Riapriamolo! - L`Altopiano

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Riapriamolo! - L`Altopiano
QUINDICINALE DI ATTUALITA’, CULTURA, SPORT E TRADIZIONI
8 Comuni
l’Altopiano
La voce degli
www.giornalealtopiano.it
ASIAGO CONCO ENEGO FOZA GALLIO LUSIANA ROANA ROTZO
“IL PRIMO ED UNICO GIORNALE DELL’ALTOPIANO”
N. 273 - ANNO XI - EURO 1,50
In regalo il
supplemento
con tutte le
manifestazioni in
programma nei
prossimi
15 giorni
GALLIO
I SAPORI
DELLA
TRADIZIONE
SABATO 26 LUGLIO 2008
Riapriamolo!
La Regione si sveglia e pensa
ad un futuro per l’Istituto
di Mezzaselva
pag. 12 - 13
La maggioranza
si sgretola
Favolandia, il
paese dei bambini
Il paese ieri e
oggi nella mostra
fotografica
pag. 2
ROANA
pag. 10 - 11
Dario Frigo: “Mi dimetto
per il bene del paese”
Filatelia
Oscar alla Corea
Dal Pozzo: “Quante
brutture da sistemare”
ENEGO
Da Asiago un
messaggio:
“Amiamo i
bambini”
pag. 14
Parcheggi a pagamento
nel centro del paese
Formaggio
Personaggi
Si premia lo
Stravecchio
di malga
più buono
Magdi Allam
racconta la sua
conversione
pag. 5
Grafica Altopiano
pag. 3
pag. 12
I funghi
Caratteristiche,
metodi di
raccolta,
ricette
del prelibato
prodotto della
montagna
pag. 17
Le interviste di
don Marco
Don Fortunato di
Noto, un prete
contro la “strage
degli innocenti”
pag. 22
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Sabato 26 luglio 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
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“Una soluzione per Mezzselva. Subito!”
Il presidente del consiglio regionale Marino Finozzi e l’assessore alla Sanità Sandro Sandri
in visita alle strutture sanitarie dell’Altopiano – Un incontro anche con il personale
“Una bestemmia al cospetto
dei cittadini che pagano le
tasse”. Sembra che il presidente del consiglio regionale
Marino Finozzi non accetti
più di vedere l’ex Istituto
riabilitativo di Mezzaselva
lasciato in tal degrado. Visitando la struttura insieme all’assessore alla Sanità
Sandro Sandri e al consigliere Regionale Roberto
Ciambetti, accompagnati dal
direttore generale dell’Ulss 3
Valerio Alberti e dal sindaco
di Asiago Andrea Gios, ha
avuto probabilmente la reazione che si ha davanti ad un
malato grave bisognoso di
cure urgenti, prima che non
si possa più fare niente per
evitarne la morte certa, con
la consapevolezza che non ci
sia più tempo da perdere e si
debba intervenire subito.
Dopo anni di chiusura e dopo
tante ipotesi, forse nessuno
credeva più ad un futuro per
quella che sembrava destinata a diventare un’autentica
cattedrale nel deserto. L’autorevole delegazione che nei
giorni scorsi si è recata prima ad Asiago, dove ha anche incontrato il personale,
poi sulle pendici del Monte
Erio e quindi nel Municipio
di Asiago per l’incontro con
i sindaci, ha dato invece segnali rassicuranti.
“Non dobbiamo lascialo così
com’è – ha ribadito a sua
volta l’assessore Sandri –
onde evitare che arrivi di nuovo il Gabibbo. Per rilanciarlo
ci vuole la sinergia di tutti i
soggetti coinvolti, chiamati ad
affrontare insieme la questione per far funzionare questa
struttura presto e bene”. Idee
ce ne sono. “In quello che
abbiamo chiamato Progetto
Altopiano – ha detto il direttore generale dell’Ulss 3
Valerio Alberti – scaturito da
una rilettura dell’organizzazione dei servizi, da coronarsi anche con un’adeguata
risposta di tipo edilizio, c’è per
esempio l’ipotesi di creare a
Mezzaselva un Centro Regionale di Formazione per
l’area sociale”.
Per quanto riguarda Asiago
è stata riconfermata la volontà di proseguire nel progetto
di costruzione di una nuova
ala con un finanziamento regionale pari a 20 milioni di
euro.
“Ora siamo allo studio di
fattibilità – ha affermato il direttore dell’Agenzia Regionale Socio Sanitaria Antonio
Compostella – e dalla chiusura della fase progettuale
all’inizio dei lavori non dovrebbero esserci tempi
biblici”.
Dai vari interventi che si sono
succeduti, emerge in definitiva un quadro futuro della
sanità altopianese quanto mai
impensabile fino a qualche
anno
fa
con
un
ammodernamento di strutture e servizi, una rete territoriale efficiente e la capacità
di dare anche risposte sovra
aziendali con lo sviluppo di
specificità di tipo riabilitativo
soprattutto nel campo
cardiologico, respiratorio e
delle dipendenze in piena collaborazione con Bassano.
Rassicurazioni sono state
date anche al personale.
“E’ necessario rimpinguare
l’organico perché siamo al di
sotto del necessario – ha detto Finozzi – ma dobbiamo
anche fare i conti con i limiti
imposti dalla Finanziaria nazionale. Non devono più esserci però preoccupazioni per
chi già ha il posto”.
Dai sindaci e anche dal Comitato Tutela Altopiano è stata espressa grande soddisfazione per l’attenzione dimostrata verso la sanità
altopianese. “Finozzi e
Ciambetti, con i tre assessori
“Visite istituzionali o visite di Partito?”
Si apprende dalla stampa come
finalmente la Giunta Regionale
del Veneto abbia deciso di prendere in considerazione i problemi della Sanità nell’Altopiano di
Asiago. Peccato che lo faccia
dopo che, fin dal 2002, fosse
stato richiesto dall’opposizione,
insieme alle comunità
dell’Altopiano, il mantenimento dell’Ospedale di Mezzaselva
come Centro Polifunzionale
coinvolgendo tutti i nostri Comuni. Come mai adesso sembra
che le cose cambino? Cambieranno davvero? Lo stupore diventa sconcerto quando leggiamo che, ad accompagnare la più
che legittima visita in zona dell’Assessore Regionale alla Sanità Sandro Sandri e del Presidente del Consiglio Regionale
Marino Finozzi, siano i Consi-
glieri Regionali Roberto
Ciambetti e Mara Bizzotto. Per
chi immaginava una visita di
carattere prettamente istituzionale e nell’interesse della cittadinanza sarebbe stato più comprensibile un invito alla partecipazione rivolto quantomento a
tutti i Consiglieri Regionali del-
la nostra Provincia per evitare
(fuorvianti?) dubbi sui motivi che
hanno portato ad un tale cambiamento di politica per la nostra
sanità e per darci la sicurezza di
qualche garanzia in più sugli sviluppi futuri. Paola Scanagatta
Coordinatrice del Partito Democratico dell’Altopiano di Asiago
che si sono succeduti – ha
voluto sottolineare il sindaco di Asiago Andrea Gios –
ci hanno aiutato in modo
straordinario. Non è una
cosa scontata, le precedenti
amministrazioni non hanno
avuto questa attenzione nei
nostri confronti. Negli ultimi
quattro anni si è riusciti ad invertire un trend estremamente negativo, passando
dalla ventilata chiusura dell’ospedale di Asiago alla certezza non solo che l’ospedale rimane, ma verrà potenziato”.
Stefania Longhini
Sapor d’acqua natìa
Dottore in pane
Lo considero il tributo commosso e
deferente alle tradizioni che resero smisurata
la
quotidianità dei nostri antenati, artigiani che impastando il
nulla con la creatività composero
gesta d’ispirata immaginazione. Tra le
piccole notizie di un
bollettino regionale su
internet – troppo genuine per
essere ingigantite nelle grandi colonne mediatiche – annunciano che in questi giorni
all’Università Europeenne
Jean Monnet di Bruxelles un
giovane fornaio bellunese diventerà “dottore in pane”.
Il titolo della tesi: “Il pane,
dalle
origini
della
panificazione alle odierne
esigenze alimentari”. La
scintilla
s’è
accesa
rimembrando al padre che
sfornava il pane all’alba, al silenzio del primo mattino mentre il paese ancora dorme, all’emozione di raccogliere in
anteprima i primi sbadigli riposati che scambiano due
battute con il tintinnio delle
campane.
Chissà perché oggi - immersi
e condannati a nuotare tra le
ondate di pubblicazioni, le
maree di recensioni e i gas di
scarico di molte riviste scientifiche – c’illudiamo d’essere
giganti nel pensiero solo se
sposiamo donna complessità. Perché castigarci a chiamare “polenta di mais” quell’opera d’arte che le nostre
nonne, prendendosi per tempo, inanellavano come passi
di danza sulle vecchie fornelle
di montagna e battezzarono
“polenta”? Solo quaggiù, confusi e sbattuti tra mille arcani
segreti, ci divertiamo a imbrogliarci la vita ingarbugliando le
idee! “Dottore in pane”:
chissà sia solo l’incipit di una
vasta produzione che va a stanare le vecchie tradizioni che
la terra ci tramanda. L’immaginazione è potente, così forte
che a volte gioca d’anticipo
sulla realtà. E allora chi impedisce ad uno studente, figlio di
contadini, di spendere anni di
studio per trovare il segreto
della mungitura, della produzione del latte, della stagionatura del formaggio. Tra i colossi epocali firmati da Platone e Aristotele che parlano di
cielo e terra, da Tommaso
d’Aquino e Bonaventura da
Bagnoregio che colloquiano
sull’essenza di Dio, da
Agostino d’Ippona e Kant
mentre discutono di conoscenza umana e divina non sfigurerebbe di certo il passo lento
delle levatrici del Novecento,
il braccio stanco delle stiratrici
all’opera per un pane, il fischio
del pecoraio che, avvisato dalla gobba del sole, rincasa contando coi sassi il numero degli
armenti. E poi la geografia
della schiena del nonnozappatore, del padre mugnaio,
del bisnonno arrotino. Del parroco poeta. Tra le aule delle
università dei sapienti entrerebbe, a passi lenti e informali, la
vita semplice e le semplici tradizioni di un tempo che ci ha
regalato natali, possibilità e tenore di vita. “Dottore in
pane” perché conquistato dal
silenzio della notte, del primo
mattino, dell’attimo che prece-
de il crepuscolo. Il
tempo preferito da
Platone – del quale si dice consumasse più olio nella lampada che
vino nella coppa -,
da Napoleone che
iniziava la giornata
alle quattro del
mattino.
Dal
Balzac francese
che svegliava la sua
penna all’una di notte. Da
D’Annunzio che alle tre del
mattino rompeva il sonno per
partorire. Da Gesù di Nazareth
che sceglieva la notte per pregare. Inventare. Scorticare le
giornate dell’uomo. Di notte
s’avverte meglio l’urto della
secchia nel pozzo, la canzone
del fuoco, il tonfo di una mela,
le parole cupe sulle soglie, il
grido del bimbo. Le cose che
non passano mai.
Oggi della notte s’ha paura. La
s’inventa bianca purchè non
spaventi. I magazzini rimangono aperti a Roma, a Londra i
negozietti sono la gioia dei nottambuli. Ma anche parrucchieri, dentisti, fiorai, librai concorrono a cancellare lo spazio del
silenzio, della concentrazione,
dell’immaginazione creativa.
Risultato? Chi ci arriva a laurearsi in mezzo al frastuono
scrive titoli spaventosi: “La filosofia come palangenetica
obliterazione dell’io cosciente che si infutura
nell’archetipo prototipo
dell’antropomorfismo universale”. Che significa? Vuoi
mettere: “Dottore in pane”.
Non senti che profumo?!
don Marco Pozza
www.sullastradadiemmaus.net
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Sabato 26 luglio 2008
l’Altopiano
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38^ Premio Internazionale Asiago d’arte filatelica
In difesa dei diritti dei bambini
Un messaggio più che mai universale e attuale arriva dal francobollo più bello al mondo premiato domenica 20 luglio ad Asiago.
Emesso dalle Poste della Corea, raffigura un bimbo dal cuore vermiglio protetto dall’abbraccio materno dell’intera umanità
Viene dalla Corea il francobollo
cui è stato attribuito il Premio
internazionale Asiago d’arte filatelica,
giunto
alla
trentottesima edizione. Disegnato da Roh Hye-rim, studente coreano di 21 anni, rappresenta l’amore eterno ed è stato
emesso, assieme ad un secondo valore firmato in questo caso
dall’artista slovacco Robert
Brun, per ricordare a tutti gli
inalienabili diritti del bambini.
“Ci sono angoli della Terra –
sottolinea nel suo rapporto la
giuria, alla quale hanno preso
parte Mario Rigoni Stern,
Ermanno Olmi, Franco Filanci,
Lorenzo Pellizzari e Maurizio
Stella –dove la tragedia della
guerra ha portato per lungo
tempo dolore e morte. E purtroppo la sofferenza causata
dall’uomo verso un altro uomo
non ha ancora fine. La Corea,
che ha conosciuto anni di conflitti e sofferenze, ha realizzato
lo scorso anno un francobollo
la cui immagine ci impone di
pensare come la conseguenza
ultima e aberrante di tanti orrori
è la violenza sui bambini. Tutte
le violenze: la guerra, la fame, la
privazione della dignità quando
la miseria estrema cancella ogni
elementare diritto alla vita, sono
colpe che ricadono su tutta la
società civile”. Per questo il collegio giudicante “esprime gratitudine alla Amministrazione postale della Corea per averci ricordato, con la figurina di un
bimbo dal cuoricino vermiglio
protetto dall’abbraccio materno
dell’intera umanità, come questo simbolo possa diventare un
ideale da condividere e perseguire per una degna convivenza ed eguaglianza e di pace fra
tutti i popoli”.
Premio al Belgio per il miglior
contributo dentellato al turismo.
“Con signorile distacco da ogni
proposito di promozione del
proprio territorio”il francobollo
premiato propone “il concetto
di vacanza come ‘turismo dello
spirito’. Vacanza come riposo,
come gioco, sport e libertà da
ogni vincolo che ci lega ai mec-
canismi rispettivi del lavoro
organizzato. Ma ancora di
più, vacanza di libertà per la
nostra mente come luogo nel
quale viaggiare con la fantasia e da esplorare nella
mappa sempre sorprendente dei nostri sogni. E tutto
questo, da affidare al volo
libero di un aquilone colorato” che il grafico belga Jan
Van der Veken ha rappresentato sul taglio da 52 centesimi distribuito sia attraverso
foglio che attraverso libretto autoadesivo.
Il miglior tributo dentellato
all’ambiente presente sui
francobolli prodotti nel mondo durante il 2007 è stato individuato nel taglio da 1.37
zloty di Polonia, paese da
sempre all’avanguardia nella sapienza del linguaggio
grafico”, la cui maestria è ribadita attraverso l’immagine di A.
Niemierko, “che ci ricorda e ammonisce sul grave problema del
riciclo dei rifiuti.
Le cronache di recenti
“Tematiche di assoluto rilievo e attualità”
Anche quest’anno i francobolli premiati rappresentano, in una
continuità di valori e di contenuti con i trentasette anni precedenti, aspetti particolarmente importanti ed affrontano
tematiche di assoluto rilievo e
di grandissima attualità.
Dalle questioni riguardanti l’ambiente ed il riciclo dei rifiuti, alla
necessità del dialogo e della
pacifica convivenza per lo sviluppo dei popoli, fino agli orrori della guerra ed alla violenza
sui bambini. Problematiche e
questioni che vengono viste,
analizzate ed interpretate su di
un livello internazionale, che
vengono “globalizzate” in una
realtà mediatica senza confini
nazionali. Problematiche e questioni che toccano tutti noi, cittadini del mondo, costringendoci ad uscire dagli
angusti confini della nostra realtà per confrontarci con il mondo medesimo, con un sistema
di relazioni internazionali ... in
un
sistema
mondiale
globalizzato, in cui i problemi e
le angosce di un cittadino
coreano oppure di un gruppo
di cittadini polacchi non sono
poi così lontani e differenti da
quelli che viviamo nella nostra
quotidianità. Un sistema mondiale globalizzato in cui i problemi, le aspettative ed i bisogni delle altre nazioni e degli altri popoli vengono condivisi e
devono essere vissuti anche a
migliaia di chilometri di distanza. Un sistema mondiale
globalizzato che non ci può la-
sciare indifferenti di fronte alle
grandi questioni internazionali
e che ci costringe a partecipare
con cognizione di causa alle vicende del nostro pianeta.Oggi
più che mai rispetto al passato,
abbiamo gli strumenti per conoscere le vicende del mondo, siamo in grado di ricevere informazioni e di essere informati sulle
principali questioni mondiali, di
tutto il mondo anche degli angoli più reconditi e lontani, anche degli angoli della terra (la
Corea) in cui la tragedia della
guerra ha portato conseguenze
aberranti e violenze atroci. Dobbiamo porre attenzione a temi
quali l’equità, la giustizia, lo sviluppo economico e sociale dei
popoli della terra per esercitare
un controllo decisivo ed evitare
che siano gli interessi particolari dei grandi capitali e delle multinazionali a dominare il processo di globalizzazione e le vicende del mondo.
I francobolli premiati rappresentano l’apice, l’eccellenza artistica, di una miriade di emissioni
filateliche curate da tutti gli stati del mondo, che girano tra la
gente e superano i confini nazionali. Passano di mano in
mano stimolando la nostra curiosità e ci insegnano ad osservare, ci obbligano a guardarci
intorno ed a scoprire i segni di
un mondo in continua evoluzione, di una natura
che sembra sfuggire al nostro
controllo e di un ambiente che
deturpiamo con troppa disinvoltura. Spesso, attraverso il sen-
so artistico e la poesia dei loro
autori, ci fanno scoprire valori
essenziali che nella loro semplicità ci aiutano a farci ritrovare la
strada per migliorare la nostra
vita.In questo senso, il francobollo scelto dalla Giuria ed insignito del “Premio Asiago” per il
migliore francobollo emesso nel
mondo nel corso dell’anno 2007
rappresenta una perfetta sintesi di tutti i concetti ed i valori
descritti in precedenza.
Poche immagini, una grafica
semplice e diretta per rappresentare la tragedia della guerra e per
descrivere, con gli occhi e con
la sensibilità di un popolo martoriato da una guerra aberrante,
le paure e le tragiche conseguenze che la guerra porta alle
fasce più deboli ed indifese della popolazione. Dunque, la guerra vista ed interpretata in relazione alle conseguenze vissute
dalla gente comune che viene
privata della dignità e dei diritti
più elementari. La guerra vista
dalla parte dei più deboli, dalla
parte delle popolazioni costrette al profugato, delle famiglie
distrutte, degli affetti famigliari
persi per sempre, delle violente
conseguenze che tutto ciò provoca nei bambini.
Vicende terribili che i nostri nonni hanno vissuto ad Asiago e
nell’Altopiano durante la prima
guerra mondiale, costretti ad un
profugato lungo, devastante
per i rapporti famigliari e spesso
umiliante.
Andrea Gios
sindaco di Asiago
accadimenti ci fanno tutti consapevoli delle singole responsabilità che tale problema comporta. E il francobollo della Polonia ci rammenta, con
inequivocabile simbologia, il
dovere imprescindibile del nostro personale impegno quotidiano”.
La giuria del Premio Internazionale Asiago d’arte filatelica,
posto sotto l’Alto Patronato del
Presidente della Repubblica,
ancora una volta ha mostrato di
“prediligere, fra tante eccellenti
peculiarità di contributi, soprattutto il contenuto simbolico che
ciascuna di queste piccole opere d’arte reca in se e, di conseguenza per ciò che essere comunicano quale messaggio di
civiltà, ha altresì deliberato due
menzioni speciali riferite in particolare al vistoso francobollo
da 3 corone di Groenlandia,
opera di Jens Rosing, nel quale
sono riunite undici razze di cani
adatta alle estreme condizioni
della zona artica, e al valore da
1.30 franchi di Liechtenstein, realizzato da Marianne Siegel la
quale, “rielaborando un gusto
retrò, con fustellatura riproducente un elegante ricamo, rievoca la lettera recapitata da una
rondine quale grazioso servizio
postale per le missive tanto sospirate fra innamorati lontani e
ove, i simboli rappresentati nel
quadruccio del francobolli, lascino già intendere i contenuti di
teneri scambi amorosi. Che sia
un incoraggiamento – si chiede
la giuria – a un nuovo palpitan-
te romanticismo?”.
Nell’assegnare alla Germania, ed in particolare al
55 centesimi celebrativo
della presidenza di turno
dell’Unione Europea, il
premio “architettura” dell’Accademia Olimpica di
Vicenza, la giuria “ha voluto interpretare il termine
‘costruire’ ampliandone il
significato per riferirsi a
una costruzione istituzionale eretta con mattoni
del dialogo e della pacifica convivenza e che vede
impegnate le Nazioni nella edificazione di una Casa
comune fra i popoli d’Europa”. Di raffinatissima
elaborazione grafica, il
francobollo sublima, “in
sintesi eloquente, l’unione fra gli Stati aderenti raffiguranti da stelline in rilievo, discretamente bianche su bianco.
Fra queste, una si evidenzia coi
colori della bandiera della Germania”. L’autore dell’illustrazione è Paul Effert.
Ancora una volta il Premio
Asiago di filatelia è stata una
festa della comunicazione scritta. “Il francobollo - ha sottolineato nel suo intervento
Fernando Bandini, presidente
del Premio e dell’Accademia
Olimpica - resta un mezzo fondamentale con cui si dialoga tra
gli uomini, con cui si esprimono
i pensieri soprattutto quando gli
uomini sono lontani e quando
la lontananza diventa una forma più intensa ancora di comprensione e di affetto”.
Danilo Bogoni
E la Comunità Montana
premia il Circolo
Uno dei premi assegnati domenica nella Sala dei quadri del Palazzo Municipale di Asiago è rimasto in
Altopiano. Si tratta del riconoscimento che Giancarlo Bortoli ha assegnato, a nome della Spettabile
Reggenza dei Sette Comuni, al Circolo filatelico e numismatico di Asiago che festeggia i quarant’anni. Trent’anni fa l’anniversario venne ricordato con una borsa di studio per una tesi di laurea,
quest’anno con una targa-francobollo-lettera consegnata a Maurizio Stella, che del Circolo filatelico
e numismatico del Sette Comuni è il presidente.
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Sabato 26 luglio 2008
ATTUALITA’
Sabato 12 luglio scorso, presso
la sala del Grillo Parlante di
Asiago si è tenuto un interessante convegno dal titolo:
“Altopiano al bivio: dopo il Referendum quali prospettive?”
Lo ha organizzato il Comitato per
il passaggio dell’Altopiano dei
7 Comuni alla Provincia autonoma di Trento, in collaborazione
con la Comunità Montana e la
città di Asiago.
Un incontro, come ha spiegato
il promotore del Comitato, Francesco Rodeghiero, per fare il
punto sulla strada percorsa fino
ad ora, per far conoscere le difficoltà di questo cammino, le
aspettative, le speranze, le prospettive.
La scaletta proposta è stata davvero ricca, numerosi sono stati
infatti i relatori che sono intervenuti, e ognuno ha approfondito un argomento: Flavio Ratto Trabucco, costituzionalista
dell’Università di Genova, “Iter
e ricorsi per la piena applicazione dell’Art. 132 della Costituzione”; Sergio Divina, senatore
della Lega Nord,e candidato alla
presidenza della Prov. Autonoma di Trento per la CdL, “Il pensiero della Lega Nord di
Trento”; Guido Trento, Consigliere della Regione Veneto, e
capogruppo PD di Belluno, “Il
sostegno alle rivendicazioni delle genti di montagna dai Democratici di Sinistra”; Patrizia Mes-
l’Altopiano
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Altopiano al Bivio, a che punto
è il passaggio al Trentino?
Un convegno tenutosi al Grillo Parlante per fare il punto sulla strada percorsa fino ad ora, per il
cambio di Regione, per far conoscere le difficoltà di questo cammino, le speranze e le prospettive
sina, docente dell’Università di
Padova, “ Le possibilità di sviluppo dell’ Altopiano nel contesto legislativo trentino”;
Gianpaolo
Bottacin,
capogruppo Lega Nord e Consigliere Regionale, “Sostegno
all’autoderterminazione dei popoli per la richiesta di parere da
parte del Governo della Regione Veneto”; Senatore Filippi
della commissione bilancio della Lega Vicentina; senatore Paolo Franco segretario provinciale della Lega nord di Vicenza.
In platea, fra il pubblico, molti i
rappresentanti dei Comitati dei
vari comuni veneti e non solo,
per il cambio di regione ed il
coordinatore nazionale dei Comitati per il cambio di regione,
Francesco Frattolin.
Molti argomenti, ma tutti hanno gravitato intorno ad un unico nodo, una domanda che preme a tutti, come hanno espresso chiaramente anche il sindaco di Asiago Gios e il Presidente della Comunità Montana,
Bortoli, che sono intervenuti,
chiedendo a viva voce, soprattutto ai rappresentanti delle
istituzioni:”..dopo il Referendum, quali sono le prospettive?”
Al Referendum del maggio 2007,
la popolazione altopianese si
espresse nettamente favorevo-
Comitato Pro Trento, la Corte
Europea accetta il ricorso
Accettato dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo il ricorso presentato da Francesco Rodeghiero a nome del Comitato referendario
per il passaggio dell’Altopiano alla Provincia di Trento. Il ricorso si
basa sul mancato rispetto della volontà popolare espressa nel referendum dell’anno scorso da parte dello Stato che deve ancora
presentare il disegno di legge per il cambio confinario, nonché
sulla disparità di trattamento delle minoranze etniche in Veneto
dove da una parte i ladini sono tutelati mentre ai cimbri non è stata
riservato lo stesso trattamento.
Soddisfatto il coordinatore del Comitato Francesco Rodeghiero
che commenta, “Che la Corte Europea abbia accettato il nostro
ricorso è già segno che le nostre rimostranze non sono prive di
fondamento. Ora ci auguriamo che la Corte ristabilisca il principio
del rispetto delle regole”.
Francesco Rodeghiero
le al cambio di regione; per mol- spostato l’attenzione dal camti una scelta convinta, per altri bio di regione, ad una distribuun voto di protesta, un modo zione più equa delle risorse. Diper richiamare l’attenzione, tutti vina ha sottolineato come
comunque stanchi e delusi nel autodeterminazione e quindi
vedere la propria terra trascura- Federalismo siano la strada maestra da percorrere, dando assita, spopolarsi.
Dal maggio 2007, la vicenda sul curazioni che questa è la strada
Referendum si è complicata, al- battuta e che continuerà a batl’esito della votazione popolare tere la Lega.
è stato impedito di seguire l’iter “In parole spicciole - ha spieprevisto e così il promotore del gato - non è togliendo al
Comitato per il passaggio Trentino e alle altre Regioni a
dell’Altopiano dei 7 Comuni alla statuto speciale che si risolvoProvincia Autonoma di Trento, no i problemi, ma dando a tutte
ha fatto ricorso alla Corte Europea per i Diritti
dell’uomo e alla Corte
Costituzionale.
Nel frattempo la Proposta di Legge Costituzionale presentata alla Camera per la seconda volta (cadendo il Governo
sono decaduti anche tutti
i provvedimenti di legge
in corso, tanto alla Camera quanto al Senato) è già
stata assegnata alla
Commissione Affari Costituzionali della Camera;
e il Disegno di Legge Costituzionale è stato
ripresentato anche al Senato.
Da qui sono partiti i
relatori del convegno, in
particolare il Senatore
Guido Trento
Divina, quasi tutti hanno
le altre il giusto contributo”.
E nel federalismo, in quello fiscale, hanno prospettato la soluzione ai problemi anche
dell’Altopiano, il Sen. Filippi e
il Consigliere Regionale
Bottacin.
Guido Trento, anch’egli Consigliere Regionale, per il Partito
Democratico di Belluno, ha sottolineato il fatto che sicuramente la strada intrapresa dai comitati per il cambio di regione, è
stata aperta e indietro non si
può tornare, i paesi di montagna, che temono a ragione per il
loro futuro, non possono ritornare al silenzio, la loro scelta è
dignitosa, l’hanno fatta per avere un futuro, per chiedere che le
istituzioni sappiano valutare
con le appropriate misure, la
montagna e la pianura che, se
anche appartengono alla stessa Regione, hanno realtà, bisogni, vite completamente diverse. Il consigliere Trento ha fatto riferimento alle antiche
“vicinie”, le autonomie del passato e si è detto impegnato, in
ambito regionale, affinché nel
nuovo Statuto sia sancita
l’autonomia della montagna.
Molto interessante anche
l’intervento della Prof.ssa
Messina dell’Università
di Padova, che ha analizzato la situazione mostrando una via d’uscita
valida che presuppone
una giusta e profonda valutazione delle diverse realtà; per non commettere
ulteriori errori infatti, bisogna considerare che le
realtà di montagna non
sono tutte uguali fra loro.
“La causa della realtà
veneta và sicuramente ricercata in una mancanza,
da sempre, di una politica
di sviluppo territoriale –
ha aggiunto Messina –
c’è bisogno di una plura-
lità di modelli di sviluppo, che
vadano ad adattarsi alle diverse realtà e poi è necessario,
vitale, il riconoscimento politico di queste diverse specificità. Il passaggio al Trentino
è la vera soluzione? Sì forse –
ha continuato la docente di
Padova – il Trentino riconosce con più attenzione le realtà montane, ma anche questa
non è la soluzione piena, perché le montagne venete hanno situazioni diverse, che è
doveroso valutare e considerare per ciò che sono e rappresentano, il bene della popolazione deve essere posto
al centro della valutazione e
su questo si deve lavorare”.
Un percorso insomma che non
sembra avere uno sbocco immediato, ma certo è che il portavoce
del
Comitato
dell’Altopiano Francesco
Rodeghiero, come di tutti gli
altri comitati che si impegnano per i loro paesi, non sono
disposti a cedere, ad allentare
la stretta, come ha detto
Rodeghiero,: “.. noi andremo
avanti malgrado tutto e tutti,
per il bene delle nostre terre..”,
e c’è da credergli. Della sua
tenacia e di quella della sua
famiglia nel far sentire la voce
dell’Altopiano, si hanno prove tangibili, tanto che con
soddisfazione Rodeghiero ha
mostrato un manifesto, di 12
anni fa, che pubblicizzava un
congresso organizzato proprio al Grillo Parlante da suo
fratello Flavio, all’epoca onorevole, e da alcuni rappresentanti della Regione Trentino
Alto Adige, sulla questione
dell’autonomia dei 7Comuni!
Sorride Rodeghiero, e aggiunge: “..non è facile, ma non
molleremo, bisogna andare
avanti, di carte, da giocare, ne
abbiamo ancora!”
Stefania Simi
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l’Altopiano
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La stagione dell’alpeggio
ATTUALITA’
I malghesi, custodi del territorio
Per tre mesi d’estate nelle malghe d’altura un mondo a sé si anima con l’antica tradizione casearia
Per tre mesi d’estate nelle
malghe d’altura (come Malga
Zebio-Pastorile - mt. 1964) e per
circa quattro in quelle a quota
inferiore (come Malga Mosche
- mt. 1071), un mondo a sé si
anima e l’antica tradizione
casearia torna a perpetuarsi.
Noi borghesi (da borgo) guardiamo forse la vita malghese
con un po’ di spocchia e certo
con distacco, considerandola
tuttalpiù roba per turisti, dimentichi di cosa essa rappresenti
da sempre, a livello socio-culturale ed economico per il nostro territorio. Se “l’Asiago”, è
quello che è (il numero uno in
tutto il mondo, prima del Parmigiano!), lo si deve alle malghe,
oltre che ai nostri contadini, produttori lattiero-caseari, che tengono duro (perciò si sono
consorziati) e che guarda caso,
sono locatari di malghe ed
alpeggi, assieme a qualche affezionato da sotto i monti: un 50 e
50, diciamo. Badare al bestiame,
in alpeggio o in stalla è un lavoro massacrante: non c’è domenica, non c’è Natale che tenga.
Le mucche (per metà di razza
bruna alpina, per metà rendena,
frisona, limousine e pezzata ros-
sa), vanno nutrite e munte ogni
giorno. Certo, proprio per la fatica che il ruolo rappresenta, si
è visto l’abbandono della terra:
chi ha più voglia oggi, di scannarsi in mezzo a lezzo e sterco?
Qualcuno disse: “Bisognerebbe
almeno che la terra fosse un metro più alta”! Le malghe però - e
questo pensiero non ci sfiora
mai - sono anche nostre, in quanto di proprietà collettiva, date,
per gli usi civici, in gestione ai
vari comuni di appartenenza, che
fanno ricadere il ricavato degli
affitti (assieme ai proventi dal
taglio del legname e dalle cave
Asiago e... bollicine
“Asiago e... bollicine” è il titolo
di una manifestazione ricca di
eventi che si tiene il 26 e 27 luglio promossa dal Consorzio per
la Tutela del Formaggio Asiago.
La rassegna prevede in particolare, una disfida fra otto malghe
dei Sette Comuni per la palma di
“Miglior Formaggio Asiago
d’Allevo vecchio e stravecchio
prodotto in malga”, un’escursione in vetta sulle tracce lasciate
sull’Altopiano dalla Grande
Guerra, un viaggio in alpeggio
alla scoperta della tecnica
casearia delle origini, quella delle malghe che si ripete secondo
una ritualità secolare, una visita
guidata al caseificio dei primati,
l’asiaghese “Pennar” che già nel
lontano 1930 a Parigi ricevette la
prima medaglia d’oro internazionale per il proprio Asiago fresco, e
infine il gemellaggio con un altro protagonista del mantenimento dell’habitat rurale e naturale veneto, il Prosecco DOC
del Consorzio di Conegliano e
Valdobbiadene. Il concorso
caseario di “Asiago e...
bollicine” ha ottenuto il patrocinio del Comune di
Asiago e della Comunità
Montana “Spettabile Reg-
genza dei Sette Comuni” e vedrà
la luce anche grazie alla collaborazione con Palazzo del Vino Consorzio Vini Vicentini. Le forme di Asiago DOP prodotte durante i tre mesi della monticazione
dagli otto alpeggi aderenti al Consorzio di Tutela godono di specifiche caratteristiche che ne assicurano la riconoscibilità.
L’Asiago delle malghe infatti viene anche marchiato a fuoco e vi
viene apposta sul piatto una speciale “pelure” di carta riso, recante la denominazione ed il logo della
DOP, la scritta “Malga” seguita
dal nome dell’alpeggio di produzione e dal logo della Comunità
Montana “Spettabile Reggenza
dei 7 Comuni”. Mediante questa
iniziativa, il Consorzio di Tutela e
la Comunità Montana intendono
contribuire al mantenimento in
vita di un’attività tanto difficile
quanto affascinante e preziosa,
come la conduzione delle malghe.
Il Consorzio di Tutela vigila costantemente sulle fasi produttive, controlla, certifica e garantisce le forme marchiate, tracciando tutta la filiera dalla mungitura
fino al consumatore finale. E per
le forme di Asiago che vedono la
luce nel corso di tutto l’anno nella
fascia montuosa, con bovine nutrite solo secondo i principi della più
stretta tradizione, c’è la menzione
aggiuntiva di “Prodotto della montagna” che viene impressa sul bordo di ogni formaggio. “Prodotto
della montagna” è un’ulteriore garanzia fornita dal Consorzio a chi
acquista che l’intera filiera produttiva che ha portato alla realizzazione di quella forma di Asiago si
è svolta sopra i 600 metri di altezza, e che le bovine che hanno fornito la materia prima, il
latte, sono state nutrite solo
con erba e fiori dei pascoli di
montagna. Il maggior produttore di “Asiago DOP
Prodotto della montagna”
è lo storico caseificio
Pennar di Asiago.
di marmo), in opere ed infrastrutture, come l’assistenza sociale,
a beneficio di noi…borghesi.
