Vai alla newsletter.
Transcript
Vai alla newsletter.
Centro Studi Osservatorio Territorio e Aree Urbane Politiche territoriali Newsletter n. 20/2013 a cura di Giuliana Giovannelli e Alessandra Graziani Sommario: News dai territori: Regione Emilia Romagna: Regione Lombardia: Regione Toscana: Regione Umbria: SAIE: Terremoto. Il Piano annuale 2013-2014 prevede 656 interventi di recupero Riqualificazione urbana, a Sesto San Giovanni (Milano) intervento tra i più grandi d'Europa. Firmata la convenzione per la realizzazione della Città della Salute e della Ricerca sulle ex aree Falck; Quasi 17 mln di euro per la difesa del suolo Nuova legge urbanistica: vincolo di inedificabilità totale sui terreni agricoli Pericolosità sismica locale, la prima cartografia online News nazionali: Politiche territoriali: Politiche abitative: Programma “6000 campanili”: Rapporti e studi: Eventi: Dissesto idrogeologico, la Camera impegna il Governo a stanziare 500 milioni l'anno; Al via il concorso ECO_LUOGHI Progetti di Rigenerazione Urbana I fondi del “Piano per la casa” del Governo contenuto nel D.L. 102/2013 – Nota esplicativa del MIT Il 24 ottobre il click day per le domande La risposta delle città a un futuro incerto: soluzioni resilienti MADE EXPO’: Al Forum Tecnologie e Costruzioni proposte e soluzioni per ridurre il rischio sismico; MADE EXPO’:"Re-Building Riuso Rigenerazione" nell'area Smart Village: SAIE: BetterBuilding comincia da un buon programma di rigenerazione urbana News dai territori: Regione Emilia Romagna: Eventi: SAIE: Terremoto. Il Piano annuale 2013-2014 prevede 656 interventi di recupero 02/10/2013. Il punto sulla ricostruzione delle zone emiliano romagnole colpite dal sisma e il quadro attuale dei progetti in cantiere sarà il focus di "Ricostruiamo l'Emilia. Le esigenze, i finanziamenti, i controlli", uno dei General Meeting previsti da Forum SAIE Better Building & Smart Cities. Ad aprire i lavori Giancarlo Muzzarelli, Assessore alle Attività Produttive della Regione Emilia Romagna che introdurrà, tra gli altri, l'intervento di Maurizio Lupi, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. La Giunta vara il Piano annuale 2013-2014 per la riparazione e il ripristino delle opere pubbliche, dei beni culturali e dell'edilizia scolastica e universitaria danneggiati. Previsti 656 interventi per un importo 530 milioni di euro. L'assessore regionale Alfredo Peri: "Un Piano di portata straordinaria che avrà una incidenza rilevante sull'assetto urbanistico ed edilizio delle cittadine e dei paesi colpiti dal sisma" Varato il Piano annuale 2013-2014 per la riparazione e il ripristino delle opere pubbliche, dei beni culturali e dell’edilizia scolastica e universitaria danneggiati dal sisma del maggio 2012: 656 gli interventi finanziati per un importo complessivo di 530 milioni di euro. Il provvedimento è stato oggi a Bologna dagli assessori regionali Alfredo Peri (Programmazione territoriale ed urbanistica) e Gian Carlo Muzzarelli (Attività produttive), da Enrico Cocchi (Direttore generale Regione Emilia-Romagna) e Alfiero Moretti (tecnico struttura del Commissario delegato alla ricostruzione). I Piani annuali 2013-2014 riguardano le opere pubbliche per un importo complessivo di circa 134 milioni di euro (pari a circa il 25% del totale, per 180 interventi), e i beni culturali soggetti a tutela per circa 282 milioni di euro (pari a circa il 53% per 357 interventi). È stato anche predisposto separatamente, per via della fonte di finanziamento, il Piano per l’edilizia scolastica e università, che ammonta a 105 milioni di euro (circa il 20% del totale) per 119 interventi. Sono stati, inoltre, accantonati circa 9 milioni per interventi in cui siano presenti proprietà miste pubbliche/private/Umi che incidono sulla somma totale di 530 milioni per circa il 2%. La parte predominante