’obiettività dell’informazione, lascia ampia libertà di trattazione ai suoi collaboratori, anche se non sempre ne può condividere le opinioni. Direzione, redazione, amministrazione: Via dei Neri 25 - 50122 Firenze Progetto grafico e impaginazione: Sesamo Comunicazione Visiva sas www.sesamo.net - [email protected] www.toscanaenergia.eu 32 Il re che lavorava nei campi di cotone di Marco Boscolo 36 Il tesoro nascosto tra i ghiacci di Ernesto Ferlenghi 38 12 In Italia ho trovato la patria della mia arte di Angela Feo 40 Gira l’angolo di Michela Signorini 42 Pillole di energia 22 a cura di Rosella Fantoni e Elisabetta Quattrini 44 Consigliato da di Alberto Clò 45 Palazzo Blu, una perla ritrovata di Giovanni Nardi 32 Per Toscana Energia il prossimo futuro segnerà un momento di svolta straordinaria. Le gare per l’assegnazione della distribuzione del gas sono imminenti e la società si sta organizzando per parteciparvi con gli strumenti finanziari più idonei. Le gare si svolgeranno in un contesto nuovo, gli undici ambiti territoriali decisi dal ministero, che richiede un piano strategico adeguato. Un piano che la società ha voluto condividere con i suoi soci nel novembre scorso: abbiamo compiuto un viaggio nella regione per incontrare e confrontarci con le amministrazioni pubbliche del territorio. Un percorso intenso, dieci tappe che hanno registrato una partecipazione in forte crescita rispetto alla precedente edizione e un giudizio generale positivo sull’azienda e sul suo operato. All’appuntamento con la liberalizzazione del mercato della distribuzione del gas, Toscana Energia si presenta con una solida situazione finanziaria e patrimoniale, come dimostra il Rating 1, il più alto riconoscimento in materia di affidabilità economica e finanziaria: questa certificazione, finora conferita a meno del 6% delle aziende italiane, attesta l’ottimo stato di salute della società. Di questo e di molto altro si parlerà in questo nuovo numero della rivista che, come sempre, offre un’opportunità di approfondimento dei grandi temi energetici e della loro declinazione su scala globale, nazionale e locale. Non manca un ampio spazio dedicato alla cultura: la nostra azienda investe parte dei suoi utili per promuovere e sponsorizzare eventi culturali di primo piano. Siamo convinti di contribuire anche in questo modo alla crescita del territorio in cui operiamo. Lorenzo Becattini toscana energia box 3 Focus • Punti di Vista • Mercato • World Report PRIMOPIANO La rete del metano poggerà sempre di più sui due gasdotti: Geopolitica del gas : ecco perchè UE e Russia Foto: istockphoto resteranno legate di Angelantonio Rosato Ad oggi la destinazione naturale del gas russo resta l’Europa, men- tre per il Vecchio Continente l’opzione troppi punti problematici 4 dello Shale Gas presenta ancora North Stream, sull’asse Mosca–Berlino e South Stream, sull’asse Mosca-Roma La relazione energetica UE-Russia è spesso descritta, assai sbrigativamente, come dipendenza della prima dalla seconda. È davvero così? Dal punto di vista strutturale, essa è basata su un’intricata rete di pipeline orientata dalla Russia verso l’Europa occidentale. Tale complessa rete nel prossimo futuro, ed in parte già oggi, poggerà fondamentalmente su due nuovi assi: quello Mosca–Berlino (prioritario), realizzato dal gasdotto North Stream, già operativo, e quello Mosca–Roma (secondario), affidato al gasdotto South Stream, in via di realizzazione e non ancora operativo (tempi previsti: 2013–2015). Lo scopo di questi due gasdotti è di bypassare l’Europa orientale, e soprattutto l’Ucraina, dove attualmente transita l’80% del gas russo diretto in Europa e dove avverrebbero (secondo Mosca) i prelevamenti illegali di gas, specialmente quando le temperature si fanno più rigide. Lo scopo precipuo di South Stream è di rendere vano l’alternativo progetto Nabucco, sponsorizzato da Washington. È possibile che ciò accadrà perché Nabucco ha un problema fondamentale: nel suo consorzio internazionale non ci sono Paesi dotati di consistenti riserve di gas, quindi la vera domanda è: chi metterà il gas dentro Nabucco? Alla luce di quanto detto la relazione energetica UE-Russia va rivisitata. Possiamo affermare che non si tratta di dipendenza ma di inter-dipendenza energetica tra UE e Federazione Russa. Infatti esiste da tempi non sospetti (già in piena Guerra Fredda) un sistema collaudato di consegna degli idrocarburi russi basato sulla succitata rete di pipeline. Tale rete è presente sul continente europeo per ragioni geo-economiche e storiche. Ed è rigidamente orientata dalla Russia verso l’Europa occidentale: ergo si può affermare che oggi la Russia è sostanzialmente solo un supplier regionale. La via asiatica per Mosca non costituisce un’alternativa immediata alla via europea toscana energia box È necessario sfatare un mito, quello della via asiatica come alternativa immediata alla via europea per Mosca. Ciò non è possibile oggi per varie ragioni, tra cui la più forte è la seguente: esiste solo un progetto serio di gasdotto dalla Russia alla Cina. Si tratta dell’Altai Gas Pipeline che una volta realizzato dovrebbe estendersi dalla Siberia occidentale alla Cina nord-occidentale; ma in verità il progetto è in stallo perché Mosca e Pechino non riescono a mettersi d’accordo sul prezzo del gas. Gli europei pagano, e pagano molto bene, le forniture energetiche di Mosca, mentre i cinesi vogliono cheap gas e soprattutto non vogliono dipendere energeticamente dalla Russia. Pechino preferisce semmai prendere direttamente il metano in Asia centrale. 5 Foto: © SERGEI KARPUKHIN / POOL/epa/Corbis • Dunque oggi la destinazione naturale del gas russo resta l’Europa. Il rischio che la Russia possa riorientare il totale delle sue esportazioni energetiche verso oriente non è immediato. Rischio non immediato non vuol dire inesistente, cioè che un riposizionamento verso est non possa verificarsi nel medio/lungo termine, soprattutto se la Cina e gli altri Paesi asiatici vorranno pagare un price adeguato alle richieste di Mosca, e superiore a quello finora accettato dagli Stati europei. Ciò aprirebbe scenari completamente nuovi. In ogni caso, ci sarebbero alternative al gas russo per la UE? Secondo una scuola di pensiero, per i Paesi dell’Unione Europea una possibile alternativa al gas russo è lo Shale Gas (il gas da scisti bituminosi) molto presente sul territorio nordamericano e, forse, pure in Polonia. Tuttavia, contro lo Shale Gas stanno crescendo forti opposizioni ecologiste in Europa, soprattutto in Francia, 6 Per l’Europa il tradizionale sistema di consegna del gas via tubo da Russia e Africa resta il più sicuro e affidabile legate alla tecnica dell’Hydraulic Fracturing (spesso accorciato in HydroFracking), ovvero la tecnologia che serve a “liberare” il gas dagli scisti in cui è intrappolato. Ma ci sono altre perplessità, di carattere geo-economico, circa lo Shale Gas come alternativa energetica per l’Europa. Finora, malgrado grandi entusiasmi, non una singola molecola di Shale Gas è stata ancora estratta in Polonia e nessuno sa quanto ce ne sia veramente, mentre quello proveniente dall’America (non solo USA ma anche Canada) potrà invadere massicciamente i mercati internazionali non prima di dieci anni da oggi. Inoltre, è possibile, anzi probabile, che per allora lo Shale Gas sarà scambiato ai nostri antipodi: le future esportazioni di Shale Gas dall’America, necessariamente sotto forma di GNL via nave, potrebbero infatti semplicemente bypassare l’Europa ed andare direttamente in Asia. Questo se gli USA decideranno di esportare il loro Shale Gas invece che consacrarlo alla ripresa economica nazionale, il che non è affatto da scartare. Da non dimenticare poi che il Gas Naturale Liquefatto deve essere rigassificato. E qui interviene la scellerata sindrome nazionale NIMBY (Not In My Back Yard), tanto diffusa che si potrebbe parlare di Italia nimbyzzata. A causa delle opposizioni loca- •• È cruciale per l’Italia e per l’UE potenziare al più presto la diversificazione degli approvvigionamenti energetici Foto: © Stefan Sauer/dpa/Corbis • Il presidente russo Putin alla cerimonia per l’inizio li, oggi in Italia esiste un solo rigassificatore degno di questo nome, a Rovigo, ma può soddisfare solo il 10 per cento del fabbisogno nazionale di gas. Appare chiaro che in queste condizioni l’opzione Shale Gas / GNL non è praticabile nel nostro Paese. Inoltre, lo Shale Gas sarebbe vantaggioso solo se acquistato sul mercato spot, altrimenti si riprodurrebbe la stessa “servitù del tubo” cui siamo già sottoposti, per di più aggravata dall’aleatorietà del trasporto via mare. Però, la quota di GNL scambiata su base spot a breve termine è minoritaria. La parte di gran lunga prevalente viene tuttora venduta sulla base di contratti di lungo termine dalle formule indicizzate analoghe a quelle del gas via pipeline (Take-or-Pay Agreement). Così, se passassimo dalla “servitù del tubo” russo/africano alla dipendenza da Shale Gas/GNL, ci ritroveremmo alla casella di partenza con problemi anche peggiori da risolvere. È assai rischioso affidarsi solo o principalmente al GNL ed agli acquisti spot. Tra l’altro con i rigassificatori attualmente operativi, il GNL non sarebbe mai in grado di sostituirsi al gas via tubo per coprire l’intero fabbisogno europeo. Insomma oggi, con l’apertura del gasdotto North Stream e la prossima realizzazione del South Stream, resta più sicuro ed affidabile per l’Europa il tradizionale sistema di consegna via tubo da Russia/Africa, come dimostra l’evidenza storica che persino durante i periodi più critici della guerra fredda e la terribile guerra civile algerina, non ci sono mai state interruzioni rilevanti delle forniture da Mosca e da Algeri, i nostri principali fornitori di gas. Inoltre, è molto difficile e costoso rompere un Take-or-Pay Agreement, ossia il normale contratto per le forniture di gas via tubo, che di solito dura 25 anni e che, come suggerisce il nome, ha clausole contrattuali stringenti e penali salate. toscana energia box della costruzione del gasdotto South Stream •• Il gasdotto North Stream nel Mar Baltico Però, non dimentichiamo che uno sconvolgimento geopolitico imprevisto in Nord Africa o in Russia può sempre mettere in pericolo le forniture energetiche all’Italia e alla UE, anche via pipeline. In alcuni Paesi del Nord Africa si è recentemente verificato un mini-sconvolgimento geopolitico, la cosiddetta primavera araba, che nessuno era stato in grado di prevedere, e che di fatto è ancora in corso. La lezione da trarre è che, invece di cedere al lontano miraggio del GNL o affidarsi pigramente al tradizionale sistema via pipeline, sarà bene potenziare e perfezionare al più presto possibile la diversificazione degli approvvigionamenti energetici dell’Italia e della UE, sia dal lato dei fornitori che da quello del mix energetico, onde evitare di rimanere al freddo il prossimo inverno russo, o la prossima primavera araba. 7 PRIMOPIANO foto: Focus • Punti di Vista • Mercato • World Report PRIMOPIANO Alla luce delle emergenze degli anni passati, una riflessione sulle strategie per affrontare le crisi stagionali Se il grande freddo fa mancare il gas Di DIEGO Gavagnin G li eventi meteorologici estremi minacciano sempre più gli approv vigionamenti di metano . C ome ridurre il rischio di rimanere a secco ? Per il sistema del gas naturale, il rischio più grave è quello meteorologico, soprattutto a causa delle grandi ondate di freddo che possono colpire contemporaneamente l’Europa e la Federazione Russa. Quest’ultimo Paese è il più grande fornitore del Vecchio Continente e se la sua domanda interna per il riscaldamento, assieme a quella dei Paesi limitrofi, come l’Ucraina, la Bielorussia e la Polonia, aumenta troppo, rischia di non essere più in grado di soddisfare la domanda europea, quando anch’essa è al massimo. L’episodio peggiore degli ultimi anni si è verificato nel febbraio del 2012 quando tutta l’Europa restò sotto zero. Nei primi giorni di quel mese al punto di ingresso del gas siberiano a Tarvisio si registrò un flusso ridotto fino al 30% rispetto alle forniture previste; i tagli riguardarono anche Au- 8 stria, Polonia, Slovenia, Ungheria, Bulgaria, Romania e Grecia. L’Italia dovette attivare tutte le misure di emergenza già codificate per le analoghe crisi degli anni precedenti, ma in un contesto aggravato dalle condizioni del mare Adriatico in tempesta che bloccò per parecchi giorni il funzionamento del rigassificatore al largo di Rovigo: le metaniere non riuscirono ad attraccare all’impianto per scaricare il gas liquefatto. Il blocco di quel rigassificatore riduce di oltre il 10% la capacità di importazione nazionale di gas, e questo precedente porta a riconsiderare il ruolo di questi impianti in mare (che però sono più facili da realizzare perché meno osteggiati dalle popolazioni rispetto a quelli a terra). Entrato in servizio nel 2010 inoltrato, il rigassificatore di