Prendere in affitto una malga,
costa caro, ma rende pure (3 - 4
volte il valore del latte, per chi
produce formaggio) e per esserne degni, una volta bisognava
passare un esame, attraverso
una vera e propria asta: il canone veniva espresso in litri
di latte e la concessione, assegnata a chi faceva l’offerta
più alta. Il malghese aveva e
ha inoltre per contratto, l’onere di prendersi cura
dell’alpeggio (bonificando il
terreno, concimandolo ed
asportando le erbe infestan-
ti), della struttura muraria, delle
pozze di abbeveramento e delle
recinzioni. Se non ci fossero i
malghesi ad occuparsi del territorio, esso sarebbe in stato
di abbandono e invaso da
sterpaglia.
I contratti di locazione di una
malga, seguono tuttora questa
regola matematica: C = P x CS
fratto F x D cioè C (capi di
bestiame assegnati per
malga) = P (foraggio prodotto nel pascolo di pertinenza)
x CS (coefficiente di sfruttamento), fratto F (fabbisogno
giornaliero per animale) x D
(giorni di monticazione). Dal
1970, tutte le malghe sono sot-
toposte
a
lavori
di
ristrutturazione, conservazione e sviluppo (abbinando
l’agriturismo alla produzione e al commercio di latticini
e salumi), con l’obiettivo di
implementare l’economia locale, nel pieno rispetto di ambiente e natura.
(Teniamo presente che a tutt’oggi, l’habitat del nostro
Altopiano, è composto per il
50% da boschi, per il 16% da
pascoli, per il 23% da pratipascoli e per fortuna, solo per
il solo 11% dalle aree urbane).
Beppa Rigoni Scit
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Sabato 26 luglio 2008
l’Altopiano
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Sasso di Asiago
ASIAGO
Se è vero che il campanilismo
costituisce un tratto caratteristico dei piccoli paesi, lo scorso
sei luglio, durante la prima Festa della Contrada Gianesoni,
Sasso di Asiago ha dimostrato
che può non essere esattamente così e che, con intelligenza e
voglia di stare insieme, si possono superare anche le piccole
divergenze e diversità.
Durante la prima domenica del
mese, si è svolta la festa di una
delle contrade più popolose e
antiche della frazione Sasso di
Asiago, quella dei Gianesoni; a
ideare e organizzare l’evento
sono stati tre residenti “doc” del
La prima festa dei Gianesoni
Un ritrovo di contrada che ha unito non soltanto il paese, ma anche diverse comunità
posto: Manuel Baù, Claudio
Rossi e Giuliano Rossi, che si
sono prodigati affinché tutto
andasse nel migliore dei modi.
La festa, per espressa scelta
degli organizzatori, è stata aperta a tutti: così non solo i residenti della contrada, ma anche
tutti gli abitanti di Sasso e non
solo hanno potuto gustare un
menù fatto di grigliate miste e
contorni, ma, soprattutto, di
buon vino e tanta amicizia. A
contribuire alla realizzazione del
pranzo sono state le donne del
paese, che, con la dedizione che
le contraddistingue, hanno preparato un pranzo con i fiocchi.
A sorpresa, anche la comunità
di Stoccareddo, una volta nota
come “antagonista” rispetto a
quella di Sasso, ha contribuito
attivamente alla realizzazione
della prima Festa dei Gianesoni,
mettendo a disposizione le griglie e l’attrezzatura per la cottura della carne, all’insegna di un
ritrovo non soltanto di contrada
o di paese, ma anche di un incontro tra due comunità che,
nonostante le leggende “metropolitane”, si rispettano e si aiutano.
Il pomeriggio di festeggiamenti
è
proseguito
con
l’intrattenimento musicale dei
Blonde Brothers e di DJ Manuel,
ma la vera rivelazione è stata
un’altra: l’esibizione di Angelo
Baù (in arte Postino), che, dopo
anni di silenzio, è tornato a cantare, a suonare e a fare le sue
notissime imitazioni.
Trascorso il pomeriggio, nonostante la fitta pioggia, la festa è
proseguita: Claudio (Jo), uno
degli organizzatori, ha proposto
a tutti di fermarsi a cena per una
spaghettata aglio, olio e
peperoncino, amorevolmente
preparata dalla madre; così i
festeggiamenti, noncuranti del
tempo e della stanchezza, sono
proseguiti fino a tardi, per con-
cludere con una sciabolata di
Champagne di buon augurio a
questa neonata festa che è stata in grado di unire una
contrada, un paese e più comunità in un mondo dove il confronto reciproco diventa sempre
più difficile e dimostrando la vitalità di una frazione che, seppur
proverbialmente isolata, continua a produrre feste e ritrovi all’insegna dell’amicizia e al di là
del campanilismo.
La prima Festa dei Gianesoni è
stata catturata dalla digitale di
Corrado Rossi, che ha curato un
simpaticissimo album ricordo
che unisce passato e presente
e che, tra qualche decina d’anni, i giovani organizzatori mostreranno a figli e nipoti, trasmettendo loro quell’autentico
sentimento di amicizia e solidarietà che sta lentamente scomparendo dai grandi centri.
Martina Rossi
Non ci siamo!
Le foto che pubblichiamo,
che fanno seguito a quelle
già apparse negli ultimi numeri del nostro quindicinale,
sono solo una parte di quelle
scattate
qua
e
là
sull’Altopiano per testimoniare come in molti casi non
si rispettino neppure le minime regole della raccolta differenziata dei rifiuti: carte e
cartoni in abbondanti
quantitativi lasciati all’esterno di cassonetti per i
rifiuti non riciclabili, ma anche al di fuori delle campane
in varie isole ecologiche, insieme con rifiuti di ogni genere, elettrodomestici compresi. E poi materassi: un po’
dappertutto nella prima metà
del mese di luglio, sono stati
lasciati vecchi materassi,
provenienti probabilmente
da appartamenti per vacanze e sostituiti prima della stagione estiva. Cosa c’è che
non va? E’ pigrizia, mancanza totale di volontà, scarsità
del servizio, o carenza di informazione? Un po’ l’uno e un
po’ l’altro, crediamo. Ma ci
chiediamo anche se sia proprio così difficile fare qualche controllo maggiore, tenere sotto occhio le varie zone
adibite a isole ecologiche liberandole un po’ più in fretta, metterci un bel cartello
con regole e divieti, ribadendo che per i rifiuti ingombranti c’è un servizio gratuito, per il quale ci si può informare presso il proprio comune. Un’informazione la
diamo innanzitutto noi, soprattutto per negozianti e
commercianti: se avete dei
quantitativi consistenti di carta e cartoni derivanti da
scatoloni e imballaggi, potete
portarli direttamente presso la
sede di Via Villa Rossi della ditta Vellar Claudio e figli, in orario di lavoro, come fanno già
molti, evitando di sovraccaricare le campane apposite, o addirittura di lasciarli all’esterno
delle stesse.
S.B.
Il francese, che passione!
Oltre 40 persone stanno partecipando ai corsi di francese allestiti dalla professoressa Lucia
Ciscato Morelli alle scuole elementari di Asiago con la collaborazione dell’assessorato ai
Servizi Sociali di Asiago. I corsi
gratuiti, divisi in due indirizzi,
uno per principianti ed uno di
livello intermedio, sono aperti
sia a turisti sia a residenti
altopianesi e si svolgono due
volte la settimana fino al 30 ago-
sto. “Abbiamo avuto una grande adesione che non ci aspettavamo – commenta l’assessore
Diego Rigoni – Segno di come
la voglia di cultura è grande ed
anche come i nostri ospiti
affezionati, quale la professoressa Morelli, abbiamo a cuore
il nostro altopiano e sono pronti a mettersi a disposizione per
questi tipi d’iniziative. Sicuramente una risorsa che merita la
nostra attenzione e la nostra
gratitudine”.
Da cosa, si sa, nasce cosa e visto il successo dell’iniziativa,
la professoressa Morelli assieme
all’assessorato
preannunciano una conferenza per i primi di agosto con
Pascal Flamand, direttore della casa editrice Seuil che pubblica in Francia le opere di
Mario Rigoni Stern, sulla Francia di oggi e come questa Francia si rapporta con l’Italia.
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Sabato 26 luglio 2008
l’Altopiano
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L’alpinista Diemberger ospite ad Asiago
ASIAGO
Il 21 luglio 2001 ad Asiago
faceva caldo. E mentre paesani e turisti si tardavano
davanti all’ultimo aperitivo
prima di andare a cena sotto
un cielo azzurro che solo
l’Altopiano sa regalare iniziava a circolare una voce, quasi un sussurro, Paolo
Scaggiari, no, Paolo Babali,
come amava farsi chiamare
fiero della sua discendenza,
non era rientrato da
un’escursione sullo Zebio.
Va ben, si diceva, tanto diventa scuro tardi e sai come
è quando si va in montagna
si perde il senso del tempo.
Ed invece no, Paolo è rimasto lassù, su quegli scogli che
avevano visto tanti altri giovani vite spegnersi tanti anni
prima nella tragedia della
Grande Guerra. Ed ora era-
Accolto in sala consiliare dal sindaco Andrea Gios ha poi presentato al Grillo Parlante il film
da lui realizzato “Passi verso l’ignoto” nell’ambito dell’evento “La montagna, un amico”
no stati testimoni di un’altra
tragedia portandosi via l’amico di tanti, anzi, un amico di
tutti colpendo profondamente la comunità asiaghese
troppo spesso definita fredda ma in realtà calda e partecipe come era la stessa risata del compianto Paolo.
Per rendere omaggio all’amico e socio, la sezione
altopianese del Cai ha creato una manifestazione chiamata “La montagna un amico” che ospita ogni anno un
alpinista che parla della montagna, amica a tal punto da
non volerti più lasciare.
Quest’anno l’ospite è stato
Kurt Diemberger, l’unico alpinista ancora in vita ad aver
scalato due ottomila in prima
assoluta. Diemberger ha presentato il film da lui realizza-
to intitolato “Passi verso
l’ignoto”. Mai ospite è stato
più indicato, lui Kurt che ha
visto tanti amici rimanere lassù nelle montagne come l’alpinista austriaco Hermann
Buhl o la sua stessa compagna Julie Tullis e altri cinque
alpinisti del gruppo sul K2.
Per omaggiare l’alpinista e la
memoria di Paolo il sindaco
di Asiago, Andrea Gios, ha
voluto
incontrare
Diemberger nella sala consigliare dove è avvenuto anche
l’incontro con il padre di Paolo, Fabrizio. Lo sguardo di
Diemberger ha accarezzato
il volto di papà Fabrizio e nessun altra parola è servita, entrambi hanno conosciuto da
vicino il sacrificio alla montagna.
Gerardo Rigoni
Un successo la prima gara
di aeromodellismo ad Asiago
Un successo oltre ogni
aspettativa la prima manifestazione di aeromodellismo
organizzata dal Gruppo
Modellistico Asiago 7 C tenuto domenica all’aeroporto “Romeo Sartori” di
Asiago. Oltre 40 appassionati
hanno preso parte alla
kermesse con un centinaio di
spettatori che ammiravano le
acrobazie messe in atto dai
radiocomandi tenuti dai con-
correnti che si sono contesi il
“1° Trofeo di Aerotraino
radiocomandato Asiago 7
Comuni”, prova valevole per
il triangolare Trofeo
Valdastico. La manifestazione, realizzata grazie al contributo dell’Extreme Flight di
Noventa Vicentina e il Gruppo Modellistico di Rovigo, è
stata anche possibile anche
grazie alla disponibilità di
Mario Martello, responsabi-
le
dell’aerostazione
asiaghese. “La manifestazione – spiega il presidente del
Club altopinese Federico
Parini – ha proposto una simulazione di volo vero dove
l’aliante modello è stato trainato in alto da un
aeromodello ed il concorrente ha dovuto tenerlo in aria
fino all’atterraggio in un punto
determinato, il tutto in sette
minuti”.
G.R.
Piccole luci per illuminare l’Altopiano
Un vecchio detto dei commercianti ebrei dice “in
tempo di crisi accendi
un’altra candela”. E ad
accendere una nuova luce,
che si associa ad altre iniziative intraprese da altri sul territorio, ci ha
pensato il Consorzio dei
Caseifici che intende riprodurre un quadro di
Gerry Lunardi come logo
su magliette, locandine e
persino sulla carta che
avvolge il formaggio prodotto dal Consorzio stesso. In pratica il mondo
fiabesco di Lunardi diventerà un’immagine di
promozione dell’Altopiano
stesso.
Il Consorzio, con 190 soci
e 120 dipendenti, è la seconda
azienda
dell’Altopiano
dopo
l’Ospedale come numero
di posti di lavoro, ma non
per questo si è allontanato dal territorio. Altra ini-
ziativa intrapresa con
l’eclettico artista, noto
come
il
Ligabue
dell’Altopiano, è il riprodurre con fiori il vecchio
trenino e gli otto stemmi
comunali lungo la scarpata che si sviluppa sotto il
percorso ciclo pedonale del
vecchio trenino alle porte
del paese accompagnati
dalla scritta “Benvenuti in
Altopiano”.
Una piccola luce forse, ma
a forza di piccole luci magari si riesce ad illuminare
nuovamente il nostro splendido Altopiano.
G.R.
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Sabato 26 luglio 2008
l’Altopiano
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Fabio Finco nuovo presidente
del Rotary Club di Asiago
E’ Fabio Finco il nuovo presidente del Rotary Club Asiago –
Altopiano Sette Comuni.
47 anni il prossimo 13 luglio, l’imprenditore caseario, eneghese di
nascita ma residente in terra trentina, è così il terzo ad iscrivere il
proprio nome nell’<albo d’oro>
del Club altopianese, dopo quello di Pietro Hyvoz (primo presidente dall’aprile 2006 al giugno
2007) e Giovanni Costacurta (in
carica dal 1° luglio 2007 al 30 giugno scorso).
Nella serata dedicata al passaggio delle consegne il presidente
uscente Costacurta ha espresso
soddisfazione per il clima di amicizia esistente all’interno del giovane club.
“Per me – ha puntualizzato tra
l’altro - sta finendo un anno intenso ed anche positivo, che mi
è servito molto, mi ha fatto maturare e capire le dinamiche di
gruppo. Grazie a tutti per la
partecipazione a tutte le attività che ci hanno fatto conoscere
ed apprezzare ovunque”.
Costacurta ha poi ricordato le
svariate attività portate avanti
nell’anno con le partecipazioni ai
vari service, fra i quali, fiore all’occhiello, quello Internazionale dedicato all’Ospedale di
Wolisso, in Etiopia, per porre poi
l’accento anche su un altro
service, quello che, nell’ambito
del 20° Handicamp “Lorenzo
Naldini”, ha portato per due settimane ad Albarella un portatore
di handicap altopianese con la
mamma, mentre ha sottolineato
la qualità e lo spessore
dell’interclub che nel novembre
scorso ha visto ospite della conviviale nientemeno che Ermanno
Olmi. “Che la tua presidenza sia
migliore della mia, perché ogni
presidenza deve essere migliore di quella precedente” ha concluso. Breve la risposta di Fabio
Finco che, raccogliendone l’eredità, ha ringraziato i suoi predecessori “Due presidenti che, con
la loro personalità, hanno fatto
crescere il nostro club in qualità ed in visibilità”. Il suo programma sarà all’insegna della
continuità, anche per quei progetti iniziati. “Io sono un
pragmatico, uno di poche parole ma di fatti, un pratico e non
un teorico; evidentemente ognuno di noi porta con sé il proprio
bagaglio culturale ed umano, i
propri modi di pensare e di
relazionarsi con gli altri, la sua
personalità, insomma”. Finco,
abituato a confrontarsi con real-
Finestre, come scegliere il vetro
Se pensiamo di cambiare le finestre dobbiamo essere in grado di valutare le caratteristiche
del vetro che ci viene proposto, ma non è facile orientarsi se non si hanno le idee chiare
Un’estate particolarmente fresca unita alle notizie poco rassicuranti sull’andamento dell’economia e sul costo del petrolio, che pare inarrestabile,
ci fanno temere per i costi che dovremo sopportare il prossimo inverno per scaldarci; vuol dire
che è giunto il momento per cominciare a limitare
tale voce di spesa nel nostro bilancio iniziando a
sostituire le finestre di casa.
Con l’acquisto di nuovi serramenti in pvc è possibile avere un migliore comfort all’interno delle
abitazioni, risparmiando nel contempo energia e
soldi; tale investimento è favorito anche dalle
norme in vigore dall’ultima Finanziaria che permettono di detrarre il 55% della spesa sostenuta
in un periodo che va dai tre ai dieci anni, basta
avere la certificazione del produttore.
L’importante è scegliere il prodotto giusto, confacente alle proprie necessità; per questo è opportuno acquisire
alcune informazioni di base. Ad esempio, tutti sappiamo che l’uso
del vecchio vetro semplice è stato abbandonato a favore di quei
vetri comunemente detti vetro-camera, ma di solito le nostre conoscenze finiscono qui.
L’industria del vetro oggi offre una gamma di prodotti altamente
tecnologici che assolvono funzioni diverse e integrano l’efficienza
dell’infisso. Un vetro performante ci permetterà di ottimizzare ulteriormente la riduzione dei costi energetici e contribuirà a ridurre le
emissioni di carbonio dannose per l’atmosfera terrestre.
Oggi il vetro utilizzato nella produzione di vetrate isolanti è conosciuto come vetro “basso emissivo” o anche low-E glass. La differenza sostanziale dal vetro standard è data dall’applicazione di un
sottilissimo strato metallico invisibile, detto coating, sul vetro; tale
rivestimento riduce in misura significative le dispersioni. Queste
lastre vengono poi assemblate in vetrate isolanti con il rivestimento orientato verso l’intercapedine al fine di ottenere migliori valori
di isolamento termico e proteggere il coating.
Se l’acquisto di nuove finestre di pvc ad alta efficienza energetica
è un buon inizio, per avere il risultato migliore dobbiamo privilegiare la scelta di un triplo vetro 4/12/4/12/4 doppio basso emissivo
con gas argon per entrambe le camere; lo spessore totale del vetro
in questo caso è di 36 mm; un serramento così equipaggiato ci
permette di avere un ottimo valore di trasmittanza termica (indica
quanta energia disperde il serramento attraverso la sua superficie).
Ad esempio, una finestra a 1 anta da cm 80x140h otterrà un valore
Uw pari a 0,91.
Al momento dell’acquisto dobbiamo prestare attenzione alle caratteristiche del vetro che ci verrà proposto, ad esempio, il profilo
distanziatore tra le vetrate dovrà essere in acciaio per ridurre efficacemente la dispersione di calore nella zona di bordo vetro e ridurre
il rischio di formazione di condensa. Sono dettagli che fanno la
differenza nella valutazione globale del serramento che andremo
ad acquistare.
Esistono anche altre possibilità di scelta in tema di vetri. Per chi
abita in zone calde e soleggiate, i vetri a controllo solare riflettono
l’energia solare riducendo i costi legati al condizionamento estivo;
i vetri selettivi, invece, abbinano le caratteristiche dei vetri basso emissivi e di quelli selettivi
per offrire il massimo comfort tutto l’anno. Per
chi risiede in zone rumorose esistono vetri
stratificati con interposto un film sintetico (pvb
acustico) che hanno un eccellente potere
fonoisolante.
Infine, per aumentare la sicurezza delle finestre
dalle intrusioni possiamo scegliere infissi con
ferramenta antieffrazione dotati di vetri
stratificati di vario spessore, accoppiabili anche con vetri termici basso emissivi, disponibili in un’ampia gamma di versioni, dai vetri
antinfortunistici agli antiproiettile.
Le finestre oggi ci possono garantire una casa
più efficiente per quanto riguarda il
contenimento energetico e anche più sicura; la
scelta giusta contribuirà a valorizzare il nostro investimento immobiliare. Ital-plastick di Cittadella (Pd) (www.italplastick.it) specializzata nella produzione e nella posa di serramenti di pvc, è disponibile per un preventivo gratuito, personalizzato in relazione alle esigenze di ciascun cliente e offre non solo finestre su misura, ma
anche una consulenza mirata alla scelta del vetro più adatto alle
vostre necessità. Le finestre Ital-plastick sono disponibili in diverse tipologie e finiture (anche effetto legno) e assicurano una diminuzione importante dei consumi energetici. Ogni particolare – telaio, anta, guarnizioni e vetro – è progettato e assemblato per garantire le migliori prestazioni di isolamento termico, nel contempo
offrono anche un alto isolamento acustico. La resistenza delle
finestre di pvc agli agenti atmosferici come il sole, la pioggia lo
sbalzo di temperature stagionali, evita noiosi e onerosi interventi
di manutenzione delle superfici salvo che per le normali operazioni
di pulizia dalla polvere e dallo smog.
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tecnico dell’azienda verrà a visitarvi e, senza alcun impegno da
parte vostra, vi offrirà una consulenza gratuita proponendovi tra i
prodotti Ital-plastick quelli che rappresentano la soluzione migliore per casa vostra. Per informazioni: [email protected]
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Particolari tecnici - sezione vetri isolanti
tà concrete e tangibili, è uno di
quelli che predilige il <gioco di
squadra> ed ha chiaramente fatto capire di saper di poter contare
su di un solido gruppo con cui
condividere programmi e decisioni. Finco ha voluto sottolineare
altresì lo spirito di servizio con il
quale è nato il Rotary e del quale
il Rotary vive e si alimenta. “E’ lo
spirito di servizio che porta i
rotariani a dedicare il loro tempo a far vedere e cogliere le opportunità, ad aprire la strada
verso l’autonomia di chi si tro-
va in condizioni di difficoltà –
ha sottolineato - Il nostro compito è servire, che non vuol dire
fare la carità; servire vuol dire
fare qualcosa direttamente, in
prima persona, dare aiuti ed indirizzi, anche senza dover tirar
fuori il portafoglio. Pur nel nostro piccolo abbiamo diverse
personalità e professionalità
per fare molto”. “Quello che inizia – ha concluso - non sarà l’anno di Fabio Finco bensì l’anno
del Rotary Club Asiago”.
Cesare Pivotto
“Grazie al Rotary e a tutte le
persone che hanno reso
possibile la nostra vacanza”
Non erano mai stati al mare, anzi, per dirla tutta, non erano mai
andati in vacanza e il soggiorno di quindici giorni ad Albarella,
offerto loro dal Rotary Club Asiago 7 Comuni, in collaborazione
con il Comune di Roana, li ha fatti sentire come in Paradiso. E’
indescrivibile la gioia di Giordano Pozza e della mamma Ida Panozzo,
di Treschè Conca, che a distanza di alcune settimane dalla loro
bella esperienza continuano a gustarsela con gratitudine verso chi
ha reso possibile ciò e verso quanti in quei quindici giorni hanno
regalato loro cordialità e disponibilità.
Ida e Giordano sono stati tra i circa 140 partecipanti al ventesimo
“Handicamp”, iniziativa avviata da Lorenzo Naldini, curata dal distretto Rotary 2060 (vale a dire il Triveneto). Un service attraverso
il quale si regala una vacanza ad Albarella a giovani disabili con i
loro accompagnatori.
Nell’isola vengono messe a disposizione delle casette di proprietà
del Gruppo Marcegaglia nelle quali i ragazzi vengono ospitati. I
pranzi e le cene però si fanno assieme nel palatenda appositamente
allestito e vengono organizzati dei momenti di intrattenimento e di
svago in un clima di amicizia e di condivisione.
“Il nostro club nato appena tre anni fa, ha partecipato per la prima
volta a questa iniziativa – dice Giovanni Costacurta, ex presidente
del Rotary altopianese, in carica fino a poche settimane fa – per
realizzare il quale ho pensato di coinvolgere l’assessorato ai servizi
sociali del comune di Roana, nel quale io risiedo, e fatte le debite
considerazioni abbiamo pensato di rivolgere la proposta a persone
cosidette “non strutturate” cioè che mantengono a casa il disabile”.
Ida Panozzo ha accettato volentieri “anche se – racconta – all’inizio
pensavo di non farcela ad organizzare tutto prima di partire (lavora
con il marito nell’azienda agricola di famiglia, ndr), ma poi con l’aiuto del comune e di tante persone, è stato possibile partire. Per
Giordano e anche per me è stata un’esperienza bellissima”.
L’assessore ai servizi sociali Elvio Schivo e l’assistente sociale
Dana Carli vogliono fare un ringraziamento particolare al Rotary
Club e a Giovanni Costacurta per questo bel gesto che ha permesso a mamma e figlio di vivere quindici giorni di serenità, dimenticando per un po’ le fatiche e i problemi quotidiani.
S. L.
Da sinistra: Giovanni Costacurta, Giordano Pozza, Ida
Panozzo, Elvio Schivo e Dana Carli.
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l’Altopiano
Tutti in bici a fin di bene
Torna il pomeriggio del 9 agosto la “Pedalata della Solidarietà”
per aiutare la ricerca scientifica sulle malattie rare
Dando uno sguardo ai calendari delle manifestazioni organizzate sull’Altopiano per
l’estate 2008 si possono trovare moltissime proposte di
relax, divertimento, escursioni a piedi o in bicicletta in luoghi caratteristici o a contatto
con la natura. Tra queste ce
n’è una particolare, che si differenzia per la sua semplicità
e grandezza al tempo stesso:
la “Pedalata della Solidarietà”.
L’edizione del 2008, in programma sabato 9 agosto, è
l’11^ in ordine di tempo di questa manifestazione nata con
l’intento di aiutare gli affetti da
malattie rare, in particolare i
bambini. Sono tantissime le malattie considerate rare perché
poco o per nulla conosciute, ma
rari sono anche i casi in cui se
ne sente parlare con una certa
risonanza; capitano casi
eclatanti che richiamano l’attenzione dei media, ma più
spesso succede che coloro che
si trovano ad affrontare certe
patologie si trovino a farlo da
soli, con grandi difficoltà. Solo
confrontandosi con chi si trova o si è trovato in situazioni
simili è possibile trovare conforto e sperare nel futuro, una
speranza che spesso non ri-
guarda direttamente il proprio
caso, ma quelli che, forse, un
domani potranno essere risolti
grazie alla ricerca scientifica
nell’ambito di malattie con difficoltà diagnostiche e
terapeutiche. E la Pedalata
della Solidarietà che da 11 anni
si svolge lungo le strade di
Asiago, Roana e Gallio è organizzata proprio per sostenere la ricerca in questo campo,
in particolare quella di cui si
occupa l’Associazione Malattie Rare Mauro Baschirotto di
Vicenza. In essa hanno trovato conforto Andrea, Sofia e
Davide Genovese, genitori e
Il braccialetto della solidarietà
Il sottile cordoncino di un braccialetto lega simbolicamente alcuni giovani della provincia di
Vicenza con i piccoli e i coetanei che vivono in Africa, a
migliaia di chilometri di distanza, nella regione di Iringa, nel
sud est della Tanzania.
Tutto è iniziato casualmente,
quasi per gioco, per una strana quanto fortunata coincidenza. Manrico, un giovane di
Santorso, un giorno si trova tra
le mani un raccordo e un pezzo di tubo colorato. Dalle sue
mani esce un braccialetto.
Lo regala e immediatamente
l’idea piace, incredibilmente
l’oggetto viene richiesto.
In quei giorni il gruppo scout
di Santorso decide di accoglie-
re e supportare la richiesta dell’associazione Frontiere Nuove (www.frontierenuove.eu)
per portare l’acqua ad un asilo di Ikondo, un villaggio di circa cinquemila anime nel sud
est della Tanzania e alla diffusione del latte nella 40 scuole
del distretto di Njombe, dove
il CEFA (www.cefaonlus.it)
ha realizzato una latteriacaseificio. Quel braccialetto
semplice e colorato, senza
marchi pubblicitari, costruito
con tubi e raccordi, componenti
essenziali per interventi di distribuzione dell’acqua, pompe
e funzionamento dei macchinari della latteria, diventa allora il gadget ideale per promuovere quel tipo di raccolta fon-
di. L’eco del successo riscosso dal braccialetto a Santorso
arriva anche ad Asiago. Monica e Paola, atlete della locale squadra di hockey on line
Pink Vipers, ne ordinano 200
da distribuire ai tifosi, in tubo
nero con il raccordo arancione
come i colori sociali. La solidarietà si può mettere in pratica anche con piccoli gesti
come questo. Per ricordarne
l’importanza il cartoncino che
accompagna il braccialetto invita a costruire un mondo migliore (build a better world)
anche attraverso il seme della
solidarietà (the seed of
solidarity), per l’occasione rappresentato da alcuni chicchi di
granoturco. Questa estate il
braccialetto “no logo” verrà distribuito anche sull’Altopiano
in occasione della mostra fotografica sui lavori del
volontariato in Africa,in programma il 9 e 10 agosto presso il cinema Palladio di
Cesuna e il 19 presso la sala
del teatro di Canove, dove verrà proiettato un filmato per presentare l’attività dell’associazione Frontiere Nuove.
Giovanni Rattini
fratello di Angela, la piccola di
Roana nata con una sindrome
rara che se l’è portata via
quando aveva solo sei anni,
nel gennaio del 2003. La Pedalata prosegue, edizione dopo
edizione, nel ricordo di Angela, e con l’intento di aiutare altri
casi simili. Chi vorrà partecipare potrà farlo presentandosi per l’iscrizione un po’ prima
dell’orario di partenza, le
15.30, nel piazzale del Consorzio fra i Caseifici. Bastano due
ruote e la voglia di salire in
sella per spingere senza fatica sui pedali (visto il facile
percorso su cui si snoda il tracciato) per far parte del gruppo di gente di ogni età, che,
indossata la stessa t – shirt ricevuta al momento dell’iscrizione, si ritroverà a pedalare
fianco a fianco con la soddisfazione di farlo per una buona causa. L’arrivo del circuito è previsto quest’anno a
Canove, dove i bikers avranno modo di dissetarsi e fare
un sano spuntino.
Silvana Bortoli
www.giornalealtopiano.it
9
Una serata per i bambini del Ciad
Il 30 luglio un’altra serata organizzata da Aniciad Onlus
Il 30 luglio, alle 21, presso il
Teatro Parrocchiale di
Canove di Roana, si terrà una
seconda serata organizzata
dall’Associazione Amiciad
Onlus di Asiago; l’ingresso
sarà gratuito e le eventuali
offerte verranno devolute a
favore dei bambini del Ciad.
Scopo dell’appuntamento la
sensibilizzazione verso
problematiche importanti
come quelle della fame e della sopravvivenza. Saranno
presenti il dottor Gilbert e il
dottor Ferracin a illustrare il
lavoro dell’Associazione, gli
scopi raggiunti e quelli che ci
si prefigge di conseguire a
breve termine. La serata proseguirà con intrattenimento di
varietà.
Innanzitutto, bisogna fare un
plauso particolare al gruppo,
già insieme qualche mese fa
per la prima serata di beneficenza, che si esibirà ancora
una volta in maniera del tutto
disinteressata e gratuita, per
dare il proprio personale contributo all’Associazione.
La serata vedrà esibizioni di
danza, con le coreografie
ballate da Elena Gios, Giulia
Rossi e Ruben Vellar. Seguiranno momenti di poesia in
compagnia di Luca Baù, autore
del
libro
Poesie&Sonetti, pubblicato
l’anno scorso. Immancabile
una sezione di spettacolo dedicata alla musica con Mario e Daniela Fabris, Ruben’s
Group e i fratelli Eros e
Manolo Ambrosini con le loro
coinvolgenti percussioni.
Novità dello spettacolo sarà
l’inserimento di uno scatch
teatrale curato da Patrizia
Carli, Francesca Chiesa e
Deborah Mosele. Ci saranno anche moltissime sorprese e ospiti inattesi, per una
serata diversa e divertente,
organizzata per una nobile
causa. Vi aspettiamo numerosi!
Martina Rossi
Grafica Altopiano
Sabato 26 luglio 2008
8
Sabato 26 luglio 2008
ROANA
A chi compete la manutenzione
del campo di calcio “di sotto”,
come viene chiamato il secondo impianto sportivo di Canove,
in località Waister? A chiederselo è Mario Dal Pozzo, cittadino di Canove, che ci ha contattato per sollevare questa e altre
questioni che stanno a cuore a
lui, ad altri paesani, ma anche
ad alcuni turisti, affezionati frequentatori del paese. “Fino a
qualche giorno fa – dice – e ormai da circa un anno, la
recinzione che si trova dalla parte della strada, quindi ben visibile a tutti coloro che vi transitano davanti in auto, a piedi o
in bicicletta, si presentava in
pessime condizioni, rotta e rivoltata verso l’interno in più punti.
Ora è stata sistemata in modo
piuttosto sommario, ma le condizioni del campo restano alquanto scadenti, con porte in
disuso e numerose erbacce. Ho
fatto presente la cosa ad alcuni
amministratori comunali che mi
hanno risposto che la manutenzione non spetta al comune, ma
alla Roana Servizi, i cui responsabili a loro volta mi hanno indirizzato verso la società del
Calcio Canove. Ma anche gli
addetti del calcio mi hanno ri-
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
“Caro Comune, predichi
bene, ma razzoli male…”
Mario Dal Pozzo segnala numerose trascuratezze su strutture ed edifici
nell’ambito del territorio comunale di Roana, sede municipale compresa.
sposto che non spetta a loro.
Mi chiedo: di chi è il campo, o
comunque a chi tocca tenerlo
in ordine, efficiente e curato?
Per saperlo dove rivolgermi al
giornale, sperando che da qualche parte arrivi una risposta? Si
fanno grandi inaugurazioni, si
presentano importanti progetti
come lo stadio del ghiaccio, giusto per citarne uno, e poi si tralasciano piccole cose che sembrano passare inosservate, invece sono ben visibili agli occhi di residenti e turisti.”
“Un’altra cosa che reputo alquanto indecorosa – continua
Dal Pozzo – è la condizione in
sui si trova il palazzo municipale. Già qualche anno fa avevo
segnalato all’amministrazione
comunale alcuni lavori urgenti
da fare per sistemare il municipio, piuttosto dimesso, con intonaci rovinati, che stanno staccandosi in molti punti. Sono
anni che “predico” per questo,
mi sono rivolto più volte all’assessore ai lavori pubblici, ho ricevuto promesse di interessa-
mento alla cosa, poi non mantenute. Mi domando perché un
“padrone di casa” faccia fare lavori di manutenzione da altre
parti, quando prima dovrebbe
pensare alla propria “abitazione”. Forse perché la sede municipale si trova a Canove, e per
questa frazione non si vuole fare
nulla? Ma il municipio è di tutti
i roanesi, seppur ubicato a
Canove! E si trova lungo una
via dove transitano tutti coloro
che arrivano in paese, o vi passano per raggiungere gli altri
comuni. Visto che ci siamo, aggiungo un’altra cosa: si parla
tanto di turismo da incentivare,
e poi a chi arriva da Trento,
come i turisti tedeschi, si dà il
benvenuto con il “famoso”
Ghertele. Mi chiedo come mai
un’amministrazione durante il
suo quinquennale mandato,
che ormai sta volgendo al termine, non abbia pensato di sistemare un edificio di proprietà
comunale, lungo una strada
piuttosto frequentata e da dove
si
passa
per
andare
all’Ecomuseo del Ghertele”, ridotto a baraccamenti come neanche all’entrata di certi paesi
del Kosovo si vedono! E’ far turismo questo?”. “Caro Comune
– termina Dal Pozzo – predichi
bene, invitando i cittadini a tenere pulite le strade, decorose
le proprie abitazioni, ma poi razzoli male, visto che sei il primo a
non fare certi lavori. Mi auguro
che prima di terminare il mandato qualcosa possa venire fatto,
per offrire un miglior biglietto da
visita a chi giunge nei nostri
paesi.”
