Riapriamolo! - L`Altopiano
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Riapriamolo! - L`Altopiano
QUINDICINALE DI ATTUALITA’, CULTURA, SPORT E TRADIZIONI 8 Comuni l’Altopiano La voce degli www.giornalealtopiano.it ASIAGO CONCO ENEGO FOZA GALLIO LUSIANA ROANA ROTZO “IL PRIMO ED UNICO GIORNALE DELL’ALTOPIANO” N. 273 - ANNO XI - EURO 1,50 In regalo il supplemento con tutte le manifestazioni in programma nei prossimi 15 giorni GALLIO I SAPORI DELLA TRADIZIONE SABATO 26 LUGLIO 2008 Riapriamolo! La Regione si sveglia e pensa ad un futuro per l’Istituto di Mezzaselva pag. 12 - 13 La maggioranza si sgretola Favolandia, il paese dei bambini Il paese ieri e oggi nella mostra fotografica pag. 2 ROANA pag. 10 - 11 Dario Frigo: “Mi dimetto per il bene del paese” Filatelia Oscar alla Corea Dal Pozzo: “Quante brutture da sistemare” ENEGO Da Asiago un messaggio: “Amiamo i bambini” pag. 14 Parcheggi a pagamento nel centro del paese Formaggio Personaggi Si premia lo Stravecchio di malga più buono Magdi Allam racconta la sua conversione pag. 5 Grafica Altopiano pag. 3 pag. 12 I funghi Caratteristiche, metodi di raccolta, ricette del prelibato prodotto della montagna pag. 17 Le interviste di don Marco Don Fortunato di Noto, un prete contro la “strage degli innocenti” pag. 22 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 2 “Una soluzione per Mezzselva. Subito!” Il presidente del consiglio regionale Marino Finozzi e l’assessore alla Sanità Sandro Sandri in visita alle strutture sanitarie dell’Altopiano – Un incontro anche con il personale “Una bestemmia al cospetto dei cittadini che pagano le tasse”. Sembra che il presidente del consiglio regionale Marino Finozzi non accetti più di vedere l’ex Istituto riabilitativo di Mezzaselva lasciato in tal degrado. Visitando la struttura insieme all’assessore alla Sanità Sandro Sandri e al consigliere Regionale Roberto Ciambetti, accompagnati dal direttore generale dell’Ulss 3 Valerio Alberti e dal sindaco di Asiago Andrea Gios, ha avuto probabilmente la reazione che si ha davanti ad un malato grave bisognoso di cure urgenti, prima che non si possa più fare niente per evitarne la morte certa, con la consapevolezza che non ci sia più tempo da perdere e si debba intervenire subito. Dopo anni di chiusura e dopo tante ipotesi, forse nessuno credeva più ad un futuro per quella che sembrava destinata a diventare un’autentica cattedrale nel deserto. L’autorevole delegazione che nei giorni scorsi si è recata prima ad Asiago, dove ha anche incontrato il personale, poi sulle pendici del Monte Erio e quindi nel Municipio di Asiago per l’incontro con i sindaci, ha dato invece segnali rassicuranti. “Non dobbiamo lascialo così com’è – ha ribadito a sua volta l’assessore Sandri – onde evitare che arrivi di nuovo il Gabibbo. Per rilanciarlo ci vuole la sinergia di tutti i soggetti coinvolti, chiamati ad affrontare insieme la questione per far funzionare questa struttura presto e bene”. Idee ce ne sono. “In quello che abbiamo chiamato Progetto Altopiano – ha detto il direttore generale dell’Ulss 3 Valerio Alberti – scaturito da una rilettura dell’organizzazione dei servizi, da coronarsi anche con un’adeguata risposta di tipo edilizio, c’è per esempio l’ipotesi di creare a Mezzaselva un Centro Regionale di Formazione per l’area sociale”. Per quanto riguarda Asiago è stata riconfermata la volontà di proseguire nel progetto di costruzione di una nuova ala con un finanziamento regionale pari a 20 milioni di euro. “Ora siamo allo studio di fattibilità – ha affermato il direttore dell’Agenzia Regionale Socio Sanitaria Antonio Compostella – e dalla chiusura della fase progettuale all’inizio dei lavori non dovrebbero esserci tempi biblici”. Dai vari interventi che si sono succeduti, emerge in definitiva un quadro futuro della sanità altopianese quanto mai impensabile fino a qualche anno fa con un ammodernamento di strutture e servizi, una rete territoriale efficiente e la capacità di dare anche risposte sovra aziendali con lo sviluppo di specificità di tipo riabilitativo soprattutto nel campo cardiologico, respiratorio e delle dipendenze in piena collaborazione con Bassano. Rassicurazioni sono state date anche al personale. “E’ necessario rimpinguare l’organico perché siamo al di sotto del necessario – ha detto Finozzi – ma dobbiamo anche fare i conti con i limiti imposti dalla Finanziaria nazionale. Non devono più esserci però preoccupazioni per chi già ha il posto”. Dai sindaci e anche dal Comitato Tutela Altopiano è stata espressa grande soddisfazione per l’attenzione dimostrata verso la sanità altopianese. “Finozzi e Ciambetti, con i tre assessori “Visite istituzionali o visite di Partito?” Si apprende dalla stampa come finalmente la Giunta Regionale del Veneto abbia deciso di prendere in considerazione i problemi della Sanità nell’Altopiano di Asiago. Peccato che lo faccia dopo che, fin dal 2002, fosse stato richiesto dall’opposizione, insieme alle comunità dell’Altopiano, il mantenimento dell’Ospedale di Mezzaselva come Centro Polifunzionale coinvolgendo tutti i nostri Comuni. Come mai adesso sembra che le cose cambino? Cambieranno davvero? Lo stupore diventa sconcerto quando leggiamo che, ad accompagnare la più che legittima visita in zona dell’Assessore Regionale alla Sanità Sandro Sandri e del Presidente del Consiglio Regionale Marino Finozzi, siano i Consi- glieri Regionali Roberto Ciambetti e Mara Bizzotto. Per chi immaginava una visita di carattere prettamente istituzionale e nell’interesse della cittadinanza sarebbe stato più comprensibile un invito alla partecipazione rivolto quantomento a tutti i Consiglieri Regionali del- la nostra Provincia per evitare (fuorvianti?) dubbi sui motivi che hanno portato ad un tale cambiamento di politica per la nostra sanità e per darci la sicurezza di qualche garanzia in più sugli sviluppi futuri. Paola Scanagatta Coordinatrice del Partito Democratico dell’Altopiano di Asiago che si sono succeduti – ha voluto sottolineare il sindaco di Asiago Andrea Gios – ci hanno aiutato in modo straordinario. Non è una cosa scontata, le precedenti amministrazioni non hanno avuto questa attenzione nei nostri confronti. Negli ultimi quattro anni si è riusciti ad invertire un trend estremamente negativo, passando dalla ventilata chiusura dell’ospedale di Asiago alla certezza non solo che l’ospedale rimane, ma verrà potenziato”. Stefania Longhini Sapor d’acqua natìa Dottore in pane Lo considero il tributo commosso e deferente alle tradizioni che resero smisurata la quotidianità dei nostri antenati, artigiani che impastando il nulla con la creatività composero gesta d’ispirata immaginazione. Tra le piccole notizie di un bollettino regionale su internet – troppo genuine per essere ingigantite nelle grandi colonne mediatiche – annunciano che in questi giorni all’Università Europeenne Jean Monnet di Bruxelles un giovane fornaio bellunese diventerà “dottore in pane”. Il titolo della tesi: “Il pane, dalle origini della panificazione alle odierne esigenze alimentari”. La scintilla s’è accesa rimembrando al padre che sfornava il pane all’alba, al silenzio del primo mattino mentre il paese ancora dorme, all’emozione di raccogliere in anteprima i primi sbadigli riposati che scambiano due battute con il tintinnio delle campane. Chissà perché oggi - immersi e condannati a nuotare tra le ondate di pubblicazioni, le maree di recensioni e i gas di scarico di molte riviste scientifiche – c’illudiamo d’essere giganti nel pensiero solo se sposiamo donna complessità. Perché castigarci a chiamare “polenta di mais” quell’opera d’arte che le nostre nonne, prendendosi per tempo, inanellavano come passi di danza sulle vecchie fornelle di montagna e battezzarono “polenta”? Solo quaggiù, confusi e sbattuti tra mille arcani segreti, ci divertiamo a imbrogliarci la vita ingarbugliando le idee! “Dottore in pane”: chissà sia solo l’incipit di una vasta produzione che va a stanare le vecchie tradizioni che la terra ci tramanda. L’immaginazione è potente, così forte che a volte gioca d’anticipo sulla realtà. E allora chi impedisce ad uno studente, figlio di contadini, di spendere anni di studio per trovare il segreto della mungitura, della produzione del latte, della stagionatura del formaggio. Tra i colossi epocali firmati da Platone e Aristotele che parlano di cielo e terra, da Tommaso d’Aquino e Bonaventura da Bagnoregio che colloquiano sull’essenza di Dio, da Agostino d’Ippona e Kant mentre discutono di conoscenza umana e divina non sfigurerebbe di certo il passo lento delle levatrici del Novecento, il braccio stanco delle stiratrici all’opera per un pane, il fischio del pecoraio che, avvisato dalla gobba del sole, rincasa contando coi sassi il numero degli armenti. E poi la geografia della schiena del nonnozappatore, del padre mugnaio, del bisnonno arrotino. Del parroco poeta. Tra le aule delle università dei sapienti entrerebbe, a passi lenti e informali, la vita semplice e le semplici tradizioni di un tempo che ci ha regalato natali, possibilità e tenore di vita. “Dottore in pane” perché conquistato dal silenzio della notte, del primo mattino, dell’attimo che prece- de il crepuscolo. Il tempo preferito da Platone – del quale si dice consumasse più olio nella lampada che vino nella coppa -, da Napoleone che iniziava la giornata alle quattro del mattino. Dal Balzac francese che svegliava la sua penna all’una di notte. Da D’Annunzio che alle tre del mattino rompeva il sonno per partorire. Da Gesù di Nazareth che sceglieva la notte per pregare. Inventare. Scorticare le giornate dell’uomo. Di notte s’avverte meglio l’urto della secchia nel pozzo, la canzone del fuoco, il tonfo di una mela, le parole cupe sulle soglie, il grido del bimbo. Le cose che non passano mai. Oggi della notte s’ha paura. La s’inventa bianca purchè non spaventi. I magazzini rimangono aperti a Roma, a Londra i negozietti sono la gioia dei nottambuli. Ma anche parrucchieri, dentisti, fiorai, librai concorrono a cancellare lo spazio del silenzio, della concentrazione, dell’immaginazione creativa. Risultato? Chi ci arriva a laurearsi in mezzo al frastuono scrive titoli spaventosi: “La filosofia come palangenetica obliterazione dell’io cosciente che si infutura nell’archetipo prototipo dell’antropomorfismo universale”. Che significa? Vuoi mettere: “Dottore in pane”. Non senti che profumo?! don Marco Pozza www.sullastradadiemmaus.net 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 3 38^ Premio Internazionale Asiago d’arte filatelica In difesa dei diritti dei bambini Un messaggio più che mai universale e attuale arriva dal francobollo più bello al mondo premiato domenica 20 luglio ad Asiago. Emesso dalle Poste della Corea, raffigura un bimbo dal cuore vermiglio protetto dall’abbraccio materno dell’intera umanità Viene dalla Corea il francobollo cui è stato attribuito il Premio internazionale Asiago d’arte filatelica, giunto alla trentottesima edizione. Disegnato da Roh Hye-rim, studente coreano di 21 anni, rappresenta l’amore eterno ed è stato emesso, assieme ad un secondo valore firmato in questo caso dall’artista slovacco Robert Brun, per ricordare a tutti gli inalienabili diritti del bambini. “Ci sono angoli della Terra – sottolinea nel suo rapporto la giuria, alla quale hanno preso parte Mario Rigoni Stern, Ermanno Olmi, Franco Filanci, Lorenzo Pellizzari e Maurizio Stella –dove la tragedia della guerra ha portato per lungo tempo dolore e morte. E purtroppo la sofferenza causata dall’uomo verso un altro uomo non ha ancora fine. La Corea, che ha conosciuto anni di conflitti e sofferenze, ha realizzato lo scorso anno un francobollo la cui immagine ci impone di pensare come la conseguenza ultima e aberrante di tanti orrori è la violenza sui bambini. Tutte le violenze: la guerra, la fame, la privazione della dignità quando la miseria estrema cancella ogni elementare diritto alla vita, sono colpe che ricadono su tutta la società civile”. Per questo il collegio giudicante “esprime gratitudine alla Amministrazione postale della Corea per averci ricordato, con la figurina di un bimbo dal cuoricino vermiglio protetto dall’abbraccio materno dell’intera umanità, come questo simbolo possa diventare un ideale da condividere e perseguire per una degna convivenza ed eguaglianza e di pace fra tutti i popoli”. Premio al Belgio per il miglior contributo dentellato al turismo. “Con signorile distacco da ogni proposito di promozione del proprio territorio”il francobollo premiato propone “il concetto di vacanza come ‘turismo dello spirito’. Vacanza come riposo, come gioco, sport e libertà da ogni vincolo che ci lega ai mec- canismi rispettivi del lavoro organizzato. Ma ancora di più, vacanza di libertà per la nostra mente come luogo nel quale viaggiare con la fantasia e da esplorare nella mappa sempre sorprendente dei nostri sogni. E tutto questo, da affidare al volo libero di un aquilone colorato” che il grafico belga Jan Van der Veken ha rappresentato sul taglio da 52 centesimi distribuito sia attraverso foglio che attraverso libretto autoadesivo. Il miglior tributo dentellato all’ambiente presente sui francobolli prodotti nel mondo durante il 2007 è stato individuato nel taglio da 1.37 zloty di Polonia, paese da sempre all’avanguardia nella sapienza del linguaggio grafico”, la cui maestria è ribadita attraverso l’immagine di A. Niemierko, “che ci ricorda e ammonisce sul grave problema del riciclo dei rifiuti. Le cronache di recenti “Tematiche di assoluto rilievo e attualità” Anche quest’anno i francobolli premiati rappresentano, in una continuità di valori e di contenuti con i trentasette anni precedenti, aspetti particolarmente importanti ed affrontano tematiche di assoluto rilievo e di grandissima attualità. Dalle questioni riguardanti l’ambiente ed il riciclo dei rifiuti, alla necessità del dialogo e della pacifica convivenza per lo sviluppo dei popoli, fino agli orrori della guerra ed alla violenza sui bambini. Problematiche e questioni che vengono viste, analizzate ed interpretate su di un livello internazionale, che vengono “globalizzate” in una realtà mediatica senza confini nazionali. Problematiche e questioni che toccano tutti noi, cittadini del mondo, costringendoci ad uscire dagli angusti confini della nostra realtà per confrontarci con il mondo medesimo, con un sistema di relazioni internazionali ... in un sistema mondiale globalizzato, in cui i problemi e le angosce di un cittadino coreano oppure di un gruppo di cittadini polacchi non sono poi così lontani e differenti da quelli che viviamo nella nostra quotidianità. Un sistema mondiale globalizzato in cui i problemi, le aspettative ed i bisogni delle altre nazioni e degli altri popoli vengono condivisi e devono essere vissuti anche a migliaia di chilometri di distanza. Un sistema mondiale globalizzato che non ci può la- sciare indifferenti di fronte alle grandi questioni internazionali e che ci costringe a partecipare con cognizione di causa alle vicende del nostro pianeta.Oggi più che mai rispetto al passato, abbiamo gli strumenti per conoscere le vicende del mondo, siamo in grado di ricevere informazioni e di essere informati sulle principali questioni mondiali, di tutto il mondo anche degli angoli più reconditi e lontani, anche degli angoli della terra (la Corea) in cui la tragedia della guerra ha portato conseguenze aberranti e violenze atroci. Dobbiamo porre attenzione a temi quali l’equità, la giustizia, lo sviluppo economico e sociale dei popoli della terra per esercitare un controllo decisivo ed evitare che siano gli interessi particolari dei grandi capitali e delle multinazionali a dominare il processo di globalizzazione e le vicende del mondo. I francobolli premiati rappresentano l’apice, l’eccellenza artistica, di una miriade di emissioni filateliche curate da tutti gli stati del mondo, che girano tra la gente e superano i confini nazionali. Passano di mano in mano stimolando la nostra curiosità e ci insegnano ad osservare, ci obbligano a guardarci intorno ed a scoprire i segni di un mondo in continua evoluzione, di una natura che sembra sfuggire al nostro controllo e di un ambiente che deturpiamo con troppa disinvoltura. Spesso, attraverso il sen- so artistico e la poesia dei loro autori, ci fanno scoprire valori essenziali che nella loro semplicità ci aiutano a farci ritrovare la strada per migliorare la nostra vita.In questo senso, il francobollo scelto dalla Giuria ed insignito del “Premio Asiago” per il migliore francobollo emesso nel mondo nel corso dell’anno 2007 rappresenta una perfetta sintesi di tutti i concetti ed i valori descritti in precedenza. Poche immagini, una grafica semplice e diretta per rappresentare la tragedia della guerra e per descrivere, con gli occhi e con la sensibilità di un popolo martoriato da una guerra aberrante, le paure e le tragiche conseguenze che la guerra porta alle fasce più deboli ed indifese della popolazione. Dunque, la guerra vista ed interpretata in relazione alle conseguenze vissute dalla gente comune che viene privata della dignità e dei diritti più elementari. La guerra vista dalla parte dei più deboli, dalla parte delle popolazioni costrette al profugato, delle famiglie distrutte, degli affetti famigliari persi per sempre, delle violente conseguenze che tutto ciò provoca nei bambini. Vicende terribili che i nostri nonni hanno vissuto ad Asiago e nell’Altopiano durante la prima guerra mondiale, costretti ad un profugato lungo, devastante per i rapporti famigliari e spesso umiliante. Andrea Gios sindaco di Asiago accadimenti ci fanno tutti consapevoli delle singole responsabilità che tale problema comporta. E il francobollo della Polonia ci rammenta, con inequivocabile simbologia, il dovere imprescindibile del nostro personale impegno quotidiano”. La giuria del Premio Internazionale Asiago d’arte filatelica, posto sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, ancora una volta ha mostrato di “prediligere, fra tante eccellenti peculiarità di contributi, soprattutto il contenuto simbolico che ciascuna di queste piccole opere d’arte reca in se e, di conseguenza per ciò che essere comunicano quale messaggio di civiltà, ha altresì deliberato due menzioni speciali riferite in particolare al vistoso francobollo da 3 corone di Groenlandia, opera di Jens Rosing, nel quale sono riunite undici razze di cani adatta alle estreme condizioni della zona artica, e al valore da 1.30 franchi di Liechtenstein, realizzato da Marianne Siegel la quale, “rielaborando un gusto retrò, con fustellatura riproducente un elegante ricamo, rievoca la lettera recapitata da una rondine quale grazioso servizio postale per le missive tanto sospirate fra innamorati lontani e ove, i simboli rappresentati nel quadruccio del francobolli, lascino già intendere i contenuti di teneri scambi amorosi. Che sia un incoraggiamento – si chiede la giuria – a un nuovo palpitan- te romanticismo?”. Nell’assegnare alla Germania, ed in particolare al 55 centesimi celebrativo della presidenza di turno dell’Unione Europea, il premio “architettura” dell’Accademia Olimpica di Vicenza, la giuria “ha voluto interpretare il termine ‘costruire’ ampliandone il significato per riferirsi a una costruzione istituzionale eretta con mattoni del dialogo e della pacifica convivenza e che vede impegnate le Nazioni nella edificazione di una Casa comune fra i popoli d’Europa”. Di raffinatissima elaborazione grafica, il francobollo sublima, “in sintesi eloquente, l’unione fra gli Stati aderenti raffiguranti da stelline in rilievo, discretamente bianche su bianco. Fra queste, una si evidenzia coi colori della bandiera della Germania”. L’autore dell’illustrazione è Paul Effert. Ancora una volta il Premio Asiago di filatelia è stata una festa della comunicazione scritta. “Il francobollo - ha sottolineato nel suo intervento Fernando Bandini, presidente del Premio e dell’Accademia Olimpica - resta un mezzo fondamentale con cui si dialoga tra gli uomini, con cui si esprimono i pensieri soprattutto quando gli uomini sono lontani e quando la lontananza diventa una forma più intensa ancora di comprensione e di affetto”. Danilo Bogoni E la Comunità Montana premia il Circolo Uno dei premi assegnati domenica nella Sala dei quadri del Palazzo Municipale di Asiago è rimasto in Altopiano. Si tratta del riconoscimento che Giancarlo Bortoli ha assegnato, a nome della Spettabile Reggenza dei Sette Comuni, al Circolo filatelico e numismatico di Asiago che festeggia i quarant’anni. Trent’anni fa l’anniversario venne ricordato con una borsa di studio per una tesi di laurea, quest’anno con una targa-francobollo-lettera consegnata a Maurizio Stella, che del Circolo filatelico e numismatico del Sette Comuni è il presidente. 8 Sabato 26 luglio 2008 ATTUALITA’ Sabato 12 luglio scorso, presso la sala del Grillo Parlante di Asiago si è tenuto un interessante convegno dal titolo: “Altopiano al bivio: dopo il Referendum quali prospettive?” Lo ha organizzato il Comitato per il passaggio dell’Altopiano dei 7 Comuni alla Provincia autonoma di Trento, in collaborazione con la Comunità Montana e la città di Asiago. Un incontro, come ha spiegato il promotore del Comitato, Francesco Rodeghiero, per fare il punto sulla strada percorsa fino ad ora, per far conoscere le difficoltà di questo cammino, le aspettative, le speranze, le prospettive. La scaletta proposta è stata davvero ricca, numerosi sono stati infatti i relatori che sono intervenuti, e ognuno ha approfondito un argomento: Flavio Ratto Trabucco, costituzionalista dell’Università di Genova, “Iter e ricorsi per la piena applicazione dell’Art. 132 della Costituzione”; Sergio Divina, senatore della Lega Nord,e candidato alla presidenza della Prov. Autonoma di Trento per la CdL, “Il pensiero della Lega Nord di Trento”; Guido Trento, Consigliere della Regione Veneto, e capogruppo PD di Belluno, “Il sostegno alle rivendicazioni delle genti di montagna dai Democratici di Sinistra”; Patrizia Mes- l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 4 Altopiano al Bivio, a che punto è il passaggio al Trentino? Un convegno tenutosi al Grillo Parlante per fare il punto sulla strada percorsa fino ad ora, per il cambio di Regione, per far conoscere le difficoltà di questo cammino, le speranze e le prospettive sina, docente dell’Università di Padova, “ Le possibilità di sviluppo dell’ Altopiano nel contesto legislativo trentino”; Gianpaolo Bottacin, capogruppo Lega Nord e Consigliere Regionale, “Sostegno all’autoderterminazione dei popoli per la richiesta di parere da parte del Governo della Regione Veneto”; Senatore Filippi della commissione bilancio della Lega Vicentina; senatore Paolo Franco segretario provinciale della Lega nord di Vicenza. In platea, fra il pubblico, molti i rappresentanti dei Comitati dei vari comuni veneti e non solo, per il cambio di regione ed il coordinatore nazionale dei Comitati per il cambio di regione, Francesco Frattolin. Molti argomenti, ma tutti hanno gravitato intorno ad un unico nodo, una domanda che preme a tutti, come hanno espresso chiaramente anche il sindaco di Asiago Gios e il Presidente della Comunità Montana, Bortoli, che sono intervenuti, chiedendo a viva voce, soprattutto ai rappresentanti delle istituzioni:”..dopo il Referendum, quali sono le prospettive?” Al Referendum del maggio 2007, la popolazione altopianese si espresse nettamente favorevo- Comitato Pro Trento, la Corte Europea accetta il ricorso Accettato dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo il ricorso presentato da Francesco Rodeghiero a nome del Comitato referendario per il passaggio dell’Altopiano alla Provincia di Trento. Il ricorso si basa sul mancato rispetto della volontà popolare espressa nel referendum dell’anno scorso da parte dello Stato che deve ancora presentare il disegno di legge per il cambio confinario, nonché sulla disparità di trattamento delle minoranze etniche in Veneto dove da una parte i ladini sono tutelati mentre ai cimbri non è stata riservato lo stesso trattamento. Soddisfatto il coordinatore del Comitato Francesco Rodeghiero che commenta, “Che la Corte Europea abbia accettato il nostro ricorso è già segno che le nostre rimostranze non sono prive di fondamento. Ora ci auguriamo che la Corte ristabilisca il principio del rispetto delle regole”. Francesco Rodeghiero le al cambio di regione; per mol- spostato l’attenzione dal camti una scelta convinta, per altri bio di regione, ad una distribuun voto di protesta, un modo zione più equa delle risorse. Diper richiamare l’attenzione, tutti vina ha sottolineato come comunque stanchi e delusi nel autodeterminazione e quindi vedere la propria terra trascura- Federalismo siano la strada maestra da percorrere, dando assita, spopolarsi. Dal maggio 2007, la vicenda sul curazioni che questa è la strada Referendum si è complicata, al- battuta e che continuerà a batl’esito della votazione popolare tere la Lega. è stato impedito di seguire l’iter “In parole spicciole - ha spieprevisto e così il promotore del gato - non è togliendo al Comitato per il passaggio Trentino e alle altre Regioni a dell’Altopiano dei 7 Comuni alla statuto speciale che si risolvoProvincia Autonoma di Trento, no i problemi, ma dando a tutte ha fatto ricorso alla Corte Europea per i Diritti dell’uomo e alla Corte Costituzionale. Nel frattempo la Proposta di Legge Costituzionale presentata alla Camera per la seconda volta (cadendo il Governo sono decaduti anche tutti i provvedimenti di legge in corso, tanto alla Camera quanto al Senato) è già stata assegnata alla Commissione Affari Costituzionali della Camera; e il Disegno di Legge Costituzionale è stato ripresentato anche al Senato. Da qui sono partiti i relatori del convegno, in particolare il Senatore Guido Trento Divina, quasi tutti hanno le altre il giusto contributo”. E nel federalismo, in quello fiscale, hanno prospettato la soluzione ai problemi anche dell’Altopiano, il Sen. Filippi e il Consigliere Regionale Bottacin. Guido Trento, anch’egli Consigliere Regionale, per il Partito Democratico di Belluno, ha sottolineato il fatto che sicuramente la strada intrapresa dai comitati per il cambio di regione, è stata aperta e indietro non si può tornare, i paesi di montagna, che temono a ragione per il loro futuro, non possono ritornare al silenzio, la loro scelta è dignitosa, l’hanno fatta per avere un futuro, per chiedere che le istituzioni sappiano valutare con le appropriate misure, la montagna e la pianura che, se anche appartengono alla stessa Regione, hanno realtà, bisogni, vite completamente diverse. Il consigliere Trento ha fatto riferimento alle antiche “vicinie”, le autonomie del passato e si è detto impegnato, in ambito regionale, affinché nel nuovo Statuto sia sancita l’autonomia della montagna. Molto interessante anche l’intervento della Prof.ssa Messina dell’Università di Padova, che ha analizzato la situazione mostrando una via d’uscita valida che presuppone una giusta e profonda valutazione delle diverse realtà; per non commettere ulteriori errori infatti, bisogna considerare che le realtà di montagna non sono tutte uguali fra loro. “La causa della realtà veneta và sicuramente ricercata in una mancanza, da sempre, di una politica di sviluppo territoriale – ha aggiunto Messina – c’è bisogno di una plura- lità di modelli di sviluppo, che vadano ad adattarsi alle diverse realtà e poi è necessario, vitale, il riconoscimento politico di queste diverse specificità. Il passaggio al Trentino è la vera soluzione? Sì forse – ha continuato la docente di Padova – il Trentino riconosce con più attenzione le realtà montane, ma anche questa non è la soluzione piena, perché le montagne venete hanno situazioni diverse, che è doveroso valutare e considerare per ciò che sono e rappresentano, il bene della popolazione deve essere posto al centro della valutazione e su questo si deve lavorare”. Un percorso insomma che non sembra avere uno sbocco immediato, ma certo è che il portavoce del Comitato dell’Altopiano Francesco Rodeghiero, come di tutti gli altri comitati che si impegnano per i loro paesi, non sono disposti a cedere, ad allentare la stretta, come ha detto Rodeghiero,: “.. noi andremo avanti malgrado tutto e tutti, per il bene delle nostre terre..”, e c’è da credergli. Della sua tenacia e di quella della sua famiglia nel far sentire la voce dell’Altopiano, si hanno prove tangibili, tanto che con soddisfazione Rodeghiero ha mostrato un manifesto, di 12 anni fa, che pubblicizzava un congresso organizzato proprio al Grillo Parlante da suo fratello Flavio, all’epoca onorevole, e da alcuni rappresentanti della Regione Trentino Alto Adige, sulla questione dell’autonomia dei 7Comuni! Sorride Rodeghiero, e aggiunge: “..non è facile, ma non molleremo, bisogna andare avanti, di carte, da giocare, ne abbiamo ancora!” Stefania Simi 8 l’Altopiano Sabato 26 luglio 2008 www.giornalealtopiano.it 5 La stagione dell’alpeggio ATTUALITA’ I malghesi, custodi del territorio Per tre mesi d’estate nelle malghe d’altura un mondo a sé si anima con l’antica tradizione casearia Per tre mesi d’estate nelle malghe d’altura (come Malga Zebio-Pastorile - mt. 1964) e per circa quattro in quelle a quota inferiore (come Malga Mosche - mt. 1071), un mondo a sé si anima e l’antica tradizione casearia torna a perpetuarsi. Noi borghesi (da borgo) guardiamo forse la vita malghese con un po’ di spocchia e certo con distacco, considerandola tuttalpiù roba per turisti, dimentichi di cosa essa rappresenti da sempre, a livello socio-culturale ed economico per il nostro territorio. Se “l’Asiago”, è quello che è (il numero uno in tutto il mondo, prima del Parmigiano!), lo si deve alle malghe, oltre che ai nostri contadini, produttori lattiero-caseari, che tengono duro (perciò si sono consorziati) e che guarda caso, sono locatari di malghe ed alpeggi, assieme a qualche affezionato da sotto i monti: un 50 e 50, diciamo. Badare al bestiame, in alpeggio o in stalla è un lavoro massacrante: non c’è domenica, non c’è Natale che tenga. Le mucche (per metà di razza bruna alpina, per metà rendena, frisona, limousine e pezzata ros- sa), vanno nutrite e munte ogni giorno. Certo, proprio per la fatica che il ruolo rappresenta, si è visto l’abbandono della terra: chi ha più voglia oggi, di scannarsi in mezzo a lezzo e sterco? Qualcuno disse: “Bisognerebbe almeno che la terra fosse un metro più alta”! Le malghe però - e questo pensiero non ci sfiora mai - sono anche nostre, in quanto di proprietà collettiva, date, per gli usi civici, in gestione ai vari comuni di appartenenza, che fanno ricadere il ricavato degli affitti (assieme ai proventi dal taglio del legname e dalle cave Asiago e... bollicine “Asiago e... bollicine” è il titolo di una manifestazione ricca di eventi che si tiene il 26 e 27 luglio promossa dal Consorzio per la Tutela del Formaggio Asiago. La rassegna prevede in particolare, una disfida fra otto malghe dei Sette Comuni per la palma di “Miglior Formaggio Asiago d’Allevo vecchio e stravecchio prodotto in malga”, un’escursione in vetta sulle tracce lasciate sull’Altopiano dalla Grande Guerra, un viaggio in alpeggio alla scoperta della tecnica casearia delle origini, quella delle malghe che si ripete secondo una ritualità secolare, una visita guidata al caseificio dei primati, l’asiaghese “Pennar” che già nel lontano 1930 a Parigi ricevette la prima medaglia d’oro internazionale per il proprio Asiago fresco, e infine il gemellaggio con un altro protagonista del mantenimento dell’habitat rurale e naturale veneto, il Prosecco DOC del Consorzio di Conegliano e Valdobbiadene. Il concorso caseario di “Asiago e... bollicine” ha ottenuto il patrocinio del Comune di Asiago e della Comunità Montana “Spettabile Reg- genza dei Sette Comuni” e vedrà la luce anche grazie alla collaborazione con Palazzo del Vino Consorzio Vini Vicentini. Le forme di Asiago DOP prodotte durante i tre mesi della monticazione dagli otto alpeggi aderenti al Consorzio di Tutela godono di specifiche caratteristiche che ne assicurano la riconoscibilità. L’Asiago delle malghe infatti viene anche marchiato a fuoco e vi viene apposta sul piatto una speciale “pelure” di carta riso, recante la denominazione ed il logo della DOP, la scritta “Malga” seguita dal nome dell’alpeggio di produzione e dal logo della Comunità Montana “Spettabile Reggenza dei 7 Comuni”. Mediante questa iniziativa, il Consorzio di Tutela e la Comunità Montana intendono contribuire al mantenimento in vita di un’attività tanto difficile quanto affascinante e preziosa, come la conduzione delle malghe. Il Consorzio di Tutela vigila costantemente sulle fasi produttive, controlla, certifica e garantisce le forme marchiate, tracciando tutta la filiera dalla mungitura