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N.4 – Giugno 2006 Speciale Assicurazioni 2 Editoriale Servizio Pubblicazioni di Schema 3 1. Il nuovo codice assicurativo Servizio Pubblicazioni di Schema 6 2. Percorsi di Coaching e Counselling in organizzazioni in cambiamento: l’esperienza in Centro Servizi Toro Fiorella Caranchini, Sandra Casagrande, Cristiana Genta, Stefano Rampone 3. Gioco e formazione: i viaggi di Ulisse in Augusta Assicurazioni 19 Susanna Ricci, Barbara Martini, Fiorella Caranchini, Marco Rossit 26 4. Sviluppo competenze di Agenzia: l’esperienza MMA Training Monica Bergamaschi, Manuela Amendola 33 5. Bibliografia tematica Schematizie n. 04 giugno 2006 www.schema.it 1/35 EDITORIALE Servizio Pubblicazioni di Schema Questo numero di Schematizie volge lo sguardo al settore assicurazioni, un settore che in questi anni è interessato da numerosi cambiamenti che riguardano tanto lo scenario di riferimento quanto gli attori che vi operano. Tali cambiamenti richiedono alle compagnie di assicurazioni di compiere talvolta un “salto”. La metafora che abbiamo scelto per questo tema è quindi quella del paracadute, inteso però non soltanto come ancora di salvezza per chi si trova in una situazione di emergenza, di pericolo, ma anche come strumento necessario per chi ha l’ambizione di compiere in sicurezza il “salto”. In apertura della rivista vi è una disamina del nuovo codice assicurativo che mette in luce la necessità delle compagnie di rispondere alla sfida proposta oggi al mercato assicurativo; ad esse viene chiesto di rinnovarsi e di rafforzare la capacità professionale dei propri attori, al fine di reggere la spinta concorrenziale dei nuovi competitors provenienti dagli altri settori. Vengono inoltre descritte tre esperienze condotte nell’ultimo anno da Schema con altrettante compagnie di assicurazioni: ° Il percorso di Coaching e Counselling per i Responsabili dei Centri di Liquidazione realizzato in CST, dove, per il servizio di liquidazione dei sinistri – concepito come il “core business” dell’Azienda – è stato istituito un Centro Servizi che permette di gestire in modo più snello e veloce il processo di liquidazione delle diverse Compagnie presenti nel Gruppo. ° Il percorso di formazione “I viaggi di Ulisse” realizzato in Augusta Assicurazioni che ha approfondito le diverse forme di comunicazione al fine di accrescere l’attenzione alla gestione della comunicazione nell’organizzazione e sviluppare la capacità di costruire relazioni interpersonali, migliorare il lavoro in team nell’organizzazione e creare un senso di appartenenza all’interno della Compagnia. ° L’impianto di Business School “MMA Training” realizzato per Mutuelles du Mans Assicurazioni, finalizzato a favorire l’evoluzione delle Agenzie, ovvero lo sviluppo e la responsabilizzazione della rete agenziale, attraverso l’implementazione di un modello di formazione continua fondante i percorsi di crescita delle persone e la diffusione di una cultura organizzativa che integra il patrimonio di competenze della Rete con quello della Compagnia. In chiusura, infine, è riportata una bibliografia di riferimento per approfondire i temi affrontati nei diversi articoli. Come consuetudine, questa rivista si pone l’obiettivo di lanciare spunti di riflessione, suscitare commenti e proposte di approfondimento: come sempre quindi, saranno preziosi tutti i contributi che vorrete fornirci. Buona lettura. Schematizie n. 04 giugno 2006 2/35 1. IL NUOVO CODICE ASSICURATIVO Servizio Pubblicazioni di Schema Anche il settore delle assicurazioni private ha il suo codice. Si tratta di un provvedimento che, dopo anni di vigenza di numerose leggi e regolamenti che hanno governato l’attività assicurativa, riporta ordine e semplicità nella regolamentazione pubblica di settore. Il d. lgs. 7 settembre 2005, n. 209 rappresenta per il mercato delle assicurazioni un nuovo strumento normativo, costruito su esigenze di semplificazione, trasparenza e snellezza dell’azione amministrativa di regolazione e controllo del settore, che si affianca al codice civile nella parte relativa al contratto di assicurazione (articoli da 1892 a 1936), ed alla legge istitutiva dell’Isvap, l’organo di vigilanza del settore (L. 12 agosto 1982, n. 516). Punto di riferimento del codice è innanzitutto una chiara ripartizione delle competenze, dei poteri e delle modalità di agire dell’Organo di regolazione e vigilanza (Ministero delle attività produttive, Isvap). E’ infatti affidato a quest’ultimo l’incarico di provvedere sia alla regolazione che alla vigilanza dei comportamenti degli operatori, mentre al Ministero delle attività produttive viene riservato di provvedere solo in alcune materie specifiche. Ne risulta un sostanziale rafforzamento del ruolo dell’Isvap come figura centrale di riferimento del settore, e come sostanziale regolatore al quale il codice affida una delega regolamentare molto estesa nei diversi settori di intervento. Contraltare di questo ampio e sostanziale potere regolamentare è la previsione di una procedura di adozione dei relativi provvedimenti improntata alla trasparenza, e con regole generali di valutazione preventiva delle nuove tecniche di coinvolgimento dei destinatari dei provvedimenti regolamentari, ai quali dovrà essere consentito di esprimere, in forma esplicita e pubblica, il proprio avviso e le proprie osservazioni sulle possibili decisioni normative da adottare. Relativamente alla normativa di settore, il codice rappresenta in via generale una fondamentale rivisitazione della normativa esistente, peraltro formatasi sulla spinta delle direttive comunitarie di armonizzazione del settore, ed un loro aggiornamento soprattutto sotto il profilo della compatibilità delle regole “assicurative” con quelle di altri settori limitrofi e contigui, come il credito ed i servizi di investimento: in questa direzione si sono molto rafforzati i presidi a tutela degli assicurati, con particolare riferimento alla trasparenza dei comportamenti delle imprese e degli intermediari, oltre che delle polizze di assicurazione. Nuove sono le regole poste dal codice in questo particolare segmento, regole del resto già in parte emanate dall’Isvap con proprie circolari: si tratta di regole particolarmente incisive nel modo di impostare da un lato il rapporto diretto (contrattuale) tra le imprese e gli assicurati, e dall’altro il rapporto tra gli intermediari assicurativi e gli assicurati. Da questo punto di vista, è evidente il collegamento diretto con il recepimento della direttiva intermediari, che fondando la tutela degli assicurati sulla competenza professionale di questi ultimi, esigenza assolta formalmente con l’iscrizione nello specifico registro, ne pretende comunque una qualificazione professionale che, soprattutto attraverso una formazione costante e completa, sappia garantire una assistenza all’assicurato piena ed effettiva. L’intermediazione assicurativa, nella nuova accezione del codice, diventa quindi un altro elemento di centralità del codice, e diventa la regolazione intorno alla quale costruire il rapporto Schematizie n. 04 giugno 2006 3/35 con gli assicurati improntandolo a professionalità e correttezza. Il nuovo schema dell’intermediazione, se può apparire ancora vincolato dagli schemi tradizionali, prevede la necessità di iscrizione nel relativo registro di ogni soggetto che in qualche misura sia coinvolto nella distribuzione di prodotti assicurativi, siano essi agenti, broker, banche, promotori finanziari, collaboratori di agenti, broker e banche addetti alla produzione commerciale, seguendo uno schema di piena concorrenzialità tra i diversi canali distributivi. Le nuove regole di comportamento degli attori del mercato assicurativo si riferiscono poi a criteri in qualche modo già sperimentati in altri settori, ma che in quello assicurativo trovano la loro ragione ed attualità nella particolare caratteristica di alcuni tipi di contratto, segnatamente nel settore vita, che consentono agli assicurati di fare scelte importanti per il loro futuro, sotto il profilo del risparmio e della previdenza assicurativa. E’ questa la ragione per la quale il codice richiede alle imprese molta attenzione ai profili di trasparenza dei prodotti, per i quali è necessaria la redazione di una nota informativa – estesa ormai a tutte le polizze, sia vita che danni – con la quale si rendano chiari e facilmente comprensibili i contenuti sostanziali delle relative polizze. Unitamente agli intermediari, le imprese dovranno osservare canoni di correttezza, diligenza e trasparenza, chiaramente ispirati all’esigenza di tutela degli assicurati, tra cui vengono in evidenza la proposta di contratti adeguati alle esigenze e capacità degli assicurati, la neutralizzazione di conflitti di interesse con gli assicurati, l’adozione di una gestione finanziaria sana, prudente ed indipendente nel rispetto degli interessi degli assicurati. È chiara la nuova sfida proposta con il codice al mercato assicurativo, al quale viene chiesto di rinnovarsi, rafforzandosi sotto il profilo della piena capacità professionale dei propri attori, al fine di reggere la spinta competitiva e concorrenziale degli operatori degli altri settori similari, soprattutto con riferimento al comparto delle polizze sulla vita. Lo scenario di quest’ultimo in particolare si colora di nuove forme di sviluppo, se si tiene mente alla recente emanazione della disciplina dei fondi pensione, la quale, pur se verrà definitivamente avviata nel 2008, costituisce pur sempre una novità nel settore della previdenza integrativa e pone nuove problematiche di ordine professionale al mercato assicurativo, che dovrà fronteggiare anche in questo specifico campo la concorrenza agguerrita di altri operatori di cui potranno avvalersi i diversi fondi pensione o forme pensionistiche complementari. Altri spunti di significativa novità riguardano da una parte il nuovo regime autorizzatorio e di vigilanza delle imprese di riassicurazione (in attesa del recepimento della specifica direttiva), dall’altro la normativa sugli assetti patrimoniali e societari delle imprese di assicurazione, rinnovata profondamente rispetto alla previgente normativa. Si tratta in particolare del regime di impiego del patrimonio libero delle imprese assicurative, cui viene consentito di acquisire quote azionarie in altre imprese con oggetto sociale diverso da quello assicurativo, e del relativo regime delle comunicazioni e delle autorizzazioni. Tali norme hanno sostituito il regime dettato dalla legge n. 20/91, adeguandolo alle attuali esigenze del mercato finanziario e delle interazioni ormai definite con gli altri settori contigui a quello assicurativo. In questo stesso ambito acquisisce particolare risalto la regolamentazione – assoluta novità per il settore – del gruppo assicurativo, con l’istituzione dell’albo delle imprese capogruppo (contraltare dell’albo delle Schematizie n. 04 giugno 2006 4/35 imprese di assicurazione), della