Silvana Bortoli
1958 – 2008: Cinquant’anni di sacerdozio per don Romeo Martello
Cinquant’anni di sacerdozio per
don Romeo Martello, festeggiati a casa sua, sull’Altopiano, con
familiari, parenti, ex parrocchiani, altri sacerdoti. Nato a Roana
il 26 dicembre 1930, don Romeo
ha terminato il suo servizio da
parroco due anni fa, dopo 14
anni trascorsi a Camporovere.
Ed è proprio con i suoi ultimi
parrocchiani che ha iniziato le
celebrazioni per il mezzo secolo
di apostolato, il 13 luglio, anniversario della sua ordinazione,
avvenuta a Padova nel 1958,
assieme ad altri sedici nuovi
preti. La domenica successiva,
20 luglio, ricorrenza della prima
messa che i nuovi ordinati celebrano dopo una settimana nel
paese di origine, è stata la volta
di festeggiare a Roana, assieme
a familiari e parenti. “Sono stati
entrambi due momenti bellissimi – commenta don Romeo molto intensi e partecipati”. Nel
raccontarci i suoi “Ricordi di una
vita” che ha raccolto anche in
un emozionante dvd, don
Romeo torna indietro nel tempo, fino a quando aveva 9 anni.
“Con la famiglia ci trasferimmo
a Gorizia, per necessità lavorative di mio padre, e già in quegli
anni sentivo la voglia di andare
in seminario. Al ritorno
sull’altopiano, nel 1944 con l’allora parroco di Roana don
Marcello Lobbia, e altri ragazzini, andammo in visita al Barcon,
seminario di Thiene e fu lì che
trovai il coraggio di dichiarare
la mia volontà di diventare prete, che per timidezza non avevo
osato confidare neanche ai miei
genitori. Entrai in seminario nel
settembre del 1944. Dopo l’ordinazione fui cappellano a
Campolongo Maggiore (VE) e
successivamente a S. Pietro
Viminario (PD). Nel 1976 fui no-
Il Fan Club Enrico Fabris organizza una serata
con i campioni del pattinaggio di velocità
All’annuale festa estiva quest’anno saranno presenti anche
Luca Stefani, Matteo Anesi e Ippolito Sanfratello
Il Fan Club Enrico Fabris si appresta a ritrovarsi per la festa
estiva con il proprio beniamino.
E l’occasione, aperta come sempre a tutti coloro che vi vorranno partecipare, quest’anno sarà
veramente speciale, visto che
assieme al campione di casa ci
saranno anche i suoi compagni
d’avventura e di vittorie. Dopo
le indimenticabili gare di Torino 2006, i ragazzi della squadra
nazionale di pattinaggio velocità, saranno di nuovo insieme
per rivivere anche con tutti i
presenti
le
imprese
olimpioniche che tanto hanno
fatto emozionare e gioire.
Un’occasione da non perdere,
quella della serata di sabato 9
agosto al Palatenda di Roana,
per festeggiare il pattinaggio
10
velocità e i suoi campioni: Enrico Fabris, Ippolito Sanfratello,
Matteo Anesi, e l’asiaghese
Luca Stefani, nuova promessa
del pattinaggio velocità italiano distintosi tra l’altro grazie al
buon risultato ottenuto nella
staffetta assieme ad Enrico e a
Matteo ai Mondiali di Nagano.
Anesi, atleta in carriera di origini
Trentine,
proviene
dall’Altopiano di Pinè dove i
giovani atleti italiani agli esordi
si allenano durante tutto l’inverno. Di Ippolito Sanfratello,
che ha smesso di gareggiare, si
può sottolineare come sia rimasto comunque nell’ambiente:
chi ha seguito le cronache televisive delle gare della scorsa
stagione agonistica ha potuto
sentirlo commentare l’operato
dei suoi compagni mentre faticavano in pista. “Il 9 agosto
al palatenda di Roana – dicono i responsabili del Fan Club si potrà ascoltare bella musica italiana degli anni ’70 – ’80
e ’90 proposta da Gli Exess e
ballare, perché no, con Enrico, Ippolito, Matteo e Luca. Al
tempo stesso chi sarà intenzionato a rinnovare il
tesseramento potrà farlo, sempre al costo di euro 10.00, con
il rilascio della nuova tessera
con le nuove immagini di Enrico da collezionare, e un
gadget a sorpresa che, siamo
sicuri, sarà molto gradito. Le
iscrizioni sono aperte naturalmente anche a chi vorrà
tesserarsi per la prima volta,
così come chi fosse interessato
a entrare nel gruppo operativo del Fan Club potrà farlo
presente durante la festa”.
S.B.
minato parroco di Pedescala,
dove rimasi 8 anni, prima di passare a S. Pietro Valdastico per
ben 17 anni. Nel 1992, dopo aver
trascorso 25 anni in Valdastico,
avevo voglia di respirare aria più
pura e di vedere più sole, saputo che Camporovere era senza
parroco chiesi a monsignor
Mattiazzo di poterlo fare io, passandovi 14 anni prima di andare
in pensione, nel giugno del
2006. Ma per un sacerdote la
missione non finisce mai, ed ora
vivo con gioia la mia pensione,
celebrando messa, predicando,
confessando, senza l’apprensione di quando si ha una parrocchia da seguire. Mi dicono che
sono il prete jolly dell’Altopiano,
perché dove mi chiamano io
vado. Da 14 anni sono assistente spirituale a Villa Rosa, vi celebro messa 3-4 volte la settimana;
nei mesi di luglio e agosto sono
ogni mattina a Gallio per la messa
a Villa Alpina, dove le suore di
Dolo si occupano di tanti bambini abbandonati; la domenica mattina celebro messa nella chiesa
di Campanella, e poi dove c’è bisogno io vado, in tutte le 12 parrocchie del vicariato. E’ una grande soddisfazione per me essere a
contatto con le varie comunità
dell’Altopiano, e vivendo ad
Asiago mi è comodo raggiungere le varie parrocchie per offrire il
mio servizio”. Sono stati numerosi i momenti che hanno emozionato don Romeo Martello durante le celebrazioni del suo 50°,
parole dense di significati gli
sono state dedicate da tanti di
coloro a cui in questi anni è stato
vicino, sia ex parrocchiani che parenti ed amici, che hanno voluto
in vari modi ringraziarlo per ciò
che ha fatto per loro.
S.B.
8
Sabato 26 luglio 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
11
Luce al Verena, nubi nere in giunta
ROANA
“Non ho intenzione di fare la
guerra a nessuno, né alla maggioranza che non mi ha sostenuto, né alla minoranza che ha colto il momento politico. Sono convinto di aver fatto la cosa più giusta per il bene del territorio”. Non
c’è rabbia nelle parole di Dario
Frigo, oramai ex vice sindaco ed
assessore ai Lavori Pubblici di
Roana dopo che ha dato le sue
dimissioni durante l’ultimo consiglio comunale. Dimissioni arrivate alla fine di un lungo tira e
molla con la minoranza che ha
preteso le dimissioni di Frigo per
votare la delibera per
l’elettrificazione della zona
Campolongo Verena visto che
alla maggioranza mancavano i
numeri per far passare da sola la
Si è dimesso il vice sindaco Dario Frigo. “Sono convinto di aver fatto la cosa più giusta
per il bene del territorio. Io ho la cosicenza pulita, non so se altri possano dire altrettanto”
delibera. Una delibera che recepiva una proposta del Comune
di Rotzo presentata in Regione
con l’appoggio anche dagli altri
Comuni altopianesi.
Non c’è rabbia, ma tristezza sì
quando Frigo definisce la sua
decisione “frutto della totale
mancanza della maggioranza politica nel gruppo che guida il Comune da quattro anni”.
“E’ un progetto che interessa
tutto il territorio perché
l’elettrificazione
del
comprensorio è fondamentale
per il futuro della zona e per le
oltre 50 persone che ci lavorano
– continua Frigo – E’ impensabile pensare ad innevare le piste
con i generatori con il prezzo del
gasolio che continua a salire, ma
anche continuare ad usare generatori in una zona Sic non è giusto”.
“Io ho la coscienza pulita, non so
se altri possano dire altrettanto”
conclude Frigo.
La mancanza del numero legale è
stata causata dall’assenza in aula
del consigliere Domenico De Guio
e dall’assessore al Turismo, Luigi Martello, entrambi impossibilitati a partecipare per motivi di lavoro. Martello, sentendosi chiamare in causa più volte dalla minoranza durante l’animata discussione che ha portato alle dimissioni di Frigo, commenta, “Mi
pare tutto preordinato con accordi
già presi tra la minoranza ed alcuni della maggioranza per metterci
in difficoltà e non consentirci di
portare avanti alcuni progetti di
quest’amministrazione, lo stadio
del ghiaccio a Roana in primis”.
“Curioso che ora la minoranza
definisca la zona del Verena e
Campolongo d’importanza strategica per il turismo quando volevano stralciare dal bilancio lo
studio di fattibilità dello sviluppo sciistico del Verena – conclude Martello - Poi perché chiedere la testa del vicesindaco per
partecipare al voto di un progetto che essi stesso definiscono importante?”
“Non possiamo continuare a fare
da stampella ad una maggioranza che non esiste, lacerata com’è
tra fazioni e personalismi” ha poi
dichiarato il capogruppo di minoranza Davide Bolzon.
“Prendo atto con amarezza della
decisone del vice sindaco Frigo
– ha commentato Mario Porto –
spiace che si sia arrivati a questo
durante una discussione su un
progetto importante per tutto
l’Altopiano”. Respinta per ora la
proposta dell’assessore al bilancio Carlo Stefani che consigliava
di aprire un tavolo di crisi.
Gerardo Rigoni
In mostra a Cesuna i 54 progetti in
concorso per la Cattedra di Canove
È stato recentemente presentato presso il Centro Culturale Cinema
Palladio il progetto che si andrà a realizzare all’ex Cattedra di Canove
Considerato che l’obiettivo dell’intervento è quello di introdurre il programma di progetto attraverso elementi spaziali che interagiscano
con l’esistente senza modificarne
la morfologia, stimando che l’introduzione di un programma tanto articolato, complesso e qualificato in
un edificio fortemente degradato
quale è la Cattedra attualmente,
avrebbe comportato costi proibitivi e comunque l’alterazione dello
stato di fatto per rendere a norma
l’edificio, si è scelto di basare il progetto su un concetto più radicale,
ma al tempo stesso rispettoso dell’esistente ed in grado di moltiplicarne le potenzialità spaziali, svuotando il complesso dei tramezzi, e
dei solai, che allo stato di degrado
attuale non sarebbero in grado di
sostenere l’introduzione del nuovo programma. Si è deciso pertanto di costruire all’interno delle pareti e dei muri perimetrali esistenti, opportunamente rinforzati e risanati,
una serie di unità spaziali indipendenti tra loro ma reciprocamente
correlate con lo scopo di accogliere le funzioni previste.[…]
Ben sei sedute sono occorse alla
commissione tecnica, composta
da membri interni ed esterni al
Comune di Roana, per valutare i
54 lavori giunti per il concorso.
“Idee per il recupero
polifunzionale e riqualificazione
di un plesso da adibire a istituto
europeo per le politiche della
Omaggio ai veterani della 2^ Guerra mondiale
Il Gruppo Alpini di Roana ha organizzato per mercoledì 9 Luglio, presso la sede, un incontro conviviale,al quale
sono stati invitati i “veterani” della guerra 1940/45 di Roana Mezzaselva e Rotzo. Prima di dare inizio alla
cena,preparata con cura da valide cuoche volontarie, il capogruppo di Roana ha voluto con semplici parole
sottolineare il significato di questo incontro: un omaggio ai reduci della 2° Guerra Mondiale e un ricordo per quelli
che sono andati avanti. Anche il capogruppo di Rotzo ha rivolto a tutti l’augurio caloroso di superare la soglia dei
100 anni in considerazione del fatto che questi veterani dalla veneranda età, sono ancora in buone condizione di
salute. Alcuni di loro hanno raccontato le vicissitudini della guerra in Grecia, Albania, Russia e solo la fortuna ha
voluto che ritornassero a casa ancora vivi. A fine cena è stato consegnato loro un piccolo omaggio molto gradito:
delle stelle alpine d’argento lavorate a mano e fissate su un pezzo di pietra. Una bella serata che si spera possa
ripetersi anche il prossimo anno.
Gruppo Alpini di Roana
13 i presenti all’incontro, di cui 8 di Roana. 1 di Mezzaselva e 4 di Rotzo.Ecco i loro nomi, a partire da in alto
a sinistra della foto: Stefani Bruno classe1922; Azzolini Guido,classe 1921; Zanella Giuseppe,classe 1923;
Vellar Enzo, classe 1922; Martello Cristiano,classe 1918; Rebeschini Gino,classe 1921; Mosele Romeo,classe
1921; Dal Pozzo Claudio,classe 1923; Rebeschini Alberto, classe 1920; Fabris Giacomo,classe 1921; Dal
Pozzo Cristiano,classe 1913; Slaviero Lino,classe 1918; Dal Pozzo Matteo, classe 1931.
montagna”, questo il tema del
concorso indetto dall’Assemblea dei sindaci dell’Altopiano.
La struttura oggetto dei lavori è
l’ormai nota ex Cattedra, sorta decenni fa come scuola per il miglioramento e l’insegnamento
delle tecniche agricole e bovine
e per un ottimale sfruttamento
delle risolse locali, attività peraltro andate naufragate alla fine del
secolo scorso. Oggi sui pannelli
allestiti dalla Amministrazione
Comunale roanese sono stati
esposti tutti i progetti ammessi a
alla gara, tra queste primeggiano
le quattro tavole dello studio milanese Santagostino,
la cui pianificazione diventerà
esecutiva in un prossimo futuro.
“Grazie a questo primo passo ha affermato il sindaco di Roana
prof. Mario Porto – possiamo finalmente guardare ad una previsione di inizio lavori. Lusiana
e Rotzo ci precedono nelle richieste di finanziamenti per
altre opere da realizzarsi nel
loro territorio comunale, ma
abbiamo di che ben sperare potendo entrare nelle priorità
della graduatoria. Per l’anno
2009 auspico che l’attribuzione di un primo finanziamento
di un milione e mezzo di euro
ci permetta di coprire l’iniziale stralcio degli interventi, rappresentato dalle primarie strutture ricettive, cioè da alloggi,
sala mensa e reception. Il pro-
getto
dello studio
Santagostino
– spiega il
primo cittadino – è stato
davvero ben
realizzato, in
quanto meglio
degli altri rispondeva ai
parametri richiesti dalla commissione esaminatrice, che imponeva un adeguato sviluppo
architettonico del sito, una
esplicita relazione tecnica, e
una stima dei costi che andava a soddisfare la spesa massima prevista, che si aggira sui
sette milioni di euro. Un plauso comunque a tutti i partecipanti la cui preparazione ha
stimolato la competizione”.
G. Dalle Fusine
Grafica Altopiano
Estratto dalla relazione che
accompagna il progetto redatto
dallo Studio Santagostino
8
Sabato 26 luglio 2008
l’Altopiano
Gallio: il paradiso dei bambini!
Altro che il pifferaio di
Hamelin, Gallio ha le proposte giuste per attirare i piccoli ospiti e residenti
dell’Altopiano!
Anche quest’anno, il Comune di Gallio ha deciso di offrire simpatiche e divertenti
proposte ai più piccoli, proponendo spettacoli e laboratori creativi-educativi che
permettono ai bambini di stare insieme e imparare in allegria!
Dopo la positiva esperienza
degli scorsi anni, saranno
riproposti, dal 15 luglio al 14
agosto, i laboratori di
“Favolandia”; l’autrice per
l’infanzia, Consuelo Morello,
coinvolgerà i piccoli in una
serie di incontri, durante i
quali, partendo del gioco e
dalla favola, si giungerà a
sviluppare manualità e creatività.
Il nome dato ai singoli laboratori è già tutto un programma: Gli inventa mostri, Il filo
della storia, Thean i folletti,
Lo zoo di Favolandia, Re e
regine, Piccoli scultori, I sogni son desideri…
Ma le proposte per i più piccoli non finiscono mai…il 29
luglio e il 5 agosto, passeggiando lungo le vie di Gallio,
piccoli e grandi potranno tuffarsi nell’allegria creata degli artisti di strada, acrobata,
equilibrista, giocoliere,
trampoliere, clown e tanti altri, che si esibiranno nelle
piazze del paese.
Un’altra occasione, per riunire grandi e piccoli, sarà sen-
za dubbio La Festa degli
aquiloni, lunedì 18 agosto, a
partire dalle ore 16.00; al
Parco della Fratellanza, si
potranno costruire e lanciare
variopinti aquiloni.
Nemmeno la sera, però, ci si
è dimenticati dei più piccoli:
anche loro hanno il diritto di
avvicinarsi alla magia del teatro!
Il Comune di Gallio propone
due spettacoli pensati appositamente per loro.
Sabato 2 agosto, in Piazza
Italia, alle 20.45, una favola
antica, ma ricca di messaggi
attuali anche ai giorni nostri,
“Pelle d’asino” incanterà la
platea.
Invece, giovedì 7 agosto,
sempre in Piazza Italia e sempre alle 20.45, durante lo spettacolo “ERA… ORA”, gli
spettatori assisteranno agli
improbabili sforzi di un simpatico papà per accontentare il figlio.
Non crediate sia finita
qui…l’estate di Gallio ospiterà momenti magici di illusionismo e altri laboratori all’aperto, perché la vacanza
del vostro bambino sia veramente indimenticabile!
Per iscrizioni ed ulteriori informazioni, chiamate l’Ufficio Informazioni Turistiche di
Gallio allo 0424/447919.
CONCORSO FOTOGRAFICO
I FUNGHI NELLA NATURA
Anche quest’anno, durante i
mesi di luglio e agosto, è possibile partecipare al concorso fotografico “I Funghi nella natura”. Le foto dovranno
ritrarre funghi inseriti nel loro
habitat naturale e saranno
esposte nel corso della Mostra micologica, che si svolgerà dal 29 al 31 agosto presso le Scuole Elementari di
Gallio, e che vedrà la parte-
cipazione del Prof. Roberto
Galli uno dei massimi esperti
del settore.
Le foto saranno valutate da
una giuria di esperti e le prime tre classificate saranno
premiate nel corso della giornata di chiusura della manifestazione.
Regolamento e moduli
d’iscrizione presso l’Ufficio
Turistico di Gallio, o sul sito
internet www.comune.gallio.vi.it
I vincitori saranno premiati con i
seguenti premi:
1° classificato videocamera
digitale PANASONIC NVGS80EG9-S zoom ottico
32X
2° classificato navigatore
satellitare GARMIN
3° classificato week-end
del benessere per 2 persone presso l’hotel Gaarten
www.giornalealtopiano.it
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Magdi Allam racconta la sua conversione
Magdi Cristiano Allam, editorialista e vicedirettore del
Corriere della Sera, torna anche quest’anno sull’Altopiano,
protagonista di uno degli “Incontri con l’autore” organizzati
dal Comune di Gallio in collaborazione con la Libreria Giunti Al Punto di Asiago. Il giornalista sarà al Cineghel di
Gallio giovedì 31 luglio alle ore
15.30, per presentare il suo
ultimo libro “Grazie Gesù” e
raccontare la sua conversione dall’Islam al cattolicesimo.
La notizia del battesimo di
Magdi Allam, impartito da
Papa Benedetto XVI, ha fatto velocemente il giro del mondo, animando il dibattito culturale nei mesi scorsi. “Grazie
Gesù” è il racconto di una conversione religiosa, un grido
d’allarme in difesa della
sacralità della vita e della dignità e libertà della persona e,
insieme, un forte messaggio di
speranza per un’autentica cultura del dialogo e della pace.
L’incontro al Cineghel con
Magdi Allam è ad ingresso
gratuito ma con prenotazione
obbligatoria presso l’Ufficio
del Turismo di Gallio. La mattina del 31 luglio il giornalistascrittore sarà, a partire dalle
ore 10.30, alla Libreria Giunti
al Punto di Corso 4 Novembre ad Asiago, a disposizione della clientela per firmare
il suo libro. Sempre per la rassegna “Incontri con l’autore”
lunedì 4 agosto al Cineghel
alle ore 15.30, sarà la volta
di Giuseppe Ayala, magistrato di spicco del pool
antimafia negli anni ’80, che
presenterà il suo ultimo libro
“Chi ha paura muore ogni
giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino”, il racconto degli anni di lotta al fianco
di questi due grandi uomini,
che riaffiorano dalle sue pagine con tutta la loro umanità ed ironia.
S.B.
GALLIO “Ieri & Oggi “
Anche quest’anno l’Archivio
Dal Molin dà un importante contributo allo scenario culturale
delle proposte estive del comune di Gallio.
Se lo scorso anno ci si era dedicati a ricordare l’anniversario
della cruenta battaglia
dell’Ortigara, quest’anno l’intento è ancora più coinvolgente per
gli ospiti e i residenti.
Infatti, l’Amministrazione ha
voluto proporre una mostra,
“Gallio Ieri & Oggi”, che racconti, attraverso le immagini, la
storia del Paese di Gallio, prima
e dopo l’ecatombe della Prima
Guerra Mondiale, conflitto che
ha influito inesorabilmente sul
profilo, sulla cultura e sulla vita
della gente dell’Altopiano.
Le foto diventano, dunque, un
modo per raccontare il passato
e metterlo in relazione con il presente; per tracciare una storia
fatta di uomini che, in guerra o in
pace, hanno modificato l’aspro
territorio di montagna per ren-
derlo adatto alle loro esigenze.
La mostra si sofferma anche su
elementi importanti del territorio
urbano galliese.
La chiesa, per iniziare, con la
facciata, il pinnacolo del campanile, l’interno distrutto dopo i bombardamenti.
Oppure si può fermare lo sguardo sulle vie e contrade ad inizio
Novecento; come, ad esempio,
sulla contrada Fontana, importante perché le fontane un tempo erano luogo di relazioni sociali e culturali. Inoltre, si possono osservare come sono cambiati i confini nel tempo.
E che dire dei dintorni del paese. Vedere, ad esempio, la Val
dei Ronchi , terra strappata alle
radici degli alberi perchè fosse
adatta alla coltivazione, è comprendere che esistono tutt’oggi
angoli nei quali le tipologie
architettoniche di un tempo restano a memoria dell’antichissima cultura delle nostre terre,
nonostante la furia distruttrice dei
bombardamenti. Commuove
anche ammirare le immagini del
Santuario della Madonna del
Buso, danneggiato quasi alla fine
del conflitto, dopo essere stato
ostello per molti dei profughi che
si stavano dirigendo verso la pianura veneta. Tutti scenari della
Val Frenzela, storica via di comunicazione, che oggi è meta di
passeggiate, mentre nel Novecento fu anche teatro di guerra.
Una parte importante, e come
potrebbe non esserlo, è la sezione dedicata alle montagne che
dominano Gallio, ciascuna caratterizzata da una storia, un gesto
eroico, una battaglia. Per tentare di comprendere cosa accadeva su campi di battaglia si possono osservare le postazioni dei
cannoni a Campomulo, i combattimenti sui monti Fior,
Castelgomberto, Col del Rosso,
Spil, Valbella.Una mostra resa
possibile grazie alla sensibilità del
Comune di Gallio e alla passione straordinaria e alla pazienza
collezionistica di Ruggero Dal
Molin , per conoscere e riconoscersi come elementi di continuità su un territorio che, pur
modificandosi, racconta una storia che appartiene a tutti noi.
Per continuare a vivere il trasporto del confronto, associato
alla mostra il Comune ne ha prodotto il catalogo, in vendita presso la mostra stessa e presso l’Ufficio Informazioni Turistiche.
La mostra sarà aperta dal 20
luglio al 20 agosto, con orari 16
– 19, presso le Scuole Elementari.
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l’Altopiano
Sabato 26 luglio 2008
www.giornalealtopiano.it
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GALLIO
PERNECHELE
Simultanea di scacchi in Piazzetta giardini
Una contro tutti
La campionessa italiana Elonora Ambrosi
ha sfidato una trentina di concorrenti
Il sentiero del Silenzio
“Una cattedrale nel deserto”
Molto critica la minoranza consiliare di Gallio sulla
realizzazione del percorso meditativo a Campomuletto
Non è stato ancora realizzato e il sentiero di pace proposto dall’amministrazione
comunale di Gallio desta già
i primi commenti critici da
parte della minoranza consigliare. Il sentiero del silenzio
– Porta della Memoria che
l’amministrazione Stella intende realizzare in località
Campomuletto si prospetta
come un percorso di circa 2
chilometri con piazzole dove
saranno posate delle sculture contemporanee con l’intenzione di creare un punto
dove chi si reca sui luoghi
della Grande Guerra possa
fermarsi per “ritrovare le
emozioni per affrontare poi
le zone di aspre battaglie che
hanno visto il sacrificio di
decine di migliaia di giovani
soldati”.
“Da tempo il sindaco di Gallio
preannunciava un’idea sensazionale che destava la nostra curiosità, - attacca Pino
Rossi della lista Noi di Gallio
- l’idea è’ poi emersa sui
quotidiani, la realizzazione di
un sentiero di Pace, un oasi
di meditazione, da realizzare
per una somma di oltre
100.000 euro. Siamo profondamente convinti che chiunque desideri trovarsi solo con
se stesso e dedicarsi
all’introspezione o alla meditazione, possa farlo semplicemente immergendosi nel
meraviglioso ambiente naturale che circonda Gallio.
Qualsiasi intervento dell’uomo non può che alterare l’incantevole equilibrio che il
buon Dio ha voluto donarci”.
“La nostra opinione non è
dettata da astio nei confronti
del primo cittadino, ma siamo
convinti che a Gallio, con una
crisi del comparto commerciale e del turismo senza precedenti, serva ben altro. E’
un’opinione condivisa da molti cittadini e dalle categorie,
– continua Rossi – queste
cattedrali nel deserto sono
solo personalismi che non
hanno niente a che vedere
con l’amministrare un paese
che invece comporta la
concertazione con le persone prima di certe scelte. Ed
invece assistiamo da 15 anni
ad una “politica calata dall’alto” che sta danneggiando in
modo significativo il nostro
paese”.
Gerardo Rigoni
Marostica? No, Gallio. Piazza degli scacchi? No,
piazzetta Giardini. Una lunga fila di scacchiere tradizionali a disposizione di altrettanti giocatori, in una insolita
e affollata cornice di pubblico.
Una sfida assai particolare
quella che domenica scorsa
ha messo di fronte Eleonora
Ambrosi, campionessa italiana di scacchi e nazionale
olimpica wfm con venticinque avversari, dalle età e
abilità sulla scacchiera molto differenti.
La ventenne fuoriclasse veronese ha iniziato a spostare
pedoni, alfieri e “reali” a
nove anni, diventando la giovanissima punta di diamante
di un movimento nazionale
che raccoglie circa una
dozzina di migliaia di
tesserati.
Una gara simultanea
che, per la bravura
degli sfidanti e per la
sostituzione tempestiva dei primi cinque
giocatori eliminati con
altrettanti concorrenti, diventati in tutto trenta, si è trasformata in una sfida interminabile.
Sotto gli occhi vigili dei familiari, Eleonora ha percorso
decine di volte il perimetro
interno dei tavoli sistemati a
ferro di cavallo, sui quali erano state posizionate le venticinque scacchiere. Mossa
dopo mossa, il passaggio da
un avversario ad un altro. E
ad ogni passo una nuova par-
tita lasciata in sospeso nel giro
precedente, con conseguente recupero della strategia di
gioco più adatta. Uno sforzo
fisico e soprattutto mentale
non indifferente per mantenere il più possibile inalterato lo stato di concentrazione.
Dopo quattro ore di gioco resistevano in gara ancora
quattordici concorrenti. Ma
al calare della sera, poco prima dello scoccare della quinta ora di gara, come in una
partita di calcio la sfida si è
doverosamente chiusa per
“impraticabilità di campo”,
dovuta ad un improvviso acquazzone, quando c’erano
due partite ancora in corso.
Solo Biagio Pignatelli del Circolo Scacchistico padovano
è riuscito ad avere la meglio
sulla giovane campionessa
veronese. Un’occasione per
organizzare quanto prima una
rivincita, magari a quattr’occhi.
Giovanni Rattini
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Sabato 26 luglio 2008
l’Altopiano
A Foza “Memoria di ferro”,
aiuta a rinverdire la tradizione
e la storia del paese
Rita Croce
Sabato 26 alle 18.00 a Foza, presso le scuole medie,
verrà inaugurata la mostra tematica sui metalli
In tre anni è la terza mostra
tematica presentata a Foza, in
precedenza protagonisti delle
esposizioni sono stati altri materiali che da sempre accompagnano la vita dell’uomo: il legno
e la pietra, all’appello quindi,
mancava solo il metallo.
Un viaggio nel tempo grazie ai
metalli con i quali da sempre l’uomo dà vita ad utensili, ma attraverso i quali da sempre esprime
anche la sua arte, il suo spirito.
Una mostra ancora una volta a
cura
di
Francesca
Rodeghiero, attivissima presidentessa dell’Associazione
culturale “Mondo Rurale” di
Marostica, nativa di Foza e
sempre impegnata a dar vita
ad interessanti mostre anche
nel suo Altopiano. Anche
questa volta l’attento Assessore alla cultura Roberta
Marcolongo e tutta l’Amministrazione, sono riusciti a
puntare l’attenzione in particolare sulla storia e la tradizione del loro territorio, che
fornisce, nella quasi totalità,
i materiali in esposizione.
Documenti, fotografie, oggetti di ogni sorta e tipo, che
testimoniano le tradizioni, la
storia dell’uomo, la sua evo-
luzione. Un’esposizione che
prenderà in considerazione il
metallo, così come è in natura, nella preistoria, nella metallurgia, negli oggetti di ogni
giorno, metalli in guerra ed
in pace. A questo ultimo
tema si collega inoltre la serata del 13 agosto prossimo,
quando, sempre a Foza, verrà proiettato il famoso film di
Olmi “I recuperanti”. Alla
mostra, che sarà visitabile
fino al 15 agosto prossimo, e
nel corso dell’ultima giornata sarà inoltre possibile effettuare la visita guidata accom-
pagnati dalla stessa curatrice, sono collegate: la serata
culturale del 6 agosto alle
21.00, dal titolo: “Attrezzature della cucina e abitudini alimentari nel tempo” sempre
a cura di Francesca
Rodeghiero; e quella del 10
agosto in piazza, quando si
potranno vedere gli antichi
mestieri, fra i quali non mancheranno naturalmente quelli
legati ai metalli.
L’esposizione anche questa
volta è accompagnata da un
volume, curato da G. Francesca Rodeghiero ed edito
dalla casa editrice SMC, che
continua la collana “Suggestioni del mondo rurale” e si
aggiunge a quelli già pubblicati sulla pietra e sul legno,
completando la naturale
trilogia. Si presenta come un
insieme di saggi di approfondimento sulle tematiche della mostra e risulta particolarmente curato ed esauriente.
Al catalogo, intitolato “I metalli e l’uomo”, hanno dato il
loro contributo diversi autori, fra i quali non mancano
autori altopianesi. Fra tutti, è
doveroso ricordare Patrizio
Rigoni, che fino all’ultimo ha
voluto dare il suo prezioso e
validissimo aiuto, fornendo
fra l’altro una serie di interessanti fotografie riguardanti oggetti creati grazie al
riutilizzo di materiali bellici.
Domenica sera alle 21.00,
presso la Palazzina Turistica
di Enego, secondo appuntamento con la storia, organizzato dall’Associazione Commercianti di Enego in collaborazione con la Pro Loco.
La prof.ssa Sonia Residori,
della Biblioteca Bertoliana di
Verona, tratterà il tema: “ Le
donne e la seconda guerra
mondiale: violenza inferta e
violenza subita”.Stefania Simi
Approvato il progetto per l’allargamento
della SP 73 Campesana-Valvecchia
La Giunta Provinciale ha approvato il progetto per il
terzo e ultimo stralcio della sistemazione e dell’allargamento della strada provinciale 73 CampesanaValvecchia, nei Comuni di Bassano del Grappa,
Campolongo sul Brenta e Valstagna.
Per un importo pari a 860mila euro, verranno effettuate due tipologie di interventi: la posa in opera di
barriere di sicurezza nelle zone in cui si rendono
indispensabili, in particolare per un tratto di circa
4,5 km tra il Comune di Bassano del Grappa e il
Comune di Campolongo sul Brenta e l’ allargamento di un tratto di circa 360 metri della strada in
contrada Zannini nel Comune di Capolongo sul
Brenta e allargamento di un tratto della strada in
curva della lunghezza di circa 80 metri nella
contrada Londa di Valstagna.
La SP Campesana-Valvecchia dal punto di vista funzionale può essere assimilata ad una strada urbanaextraurbana, ma la larghezza della carreggiata risulta in più punti inadeguata a sostenere il tipo e l’inten-
sità del traffico veicolare, soprattutto nei punti di
attraversamento dei centri urbani. Nell’intervento di
adeguamento della sede stradale nel tratto in Comune di Campolongo, contrada Tannini, la sezione stradale della viabilità esistente risulta variabile fra 4,20
e 4,90 metri. L’intervento programmato si prefigge di
allargare la sede stradale portando la piattaforma a
8,50 metri. Ove questo allargamento non risultasse
possibile a causa della presenza di abitazioni a ridosso
della sede stradale, si prevederanno idonei tratti graduali di raccordo.
“L’intervento –precisa l’Assessore Provinciale alla
Viabilità Costantino Toniolo- si inserisce nel più ampio contesto di miglioramento di una strada provinciale di grande percorribilità, che collega la Città di
Bassano del Grappa alla parte più a nord del territorio vicentino, quindi con una valenza strategica anche dal punto di vista turistico per l’attrazione rappresentata dalle nostre montagne”. Il via ai lavori è
previsto nella primavera del 2009.
G.D.F.
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Soste regolamentate a Enego
In questi giorni a Enego
prende il via un progetto sperimentale
di
soste
regolamentate.
Il progetto è stato voluto dalla nuova Amministrazione
Comunale, che intende, con
l’istituzione delle soste a pagamento nel centro del paese, favorire la rotazione dei
posteggi disponibili ed agevolare un più razionale afflusso dei veicoli alla ricerca di
parcheggi.
L’iniziativa, ha natura sperimentale e avrà durata un
anno, al termine del quale
l’Amministrazione valuterà,
in concertazione con le categorie economiche, la validità del progetto e ne definirà le modalità di prosecuzione o di ridefinizione.
Per permettere a tutti, residenti e non, di orientarsi,
dopo l’istituzione delle soste
regolamentate, il Comune ha
messo a disposizione dei pieghevoli, sono in distribuzione presso tutti gli esercizi,
che chiariscono le dinamiche
di questa nuova iniziativa.