Rovigo era stato salutato proprio come un elemento in grado Foto: istockphoto Un grave rischio meteorologico è rappresentato da ritorni di freddo intenso alla fine dell’inverno di alleviare i rischi nelle punte di consumo. Una analoga attesa riguarda adesso il rigassificatore OLT (capacità annua di 3,75 miliardi di mc, 4% del fabbisogno nazionale, e giornaliera 11 milioni di mc), che dovrebbe entrare in servizio al largo di Livorno prima del prossimo inverno, ma in un contesto meteomarino, il Tirreno, peggiore rispetto all’Adriatico. L’altro grave rischio meteorologico tutto italiano è rappresentato da improvvisi ritorni di freddo verso la fine dell’inverno, quando gli stoccaggi non riescono più a erogare il gas alla stessa velocità (e quindi nelle quantità giornaliere necessarie) di inizio inverno. Per spiegare il fenomeno l’esempio più calzante è quello del palloncino gonfiato, dal quale l’aria esce veloce ad inizio dello sgonfiamento per poi man mano rallentare, fino a fermarsi con dentro ancora un po’ d’aria. La peggiore crisi da ritorno improvviso di freddo si ebbe nei primi giorni di marzo del 2005, quando sembrava che l’inverno fosse finito. L’evento mise a nudo la fragilità del nostro sistema infrastrutturale del gas, peraltro già segnalata da molti esperti e sotto osservazione del Ministero dello Sviluppo Economico (all’epoca delle Attività Produttive). L’apporto degli stoccaggi è essenziale per la sicurezza e il funzionamento del sistema nazionale del gas al minor costo, nonostante i potenziamenti dei gasdotti degli scorsi anni e l’arrivo del rigassificatoscana energia box 9 tore di Rovigo. Purtroppo le opposizioni locali e la mancanza di nuovi grandi siti sta facendo crescere molto lentamente la capacità di stoccaggio, ottenuta adesso soprattutto con l’aumento della pressione del gas nei depositi sotterranei, che ne aumenta il volume; pratica che richiede però molte cautele ambientali. Sono invece in forte ritardo, rispetto alle previsioni, sia i nuovi gasdotti progettati (come i due che dovrebbero collegarci alla Grecia per l’approvvigionamento di gas dall’area del Caspio o quello che porterà il gas algerino in Sardegna e in Toscana) sia i nuovi rigassificatori, nonostante 4 dei 12 progettati siano già stati autorizzati (oltre all’offshore di Livorno, l’offshore di Falconara e i due onshore di Porto Empedocle e Gioia Tauro). Certamente la capacità di erogazione complessiva del sistema gas italiano su base annuale è superiore alla capacità necessaria per soddisfare la domanda (in particolar modo dal 2009 in poi, quando sono iniziati a scendere i consumi per la crisi economica), ma la situazione va analizzata su base giornaliera, non annuale. Infatti, anche se il rischio maggiore riguarda un breve periodo, tra metà febbraio e metà marzo, interruzioni gravi di uno dei principali gasdotti possono verificarsi in qualsiasi momento, come l’esperienza ha dimostrato. Tra l’altro i “black out” del gas sono molto più pericolosi e difficili da gestire di quelli elettrici, perché non basta riattivare il contatore, bisogna controllare se tutti i punti di erogazione sono chiusi, inclusi i fornelli delle cucine, uno per uno. quest’anno, senza gli stoccaggi si potrebbe avere un deficit di capacità di circa 120 milioni, beninteso se tutte le altre fonti di approvvigionamento funzionano regolarmente. All’inizio della stagione di utilizzo degli stoccaggi (ottobre-novembre) l’erogazione può anche arrivare a 270 milioni di mc/giorno (che portano la capacità complessiva alla cifra tranquillizzante di 614 milioni). Ma le cose cambiano nei mesi successivi: si stima che da metà febbraio, in caso di inverni freddi come quelli passati, l’erogazione potrebbe assestarsi su 120 milioni o meno (per un totale di 464 milioni, pericolosamente vicino ai 461 milioni consumati il 6 febbraio dello scorso anno). Il 6 febbraio 2012 si è avuto il record di sempre dei consumi di gas, con 461 milioni di mc, spinto dal consumo per riscaldamento pari a 294,4 milioni. In caso di un altro inverno molto freddo anche Man mano che passano i giorni la pressione di risalita del gas scende sempre più, fin quando proprio non riesce a entrare nella rete, anche se sottoterra ne restano miliardi di mc. La difficoltà è la I gasdotti italiani in cifre Ragionando in termini di capacità giornaliera, il gasdotto Tag dalla Siberia può arrivare a fornire 107 milioni di mc/ giorno, il Transmed dall’Algeria 98 milioni, il Transitgas dall’Olanda-Mare del Nord 59 milioni, il Greenstream dalla Libia 29 milioni, il rigassificatore di Rovigo 21 milioni e quello di La Spezia 9 milioni mentre la produzione nazionale è di altri 21 milioni per un totale di 344 milioni, cui va aggiunta la capacità di erogazione giornaliera degli stoccaggi che però è molto variabile e segue le punte di domanda. • Foto: istockphoto foto: • Contenitore industriale di gas naturale • 10 Il gas disponibile negli stoccaggi alla fine del riempimento estivo è di 15 miliardi di mc, ma quelli effettivamente utilizzabili non sono più di 11; fino ad ora non si è mai andati oltre e non è affatto certo che i circa 4 miliardi restanti siano effettivamente estraibili. Non si può neanche forzare troppo la risalita del gas, perché si rischia di rovinare il deposito, trascinando e condensando la sabbia, tra i cui granelli circola il gas, fino ad ammassarla nei fori di risalita, ostruendoli. Il rischio è di perderli per anni, se non per sempre. Cosa si può fare in caso di emergenza gas meteorologica, ma anche commerciale, geopolitica, da incidente, oltre a utilizzare al massimo gasdotti, rigassificatori, produzione nazionale e stoccaggi? Parecchie cose e l’Italia è già ben allenata. Presso il Ministero dello Sviluppo Economico opera in permanenza un Comitato Emergenza Gas che ogni anno rinnova le misure e le procedure per la gestione delle crisi. I principali provvedimenti previsti sono l’obbligo per gli importatori di massimizzare gli arrivi, indipendentemente dagli accordi commerciali; questo serve anche ad evitare il rischio di rialzi artefatti dei prezzi o la deviazione verso altri mercati di gas destinato all’Italia. Un secondo provvedimento è l’attivazione dei “contratti interrompibili”, accordi che prevedono uno sconto sul prezzo del gas ai grandi consumatori industriali a fronte della disponibilità a farsi interrompere la fornitura (con preavviso di 24 ore o persino senza). Con questo provvedimento a febbraio 2012 si sono risparmiati 15 milioni di mc/giorno di gas. A seguire si provvede a staccare le centrali di produzione elettrica e di conseguenza ad attivare i contratti interrompibili dei consumatori elettrici e/o riattivare le vecchie centrali che utilizzano l’inquinante olio combustibile invece del gas. Sono centrali ormai obsolete tenute in vita solo per questo scopo, cioè per funzionare forse pochi giorni all’anno (al massimo 4 settimane). L’uso di questi impianti richiede una deroga ai limiti di emissioni atmosferiche. Si calcola che questo provvedimento può portare ad un risparmio di circa 18 milioni di mc/giorno. Poi c’è l’obbligo di abbassare i gradi centigradi del riscaldamento negli edifici pubblici e in quelli privati. Quest’ultimo provvedimento è però di difficile esecuzione e controllo, anche se è utile per far comprendere alle popolazioni la gravità della situazione, di modo che assumano comportamenti energeticamente più sobri. Si calcola che ogni grado centigrado in meno delle temperature nelle 24 ore su tutto il territorio nazionale comporti un risparmio teorico di oltre 10 milioni di mc/giorno. L’insieme di questi provvedimenti, se attuati con determinazione, può portare quindi ad un risparmio intorno ai 50 milioni di mc/giorno. Va anche chiarito che tutti i provvedimenti che si possono mettere in campo hanno un costo per la collettività. Ad esempio la crisi del 2006, iniziata per le liti tra russi e ucraini e poi proseguita per motivi meteorologici, è costata ai consumatori 100 milioni di euro solo per il rim- Tutto ciò nonostante i consumi italiani di gas del 2011 siano tornati ai livelli del 2003 (circa 77 miliardi di mc) da confrontare a loro volta con quelli del 2008 di 84,8 miliardi. Se l’aumento dei consumi di gas avesse tenuto lo stesso ritmo dei 5 anni dal 2003 al 2008 (mediamente circa 1,5 miliardi all’anno), dal 2009 in poi il sistema non sarebbe stato in grado di fronteggiare le emergenze che si sono verificate. I consumi del 2012 avrebbero dovuto essere di 90,5 miliardi; le previsioni invece dicono che resteremo sotto i 77 miliardi. I consumi del settore industriale sono passati da 20,7 miliardi di mc/anno del 2003 ai 15,4 del 2011: purtroppo è il declino del Paese, accentuato dalla crisi economica, a darci il maggiore aiuto per far fronte ai rischi di emergenza gas. L’apporto PRIMOPIANO stessa delle auto che tentano di immettersi in una via a grande e veloce traffico. A marzo 2005 fu necessario abbassare la pressione della rete per permettere l’afflusso del gas dagli stoccaggi. degli stoccaggi è essenziale per la sicurezza e il funzionamento del sistema nazionale del gas borso ai produttori elettrici del maggior costo dell’olio combustibile rispetto al gas. Il cambiamento climatico, che sta accentuando gli eventi estremi, sempre più frequenti, dovrebbe imporre soluzioni più radicali di quelle sopra elencate, facilitando nuovi investimenti. Se il sistema è al limite della capacità di risposta è proprio per le opere non realizzate negli ultimi 15 anni, in particolare per gli stoccaggi. Negli anni ’90, quando i consumi di gas erano la metà di quelli odierni, la capacità del sistema prevedeva di poter restare anche sei mesi senza l’apporto del maggior fornitore. Oggi sarebbe impossibile stare da ottobre ad aprile senza i 107 milioni di mc/ giorno di gas russo. toscana energia box 11 Focus • Punti di Vista • Mercato • World Report PRIMOPIANO Foto: © David Doubilet/National Geographic Society/Corbis Il Ministero dello Sviluppo Economico ha presentato a ottobre la nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN). Si tratta al momento di una bozza sulla quale il governo ha aperto una fase di consultazioni che verrà conclusa con una Conferenza nazionale. Il documento, atteso da tempo, è lo strumento di indirizzo e di programmazione della politica energetica nazionale. Toscana Energia Box ospita nelle sue pagine il parere di due esperti del settore. Più gas prodotto in Italia di Davide Tabarelli (presidente di Nomisma Energia) 12 • Finalmente , dopo anni di discussione, l’Italia ha il suo nuovo Piano Energetico Nazionale, anzi, la sua nuova Strategia Energetica Nazionale, presentata il 16 ottobre 2012 dal ministro dello Sviluppo economico Passera. Dopo quelli del 1975, del 1981 e del 1988, questo è il quarto Piano che l’Italia cerca di implementare. Viene chiamato Strategia e non Piano per evitare imbarazzi circa strumenti tipici dell’intervento pubblico statale, attraverso appunto la pianificazione, dopo oltre un decennio durante il quale si è fatto interamente affidamento sulle liberalizzazioni e sulle privatizzazioni per raggiungere i condivisibili obiettivi di maggiore efficienza e di riduzione dei prezzi per i consumatori. Troppo ottimisticamente, ma anche incautamente, negli anni ’90 si credeva che i semplici meccanismi di mercato, attraverso la famigerata mano invisibile, potessero fare entrare nuovi operatori nel settore, capaci di fare investimenti in maniera più efficiente aumentando l’offerta e facendo scendere i prezzi a beneficio dei consumatori finali, cosa che i vecchi monopolisti statali non erano riusciti a fare. Purtroppo, invece, le bollette degli italiani, sia delle imprese che delle famiglie, sono aumentate ad oggi di circa il 30% e così le riforme a favore del dio mercato hanno aggravato il nostro distacco rispetto ai livelli dei prezzi nel resto d’Europa senza modificare granché la nostra forte dipendenza da importazioni dall’estero. La necessità di ridurre i costi dell’energia è il primo obiettivo indicato dalla nuova Strategia foto: • Piattaforma per l’estrazione del gas naturale I prezzi del gas alle famiglie al primo gennaio 2013 raggiungeranno un nuovo record a 93 centesimi di euro per metro cubo, uno dei prezzi più alti in Europa e quasi un bene di lusso a causa anche della forte tassazione. Il prezzo dell’elettricità al mercato tutelato, quelle delle famiglie, si collocherà a 19,2 centesimi di euro per chilowattora, valore anche questo fra i più alti d’Europa. Proprio la necessità di ridurre i costi dell’energia è il primo dei quattro obiettivi indicati dalla nuova Strategia e questo è estremamente positivo. Gli altri tre, però, sono in gran parte conflittuali con il primo, come accade del resto spesso nei documenti di politica in cui si annunciano intenzioni facili da condividere ma difficili toscana energia box 13 Foto: istockphoto poi da realizzare. Il secondo obiettivo, infatti, è quello ambientale che addirittura punta a superare gli impegni già ambiziosi presi con la Comunità Europea all’interno del pacchetto energia clima. Le riduzioni delle emissioni di CO2 saranno al 2020 del 19% rispetto al 1990, (la riduzione dataci dall’Europa è del 18%), l’efficienza energetica raggiungerà un 24% (contro un 20% stabilito inizialmente), mentre le fonti rinnovabili arriveranno al 20% dei consumi finali (contro il 17% comunitario). Il terzo obiettivo è quello di accrescere la sicurezza del nostro sistema energetico, quello, fra i paesi industrializzati di grande dimensione, più dipendente da importazioni dall’estero con una quota intorno all’85%, prima dell’ultima recessione. Il quarto obiettivo è quello di fare crescere l’economia attraverso gli investimenti che verranno generati dalla stessa strategia energetica, in particolare nell’efficienza e nelle rinnovabili, nella cosiddetta economia verde. Sono tutti obiettivi condivisibili, ma estremamente difficili da raggiungere, tuttavia, aver messo al primo posto la questione economica è positivo. Negli anni ci si è dimenticati di come l’energia serva prima di tutto al sistema economico, in particolare al sistema produttivo, alla fabbriche, che con il gas e, soprattutto, l’elettricità, devono fare prodotti da esportare in tutto il mondo. È pur vero che non viene meglio specificato come questo obiettivo possa essere raggiunto senza una riconversione del nostro parco elettrico sul carbone, la fonte meno costosa ma più inquinante. Se non altro sarà già un buon risultato se si riuscirà a limitare le ulteriori spinte dei costi, in particolare cercando di frenare proprio il sostegno alle rinnovabili. Spetterà poi ad un vero governo politico sollevare nel maggior dettaglio la questione dei costi e di una loro eventuale riduzione. 