dei Piani è rappresentata dagli edifici che sono soggetti a tutela (Decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 ‘Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio’): su 656 interventi questi sono 411 (per 343,5 milioni di euro), pari a circa il 65% del totale. Il provvedimento, approvato dalla Giunta regionale, è stato predisposto dalla Struttura tecnica del Commissario delegato alla ricostruzione e presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, in seguito a un lavoro di rilevamento preliminare effettuato con la collaborazione dei comuni interessati dal sisma, con la Direzione regionale del Ministero per i beni e le attività culturali e con la Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna. Centro Studi “Sapere che un’area è sismica, sapere come si comporta e come si deve costruire è fondamentale. La pianificazione detta i tempi e i modi secondo i quali occorre costruire per la sicurezza del territorio e soprattutto del cittadino.” «La predisposizione del Piano - ha sottolineato Alfredo Peri, assessore regionale alla programmazione territoriale ed urbanistica - è il frutto di un intenso lavoro svolto insieme a Comuni, diocesi, conferenza episcopale, sovrintendenza e altri soggetti, locali e statali, che hanno proprietà interessate dagli interventi di ricostruzione o ristrutturazione. Si tratta di una parte importante del patrimonio culturale, religioso e anche pubblico. Questo Piano ha una incidenza rilevante sull’assetto urbanistico ed edilizio delle cittadine e dei paesi». Con la redazione di un Piano annuale 2013-2014 sono state assegnate le risorse necessarie per l’attuazione di un primo stralcio del Programma (che complessivamente comprende 1509 interventi per un importo di 1 miliardi e 330 milioni di euro) delle Opere pubbliche, dei Beni culturali e dell’edilizia scolastica e universitaria, finanziando gli interventi più urgenti secondo le priorità già individuate. La scelta delle priorità degli interventi «è avvenuta – ha aggiunto Peri - in base ai criteri indicati dalla legge regionale, e da uno stretto confronto con i Comuni e le diocesi. Mentre per quanto riguarda la tempistica dei cantieri, si prevede che nel giro di pochi mesi potranno partire già gli interventi meno complessi; in molti casi i soggetti attuatori dispongono già dei progetti preliminari». Con il provvedimento - predisposto con il coinvolgimento delle strutture regionali ed è stato partecipato dagli Enti attuatori - è stato anche approvato il regolamento che contiene le disposizioni legislative alle quali gli enti attuatori dovranno scrupolosamente attenersi, le tipologie dei lavori ammissibili e finanziabili, in particolare per quanto attiene il restauro attraverso la riparazione con rafforzamento locale o il ripristino con miglioramento sismico dei beni culturali. «Si tratta di un provvedimento straordinario, per interventi e risorse, che avvia la ricostruzione del cuore delle nostre comunità. Questo provvedimento – sottolinea l’assessore regionale alle attività produttive Gian Carlo Muzzarelli – è un ulteriore e importante tassello di una ricostruzione che sta procedendo a passi spediti anche sul fronte delle imprese e delle abitazioni». I vari piani contengono, suddivisi per tipologie, gli interventi che hanno ricevuto i finanziamenti in base alle priorità e percentuali condivise, calcolate sul danno complessivo subìto e riferite alla somma totale dei fondi disponibili per l’annualità 2013-2014. Tutte le tipologie del Programma sono state accorpate in otto raggruppamenti così individuati: strutture sanitarie, comuni e province, edilizia scolastica e università, enti religiosi, beni demaniali e beni ecclesiastici di proprietà pubblica, opere di bonifica e irrigazione, monasteri conventi sinagoghe e ex chiese e conventi, proprietà miste pubbliche