fino al consumatore finale. E per le forme di Asiago che vedono la luce nel corso di tutto l’anno nella fascia montuosa, con bovine nutrite solo secondo i principi della più stretta tradizione, c’è la menzione aggiuntiva di “Prodotto della montagna” che viene impressa sul bordo di ogni formaggio. “Prodotto della montagna” è un’ulteriore garanzia fornita dal Consorzio a chi acquista che l’intera filiera produttiva che ha portato alla realizzazione di quella forma di Asiago si è svolta sopra i 600 metri di altezza, e che le bovine che hanno fornito la materia prima, il latte, sono state nutrite solo con erba e fiori dei pascoli di montagna. Il maggior produttore di “Asiago DOP Prodotto della montagna” è lo storico caseificio Pennar di Asiago. di marmo), in opere ed infrastrutture, come l’assistenza sociale, a beneficio di noi…borghesi. Prendere in affitto una malga, costa caro, ma rende pure (3 - 4 volte il valore del latte, per chi produce formaggio) e per esserne degni, una volta bisognava passare un esame, attraverso una vera e propria asta: il canone veniva espresso in litri di latte e la concessione, assegnata a chi faceva l’offerta più alta. Il malghese aveva e ha inoltre per contratto, l’onere di prendersi cura dell’alpeggio (bonificando il terreno, concimandolo ed asportando le erbe infestan- ti), della struttura muraria, delle pozze di abbeveramento e delle recinzioni. Se non ci fossero i malghesi ad occuparsi del territorio, esso sarebbe in stato di abbandono e invaso da sterpaglia. I contratti di locazione di una malga, seguono tuttora questa regola matematica: C = P x CS fratto F x D cioè C (capi di bestiame assegnati per malga) = P (foraggio prodotto nel pascolo di pertinenza) x CS (coefficiente di sfruttamento), fratto F (fabbisogno giornaliero per animale) x D (giorni di monticazione). Dal 1970, tutte le malghe sono sot- toposte a lavori di ristrutturazione, conservazione e sviluppo (abbinando l’agriturismo alla produzione e al commercio di latticini e salumi), con l’obiettivo di implementare l’economia locale, nel pieno rispetto di ambiente e natura. (Teniamo presente che a tutt’oggi, l’habitat del nostro Altopiano, è composto per il 50% da boschi, per il 16% da pascoli, per il 23% da pratipascoli e per fortuna, solo per il solo 11% dalle aree urbane). Beppa Rigoni Scit 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 6 Sasso di Asiago ASIAGO Se è vero che il campanilismo costituisce un tratto caratteristico dei piccoli paesi, lo scorso sei luglio, durante la prima Festa della Contrada Gianesoni, Sasso di Asiago ha dimostrato che può non essere esattamente così e che, con intelligenza e voglia di stare insieme, si possono superare anche le piccole divergenze e diversità. Durante la prima domenica del mese, si è svolta la festa di una delle contrade più popolose e antiche della frazione Sasso di Asiago, quella dei Gianesoni; a ideare e organizzare l’evento sono stati tre residenti “doc” del La prima festa dei Gianesoni Un ritrovo di contrada che ha unito non soltanto il paese, ma anche diverse comunità posto: Manuel Baù, Claudio Rossi e Giuliano Rossi, che si sono prodigati affinché tutto andasse nel migliore dei modi. La festa, per espressa scelta degli organizzatori, è stata aperta a tutti: così non solo i residenti della contrada, ma anche tutti gli abitanti di Sasso e non solo hanno potuto gustare un menù fatto di grigliate miste e contorni, ma, soprattutto, di buon vino e tanta amicizia. A contribuire alla realizzazione del pranzo sono state le donne del paese, che, con la dedizione che le contraddistingue, hanno preparato un pranzo con i fiocchi. A sorpresa, anche la comunità di Stoccareddo, una volta nota come “antagonista” rispetto a quella di Sasso, ha contribuito attivamente alla realizzazione della prima Festa dei Gianesoni, mettendo a disposizione le griglie e l’attrezzatura per la cottura della carne, all’insegna di un ritrovo non soltanto di contrada o di paese, ma anche di un incontro tra due comunità che, nonostante le leggende “metropolitane”, si rispettano e si aiutano. Il pomeriggio di festeggiamenti è proseguito con l’intrattenimento musicale dei Blonde Brothers e di DJ Manuel, ma la vera rivelazione è stata un’altra: l’esibizione di Angelo Baù (in arte Postino), che, dopo anni di silenzio, è tornato a cantare, a suonare e a fare le sue notissime imitazioni. Trascorso il pomeriggio, nonostante la fitta pioggia, la festa è proseguita: Claudio (Jo), uno degli organizzatori, ha proposto a tutti di fermarsi a cena per una spaghettata aglio, olio e peperoncino, amorevolmente preparata dalla madre; così i festeggiamenti, noncuranti del tempo e della stanchezza, sono proseguiti fino a tardi, per con- cludere con una sciabolata di Champagne di buon augurio a questa neonata festa che è stata in grado di unire una contrada, un paese e più comunità in un mondo dove il confronto reciproco diventa sempre più difficile e dimostrando la vitalità di una frazione che, seppur proverbialmente isolata, continua a produrre feste e ritrovi all’insegna dell’amicizia e al di là del campanilismo. La prima Festa dei Gianesoni è stata catturata dalla digitale di Corrado Rossi, che ha curato un simpaticissimo album ricordo che unisce passato e presente e che, tra qualche decina d’anni, i giovani organizzatori mostreranno a figli e nipoti, trasmettendo loro quell’autentico sentimento di amicizia e solidarietà che sta lentamente scomparendo dai grandi centri. Martina Rossi Non ci siamo! Le foto che pubblichiamo, che fanno seguito a quelle già apparse negli ultimi numeri del nostro quindicinale, sono solo una parte di quelle scattate qua e là sull’Altopiano per testimoniare come in molti casi non si rispettino neppure le minime regole della raccolta differenziata dei rifiuti: carte e cartoni in abbondanti quantitativi lasciati all’esterno di cassonetti per i rifiuti non riciclabili, ma anche al di fuori delle campane in varie isole ecologiche, insieme con rifiuti di ogni genere, elettrodomestici compresi. E poi materassi: un po’ dappertutto nella prima metà del mese di luglio, sono stati lasciati vecchi materassi, provenienti probabilmente da appartamenti per vacanze e sostituiti prima della stagione estiva. Cosa c’è che non va? E’ pigrizia, mancanza totale di volontà, scarsità del servizio, o carenza di informazione? Un po’ l’uno e un po’ l’altro, crediamo. Ma ci chiediamo anche se sia proprio così difficile fare qualche controllo maggiore, tenere sotto occhio le varie zone adibite a isole ecologiche liberandole un po’ più in fretta, metterci un bel cartello con regole e divieti, ribadendo che per i rifiuti ingombranti c’è un servizio gratuito, per il quale ci si può informare presso il proprio comune. Un’informazione la diamo innanzitutto noi, soprattutto per negozianti e commercianti: se avete dei quantitativi consistenti di carta e cartoni derivanti da scatoloni e imballaggi, potete portarli direttamente presso la sede di Via Villa Rossi della ditta Vellar Claudio e figli, in orario di lavoro, come fanno già molti, evitando di sovraccaricare le campane apposite, o addirittura di lasciarli all’esterno delle stesse. S.B. Il francese, che passione! Oltre 40 persone stanno partecipando ai corsi di francese allestiti dalla professoressa Lucia Ciscato Morelli alle scuole elementari di Asiago con la collaborazione dell’assessorato ai Servizi Sociali di Asiago. I corsi gratuiti, divisi in due indirizzi, uno per principianti ed uno di livello intermedio, sono aperti sia a turisti sia a residenti altopianesi e si svolgono due volte la settimana fino al 30 ago- sto. “Abbiamo avuto una grande adesione che non ci aspettavamo – commenta l’assessore Diego Rigoni – Segno di come la voglia di cultura è grande ed anche come i nostri ospiti affezionati, quale la professoressa Morelli, abbiamo a cuore il nostro altopiano e sono pronti a mettersi a disposizione per questi tipi d’iniziative. Sicuramente una risorsa che merita la nostra attenzione e la nostra gratitudine”. Da cosa, si sa, nasce cosa e visto il successo dell’iniziativa, la professoressa Morelli assieme all’assessorato preannunciano una conferenza per i primi di agosto con Pascal Flamand, direttore della casa editrice Seuil che pubblica in Francia le opere di Mario Rigoni Stern, sulla Francia di oggi e come questa Francia si rapporta con l’Italia. 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 7 L’alpinista Diemberger ospite ad Asiago ASIAGO Il 21 luglio 2001 ad Asiago faceva caldo. E mentre paesani e turisti si tardavano davanti all’ultimo aperitivo prima di andare a cena sotto un cielo azzurro che solo l’Altopiano sa regalare iniziava a circolare una voce, quasi un sussurro, Paolo Scaggiari, no, Paolo Babali, come amava farsi chiamare fiero della sua discendenza, non era rientrato da un’escursione sullo Zebio. Va ben, si diceva, tanto diventa scuro tardi e sai come è quando si va in montagna si perde il senso del tempo. Ed invece no, Paolo è rimasto lassù, su quegli scogli che avevano visto tanti altri giovani vite spegnersi tanti anni prima nella tragedia della Grande Guerra. Ed ora era- Accolto in sala consiliare dal sindaco Andrea Gios ha poi presentato al Grillo Parlante il film da lui realizzato “Passi verso l’ignoto” nell’ambito dell’evento “La montagna, un amico” no stati testimoni di un’altra tragedia portandosi via l’amico di tanti, anzi, un amico di tutti colpendo profondamente la comunità asiaghese troppo spesso definita fredda ma in realtà calda e partecipe come era la stessa risata del compianto Paolo. Per rendere omaggio all’amico e socio, la sezione altopianese del Cai ha creato una manifestazione chiamata “La montagna un amico” che ospita ogni anno un alpinista che parla della montagna, amica a tal punto da non volerti più lasciare. Quest’anno l’ospite è stato Kurt Diemberger, l’unico alpinista ancora in vita ad aver scalato due ottomila in prima assoluta. Diemberger ha presentato il film da lui realizza- to intitolato “Passi verso l’ignoto”. Mai ospite è stato più indicato, lui Kurt che ha visto tanti amici rimanere lassù nelle montagne come l’alpinista austriaco Hermann Buhl o la sua stessa compagna Julie Tullis e altri cinque alpinisti del gruppo sul K2. Per omaggiare l’alpinista e la memoria di Paolo il sindaco di Asiago, Andrea Gios, ha voluto incontrare Diemberger nella sala consigliare dove è avvenuto anche l’incontro con il padre di Paolo, Fabrizio. Lo sguardo di Diemberger ha accarezzato il volto di papà Fabrizio e nessun altra parola è servita, entrambi hanno conosciuto da vicino il sacrificio alla montagna. Gerardo Rigoni Un successo la prima gara di aeromodellismo ad Asiago Un successo oltre ogni aspettativa la prima manifestazione di aeromodellismo organizzata dal Gruppo Modellistico Asiago 7 C tenuto domenica all’aeroporto “Romeo Sartori” di Asiago. Oltre 40 appassionati hanno preso parte alla kermesse con un centinaio di spettatori che ammiravano le acrobazie messe in atto dai radiocomandi tenuti dai con- correnti che si sono contesi il “1° Trofeo di Aerotraino radiocomandato Asiago 7 Comuni”, prova valevole per il triangolare Trofeo Valdastico. La manifestazione, realizzata grazie al contributo dell’Extreme Flight di Noventa Vicentina e il Gruppo Modellistico di Rovigo, è stata anche possibile anche grazie alla disponibilità di Mario Martello, responsabi- le dell’aerostazione asiaghese. “La manifestazione – spiega il presidente del Club altopinese Federico Parini – ha proposto una simulazione di volo vero dove l’aliante modello è stato trainato in alto da un aeromodello ed il concorrente ha dovuto tenerlo in aria fino all’atterraggio in un punto determinato, il tutto in sette minuti”. G.R. Piccole luci per illuminare l’Altopiano Un vecchio detto dei commercianti ebrei dice “in tempo di crisi accendi un’altra candela”. E ad accendere una nuova luce, che si associa ad altre iniziative intraprese da altri sul territorio, ci ha pensato il Consorzio dei Caseifici che intende riprodurre un quadro di Gerry Lunardi come logo su magliette, locandine e persino sulla carta che avvolge il formaggio prodotto dal Consorzio stesso. In pratica il mondo fiabesco di Lunardi diventerà un’immagine di promozione dell’Altopiano stesso. Il Consorzio, con 190 soci e 120 dipendenti, è la seconda azienda dell’Altopiano dopo l’Ospedale come numero di posti di lavoro, ma non per questo si è allontanato dal territorio. Altra ini- ziativa intrapresa con l’eclettico artista, noto come il Ligabue dell’Altopiano, è il riprodurre con fiori il vecchio trenino e gli otto stemmi comunali lungo la scarpata che si sviluppa sotto il percorso ciclo pedonale del vecchio trenino alle porte del paese accompagnati dalla scritta “Benvenuti in Altopiano”. Una piccola luce forse, ma a forza di piccole luci magari si riesce ad illuminare nuovamente il nostro splendido Altopiano. G.R. 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 8 Fabio Finco nuovo presidente del Rotary Club di Asiago E’ Fabio Finco il nuovo presidente del Rotary Club Asiago – Altopiano Sette Comuni. 47 anni il prossimo 13 luglio, l’imprenditore caseario, eneghese di nascita ma residente in terra trentina, è così il terzo ad iscrivere il proprio nome nell’<albo d’oro> del Club altopianese, dopo quello di Pietro Hyvoz (primo presidente dall’aprile 2006 al giugno 2007) e Giovanni Costacurta (in carica dal 1° luglio 2007 al 30 giugno scorso). Nella serata dedicata al passaggio delle consegne il presidente uscente Costacurta ha espresso soddisfazione per il clima di amicizia esistente all’interno del giovane club. “Per me – ha puntualizzato tra l’altro - sta finendo un anno intenso ed anche positivo, che mi è servito molto, mi ha fatto maturare e capire le dinamiche di gruppo. Grazie a tutti per la partecipazione a tutte le attività che ci hanno fatto conoscere ed apprezzare ovunque”. Costacurta ha poi ricordato le svariate attività portate avanti nell’anno con le partecipazioni ai vari service, fra i quali, fiore all’occhiello, quello Internazionale dedicato all’Ospedale di Wolisso, in Etiopia, per porre poi l’accento anche su un altro service, quello che, nell’ambito del 20° Handicamp “Lorenzo Naldini”, ha portato per due settimane ad Albarella un portatore di handicap altopianese con la mamma, mentre ha sottolineato la qualità e lo spessore dell’interclub che nel novembre scorso ha visto ospite della conviviale nientemeno che Ermanno Olmi. “Che la tua presidenza sia migliore della mia, perché ogni presidenza deve essere migliore di quella precedente” ha concluso. Breve la risposta di Fabio Finco che, raccogliendone l’eredità, ha ringraziato i suoi predecessori “Due presidenti che, con la loro personalità, hanno fatto crescere il nostro club in qualità ed in visibilità”. Il suo programma sarà all’insegna della continuità, anche per quei progetti iniziati. “Io sono un pragmatico, uno di poche parole ma di fatti, un pratico e non un teorico; evidentemente ognuno di noi porta con sé il proprio bagaglio culturale ed umano, i propri modi di pensare e di relazionarsi con gli altri, la sua personalità, insomma”. Finco, abituato a confrontarsi con real- Finestre, come scegliere il vetro Se pensiamo di cambiare le finestre dobbiamo essere in grado di valutare le caratteristiche del vetro che ci viene proposto, ma non è facile orientarsi se non si hanno le idee chiare Un’estate particolarmente fresca unita alle notizie poco rassicuranti sull’andamento dell’economia e sul costo del petrolio, che pare inarrestabile, ci fanno temere per i costi che dovremo sopportare il prossimo inverno per scaldarci; vuol dire che è giunto il momento per cominciare a limitare tale voce di spesa nel nostro bilancio iniziando a sostituire le finestre di casa. Con l’acquisto di nuovi serramenti in pvc è possibile avere un migliore comfort all’interno delle abitazioni, risparmiando nel contempo energia e soldi; tale investimento è favorito anche dalle norme in vigore dall’ultima Finanziaria che permettono di detrarre il 55% della spesa sostenuta in un periodo che va dai tre ai dieci anni, basta avere la certificazione del produttore. L’importante è scegliere il prodotto giusto, confacente alle proprie necessità; per questo è opportuno acquisire alcune informazioni di base. Ad esempio, tutti sappiamo che l’uso del vecchio vetro semplice è stato abbandonato a favore di quei vetri comunemente detti vetro-camera, ma di solito le nostre conoscenze finiscono qui. L’industria del vetro oggi offre una gamma di prodotti altamente tecnologici che assolvono funzioni diverse e integrano l’efficienza dell’infisso. Un vetro performante ci permetterà di ottimizzare ulteriormente la riduzione dei costi energetici e contribuirà a ridurre le emissioni di carbonio dannose per l’atmosfera terrestre. Oggi il vetro utilizzato nella produzione di vetrate isolanti è conosciuto come vetro “basso emissivo” o anche low-E glass. La differenza sostanziale dal vetro standard è data dall’applicazione di un sottilissimo strato metallico invisibile, detto coating, sul vetro; tale rivestimento riduce in misura significative le dispersioni. Queste lastre vengono poi assemblate in vetrate isolanti con il rivestimento orientato verso l’intercapedine al fine di ottenere migliori valori di isolamento termico e proteggere il coating. Se l’acquisto di nuove finestre di pvc ad alta efficienza energetica è un buon inizio, per avere il risultato migliore dobbiamo privilegiare la scelta di un triplo vetro 4/12/4/12/4 doppio basso emissivo con gas argon per entrambe le camere; lo spessore totale del vetro in questo caso è di 36 mm; un serramento così equipaggiato ci permette di avere un ottimo valore di trasmittanza termica (indica quanta energia disperde il serramento attraverso la sua superficie). Ad esempio, una finestra a 1 anta da cm 80x140h otterrà un valore Uw pari a 0,91. Al momento dell’acquisto dobbiamo prestare attenzione alle caratteristiche del vetro che ci verrà proposto, ad esempio, il profilo distanziatore tra le vetrate dovrà essere in acciaio per ridurre efficacemente la dispersione di calore nella zona di bordo vetro e ridurre il rischio di formazione di condensa. Sono dettagli che fanno la differenza nella valutazione globale del serramento che andremo ad acquistare. Esistono anche altre possibilità di scelta in tema di vetri. Per chi abita in zone calde e soleggiate, i vetri a controllo solare riflettono l’energia solare riducendo i costi legati al condizionamento estivo; i vetri selettivi, invece, abbinano le caratteristiche dei vetri basso emissivi e di quelli selettivi per offrire il massimo comfort tutto l’anno. Per chi risiede in zone rumorose esistono vetri stratificati con interposto un film sintetico (pvb acustico) che hanno un eccellente potere fonoisolante. Infine, per aumentare la sicurezza delle finestre dalle intrusioni possiamo scegliere infissi con ferramenta antieffrazione dotati di vetri stratificati di vario spessore, accoppiabili anche con vetri termici basso emissivi, disponibili in un’ampia gamma di versioni, dai vetri antinfortunistici agli antiproiettile. Le finestre oggi ci possono garantire una casa più efficiente per quanto riguarda il contenimento energetico e anche più sicura; la scelta giusta contribuirà a valorizzare il nostro investimento immobiliare. Ital-plastick di Cittadella (Pd) (www.italplastick.it) specializzata nella produzione e nella posa di serramenti di pvc, è disponibile per un preventivo gratuito, personalizzato in relazione alle esigenze di ciascun cliente e offre non solo finestre su misura, ma anche una consulenza mirata alla scelta del vetro più adatto alle vostre necessità. Le finestre Ital-plastick sono disponibili in diverse tipologie e finiture (anche effetto legno) e assicurano una diminuzione importante dei consumi energetici. Ogni particolare – telaio, anta, guarnizioni e vetro – è progettato e assemblato per garantire le migliori prestazioni di isolamento termico, nel contempo offrono anche un alto isolamento acustico. La resistenza delle finestre di pvc agli agenti atmosferici come il sole, la pioggia lo sbalzo di temperature stagionali, evita noiosi e onerosi interventi di manutenzione delle superfici salvo che per le normali operazioni di pulizia dalla polvere e dallo smog. Telefonate subito a Ital-plastick per un preventivo gratuito. Un tecnico dell’azienda verrà a visitarvi e, senza alcun impegno da parte vostra, vi offrirà una consulenza gratuita proponendovi tra i prodotti Ital-plastick quelli che rappresentano la soluzione migliore per casa vostra. Per informazioni: [email protected] – tel.049.9417811 Particolari tecnici - sezione vetri isolanti tà concrete e tangibili, è uno di quelli che predilige il <gioco di squadra> ed ha chiaramente fatto capire di saper di poter contare su di un solido gruppo con cui condividere programmi e decisioni. Finco ha voluto sottolineare altresì lo spirito di servizio con il quale è nato il Rotary e del quale il Rotary vive e si alimenta. “E’ lo spirito di servizio che porta i rotariani a dedicare il loro tempo a far vedere e cogliere le opportunità, ad aprire la strada verso l’autonomia di chi si tro- va in condizioni di difficoltà – ha sottolineato - Il nostro compito è servire, che non vuol dire fare la carità; servire vuol dire fare qualcosa direttamente, in prima persona, dare aiuti ed indirizzi, anche senza dover tirar fuori il portafoglio. Pur nel nostro piccolo abbiamo diverse personalità e professionalità per fare molto”. “Quello che inizia – ha concluso - non sarà l’anno di Fabio Finco bensì l’anno del Rotary Club Asiago”. Cesare Pivotto “Grazie al Rotary e a tutte le persone che hanno reso possibile la nostra vacanza” Non erano mai stati al mare, anzi, per dirla tutta, non erano mai andati in vacanza e il soggiorno di quindici giorni ad Albarella, offerto loro dal Rotary Club Asiago 7 Comuni, in collaborazione con il Comune di Roana, li ha fatti sentire come in Paradiso. E’ indescrivibile la gioia di Giordano Pozza e della mamma Ida Panozzo, di Treschè Conca, che a distanza di alcune settimane dalla loro bella esperienza continuano a gustarsela con gratitudine verso chi ha reso possibile ciò e verso quanti in quei quindici giorni hanno regalato loro cordialità e disponibilità. Ida e Giordano sono stati tra i circa 140 partecipanti al ventesimo “Handicamp”, iniziativa avviata da Lorenzo Naldini, curata dal distretto Rotary 2060 (vale a dire il Triveneto). Un service attraverso il quale si regala una vacanza ad Albarella a giovani disabili con i loro accompagnatori. Nell’isola vengono messe a disposizione delle casette di proprietà del Gruppo Marcegaglia nelle quali i ragazzi vengono ospitati. I pranzi e le cene però si fanno assieme nel palatenda appositamente allestito e vengono organizzati dei momenti di intrattenimento e di svago in un clima di amicizia e di condivisione. “Il nostro club nato appena tre anni fa, ha partecipato per la prima volta a questa iniziativa – dice Giovanni Costacurta, ex presidente del Rotary altopianese, in carica fino a poche settimane fa – per realizzare il quale ho pensato di coinvolgere l’assessorato ai servizi sociali del comune di Roana, nel quale io risiedo, e fatte le debite considerazioni abbiamo pensato di rivolgere la proposta a persone cosidette “non strutturate” cioè che mantengono a casa il disabile”. Ida Panozzo ha accettato volentieri “anche se – racconta – all’inizio pensavo di non farcela ad organizzare tutto prima di partire (lavora con il marito nell’azienda agricola di famiglia, ndr), ma poi con l’aiuto del comune e di tante persone, è stato possibile partire. Per Giordano e anche per me è stata un’esperienza bellissima”. L’assessore ai servizi sociali Elvio Schivo e l’assistente sociale Dana Carli vogliono fare un ringraziamento particolare al Rotary Club e a Giovanni Costacurta per questo bel gesto che ha permesso a mamma e figlio di vivere quindici giorni di serenità, dimenticando per un po’ le fatiche e i problemi quotidiani. S. L. Da sinistra: Giovanni Costacurta, Giordano Pozza, Ida Panozzo, Elvio Schivo e Dana Carli. 8 l’Altopiano Tutti in bici a fin di bene Torna il pomeriggio del 9 agosto la “Pedalata della Solidarietà” per aiutare la ricerca scientifica sulle malattie rare Dando uno sguardo ai calendari delle manifestazioni organizzate sull’Altopiano per l’estate 2008 si possono trovare moltissime proposte di relax, divertimento, escursioni a piedi o in bicicletta in luoghi caratteristici o a contatto con la natura. Tra queste ce n’è una particolare, che si differenzia per la sua semplicità e grandezza al tempo stesso: la “Pedalata della Solidarietà”. L’edizione del 2008, in programma sabato 9 agosto, è l’11^ in ordine di tempo di questa manifestazione nata con l’intento di aiutare gli affetti da malattie rare, in particolare i bambini. Sono tantissime le malattie considerate rare perché poco o per nulla conosciute, ma rari sono anche i casi in cui se ne sente parlare con una certa risonanza; capitano casi eclatanti che richiamano l’attenzione dei media, ma più spesso succede che coloro che si trovano ad affrontare certe patologie si trovino a farlo da soli, con grandi difficoltà. Solo confrontandosi con chi si trova o si è trovato in situazioni simili è possibile trovare conforto e sperare nel futuro, una speranza che spesso non ri- guarda direttamente il proprio caso, ma quelli che, forse, un domani potranno essere risolti grazie alla ricerca scientifica nell’ambito di malattie con difficoltà diagnostiche e terapeutiche. E la Pedalata della Solidarietà che da 11 anni si svolge lungo le strade di Asiago, Roana e Gallio è organizzata proprio per sostenere la ricerca in questo campo, in particolare quella di cui si occupa l’Associazione Malattie Rare Mauro Baschirotto di Vicenza. In essa hanno trovato conforto Andrea, Sofia e Davide Genovese, genitori e Il braccialetto della solidarietà Il sottile cordoncino di un braccialetto lega simbolicamente alcuni giovani della provincia di Vicenza con i piccoli e i coetanei che vivono in Africa, a migliaia di chilometri di distanza, nella regione di Iringa, nel sud est della Tanzania. Tutto è iniziato casualmente, quasi per gioco, per una strana quanto fortunata coincidenza. Manrico, un giovane di Santorso, un giorno si trova tra le mani un raccordo e un pezzo di tubo colorato. Dalle sue mani esce un braccialetto. Lo regala e immediatamente l’idea piace, incredibilmente l’oggetto viene richiesto. In quei giorni il gruppo scout di Santorso decide di accoglie- re e supportare la richiesta dell’associazione Frontiere Nuove (www.frontierenuove.eu) per portare l’acqua ad un asilo di Ikondo, un villaggio di circa cinquemila anime nel sud est della Tanzania e alla diffusione del latte nella 40 scuole del distretto di Njombe, dove il CEFA (www.cefaonlus.it) ha realizzato una latteriacaseificio. Quel braccialetto semplice e colorato, senza marchi pubblicitari, costruito con tubi e raccordi, componenti essenziali per interventi di distribuzione dell’acqua, pompe e funzionamento dei macchinari della latteria, diventa allora il gadget ideale per promuovere quel tipo di raccolta fon- di. L’eco del successo riscosso dal braccialetto a Santorso arriva anche ad Asiago. Monica e Paola, atlete della locale squadra di hockey on line Pink Vipers, ne ordinano 200 da distribuire ai tifosi, in tubo nero con il raccordo arancione come i colori sociali. La solidarietà si può mettere in pratica anche con piccoli gesti come questo. Per ricordarne l’importanza il cartoncino che accompagna il braccialetto invita a costruire un mondo migliore (build a better world) anche attraverso il seme della solidarietà (the seed of solidarity), per l’occasione rappresentato da alcuni chicchi di granoturco. Questa estate il braccialetto “no logo” verrà distribuito anche sull’Altopiano in occasione della mostra fotografica sui lavori del volontariato in Africa,in programma il 9 e 10 agosto presso il cinema Palladio di Cesuna e il 19 presso la sala del teatro di Canove, dove verrà proiettato un filmato per presentare l’attività dell’associazione Frontiere Nuove. Giovanni Rattini fratello di Angela, la piccola di Roana nata con una sindrome rara che se l’è portata via quando aveva solo sei anni, nel gennaio del 2003. La Pedalata prosegue, edizione dopo edizione, nel ricordo di Angela, e con l’intento di aiutare altri casi simili. Chi vorrà partecipare potrà farlo presentandosi per l’iscrizione un po’ prima dell’orario di partenza, le 15.30, nel piazzale del Consorzio fra i Caseifici. Bastano due ruote e la voglia di salire in sella per spingere senza fatica sui pedali (visto il facile percorso su cui si snoda il tracciato) per far parte del gruppo di gente di ogni età, che, indossata la stessa t – shirt ricevuta al momento dell’iscrizione, si ritroverà a pedalare fianco a fianco con la soddisfazione di farlo per una buona causa. L’arrivo del circuito è previsto quest’anno a Canove, dove i bikers avranno modo di dissetarsi e fare un sano spuntino. Silvana Bortoli www.giornalealtopiano.it 9 Una serata per i bambini del Ciad Il 30 luglio un’altra serata organizzata da Aniciad Onlus Il 30 luglio, alle 21, presso il Teatro Parrocchiale di Canove di Roana, si terrà una seconda serata organizzata dall’Associazione Amiciad Onlus di Asiago; l’ingresso sarà gratuito e le eventuali offerte verranno devolute a favore dei bambini del Ciad. Scopo dell’appuntamento la sensibilizzazione verso problematiche importanti come quelle della fame e della sopravvivenza. Saranno presenti il dottor Gilbert e il dottor Ferracin a illustrare il lavoro dell’Associazione, gli scopi raggiunti e quelli che ci si prefigge di conseguire a breve termine. La serata proseguirà con intrattenimento di varietà. Innanzitutto, bisogna fare un plauso particolare al gruppo, già insieme qualche mese fa per la prima serata di beneficenza, che si esibirà ancora una volta in maniera del tutto disinteressata e gratuita, per dare il proprio personale contributo all’Associazione. La serata vedrà esibizioni di danza, con le coreografie ballate da Elena Gios, Giulia Rossi e Ruben Vellar. Seguiranno momenti di poesia in compagnia di Luca Baù, autore del libro Poesie&Sonetti, pubblicato l’anno scorso. Immancabile una sezione di spettacolo dedicata alla musica con Mario e Daniela Fabris, Ruben’s Group e i fratelli Eros e Manolo Ambrosini con le loro coinvolgenti percussioni. Novità dello spettacolo sarà l’inserimento di uno scatch teatrale curato da Patrizia Carli, Francesca Chiesa e Deborah Mosele. Ci saranno anche moltissime sorprese e ospiti inattesi, per una serata diversa e divertente, organizzata per una nobile causa. Vi aspettiamo numerosi! Martina Rossi Grafica Altopiano Sabato 26 luglio 2008 8 Sabato 26 luglio 2008 ROANA A chi compete la manutenzione del campo di calcio “di sotto”, come viene chiamato il secondo impianto sportivo di Canove, in località Waister? A chiederselo è Mario Dal Pozzo, cittadino di Canove, che ci ha contattato per sollevare questa e altre questioni che stanno a cuore a lui, ad altri paesani, ma anche ad alcuni turisti, affezionati frequentatori del paese. “Fino a qualche giorno fa – dice – e ormai da circa un anno, la recinzione che si trova dalla parte della strada, quindi ben visibile a tutti coloro che vi transitano davanti in auto, a piedi o in bicicletta, si presentava in pessime condizioni, rotta e rivoltata verso l’interno in più punti. Ora è stata sistemata in modo piuttosto sommario, ma le condizioni del campo restano alquanto scadenti, con porte in disuso e numerose erbacce. Ho fatto presente la cosa ad alcuni amministratori comunali che mi hanno risposto che la manutenzione non spetta al comune, ma alla Roana Servizi, i cui responsabili a loro volta mi hanno indirizzato verso la società del Calcio Canove. Ma anche gli addetti del calcio mi hanno ri- l’Altopiano www.giornalealtopiano.it “Caro Comune, predichi bene, ma razzoli male…” Mario Dal Pozzo segnala numerose trascuratezze su strutture ed edifici nell’ambito del territorio comunale di Roana, sede municipale compresa. sposto che non spetta a loro. Mi chiedo: di chi è il campo, o comunque a chi tocca tenerlo in ordine, efficiente e curato? Per saperlo dove rivolgermi al giornale, sperando che da qualche parte arrivi una risposta? Si fanno grandi inaugurazioni, si presentano importanti progetti come lo stadio del ghiaccio, giusto per citarne uno, e poi si tralasciano piccole cose che sembrano passare inosservate, invece sono ben visibili agli occhi di residenti e turisti.” “Un’altra cosa che reputo alquanto indecorosa – continua Dal Pozzo – è la condizione in sui si trova il palazzo municipale. Già qualche anno fa avevo segnalato all’amministrazione comunale alcuni lavori urgenti da fare per sistemare il municipio, piuttosto dimesso, con intonaci rovinati, che stanno staccandosi in molti punti. Sono anni che “predico” per questo, mi sono rivolto più volte all’assessore ai lavori pubblici, ho ricevuto promesse di interessa- mento alla cosa, poi non mantenute. Mi domando perché un “padrone di casa” faccia fare lavori di manutenzione da altre parti, quando prima dovrebbe pensare alla propria “abitazione”. Forse perché la sede municipale si trova a Canove, e per questa frazione non si vuole fare nulla? Ma il municipio è di tutti i roanesi, seppur ubicato a Canove! E si trova lungo una via dove transitano tutti coloro che arrivano in paese, o vi passano per raggiungere gli altri comuni. Visto che ci siamo, aggiungo un’altra cosa: si parla tanto di turismo da incentivare, e poi a chi arriva da Trento, come i turisti tedeschi, si dà il benvenuto con il “famoso” Ghertele. Mi chiedo come mai un’amministrazione durante il suo quinquennale mandato, che ormai sta volgendo al termine, non abbia pensato di sistemare un edificio di proprietà comunale, lungo una strada piuttosto frequentata e da dove si passa per andare all’Ecomuseo del Ghertele”, ridotto a baraccamenti come neanche all’entrata di certi paesi del Kosovo si vedono! E’ far turismo questo?”