14 Il punto più concreto è l’impegno ad aumentare la produzione nazionale di idrocarburi, in particolare di gas, per migliorare il grado di dipendenza dall’estero. Attualmente i nostri consumi di petrolio e gas, in condizioni normali, sono intorno a 140 milioni tonnellate equivalenti di petrolio, con una produzione che oscilla poco sopra i 10, ma che potrebbe facilmente raddoppiare se non fosse per l’ostinata opposizione degli organi locali. Il beneficio non sarebbe tanto per il miglioramento Sostenere un mercato interno del gas servirà a ridurre i costi dell’elettricità prodotta da metano del nostro deficit energetico, quanto lo stimolo che ne deriverebbe al sostegno di un mercato interno del gas disancorato dal prezzo del greggio, una delle condizioni per far scendere velocemente i costi delle centrali elettriche che usano soprattutto gas per fare elettricità. La decisione più importante di politica energetica degli ultimi anni riguarda quanto annunciato dallo stesso governo Monti con la legge di stabilità del 9 ottobre 2012, pochi giorni prima dell’annuncio della Strategia. Si tratta della proposta di spostare le competenze in materia di energia di nuovo allo Stato, dopo che per 11 anni erano state troppo velocemente demandate in buona parte alle regioni che quasi sempre hanno ostacolato o ritardato la realizzazione di nuove infrastrutture. La questione energia, in tutti i paesi moderni, è questione nazionale da gestire centralmente. Lo è ancor di più per l’Italia, il principale importatore di energia dall’estero fra i paesi industrializzati. Avere raggiunto questa consapevolezza, averci messo mano e contemporaneamente fare una strategia è già un buon passo in avanti. Per quanto attiene gli obiettivi, questi rimangono molto lontani. La proposta Nel documento la rinuncia a previsioni dell’evoluzione tecnologica e dei mercati che vadano oltre il 2020, è giustificata dalla loro eccessiva incertezza. Non è così; i dati di cui disponiamo oggi, consentono di guardare oltre il 2020. Non facendolo, la SEN, mentre ad esempio dedica largo spazio all’Italia come hub sud-europeo del gas, ipotesi che - e non sono il solo - considero velleitaria, non si occupa dell’altra, ben più realistica, funzione di hub che l’Italia presumibilmente avrà. I progetti di investimento nella produzione di energia elettrica in Africa settentrionale, in parte da destinare ai mercati europei, si stanno moltiplicando e gli interessi coinvolti fanno prevedere il passaggio a investimenti su larga scala in un futuro probabilmente prossimo. Per il nostro paese le implica- Un passo avanti, ma l’orizzonte temporale è limitato di Giovanni Battista Zorzoli (presidente dell’Ises - International Energy Society - Italia) toscana energia box 15 PRIMOPIANO di Strategia Energetica Nazionale, pur rappresentando un positivo passo avanti rispetto al vuoto di organica politica energetica che ha contraddistinto il recente passato, ha però scelto un orizzonte temporale troppo limitato, in contrasto con analoghi documenti di altri paesi europei (come Germania, Francia e Regno Unito), tutti proiettati oltre il 2020 (che, dati i tempi attuativi delle politiche energetiche, è il domani, o quasi). Una prospettiva di soli otto anni rende praticamente impossibile verificare se gli obiettivi individuati e le azioni per attuarli sono in grado di garantire uno sviluppo energetico a lungo termine coerente con la roadmap europea al 2050, malgrado nella premessa della SEN questa sia assunta come quadro di riferimento. • Foto: © Ingo Wagner/epa/Corbis zioni - politiche, economiche, di impatto energetico e territoriale - saranno così rilevanti che avrebbero meritato un corposo capitolo all’interno della SEN. Basti pensare alla rivoluzione indotta da un sistema di trasmissione elettrica dell’ordine dei GW che attraversa l’Italia, e dal passaggio da un import elettrico ridotto, ipotizzato dalla SEN per rendere meno complicata l’overcapacity di cicli combinati, a un suo sostanzioso incremento. Gli analoghi documenti di altri paesi europei sono tutti proiettati oltre il 2020 Altro esempio: una Direttiva europea prevede l’avvio dei “quasi zero energy building” verso la fine di questo decennio, obiettivo impossibile da realizzare senza un rilevante apporto in loco di generazione elettrica e termica con fonti rinnovabili. Occorre quindi avviare per tempo la realizzazione di smart building su scala dimostrativa, metterne a punto le normative e individuare fin d’ora le misure necessarie foto: • Lavori di manutenzione su una pala eolica •• Rifornimento di auto elettrica 16 per risolvere i problemi che l’ulteriore incremento di generazione diffusa, in larga misura non programmabile, porrà alla gestione delle reti (non solo elettriche) urbane. Oltretutto, per il decennio 2020-2030, le previsioni sulla crescita della mobilità elettrica differiscono in termini quantitativi, ma concordano sul conseguente impatto sulle reti, in particolare urbane, che andrà a sommarsi a quello già ora provocato dalla penetrazione delle rinnovabili, e in più si porranno al sistema nazionale di raffinazione problemi analoghi a quelli che oggi stanno incontrando i cicli combinati. Ancorata al 2020, la proposta di SEN su questi e analoghi problemi tace. Va infine ricordato che solo una strategia proiettata oltre il 2020 permetterebbe di impostare con il respiro politiche di ricerca e sviluppo e industriali che consentano Un altro limite riguarda gli strumenti attuativi, in più di un caso non abba- In ultima analisi, la Strategia Energetica Nazionale proposta dal governo, pur rappresentando un importante passo avanti rispetto al vuoto preesistente, a causa di questi e altri limiti rischia di risultare non abbastanza efficace. Otto anni sono troppo pochi per verificare l’efficacia del piano a lungo termine •• Inoltre, la SEN, ignorando i conflitti e le contraddizioni prodotti dall’attuazione dei suoi obiettivi, in materia rappresenta la replica aggiornata delle visioni idilliache che permeavano i passati piani energetici. A titolo di esempio, la SEN ipotizza sia il calo della domanda di gas da poco meno di 67 Mtep nel 2010 a 54-59 Mtep nel 2020, sia l’aumento delle infrastrutture per l’importazione di gas, col duplice obiettivo di migliorare la sicurezza energetica del paese e trasformare l’Italia nell’hub del gas sud-europeo. Condizione necessaria perché il secondo risultato si realizzi, è l’allineamento dei prezzi del gas ai livelli europei, uno degli obiettivi centrali della SEN. In parallelo, viene però proposto di mettere a carico del sistema i costi di investimento nelle infrastrutture essenziali per garantire nel medio periodo sufficiente capacità di import (LNG e/o gasdotto) e di stoccaggio. Quale sia il “sistema” non è precisato, ma in un periodo in cui si può solo proporre di ridurre la pressione fiscale, è difficile immaginare una soluzione diversa da una voce aggiuntiva nella bolletta del gas, alla quale andrà a sommarsi l’incentivazione per lo sviluppo delle rinnovabili termiche, con un tetto annuo previsto di 900 milioni, destinato a crescere se si vogliono realizzare gli obiettivi indicati nel documento. Si tratta di misure che vanno controcorrente rispetto all’obiettivo di ridurre i prezzi del gas all’interno del paese; e potrebbero non essere le uniche, visto che non viene precisato cosa significhi “supportare la realizzazione di altre infrastrutture di importazione e stoccaggio anche in regime di esenzione dall’accesso dei terzi non considerate Essential Facilities, e quindi con costi di investimento sostenuti dai soggetti proponenti, senza garanzia dei ricavi”. stanza precisi e/o insufficienti. Va innanzi tutto sottolineata l’assenza di qualsiasi riferimento allo strumento fiscale, che in mercati energetici liberalizzati rappresenta uno dei mezzi di intervento più efficaci a disposizione del governo e della pubblica amministrazione. Analoghe considerazioni valgono per l’altro strumento principe, quello normativo, presente nel documento, ma in modo inadeguato. PRIMOPIANO In sintesi, diverse fra le decisioni che influenzeranno il dopo 2020, vanno prese prima di tale data, ma la rinuncia a un orizzonte più a lungo termine impedisce alla SEN di tenerne adeguatamente conto. Il documento non analizza le conseguenze di queste contraddizioni. Costi più elevati del gas si tradurrebbero in costi più elevati della produzione elettrica, impedendo la prevista riduzione dell’import di elettricità (dal 13 al 7-10%). Di conseguenza, l’apporto alla produzione elettrica dei cicli combinati nel 2020 scenderebbe al 29%, una situazione economicamente insostenibile per i produttori interessati, anche se si verificassero tutte le non piccole fuoriuscite di altre tipologie di impianti previste nel documento. Per evitare il disastro, sarebbero necessarie misure ad hoc, a loro volta destinate a gravare sul costo del kWh. Foto: istockphoto al sistema produttivo di adeguare tempestivamente la propria offerta nei comparti tecnologici innovativi, come il fotovoltaico a concentrazione (con efficienze di sistema fino al 40-45 %, raggiungibili con tecnologie avanzate come i nanowires o i quantum dot), il fotovoltaico sensibile anche agli infrarossi (funziona 24 h su 24), l’eolico ad alta quota, i biocarburanti da alghe, le batterie basate sulle nanotecnologie. toscana energia box 17 Focus • Punti di Vista • Mercato • World Report PRIMOPIANO Nata nel 2007, Sea Electric Waves ha progettato impianti su 300 metri di fronte ondoso Quando l’energia arriva Foto: istockphoto dalle onde DI Claudia Riani La start-up fondata da giovani imprenditori catalani si propone di sfruttare la potenza dei moti marini, oggi poco utilizzata. Il giovane CEO Xavier Tous ci racconta come 18 nel porto spagnolo di La Coruña e in Sud America Le strutture vengono posizionate sulle dighe artificiali che proteggono i porti e non richiedono gli alti costi di manutenzione delle installazioni in mare aperto Sea Electric Waves è la start-up catalana fondata da tre giovani imprenditori seguendo un’idea all’apparenza semplice: sfruttare il potenziale delle onde marine come fonte energetica pulita, economica e inesauribile. Il progetto è partito nel 2007 con un investimento iniziale di circa 100.000 euro, coperti quasi interamente da capitale privato, con l’eccezione di un contributo da parte dell’Agenzia per la Competitività della Generalità della Catalogna. L’investimento è servito a realizzare uno studio di fattibilità, nella forma di un piccolo impianto nel porto di Sant Feliu de Guíxols, vicino a Girona. Lo studio, durato quattro anni e condotto su impianti di diverse dimensioni in continuo monitoraggio, si è concluso con risultati molto promettenti. La tecnologia per la produzione di energia ondomotrice, cioè derivata dal moto delle onde, è stata brevettata, e nel 2011 il progetto è entrato nella fase commerciale. Due impianti di vaste dimensioni sono attualmente in fase di progettazione. “L’energia dei moti marini - spiega Xavier Tous, il giovanissimo CEO di questa azienda - è da anni oggetto di attenzione per il suo grandissimo potenziale. Tuttavia, diversamente da quanto avviene per l’eolico e per il solare, il potenziale è largamente inesplorato, fatti salvi alcuni casi di sfruttamento del moto delle maree, delle correnti e del gradiente termico. Gli esperimenti con l’energia delle onde sono rare e più recenti. Sea Electric Waves si è inserita in questo gap, studiando le possibilità di sviluppo tecnologico che esso offre.” toscana energia box Può spiegarci come funzionano le unità di produzione dell’energia? Le nostre unità ricavano energia sfruttando il noto principio fisico delle colonne d’acqua oscillanti. Catturano cioè i movimenti verticali delle onde marine. Ogni unità è formata da una camera di ingresso delle onde marine collegata a una turbina tramite un collettore. La produzione di energia avviene in due fasi: nella prima fase le onde marine entrano nella camera e comprimono l’aria che essa contiene, spingendola verso l’alto nel collettore. L’aria così compressa passa attraverso la turbina mettendola in moto. Nella seconda fase, l’onda si ritira creando un vuoto d’aria sopra di sé. Quella esterna è risucchiata all’interno della camera d’ingresso, e passa di nuovo attraverso la turbina generando altra energia. In questo modo, una oscillazione ondosa continua si trasforma in un movimento ininterrotto delle turbine. Quanto costa l’installazione di una di queste unità, e quanta energia è in grado di produrre? Ogni unità occupa circa 10 metri di fronte ondoso, è composta da una struttura in cemento e da una turbina in acciaio. Il costo complessivo di impianto è intorno ai 300.000 euro per unità. Le installazioni sono modulari, cioè è possibile installare più unità l’una di fianco all’altra. Ogni turbina sviluppa una potenza massima di 18,5 kW. Questo significa che in un anno da soli 10 metri di fronte ondoso si possono produrre in media 40.000 kWh, l’equivalente del consumo annuale di 40 famiglie. 