e private. I raggruppamenti delle tipologie che hanno avuto il maggior numero di interventi sono: Comuni e Province per un importo complessivo di circa 160 milioni di euro (pari a circa il 30%, per 264 interventi), gli Enti religiosi per un importo complessivo di circa 125 milioni di euro (pari a circa il 24%, per 169 interventi), seguono le strutture sanitarie e le opere di bonifica e irrigazione. Fonte: sito internet edilio Regione Lombardia: Riqualificazione urbana, a Sesto San Giovanni (Milano) intervento tra i più grandi d'Europa. Firmata la convenzione per la realizzazione della Città della Salute e della Ricerca sulle ex aree Falck 1/1072013, Da città dell'acciaio a città della ricerca. Il Comune di Sesto San Giovanni (Milano) cambierà volto grazie alla convenzione per la realizzazione della Città della Salute e della Ricerca sulle ex aree Falck, firmata dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e dal sindaco di Sesto Monica Chittò. “Grazie all'impegno e alla volontà di Regione Lombardia una delle più importanti aree dismesse d'Europa tornerà a vivere attraverso un'opera di caratura internazionale”, ha commentato l'assessore regionale al Territorio, Urbanistica e Difesa del suolo Viviana Beccalossi. “Un intervento che andrà a valorizzare tutto il Nord Milano e che garantirà la bonifica di terreni per troppi anni abbandonati a se stessi, oltre che sviluppo e occupazione”, ha sottolineato Beccalossi. Nuovo polo per la ricerca sanitaria “La città della Salute e della Ricerca non sarà solo un istituto clinico ma un polo di ricerca sanitaria pubblica”, ha aggiunto il vice presidente della Regione ed assessore alla Salute Mario Mantovani. “In questi mesi si è polemizzato e scritto molto sul fatto che Sesto San Giovanni non è Milano e secondo alcuni è una periferia. Per noi non è così – ha dichiarato il governatore della Lombardia Roberto Maroni - perché per noi non esiste periferia o centro, esiste il territorio e questo è il centro da cui partiranno poi una serie di iniziative, per valorizzare questo investimento sul futuro, un investimento strategico per il modello sanitario lombardo, un investimento rilevante anche in termini economici per la Regione Lombardia”. Progetti preliminari entro gennaio 2014 Il rispetto dei tempi prefissati è la parola d'ordine. “Vogliamo che tutto sia fatto nei tempi previsti - ha aggiunto Maroni - e vigileremo con gli organi preposti a cominciare già dalle bonifiche di novembre. Vogliamo che tutto avvenga nel modo più rapido ed efficiente possibile, rispettando i tempi previsti, che sono molto stretti, visto che, già nel gennaio 2014, vogliamo che la stazione appaltante, ovvero Infrastrutture Lombarde, disponga dei progetti preliminari”. Stretta collaborazione tra Regione e Comune di Sesto “Con il sindaco di Sesto San Giovanni lavoreremo in stretto contatto per un coordinamento concreto, perché tutto l'ingente lavoro che abbiamo davanti proceda senza intoppi”, ha assicurato il presidente di Regione Lombardia. Fonte: sito internet casa e clima Centro Studi Regione Lombardia: Quasi 17 mln di euro per la difesa del suolo 01/10/2013. Un totale di 16,7 milioni di euro che andranno a finanziare decine di opere a salvaguardia del territorio. E' quanto è riuscita a stanziare la Regione Lombardia, in uno “sforzo straordinario a favore delle popolazioni dei centri abitati, che si trovano in zone particolarmente a rischio e per tutelare ambiente, paesaggio e attività economiche”, come sottolinea Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio, Urbanistica e Difesa del suolo. PROGRAMMA TRIENNALE DI INTERVENTI PRIORITARI. L'annuncio dopo l'approvazione, da parte della Giunta, del 'Programma triennale di interventi prioritari di manutenzione dei corsi d'acqua e difesa del suolo nei bacini lombardi'. In particolare 11 milioni