definizione dei suoi confini, delle relative responsabilità nella gestione del rischio a livello di gruppo e del relativo sistema di controllo interno, fino alle disposizioni sul risanamento e sulla liquidazione del gruppo assicurativo. Risulta particolarmente semplificata rispetto a quella previgente anche la disciplina della responsabilità civile autoveicoli, soprattutto in tema di liquidazione dei sinistri. Qui spicca la novità assoluta dell’introduzione del risarcimento diretto, con un sistema disegnato nei suoi contorni generali, e poi delegato ad un provvedimento governativo per le modalità di attuazione e di organizzazione dei rapporti tra le imprese, con l’evidente intento di favorire un sistema snello e semplice, diminuire le occasioni di contenzioso, e gestire meglio i costi dei sinistri al fine di determinare le condizioni oggettive per una sostanziale diminuzione delle tariffe. Appare poi particolarmente rafforzato il sistema delle sanzioni, che prevede anche nuovi reati per l’esercizio abusivo di attività assicurativa o di intermediazione assicurativa. Ognuno dei precetti del codice è ora assistito da un presidio sanzionatorio specifico, razionalmente ricostruito sulla base dei principi del giusto procedimento e della proporzionalità della sanzione rispetto alla violazione commessa; le diverse sanzioni sono organizzate per materia, e pertanto il catalogo risulta distinto specificamente sulla base dei doveri di comportamento stabiliti dal codice, tra cui vanno in particolare ricordati quelli nei confronti dell’Autorità di vigilanza e nei confronti degli assicurati. L’Isvap provvede non solo all’accertamento, ma anche alla emissione del provvedimento sanzionatorio, sulla base della recente legge in materia di tutela del risparmio, che è così già intervenuta a modificare il codice appena emanato. Per quanto qui esposto sommariamente rispetto alla sua complessità, il codice rappresenta senza dubbio un’opera legislativa completa, che non trascura alcun aspetto dell’attività assicurativa, determinandone le regole dall’avvio all’esercizio, dall’intermediazione alla liquidazione dei sinistri della circolazione stradale, dalle crisi gestionali e patrimoniali alla gestione delle imprese in liquidazione. Dal codice si dipanano regole generali chiare e riconoscibili attraverso i 355 articoli, con i quali sono state sostituite almeno un migliaio di norme, rendendo agli operatori un nuovo sistema normativo coordinato, coerente e di facile consultazione, ed un sistema operativo delineato e definito, alla cui stabilità ed efficienza è preposta un’autorità con poteri di intervento anche regolamentare, il cui obiettivo resta, come nella previgente normativa – garantire la tutela degli assicurati. Schematizie n. 04 giugno 2006 5/35 2. PERCORSI DI COACHING E COUNSELLING IN ORGANIZZAZIONI IN CAMBIAMENTO: L’ESPERIENZA IN CENTRO SERVIZI TORO Fiorella Caranchini, Sandra Casagrande, Cristiana Genta, Stefano Rampone 1. Lo scenario di riferimento L’esperienza che si va a descrivere è l’esito di processi di lavoro integrati tra professionisti del sistema cliente e la consulenza. Il sistema cliente è rappresentato da un’importante compagnia assicurativa italiana, il Gruppo Toro Assicurazioni: la richiesta fatta è stata quella di strutturare un piano di change management rivolto in prima battuta ai manager, e a cascata a collaboratori e a tutti coloro coinvolti nel cambiamento organizzativo in atto. All’interno di questo piano una particolare attenzione è stata data al Centro Servizi, un’organizzazione interna all’organizzazione più vasta, istituito nel 2002 con l’obiettivo di gestire in modo più snello e veloce il processo di liquidazione delle diverse Compagnie presenti, nel rispetto dei criteri di qualità stabiliti. Prima dell’istituzione del Centro ciascuna Compagnia (quattro in tutto) gestiva autonomamente la liquidazione sinistri dei propri clienti; la scelta di puntare ad un servizio di qualità con tempi e modalità tali da garantire al Gruppo una posizione di primo piano nel mercato di riferimento, ha fatto intravedere l’opportunità di riunire personale e competenze all’interno di un’unica struttura. La missione di questa recente struttura è la gestione del servizio di liquidazione dei sinistri, che soddisfi i clienti finali e gli agenti e che contribuisca alla creazione di valore per le Compagnie che ne fanno parte. Diverse sono le professionalità all’interno del Centro: liquidatori sinistri, tecnici sinistri, amministrativi, addetti al call center. Tra sede centrale, staff e rete liquidativa distribuita sul territorio i dipendenti sono circa 670; tre le macroaree in cui si raggruppano i professionisti: call center, processo liquidazione sinistri. La linea strategica di fondo è la costruzione di un’azienda di servizi fondata su una logica imprenditoriale di fornitura di un servizio eccellente di liquidazione dei sinistri, concepito come “core business” dell’azienda stessa. Questo è il contesto in cui si inserisce il percorso di coaching e counselling individuale, progettato, come già detto, con i professionisti del sistema cliente, il Responsabile dello Sviluppo e il Direttore Generale: il percorso avrebbe dovuto essere il primo di altri, sempre a supporto dei cambiamenti in atto, rivolti a vari professionisti. Il disegno progettuale complessivo prevedeva in primo luogo un percorso di change management per Primi Livelli e per Responsabili di Centri Servizi Liquidativi. Nel primo caso la finalità era principalmente quella di favorire la creazione di una cultura di servizio aziendale comune attraverso l’attivazione di un processo di integrazione tra le persone: questo avrebbe consentito ai soggetti coinvolti lo sviluppo di consapevolezza e competenze necessarie a creare un gruppo che si facesse gestore e promotore del cambiamento in atto. Nel secondo caso emergeva la necessità di condividere le logiche del cambiamento, al fine di promuovere l’assunzione di responsabilità a fronte delle nuove sfide professionali delineatesi. Per entrambi le popolazioni il focus dell’intervento si sarebbe orientato prevalentemente sull’analisi dei processi e dei ruoli, rivisti e ridefiniti alla luce dei nuovi scenari aziendali. Il processo ipotizzato prevedeva in parallelo percorsi di formazione manageriale e tecnico Schematizie n. 04 giugno 2006 6/35 specialistica per i Responsabili dei Centri Servizi Liquidativi e Responsabili di Staff: in particolare per i primi si era altresì ipotizzato un percorso formativo con team reali, che consentisse di integrare attività d’aula, attività sul campo e sviluppo professionale. In ultimo, un percorso di counselling per Responsabili dei Centri di Liquidazione (8 professionisti), ad oggi di fatto l’unico effettivamente realizzato: i molti cambiamenti organizzativi successivi alla progettazione del percorso, come spesso accade, hanno rallentato l’avvio degli altri progetti di sviluppo. La contestualizzazione del percorso si situa quindi all’interno del mondo assicurativo, caratterizzato da processi di forte cambiamento. Al fine di comprendere le motivazioni che hanno indotto ad avviare questo percorso ed alcune decisioni prese durante le fasi iniziali, occorre descrivere sinteticamente l’antefatto: il workshop di due giorni che ha visto il coinvolgimento di tutto il management del Centro, 150 persone circa, alla fine del 2004. Questo evento era finalizzato ad avviare un processo a cascata di diffusione della visione, della missione e delle linee strategiche dell’organizzazione ed a costruire senso di appartenenza all’Azienda ed al Gruppo. Ha visto la partecipazione di tutto il top management che si è attivato per trasmettere un messaggio forte, chiaro ed incisivo ed al contempo di tutti i partecipanti che, in attività di gruppo realizzate con il supporto della consulenza, hanno messo a fuoco e sviluppato alcuni dei temi chiave per lo sviluppo del Centro: la gestione del cliente, l’immagine e lo stile del Centro, la gestione del team, la valorizzazione delle performance di eccellenza, i processi di integrazione, le politiche di liquidazione e lo sviluppo del ruolo di liquidatore. È anche a partire dalle considerazioni fatte su questi ultimi due temi che è stato strutturato il percorso di coaching che andiamo di seguito a descrivere. 2. I presupposti teorici e metodologici Il percorso è stato progettato e realizzato al fine di sviluppare capacità legate a ruoli di responsabilità praticati; prima di andare a descriverlo in dettaglio, riteniamo opportuno definire i presupposti teorici e metodologici che sostengono il modello “Ricercare, progettare e costruire nella complessità” (R.P.C, 1995) che guida la nostra attività ormai da 10 anni e il modello integrato di coaching e couselling che Schema ha elaborato e applica da due anni. Nell’R.P.C., si sostiene che : • i cambiamenti nelle organizzazioni sono globali, sono alterazioni del sistema umano e ambientale i cui effetti non possono essere localizzati. Una appropriata risposta e gestione del cambiamento richiede pensieri ed azioni complesse che vanno oltre i confini del noto e del solito • lo sviluppo organizzativo non è un insieme di tecniche bensì una filosofia, un atteggiamento delle organizzazioni per lavorare meglio • la persona è centrale nelle organizzazioni perché ne struttura i corsi d’azione e decisione, ovvero i processi, attraverso la comunicazione e la relazione; il cambiamento organizzativo può essere pertanto realizzato solo attraverso l’elaborazione di un pensiero comune e complesso e la condivisione di valori e significati tra le persone All’interno di una prospettiva relazionale il modello elenca alcune priorità: • le persone definiscono insieme il sistema, ed il sistema di relazioni influenza le persone; individui e sistema si strutturano reciprocamente mantenendo caratteristiche proprie Schematizie n. 04 giugno 2006 7/35 • le informazioni diventano sapere organizzativo alla condizione di essere elaborate ad ogni livello dell’organizzazione, di essere cioè articolate in pensiero organizzativo e professionale che si trasformi in apprendimento individuale e organizzativo; • le persone sono il centro della struttura definita dai nuovi modelli organizzativi e gestiscono la dinamica dell’ambiente in cui operano, l’evolversi dei processi in cui sono inseriti, lo sviluppo del proprio sistema di competenze. L’organizzazione è vista come un sistema che partecipa ad un più ampio contesto dinamico e non come un insieme di individui; essa può raggiungere risultati positivi quando i soggetti ricevono ciò di cui hanno bisogno e il sistema di relazioni riceve dai soggetti ciò di cui ha necessità per mantenersi in vita. In questa visione il focus della strategia del cambiamento è l’individuazione di interfacce interne all’organizzazione e tra l’organizzazione ed il suo ambiente, che consentano la lettura, il monitoraggio e l’interpretazione degli eventi, dei bisogni e dei cambiamenti in atto e di