Una cartina mostra gli spazi
adibiti a parcheggio, e la
legenda specifica il tipo di
parcheggio. Sono quindi
spiegate chiaramente quali
sono le aree di sosta e pagamento, quali quelle a disco
orario, le tariffe i giorni, gli
orari, sono illustrati i
parcometri ed il loro funzionamento.
Con piacere si nota che il
Comune ha avuto la sensibilità di creare un numero adeguato di soste per disabili,
mentre per un maggiore ordine sono state riservate aree
specifiche per il carico e scarico merci.
Naturalmente nelle zone appena decentrate, resta la non
indifferente disponibilità di
parcheggi a sosta libera.
A controllare che tutti siano
ordinati e seguano le nuove
regole, ma anche disponibili
a dare ogni ulteriore spiegazione, nel caso ce ne fosse
bisogno, ci sono anche gli
ausiliari del traffico, che andranno ad affiancare la Polizia locale. Stefania Simi
Grest, un modo per divertirsi,
passare il tempo, imparare
Finita la scuola, in paese
come in città, i ragazzi iniziano a bighellonare, un riposo
solo apparente, perché alla
fine si spegne nella noia.
Tuttavia è difficile spiegar
loro, che potrebbero riposarsi divertendosi e nello stesso
tempo imparare qualcosa di
nuovo, che non fa mai male,
e soprattutto potrebbero stare in compagnia di altri ragazzi rendendo ricche le lunghe giornate estive.
Organizzare qualcosa per i
ragazzi nel periodo estivo,
partendo da questo presupposto, diventa quindi una sfida non semplice, nella quale
Comuni e Parrocchie si lanciano.
A Enego, la parrocchia di
Santa Giustina con don Andrea Finco e don Andrea
Stevanin, e la collaborazione
del Comune, hanno organizzato quattro settimane di
Grest, gestito da don Finco
con l’aiuto di ragazzi più
grandi ed alcuni adulti di buona volontà.
Il risultato, dopo due settimane di attività, è soddisfacente, ed il numero dei parteci-
panti ha superato le aspettative della vigilia, che non erano troppo rosee!
L’attività che viene proposta,
tocca molti ambiti, e si può
davvero dire che ce n’ è per
tutti i gusti.
Dal lunedì al giovedì, a giorni
alterni, la mattina sono previsti i laboratori, al pomeriggio l’attività ludica, il venerdì
invece, tutto il giorno, è dedicato alle escursioni.
I laboratori spaziano dalla lavorazione del legno alla pittura, passando per la poesia
e la culinaria, ma non tralasciando la musica, con lezioni di chitarra e flauto.
Le escursioni invece, a cura
di Egidio Fontana, presidente della neo nata Associazione Culturale “Dalla Brenta
all’Ortigara”, sono un tuffo
nell’ambito naturalistico, storico e preistorico del territorio.
Insomma un ricco menù,
molto interessante, che si
spera i ragazzi sappiano apprezzare fino in fondo, imparando così ad utilizzare al
meglio il periodo delle vacanze.
S.S.
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l’Altopiano
Sabato 26 luglio 2008
www.giornalealtopiano.it
15
Una festa per ricordare tutti gli emigranti
LUSIANA
Domenica 3 agosto la 39^ edizione della giornata dedicata a chi ha dovuto lasciare la propria terra per cercare lavoro
altrove. La targa d’oro Lusiana assegnata a tutti coloro che hanno contribuito alla costruzione della chiesetta di Velo
Dall’Inghilterra per sposarsi
in contrada Ronzani
Sabato 26 luglio la contrada
Ronzani, uno dei più antichi
agglomerati
urbani
dell’Altopiano, sorto nel 1710
sulle sponde della valle Isora,
vivrà un ‘atmosfera d’altri tempi con i festeggiamenti per il matrimonio di due giovani provenienti dall’Inghilterra. La coppia è formata da Daniele De
Lissandri e Ruth Gardner, lui è
immobiliarista, lei svolge mansioni di marketing per una banca inglese. Il giovane è figlio di
un padovano che ha trovato in
contrada Ronzani il posto ideale per riposarsi con la moglie
inglese. Sabato alle 11 la giovane coppia inglese si unirà in
matrimonio in municipio a
Lusiana e pronunceranno il “sì”
col rito civile davanti al sindaco Virgilio Boscardin. Più tardi,
grazie ad un permesso speciale
del consolato di Manchester,
nella chiesa del monastero di S.
Biagio di Mason saranno benedetti, nel corso della cerimonia
religiosa svolta da un sacerdote anglicano (lui è di religione
Cristiana Anglicana, la futura
moglie è Battista) saranno benedetti gli anelli. Nel pomerig-
gio tutti sotto agli antichi portici
di contrada Ronzani, agghindata
e addobbata di fiori, per i
festeggiamenti di rito.
E.Z.
Nella foto, Daniele De Lissandri
e Ruth Gardner, promessi sposti, di Leeds (nord Inghilterra)
ai Ronzani in questi giorni prima di pronunciare il “sì”.
Dove ora sorge “Malga della cesa”
c’era una chiesetta della Grande Guerra
Ancora un approfondimento del Gruppo asiaghese di Ricerca e Ripristino
ricordi di Guerra. “Malga della ciesa”, meglio nota come Malga
Camporossignolo, un tempo era la pieve dei soldati d’oltralpe
Come spesso succede nella
toponomastica, un luogo
trae denominazione dalla tradizione, a volte dalla storia
talmente remota che la memoria sembra non poter essere suffragata da testi e documenti rivelatori. È il caso
di Malga Camporossignolo.
Solo pochi anziani residenti
sembrano conoscere l’edificio col nome di “Malga della
Cesa”. Uno stabile ampio, il
cui pascolo si estende insinuandosi a strette fasce all’interno di un bosco di abete rosso e bianco. Il tutto insiste nel territorio comunale
di Lusiana a 1161 metri di altitudine, lungo la strada che
da Osteria Fontanelle porta a
Monte Corno. Grazie alle ricerche degli instancabili coniugi
Rigoni Marchetti, oggi scopriamo che la malga è sorta sulle
fondamenta di una chiesetta
della Prima Guerra Mondiale. A
costruirla fu il contingente francese, giunto alla fine del 1917
per dar manforte agli italiani
contro i tentativi di sfondamento austroungarici. Le due immagini (vedi foto) sono state recentemente consegnate da
Walter e Luca Borgo al Gruppo
di Ricerca asiaghese che si occupa di Ripristino e Ricordi di
Guerra. Ai coniugi Maria Grazia
e Tino è bastato qualche giro
per l’Altopiano per localizzare
nell’odierno agriturismo lo scatto realizzato 90 anni fa. La pieve
in legno fu costruita dal 6° Reggimento del Genio nel 1918, da
una stima approssimativa possiamo misurarla in 20 metri per
6; nonostante la penuria dei
materiali il reparto d’oltralpe si
profuse per arricchire l’arredo
esterno con tanto di balaustra
e infissi di un certo pregio. La
dedica a Notre Dame de France
è impressa sul montante dell’entrata e, su una foto, nella lapide
a bassorilievo. Ma si era pur in
zona di guerra, quindi non contrastano con la scena di pace e
tranquillità i due soldati che
guardano l’obiettivo del fotografo, pur riparandosi dietro la
pila di sassi e sacchi a terra.
Con buona probabilità il soldato barbuto e vestito con il
pastrano scuro è il cappellano militare, con la mano destra non stringe un fucile,
bensì un bastone. Molto ben
fatto, poi, il piccolo campanile da cui saranno spesso usciti i rintocchi che chiamavano i fedeli alla messa. Di
quel luogo consacrato oggi
non rimane nulla, se non due
fotografie spedite da un soldato alla famiglia quale
“Souvenir de l’Altipiano”,
recuperate grazie a ricerche
vie internet.
Una precisazione: stando all’ingrandimento digitale realizzato dai possessori su una
delle due originali fotografie,
sembra che il foglio bianco appeso vicino all’ingresso della
chiesa riporti in francese il monito: “Non è legna da bruciare!”. Probabilmente riferito alle
artiglierie nemiche, a quanto
pare l’avvertimento ebbe poco
effetto.
Giovanni Dalle Fusine
La 40.a Giornata dell’Emigrante si
svolgerà a Lusiana il 3 agosto con
due appuntamenti: alle 15,30 alla
sala congressi del Palazzon sarà
intavolato il dibattito su “Emigrazione ed immigrazione: due temi a
confronto”. La relazione ufficiale
sarà a cura del dott. Adriano Benedetti già ambasciatore a Caracas e
direttore generale degli italiani all’estero e per le politiche migratorie
del ministero Affari Esteri. Seguirà
un dibattito con i pareri dei rappresentanti dei circoli vicentini all’estero, provenienti dagli stati in cui
maggiormente hanno trovato un
avvenire gli emigrati italiani (Italia,
Europa, America e Australia). Alle
18, a Velo di Lusiana, con lo
spiegamento dei labari dei circoli
vicentini all’estero e delle associazioni combattentistiche e d’arma
sul sagrato della chiesa di Santa
Maria degli emigranti, con un carrello da minatore a fungere da altare, si svolgerà la messa
concelebrata da mons. Alfredo
Magarotto vescovo emerito di Vittorio Veneto e dai parroci delle parrocchie del vicariato lusianese. Al
termine della cerimonia religiosa se-
guiranno gli interventi delle autorità che riprenderanno i temi inerenti
all’emigrazione e all’immigrazione.
Si passerà quindi alla consegna da
parte del sindaco Virgilio Boscardin
della “40.a Lusiana targa d’oro”, assegnata ogni anno a persone o enti
che con la loro attività abbiano reso
meno difficile il calvario dell’emigrazione degli italiani che quest’anno
è stata assegnata come riconoscenza a perenne ricordo di tutti coloro
che hanno voluto che venisse costruita una chiesa dedicata agli emigranti. La chiesa di Santa Maria degli
emigranti è stata inaugurata il 3 agosto del 1969 ed è stata eretta con il
contributo delle famiglie di Lusiana
e degli emigranti che dall’estero hanno inviato il loro contributo. Molte
ambasciate di paesi esteri hanno
inviato le bandiere che fungono da
cornice alla cerimonia estiva. Il progetto era stato redatto dall’arch.
Adolfo Ugo Cipriani emigrato inArgentina e il cav. Cipriano Garonzelli,
emigrato a Buenos Aires, aveva inviato la statua della Vergine degli
emigranti, scolpita da Lorenzo
Marquez, ricavata da un quadro
inviato a Campana, quartiere di
Bossi, il segugio più bravo
Con il segugio Bossi Cesare
Capellari di Foza ha vinto il trofeo assoluto per la categoria
singoli nella gara organizzata
sabato e domenica al Monte
Corno dai “Segugi & Sgugisti”.
Il cane ha superato la prova ottenendo il punteggio più alto di
tutti (47) e la qualifica di “eccellente”. Al secondo posto in
graduatoria dei singoli il cane
Francy di Gian Bortolo Garzotto
di Fara (41 punti). Le gare si
sono svolte nei territori dei
comprensori della Zona Alpi nei
comuni di Lusiana, Lugo,
Calvene, Castrano e Conco.
Nella categoria “coppie” al primo posto si è piazzato Giulio
Bonan di Treviso con Rol e Fu-
ria (punteggio 39, molto buono).
Piazza d’onore per il padovano
Giulio Stevanato (38 punti, buono) con Lola e Birba. Nella categoria gruppi ha vinto Alfonso
Carollo di Lugo (punti 35,33) con
Lampo, Mina e Monte. Nella categoria “mute” ha vinto Rino
Canale di Lugo (molto buono,
punti 41,2) con Moro, Moretta,
Furia, Diana e Dora. Piazza
d’onore per Loris Polga di Fara
(40,33 punti) con Mara, Birba,
Selva, Timba, Bosco e Zara.
Alla manifestazione hanno partecipato 75 concorrenti e 250
cani. E.Z.
Nella foto, Cesare Capellari ritira il premio al Corno.
Buenos Aires, per la chiesa locale
dal papa Pio XII.
Nella targa di quest’anno non sono
stati inseriti nomi perché gli organizzatori hanno voluto con questo
riconoscimento mettere in rilievo
l’impegno profuso da molte persone prodigatesi per costruire la chiesa e nella stessa chiesa di Velo di
Lusiana rimarrà custodita la targa
d’oro che farà parte del museo allestito presso la sacristia del tempio
votivo.
Il comitato festeggiamenti ha programmato per mercoledì 30 luglio
una messa con fiaccolata per le
vie di Velo. Giovedì andrà in scena “Afro sotto le stelle” con il dj
“Efrem”. Venerdì 1 agosto si esibirà la cover band “X-Sens”. Sabato in scena sarà il dj “Edo”.
Domenica 3 agosto la messa sarà
accompagnata dalla banda
“Ronzani” di Lusiana e dal coro
“Amici della montagna” di
Trissino invitati dal gruppo “El
Corgnon”; in serata si esibirà
“Chiara & Magic music show”;
chiusura con i fuochi d’artificio.
Egidio Zampese
Le foto raccontano
la Battaglia
dell’Ortigara
Resterà aperta fino al 17 agosto la
mostra fotografica “La battaglia
dell’Ortigara”, organizzata dai comuni di Lusiana e Gallio con immagini del repertorio dell’Archivio storico Dal Molin. La rassegna, in vetrina al Palazzon di Lusiana, ricorda
le gesta eroiche dei 18 battaglioni
alpini appartenenti alla 52.a Divisione dell’esercito italiano per cercare
di recuperare le posizioni perdute
durante la Strafexpedition. Nel corso di questa sfortunata e sanguinosa offensiva, voluta dal generale
Cadorna e guidata da generale
Mambretti, la fanteria italiana contò ben 12,633 morti in soli 15 giorni
(dal 10 al 25 giugno 1917) e fu una
delle pagine più disastrose della
Grande Guerra. Le foto sono di una
straordinaria potenza evocativa e
raccontano, molto meglio delle parole, non solo la follia degli stati
maggiori e il disperato tentativo del
soldato, ma anche tutta un’epoca
durante la quale i paesi
dell’Altopiano vennero martoriati
dall’evento bellico. La mostra potrà essere vistata sia il mattino che
al pomeriggio nei giorni festivi, solo
il pomeriggio negli altri giorni. E.Z.
Torneo per giovani scacchisti
La festa della neve a Conco
Il Comitato Genitori Scuole di Lusiana,
nell’intento di promuovere il diffondersi
di questa disciplina sportiva, organizza,
con il patrocinio dell’Amministrazione
Comunale, il “3^ Torneo di Scacchi Città
di Lusiana”. Il Torneo si svolgerà Sabato 26 Luglio, a partire dalle ore 20,00
presso la “Terrazza Comunale” (in caso
di cattivo tempo nel Teatro sottostante).
La partecipazione è gratuita ed è aperta
a tutti. I partecipanti saranno suddivisi
in più categorie ed in particolare: categoria ragazzi con età compresa tra i 7 e
gli 11 anni; categoria giovani con età
compresa tra i 12 ed i 15 anni; categoria
adulti con età compresa tra i 16 ed i 100
anni. Saranno premiati i migliori classificati di ogni categoria.
Il gruppo “Conco insieme”, con il Comune e la
Pro loco, organizza la “Festa della Madonna
della neve” a Conco dal 26 luglio al 5 agosto.
Sabato 26 luglio la serata propone musica afro
con dj “Nmax l’arabo” e “Loda”. Domenica giochi popolari al pomeriggio e serata country con
“Sweetriver group”. Mercoledì serata pro Enpa
con dj “Bobrage & Peanuke”. Giovedì 31 giornata degli anziani con messa al palatenda e
intrattenimento musicale al pomeriggio con “El
Canfin”. Venerdì 1 agosto musica con i “GPL”.
Sabato finale del torneo “Memorial Saba” di calcio a 6 e discoteca con “Conte”. Domenica 3
agosto menù di selvaggina e musica rock con i
“King Floor”. Lunedì cabaret con i “Brusa
jachete”. Martedì 5 agosto musica con i “Made
in Italy” e spettacolo pirotecnico.
E.Z.
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Sabato 26 luglio 2008
l’Altopiano
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HOGA ZAIT 2008
Il Festival cimbro tra favole,
musica e i colori della tradizione
E’ stato veramente una grande festa il Festival Cimbro
2008, organizzato dal Comune
di Roana in collaborazione
con le Pro Loco, associazioni
e gruppi vari, tra cui l’Istituto
di Cultura Cimbra che lavora
da oltre 30 anni per la
valorizzazione della tradizione
dei Sette Comuni. La sera di
giovedì 10 luglio ha visto accendersi i falò sulle alture delle
varie frazioni del comune con
musiche, percussioni e la partecipazione di tanta
gente, mentre il venerdì seguente ha avuto
luogo l’apertura ufficiale a Mezzaselva, il piccolo paese dove il
cimbro è ancora parlato,
con la presenza di autorità, ospiti, il gruppo
folkloristico
dei
Grutzigar di Roana e la
esibizione dei Trombini
della Lessinia sempre
molto suggestivi. In serata al Bostel di Rotzo è
stata rappresentata la
commedia Teatrale L’Occhio di Ymer, ispirata a
una favola cimbra.
A causa del brutto tempo non ha potuto aver
luogo la festa al
Tanzerloch di Camporovere,
luogo di particolare emozione,
con fiaccolata, musica e spettacolo dei Rispar di Asiago.
Domenica 13 luglio il Festival
è continuato con escursione,
pranzo e musica al Baito Erio ,
mentre nella serata è stato
molto apprezzato a Canove lo
spettacolo teatrale della
Ghertelina, a cura del gruppo
Theama di Vicenza.
I giorni seguenti hanno visto
escursioni varie, serate di do-
cumentari a Camporovere e a
Cesuna, una serata a Canove
dedicata alle favole cimbre per
bambini, una visita molto riuscita alla comunità cimbra della Lessinia, una serata gastronomica cimbra presso il Ristorante K2 di Mezzaselva, la interessante rievocazione a
Treschè Conca di un matrimonio e di un filò dei tempi passati. In tutte le frazioni in giorni diversi è stata celebrata la
Messa con canti e preghiere in
lingua cimbra.
La fiaccolata e lo spettacolo delle Zeleghen
Baiblen sabato 19 luglio
a Cesuna è stato certamente uno dei momenti
culminanti del Festival,
che ha visto la conclusione domenica con
grande folklore a
Canove e a Roana in
piazza e lungo la attraversata della Valdassa in
costume d’epoca. La cena
cimbra , il travolgente
spettacolo musicale degli
Hotel Riff e di Pierangelo
Tamiozzo, il suono festoso dei campanacci hanno
riempito la serata finale
nel palatenda.
Sergio Bonato
Nella piazza di Roana si attendeva l’arrivo dei transumanti per dare il via al racconto, fatto con
disegni, parole e musica, della storia di Kamparube e della bella Guendalina che, secondo un
antico testo recuperato dal Gruppo Speleologico 7 Comuni, raccontato dai Rispaar sullo stile
dei vecchi “contastorie”, spiega in modo fantasioso l’origine del Tanzerloch.
Ghertelina non canta
più, si è innamorata del
lutaio Jekele lasciando
l’Altopiano alla mercé
degli invasori da nord.
La leggenda cimbra
della Ghertelina, fata dei
boschi e dei fiori, è stata
magistralmente messa in
scena dal gruppo
teatrale “Theama”
domenica 13 luglio al
teatro di Canove causa
maltempo, anzi che nel
teatro naturale del
Bisele, ma la
rappresentazione non ha
risentito del cambio di
programma grazie anche
al lavoro della pro loco
di Canove che ha
allestito in tempo di
record la sala
parrocchiale.
A Rotzo il gruppo teatrale i Lacharen ha
messo in scena lo spettacolo “L’occhio di
Ymer” commedia brillante ispirata alla
favolistica cimbra
Ha divertito i numerosi presenti
il “Filò”, rappresentato a
Treschè Conca nella Stalla dei
Seja da un simpatico gruppo
composto soprattutto di “attori
per caso” locali, che hanno
proposto in una bellissima e
molto ben curata scenografia
“scene da un matrimonio de ‘sti
ani”, con battute e modi di dire
tipici, senza rinunciare a
qualche divertente allusione a
fatti attuali.
Una platea di circa 2500 spettatori ha potuto assistere alla fantastica rappresentazione delle
Zeleghen Baiblen svoltasi domenica scorsa a Cesuna. Lo splendido teatro naturale di pascoli e
pareti rocciose ha fatto da ottimale sfondo al fantastico scenario posto in essere dalla Pro Loco
della feazione roanese. La manifestazione, che rientrava tra gli appuntamenti del Festival Cimbro
“Hoga Zait”, ha impegnato circa 50 volontari coadiuvati da Laura Magnabosco e Cristina Volpe,
responsabili pure della coreografia e dei costumi. “Un lavoro partito già a Natale del 2007 – dice
Edoardo Rostan – nell’ultimo mese ci siamo dedicati alle prove, cercando di armonizzare le mansioni
di cui ogni uno si è preso carico. Il mio compito era comporrei testi; quest’anno si è cambiato in
parte il programma, abbiamo sviluppato il ciclo della natura, con le quattro stagioni a far da tema
trainante, questo ha permesso di sbizzarrirci con gli effetti speciali e le ambientazioni.
L’accompagnamento musicale, il gioco di fuochi, luci e fumogeni hanno reso il giusto tocco di
suggestione e misticismo fin dall’inizio del percorso, ottenendo il consenso di quanti hanno
partecipato a questa bella fiaba”.
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l’Altopiano
Sabato 26 luglio 2008
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Tempo di funghi
Quest’anno ci sono tutte le condizioni per una buona stagione
Le premesse per una buona stagione ci sono tutte: forse chi
leggerà queste righe, la prima
raccolta l’avrà già fatta e comunque di certo a breve, la farà. Le
condizioni ci sono tutte: tanta
acqua, temperatura idonea, luna
calante favorevole. Qualche
sopralluogo nei miei posti, per
valutare l’aspetto “habitat” l’ho
già fatto e ammetto di essere
ottimista. Il sottobosco è umido, il muschio soffice e qualche
timido agarico in compagnia dei
primi steccherini dorati, si è già
mostrato. Ma sappiamo tutti
cosa ci interessa trovare...
Qualcuno tempo fa qualcuno mi
disse: “Brava te sì, a contare
de dove ndar caminare o in
bici, ma de dove che te cati i
funghi, no te ghen parli miga...”
Beh, ne parlo adesso. E no cari,
piano, non dei posti, ma dei luo-
ghi. Intendo dell’ambiente, che
in oltre 50 anni di pellegrinaggi,
ho conosciuto e riconosciuto.
Ti si forma quasi un sesto senso, un’intuizione animalesca
che ti sviluppa l’olfatto, la vista
e perfino il tatto. Sai, e non solo
perché ce l’hai nel Dna, che a
inizio stagione è meglio il bosco esposto a sud o che è meglio la fascia più bassa, mentre
più avanti ci si può spingere in
altura e che sud e nord, si equivalgono. Ma obiettivamente è
difficile spiegare che la radura
assolata in mezzo alla pineta è
favorevole ai boleti, che comunque proliferano sia in aghi di
pino che nell’erba bassa. Che
gli stessi sono quasi sempre
accompagnati da porcinelli
(boletus piperatus, ferrugineus,
badius) e da amanite
(phalliodes,
muscaria,
pantherina, spissa, rubescens)
e dai candidi funghi della farina, o prugnolo, quélet e…spion
de le brise (clitopilus prunulus),
quasi in simbiosi. Che laddove
crescono i primi boleti, quelli
venefici, poi è facile trovare
quelli edibili. Che le mazze di
tamburo escono anche col secco, mentre i finferli (erroneamente noi definiamo finferli i sanguigni, e chiamiamo i veri
finferli, ormai rari, “xaletti”),
abbondano con l’umido. Che
dove viene effettuato un taglio
del bosco, ci voglion anni prima che i funghi riprendano possesso del terreno. Che se fa una
gelata prima del tempo...addio!
Il vero funghista, quello serio,
non fa razzia. Non spacca col
bastone ciò che non gli comoda o non conosce. Non raccoglie esemplari insignificanti,
casomai li protegge con aghi di
pino e foglie, né raccoglie esemplari che non conosce, li lascia
semplicemente lì, al loro destino. Il vero funghista, quello serio, netta il fungo sul posto,
coll’apposito coltellino/spazzolino e lo ripone in un cesto di
vimini. Perchè? Il passaggio di
aria, meglio conserva il fungo e
ne previene il viraggio e consente alle spore di essere disseminate sul terreno. Semplice,
Alcune caratteristiche dei funghi
Cosa sono, come si riproducono e quali sono gli effetti tossici di quelli velenosi
...Ma il fungo è un vegetale o un
animale?
Potremmo definire il fungo un
anello di congiunzione fra il mondo vegetale e quello animale, essendo assimilabile ai batteri, ma
correttamente definibile: vegetale sprovvisto di clorofilla. I veri
vegetali infatti, si nutrono di sostanze inorganiche quali anidride
carbonica, acqua e sali minerali,
che si trovano disciolti nel terreno e grazie alla fotosintesi clorofilliana, assorbono anidride ed
emettono ossigeno. I funghi invece, si nutrono essenzialmente
di sostanze organiche, viventi e
non viventi.
....Come si riproduce?
Per riprodursi un fungo emette
una polverina, detta polvere
sporica. Le spore maschili e femminili, sono cellule di dimensioni
infinitesimali (fra i 3 e i 15 millimetri) in grado, per germinazione, di
dar vita a nuovi esemplari. La
spora di un sesso, quando
germina in un terreno adatto, produce un lungo filamento
monocellulare detto ifa. Più ife
intessute fra loro producono il
micelio, che a sua volta genera il
fungo, solo entrando in contatto
con il micelio prodotto da cellule/ife/micelio dell’altro sesso.
Che ciò avvenga non è facile,
ecco perchè ogni fungo produce, per la “legge dei grandi numeri”, una quantità infinita di
spore.
Aspetto tossicologico
I funghi velenosi e tossici sono
ciò che temiamo di più, ecco
perchè è bene prima di consumarli, farli controllare da un vero
esperto. Purtroppo alcune varietà (Amanite, Boleti, Cortinari) presentano esemplari indistinguibili
fra edibili e tossici, quindi:
occhio...e nel dubbio non consumarli!
Il vero killer è l’Amanita
Phalloides. Si pensi che basta
ingerirne una di medie dimensioni e con i suoi 20 mg. di amantina
e phalloidina, una persona di circa 60 kg. va incontro a morte certa, dopo anche una settimana. Le
amantine si fissano nel fegato e
vengono assorbite dalle cellule
epatiche, che vengono alterate
Ma se son buoni, son buoni davvero!
Alcune ricettine personalizzate
“Vol au vent ai finferli” (xaletti)
Riempire i vol au vent (il mercato ne propone di ottimi già
pronti) con un impasto di finferli
saltati con olio, aglio, vino bianco, prezzemolo uniti a ricotta e
spolverizzati con curry.
“Filetto alla crema di porcini”
Scottare i filetti in olio e aglio.
Cuocere i porcini in olio, aglio,
prezzemolo e vino bianco, quindi
ridurli in crema col mixer, che
calda servirà da letto per i filetti.
“Bruschette ai funghi”
Solita base di cottura per i funghi (se misti, cuocere qualche
minuto in più e saggiarli con la
forchetta, evitando che si
spappolino). Sul pane tostato e
passato con un po’ di olio e
aglio, stendere abbondante, il
misto.
Consiglio: mai dico, mai, far
sbollentare i funghi e poi passarli in padella né lavarli, ma
nettarli con una panno-carta e
un pennellino, per lasciare intatto l’aroma: in fondo nascono
nel posto più pulito che ci sia, il
bosco! Buon appetito!
inesorabilmente fino alla necrosi
e alla totale degenerazione. Per
secoli a livello terapeutico si è
brancolato nel buio, da alcuni
decenni invece, grazie ad un farmaco italiano (Tioctidase), iniettate in flebo fino a 500 cc al giorno, unito a terapie di sostegno,
fino alla normalizzazione della
ghiandola epatica. Parenti stretti
della Phalloides, sono le Amanite
Muscaria e Pantherina, che provocano sintomi di minor portata,
quali intossicazioni gastro-intestinali e al sistema nervoso centrale e
periferico, sbalzi pressori, delirio,
cefalee, vertigini, allucinazioni, etc.
Anche il Cortinarius Orellanus,
provoca sintomi gravi, più vicini alla
Phalloide e può portare alla morte,
come la Gyromitra. Appena meno
gravi
le
conseguenze
dell’ingestione dell’Entoloma e del
Tricholoma, poiché provocando
solitamente il vomito, vengono eliminati in breve dal malcapitato.
Queste righe non per fare terrorismo psicologico, ma per avere ben
presenti i rischi: non passa anno
senza sentire dai telegiornali, che
qualcuno è morto per aver mangiato funghi velenosi.
no? Sì, è vero, tutti noi siamo
stati a volte, funghisti poco seri,
ma certo non come “sistema di
vita”. Io mi irrito oltremodo (...sì,
volevo usare un altro termine)
quando girovagando, trovo
funghi spaccati o peggio funghi prima raccolti poi buttati.
Dove sarà il gusto?
Beh, io sono pronta: scarponi
da funghi, coltellino, cesto, permesso. No, adesso che ce l’ho
in mano vedo che è scaduto:
domani vado a rifarlo.
Beppa Rigoni Scit
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Sabato 26 luglio 2008
l’Altopiano
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Musica è…stare in compagnia Tra musica, ricordo e amicizia
7° Raduno Musicisti Altopiano: anche molti appassionati all’evento tenutosi a Stoccareddo
Il 18 luglio, presso il
palatenda di Stoccareddo e
nell’ambito della tradizionale Festa del Villeggiante,
si è tenuto il 7° Raduno
Musicisti
Altopiano.
L’evento, che negli anni si
è tenuto in differenti locali
e paesi dell’Altopiano, si è
svolto quest’anno nella frazione di Gallio ed è stato
organizzato da Michele
Panozzo, da Gigi “Sincope”
e dalla Polisportiva di
Stoccareddo.
Dopo la gustosa cena disponibile al ricco stand gastronomico del palatenda,
Eros Ambrosini, ideatore e
da sempre promotore dell’iniziativa, ha introdotto ai
presenti la serata, ricordando che lo scopo dell’iniziativa non è quello di esporsi
a una vetrina musicale, ma
di stare in compagnia di chi
ha la stessa passione per la
musica, sia un musicista o
sia un semplice appassionato.
La serata di quest’anno si
è svolta infatti all’insegna
dell’incontro tra gruppi musicali e semplici appassionati. La serata, nonostante
accompagnata da un’ormai
immancabile e implacabile
pioggia, è stata piacevolmente caratterizzata da
una commistione di musicisti e di gruppi: alla 0-100
Bar Band si sono aggiunti i
fratelli Vellar di Roana alla
chitarra e alla batteria e alla
strepitosa Wild West
Country Band si sono aggregati i cori di Maurizio
Rigoni.
Presente alla festa, con
semplicità e umiltà non
scontate, la cantante Gloria, concorrente per due
volte a Sanremo, per una
vincitrice della sezione Giovani e per la seconda del
Premio della Critica, che,
accompagnata alla chitarra
da Luca Baù, ha deliziato i
presenti con la sua voce,
cantando un pezzo di
Robbie Williams: non sono
mancati gli applausi.
Dopo un avvicendarsi frenetico e variegato di musicisti, tra cui i Wide Rock
con dei pezzi del loro nuovo repertorio, la serata è
proseguita all’insegna
dell’improvvisazione: musicisti che non hanno mai suonato insieme si sono misurati con canzoni del repertorio comune, cosa che ha
soddisfatto appieno le
aspettative per la serata,
che si poneva come incontro tra musicisti e appassionati, non come mera, vera
e propria esibizione.
A fine serata, i presenti
hanno ballato sulle note di
Ligabue riprodotte dal
gruppo Libera Uscita, che
ha coinvolto con la musica
pop italiana tutto il
palatenda, nonostante la
pioggia e l’ora tarda.
La soddisfazione più grande degli organizzatori è stata quella di veder realizzato l’obiettivo primo del Raduno Musicisti Altopiano di
quest’anno: una serata in
compagnia, senza la pretesa esibizionistica di mettersi
in mostra e al solo scopo di
riunirsi per cantare, suonare e festeggiare la vita. La
novità di quest’anno, ovvero l’estensione dell’invito a
tutti coloro che volessero
partecipare, si è rivelata
vincente e ha dato un profondo insegnamento: c’è
chi fa musica dopo aver studiato per anni e chi non ha
potuto farlo o ha semplicemente preferito restare ad
assaporarla, l’uno attivo e
l’altro passivo, ma entrambi accomunati da cuore e
anima da musicisti, perché
la musica è per tutti e tutti
hanno orecchie per poterla
gustare e anche... commentare!!!
Martina Rossi
Domenica 3 agosto un’altra giornata in memoria di
Claudio Rebeschini con il Concerto per un Amico
Ritorna anche quest’anno
l’attesissimo Concerto per un
Amico, manifestazione, giunta
ormai alla sua ottava edizione, in
onore e in ricordo di Claudio
Rebeschini, musicista roanese
prematuramente scomparso.
Anche quest’anno, durante il
pomeriggio e la serata della prima domenica del mese (il 3 agosto), si avvicenderanno sul palcoscenico del palatenda di Roana
i gruppi musicali del nostro
Altopiano, ancora una volta uniti
per ricordare un uomo d’oro, un
musicista che è stato uno dei
precursori della musica nel no-
I concerti d’agosto di Artemusica
Grafica Altopiano
Il cinema teatro Palladio di
Cesuna ospiterà nella prima settimana di agosto i
due concerti più attesi
della
Stagione
Concertistica organizzata
da Artemusica.
Il maestro Fulvio Luciani
torna a grande richiesta
ad esibirsi sull’Altopiano
(dove terrà anche un laboratorio di perfezionamento di violino) in quello che si annuncia come
un vero e proprio evento
musicale dell’estate. Il
violinista infatti è abitualmente ospite delle più
prestigiose istituzioni musicali italiane, dal Teatro
alla Scala di Milano all’Accademia Filarmonica
di Roma al Festival dei
Due Mondi di Spoleto e
ha tenuto nella sua lunga carriera centinaia di
concerti in tutto il mondo.
La sua esibizione in pro-
gramma il 2 agosto alle
ore 21 ha un titolo che già
racconta le emozioni che
il pubblico potrà vivere:
“La voce del violino”,
con musiche di Bach,
Tartini, Stravinskij e
Berio.
Da uno strumento a corde strofinate (ad arco) ad
uno a corde percosse.
Sotto i riflettori del concerto di venerdì 8 agosto
un solo pianoforte e due
stro territorio e che, pertanto, è
entrato nel cuore sia di chi l’ha
conosciuto che di chi non ha
potuto stringergli la mano, ma si
sente comunque legato a lui dal
passaggio di un testimone fatto
di note, accordi, spartiti: musica!
La giornata in onore di Claudio
avrà inizio alle ore 16; alle 18:30,
avrà luogo la Santa Messa e,
dalle 19:30, sarà aperto lo stand
gastronomico che, come ogni
anno, delizierà i palati dei musicisti e di chi vorrà partecipare a
questa serata in compagnia.
L’evento, organizzato anche
quest’anno con la medesima
dedizione e lo stesso entusiasmo
da Tony Rock e dalla Pro Loco
di Roana, sarà un avvicendarsi
delle band altopianesi, animate
dalla voglia di stare insieme e dal
desiderio di ricordare e rendere
omaggio a Claudio.
