Mini Dossier Prevenzione N. 08/09

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Mini Dossier Prevenzione N. 08/09
Mini Dossier Prevenzione N. 08/09
SOLUZIONI PER IL BENESSERE
STOP AL FUMO
Il fumo è la più importante causa prevenibile di malattia e di mortalità precoce: in Italia
le morti attribuibili al fumo di sigaretta sono stimate tra 70 e 90mila all'anno, dieci volte di
più delle morti per incidente stradale.
Il 50% di questi decessi si registra a causa di tumori delle vie respiratorie, il 30% per malattie cardiovascolari ed il 20% per complicazioni respiratorie croniche.
Per chi smette di fumare i benefici sono immediati: nel giro di pochi anni si assiste ad
una graduale riduzione dell'incidenza di malattie a carico dell'apparato cardiovascolare
e respiratorio, e ad una notevole diminuzione del rischio di tumore.
Smettendo ci si ritrova anche un fisico più scattante, una pelle più luminosa e una rinnovata sensibilità del gusto e dell'olfatto, insomma un aspetto più sano.
Tali motivi “estetici” si dimostrano spesso i più efficaci per convincere il fumatore a provare di smettere.
Un fumatore spesso considera il fumo un vizio che in qualsiasi momento può abbandonare: in realtà, non è solo un'abitudine, ma una vera e propria tossicodipendenza, che
l'OMS include nella lista dei disturbi legati all'uso di sostanze farmacologiche, e che come
tale deve essere trattata.
Lasciare completamente il fumo è molto difficile: sono necessarie anzitutto volontà e
perseveranza, senza le quali nessun rimedio farmacologico può funzionare.
I nemici da combattere sono due:
la dipendenza psicologica
la dipendenza farmacologica.
La prima è praticamente quell’abitudine ad una gestualità del fumare, e si può combattere solo con una notevole dose di forza di volontà, oltre alla consapevolezza dei
danni di cui sopra.
La dipendenza farmacologica, invece, è collegata alla nicotina che, aspirata con un
tiro di sigaretta, arriva in pochi secondi al cervello e migliora la concentrazione, allevia
ansia e tensioni, effetti che sono ritenuti responsabili dello sviluppo della dipendenza. Purtroppo, accanto a questi effetti, altre azioni della nicotina sull'organismo, come l'aumento della pressione sanguigna, l'aumento dell'aggregazione piastrinica e della viscosità
del sangue, provocano danni fumo sull'apparato cardiovascolare. Inoltre, l’aspirazione
dei derivati della combustione può portare gravi disturbi a danno del sistema respiratorio.
Per sostenere chi vuole provare a smettere di fumare, si possono consigliare farmaci a
base di nicotina, sotto varie forme quali cerotti, gomme o inalatori, che aiutano a ridurre
i fenomeni di astinenza attraverso il rilascio di piccole dosi della stessa sostanza, riducendo gradualmente i dosaggi. I disturbi che si avvertono nei primi giorni di disintossicazione
(ansia, irritabilità, insonnia, malumore, aumento dell'appetito) tendono a scomparire nel
giro di una settimana.
Con l’aiuto farmacologico il fumatore si potrà concentrare sulla rinuncia al “rito” di fumare, senza risentire degli effetti dell'astinenza da nicotina, evitando, nello stesso tempo,
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l'esposizione alle altre sostanze nocive del fumo di sigaretta (ossido di carbonio e prodotti
di combustione del tabacco), che sono poi responsabili dei tumori.
Ci sono anche farmaci orali da prescrizione quali il bupropione, che può raddoppiare
le probabilità di successo della terapia antifumo.
Oltre alla motivazione personale, una condizione indispensabile per la buona riuscita
del trattamento è l'aiuto esterno di personale qualificato che “incoraggi” il paziente in
questo difficile cammino: il supporto a livello psicologico del farmacista, che conosce
più da vicino il cliente, si associa perfettamente ai prodotti antifumo ed anzi risulta complementare nel raggiungimento della loro efficacia terapeutica.
In particolar modo per i farmaci da banco ai quali il cliente si avvicina spesso autonomamente spinto dalle varie forme pubblicitarie.
Inoltre il farmacista può consigliare di rivolgersi ad un centro antifumo specializzato, tra
quelli presenti in molte parti d’Italia.
RELAX E RIPOSO
Anche se oggi è diventato un termine negativo, in sé lo stress non è altro che una risposta fisiologica dell’organismo, scatenata da uno stimolo esterno (un pericolo, una situazione sconosciuta, ecc.), che per reazione a catena coinvolge le funzioni inferiori, il
sistema nervoso autonomo e poi il sistema endocrino che, a loro volta, agiscono su tutta
la periferia dell’organismo stesso. Lo scopo è uno solo: mettere l’individuo in “condizione
di combattimento”: senza stress non si sarebbe in grado di reagire efficacemente agli stimoli.