quelli necessari. Sviluppare le interfacce significa creare i nodi per collegare la rete dei processi, ed è quest’ultima che genera le energie e i mezzi necessari alla competitività dell’organizzazione. La necessità di queste interfacce è tanto più sentita in quanto i processi di lavoro non sono completamente analizzabili attraverso procedure standardizzate informatizzate: queste infatti non prevedono eccezioni ed eventi inattesi, che invece vediamo sempre più frequenti nei processi di lavoro. L’esercizio e il controllo dei processi richiede l’applicazione integrata delle conoscenze espresse attraverso l’esercizio discrezionale dei ruoli che sappia affrontare problemi ed eventi unici ed irripetibili. Il sistema sociale delle relazioni, che crea l’organizzazione, può quindi favorire od ostacolare l’uso e il diffondersi di conoscenza. All’interno dei sistemi sociali diventa importante lo sviluppo di un sapere “costruito insieme” e, come tale, “condiviso” e riconosciuto da tutti come patrimonio dei professionisti e dell’organizzazione, questo consente di costruire relazioni fondate sulla condivisione della responsabilità professionale rispetto ai risultati conseguiti ed alle azioni implementate. Modalità gestionale profondamente differente da quella adottata da sistemi sociali che per conservarsi agiscono prevalentemente relazioni controllate dal potere che deriva dalla stratificazione dell’autorità, secondo una logica di tipo gerarchico. Per questo abbiamo quindi pensato a un modello di intervento, di gruppo, che è di coaching (perché sviluppa capacità presenti che devono essere razionalizzate) con all’interno momenti di consulenza individualizzata, di counselling (perché devono emergere punti forti e punti di debolezza specifici della singola situazione). Il tutto in una logica di consulenza di processo che presuppone: • il focus sui problemi reali • la co-produzione di conoscenza tra partecipanti, Responsabili della Committenza, Team di Schema • l’integrazione delle diversità di esperienze e competenze • la costruzione e la condivisione di nuovi significati a fronte del processo di apprendimento attuato. L’approccio consulenziale si sostanzia quindi nella relazione di servizio con il cliente, premessa di base per fondare l’articolazione dell’intervento su una logica di co-progettazione e di monitoraggio in progress di risultati ed eventuali emergenze di formazione sopravvenienti lungo il processo di lavoro. Di fatto la consulenza di processo si accompagna indissolubilmente ad un’operazione di Sensemaking, termine col quale si è soliti definire l’atto di costruire e dare senso alla realtà, attribuendo forma e significato ad una situazione di incertezza e ambiguità (come nel percorso presentato, progettato per professionisti che assumevano un nuovo ruolo organizzativo). Schematizie n. 04 giugno 2006 8/35 Due ultime considerazioni che verranno riprese nelle conclusioni: • i percorsi di coaching e counselling, così come praticati da Schema, considerano sempre le due dimensioni che sono in essi implicati: quella individuo in formazione/gruppo di formazione, più orientata allo sviluppo professionale dell’individuo e del gruppo di formazione, e quella individuo/gruppo/organizzazione, più orientata alla acquisizione di expertise e contenuti di lavoro professionali • un’altra caratteristica dei percorsi in oggetto fa riferimento alle esperienze “oltre l’aula” di cui tanto si sente la necessità. La formazione aziendale finalmente esce “dall’aula” e diventa un processo di lavoro in apparenza di supporto, in realtà fondante cultura e significati condivisi. Al contempo si va a creare uno spazio aziendale integrato a vari livelli in cui, dotati di metodo e strumenti, si attraversano situazioni critiche e sfidanti, in un contesto di fiducia che va via via aumentando nel gruppo: questo è ciò che noi chiamiamo formazione “in door”. Queste premesse concettuali definiscono il contesto all’interno del quale si inserisce metodologicamente il percorso in oggetto, andiamo ora a descriverlo, cercando di cogliere i collegamenti esistenti fra impostazione del percorso progettato e costrutti. 3. Il percorso di coaching e counselling individuale L’intervento realizzato può essere descritto come un percorso di coaching comprensivo di momenti di counselling individuali. In che senso? Innanzi tutto l’alternarsi di incontri di gruppo e individuali ha consentito l’attivarsi di processi di confronto e integrazione tra colleghi, da cui sono scaturite da un lato indicazioni e modalità operative applicabili alle specifiche realtà professionali dei singoli, dall’altro lo sviluppo di consapevolezza sull’esercizio del proprio ruolo. Il confronto con i colleghi e con i counsellor ha consentito l’esplorazione del rapporto tra progetto personale/ professionale dei singoli e il progetto complessivo dell’Azienda, al fine di sperimentare forme e modi di esercizio del ruolo sintonici rispetto al cambiamento organizzativo in atto e alle aspettative/ interessi personali. Il processo di counselling si è pertanto tradotto in un percorso di consulenza personale, orientato al supporto delle problematiche di tipo relazionale e professionale: la relazione instauratasi tra professionista e consulente è andata focalizzandosi sull’individuazione di concrete strategie risolutive da adottare di fronte a reali problemi e ostacoli incontrati nell’ambiente lavorativo. La scansione temporale degli incontri, pianificati a distanza di settimane gli uni dagli altri, ha consentito ai soggetti di sperimentare concretamente quanto condiviso nell’incontro di counselling in materia di strumenti e modalità gestionali, per poi rielaborare gli esiti negli incontri successivi col consulente e con i colleghi. Il percorso di coaching e counselling individuale si è sviluppato in una logica di processo e non come semplice sequenza di attività pre definite: per chiarezza e semplicità espositiva andremo a descriverne fasi, risultati attesi, input, attività, strumenti, responsabilità ed output, il tutto a supporto del cambiamento. Il percorso, articolatosi nell’arco di 9 mesi, è stato strutturato in fase di progettazione come un alternarsi di incontri: Schematizie n. 04 giugno 2006 9/35 - di gruppo (workshop iniziali, intermedi e finali) con la partecipazione degli 8 Responsabili coinvolti nel processo, del Responsabile dello Sviluppo, della consulenza e, in alcuni momenti, del Direttore Generale - individuali, tra counsellor e Responsabile Servizio Liquidazione L’alternarsi di incontri di gruppo (in tutto 5) e individuali (in tutto 4) ha consentito ai singoli soggetti da un lato di condividere con i propri colleghi significati e finalità del processo di cambiamento in atto, confrontandosi sulle nuove sfide professionali emerse, dall’altro di focalizzarsi nello specifico sulla propria realtà professionale di riferimento, supportati dal counsellor nella riflessione concreta e operativa circa l’esercizio del proprio ruolo. Parallelamente a questo processo sono stati realizzati una serie di incontri del team di consulenti coinvolti nel progetto. Il processo di coaching e counselling infatti, anche se all’apparenza estremamente lineare, presenta un livello di complessità elevato. Le variabili che intervengono sono infatti molteplici, alcune intrinseche all’Organizzazione (elevata motivazione dei partecipanti) ed altre estrinseche (vendite ed acquisizioni di Compagnie esterne al Gruppo), alcune prevedibili (quotazione in borsa) ed altre impreviste (cambiamenti nel management). Questo ragionamento ci porta ancora una volta a leggere ed interpretare le Organizzazioni ed i processi di lavoro in una logica sistemica, in cui gli elementi sono posti in relazione tra di loro e con l’ambiente esterno, con modalità che non sono semplicemente di causa-effetto. Il percorso di sviluppo è stato pensato per 8 responsabili di nuova nomina: si è quindi voluto sperimentare questa modalità di supporto al ruolo, per poi prendere in considerazione, una volta conclusa l’esperienza, come proseguire la formazione per l’intera comunità dei Responsabili (circa 50). Quinto incontro di gruppo 1 incontro individuale 2 incontri individuali Primo incontro di gruppo Secondo incontro di gruppo Sistema di incentivazione Fase 3: BILANCIO FINALE Modello esercizio del ruolo Esercizio del ruolo Gestione •processi •riunioni •persone Analisi dei bisogni ed avvio del processo Tecniche e strumenti di gestione del ruolo Terzo Incontro di gruppo 1 incontro Quarto individuale incontro di gruppo Fase 2: REALIZZAZIONE DEL PERCORSO Fase 1: AVVIO DEL PERCORSO Fase 0: PROGETTAZIONE DELL’INTERVENTO Schematizie n. 04 giugno 2006 10/35 Fase 0: Progettazione dell’intervento Risultati attesi: - definizione e condivisione del risultato atteso e delle logiche sottostanti il percorso - costruzione del percorso in termini di fasi, attività e responsabilità - condivisione delle modalità di sviluppo delle capacità Input: - report del Workshop realizzato nel dicembre 2004, interviste aziendali Attività: - co-disegnare il percorso con Responsabile dello Sviluppo del Gruppo Assicurativo e con il Direttore Generale - ri-prendere i profili di competenza costruiti durante un progetto precedente e strutturarli in modo tale da renderli uno strumento di lavoro ed un punto di riferimento nel processo di apprendimento dei Responsabili SLS. I profili di competenza delle persone che operano all’interno del Centro, sono stati un prodotto che è servito anche per altri interventi di sviluppo quali ad esempio la selezione e l’analisi dei bisogni formativi. Il percorso di coaching e counselling individuale è infatti un intervento che si colloca all’interno di un sistema di sviluppo delle competenze più ampio ed articolato, che vede il consolidamento dei Centri Liquidazione Sinistri come uno degli aspetti su cui occorre intervenire affinché le Compagnie siano vincenti sul mercato - individuare le competenze attese dal profilo di Responsabile Servizio Liquidatore - costruire lo strumento per la rilevazione delle competenze e un “diario di bordo” a supporto dell’intero percorso, contenente strumenti per: o raccogliere le aspettative proprie, dei colleghi e dell’organizzazione in merito al percorso di coaching e counselling individuale o individuare finalità, responsabilità e impatti del cambiamento circa il ruolo del Responsabile SLS a fronte del nuovo modello organizzativo o valutare e sviluppare consapevolezza circa le competenze richieste dal ruolo o costruire il piano di sviluppo per la propria crescita professionale Il Diario di bordo vuole infatti essere uno strumento che accompagna il percorso vissuto dai partecipanti attraverso la raccolta delle considerazioni e dei punti di riflessione identificati individualmente ed in gruppo; uno strumento che, in altri termini, raccoglie la storia del percorso di crescita di ognuno. - compilare lo storyboard per il primo incontro di coaching, inserendo lo strumento