Come tutti gli anni, saranno presenti i Danger Rock con il loro
rock italiano, così come i
Midnight Spaghetti, freschi di un
nuovo repertorio. Immancabili
saranno anche Mario Fabris,
FabioVellar e FabioAgostini (Binario). Parteciperanno anche i
Blonde Brothers, Luca Baù e
Manuel Berthod, Ruben’s
Group, Wide Rock, 0-100 Bar
Band, gli imperdibili Wild West
Country Band, i grintosi Little
Wild e molti altri. Non mancherà qualche sorpresa, come
l’eseordio dei Garage 16 e dei
Black Out e l’esibizione del nuovissimo e attesissimo gruppo The
Chemical Wedding.
Fino al 31 luglio, sono aperte le
adesioni per chi voglia dare il
proprio contributo alla giornata
suonando qualche pezzo; per informazioni gli interessati potranno contattare Tony Rock al numero 348-4434631.
Siete attesi in molti, musicisti e
non, per una serata all’insegna
della musica, del ricordo e dell’amicizia.
Martina Rossi
grandi protagonisti, i maestri Bruno Canino e
Giorgio Tessoni presenteranno: “Hausmusik, ovvero il piacere di suonare a quattro mani”.
Un tempo docente e allievo, i due artisti percorrono strade parallele ma
sempre di grande prestigio.
Indiscutibili la bravura e
la notorietà del primo
che, oltre a collaborazioni artistiche del calibro di
Accardo e Ughi, ha lavorato con i maggiori espo-
nenti della musica contemporanea e con le più
famose orchestre del mondo oltre naturalmente ad
aver suonato come solista
e pianista da camera nelle
principali sale da concerto e festival in Europa, Stati
Uniti, Australia e Cina.
Antonio Tessoni è docente
di pianoforte principale
presso il Conservatorio
Arrigo Pedrollo di Vicenza;
tiene conferenze, seminari
e guide all’ascolto al fine
di diffondere la cultura
musicale.Giovanni Rattini
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l’Altopiano
Sabato 26 luglio 2008
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La fisarmonica di Michele Lunardi
MUSICA
Però non solo musica nella sua vita: al primo posto la famiglia
Pagina a cura di
Cesare Pivotto
Ha la musica nel sangue ed
una passione vera, sincera
per la “sua” fisarmonica,
strumento da cui si sente attratto fin dalla giovanissima
età e con cui esprime grande personalità ed indubbie
qualità interpretative, tanto
che quando lo ascolti esibirsi
ti coinvolge, ti attrae, sembra
che anche le tue dita corrano veloci, assieme alla sue,
sui tasti della sua Victoria (la
fisarmonica) e fanno sentire
tue quelle note che, a grappoli, riempiono l’aria.
Michele Lunardi è un altro di
quei ragazzi “acqua e sapone”, autenticamente genuini,
un talento (tanto bravo,
quanto modesto) espressione e vanto di questa nostra
terra.
La sua vita ha molto a che
fare con la musica, e con la
fisarmonica in particolare “A
5-6 anni strimpellavo con
l’armonica a bocca, ma –
esordisce quando lo incontro
invitandolo a raccontarci la
sua storia – seguendo i miei
genitori quando andavano
a ballare il liscio, restavo
estasiato sotto al palco,
ammaliato da quello strumento, la fisarmonica, capace di farmi bollire dentro un nonsochè; il mio
approccio fu con una chitarra che accantonai subito: il mio strumento era la
fisarmonica! Avevo 12 anni
circa e frequentavo al seconda media quando acquistai la prima fisarmonica; i miei primi passi li ho
compiuti sotto la guida di
Aldo Vellar ed ho così iniziato a suonare liscio e
musica popolare. Ma nel
1999 sono andato ad assistere ad un concorso di fisarmonica classica a
Chiuppano e questo genere mi ha affascinato e fatto cambiare strada; volevo
andare in quella direzione,
ma non sapevo come fare;
fu Ilter Pelosi ad indicarmi il maestro Elio Boschello
(un vero pioniere di questo
genere, uno dei maggiori
specialisti di fisarmonica)
e la sua scuola a Mirano.
Nel 2000 ho iniziato così a
frequentare la sua scuola,
un pomeriggio alla settimana per 8 lunghi anni; all’inizio è stata dura, anche
perché l’approccio non era
di quelli <teneri> ma aveva un perché: verificare se
la passione era autentica,
profonda, e non un fuoco
di paglia”.
Quanto conta la musica nella tua vita? “Evidentemente
molto! C’è una passione
l 1° luglio ha conseguito il Diploma di Conservatorio
Michele Lunardi è nato ad Asiago il 7 giugno 1982, figlio
di Loris e Paola, ha una sorella, Elena.
Nel 2001 ha conseguito la maturità Scientifica presso l’allora Liceo “Pertile” di Asiago. Ha proseguito gli studi di
fisarmonica classica presso l’Istituto “Fancelli-Boschello”
di Mirano (seguendo lezioni individuali col maestro Sergio
Scappini, titolare della cattedra di fisarmonica presso il
conservatorio “Verdi” di Milano e fisarmonicista del teatro “Alla Scala”) superando gli esami presso i conservatori “Pollini” di Padova e “Verdi” di Milano. Lo scorso 1°
luglio ha conseguito il Diploma di Compimento Superiore
(10° anno di fisarmonica classica).
Ha partecipato a corsi di perfezionamento, tra cui il
masterclass tenuto dal maestro Claudio Iacomucci.
Collabora con alcuni compositori e insegna teoria e
solfeggio, pianoforte e fisarmonica presso l’Associazione
Culturale Altopiano “Scuola di musica”.
Si è esibito con l’ensemble “L. Facelli” (un sestetto di
fisarmoniche nato nel 2004 e diretto dal prof. Fossetta)
nelle stagioni concertistiche del Triveneto (Portogruaro,
Pordenone, Mansuè, Sacile, Asiago, Fossalta di Piave,
Sappada ..), a Forlì, Mantova …
Come solista ha proposto saggi pubblici e lezioni-concerto anche nelle scuole; si è esibito come ospite nelle sezioni dell’Istituto “Fancelli-Boschello” di S. Giorgio in Bosco, Villafranca e Villanova; ha tenuto concerti presso
chiese e teatri ad Asiago, Gallio, Foza, Canove, Rotzo,
Bassano, Pove del Grappa, ed ancora Mestre, Mira, Mirano, Treviso e Milano.
La dedica dei genitori
radicata che adesso, dopo
il diploma, è ancor più libera di esprimersi e di essere approfondita, cosa
che invece, fino a quando
fai gli esami, spesso è
incanalata in determinati
binari finalizzati proprio al
superamento delle prove.
Se sto due giorni senza
usare la fisarmonica mi
sembra di tradire quanto
fatto finora, di perdere
qualcosa di me stesso.
Però la musica non è tutto, per me, e non è al primo posto nella mia scala
dei valori: prima vengono
la famiglia, gli affetti, la
morosa (Cinzia, con cui sta
insieme da oltre un anno,
ndr); la musica viene
dopo!”
Finiti gli esami. Punto di arrivo o di partenza? “Per me
aver finito il Conservatorio non vuol certo dire sapere tutto. Questo è servito ad acquisire la preparazione necessaria per partire, per puntare a nuovi
traguardi, a nuove esperienze, a guardare in altre
direzioni …”.
Cosa pensi di fare <da grande>; cosa c’è nel tuo futuro? “Per me il massimo sarebbe poter andare avanti
con la musica. Mi piacerebbe molto insegnare (cosa
che peraltro ho già iniziato a fare, un giorno alla settimana, nella scuola di Mirano
del
maestro
Boschello) ed affiancare a
questo serate e concerti.,
anche per esprimere in
pubblico il mio modo di vivere e sentire la musica.
Però andrebbe bene anche
trovare un’occupazione
che mi lasciasse un po’ di
tempo e di spazio per dedicarmi anche alla musica. In
effetti oggi in Italia è sempre più difficile pensare di
viere facendo musica. Per
la fisarmonica, poi in particolare, strumento che solo
dai primi anni Novanta è
entrata nei conservatori. Si
potrebbe anche puntare a
creare un gruppo <specializzato> (come abbiamo
cercato di fare con
l’ensemble) per proporre
un programma alternativo,
ma non sempre è facile”.
Hai, come tutti, il tuo sogno
nel cassetto? “Direi di sì. Mi
piacerebbe fare concerti,
esprimere con la musica
tutta la mia passione, anche se non gradirei molto
essere sempre in giro per il
mondo: vorrei farmi una
famiglia e conservare comunque del tempo da dedicare a me stesso ed ai miei
cari. La cosa più bella sarebbe poi riuscire ad aprire una scuola di musica
tutta mia, magari proprio
qui sul mio altopiano; mi
piacerebbe comunque riuscire, anche andando nelle scuole a proporre lezioni-concerto dimostrative, a
far avvicinare, apprezzare
ed amare ai giovani e giovanissimi non solo la musica ma anche la mia fisarmonica, strumento che,
contrariamente a quanto
normalmente si crede,è
quanto mai attuale e versatile, adatto a svariati generi musicali (anche grazie a moderne <varianti
elettroniche>, molto più
leggere e con la ulteriori
possibilità espressive) che
vanno dal liscio al classico, dal jazz al moderno”.
Oltre alla musica cosa ama
Michele Lunardi? “Mi piace molto l’astronomia; se
non avessi seguito la strada della musica, sicuramente all’Università avrei
fatto Astronomia. Mi piacciono letture di carattere
scientifico. Non sono tifoso di squadre di calcio di
In silenzio abbiamo fatto
la tua stessa strada, certamente non facile, tortuosa e difficile. Le scelte che hai fatto sono state volute, consapevole
degli ostacoli che avresti
trovato. Non ti sei mai
perso d’animo, la passione per questo strumento
e per la musica hanno
fatto sì che tu finalmente arrivassi al traguardo
che ti eri prefissato. Un
grazie all’Istituto che hai
frequentato, in particolare al tuo maestro, maestro di musica ed anche
di vita. Tutti assieme ti
abbiamo sempre sostenuto
nei momenti difficili, dandoti
coraggio e fiducia. Sei stato
consapevole delle tue possibilità, devi avere fiducia in te
stesso. Ti ringraziamo di
averci fatto assaporare certe emozioni grazie alla tua
maestria e sensibilità che riesci a trasmettere quando ti
stringi addosso la fisarmonica. Per anni in casa non c’è
mai stato silenzio, le nostre
giornate sono sempre state in
musica; anche i muri potrebbero suonare!Ora hai bisogno di un po’ di fortuna: bravura e professionalità non ti
mancano. Complimenti!
Mamma e papà
serie A, anche se ho giocato a calcio per dodici
anni con Asiago e Canove,
anche in prima categoria;
poi ho smesso anche per
problemi legati allo studio.
Adesso amo avere un rapporto con l’ambiente: amo
la mountain bike e fare
passeggiate nel bosco.
Ascolto anche musica moderna ma più di genere
melodico e tranquillo (che
meglio si addicono al suo carattere, ndr);personalmente
non amo rock e metal,
come pure non riesco a frequentare la discoteca”.
La nostra chiacchierata finisce così e congedo con una
pacca sulla spalla ed una calorosa stretta di mano Michele,
ragazzo tranquillo, dal carattere
mite, riservato, sincero; un classico, autentico bravo ragazzo!
L’appuntamento con lui è alle sue
prossime esibizioni; andate ad
ascoltarlo: ne vale veramente la
pena! Suonerà domenica 27 luglio e domenica 24 agosto, sempre alle ore 21, nella Chiesa Parrocchiale di Canove.
I
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l’Altopiano
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Di padre in figlio – I mestieri che si tramandano
Panificatori da un secolo
Rino Casagrande, con i figli Alberto e Daniele, e con il prezioso aiuto
della moglie Nerina cura uno dei panifici storici di Asiago, nato nel 1910
Fornai da quattro generazioni. Lo era il
bis nonno Domenico,
detto Biagio, lo era
nonno Giacomo, lo è
papà Rino che ha trasmesso il gene di
panificatori ai figli
Alberto e Daniele.
Alla dinastia dei
Casagrande da circa
un secolo (il panificio
è nato nel 1910) si
associa il buon pane
sfornato all’angolo
tra piazza Carli e via
Monte Interrotto. Il
forno infatti si trova nello
stesso posto in cui era prima
della Grande Guerra, tempi
in cui il pane era un super
alimento, consumato in tutti i
modi, con ogni piatto, a pranzo e cena, ma anche a colazione, fresco o biscottato,
quando non se ne sprecava
neppure una briciola. Un’immagine di quei tempi è visibile nella foto che pubblichiamo e che fa bella mostra di
sé appesa alle pareti del bar
di fronte. Un quadro semplice, ma suggestivo, che ci riporta ai tempi in cui poche
erano le macchine parcheg-
giate ai lati della strada e il
pane più che venduto in negozio veniva consegnato a
casa direttamente dal fornaio che ogni mattina faceva il
suo bel giro in bicicletta. Un
compito che anche Rino, da
giovane, ha svolto per parecchio tempo.
Come tutti i mestieri, anche
quello del fornaio ha subito
una notevole trasformazione
negli anni, grazie all’introduzione di nuove tecnologie per
la preparazione del prodotto.
Ancora oggi si lavora nel
cuore della notte per avere il
pane bello e pronto di primo
mattino, ma fortunatamente
gli orari non sono più quelli di
una volta. Le impastatrici automatiche, la lievitazione
programmabile e i forni computerizzati hanno alleggerito
molto il peso della produzione e si ha la possibilità di dormire qualche ora in più. “Nel
periodo di stagione – sottolinea Alberto – la sveglia è
comunque puntata sulle tre,
anche prima”.
Qualche levataccia insomma
è sempre necessaria, anche
perché è notevolmente “lievitata” la varietà dei prodotti
che oggi si offrono al cliente.
Basta entrare nel negozio dei Casagrande per
rendersene conto. Alle
spalle delle commesse
fa bella mostra di sé una
lunga fila di ceste in cui
si trova pane di tutti i tipi,
dal comune all’integrale, da quello ai cereali a
quello con olive o con
cipolle, da quello più
morbido a quello più
croccante, pezzi piccoli
e pezzi grandi, filoni e
filoncini: se non hai le
idee chiare, rischi di
metterci, per decidere,
lo stesso tempo che ci impieghi e scegliere un vestito.
Altro che solo pane comune
o pane all’olio come una volta! Risolto il dilemma “Che
pane compro o assaggio
oggi?” ti si presenta quello
“Potrei anche prendere del
dolce o della pizza”. Il bancone infatti è fornitissimo di
tanti altri prodotti da forno:
focacce, croissant, torte, biscotti, pizzette e pizze farcite.
La fantasia e la capacità di
proporre sempre cose nuove ce l’ha Alberto che frequenta spesso corsi appositi,
che è creativo e ama speri-
Nerina e Rino con
i figli Alberto
(a sinistra) e Daniele
mentare nuove ricette. Un
caso in cui l’allievo insegna
al maestro? “No, no – dice
simpaticamente Rino – semplicemente lascio che faccia
lui, anche per non sentire parole”.
Se il forno è il regno di papà
e figli, la regina del negozio è
mamma Nerina che da quando è diventata una
Casagrande ne cura tutta
l’organizzazione, con totale
dedizione.
Parlando di pane non possiamo non affrontare la questione rincari che tanto ha tenuto banco sui giornali negli ultimi mesi. “Sicuramente produrlo costa di più – dice Rino
– ma non è tanto il prezzo
della farina che incide sul
costo finale, quanto quello
Gli alberi di Marika
In mostra alla galleria Busellato i quadri dedicati alla natura e ai boschi dell’Altopiano
E’ aperta alla Galleria
d’Arte Busellato di
Asiago, in corso 4 novembre, 86, la mostra personale di Marika Vicari intitolata “Alberi. Segni
sulla neve”.
Organizzato con il patrocinio della Città di
Asiago e della Comunità
Montana, l’evento si
pone come un piccolo
atto dedicato alla cultu-
ra locale, un gesto di una
giovane artista dedicato
alla natura e ai boschi
dell’Altopiano importanti segni per la sua ricerca.
Marika Vicari è un giovane talento il cui lavoro
si sta affermando nei
principali centri artistici
e culturali europei. Nata
a Vicenza nel 1979,
Marika si è diplomata in
pittura all’Accademia delle Belle Arti di Venezia e in
seguito si è laureata in
Progettazione e Produzione delle Arti Visive alla Facoltà di Design e Arti dello IUAV di Venezia. La sua
ricerca è dedicata all’esplorazione della natura e del paesaggio che restituisce lavorando direttamente su pannelli di legno
di pioppo trattato con re-
Nella foto allegata: As I walk - 20x20
resine e grafite su legno di pioppo.
sine e disegni in pastello e
grafite. Il risultato di questa ricerca è di grande fascino, un microcosmo di
segni e disegni che rimandano all’essenza della natura colta sempre da un
punto di vista inusuale,
quasi fosse esplorata dall’occhio dell’animale selvatico. Le sue opere racchiudono un piccolo universo fatto di sottobosco,
di piccoli passaggi tra le
piante attraverso le tracce
e i segni del passaggio dell’uomo: due rami spezzati,
due pali che sostengono un
reticolato di confine. Fin
dall’infanzia Marika Vicari
ha
subito
la
fascinazione dei boschi
dell’Altopiano dei Sette
Comuni e dopo averli raccontati con le sue opere in
mostre e performance allestite in molte città europee,
viene per la prima volta
presentata in mostra ad
Asiago. Per la sua personale l’artista ha progettato
un
allestimento
scenografico e un percorso di mostra. Attraverso
piccoli segni e la presenza
costante di elementi naturali in galleria, il visitatore potrà immergersi in
un’ambientazione minimamente suggestiva, tra suoni,
colori e profumi del bosco.
La mostra, resterà aperta al
pubblico tutti i giorni fino a
domenica 3 agosto dalle 10
alle 12,30 e dalle 16 alle
19,30.
dell’elettricità, del gas e le
tasse che bisogna pagare”.
Oltre alla professione, c’è
un’altra cosa che accomuna
padre e figli e che merita di
essere ricordata: la passione
per l’aeromodellismo. Accanto al laboratorio del pane, i
Casagrande hanno anche
una piccola “officina” in cui
montano e realizzano aerei
telecomandati di vari modelli
e dimensioni e non è raro vederli insieme mentre caricano sull’auto un aero appena
realizzato per andare a farlo
volare. Insomma, in questo
caso sicuramente il detto
“Tale padre, tale figlio”, se si
parla di mestiere e passatempo, è molto azzeccato.
Stefania Longhini
Marika Vicari vive e lavora tra Vicenza e Ptuj in
Slovenia. Collabora con
gallerie e istituzioni di livello internazionale. In
questi anni ha esposto a
Vienna, Berlino, Milano,
Venezia e Brno. I suoi lavori sono stati presentati
nelle principali fiere
d¹arte europee. Tra queste: Dornbirn e Innsbruk
Austria, Milano - MiArt,
e Berlino. Ha curato progetti artistici per la Fondazione Bevilacqua La
Masa di Venezia.
Ha studiato e lavorato
con artisti, curatori e fotografi attivi in ambito
internazionale tra i quali: Hans Ulrich Obrist,
Lewis Baltz, Guido Guidi,
Mona Hatoum, Antoni
Muntadas, Armin Linke e
Angela Vettese.
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“Una vita per le persone, non per le cose”
VOLONTARIATO
La raccolta di carta, ferro e vestiti effettuata dai ragazzi dell’Operazione Mato Grosso per una
settimana su tutto il territorio
dell’Altopiano di cui abbiamo riferito recentemente, è stata l’occasione anche per conoscere un
po’ meglio il movimento, scambiando quattro chiacchiere con
Anabella Espinosa, ragazza
roanese di origini argentine, trasferitasi
da
piccola
sull’Altopiano con la famiglia.
Ascoltandola è stato possibile
constatare quanto siano forti le
motivazioni che spingono questi giovani a darsi da fare per
poter aiutare gli altri. Anabella,
incontrata due giorni prima che
partisse per passare sei mesi in
una missione dell’O.M.G. assieme a un gruppo di
sessantacinque giovani di tutta
Italia, di cui tredici vicentini, al
momento di partire sapeva solo
che la meta del suo viaggio sarebbe stata il Perù, ma non era al
corrente di che cosa avrebbe fatto, né in quale missione sarebbe
arrivata. I gruppi vicentini dell’
O.M.G. sono 14, divisi in “giovani” e “adulti”, che oltre ad organizzare campi di lavoro, si occupano di mercatini dell’usato, raccolta di viveri, organizzazione di
matrimoni, allestimento di mostre
di mobili fatti dai ragazzi delle cooperative delle missioni, come
quella che si tiene nel mese di
agosto nei locali delle scuole
medie di Asiago. Tutto quello
che guadagnano con le diverse
attività serve a finanziare i vari
progetti nelle missioni, tanto che
i volontari si sobbarcano personalmente le spese, siano quelle
del carburante dei mezzi che servono alla raccolta di materiali,
della spedizione dei viveri, del
biglietto aereo per il viaggio verso le missioni. Il gruppetto
dell’Altopiano, che opera in
stretto contatto con quelli della
pedemontana, si ritrova a lavorare insieme 2 o 3 sere la settimana, in una stanza messa a disposizione a Canove dal Comune di
L’esperienza di Anabella Espinosa, partita per il Perù dove passerà sei mesi
in una missione, e dei giovani dell’Operazione Mato Grosso
tuita, senza ricevere alcun compenso economico, e per tempi più
o meno lunghi. “Oltre a imparare
da noi un lavoro, a valorizzare ciò
che offre il proprio territorio –
conclude Anabella - la gente del
posto impara ad aiutare a sua
volta gli altri, tanto che c’è chi
decide di fare “Operazione Mato
Grosso” nel proprio paese”. Tramite Stefano e Lucia, amici di
Anabella, abbiamo saputo che lei
e i suoi compagni di viaggio sono
stati accolti a Lima, capitale del
Perù dagli altri volontari italiani
che vivono da anni in quei luoghi, venendo poi a conoscenza
delle loro destinazione definitiva
per i sei mesi di permanenza.
Anabella è stata destinata alla
Missione di “Tinti” che si trova
nella regione dell’Ancash, a Nord
Roana. Proprio per conto del
Comune di Roana i ragazzi
dell’OMG svolgono lavori di taglio erba e pulizia sentieri, distribuzione volantini manifesti e altro, destinando i guadagni derivati dal loro lavoro sempre a favore delle missioni. Anabella
Espinosa, dopo essersi laureata
lo scorso marzo e aver svolto
durante il periodo degli studi diversi lavori, spiega il suo desiderio di partire per andare in missione come il naturale proseguo
di un cammino, condiviso assieme a tanti amici conosciuti durante i campi di lavoro effettuati
in tutta Italia. Ma cosa spinge
questi giovani a regalare il proprio tempo libero per aiutare gli
altri? “La ricerca di una vita più
semplice – dice Anabella – fatta
di valori diversi, che non sia sempre di corsa e soprattutto non
venga vissuta per le cose da fare,
ma per le persone, per gli altri.
Durante le nostre attività nascono delle vere amicizie, che saranno tali per tutta la vita. E’ bello
confrontarsi, scoprire altre persone che la pensano come te, disinteressandosi delle cose ma-
teriali. Lavorare per gli altri, gratuitamente, non mi pesa, anzi, la
fatica di fare qualcosa con le proprie braccia e mani la considero la
riscoperta di un valore, della concretezza. I meccanismi che ci muovono sono spontanei, chi viene
a lavorare con noi lo fa quando
ne ha voglia, non c’è alcun obbligo. Gli incontri che organizziamo,
anche nelle scuole, per spiegare
la nostra attività e invitare altri
giovani a unirsi a noi, non hanno
lo scopo di trovare nuove braccia, ma quello di offrire la possibilità di scoprire valori diversi. Il lavoro che facciamo qui in Italia e
nelle nostre circa 80 missioni in
America Latina non è semplice
beneficienza, il fine è quello di
dare la possibilità a questa gente
di rimanere nella propria terra, per
questo insegnamo loro un lavoro e ciò che costruiamo viene intestato alla gente del posto”. I volontari OMG, giovani, famiglie sacerdoti, prestano servizio a favore dei poveri in zone particolarmente depresse e isolate, realizzando interventi in campo
educativo (scuole agricole, professionali per l’intaglio del legno,
In questo mondo di ladri….
Piccoli furti che non fanno notizia, visto il valore irrilevante
di ciò che viene sottratto al legittimo proprietario. Ma chi subisce il furto, per quanto esiguo
sia, non può fare a meno di provare una grande rabbia, proprio
perché ancora più inaspettato.
Parla chiaro il cartello che abbiamo fotografato, appeso all’ingresso di una villetta in una zona
periferica di Canove:”Ladro di
fiori, so chi sei. Vergognati. Che
ti servano per la tomba”. Un augurio che non va per il sottile e la
dice tutta su come certi gesti facciano indispettire. E come minimo avrà augurato al ladro che gli
andasse ben di traverso l’acqua
che si è visto rubare un incredulo ed assetato cittadino roanese,
dopo aver passato un pomeriggio in una zona di bosco
impervia, lavorando duro per preparare la “partia de fagaro” da
portare a casa. Una bottiglia da
un litro e mezzo d’acqua “leggermente frizzante” contenuta in una
semplicissima borsa termica con
un paio di panetti refrigeranti, lasciata poco più in là del luogo
dove si era fermato a raggruppare il legname, in modo da potersi
dissetare al momento del bisogno. Valore della merce sottratta,
cinque euro, centesimo più, centesimo meno. Non si può quantificare invece l’irritazione provata
dal nostro boscaiolo nel constatare con disappunto che qualcuno aveva fatto sparire la bottiglia
con il liquido in quel momento
così prezioso per lui. Come cambiano i tempi! Una volta chi andava in bosco per portarsi a casa
il legname assegnatogli doveva
fare i conti con i “roba stanghe”,
categoria comunque sempre in
attività, che, visti i tempi che corrono, ha pensato bene di “arrotondare” passando anche al furto di … acqua minerale! S.B.
tessile, per infermiere), religioso
(chiese, oratori, seminari), sanitario (ospedali, ambulatori, infermerie), sociale (creazione di cooperative, costruzione di case,
ponti, strade). I ragazzi che vengono avviati alle varie attività
vengono scelti tra le famiglie più
bisognose e ricevono istruzione,
formazione professionale, vitto e
alloggio. I volontari prestano la
loro opera in forma totalmente gra-
di Lima, circa a 600 km, nel cuore
della Cordillera Andina. In questa Missione, aperta da anni, vivono Angelo e Patrizia, originari
di Zanè, in Perù dal 1993 assieme
ai loro quattro bambini. Le attività che vi si svolgono sono scuola di taglio-cucito-ricamo per ragazze povere del luogo, e una
scuola Magistrale per Maestri elementari. Un’altra attività importante è l’oratorio delle Ande che
raggruppa tutti i bambini dei villaggi vicini alla Missione (catechismo, gioco, aiuto agli anziani, poveri...e che offre un pasto
caldo per tutti). Il compito di
Anabella è quello di rendersi utile alle esigenze di questa Missione collaborando con i volontari italiani.
Silvana Bortoli
Grazie ai volontari dell’Operazione Mato Grosso anche
quest’anno ad Asiago, dall’8 al 17 agosto, nei locali della
Scuola media statale Reggenza 7 Comuni si terrà una mostra di mobili andini provenienti dall’America Latina, dalle cooperative gestite dall’OMG, realizzati interamente a
mano. Tra le tante attività volte all’aiuto delle popolazione andine si annovera da tanti anni la gestione di cooperative, in Perù, che fabbricano mobili di pregio, sia per il
design, curato da architetti italiani ed ora anche da provetti artigiani peruviani, sia per il materiale usato (legno
della foresta amazzonica con utilizzo a massello), sia per la
tecnica di lavorazione che prevede solo l’impiego manuale
con pezzi costruiti singolarmente e dallo stesso operatore.
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Don Fortunato Di Noto: “Chi sa parlare taccia, chi sa fare faccia”
Io, prete, coi bambini per tingere il mondo
di don Marco Pozza
Canonica di Avola, Sicilia meridionale. La terra del famoso
Nero d’Avola e dei dolci di
mandorle. Due motivi d’orgoglio per non passare inosservata in una Sicilia così ricca di fascino, di cultura e di
millenarie tradizioni. Il problema è il parroco di questo
paesino sito a 40 km da
Siracusa. Un prete con fisico
e lineamenti che a prima vista lo avvicinano più a Bud
Spencer che a Fra’ Cristoforo:
ma quando agisce è più Fra
Cristoforo
che
don
Abbondio. Uomo pratico,
dai modi apparentemente un
po’ bruschi. Che spesso ripete: “Chi sa parlare taccia,
chi sa fare faccia”. Un giorno lo va a trovare Gianni, creatura piccola dalla storia
drammatica, e gli sbatte in
faccia una domanda: “Perché
la mia vita è solo in bianco
e nero?” Lui gli chiede:
“Come la vorresti?” Il bambino risponde deciso: “Come
un arcobaleno”.
Nasce così - pilotata da un
Dio nobile e da un prete tenerissimo –Associazione
Meter che nel corso dei suoi
vent’anni d’attività ha denunciato e smascherato
170.000 portali pedo – pornografici e mandato in galera
centinaia di pedofili: professionisti, preti, medici, avvocati, professori. Insospettabili
padri di famiglia, i cui figli hanno
la stessa età dei bambini che loro
acquistano nei bordelli della
Cambogia o di Cuba, usano e poi
lasciano lì per il vizio di altri ricchi
clienti. E avanti il prossimo. Sulla
sua scrivania ci sta il Breviario, la
Scrittura Sacra e l’aspersorio. Ma
anche il cellulare, un PC, internet.
Myspace, YouTube, sms, email
e blog. Un rapporto tra sacro e
profano che per lui è “terra di
missione”. I sapienti ridono e lo
considerano un imbecille: d’altronde un prete vero oggi non
può brillare. Ma lui non si da per
vinto. Di fronte a questa moderna “strage degli innocenti” da
Il Papa a Sydney: “I preti pedofili sono la vergogna della Chiesa” Un prete inesausto.
Pedofilia. Pedopornografia. Tutela dell’infanzia
adulti, responsabilmente e con
maturità saggia e affettiva, li
aiutano a crescere e ad imparare a distinguere tra il seme
buono e la zizzania. Credo che
il rispetto del creato dipenda
molto da come accettiamo,
amiamo, educhiamo i bambini. Serbo un’immagine forte
che racconta di me: da bambino sognavo sempre di essere
schiacciato da un peso enorme che mi rompeva il torace e
perforava i miei polmoni. Ma
nonostante tutto rinascevo:
essere bambini è rinascere
ogni giorno fino al giorno finale. Non si diventa mai adulti.
Avola ogni volta ri-parte per sferrare il suo attacco alle grandi
lobby criminali. Lo vogliono morto: lui vuole i bambini vivi e sorridenti. Per questo ha raccolto la
sfida. Il papa a Sydney ha confessato vergogna per i preti
pedofili. Lui da 20 anni denuncia, smaschera, provoca, riflette,
urla, corre, incontra. Rischia. Non
si è suicidato se sabato 25 giugno 2005 migliaia di persone hanno festeggiato la Prima giornata
dell’Orgoglio Pedofilo. Non si è
arreso se in Olanda c’è un partito che vuole liberalizzare la pornografia infantile, il sesso con gli
animali e i rapporti sessuali tra
adulti e bambini maggiori di 12
anni. Non si è fatto ricoverare. Ha
esagerato: ogni anno dal 1995,
invita a celebrare la prima domenica di maggio la Giornata della
Memoria dei bambini - vittime
della violenza, indifferenza e
sfruttamento.
Ovvero: vinci il male con il bene!
“Dormono là dentro, o sbadigliano tutt’al più. Solamente i bambini schiacciano il naso contro i
vetri. Solo i bambini sanno quello che cercano” (A. de SaintExupery, Il piccolo principe,
1943) Chi sono i bambini per
don Fortunato?
Sono l’uomo: intero ed integro.
Si è bambini nella misura in cui gli
Nell’ottobre del 2000 molti
ricordano le dimissioni di
Gad Lerner e il terremoto al
TG1. Da Torre Annunziata
partì una grande inchiesta
che portò all’arresto di 12
persone, moltissime informazioni e centinaia di rinvii a
giudizio. Le minacce si fecero insistenti! Ma perché qualcuno continua a dire che la
pedofilia non è un problema
nella società?
A chi dice che la pedofilia è
un problema inesistente, io
dico e confermo che è una
emergenza sociale e sempre
più criminale di vastissime
proporzioni. Negli anni ‘90
quando per primo iniziai a gridare con forza contro tali misfatti, tanti ostacoli si contrapposero a questa mia pubblica esposizione di violenze su bambini.
Quando già in quegli anni parlavo di “lobby pedofile”, “partiti
pedofili”, “orgogli pedofili” ci
furono alzate di scudi. Anche il
mondo della politica ed
ecclesiale mi videro con sospetto (forse ancora oggi!) Ma la verità va detta per rispetto di tutti
quei bambini che sono vittime
annientate e vilipese: un vero e
proprio olocausto bianco,
un’inaudita e spaventosa zona
grigia che alimenta mercati, affari, criminalità e spaventosi silenzi
che si consumano dentro le case
e nei tuguri del mondo. E’ intollerabile pensare che una triste realtà venga considerata secondaria
ad altri problemi.
Davvero è ancora vivo Erode?
Erode è più che vivo! E’ l’antitesi
del Bene che si adopera ad alimentare la speranza. Erode è nemico della vita, puro ed estremo
egoismo, tenebra che offusca la
luce, mercante che smercia la vita
e la traffica, famelica ostentazione di piacere e lussuria che non
rispetta il tempio di Dio che è il
corpo (soprattutto dei bambini).
Ma Erode non vincerà: i bambini, gli uomini e le donne di buona
volontà gli fracasseranno la testa. Erode sarà mangiato da se
stesso. E in tutta questa strage
mi consola il fatto che tanti bambini vivono nell’agio e nella felicità. E qualcuno abbiamo potuto
salvarlo.
Come fa la tua associazione
(www.associazionemeter.org) a
trovare i siti incriminati?
170.000 portali sono stati denunciati in tutti questi anni alla Polizia Postale e in tutto il mondo.
Un orrore smascherato per delineare una mappa e conoscere i
milioni di bambini coinvolti. Pensa che più di 500.000 mila foto di
volti di bambini sono contenuti
nel data base all’Interpol per sperare di individuarli anche a distanza di anni (650 dal 2004). L’attività di monitoraggio della rete è
condotta da volontari scelti che
si limitano ad essere “vedette della rete” per segnalare tutto ciò
che coinvolge i minori nello sfruttamento sessuale e nella
pedofilia, alle autorità di polizia
in tutto il mondo. Non
criminalizzo la rete: è una nuova
sfida e uno dei mezzi straordinari
di libertà e di comunicazione. Ma
l’Associazione Meter oltre ad
avere numerosi servizi di prossimità con chi subisce abusi ha
anche un Centro di ascolto e prima accoglienza per le vittime (600
casi seguiti, concretamente, fino
a conclusione di iter giudiziario).
Nessuno che è stato accusato di
reati sessuali su minori è risultato un falso. Tutti hanno ammesso le loro colpe e sono stati giustiziati.
Claudio Simeoni, Meccanico
Apprendista Stregone, Guardiano dell’Anticristo, ti definisce “adoratore del macellaio di
Sodoma e Gomorra” – riferendosi chiaramente al Dio cristiano. Cosa significa per te portare avanti la Verità?
