DANIMARCA: DOVE FREDDO E` SINONIMO DI

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DANIMARCA: DOVE FREDDO E` SINONIMO DI
DANIMARCA: DOVE FREDDO E’ SINONIMO DI ACCOGLIENTE
Diario di viaggio alla mano, mi permetto di raccontarvi un angolo della
Danimarca.
Prima
di
partire per questo
viaggio di un mese,
totalmente da sola,
in un paese all’altro
capo dell’Europa,
non avevo mai
lasciato
l’Italia
senza
la
mia
famiglia e non ero
mai stata lontana
da casa per più di
una settimana. Il
cambiamento
quindi
è
stato
drastico.
Tutto
è
cominciato
con
l’arrivo a Roma
nell’hotel che ha
ospitato tutti gli exchange in partenza per la Danimarca, dall’estivo all’annuale.
Il primo impatto con la Danimarca è stato ovviamente all’aeroporto. Già lì
abbiamo notato l’abisso che separa l’Italia dai paesi nordici: ordine, pulizia, e
regole. Ci hanno accolto due volontari meravigliosi che hanno subito cominciato
a farci entrare nell’idea che l’italiano andava dimenticato e che la timidezza la
dovevamo rispedire a casa. Chiedere, chiedere, chiedere, senza vergognarsi di
fare domande all’apparenza sciocche del tipo. “Come mai la gente cammina
nel bel mezzo della strada?” Loro ti rispondono: “perché le auto rispettano i
pedoni e i limiti di velocità”. (E qui la sorpresa generale). In Danimarca si cammina
più che andare in auto, si va in giro in tram o in bicicletta e tutti sembrano aver
appreso l’educazione dal galateo! Io non avevo mai visto, in un tram strapieno,
qualcuno lasciare il posto a persone anche solo di un paio di decenni più vecchie,
o a ragazzini, almeno non così spesso come l’ho visto fare qui. Per loro è
un’abitudine.
Arrivati al centro di AFS Danimarca, noi italiani, abituati alla comodità degli
hotel e ad una vita comoda in ogni caso, siamo rimasti scioccati dal sapere che
per quattro notti avremmo dovuto dormire in dei sacchi a pelo e per terra, in
stanza con gente di tutte le nazionalità, pulire e preparare il pranzo per tutti, a
turno con gli altri gruppi di studenti. Ma questo mi ha dato l’occasione di fare
subito amicizia e iniziare a parlare! E’ stato esilarante cercare di pronunciare le
frasi più semplici come ‘scusami’ o ‘buongiorno, hai dormito bene?’ in una lingua
a metà tra il tedesco e l’inglese: in danese appunto. Questa lingua nordica infatti
è alla base, per molte parole, della lingua inglese, ma conserva i suoni duri del
tedesco. Abituati ad una lingua internazionalmente ritenuta musicale come la
nostra, è stata una piacevole sfida imparare il danese.
Superato il primo impatto con questo campo, ci siamo avventurati prima a
Kopenhavn (Copenaghen) e poi a Ranum, una microscopica cittadina a nord
della Danimarca ed abbiamo affrontato tutti insieme la meravigliosa esperienza
del college.
Vivere da sola con altre tre ragazze danesi è stata l’esperienza che in
assoluto più di tutte mi ha fatto sentire il sapore della libertà. Non quella libertà che
si crede di avere quando non si ha il coprifuoco; quella vera, quella che, a sentirlo
dire nei film nemmeno ci credi. E’ la libertà di prendere la bici che ti hanno
assegnato, col casco rigorosamente in testa, e perderti nella nazione con più
verde e più animali in libertà che io abbia mai visto; è la libertà di seguire le
regole e di sentire la responsabilità di infrangerle qualche volta, con la dovuta
moderazione; è la libertà del brivido della prima goccia di pioggia mentre sei in
canoa sulla palude ed è la libertà di correre ogni mattina alle 7, come previsto
dall’orario del collegio, anche se fuori c’è la tempesta, dimenticandoti
stupidamente il poncho.