. “Caro Comune – termina Dal Pozzo – predichi bene, invitando i cittadini a tenere pulite le strade, decorose le proprie abitazioni, ma poi razzoli male, visto che sei il primo a non fare certi lavori. Mi auguro che prima di terminare il mandato qualcosa possa venire fatto, per offrire un miglior biglietto da visita a chi giunge nei nostri paesi.” Silvana Bortoli 1958 – 2008: Cinquant’anni di sacerdozio per don Romeo Martello Cinquant’anni di sacerdozio per don Romeo Martello, festeggiati a casa sua, sull’Altopiano, con familiari, parenti, ex parrocchiani, altri sacerdoti. Nato a Roana il 26 dicembre 1930, don Romeo ha terminato il suo servizio da parroco due anni fa, dopo 14 anni trascorsi a Camporovere. Ed è proprio con i suoi ultimi parrocchiani che ha iniziato le celebrazioni per il mezzo secolo di apostolato, il 13 luglio, anniversario della sua ordinazione, avvenuta a Padova nel 1958, assieme ad altri sedici nuovi preti. La domenica successiva, 20 luglio, ricorrenza della prima messa che i nuovi ordinati celebrano dopo una settimana nel paese di origine, è stata la volta di festeggiare a Roana, assieme a familiari e parenti. “Sono stati entrambi due momenti bellissimi – commenta don Romeo molto intensi e partecipati”. Nel raccontarci i suoi “Ricordi di una vita” che ha raccolto anche in un emozionante dvd, don Romeo torna indietro nel tempo, fino a quando aveva 9 anni. “Con la famiglia ci trasferimmo a Gorizia, per necessità lavorative di mio padre, e già in quegli anni sentivo la voglia di andare in seminario. Al ritorno sull’altopiano, nel 1944 con l’allora parroco di Roana don Marcello Lobbia, e altri ragazzini, andammo in visita al Barcon, seminario di Thiene e fu lì che trovai il coraggio di dichiarare la mia volontà di diventare prete, che per timidezza non avevo osato confidare neanche ai miei genitori. Entrai in seminario nel settembre del 1944. Dopo l’ordinazione fui cappellano a Campolongo Maggiore (VE) e successivamente a S. Pietro Viminario (PD). Nel 1976 fui no- Il Fan Club Enrico Fabris organizza una serata con i campioni del pattinaggio di velocità All’annuale festa estiva quest’anno saranno presenti anche Luca Stefani, Matteo Anesi e Ippolito Sanfratello Il Fan Club Enrico Fabris si appresta a ritrovarsi per la festa estiva con il proprio beniamino. E l’occasione, aperta come sempre a tutti coloro che vi vorranno partecipare, quest’anno sarà veramente speciale, visto che assieme al campione di casa ci saranno anche i suoi compagni d’avventura e di vittorie. Dopo le indimenticabili gare di Torino 2006, i ragazzi della squadra nazionale di pattinaggio velocità, saranno di nuovo insieme per rivivere anche con tutti i presenti le imprese olimpioniche che tanto hanno fatto emozionare e gioire. Un’occasione da non perdere, quella della serata di sabato 9 agosto al Palatenda di Roana, per festeggiare il pattinaggio 10 velocità e i suoi campioni: Enrico Fabris, Ippolito Sanfratello, Matteo Anesi, e l’asiaghese Luca Stefani, nuova promessa del pattinaggio velocità italiano distintosi tra l’altro grazie al buon risultato ottenuto nella staffetta assieme ad Enrico e a Matteo ai Mondiali di Nagano. Anesi, atleta in carriera di origini Trentine, proviene dall’Altopiano di Pinè dove i giovani atleti italiani agli esordi si allenano durante tutto l’inverno. Di Ippolito Sanfratello, che ha smesso di gareggiare, si può sottolineare come sia rimasto comunque nell’ambiente: chi ha seguito le cronache televisive delle gare della scorsa stagione agonistica ha potuto sentirlo commentare l’operato dei suoi compagni mentre faticavano in pista. “Il 9 agosto al palatenda di Roana – dicono i responsabili del Fan Club si potrà ascoltare bella musica italiana degli anni ’70 – ’80 e ’90 proposta da Gli Exess e ballare, perché no, con Enrico, Ippolito, Matteo e Luca. Al tempo stesso chi sarà intenzionato a rinnovare il tesseramento potrà farlo, sempre al costo di euro 10.00, con il rilascio della nuova tessera con le nuove immagini di Enrico da collezionare, e un gadget a sorpresa che, siamo sicuri, sarà molto gradito. Le iscrizioni sono aperte naturalmente anche a chi vorrà tesserarsi per la prima volta, così come chi fosse interessato a entrare nel gruppo operativo del Fan Club potrà farlo presente durante la festa”. S.B. minato parroco di Pedescala, dove rimasi 8 anni, prima di passare a S. Pietro Valdastico per ben 17 anni. Nel 1992, dopo aver trascorso 25 anni in Valdastico, avevo voglia di respirare aria più pura e di vedere più sole, saputo che Camporovere era senza parroco chiesi a monsignor Mattiazzo di poterlo fare io, passandovi 14 anni prima di andare in pensione, nel giugno del 2006. Ma per un sacerdote la missione non finisce mai, ed ora vivo con gioia la mia pensione, celebrando messa, predicando, confessando, senza l’apprensione di quando si ha una parrocchia da seguire. Mi dicono che sono il prete jolly dell’Altopiano, perché dove mi chiamano io vado. Da 14 anni sono assistente spirituale a Villa Rosa, vi celebro messa 3-4 volte la settimana; nei mesi di luglio e agosto sono ogni mattina a Gallio per la messa a Villa Alpina, dove le suore di Dolo si occupano di tanti bambini abbandonati; la domenica mattina celebro messa nella chiesa di Campanella, e poi dove c’è bisogno io vado, in tutte le 12 parrocchie del vicariato. E’ una grande soddisfazione per me essere a contatto con le varie comunità dell’Altopiano, e vivendo ad Asiago mi è comodo raggiungere le varie parrocchie per offrire il mio servizio”. Sono stati numerosi i momenti che hanno emozionato don Romeo Martello durante le celebrazioni del suo 50°, parole dense di significati gli sono state dedicate da tanti di coloro a cui in questi anni è stato vicino, sia ex parrocchiani che parenti ed amici, che hanno voluto in vari modi ringraziarlo per ciò che ha fatto per loro. S.B. 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 11 Luce al Verena, nubi nere in giunta ROANA “Non ho intenzione di fare la guerra a nessuno, né alla maggioranza che non mi ha sostenuto, né alla minoranza che ha colto il momento politico. Sono convinto di aver fatto la cosa più giusta per il bene del territorio”. Non c’è rabbia nelle parole di Dario Frigo, oramai ex vice sindaco ed assessore ai Lavori Pubblici di Roana dopo che ha dato le sue dimissioni durante l’ultimo consiglio comunale. Dimissioni arrivate alla fine di un lungo tira e molla con la minoranza che ha preteso le dimissioni di Frigo per votare la delibera per l’elettrificazione della zona Campolongo Verena visto che alla maggioranza mancavano i numeri per far passare da sola la Si è dimesso il vice sindaco Dario Frigo. “Sono convinto di aver fatto la cosa più giusta per il bene del territorio. Io ho la cosicenza pulita, non so se altri possano dire altrettanto” delibera. Una delibera che recepiva una proposta del Comune di Rotzo presentata in Regione con l’appoggio anche dagli altri Comuni altopianesi. Non c’è rabbia, ma tristezza sì quando Frigo definisce la sua decisione “frutto della totale mancanza della maggioranza politica nel gruppo che guida il Comune da quattro anni”. “E’ un progetto che interessa tutto il territorio perché l’elettrificazione del comprensorio è fondamentale per il futuro della zona e per le oltre 50 persone che ci lavorano – continua Frigo – E’ impensabile pensare ad innevare le piste con i generatori con il prezzo del gasolio che continua a salire, ma anche continuare ad usare generatori in una zona Sic non è giusto”. “Io ho la coscienza pulita, non so se altri possano dire altrettanto” conclude Frigo. La mancanza del numero legale è stata causata dall’assenza in aula del consigliere Domenico De Guio e dall’assessore al Turismo, Luigi Martello, entrambi impossibilitati a partecipare per motivi di lavoro. Martello, sentendosi chiamare in causa più volte dalla minoranza durante l’animata discussione che ha portato alle dimissioni di Frigo, commenta, “Mi pare tutto preordinato con accordi già presi tra la minoranza ed alcuni della maggioranza per metterci in difficoltà e non consentirci di portare avanti alcuni progetti di quest’amministrazione, lo stadio del ghiaccio a Roana in primis”. “Curioso che ora la minoranza definisca la zona del Verena e Campolongo d’importanza strategica per il turismo quando volevano stralciare dal bilancio lo studio di fattibilità dello sviluppo sciistico del Verena – conclude Martello - Poi perché chiedere la testa del vicesindaco per partecipare al voto di un progetto che essi stesso definiscono importante?” “Non possiamo continuare a fare da stampella ad una maggioranza che non esiste, lacerata com’è tra fazioni e personalismi” ha poi dichiarato il capogruppo di minoranza Davide Bolzon. “Prendo atto con amarezza della decisone del vice sindaco Frigo – ha commentato Mario Porto – spiace che si sia arrivati a questo durante una discussione su un progetto importante per tutto l’Altopiano”. Respinta per ora la proposta dell’assessore al bilancio Carlo Stefani che consigliava di aprire un tavolo di crisi. Gerardo Rigoni In mostra a Cesuna i 54 progetti in concorso per la Cattedra di Canove È stato recentemente presentato presso il Centro Culturale Cinema Palladio il progetto che si andrà a realizzare all’ex Cattedra di Canove Considerato che l’obiettivo dell’intervento è quello di introdurre il programma di progetto attraverso elementi spaziali che interagiscano con l’esistente senza modificarne la morfologia, stimando che l’introduzione di un programma tanto articolato, complesso e qualificato in un edificio fortemente degradato quale è la Cattedra attualmente, avrebbe comportato costi proibitivi e comunque l’alterazione dello stato di fatto per rendere a norma l’edificio, si è scelto di basare il progetto su un concetto più radicale, ma al tempo stesso rispettoso dell’esistente ed in grado di moltiplicarne le potenzialità spaziali, svuotando il complesso dei tramezzi, e dei solai, che allo stato di degrado attuale non sarebbero in grado di sostenere l’introduzione del nuovo programma. Si è deciso pertanto di costruire all’interno delle pareti e dei muri perimetrali esistenti, opportunamente rinforzati e risanati, una serie di unità spaziali indipendenti tra loro ma reciprocamente correlate con lo scopo di accogliere le funzioni previste.[…] Ben sei sedute sono occorse alla commissione tecnica, composta da membri interni ed esterni al Comune di Roana, per valutare i 54 lavori giunti per il concorso. “Idee per il recupero polifunzionale e riqualificazione di un plesso da adibire a istituto europeo per le politiche della Omaggio ai veterani della 2^ Guerra mondiale Il Gruppo Alpini di Roana ha organizzato per mercoledì 9 Luglio, presso la sede, un incontro conviviale,al quale sono stati invitati i “veterani” della guerra 1940/45 di Roana Mezzaselva e Rotzo. Prima di dare inizio alla cena,preparata con cura da valide cuoche volontarie, il capogruppo di Roana ha voluto con semplici parole sottolineare il significato di questo incontro: un omaggio ai reduci della 2° Guerra Mondiale e un ricordo per quelli che sono andati avanti. Anche il capogruppo di Rotzo ha rivolto a tutti l’augurio caloroso di superare la soglia dei 100 anni in considerazione del fatto che questi veterani dalla veneranda età, sono ancora in buone condizione di salute. Alcuni di loro hanno raccontato le vicissitudini della guerra in Grecia, Albania, Russia e solo la fortuna ha voluto che ritornassero a casa ancora vivi. A fine cena è stato consegnato loro un piccolo omaggio molto gradito: delle stelle alpine d’argento lavorate a mano e fissate su un pezzo di pietra. Una bella serata che si spera possa ripetersi anche il prossimo anno. Gruppo Alpini di Roana 13 i presenti all’incontro, di cui 8 di Roana. 1 di Mezzaselva e 4 di Rotzo.Ecco i loro nomi, a partire da in alto a sinistra della foto: Stefani Bruno classe1922; Azzolini Guido,classe 1921; Zanella Giuseppe,classe 1923; Vellar Enzo, classe 1922; Martello Cristiano,classe 1918; Rebeschini Gino,classe 1921; Mosele Romeo,classe 1921; Dal Pozzo Claudio,classe 1923; Rebeschini Alberto, classe 1920; Fabris Giacomo,classe 1921; Dal Pozzo Cristiano,classe 1913; Slaviero Lino,classe 1918; Dal Pozzo Matteo, classe 1931. montagna”, questo il tema del concorso indetto dall’Assemblea dei sindaci dell’Altopiano. La struttura oggetto dei lavori è l’ormai nota ex Cattedra, sorta decenni fa come scuola per il miglioramento e l’insegnamento delle tecniche agricole e bovine e per un ottimale sfruttamento delle risolse locali, attività peraltro andate naufragate alla fine del secolo scorso. Oggi sui pannelli allestiti dalla Amministrazione Comunale roanese sono stati esposti tutti i progetti ammessi a alla gara, tra queste primeggiano le quattro tavole dello studio milanese Santagostino, la cui pianificazione diventerà esecutiva in un prossimo futuro. “Grazie a questo primo passo ha affermato il sindaco di Roana prof. Mario Porto – possiamo finalmente guardare ad una previsione di inizio lavori. Lusiana e Rotzo ci precedono nelle richieste di finanziamenti per altre opere da realizzarsi nel loro territorio comunale, ma abbiamo di che ben sperare potendo entrare nelle priorità della graduatoria. Per l’anno 2009 auspico che l’attribuzione di un primo finanziamento di un milione e mezzo di euro ci permetta di coprire l’iniziale stralcio degli interventi, rappresentato dalle primarie strutture ricettive, cioè da alloggi, sala mensa e reception. Il pro- getto dello studio Santagostino – spiega il primo cittadino – è stato davvero ben realizzato, in quanto meglio degli altri rispondeva ai parametri richiesti dalla commissione esaminatrice, che imponeva un adeguato sviluppo architettonico del sito, una esplicita relazione tecnica, e una stima dei costi che andava a soddisfare la spesa massima prevista, che si aggira sui sette milioni di euro. Un plauso comunque a tutti i partecipanti la cui preparazione ha stimolato la competizione”. G. Dalle Fusine Grafica Altopiano Estratto dalla relazione che accompagna il progetto redatto dallo Studio Santagostino 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano Gallio: il paradiso dei bambini! Altro che il pifferaio di Hamelin, Gallio ha le proposte giuste per attirare i piccoli ospiti e residenti dell’Altopiano! Anche quest’anno, il Comune di Gallio ha deciso di offrire simpatiche e divertenti proposte ai più piccoli, proponendo spettacoli e laboratori creativi-educativi che permettono ai bambini di stare insieme e imparare in allegria! Dopo la positiva esperienza degli scorsi anni, saranno riproposti, dal 15 luglio al 14 agosto, i laboratori di “Favolandia”; l’autrice per l’infanzia, Consuelo Morello, coinvolgerà i piccoli in una serie di incontri, durante i quali, partendo del gioco e dalla favola, si giungerà a sviluppare manualità e creatività. Il nome dato ai singoli laboratori è già tutto un programma: Gli inventa mostri, Il filo della storia, Thean i folletti, Lo zoo di Favolandia, Re e regine, Piccoli scultori, I sogni son desideri… Ma le proposte per i più piccoli non finiscono mai…il 29 luglio e il 5 agosto, passeggiando lungo le vie di Gallio, piccoli e grandi potranno tuffarsi nell’allegria creata degli artisti di strada, acrobata, equilibrista, giocoliere, trampoliere, clown e tanti altri, che si esibiranno nelle piazze del paese. Un’altra occasione, per riunire grandi e piccoli, sarà sen- za dubbio La Festa degli aquiloni, lunedì 18 agosto, a partire dalle ore 16.00; al Parco della Fratellanza, si potranno costruire e lanciare variopinti aquiloni. Nemmeno la sera, però, ci si è dimenticati dei più piccoli: anche loro hanno il diritto di avvicinarsi alla magia del teatro! Il Comune di Gallio propone due spettacoli pensati appositamente per loro. Sabato 2 agosto, in Piazza Italia, alle 20.45, una favola antica, ma ricca di messaggi attuali anche ai giorni nostri, “Pelle d’asino” incanterà la platea. Invece, giovedì 7 agosto, sempre in Piazza Italia e sempre alle 20.45, durante lo spettacolo “ERA… ORA”, gli spettatori assisteranno agli improbabili sforzi di un simpatico papà per accontentare il figlio. Non crediate sia finita qui…l’estate di Gallio ospiterà momenti magici di illusionismo e altri laboratori all’aperto, perché la vacanza del vostro bambino sia veramente indimenticabile! Per iscrizioni ed ulteriori informazioni, chiamate l’Ufficio Informazioni Turistiche di Gallio allo 0424/447919. CONCORSO FOTOGRAFICO I FUNGHI NELLA NATURA Anche quest’anno, durante i mesi di luglio e agosto, è possibile partecipare al concorso fotografico “I Funghi nella natura”. Le foto dovranno ritrarre funghi inseriti nel loro habitat naturale e saranno esposte nel corso della Mostra micologica, che si svolgerà dal 29 al 31 agosto presso le Scuole Elementari di Gallio, e che vedrà la parte- cipazione del Prof. Roberto Galli uno dei massimi esperti del settore. Le foto saranno valutate da una giuria di esperti e le prime tre classificate saranno premiate nel corso della giornata di chiusura della manifestazione. Regolamento e moduli d’iscrizione presso l’Ufficio Turistico di Gallio, o sul sito internet www.comune.gallio.vi.it I vincitori saranno premiati con i seguenti premi: 1° classificato videocamera digitale PANASONIC NVGS80EG9-S zoom ottico 32X 2° classificato navigatore satellitare GARMIN 3° classificato week-end del benessere per 2 persone presso l’hotel Gaarten www.giornalealtopiano.it 12 Magdi Allam racconta la sua conversione Magdi Cristiano Allam, editorialista e vicedirettore del Corriere della Sera, torna anche quest’anno sull’Altopiano, protagonista di uno degli “Incontri con l’autore” organizzati dal Comune di Gallio in collaborazione con la Libreria Giunti Al Punto di Asiago. Il giornalista sarà al Cineghel di Gallio giovedì 31 luglio alle ore 15.30, per presentare il suo ultimo libro “Grazie Gesù” e raccontare la sua conversione dall’Islam al cattolicesimo. La notizia del battesimo di Magdi Allam, impartito da Papa Benedetto XVI, ha fatto velocemente il giro del mondo, animando il dibattito culturale nei mesi scorsi. “Grazie Gesù” è il racconto di una conversione religiosa, un grido d’allarme in difesa della sacralità della vita e della dignità e libertà della persona e, insieme, un forte messaggio di speranza per un’autentica cultura del dialogo e della pace. L’incontro al Cineghel con Magdi Allam è ad ingresso gratuito ma con prenotazione obbligatoria presso l’Ufficio del Turismo di Gallio. La mattina del 31 luglio il giornalistascrittore sarà, a partire dalle ore 10.30, alla Libreria Giunti al Punto di Corso 4 Novembre ad Asiago, a disposizione della clientela per firmare il suo libro. Sempre per la rassegna “Incontri con l’autore” lunedì 4 agosto al Cineghel alle ore 15.30, sarà la volta di Giuseppe Ayala, magistrato di spicco del pool antimafia negli anni ’80, che presenterà il suo ultimo libro “Chi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino”, il racconto degli anni di lotta al fianco di questi due grandi uomini, che riaffiorano dalle sue pagine con tutta la loro umanità ed ironia. S.B. GALLIO “Ieri & Oggi “ Anche quest’anno l’Archivio Dal Molin dà un importante contributo allo scenario culturale delle proposte estive del comune di Gallio. Se lo scorso anno ci si era dedicati a ricordare l’anniversario della cruenta battaglia dell’Ortigara, quest’anno l’intento è ancora più coinvolgente per gli ospiti e i residenti. Infatti, l’Amministrazione ha voluto proporre una mostra, “Gallio Ieri & Oggi”, che racconti, attraverso le immagini, la storia del Paese di Gallio, prima e dopo l’ecatombe della Prima Guerra Mondiale, conflitto che ha influito inesorabilmente sul profilo, sulla cultura e sulla vita della gente dell’Altopiano. Le foto diventano, dunque, un modo per raccontare il passato e metterlo in relazione con il presente; per tracciare una storia fatta di uomini che, in guerra o in pace, hanno modificato l’aspro territorio di montagna per ren- derlo adatto alle loro esigenze. La mostra si sofferma anche su elementi importanti del territorio urbano galliese. La chiesa, per iniziare, con la facciata, il pinnacolo del campanile, l’interno distrutto dopo i bombardamenti. Oppure si può fermare lo sguardo sulle vie e contrade ad inizio Novecento; come, ad esempio, sulla contrada Fontana, importante perché le fontane un tempo erano luogo di relazioni sociali e culturali. Inoltre, si possono osservare come sono cambiati i confini nel tempo. E che dire dei dintorni del paese. Vedere, ad esempio, la Val dei Ronchi , terra strappata alle radici degli alberi perchè fosse adatta alla coltivazione, è comprendere che esistono tutt’oggi angoli nei quali le tipologie architettoniche di un tempo restano a memoria dell’antichissima cultura delle nostre terre, nonostante la furia distruttrice dei bombardamenti. Commuove anche ammirare le immagini del Santuario della Madonna del Buso, danneggiato quasi alla fine del conflitto, dopo essere stato ostello per molti dei profughi che si stavano dirigendo verso la pianura veneta. Tutti scenari della Val Frenzela, storica via di comunicazione, che oggi è meta di passeggiate, mentre nel Novecento fu anche teatro di guerra. Una parte importante, e come potrebbe non esserlo, è la sezione dedicata alle montagne che dominano Gallio, ciascuna caratterizzata da una storia, un gesto eroico, una battaglia. Per tentare di comprendere cosa accadeva su campi di battaglia si possono osservare le postazioni dei cannoni a Campomulo, i combattimenti sui monti Fior, Castelgomberto, Col del Rosso, Spil, Valbella.Una mostra resa possibile grazie alla sensibilità del Comune di Gallio e alla passione straordinaria e alla pazienza collezionistica di Ruggero Dal Molin , per conoscere e riconoscersi come elementi di continuità su un territorio che, pur modificandosi, racconta una storia che appartiene a tutti noi. Per continuare a vivere il trasporto del confronto, associato alla mostra il Comune ne ha prodotto il catalogo, in vendita presso la mostra stessa e presso l’Ufficio Informazioni Turistiche. La mostra sarà aperta dal 20 luglio al 20 agosto, con orari 16 – 19, presso le Scuole Elementari. 8 l’Altopiano Sabato 26 luglio 2008 www.giornalealtopiano.it 13 GALLIO PERNECHELE Simultanea di scacchi in Piazzetta giardini Una contro tutti La campionessa italiana Elonora Ambrosi ha sfidato una trentina di concorrenti Il sentiero del Silenzio “Una cattedrale nel deserto” Molto critica la minoranza consiliare di Gallio sulla realizzazione del percorso meditativo a Campomuletto Non è stato ancora realizzato e il sentiero di pace proposto dall’amministrazione comunale di Gallio desta già i primi commenti critici da parte della minoranza consigliare. Il sentiero del silenzio – Porta della Memoria che l’amministrazione Stella intende realizzare in località Campomuletto si prospetta come un percorso di circa 2 chilometri con piazzole dove saranno posate delle sculture contemporanee con l’intenzione di creare un punto dove chi si reca sui luoghi della Grande Guerra possa fermarsi per “ritrovare le emozioni per affrontare poi le zone di aspre battaglie che hanno visto il sacrificio di decine di migliaia di giovani soldati”. “Da tempo il sindaco di Gallio preannunciava un’idea sensazionale che destava la nostra curiosità, - attacca Pino Rossi della lista Noi di Gallio - l’idea è’ poi emersa sui quotidiani, la realizzazione di un sentiero di Pace, un oasi di meditazione, da realizzare per una somma di oltre 100.000 euro. Siamo profondamente convinti che chiunque desideri trovarsi solo con se stesso e dedicarsi all’introspezione o alla meditazione, possa farlo semplicemente immergendosi nel meraviglioso ambiente naturale che circonda Gallio. Qualsiasi intervento dell’uomo non può che alterare l’incantevole equilibrio che il buon Dio ha voluto donarci”. “La nostra opinione non è dettata da astio nei confronti del primo cittadino, ma siamo convinti che a Gallio, con una crisi del comparto commerciale e del turismo senza precedenti, serva ben altro. E’ un’opinione condivisa da molti cittadini e dalle categorie, – continua Rossi – queste cattedrali nel deserto sono solo personalismi che non hanno niente a che vedere con l’amministrare un paese che invece comporta la concertazione con le persone prima di certe scelte. Ed invece assistiamo da 15 anni ad una “politica calata dall’alto” che sta danneggiando in modo significativo il nostro paese”. Gerardo Rigoni Marostica? No, Gallio. Piazza degli scacchi? No, piazzetta Giardini. Una lunga fila di scacchiere tradizionali a disposizione di altrettanti giocatori, in una insolita e affollata cornice di pubblico. Una sfida assai particolare quella che domenica scorsa ha messo di fronte Eleonora Ambrosi, campionessa italiana di scacchi e nazionale olimpica wfm con venticinque avversari, dalle età e abilità sulla scacchiera molto differenti. La ventenne fuoriclasse veronese ha iniziato a spostare pedoni, alfieri e “reali” a nove anni, diventando la giovanissima punta di diamante di un movimento nazionale che raccoglie circa una dozzina di migliaia di tesserati. Una gara simultanea che, per la bravura degli sfidanti e per la sostituzione tempestiva dei primi cinque giocatori eliminati con altrettanti concorrenti, diventati in tutto trenta, si è trasformata in una sfida interminabile. Sotto gli occhi vigili dei familiari, Eleonora ha percorso decine di volte il perimetro interno dei tavoli sistemati a ferro di cavallo, sui quali erano state posizionate le venticinque scacchiere. Mossa dopo mossa, il passaggio da un avversario ad un altro. E ad ogni passo una nuova par- tita lasciata in sospeso nel giro precedente, con conseguente recupero della strategia di gioco più adatta. Uno sforzo fisico e soprattutto mentale non indifferente per mantenere il più possibile inalterato lo stato di concentrazione. Dopo quattro ore di gioco resistevano in gara ancora quattordici concorrenti. Ma al calare della sera, poco prima dello scoccare della quinta ora di gara, come in una partita di calcio la sfida si è doverosamente chiusa per “impraticabilità di campo”, dovuta ad un improvviso acquazzone, quando c’erano due partite ancora in corso. Solo Biagio Pignatelli del Circolo Scacchistico padovano è riuscito ad avere la meglio sulla giovane campionessa veronese. Un’occasione per organizzare quanto prima una rivincita, magari a quattr’occhi. Giovanni Rattini 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano A Foza “Memoria di ferro”, aiuta a rinverdire la tradizione e la storia del paese Rita Croce Sabato 26 alle 18.00 a Foza, presso le scuole medie, verrà inaugurata la mostra tematica sui metalli In tre anni è la terza mostra tematica presentata a Foza, in precedenza protagonisti delle esposizioni sono stati altri materiali che da sempre accompagnano la vita dell’uomo: il legno e la pietra, all’appello quindi, mancava solo il metallo. Un viaggio nel tempo grazie ai metalli con i quali da sempre l’uomo dà vita ad utensili, ma attraverso i quali da sempre esprime anche la sua arte, il suo spirito. Una mostra ancora una volta a cura di Francesca Rodeghiero, attivissima presidentessa dell’Associazione culturale “Mondo Rurale” di Marostica, nativa di Foza e sempre impegnata a dar vita ad interessanti mostre anche nel suo Altopiano. Anche questa volta l’attento Assessore alla cultura Roberta Marcolongo e tutta l’Amministrazione, sono riusciti a puntare l’attenzione in particolare sulla storia e la tradizione del loro territorio, che fornisce, nella quasi totalità, i materiali in esposizione. Documenti, fotografie, oggetti di ogni sorta e tipo, che testimoniano le tradizioni, la storia dell’uomo, la sua evo- luzione. Un’esposizione che prenderà in considerazione il metallo, così come è in natura, nella preistoria, nella metallurgia, negli oggetti di ogni giorno, metalli in guerra ed in pace. A questo ultimo tema si collega inoltre la serata del 13 agosto prossimo, quando, sempre a Foza, verrà proiettato il famoso film di Olmi “I recuperanti”. Alla mostra, che sarà visitabile fino al 15 agosto prossimo, e nel corso dell’ultima giornata sarà inoltre possibile effettuare la visita guidata accom- pagnati dalla stessa curatrice, sono collegate: la serata culturale del 6 agosto alle 21.00, dal titolo: “Attrezzature della cucina e abitudini alimentari nel tempo” sempre a cura di Francesca Rodeghiero; e quella del 10 agosto in piazza, quando si potranno vedere gli antichi mestieri, fra i quali non mancheranno naturalmente quelli legati ai metalli. L’esposizione anche questa volta è accompagnata da un volume, curato da G. Francesca Rodeghiero ed edito dalla casa editrice SMC, che continua la collana “Suggestioni del mondo rurale” e si aggiunge a quelli già pubblicati sulla pietra e sul legno, completando la naturale trilogia. Si presenta come un insieme di saggi di approfondimento sulle tematiche della mostra e risulta particolarmente curato ed esauriente. Al catalogo, intitolato “I metalli e l’uomo”, hanno dato il loro contributo diversi autori, fra i quali non mancano autori altopianesi. Fra tutti, è doveroso ricordare Patrizio Rigoni, che fino all’ultimo ha voluto dare il suo prezioso e validissimo aiuto, fornendo fra l’altro una serie di interessanti fotografie riguardanti oggetti creati grazie al riutilizzo di materiali bellici. Domenica sera alle 21.00, presso la Palazzina Turistica di Enego, secondo appuntamento con la storia, organizzato dall’Associazione Commercianti di Enego in collaborazione con la Pro Loco. La prof.ssa Sonia Residori, della Biblioteca Bertoliana di Verona, tratterà il tema: “ Le donne e la seconda guerra mondiale: violenza inferta e violenza subita”.Stefania Simi Approvato il progetto per l’allargamento della SP 73 Campesana-Valvecchia La Giunta Provinciale ha approvato il progetto per il terzo e ultimo stralcio della sistemazione e dell’allargamento della strada provinciale 73 CampesanaValvecchia, nei Comuni di Bassano del Grappa, Campolongo sul Brenta e Valstagna. Per un importo pari a 860mila euro, verranno effettuate due tipologie di interventi: la posa in opera di barriere di sicurezza nelle zone in cui si rendono indispensabili, in particolare per un tratto di circa 4,5 km tra il Comune di Bassano del Grappa e il Comune di Campolongo sul Brenta e l’ allargamento di un tratto di circa 360 metri della strada in contrada Zannini nel Comune di Capolongo sul Brenta e allargamento di un tratto della strada in curva della lunghezza di circa 80 metri nella contrada Londa di Valstagna. La SP Campesana-Valvecchia dal punto di vista funzionale può essere assimilata ad una strada urbanaextraurbana, ma la larghezza della carreggiata risulta in più punti inadeguata a sostenere il tipo e l’inten- sità del traffico veicolare, soprattutto nei punti di attraversamento dei centri urbani. Nell’intervento di adeguamento della sede stradale nel tratto in Comune di Campolongo, contrada Tannini, la sezione stradale della viabilità esistente risulta variabile fra 4,20 e 4,90 metri. L’intervento programmato si prefigge di allargare la sede stradale portando la piattaforma a 8,50 metri. Ove questo allargamento non risultasse possibile a causa della presenza di abitazioni a ridosso della sede stradale, si prevederanno idonei tratti graduali di raccordo. “L’intervento –precisa l’Assessore Provinciale alla Viabilità Costantino Toniolo- si inserisce nel più