È però opportuno sottolineare come siano ormai definiti i rapporti tra uno stress cronico
e molte patologie:
cardiovascolare (infarto miocardico, ipertensione arteriosa)
gastroenterica (ulcera, colon irritabile)
dermatologica (dermatiti, malattie “psicocutanee”)
psichiatriche (depressione, schizofrenia).
Non c'è associazione più frequente di quella che si fa quasi automaticamente, tra
stress e cefalea.
Alla base ci sarebbe un’alterazione dell'afflusso di sangue alla scatola cranica, che si
può presentare, paradossalmente, quando ci si abbandona al rilassamento del fine settimana.
Lo stress protratto può colpire anche l'intestino, più precisamente il colon. Questo disturbo è appannaggio quasi esclusivo delle donne, ci riferiamo alla cosiddetta sindrome
da colon irritabile, cioè tutti quegli episodi come dolori addominali di tipo intermittente o
a volte disturbi sordi e continui che si accompagnano a malfunzionamento anche della
motilità e di altre funzioni intestinali come quella dell'assorbimento.
In questi casi anche la deposizione dell'alvo è di tipo alterno, cioè la stipsi si alterna a
diarrea.
E la colpa qui può essere dello stress, come aggravante che si somma a un contesto di
abitudini alimentari scorrette (mangiare troppo velocemente, in piedi, consumare pochi
ortaggi e frutta o pochi alimenti.
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In queste condizioni ci si può affidare a trattamenti antispastici, modificare le abitudini
alimentari, ma anche semplicemente tentare di contenere lo stress quotidiano.
Che lo stress possa in qualche misura influire anche sul peso corporeo, potrebbe sembrare troppo facile. Prendere la scusa di mangiare avidamente per tamponare la rabbia
o uno stato emotivo stressante è comunque una delle motivazioni piuttosto frequenti nella storia clinica sia di molte persone con qualche chilo di troppo sia negli obesi. E forse
una ragione di fatto esiste. Basta rammentare, infatti, che i centri cerebrali che controllano le sensazioni di fame e sazietà e condizionano il nostro comportamento alimentare
sono sottoposti all'attività di neuromediatori spesso coinvolti anche nello stress (come per
esempio le catecolamine, l'istamina, la dopamina, alcuni ormoni steroidei e infine peptidi secreti dallo stomaco o dall'intestino).
Lo stress legato al lavoro rappresenta – dicono le statistiche del Ministero della Salute –
la seconda malattia professionale più diffusa nell’Unione europea dopo il mal di schiena.
In Europa ne è affetto un lavoratore su quattro; le donne risultano essere più colpite, ma
per entrambi i sessi lo stress può rappresentare un problema in tutti i settori e a tutti i livelli
di organizzazione.
Le cause sono varie: si va da rischi psicosociali, quali la progettazione, l’organizzazione
e la gestione del lavoro a problemi come le vessazioni e la violenza sul lavoro, fino a rischi fisici come la rumorosità e la temperatura. E i costi non sono solo umani ma anche
economici. Dal 50% al 60% dell’assenteismo, per esempio, è riconducibile allo stress
nell’ambiente di lavoro. Associato ai costi sanitari connessi, il conto annuale complessivo
per l’UE è stimato pari a circa 20 miliardi di euro, senza considerare la perdita di produttività.
In tutte queste situazioni è opportuno che il farmacista faccia riflettere il cliente sulle
cause dei suoi disturbi, cercando di convincerlo ad allentare i ritmi di vita.
Naturalmente sono da consigliare a supporto prodotti che favoriscono il rilassamento.
In particolar modo, prodotti naturali ed integratori, assumibili in varie forme per via orale
o tisane, che hanno un’azione distensiva e favoriscono il riposo notturno.
REGOLARIZZARE L’INTESTINO
Molti pensano di soffrire di costipazione solo perché non si liberano quotidianamente: in
realtà, la cosa è molto soggettiva, si può parlare di stitichezza quando l'intestino si libera
con una frequenza inferiore alle 3 volte per settimana, con feci dure e secche, la cui eliminazione risulta difficile e, a volte, dolorosa.
I fattori che incidono sul buon funzionamento dell’intestino sono soprattutto
un’alimentazione disordinata, lo stress e l’ansia, situazioni per le quali il farmacista può
dare alcuni consigli:
Aumentare l’assunzione di fibre, frutta ed ortaggi
Evitare cibi confezionati ed alimenti in scatola o contenenti additivi e conservanti
Limitare il consumo di grassi, preferendo condimenti di origine vegetale
Bere almeno 1,5/2 litri di liquidi al giorno, limitando le bevande alcoliche
Limitare il fumo delle sigarette
Praticare attività sportiva
Non ritardare o rimandare l’evacuazione.