L’esperienza del college è piena di mistero e di piccole vittorie che è bello
conquistarsi. Imparare a parlare un fluente danese fatto di una ventina di frasi
fatte con i complimenti dei tuoi compagni di tavolo a pranzo che ridono nel
tentativo di imparare l’italiano. Partecipare ai corsi pomeridiani con gli altri
exchange e i ragazzi danesi. Superare la paura del vuoto segnando un nuovo
record sulla parete da arrampicata. Litigare con le compagne di stanza
disordinate all’inverosimile, e fare pace davanti ad una cioccolata calda
fumante. E’ un’esperienza formativa a tuttotondo, ed io la conserverò nel cuore
come il ricordo più prezioso che ho.
Dopo il college abbiamo passato qualche giorno in famiglia, ognuno per
conto proprio, in città differenti. Lì è stata la vera sfida. Ero da sola, senza più il
cuscinetto del gruppo degli altri exchange italiani tra me e la mia famiglia
danese, dovevo relazionarmi per forza. Beh, vi dirò, non è stato difficile come
pensavo.
Si dice che siano freddi, i danesi, che siano chiusi e soprattutto puntuali..
beh, non è tutto verissimo, oppure io sono capitata in un angolo anomalo della
Danimarca. Ho trovato braccia aperte ad aspettarmi alla stazione, una sorella
esuberante più di un fuoco d’artificio e una mamma pronta a farmi vedere tutta
la Danimarca se solo lo avessi chiesto. Ho vissuto in un paesino a pochi km dalla
seconda grande città della Danimarca, Aarhus (si pronuncia Orus) e, grazie alla
mia paziente host-mum, ho visitato musei e parchi divertimento, ho fatto shopping
sfrenato con la mia esuberante sorella e ho portato a spasso un volpino un po’
troppo pigro per un’oasi boschiva da favola. Non avevo mai visto tanto verde né
tanti raggi riflettersi e moltiplicarsi sulle foglie e nelle gocce d’acqua. E’ stato
meraviglioso.
Non sono state tutte “rose e fiori”, ci sono state anche le spine è vero. Non è
mia intenzione illudere nessuno. Lasciare casa, affrontare un mondo del tutto
nuovo con la sua lingua e le sue regole, comunicare a gesti con un’alta
percentuale di fraintendimento richiede forze di volontà e coraggio.
Tornata a casa però, non ho fatto altro che rimpiangere quello che avevo
costruito, le amicizie (che comunque continuo a coltivare), la possibilità di non
avere qualcuno che si preoccupa costantemente per te e di dovermela cavare
da sola. Poi ho capito che nonostante fossi tornata ad una realtà decisamente più
limitante, quella forza e quella determinazione che avevo acquisito non le avevo
perse, c’erano ancora. Ho perso un po’ di paure ingiustificate e di timidezza per
lasciare posto ad una determinazione ferrea nel portare a termine quello che ho
cominciato, ho preso coraggio e fiducia. Sono sempre io, intendiamoci, il viaggio
all’estero non ti fa diventare un’altra persona, ma mostra quali siano le tue
debolezze, abbatte le tue certezze e i tuoi muri per lasciare una visione del mondo
più aperta, un maggiore spirito critico e un passo decisamente più sicuro.
Consigliato, consigliatissimo dunque.
La Danimarca è fatta per chi ama il verde, il vento e la pioggia (mai visto
meteo più imprevedibile) e chi ha tanta voglia di avventura. Non c’è nulla di
veramente comodo, non c’è un nido, e nessuno vi farà da balia, dovrete
cavarvela e, assicurato, sarà meraviglioso.
Con la speranza di non avervi spaventato troppo e di aver fatto nascere in
voi quel brivido che è sintomo di voglia di avventura, vi saluto.
Enrica, Estivo in Danimarca.