19 • Sea Electric Waves Paese Anno di creazione Fondatori Catalogna, Spagna 2007 Xavier Tous 33 anni, Master in Business Administration, CEO Guillermo Pastor 36 anni, esperto in Environmental Business Foto: Sea Electric Waves José Antonio Pacheco 34 anni,Ingegnere Impiegati Investimento iniziale 6 circa 100.000 euro Dalle onde si potrebbe potenzialmente ricavare il 40% del fabbisogno energetico mondiale. Questo aprirebbe opportunità per i paesi costieri •• foto: • L’installazione Sant Feliu Guixols, Catalogna sperimentale a de •• I tre fondatori 20 Un impianto di questo genere può essere installato ovunque? Ci sono alcuni requisiti tecnici necessari perché un sito sia adatto a un impianto di produzione di energia ondomotrice. Il fondale deve essere a più di quattro metri di profondità, e la potenza media sviluppata naturalmente dalle onde deve essere di almeno 10 kW per metro di fronte ondoso. Questo non avviene ovunque, e nel Mediterraneo i tratti di costa più riparati non sono adatti. È poi necessario fare una valutazione dell’impatto ambientale, anche se questo si limita all’estetica perché i materiali utilizzati (cemento e acciaio) non rilasciano sostanze chimiche in mare. In prossimità di infrastrutture portuali le modifiche apportate al paesaggio sono minime. Le unità vengono infatti installate in modo ottimale sulle dighe artificiali che proteggono i porti dalla furia del mare. Queste strutture offrono diversi vantaggi: oltre ad essere esposte a moto ondoso potente e continuo, non richiedono gli alti costi di manutenzione delle installazioni di mare aperto, perché sono facilmente raggiungibili dalla terraferma. Un altro grande vantaggio degli impianti da noi progettati rispetto agli impianti off-shore è inoltre che non richiedono la dispendiosa posa di cavi sottomarini per il trasporto dell’energia verso la rete di distribuzione. Ci sono impianti già in fase di realizzazione? Sea Electric Waves ha iniziato la progettazione di un insieme di unità su 300 metri di fronte ondoso sulle barriere frangiflutti del porto di La Coruña, nel NordOvest della Spagna, e di un altro impianto di vaste dimensioni in Sud America. È stato calcolato che dall’energia delle onde costiere si potrebbe ricavare il 40% del fabbisogno energetico mondiale, molto più che dalle fonti energetiche marine attualmente più note, come le maree. Questa tecnologia, applicata nei siti adatti, può aprire grandi opportunità energetiche a tutti i paesi costieri. Principali centrali di energia ondomotrice in Europa (WEP, Wave Energy Parks) Potenza installata (MW) Costo totale Tecnologia 2000 (operativo) 0,5 n.d. Colonna d’acqua oscillante UK, Orkney 2010 2,4 5 milioni Euro Pelamis UK, Siadar 2011 (in costruzione) 4,0 37 milioni Euro Colonna d’acqua oscillante 2009 0,3 6,4 milioni Euro Colonna d’acqua oscillante 2008 (chiuso per problemi tecnici) 2,25 n.d. Pelamis Spagna, Mutriku Portogallo, Aguçadoura di energia ondomotrice Progetti privati allo studio a Castiglioncello (LI) e Lavagna (GE) Gli impianti di distribuzione non richiedono la dispendiosa posa di cavi sottomarini per il trasporto dell’energia verso la rete Le tecnologie per sfruttare la forza del mare L’energia ondomotrice è ricavata convertendo l’energia cinetica del moto ondoso in elettricità. La sua intensità non dipende né dal ciclo giorno-notte, né da quello delle stagioni. Esistono diverse tecnologie di conversione dell’energia cinetica in energia elettrica, che differiscono per adeguatezza alla conformazione della costa e del fondale, per impatto ambientale, per i costi di installazione e manutenzione. Generatori a salto idrico Indicati dove le onde raggiungono un’altezza notevole grazie alla “focalizzazione” ottenuta, ad esempio, nel passaggio attraverso un canale che si restringe (come un ‘insenatura tra le rocce). Si sfruttano le onde per riempire un bacino idrico a quota superiore al livello del mare, che può essere sfruttato come succede negli impianti idroelettrici montani. Generatori a colonna d’acqua oscillante Sfruttano i movimenti verticali dell’acqua dall’alto verso il basso e viceversa. Possono essere ancorati alla linea di costa, con il vantaggio aggiuntivo di proteggere la co- sta dall’erosione; oppure a boe off-shore, minimizzando l’impatto ambientale ma con maggiori costi di installazione e manutenzione. Generatori basati sull’ampiezza dell’onda (Pelamis) Sfruttano sia i movimenti orizzontali che quelli verticali dell’acqua. Le onde muovono sistemi di pistoni collegati a generatori elettrici. Richiedono in genere strutture molto ingombranti e costose ma sono molto efficienti del punto di vista energetico. Generatori basati sul principio di Archimede Una camera d’aria sommersa ancorata al fondale è soggetta a cicli di compressione e decompressione dovuti alla continua variazione della colonna d’acqua sovrastante, e il movimento oscillatorio che ne deriva viene convertito in energia. Questo tipo di impianto ha il vantaggio di essere completamente sommerso, ma richiede fondali di almeno 80-90 metri e onde di almeno 5 metri di ampiezza. toscana energia box 21 PRIMOPIANO Italia di produzione •• UK, Islay ••• Schema di una unità • Anno di inizio foto: Intervista al Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi La green economy è Tendenze • Novità • Decisioni • Progetti ENERGIETOSCANE il nostro volano di crescita DI Angela Feo L’obiettivo della Regione è far partire una filiera produttiva, tecnologica • e finanziaria per creare occupazione nuova e qualificata Sviluppo sostenibile, ambiente, territorio, rinnovamento. Sono queste le parole chiave usate dal Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi per spiegare le linee guida del Programma Regionale di Sviluppo 2011-2015. Un programma ambizioso per una regione, la Toscana, che vuole essere in linea con gli obiettivi posti dall’UE, che prevedono per il 2020 la riduzione delle emissioni di gas serra del 20%, il miglioramento del risparmio energetico del 20%, un incremento fino al 20% dell’energia prodotta da fonti rinnovabili. “Nel Programma - spiega Rossi - abbiamo voluto dare un significato nuovo a quello che è un obiettivo storico della nostra regione: lo sviluppo sostenibile, uno sviluppo che, coniugandosi con le necessarie tutele dell’ambiente, del territorio, delle risorse, sia strumento e motore di un rinnovamento qualitativo del nostro sistema produttivo. Le politiche ambientali devono diventare un volano di crescita”. foto: • Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana •• Pale eoliche sull’ Appennino Toscano 22 tamente professionalizzate, che operano nella produzione del microeolico, o nel fotovoltaico ad alta integrazione o anche nell’efficienza energetica. Gli strumenti incentivanti che abbiamo messo in campo da tempo sono mirati non solo ad aumentare il numero degli impianti installati ma a creare ed irrobustire delle vere filiere economiche. Abbiamo inoltre, come Regione Toscana, dato vita al Distretto Tecnologico dell’Energia - DTE - che vanta oltre 300 imprese aderenti. Quali sono le funzioni e gli obiettivi del DTE? Il DTE ha il compito di favorire l’affermarsi di una “rete” per lo sviluppo di filiere della green economy. In questo senso la nostra Regione è stata leader nel pro- “Abbiamo messo in campo incentivi mirati a creare ed irrobustire delle vere filiere economiche” Foto: istockphoto Presidente, qual è lo stato dell’arte del settore della green economy in Toscana? Quali sono le iniziative politiche che la Regione sta mettendo in campo per stimolarne la crescita? La Toscana presenta già adesso degli elementi di forza nelle eccellenze nella green economy sia a livello di grandi imprese che di PMI. Enel Green Power, ha un rilievo internazionale anche grazie alla gestione degli impianti geotermoelettrici storicamente presenti nelle aree di Larderello e dell’Amiata. Power One spa, con sede a Terranuova Bracciolini, è la seconda multinazionale mondiale nella produzione di inverter per il fotovoltaico. General Electric, attraverso la Nuovo Pignone, ha a Firenze la sede di importanti attività nell’oil & gas. A queste si aggiungono piccole realtà, al- ••• toscana energia box 23 • “È importante favorire un coordinamento tra i comuni perchè le gare di distribuzione del gas assicurino le migliori condizioni di servizio per il Foto: istockphoto cittadino-utente” 24 foto: • Interno di una torre di raffreddamento La geotermia rappresenta un’importante risorsa energetica per la Toscana. Qual è il quadro normativo attuale e come si dovrebbe migliorare per ottimizzare lo sfruttamento di questa risorsa? Questo per noi è un punto importante: la geotermia è prevalentemente una risorsa del sottosuolo della nostra Regione. Il know-how presente e la storia della produzione geotermoelettrica dimostrano che vi sono, in Toscana, le condizioni per combinare sviluppo della produzione elettrica e tutela ambientale, passando per il potenziamento delle attività di ricerca. Occorre perciò un quadro normativo chiaro. Negli ultimi anni le norme statali sulla risorsa geotermica si sono moltiplicate in maniera talvolta contraddittoria. La prima formulazione del decreto legislativo n. 85/2010 in materia di federalismo demaniale prevedeva addirittura il passaggio delle miniere dal demanio statale al demanio provinciale, lasciando però alle Regioni toscana energia box le funzioni amministrative. Poiché la geotermia è considerata parte delle “miniere” si sarebbe presentato un contrasto con il precedente decreto legislativo 22/2010 di riforma del settore geotermico, che stabilisce che “le risorse geotermiche di interesse nazionale sono patrimonio indisponibile dello Stato mentre quelle di interesse locale sono patrimonio indisponibile regionale”. Quindi lo Stato, una volta destinate le risorse locali alla Regione, avrebbe, paradossalmente, passato alle province quelle nazionali. Con la legge n. 134 del 7 agosto 2012, sembra che lo Stato abbia recepito le nostre osservazioni, prevedendo di trasferire le miniere (e le risorse geotermiche) alle Regioni. La fusione di Fiorentinagas e Toscana Gas ha portato alla nascita di Toscana Energia, che oggi è una realtà affermata a livello nazionale. Si stanno per svolgere le gare per l’affidamento della distribuzione del gas in bacini sovra-comunali. In questo scenario, come vedrebbe la formazione di un’unica società regionale delle reti di distribuzione del gas attraverso nuove fusioni tra gli attuali operatori? I processi di fusione realizzati nel settore del gas in Toscana sono rilevanti. Ma il sistema delle gare disegnato a livello governativo non favorisce, a nostro parere, le fusioni, e non c’è dubbio che la dimensione media attuale degli attori toscani è ancora inferiore rispetto ai colossi del nord-Italia. Le realtà più interessanti tuttavia sono quelle che operano su più servizi locali. Quello che a noi interessa particolarmente, in questa fase, è favorire un coordinamento tra i comuni per svolgere gare rivolte ad assicurare le condizioni di servizio con il miglior rapporto qualitàcosto per il cittadino-utente. 