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La Piramide alimentare fornisce le giuste quantità di tutti i nutrienti (proteine / lipidi /
carboidrati / fibre) necessari ed il giusto apporto calorico per mantenere sano l'organismo e regolare la funzione intestinale:
Dolci (zucchero) (15 gr/dì)
Vino e birra (100 mL/dì)
Latte, yogurt (250 mL/dì)
Formaggi freschi (< 400 gr/sett)
Condimenti (grassi e olio) (50 gr/sett)
Carne (500 gr/sett)
Pesce (>300 gr/sett)
Legumi freschi (200/sett)
Uova (2/sett)
Verdure, frutta (5-6 porz/dì)
Pane (100-150 gr/dì)
Riso e pasta (80-120 gr/dì)
Patate (400 gr/sett)
Acqua (2 lt./dì).
Nei casi più difficili, naturalmente il farmacista può consigliare una serie di prodotti che
possono variare a seconda della tipologia di stipsi: integratori, regolatori intestinali e lassativi.
I lassativi si dovrebbero consigliare solo in caso di stipsi prolungata, sospendendo il farmaco non appena la situazione è risolta. Si raggruppano in 3 grandi famiglie in base al
loro meccanismo d’azione:
lassativi di massa, che provocano un accumulo di acqua nelle feci aumentandone volume e morbidezza;
lassativi osmotici, che hanno invece l'effetto di trattenere nell'intestino maggiori
quantità di acqua;
lassativi di contatto, cioè sostanze che provocano la contrazione della muscolatura dell'intestino.
Gli effetti secondari più comuni sono flatulenza, dolori, crampi e coliche addominali,
questi ultimi più frequenti con i lassativi di contatto, che sono irritanti, o con i preparati
per uso locale (supposte e clismi).
Molto diverso è l’uso della fibra vegetale quale la PHGG, una fibra solubile non gelificante che rimane sempre liquida e di conseguenza non provoca i tipici inconvenienti
propri delle altre fibre (gonfiore, flatulenza, meteorismo). La composizione di questo prodotto va incontro a ogni esigenza di dieta, essendo privo di zuccheri aggiunti, può essere
assunto anche da diabetici ed in casi di malattie infiammatorie intestinali, come la diverticolosi del colon, oltre che dai bambini al di sopra di 3 anni e dalle donne in gravidanza.
CURARE LE EMORROIDI
Durante la stagione calda è molto più frequente l’aggravarsi di disturbi alle emorroidi,
anche se le cause spesso sono correlate a diverse condizioni che predispongono alla
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patologia, quali fattori ereditari, costipazione,
addominale, sforzi eccessivi, stress psichico.
aumento
della
pressione
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La malattia delle emorroidi è provocata da uno scivolamento verso il basso di una parte del rivestimento del canale anale (prolasso mucoso): la mucosa rettale scivola verso il
basso, spingendo verso l'esterno le emorroidi interne, che a loro volta spingono fuori le
emorroidi esterne.
In questi casi possono essere associati, a seconda della gravità, perdite involontarie di
liquidi e gas, perdite di sangue durante la defecazione, dolore legato alle emorroidi esterne, prurito e bruciore della zona anale.
La malattia emorroidale è classificata in base al grado di fuoriuscita del prolasso:
grado 1 – prolasso mucoso interno, che durante la defecazione non si estende oltre il margine anale;
grado 2 – prolasso mucoso esterno, che si estende oltre il margine anale e si riduce spontaneamente dopo la defecazione;
grado 3 – prolasso mucoso esterno, che si estende oltre il margine anale e può essere ridotto all’interno del canale anale manualmente;
grado 4 – prolasso mucoso esterno permanente, riducibile o irriducibile, che viene
fuori spontaneamente indipendentemente dalla defecazione.
Nei gradi 3 e 4 le emorroidi possono essere trattate chirurgicamente.
Per alleviare i sintomi delle emorroidi il farmacista può consigliare di:
aumentare la quota di frutta verdura e fibre nella dieta, per contrastare la stipsi
che, a sua volta, è una delle cause delle emorroidi;
praticare quotidianamente una certa attività fisica senza restare seduti troppo a
lungo;
intensificare le misure igieniche.
Per il trattamento delle emorroidi, invece, il farmacista può consigliare farmaci da banco per uso topico.
Le principali sostanze impiegate sono i corticosteroidi (idrocortisone, fluocortolone,
fluocinolone), che attenuano l’infiammazione riducendo la dilatazione dei vasi.
In aggiunta od in alternativa si possono consigliare anche anestetici locali (lidocaina),
che non agiscono sull’infiammazione ma soltanto sullo stimolo doloroso. Spesso, anestetici e corticosteroidi sono presenti insieme nello stesso prodotto.
Tuttavia nessuno di questi farmaci agisce sulle cause delle emorroidi, inoltre l’uso prolungato degli anestetici può dare origine a irritazione e a volte a eruzioni cutanee nella
zona anale.
Fonti:
Ministero della Salute – Direz. Gen. Prevenzione
www.paginesanitarie.it
www.farmasalute.it
www.saninforma.it
www.dica33.it
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