La menzogna inghiottirà la menzogna. Del resto da chi adora “il
menzognero” cosa posso aspettarmi? Cosa posso attendermi da
coloro che non si mettono in discussione nella Verità? Cosa
posso sperare da coloro che vivono nell’oscurità e che si coprono gli occhi con occhiali neri per
non farsi vedere nella loro paurosa
debolezza e precarietà? Mi preoccupa
maggiormente
il
coinvolgimento delle persone deboli (bestie di Satana, ndr), da come
vengono manipolate e rese schiave. Il Dio cristiano che ho incontrato e conosciuto è quello che ha dato
suo Figlio, Gesù Cristo, in riscatto
per molti inchiodandolo sulla Croce. Nella logica dell’amore. Ma
Gesù Cristo ama anche gli apprendisti pseudo stregoni affinchè si
convertano e vivano una buona
vita.
vergogna per il dramma della
pedofilia tra il clero. Chris
MacIsaac, portavoce di un gruppo di sostegno a persone abusate
da sacerdoti cattolici, ha oggi
esplicitamente accusato il papa di
non essersi scusato in maniera significativa con le vittime. Alle scuse occorrerebbero i fatti.
Benedetto XVI ha detto cose di
portata storica. Scusandosi ha tracciato linee chiare per i vescovi: i
sacerdoti devono essere giudicati
dai tribunali e bisogna collaborare
con la giustizia affinchè venga fatta chiarezza. E’ ovvio: si può fare
sempre di più, ma dobbiamo stare
attenti che vicende così dolorose e
tristi non divengano solo pretesti
ideologici di attacchi alla Chiesa.
Non credo che la Chiesa da oggi
metterà a tacere gli abusi sessuali
sui bambini, come non deve mai
tacere sui misfatti contro i poveri, i
deboli, i piccoli. I preti, è bene ribadirlo, in coscienza, se hanno compiuto tali peccati gravissimi e reati
non devono fare più i preti. I seminari siano luoghi di maggiore discernimento.
Che spessore ha realmente il fenomeno della pedofilia?
Dare i numeri non deve sembrare
solo un’ostentazione sterile: 158
milioni di minori vittime di violenze
sessuali nel mondo, 2 milioni ogni
anno coinvolti nel mercato della
pedocriminalità e pedopornografia
(anche online), 2 milioni coinvolti
nel traffico di essere umani. Dietro
un bambino corrotto c’è sempre un
grande corruttore. Ma non dimentichiamo la strisciante cultura
pedofila che tende a giustificare tutto. Lo scorso mese Associazione
Meter ha elaborato una proposta
di legge contro la pedofilia culturale (appoggiata da 120 deputati
bipartisan) già in discussione alla
II Commissione Giustizia. Una proposta di legge contro chi promuove e istiga la pedofilia come un fatto buono.
Chi è veramente don Fortunato
Di Noto?
Una voce che grida in difesa dei
bambini vilipesi e abusati. Che se
ne infischia degli insulti e degli sputi. Che vuole colorare il mondo di
speranza.
Il Papa da Sydney confessa la sua
“Tre cose ci sono rimaste nel cielo
– scriveva l’Alighieri poeta -: le stelle, i fiori e i bambini”. Questo
prete lo vogliono morto perché
insegna a vivere. Davvero strano questo mondo.
Don Fortunato Di Noto è un
prete siciliano di 45 anni, parroco di Avola (Sr) insegnante
di Storia ecclesiastica alla
Pontificia Università Teologica Santa Croce di Roma. Fondatore e presidente dell’Associazione
Meter
(www.associazionemeter.org) –
nata come lotta alla pedofilia,
alla pedopornografia e alla tutela dell’infanzia - è consulente
del Ministero delle Comunicazioni per le politiche dell’Infanzia, membro del Comitato di ga-
ranzia e tutela Internet@minori,
membro del comitato scientifico della Polizia Postale. Collabora con la polizia postale e delle comunicazioni italiana, con
l’Fbi, con l’Interpol, con la
gendarmeria francese, con la
polizia spagnola, svizzera, tedesca e brasiliana. Numerosi riconoscimenti nazionali ed internazionali fra cui l’alta onorificenza di “Cavaliere della Repubblica Italiana” per l’impegno profuso nei confronti dell’infanzia.
Un prete di strada.
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l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
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“Forti in scena”: arte, storia e spettacolo
nei luoghi della Grande Guerra
Quinta edizione per Forti in Scena, che si conferma uno degli
eventi estivi di maggior rilievo artistico e culturale del
Veneto. Unico nel suo genere
a livello europeo, il Festival
intende valorizzare i numerosi luoghi legati alla Grande
Guerra presenti nel territorio
veneto e vicentino in particolare, attraverso spettacoli di
danza musica e teatro che
hanno come tema il primo conflitto mondiale. Quest’anno,
in occasione del novantesimo
anniversario della fine della
Grande Guerra, il festival propone un programma d’eccezione sia sotto l’aspetto artistico sia sotto quello
filologico.
“Il legame con le Province e i
Comuni limitrofi –afferma il
Vicepresidente della Provincia di Vicenza Dino Secco- si
fa sempre più forte nell’intento di fare sistema e mettere in
atto una serie di azioni ed iniziative per far conoscere al
grande pubblico i luoghi della Grande Guerra e la storia
recente che ha segnato la nostra comunità. Portare l’arte
nei forti avvicina alle vicende
storiche un pubblico diverso
da quello tradizionale, e crea
motivo di approfondimento in
maniera originale.”
Nonostante la difficoltà nel
raggiungere i luoghi degli
spettacoli e la fatica imposta
dai sentieri di montagna, il
pubblico dei Forti in Scena è
numeroso e variegato, attirato dalla particolarità di rappresentazioni talvolta apposita-
La quinta edizione della rassegna propone 9 spettacoli, due dei quali in Altopiano
mente studiate per la rassegna, talvolta adattate a contesti di particolare suggestione che le rendono uniche.
“Forti in Scena –commenta
Mauro Passarin, conservatore del Museo del Risorgimento di Vicenza oltre che consulente storico del Festival- si
propone anche come occasione per far rivivere luoghi che
tanto hanno da raccontare. E
ci invita a riscoprire siti che
negli ultimi anni sono stati
oggetto di progetti di
recupero, come Forte Interrotto, Forte Campolongo, Forte Campomolon. Stimolando
un recupero non solo strutturale dei forti ma anche dell’anima che racchiudono.”
“Senza dimenticare –conclude
il Vicesindaco e Assessore all’Istruzione del Comune di
Vicenza Alessandra Moretti il valore didattico che eventi
di questo genere hanno soprattutto per i giovani. E’ doveroso per noi tutti, e rispettoso nei confronti dei nostri
avi, custodire la memoria del
passato, facendoci promotori
di valori universali fondamentali per far sì che simili tragedie non si vernichino ancora”.
Due gli spettacoli che si ter-
ranno sull’Altopiano di
Asiago: Domenica 10 agosto
alle ore 16,30 a Forte Interrotto ad Asiago è di scena la danza con Echi di guerra. Le
danzatrici di Naturalis Labor
sapientemente condotte da
Silvia Bertoncelli si approprieranno del Forte per farlo
rivivere in un modo insolito
del tutto nuovo. Chiude il
Festival Il Canto della Natura
del coro I Polifonici Vicentini
che, diretto dal maestro Pierluigi
Comparin, delizierà gli spettatori con un repertorio che spazia
da De Marzi a Mendelssohn. Lo
spettacolo, prima regionale, si
terrà domenica 31 agosto alle
ore 16,30 a Forte di
Campolongo (Rotzo).
Ideato da Luciano Padovani
(Compagnia Naturalis Labor) e
Mauro Passarin (Museo del Risorgimento e della Resistenza),
Forti in scena è organizzato da
Compagnia Naturalis Labor
con il sostegno della Regione
Veneto, della Fondazione
Antonveneta (partner ufficiale del Festival), delle Province di Vicenza (Assessorato al
Turismo), Treviso (Rete Eventi) e Belluno, del Comune di
Vicenza (Musei Civici) e dei
Comuni di Arsiè, Cibiana,
Nervesa della Battaglia, Valli
del Pasubio, Asiago, Arsiero/
Tonezza del Cimone, Sedico e
Rotzo.
Maggiori informazioni si trovano
sul
sito
www.fortinscena.it o contattando lo 0444-912298
Un libro a schede spiega la Grande Guerra
Un libro per conoscere la Grande Guerra sotto ogni aspetto,
che fornisce gli strumenti indispensabili per dedicarsi ad
ogni altro studio sull’argomento. E’ in libreria da qualche
giorno “La Grande Guerra 19141918 – Percorso di studio a
schede” (Nordpress Edizioni).
Si tratta del primo saggio sul
primo conflitto mondiale di
Alessandro Gualtieri, un appassionato storico, assiduo ricercatore e studioso, residente a Milano, autore
del sito internet
www.lagrandeguerra.net
e Presidente del Centro Studi Informatico
La Grande Guerra.
Un’opera innovativa,
soprattutto per la capacità dell’autore di
ricostruire in modo
esauriente e chiaro,
grazie alle schede
tematiche, la vicenda
del conflitto. Il casus
belli, la cronologia
essenziale, i principali fronti e le più importanti battaglie,
quindi i materiali, gli
armamenti e le tecnologie, sono i pilastri
a cui si avvolgono
queste pagine, com-
pletate da alcune curiosità e
da un glossario. A corredo,
molte fotografie d’epoca,
unitamente a scatti personali
dell’autore.
Il libro si rivolge ad un pubblico variegato e non esclusivamente composto da esperti
conoscitori della materia, pertanto l’autore rende ben comprensibile l’intera opera con
un linguaggio ben levigato e
scorrevole che unitamente alla
bontà degli argomenti contri-
buisce a mantenere sempre alta
l’attenzione del lettore.
La prefazione del volume è a
cura del nostro collaboratore
Giovanni Dalle Fusine, anche
lui ricercatore, appassionato
di storia del primo conflitto
mondiale, già autore di “Quel
che resta”, libro sui
recuperanti di residuati bellici,
insieme al quale Gualtieri sta
per dare alle stampe “Un Italiano per Sempre” (Nordpress
Edizioni), ricostruzione storica di un diario inedito di
un fante italiano della
Grande Guerra.
Scrive Dalle Fusine: “90
anni sono passati da quella che in molti libri di testo è ricordata solo per
essere stata l’unica vittoria italiana, 600 mila morti caduti all’ombra dello
scudo sabaudo, 10 milioni le perdite militari a livello mondiale. Dopo
l’avvicendarsi di varie generazioni, scomparsi da
tempo i Cavalieri di Vittorio Veneto unici protagonisti di quella prima guerra post-risorgimentale,
oggi risulta importante
riproporre le testimonianze delnostro passato,
fissando in maniera
inequivocabile il significato
dei termini, di luoghi e date
in cui si svolsero gli eventi.
“Per conoscere e non dimenticare” dice Gualtieri, che da
valido storico non si sottrae al
gravoso compito di diffondere. Supportato da una profonda conoscenza della materia,
dalla ricercatezza delle fonti,
con quest’opera porta a compimento una esegesi globale di
ciò che fu la guerra 1915 – ’18.
Cinque anni di ostilità che egli
rivisita partendo da lontano,
illustrando, cioè, come si legge la storia. E tutto viene tradotto e rivisto col “senno di
poi”, come è giusto che sia
parlando di moderna archeologia; dati alla mano confronta le strategie dei vari
generali
Capello,
Mambretti, Badoglio…, gli
armamenti delle Nazioni, i
luoghi teatro di aspri combattimenti, comparando la
diaristica con quanto emerge dalle Relazioni Ufficiali”.
Il libro “La Grande Guerra
1914-1918 – Percorso di studio a schede” verrà presentato a Cesuna il 16 agosto
alle 21 (Cinema Palladio).
Stefania Longhini
IN LIBRERIA
Cesare Battisti e Fabio
Filzi Ultimo atto
A novanta anni dalla fine del conflitto e nel mese che vide Cerare
Battisti e Fabio Filzi catturati dai Landeschutzen imperiali, l’uscita
di questo nuovo volume edito da Rossato, ove si narra la storia
finale dei due irredenti trentini, pare ancor più un tributo alla memoria.
Sono ormai molti i testi che ancor nel titolo riportano i nomi dei
martiri Battisti e Filzi; non si era ancora spenta l’eco del cannone
lungo le Prealpi vicentine che già si pubblicavano le testimonianze
relative ai due alpini del Battaglione “Vicenza”. Oggi si torna a
parlare di loro grazie alla ricerca di Claudio Gattera, Carlo Calanco e
Giovanni Menotti, con una esauriente cronaca della battaglia sul
Monte Corno, estrapolata dalla relazione inedita del maggiore Carlo Frottola, comandante all’epoca un reparto alpino, e dai diari
reggimentali custoditi presso lo Stato Maggiore dell’Esercito. Proprio tale relazione, che l’ufficiale scrisse alla Seconda
Sottocommissione per l’interrogatorio dei prigionieri restituiti dal
nemico, si rivela prezioso documento per la giusta risposta alla
ricostruzione dei fatti. I combattimenti sul M. Corno (oggi Monte
Corno Battisti) rientrano nella nuova opera attraverso un contesto
bellico dai contorni più ampi, conseguente alla allora appena conclusa Spedizione Punitiva. Il sacrificio del Battaglione “Vicenza” fu
ben tratteggiato durante la prigionia nei lager asburgici da maggiore Frottola, che nascose gli appunti nel tacco della scarpa onde
celarlo ai carcerieri. Sono quei quattordici foglietti di carta oleata
scritti in maniera fitta, “con minuziosa e paziente cura su entrambe
le facciate”, a spiegare ciò che avvenne su quello sperone di roccia
a picco sulla Vallarsa. Compito dei tre odierni autori è stato ricostruire nei minimi particolari le concitate giornate, le tattiche messe
in atto dai due schieramenti avversi su una ristretta fascia di terreno conteso. La cattura dei due trentini è supportata anche dai
resoconti di parte austriaca, con i verbali estrapolati dall’atto di
accusa e dalle testimonianze di chi, in quella fossa del castello del
Buonconsiglio a Trento, c’era veramente e poté assistere alle esecuzioni. Ottima poi risulta la ricerca che propone un elenco dei
caduti, dispersi e morti in prigionia del battaglione alpino in zona
Vallarsa nel periodo giugno-luglio del 1916.
Edizioni Gino Rossato-Euro 18,00
G. Dalle Fusine
“Fogli di via” di
Giampaolo Trevisi
Mercoledì 30 luglio alle 17, al
palatenda di Treschè Conca,
verrà presentato il libro “Fogli
di via” (Edizioni Emi Bologna)
di Giampaolo Trevisi, vice questore di Verona. La presentazione verrà fatta da Padre Fabrizio
Colombo, comboniano, direttore della rivista “Nigrizia” e di
Radio Africa. Sarà presente l’autore.
Incontri a Villa Bonomo
A Villa Bonomo, in località
Pennar di Asiago, si tengono
due incontri per la presentazione di due libri. Lunedì 28 luglio, alle 17.30, verrà presentato
il volume “Canova e Freud” di
Alfio Centin (Edizioni Del Noce)
mentre lunedì 11 agosto sarà la
volta di “Così diverso, così
uguale” di Walter Nicoletti (Edizioni Del Noce). L’ingresso è libero.
I giorni della felicità
“Quello che faccio oggi poi diventa ricordo ed è nei ricordi che
si forma la felicità”. Con questa
frase il presidente della Comunità Montana, Giancarlo Bortoli,
ha introdotto la platea al libro di
Teresina Bertacco “I Giorni della Felicità”. Un libro che
ripercorre le tappe della vita della
nativa di Laverda di Lusiana riportando momenti della sua
gioventù trascorsi in un
altopiano che non esiste più,
non solo nella sua morfologia,
ma nemmeno nei gesti semplici
che contraddistinguevano la
gente di montagna. Gesti come
quelli dei suoi compagni di scuola che le riscaldavano le mani
con l’alito dopo che la piccola
Teresina percorreva a piedi i 16
chilometri che la separava dalla
scuola.
Una vita fatta di difficoltà e di
sofferenza, ma questi aspetti si
lenivano con la tenerezza che si
trovava nei filò, nei rosari di
maggio, nelle ore trascorse a
contemplare la natura.
“La tenerezza si è sempre opposta alla stupidità e alle difficoltà
– ha commentato il prof. Sergio
Bonato, che poi in conclusione
ha stupito tutti citando il Che –
Bisogna essere duri senza mai
perdere la tenerezza”.
G.R.
8
Sabato 26 luglio 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
24
Le pagine più belle di Mario Rigoni Stern
Pagina a cura di
Giovanni Dalle Fusine
Prosegue l’omaggio allo scrittore altopianese scomparso recentemente. Si tratta di frammenti
che hanno reso il “Sergente” famoso nel mondo. Situazioni viste attraverso l’occhio del
soldato, del cacciatore, del pacifista e del naturalista. Piccole icone di letteratura di cui è
piacevole la rivisitazione, ripensando a chi le ha scritte, al suo modo di essere
Tratto dal volume: “I Recuperanti”,
edizioni Tipografia Moderna
Le pecore di Toni […] Olmi aveva quasi finito di girare il film e un pomeriggio, anche se il medico mi aveva
detto di no, volli andare sul set. Salii con il Toni verso i
duemila metri e, dentro una macchina mi raccontava
della sua vita e io, poi, della mia. Ci si capiva bene. La
scena da girare era in un luogo dove sovente ero andato a caccia e dove lui era stato in trincea. È , la
scena, quella dove il Du e Gianni trovano la bomba
francese da 205 e mentre la recuperano arriva un gregge. C’era ancora poca luce, Ermanno, molto stanco,
si dominava a stento: aveva ripreso per delle ore con
la macchina a braccio libero e il Toni, come si vede nel
film, doveva fare il cattivo con i pastori e con le pecore. Ma lui, invece di imprecare e urlare, diceva: - Guarda
che belle!... anche le agnelle… e i montoni, il cane.
Passa via! trrrr, trrr… e le spingeva con delicatezza.
Ermanno gridava: - Non così! No così Toni! Cattivo!
Cattivo, Toni. Fai il cattivo, dai Toni! Quasi imprecava
perché Toni Lunardi no era capace di fare il cattivo
con le pecore. Ecco, tutto potrebbe dare il Toni Lunardi,
ma non il cattivo; quando tratta con i bambini, o le
donne, o gli animali è il più dolce e gentile uomo del
mondo. Anche se come dice sovente, aspetta il papa di Roma
per confessarsi dei suoi peccati.
Il film, come riprese, era finito, e quella sera si fece la cena tutti
assieme all’Albergo Erika; Olmi era andato a prendere il Toni
Lunardi e la sua sposa: quando entrarono parevano una coppia
di ben altri tempi: lui vestito di fustagno, sbarbato, dritto come
abete, orgoglioso e malinconico, anche; lei era vestita di nero
con il grembiule pulito e stirato, e il fazzoletto annodato sul capo,
sorridente. Alle signore presenti la produzione offrì i fiori e la
prima a riceverli fu, giustamente, la moglie del Toni. erano gladioli
di vaghi colori, e lui contemplò un poco in silenzio finché la
moglie gli disse sottovoce: - Domani mattina li porteremo alla
Madonna del Buso. Gli rispose, sempre sottovoce: - Ma perché
alla Madonna? La madonna ha tutti i fiori del mondo. Mettili in
un secchio, lì in casa… Resistono tanto questi. E poi quando
sarò morto li metterai sulla mia tomba….
Questo è il Toni Mato, che con i soldi del cine si è comperato le
pecore, che a ottant’anni spera, finalmente, di farsi un gregge e
che mi dice: - Troppo presto è finito. Quando ne facciamo un
altro?
Brano tratto da “L’ultima partita a carte”
Edizioni Einaudi
[…] Passando per i villaggi e le cittadine che stavano a ridosso
della riva destra del Don, incontravamo qualche volta sulla piazza
la forca eretta dai tedeschi per impiccare i partigiani o chiunque
avesse compiuto atti ostili all’occupazione. Un giorno i soldati
della mia compagnia, passando in marcia, assistettero
all’impiccagione di due uomini e una ragazza. Io non ero presente, perché mi ero attardato in coda al reparto in marcia per
accompagnare i più stanchi. Il tenente Mosconi Negri raccontò
poi così: “… Sulla piccola piazza, in mezzo ad armati in divisa
italiana e tedesca, sorgeva la forca, molto semplice e rozza: un
palco, una tavola girevole sostenuta da un bastone e sopra tre
corde. I partigiani erano un giovane grande, un uomo anziano e
infine una donna con il viso coperto da uno scialle che da lontano sembrava vecchia. Salirono sul palco per una scala a pioli,
con molta fatica perché avevano le mani legate sul dorso: scivolavano ogni tanto sui gradini e i tedeschi li guardavano ridendo. Poi un sottufficiale proclamò la sentenza e li preparò
all’impiccagione passandogli la corda attorno al collo. Nel fare
così tolse lo scialle alla donna e allora mi accorsi che era giovane, quasi bambina. Aveva lo sguardo ansioso, ma si faceva forza e non diceva parola. Il vecchio piangeva ballando da un piede all’altro come una scimmia. L’altro uomo sembrava di pietra
e ci guardava con disprezzo. Non li impiccarono subito perché
volevano scattare delle foto, e quelli con le macchine si dilungavano a misurare le distanze lì sotto. Poi qualcuno finalmente
diede uno strappo al bastone che reggeva la tavola e ruotò sulla
cerniera lasciando i corpi sospesi nell’aria. Il vecchio morì subito, la donna restò presa alla corda per la bocca e la nuca guizzando nel vuoto come un pesce, all’uomo si ruppe la corda e
cadde per terra. Ma non guardavo lui perché i miei occhi erano
fissi su quel corpo di donna che non poteva morire e si scuoteva
mento che raccoglieva l’acqua di una piccola sorgente si
fermarono a bere e a riprendere fiato. – Poco lontano da
qui, - disse Denisio Pasc, - c’è un grande cannone, l’ho
visto l’altro giorno. – C’era un cannone, - disse Matteo,
o- ora è rotto, l’ha esploso Tana con la dinamite questa
mattina-. Raccontò come Tana aveva fatto, e del grande
botto che aveva fatto tremare la terra. – L’abbiamo sentito, - disse uno dei Pasc, - e ci siamo anche spaventati
perché non eravamo tanto lontani. Noi si credeva fosse
un proiettile da quattrocentoventi fatto brillare dai militari; ma poi abbiamo detto che i militari alla domenica non
lavorano e che forse qualcuno era saltato in aria. Prima
del grande colpo, però, abbiamo sentito anche una
cannonata.. – Già, - disse Tana a questo punto, - il cannone era carico e prima di farlo saltare abbiamo voluto
divertirci. Quando incominciò la discesa si salutarono e
si divisero. Tana disse ai Pasc che quando avrebbero
finito di trasportare e rimontare la casa di legno sarebbe
andato a vederla. Rientrarono a casa che il sole era già
andato a sorgere dall’altra parte e le prime ombre salivano dalle valli.
girando sospeso alla corda. Sentivo ridere intorno. Allora impugnai il revolver e mossi in avanti ma un tedesco mi precedette:
sparò rapido, prima all’uomo per terra e lo uccise subito, poi su
di lei. Forse la mano gli tremò perché dovette vuotare tutto il
caricatore mentre il corpo sussultava ad ogni colpo, e solo con
gli ultimi due prese la testa. Quindi rimise l’arma nel fodero e
andò via silenzioso. Gli altri ancora ridevano e scattavano foto”.
Quando dopo mezz’ora passai io con gli ultimi alpini, il corpo
della ragazza e del vecchi pendevano dalla forca, l’uomo era
disteso sul terreno. […] Ai primi di novembre prendemmo posizione sul Don dando il cambio agli ungheresi; il Corpo d’Armata
alpino era già schierato da qualche tempo. “Ho ancora nel naso
l’odore che faceva il grasso sul fucile mitragliatore arroventato…” scrissi nel Sergente nella neve. Ero un piccolo uomo che
tra milioni di altri uomini stava combattendo lontanissimo da casa
in una guerra così orribile che mai le stelle videro nel loro esistere. Sentivo solo la grande responsabilità verso i miei compagni
che il fato mi aveva portato a guidare; sentivo che il mio corpo
era forte, che in Italia ero amato e rispettato. “Sergentmagiù
ghe rivaren a baita?” Dovevo tenerli uniti e fare il possibile per
riportarli a casa.
Brano tratto da “L’anno della vittoria”
Edizione Einaudi
[…] C’era un profondo silenzio ingrandito dal canto di due corvi
imperiali che volavano altissimi. Tana aveva acceso la pipa e
guardava i boschi sui versanti a nord che erano stati rispettati
dalle artiglierie perché non colpibili direttamente, ma non dai
tagli fatti dagli eserciti per avere legnami. Pensò ad alta voce: Forse i nostri Sette Comuni potrebbero farsi pagare il legname
tagliato dai soldati. Un rumore li fece guardare verso la strada
che scendeva da Galmararetta, poi videro un carrettino condotto da tre persone. Aspettarono curiosi e quando si avvicinarono
videro che erano i tre fratelli Pasc e che sul carrettino avevano
travetti, tavolate, finestre, porte: - Cosa fate? Dove andate? –
Li interpellò Tana. Erano poco più che ragazzi e la loro famiglia abitava nella contrada Balt dove per tradizione erano
tutti scalpellini e scultori. Rimasero confusi perché sulle prime cedettero di aver incontrato degli estranei, forse personale civile del Governo, ma dopo aver riconosciuto in Matteo
un ex compagno di scuola ripresero fiato e il maggiore dei
tre che era alto e magro come un paletto: - Buona sera a voi.
Credevamo foste gente del Governo. Ci stiamo portando via
una casa di legno, la nostra non c’è più e le baracche non ce
le danno ancora. L’altro giorno Denisio è venuto qui e ha
visto una bella casetta attaccata alle rocce; persino con il
portafiori e il portabandiera. È proprio bella e così siamo venuti
a prendercela un pezzo per volta. Facciamo due viaggi al giorno
e nostro fratello Dante che è tornato dalla guerra ce la sta montando in un angolo dell’orto. Gli austriaci hanno fatto anche una
strada che arriva alla nostra contrada. La strada saliva al
Trochnotto e poi scendeva per il Wassagruba, la salita era lunga
e dolce e il fondo era buono. Matteo, suo padre e Tana diedero
una mano a spingere il carretto dei Pasc. A una vasca di ce-
Brano tratto da “Il bosco degli urogalli”
Edizioni Einaudi
“Alba e Franco”. […] Alzò il fucile e sparò. Lui neanche si
mosse. Allora sparò ancora. Il lepre stirò le gambe e si adagiò.
Franco, per primo, giunse sul lepre. Venne Alba; l’addentò furiosa e pareva volesse dilaniarlo. Allora Piero si mosse. Posò il
fucile ed estrasse i coltello. Strappò in malo modo il lepre ad
Alba e disse, - Non a te. Non lo meriti. Aprì il lepre: levò il cuore
e il fegato. Si inginocchiò a lato di Franco, tagliò il cuore e il
fegato ancora caldi e a piccoli bocconi glieli metteva in bocca.
Dopo gli accarezzava la testa, gli puliva gli occhi con il fazzoletto, gli asciugava le zampe sanguinanti senza dirgli nulla e sentiva
dentro una cosa, una cosa ecco che si fa fatica a dire e che a
volte non si prova nemmeno per i cristiani.
Passavano le stagioni. Passavano e ripassavano gli uccelli
migratori; sulle montagne lentamente crescevano gli abeti. Franco e Alba sempre meglio conoscevano il bosco, la loro caccia e
i tre fratelli. Nel mondo accadevano tante cose: la guerra in
Corea, il ponte aereo, il Patto Atlantico, le elezioni, l’invasione
delle motorette, l’automazione. Ma sulla terra le cose vanno
come sempre; il sole nasce e tramonta, maturano le messi, cade
la neve. Anche nella piccola casa vicino al bosco: nell’inverno si
fanno mastelli di legno, nell’estate si lavora la terra e si tagliano le piante, nell’autunno si caccia. Proprio come mille anni fa e come mille anni ancora. Un giorno stavano
preparando i campi per la semina. Il cavallo baio, guidato
da Bruno, tirava l’aratro; Piero arava; Giacomo aggiustava i recinti e il vecchio, fumando la pipa, guardava i fringuelli montani che passavano bassi e rapidi a segno di
burrasca. I cani s’erano allontanati verso il bosco, così,
tanto per annusare; e dopo poco si sentì la solita canizza.
Non la smettevano, i cani. I tre ascoltavano ognuno seguendo il proprio lavoro e nessuno voleva essere il primo
ad abbandonarlo per andare a prendere il fucile. Lavoravano senza dirsi una parola; pure trepidavano e aspettavano che il vecchio dicesse qualcosa. Ma era troppo assorto dietro agli uccelli e ai suoi ricordi, per accorgersene.
Correvano i cani sulla traccia, il cavallo sudava e la terra
dura e nera s’apriva buona contro il ferro. S’allontanarono, i
cani, ritornarono e sempre correvano finché Piero non poté
più resistere. Disse: “Ooooh” al cavallo e andò in casa a
prendere il fucile. Il vecchio nemmeno parlò e Giacomo prese il posto di Piero dietro l’aratro. Andò sino ai pascoli della
malga e vi fu lo sparo. Ritornò con il lepre, e, legati i cani, ritornò
a lavorare. Non si poteva farlo bene e serenamente sentendo lo
scagnare dietro la pista. Così andò per molti anni, tanti per due
cani segugi. Vollero conservare la loro razza e una primavera Alba venne coperta da Franco. Partorì tre cuccioli e
tre mesi dopo il parto morì di sua morte naturale. La seppellirono nell’orto, sotto il ciliegio, dove a sera il vecchio
è uso fumar la pipa e di ascoltar il pigolio dei pettirossi.
Un anno dopo se ne andò anche Franco. Era d’autunno
tardi, poco prima della neve che già s’annusava nell’aria.
Lo portarono a cacciare nei pascoli vicino alla malga.
Franco trovò la pastura del lepre, abbaiò stanco, corse
qua e là barcollando e s’inoltrò nel fitto. Non ritornò più.
8
Sabato 26 luglio 2008
Mi è sempre piaciuto studiare.
Fin da piccolo sono stato affascinato dalla possibilità di approfondire le mie conoscenze,
almeno attraverso un normale
percorso scolastico. Ma non è
bastata la mia volontà a far sì
che questa aspirazione si realizzasse.
E poi c’era il treno. Buona parte
della mia vita si è svolta a
ridosso della ferrovia o lavorando per essa.
Mio padre Sante era cantoniere
sulla linea ferroviaria da
Piovene Rocchette ad Asiago,
nel tratto tra il ponte sul torrente Ghelpach e Campiello. Abitavamo nel casello numero tredici, poche centinaia di metri
dopo la stessa stazione. Terminate le elementari a Tresché
Conca, l’unica possibilità per me
di continuare gli studi era quella di iscrivermi alle scuole medie o di avviamento al lavoro
ad Asiago. Difficile però da raggiungere. Scartata la bicicletta,
soluzione giudicata dai miei genitori troppo pericolosa a causa del ghiaccio, rimaneva il
Trenino, ma la prima corsa del
mattino arrivava troppo tardi
per l’inizio delle lezioni. Così
nell’anno scolastico 1939/40 fui
costretto a rimanere a casa.
L’anno successivo, per evitare
il perdurare della mia inattività,
chiesi al maestro Bruno Frigo
(curiosa omonimia) che tutti i
giorni con la bicicletta da
Canove veniva ad insegnare a
Tresché Conca, se almeno potevo aggregarmi alla sua classe
e ripetere volontariamente la
quinta.
Così fu. Fortunatamente nell’estate del 1941, nella stazione
di Campiello, conobbi Bruno, il
figlio del capotreno Pasquale
Stella, che frequentava l’Istituto Salesiano Maria Ausiliatrice
di Trento. Gli confessai il mio
grande cruccio, quello di non
poter studiare e lui mi indirizzò
verso il suo stesso istituto. Per
una serie di spiacevoli equivoci, non ricevetti la lettera che
confermava la mia ammissione
in quella struttura e, richiamato, mi presentai a Trento solo in
novembre. Mi chiesero se avevo almeno sostenuto l’esame di
ammissione. Di fronte alla mia
totale sorpresa, mi proposero di
tornare a casa per ripresentarmi
l’anno successivo, oppure frequentare di nuovo l’ultima classe delle elementari. Scelsi la seconda opzione, ma questa volta sentivo che sarei finalmente
arrivato a frequentare le scuole
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
Il Capostazione: Bruno Frigo
medie. Accadde l’anno successivo. Ma la guerra scoppiata da
poco rischiava di mettermi il bastone tra le ruote. Nel settembre
1943 all’inizio della seconda
media, il primo grave bombardamento su Trento convinse i responsabili dell’istituto a sparpagliare gli studenti in altre strutture dell’Ordine. A me e al mio
inseparabile amico Giovanni
Borgo di Mosson prospettarono di continuare a frequentare
la scuola a Schio.
Mi avvicinavo a casa, dove grazie al Trenino tornavo spesso,
anche tutte le settimane. Un sabato, dopo l’ennesimo bombardamento, il punto dal quale il
convoglio sarebbe dovuto partire, era stato forzatamente spostato più avanti, in direzione di
Piovene Rocchette. Quando vi
arrivai, il Trenino si era da poco
messo in movimento, così invece di tornare sui miei passi, decisi di salire a Campiello a piedi.
Nonostante la guerra fosse sempre più pericolosa, i bombardamenti all’ordine del giorno ci costringessero a ripararci in una
cantina dell’Istituto, nell’estate
del 1945 finalmente sostenni
con successo gli esami per la licenza media.
Un paio di mesi prima, il 20 aprile, mio fratello Ettore ed io fummo spettatori impotenti di una
serie di eventi drammatici, accaduti proprio davanti alla nostra casa. Nelle prime ore del
pomeriggio, un furgone con i rifornimenti per la Todt (1) saliva
lungo la strada del Còsto. Dopo
la stazione di Campiello, venne
preso di mira da un gruppo di
partigiani. L’assalto fruttò soprattutto una notevole quantità
di vino, bevanda che purtroppo
avrebbe avuto un peso notevole sull’epilogo della giornata. I
partigiani vennero informati che,
qualche ora più tardi, sulla stessa strada sarebbe transitato un
vero e proprio camion pieno di
vettovaglie. Furono invitati a
lasciarlo passare e a presentarsi
la sera al deposito, dove avrebbero comunque potuto far man
bassa di cibo. Verso le 17 il
Trenino merci che scendeva in
direzione della stazione di
Campiello, venne assaltato dallo stesso gruppo di partigiani
che, saliti sulla locomotiva, obbligarono il macchinista Tiziano
Dal Bo a scendere e lasciare andare il Trenino senza guida. Fu-
rono attimi molto concitati e
drammatici, ma il peggio doveva ancora venire. Infatti di lì a
poco sopraggiunse sulla strada,
proprio all’altezza del convoglio,
il camion, scortato da un soldato tedesco, del quale era stato
preannunciato il passaggio. I
partigiani aprirono il fuoco contro il mezzo, che accelerò
allontandosi a tutta velocità in
direzione di Tresché Conca, lasciando dietro di sè una lunga
scia rossa. Scoprimmo più tardi
avvicinandoci che la traccia era
composta da vino e dal sangue
di due persone che erano a bordo del veicolo, rimaste uccise
nel conflitto a fuoco. Nel frattempo il macchinista abbandonò la locomotiva al suo destino
e il Trenino senza freni e guida
scese a tutta velocità verso
Campiello. Sugli scambi, mentre
gli ultimi due vagoni si staccavano dal convoglio, il primo si
rovesciò continuando a rimanere agganciato alla motrice, rallentando così vistosamente la
sua corsa che questa si arrestò
in prossimità della stazione. Pro-
babilmente ubriachi, i partigiani
ripararono nel bosco e solo il
giorno successivo tornarono a
raccogliere un loro compagno,
ucciso forse dal fuoco amico.