25 ENERGIETOSCANE muovere il cluster nazionale delle energie rinnovabili nel recente bando MIUR sulla ricerca. Ma non basta. Stiamo lavorando per fare del DTE il vero cuore pulsante di una proposta Toscana sulla green economy come risposta alla crisi e come modello di sviluppo, incentrato sulla sostenibilità ambientale. L’obiettivo è quello di creare una filiera non solo produttiva, ma anche tecnologica e finanziaria, attraverso la strutturazione di un rapporto costante tra università ed imprese e tra sistema finanziario ed imprese, per creare occupazione nuova, giovane e qualificata. In quest’ottica l’azione di coordinamento del distretto ha favorito, ad esempio, la presentazione di ben 14 progetti congiunti università-impresa in risposta all’ultimo bando regionale per la ricerca e sviluppo sperimentale. Inaugurato il laboratorio didattico realizzato A Pisa l’energia è un gioco da ragazzi Tendenze • Novità • Decisioni • Progetti ENERGIETOSCANE DI MICHELA SIGNORINI La promessa Foto: Archivio Toscana Energia è stata mantenuta. A un anno dall’inaugurazione di Sol Maggiore, tra i più grandi parchi fotovoltaici della Toscana che si trova a Pisa lungo il canale dei Navicelli, è stato creato uno spazio didattico dedicato all’energia rinnovabile. Si chiama Solpark l’originale percorso, dedicato al mondo della scuola, che è stato progettato e realizzato da Toscana 26 Energia Green e Toscana Energia in collaborazione con i Dipartimenti di Fisica e di Informatica dell’Università di Pisa. Il 24 ottobre è stato tagliato il nastro alla presenza dei vertici delle società promotrici, delle autorità e dei protagonisti di questa avventura ovvero le scuole, rappresentate per l’occasione dagli alunni della quinta A della scuola elementare Livia Gereschi di Pisa. d a To s c a n a E n e r g i a G r e e n e To s c a n a E n e r g i a Come prenotare La gestione delle prenotazioni viene seguita dall’associazione di promozione culturale CorreLaMente. Saranno operatori didattici qualificati a guidare le visite delle scolaresche e ad assistere i gruppi di ragazzi durante ogni exhibit. Per prenotare occorre rivolgersi all’associazione scrivendo a [email protected] o telefonando al numero 050 315222. Solpark è rivolto ai ragazzi tra i 9 e i 13 anni e si sviluppa tra pannelli fotovoltaici, trenini ad energia solare, palloncini sospesi in aria grazie alla fluidodinamica e una macchinina a idrogeno dotata di cella solare. Visitando il laboratorio i ragazzi hanno la possibilità di approfondire le tematiche legate al mondo dell’energia rinnovabile con particolare attenzione a quella solare e sperimentare direttamente sul campo ciò che hanno imparato durante la visita, costruendo piccoli oggetti funzionanti con celle fotovoltaiche all’interno di una speciale area “lavoro”. Il percorso didattico prevede inoltre un gioco interattivo, Solgame, unico nel suo genere in Italia, dove in un mix tra gioco di ruolo e simulazione i giocatori sono chiamati ad attivarsi, tramite un’interfaccia gestuale, sui tre aspetti fondamentali dell’energia: produzione, consumo e risparmio. L’obiettivo è far capire ai ragazzi toscana energia box quanto costa produrla e quanto conviene risparmiarla, attraverso semplici comportamenti quotidiani. Solpark è un’iniziativa che permette di contribuire alla diffusione della cultura dell’energia nella scuola, con l’obiettivo di sensibilizzare le nuove generazioni su questo tema, facendo conoscere loro un importante impianto a livello nazionale realizzato sul territorio toscano. La gestione delle prenotazioni e delle visite viene seguita dall’associazione di promozione culturale CorreLaMente. Un progetto diventato realtà che il sindaco Marco Filippeschi definisce “All’altezza delle ambizioni di Pisa nei confronti delle nuove tecnologie e in particolare delle energie alternative. Nel parco fotovoltaico fra i più grandi della Toscana, sul Canale dei Navicelli, nasce un laboratorio didattico che attraverso il gioco persegue l’obiettivo di far comprendere ai ragazzi il valore dell’energia e quello del risparmio energetico. Alla teoria, Solpark ci mette in grado di aggiungere la pratica, con la collaborazione di eccellenze pisane quali il Dipartimento di Fisica e quello di Informatica. Il parco e il percorso fanno parte di un progetto che riguarda tutta la città. Pisa non sarà solo città della scienza, ma anche della divulgazione scientifica». 27 Tendenze • Novità • Decisioni • Progetti ENERGIETOSCANE Foto: Archivio Toscana Energia Si è svolta a novembre la seconda edizione di Toscana Energia incontra i comuni Gas e fonti rinnovabili, un viaggio per la Toscana di MICHELA SIGNORINI 28 Dieci tappe e oltre 100 amministrazioni pubbliche sono state le protagoniste di un viaggio nella Toscana tra distribuzione del gas e fonti rinnovabili. L’iniziativa Toscana Energia incontra i comuni che si è svolta a novembre è stato un momento di confronto con sindaci, assessori, dirigenti e tecnici per informare, illustrare le strategie aziendali, rafforzare il rapporto con il territorio in cui la società opera. Agli incontri erano presenti i vertici di Toscana Energia e Toscana Energia Green. Il momento per quest’iniziativa, giunta alla seconda edizione, non è casuale: il mercato energetico italiano è infatti alla vigilia di un’importante svolta. Il prossimo appuntamento che interesserà il settore è dietro l’angolo: prenderanno il via a breve le gare per l’affidamento del servizio di distribuzione del gas. Diventa cruciale affinare e potenziare il patrimonio di conoscenze degli amministratori locali. “Questa abitudine di essere al fianco delle pubbliche amministrazioni - afferma il Presidente Lorenzo Becattini - durante un viaggio tutto toscano ha un duplice obiettivo: ascoltare e proporre. Gli incontri sono strutturati in modo da dare spazio alle esigenze dei comuni legate al nostro settore, ma sono anche pensati per consentire una presentazione del cammino che l’azienda sta percorrendo e le scelte strategiche da intraprendere. Si sta prospettando un nuovo scenario sul fronte energetico e in particolare nella distribuzione del gas da affrontare con determinazione.” In qualità di argomento di notevole rilevanza pubblica, l’affidamento del servizio pubblico di distribuzione del gas naturale è stato uno tra i temi su cui, durante gli incontri, si è focalizzata maggiormente l’attenzione. Nel corso del 2011 si è completato il processo di attuazione della disposizione legislativa che prevedeva, già dal 2007, l’emanazione di nuove regole uniformi di gara a livello nazionale e un riassetto organizzativo del servizio tramite l’articolazione di ambiti territoriali minimi. La scelta adottata in sede ministeriale ha stabilito 177 ambiti nazionali, di cui 11 in Toscana. Partecipazione in crescita: 75 comuni presenti (71%) rispetto ai 47 dello scorso anno (46%) 40 sindaci presenti (38%) rispetto ai 21 del 2011 (20%) toscana energia box 29 “Questo viaggio rappresenta un’occasione importante per interfacciarsi - afferma l’amministratore delegato di Toscana Energia Eduardo Di Benedetto - con gli enti azionisti e gli enti concedenti ed illustrare loro lo scenario toscano delle prossime gare per la distribuzione del gas. Un appuntamento che, pur in un contesto economico incerto quale quello attuale, potrà essere affrontato partendo da una situazione finanziaria e patrimoniale solida ed efficiente della società. Possiamo contare su un elevato valore di capitale investito netto ai fini della determinazione dei ricavi, RAB, di oltre 636 milioni di euro.” TOSCANA ENERGIA incontra i comuni Gli incontri sono stati anche un momento per illustrare le nuove regole della società in tema di sponsorizzazione e di novità applicate da Toscana Energia Green nell’offerta dei servizi energetici, come l’adozione del project financing. Ad un anno dall’approvazione del piano strategico 2012-2014, la società che opera nel settore delle energie rinnovabili ha avviato un progetto di ricerca con la Scuola Sant’Anna di Pisa, cofinanziato dalla Regione Toscana finalizzato all’approfondimento dell’istituto giuridico del project financing nel rispetto dei principi della libera concorrenza e della trasparenza. distribuzione del gas e fonti rinnovabili: nuovi scenari 6 novembre sesamo.net Borgo San Lorenzo - Pontassieve 7 novembre Pistoia - Empoli 8 novembre Pian di Scò - Greve in Chianti 13 novembre San Giuliano Terme - San Miniato 14 novembre Porcari - Massa Marittima energia al futuro 30 “Oggi - afferma il Presidente di Toscana Energia Green Antonio Marrucci - la forte contrazione della spesa pubblica imposta dal governo agli enti locali con la spending review e l’esiguità del V° Conto Energia sono i nuovi elementi che stanno caratterizzando lo scenario. Attraverso il ricorso alla finanza di progetto, la società si fa promotrice presso le amministrazioni locali di un progetto preliminare o studio di fattibilità, che sarà sottoposto a gara, per la realizzazione integrata dei servizi energetici.” “La società - dichiara l’amministratore delegato di Toscana Energia Green Ivano Bianchi - ha fatto una scelta innovativa individuando un’applicazione pratica del project financing nell’ambito degli affidamenti di servizi energetici. Assumendosi tra l’altro gli oneri e le responsabilità di progettazione degli interventi da compiere sugli edifici pubblici e il rischio della remunerazione dei propri interventi. In altre parole si propone sul mercato dei servizi energetici quale Energy Service Company (ESCO). L’obiettivo è di offrire servizi integrati in grado di conciliare i consueti servizi energetici con interventi di efficientamento, rendimento energetico e alta qualità.” sere aggiornate sui temi legati alle gare sulla distribuzione del gas. Il nostro viaggio si è rivelato un importante momento di confronto grazie soprattutto alla forte partecipazione, in netta crescita rispetto allo scorso anno, con la presenza del 71% dei comuni.” Foto: Archivio Toscana Energia Il bilancio al termine dei dieci incontri in giro per la Toscana è stato molto soddisfacente come confermano le parole del presidente Becattini “Abbiamo riscontrato un generale giudizio positivo sulla società e verificato l’esigenza da parte delle amministrazioni locali di es- Il Decreto MSE n. 226 del 12 novembre 2011 stabilisce: • Stazione appaltante • Tempi per l’avvio delle gare • Bando di gara • Contratto di servizio tipo (predisposto da AEEG) • Valore e proprietà della rete gas • Corrispettivi per l’Ente locale e per i proprietari della rete • Requisiti di partecipazione alla gara • Criteri di valutazione delle offerte A Toscana Energia conferito il Rating 1 è il massimo riconoscimento per quanto concerne l’affidabilità economica e finanziaria delle aziende quello che è stato assegnato a Toscana Energia. La certificazione denominata Rating 1 è stata conferita dal gruppo internazionale leader nei sistemi di informazioni creditizie e business information, la Cribis Dun & Bradstreet. Questa certificazione garantisce assenza di rischio di insolvenza, redditività economica e solidità patrimoniale e finanziaria di una società. Ad oggi solo il 5,69% delle aziende italiane ha lo stesso Rating. toscana energia box 31 ENERGIETOSCANE Criteri di gara e valutazione offerte Il grande bluesman è tornato sul palco del Pistoia Blues Festival. Il re che lavorava nei campi di cotone Una storia di blues non è mai come tutte le altre, ci sono sempre di mezzo Dio e il diavolo, la predestinazione e la leggenda. Figurarsi se si tratta della vita del “King of Blues”, la cui storia non è ancora finita, visto che lo scorso 16 settembre ha spento 87 candeline ed è ancora in gran forma. E vista la messe di discepoli sparsi un po’ ovunque sembra proprio destinata a non finire mai. È una storia che inizia nel Sud degli Stati Uniti, si allarga al mondo intero, passa per qualsiasi posto in cui si suoni il blues, compreso il palco del Pistoia Blues Festival, dove il 14 luglio scorso si è esibito nel concerto sponsorizzato da Toscana Energia. Per raccontare questa storia si potrebbe partire dal Delta del Mississippi o dai campi di cotone, ma il posto migliore è un ricovero per trattori a Indianola, Stato del Mississippi, in una sera del 1943. Ha solo diciott’anni, ma Riley King sa molto bene cosa vuol dire guadagnarsi la vita nelle piantagioni. A nove anni ha perso la madre, quando il padre era già chissà dove, e dal piccolo villaggio dove è nato, Itta Bena, va a stare con la nonna. Vivono nella miseria e bisogna guadagnarsi il pane, anche se sei un bambino. Così ogni mattina nonna e nipote escono dalla baracca per curvare le proprie schiene sul cotone. 