ampio contesto di miglioramento di una strada provinciale di grande percorribilità, che collega la Città di Bassano del Grappa alla parte più a nord del territorio vicentino, quindi con una valenza strategica anche dal punto di vista turistico per l’attrazione rappresentata dalle nostre montagne”. Il via ai lavori è previsto nella primavera del 2009. G.D.F. www.giornalealtopiano.it 14 Soste regolamentate a Enego In questi giorni a Enego prende il via un progetto sperimentale di soste regolamentate. Il progetto è stato voluto dalla nuova Amministrazione Comunale, che intende, con l’istituzione delle soste a pagamento nel centro del paese, favorire la rotazione dei posteggi disponibili ed agevolare un più razionale afflusso dei veicoli alla ricerca di parcheggi. L’iniziativa, ha natura sperimentale e avrà durata un anno, al termine del quale l’Amministrazione valuterà, in concertazione con le categorie economiche, la validità del progetto e ne definirà le modalità di prosecuzione o di ridefinizione. Per permettere a tutti, residenti e non, di orientarsi, dopo l’istituzione delle soste regolamentate, il Comune ha messo a disposizione dei pieghevoli, sono in distribuzione presso tutti gli esercizi, che chiariscono le dinamiche di questa nuova iniziativa. Una cartina mostra gli spazi adibiti a parcheggio, e la legenda specifica il tipo di parcheggio. Sono quindi spiegate chiaramente quali sono le aree di sosta e pagamento, quali quelle a disco orario, le tariffe i giorni, gli orari, sono illustrati i parcometri ed il loro funzionamento. Con piacere si nota che il Comune ha avuto la sensibilità di creare un numero adeguato di soste per disabili, mentre per un maggiore ordine sono state riservate aree specifiche per il carico e scarico merci. Naturalmente nelle zone appena decentrate, resta la non indifferente disponibilità di parcheggi a sosta libera. A controllare che tutti siano ordinati e seguano le nuove regole, ma anche disponibili a dare ogni ulteriore spiegazione, nel caso ce ne fosse bisogno, ci sono anche gli ausiliari del traffico, che andranno ad affiancare la Polizia locale. Stefania Simi Grest, un modo per divertirsi, passare il tempo, imparare Finita la scuola, in paese come in città, i ragazzi iniziano a bighellonare, un riposo solo apparente, perché alla fine si spegne nella noia. Tuttavia è difficile spiegar loro, che potrebbero riposarsi divertendosi e nello stesso tempo imparare qualcosa di nuovo, che non fa mai male, e soprattutto potrebbero stare in compagnia di altri ragazzi rendendo ricche le lunghe giornate estive. Organizzare qualcosa per i ragazzi nel periodo estivo, partendo da questo presupposto, diventa quindi una sfida non semplice, nella quale Comuni e Parrocchie si lanciano. A Enego, la parrocchia di Santa Giustina con don Andrea Finco e don Andrea Stevanin, e la collaborazione del Comune, hanno organizzato quattro settimane di Grest, gestito da don Finco con l’aiuto di ragazzi più grandi ed alcuni adulti di buona volontà. Il risultato, dopo due settimane di attività, è soddisfacente, ed il numero dei parteci- panti ha superato le aspettative della vigilia, che non erano troppo rosee! L’attività che viene proposta, tocca molti ambiti, e si può davvero dire che ce n’ è per tutti i gusti. Dal lunedì al giovedì, a giorni alterni, la mattina sono previsti i laboratori, al pomeriggio l’attività ludica, il venerdì invece, tutto il giorno, è dedicato alle escursioni. I laboratori spaziano dalla lavorazione del legno alla pittura, passando per la poesia e la culinaria, ma non tralasciando la musica, con lezioni di chitarra e flauto. Le escursioni invece, a cura di Egidio Fontana, presidente della neo nata Associazione Culturale “Dalla Brenta all’Ortigara”, sono un tuffo nell’ambito naturalistico, storico e preistorico del territorio. Insomma un ricco menù, molto interessante, che si spera i ragazzi sappiano apprezzare fino in fondo, imparando così ad utilizzare al meglio il periodo delle vacanze. S.S. 8 l’Altopiano Sabato 26 luglio 2008 www.giornalealtopiano.it 15 Una festa per ricordare tutti gli emigranti LUSIANA Domenica 3 agosto la 39^ edizione della giornata dedicata a chi ha dovuto lasciare la propria terra per cercare lavoro altrove. La targa d’oro Lusiana assegnata a tutti coloro che hanno contribuito alla costruzione della chiesetta di Velo Dall’Inghilterra per sposarsi in contrada Ronzani Sabato 26 luglio la contrada Ronzani, uno dei più antichi agglomerati urbani dell’Altopiano, sorto nel 1710 sulle sponde della valle Isora, vivrà un ‘atmosfera d’altri tempi con i festeggiamenti per il matrimonio di due giovani provenienti dall’Inghilterra. La coppia è formata da Daniele De Lissandri e Ruth Gardner, lui è immobiliarista, lei svolge mansioni di marketing per una banca inglese. Il giovane è figlio di un padovano che ha trovato in contrada Ronzani il posto ideale per riposarsi con la moglie inglese. Sabato alle 11 la giovane coppia inglese si unirà in matrimonio in municipio a Lusiana e pronunceranno il “sì” col rito civile davanti al sindaco Virgilio Boscardin. Più tardi, grazie ad un permesso speciale del consolato di Manchester, nella chiesa del monastero di S. Biagio di Mason saranno benedetti, nel corso della cerimonia religiosa svolta da un sacerdote anglicano (lui è di religione Cristiana Anglicana, la futura moglie è Battista) saranno benedetti gli anelli. Nel pomerig- gio tutti sotto agli antichi portici di contrada Ronzani, agghindata e addobbata di fiori, per i festeggiamenti di rito. E.Z. Nella foto, Daniele De Lissandri e Ruth Gardner, promessi sposti, di Leeds (nord Inghilterra) ai Ronzani in questi giorni prima di pronunciare il “sì”. Dove ora sorge “Malga della cesa” c’era una chiesetta della Grande Guerra Ancora un approfondimento del Gruppo asiaghese di Ricerca e Ripristino ricordi di Guerra. “Malga della ciesa”, meglio nota come Malga Camporossignolo, un tempo era la pieve dei soldati d’oltralpe Come spesso succede nella toponomastica, un luogo trae denominazione dalla tradizione, a volte dalla storia talmente remota che la memoria sembra non poter essere suffragata da testi e documenti rivelatori. È il caso di Malga Camporossignolo. Solo pochi anziani residenti sembrano conoscere l’edificio col nome di “Malga della Cesa”. Uno stabile ampio, il cui pascolo si estende insinuandosi a strette fasce all’interno di un bosco di abete rosso e bianco. Il tutto insiste nel territorio comunale di Lusiana a 1161 metri di altitudine, lungo la strada che da Osteria Fontanelle porta a Monte Corno. Grazie alle ricerche degli instancabili coniugi Rigoni Marchetti, oggi scopriamo che la malga è sorta sulle fondamenta di una chiesetta della Prima Guerra Mondiale. A costruirla fu il contingente francese, giunto alla fine del 1917 per dar manforte agli italiani contro i tentativi di sfondamento austroungarici. Le due immagini (vedi foto) sono state recentemente consegnate da Walter e Luca Borgo al Gruppo di Ricerca asiaghese che si occupa di Ripristino e Ricordi di Guerra. Ai coniugi Maria Grazia e Tino è bastato qualche giro per l’Altopiano per localizzare nell’odierno agriturismo lo scatto realizzato 90 anni fa. La pieve in legno fu costruita dal 6° Reggimento del Genio nel 1918, da una stima approssimativa possiamo misurarla in 20 metri per 6; nonostante la penuria dei materiali il reparto d’oltralpe si profuse per arricchire l’arredo esterno con tanto di balaustra e infissi di un certo pregio. La dedica a Notre Dame de France è impressa sul montante dell’entrata e, su una foto, nella lapide a bassorilievo. Ma si era pur in zona di guerra, quindi non contrastano con la scena di pace e tranquillità i due soldati che guardano l’obiettivo del fotografo, pur riparandosi dietro la pila di sassi e sacchi a terra. Con buona probabilità il soldato barbuto e vestito con il pastrano scuro è il cappellano militare, con la mano destra non stringe un fucile, bensì un bastone. Molto ben fatto, poi, il piccolo campanile da cui saranno spesso usciti i rintocchi che chiamavano i fedeli alla messa. Di quel luogo consacrato oggi non rimane nulla, se non due fotografie spedite da un soldato alla famiglia quale “Souvenir de l’Altipiano”, recuperate grazie a ricerche vie internet. Una precisazione: stando all’ingrandimento digitale realizzato dai possessori su una delle due originali fotografie, sembra che il foglio bianco appeso vicino all’ingresso della chiesa riporti in francese il monito: “Non è legna da bruciare!”. Probabilmente riferito alle artiglierie nemiche, a quanto pare l’avvertimento ebbe poco effetto. Giovanni Dalle Fusine La 40.a Giornata dell’Emigrante si svolgerà a Lusiana il 3 agosto con due appuntamenti: alle 15,30 alla sala congressi del Palazzon sarà intavolato il dibattito su “Emigrazione ed immigrazione: due temi a confronto”. La relazione ufficiale sarà a cura del dott. Adriano Benedetti già ambasciatore a Caracas e direttore generale degli italiani all’estero e per le politiche migratorie del ministero Affari Esteri. Seguirà un dibattito con i pareri dei rappresentanti dei circoli vicentini all’estero, provenienti dagli stati in cui maggiormente hanno trovato un avvenire gli emigrati italiani (Italia, Europa, America e Australia). Alle 18, a Velo di Lusiana, con lo spiegamento dei labari dei circoli vicentini all’estero e delle associazioni combattentistiche e d’arma sul sagrato della chiesa di Santa Maria degli emigranti, con un carrello da minatore a fungere da altare, si svolgerà la messa concelebrata da mons. Alfredo Magarotto vescovo emerito di Vittorio Veneto e dai parroci delle parrocchie del vicariato lusianese. Al termine della cerimonia religiosa se- guiranno gli interventi delle autorità che riprenderanno i temi inerenti all’emigrazione e all’immigrazione. Si passerà quindi alla consegna da parte del sindaco Virgilio Boscardin della “40.a Lusiana targa d’oro”, assegnata ogni anno a persone o enti che con la loro attività abbiano reso meno difficile il calvario dell’emigrazione degli italiani che quest’anno è stata assegnata come riconoscenza a perenne ricordo di tutti coloro che hanno voluto che venisse costruita una chiesa dedicata agli emigranti. La chiesa di Santa Maria degli emigranti è stata inaugurata il 3 agosto del 1969 ed è stata eretta con il contributo delle famiglie di Lusiana e degli emigranti che dall’estero hanno inviato il loro contributo. Molte ambasciate di paesi esteri hanno inviato le bandiere che fungono da cornice alla cerimonia estiva. Il progetto era stato redatto dall’arch. Adolfo Ugo Cipriani emigrato inArgentina e il cav. Cipriano Garonzelli, emigrato a Buenos Aires, aveva inviato la statua della Vergine degli emigranti, scolpita da Lorenzo Marquez, ricavata da un quadro inviato a Campana, quartiere di Bossi, il segugio più bravo Con il segugio Bossi Cesare Capellari di Foza ha vinto il trofeo assoluto per la categoria singoli nella gara organizzata sabato e domenica al Monte Corno dai “Segugi & Sgugisti”. Il cane ha superato la prova ottenendo il punteggio più alto di tutti (47) e la qualifica di “eccellente”. Al secondo posto in graduatoria dei singoli il cane Francy di Gian Bortolo Garzotto di Fara (41 punti). Le gare si sono svolte nei territori dei comprensori della Zona Alpi nei comuni di Lusiana, Lugo, Calvene, Castrano e Conco. Nella categoria “coppie” al primo posto si è piazzato Giulio Bonan di Treviso con Rol e Fu- ria (punteggio 39, molto buono). Piazza d’onore per il padovano Giulio Stevanato (38 punti, buono) con Lola e Birba. Nella categoria gruppi ha vinto Alfonso Carollo di Lugo (punti 35,33) con Lampo, Mina e Monte. Nella categoria “mute” ha vinto Rino Canale di Lugo (molto buono, punti 41,2) con Moro, Moretta, Furia, Diana e Dora. Piazza d’onore per Loris Polga di Fara (40,33 punti) con Mara, Birba, Selva, Timba, Bosco e Zara. Alla manifestazione hanno partecipato 75 concorrenti e 250 cani. E.Z. Nella foto, Cesare Capellari ritira il premio al Corno. Buenos Aires, per la chiesa locale dal papa Pio XII. Nella targa di quest’anno non sono stati inseriti nomi perché gli organizzatori hanno voluto con questo riconoscimento mettere in rilievo l’impegno profuso da molte persone prodigatesi per costruire la chiesa e nella stessa chiesa di Velo di Lusiana rimarrà custodita la targa d’oro che farà parte del museo allestito presso la sacristia del tempio votivo. Il comitato festeggiamenti ha programmato per mercoledì 30 luglio una messa con fiaccolata per le vie di Velo. Giovedì andrà in scena “Afro sotto le stelle” con il dj “Efrem”. Venerdì 1 agosto si esibirà la cover band “X-Sens”. Sabato in scena sarà il dj “Edo”. Domenica 3 agosto la messa sarà accompagnata dalla banda “Ronzani” di Lusiana e dal coro “Amici della montagna” di Trissino invitati dal gruppo “El Corgnon”; in serata si esibirà “Chiara & Magic music show”; chiusura con i fuochi d’artificio. Egidio Zampese Le foto raccontano la Battaglia dell’Ortigara Resterà aperta fino al 17 agosto la mostra fotografica “La battaglia dell’Ortigara”, organizzata dai comuni di Lusiana e Gallio con immagini del repertorio dell’Archivio storico Dal Molin. La rassegna, in vetrina al Palazzon di Lusiana, ricorda le gesta eroiche dei 18 battaglioni alpini appartenenti alla 52.a Divisione dell’esercito italiano per cercare di recuperare le posizioni perdute durante la Strafexpedition. Nel corso di questa sfortunata e sanguinosa offensiva, voluta dal generale Cadorna e guidata da generale Mambretti, la fanteria italiana contò ben 12,633 morti in soli 15 giorni (dal 10 al 25 giugno 1917) e fu una delle pagine più disastrose della Grande Guerra. Le foto sono di una straordinaria potenza evocativa e raccontano, molto meglio delle parole, non solo la follia degli stati maggiori e il disperato tentativo del soldato, ma anche tutta un’epoca durante la quale i paesi dell’Altopiano vennero martoriati dall’evento bellico. La mostra potrà essere vistata sia il mattino che al pomeriggio nei giorni festivi, solo il pomeriggio negli altri giorni. E.Z. Torneo per giovani scacchisti La festa della neve a Conco Il Comitato Genitori Scuole di Lusiana, nell’intento di promuovere il diffondersi di questa disciplina sportiva, organizza, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, il “3^ Torneo di Scacchi Città di Lusiana”. Il Torneo si svolgerà Sabato 26 Luglio, a partire dalle ore 20,00 presso la “Terrazza Comunale” (in caso di cattivo tempo nel Teatro sottostante). La partecipazione è gratuita ed è aperta a tutti. I partecipanti saranno suddivisi in più categorie ed in particolare: categoria ragazzi con età compresa tra i 7 e gli 11 anni; categoria giovani con età compresa tra i 12 ed i 15 anni; categoria adulti con età compresa tra i 16 ed i 100 anni. Saranno premiati i migliori classificati di ogni categoria. Il gruppo “Conco insieme”, con il Comune e la Pro loco, organizza la “Festa della Madonna della neve” a Conco dal 26 luglio al 5 agosto. Sabato 26 luglio la serata propone musica afro con dj “Nmax l’arabo” e “Loda”. Domenica giochi popolari al pomeriggio e serata country con “Sweetriver group”. Mercoledì serata pro Enpa con dj “Bobrage & Peanuke”. Giovedì 31 giornata degli anziani con messa al palatenda e intrattenimento musicale al pomeriggio con “El Canfin”. Venerdì 1 agosto musica con i “GPL”. Sabato finale del torneo “Memorial Saba” di calcio a 6 e discoteca con “Conte”. Domenica 3 agosto menù di selvaggina e musica rock con i “King Floor”. Lunedì cabaret con i “Brusa jachete”. Martedì 5 agosto musica con i “Made in Italy” e spettacolo pirotecnico. E.Z. 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 16 HOGA ZAIT 2008 Il Festival cimbro tra favole, musica e i colori della tradizione E’ stato veramente una grande festa il Festival Cimbro 2008, organizzato dal Comune di Roana in collaborazione con le Pro Loco, associazioni e gruppi vari, tra cui l’Istituto di Cultura Cimbra che lavora da oltre 30 anni per la valorizzazione della tradizione dei Sette Comuni. La sera di giovedì 10 luglio ha visto accendersi i falò sulle alture delle varie frazioni del comune con musiche, percussioni e la partecipazione di tanta gente, mentre il venerdì seguente ha avuto luogo l’apertura ufficiale a Mezzaselva, il piccolo paese dove il cimbro è ancora parlato, con la presenza di autorità, ospiti, il gruppo folkloristico dei Grutzigar di Roana e la esibizione dei Trombini della Lessinia sempre molto suggestivi. In serata al Bostel di Rotzo è stata rappresentata la commedia Teatrale L’Occhio di Ymer, ispirata a una favola cimbra. A causa del brutto tempo non ha potuto aver luogo la festa al Tanzerloch di Camporovere, luogo di particolare emozione, con fiaccolata, musica e spettacolo dei Rispar di Asiago. Domenica 13 luglio il Festival è continuato con escursione, pranzo e musica al Baito Erio , mentre nella serata è stato molto apprezzato a Canove lo spettacolo teatrale della Ghertelina, a cura del gruppo Theama di Vicenza. I giorni seguenti hanno visto escursioni varie, serate di do- cumentari a Camporovere e a Cesuna, una serata a Canove dedicata alle favole cimbre per bambini, una visita molto riuscita alla comunità cimbra della Lessinia, una serata gastronomica cimbra presso il Ristorante K2 di Mezzaselva, la interessante rievocazione a Treschè Conca di un matrimonio e di un filò dei tempi passati. In tutte le frazioni in giorni diversi è stata celebrata la Messa con canti e preghiere in lingua cimbra. La fiaccolata e lo spettacolo delle Zeleghen Baiblen sabato 19 luglio a Cesuna è stato certamente uno dei momenti culminanti del Festival, che ha visto la conclusione domenica con grande folklore a Canove e a Roana in piazza e lungo la attraversata della Valdassa in costume d’epoca. La cena cimbra , il travolgente spettacolo musicale degli Hotel Riff e di Pierangelo Tamiozzo, il suono festoso dei campanacci hanno riempito la serata finale nel palatenda. Sergio Bonato Nella piazza di Roana si attendeva l’arrivo dei transumanti per dare il via al racconto, fatto con disegni, parole e musica, della storia di Kamparube e della bella Guendalina che, secondo un antico testo recuperato dal Gruppo Speleologico 7 Comuni, raccontato dai Rispaar sullo stile dei vecchi “contastorie”, spiega in modo fantasioso l’origine del Tanzerloch. Ghertelina non canta più, si è innamorata del lutaio Jekele lasciando l’Altopiano alla mercé degli invasori da nord. La leggenda cimbra della Ghertelina, fata dei boschi e dei fiori, è stata magistralmente messa in scena dal gruppo teatrale “Theama” domenica 13 luglio al teatro di Canove causa maltempo, anzi che nel teatro naturale del Bisele, ma la rappresentazione non ha risentito del cambio di programma grazie anche al lavoro della pro loco di Canove che ha allestito in tempo di record la sala parrocchiale. A Rotzo il gruppo teatrale i Lacharen ha messo in scena lo spettacolo “L’occhio di Ymer” commedia brillante ispirata alla favolistica cimbra Ha divertito i numerosi presenti il “Filò”, rappresentato a Treschè Conca nella Stalla dei Seja da un simpatico gruppo composto soprattutto di “attori per caso” locali, che hanno proposto in una bellissima e molto ben curata scenografia “scene da un matrimonio de ‘sti ani”, con battute e modi di dire tipici, senza rinunciare a qualche divertente allusione a fatti attuali. Una platea di circa 2500 spettatori ha potuto assistere alla fantastica rappresentazione delle Zeleghen Baiblen svoltasi domenica scorsa a Cesuna. Lo splendido teatro naturale di pascoli e pareti rocciose ha fatto da ottimale sfondo al fantastico scenario posto in essere dalla Pro Loco della feazione roanese. La manifestazione, che rientrava tra gli appuntamenti del Festival Cimbro “Hoga Zait”, ha impegnato circa 50 volontari coadiuvati da Laura Magnabosco e Cristina Volpe, responsabili pure della coreografia e dei costumi. “Un lavoro partito già a Natale del 2007 – dice Edoardo Rostan – nell’ultimo mese ci siamo dedicati alle prove, cercando di armonizzare le mansioni di cui ogni uno si è preso carico. Il mio compito era comporrei testi; quest’anno si è cambiato in parte il programma, abbiamo sviluppato il ciclo della natura, con le quattro stagioni a far da tema trainante, questo ha permesso di sbizzarrirci con gli effetti speciali e le ambientazioni. L’accompagnamento musicale, il gioco di fuochi, luci e fumogeni hanno reso il giusto tocco di suggestione e misticismo fin dall’inizio del percorso, ottenendo il consenso di quanti hanno partecipato a questa bella fiaba”. 8 l’Altopiano Sabato 26 luglio 2008 www.giornalealtopiano.it 17 Tempo di funghi Quest’anno ci sono tutte le condizioni per una buona stagione Le premesse per una buona stagione ci sono tutte: forse chi leggerà queste righe, la prima raccolta l’avrà già fatta e comunque di certo a breve, la farà. Le condizioni ci sono tutte: tanta acqua, temperatura idonea, luna calante favorevole. Qualche sopralluogo nei miei posti, per valutare l’aspetto “habitat” l’ho già fatto e ammetto di essere ottimista. Il sottobosco è umido, il muschio soffice e qualche timido agarico in compagnia dei primi steccherini dorati, si è già mostrato. Ma sappiamo tutti cosa ci interessa trovare... Qualcuno tempo fa qualcuno mi disse: “Brava te sì, a contare de dove ndar caminare o in bici, ma de dove che te cati i funghi, no te ghen parli miga...” Beh, ne parlo adesso. E no cari, piano, non dei posti, ma dei luo- ghi. Intendo dell’ambiente, che in oltre 50 anni di pellegrinaggi, ho conosciuto e riconosciuto. Ti si forma quasi un sesto senso, un’intuizione animalesca che ti sviluppa l’olfatto, la vista e perfino il tatto. Sai, e non solo perché ce l’hai nel Dna, che a inizio stagione è meglio il bosco esposto a sud o che è meglio la fascia più bassa, mentre più avanti ci si può spingere in altura e che sud e nord, si equivalgono. Ma obiettivamente è difficile spiegare che la radura assolata in mezzo alla pineta è favorevole ai boleti, che comunque proliferano sia in aghi di pino che nell’erba bassa. Che gli stessi sono quasi sempre accompagnati da porcinelli (boletus piperatus, ferrugineus, badius) e da amanite (phalliodes, muscaria, pantherina, spissa, rubescens) e dai candidi funghi della farina, o prugnolo, quélet e…spion de le brise (clitopilus prunulus), quasi in simbiosi. Che laddove crescono i primi boleti, quelli venefici, poi è facile trovare quelli edibili. Che le mazze di tamburo escono anche col secco, mentre i finferli (erroneamente noi definiamo finferli i sanguigni, e chiamiamo i veri finferli, ormai rari, “xaletti”), abbondano con l’umido. Che dove viene effettuato un taglio del bosco, ci voglion anni prima che i funghi riprendano possesso del terreno. Che se fa una gelata prima del tempo...addio! Il vero funghista, quello serio, non fa razzia. Non spacca col bastone ciò che non gli comoda o non conosce. Non raccoglie esemplari insignificanti, casomai li protegge con aghi di pino e foglie, né raccoglie esemplari che non conosce, li lascia semplicemente lì, al loro destino. Il vero funghista, quello serio, netta il fungo sul posto, coll’apposito coltellino/spazzolino e lo ripone in un cesto di vimini. Perchè? Il passaggio di aria, meglio conserva il fungo e ne previene il viraggio e consente alle spore di essere disseminate sul terreno. Semplice, Alcune caratteristiche dei funghi Cosa sono, come si riproducono e quali sono gli effetti tossici di quelli velenosi ...Ma il fungo è un vegetale o un animale? Potremmo definire il fungo un anello di congiunzione fra il mondo vegetale e quello animale, essendo assimilabile ai batteri, ma correttamente definibile: vegetale sprovvisto di clorofilla. I veri vegetali infatti, si nutrono di sostanze inorganiche quali anidride carbonica, acqua e sali minerali, che si trovano disciolti nel terreno e grazie alla fotosintesi clorofilliana, assorbono anidride ed emettono ossigeno. I funghi invece, si nutrono essenzialmente di sostanze organiche, viventi e non viventi. ....Come si riproduce? Per riprodursi un fungo emette una polverina, detta polvere sporica. Le spore maschili e femminili, sono cellule di dimensioni infinitesimali (fra i 3 e i 15 millimetri) in grado, per germinazione, di dar vita a nuovi esemplari. La spora di un sesso, quando germina in un terreno adatto, produce un lungo filamento monocellulare detto ifa. Più ife intessute fra loro producono il micelio, che a sua volta genera il fungo, solo entrando in contatto con il micelio prodotto da cellule/ife/micelio dell’altro sesso. Che ciò avvenga non è facile, ecco perchè ogni fungo produce, per la “legge dei grandi numeri”, una quantità infinita di spore. Aspetto tossicologico I funghi velenosi e tossici sono ciò che temiamo di più, ecco perchè è bene prima di consumarli, farli controllare da un vero esperto. Purtroppo alcune varietà (Amanite, Boleti, Cortinari) presentano esemplari indistinguibili fra edibili e tossici, quindi: occhio...e nel dubbio non consumarli! Il vero killer è l’Amanita Phalloides. Si pensi che basta ingerirne una di medie dimensioni e con i suoi 20 mg. di amantina e phalloidina, una persona di circa 60 kg. va incontro a morte certa, dopo anche una settimana. Le amantine si fissano nel fegato e vengono assorbite dalle cellule epatiche, che vengono alterate Ma se son buoni, son buoni davvero! Alcune ricettine personalizzate “Vol au vent ai finferli” (xaletti) Riempire i vol au vent (il mercato ne propone di ottimi già pronti) con un impasto di finferli saltati con olio, aglio, vino bianco, prezzemolo uniti a ricotta e spolverizzati con curry. “Filetto alla crema di porcini” Scottare i filetti in olio e aglio. Cuocere i porcini in olio, aglio, prezzemolo e vino bianco, quindi ridurli in crema col mixer, che calda servirà da letto per i filetti. “Bruschette ai funghi” Solita base di cottura per i funghi (se misti, cuocere qualche minuto in più e saggiarli con la forchetta, evitando che si spappolino). Sul pane tostato e passato con un po’ di olio e aglio, stendere abbondante, il misto. Consiglio: mai dico, mai, far sbollentare i funghi e poi passarli in padella né lavarli, ma nettarli con una panno-carta e un pennellino, per lasciare intatto l’aroma: in fondo nascono nel posto più pulito che ci sia, il bosco! Buon appetito! inesorabilmente fino alla necrosi e alla totale degenerazione. Per secoli a livello terapeutico si è brancolato nel buio, da alcuni decenni invece, grazie ad un farmaco italiano (Tioctidase), iniettate in flebo fino a 500 cc al giorno, unito a terapie di sostegno, fino alla normalizzazione della ghiandola epatica. Parenti stretti della Phalloides, sono le Amanite Muscaria e Pantherina, che provocano sintomi di minor portata, quali intossicazioni gastro-intestinali e al sistema nervoso centrale e periferico, sbalzi pressori, delirio, cefalee, vertigini, allucinazioni, etc. Anche il Cortinarius Orellanus, provoca sintomi gravi, più vicini alla Phalloide e può portare alla morte, come la Gyromitra. Appena meno gravi le conseguenze dell’ingestione dell’Entoloma e del Tricholoma, poiché provocando solitamente il vomito, vengono eliminati in breve dal malcapitato. Queste righe non per fare terrorismo psicologico, ma per avere ben presenti i rischi: non passa anno senza sentire dai telegiornali, che qualcuno è morto per aver mangiato funghi velenosi. no? Sì, è vero, tutti noi siamo stati a volte, funghisti poco seri, ma certo non come “sistema di vita”. Io mi irrito oltremodo (...sì, volevo usare un altro termine) quando girovagando, trovo funghi spaccati o peggio funghi prima raccolti poi buttati. Dove sarà il gusto? Beh, io sono pronta: scarponi da funghi, coltellino, cesto, permesso. No, adesso che ce l’ho in mano vedo che è scaduto: domani vado a rifarlo. Beppa Rigoni Scit 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 18 Musica è…stare in compagnia Tra musica, ricordo e amicizia 7° Raduno Musicisti Altopiano: anche molti appassionati all’evento tenutosi a Stoccareddo Il 18 luglio, presso il palatenda di Stoccareddo e nell’ambito della tradizionale Festa del Villeggiante, si è tenuto il 7° Raduno Musicisti Altopiano. L’evento, che negli anni si è tenuto in differenti locali e paesi dell’Altopiano, si è svolto quest’anno nella frazione di Gallio ed è stato organizzato da Michele Panozzo, da Gigi “Sincope” e dalla Polisportiva di Stoccareddo. Dopo la gustosa cena disponibile al ricco stand gastronomico del palatenda, Eros Ambrosini, ideatore e da sempre promotore dell’iniziativa, ha introdotto ai presenti la serata, ricordando che lo scopo dell’iniziativa non è quello di esporsi a una vetrina musicale, ma di stare in compagnia di chi ha la stessa passione per la musica, sia un musicista o sia un semplice appassionato. La serata di quest’anno si è svolta infatti all’insegna dell’incontro tra gruppi musicali e semplici appassionati. La serata, nonostante accompagnata da un’ormai immancabile e implacabile pioggia, è stata piacevolmente caratterizzata da una commistione di musicisti e di gruppi: alla 0-100 Bar Band si sono aggiunti i fratelli Vellar di Roana alla chitarra e alla batteria e alla strepitosa Wild West Country Band si sono aggregati i cori di Maurizio Rigoni. Presente alla festa, con semplicità e umiltà non scontate, la cantante Gloria, concorrente per due volte a Sanremo, per una vincitrice della sezione Giovani e per la seconda del Premio della Critica, che, accompagnata alla chitarra da Luca Baù, ha deliziato i presenti con la sua voce, cantando un pezzo di Robbie Williams: non sono mancati gli applausi. Dopo un avvicendarsi frenetico e variegato di musicisti, tra cui i Wide Rock con dei pezzi del loro nuovo repertorio, la serata è proseguita all’insegna dell’improvvisazione: musicisti che non hanno mai suonato insieme si sono misurati con canzoni del repertorio comune, cosa che ha soddisfatto appieno le aspettative per la serata, che si poneva come incontro tra musicisti e appassionati, non come mera, vera e propria esibizione. A fine serata, i presenti hanno ballato sulle note di Ligabue riprodotte dal gruppo Libera Uscita, che ha coinvolto con la musica pop italiana tutto il palatenda, nonostante la pioggia e l’ora tarda. La soddisfazione più grande degli organizzatori è stata quella di veder realizzato l’obiettivo primo del Raduno Musicisti Altopiano di quest’anno: una serata in compagnia, senza la pretesa esibizionistica di mettersi in mostra e al solo scopo di riunirsi per cantare, suonare e festeggiare la vita. La novità di quest’anno, ovvero l’estensione dell’invito a tutti coloro che volessero partecipare, si è rivelata vincente e ha dato un profondo insegnamento: c’è chi fa musica dopo aver studiato per anni e chi non ha potuto farlo o ha semplicemente preferito restare ad assaporarla, l’uno attivo e l’altro passivo, ma entrambi accomunati da cuore e anima da musicisti, perché la musica è per tutti e tutti hanno orecchie per poterla gustare e anche... commentare!!! Martina Rossi Domenica 3 agosto un’altra giornata in memoria di Claudio Rebeschini con il Concerto per un Amico Ritorna anche quest’anno l’attesissimo Concerto per un Amico, manifestazione, giunta ormai alla sua ottava edizione, in onore e in ricordo di Claudio Rebeschini, musicista roanese prematuramente scomparso. Anche quest’anno, durante il pomeriggio e la serata della prima domenica del mese (il 3 agosto), si avvicenderanno sul palcoscenico del palatenda di Roana i gruppi musicali del nostro Altopiano, ancora una volta uniti per ricordare un uomo d’oro, un musicista che è stato uno dei precursori della musica nel no- I concerti d’agosto di Artemusica Grafica Altopiano Il cinema teatro Palladio di Cesuna ospiterà nella prima settimana di agosto i due concerti più attesi della Stagione Concertistica organizzata da Artemusica. Il maestro Fulvio Luciani torna a grande richiesta ad esibirsi sull’Altopiano (dove terrà anche un laboratorio di perfezionamento di violino) in quello che si annuncia come un vero e proprio evento musicale dell’estate. Il violinista infatti è abitualmente ospite delle più prestigiose istituzioni musicali italiane, dal Teatro alla Scala di Milano all’Accademia Filarmonica di Roma al Festival dei Due Mondi di Spoleto e ha tenuto nella sua lunga carriera centinaia di concerti in tutto il mondo. La sua esibizione in pro- gramma il 2 agosto alle ore 21 ha un titolo che già racconta le emozioni che il pubblico potrà vivere: “La voce del violino”, con musiche di Bach, Tartini, Stravinskij e Berio. Da uno strumento a corde strofinate (ad arco) ad uno a corde percosse. Sotto i riflettori del concerto di venerdì 8 agosto un solo pianoforte e due stro territorio e che, pertanto, è entrato nel cuore sia di chi l’ha conosciuto che di chi non ha potuto stringergli la mano, ma