descrittivo del processo di lavoro ipotizzato - contribuire alla compilazione della lettera di invito Chi: - Sistema Cliente - Team Consulenza Strumenti: - questionario rilevazione competenze, storyboard, diario di bordo Output: - nota di progetto per il cliente, storyboard compilato Schematizie n. 04 giugno 2006 11/35 Attività di collegamento Fase 0 e Fase 1 Sono le attività di collegamento e di confine che Wenger (2000) definisce come molto delicate nelle comunità di pratica. Terminata una prima fase non è così facile proiettarsi nel “futuro”: il team della consulenza, che opera usando competenze diverse, integra capacità realizzative e di visione, questo consente di occuparsi della fase più significativa in funzione dei risultati che si vogliono perseguire, nel nostro caso: la fase iniziale, di apertura del percorso. Fase 1: Avvio del percorso Risultati Attesi: - attenzione e interesse sul percorso da presentare comprensione visione dell’Organizzazione (Responsabile dello Sviluppo, Direttore Generale, presenti) relazione tra progetto personale e progetto Organizzativo focalizzazione sulle competenze e loro valutazione Input: - materiali preparati per l’avvio, punti chiave emersi durante il workshop, cartelloni. I cartelloni sono riproduzioni ingrandite di processi, matrici, griglie o altro che vengono utilizzate come strumenti di lavoro per guidare la discussione del gruppo e supportarne la razionalizzazione Attività: Primo incontro di coaching di gruppo con i Responsabili coinvolti nel percorso, durante il quale sono state realizzate le seguenti attività: - condividere significato e risultati attesi del percorso. Fin dal primo incontro è stato utilizzato un cartellone raffigurante il processo di lavoro, processo che nell’arco dei mesi è stato modificato ed arricchito con nuove attività, strumenti utilizzati e risultati conseguiti; questo avveniva mentre il senso del percorso diventava un significato chiaro e condiviso dal gruppo - definire il “patto di lavoro” - individuare aspettative dell’organizzazione e attese dei professionisti. L’attività di sense making ha richiesto ai singoli di esprimere le proprie aspettative rispetto al percorso, per arrivare poi alla esplicitazione di un obiettivo di gruppo in cui tutti, partecipanti e Direzione, si ritrovassero: “Creare un modello di gestione aziendale che abbia come presupposti: l’ottimizzazione e l’uniformazione dei processi di lavoro dei servizi, attraverso l’individuazione e la proposta di criteri comuni; la definizione di un processo di comunicazione efficace; la chiarificazione e la diffusione di obiettivi e strategie aziendali. Questo al fine anche di creare un senso di appartenenza ed uno stile gestionale comune”. Per arrivare alla definizione dell’obiettivo sono stati fondamentali gli interventi del Direttore Generale e del Responsabile dello Sviluppo, che hanno dato visibilità dei risultati ambiziosi richiesti a CST nei prossimi anni, del ruolo dei Responsabili intesi come “gestori di problematiche tecniche e relazionali” , dell’importanza di investire sui collaboratori e sulla cultura del lavoro in gruppo - costruire e condividere il profilo di ruolo ricoperto in termini di responsabilità e competenze - pesare le diverse competenze acquisite Schematizie n. 04 giugno 2006 12/35 - pianificare gli incontri di counselling individuali con i singoli Responsabili e i workshop con tutto il gruppo costituire le coppie professionali di lavoro Responsabile – counsellor, in funzione della distribuzione sul territorio Chi: - Responsabile dello Sviluppo, Direttore Generale, 8 Responsabili Liquidazione Sinistri, Consulenza (due counsellor, un consulente di processo) Strumenti: - diario di bordo, documento di avvio, cartelloni Output: - interventi dei due Responsabili, aspettative Responsabili Liquidazione Sinistri valutazione competenze pianificazione appuntamenti per gli incontri di coaching raccolta numeri telefonici e indirizzi e-mail monitoraggio soddisfazione delle attività realizzate Attività di collegamento Fase 1 e Fase 2 Tra la prima e la seconda fase del processo si è proceduto a raccogliere il materiale prodotto, restituendo al cliente i dati complessivi sulle competenze e ragionando con lui su quanto emerso dal primo incontro. Al contempo il team di consulenti ha lavorato per individuare strumenti e modalità per raccogliere le informazioni che sarebbero emerse dagli incontri di coaching di gruppo e di counselling individuale. Fase 2: Realizzazione del percorso Risultati attesi: - individuazione e sviluppo sistema di competenze dei singoli professionisti (incontri di counselling individuali) e dell’intero Gruppo (coaching). costruzione processo di liquidazione sinistri Input: - report incontro precedente Attività: Si passa da una conoscenza “oggettiva”, individuale ad una conoscenza intersoggettiva, basata sul consenso e la condivisione di significati circa il ruolo praticato, quello di Responsabile dei Centri. Come partecipanti al gruppo producono un sistema pensante attraverso la comunicazione: la funzione del linguaggio non è quindi descrittiva, ma creativa e generatrice di consenso sulle azioni e sui significati delle azioni; comunicare in questo senso significa partecipare alla costituzione di conoscenze. L’attenzione dei componenti del gruppo si focalizza sul processo e non su se stessi, consentendo loro di collocarsi in una posizione “potente”: ciò che si sta facendo insieme si fonda sulla decisione di operare sul senso dell’agire individuale. Caratteristiche delle attività: Schematizie n. 04 giugno 2006 13/35 - apprendimento attraverso l’analisi di situazioni, piuttosto che la partecipazione a lezioni costituzione del gruppo che, attraverso la comunicazione, impara a risolvere insieme i problemi sviluppo di un processo dialettico per individuare stili di lavoro efficaci e rintracciare nuove soluzioni ai problemi - verifica costante delle azioni e delle conseguenze che queste generano. Tra la prima giornata descritta e la seconda sono previste sei ore di counselling individuale (2 incontri di tre ore) in cui l’attenzione si focalizza da un lato sull’analisi e la rielaborazione di episodi significativi di esercizio di ruolo, dall’altro sulla progettazione e sul monitoraggio di azioni di miglioramento. La seconda giornata di coaching di gruppo, a due mesi circa dalla prima, ci vede nuovamente impegnati nel confronto per l’individuazione di strategie e strumenti di gestione e di lavoro comuni e condivisi: si procede pertanto alla raccolta dei temi emersi durante gli incontri di counselling individuale ed alla formulazione di alcune considerazioni d’insieme. I temi emersi nel counselling possono essere ricondotti a tre macro categorie: i processi di lavoro, gli strumenti, la gestione delle riunioni. Questa giornata diventa molto importante perché prevede l’integrazione e il contributo di punti di vista e bisogni differenti, tutti però riconducibili ad una visione forte della professionalità dei responsabili. È soprattutto un’occasione per leggere insieme i punti di forza (notevoli, “ho acquisito consapevolezza” dice qualcuno) emersi nei differenti incontri individuali di counselling e per trovare soluzioni innovative a problemi tradizionali. Interessante a questo proposito è l’attività in cui si è affrontato il tema dei “mondi possibili”. Il quesito proposto è il seguente: unire con 4 segmenti i nove punti rappresentati in figura senza staccare la penna dal foglio. La soluzione all’interno dei nove punti è possibile solamente uscendo dagli schemi abituali. 9 punti soluzione Questo secondo incontro di coaching porta anche alla costruzione, tutti insieme, di un modello di esercizio del ruolo, articolato in: gestione delle persone e della squadra, elementi economici e di business, competenze tecniche, gestione della relazione con l’Organizzazione. Per quanto attiene le competenze tecniche viene poi elaborata una matrice che, categorizzando i Centri in piccoli, medi e grandi, consente di individuarne e gestirne le diversità. Il lavoro fornisce ai Responsabili un’opportunità di confronto e concrete linee operative. Di nuovo tra la seconda e la terza giornata di coaching di gruppo sono previsti altri incontri di counselling individuale, come i precedenti, in cui si rielaborano i contenuti emersi nel confronto con il gruppo, contestualizzandoli fortemente nella propria realtà di lavoro. Il terzo incontro vede un approfondimento del tema della gestione delle riunioni e del modello di esercizio del ruolo. Il lavoro viene ulteriormente arricchito da un partecipante che porta, condivide ed arricchisce con il gruppo un suo prodotto, relativo alla sua visione dell’ufficio a distanza di due anni (aspetto su cui si sta focalizzando nel counselling individuale). La giornata di lavoro si conclude con un originale Schematizie n. 04 giugno 2006 14/35 monitoraggio del contributo fornito da ciascuno durante l’incontro, si introducono così i “Sei cappelli per pensare” di De Bono (1994) e ciascuno dice come si è visto e come ha visto gli altri. Questo contribuisce a formare il team a condividere dei significati comuni, a creare un linguaggio simbolico caratterizzante il gruppo. A distanza di 20 giorni si svolge il quarto incontro di coaching, con la partecipazione del Responsabile dello Sviluppo. Si condividono i cambiamenti che stanno avvenendo in Organizzazione (quotazione in borsa, diversa struttura, …), si continua a sviluppare il modello di esercizio del ruolo (relativamente alla gestione economica ed agli indicatori di riconoscimento dei singoli) e si fa un primo bilancio dell’esperienza; a questo proposito le persone parlano di: libertà nel condividere le idee, consapevolezza di ruolo, “apertura della visuale”, senso di appartenenza, chiavi di lettura,... Chi: - 8 Responsabili, consulenza Strumenti: - cartelloni (visione, processo di lavoro, modello di esercizio del ruolo) e materiale di lavoro Output: - processo individuato, modello di formazione, prodotto dei Responsabili Attività di collegamento durante la fase 2 e tra la fase 2 e la fase 3 Incontri presso l’Organizzazione e incontri di lavoro del Team della Consulenza finalizzati a costruire e definire le attività di lavoro in funzione di quanto stava emergendo e dei bisogni di cui i partecipanti e l’organizzazione erano portatori. Questi spazi di lavoro sono stati poi importanti anche per consentire un continuo raccordo e passaggio di informazioni e riflessioni tra committenza e consulenza: è infatti anche attraverso queste attività che si concretizza l’elaborazione di un pensiero comune, di cui abbiamo parlato in apertura dell’articolo. Interessante è apparsa la lettura, e la conseguente riflessione, delle pagine in cui Senge racconta nel suo libro (La quinta Disciplina) del laboratorio di apprendimento sperimentale diventato permanente alla Hannover Insurance. Leggere che i problemi di cui spesso avevamo discusso nel nostro gruppo erano gli stessi descritti