Quel giorno ci fecero prendere
un notevole spavento. Ma in
seguito mi capitò che, per il loro
provvidenziale arrivo, avessi
salva la vita. Accadde sulla soglia della mia casa, il casello davanti alla strada ferrata. La mia
attenzione venne attirata da un
paio di russi, al servizio dei tedeschi, che armati gironzolavano intorno all’abitazione. Uno
di questi mi invitava ad uscire
fuori, mentre l’altro più lontano
già puntava il fucile nella mia direzione. Feci appena in tempo
ad accorgermi dei preparativi di
quest’ultimo e istintivamente
cercai di chiudere l’uscio davanti a me. Il primo colpo partì
proprio in quell’istante, sfiorandomi la testa. Anche se barricato in casa, i due continuarono a
sparare. Solo l’arrivo dal bosco
di un gruppo di partigiani li fece
desistere e fuggire.
Intanto il mio soggiorno a Schio
si era definitivamente concluso.
Se volevo continuare a studiare ed iscrivermi al ginnasio, dovevo trasferirmi al Collegio
Astori a Mogliano Veneto.
Nel 1947 terminai il biennio, ma
un’altra disgrazia stava per interrompere, questa volta
definitivamente, il mio
travagliato percorso scolastico.
Mio fratello Mario, che lavorava in una fonderia in Francia,
mentre viaggiava con il tram,
per salutare una ragazza si era
sporto dalla vettura, schiantandosi su un palo della linea. Aveva 22 anni ed era un sostegno
per la famiglia e i fratelli,
Ettore, Lucia ed io. Toccava a me cercare un lavoro.
Mio padre mi propose di
andare dal capostazione di
Asiago
Umberto
Pasquetto, per imparare il
mestiere. Per l’incarico di
papà e la posizione della
nostra casa, il Trenino aveva da sempre fatto parte
della mia vita. Mi entusiasmai all’idea e cercai di imparare quante più cose possibili. Prima di tutto presi
confidenza con il telegrafo,
strumento indispensabile
nella stazione di allora. In
un secondo momento venni affiancato al capostazione di Cesuna, Guido Sotti,
molto anziano e provato nel
fisico. Diventai il tuttofare
della stazione. Un impegno
senza orario, totalmente
volontario.
Quando la notte del 15 giugno 1949 il mio responsabile morì, fu sostituito da
Donazzolo, vice capostazione di Asiago, ma le mie
mansioni non cambiarono
di molto. Fu allora che mi
decisi a presentare la domanda d’assunzione alla
Società Veneta che gestiva
la ferrovia. Con più di due
anni di esperienza, avevo buone possibilità per essere assunto. Ma dovevo ancora assolvere gli obblighi di leva. Congedato l’8 dicembre 1950, fui chiamato a Padova per la selezione
che vinsi. Venni assunto con
uno stipendio mensile di 24000
lire e il Capodanno del 1951 finalmente iniziai il mio servizio
di capostazione a Tresché Conca. Il treno diventava il mio lavoro. Un lavoro che avrei svolto per 38 anni.
Con l’amico e collega Nereo
Schivo, capostazione a Canove,
ci recavamo spesso ad Asiago
da Umberto Pasquetto, a studiare per gli esami di abilitazione
all’uso del telegrafo e al movimento treni, titoli che ci sarebbero serviti nel prosieguo della
nostra attività lavorativa.
Ero capostazione a Cesuna nella primavera del 1953, quando
una mattina lungo la ferrovia
accadde una disgrazia.
Quel giorno Graziosa Frigo, la
custode del passaggio a livello
a ridosso del casello di Tresché
Cesuna era indisposta. Sua madre Luigia la stava aiutando in
casa, attorniata dai tre nipotini,
quando sentì in lontananza il fischio del Trenino che arrivava
da Cesuna. Dovendo sostituire
la figlia anche per la chiusura
delle barriere ferroviarie, uscì di
corsa cercando di anticipare,
anche se solo di qualche secondo, il transito del convoglio al
passaggio a livello. Nella corsa
disgraziatamente scivolò su un
cordolo di ghiaccio finendo con
le gambe di traverso ai binari,
proprio mentre sopraggiungeva
il Trenino. L’impatto fu inevitabile e la locomotiva tranciò en-
25
trambi gli arti della donna, che
morì poco dopo dissanguata.
Inutile fu anche la corsa all’ospedale di Asiago, ancora in
costruzione, dove come medico lavorava Gino Frigo, figlio
della vittima. Alle 6.30 del mattino il Trenino aveva appena lasciato la stazione di mia pertinenza in direzione Tresché Conca, io mi ero appena sdraiato per
recuperare la stanchezza accumulata la sera precedente, quando il telegrafo cominciò a battere all’impazzata. Senza alzarmi,
riuscii a rendermi conto anche
solo sentendolo ticchettare,
della gravità delle notizie che il
mio collega Alessandro Calgaro
mi trasmetteva dalla stazione
successiva.
Purtroppo non mi sbagliavo.
Nel giugno 1954 finalmente sposai Angelina Frigo e ci sistemammo al primo piano della stazione. Naturalmente Nereo fu
anche il mio testimone di nozze.
Ma per strane e inspiegabili
coincidenze della vita, il giorno
del nostro matrimonio venne celebrato anche il funerale di
Cafaggi, il capostazione di
Arsiero. Al suo posto mandarono il vice di Asiago e proposero a me di prendere il suo posto, a patto che trovassi un valido telegrafista che mi potesse
sostituire a Tresché Conca. Mi
venne in mente Alessandro
Calgaro, capostazione già in
pensione. Le mie preghiere, sostenute da un’allettante stipendio di 1000 lire al giorno, sortirono l’effetto sperato.
Andai ad Asiago dove non rimasi molto tempo perché dovetti sostituire Fochesato, il
bigliettaio
di
Piovene
Rocchette, che nel frattempo era
rimasto ferito in un incidente con
la moto. Il Trenino che ogni giorno controllavo dal mio ufficio,
quello che aveva abitualmente
a bordo macchinista, fuochista,
capotreno e frenatore con mansioni di conduttore (controllore), trasportò per qualche tempo anche un capostazione in trasferta. Fino a quando non trovai casa a Piovene Rocchette.
Fu quello il primo passo verso il
mio definitivo distacco
dall’Altopiano, che avvenne
quando l’infortunato tornò ad
occupare il suo posto. Sul
Trenino cominciava a tirare
una brutta aria, si parlava di
soppressione della linea. Così
quando mi proposero il trasferimento a Padova accettai. Rimase
Smessi gli abiti e le mansioni
da capostazione, venni impiegato in un ufficio, rinunciando definitivamente anche alla
quotidiana convivenza con
treni, binari e passeggeri. Ma
ancora per un po’ di anni in
casa respirai l’atmosfera che
aveva caratterizzato tutta la
mia vita fino ad allora. Con
Angelina andammo ad abitare
nella stazione di Conselve,
chiusa dopo la soppressione
delle locali tramvie. Lì nacque
il nostro primogenito Roberto, seguito nell’arco di una
decina d’anni da Luciano,
Antonella e Alessandra.
8
l’Altopiano
Sabato 26 luglio 2008
www.giornalealtopiano.it
26
LA RUBRICA DELLA PSICOLOGIA
Diario di un’adolescente. Riflessioni a
margine di una tragedia annunciata
Molto colpito dalle reazioni della stampa, delle Istituzioni e degli adulti nei
confronti delle recenti morti di giovani per uso di droga, mi sono permesso di
immaginare come sarebbe una pagina di diario di un’adolescente in procinto di
andare al suo primo rave. Siamo davvero pronti a capirli per poterli aiutare?
<<Ciao diario, finalmente soli! Ho appena litigato con i
miei (che novità!)
perché dicono che
non parlo mai con
loro. Ma cavolo,
potrò mai vivere la
mia vita? Mi sento
in carcere! Quando
rompono così proprio non li capisco
questi vecchi. Credono di cambiarci
alzando la voce, ma
sbagliano! E poi
non sopporto quando pensano di conoscerci. Hanno le
loro regole, il loro
rigido modo di considerare la
vita, i loro insegnamenti noiosi e la mancanza di rispetto
per chi è diverso da loro; così
si dimenticano di aprire le orecchie e gli occhi. Nemmeno riescono a immaginare chi siamo
davvero. Se ci comportiamo
da ribelli, non vedono il nostro lato spirituale, se facciamo i “bravi bambini”, non vedono il nostro lato trasgressivo. Se chiedi a nonna cosa
pensa di me ti dirà che sono
stata sempre una brava ragazza, che non ho mai toccato una
sigaretta o un bicchiere di alcool, che non andrei mai con
“cattive compagnie”. Nonna,
scusami, ma mi fai pena quando pensi di saperla così lunga. Non sono così banale, insignificante. Non è detto che
trasgredire sia essere per forza “out”. Metti che sei davvero una a posto, ma ti invitano
ad una festa pazzesca in compagnia di gente giusta. Finalmente puoi vedere qualcuno
di interessante e vivere quel
brivido che aspetti da tempo.
Vuoi non andarci? Ma sei fuori? Vuoi solo divertirti, e magari strafare un po’ che tanto
cosa vuoi che succeda per
una volta. Dai, è capitato a
tutti di fare una tiro di canna o
di ubriacarsi senza che lo sappia mammina. E poi l’hashish,
la marijuana, l’oppio, sono
prodotti naturali. Non possono fare così male come dicono. Sono i politici che pippano
che vogliono proibire tutto.
Falsi, ipocriti!
Per fortuna sono abbastanza
grande per vivere certe cose;
e poi chissenefrega, la vita è
mia. Ovviamente i miei non ca-
Stefano Rigoni,
Psicologo Psicoterapeuta
Cognitivo
Comportamentale –
Tel. 338.2919597 – E-mail:
[email protected]
pirebbero mai che trasgredire
una volta non è essere dei delinquenti da riformatorio. Certi miei amici sì, sono veramente incasinati, ma io no, so fin
dove posso arrivare, non sono
mica scema. Il fatto è che non
sopporto che ti dicano cosa
devi fare. La vita è mia e voglio io capire chi cavolo sono.
E poi non capiscono, gli adulti, che stare con gli amici è la
cosa più bella che c’è e se gli
amici dicono che si deve fare
una cosa, si fa senza tante
storie; non c’è regola che tenga. Insomma, delle volte proprio non capisco gli adulti,
come loro non capiscono me.
Sono distanti mille miglia da
me, sono piatti e senza fantasia, non pensano più! Odio
le giacche a doppio petto di
papà, le cene (con sorrisini
annessi) degli amici di famiglia, la gita domenicale,
l’isterismo di mamma che mi
obbliga a mettere in ordine
la camera. Vorrei vivere da
sola, così finalmente sarei io
a comandare e non altri per
me. Le idee giuste ci sono,
sento che saprei cavarmela
in tutte le situazioni, anche
se delle volte mi sento confusa. Non dico che non ho
bisogno di essere amata,
anzi. Certe volte mamma e
papà mi aiutano davvero,
non potrei farne a meno.
Spesso però sono opprimenti, limitano la mia libertà credendo di far bene il ruolo di
genitore. Secondo me essere bravi genitori è lasciar trovare la strada giusta ai propri figli senza riempire loro
la testa di stronzate che funzionavano negli anni 60. Il
mondo è cambiato, se ne devono rendere conto. Poi, al
contrario, se fai la brava
sono contenti, a loro basta
che non rompi. Se non fai
numeri esagerati e fai caz..te,
a loro sta bene. Hanno una
figlia a posto. Non hanno capito niente. Sto organizzando di andare ad un rave. C’è
una chat e un blog dedicato
su internet. Mamma non sto
nella pelle. Il mio primo rave!
:-) Dicono che se riusciamo
a raccogliere i soldi una
chetamina o roba del genere
si trova senza problemi; po-
lizia non ce n’è.
Ma non sono
mica scema, forse
lo farò solo questa volta perché
so che quella
roba fa male. Dicono che vai fuori di testa ma se
hai amiche vicine
che ti stanno dietro è una figata
di trip. Quasi non
ci credo. La
secchiona che va
al rave. Magari
riesco a vedere
anche Paolo, e a
dirgli che mi piace. Sarebbe fantastico. Finalmente qualcosa di eccitante. Non ne posso più delle serate al bar
sempre con le stesse persone ad annoiarsi. Qui bisogna
cambiare aria! Ci vuole qualcosa di forte! Poi rimetto la
testa a posto. Mica sono una
drogata! E poi dicono che
l’exstasy fa male ma gli acidi
quelli naturali o la chetamina
non fa niente, basta non esagerare. No, non posso non
andare, ci vanno tutti. Dirò
che vado alla festa di Filippo, come tutti gli anni, e i
problemi sono risolti.
Qualche volta ci ripenso perché mi vengono i sensi di
colpa. Non sono cose che
fanno parte di me. Ma odio
l’apparenza e non voglio essere inquadrata come la
maestrina di turno. Voglio
dimostrare di essere diversa.
Se non le faccio adesso
queste cose, quando le farò
più? Ci vado!
Al telegiornale ho visto che
una tipa è morta per una pastiglia. Era anche una sportiva, mai neanche bevuto
una birra, dicevano i parenti. Mamma che sfiga! Non ci
credo! Secondo me non era
la prima volta che prendeva
un acido; probabilmente era
una fattona, gli avranno
dato roba cattiva. Figurati se
capita a me, basta andare da
quelli giusti che non ti avvelenano. Figurati se prendo mezzo acido e collasso.
Assurdo, è una cosa rarissima, bisogna essere proprio
sfigati; e se poi succede, allora vuol dire che era la mia
ora. E poi, non è che sia tanto diverso prendere un acido da fumare marijuana o
sbronzarsi di rum e pera. Dicono che dura di più forse e
gli effetti sono diversi, ma tanti
lo fanno ogni sabato da anni e
non gli succede niente. Vabbè,
caro diario, adesso basta, sembro mia madre che mi fa la predica. Andrò a questa festa. Non
vedo l’ora! Mi sembra quasi
che programmare tutto rovini
la sorpresa, l’adrenalina, l’eccitazione. Me lo sono meritato
questo momento dopo tanto
studio! Cavolo, cosa mi metto?>>. Ricordando Krystel e
Nicole.
Andrea e Ines, che voci!
Nella breve durata di una canzone, cinque minuti scarsi, ci hanno regalato una grande emozione, tanto che molti spettatori han
detto di aver avuto la pelle d’oca.
Andrea Rossi e Ines Grigolo, che
spiritosamente si definiscono i
“Nati per caso”, in “Tele Digo da
Bertigo” sono stati i protagonisti di uno dei momenti più intensi
e sorprendenti dello show. Un brano stupendo e difficile da interpretare come lo è “Vivo per lei” portato
al successo da Andrea Bocelli e
Giorgia, ci ha rivelato le eccezionali
doti canore di questa coppia. Una
doppia sorpresa:Andrea, fra i primi
componenti dei Rispaar, eravamo
abituati a vederlo in qualche balletto spiritoso, soprattutto in un irresistibile trio vestito da donna; Ines
invece è una delle “new entry”.
Durante la loro esecuzione in molti
si sono chiesti chi fosse questa signora minuta (lo sembra ancor di
più vicino al fisico possente di Andrea!) che ha rivelato tanta potenza di voce. Originaria di San Bellino
di Rovigo, abita stabilmente ad
Asiago da dieci anni, ma anche prima ci veniva spesso, non appena
possibile. “Quando i miei figli hanno trovato lavoro sull’Altopiano –
racconta – non è stato difficile decidere di trasferirsi qui con tutta la
famiglia. Mi è sempre piaciuto cantare, per questo ho chiesto di
poter entrare a fare parte del Coro
S. Matteo di Asiago, anche per
favorire un miglior inserimento e
conoscere nuova gente. Nel coro
ho incontrato la “Paci”, Patrizia
Carli, e con lei sono approdata
alla compagnia teatrale “Il Fiasco”, con l’intenzione di fare qualche piccola parte come comparsa, visto che la mia vera passione è il canto. Da giovane cantavo nel coro parrocchiale della mia
città, a 15 anni ho fatto parte di
un piccolo complesso che faceva anche un po’ di cabaret, e in
quel periodo mi era stato offerto
di perfezionarmi nel canto, ma per
farlo avrei dovuto andare a Milano. Mio padre fu risoluto nel
negarmi questa opportunità, dicendomi che dovevo pensare a
studiare. Studi, matrimonio, figli:
gli anni sono passati, e il canto è
rimasto sempre una bella passione, e basta. Certo, ho fatto amare
la musica ai miei figli ed ora sto
già appassionando la mia
nipotina, che a soli 14 mesi inizia
già a seguirmi quando intono
qualche canzone. Dal Fiasco, il
passo verso i Rispaar è stato facile e sono veramente felice di
essere entrata a farne parte, sono
stata accolta in maniera splendida, e Andrea, il mio compagno di
canto è fra quelli che adoro di più!
Nel gruppo stiamo molto bene
insieme, i ragazzi sono veramente geniali nel trovare e sviluppare le idee.” La coppia canora, dicevamo all’inizio, è nata proprio
per caso. A raccontarci com’è
andata è Andrea: “Una sera, all’aperto nella sede del gruppo a
Bertigo, per provare un nuovo impianto, si è deciso di cantare una
canzone a testa. Io non avevo mai
pensato di cantare davanti a un
pubblico, di solito canticchio mentre lavoro, alla guida del camion.
Quella sera, quando ho finito la mia
canzone i miei compagni mi hanno
subito detto: “Nel prossimo spettacolo tu canti!”. Da solo non avrei
mai trovato il coraggio, ma la proposta di cantare in coppia con Ines
mi ci ha fatto pensare. E’ stata lei a
scegliere il brano, ci siamo buttati,
ed è andata! Quando ho detto a
mia moglie che avrai cantato una
canzone durante lo spettacolo mi
risposto “tu sei matto!”; beh, è vero:
noi Rispaar siamo tutti un po’ matti! Ma insieme ci divertiamo, è un
modo per staccare dal lavoro e dalla routine quotidiana, che alla fine
ci dà molte soddisfazioni.” Raccontando e chiacchierando scopriamo
che in qualche modo Andrea è “figlio d’arte” visto che Pierantonio,
suo padre, da moltissimi anni fa
parte del Coro S. Matteo, del quale
è una “colonna portante”. Tornando al nostro duo, da dire che la meravigliosa interpretazione che abbiamo sentito ha richiesto molte
prove e grande impegno prima di
arrivare alla giusta impostazione di
tempi e voce. “Vogliamo ringraziare
tantissimoAlessandro Pretto – concordano entrambi – il cui aiuto è
stato determinante. Ci ha seguiti,
facendoci provare nel suo studio
di registrazione, con tanta disponibilità e pazienza, correggendoci e
insegnandoci senza mai stancarsi”.
Ma, pur sentendosi e risentendosi, Ines e Andrea non si erano resi
conto del risultato a cui erano arrivati, c’è voluta la risposta entusiasta del pubblico per farglielo capire. Gli applausi scroscianti al termine del brano, i complimenti della
gente incontrata per strada, il fatto
che la canzone proposta fosse rimasta nel cuore della gente, tanto
che, come è stato loro riferito, anche i più piccoli hanno continuato
a canticchiarla nei giorni seguenti
gli show. “La soddisfazione più
grande – concludono - è quella di
essere riusciti a trasmettere emozioni in un modo tanto semplice come
lo è il canto. E poi ci riempie di gioia
e di emozione il fatto di riuscire ad
aiutare con i nostri spettacoli qualcuno che ne ha bisogno”. L’occasione per risentire Ines e Andrea
sarà la sera dell’11 agosto, a Bertigo,
quando I Rispaar, all’aperto nei pressi della loro sede proporranno per
la prima volta uno spettacolo inserito nella programmazione turistica,
riproponendo alcuni sketch,
scenette e canzoni che hanno fatto
parte dei loro spettacoli nei dieci
anni di attività. Ci dovrebbe essere
poi un altro appuntamento, ancora
da confermare, al Tanzerloch di
Camporovere, per poter presentare la Ganzega, spettacolo preparato nell’ambito dell’Hoga Zait, il
Festival Cimbro, che non ha potuto andare in scena per il maltempo.
Silvana Bortoli
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Sabato 26 luglio 2008
l’Altopiano
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Angelo Roffo a ruota libera su nazionale
e sulla sua nuova avventura in un club
Pagina a cura di
Stefano Angonese
Qualcuno, che lo conosce bene,
l’aveva previsto, e pure in tempi
non sospetti. Praticamente all’indomani dell’annuncio di voler
chiudere con la sua grande passione sportiva: l’hockey.
<< Dategli un po’ di tempo per
annoiarsi e poi tornerà >>.
Così aveva sentenziato il figlio
Luca. E così è stato. Angelo
Roffo, spezzino, ma altopianese
d’adozione, prima ha ceduto all’irresistibile fascino dell’azzurro,
tornando alla guida della nazionale, ed ora ha accettato nuovamente di allenare un club, la
Caoduro Diavoli Vicenza, dove
troverà pure il figlio Luca.
Un’estate intensa, tra lavoro, famiglia e hockey. Un Mondiale
concluso da poco, con
un quinto posto che ha
lasciato un po’ di rammarico, anche se onestamente sembra avere
i contorni di un risultato che rispecchia il valore della nazionale che
si è presentata a
Düsseldorf. Difficile, insomma, fare tanto meglio. Anche se…
<< Anche se –
esordisce
Angelo
Roffo – come sempre gli
episodi hanno pesato,
e tanto. Contro la Svizzera, ad esempio, nella
partita chiave per il
primato nel girone di
qualificazione sullo 00 abbiamo preso un
palo interno clamoroso con il disco che poi
è schizzato via senza
trovare la carambola
sul portiere. Passare in vantaggio avrebbe significato un altro
tipo di match, ma alla fine è andata così e bisogna accettare il
verdetto del campo. Nonostante una buona reazione dopo
l’eliminazione, però, resta un po’
di amarezza, perché sono convinto che bastava poco per scrivere un finale diverso al nostro
Mondiale >>.
Episodi, sicuramente, ma quando nelle due partite decisive (e
consecutive) non fai neppure un
gol è impossibile sperare di fare
strada.
<< Già, non mi era mai accaduto in carriera. La difesa ha retto
bene – analizza il tecnico – purtroppo abbiamo pagato
un’anomala carenza nella
finalizzazione del nostro gioco,
anche nelle situazioni di power-
play, proprio sul più bello. Un
appannamento generale isolato, ma determinante. In ogni
caso i ragazzi hanno dato tutto
quello che potevano e a loro non
ho nulla da rimproverare >>. E
a lei? Qualche scelta che non rifarebbe? << Sinceramente no,
rifarei tutto perché in quel momento erano le scelte che reputavo migliori. Poi chiaramente
tutti sbagliano e tutti possono
migliorare >>.
Migliorare per arrivare in medaglia, tra un anno, in Italia al prossimo Mondiale?
<< Sì, ne sono convinto. Questa
nazionale, con qualche variazione a livello tattico e qualche ritocco all’organico può farcela. In
fondo ce la siamo giocata con
tutti all’ultimo Mondiale e lo faremo anche nel prossimo, così
come a fine settembre in occasione degli Europ
e
i
.
Recupereremo
elementi che per
vari motivi non
hanno potuto
dare la disponibilità per il Mondiale. Sarà una
nazionale diversa da quella del
Mondiale, ma
altrettanto
competitiva.
Penso che una
medaglia nella
rassegna continentale possa
essere l’obiettivo minimo >>.
Un 2009 che per
l’Italia, e soprattutto per l’inline
nazionale, va
sfruttato al mas-
Stagione 2008/09: lavori in corso
Solo dopo il 27 luglio si conoscerà la definitiva composizione dei campionati (e dei relativi
calendari) di serie A1 e A2 di
hockey inline per la stagione
2008/09.
Alla base di questo ritardo, rispetto alle previsioni, una serie
di rinunce e di successivi
ripescaggi: al forfait dell’Empoli
(sostituito dal Milano 17 Rams)
si è aggiunto quello
(prevedibile) proprio degli
Asiago Black Vipers, la seconda formazione del club
altopianese, che qualche mese
fa aveva conquistato con pieno merito la promozione in A1.
Al suo posto dovrebbe esserci
il Montebelluna, che avrà tempo fino al 27 luglio appunto per
regolarizzare la propria posizione. Se tutto dovesse essere
confermato, quindi, la nuova
serie A1 sarebbe composta da:
Asiago Vipers, Edera Trieste,
Milano 24, Vicenza, Arezzo,
Civitavecchia, Polet Trieste,
Forlì, Torino, Ferrara, Milano 17
Rams e Montebelluna.
Per Asiago, dunque, niente derby nella massima serie come già
era accaduto nella stagione
2003/04.
E forse proprio quell’esperienza, terminata con una squadra
campione d’Italia e l’altra retrocessa proprio per mano fatricida,
ha probabilmente minato in partenza le fragili fondamenta di
questa ipotesi e di un progetto
difficile da sostenere, in primis
per aspetti tecnici (organici ed
obiettivi troppo diversi).
Per i Black, dunque, fine della
corsa. Come società ripartirà
dalla Serie B. Come gruppo si
dividerà, rimescolandosi all’interno delle altre realtà della “famiglia”. In particolare una, che
rappresenta la novità principale della prossima annata sportiva: una formazione satellite, un
vero e proprio “farm team”, in
cui i giovani, sostenuti da qual-
che “senatore” fuoriuscito dai
Black, siano gli autentici protagonisti. Alla guida tecnica ci
sarà Riccardo Marobin, che aveva condotto i Black Vipers al
salto di categoria.
La nuova serie A2 per la prima
volta sarà a girone unico risultando così estremamente stimolante, ma alquanto impegnativa,
sotto sia l’aspetto tecnico che
economico (trasferte importanti, tra cui Roma e Catania). Salvo “ribaltoni” questa dovrebbe
essere la nuova serie A2:
Asiago Vipers “B”, Modena,
Forte dei Marmi, Padova,
Mestre, Cittadella, Monleale,
Massa, Latina e Catania.
simo.
<< Assolutamente sì. A fine settembre, a Trieste, ci saranno gli
Europei, altro appuntamento importante, e poi appunto nell’estate 2009, a Milano, il Mondiale,
senza dimenticare i World Games
di Taiwan (ma qui i dubbi sulla
partecipazione sono davvero
tanti ndr) per cui ci siamo qualificati grazie al quinto posto iridato.
I due eventi che si svolgeranno
in Italia saranno fondamentali per
la promozione e la diffusione della nostra disciplina. Non possiamo sprecare questa doppia opportunità. Dovremo lavorare per
ottenere il massimo in pista, ma
anche oltre la balustra, a livello
di immagine, promozione e
coinvolgimento dei media, cercando di avvicinare più persone
possibile all’inline, anche con
l’aiuto prezioso dei club >>.
E proprio da un club, Vicenza,
Angelo Roffo riparte per una
nuova sfida. L’ultima volta che
aveva diretto una squadra era
stato nella stagione 2006/07, a
Padova, nel tentativo (disperato)
di evitare ai patavini la retrocessione. Era stato cercato da varie
squadre, ma alla fine ha scelto
Vicenza, brava anche a giocare
d’anticipo. << Ero già stato a
Vicenza molti anni fa, all’inizio
del movimento inline. Qui conosco tutti e mi piace questa società, la serietà con cui svolge
l’attività e la politica di non
voler compiere passi azzardati.
Vicenza non è una realtà esageratamente ambiziosa, anche se
quest’anno vuol provare ad essere protagonista. Qui, comunque, si lavora per costruire gradualmente, rinforzando l’organico, ma senza mai perdere di
vista il budget. Vuol dire molto
operare e programmare in questo modo. Sono contento della
scelta che ho fatto >>. Roffo si
appresta a vivere questa nuova
esperienza con la solita grinta, la
solita voglia di tirar fuori il meglio dai suoi ragazzi. E anche a
Vicenza punta al proprio obiettivo, costruendosi attorno un
gruppo di “fedelissimi”.
<< C’è un bel gruppo e sono
convinto che possa fare davvero buone cose. I nostri obiettivi
di mercato saranno uno per ruo-
lo: in porta vorrei Nicola Lobbia
(sfumate in precedenza le trattative per il 21 enne portiere della
Slovenia Gasper Kroselj e per
Stefano Antinori ndr). Sono convinto che se riusciremo ad averlo con noi potrà fare grandi cose,
vedrete! Per la difesa il nome è
quello di Michael Corradin,
unitamente ad un Fabio
Rigoni che spero di poter avere a disposizione tutta la stagione e non solo per i playoff.
In attacco, infine, ci sarà
Walter Widmann, che ritroverà Luca (Roffo) al suo fianco.
Davanti vorrei dare spazio e
responsabilità ai vari Rigoni
(Simone), Pozzan e Maran. Lavoreremo duramente in ottica
coppa Italia, perché ritengo
sia un traguardo alla nostra
portata. Nella prima parte della stagione potremo dar fastidio a tutti gli avversari, ne
sono convinto. In campiona-
to, invece, cercheremo di chiudere la regular season tra le
prime quattro per avere un
buon primo turno; poi nei
playoff tutto è possibile. Conquistare per la prima volta la
finale sarebbe un grande risultato >>. Rimandato, invece, il
debutto sul palcoscenico europeo. Vicenza avrebbe il diritto di prendere parte alla
Confederation Cup, una sorta di coppa Uefa introdotta
quest’anno dal Comitato Europeo, ma la dirigenza sembra intenzionata a rinunciarvi destinando risorse ed
energie in ambito nazionale.
<< Sportivamente un po’ mi
dispiace, come ai dirigenti
– conclude Roffo – ma ammiro la loro coerenza di non
lasciarsi tentare. E’ giusta
la politica dei piccoli passi. Per l’Europa ci sarà tempo più avanti >>.
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l’Altopiano
Sabato 26 luglio 2008
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Raffica di conferme in casa giallorossa
HOCKEY
Ecco l’Asiago…aspettando Strazzabosco
Nessuna novità sui volti nuovi
Pagina a cura di
Cesare Pivotto
E’ ormai praticamente fatta,
a suon di conferme, la <nuova> squadra giallorossa; una
campagna acquisti sin qui
“fatta in casa”, un organico
all’insegna della continuità,
com’era stato dichiarato a
fine torneo, con pochi cambiamenti. In effetti sono stati
tutti confermati i componenti del roster della passata stagione ad eccezione di tre soli
nomi: il difensore Loya e gli
attaccanti DeFrenza e
Stanley (anche se, almeno
per quest’ultimo, è stata sua
la scelta di non rimanere non
accettando
l’offerta
asiaghese).
Dopo la sequenza di difensori, nei giorni scorsi il sodalizio asiaghese ha via via dato
ufficialità alla continuità anche sul fronte offensivo, confermando ben 7, anzi 8 attaccanti, dal capitano, veterano
di tante battaglie e con ben 8
stagioni in giallorosso alle
spalle, l’italo-canadese ormai
asiaghese d’adozione John
Parco, ad una sequenza di
prodotti del vivaio locale: già
otto stagioni con la maglia
dell’Asiago anche per il
26enne
Andrea
Rodeghiero, alla quarta stagione in maglia stellata il
22enne Federico Benetti,
alla terza, invece, sia il
19enne Matteo Tessari che
il 20enne Nicola Tessari,
mentre fanno il “bis” il quasi
23enne Filippo Busa ed il
non ancora 20enne Gianluca
Strazzabosco. La società ribadisce che “così com’è per
il reparto difensivo, anche
per quello avanzato potrebbero essere previsti dei
graduali inserimenti di atleti del settore giovanile atti
ad ampliarne il loro bagaglio di esperienza”.
L’ottava, ed ultima (in ordine di tempo) conferma è
quella del 27enne bomber
Damian Surma. Il forte attaccante italo-americano è
stato già confermato per
quella che sarà il suo terzo
campionato con la maglia
asiaghese. Giocatore dotato
di evidenti, ottime qualità sul
piano tecnico, nelle due stagioni passate ad Asiago ha
evidenziato però un rendimento poco costante, una
mancanza di “affidabilità”
che ha spesso “irritato”; proprio per questo, al di là delle
sue promesse di “professionalità” nel preparare il suo
nuovo ritorno ad Asiago, per
lui è stato redatto e firmato
un particolare contratto “a
rendimento”, contando che
l’incentivo economico possa
essere lo stimolo giusto per
poterlo vedere con continuità mettere sul ghiaccio quelle doti di potenza, concretezza ed esplosività di cui è
indiscutibilmente dotato.
Con Parco, Johnson e Surma
che giocheranno da italiani,
sono dunque solo quattro i
transfert del roster (Bellissimo, Borrelli, DeMarchi e
Grafica Altopiano
John Parco
Plastino), lasciando quindi
spazio ad ulteriori ingaggi di
rinforzi stranieri, e di un
bomber in particolare.
Ma l’obiettivo principale della società giallorossa resta
Michele Strazzabosco che,
oltre a risultare di fatto, per
qualità e rendimento, un vero
e proprio “straniero”, dovrebbe anche vestire quei
panni del leader, sul ghiaccio
come nello spogliatoio, indispensabili per dare a questa
squadra, giovane ed eterogenea, compattezza e continuità
di rendimento. Michele ha
tutte queste peculiarità, tecniche e caratteriali, e proprio
per questo il suo ritorno è seguito con grande intensità
dalla società, anche se, al
momento in cui scrivo, l’ex
capitano del disciolto Milano
non ha ancora sciolto le sue
riserve o, forse meglio, non
ha ancora comunicato la sua
scelta.
Per dare ulteriore rinforzo al
reparto difensivo l’Asiago
sta puntando anche ad un altro ritorno, contendendolo ad
altre agguerrite concorrenti,
quello di Carter Trevisani.
Euroregione Ice Hockey
Challenge 2008.
La manifestazione, giunta
alla sua sesta edizione, si è
consolidata ed è diventata un
atteso appuntamento della
pre-season nazionale, una
sorta di anteprima che ha
sempre proposto protagoniste di livello assoluto del
panorama italiano, e non
solo, anche se quest’anno ci sarà una sola formazione straniera, il Maribor.
Si giocherà dall’11 al 14
settembre e saranno due le
sedi di qualificazione: Claut
(dove si giocherà il girone B,
che vede al via Alleghe,
Fassa e Valpellice) e, per la
prima volta, Asiago (sede del
girone A, dove saranno di
scena i padroni di casa,
il Pontebba e gli sloveni
del Maribor, che dovrebbe esserre la più accreditata pretendente alla vittoria finale). La finalissima,
che vedrà di fronte le due
vincenti dei gironi, si disputerà il 14 settembre a
Claut.
Michele Strazzabosco
Damian Surma
Partenze ed arrivi per le altre 7
protagoniste della prossima stagione:
CORTINA
Arrivi: l’allenatore Paul
Adey; Steve Gallace
(Valpusteria), Martin Wilde
(Vallentuna BK/Svezia)
Partenze: Brandin Cote
(REVBremerhaven/Germania/Bundesliga), Chris
Dyment, Tim Wedderburn,
Matt Smith, Jari Suorsa (EK
Zell am See/AUT2)
ALLEGHE
Arrivi: l’allenatore Mike
Kelly; Phil Groeneveld
(Bolzano).