si sente comunque legato a lui dal passaggio di un testimone fatto di note, accordi, spartiti: musica! La giornata in onore di Claudio avrà inizio alle ore 16; alle 18:30, avrà luogo la Santa Messa e, dalle 19:30, sarà aperto lo stand gastronomico che, come ogni anno, delizierà i palati dei musicisti e di chi vorrà partecipare a questa serata in compagnia. L’evento, organizzato anche quest’anno con la medesima dedizione e lo stesso entusiasmo da Tony Rock e dalla Pro Loco di Roana, sarà un avvicendarsi delle band altopianesi, animate dalla voglia di stare insieme e dal desiderio di ricordare e rendere omaggio a Claudio. Come tutti gli anni, saranno presenti i Danger Rock con il loro rock italiano, così come i Midnight Spaghetti, freschi di un nuovo repertorio. Immancabili saranno anche Mario Fabris, FabioVellar e FabioAgostini (Binario). Parteciperanno anche i Blonde Brothers, Luca Baù e Manuel Berthod, Ruben’s Group, Wide Rock, 0-100 Bar Band, gli imperdibili Wild West Country Band, i grintosi Little Wild e molti altri. Non mancherà qualche sorpresa, come l’eseordio dei Garage 16 e dei Black Out e l’esibizione del nuovissimo e attesissimo gruppo The Chemical Wedding. Fino al 31 luglio, sono aperte le adesioni per chi voglia dare il proprio contributo alla giornata suonando qualche pezzo; per informazioni gli interessati potranno contattare Tony Rock al numero 348-4434631. Siete attesi in molti, musicisti e non, per una serata all’insegna della musica, del ricordo e dell’amicizia. Martina Rossi grandi protagonisti, i maestri Bruno Canino e Giorgio Tessoni presenteranno: “Hausmusik, ovvero il piacere di suonare a quattro mani”. Un tempo docente e allievo, i due artisti percorrono strade parallele ma sempre di grande prestigio. Indiscutibili la bravura e la notorietà del primo che, oltre a collaborazioni artistiche del calibro di Accardo e Ughi, ha lavorato con i maggiori espo- nenti della musica contemporanea e con le più famose orchestre del mondo oltre naturalmente ad aver suonato come solista e pianista da camera nelle principali sale da concerto e festival in Europa, Stati Uniti, Australia e Cina. Antonio Tessoni è docente di pianoforte principale presso il Conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza; tiene conferenze, seminari e guide all’ascolto al fine di diffondere la cultura musicale.Giovanni Rattini 8 l’Altopiano Sabato 26 luglio 2008 www.giornalealtopiano.it 19 La fisarmonica di Michele Lunardi MUSICA Però non solo musica nella sua vita: al primo posto la famiglia Pagina a cura di Cesare Pivotto Ha la musica nel sangue ed una passione vera, sincera per la “sua” fisarmonica, strumento da cui si sente attratto fin dalla giovanissima età e con cui esprime grande personalità ed indubbie qualità interpretative, tanto che quando lo ascolti esibirsi ti coinvolge, ti attrae, sembra che anche le tue dita corrano veloci, assieme alla sue, sui tasti della sua Victoria (la fisarmonica) e fanno sentire tue quelle note che, a grappoli, riempiono l’aria. Michele Lunardi è un altro di quei ragazzi “acqua e sapone”, autenticamente genuini, un talento (tanto bravo, quanto modesto) espressione e vanto di questa nostra terra. La sua vita ha molto a che fare con la musica, e con la fisarmonica in particolare “A 5-6 anni strimpellavo con l’armonica a bocca, ma – esordisce quando lo incontro invitandolo a raccontarci la sua storia – seguendo i miei genitori quando andavano a ballare il liscio, restavo estasiato sotto al palco, ammaliato da quello strumento, la fisarmonica, capace di farmi bollire dentro un nonsochè; il mio approccio fu con una chitarra che accantonai subito: il mio strumento era la fisarmonica! Avevo 12 anni circa e frequentavo al seconda media quando acquistai la prima fisarmonica; i miei primi passi li ho compiuti sotto la guida di Aldo Vellar ed ho così iniziato a suonare liscio e musica popolare. Ma nel 1999 sono andato ad assistere ad un concorso di fisarmonica classica a Chiuppano e questo genere mi ha affascinato e fatto cambiare strada; volevo andare in quella direzione, ma non sapevo come fare; fu Ilter Pelosi ad indicarmi il maestro Elio Boschello (un vero pioniere di questo genere, uno dei maggiori specialisti di fisarmonica) e la sua scuola a Mirano. Nel 2000 ho iniziato così a frequentare la sua scuola, un pomeriggio alla settimana per 8 lunghi anni; all’inizio è stata dura, anche perché l’approccio non era di quelli <teneri> ma aveva un perché: verificare se la passione era autentica, profonda, e non un fuoco di paglia”. Quanto conta la musica nella tua vita? “Evidentemente molto! C’è una passione l 1° luglio ha conseguito il Diploma di Conservatorio Michele Lunardi è nato ad Asiago il 7 giugno 1982, figlio di Loris e Paola, ha una sorella, Elena. Nel 2001 ha conseguito la maturità Scientifica presso l’allora Liceo “Pertile” di Asiago. Ha proseguito gli studi di fisarmonica classica presso l’Istituto “Fancelli-Boschello” di Mirano (seguendo lezioni individuali col maestro Sergio Scappini, titolare della cattedra di fisarmonica presso il conservatorio “Verdi” di Milano e fisarmonicista del teatro “Alla Scala”) superando gli esami presso i conservatori “Pollini” di Padova e “Verdi” di Milano. Lo scorso 1° luglio ha conseguito il Diploma di Compimento Superiore (10° anno di fisarmonica classica). Ha partecipato a corsi di perfezionamento, tra cui il masterclass tenuto dal maestro Claudio Iacomucci. Collabora con alcuni compositori e insegna teoria e solfeggio, pianoforte e fisarmonica presso l’Associazione Culturale Altopiano “Scuola di musica”. Si è esibito con l’ensemble “L. Facelli” (un sestetto di fisarmoniche nato nel 2004 e diretto dal prof. Fossetta) nelle stagioni concertistiche del Triveneto (Portogruaro, Pordenone, Mansuè, Sacile, Asiago, Fossalta di Piave, Sappada ..), a Forlì, Mantova … Come solista ha proposto saggi pubblici e lezioni-concerto anche nelle scuole; si è esibito come ospite nelle sezioni dell’Istituto “Fancelli-Boschello” di S. Giorgio in Bosco, Villafranca e Villanova; ha tenuto concerti presso chiese e teatri ad Asiago, Gallio, Foza, Canove, Rotzo, Bassano, Pove del Grappa, ed ancora Mestre, Mira, Mirano, Treviso e Milano. La dedica dei genitori radicata che adesso, dopo il diploma, è ancor più libera di esprimersi e di essere approfondita, cosa che invece, fino a quando fai gli esami, spesso è incanalata in determinati binari finalizzati proprio al superamento delle prove. Se sto due giorni senza usare la fisarmonica mi sembra di tradire quanto fatto finora, di perdere qualcosa di me stesso. Però la musica non è tutto, per me, e non è al primo posto nella mia scala dei valori: prima vengono la famiglia, gli affetti, la morosa (Cinzia, con cui sta insieme da oltre un anno, ndr); la musica viene dopo!” Finiti gli esami. Punto di arrivo o di partenza? “Per me aver finito il Conservatorio non vuol certo dire sapere tutto. Questo è servito ad acquisire la preparazione necessaria per partire, per puntare a nuovi traguardi, a nuove esperienze, a guardare in altre direzioni …”. Cosa pensi di fare <da grande>; cosa c’è nel tuo futuro? “Per me il massimo sarebbe poter andare avanti con la musica. Mi piacerebbe molto insegnare (cosa che peraltro ho già iniziato a fare, un giorno alla settimana, nella scuola di Mirano del maestro Boschello) ed affiancare a questo serate e concerti., anche per esprimere in pubblico il mio modo di vivere e sentire la musica. Però andrebbe bene anche trovare un’occupazione che mi lasciasse un po’ di tempo e di spazio per dedicarmi anche alla musica. In effetti oggi in Italia è sempre più difficile pensare di viere facendo musica. Per la fisarmonica, poi in particolare, strumento che solo dai primi anni Novanta è entrata nei conservatori. Si potrebbe anche puntare a creare un gruppo <specializzato> (come abbiamo cercato di fare con l’ensemble) per proporre un programma alternativo, ma non sempre è facile”. Hai, come tutti, il tuo sogno nel cassetto? “Direi di sì. Mi piacerebbe fare concerti, esprimere con la musica tutta la mia passione, anche se non gradirei molto essere sempre in giro per il mondo: vorrei farmi una famiglia e conservare comunque del tempo da dedicare a me stesso ed ai miei cari. La cosa più bella sarebbe poi riuscire ad aprire una scuola di musica tutta mia, magari proprio qui sul mio altopiano; mi piacerebbe comunque riuscire, anche andando nelle scuole a proporre lezioni-concerto dimostrative, a far avvicinare, apprezzare ed amare ai giovani e giovanissimi non solo la musica ma anche la mia fisarmonica, strumento che, contrariamente a quanto normalmente si crede,è quanto mai attuale e versatile, adatto a svariati generi musicali (anche grazie a moderne <varianti elettroniche>, molto più leggere e con la ulteriori possibilità espressive) che vanno dal liscio al classico, dal jazz al moderno”. Oltre alla musica cosa ama Michele Lunardi? “Mi piace molto l’astronomia; se non avessi seguito la strada della musica, sicuramente all’Università avrei fatto Astronomia. Mi piacciono letture di carattere scientifico. Non sono tifoso di squadre di calcio di In silenzio abbiamo fatto la tua stessa strada, certamente non facile, tortuosa e difficile. Le scelte che hai fatto sono state volute, consapevole degli ostacoli che avresti trovato. Non ti sei mai perso d’animo, la passione per questo strumento e per la musica hanno fatto sì che tu finalmente arrivassi al traguardo che ti eri prefissato. Un grazie all’Istituto che hai frequentato, in particolare al tuo maestro, maestro di musica ed anche di vita. Tutti assieme ti abbiamo sempre sostenuto nei momenti difficili, dandoti coraggio e fiducia. Sei stato consapevole delle tue possibilità, devi avere fiducia in te stesso. Ti ringraziamo di averci fatto assaporare certe emozioni grazie alla tua maestria e sensibilità che riesci a trasmettere quando ti stringi addosso la fisarmonica. Per anni in casa non c’è mai stato silenzio, le nostre giornate sono sempre state in musica; anche i muri potrebbero suonare!Ora hai bisogno di un po’ di fortuna: bravura e professionalità non ti mancano. Complimenti! Mamma e papà serie A, anche se ho giocato a calcio per dodici anni con Asiago e Canove, anche in prima categoria; poi ho smesso anche per problemi legati allo studio. Adesso amo avere un rapporto con l’ambiente: amo la mountain bike e fare passeggiate nel bosco. Ascolto anche musica moderna ma più di genere melodico e tranquillo (che meglio si addicono al suo carattere, ndr);personalmente non amo rock e metal, come pure non riesco a frequentare la discoteca”. La nostra chiacchierata finisce così e congedo con una pacca sulla spalla ed una calorosa stretta di mano Michele, ragazzo tranquillo, dal carattere mite, riservato, sincero; un classico, autentico bravo ragazzo! L’appuntamento con lui è alle sue prossime esibizioni; andate ad ascoltarlo: ne vale veramente la pena! Suonerà domenica 27 luglio e domenica 24 agosto, sempre alle ore 21, nella Chiesa Parrocchiale di Canove. I 8 l’Altopiano Sabato 26 luglio 2008 www.giornalealtopiano.it 20 Di padre in figlio – I mestieri che si tramandano Panificatori da un secolo Rino Casagrande, con i figli Alberto e Daniele, e con il prezioso aiuto della moglie Nerina cura uno dei panifici storici di Asiago, nato nel 1910 Fornai da quattro generazioni. Lo era il bis nonno Domenico, detto Biagio, lo era nonno Giacomo, lo è papà Rino che ha trasmesso il gene di panificatori ai figli Alberto e Daniele. Alla dinastia dei Casagrande da circa un secolo (il panificio è nato nel 1910) si associa il buon pane sfornato all’angolo tra piazza Carli e via Monte Interrotto. Il forno infatti si trova nello stesso posto in cui era prima della Grande Guerra, tempi in cui il pane era un super alimento, consumato in tutti i modi, con ogni piatto, a pranzo e cena, ma anche a colazione, fresco o biscottato, quando non se ne sprecava neppure una briciola. Un’immagine di quei tempi è visibile nella foto che pubblichiamo e che fa bella mostra di sé appesa alle pareti del bar di fronte. Un quadro semplice, ma suggestivo, che ci riporta ai tempi in cui poche erano le macchine parcheg- giate ai lati della strada e il pane più che venduto in negozio veniva consegnato a casa direttamente dal fornaio che ogni mattina faceva il suo bel giro in bicicletta. Un compito che anche Rino, da giovane, ha svolto per parecchio tempo. Come tutti i mestieri, anche quello del fornaio ha subito una notevole trasformazione negli anni, grazie all’introduzione di nuove tecnologie per la preparazione del prodotto. Ancora oggi si lavora nel cuore della notte per avere il pane bello e pronto di primo mattino, ma fortunatamente gli orari non sono più quelli di una volta. Le impastatrici automatiche, la lievitazione programmabile e i forni computerizzati hanno alleggerito molto il peso della produzione e si ha la possibilità di dormire qualche ora in più. “Nel periodo di stagione – sottolinea Alberto – la sveglia è comunque puntata sulle tre, anche prima”. Qualche levataccia insomma è sempre necessaria, anche perché è notevolmente “lievitata” la varietà dei prodotti che oggi si offrono al cliente. Basta entrare nel negozio dei Casagrande per rendersene conto. Alle spalle delle commesse fa bella mostra di sé una lunga fila di ceste in cui si trova pane di tutti i tipi, dal comune all’integrale, da quello ai cereali a quello con olive o con cipolle, da quello più morbido a quello più croccante, pezzi piccoli e pezzi grandi, filoni e filoncini: se non hai le idee chiare, rischi di metterci, per decidere, lo stesso tempo che ci impieghi e scegliere un vestito. Altro che solo pane comune o pane all’olio come una volta! Risolto il dilemma “Che pane compro o assaggio oggi?” ti si presenta quello “Potrei anche prendere del dolce o della pizza”. Il bancone infatti è fornitissimo di tanti altri prodotti da forno: focacce, croissant, torte, biscotti, pizzette e pizze farcite. La fantasia e la capacità di proporre sempre cose nuove ce l’ha Alberto che frequenta spesso corsi appositi, che è creativo e ama speri- Nerina e Rino con i figli Alberto (a sinistra) e Daniele mentare nuove ricette. Un caso in cui l’allievo insegna al maestro? “No, no – dice simpaticamente Rino – semplicemente lascio che faccia lui, anche per non sentire parole”. Se il forno è il regno di papà e figli, la regina del negozio è mamma Nerina che da quando è diventata una Casagrande ne cura tutta l’organizzazione, con totale dedizione. Parlando di pane non possiamo non affrontare la questione rincari che tanto ha tenuto banco sui giornali negli ultimi mesi. “Sicuramente produrlo costa di più – dice Rino – ma non è tanto il prezzo della farina che incide sul costo finale, quanto quello Gli alberi di Marika In mostra alla galleria Busellato i quadri dedicati alla natura e ai boschi dell’Altopiano E’ aperta alla Galleria d’Arte Busellato di Asiago, in corso 4 novembre, 86, la mostra personale di Marika Vicari intitolata “Alberi. Segni sulla neve”. Organizzato con il patrocinio della Città di Asiago e della Comunità Montana, l’evento si pone come un piccolo atto dedicato alla cultu- ra locale, un gesto di una giovane artista dedicato alla natura e ai boschi dell’Altopiano importanti segni per la sua ricerca. Marika Vicari è un giovane talento il cui lavoro si sta affermando nei principali centri artistici e culturali europei. Nata a Vicenza nel 1979, Marika si è diplomata in pittura all’Accademia delle Belle Arti di Venezia e in seguito si è laureata in Progettazione e Produzione delle Arti Visive alla Facoltà di Design e Arti dello IUAV di Venezia. La sua ricerca è dedicata all’esplorazione della natura e del paesaggio che restituisce lavorando direttamente su pannelli di legno di pioppo trattato con re- Nella foto allegata: As I walk - 20x20 resine e grafite su legno di pioppo. sine e disegni in pastello e grafite. Il risultato di questa ricerca è di grande fascino, un microcosmo di segni e disegni che rimandano all’essenza della natura colta sempre da un punto di vista inusuale, quasi fosse esplorata dall’occhio dell’animale selvatico. Le sue opere racchiudono un piccolo universo fatto di sottobosco, di piccoli passaggi tra le piante attraverso le tracce e i segni del passaggio dell’uomo: due rami spezzati, due pali che sostengono un reticolato di confine. Fin dall’infanzia Marika Vicari ha subito la fascinazione dei boschi dell’Altopiano dei Sette Comuni e dopo averli raccontati con le sue opere in mostre e performance allestite in molte città europee, viene per la prima volta presentata in mostra ad Asiago. Per la sua personale l’artista ha progettato un allestimento scenografico e un percorso di mostra. Attraverso piccoli segni e la presenza costante di elementi naturali in galleria, il visitatore potrà immergersi in un’ambientazione minimamente suggestiva, tra suoni, colori e profumi del bosco. La mostra, resterà aperta al pubblico tutti i giorni fino a domenica 3 agosto dalle 10 alle 12,30 e dalle 16 alle 19,30. dell’elettricità, del gas e le tasse che bisogna pagare”. Oltre alla professione, c’è un’altra cosa che accomuna padre e figli e che merita di essere ricordata: la passione per l’aeromodellismo. Accanto al laboratorio del pane, i Casagrande hanno anche una piccola “officina” in cui montano e realizzano aerei telecomandati di vari modelli e dimensioni e non è raro vederli insieme mentre caricano sull’auto un aero appena realizzato per andare a farlo volare. Insomma, in questo caso sicuramente il detto “Tale padre, tale figlio”, se si parla di mestiere e passatempo, è molto azzeccato. Stefania Longhini Marika Vicari vive e lavora tra Vicenza e Ptuj in Slovenia. Collabora con gallerie e istituzioni di livello internazionale. In questi anni ha esposto a Vienna, Berlino, Milano, Venezia e Brno. I suoi lavori sono stati presentati nelle principali fiere d¹arte europee. Tra queste: Dornbirn e Innsbruk Austria, Milano - MiArt, e Berlino. Ha curato progetti artistici per la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. Ha studiato e lavorato con artisti, curatori e fotografi attivi in ambito internazionale tra i quali: Hans Ulrich Obrist, Lewis Baltz, Guido Guidi, Mona Hatoum, Antoni Muntadas, Armin Linke e Angela Vettese. 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 21 “Una vita per le persone, non per le cose” VOLONTARIATO La raccolta di carta, ferro e vestiti effettuata dai ragazzi dell’Operazione Mato Grosso per una settimana su tutto il territorio dell’Altopiano di cui abbiamo riferito recentemente, è stata l’occasione anche per conoscere un po’ meglio il movimento, scambiando quattro chiacchiere con Anabella Espinosa, ragazza roanese di origini argentine, trasferitasi da piccola sull’Altopiano con la famiglia. Ascoltandola è stato possibile constatare quanto siano forti le motivazioni che spingono questi giovani a darsi da fare per poter aiutare gli altri. Anabella, incontrata due giorni prima che partisse per passare sei mesi in una missione dell’O.M.G. assieme a un gruppo di sessantacinque giovani di tutta Italia, di cui tredici vicentini, al momento di partire sapeva solo che la meta del suo viaggio sarebbe stata il Perù, ma non era al corrente di che cosa avrebbe fatto, né in quale missione sarebbe arrivata. I gruppi vicentini dell’ O.M.G. sono 14, divisi in “giovani” e “adulti”, che oltre ad organizzare campi di lavoro, si occupano di mercatini dell’usato, raccolta di viveri, organizzazione di matrimoni, allestimento di mostre di mobili fatti dai ragazzi delle cooperative delle missioni, come quella che si tiene nel mese di agosto nei locali delle scuole medie di Asiago. Tutto quello che guadagnano con le diverse attività serve a finanziare i vari progetti nelle missioni, tanto che i volontari si sobbarcano personalmente le spese, siano quelle del carburante dei mezzi che servono alla raccolta di materiali, della spedizione dei viveri, del biglietto aereo per il viaggio verso le missioni. Il gruppetto dell’Altopiano, che opera in stretto contatto con quelli della pedemontana, si ritrova a lavorare insieme 2 o 3 sere la settimana, in una stanza messa a disposizione a Canove dal Comune di L’esperienza di Anabella Espinosa, partita per il Perù dove passerà sei mesi in una missione, e dei giovani dell’Operazione Mato Grosso tuita, senza ricevere alcun compenso economico, e per tempi più o meno lunghi. “Oltre a imparare da noi un lavoro, a valorizzare ciò che offre il proprio territorio – conclude Anabella - la gente del posto impara ad aiutare a sua volta gli altri, tanto che c’è chi decide di fare “Operazione Mato Grosso” nel proprio paese”. Tramite Stefano e Lucia, amici di Anabella, abbiamo saputo che lei e i suoi compagni di viaggio sono stati accolti a Lima, capitale del Perù dagli altri volontari italiani che vivono da anni in quei luoghi, venendo poi a conoscenza delle loro destinazione definitiva per i sei mesi di permanenza. Anabella è stata destinata alla Missione di “Tinti” che si trova nella regione dell’Ancash, a Nord Roana. Proprio per conto del Comune di Roana i ragazzi dell’OMG svolgono lavori di taglio erba e pulizia sentieri, distribuzione volantini manifesti e altro, destinando i guadagni derivati dal loro lavoro sempre a favore delle missioni. Anabella Espinosa, dopo essersi laureata lo scorso marzo e aver svolto durante il periodo degli studi diversi lavori, spiega il suo desiderio di partire per andare in missione come il naturale proseguo di un cammino, condiviso assieme a tanti amici conosciuti durante i campi di lavoro effettuati in tutta Italia. Ma cosa spinge questi giovani a regalare il proprio tempo libero per aiutare gli altri? “La ricerca di una vita più semplice – dice Anabella – fatta di valori diversi, che non sia sempre di corsa e soprattutto non venga vissuta per le cose da fare, ma per le persone, per gli altri. Durante le nostre attività nascono delle vere amicizie, che saranno tali per tutta la vita. E’ bello confrontarsi, scoprire altre persone che la pensano come te, disinteressandosi delle cose ma- teriali. Lavorare per gli altri, gratuitamente, non mi pesa, anzi, la fatica di fare qualcosa con le proprie braccia e mani la considero la riscoperta di un valore, della concretezza. I meccanismi che ci muovono sono spontanei, chi viene a lavorare con noi lo fa quando ne ha voglia, non c’è alcun obbligo. Gli incontri che organizziamo, anche nelle scuole, per spiegare la nostra attività e invitare altri giovani a unirsi a noi, non hanno lo scopo di trovare nuove braccia, ma quello di offrire la possibilità di scoprire valori diversi. Il lavoro che facciamo qui in Italia e nelle nostre circa 80 missioni in America Latina non è semplice beneficienza, il fine è quello di dare la possibilità a questa gente di rimanere nella propria terra, per questo insegnamo loro un lavoro e ciò che costruiamo viene intestato alla gente del posto”. I volontari OMG, giovani, famiglie sacerdoti, prestano servizio a favore dei poveri in zone particolarmente depresse e isolate, realizzando interventi in campo educativo (scuole agricole, professionali per l’intaglio del legno, In questo mondo di ladri…. Piccoli furti che non fanno notizia, visto il valore irrilevante di ciò che viene sottratto al legittimo proprietario. Ma chi subisce il furto, per quanto esiguo sia, non può fare a meno di provare una grande rabbia, proprio perché ancora più inaspettato. Parla chiaro il cartello che abbiamo fotografato, appeso all’ingresso di una villetta in una zona periferica di Canove:”Ladro di fiori, so chi sei. Vergognati. Che ti servano per la tomba”. Un augurio che non va per il sottile e la dice tutta su come certi gesti facciano indispettire. E come minimo avrà augurato al ladro che gli andasse ben di traverso l’acqua che si è visto rubare un incredulo ed assetato cittadino roanese, dopo aver passato un pomeriggio in una zona di bosco impervia, lavorando duro per preparare la “partia de fagaro” da portare a casa. Una bottiglia da un litro e mezzo d’acqua “leggermente frizzante” contenuta in una semplicissima borsa termica con un paio di panetti refrigeranti, lasciata poco più in là del luogo dove si era fermato a raggruppare il legname, in modo da potersi dissetare al momento del bisogno. Valore della merce sottratta, cinque euro, centesimo più, centesimo meno. Non si può quantificare invece l’irritazione provata dal nostro boscaiolo nel constatare con disappunto che qualcuno aveva fatto sparire la bottiglia con il liquido in quel momento così prezioso per lui. Come cambiano i tempi! Una volta chi andava in bosco per portarsi a casa il legname assegnatogli doveva fare i conti con i “roba stanghe”, categoria comunque sempre in attività, che, visti i tempi che corrono, ha pensato bene di “arrotondare” passando anche al furto di … acqua minerale! S.B. tessile, per infermiere), religioso (chiese, oratori, seminari), sanitario (ospedali, ambulatori, infermerie), sociale (creazione di cooperative, costruzione di case, ponti, strade). I ragazzi che vengono avviati alle varie attività vengono scelti tra le famiglie più bisognose e ricevono istruzione, formazione professionale, vitto e alloggio. I volontari prestano la loro opera in forma totalmente gra- di Lima, circa a 600 km, nel cuore della Cordillera Andina. In questa Missione, aperta da anni, vivono Angelo e Patrizia, originari di Zanè, in Perù dal 1993 assieme ai loro quattro bambini. Le attività che vi si svolgono sono scuola di taglio-cucito-ricamo per ragazze povere del luogo, e una scuola Magistrale per Maestri elementari. Un’altra attività importante è l’oratorio delle Ande che raggruppa tutti i bambini dei villaggi vicini alla Missione (catechismo, gioco, aiuto agli anziani, poveri...e che offre un pasto caldo per tutti). Il compito di Anabella è quello di rendersi utile alle esigenze di questa Missione collaborando con i volontari italiani. Silvana Bortoli Grazie ai volontari dell’Operazione Mato Grosso anche quest’anno ad Asiago, dall’8 al 17 agosto, nei locali della Scuola media statale Reggenza 7 Comuni si terrà una mostra di mobili andini provenienti dall’America Latina, dalle cooperative gestite dall’OMG, realizzati interamente a mano. Tra le tante attività volte all’aiuto delle popolazione andine si annovera da tanti anni la gestione di cooperative, in Perù, che fabbricano mobili di pregio, sia per il design, curato da architetti italiani ed ora anche da provetti artigiani peruviani, sia per il materiale usato (legno della foresta amazzonica con utilizzo a massello), sia per la tecnica di lavorazione che prevede solo l’impiego manuale con pezzi costruiti singolarmente e dallo stesso operatore. 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 22 Don Fortunato Di Noto: “Chi sa parlare taccia, chi sa fare faccia” Io, prete, coi bambini per tingere il mondo di don Marco Pozza Canonica di Avola, Sicilia meridionale. La terra del famoso Nero d’Avola e dei dolci di mandorle. Due motivi d’orgoglio per non passare inosservata in una Sicilia così ricca di fascino, di cultura e di millenarie tradizioni. Il problema è il parroco di questo paesino sito a 40 km da Siracusa. Un prete con fisico e lineamenti che a prima vista lo avvicinano più a Bud Spencer che a Fra’ Cristoforo: ma quando agisce è più Fra Cristoforo che don Abbondio. Uomo pratico, dai modi apparentemente un po’ bruschi. Che spesso ripete: “Chi sa parlare taccia, chi sa fare faccia”. Un giorno lo va a trovare Gianni, creatura piccola dalla storia drammatica, e gli sbatte in faccia una domanda: “Perché la mia vita è solo in bianco e nero?” Lui gli chiede: “Come la vorresti?” Il bambino risponde deciso: “Come un arcobaleno”. Nasce così - pilotata da un Dio nobile e da un prete tenerissimo –Associazione Meter che nel corso dei suoi vent’anni d’attività ha denunciato e smascherato 170.000 portali pedo – pornografici e mandato in galera centinaia di pedofili: professionisti, preti, medici, avvocati, professori. Insospettabili padri di famiglia, i cui figli hanno la stessa età dei bambini che loro acquistano nei bordelli della Cambogia o di Cuba, usano e poi lasciano lì per il vizio di altri ricchi clienti. E avanti il prossimo. Sulla sua scrivania ci sta il Breviario, la Scrittura Sacra e l’aspersorio. Ma anche il cellulare, un PC, internet. Myspace, YouTube, sms, email e blog. Un rapporto tra sacro e profano che per lui è “terra di missione”. I sapienti ridono e lo considerano un imbecille: d’altronde un prete vero oggi non può brillare. Ma lui non si da per vinto. Di fronte a questa moderna “strage degli innocenti” da Il Papa a Sydney: “I preti pedofili sono la vergogna della Chiesa” Un prete inesausto. Pedofilia. Pedopornografia. Tutela dell’infanzia adulti, responsabilmente e con maturità saggia e affettiva, li aiutano a crescere e ad imparare a distinguere tra il seme buono e la zizzania. Credo che il rispetto del creato dipenda molto da come accettiamo, amiamo, educhiamo i bambini. Serbo un’immagine forte che racconta di me: da bambino sognavo sempre di essere schiacciato da un peso enorme che mi rompeva il torace e perforava i miei polmoni. Ma nonostante tutto rinascevo: essere bambini è rinascere ogni giorno fino al giorno finale. Non si diventa mai adulti. Avola ogni volta ri-parte per sferrare il suo attacco alle grandi lobby criminali. Lo vogliono morto: lui vuole i bambini vivi e sorridenti. Per questo ha raccolto la sfida. Il papa a Sydney ha confessato vergogna per i preti pedofili. Lui da 20 anni denuncia, smaschera, provoca, riflette, urla, corre, incontra. Rischia. Non si è suicidato se sabato 25 giugno 2005 migliaia di persone hanno festeggiato la Prima giornata dell’Orgoglio Pedofilo. Non si è arreso se in Olanda c’è un partito che vuole liberalizzare la pornografia infantile, il sesso con gli animali e i rapporti sessuali tra adulti e bambini maggiori di 12 anni. Non si è fatto ricoverare. Ha esagerato: ogni anno dal 1995, invita a celebrare la prima domenica di maggio la Giornata della Memoria dei bambini - vittime della violenza, indifferenza e sfruttamento. Ovvero: vinci il male con il bene! “Dormono là dentro, o sbadigliano tutt’al più. Solamente i bambini schiacciano il naso contro i vetri. Solo i bambini sanno quello che cercano” (A. de SaintExupery, Il piccolo principe, 1943) Chi sono i bambini per don Fortunato? Sono l’uomo: intero ed integro. Si è bambini nella misura in cui gli Nell’ottobre del 2000 molti ricordano le dimissioni di Gad Lerner e il terremoto al TG1. Da Torre Annunziata partì una grande inchiesta che portò all’arresto di 12 persone, moltissime informazioni e centinaia di rinvii a giudizio. Le minacce si fecero insistenti! Ma perché qualcuno continua a dire che la pedofilia non è un problema nella società? A chi dice che la pedofilia è un problema inesistente, io dico e confermo che è una emergenza sociale e sempre più criminale di vastissime proporzioni. Negli anni ‘90 quando per primo iniziai a gridare con forza contro tali misfatti, tanti ostacoli si contrapposero a questa mia pubblica esposizione di violenze su bambini. Quando già in quegli anni parlavo di “lobby pedofile”, “partiti pedofili”, “orgogli pedofili” ci furono alzate di scudi. Anche il mondo della politica ed ecclesiale mi videro con sospetto (forse ancora oggi!) Ma la verità va detta per rispetto di tutti quei bambini che sono vittime annientate e vilipese: un vero e proprio olocausto bianco, un’inaudita e spaventosa zona grigia che alimenta mercati, affari, criminalità e spaventosi silenzi che si consumano dentro le case e nei tuguri del mondo. E’ intollerabile pensare che una triste realtà venga considerata secondaria ad altri problemi. Davvero è ancora vivo Erode? Erode è più che vivo! E’ l’antitesi del Bene che si adopera ad alimentare la speranza. Erode è nemico della vita, puro ed estremo egoismo, tenebra che offusca la luce, mercante che smercia la vita e la traffica, famelica ostentazione di piacere e lussuria che non rispetta il tempio di Dio che è il corpo (soprattutto dei bambini). Ma Erode non vincerà: i bambini, gli uomini e le donne di buona volontà gli fracasseranno la testa. Erode sarà mangiato da se stesso. E in tutta questa strage mi consola il fatto che tanti bambini vivono nell’agio e nella felicità. E qualcuno abbiamo potuto salvarlo. Come fa la tua associazione (www.associazionemeter.org) a trovare i siti incriminati? 