32 Foto: Archivio Toscana Energia Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA musica DI Marco Boscolo foto: • B.B. King sul palco del B.B. King Pistoia Blues è l’uomo del Sud che ha portato la musica dei neri dalle piantagioni alle classifiche di tutto il mondo • Frank è La sua storia inizia 87 anni fa, nella miseria, in Mississippi Unica eccezione le domeniche, quando si va in chiesa per ascoltare la parola di Dio. È qui che Riley impara a cantare al ritmo dei cori gospel, i canti dei salmi biblici. Con la musica è amore a prima vista e Riley impara a suonare i primi accordi su di una chitarra che gli ha regalato il prete. Nemmeno un anno dopo la scomparsa della madre, anche la nonna muore. Riley si trasferisce a Indianola, dove si sposerà per la prima volta. Nella piantagione dove si trova a lavorare, impara a guidare il trattore e si divide tra il lavoro di autista e la raccolta. Anche lì in chiesa si canta, ma non ci si ricava nemmeno un centesimo. Dopo il tramonto, invece, le strade sono piene di suonatori di blues che si guadagnano quello che spendono nelle bettole. Visto che la voce c’è e che con la chitarra se la cava, per Riley passare dal gospel al blues è naturale. I neri che lo ascoltano apprezzano e ne intravedono il talento. Ma una notte del 1943 sbaglia manovra e rompe il tubo di scappamento del trattore. Spaventato delle possibili conseguenze, nella notte scappa a nord, verso Memphis, con la chitarra in spalla. In realtà l’idea gli ronzava in testa da un po’. Lo zio, il bluesman Bukka White, gli aveva detto che a Memphis ci si poteva guadagnare da vivere con la musica. Così una marmitta rotta e una fuga nella notte trasformano il blues nel baricentro dell’esistenza di Riley. Sempre grazie allo zio viene introdotto al Beale Street di Memphis, un locale leggendario dove passano tutti quelli che contano nel blues e nel rock. È qui che Riley diventa subito “Beale Street Blues Boy”. Il ragazzo di Itta Bena non c’è più: è nato B.B. King. toscana energia box 33 Foto: Archivio Toscana Energia Per King gli anni Quaranta sono un apprendistato continuo. A Memphis incontra tutti i bluesman del Sud, da Sonny Boy Williamson a Lonny Johnson. Ma soprattutto incontra T-Bone Walker e Sam Philips. Del primo lo ha fulminato Stormy Monday, la canzone che gli ha fatto capire di voler fare del blues la sua ragione di vita. Il secondo non è un musicista, ma fonda la Sun Records, un’etichetta che i dischi di un certo Elvis Presley renderanno celebre in tutto il mondo. Con la Sun B.B. King pubblica nel ‘51 il suo primo hit, Three O’Clock Blues, il primo capitolo di una discografia sterminata: più di quaranta album e venti dischi dal vivo, oltre a una quantità imprecisata di 33 giri. Il successo di Three O’Clock Blues gli garantisce un contratto per un tour nazionale: l’occasione per lanciare la carriera fuori dal Sud e per mettere da parte un secondo matrimonio che sta mostrando la corda. Una delle grandi abilità del King compositore è riuscire sempre ad adattare la propria cifra stilistica al contesto in cui suona. E per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta, in un’America che ha ancora i posti separati per i neri sugli autobus, King suona nei locali per afroamericani dove si va per ballare, fondendo in modo originale il blues del Delta, che nella tradizione è quasi solo voce, chitarra e armonica, alla musica delle balere. Ne è un esempio straordinario il Live at Regal del 1965, che alcuni critici considerano il suo miglior disco di sempre. Quando in America c’erano ancora i posti separati per i neri sugli autobus, King suonava nei locali per afroamericani fondendo il blues del Delta alla musica delle balere 34 In quegli stessi anni il suo nome comincia a circolare anche fuori del mondo del blues, soprattutto tra alcuni chitarristi bianchi della scena del rock. Suoi discepoli sono Stevie Ray Vaughan, Eric Clapton (con cui nel 2000 inciderà anche un disco, Riding With The King) e Mike Bloomfield (soprattutto nella sua breve parabola con gli Electric Flag). Ai chitarristi rock piace l’innovazione del vibrato della mano sinistra di King, che fa gemere le corde sul manico della chitarra producendo una nuova gamma di suoni. È un’innovazione che si nota particolarmente negli anni Sessanta, il periodo caratterizzato dai suoi dischi migliori: A Heart Full of Blues e Blues for Me (entrambi del ‘62), King Blues (del ‘67) e Blues on Top of the Blues (dell’anno successivo). Piace anche il modo originale di King di usare le melodie. “Quando smetto di cantare con la voce”, dice il Re, “comincio a farlo con la chitarra”. È un performer totale: autore di musiche e testi, chitarra solista, cantante e band leader. Non fosse che ha sempre dichiarato di “suonare solamente il blues del Delta”, lo si potrebbe definire una vera e propria rock-star. King rientra per recuperare la sua chitarra sfidando le fiamme. Il giorno dopo scopre che i due uomini litigavano a causa di una donna. Il nome? Lucille. Da allora tutte le sue chitarre si sono sempre chiamate così, per non fargli dimenticare che “non vale la pena litigare per una donna o rischiare la vita tra le fiamme”. Un amore e un sodalizio, quello tra il Re e la sua chitarra, consacrato in un disco del ‘67 intitolato semplicemente Lucille. La sola cosa per la quale valga la pena di rischiare la vita è il blues, al cui richiamo il Re non può resistere. Anche oggi suona dal vivo più di cento sere l’anno e, potete giurarci, lo farà finché Dio o il diavolo non intoneranno un blues per la sua morte. D’altra parte, se vieni da Itta Bena, Mississippi, e hai conosciuto le piantagioni, il tuo destino è scritto in un blues. foto: • Palco del Pistoia Blues in Piazza del Duomo • TERZAPAGINA B.B. King è l’uomo del Sud che ha portato la musica dei neri dalle piantagioni alle classifiche ed è riuscito a vincere ben 15 Grammy Awards. Non ha disdegnato il flirt con lo star system, ma è rimasto sempre fedele a se stesso e al blues. Non ha “tradito” nel 1989, quando è apparso in When Love Comes to Town, contenuta in Rattle And Hum degli U2. O nemmeno nel 2005 con il disco di duetti, B.B. King & Friends, in cui personaggi come Van Morrison, Mark Knopfler ed Elton John rendono omaggio al Re. Ma se King è la leggenda vivente del blues, c’è n’è un’altra che lo accompagna almeno dagli anni Cinquanta: Lucille, la sua chitarra, rigorosamente marca Gibson. Pare che il nome derivi da un fatto che negli anni è si è trasformato in un mito di per sé. Durante un concerto del 1949 una rissa tra due uomini scatena un incendio nel locale. Tutti fuggono, ma toscana energia box 35 Il libro fotografico In Siberia. Un viaggio nella più grande riserva di gas naturale racconta Il tesoro nascosto tra i ghiacci Di Ernesto Ferlenghi (rappresentante di Eni Russia e console onorario italiano a Novy Urengoy) Nella tundra foto: • La stele che dà il benvenuto Novy Urengoy •• Impianto di estrazione Foto: Archivio Toscana Energia Gazprom • Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA cultura a 36 della Siberia occidentale, nel mezzo di una sterminata vastità, coperta dalla neve e dai ghiacci per la maggior parte dell’anno, si trova il distretto autonomo dello YamaloNenets, che con i suoi 750 mila chilometri quadrati è per oltre metà della superficie situato al di là del circolo polare Artico. Poco più di mezzo milione di abitanti vivono in un territorio immenso, dove l’inverno dura nove mesi, le temperature scendono fino a 50 gradi sotto zero e la notte polare nasconde il sole per oltre 20 ore al giorno. Non ci sono ferrovie che collegano villaggi e città. Le strade sono un manto di ghiaccio e si trasformano in laghi quando a giugno arriva il disgelo. È nel sottosuolo di questa regione ostile, che la Russia nasconde una delle maggiori ricchezze della Terra: gas e petrolio in quantità enormi. La città di Novy Urengoy è la vera capitale mondiale del gas: i giacimenti che la circondano contengono il 70% delle riserve russe e circa il 24% di quelle globali di gas naturale. Proprio qui, nel cuore della Siberia, viene prodotto il gas che dopo una settimana e 5.000 chilometri di cammino in gasdotti nel sottosuolo di Russia, Ucraina, Slovacchia e Austria, arriva ad alimentare le case degli italiani. la regione di Novy Urengoy dove sorge, circondata dalla tundra, la capitale mondiale del metano •• Oggi Novy Urengoy, una città di 100 mila abitanti, età media 35 anni, quasi tutti impegnati nell’industria del metano, ha tutte le strutture di un insediamento urbano moderno: ospedali, scuole, centri commerciali e sportivi, cinema. È davvero difficile immaginare che solo 39 anni fa in questo luogo c’era nient’altro che un vasto deserto di ghiaccio. L’enorme giacimento di gas di Urengoyskoye fu scoperto nel 1966 e, nel 1973, da un paletto con la scritta “Novy Urengoy” simbolicamente conficcato nel suolo, cominciò la storia della nuova città. Arrivarono a Novy Urengoy lavoratori da tutta l’Unione Sovietica, i pionieri del gas, persone che non avevano paura delle difficoltà, del freddo e del lavoro in condizioni climatiche estreme. E in pochi anni Novy Urengoy divenne quella che è oggi: la città del gas, un elemento chiave dell’industria russa e di quella mondiale del metano. La gente giunta qui anni fa non è più riuscita a lasciare questa terra. Gente sincera, innamorata della natura del nord, delle aurore e della notte polare invernale. In questa regione vive anche una popolazione autoctona nomade di origine antichissima: i Nenets. In Russia ne sono rimasti circa 50.000, di cui più della metà abitano nel distretto Yamalo-Nenets, che proprio da loro prende una parte del suo nome. La vita dei Nenets, nonostante il progresso, non è cambiata: mantengono e tutelano la comunità secondo le proprie regole, abitano nei cium, tipiche capanne riscaldate. Vivono di allevamento di renne (nell’area il numero di renne è ben superiore a quello degli abitanti) e di pesca; di pelliccia di renne sono ricoperte le loro tende e sono fatti anche i vestiti e le scarpe che indossano. Il gas percorre 5.000 km nel sottosuolo di Russia, Ucraina, Slovacchia e Austria, per arrivare nelle nostre case L’Italia è legata a questa regione da oltre quarant’anni, dalla firma del primo contratto del gas tra Eni e Unione Sovietica. Una storia, quella tra il nostro Paese e URSS/Russia, fatta di amicizia, rispetto e amore per le rispettive culture. tive come la formazione di giovani laureati russi provenienti dalla regione o i soggiorni estivi di bambini russi in Italia. Infine, nell’aprile del 2012, Eni ha iniziato per la prima volta nella sua storia, la produzione di idrocarburi in Russia con l’avvio del giacimento Samburg, il primo dei quattro giacimenti del consorzio Severenergia a cui Eni partecipa insieme ad Enel e a partner russi. Il volume “In Siberia” è un’occasione preziosa per conoscere lo Yamalo-Nenets e Novy Urengoy attraverso gli occhi del fotografo Marco Quinti e per scoprire che la lontana città siberiana - da dove ci arriva il gas e dove dal freddo nasce il caldo - può esserci più vicina di quanto immaginiamo. Dal 1999 il gemellaggio tra Novy Urengoy e San Donato Milanese, finalizzato allo sviluppo dell’interscambio nel campo della cultura, educazione e della formazione professionale, ha rinforzato un rapporto che si basa su un entusiasmo che si rinnova ogni giorno. Il volume è stato realizzato da Toscana Energia in collaborazione con gli uffici di Eni a Mosca, l’amministrazione della città di Novy Urengoy e il gruppo dirigente dell’azienda Gazprom. Le foto del libro sono di Marco Quinti. Dal 2008 Eni collabora direttamente con lo Yamalo-Nenets, realizzando iniziatoscana energia box 37 Olga Balashova, mezzosoprano russo, è la vincitrice del premio In Italia ho trovato la patria della mia arte DI ANGELA FEO A 36 anni si è già esibita nei teatri di tutto il mondo. Nata a Mosca, il mezzosoprano russo Olga Balashova ha alle spalle un curriculum di prim’ordine. Ha studiato canto e arte drammatica all’Accademia Teatrale GITIS, ha frequentato l’Università musicale di Ippolitov-Ivanov di Mosca e l’Università Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA musica • Mozarteum di Salisburgo; vanta inoltre un’intensa attività concertistica che l’ha vista esibirsi nei templi mondiali della musica. Ha importanti rapporti professionali con l’Italia, dove collabora con il Teatro Regio di Parma e con l’orchestra I Solisti Veneti. L’estate scorsa, in occasione del Festival Musicale Estate Regina di Montecatini Terme, ha ricevuto il premio “Toscana Energia - Energia per la Musica” rivolto a giovani talenti musicali internazionali. Olga, lei ha inizialmente intrapreso la carriera di attrice drammatica, marionettista, ballerina. Perché poi ha deciso di prediligere la musica? Perchè ho la musica nel DNA. Mio padre è stato musicista e compositore e mia madre suonava il pianoforte. Nei miei ricordi di bambina ci sono i miei genitori che ascoltano la Callas e Caruso sui dischi in vinile. Quando tornarono a casa con me appena nata festeggiarono ascoltando la Norma di Bellini. Già da ragazza avrei voluto studiare canto ma, dopo la morte di mio padre, mia madre non aveva la possibilità di pagarmi le lezioni. Feci come voleva lei e mi iscrissi a medicina, ma non