in una realtà molto lontana, gli Stati Uniti, è stata, da un lato, un’ulteriore conferma della validità dell’esperienza in corso, che Senge chiama un “micromondo”, dall’altra ha sollecitato la nostra ricerca, già in atto, per la realizzazione di modelli dinamici. I modelli dinamici, in cui è possibile rendere percepibile l’interdipendenza delle variabili e immaginare scenari futuri, legati alle decisioni e ai cambiamenti descritti nell’esperienza di formazione ai dirigenti americani, è apparsa subito un’ipotesi di lavoro applicabile nel nostro gruppo. Attualmente l’ipotesi è in fase di studio. Fase 3: Bilancio finale Risultati attesi: - valutazione del processo praticato valutazione dei risultati realizzati Schematizie n. 04 giugno 2006 15/35 - valorizzare la presenza del nuovo Direttore Generale per favorire conoscenza e confronto fra Responsabile e i suoi uomini Input: - report incontri precedenti, raccolta informazioni dagli incontri di counselling, prodotto del Gruppo Attività: L’ultimo workshop è dedicato al bilancio dell’esperienza vissuta, e quindi finalizzato a: - riconoscere i propri punti di forza e quelli su cui continuare a prestare attenzione, definendo tempi, modalità e percorsi - confrontare processo praticato e processo progettato - elencare attività, strumenti, conoscenze sviluppate attorno al processo praticato - individuare e condividere attività e strumenti per proseguire il percorso di sviluppo avviato, all’interno della propria attività di lavoro È soprattutto in questa fase che si lavora per dotare di significato tutto il percorso fatto insieme, cogliendo cosa è cambiato in organizzazione nell’attività di tutti i giorni e cosa e quanto le persone si sono portate a casa dall’esperienza. C’è infatti una differenza tra l’imparare delle cose ed essere consapevoli del proprio apprendimento, del valore del percorso di sviluppo. Committenza e consulenza durante tutto il percorso hanno lavorato anche per aiutare i partecipanti ad essere consapevoli del loro ruolo, del loro apprendimento, delle loro responsabilità; la giornata conclusiva è stata quindi il momento in cui si è tradotta questa consapevolezza in azioni di patrimonializzazione organizzativa e di ulteriore sviluppo. Occorre precisare che durante i 9 mesi di svolgimento dell’intervento, è cambiato il Direttore Generale. La giornata conclusiva è avvenuta con il nuovo Direttore che ha fornito un importante contributo nella realizzazione del bilancio conclusivo dell’esperienza, portando il suo punto di vista sul percorso, sull’organizzazione e fornendo ulteriori stimoli di riflessione, e contemporaneamente Chi: - Responsabile dello Sviluppo, Direttore Generale, 8 Responsabili Centro Liquidazione, Consulenza Strumenti: - diario di bordo, materiale prodotto, cartelloni, dialogo, domande, informazioni reciproche Output:. - visione condivisa del proprio ruolo più complessa e coerente con i bisogni organizzativi. 4. In sintesi Si può descrivere il percorso individuato come un processo che vede al suo interno sottoprocessi, coordinati, che fanno riferimento a “strutture” diverse: - “organizzative”. La logica del co-design caratterizza l’attività consulenziale per tutto il tempo in cui si progetta, si realizza e si va a valutare l’intervento. Questo per noi significa attivare “un’organizzazione” che abbiamo chiamato virtuale, che vede le due organizzazioni - sistema cliente e sistema consulenza temporaneamente integrate. Scambi professionali riguardanti idee ed esperienze differenti si collocano in una visione che vede le due organizzazioni portatrici di competenze e bisogni complementari. Le persone, costruendo l’organizzazione, sono in grado di leggere e di interpretare i risultati per Schematizie n. 04 giugno 2006 16/35 trasformarsi e reinventarsi in un processo continuo, che consente un alto livello di efficacia e il raggiungimento dei risultati di performance - “gruppali”. “Non c’è mai stata, nelle organizzazioni, un’esigenza di padroneggiare l’apprendimento di gruppo maggiore di quanta ve ne sia oggi….” (Senge, 1992) Sia che si tratti di gruppi di dirigenti, per lo sviluppo di prodotti, o di gruppi di lavoro interfunzionali, i team stanno diventando unità di apprendimento chiave nelle organizzazioni. È così perché quasi tutte le decisioni importanti vengono ora prese insieme, traducendo le decisioni individuali in azioni collettive condivise e coerenti. Se i gruppi apprendono diventano un microcosmo di apprendimento in tutta l’organizzazione. - “coppie professionali”. È solitamente una struttura tenuta in considerazione solo nei suoi aspetti “capo-collaboratore”. Nel nostro percorso la coppia professionale è una variabile molto determinante nel raggiungimento dei risultati attesi e si è espressa sotto molte forme di coppia: o counsellor - responsabile Centro liquidazione sinistri o i due consulenti che hanno fatto i counsellor o counsellor e consulente di processo o consulente e Responsabile dello Sviluppo o consulente e Direttore Generale o Direttore Generale e Responsabile dello Sviluppo La coppia professionale si rivela pertanto una struttura basilare e, se percepita e usata opportunamente, diventa una leva molto potente. - “professionisti singoli”. “A un qualche livello, l’apprendimento individuale è irrilevante all’apprendimento organizzativo. Gli individui apprendono tutto il tempo, eppure non vi è apprendimento organizzativo” (Senge, 1992). Per questo la struttura individuale nel percorso realizzato è il punto di partenza e di arrivo, in una attività ricorsiva che vede nel gruppo la leva dello sviluppo professionale. Il lavorare contemporaneamente a più livelli – organizzativo, di gruppo, di coppia professionale ed individuale dentro l’organizzazione cliente, all’interno di Schema nel team che ha progettato ed in quello che ha erogato il progetto, nel gruppo dei Responsabili – ha sviluppato modalità di apprendimento più adulte e coerenti con la realtà di lavoro che sta cambiando. Nel nostro modo di operare, all’interno della cultura italiana, la logica del lavorare in team e dell’usare il team come strumento di cambiamento fatica a trovare collocazione, anche se potrebbe sicuramente migliorare l’attenzione nell’integrare varie strutture, usandone fino in fondo potenza e funzionalità. In questo caso la cultura dei Responsabili (Sviluppo, Direttore Generale che avvia e quello che subentra, Centri Sinistri) ha permesso un processo di sviluppo particolare, ritagliato sulla propria realtà e sui propri bisogni, a supporto del diffondersi di una visione di ruolo più ampia ed efficace nell’individuare le azioni prioritarie, comuni, da intraprendere. Il percorso di sviluppo si è concluso con la presentazione del lavoro svolto dal Gruppo degli 8 al Gruppo più vasto di tutti i Responsabili, con l’obiettivo di scegliere e condividere come proseguire le attività di formazione. Infatti, a fronte della visione esplicitata dal Direttore Generale, in cui la condivisione e l’assunzione di responsabilità nei confronti dei risultati attesi si affermano come variabili indispensabili per la loro realizzazione, Organizzazione e professionisti puntano su processi di formazione che incrementino e sviluppino capacità manageriali. Schematizie n. 04 giugno 2006 17/35 Al termine del percorso, il processo realizzato appare in realtà come una prima fase di un lungo e impegnativo viaggio che vede impegnati professionisti e Responsabili nella creazione del vero vantaggio competitivo: sentirsi una squadra vincente, consapevole dei propri punti di forza e di quelli deboli, molto tesa al raggiungimento dei risultati aziendali. Schematizie n. 04 giugno 2006 18/35 3. GIOCO E FORMAZIONE: I VIAGGI DI ULISSE IN AUGUSTA ASSICURAZIONI Susanna Ricci, Barbara Martini, F. Caranchini, Marco Rossit “Tutto con il gioco nulla per gioco” (Baden Powell) 1. Introduzione Il tema del gioco nella formazione ha radici storiche: sotto l’etichetta di giochi-esercitazioni rientrano infatti diverse metodologie formative che utilizzano attività ludiche come “situazioni” o “contenitori” attraverso i quali costruire percorsi di apprendimento. Anche all’interno di metodologie classiche della formazione, come il role play o il business game, si ritrovano aspetti e meccanismi sottostanti alla teoria dei giochi. Il gioco nella formazione rappresenta una tecnica molto efficace e allo stesso tempo divertente, in quanto attraverso questo il gusto della competizione e della ritualità del comportamento, l’attrazione esercitata dal rischio, dalla sorpresa e dall’avventura, la ricerca della spontaneità s’intersecano da un lato con il piacere dell’imitazione, della finzione e dell’illusione, dall’altro con il desiderio d’immaginazione. In questo senso, giocare significa allenarsi alla vita, cioè provare in una situazione protetta le difficoltà della vita che sono sostanzialmente determinate dalla relazione tra individuo e società. È per questo motivo che il gioco nell’ambito formativo rappresenta un percorso che agevola l’apprendimento in direzione della sorpresa e della scoperta, in senso creativo e immaginario, generando una partecipazione emotiva e sociale non del tutto prevedibile. Il gioco, dunque, consente attraverso l’abbassamento delle difese e il divertimento, di costruire un ambiente dove l’interazione con gli altri è maggiormente sviluppata e dove è possibile mettersi alla prova apprendendo ad affrontare situazioni critiche. L’improvvisazione è un atto in cui il soggetto, sperimentandosi, testa nuove ipotesi di soluzione e possibilità alternative: in questo processo l’immaginazione riveste un peso cruciale ed ha, come esito, la produzione di nuova conoscenza. Pertanto il gioco viene impiegato come un “contenitore” attraverso il quale costruire percorsi di apprendimento che consentano di rivivere in un “contesto altro” situazioni simili nella struttura ad episodi della quotidianità lavorativa. È per questo che nel percorso formativo realizzato da Schema, “I Viaggi di Ulisse”, ogni luogo, ogni pericolo che Ulisse e il suo equipaggio affrontano diventa chiaramente un luogo o un pericolo simbolico, di fronte al quale le squadre impegnate nel gioco dovranno dimostrare abilità e forza. All’interno del poema, come all’interno del gioco, gli eventi da affrontare rappresentano le prove di fronte alle quali Ulisse e il suo equipaggio si confrontano. Le persone sono stimolate fortemente al raggiungimento degli obiettivi di squadra che determinano l’ottenimento di punteggi che portano alla vittoria: il senso dell’attività ludica in questo caso è legato alla necessità di avvicinarsi al risultato, al valore di cogliere una “sfida”. Il fattore discriminante è dato dalla modalità di partecipazione: laddove le persone sono chiamate ad agire in prima persona è più probabile che ci si trovi di fronte a esperienze, almeno sulla carta, formative (Piccardo, Pellicano). Schematizie n. 04 giugno 2006 19/35 La dimensione ludica e fantastica all’interno di un