170.000 portali sono stati denunciati in tutti questi anni alla Polizia Postale e in tutto il mondo. Un orrore smascherato per delineare una mappa e conoscere i milioni di bambini coinvolti. Pensa che più di 500.000 mila foto di volti di bambini sono contenuti nel data base all’Interpol per sperare di individuarli anche a distanza di anni (650 dal 2004). L’attività di monitoraggio della rete è condotta da volontari scelti che si limitano ad essere “vedette della rete” per segnalare tutto ciò che coinvolge i minori nello sfruttamento sessuale e nella pedofilia, alle autorità di polizia in tutto il mondo. Non criminalizzo la rete: è una nuova sfida e uno dei mezzi straordinari di libertà e di comunicazione. Ma l’Associazione Meter oltre ad avere numerosi servizi di prossimità con chi subisce abusi ha anche un Centro di ascolto e prima accoglienza per le vittime (600 casi seguiti, concretamente, fino a conclusione di iter giudiziario). Nessuno che è stato accusato di reati sessuali su minori è risultato un falso. Tutti hanno ammesso le loro colpe e sono stati giustiziati. Claudio Simeoni, Meccanico Apprendista Stregone, Guardiano dell’Anticristo, ti definisce “adoratore del macellaio di Sodoma e Gomorra” – riferendosi chiaramente al Dio cristiano. Cosa significa per te portare avanti la Verità? La menzogna inghiottirà la menzogna. Del resto da chi adora “il menzognero” cosa posso aspettarmi? Cosa posso attendermi da coloro che non si mettono in discussione nella Verità? Cosa posso sperare da coloro che vivono nell’oscurità e che si coprono gli occhi con occhiali neri per non farsi vedere nella loro paurosa debolezza e precarietà? Mi preoccupa maggiormente il coinvolgimento delle persone deboli (bestie di Satana, ndr), da come vengono manipolate e rese schiave. Il Dio cristiano che ho incontrato e conosciuto è quello che ha dato suo Figlio, Gesù Cristo, in riscatto per molti inchiodandolo sulla Croce. Nella logica dell’amore. Ma Gesù Cristo ama anche gli apprendisti pseudo stregoni affinchè si convertano e vivano una buona vita. vergogna per il dramma della pedofilia tra il clero. Chris MacIsaac, portavoce di un gruppo di sostegno a persone abusate da sacerdoti cattolici, ha oggi esplicitamente accusato il papa di non essersi scusato in maniera significativa con le vittime. Alle scuse occorrerebbero i fatti. Benedetto XVI ha detto cose di portata storica. Scusandosi ha tracciato linee chiare per i vescovi: i sacerdoti devono essere giudicati dai tribunali e bisogna collaborare con la giustizia affinchè venga fatta chiarezza. E’ ovvio: si può fare sempre di più, ma dobbiamo stare attenti che vicende così dolorose e tristi non divengano solo pretesti ideologici di attacchi alla Chiesa. Non credo che la Chiesa da oggi metterà a tacere gli abusi sessuali sui bambini, come non deve mai tacere sui misfatti contro i poveri, i deboli, i piccoli. I preti, è bene ribadirlo, in coscienza, se hanno compiuto tali peccati gravissimi e reati non devono fare più i preti. I seminari siano luoghi di maggiore discernimento. Che spessore ha realmente il fenomeno della pedofilia? Dare i numeri non deve sembrare solo un’ostentazione sterile: 158 milioni di minori vittime di violenze sessuali nel mondo, 2 milioni ogni anno coinvolti nel mercato della pedocriminalità e pedopornografia (anche online), 2 milioni coinvolti nel traffico di essere umani. Dietro un bambino corrotto c’è sempre un grande corruttore. Ma non dimentichiamo la strisciante cultura pedofila che tende a giustificare tutto. Lo scorso mese Associazione Meter ha elaborato una proposta di legge contro la pedofilia culturale (appoggiata da 120 deputati bipartisan) già in discussione alla II Commissione Giustizia. Una proposta di legge contro chi promuove e istiga la pedofilia come un fatto buono. Chi è veramente don Fortunato Di Noto? Una voce che grida in difesa dei bambini vilipesi e abusati. Che se ne infischia degli insulti e degli sputi. Che vuole colorare il mondo di speranza. Il Papa da Sydney confessa la sua “Tre cose ci sono rimaste nel cielo – scriveva l’Alighieri poeta -: le stelle, i fiori e i bambini”. Questo prete lo vogliono morto perché insegna a vivere. Davvero strano questo mondo. Don Fortunato Di Noto è un prete siciliano di 45 anni, parroco di Avola (Sr) insegnante di Storia ecclesiastica alla Pontificia Università Teologica Santa Croce di Roma. Fondatore e presidente dell’Associazione Meter (www.associazionemeter.org) – nata come lotta alla pedofilia, alla pedopornografia e alla tutela dell’infanzia - è consulente del Ministero delle Comunicazioni per le politiche dell’Infanzia, membro del Comitato di ga- ranzia e tutela Internet@minori, membro del comitato scientifico della Polizia Postale. Collabora con la polizia postale e delle comunicazioni italiana, con l’Fbi, con l’Interpol, con la gendarmeria francese, con la polizia spagnola, svizzera, tedesca e brasiliana. Numerosi riconoscimenti nazionali ed internazionali fra cui l’alta onorificenza di “Cavaliere della Repubblica Italiana” per l’impegno profuso nei confronti dell’infanzia. Un prete di strada. 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 23 “Forti in scena”: arte, storia e spettacolo nei luoghi della Grande Guerra Quinta edizione per Forti in Scena, che si conferma uno degli eventi estivi di maggior rilievo artistico e culturale del Veneto. Unico nel suo genere a livello europeo, il Festival intende valorizzare i numerosi luoghi legati alla Grande Guerra presenti nel territorio veneto e vicentino in particolare, attraverso spettacoli di danza musica e teatro che hanno come tema il primo conflitto mondiale. Quest’anno, in occasione del novantesimo anniversario della fine della Grande Guerra, il festival propone un programma d’eccezione sia sotto l’aspetto artistico sia sotto quello filologico. “Il legame con le Province e i Comuni limitrofi –afferma il Vicepresidente della Provincia di Vicenza Dino Secco- si fa sempre più forte nell’intento di fare sistema e mettere in atto una serie di azioni ed iniziative per far conoscere al grande pubblico i luoghi della Grande Guerra e la storia recente che ha segnato la nostra comunità. Portare l’arte nei forti avvicina alle vicende storiche un pubblico diverso da quello tradizionale, e crea motivo di approfondimento in maniera originale.” Nonostante la difficoltà nel raggiungere i luoghi degli spettacoli e la fatica imposta dai sentieri di montagna, il pubblico dei Forti in Scena è numeroso e variegato, attirato dalla particolarità di rappresentazioni talvolta apposita- La quinta edizione della rassegna propone 9 spettacoli, due dei quali in Altopiano mente studiate per la rassegna, talvolta adattate a contesti di particolare suggestione che le rendono uniche. “Forti in Scena –commenta Mauro Passarin, conservatore del Museo del Risorgimento di Vicenza oltre che consulente storico del Festival- si propone anche come occasione per far rivivere luoghi che tanto hanno da raccontare. E ci invita a riscoprire siti che negli ultimi anni sono stati oggetto di progetti di recupero, come Forte Interrotto, Forte Campolongo, Forte Campomolon. Stimolando un recupero non solo strutturale dei forti ma anche dell’anima che racchiudono.” “Senza dimenticare –conclude il Vicesindaco e Assessore all’Istruzione del Comune di Vicenza Alessandra Moretti il valore didattico che eventi di questo genere hanno soprattutto per i giovani. E’ doveroso per noi tutti, e rispettoso nei confronti dei nostri avi, custodire la memoria del passato, facendoci promotori di valori universali fondamentali per far sì che simili tragedie non si vernichino ancora”. Due gli spettacoli che si ter- ranno sull’Altopiano di Asiago: Domenica 10 agosto alle ore 16,30 a Forte Interrotto ad Asiago è di scena la danza con Echi di guerra. Le danzatrici di Naturalis Labor sapientemente condotte da Silvia Bertoncelli si approprieranno del Forte per farlo rivivere in un modo insolito del tutto nuovo. Chiude il Festival Il Canto della Natura del coro I Polifonici Vicentini che, diretto dal maestro Pierluigi Comparin, delizierà gli spettatori con un repertorio che spazia da De Marzi a Mendelssohn. Lo spettacolo, prima regionale, si terrà domenica 31 agosto alle ore 16,30 a Forte di Campolongo (Rotzo). Ideato da Luciano Padovani (Compagnia Naturalis Labor) e Mauro Passarin (Museo del Risorgimento e della Resistenza), Forti in scena è organizzato da Compagnia Naturalis Labor con il sostegno della Regione Veneto, della Fondazione Antonveneta (partner ufficiale del Festival), delle Province di Vicenza (Assessorato al Turismo), Treviso (Rete Eventi) e Belluno, del Comune di Vicenza (Musei Civici) e dei Comuni di Arsiè, Cibiana, Nervesa della Battaglia, Valli del Pasubio, Asiago, Arsiero/ Tonezza del Cimone, Sedico e Rotzo. Maggiori informazioni si trovano sul sito www.fortinscena.it o contattando lo 0444-912298 Un libro a schede spiega la Grande Guerra Un libro per conoscere la Grande Guerra sotto ogni aspetto, che fornisce gli strumenti indispensabili per dedicarsi ad ogni altro studio sull’argomento. E’ in libreria da qualche giorno “La Grande Guerra 19141918 – Percorso di studio a schede” (Nordpress Edizioni). Si tratta del primo saggio sul primo conflitto mondiale di Alessandro Gualtieri, un appassionato storico, assiduo ricercatore e studioso, residente a Milano, autore del sito internet www.lagrandeguerra.net e Presidente del Centro Studi Informatico La Grande Guerra. Un’opera innovativa, soprattutto per la capacità dell’autore di ricostruire in modo esauriente e chiaro, grazie alle schede tematiche, la vicenda del conflitto. Il casus belli, la cronologia essenziale, i principali fronti e le più importanti battaglie, quindi i materiali, gli armamenti e le tecnologie, sono i pilastri a cui si avvolgono queste pagine, com- pletate da alcune curiosità e da un glossario. A corredo, molte fotografie d’epoca, unitamente a scatti personali dell’autore. Il libro si rivolge ad un pubblico variegato e non esclusivamente composto da esperti conoscitori della materia, pertanto l’autore rende ben comprensibile l’intera opera con un linguaggio ben levigato e scorrevole che unitamente alla bontà degli argomenti contri- buisce a mantenere sempre alta l’attenzione del lettore. La prefazione del volume è a cura del nostro collaboratore Giovanni Dalle Fusine, anche lui ricercatore, appassionato di storia del primo conflitto mondiale, già autore di “Quel che resta”, libro sui recuperanti di residuati bellici, insieme al quale Gualtieri sta per dare alle stampe “Un Italiano per Sempre” (Nordpress Edizioni), ricostruzione storica di un diario inedito di un fante italiano della Grande Guerra. Scrive Dalle Fusine: “90 anni sono passati da quella che in molti libri di testo è ricordata solo per essere stata l’unica vittoria italiana, 600 mila morti caduti all’ombra dello scudo sabaudo, 10 milioni le perdite militari a livello mondiale. Dopo l’avvicendarsi di varie generazioni, scomparsi da tempo i Cavalieri di Vittorio Veneto unici protagonisti di quella prima guerra post-risorgimentale, oggi risulta importante riproporre le testimonianze delnostro passato, fissando in maniera inequivocabile il significato dei termini, di luoghi e date in cui si svolsero gli eventi. “Per conoscere e non dimenticare” dice Gualtieri, che da valido storico non si sottrae al gravoso compito di diffondere. Supportato da una profonda conoscenza della materia, dalla ricercatezza delle fonti, con quest’opera porta a compimento una esegesi globale di ciò che fu la guerra 1915 – ’18. Cinque anni di ostilità che egli rivisita partendo da lontano, illustrando, cioè, come si legge la storia. E tutto viene tradotto e rivisto col “senno di poi”, come è giusto che sia parlando di moderna archeologia; dati alla mano confronta le strategie dei vari generali Capello, Mambretti, Badoglio…, gli armamenti delle Nazioni, i luoghi teatro di aspri combattimenti, comparando la diaristica con quanto emerge dalle Relazioni Ufficiali”. Il libro “La Grande Guerra 1914-1918 – Percorso di studio a schede” verrà presentato a Cesuna il 16 agosto alle 21 (Cinema Palladio). Stefania Longhini IN LIBRERIA Cesare Battisti e Fabio Filzi Ultimo atto A novanta anni dalla fine del conflitto e nel mese che vide Cerare Battisti e Fabio Filzi catturati dai Landeschutzen imperiali, l’uscita di questo nuovo volume edito da Rossato, ove si narra la storia finale dei due irredenti trentini, pare ancor più un tributo alla memoria. Sono ormai molti i testi che ancor nel titolo riportano i nomi dei martiri Battisti e Filzi; non si era ancora spenta l’eco del cannone lungo le Prealpi vicentine che già si pubblicavano le testimonianze relative ai due alpini del Battaglione “Vicenza”. Oggi si torna a parlare di loro grazie alla ricerca di Claudio Gattera, Carlo Calanco e Giovanni Menotti, con una esauriente cronaca della battaglia sul Monte Corno, estrapolata dalla relazione inedita del maggiore Carlo Frottola, comandante all’epoca un reparto alpino, e dai diari reggimentali custoditi presso lo Stato Maggiore dell’Esercito. Proprio tale relazione, che l’ufficiale scrisse alla Seconda Sottocommissione per l’interrogatorio dei prigionieri restituiti dal nemico, si rivela prezioso documento per la giusta risposta alla ricostruzione dei fatti. I combattimenti sul M. Corno (oggi Monte Corno Battisti) rientrano nella nuova opera attraverso un contesto bellico dai contorni più ampi, conseguente alla allora appena conclusa Spedizione Punitiva. Il sacrificio del Battaglione “Vicenza” fu ben tratteggiato durante la prigionia nei lager asburgici da maggiore Frottola, che nascose gli appunti nel tacco della scarpa onde celarlo ai carcerieri. Sono quei quattordici foglietti di carta oleata scritti in maniera fitta, “con minuziosa e paziente cura su entrambe le facciate”, a spiegare ciò che avvenne su quello sperone di roccia a picco sulla Vallarsa. Compito dei tre odierni autori è stato ricostruire nei minimi particolari le concitate giornate, le tattiche messe in atto dai due schieramenti avversi su una ristretta fascia di terreno conteso. La cattura dei due trentini è supportata anche dai resoconti di parte austriaca, con i verbali estrapolati dall’atto di accusa e dalle testimonianze di chi, in quella fossa del castello del Buonconsiglio a Trento, c’era veramente e poté assistere alle esecuzioni. Ottima poi risulta la ricerca che propone un elenco dei caduti, dispersi e morti in prigionia del battaglione alpino in zona Vallarsa nel periodo giugno-luglio del 1916. Edizioni Gino Rossato-Euro 18,00 G. Dalle Fusine “Fogli di via” di Giampaolo Trevisi Mercoledì 30 luglio alle 17, al palatenda di Treschè Conca, verrà presentato il libro “Fogli di via” (Edizioni Emi Bologna) di Giampaolo Trevisi, vice questore di Verona. La presentazione verrà fatta da Padre Fabrizio Colombo, comboniano, direttore della rivista “Nigrizia” e di Radio Africa. Sarà presente l’autore. Incontri a Villa Bonomo A Villa Bonomo, in località Pennar di Asiago, si tengono due incontri per la presentazione di due libri. Lunedì 28 luglio, alle 17.30, verrà presentato il volume “Canova e Freud” di Alfio Centin (Edizioni Del Noce) mentre lunedì 11 agosto sarà la volta di “Così diverso, così uguale” di Walter Nicoletti (Edizioni Del Noce). L’ingresso è libero. I giorni della felicità “Quello che faccio oggi poi diventa ricordo ed è nei ricordi che si forma la felicità”. Con questa frase il presidente della Comunità Montana, Giancarlo Bortoli, ha introdotto la platea al libro di Teresina Bertacco “I Giorni della Felicità”. Un libro che ripercorre le tappe della vita della nativa di Laverda di Lusiana riportando momenti della sua gioventù trascorsi in un altopiano che non esiste più, non solo nella sua morfologia, ma nemmeno nei gesti semplici che contraddistinguevano la gente di montagna. Gesti come quelli dei suoi compagni di scuola che le riscaldavano le mani con l’alito dopo che la piccola Teresina percorreva a piedi i 16 chilometri che la separava dalla scuola. Una vita fatta di difficoltà e di sofferenza, ma questi aspetti si lenivano con la tenerezza che si trovava nei filò, nei rosari di maggio, nelle ore trascorse a contemplare la natura. “La tenerezza si è sempre opposta alla stupidità e alle difficoltà – ha commentato il prof. Sergio Bonato, che poi in conclusione ha stupito tutti citando il Che – Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza”. G.R. 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 24 Le pagine più belle di Mario Rigoni Stern Pagina a cura di Giovanni Dalle Fusine Prosegue l’omaggio allo scrittore altopianese scomparso recentemente. Si tratta di frammenti che hanno reso il “Sergente” famoso nel mondo. Situazioni viste attraverso l’occhio del soldato, del cacciatore, del pacifista e del naturalista. Piccole icone di letteratura di cui è piacevole la rivisitazione, ripensando a chi le ha scritte, al suo modo di essere Tratto dal volume: “I Recuperanti”, edizioni Tipografia Moderna Le pecore di Toni […] Olmi aveva quasi finito di girare il film e un pomeriggio, anche se il medico mi aveva detto di no, volli andare sul set. Salii con il Toni verso i duemila metri e, dentro una macchina mi raccontava della sua vita e io, poi, della mia. Ci si capiva bene. La scena da girare era in un luogo dove sovente ero andato a caccia e dove lui era stato in trincea. È , la scena, quella dove il Du e Gianni trovano la bomba francese da 205 e mentre la recuperano arriva un gregge. C’era ancora poca luce, Ermanno, molto stanco, si dominava a stento: aveva ripreso per delle ore con la macchina a braccio libero e il Toni, come si vede nel film, doveva fare il cattivo con i pastori e con le pecore. Ma lui, invece di imprecare e urlare, diceva: - Guarda che belle!... anche le agnelle… e i montoni, il cane. Passa via! trrrr, trrr… e le spingeva con delicatezza. Ermanno gridava: - Non così! No così Toni! Cattivo! Cattivo, Toni. Fai il cattivo, dai Toni! Quasi imprecava perché Toni Lunardi no era capace di fare il cattivo con le pecore. Ecco, tutto potrebbe dare il Toni Lunardi, ma non il cattivo; quando tratta con i bambini, o le donne, o gli animali è il più dolce e gentile uomo del mondo. Anche se come dice sovente, aspetta il papa di Roma per confessarsi dei suoi peccati. Il film, come riprese, era finito, e quella sera si fece la cena tutti assieme all’Albergo Erika; Olmi era andato a prendere il Toni Lunardi e la sua sposa: quando entrarono parevano una coppia di ben altri tempi: lui vestito di fustagno, sbarbato, dritto come abete, orgoglioso e malinconico, anche; lei era vestita di nero con il grembiule pulito e stirato, e il fazzoletto annodato sul capo, sorridente. Alle signore presenti la produzione offrì i fiori e la prima a riceverli fu, giustamente, la moglie del Toni. erano gladioli di vaghi colori, e lui contemplò un poco in silenzio finché la moglie gli disse sottovoce: - Domani mattina li porteremo alla Madonna del Buso. Gli rispose, sempre sottovoce: - Ma perché alla Madonna? La madonna ha tutti i fiori del mondo. Mettili in un secchio, lì in casa… Resistono tanto questi. E poi quando sarò morto li metterai sulla mia tomba…. Questo è il Toni Mato, che con i soldi del cine si è comperato le pecore, che a ottant’anni spera, finalmente, di farsi un gregge e che mi dice: - Troppo presto è finito. Quando ne facciamo un altro? Brano tratto da “L’ultima partita a carte” Edizioni Einaudi […] Passando per i villaggi e le cittadine che stavano a ridosso della riva destra del Don, incontravamo qualche volta sulla piazza la forca eretta dai tedeschi per impiccare i partigiani o chiunque avesse compiuto atti ostili all’occupazione. Un giorno i soldati della mia compagnia, passando in marcia, assistettero all’impiccagione di due uomini e una ragazza. Io non ero presente, perché mi ero attardato in coda al reparto in marcia per accompagnare i più stanchi. Il tenente Mosconi Negri raccontò poi così: “… Sulla piccola piazza, in mezzo ad armati in divisa italiana e tedesca, sorgeva la forca, molto semplice e rozza: un palco, una tavola girevole sostenuta da un bastone e sopra tre corde. I partigiani erano un giovane grande, un uomo anziano e infine una donna con il viso coperto da uno scialle che da lontano sembrava vecchia. Salirono sul palco per una scala a pioli, con molta fatica perché avevano le mani legate sul dorso: scivolavano ogni tanto sui gradini e i tedeschi li guardavano ridendo. Poi un sottufficiale proclamò la sentenza e li preparò all’impiccagione passandogli la corda attorno al collo. Nel fare così tolse lo scialle alla donna e allora mi accorsi che era giovane, quasi bambina. Aveva lo sguardo ansioso, ma si faceva forza e non diceva parola. Il vecchio piangeva ballando da un piede all’altro come una scimmia. L’altro uomo sembrava di pietra e ci guardava con disprezzo. Non li impiccarono subito perché volevano scattare delle foto, e quelli con le macchine si dilungavano a misurare le distanze lì sotto. Poi qualcuno finalmente diede uno strappo al bastone che reggeva la tavola e ruotò sulla cerniera lasciando i corpi sospesi nell’aria. Il vecchio morì subito, la donna restò presa alla corda per la bocca e la nuca guizzando nel vuoto come un pesce, all’uomo si ruppe la corda e cadde per terra. Ma non guardavo lui perché i miei occhi erano fissi su quel corpo di donna che non poteva morire e si scuoteva mento che raccoglieva l’acqua di una piccola sorgente si fermarono a bere e a riprendere fiato. – Poco lontano da qui, - disse Denisio Pasc, - c’è un grande cannone, l’ho visto l’altro giorno. – C’era un cannone, - disse Matteo, o- ora è rotto, l’ha esploso Tana con la dinamite questa mattina-. Raccontò come Tana aveva fatto, e del grande botto che aveva fatto tremare la terra. – L’abbiamo sentito, - disse uno dei Pasc, - e ci siamo anche spaventati perché non eravamo tanto lontani. Noi si credeva fosse un proiettile da quattrocentoventi fatto brillare dai militari; ma poi abbiamo detto che i militari alla domenica non lavorano e che forse qualcuno era saltato in aria. Prima del grande colpo, però, abbiamo sentito anche una cannonata.. – Già, - disse Tana a questo punto, - il cannone era carico e prima di farlo saltare abbiamo voluto divertirci. Quando incominciò la discesa si salutarono e si divisero. Tana disse ai Pasc che quando avrebbero finito di trasportare e rimontare la casa di legno sarebbe andato a vederla. Rientrarono a casa che il sole era già andato a sorgere dall’altra parte e le prime ombre salivano dalle valli. girando sospeso alla corda. Sentivo ridere intorno. Allora impugnai il revolver e mossi in avanti ma un tedesco mi precedette: sparò rapido, prima all’uomo per terra e lo uccise subito, poi su di lei. Forse la mano gli tremò perché dovette vuotare tutto il caricatore mentre il corpo sussultava ad ogni colpo, e solo con gli ultimi due prese la testa. Quindi rimise l’arma nel fodero e andò via silenzioso. Gli altri ancora ridevano e scattavano foto”. Quando dopo mezz’ora passai io con gli ultimi alpini, il corpo della ragazza e del vecchi pendevano dalla forca, l’uomo era disteso sul terreno. […] Ai primi di novembre prendemmo posizione sul Don dando il cambio agli ungheresi; il Corpo d’Armata alpino era già schierato da qualche tempo. “Ho ancora nel naso l’odore che faceva il grasso sul fucile mitragliatore arroventato…” scrissi nel Sergente nella neve. Ero un piccolo uomo che tra milioni di altri uomini stava combattendo lontanissimo da casa in una guerra così orribile che mai le stelle videro nel loro esistere. Sentivo solo la grande responsabilità verso i miei compagni che il fato mi aveva portato a guidare; sentivo che il mio corpo era forte, che in Italia ero amato e rispettato. “Sergentmagiù ghe rivaren a baita?” Dovevo tenerli uniti e fare il possibile per riportarli a casa. Brano tratto da “L’anno della vittoria” Edizione Einaudi […] C’era un profondo silenzio ingrandito dal canto di due corvi imperiali che volavano altissimi. Tana aveva acceso la pipa e guardava i boschi sui versanti a nord che erano stati rispettati dalle artiglierie perché non colpibili direttamente, ma non dai tagli fatti dagli eserciti per avere legnami. Pensò ad alta voce: Forse i nostri Sette Comuni potrebbero farsi pagare il legname tagliato dai soldati. Un rumore li fece guardare verso la strada che scendeva da Galmararetta, poi videro un carrettino condotto da tre persone. Aspettarono curiosi e quando si avvicinarono videro che erano i tre fratelli Pasc e che sul carrettino avevano travetti, tavolate, finestre, porte: - Cosa fate? Dove andate? – Li interpellò Tana. Erano poco più che ragazzi e la loro famiglia abitava nella contrada Balt dove per tradizione erano tutti scalpellini e scultori. Rimasero confusi perché sulle prime cedettero di aver incontrato degli estranei, forse personale civile del Governo, ma dopo aver riconosciuto in Matteo un ex compagno di scuola ripresero fiato e il maggiore dei tre che era alto e magro come un paletto: - Buona sera a voi. Credevamo foste gente del Governo. Ci stiamo portando via una casa di legno, la nostra non c’è più e le baracche non ce le danno ancora. L’altro giorno Denisio è venuto qui e ha visto una bella casetta attaccata alle rocce; persino con il portafiori e il portabandiera. È proprio bella e così siamo venuti a prendercela un pezzo per volta. Facciamo due viaggi al giorno e nostro fratello Dante che è tornato dalla guerra ce la sta montando in un angolo dell’orto. Gli austriaci hanno fatto anche una strada che arriva alla nostra contrada. La strada saliva al Trochnotto e poi scendeva per il Wassagruba, la salita era lunga e dolce e il fondo era buono. Matteo, suo padre e Tana diedero una mano a spingere il carretto dei Pasc. A una vasca di ce- Brano tratto da “Il bosco degli urogalli” Edizioni Einaudi “Alba e Franco”. […] Alzò il fucile e sparò. Lui neanche si mosse. Allora sparò ancora. Il lepre stirò le gambe e si adagiò. Franco, per primo, giunse sul lepre. Venne Alba; l’addentò furiosa e pareva volesse dilaniarlo. Allora Piero si mosse. Posò il fucile ed estrasse i coltello. Strappò in malo modo il lepre ad Alba e disse, - Non a te. Non lo meriti. Aprì il lepre: levò il cuore e il fegato. Si inginocchiò a lato di Franco, tagliò il cuore e il fegato ancora caldi e a piccoli bocconi glieli metteva in bocca. Dopo gli accarezzava la testa, gli puliva gli occhi con il fazzoletto, gli asciugava le zampe sanguinanti senza dirgli nulla e sentiva dentro una cosa, una cosa ecco che si fa fatica a dire e che a volte non si prova nemmeno per i cristiani. Passavano le stagioni. Passavano e ripassavano gli uccelli migratori; sulle montagne lentamente crescevano gli abeti. Franco e Alba sempre meglio conoscevano il bosco, la loro caccia e i tre fratelli. Nel mondo accadevano tante cose: la guerra in Corea, il ponte aereo, il Patto Atlantico, le elezioni, l’invasione delle motorette, l’automazione. Ma sulla terra le cose vanno come sempre; il sole nasce e tramonta, maturano le messi, cade la neve. Anche nella piccola casa vicino al bosco: nell’inverno si fanno mastelli di legno, nell’estate si lavora la terra e si tagliano le piante, nell’autunno si caccia. Proprio come mille anni fa e come mille anni ancora. Un giorno stavano preparando i campi per la semina. Il cavallo baio, guidato da Bruno, tirava l’aratro; Piero arava; Giacomo aggiustava i recinti e il vecchio, fumando la pipa, guardava i fringuelli montani che passavano bassi e rapidi a segno di burrasca. I cani s’erano allontanati verso il bosco, così, tanto per annusare; e dopo poco si sentì la solita canizza. Non la smettevano, i cani. I tre ascoltavano ognuno seguendo il proprio lavoro e nessuno voleva essere il primo ad abbandonarlo per andare a prendere il fucile. Lavoravano senza dirsi una parola; pure trepidavano e aspettavano che il vecchio dicesse qualcosa. Ma era troppo assorto dietro agli uccelli e ai suoi ricordi, per accorgersene. Correvano i cani sulla traccia, il cavallo sudava e la terra dura e nera s’apriva buona contro il ferro. S’allontanarono, i cani, ritornarono e sempre correvano finché Piero non poté più resistere. Disse: “Ooooh” al cavallo e andò in casa a prendere il fucile. Il vecchio nemmeno parlò e Giacomo prese il posto di Piero dietro l’aratro. Andò sino ai pascoli della malga e vi fu lo sparo. Ritornò con il lepre, e, legati i cani, ritornò a lavorare. Non si poteva farlo bene e serenamente sentendo lo scagnare dietro la pista. Così andò per molti anni, tanti per due cani segugi. Vollero conservare la loro razza e una primavera Alba venne coperta da Franco. Partorì tre cuccioli e tre mesi dopo il parto morì di sua morte naturale. La seppellirono nell’orto, sotto il ciliegio, dove a sera il vecchio è uso fumar la pipa e di ascoltar il pigolio dei pettirossi. Un anno dopo se ne andò anche Franco. Era d’autunno tardi, poco prima della neve che già s’annusava nell’aria. Lo portarono a cacciare nei pascoli vicino alla malga. Franco trovò la pastura del lepre, abbaiò stanco, corse qua e là barcollando e s’inoltrò nel fitto. Non ritornò più. 8 Sabato 26 luglio 2008 Mi è sempre piaciuto studiare. Fin da piccolo sono stato affascinato dalla possibilità di approfondire le mie conoscenze, almeno attraverso un normale percorso scolastico. Ma non è bastata la mia volontà a far sì che questa aspirazione si realizzasse. E poi c’era il treno. Buona parte della mia vita si è svolta a ridosso della ferrovia o lavorando per essa. Mio padre Sante era cantoniere sulla linea ferroviaria da Piovene Rocchette ad Asiago, nel tratto tra il ponte sul torrente Ghelpach e Campiello. Abitavamo nel casello numero tredici, poche centinaia di metri dopo la stessa stazione. Terminate le elementari a Tresché Conca, l’unica possibilità per me di continuare gli studi era quella di iscrivermi alle scuole medie o di avviamento al lavoro ad Asiago. Difficile però da raggiungere. Scartata la bicicletta, soluzione giudicata dai miei genitori troppo pericolosa a causa del ghiaccio, rimaneva il Trenino, ma la prima corsa del mattino arrivava troppo tardi per l’inizio delle lezioni. Così nell’anno scolastico 1939/40 fui costretto a rimanere a casa. L’anno successivo, per evitare il perdurare della mia inattività, chiesi al maestro Bruno Frigo (curiosa omonimia) che tutti i giorni con la bicicletta da Canove veniva ad insegnare a Tresché Conca, se almeno potevo aggregarmi alla sua classe e ripetere volontariamente la quinta. Così fu. Fortunatamente nell’estate del 1941, nella stazione di Campiello, conobbi Bruno, il figlio del capotreno Pasquale Stella, che frequentava l’Istituto Salesiano Maria Ausiliatrice di Trento. Gli confessai il mio grande cruccio, quello di non poter studiare e lui mi indirizzò verso il suo stesso istituto. Per una serie di spiacevoli equivoci, non ricevetti la lettera che confermava la mia ammissione in quella struttura e, richiamato, mi presentai a Trento solo in novembre. Mi chiesero se avevo almeno sostenuto l’esame di ammissione. Di fronte alla mia totale sorpresa, mi proposero di tornare a casa per ripresentarmi l’anno successivo, oppure frequentare di nuovo l’ultima classe delle elementari. Scelsi la seconda opzione, ma questa volta sentivo che sarei finalmente arrivato a frequentare le scuole l’Altopiano www.giornalealtopiano.it Il Capostazione: Bruno Frigo medie. Accadde l’anno successivo. Ma la guerra scoppiata da poco rischiava di mettermi il bastone tra le ruote. Nel settembre 1943 all’inizio della seconda media, il primo grave bombardamento su Trento convinse i responsabili dell’istituto a sparpagliare gli studenti in altre strutture dell’Ordine. A me e al mio inseparabile amico Giovanni Borgo di Mosson prospettarono di continuare a frequentare la scuola a Schio. Mi avvicinavo a casa, dove grazie al Trenino tornavo spesso, anche tutte le settimane. Un sabato, dopo l’ennesimo bombardamento, il punto dal quale il convoglio sarebbe dovuto partire, era stato forzatamente spostato più avanti, in direzione di Piovene Rocchette. Quando vi arrivai, il Trenino si era da poco messo in movimento, così invece di tornare sui miei passi, decisi di salire a Campiello a piedi. Nonostante la guerra fosse sempre più pericolosa, i bombardamenti all’ordine del giorno ci costringessero a ripararci in una cantina dell’Istituto, nell’estate del 1945 finalmente sostenni con successo gli esami per la licenza media. Un paio di mesi prima, il 20 aprile, mio fratello Ettore ed io fummo spettatori impotenti di una serie di eventi drammatici, accaduti proprio davanti alla nostra casa. Nelle prime ore del pomeriggio, un furgone con i rifornimenti per la Todt (1) saliva lungo la strada del Còsto. Dopo la stazione di Campiello, venne preso di mira da un gruppo di partigiani. L’assalto fruttò soprattutto una notevole quantità di vino, bevanda che purtroppo avrebbe avuto un peso notevole sull’epilogo della giornata. I partigiani vennero informati che, qualche ora più tardi, sulla stessa strada sarebbe transitato un vero e proprio camion pieno di