era la mia strada. Così poco dopo mollai ed entrai all’accademia d’arte drammatica. Ho avuto la fortuna di incontrare una grande insegnante e a trent’anni, in seguito a un’audizione di canto, ho ottenuto una borsa di studio che mi ha permesso di andare in Italia. Lì è cominciata la mia vera carriera musicale e artistica. In Italia ho conosciuto bravissimi insegnanti che mi hanno aiutato a perfezionare la pronuncia, il fraseggio, ma soprattutto ho cominciato a capire che cos’è la musica, ho imparato quello che io chiamo “il suono giusto”. Tuttavia, sebbene da quattro anni 38 To s c a n a E n e r g i a . E n e r g i a p e r l a m u s i c a •• io mi esprima solo come cantante lirica, aver studiato arte drammatica ed essere stata una marionettista è stato fondamentale: ho imparato come ci si muove sul palcoscenico e ho acquisito una perfetta coordinazione dei movimenti. Adesso mi sento un’artista completa che sa collegare il suono con la muscolatura. Che cosa ha rappresentato l’Italia per la sua carriera artistica? Poter studiare al Teatro Regio di Parma è stata la grande svolta della mia carriera. Grazie agli insegnanti che ho avuto, ma soprattutto perché io sentivo la necessità di capire a fondo quello che cantavo. In Russia ci sono grandi talenti, però manca la cultura che sta dietro alla musica lirica. Adesso, dopo tutto il tempo passato in Italia, quando canto La Bohème sono Mimì e quanto canto La Traviata divento Violetta. Al Festival di Montecatini Terme si è esibita cantando arie di Verdi e Puccini. Quali sono i musicisti che predilige e perché? Sono Verdi e Monteverdi. In particolare sento Verdi molto vicino, non c’è niente di banale nelle sue opere: il Rigoletto, il Macbeth, il Don Carlo, descrivono il conflitto in un modo perfetto. La stessa musica del Requiem restituisce il senso più profondo della tragedia. Mi piace anche Puccini per la bellezza infinita della sua melodia; e Rossini: la sua musica è una grande festa. Poi c’è la musica barocca: Vivaldi, Hendel, Bach. Tra i francesi citerei Ravel, mentre tra i russi Tchaikovsky e Rachmaninov. Penso comunque che se un Foto: Archivio Toscana Energia Lei si è esibita nei templi modiali della musica: alla Filarmonica di SanPietroburgo, al Teatro Bolshoi di Mosca, e poi in Giappone, a Parigi, in Italia. Qual è il luogo che l’ha emozionata di più? Ogni posto è diverso e a suo modo ha una propria bellezza. Conta molto anche il pubblico. Posso cantare persino in una vecchia casa e sentirmi benissimo se c’è il pubblico giusto. Mi è piaciuto molto cantare alla Filarmonica di San Pietroburgo dove c’è un’acustica eccezionale. Mentre in Giappone ho cantato nei più grandi templi buddisti. È stato molto emozionante anche cantare il Requiem di Verdi nella basilica di San Nicola a Bari, dove ad ascoltarmi c’erano i monaci russi. foto: artista capisce quello che sta interpretando, riesce trovare un rapporto con l’opera di qualsiasi compositore. • •• Due momenti dell’esibizione Adesso vive a Mosca ma collabora con l’orchestra I Solisti Veneti e con il Teatro Regio di Parma. Dove vede il suo futuro? So che per il mio lavoro dovrò continuare a spostarmi in tutto il mondo. Mi piacerebbe esibirmi un giorno al Metropolitan di New York, al Covent Garden di Londra o alla Scala di Milano. In ogni caso quello che voglio è diventare una professionista affermata, non importa dove: per me è importante fare il mio lavoro al meglio e sentirmi realizzata con me stessa. toscana energia box al festival musicale Estate Regina 39 Foto: Comune di Calci La terra dell’olio nel pisano ricca di un’architettura di eccezionale bellezza Calci, dove lo sguardo si perde lontano DI Michela Signorini Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA alcune delle bellezze che caratterizzano questo territorio • gira l’angolo La maestosa Certosa e i suggestivi borghi immersi tra gli olivi sono solo Calci è un anfiteatro naturale ricco di arte e di storia, adagiato nella Valgraziosa, ai piedi del Monte Serra di fronte alla pianura pisana e al mare. Conosciuta fin dall’antichità come terra dell’olio, ancora oggi questa zona è circondata da terrazzamenti dedicati alla coltivazione dell’olivo. La presenza di numerosi castelli e torri ha reso Calci in epoca medioevale zona strategica, spesso coinvolta nelle guerre tra Pisa e Firenze. La Fortezza della Verruca, ad oltre 530 metri di altezza, testimonia un sistema di fortificazioni sparse sul territorio circostante, creato per controllare e difendere il territorio pisano e il suo porto. Calci ha seguito le sorti della Repubblica pisana fino al 1406 per poi cadere insieme a Pisa sotto il dominio fiorentino e finire nel 1530 con l’annessione al Granducato di Toscana, diventando definitivamente un comune autonomo nel 1867. Sono molte le architetture religiose, più conosciute e meno, di eccezionale bellezza che caratterizzano quest’area. Nel centro del paese si trova la più grande pieve romanica della zona, risalente al secolo XI e costruita in stile romanico-pisano, è dedicata ai Santi Giovanni Evangelista ed Ermolao Martire. La Chiesa di San Bartolomeo, in località Tre Colli, in stile romanico che conserva opere del quattrocentesche tra cui un cristo ligneo e il dipin- 40 to della Madonna delle Grazie. Tra le strutture dislocate nelle diverse frazioni ci sono anche la Chiesa e il Convento di S. Agostino e la Chiesa di Santa Maria della Neve, nella graziosa frazione di Montemagno dove si conserva una statua lignea della Madonna della neve, attribuita ad Andrea Pisano. Abbandonato sulle falde della Verruca, si trova invece l’austero monastero di Nicosia, fondato nel 1264 che nel corso dei secoli ha ospitato viandanti e bisognosi ed è stato abitato dai frati fino ai primi anni ‘70 del secolo scorso. Tra tutte le architetture quella che domina è la Certosa di Calci, fondata nel 1366 e oggetto di un notevole programma di ampliamento e rinnovamento culminato nella seconda metà del XVIII secolo, mantiene intatte tutte le imponenti caratteristiche architettoniche del 1600. Oggi la Certosa ospita il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa e il Museo Nazionale Storico-Artistico. Il primo percorso museale, voluto da Ferdinando I de Medici sul finire del ‘500, rappresenta una delle più importanti realtà naturalistiche italiane che raccoglie e conserva oltre 400 anni di storia della ricerca scientifico-naturalistica dell’ateneo pisano, con itinerari che vanno dalla zoologia alla mineralogia, dalla paleontologia alla museologia. L’altro Museo è un racconto della vita certosina, fatta di meditazione Tra torrenti Box e mulini ha sempre rappresentato Box L’acqua per questo territorio lavoro e risorsa. •• Testo È lungo il corso dei torrenti principali, Zambra di Tre Colli e Zambra di Montemagno, che si sono sviluppati i primi insediamenti. Da qui sfruttando l’energia idraulica si sono originate ed evolute due attività importanti per l’economia del territorio: mulini e frantoi. Alla fine del XIX secolo lungo circa tre chilometri di corso lavoravano 34 frantoi e oltre 100 mulini mossi da ruote idrauliche. Oggi l’ultimo rimasto è il Molino del Gangalandi, conosciuto dal 1521, prende il nome dalla famiglia che lo possedette in origine. Sottoposto a vincolo storico architettonico dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, all’interno conserva ancora attrezzatura, macine e ingranaggi originari. e contemplazione, ripercorsa attraverso l’immagine degli spazi: il Cortile d’Onore, la Chiesa conventuale, le Cappelle Eremitiche, il Chiostro Grande, una cella claustrale, il Refettorio e la Farmacia. Foto: www.lavallespd.org La combinazione tra la ricchezza artistica e l’elemento natura è ciò che rende Calci meta di numerosi turisti, come confermano i dati dell’Osservatorio provinciale, che lo attestano come unico comune che nello scorso anno ha registrato un forte incremento di arrivi e pernottamenti. I bellissimi borghi immersi tra gli olivi e la tipica macchia mediterranea che regala il Monte Pisano conferiscono a questo territorio un aspetto gradevole e tranquillo, dal piacevole clima mediterraneo. Un luogo ideale per fare passeggiate lungo i molteplici sentieri che si snodano dalla valle al monte e giungere alla vetta, dove lo sguardo si perde lontano. foto: • La Certosa di Calci •• Il Torrente Zambra in zona Castelmaggiore toscana energia box 41 Pillole di energia A cura di Rosella Fantoni e Elisabetta Quattrini Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA pillole di energia Solare: lo stivale è quarto nel mondo Con 21 miliardi di euro nel 2011 l’Italia, secondo un rapporto del Joint Research Centre della Commissione Europea, si trova al quarto posto nel mondo per investimenti nel solare, dietro a Usa, Cina e Germania. Nello stesso anno i due terzi dell’energia prodotta nel mondo da pannelli solari di nuova installazione proviene dall’Europa. In Italia, seconda solo alla Germania, sono stati attivati nuovi impianti per 5,9 Gigawatt, che portano la capacità totale installata a fine 2011 a 12,8 Gigawatt. Una casa di paglia a misura d’ambiente Ricorda la capanna che nella fiaba dei tre porcellini viene spazzata via dal vento, ma la casa che è in fase di ultimazione a Saluggia (Vercelli) sarà una un’abitazione reale. Una costruzione color oro, sostenibile dal punto di vista ambientale, energetico ed economico. Il legno per le strutture portanti, la paglia per i tamponamenti delle murature e delle coperture, la pietra a secco per i muri di recinzione, l’intonaco in terra o calce naturale a protezione delle murature e il rivestimento dell’autorimessa in doghe di larice: i materiali garantiscono le prestazioni energetiche di una casa passiva e una qualità dell’aria interna di altissimo livello. Grazie alle sue caratteristiche isolanti, per il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti si può calcolare un abbattimento dei costi energetici che sfiora il 75% rispetto all’edilizia convenzionale. Smart city, Firenze e Pisa nella top ten d’Italia Nel nostro Paese la corsa verso le smart city è appena cominciata, ma alcune città hanno già un bel vantaggio sulle altre. Secondo la classifica realizzata da FORUM PA, Bologna, Parma e Trento si piazzano in testa alla classifica generale, seguite da Firenze, Milano, Ravenna, Genova, ReggioEmilia, Venezia e Pisa, che chiude la top ten. Per stilare la classifica sono stati utilizzati oltre cento indicatori, riferiti alle dimensioni della governance della città, all’economia, alla mobilità, dell’ambiente, al capitale sociale e alla qualità della vita. In Cile alla ricerca della geotermia Sull’altopiano andino di Cerro Pabellon, a 5000 metri di quota, si stanno scavando i primi pozzi per catturare il vapore dal sottosuolo e trasformarlo in energia geotermica con un impatto ambientale minimo. Ci provarono già nel 1921 degli ingegneri italiani. Ora lo fa Enel Green Power, con una joint-venture con la società petrolifera statale per un progetto a lungo termine. Con la costruzione del primo impianto si prevede di immettere nella rete nazionale una potenza geotermica di 50 MW, ma il potenziale del Paese andino è assai più alto, si stima 70 volte tanto. 