percorso formativo può dunque essere molto utile in quanto consente l’attivazione emotiva e l’allentamento delle difese indispensabile ai processi di teorizzazione e di coinvolgimento “spontaneo” dei partecipanti. Attraverso questa modalità “I Viaggi di Ulisse” si inserisce sia come strumento d’aula, che fa leva sulle valenze positive delle attività ludiche ricreando all’interno dell’aula un clima di curiosità ed attenzione, sia come percorso di apprendimento strutturato che consenta la sperimentazione di qualcosa di divertente e significativo per i partecipanti, e il recupero dei contenuti dell’esperienza attraverso un processo di rielaborazione teorica da parte del conduttore d’aula. 2. Come nasce “I viaggi di Ulisse” “I Viaggi di Ulisse” nasce nel 2003, dopo che un gruppo di professionisti Schema, esperti in sviluppo organizzativo e formazione manageriale, si riunisce al fine di individuare nuove modalità di coinvolgimento e di avvicinamento allo sviluppo delle competenze. Il prodotto iniziale è un gioco da tavola che consente di presentare ed affrontare in modo diverso e divertente tematiche e competenze “core” da sviluppare per lavorare in organizzazione. Nasce in seguito la riflessione sulla possibilità di utilizzare il gioco da tavola come spunto per avviare un percorso formativo: “I Viaggi di Ulisse” diventa un Gioco d’Aula nel quale ad ogni competenza e ad ogni tematica affrontata corrisponde una sfida/prova che le squadre coinvolte nel gioco dovranno superare. La successione delle prove permette di approfondire capacità e qualità sia logico strategiche, sia interpersonali, sia gestionali. Parallelamente, l’osservazione e la valutazione delle stesse consente la rielaborazione teorica dell’esperienza proposta dal gioco. Il gioco I “Viaggi di Ulisse” è una metodologia di formazione innovativa che utilizza il gioco per riflettere sull’organizzazione attraverso due possibili percorsi adattabili alle specifiche esigenze del cliente che ne usufruisce: • Il primo percorso, “Esplorare le Competenze” nasce con la finalità di introdurre le tematiche della managerialità attraverso l’esplorazione delle competenze del gruppo. Gli obiettivi principali del percorso sono infatti individuabili nel riconoscimento del valore delle competenze nell’esercizio del ruolo e nello sviluppo di professionalità attraverso l’acquisizione di alcune competenze “core”. • Il secondo percorso, “Circumnavigare la Comunicazione”, ha lo scopo di analizzare la comunicazione in tutte le sue dimensioni organizzative, evidenziando l’importanza delle relazioni attivate nel contesto organizzativo. Il tema della comunicazione viene pertanto interpretato come strumento fondamentale per la gestione delle relazioni. All’interno di entrambi i percorsi formativi de “I Viaggi di Ulisse” le attività che si sperimentano acquisiscono evidenti significati analogico-metaforici. Infatti, il percorso che Ulisse compie per arrivare da Troia ad Itaca rappresenta una metafora del viaggio all’interno della propria organizzazione, nel corso del Schematizie n. 04 giugno 2006 20/35 quale si affrontano difficoltà ed esperienze che mettono in gioco la propria crescita e lo sviluppo delle competenze necessarie. Dunque, in entrambi i percorsi la cornice di riferimento diventa il tema dello sviluppo individuale presente nel poema omerico, dove il racconto epico della traversata in mare, dei pericoli affrontati durante la navigazione, come le tempeste o l’approdo a terre sconosciute, rappresentano l’evoluzione e la crescita di Ulisse. La metafora del viaggio caratterizzante l’intero poema omerico, liberamente reinterpretato e adattato alle esigenze del percorso formativo, diventa un espediente mediante il quale si articola l’esperienza formativa sotto forma di gioco. In questo ambito il gioco viene impiegato come un “contenitore” attraverso il quale costruire percorsi di apprendimento che consentano di rivivere in un “contesto altro” situazioni simili ad episodi della quotidianità lavorativa. È per questo motivo che nel percorso formativo “I Viaggi di Ulisse” ogni luogo, ogni pericolo che Ulisse e il suo equipaggio affrontano è chiaramente un luogo o un pericolo simbolico, di fronte al quale le squadre impegnate nel gioco devono dimostrare abilità e forza. All’interno del poema, come all’interno del gioco, gli eventi da affrontare rappresentano la prova di fronte alla quale Ulisse e il suo equipaggio si confrontano. All’interno del gioco d’aula due squadre gareggiano per il raggiungimento di un risultato: l’arrivo ad Itaca con il maggior numero di punti competenze. I “punti” rappresentano la “certificazione” delle competenze possedute dalle squadre in gioco. L’acquisizione o la perdita dei punti competenze potrà avvenire attraverso: • il meccanismo casuale delle carte fato (imprevisti di percorso) • il superamento di prove ludiche • il superamento di prove “certificanti” la competenza in oggetto Alla fine del percorso la squadra con il maggior numero di competenze sarà la vincitrice del gioco. 3. La metafora del viaggio Noi pensiamo, parliamo, agiamo per metafore seguendo un sistema concettuale di natura metaforica. La metafora serve da lievito che dilata il discorso, rende più fitta la trama, colma le lacune del linguaggio denotativo e l’indigenza di vocabolario (Casula). Con la metafora non vogliamo porre delle verità ma stimolare pensieri, evocare sentimenti ed emozioni grazie alla compresenza di logica ed immaginazione. La metafora insomma ci permette di aprire la mente, allargare il cuore, dare spazio ai desideri, concedere diritto di cittadinanza a speranze e progetti. Attraverso la narrazione (della metafora) possiamo in qualche modo costruire, ricostruire e reinventare il passato e il presente. La memoria e l’immaginazione si fondono nel corso del processo (Bruner). Per questo la scelta di una racconto, di un viaggio permette di liberare la fantasia, di fare sognare, ma anche lottare, soffrire, ridere…alla fine del viaggio si arriva… Perché Ulisse? Molti ci hanno fatto questa domanda, soprattutto alla luce del gioco in cui si prendono in esame vari episodi della sua vicenda e dove non sempre l’eroe risulta vincente per quelli che sono i canoni della rappresentazione del leader: non ascolta, non valorizza i suoi e alla fine arriva e vince…ma solo! Ma Ulisse rappresenta la sfida, la voglia di andare oltre, superare i confini, guardare avanti, Schematizie n. 04 giugno 2006 21/35 esplorare mondi possibili (Sclavi). Ulisse ci porta a sognare insieme a lui, e come ci disse un nostro navigatore (Roberto), “c’è un Ulisse dentro ognuno di noi”. L’obiettivo è di far uscire questo piccolo grande Ulisse che ognuno ha dentro di sé, di far riscoprire la gioia del gioco, dello sfidare gli dei e le avversità, del vincere e del perdere… Per fare questo abbiamo bisogno di allestire una scena: lo “spazio comune” deve diventare un luogo speciale in cui, attraverso la creazione di un percorso che ruota intorno alla metafora (in questo caso al viaggio di Ulisse), avviene la tematizzazione, che è l’espediente formativo deputato alla creazione di un “luogo mnemonico” (Pine e Gilmore). La tematizzazione e la partecipazione delle persone sono strettamente legate, le esperienze sono tanto più memorabili quanto più vanno a creare ricordi e a toccare note del nostro passato. 4. Il viaggio in Augusta “I Viaggi di Ulisse” è stato applicato e sperimentato con efficacia all’interno di Augusta Assicurazioni. L’idea di proporre ad Augusta un tipo di percorso alternativo è nata per rispondere all’esigenza di far riflettere le persone sulle diverse forme di comunicazione che si realizzano all’interno del contesto di lavoro e migliorare il lavoro in team nella realtà organizzativa. “I Viaggi di Ulisse” è stato pertanto contestualizzato alla realtà del Cliente, grazie ad una caratteristica del prodotto, la modularità, cioè la possibilità di adattare il processo di apprendimento e la struttura alle specifiche esigenze di contenuti, tempi e destinatari. All’interno di questo percorso (viene scelto “Circumnavigare la Comunicazione”), la comunicazione è stata focalizzata come strumento di gestione delle relazioni al fine di creare un senso di appartenenza all’interno della Compagnia, accrescere l’attenzione alla gestione della comunicazione nell’organizzazione e sviluppare la capacità di costruire relazioni interpersonali. Per questo motivo la circumnavigazione attraversa i diversi aspetti della comunicazione: la comunicazione organizzativa, lo scenario esterno, la comunicazione tra enti, la gestione del cliente, la relazione capo-collaboratore, la comunicazione nei team ed i rapporti con i colleghi, lo sviluppo professionale. Tutti questi argomenti, necessari per ottimizzare l’adattamento e l’integrazione nella propria realtà organizzativa, vengono presentati ed affrontati metaforicamente all’interno di un tragitto ricco di scoperte, ostacoli, luoghi misteriosi e personaggi sconosciuti. Fin dall’inizio, le giornate d’aula sono state strutturate in modo da creare da subito un clima positivo, di curiosità, ideale per coinvolgere i partecipanti e stimolarli al confronto ed allo scambio. Una volta che il gruppo di partecipanti è stato introdotto alla metafora del viaggio di Ulisse, il percorso procede con l’inizio della gara intraprendendo il viaggio. Ogni giornata è contraddistinta da prove ciascuna riguardante una competenza ed una qualità ben precise. Il percorso formativo si articola in quattro giornate, organizzate in due moduli, ciascuno di due giornate, intervallati da un’attività di interfase, pensata allo scopo di far riflettere i partecipanti su quanto emerso durante le prime giornate d’aula. Schematizie n. 04 giugno 2006 22/35 IPERIONE GESTIONE DEI CLIENTI 1° Modulo 1ª e 2ª giornata SCILLA E CARIDDI RELAZIONE CAPO-COLLABORATORE APERTURA PERCORSO FORMATIVO FEACI COLLEGHI TROIA LA COMUNICAZIONE ITACA SVILUPPO PROFESSIONALE CHIUSURA PERCORSO FORMATIVO CICONIA SCENARIO ESTERNO EOLO CONTESTO ORGANIZZATIVO 2° Modulo 3ª e 4ª giornata SIRENE COMUNICAZIONE TRA ENTI Interfase 5. La voce del cliente A conclusione di queste brevi riflessioni, riportiamo alcuni stralci di un’intervista che abbiamo fatto alla committenza del progetto, nell’occasione di un incontro di monitoraggio dello stato di avanzamento: Mario Rossit è Responsabile Commerciale di Augusta Assicurazioni e promotore dell’iniziativa e ci ha raccontato il suo punto di vista su questa esperienza di formazione. D: Perché ha scelto di utilizzare questa modalità di formazione? R: Secondo me era necessario andare oltre gli schemi della formazione a una via; ritengo che sia vincente entrare veramente nel personale, quindi creare partecipazione, soprattutto in una realtà come questa, quindi abbastanza piccola, dove le persone si conoscono, dove non c’è una separazione così netta dei compiti e delle funzioni. Devo dire che questo tipo di discorso nasce da un’esperienza parallela che abbiamo fatto