vettovaglie. Furono invitati a lasciarlo passare e a presentarsi la sera al deposito, dove avrebbero comunque potuto far man bassa di cibo. Verso le 17 il Trenino merci che scendeva in direzione della stazione di Campiello, venne assaltato dallo stesso gruppo di partigiani che, saliti sulla locomotiva, obbligarono il macchinista Tiziano Dal Bo a scendere e lasciare andare il Trenino senza guida. Fu- rono attimi molto concitati e drammatici, ma il peggio doveva ancora venire. Infatti di lì a poco sopraggiunse sulla strada, proprio all’altezza del convoglio, il camion, scortato da un soldato tedesco, del quale era stato preannunciato il passaggio. I partigiani aprirono il fuoco contro il mezzo, che accelerò allontandosi a tutta velocità in direzione di Tresché Conca, lasciando dietro di sè una lunga scia rossa. Scoprimmo più tardi avvicinandoci che la traccia era composta da vino e dal sangue di due persone che erano a bordo del veicolo, rimaste uccise nel conflitto a fuoco. Nel frattempo il macchinista abbandonò la locomotiva al suo destino e il Trenino senza freni e guida scese a tutta velocità verso Campiello. Sugli scambi, mentre gli ultimi due vagoni si staccavano dal convoglio, il primo si rovesciò continuando a rimanere agganciato alla motrice, rallentando così vistosamente la sua corsa che questa si arrestò in prossimità della stazione. Pro- babilmente ubriachi, i partigiani ripararono nel bosco e solo il giorno successivo tornarono a raccogliere un loro compagno, ucciso forse dal fuoco amico. Quel giorno ci fecero prendere un notevole spavento. Ma in seguito mi capitò che, per il loro provvidenziale arrivo, avessi salva la vita. Accadde sulla soglia della mia casa, il casello davanti alla strada ferrata. La mia attenzione venne attirata da un paio di russi, al servizio dei tedeschi, che armati gironzolavano intorno all’abitazione. Uno di questi mi invitava ad uscire fuori, mentre l’altro più lontano già puntava il fucile nella mia direzione. Feci appena in tempo ad accorgermi dei preparativi di quest’ultimo e istintivamente cercai di chiudere l’uscio davanti a me. Il primo colpo partì proprio in quell’istante, sfiorandomi la testa. Anche se barricato in casa, i due continuarono a sparare. Solo l’arrivo dal bosco di un gruppo di partigiani li fece desistere e fuggire. Intanto il mio soggiorno a Schio si era definitivamente concluso. Se volevo continuare a studiare ed iscrivermi al ginnasio, dovevo trasferirmi al Collegio Astori a Mogliano Veneto. Nel 1947 terminai il biennio, ma un’altra disgrazia stava per interrompere, questa volta definitivamente, il mio travagliato percorso scolastico. Mio fratello Mario, che lavorava in una fonderia in Francia, mentre viaggiava con il tram, per salutare una ragazza si era sporto dalla vettura, schiantandosi su un palo della linea. Aveva 22 anni ed era un sostegno per la famiglia e i fratelli, Ettore, Lucia ed io. Toccava a me cercare un lavoro. Mio padre mi propose di andare dal capostazione di Asiago Umberto Pasquetto, per imparare il mestiere. Per l’incarico di papà e la posizione della nostra casa, il Trenino aveva da sempre fatto parte della mia vita. Mi entusiasmai all’idea e cercai di imparare quante più cose possibili. Prima di tutto presi confidenza con il telegrafo, strumento indispensabile nella stazione di allora. In un secondo momento venni affiancato al capostazione di Cesuna, Guido Sotti, molto anziano e provato nel fisico. Diventai il tuttofare della stazione. Un impegno senza orario, totalmente volontario. Quando la notte del 15 giugno 1949 il mio responsabile morì, fu sostituito da Donazzolo, vice capostazione di Asiago, ma le mie mansioni non cambiarono di molto. Fu allora che mi decisi a presentare la domanda d’assunzione alla Società Veneta che gestiva la ferrovia. Con più di due anni di esperienza, avevo buone possibilità per essere assunto. Ma dovevo ancora assolvere gli obblighi di leva. Congedato l’8 dicembre 1950, fui chiamato a Padova per la selezione che vinsi. Venni assunto con uno stipendio mensile di 24000 lire e il Capodanno del 1951 finalmente iniziai il mio servizio di capostazione a Tresché Conca. Il treno diventava il mio lavoro. Un lavoro che avrei svolto per 38 anni. Con l’amico e collega Nereo Schivo, capostazione a Canove, ci recavamo spesso ad Asiago da Umberto Pasquetto, a studiare per gli esami di abilitazione all’uso del telegrafo e al movimento treni, titoli che ci sarebbero serviti nel prosieguo della nostra attività lavorativa. Ero capostazione a Cesuna nella primavera del 1953, quando una mattina lungo la ferrovia accadde una disgrazia. Quel giorno Graziosa Frigo, la custode del passaggio a livello a ridosso del casello di Tresché Cesuna era indisposta. Sua madre Luigia la stava aiutando in casa, attorniata dai tre nipotini, quando sentì in lontananza il fischio del Trenino che arrivava da Cesuna. Dovendo sostituire la figlia anche per la chiusura delle barriere ferroviarie, uscì di corsa cercando di anticipare, anche se solo di qualche secondo, il transito del convoglio al passaggio a livello. Nella corsa disgraziatamente scivolò su un cordolo di ghiaccio finendo con le gambe di traverso ai binari, proprio mentre sopraggiungeva il Trenino. L’impatto fu inevitabile e la locomotiva tranciò en- 25 trambi gli arti della donna, che morì poco dopo dissanguata. Inutile fu anche la corsa all’ospedale di Asiago, ancora in costruzione, dove come medico lavorava Gino Frigo, figlio della vittima. Alle 6.30 del mattino il Trenino aveva appena lasciato la stazione di mia pertinenza in direzione Tresché Conca, io mi ero appena sdraiato per recuperare la stanchezza accumulata la sera precedente, quando il telegrafo cominciò a battere all’impazzata. Senza alzarmi, riuscii a rendermi conto anche solo sentendolo ticchettare, della gravità delle notizie che il mio collega Alessandro Calgaro mi trasmetteva dalla stazione successiva. Purtroppo non mi sbagliavo. Nel giugno 1954 finalmente sposai Angelina Frigo e ci sistemammo al primo piano della stazione. Naturalmente Nereo fu anche il mio testimone di nozze. Ma per strane e inspiegabili coincidenze della vita, il giorno del nostro matrimonio venne celebrato anche il funerale di Cafaggi, il capostazione di Arsiero. Al suo posto mandarono il vice di Asiago e proposero a me di prendere il suo posto, a patto che trovassi un valido telegrafista che mi potesse sostituire a Tresché Conca. Mi venne in mente Alessandro Calgaro, capostazione già in pensione. Le mie preghiere, sostenute da un’allettante stipendio di 1000 lire al giorno, sortirono l’effetto sperato. Andai ad Asiago dove non rimasi molto tempo perché dovetti sostituire Fochesato, il bigliettaio di Piovene Rocchette, che nel frattempo era rimasto ferito in un incidente con la moto. Il Trenino che ogni giorno controllavo dal mio ufficio, quello che aveva abitualmente a bordo macchinista, fuochista, capotreno e frenatore con mansioni di conduttore (controllore), trasportò per qualche tempo anche un capostazione in trasferta. Fino a quando non trovai casa a Piovene Rocchette. Fu quello il primo passo verso il mio definitivo distacco dall’Altopiano, che avvenne quando l’infortunato tornò ad occupare il suo posto. Sul Trenino cominciava a tirare una brutta aria, si parlava di soppressione della linea. Così quando mi proposero il trasferimento a Padova accettai. Rimase Smessi gli abiti e le mansioni da capostazione, venni impiegato in un ufficio, rinunciando definitivamente anche alla quotidiana convivenza con treni, binari e passeggeri. Ma ancora per un po’ di anni in casa respirai l’atmosfera che aveva caratterizzato tutta la mia vita fino ad allora. Con Angelina andammo ad abitare nella stazione di Conselve, chiusa dopo la soppressione delle locali tramvie. Lì nacque il nostro primogenito Roberto, seguito nell’arco di una decina d’anni da Luciano, Antonella e Alessandra. 8 l’Altopiano Sabato 26 luglio 2008 www.giornalealtopiano.it 26 LA RUBRICA DELLA PSICOLOGIA Diario di un’adolescente. Riflessioni a margine di una tragedia annunciata Molto colpito dalle reazioni della stampa, delle Istituzioni e degli adulti nei confronti delle recenti morti di giovani per uso di droga, mi sono permesso di immaginare come sarebbe una pagina di diario di un’adolescente in procinto di andare al suo primo rave. Siamo davvero pronti a capirli per poterli aiutare? <<Ciao diario, finalmente soli! Ho appena litigato con i miei (che novità!) perché dicono che non parlo mai con loro. Ma cavolo, potrò mai vivere la mia vita? Mi sento in carcere! Quando rompono così proprio non li capisco questi vecchi. Credono di cambiarci alzando la voce, ma sbagliano! E poi non sopporto quando pensano di conoscerci. Hanno le loro regole, il loro rigido modo di considerare la vita, i loro insegnamenti noiosi e la mancanza di rispetto per chi è diverso da loro; così si dimenticano di aprire le orecchie e gli occhi. Nemmeno riescono a immaginare chi siamo davvero. Se ci comportiamo da ribelli, non vedono il nostro lato spirituale, se facciamo i “bravi bambini”, non vedono il nostro lato trasgressivo. Se chiedi a nonna cosa pensa di me ti dirà che sono stata sempre una brava ragazza, che non ho mai toccato una sigaretta o un bicchiere di alcool, che non andrei mai con “cattive compagnie”. Nonna, scusami, ma mi fai pena quando pensi di saperla così lunga. Non sono così banale, insignificante. Non è detto che trasgredire sia essere per forza “out”. Metti che sei davvero una a posto, ma ti invitano ad una festa pazzesca in compagnia di gente giusta. Finalmente puoi vedere qualcuno di interessante e vivere quel brivido che aspetti da tempo. Vuoi non andarci? Ma sei fuori? Vuoi solo divertirti, e magari strafare un po’ che tanto cosa vuoi che succeda per una volta. Dai, è capitato a tutti di fare una tiro di canna o di ubriacarsi senza che lo sappia mammina. E poi l’hashish, la marijuana, l’oppio, sono prodotti naturali. Non possono fare così male come dicono. Sono i politici che pippano che vogliono proibire tutto. Falsi, ipocriti! Per fortuna sono abbastanza grande per vivere certe cose; e poi chissenefrega, la vita è mia. Ovviamente i miei non ca- Stefano Rigoni, Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale – Tel. 338.2919597 – E-mail: [email protected] pirebbero mai che trasgredire una volta non è essere dei delinquenti da riformatorio. Certi miei amici sì, sono veramente incasinati, ma io no, so fin dove posso arrivare, non sono mica scema. Il fatto è che non sopporto che ti dicano cosa devi fare. La vita è mia e voglio io capire chi cavolo sono. E poi non capiscono, gli adulti, che stare con gli amici è la cosa più bella che c’è e se gli amici dicono che si deve fare una cosa, si fa senza tante storie; non c’è regola che tenga. Insomma, delle volte proprio non capisco gli adulti, come loro non capiscono me. Sono distanti mille miglia da me, sono piatti e senza fantasia, non pensano più! Odio le giacche a doppio petto di papà, le cene (con sorrisini annessi) degli amici di famiglia, la gita domenicale, l’isterismo di mamma che mi obbliga a mettere in ordine la camera. Vorrei vivere da sola, così finalmente sarei io a comandare e non altri per me. Le idee giuste ci sono, sento che saprei cavarmela in tutte le situazioni, anche se delle volte mi sento confusa. Non dico che non ho bisogno di essere amata, anzi. Certe volte mamma e papà mi aiutano davvero, non potrei farne a meno. Spesso però sono opprimenti, limitano la mia libertà credendo di far bene il ruolo di genitore. Secondo me essere bravi genitori è lasciar trovare la strada giusta ai propri figli senza riempire loro la testa di stronzate che funzionavano negli anni 60. Il mondo è cambiato, se ne devono rendere conto. Poi, al contrario, se fai la brava sono contenti, a loro basta che non rompi. Se non fai numeri esagerati e fai caz..te, a loro sta bene. Hanno una figlia a posto. Non hanno capito niente. Sto organizzando di andare ad un rave. C’è una chat e un blog dedicato su internet. Mamma non sto nella pelle. Il mio primo rave! :-) Dicono che se riusciamo a raccogliere i soldi una chetamina o roba del genere si trova senza problemi; po- lizia non ce n’è. Ma non sono mica scema, forse lo farò solo questa volta perché so che quella roba fa male. Dicono che vai fuori di testa ma se hai amiche vicine che ti stanno dietro è una figata di trip. Quasi non ci credo. La secchiona che va al rave. Magari riesco a vedere anche Paolo, e a dirgli che mi piace. Sarebbe fantastico. Finalmente qualcosa di eccitante. Non ne posso più delle serate al bar sempre con le stesse persone ad annoiarsi. Qui bisogna cambiare aria! Ci vuole qualcosa di forte! Poi rimetto la testa a posto. Mica sono una drogata! E poi dicono che l’exstasy fa male ma gli acidi quelli naturali o la chetamina non fa niente, basta non esagerare. No, non posso non andare, ci vanno tutti. Dirò che vado alla festa di Filippo, come tutti gli anni, e i problemi sono risolti. Qualche volta ci ripenso perché mi vengono i sensi di colpa. Non sono cose che fanno parte di me. Ma odio l’apparenza e non voglio essere inquadrata come la maestrina di turno. Voglio dimostrare di essere diversa. Se non le faccio adesso queste cose, quando le farò più? Ci vado! Al telegiornale ho visto che una tipa è morta per una pastiglia. Era anche una sportiva, mai neanche bevuto una birra, dicevano i parenti. Mamma che sfiga! Non ci credo! Secondo me non era la prima volta che prendeva un acido; probabilmente era una fattona, gli avranno dato roba cattiva. Figurati se capita a me, basta andare da quelli giusti che non ti avvelenano. Figurati se prendo mezzo acido e collasso. Assurdo, è una cosa rarissima, bisogna essere proprio sfigati; e se poi succede, allora vuol dire che era la mia ora. E poi, non è che sia tanto diverso prendere un acido da fumare marijuana o sbronzarsi di rum e pera. Dicono che dura di più forse e gli effetti sono diversi, ma tanti lo fanno ogni sabato da anni e non gli succede niente. Vabbè, caro diario, adesso basta, sembro mia madre che mi fa la predica. Andrò a questa festa. Non vedo l’ora! Mi sembra quasi che programmare tutto rovini la sorpresa, l’adrenalina, l’eccitazione. Me lo sono meritato questo momento dopo tanto studio! Cavolo, cosa mi metto?>>. Ricordando Krystel e Nicole. Andrea e Ines, che voci! Nella breve durata di una canzone, cinque minuti scarsi, ci hanno regalato una grande emozione, tanto che molti spettatori han detto di aver avuto la pelle d’oca. Andrea Rossi e Ines Grigolo, che spiritosamente si definiscono i “Nati per caso”, in “Tele Digo da Bertigo” sono stati i protagonisti di uno dei momenti più intensi e sorprendenti dello show. Un brano stupendo e difficile da interpretare come lo è “Vivo per lei” portato al successo da Andrea Bocelli e Giorgia, ci ha rivelato le eccezionali doti canore di questa coppia. Una doppia sorpresa:Andrea, fra i primi componenti dei Rispaar, eravamo abituati a vederlo in qualche balletto spiritoso, soprattutto in un irresistibile trio vestito da donna; Ines invece è una delle “new entry”. Durante la loro esecuzione in molti si sono chiesti chi fosse questa signora minuta (lo sembra ancor di più vicino al fisico possente di Andrea!) che ha rivelato tanta potenza di voce. Originaria di San Bellino di Rovigo, abita stabilmente ad Asiago da dieci anni, ma anche prima ci veniva spesso, non appena possibile. “Quando i miei figli hanno trovato lavoro sull’Altopiano – racconta – non è stato difficile decidere di trasferirsi qui con tutta la famiglia. Mi è sempre piaciuto cantare, per questo ho chiesto di poter entrare a fare parte del Coro S. Matteo di Asiago, anche per favorire un miglior inserimento e conoscere nuova gente. Nel coro ho incontrato la “Paci”, Patrizia Carli, e con lei sono approdata alla compagnia teatrale “Il Fiasco”, con l’intenzione di fare qualche piccola parte come comparsa, visto che la mia vera passione è il canto. Da giovane cantavo nel coro parrocchiale della mia città, a 15 anni ho fatto parte di un piccolo complesso che faceva anche un po’ di cabaret, e in quel periodo mi era stato offerto di perfezionarmi nel canto, ma per farlo avrei dovuto andare a Milano. Mio padre fu risoluto nel negarmi questa opportunità, dicendomi che dovevo pensare a studiare. Studi, matrimonio, figli: gli anni sono passati, e il canto è rimasto sempre una bella passione, e basta. Certo, ho fatto amare la musica ai miei figli ed ora sto già appassionando la mia nipotina, che a soli 14 mesi inizia già a seguirmi quando intono qualche canzone. Dal Fiasco, il passo verso i Rispaar è stato facile e sono veramente felice di essere entrata a farne parte, sono stata accolta in maniera splendida, e Andrea, il mio compagno di canto è fra quelli che adoro di più! Nel gruppo stiamo molto bene insieme, i ragazzi sono veramente geniali nel trovare e sviluppare le idee.” La coppia canora, dicevamo all’inizio, è nata proprio per caso. A raccontarci com’è andata è Andrea: “Una sera, all’aperto nella sede del gruppo a Bertigo, per provare un nuovo impianto, si è deciso di cantare una canzone a testa. Io non avevo mai pensato di cantare davanti a un pubblico, di solito canticchio mentre lavoro, alla guida del camion. Quella sera, quando ho finito la mia canzone i miei compagni mi hanno subito detto: “Nel prossimo spettacolo tu canti!”. Da solo non avrei mai trovato il coraggio, ma la proposta di cantare in coppia con Ines mi ci ha fatto pensare. E’ stata lei a scegliere il brano, ci siamo buttati, ed è andata! Quando ho detto a mia moglie che avrai cantato una canzone durante lo spettacolo mi risposto “tu sei matto!”; beh, è vero: noi Rispaar siamo tutti un po’ matti! Ma insieme ci divertiamo, è un modo per staccare dal lavoro e dalla routine quotidiana, che alla fine ci dà molte soddisfazioni.” Raccontando e chiacchierando scopriamo che in qualche modo Andrea è “figlio d’arte” visto che Pierantonio, suo padre, da moltissimi anni fa parte del Coro S. Matteo, del quale è una “colonna portante”. Tornando al nostro duo, da dire che la meravigliosa interpretazione che abbiamo sentito ha richiesto molte prove e grande impegno prima di arrivare alla giusta impostazione di tempi e voce. “Vogliamo ringraziare tantissimoAlessandro Pretto – concordano entrambi – il cui aiuto è stato determinante. Ci ha seguiti, facendoci provare nel suo studio di registrazione, con tanta disponibilità e pazienza, correggendoci e insegnandoci senza mai stancarsi”. Ma, pur sentendosi e risentendosi, Ines e Andrea non si erano resi conto del risultato a cui erano arrivati, c’è voluta la risposta entusiasta del pubblico per farglielo capire. Gli applausi scroscianti al termine del brano, i complimenti della gente incontrata per strada, il fatto che la canzone proposta fosse rimasta nel cuore della gente, tanto che, come è stato loro riferito, anche i più piccoli hanno continuato a canticchiarla nei giorni seguenti gli show. “La soddisfazione più grande – concludono - è quella di essere riusciti a trasmettere emozioni in un modo tanto semplice come lo è il canto. E poi ci riempie di gioia e di emozione il fatto di riuscire ad aiutare con i nostri spettacoli qualcuno che ne ha bisogno”. L’occasione per risentire Ines e Andrea sarà la sera dell’11 agosto, a Bertigo, quando I Rispaar, all’aperto nei pressi della loro sede proporranno per la prima volta uno spettacolo inserito nella programmazione turistica, riproponendo alcuni sketch, scenette e canzoni che hanno fatto parte dei loro spettacoli nei dieci anni di attività. Ci dovrebbe essere poi un altro appuntamento, ancora da confermare, al Tanzerloch di Camporovere, per poter presentare la Ganzega, spettacolo preparato nell’ambito dell’Hoga Zait, il Festival Cimbro, che non ha potuto andare in scena per il maltempo. Silvana Bortoli 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 27 Angelo Roffo a ruota libera su nazionale e sulla sua nuova avventura in un club Pagina a cura di Stefano Angonese Qualcuno, che lo conosce bene, l’aveva previsto, e pure in tempi non sospetti. Praticamente all’indomani dell’annuncio di voler chiudere con la sua grande passione sportiva: l’hockey. << Dategli un po’ di tempo per annoiarsi e poi tornerà >>. Così aveva sentenziato il figlio Luca. E così è stato. Angelo Roffo, spezzino, ma altopianese d’adozione, prima ha ceduto all’irresistibile fascino dell’azzurro, tornando alla guida della nazionale, ed ora ha accettato nuovamente di allenare un club, la Caoduro Diavoli Vicenza, dove troverà pure il figlio Luca. Un’estate intensa, tra lavoro, famiglia e hockey. Un Mondiale concluso da poco, con un quinto posto che ha lasciato un po’ di rammarico, anche se onestamente sembra avere i contorni di un risultato che rispecchia il valore della nazionale che si è presentata a Düsseldorf. Difficile, insomma, fare tanto meglio. Anche se… << Anche se – esordisce Angelo Roffo – come sempre gli episodi hanno pesato, e tanto. Contro la Svizzera, ad esempio, nella partita chiave per il primato nel girone di qualificazione sullo 00 abbiamo preso un palo interno clamoroso con il disco che poi è schizzato via senza trovare la carambola sul portiere. Passare in vantaggio avrebbe significato un altro tipo di match, ma alla fine è andata così e bisogna accettare il verdetto del campo. Nonostante una buona reazione dopo l’eliminazione, però, resta un po’ di amarezza, perché sono convinto che bastava poco per scrivere un finale diverso al nostro Mondiale >>. Episodi, sicuramente, ma quando nelle due partite decisive (e consecutive) non fai neppure un gol è impossibile sperare di fare strada. << Già, non mi era mai accaduto in carriera. La difesa ha retto bene – analizza il tecnico – purtroppo abbiamo pagato un’anomala carenza nella finalizzazione del nostro gioco, anche nelle situazioni di power- play, proprio sul più bello. Un appannamento generale isolato, ma determinante. In ogni caso i ragazzi hanno dato tutto quello che potevano e a loro non ho nulla da rimproverare >>. E a lei? Qualche scelta che non rifarebbe? << Sinceramente no, rifarei tutto perché in quel momento erano le scelte che reputavo migliori. Poi chiaramente tutti sbagliano e tutti possono migliorare >>. Migliorare per arrivare in medaglia, tra un anno, in Italia al prossimo Mondiale? << Sì, ne sono convinto. Questa nazionale, con qualche variazione a livello tattico e qualche ritocco all’organico può farcela. In fondo ce la siamo giocata con tutti all’ultimo Mondiale e lo faremo anche nel prossimo, così come a fine settembre in occasione degli Europ e i . Recupereremo elementi che per vari motivi non hanno potuto dare la disponibilità per il Mondiale. Sarà una nazionale diversa da quella del Mondiale, ma altrettanto competitiva. Penso che una medaglia nella rassegna continentale possa essere l’obiettivo minimo >>. Un 2009 che per l’Italia, e soprattutto per l’inline nazionale, va sfruttato al mas- Stagione 2008/09: lavori in corso Solo dopo il 27 luglio si conoscerà la definitiva composizione dei campionati (e dei relativi calendari) di serie A1 e A2 di hockey inline per la stagione 2008/09. Alla base di questo ritardo, rispetto alle previsioni, una serie di rinunce e di successivi ripescaggi: al forfait dell’Empoli (sostituito dal Milano 17 Rams) si è aggiunto quello (prevedibile) proprio degli Asiago Black Vipers, la seconda formazione del club altopianese, che qualche mese fa aveva conquistato con pieno merito la promozione in A1. Al suo posto dovrebbe esserci il Montebelluna, che avrà tempo fino al 27 luglio appunto per regolarizzare la propria posizione. Se tutto dovesse essere confermato, quindi, la nuova serie A1 sarebbe composta da: Asiago Vipers, Edera Trieste, Milano 24, Vicenza, Arezzo, Civitavecchia, Polet Trieste, Forlì, Torino, Ferrara, Milano 17 Rams e Montebelluna. Per Asiago, dunque, niente derby nella massima serie come già era accaduto nella stagione 2003/04. E forse proprio quell’esperienza, terminata con una squadra campione d’Italia e l’altra retrocessa proprio per mano fatricida, ha probabilmente minato in partenza le fragili fondamenta di questa ipotesi e di un progetto difficile da sostenere, in primis per aspetti tecnici (organici ed obiettivi troppo diversi). Per i Black, dunque, fine della corsa. Come società ripartirà dalla Serie B. Come gruppo si dividerà, rimescolandosi all’interno delle altre realtà della “famiglia”. In particolare una, che rappresenta la novità principale della prossima annata sportiva: una formazione satellite, un vero e proprio “farm team”, in cui i giovani, sostenuti da qual- che “senatore” fuoriuscito dai Black, siano gli autentici protagonisti. Alla guida tecnica ci sarà Riccardo Marobin, che aveva condotto i Black Vipers al salto di categoria. La nuova serie A2 per la prima volta sarà a girone unico risultando così estremamente stimolante, ma alquanto impegnativa, sotto sia l’aspetto tecnico che economico (trasferte importanti, tra cui Roma e Catania). Salvo “ribaltoni” questa dovrebbe essere la nuova serie A2: Asiago Vipers “B”, Modena, Forte dei Marmi, Padova, Mestre, Cittadella, Monleale, Massa, Latina e Catania. simo. << Assolutamente sì. A fine settembre, a Trieste, ci saranno gli Europei, altro appuntamento importante, e poi appunto nell’estate 2009, a Milano, il Mondiale, senza dimenticare i World Games di Taiwan (ma qui i dubbi sulla partecipazione sono davvero tanti ndr) per cui ci siamo qualificati grazie al quinto posto iridato. I due eventi che si svolgeranno in Italia saranno fondamentali per la promozione e la diffusione della nostra disciplina. Non possiamo sprecare questa doppia opportunità. Dovremo lavorare per ottenere il massimo in pista, ma anche oltre la balustra, a livello di immagine, promozione e coinvolgimento dei media, cercando di avvicinare più persone possibile all’inline, anche con l’aiuto prezioso dei club >>. E proprio da un club, Vicenza, Angelo Roffo riparte per una nuova sfida. L’ultima volta che aveva diretto una squadra era stato nella stagione 2006/07, a Padova, nel tentativo (disperato) di evitare ai patavini la retrocessione. Era stato cercato da varie squadre, ma alla fine ha scelto Vicenza, brava anche a giocare d’anticipo. << Ero già stato a Vicenza molti anni fa, all’inizio del movimento inline. Qui conosco tutti e mi piace questa società, la serietà con cui svolge l’attività e la politica di non voler compiere passi azzardati. Vicenza non è una realtà esageratamente ambiziosa, anche se quest’anno vuol provare ad essere protagonista. Qui, comunque, si lavora per costruire gradualmente, rinforzando l’organico, ma senza mai perdere di vista il budget. Vuol dire molto operare e programmare in questo modo. Sono contento della scelta che ho fatto >>. Roffo si appresta a vivere questa nuova esperienza con la solita grinta, la solita voglia di tirar fuori il meglio dai suoi ragazzi. E anche a Vicenza punta al proprio obiettivo, costruendosi attorno un gruppo di “fedelissimi”. << C’è un bel gruppo e sono convinto che possa fare davvero buone cose. I nostri obiettivi di mercato saranno uno per ruo- lo: in porta vorrei Nicola Lobbia (sfumate in precedenza le trattative per il 21 enne portiere della Slovenia Gasper Kroselj e per Stefano Antinori ndr). Sono convinto che se riusciremo ad averlo con noi potrà fare grandi cose, vedrete! Per la difesa il nome è quello di Michael Corradin, unitamente ad un Fabio Rigoni che spero di poter avere a disposizione tutta la stagione e non solo per i playoff. In attacco, infine, ci sarà Walter Widmann, che ritroverà Luca (Roffo) al suo fianco. Davanti vorrei dare spazio e responsabilità ai vari Rigoni (Simone), Pozzan e Maran. Lavoreremo duramente in ottica coppa Italia, perché ritengo sia un traguardo alla nostra portata. Nella prima parte della stagione potremo dar fastidio a tutti gli avversari, ne sono convinto. In campiona- to, invece, cercheremo di chiudere la regular season tra le prime quattro per avere un buon primo turno; poi nei playoff tutto è possibile. Conquistare per la prima volta la finale sarebbe un grande risultato >>. Rimandato, invece, il debutto sul palcoscenico europeo. Vicenza avrebbe il diritto di prendere parte alla Confederation Cup, una sorta di coppa Uefa introdotta quest’anno dal Comitato Europeo, ma la dirigenza sembra intenzionata a rinunciarvi destinando risorse ed energie in ambito nazionale. << Sportivamente un po’ mi dispiace, come ai dirigenti – conclude Roffo – ma ammiro la loro coerenza di non lasciarsi tentare. E’ giusta la politica dei piccoli passi. Per l’Europa ci sarà tempo più avanti >>. 8 l’Altopiano Sabato 26 luglio 2008 www.giornalealtopiano.it 28 Raffica di conferme in casa giallorossa HOCKEY Ecco l’Asiago…aspettando Strazzabosco Nessuna novità sui volti nuovi Pagina a cura di Cesare Pivotto E’ ormai praticamente fatta, a suon di conferme, la <nuova> squadra giallorossa; una campagna acquisti sin qui “fatta in casa”, un organico all’insegna della continuità, com’era stato dichiarato a fine torneo, con pochi cambiamenti. In effetti sono stati tutti confermati i componenti del roster della passata stagione ad eccezione di tre soli nomi: il difensore Loya e gli attaccanti DeFrenza e Stanley (anche se, almeno per quest’ultimo, è stata sua la scelta di non rimanere non accettando l’offerta asiaghese). Dopo la sequenza di difensori, nei giorni scorsi il sodalizio asiaghese ha via via dato ufficialità alla continuità anche sul fronte offensivo, confermando ben 7, anzi 8 attaccanti, dal capitano, veterano di tante battaglie e con ben 8 stagioni in giallorosso alle spalle, l’italo-canadese ormai asiaghese d’adozione John Parco, ad una sequenza di prodotti del vivaio locale: già otto stagioni con la maglia dell’Asiago anche per il 26enne Andrea Rodeghiero, alla quarta stagione in maglia stellata il 22enne Federico Benetti, alla terza, invece, sia il 19enne Matteo Tessari che il 20enne Nicola Tessari, mentre fanno il “bis” il quasi 23enne Filippo Busa ed il non ancora 20enne Gianluca Strazzabosco. La società ribadisce che “così com’è per il reparto difensivo, anche per quello avanzato potrebbero essere previsti dei graduali inserimenti di atleti del settore giovanile atti ad ampliarne il loro bagaglio di esperienza”. L’ottava, ed ultima (in ordine di tempo) conferma è quella del 27enne bomber Damian Surma. Il forte attaccante italo-americano è stato già confermato per quella che sarà il suo terzo campionato con la maglia asiaghese. Giocatore dotato di evidenti, ottime qualità sul piano tecnico, nelle due stagioni passate ad Asiago ha evidenziato però un rendimento poco costante, una mancanza di “affidabilità” che ha spesso “irritato”; proprio per questo, al di là delle sue promesse di “professionalità” nel preparare il suo nuovo ritorno ad Asiago, per lui è stato redatto e firmato un particolare contratto “a rendimento”, contando che l’incentivo economico possa essere lo stimolo giusto per poterlo vedere con continuità mettere sul ghiaccio quelle doti di potenza, concretezza ed esplosività di cui è indiscutibilmente dotato. Con Parco, Johnson e Surma che giocheranno da italiani, sono dunque solo quattro i transfert del roster (Bellissimo, Borrelli, DeMarchi e Grafica Altopiano John Parco Plastino), lasciando quindi spazio ad ulteriori ingaggi di rinforzi stranieri, e di un bomber in particolare. Ma l’obiettivo principale della società giallorossa resta Michele Strazzabosco che, oltre a risultare di fatto, per qualità e rendimento, un vero e proprio “straniero”, dovrebbe anche vestire quei panni del leader, sul ghiaccio come nello spogliatoio, indispensabili per dare a questa squadra, giovane ed eterogenea, compattezza e continuità di rendimento. Michele ha tutte queste peculiarità, tecniche e caratteriali, e proprio per questo il suo ritorno è seguito con grande intensità dalla società, anche se, al momento in cui scrivo, l’ex capitano del disciolto Milano non ha ancora sciolto le sue riserve o, forse meglio, non ha ancora comunicato la sua scelta. Per dare ulteriore rinforzo al reparto difensivo l’Asiago sta puntando anche ad un altro ritorno, contendendolo ad altre agguerrite concorrenti, quello di Carter Trevisani. Euroregione Ice Hockey Challenge 2008. La manifestazione, giunta alla sua sesta edizione, si è consolidata ed è diventata un atteso appuntamento della pre-season nazionale, una sorta di anteprima che ha sempre proposto protagoniste di livello assoluto del panorama italiano, e non solo, anche se quest’anno ci sarà una sola formazione straniera, il Maribor. Si giocherà dall’11 al 14 settembre e saranno due le sedi di qualificazione: Claut (dove si giocherà il girone B, che vede al via Alleghe, Fassa e Valpellice) e, per la prima volta, Asiago (sede del girone A, dove saranno di scena i padroni di casa, il Pontebba e gli sloveni del Maribor, che dovrebbe esserre la più accreditata pretendente alla vittoria finale). La finalissima, che vedrà di fronte le due vincenti dei gironi, si disputerà il 14 settembre a Claut. Michele Strazzabosco Damian Surma Partenze ed arrivi per le altre 7 protagoniste della prossima stagione: CORTINA Arrivi: l’allenatore Paul Adey; Steve Gallace (Valpusteria), Martin Wilde (Vallentuna BK/Svezia) Partenze: Brandin Cote (REVBremerhaven/Germania/Bundesliga), Chris Dyment, Tim Wedderburn, Matt Smith, Jari Suorsa (EK Zell am See/AUT2) ALLEGHE Arrivi: l’allenatore Mike Kelly; Phil Groeneveld (Bolzano). Partenze: David Clarke (Nottingham Panthers/BEL/ Gran Bretagna), Günther Hell RENON Arrivi: l’allenatore Ron Ivany; Andreas Moborg (Straubing Tigers/DEL), Jan Nemecek (Odense/ Danimarca), Corbeil Nicolas (Thetford Mines Isothermic/LNAH), Giulio Scandella (Milano Vipers) Partenze: Jan Vodrazka (Val Pusteria), Alexander Egger (Bolzano), Josh Olson (Bolzano), Kaspars Astashenko, Enrico Dorigatti (Bolzano), Paolo Bustreo. FASSA Arrivi: l’allenatore Stèphane Python; Joseph Ori (Bossier-Shreveport Mudbugs/CHL), Jeremy Van Hoof (Rio Grande Valley Killer Bees/CHL), Owen Fussey (Columbia Inferno/ECHL), Jeff Paul (EV Duisburg Die Füchse/ DEL/Germania) Partenze: Greg Barber (Val Pusteria), Greg Watson (Val Pusteria), David Ceresa (Bolzano), Jarad Bourassa, Terry Harrison Jamie Schaafsma (REV Bremerhaven/Germania) BOLZANO Arrivi: Pasi Hakkinen (Ilves Tampere/Finlandia), Alexander Egger (Renon), Sergejs Durdins (Fort Wayne Komets/ IHL), Carl-Johan Johansson (Moskitos Essen/Bundesliga/Germania), Andreas Bernard (Ora/Egna), Josh Olson (Renon), David Ceresa (Fassa), Nate Dicasmirro (Syracuse Crunch/AHL), Enrico Dorigatti (Renon) Partenze: Phil Groeneveld (Alleghe), Adam Russo (Tours/Francia), Chris Hajt, Neil Petruic, Arpad Mihaly (HC Csíkszereda), Ryan Jardine, Michael Stocker (Merano), Brandon Jon Abel, Max Ansoldi PONTEBBA Arrivi: l’allenatore Vesa Surenkin; Pippo Limnell (HIFK Helsinki/Finlandia), Patrick Rizzo (Val Pusteria), Arto Koivisto (Jokerit Helsinki/Finlandia), Daniel Sparre (Columbia Inferno/ ECHL), Danny Stewart (Basingstoke Bison/ EIHL/Gran Bretagna), Francois-Pierre Guenette (Alaska Aces/ECHL), Lukasz Kisiel (Zaglebie Sosnowiec/Polonia Partenze:Dan Cavanaugh (Villach/Austria), Nick Romano (Tours/Francia), Radoslav Hecl, Johan Carlsson, Konstantin Kalmikov, Ivan Demetz, David Burgess VALPUSTERIA Arrivi: l’allenatore Stephan Mair; Joe Tallari (Manchester Phoenix/ Gran Bretagna), Jan Vodrazka (Val Pusteria), Brendan Bernakevitch (Tillburg Trappers), Greg Barber (Fassa), Greg Watson (Fassa), Thomas Trenker (Egna), Kelly Guard (Junost Minsk/ Bielorussia) Partenze:Calle Bergström (Grenbole/Francia), Jeremy Adduono (Ravensburg/Germania), Zdenek Sedlak (Totempo HVIK/Danimarca), Patrick Rizzo (Aquile Pontebba), Steve Gallace (Cortina), Brent Gauvreau, Joaquin Gage, Johan Ramstedt. 