Partenze: David Clarke
(Nottingham Panthers/BEL/
Gran Bretagna), Günther Hell
RENON
Arrivi: l’allenatore Ron
Ivany; Andreas Moborg
(Straubing Tigers/DEL),
Jan Nemecek (Odense/
Danimarca), Corbeil
Nicolas (Thetford Mines
Isothermic/LNAH),
Giulio Scandella (Milano
Vipers)
Partenze: Jan Vodrazka
(Val
Pusteria),
Alexander
Egger
(Bolzano), Josh Olson
(Bolzano),
Kaspars
Astashenko,
Enrico
Dorigatti (Bolzano), Paolo Bustreo.
FASSA
Arrivi:
l’allenatore
Stèphane Python; Joseph
Ori (Bossier-Shreveport
Mudbugs/CHL), Jeremy
Van Hoof (Rio Grande
Valley Killer Bees/CHL),
Owen Fussey (Columbia
Inferno/ECHL), Jeff Paul
(EV Duisburg Die Füchse/
DEL/Germania)
Partenze: Greg Barber (Val
Pusteria), Greg Watson (Val
Pusteria), David Ceresa
(Bolzano), Jarad Bourassa,
Terry Harrison Jamie
Schaafsma
(REV
Bremerhaven/Germania)
BOLZANO
Arrivi: Pasi Hakkinen
(Ilves Tampere/Finlandia), Alexander Egger
(Renon), Sergejs Durdins
(Fort Wayne Komets/
IHL),
Carl-Johan
Johansson
(Moskitos
Essen/Bundesliga/Germania), Andreas Bernard
(Ora/Egna), Josh Olson
(Renon), David Ceresa
(Fassa), Nate Dicasmirro
(Syracuse Crunch/AHL),
Enrico Dorigatti (Renon)
Partenze: Phil Groeneveld
(Alleghe), Adam Russo
(Tours/Francia), Chris Hajt,
Neil Petruic, Arpad Mihaly
(HC Csíkszereda), Ryan
Jardine, Michael Stocker
(Merano), Brandon Jon
Abel, Max Ansoldi
PONTEBBA
Arrivi: l’allenatore Vesa
Surenkin; Pippo Limnell
(HIFK Helsinki/Finlandia), Patrick Rizzo (Val
Pusteria), Arto Koivisto
(Jokerit Helsinki/Finlandia), Daniel Sparre
(Columbia
Inferno/
ECHL), Danny Stewart
(Basingstoke
Bison/
EIHL/Gran Bretagna),
Francois-Pierre Guenette
(Alaska Aces/ECHL),
Lukasz Kisiel (Zaglebie
Sosnowiec/Polonia
Partenze:Dan Cavanaugh
(Villach/Austria), Nick Romano (Tours/Francia),
Radoslav Hecl, Johan
Carlsson, Konstantin
Kalmikov, Ivan Demetz,
David Burgess
VALPUSTERIA
Arrivi:
l’allenatore
Stephan Mair; Joe Tallari
(Manchester Phoenix/
Gran Bretagna), Jan
Vodrazka (Val Pusteria),
Brendan Bernakevitch
(Tillburg Trappers), Greg
Barber (Fassa), Greg
Watson (Fassa), Thomas
Trenker (Egna), Kelly
Guard (Junost Minsk/
Bielorussia)
Partenze:Calle Bergström
(Grenbole/Francia),
Jeremy
Adduono
(Ravensburg/Germania),
Zdenek Sedlak (Totempo
HVIK/Danimarca), Patrick
Rizzo (Aquile Pontebba),
Steve Gallace (Cortina),
Brent Gauvreau, Joaquin
Gage, Johan Ramstedt.
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l’Altopiano
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Highlands Open 2008
Mappe, foreste e avventura: in
una parola orienteering.
L’Altopiano di Asiago, per la
sua configurazione, si addice
molto a questa disciplina sportiva che consiste nel giungere
nel più breve tempo ai punti di
controllo segnati in una cartina
topografica appositamente disegnata. Uno sport per tutte le età,
dai bambini sotto i 10 anni ai
veterani over 70. Uno sport per
A fine agosto in Altopiano le gare
internazionali di orienteering
rilassarsi, immersi nell’ambiente, o da praticare anche per mettersi alla prova in qualche competizione come ad esempio gli
Highlands Open 2008 in programma sull’Altopiano dal 28
al 31 agosto. La manifestazione è organizzata dall’Erebus
Orientamento Vicenza.
Quest’anno l’HOP è abbinato
al Latinum Certamen, la Cop-
pa del Paesi Latini, una competizione per le squadre nazionali di lingua latina, la cui terza prova, la long, è anche valida per la Coppa Italia. Le
squadre sono composte da 6
atleti, 1 concorrente femmina
e 1 concorrente maschio nelle
categorie Senior, Junior e Cadetti. Secondo il programma
della manifestazione, giovedì
Ad Asiago il futuro dello
sci da fondo italiano
Con un raduno di una settimana,
la Nazionale degli aspiranti sci da
fondo per Vancouver 2010 ha fatto ritorno ad Asiago. Nella splendida cornice del Kaberlaba, la federazione italiana ha portato i
giovani atleti delle squadre maschili e femminili ad Asiago per
osservarli nella preparazione estiva fatta di corsa, bici e skiroll.
“Qui abbiamo sia atleti appena
saliti dalla categoria juniores, sia
atleti con più esperienza, acquisita nel circuito mondiale under
23 – spiega Carlo Zoller, primo
allenatore della nazionale svizzera fino all’anno scorso – E’ chiaro che qui abbiamo giovani che
sperano di poter fare il salto di
qualità e gareggiare nella prossima Coppa del Mondo quindi
molto motivati.” “Il gruppo è comunque affiatato – aggiunge
Pierluigi Costantin alla sua prima
esperienza da allenatore – tutti
hanno delle buone possibilità di
raggiungere traguardi importanti”. “Qui abbiamo il futuro dello
sci da fondo italiano – commenta Guido Carli, assessore allo
Sport asiaghese – E questo grazie anche all’ospitalità dell’albergo Orthal che ci permette di
accolgiere nel migliore dei modi
questi atleti che sicuramente ricorderanno l’Altopiano”.
28 agosto sarà dedicato alle
prove di allenamento. Venerdì
29 alle 11 prenderà il via la
Gara a media distanza, in località Val di Nos di Gallio, valida come 1^ prova della Coppa Latina (Latinum Certamen)
e 1^ prova dell’ Highlands
Open 2008. Alle 20, nel centro di Gallio, è in programma
la cerimonia di apertura con
sfilata delle rappresentative
nazionali che parteciperanno
alla Coppa Latina di Corsa
Orientamento. Sabato alle 11
Inizierà la Gara Trail Asiago
Coppa Italia, alle 14.30 inizio
della Gara Sprint, 2^ prova della
Coppa Latina (Latinum
Certamen) e 2^ prova dell’
Highlands Open 2008. Alle 17.30
si terrà la Sprint Campioni
(Elite)- ASIAGO, evento
spettacolare con i migliori atleti
mondiali di corsa orientamento.
Alle 21 in Piazza Carli ad
Asiago le premiazioni individuali (Middle e Sprint). Domenica 31 agosto, alle 9.30, prenderà il via la gara a lunga distanza, in Val Magnaboschi di
Cesuna, 3^ prova della Coppa
Latina (Latinum Certamen) e
3^ prova dell’ Highlands Open
2008, 6^ prova Coppa Italia di
Corsa Orientamento Wre
World Ranking Event. Alle
13.30, in centro a Cesuna, la
premiazione della gara e la cerimonia di chiusura.
S.L.
Giovani promesse cercansi
A Canove uno stage con gli allenatori delle giovanili dell’Udinese per trenta calciatori
Una trentina di giovani calciatori in cerca di squadra sono
ospiti da qualche giorno a
Canove per uno stage con gli
allenatori delle giovanili
dell’Udinese Giorgio Zanier e
Annunziato Zavettieri. Un idea
nata da un incontro tra il presidente del Canove Calcio, Fabio
Rebeschini, e i due tecnici che
vorrebbero consolidare l’idea in
un progetto continuativo da
riproporre negli anni successi-
vi per tutta l’estate in vari turni.
“Sono giovani calciatori con tutte le carte in regola per proseguire la carriera professionistica, ma
il sistema è talvolta contorto –
spiega Zanier, allenatore della
Beretti dell’Udinese che ha conteso la semifinale scudetto di categoria con la Juventus – Oltre a
numerosi giocatori dell’Udinese
e della Triestina abbiamo inserito qualche elemento valido locale. Il nostro scopo è duplice: quel-
lo di proseguire una preparazione tecnica e quello di dare un
supporto psicologico e umano
a chi, pur conscio delle sue
potenzialità, si trova “disoccupato””. A dare man forte ai due
tecnici anche il difensore
dell’under 17 dell’Udinese e
della Nazionale Juri Toppan in
qualità di ex allievo; una presenza per dare lustro e stimoli
agli altri giovani.
G.R.
Stage di allenamento per giovani pattinatori lombardi
Asiago, quanto sei bella!
Esperienza voluta dall’ex portiere dell’Asiago Franco Viale e la moglie Petra
Chi mastica hockey non può non
ricordare Franco Viale, portiere di
valore assoluto per cinque stagioni ad Asiago nei primi anni
Ottanta, rimasto legato a questa
terra ed a questa gente di cui per
anni ha sentito tutto l’abbraccio,
il calore, l’affetto; un ricordo che
conserva indelebile, che ben si
percepisce, chiaro, quando si torna a parlare di quei tempi, belli
ancor più perché allora l’hockey
era ancora un vero e proprio fatto collettivo, un vero e proprio
“sport nazionale” che raccoglieva attorno a sé un po’ tutta la
gente.
Lo incontro al Palodegar, dove
mi aspetta con la moglie Petra
Ruhrmann, ex pattinatrice tedesca oggi istruttrice di pattinaggio artistico: sono ad Asiago già
dal 7 luglio con un bel nugolo di
giovani leve lombarde di questa
disciplina del ghiaccio per tre
settimane di allenamento. “Era
un suo pallino quello di tornare in qualche modo ad Asiago –
esordisce Petra – e tanto ha fatto che siamo arrivati qua. Abbiamo portato qua , per ognuna
delle tre settimane del programma, una cinquantina di ragazzi
e ragazze di età compresa fra i
4 ed i 25 anni e tesserati con la
Datch Forum di Assago e la
Palataurus di Lecco; le maestre
hanno accettato di fare questa
esperienza ed ora sono ben felici di questa scelta perché qui si
sono trovate benissimo, tutto è
così bello”.“E’ vero, l’ho proprio
voluta questa esperienza – conferma Franco – ed è stato anche
grazie all’interessamento di
Angelo (Roffo) se la cosa si è
potuta fare. Adesso tutti sono
entusiasti, anche molti dei numerosi genitori venuti al seguito dei figli hanno sottolineato
positivamente questa esperienza, decantando questa località.
Chi non era mai venuto prima
ha calorosamente espresso il dispiacere di non esserci venuto
prima, tanto è stato colpito in
positivo dall’ambiente, dal paesaggio, dalla gente. Io amo
questa terra e ho cercato di far
apprezzare a chi è venuto le diverse
realtà
ricettive,
paesaggistiche, storiche e turistiche di tutto l’Altopiano”.“Ci
è anche piaciuto avviare una
sorta di interscambio di esperienze con le tre società locali
di pattinaggio artistico – aggiunge Viale – così noi abbiamo
utilizzato anche le loro ore di
ghiaccio ed alcune loro atlete
hanno seguito i nostri corsi.
Una bella cosa, positiva; mi piacerebbe che loro potessero unirsi in una sola società più <forte> per ottenere traguardi
ancor più elevati”. Anche le
maestre sottolineano di essersi
trovate bene, trovando molta disponibilità, strutture adeguate ed
un ottimo ghiaccio, lamentando
solo la mancanza di una palestra
o una sala per il balletto. “D’estate si lavora sulla quantità e si fa
apprendimento – aggiungono è molto importante fare bene
questa fase in vista dell’inizio
della stagione agonistica, programmato per settembre. Qui
stiamo lavorando benissimo”.
“Sta andando tutto così bene –
aggiunge Franco - che è nostra
intenzione far sì che questa non
resti un’esperienza positiva bensì diventi un appuntamento fisso, una sorta di <sede estiva>
fissa, stabile. Anzi, posso dire
che stiamo già fissando l’appuntamento per il 2009 “.Certamente una cosa importante in chiave
non solo sportiva ma anche sotto il profilo turistico.
Cesare Pivotto
L’A.C. Canove ricorda che sono aperte le iscrizioni al settore giovanile
per la prossima stagione. Gli interessati possono contattare
Stefano Frigo (tel. 0424 692630) o Desio Rossi (tel 0424 462426)
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“DICERIE” SULLE PATATE DI ROTZO
Da qualche anno circolano
delle voci assolutamente infondate e faziose circa le
patate di Rotzo, che secondo alcuni soloni proverrebbero in parte da altri territori di
produzione e verrebbero
“spacciate” per patate di
Rotzo. Certuni hanno addirittura dichiarato che si sono
visti dei TIR scaricare
quantitativi consistenti di patate allo scopo di essere messe in vendita come fossero
doc.
Queste accuse denigratorie
sono del tutto prive di fondamenta per le ragioni che di
seguito vado ad esporre.
Come è noto è stata costituita mio tramite un’Associazione Produttori Patata di
Rotzo con una sorta di marchio che è ben visibile
stampigliato sui sacchi di iuta
di varie dimensioni, per contenere 3 kg, 5 kg, 10 kg, 20
kg.
Inoltre i Produttori Associati sono regolarmente iscritti
alla Camera di Commercio
e pertanto muniti di partita
IVA, nonché hanno aderito
e sottoscritto un Disciplinare di Produzione “Qualità
Ambiente” in attuazione delle
Direttive europee in materia
di immissione in commercio
di prodotti fitosanitari, ivi
compresa l’igiene dei prodotti
alimentari.
Tali discipline sono anche riportate nell’Atto Costitutivo
e nello Statuto dell’Associa-
“Base Dal Molin, si tenga
conto delle esigenze della
Comunità locale”
Che modi! Mentre il Nostro gli assicura lealtà e sconfinata gratitudine, l’amico yankee non ha riguardi. Il premier
italiano? Un dilettante della politica che ha conquistato l’importante carica solo grazie alla sua notevole influenza sui
media nazionali. Con una accoglienza così il Nostro, anzichè
reagire come giusto, giù invece a giurare che sì, il suo governo terrà fede agli impegni, che nessun ripensamento potrà
esserci su una decisione già presa. Insomma il Dal Molin si
farà, con buona pace dei vicentini. In forza di un ragionamento molto semplice: si tratta di onorare gli impegni assunti dal governo precedente. Che anche quello di prima
rimandava alle intese concluse dal governo che lo aveva
preceduto. Ma allora a che gioco giochiamo? Niente; è che
nella partita dei rimandi c’è sempre lui, oggi come l’altroieri;
e con una logica così non c’è più spazio per replicare! Con
tutto rispetto per l’alleato è possibile conoscere i termini
dell’intesa o almeno le procedure seguite per raggiungerla?
Si fa un grande richiamo agli obblighi internazionali; ma questi
obblighi non a tutti sono noti e comunque sarebbe opportuno farli conoscere per l’utilità generale. O sono tabù? Ci
saremmo aspettati che almeno le istituzioni preposte ne fossero informate. Ci si chiede perché tanto mistero perfino
con gli addetti ai lavori: Governo, Parlamento, Comune. A
proposito. Con il Comune si è andati alla leggera; approfittando del famoso legame con il premier, il sindaco ha dato
la sua entusiastica adesione a scatola chiusa. Il piacere a
un compare ha fatto aggio sulle sorti della città. Se da un
lato rimane aperto il contenzioso sulle modalità con cui è
stata raggiunta la fantomatica intesa tra governi, dall’altra i
cittadini chiedono garanzie per la costruzione della base
militare. Viene sacrificato l’aeroporto, si distrugge un quadrante di verde, si consumano servizi e si impegnano infrastrutture già insufficienti, si sottrae al controllo un importante
settore della città. Aspetti tutti (servizi, verde, forniture, urbanistica, infrastrutture) di stretta competenza comunale; il governo non può ignorare quelle preoccupazioni né, tanto peggio,
passarvi sopra con aria di supponenza. Farebbe bene invece
confrontarsi con il sindaco per contemperare le giuste esigenze della comunità locale con le scelte, appunto perché neppure
nazionali, dalle imprevedibili implicazioni. Che se l’amico yankee
non ha avuto riguardi neppure per il premier nell’incontro in
Giappone, non possiamo illuderci su quello che ci toccherà per
aver espresso perplessità sul progetto. Mi sa che invece di
avere il governo a fianco per sostenere le nostre esigenze
dovremo contattare direttamente la Casa Bianca improvvisando ministro degli esteri il nostro sindaco. Ma che modi.
Giovanni Bertacche [email protected]
zione
“Produttori Patata di
Rotzo”. Ogni
anno la semente, come
ho già scritto in precedenza,
arriva
direttamente dall’Olanda e
su ogni sacco è apposto un
cartellino con il certificato di
provenienza e le varie componenti della patata da
semente, nella quale l’Olanda si è specializzata.
Nel Disciplinare è anche riportata la descrizione del
prodotto e dell’organizzazione, che riporto testualmente:
“La patata coltivata nella
zona di Rotzo è riconosciuta
da tempo per le caratteristiche organolettiche che la
contraddistinguono e la fanno apprezzare tra i piatti della cucina veneta. Le qualità
specifiche derivano dalle
condizioni ambientali e
pedologiche
dell’area di
coltivazione. Condizioni ambientali caratterizzate da temperature medie estive ottimali
per la crescita della pianta (
18 – 20° C) e piovosità primaverile elevata ne assicurano la perfetta maturazione.
L’escursione
termica tra giorno e notte
favorisce l’accumulo di amido. I parametri pedologici
rappresentano l’altro fattore valorizzante grazie alla
tessitura prevalentemente
sabbiosa dei depositi
morenici, al drenaggio dell’acqua assicurato dalla
natura calcarea del
sottosuolo e una profondità
superiore ai 60 cm”. E’ evidente che avendo sottoscritto questo disciplinare, i
produttori associati sono
soggetti a dei controlli e
possono essere anche
prelevati dei tuberi per
l’analisi presso l’Istituto di Genetica di
Lonigo.
Pertanto sono assolutamente improponibili
delle contraffazioni o
delle immissioni
sul mercato di un
prodotto analogo
con
le
stesse
caratteristiche.Alcuni
portano in campo l’argomentazione che non è
possibile che la modesta
quantità di patate prodotta
nella campagna di Rotzo sia
presente sul mercato per
diversi mesi anche nei centri e negozi di pianura, nonché nei supermercati o nei
centri di smistamento
ortofrutticoli, ecc.
Quest’anno sono state avvertite le finanze, le quali
faranno un’indagine a tappeto su tutti i negozi dove
sono esposti i cartelli “PATATE DI ROTZO” e verificheranno se sui sacchi
compare la
stampigliatura del marchio,
il cartellino con il nome del
produttore e partita IVA,
allo scopo di accertare l’origine del prodotto.
Com’è risaputo la patata di
Rotzo è molto apprezzata e
sempre più richiesta, al di
là delle malignità e delle in-
sinuazioni che molti perdigiorno da bar continuano a
blaterare, senza cognizione
di causa.
Può bastare la parola autorevole del compianto Mario Rigoni Stern, che sapeva veramente apprezzare
la qualità delle nostre patate, al punto da fare nel suo
libro la seguente citazione:
“Sempre più vuoti sono i
paesi della Alpi. Eppure
amiamo la nostra terra.
Oggi sono andato a fare
provvista di patate in un
paese di 600 abitanti diviso
in tre frazioni.
I campi al sole, gli orti davanti alle case, il bosco che
avanza e la montagna alle
spalle; lindore, aria pulita,
gente serena che poco
chiede. Gli altri nativi sono
andati in Canada, Australia,
Francia … il ragazzo dal
quale ho comprato due
quintali di patate concimate
con il letame e coltivate
senza prodotti chimici dopo
aver dissodato un terreno
vegro (pascolo non brucato), è diplomato, ma piuttosto che scendere a lavorare in città o emigrare, preferisce stare quassù con
maggior lavoro e minor
guadagno” da “Sentieri
sotto la neve” Ed. Einaudi
Edoardo dr. Sartori
In nome e per conto dei
Produttori Associati
La nostalgia dell’albero PepPino
C’era una volta.. perché é
così che cominciano tutte le
favole, un albero di nome
PepPino.
Viveva in un grande e verde
parco di un piccolo paesino
che nessuno conosceva,
PepPino era stato per molto
tempo un albero felice, era
cresciuto saldo e forte e ne
aveva viste di tutti i colori...si,
tutti i colori, dal bianco freddo dell’inverno, al verde acceso e intenso che nasce con
la primavera e che esplode
in un tripudio di colori durante l’estate per arrivare ai colori spenti dell’autunno che
ricordano l’arrivo di un’ altro
inverno. Durante uno di quegli autunni tristi Peppino cominciò a soffrire di solitudine, durante l’estate una tromba d’aria aveva spazzato via
i suoi amici più cari, quelli che
vivevano attorno a lui da
moltissimi anni ormai.
PepPino voleva andarsene
da quel parco, voleva viaggiare e vedere finalmente il
mondo perché pensava di ritrovare la felicità che aveva
perso dopo quella inaspettata tromba d’aria. Ci pensò
parecchi giorni e, appena prima dell’ arrivo della neve,
sfilò pian piano le sue radici
dal terreno e si incamminò
verso paesi lontani. Oltrepassò le montagne verso la
Svizzera, l’Austria e la
Francia dove si fermò in
attesa del passare dell’ inverno, alla nascita del primo fiore si diresse verso la
Spagna e il Portogallo, conobbe tantissimi alberi dei
quali non conosceva neppure l’esistenza, vide giardini
coperti da mille colori diversi, parchi e boschi e amici
animali che provenivano da
mare, terra e cielo. Passò
dei momenti incantevoli ma
anche in quei momenti così
gioiosi sentiva nel cuore una
sensazione strana, come una
tristezza di fondo che
PepPino non riusciva proprio
a spiegarsi!
Si stabilì in un boschetto non
molto lontano dal mare in
quanto un’ altro inverno era
alle porte e una sistemazione fissa era indispensabile.
Passò non molto tempo e
PepPino cominciò a sentire
che quella tristezza che sentiva cresceva ogni giorno di
più, ora riusciva a darle un
nome: era nostalgia del suo
parco, delle sue care montagne. Deperiva giorno per
giorno, i suoi aghi ingiallivano e poi cadevano e un fiume di lacrime di resina lo
ricoprivano. Voleva tornare a casa sua, si lo voleva
veramente!! Non sapeva
come fare quando ad un
certo punto ricordò che una
volta suo nonno gli aveva
parlato di una fatina dei
boschi che “aiutava chi aiuto cercava”, così ci provò!
Chiamò la fatina dicendo
che voleva tornare a casa,
dov’era nato e cresciuto,
ad un certo punto apparve
una meravigliosa fatina che,
nel vederlo così malconcio,
si commosse e con uno
schioccar di dita riportò
PepPino proprio nel suo parco, nello stesso posto di prima! Attorno a lui riconobbe
le sue amate montagne e gli
alberi amici, respirò a pieni
polmoni l’aria di casa e subito gli sembrò di non essersene mai andato!
Anche la natura quel giorno volle festeggiare il suo
ritorno e così dal cielo cominciarono a scendere tanti
piccoli fiocchi di neve che
lo ricoprirono dolcemente,
come un mantello, a poco
a poco tutto intorno diventò silenzioso e candido.
Quante volte PepPino aveva sognato quel momento,
la nostalgia di casa era
troppo forte ma ora era in
pace e calde lacrime di resina scesero dai suoi rami,
era veramente felice. Era
a casa!
Marina Bussolaro
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Sabato 26 luglio 2008
l’Altopiano
Da sabato 26 luglio a venerdì 8 agosto
Il Sole ai primi di agosto sorge alle 4.58 e tramonta alle 19.42
Un santo per volta: Gaetano di Thiene (Vicenza, ottobre 1480 – Napoli, 7 agosto 1547) è stato un sacerdote italiano, cofondatore dell’Ordine dei Chierici Regolari Teatini; nel 1671 è stato proclamato santo da
papa Clemente X ed è detto il Santo della Provvidenza. Sulla data di
nascita non ci sono certezze, la famiglia era dei conti di Thiene, ultimo
dei tre figli del conte Gasparo di Thiene e della contessa Maria da
Porto: gli venne imposto il nome di uno zio appena scomparso, un
canonico docente di diritto all’Università di Padova, che era nato a
Gaeta. Nel 1504 si laureò a Padova in diritto civile e canonico; venne
chiamato a Roma come segretario particolare di papa Giulio II nel 1506
e gli venne anche conferito il titolo di Protonotario Apostolico. Divenne sacerdote. Iniziò a prestare servizio presso l’ospedale di San
Giacomo degli Incurabili e si iscrisse alla Compagnia dell’Oratorio
del Divino Amore. Tra il 1520 e il ‘23 fu a Venezia, dove fondò l’Ospedale degli Incurabili alla Giudecca. Per difendere i poveri dagli usurai,
promosse l’istituzione del Monte di Pietà, nel 1539, da cui poi trarrà
origine il Banco di Napoli. Morì domenica 7 agosto 1547 e fu sepolto
nella basilica di San Paolo Maggiore.
Il 7 agosto 1957 moriva l’attore comico Oliver Norvell “Babe” Hardy,
meglio conosciuto in Italia col nome d’arte di Ollio, compagno di
scena dell’altrettanto noto Stanlio. Laurel e Hardy avevano creato
una delle più famose
coppie comiche di tutti
i tempi. Cominciarono la
loro produzione di
lungometraggi alla fine
del ’27, con capolavori
della comicità quali The
Battle of the Century
(1927) (un film memorabile per la più grande
battaglia di torte mai girata), e molti altri. Oliver
era un grande esecutore delle indicazioni di
Stan, regista-attoremontatore-scrittore dei
loro film. «Chiedi a
Stan» era la frase che
diceva spesso quando gli venivano chieste delle opinioni sul copione. Perciò Stanlio, che sullo schermo appariva come un mentecatto,
era in realtà il genio creativo, mentre Ollio, il saccente nei film, nella
vita privata era piuttosto pigro ma si impegnava a fondo sul set per
realizzare le idee degli altri. Questa grande forma di rispetto reciproco
rese salda l’amicizia tra i due durata per più di trent’anni, senza mai un
litigio - almeno stando a tutte le fonti ufficiali. Hardy fu colpito da un
forte attacco di cuore verso la fine del 1955, un anno dopo un ictus lo
portò alla semiparalisi. Muore 7 agosto del 1957 all’età di 65 anni, E’
oggi seppellito nel Masonic Garden del cimitero Valhalla Memorial
Park Cemetery a nord di Hollywood.
Due proverbi due
Bear lusteg ist in vraitag, boant in sastag (trad: Chi è allegro il venerdì, piange il sabato). Iuk me hunte, iuk me bolfe, iuk net’ in kindarn
un ‘me alten manne. (trad: Batti il cane, batti il lupo, ma non batter
però i bimbi e l’uomo vecchio).
Domenica 27 luglio
SASSO DI ASIAGO: TOTAL – Via Chiesa
TRESCHE’ CONCA: AGIP – Via
Campiello 56
Domenica 3 agosto
CANOVE: OIL – Via Roma 105
In periodo stagionale il turno di chiusura è
facoltativo. Riportiamo i nominativi dei
distributori in turno di apertura
Domenica 27 luglio
SASSO DI ASIAGO: TOTAL – Via Chiesa
TRESCHE’ CONCA: AGIP – Via Campiello 56
Domenica 3 agosto
CANOVE: OIL – Via Roma 105
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Poste n.3 36012 Asiago
Si ricorda che, per poter essere pubblicate, le lettere
devono riportare sempre firma e indirizzo e numero di telefono del mittente. La redazione si
riserva anche eventualmente di ridurre, modificare o
non accettare eventuali testi di cattivo gusto.
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l’Altopiano
a cura di Giovanni Dalle Fusine
Sabato 26 luglio. SS. Anna e Gioachino. È il 207° giorno dell’anno,
mancano 158 giorni alla fine del 2008
Domenica 27. SS. Natalia e Liliana
Lunedì 28. SS. Nazario e Celso
Martedì 29 . S. Marta.
Mercoledì 30. SS. Pietro Crisol. e Donatella
Giovedì 31. S. Ignazio di Loyola. Luna nuova alle ore 03.20
Venerdì 1 agosto. S. Alfonso. Luna nuova alle ore 11.14
Sabato 2. S. Eusebio.
Domenica 3. S. Lidia
Lunedì 4. S. Giovanni m.v.
Martedì 5. S. Emidio.
Mercoledì 6. Trasfigurazione di Gesù.
Giovedì 7. SS. Gaetano e Donato. Primo quarto di Luna alle ore 05.35
Venerdì 8. S. Domenico. Primo quarto di Luna alle ore 21.21
Appuntamenti: 10^ Festa dell’Emigrante 27 agosto, Piazza dei Signori, Vicenza è stata scelta come sede per ospitare quest’evento in
concomitanza con l’anniversario del cinquecento anni dalla nascita
di Palladio. Programma: 10.00 ritrovo in Piazza dei Signori seguito
dalla sfilata in centro storico; ore 11.00 celebrazione della Santa Messa presso il Duomo.
Ente organizzatore: Ente Vicentini nel Mondo in collaborazione con il
Comune e la Provincia di Vicenza e la Camera di Commercio
Infoline: 0444/325000
www.giornalealtopiano.it
ARIETE
Siete alle prese già da qualche tempo con la presenza di Urano nel
vostro segno: per molti di voi questo sta significando sconvolgimenti
speciali, che porteranno però a una nuova stabilità. Chi ha già fatto
un incontro può cominciare di renderlo stabile con un matrimonio o
un divorzio, a seconda della situazione personale.
TORO
Nettuno resterà ancora a lungo nel vostro segno, aprendovi nuovi
inesplorati orizzonti. L’amore sarà al centro di cambiamenti epocali,
seguito dal lavoro, e soprattutto dalla vita spirituale, di cui ultimamente vis siete occupati poco o che reclama maggiore attenzione.
Vi si prospetta, insomma, una nuova e più complessa dimensione
della psiche.
GEMELLI
Giove protegge ogni vostra iniziativa e lo sapete: siete quindi nelle
condizioni di realizzare un vostro antico desiderio sia che riguardi
l’amore, sia che si tratti di rapporti di amicizia o di lavoro. Dovrete
però scegliere in quale settore vivere il favore del destino, magari
trascurando tutto il resto, per concentrarvi su ciò che in questo
momento è più importante.
CANCRO
Cominciate a riflettere su come affrontare le positive novità che
stanno per travolgervi o rischiate di trovarvi impreparati e quindi
poco pronti a cogliere l’essenza degli eventi. In amore si aprono
nuove prospettive, specialmente se saprete riconoscere i segnali
che il destino vi sta inviando. Nel lavoro invece sarà meglio procedere con più ordine.
LEONE
Quando qualcuno ha l’ardire di criticarvi esplodete, senza riflettere
sulle conseguenze, rischiando spesso di ferire chi vi vuole bene.
Eppure nel campo degli affetti c’è aria di novità, peccato che la
Sabato 26 luglio 2008
L’Altopiano srl - Società unipersonale
Registrazione n. 10/02 del 04/12/2002
presso il tribunale di Bassano del Grappa
Telefono servizio lettori: 348 - 3138606
Telefono servizio abbonati 349 - 6548872
Telefono per inserzioni pubblicitarie 338-1460517
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Direttore responsabile: Stefania Longhini
Segretaria di redazione: Silvana Bortoli
In redazione:
Giovanni Dalle Fusine, Cesare Pivotto, Luigi Frigo Bettinado,
Egidio Zampese, Martina Rossi, Gerardo Rigoni,
Stefano Angonese, Stefania Simi, Giovanni Rattini,
Beppa Rigoni Scit
Hanno collaborato:
Virginia Gianello, Aurora Carli, don Marco Pozza,
Sergio Bonato, Francesca Rodeghiero, Danilo Bogoni
Responsabile grafico e impaginazione: Fabrizio Favaro
Impaginazione: Davide Degiampietro - Grafica Altopiano
Foto: Foto Verona - Archivio Giornale
Stampa: Centro Stampa delle Venezie
Via Austria, 19/b - 35217 Padova
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mancanza di chiarezza guasti l’atmosfera. Rinviate un incontro che
appare impegnativo a quando avrete migliori elementi di giudizio.
VERGINE
Otterrete un grande risultato con uno sforzo minimo, a patto di
saper mettere in pratica suggerimenti del destino, che vi propone di
rinunciare al superfluo e consolidare il necessario. Nella vita di coppia lavorate a una migliore impostazione del rapporto, per quel che
riguarda non solo l’intimità, ma anche la collaborazione reciproca.
BILANCIA
Saturno vi fornisce elementi per una più attenta valutazione della
realtà, che vi saranno utili per trovare nuove soluzioni a vecchi
problemi. Nell’amore sarà meglio abbandonare un’illusione e lavorare alla realizzazione di un rapporto più stabile, anche se non meno
passionale. Nel lavoro e nelle questioni di denaro fatevi avanti con
prudenza e tempismo.
SCORPIONE
Marte nel vostro segno continua a infondervi coraggio, ottimismo
e capacità d’azione, con vantaggi evidenti sia in amore, sia nei
rapporti di lavoro. Nelle amicizie è il momento di fare un’accurata
selezione. Nell’amore, invece, siate in grado di farvi avanti con successo, anche nel caso ci fossero difficoltà marginali da non
sopravalutare.
SAGITTARIO
Attenti come siete ai mutamenti astrali, vi sarete sicuramente accorti
che Giove è opposto al vostro segno. La sua presenza si traduce in
quel tanto di fredda ragionevolezza che vi aiuta a frenare gli eccessi
e a bilanciare la vostra estrosa sensibilità. Nei sentimenti siate generosi e affronterete con il partner quegli argomenti che finora avete
cercato di evitare.
CAPRICORNO
Potete serenamente affrontare un argomento che avete finora considerato tabù, sulla base di recenti novità che hanno arricchito il
vostro panorama e vi danno ora modo di affrontare con successo
ciò che vi sta più a cuore. Se è l’amore, potete perfino permettervi un
approccio originale che sorprenda piacevolmente il partner.
ACQUARIO
La protezione di Giove vi permette di realizzare un progetto cui
tenete e che avete tenuto in caldo, in attesa di ulteriori elementi di
valutazione. Se è l’amore il campo dove volete ottenere di più, sforzatevi di mostrare maggiore generosità verso il partner, che si sente
un po’ trascurato. Nelle questioni di lavoro tenete sotto controllo le
voci di corridoio.
PESCI
Le novità che attendete da tempo sono vicine, quindi evitate di
sollecitarle a sproposito, spinti dalla vostra abituale fretta. Negli
affetti utilizzate saggiamente una breve vacanza e vedrete che l’amato
bene vi cadrà ai piedi. Nel lavoro, invece, cercate di mostrare la
nostra disponibilità ai cambiamenti, ma fatelo con discrezione.
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Sabato 26 luglio 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
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