con le agenzie. La formazione alle agenzie è una questione storica, è un tema che tutte le compagnie dibattono, perché tutti vogliono formazione, tutti danno formazione e il risultato della formazione è, spesso, addestramento, presentazione di prodotti; questo è facile, tecnico e abbastanza semplice. Ma la formazione è complicata e, tendenzialmente, non dà risultati. D: Si tratta quindi di valorizzare l’esperienza individuale? R: Assolutamente sì perché all’interno di tutti i gruppi ci sono delle persone che sono particolarmente capaci, disponibili verso gli altri; ci sono esperienze importanti che devono venire fuori ed essere condivise. Comunicazione vuol dire apertura verso la dignità di una persona. D: Quindi il gioco diventa una occasione di valorizzazione? Schematizie n. 04 giugno 2006 23/35 R: C’è stato un incredibile cambiamento in meglio legato a questo tipo di formazione; l’obiettivo era proprio cercare di far portare le esperienze positive delle persone, che infatti hanno partecipato attivamente. La Compagnia ha avuto un cambio di qualità, un cambio di marcia, un cambio forte. D: La metafora di questo viaggio che cosa le ha suggerito? Lei è un navigatore, quindi… R: … è stato troppo facile, affascinante: soprattutto nell’aspetto di scoperta e continua ricerca. Adesso sarebbe presuntuoso e comunque esagerato pensare che a tutte le persone lasci qualche cosa; come sempre, però, credo che alcuni hanno soltanto bisogno di uno spunto, perché desiderano partecipare a questo cambiamento. È un cambiamento che si è percepito in Compagnia, un cambiamento che ha portato motivazione, dinamismo, collaborazione vera, cioè tutte quelle cose di cui si parla sempre e che non si vedono mai. Nella mia area non c’è quasi neanche più il concetto della gerarchia, il rapporto è totalmente professionale, le persone si chiedono aiuto l’uno con l’altro, si chiedono opinioni, si danno consigli, persone di settori diversi: sono state superate le solite barriere formali. L’elemento che si nota di più è che le persone ridono, non sono tristi. Il tema della comunicazione è stato un pretesto, perché poi il momento di socializzazione passa necessariamente attraverso la comunicazione: l’obiettivo vero era quello di mettere a contatto le persone, di fare scambiare le proprie opinioni. 6. Conclusioni Le considerazioni finali le faremmo raccontando la mezza giornata finale che è stata fatta con tutti coloro coinvolti nell’iniziativa. Tutti i partecipanti hanno ritrovato 5 tavoli con gli scudi che avevano costruito durante il loro percorso. Immediatamente, senza suggerimenti, ognuno si è seduto al tavolo con i compagni di viaggi. L’atmosfera è “magica”, si apre con la voce di Dalla che canta Itaca… e sugli schermi le immagini delle persone e dei lavori che hanno realizzato…emozioni! Dopo aver commentato quanto emerso durante il percorso e un buon caffè ristoratore, i gruppi, rimescolati con uno stratagemma, si sono trovati insieme ancora una volta per raccontare in poesia le tappe del viaggio di Ulisse e dipingere vasi che raffigurassero gli aspetti significativi del viaggio. Piccola nota: ogni gruppo ha ricevuto un solo colore. Risultato: 5 bellissimi vasi policromi e 5 commoventi poesie. Chiusura con alcune frasi lette dal Responsabile Commerciale e con un bellissimo racconto della responsabile Formazione e Sviluppo del Gruppo. Nuovamente le note di Itaca, questa volta con le immagini della giornata. Pronti per un nuovo viaggio, nel quotidiano, per costruire e ricostruire un nuovo modo di lavorare e rivivere nuove relazioni. Piccola considerazione: senza la volontà di chi ha osato credere in questa iniziativa “fuori dagli schemi”, senza la voglia di mettersi in gioco delle persone, senza l’accettare il diverso tutto ciò non sarebbe stato possibile! Il Gioco è una modalità che ci permette di rielaborare le nostre esperienze, di riflettere su noi stessi e sulla nostra organizzazione. È un modo per liberarsi di alcune resistenze e per fare una cosa che non sempre è possibile: scoprire e/o riscoprire persone che lavorano, divertendosi e facendo una cosa che troppo spesso viene dimenticata nel mondo organizzativo… sorridere! Schematizie n. 04 giugno 2006 24/35 Gli autori: Susanna Ricci, consulente Schema srl Barbara Martini, consulente Schema srl Fiorella Caranchini, responsabile Sviluppo Personale e Formazione Gruppo Toro Mario Rossit, responsabile commerciale Augusta Assicurazioni Schematizie n. 04 giugno 2006 25/35 4. SVILUPPO DELLE COMPETENZE DI AGENZIA: L’ESPERIENZA MMA TRAINING Monica Bergamaschi, Manuela Amendola 1. Il contesto Tra le tendenze rilevabili nello scenario assicurativo attuale ve ne è una di fondo che vede la rivitalizzazione del sistema distributivo agenziale, sia per quanto riguarda il cambiamento delle Agenzie, sia per quanto concerne la capacità delle Compagnie di dare nuovi contenuti e nuovi stimoli alla rete. Appare oggi necessario favorire l’evoluzione delle Agenzie “attive”, orientate alla fidelizzazione del cliente e alla creazione di valore per se stesse e per la Compagnia. In questo quadro una forte opportunità di sviluppo è data dal salto di qualità che possono compiere gli agenti, trasformandosi da imprenditori-venditori in imprenditori-professionisti, investendo sulla crescita delle proprie competenze. Diventa infatti sempre più importante e decisivo instaurare con il cliente una relazione di tipo consulenziale; gli Agenti ottengono un punto di vantaggio rispetto alla concorrenza se riescono a costruire una moltitudine di relazioni professionali fondate sulla capacità di prevedere le richieste del cliente e di offrire tipologie di servizi uniche sul mercato. Il progetto MMA Training, realizzato per Mutuelles du Mans Assicurazioni, nasce proprio in risposta all’esigenza di coinvolgimento e di responsabilizzazione della rete agenziale verso il raggiungimento degli obiettivi sempre più sfidanti e ambiziosi che le Compagnie devono porsi per risultare competitive nell’attuale scenario di mercato. 2. Finalità e logiche dell’intervento L’intervento è stato sviluppato in una logica di Business School ispirato all’implementazione di un modello di formazione continua su cui fondare i percorsi di crescita delle persone che lavorano in Agenzia. Al centro dell’intervento è stata posta la diffusione di una cultura organizzativa che passasse attraverso un processo di integrazione del patrimonio di competenze tipico della rete con quello della Compagnia. In tal senso le finalità che hanno guidato il processo hanno fatto riferimento tanto allo sviluppo della managerialità degli agenti-imprenditori, sia per quanto riguarda l’orientamento al mercato sia per quel che concerne lo stile di gestione dell’agenzia, tanto allo sviluppo delle diverse competenze presenti nella agenzia al fine di ottimizzare il funzionamento della stessa. Più nello specifico, quindi, gli obiettivi che hanno guidato la strutturazione dei percorsi formativi sono stati i seguenti: • Costruire e diffondere uno stile fortemente caratterizzato e attento allo sviluppo del mercato, alla cultura del servizio, alla gestione delle persone, alla qualità dei rischi assunti e alla redditività • Costruire una cultura omogenea tra gli Agenti a livello di stili di management, di processi gestionali, di orientamento al cliente e di approcci commerciali Schematizie n. 04 giugno 2006 26/35 • Sviluppare competenze diversificate, all’interno delle Agenzie, per poter cogliere con efficacia le opportunità del mercato assicurativo italiano e gestirne il cambiamento • Sviluppare in tutte le figure professionali operanti in Agenzia competenze utili per far funzionare in modo eccellente l’Agenzia stessa Il progetto formativo è stato strutturato in base ad una logica di sistema integrato di apprendimento, dove la prestazione professionale, che è alla base dei risultati di produzione, è a sua volta fondata sulla e garantita dalla presenza di tre condizioni, che fanno riferimento sia all’agire individuale che all’agire organizzativo: motivazione, competenze acquisite e fornite, meccanismi operativi adeguati. Valori Valori Individuali Individuali Conoscenze Conoscenze Funzionali Funzionali eccanismi i MMeccanism operativiadeguati adeguati operativi Atteggiam enti “Volontà di crescita” Metodi e tecniche operative Contesto organizzativo TIVAZIONNEE MMOOTIVAZIO PETENZE ZE CCOOMMPETEN ANIZZA IZZATIV TIVEE OORRGGAN “volerlo fare” “saperlo fare” “poterlo fare” PRESTAZIO ZIONNEE PRESTA ISULTA LTATI TIDDII RRISU PRODDUUZIO ZIONNEE PRO Tale logica prevede il contributo determinante della formazione a sviluppare non solo l’ambito delle competenze professionali ma a comprendere e migliorare la motivazione delle persone e, in un’ottica più complessiva, sviluppare al contempo il contesto organizzativo. Schematizie n. 04 giugno 2006 27/35 3. Cosa abbiamo realizzato Al fine di sviulppare tutte le professionalità presenti in Agenzia, sono stati delineati percorsi formativi differenziati rivolti alle diverse figure operanti nell’Agenzia stessa. Nello specifico sono stati disegnati tre percorsi così strutturati: • • • • un percorso per gli Agenti su tematiche relative al management d’impresa e all’area per massimizzare la redditività dell’Agenzia un percorso per i Produttori e i Sub-Agenti su tematiche relative ad un piano di organizzazione commerciale, in coerenza con gli obiettivi di sviluppo del business d’Agenzia un percorso per il personale di Front end su tematiche relazionali, commerciali e di orientamento al cliente un percorso per i figli degli Agenti, per favorire il passaggio generazionale nella gestione dell’impresa consolidando le competenze tecnico-gestionali I percorsi formativi, ad eccezione di quello per i figli degli Agenti, sono stati strutturati su tre livelli: • • • Basic, i cui contenuti si focalizzano sulle competenze ritenute fondamentali per la gestione delle attività di ognuno dei tre ruoli Advanced, finalizzato allo sviluppo delle competenze che danno caratterizzazione professionale al ruolo Master, previsto solo per gli Agenti, orientato allo sviluppo di competenze imprenditive Di seguito, la rappresentazione grafica dell’articolazione complessiva dell’impianto formativo ipotizzato. Schematizie n. 04 giugno 2006 28/35 Modulo introduttivio Front end Sub-Agenti/ Produttori Agenti Scenari evolutivi del mercato assicurativo Scenari evolutivi del mercato assicurativo Scenari evolutivi del mercato assicurativo Scenari evolutivi del mercato assicurativo Relazione Gestione della al Gestione della Relazione Banco al banco Metodi di analisi del mercato Leadership motivazione e Leadership edeimotivazione deicollaboratori collaboratori Leadership motivazione dei e Essere Agente Imprenditore collaboratori Basic di presentazione dell’offerta MMA TecnicheTecniche di presentazione e vendita dell’offerta MMA Figli degli Agenti Basic Intelligenza di Mercato Intelligenza Relazionale Il quadro legislativo nell’intermediazione assicurativa