8 l’Altopiano Sabato 26 luglio 2008 www.giornalealtopiano.it 29 Highlands Open 2008 Mappe, foreste e avventura: in una parola orienteering. L’Altopiano di Asiago, per la sua configurazione, si addice molto a questa disciplina sportiva che consiste nel giungere nel più breve tempo ai punti di controllo segnati in una cartina topografica appositamente disegnata. Uno sport per tutte le età, dai bambini sotto i 10 anni ai veterani over 70. Uno sport per A fine agosto in Altopiano le gare internazionali di orienteering rilassarsi, immersi nell’ambiente, o da praticare anche per mettersi alla prova in qualche competizione come ad esempio gli Highlands Open 2008 in programma sull’Altopiano dal 28 al 31 agosto. La manifestazione è organizzata dall’Erebus Orientamento Vicenza. Quest’anno l’HOP è abbinato al Latinum Certamen, la Cop- pa del Paesi Latini, una competizione per le squadre nazionali di lingua latina, la cui terza prova, la long, è anche valida per la Coppa Italia. Le squadre sono composte da 6 atleti, 1 concorrente femmina e 1 concorrente maschio nelle categorie Senior, Junior e Cadetti. Secondo il programma della manifestazione, giovedì Ad Asiago il futuro dello sci da fondo italiano Con un raduno di una settimana, la Nazionale degli aspiranti sci da fondo per Vancouver 2010 ha fatto ritorno ad Asiago. Nella splendida cornice del Kaberlaba, la federazione italiana ha portato i giovani atleti delle squadre maschili e femminili ad Asiago per osservarli nella preparazione estiva fatta di corsa, bici e skiroll. “Qui abbiamo sia atleti appena saliti dalla categoria juniores, sia atleti con più esperienza, acquisita nel circuito mondiale under 23 – spiega Carlo Zoller, primo allenatore della nazionale svizzera fino all’anno scorso – E’ chiaro che qui abbiamo giovani che sperano di poter fare il salto di qualità e gareggiare nella prossima Coppa del Mondo quindi molto motivati.” “Il gruppo è comunque affiatato – aggiunge Pierluigi Costantin alla sua prima esperienza da allenatore – tutti hanno delle buone possibilità di raggiungere traguardi importanti”. “Qui abbiamo il futuro dello sci da fondo italiano – commenta Guido Carli, assessore allo Sport asiaghese – E questo grazie anche all’ospitalità dell’albergo Orthal che ci permette di accolgiere nel migliore dei modi questi atleti che sicuramente ricorderanno l’Altopiano”. 28 agosto sarà dedicato alle prove di allenamento. Venerdì 29 alle 11 prenderà il via la Gara a media distanza, in località Val di Nos di Gallio, valida come 1^ prova della Coppa Latina (Latinum Certamen) e 1^ prova dell’ Highlands Open 2008. Alle 20, nel centro di Gallio, è in programma la cerimonia di apertura con sfilata delle rappresentative nazionali che parteciperanno alla Coppa Latina di Corsa Orientamento. Sabato alle 11 Inizierà la Gara Trail Asiago Coppa Italia, alle 14.30 inizio della Gara Sprint, 2^ prova della Coppa Latina (Latinum Certamen) e 2^ prova dell’ Highlands Open 2008. Alle 17.30 si terrà la Sprint Campioni (Elite)- ASIAGO, evento spettacolare con i migliori atleti mondiali di corsa orientamento. Alle 21 in Piazza Carli ad Asiago le premiazioni individuali (Middle e Sprint). Domenica 31 agosto, alle 9.30, prenderà il via la gara a lunga distanza, in Val Magnaboschi di Cesuna, 3^ prova della Coppa Latina (Latinum Certamen) e 3^ prova dell’ Highlands Open 2008, 6^ prova Coppa Italia di Corsa Orientamento Wre World Ranking Event. Alle 13.30, in centro a Cesuna, la premiazione della gara e la cerimonia di chiusura. S.L. Giovani promesse cercansi A Canove uno stage con gli allenatori delle giovanili dell’Udinese per trenta calciatori Una trentina di giovani calciatori in cerca di squadra sono ospiti da qualche giorno a Canove per uno stage con gli allenatori delle giovanili dell’Udinese Giorgio Zanier e Annunziato Zavettieri. Un idea nata da un incontro tra il presidente del Canove Calcio, Fabio Rebeschini, e i due tecnici che vorrebbero consolidare l’idea in un progetto continuativo da riproporre negli anni successi- vi per tutta l’estate in vari turni. “Sono giovani calciatori con tutte le carte in regola per proseguire la carriera professionistica, ma il sistema è talvolta contorto – spiega Zanier, allenatore della Beretti dell’Udinese che ha conteso la semifinale scudetto di categoria con la Juventus – Oltre a numerosi giocatori dell’Udinese e della Triestina abbiamo inserito qualche elemento valido locale. Il nostro scopo è duplice: quel- lo di proseguire una preparazione tecnica e quello di dare un supporto psicologico e umano a chi, pur conscio delle sue potenzialità, si trova “disoccupato””. A dare man forte ai due tecnici anche il difensore dell’under 17 dell’Udinese e della Nazionale Juri Toppan in qualità di ex allievo; una presenza per dare lustro e stimoli agli altri giovani. G.R. Stage di allenamento per giovani pattinatori lombardi Asiago, quanto sei bella! Esperienza voluta dall’ex portiere dell’Asiago Franco Viale e la moglie Petra Chi mastica hockey non può non ricordare Franco Viale, portiere di valore assoluto per cinque stagioni ad Asiago nei primi anni Ottanta, rimasto legato a questa terra ed a questa gente di cui per anni ha sentito tutto l’abbraccio, il calore, l’affetto; un ricordo che conserva indelebile, che ben si percepisce, chiaro, quando si torna a parlare di quei tempi, belli ancor più perché allora l’hockey era ancora un vero e proprio fatto collettivo, un vero e proprio “sport nazionale” che raccoglieva attorno a sé un po’ tutta la gente. Lo incontro al Palodegar, dove mi aspetta con la moglie Petra Ruhrmann, ex pattinatrice tedesca oggi istruttrice di pattinaggio artistico: sono ad Asiago già dal 7 luglio con un bel nugolo di giovani leve lombarde di questa disciplina del ghiaccio per tre settimane di allenamento. “Era un suo pallino quello di tornare in qualche modo ad Asiago – esordisce Petra – e tanto ha fatto che siamo arrivati qua. Abbiamo portato qua , per ognuna delle tre settimane del programma, una cinquantina di ragazzi e ragazze di età compresa fra i 4 ed i 25 anni e tesserati con la Datch Forum di Assago e la Palataurus di Lecco; le maestre hanno accettato di fare questa esperienza ed ora sono ben felici di questa scelta perché qui si sono trovate benissimo, tutto è così bello”.“E’ vero, l’ho proprio voluta questa esperienza – conferma Franco – ed è stato anche grazie all’interessamento di Angelo (Roffo) se la cosa si è potuta fare. Adesso tutti sono entusiasti, anche molti dei numerosi genitori venuti al seguito dei figli hanno sottolineato positivamente questa esperienza, decantando questa località. Chi non era mai venuto prima ha calorosamente espresso il dispiacere di non esserci venuto prima, tanto è stato colpito in positivo dall’ambiente, dal paesaggio, dalla gente. Io amo questa terra e ho cercato di far apprezzare a chi è venuto le diverse realtà ricettive, paesaggistiche, storiche e turistiche di tutto l’Altopiano”.“Ci è anche piaciuto avviare una sorta di interscambio di esperienze con le tre società locali di pattinaggio artistico – aggiunge Viale – così noi abbiamo utilizzato anche le loro ore di ghiaccio ed alcune loro atlete hanno seguito i nostri corsi. Una bella cosa, positiva; mi piacerebbe che loro potessero unirsi in una sola società più <forte> per ottenere traguardi ancor più elevati”. Anche le maestre sottolineano di essersi trovate bene, trovando molta disponibilità, strutture adeguate ed un ottimo ghiaccio, lamentando solo la mancanza di una palestra o una sala per il balletto. “D’estate si lavora sulla quantità e si fa apprendimento – aggiungono è molto importante fare bene questa fase in vista dell’inizio della stagione agonistica, programmato per settembre. Qui stiamo lavorando benissimo”. “Sta andando tutto così bene – aggiunge Franco - che è nostra intenzione far sì che questa non resti un’esperienza positiva bensì diventi un appuntamento fisso, una sorta di <sede estiva> fissa, stabile. Anzi, posso dire che stiamo già fissando l’appuntamento per il 2009 “.Certamente una cosa importante in chiave non solo sportiva ma anche sotto il profilo turistico. Cesare Pivotto L’A.C. Canove ricorda che sono aperte le iscrizioni al settore giovanile per la prossima stagione. Gli interessati possono contattare Stefano Frigo (tel. 0424 692630) o Desio Rossi (tel 0424 462426) 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 30 “DICERIE” SULLE PATATE DI ROTZO Da qualche anno circolano delle voci assolutamente infondate e faziose circa le patate di Rotzo, che secondo alcuni soloni proverrebbero in parte da altri territori di produzione e verrebbero “spacciate” per patate di Rotzo. Certuni hanno addirittura dichiarato che si sono visti dei TIR scaricare quantitativi consistenti di patate allo scopo di essere messe in vendita come fossero doc. Queste accuse denigratorie sono del tutto prive di fondamenta per le ragioni che di seguito vado ad esporre. Come è noto è stata costituita mio tramite un’Associazione Produttori Patata di Rotzo con una sorta di marchio che è ben visibile stampigliato sui sacchi di iuta di varie dimensioni, per contenere 3 kg, 5 kg, 10 kg, 20 kg. Inoltre i Produttori Associati sono regolarmente iscritti alla Camera di Commercio e pertanto muniti di partita IVA, nonché hanno aderito e sottoscritto un Disciplinare di Produzione “Qualità Ambiente” in attuazione delle Direttive europee in materia di immissione in commercio di prodotti fitosanitari, ivi compresa l’igiene dei prodotti alimentari. Tali discipline sono anche riportate nell’Atto Costitutivo e nello Statuto dell’Associa- “Base Dal Molin, si tenga conto delle esigenze della Comunità locale” Che modi! Mentre il Nostro gli assicura lealtà e sconfinata gratitudine, l’amico yankee non ha riguardi. Il premier italiano? Un dilettante della politica che ha conquistato l’importante carica solo grazie alla sua notevole influenza sui media nazionali. Con una accoglienza così il Nostro, anzichè reagire come giusto, giù invece a giurare che sì, il suo governo terrà fede agli impegni, che nessun ripensamento potrà esserci su una decisione già presa. Insomma il Dal Molin si farà, con buona pace dei vicentini. In forza di un ragionamento molto semplice: si tratta di onorare gli impegni assunti dal governo precedente. Che anche quello di prima rimandava alle intese concluse dal governo che lo aveva preceduto. Ma allora a che gioco giochiamo? Niente; è che nella partita dei rimandi c’è sempre lui, oggi come l’altroieri; e con una logica così non c’è più spazio per replicare! Con tutto rispetto per l’alleato è possibile conoscere i termini dell’intesa o almeno le procedure seguite per raggiungerla? Si fa un grande richiamo agli obblighi internazionali; ma questi obblighi non a tutti sono noti e comunque sarebbe opportuno farli conoscere per l’utilità generale. O sono tabù? Ci saremmo aspettati che almeno le istituzioni preposte ne fossero informate. Ci si chiede perché tanto mistero perfino con gli addetti ai lavori: Governo, Parlamento, Comune. A proposito. Con il Comune si è andati alla leggera; approfittando del famoso legame con il premier, il sindaco ha dato la sua entusiastica adesione a scatola chiusa. Il piacere a un compare ha fatto aggio sulle sorti della città. Se da un lato rimane aperto il contenzioso sulle modalità con cui è stata raggiunta la fantomatica intesa tra governi, dall’altra i cittadini chiedono garanzie per la costruzione della base militare. Viene sacrificato l’aeroporto, si distrugge un quadrante di verde, si consumano servizi e si impegnano infrastrutture già insufficienti, si sottrae al controllo un importante settore della città. Aspetti tutti (servizi, verde, forniture, urbanistica, infrastrutture) di stretta competenza comunale; il governo non può ignorare quelle preoccupazioni né, tanto peggio, passarvi sopra con aria di supponenza. Farebbe bene invece confrontarsi con il sindaco per contemperare le giuste esigenze della comunità locale con le scelte, appunto perché neppure nazionali, dalle imprevedibili implicazioni. Che se l’amico yankee non ha avuto riguardi neppure per il premier nell’incontro in Giappone, non possiamo illuderci su quello che ci toccherà per aver espresso perplessità sul progetto. Mi sa che invece di avere il governo a fianco per sostenere le nostre esigenze dovremo contattare direttamente la Casa Bianca improvvisando ministro degli esteri il nostro sindaco. Ma che modi. Giovanni Bertacche [email protected] zione “Produttori Patata di Rotzo”. Ogni anno la semente, come ho già scritto in precedenza, arriva direttamente dall’Olanda e su ogni sacco è apposto un cartellino con il certificato di provenienza e le varie componenti della patata da semente, nella quale l’Olanda si è specializzata. Nel Disciplinare è anche riportata la descrizione del prodotto e dell’organizzazione, che riporto testualmente: “La patata coltivata nella zona di Rotzo è riconosciuta da tempo per le caratteristiche organolettiche che la contraddistinguono e la fanno apprezzare tra i piatti della cucina veneta. Le qualità specifiche derivano dalle condizioni ambientali e pedologiche dell’area di coltivazione. Condizioni ambientali caratterizzate da temperature medie estive ottimali per la crescita della pianta ( 18 – 20° C) e piovosità primaverile elevata ne assicurano la perfetta maturazione. L’escursione termica tra giorno e notte favorisce l’accumulo di amido. I parametri pedologici rappresentano l’altro fattore valorizzante grazie alla tessitura prevalentemente sabbiosa dei depositi morenici, al drenaggio dell’acqua assicurato dalla natura calcarea del sottosuolo e una profondità superiore ai 60 cm”. E’ evidente che avendo sottoscritto questo disciplinare, i produttori associati sono soggetti a dei controlli e possono essere anche prelevati dei tuberi per l’analisi presso l’Istituto di Genetica di Lonigo. Pertanto sono assolutamente improponibili delle contraffazioni o delle immissioni sul mercato di un prodotto analogo con le stesse caratteristiche.Alcuni portano in campo l’argomentazione che non è possibile che la modesta quantità di patate prodotta nella campagna di Rotzo sia presente sul mercato per diversi mesi anche nei centri e negozi di pianura, nonché nei supermercati o nei centri di smistamento ortofrutticoli, ecc. Quest’anno sono state avvertite le finanze, le quali faranno un’indagine a tappeto su tutti i negozi dove sono esposti i cartelli “PATATE DI ROTZO” e verificheranno se sui sacchi compare la stampigliatura del marchio, il cartellino con il nome del produttore e partita IVA, allo scopo di accertare l’origine del prodotto. Com’è risaputo la patata di Rotzo è molto apprezzata e sempre più richiesta, al di là delle malignità e delle in- sinuazioni che molti perdigiorno da bar continuano a blaterare, senza cognizione di causa. Può bastare la parola autorevole del compianto Mario Rigoni Stern, che sapeva veramente apprezzare la qualità delle nostre patate, al punto da fare nel suo libro la seguente citazione: “Sempre più vuoti sono i paesi della Alpi. Eppure amiamo la nostra terra. Oggi sono andato a fare provvista di patate in un paese di 600 abitanti diviso in tre frazioni. I campi al sole, gli orti davanti alle case, il bosco che avanza e la montagna alle spalle; lindore, aria pulita, gente serena che poco chiede. Gli altri nativi sono andati in Canada, Australia, Francia … il ragazzo dal quale ho comprato due quintali di patate concimate con il letame e coltivate senza prodotti chimici dopo aver dissodato un terreno vegro (pascolo non brucato), è diplomato, ma piuttosto che scendere a lavorare in città o emigrare, preferisce stare quassù con maggior lavoro e minor guadagno” da “Sentieri sotto la neve” Ed. Einaudi Edoardo dr. Sartori In nome e per conto dei Produttori Associati La nostalgia dell’albero PepPino C’era una volta.. perché é così che cominciano tutte le favole, un albero di nome PepPino. Viveva in un grande e verde parco di un piccolo paesino che nessuno conosceva, PepPino era stato per molto tempo un albero felice, era cresciuto saldo e forte e ne aveva viste di tutti i colori...si, tutti i colori, dal bianco freddo dell’inverno, al verde acceso e intenso che nasce con la primavera e che esplode in un tripudio di colori durante l’estate per arrivare ai colori spenti dell’autunno che ricordano l’arrivo di un’ altro inverno. Durante uno di quegli autunni tristi Peppino cominciò a soffrire di solitudine, durante l’estate una tromba d’aria aveva spazzato via i suoi amici più cari, quelli che vivevano attorno a lui da moltissimi anni ormai. PepPino voleva andarsene da quel parco, voleva viaggiare e vedere finalmente il mondo perché pensava di ritrovare la felicità che aveva perso dopo quella inaspettata tromba d’aria. Ci pensò parecchi giorni e, appena prima dell’ arrivo della neve, sfilò pian piano le sue radici dal terreno e si incamminò verso paesi lontani. Oltrepassò le montagne verso la Svizzera, l’Austria e la Francia dove si fermò in attesa del passare dell’ inverno, alla nascita del primo fiore si diresse verso la Spagna e il Portogallo, conobbe tantissimi alberi dei quali non conosceva neppure l’esistenza, vide giardini coperti da mille colori diversi, parchi e boschi e amici animali che provenivano da mare, terra e cielo. Passò dei momenti incantevoli ma anche in quei momenti così gioiosi sentiva nel cuore una sensazione strana, come una tristezza di fondo che PepPino non riusciva proprio a spiegarsi! Si stabilì in un boschetto non molto lontano dal mare in quanto un’ altro inverno era alle porte e una sistemazione fissa era indispensabile. Passò non molto tempo e PepPino cominciò a sentire che quella tristezza che sentiva cresceva ogni giorno di più, ora riusciva a darle un nome: era nostalgia del suo parco, delle sue care montagne. Deperiva giorno per giorno, i suoi aghi ingiallivano e poi cadevano e un fiume di lacrime di resina lo ricoprivano. Voleva tornare a casa sua, si lo voleva veramente!! Non sapeva come fare quando ad un certo punto ricordò che una volta suo nonno gli aveva parlato di una fatina dei boschi che “aiutava chi aiuto cercava”, così ci provò! Chiamò la fatina dicendo che voleva tornare a casa, dov’era nato e cresciuto, ad un certo punto apparve una meravigliosa fatina che, nel vederlo così malconcio, si commosse e con uno schioccar di dita riportò PepPino proprio nel suo parco, nello stesso posto di prima! Attorno a lui riconobbe le sue amate montagne e gli alberi amici, respirò a pieni polmoni l’aria di casa e subito gli sembrò di non essersene mai andato! Anche la natura quel giorno volle festeggiare il suo ritorno e così dal cielo cominciarono a scendere tanti piccoli fiocchi di neve che lo ricoprirono dolcemente, come un mantello, a poco a poco tutto intorno diventò silenzioso e candido. Quante volte PepPino aveva sognato quel momento, la nostalgia di casa era troppo forte ma ora era in pace e calde lacrime di resina scesero dai suoi rami, era veramente felice. Era a casa! Marina Bussolaro 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano Da sabato 26 luglio a venerdì 8 agosto Il Sole ai primi di agosto sorge alle 4.58 e tramonta alle 19.42 Un santo per volta: Gaetano di Thiene (Vicenza, ottobre 1480 – Napoli, 7 agosto 1547) è stato un sacerdote italiano, cofondatore dell’Ordine dei Chierici Regolari Teatini; nel 1671 è stato proclamato santo da papa Clemente X ed è detto il Santo della Provvidenza. Sulla data di nascita non ci sono certezze, la famiglia era dei conti di Thiene, ultimo dei tre figli del conte Gasparo di Thiene e della contessa Maria da Porto: gli venne imposto il nome di uno zio appena scomparso, un canonico docente di diritto all’Università di Padova, che era nato a Gaeta. Nel 1504 si laureò a Padova in diritto civile e canonico; venne chiamato a Roma come segretario particolare di papa Giulio II nel 1506 e gli venne anche conferito il titolo di Protonotario Apostolico. Divenne sacerdote. Iniziò a prestare servizio presso l’ospedale di San Giacomo degli Incurabili e si iscrisse alla Compagnia dell’Oratorio del Divino Amore. Tra il 1520 e il ‘23 fu a Venezia, dove fondò l’Ospedale degli Incurabili alla Giudecca. Per difendere i poveri dagli usurai, promosse l’istituzione del Monte di Pietà, nel 1539, da cui poi trarrà origine il Banco di Napoli. Morì domenica 7 agosto 1547 e fu sepolto nella basilica di San Paolo Maggiore. Il 7 agosto 1957 moriva l’attore comico Oliver Norvell “Babe” Hardy, meglio conosciuto in Italia col nome d’arte di Ollio, compagno di scena dell’altrettanto noto Stanlio. Laurel e Hardy avevano creato una delle più famose coppie comiche di tutti i tempi. Cominciarono la loro produzione di lungometraggi alla fine del ’27, con capolavori della comicità quali The Battle of the Century (1927) (un film memorabile per la più grande battaglia di torte mai girata), e molti altri. Oliver era un grande esecutore delle indicazioni di Stan, regista-attoremontatore-scrittore dei loro film. «Chiedi a Stan» era la frase che diceva spesso quando gli venivano chieste delle opinioni sul copione. Perciò Stanlio, che sullo schermo appariva come un mentecatto, era in realtà il genio creativo, mentre Ollio, il saccente nei film, nella vita privata era piuttosto pigro ma si impegnava a fondo sul set per realizzare le idee degli altri. Questa grande forma di rispetto reciproco rese salda l’amicizia tra i due durata per più di trent’anni, senza mai un litigio - almeno stando a tutte le fonti ufficiali. Hardy fu colpito da un forte attacco di cuore verso la fine del 1955, un anno dopo un ictus lo portò alla semiparalisi. Muore 7 agosto del 1957 all’età di 65 anni, E’ oggi seppellito nel Masonic Garden del cimitero Valhalla Memorial Park Cemetery a nord di Hollywood. Due proverbi due Bear lusteg ist in vraitag, boant in sastag (trad: Chi è allegro il venerdì, piange il sabato). Iuk me hunte, iuk me bolfe, iuk net’ in kindarn un ‘me alten manne. (trad: Batti il cane, batti il lupo, ma non batter però i bimbi e l’uomo vecchio). Domenica 27 luglio SASSO DI ASIAGO: TOTAL – Via Chiesa TRESCHE’ CONCA: AGIP – Via Campiello 56 Domenica 3 agosto CANOVE: OIL – Via Roma 105 In periodo stagionale il turno di chiusura è facoltativo. Riportiamo i nominativi dei distributori in turno di apertura Domenica 27 luglio SASSO DI ASIAGO: TOTAL – Via Chiesa TRESCHE’ CONCA: AGIP – Via Campiello 56 Domenica 3 agosto CANOVE: OIL – Via Roma 105 Il Giornale pubblica le Vostre lettere! Inviatele a: Giornale dell’Altopiano e-mail: [email protected] Per favorire il lavoro della redazione sarebbe preferibile riceverle via posta elettronica. E’ comunque possibile inviarle all’indirizzo: Piazzetta delle Poste n.3 36012 Asiago Si ricorda che, per poter essere pubblicate, le lettere devono riportare sempre firma e indirizzo e numero di telefono del mittente. La redazione si riserva anche eventualmente di ridurre, modificare o non accettare eventuali testi di cattivo gusto. 31 l’Altopiano a cura di Giovanni Dalle Fusine Sabato 26 luglio. SS. Anna e Gioachino. È il 207° giorno dell’anno, mancano 158 giorni alla fine del 2008 Domenica 27. SS. Natalia e Liliana Lunedì 28. SS. Nazario e Celso Martedì 29 . S. Marta. Mercoledì 30. SS. Pietro Crisol. e Donatella Giovedì 31. S. Ignazio di Loyola. Luna nuova alle ore 03.20 Venerdì 1 agosto. S. Alfonso. Luna nuova alle ore 11.14 Sabato 2. S. Eusebio. Domenica 3. S. Lidia Lunedì 4. S. Giovanni m.v. Martedì 5. S. Emidio. Mercoledì 6. Trasfigurazione di Gesù. Giovedì 7. SS. Gaetano e Donato. Primo quarto di Luna alle ore 05.35 Venerdì 8. S. Domenico. Primo quarto di Luna alle ore 21.21 Appuntamenti: 10^ Festa dell’Emigrante 27 agosto, Piazza dei Signori, Vicenza è stata scelta come sede per ospitare quest’evento in concomitanza con l’anniversario del cinquecento anni dalla nascita di Palladio. Programma: 10.00 ritrovo in Piazza dei Signori seguito dalla sfilata in centro storico; ore 11.00 celebrazione della Santa Messa presso il Duomo. Ente organizzatore: Ente Vicentini nel Mondo in collaborazione con il Comune e la Provincia di Vicenza e la Camera di Commercio Infoline: 0444/325000 www.giornalealtopiano.it ARIETE Siete alle prese già da qualche tempo con la presenza di Urano nel vostro segno: per molti di voi questo sta significando sconvolgimenti speciali, che porteranno però a una nuova stabilità. Chi ha già fatto un incontro può cominciare di renderlo stabile con un matrimonio o un divorzio, a seconda della situazione personale. TORO Nettuno resterà ancora a lungo nel vostro segno, aprendovi nuovi inesplorati orizzonti. L’amore sarà al centro di cambiamenti epocali, seguito dal lavoro, e soprattutto dalla vita spirituale, di cui ultimamente vis siete occupati poco o che reclama maggiore attenzione. Vi si prospetta, insomma, una nuova e più complessa dimensione della psiche. GEMELLI Giove protegge ogni vostra iniziativa e lo sapete: siete quindi nelle condizioni di realizzare un vostro antico desiderio sia che riguardi l’amore, sia che si tratti di rapporti di amicizia o di lavoro. Dovrete però scegliere in quale settore vivere il favore del destino, magari trascurando tutto il resto, per concentrarvi su ciò che in questo momento è più importante. CANCRO Cominciate a riflettere su come affrontare le positive novità che stanno per travolgervi o rischiate di trovarvi impreparati e quindi poco pronti a cogliere l’essenza degli eventi. In amore si aprono nuove prospettive, specialmente se saprete riconoscere i segnali che il destino vi sta inviando. Nel lavoro invece sarà meglio procedere con più ordine. LEONE Quando qualcuno ha l’ardire di criticarvi esplodete, senza riflettere sulle conseguenze, rischiando spesso di ferire chi vi vuole bene. Eppure nel campo degli affetti c’è aria di novità, peccato che la Sabato 26 luglio 2008 L’Altopiano srl - Società unipersonale Registrazione n. 10/02 del 04/12/2002 presso il tribunale di Bassano del Grappa Telefono servizio lettori: 348 - 3138606 Telefono servizio abbonati 349 - 6548872 Telefono per inserzioni pubblicitarie 338-1460517 E-mail: [email protected] Direttore responsabile: Stefania Longhini Segretaria di redazione: Silvana Bortoli In redazione: Giovanni Dalle Fusine, Cesare Pivotto, Luigi Frigo Bettinado, Egidio Zampese, Martina Rossi, Gerardo Rigoni, Stefano Angonese, Stefania Simi, Giovanni Rattini, Beppa Rigoni Scit Hanno collaborato: Virginia Gianello, Aurora Carli, don Marco Pozza, Sergio Bonato, Francesca Rodeghiero, Danilo Bogoni Responsabile grafico e impaginazione: Fabrizio Favaro Impaginazione: Davide Degiampietro - Grafica Altopiano Foto: Foto Verona - Archivio Giornale Stampa: Centro Stampa delle Venezie Via Austria, 19/b - 35217 Padova VENDESI APPARTAMENTO IN ZONA MONTE COGOLIN A RUBBIO. CUCINA, BAGNO, GARAGE, 6 POSTI LETTO. PREZZO MOLTO INTERESSANTE. TEL. ORE PASTI AL 0761 518267. VENDESI VW PASSAT VARIANT 2.0 TDI 140CV 4X4 GRIGIO MEDIO, ANNO 12/2007, 14.000 KM, FULL OPTIONAL VERSIONE HIGHLINE, 4 GOMME TERMICHE CON CERCHI AGGIUNTIVI. PREZZO SUPER. TEL. 347 9898631 mancanza di chiarezza guasti l’atmosfera. Rinviate un incontro che appare impegnativo a quando avrete migliori elementi di giudizio. VERGINE Otterrete un grande risultato con uno sforzo minimo, a patto di saper mettere in pratica suggerimenti del destino, che vi propone di rinunciare al superfluo e consolidare il necessario. Nella vita di coppia lavorate a una migliore impostazione del rapporto, per quel che riguarda non solo l’intimità, ma anche la collaborazione reciproca. BILANCIA Saturno vi fornisce elementi per una più attenta valutazione della realtà, che vi saranno utili per trovare nuove soluzioni a vecchi problemi. Nell’amore sarà meglio abbandonare un’illusione e lavorare alla realizzazione di un rapporto più stabile, anche se non meno passionale. Nel lavoro e nelle questioni di denaro fatevi avanti con prudenza e tempismo. SCORPIONE Marte nel vostro segno continua a infondervi coraggio, ottimismo e capacità d’azione, con vantaggi evidenti sia in amore, sia nei rapporti di lavoro. Nelle amicizie è il momento di fare un’accurata selezione. Nell’amore, invece, siate in grado di farvi avanti con successo, anche nel caso ci fossero difficoltà marginali da non sopravalutare. SAGITTARIO Attenti come siete ai mutamenti astrali, vi sarete sicuramente accorti che Giove è opposto al vostro segno. La sua presenza si traduce in quel tanto di fredda ragionevolezza che vi aiuta a frenare gli eccessi e a bilanciare la vostra estrosa sensibilità. Nei sentimenti siate generosi e affronterete con il partner quegli argomenti che finora avete cercato di evitare. CAPRICORNO Potete serenamente affrontare un argomento che avete finora considerato tabù, sulla base di recenti novità che hanno arricchito il vostro panorama e vi danno ora modo di affrontare con successo ciò che vi sta più a cuore. Se è l’amore, potete perfino permettervi un approccio originale che sorprenda piacevolmente il partner. ACQUARIO La protezione di Giove vi permette di realizzare un progetto cui tenete e che avete tenuto in caldo, in attesa di ulteriori elementi di valutazione. Se è l’amore il campo dove volete ottenere di più, sforzatevi di mostrare maggiore generosità verso il partner, che si sente un po’ trascurato. Nelle questioni di lavoro tenete sotto controllo le voci di corridoio. PESCI Le novità che attendete da tempo sono vicine, quindi evitate di sollecitarle a sproposito, spinti dalla vostra abituale fretta. Negli affetti utilizzate saggiamente una breve vacanza e vedrete che l’amato bene vi cadrà ai piedi. Nel lavoro, invece, cercate di mostrare la nostra disponibilità ai cambiamenti, ma fatelo con discrezione. 8 Sabato 26 luglio 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 32