42 la pala eolica diventa biodegradabile La sua diffusione su larga scala dell’energia eolica ha messo in evidenza un aspetto che di rinnovabile ha ben poco: i materiali con cui vengono costruiti gli impianti (resine a base di petrolio) non sono biodegradabili e finiscono in discarica. La National Science Foundation ha concesso alla University of Massachusetts Lowell un finanziamento di 1,9 milioni dollari per studiare se esiste la possibilità di costruire le pale eoliche con componenti biodegradabili. L’obiettivo della ricerca è quello di realizzare un impianto con polimeri generati da resine derivate da oli vegetali, facilmente recuperabili e riciclabili. La sfida è quella di rendere questi materiali “eco-friendly” resistenti a condizioni climatiche avverse e farlo a prezzi competitivi. Firefly, la barca FOTOVOLTAICA Il canadese Dan Baker ha ideato e progettato la costruzione di un prototipo di imbarcazione ad energia solare del tutto eco-friendly Firefly (lucciola) è il nome attribuito a questa barca, in grado di muoversi grazie all’energia prodotta da celle fotovoltaiche. È in grado di ospitare al massimo sei persone a zero emissioni e zero rumore. Il tutto grazie ad una batteria al piombo che incamera energia ricevuta attraverso i pannelli solari. Il limite di questa barca è legato alla sua autonomia energetica che rende possibile al momento solo brevi tragitti, per una distanza massima di sei miglia, ma i margini di miglioramento sono enormi. Greenpeace: inaffidabile il monitoraggio delle radiazioni a Fukushima Greenpeace contesta le misurazioni delle radiazioni a Fukushima. Secondo l’associazione la popolazione che abita nella regione sarebbe esposta a un tasso di radioattività tredici volte superiore rispetto ai limiti stabiliti dalla legge giapponese. A ottobre 2012 Greenpeace ha controllato 40 centraline in tutta la regione. Secondo gli attivisti, più del 75% di queste misura livelli di radiazione più bassi rispetto a quelli rilevati nei loro immediati dintorni. In alcuni casi ad appena 25 metri di distanza si sono registrati livelli di contaminazione fino a sei volte superiori rispetto a quanto misurato nelle stazioni installate dal governo. “Le stazioni di monitoraggio ufficiali sono collocate in aree che le autorità hanno già decontaminato, ma i nostri controlli dimostrano che a pochi passi di distanza i livelli delle radiazioni crescono in modo significativo - afferma Rianne Teule, esperto di radiazioni di Greenpeace International - Temiamo che queste stazioni diano ai cittadini un falso senso di sicurezza”. Idrocarburi: USA, UN futuro da esportatori Secondo il World Energy Outlook, il rapporto prodotto dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) intorno al 2020, gli Stati Uniti, incredibile dictu, diventeranno il maggior produttore mondiale di petrolio (e anche di gas) superando l’Arabia Saudita. E poiché in quegli anni inizieranno a dispiegarsi gli effetti delle nuove misure di efficienza adottate nel settore dei trasporti (dagli attuali 8 litri per cento kilometri entro il 2025 bisognerà arrivare a non più di 4,3), ci sarà una notevole riduzione delle importazioni petrolifere statunitensi, così che, attorno al 2030, l’America del Nord diventerà un esportatore netto di petrolio. Tutto questo anche grazie allo sfruttamento delle risorse non convenzionali, in particolare lo shale gas, a cui, nei prossimi anni, si affiancherà il light tight oil, per il petrolio non convenzionale. UN NUOVO GASDOTTO DALL’IRAN È stata rilanciata la costruzione del nuovo gasdotto Iran-Iraq-Siria. Il gasdotto, con una lunghezza di 1500 km, fornirà gas da Asalouyeh a Damasco. Sarà successivamente esteso, attraversando il Mediterraneo, verso l’Europa. L’investimento sarà di 10 miliardi di dollari. Il progetto, siglato il 25 giugno 2011 era stato congelato a causa della guerra in Siria. È stato riavviato dopo la rielezione del presidente Barack Obama e la ripresa dei colloqui segreti USA-Iran. toscana energia box 43 Consigliato da... DI Alberto Clò Un volume che attraversa la vicenda di Mattei, dalle sue ansie giovanili, alla sua voglia di riscatto personale, al suo progetto di sviluppo del paese basato su una solida industria energetica nazionale Enrico Mattei Scritti e discorsi 1945-1962 Rizzoli, 2012 - pagg.1060 Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA cultura Scritti e discorsi 1945-1962 Non poteva esservi miglior idea da parte di Eni per onorare la memoria di Enrico Mattei nel cinquantenario della sua tragica scomparsa il 27 ottobre 1962, della pubblicazione dei suoi scritti e discorsi, introdotti da una Prefazione di Paolo Mieli e da due saggi di Valerio Castronuovo e Daniele Pozzi. Idea che si inserisce nella preziosa opera di valorizzazione del patrimonio culturale di Eni condotta da Stefano Lucchini, direttore delle relazioni istituzionali e comunicazioni, e Lucia Nardi, responsabile delle attività culturali e dell’archivio storico dell’Eni. Seguendo un profilo cronologico, il volume di 1.057 pagine attraversa le diverse esperienze della vicenda matteiana: dalla partecipazione alla Resistenza nelle formazioni cattoliche alla vicepresidenza dell’Agip; dall’impegno parlamentare nelle principali vicende civili e politiche di quegli anni sino alla presidenza dell’Eni. Esperienze attraversate da un unico filo che dalle sue ansie giovanili si proietta nella voglia di riscatto personale e del Paese: in un progetto finalizzato alla sua ricostruzione e sviluppo che, a suo avviso, era impossibile senza una solida industria energetica nazionale. Da qui, l’acerrima battaglia combattuta contro le forze conservatrici del Paese - prima ancora che contro gli interessi esteri - che seppe vincere con l’istituzione nel 1952 dell’Ente Nazionale Idrocarburi che, partendo da zero, è riuscito a salire alle prime posizioni mondiali. Un’ansia alimentata da un afflato religioso che lo portava a combattere per la giustizia sociale a favore dei più deboli, dei lavoratori, dei nuovi popoli che si mettevano in movimento in tutti i continenti. Da qui, la sua rivoluzionaria lotta per emancipare i paesi produttori dal colonialismo imposto dai grandi 44 trust internazionali (e dai loro paesi d’origine), in un rapporto di continuità, ebbe a scrivere, con la nostra lotta di liberazione, e per ritagliare ad Eni uno spazio vitale nella geografia petrolifera internazionale. Mattei avrebbe declinato i sentimenti che lo animavano in mille campi. In quello energetico, ebbe intuizioni geniali. Una su tutte: la valorizzazione estensiva del metano che dette un impulso decisivo al ‘miracolo economico’ del Paese, grazie all’adozione di un modello organizzativo di Eni, unico al mondo, integrato in tutte le fasi del business metanifero: dalla ricerca/estrazione al trasporto alla distribuzione nelle fabbriche e nelle case. Il tutto in uno stretto rapporto cooperativo con i paesi esportatori, senza cui il metano non avrebbe guadagnato il ruolo primario che oggi riveste. Le commemorazioni in onore di Mattei hanno avuto larga eco nel paese. Ritengo, però, che solo in parte le avrebbe gradite. Per una ragione: che del suo insegnamento è rimasto ben poco. Non nell’azione e nel DNA degli uomini dell’Eni, che continuano ad esserne interpreti attivi, nelle relazioni coi paesi produttori, nella capacità innovativa, nella proiezione internazionale. Ma della politica, che anziché rendergli merito dei risultati ottenuti nell’interesse generale, ha ritenuto - abbagliata dall’effimero totem del mercato - che Eni fosse divenuto un problema più che un’opportunità per il futuro del Paese, adottando decisioni che muovono nella direzione opposta a quella disegnata dal suo fondatore. Gli si farebbe allora più fecondo onore se ci si fermasse a riflettere sui grandi risultati che la sua azione seminale ha consentito di ottenere rispetto ai ben miseri esiti delle politiche d’oggi. Palazzo Blu, una perla ritrovata DI Giovanni Nardi L’edificio ottocentesco sui lungarni pisani è stato ristrutturato nel 2008. Qui è nato un centro culturale d’eccellenza che ha ospitato mostre di livello internazionale come quelle dedicate a Mirò, Picasso e Kandinsky arte sia pure omogeneo accanto alla chiesa di Santa Cristina e ad altri palazzi, primo fra tutti il Gambacorti, sede dell’amministrazione comunale. Ma da qualche anno, un chiassoso azzurro ha modificato questo paesaggio, perché il palazzo Giuli è diventato Palazzo Blu: i notevoli, attenti lavori di restauro e consolidamento non si sono limitati infatti agli interni, ma hanno interessato anche l’esterno, recuperando l’antico colore ottocentesco, di cui si era quasi persa la memoria. Passati i primi mesi di disorientamento, i pisani hanno mostrato di gradire la “novità”, specie in considerazione della nuova funzione dell’edificio: non più residenza privata, ma prestigiosa sede museale. Restauro e apertura del complesso sono stati resi possibili dall’intervento della Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa (poi ribattezzata Fondazione foto: Foto: Proprietà della Fondazione Pisa, © Gronchi Fotoarte Pisa, certo, è la città della Torre Pendente e della piazza dei Miracoli; ma per un flâneur come quelli descritti da Benjamin, che per conoscere una città debbono perdersi in essa, accanto ai tesori più o meno nascosti c’è da qualche tempo un nuovo gioiello: Palazzo Blu. È un antico, solido complesso architettonico in riva all’Arno di Mezzogiorno nella parte centralissima vicino al Ponte di Mezzo, nato nel quartiere allora denominato Chinzica, accanto alla chiesa altomedievale di Santa Cristina, e per secoli abitato da famiglie blasonate, fino agli ultimi proprietari, i conti Giuli Rosselmini Gualandi. Il palazzo è stato nella sua lunga storia profondamente modificato, ma per i pisani non giovanissimi la sua immagine grigia e severa era conservata come un elemento del paesaggio urbano in fondo anonimo, • • Dettaglio dell’interno toscana energia box 45 • no dal Trecento praticamente ai giorni nostri e che costituiscono spesso parte integrante dell’arredamento del vasto ambiente signorile, inserite come sono nell’allestimento di quello che può essere definito un museo “vivo” e vissuto. Foto: Proprietà della Fondazione Pisa, © Gronchi Fotoarte foto: • Mostra Lungo il Nilo Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA arte (2010) Pisa), da tempo alla ricerca di una sede prestigiosa dopo il distacco dall’istituto bancario, e la scelta è caduta sull’austero edificio di lungarno Gambacorti. La ristrutturazione è stata completata nel 2008. “Il palazzo principale - spiega Cosimo Bracci Torsi, presidente della Fondazione fino ad alcuni giorni fa - è stato destinato all’esposizione permanente delle collezioni d’arte della Fondazione stessa e alla sua sede di rappresentanza, mentre negli annessi sono stati alloggiati, oltre ad alcuni uffici, gli spazi per esposizioni temporanee e un auditorium. Le dimensioni e l’articolazione dei quasi 4000 metri quadrati di superfici del Palazzo, hanno quindi permesso di realizzare un centro di attività culturali che mancava alla città. L’iniziativa della Fondazione ha poi finito con l’assumere un duplice aspetto: da un lato di conservazione e valorizzazione di un bene culturale rappresentato da un palazzo d’interesse storico e artistico, dall’altro di riqualificazione urbanistica”. Il nostro flâneur può così ammirare un nucleo di opere d’arte di proprietà della Fondazione che si arricchisce continuamente, grazie alla somma importante accantonata annualmente e destinata ad acquisti di qualità collegati al territorio pisano per l’autore, il committente o il tema trattato. Così, tra le opere pittoriche, si soffermerà di fronte al Polittico di Agnano, eseguito da Cecco di Pietro e che ha a fianco una copia novecentesca, astutamente eseguita per sostituire l’originale nella chiesa dov’era stato esposto per secoli. Ora i due polittici sono entrambi conservati e protetti, a ricordo di un’impresa giunta a buon fine nella battaglia che ogni giorno si combatte in Italia per la salvaguardia del tesoro artistico. Ancora, potrà ammirare sculture di Nino Pisano e del Tribolo, tele dovute alla maestria dei Lomi - Gentileschi e tante altre opere, che van- 46 Ma non è destinato solo ai flâneur l’accesso a Palazzo Blu, nella loro fintamente svagata passeggiata nell’anima della città di Pisa, perché la Fondazione a carattere strumentale che ha la gestione del palazzo ha anche l’attività di ideazione, progettazione, realizzazione e promozione di eventi culturali e artistici in generale, ha avuto anche riguardo alle espressioni artistiche e culturali del territorio pisano. Momenti essenziali di tale attività sono le mostre, sia a carattere nazionale e internazionale, sia di ambito più ristretto e specialistico. Si sono succedute finora quattro grandi mostre, di cui l’ultima in ordine di tempo, quella su Wassily Kandinsky Dalla Russia in Europa, è ancora in corso e, dall’andamento dei visitatori, potrebbe raggiungere il record dell’affluenza. Le tre precedenti, Chagall e il Mediterraneo, Joan Miró i miti del Mediterraneo, Pablo Picasso. Volevo essere pittore e sono diventato Picasso, hanno superato complessivamente le 250 mila unità. Si sta progettando per la prossima primavera una mostra su Artemisia Gentileschi, che rientra nel quadro delle esposizioni specialistiche, in genere gratuite. Artemisia nacque a Roma, ma era figlia - e allieva - del pisano Orazio Gentileschi, e quindi l’esposizione rientra a pieno titolo nella valorizzazione di Pisa e del suo territorio oppure di personaggi della cultura, così come lo sono state quelle su Galileo (Il cannocchiale e il pennello: nuova scienza e nuova arte nell’età di Galileo), sull’egittologo Ippolito Rosellini, su Donne d’Italia che illustrava il contributo femminile in 150 anni di storia del nostro Paese, fino al successo di Storie dell’altro mondo, mostra realizzata in collaborazione con l’Università e la Specola Vaticana per documentare l’universo dentro e fuori di noi. Resta da dire, infine, delle mostre Dossier, appuntamenti “minori” ma significative, che hanno presentato sia artisti locali (Ferruccio Pizzanelli, Federigo Severini, Umberto Vittorini) sia opere presenti a Pisa, come il Tuttomondo di Keith Haring, o La bella battaglia di Jacopo Ligozzi sulla presa di Prevesa, o i ritratti Roncioni, o Un uomo che guarda (sull’Operaio del Duomo Curzio Ceuli e il ritratto di Orazio Riminaldi) o su Cecco di Pietro o infine sul Pranzo a palazzo ricostruito con gli arredi appartenuti o acquistati per Palazzo Blu. Nel complesso, un’attività espositiva che ogni anno supera i centomila visitatori e che costituisce quindi una preziosa realtà nel panorama artistico e culturale pisano.