dell’Agenzia Intelligenza Relazionale quadro legislativo legislativo IlIl quadro nell’intermediazione nell’intermediazione assicurativa dell’Agenzia dell’Agenzia assicurativa Phone skills e Telemarketing Telemarketing Phone skills La vendita alle Piccole Imprese vendita alle La e Medie Imprese La gestione dell’Agenzia Intelligenza Relazionale La rete relazionale nelle Agenzie La vendita strategica vendita Lastrategica Pianificazione strategica e strumenti informatici Advanced Tecniche di Reclutamento Gestione economica economica Gestione dell’Agenzia Marketing Operativo Marketing Master Marketing Operativo Marketing Complessivamente hanno aderito all’iniziativa 45 agenti, 16 subagenti, 28 operatori del front-end e 13 figli di agenti, per un totale di 102 persone. Le aule sono state organizzate a Roma e a Brescia per permettere spostamenti comodi alle persone coinvolte nell’iniziativa. Per quanto concerne il monitoraggio e la valutazione dei risultati sono stati previsti due livelli: • un monitoraggio in itinere del processo di lavoro e del processo di apprendimento attraverso la raccolta e la rielaborazione di dati qualitativi • una valutazione sommativa dei risultati derivante dall’analisi di dati quantitativi. Per la raccolta e la gestione dei dati qualitativi è stato costruito un apposito strumento denominato “quaderno d’aula”: si è voluto infatti creare, per ciascun gruppo aula, una sorta di diario in cui i vari docenti potessero inserire le proprie osservazioni sui partecipanti e le informazioni rilevanti emerse in fase di erogazione dei vari moduli formativi. Schematizie n. 04 giugno 2006 29/35 Nello specifico il quaderno è stato strutturato in modo da raccogliere informazioni relative a: • processo formativo e andamento dello specifico gruppo-aula • relazione e sistema di comunicazione (modalità e strumenti a supporto) tra Compagnia e rete agenziale. • mercato assicurativo sia a livello generale sia territoriale I dati quantitativi derivano invece dalla somministrazione, a conclusione di ciascun modulo, di un questionario di gradimento. Lo strumento è stato articolato in tre parti: • • • La prima costituita da una scala tipo Likert finalizzata a rilevare la soddisfazione dei partecipanti rispetto ad una serie di item (es. contenuti del corso, metodologia d’aula, strumenti utilizzati, risultati conseguiti, ecc) La seconda costituita da un differenziale semantico, una serie di coppie di aggettivi bipolari (tradizionale/innovativa; interessante/noiosa), volto a rilevare la valutazione complessiva delle giornate di lavoro La terza contenente infine una serie di item dicotomici e una domanda aperta con cui raccogliere ulteriori considerazioni, osservazioni e suggerimenti da parte dei partecipanti La progettazione di una adeguata strumentazione per il monitoraggio e la verifica dei risultati ha consentito, a conclusione del progetto, di restituire al committente una reportistica completa ed articolata. Il report finale della consulenza costituisce infatti una sintesi significativa di tutti i dati, qualitativi e quantitativi raccolti durante tutta la fase di erogazione dei percorsi formativi. Il documento contiene infatti le considerazioni emerse dalle aule, adeguatamente categorizzate, l’elaborazione dei dati relativi ai questionari di gradimento, supportata da grafici, e le considerazioni complessive della consulenza. Per quanto riguarda i risultati, i dati complessivi evidenziano un elevato livello di soddisfazione di tutte le persone coinvolte nei percorsi formativi. Anche il feedback da parte della committenza risulta molto positivo. Oltre alla progettazione e all’erogazione dei moduli costitutivi dei differenti percorsi formativi, la consulenza ha offerto al cliente il servizio di organizzazione dei corsi e gestione delle adesioni. Le iscrizioni sono state raccolte attraverso un sistema di prenotazioni on line creato all’interno del sito web di MMA. È stato inoltre istituito un servizio di segreteria, con una casella e-mail e un n° di telefono dedicati, finalizzato a gestire eccezioni ed eventuali criticità in fase iniziale e a fornire un supporto organizzativo agli iscritti lungo tutto il percorso formativo. Trattandosi di corsi in modalità residenziale, organizzato contemporaneamente su più sedi dislocate sul territorio nazionale, Schema ha anche provveduto all’individuazione e alla stipula di convenzioni con gli alberghi situati nelle città scelte in accordo con il cliente. Schematizie n. 04 giugno 2006 30/35 4. Il focus sulle competenze La diversificazione dei percorsi formativi e la loro articolazione su livelli è stata finalizzata allo sviluppo di competenze differenziato in base alle attività e responsabilità dei vari soggetti all’interno dell’Agenzia e quindi in relazione ai differenti ruoli esercitati. Il focus sulle competenze non è casuale, ma frutto di una precisa scelta metodologica. La competenza a vivere della persona è l’insieme delle doti, delle abilità cognitive e affettive, del sapere, che contraddistinguono i processi di pensiero, azione e relazione di ciascuna persona. In particolare, la competenza professionale è il costrutto che utilizziamo nelle organizzazioni per rappresentare e descrivere l’insieme delle abilità cognitivo-affettive, le doti, le conoscenze che una persona esprime nella sua attività professionale. La sua centralità e importanza derivano dall’averla riconosciuta come una risorsa che fornisce un vantaggio competitivo sempre sostenibile: la definizione di un “Modello di Competenza” per le Agenzie diventa dunque un modo per descrivere, confrontare, costruire competenza, per dotare di senso, riconoscere e interpretare l’azione individuale, manageriale, in rapporto allo specifico contesto organizzativo. I contenuti dei moduli costitutivi dei differenti percorsi formativi possono essere raggruppati in 4 macroaree a cui corrispondono specifiche competenze da sviluppare. Più nel dettaglio: Competenze commerciali • Capacità di analizzare il mercato, il posizionamento dell’Agenzia e le opportunità di sviluppo del portafoglio. Costruzione e utilizzo di strumenti per l’acquisizione sistematica di referenze, la gestione dei confronti competitivi e l’acquisizione di vendite complesse • Competenze commerciali specificatamente legate all’acquisizione di nuovi clienti e alla fidelizzazione dei clienti attivi, sia privati che aziende • Capacità di promuovere un piano commerciale ed una strumentazione di vendita in coerenza con lo stile aziendale Competenze relazionali • Capacità di sviluppare un’efficace relazione interpersonale in ambito professionale • Migliorare i processi di comunicazione all’interno dell’Agenzia • Gestione del confronto e delle differenze attraverso un efficace lavoro in team • Orientamento al cliente e alla sua soddisfazione • Capacità di attivare un approccio consulenziale verso il cliente • Gestione della rete relazionale di Agenzia: i collaboratori, i clienti, la rete di vendita, la Compagnia Competenze manageriali Schematizie n. 04 giugno 2006 31/35 • Competenze manageriali/gestionali, in accordo con il fabbisogno di crescita organizzativa dell’Agenzia • Consapevolezza rispetto al ruolo dell’Agente, inteso come propulsore dell’azione commerciale di un’impresa gestita professionalmente • Competenze e strumenti per l’analisi dei fabbisogni di Agenzia, la ricerca e la gestione delle persone • Rafforzamento del ruolo dell’agente, leader del cambiamento nella gestione della propria Agenzia Competenze imprenditive • Sviluppare “voglia” di imprenditorialità negli Agenti • Capacità di “visione” e di guida dell’impresa verso traguardi sfidanti • Competenze di pianificazione strategica e gestione economica del Business • Capacità di realizzare piani di marketing per la gestione e lo sviluppo di azioni commerciali mirate allo sviluppo del business assicurativo • Costruzione, nel tempo, del passaggio generazionale per garantire continuità di risultati alla propria impresa Ragionare in termini di competenze ha delle implicazioni dirette in fase di progettazione degli interventi soprattutto per ciò che riguarda la metodologia da adottare. Il modello di consulenza sperimentato e consolidato negli anni dai professionisti Schema si fonda su una logica di sistema che prevede che ogni intervento organizzativo abbia un approccio integrato, che valorizzi le competenze/funzionalità esistenti. Il presupposto fondante tale modello prevede il confronto e l’integrazione professionale con il Cliente come condizioni imprescindibili per il successo degli interventi di consulenza. Il progetto MMA Training nasce da una grande sinergia consulenza-cliente, soprattutto in fase di definizione dell’intervento. Si è lavorato secondo una logica di co-design, coinvolgendo fortemente la committenza in tutte le fasi del processo di lavoro, dalla strutturazione dei percorsi formativi, alla progettazione dei moduli, alla creazione di specifici strumenti. Alcuni moduli formativi, inoltre, sono stati appositamente progettati per diffondere una serie di strumenti sviluppati in MMA a supporto dei processi di lavoro e ritenuti strategici per ottimizzare il funzionamento del sistema Agenzia-Compagnia. Per l’erogazione di questi moduli, oltre ai consulenti Schema, è stato utilizzato personale specializzato della Compagnia. I partecipanti hanno avuto così la possibilità di conoscere e sperimentare le potenzialità di specifici strumenti (database condivisi, sistemi di CSM, ecc…) in maniera fortemente contestualizzata rispetto alla propria attività lavorativa. Questo approccio ha consentito di creare un prodotto fortemente customizzato in grado di rispondere alle esigenze specifiche del cliente. Parallelamente allo sviluppo e al consolidamento delle competenze delle persone coinvolte nel processo, uno dei risultati fondamentali di questo approccio è costituito dalla valorizzazione del patrimonio di Know how e di competenze dell’organizzazione. Schematizie n. 04 giugno 2006 32/35 BIBLIOGRAFIA TEMATICA Mercato assicurativo Turchetti, G. [a cura di] (2004) I nuovi scenari del marketing assicurativo, F. Angeli, Milano Cacciamani, C. [a cura di] (2005) L’agente di assicurazioni, Egea, Milano Giudici, G. (2003) I canali della distribuzione assicurativa, F. Angeli, Milano Marketing Kotler, P. I 10 peccati capitali del marketing, Il sole 24 ore, Milano, 2004 Raimondi, M. Marketing del prodotto-servizio, Hoepli, Milano, 2005 Krieg, C. Marketing scientifico, Egea, Milano, 2004 Busacca, B. Consumatore, concorrenza e valore, Etas, Milano, 2004 Relazione, vendita, CRM Guenzi, P. La vendita relazionale, Etas, Milano, 2002 Moulinier, Rotondi, Morganti Tecniche e psicologia della vendita, Etas, Milano, 2003 Moulinier, Rotondi Guidare la vendita, Etas, Milano, 2004 Newell, F. Perché CRM mantenga le promesse, Etas, Milano, 2004 Farinet, Ploncher Customer Relationship Management, Etas, Milano, 2002 Busacca, A. 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