di euro sono stati destinati a 47 interventi nelle province di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza e Brianza, Pavia e Varese. Altri 1,58 milioni sono stati stanziati per gli interventi di mitigazione del rischio idraulico dell'area Nord di Milano, mentre 4,2 milioni sono state destinati alle comunità montane della Provincia di Sondrio (Valtellina). “ABBIAMO DATO PRIORITÀ ALLE SITUAZIONI PIÙ A RISCHIO”. ''Le richieste raccolte in tutte le province hanno superato di gran lunga l'attuale disponibilità", spiega l'assessore. Le opere non finanziate sono state incluse in un elenco, pronte ad essere avviate una volta trovate nuove risorse finanziarie per la Regione. OPERE FINANZIATE. Di seguito, l'elenco degli interventi prioritari finanziati (11 milioni di euro), suddiviso per provincia. BERGAMO (2.670.000 euro complessivi) Albino: caduta massi su centro abitato e strada provinciale (350.000 euro); Colere: sistemazione idraulica torrente Rino (200.000 euro); Costa Volpino: caduta massi via Nazionale (600.000 euro); Mezzoldo: barriere paramassi (40.000 euro); Palazzago: messa in sicurezza dissesto area cimiteriale (250.000 euro); Predore: caduta massi su centro abitato via Duago (100.000 euro); Songavazzo/Rovetta: manutenzione idraulica torrente Borlezza e valle del ponte per Songavazzo (150.000 euro); Sovere: consolidamento versante via Bottaini (100.000 euro); Ubiale Clanezzo: consolidamento muro sostegno via Moro (180.000 euro); Valbondione: manutenzione opere paravalanghe (700.000 euro). BRESCIA (2.895.000 euro) Anfo: regimazione idrica torrente Re di Anfo, (150.000 euro); Barghe/Provaglio val Sabbia: monitoraggio dissesto versante e primi interventi messa in sicurezza (200.000 euro); Bienno: consolidamento briglia torrente Grigna (200.000 euro); Bione: sistemazione frana (185.000 euro); Botticino e Rezzato: manutenzione idraulica (150.000 euro); Botticino: vasca di laminazione (400.000 euro); Breno: vasca trattenuta materiale solido torrente Val D'Astrio (250.000 euro); Comuni vari: interventi prioritari sistemazione idrogeologica Val Trompia (620.000 euro); Darfo Boario Terme: messa in sicurezza versante a monte strada Darfo-Esine (150.000 euro); Esine: realizzazione contro briglia e svaso lungo torrente Cavena (140.000 euro); Pian Camuno: manutenzione Idraulica torrenti e monitoraggio frana (250.000 euro); Vione: sistemazione frana Val Canè (200.00 euro). COMO (630.000 euro) Albavilla: completamento by pass idraulico Valle Molinara (280.000 euro); Caslino d'Erba: ripristino difese idrauliche torrente Piott tra centro urbano e Alpe Prina (200.000 euro); Vercana: completamento opere regimazione Valle Casso e formazione vasca trattenuta materiale (150.000 euro). CREMONA (400.000 euro) Cremona manutenzione straordinaria Cavo Morbasco (400.000 euro). LECCO (513.000 euro) Ballabio manutenzione opere difesa caduta massi Corno Ratt e altre località a rischio (50.000 euro); Erve regimazione idraulica torrente Gavellasca e stabilizzazione versanti di frana (100.000 euro); Monte Marenzo opere difesa caduta massi, (100.000 euro); Cornovecchio (messa in sicurezza tratto del terrazzo del colatore Gandiolo (263.000 euro). LODI (250.000 euro) Comazzo/Truccazzano messa in sicurezza torrente Molgora (250.000 euro). MONZA BRIANZA (214.161 euro) Ceriano Laghetto: manutenzione muro spondale torrente Guisa (64.161 euro); e collegamento vasca volano al sistema di collettamento (150.000 euro). MILANO (100.000 euro) Arese/Bollate: manutenzione idraulica torrente Bozzente (50.000 euro); Rho: rinforzi spondali torrente Bozzente (50.000 euro). MANTOVA (900.000 euro) Casaloldo: completamento canale diversivo Tartaro Fabbrezza (300.000 euro); Viadana: sistemazione argine Po tratto San Martino-Cizzolo (600.000 euro). PAVIA (1.390.000 euro) Broni: consolidamento e sistemazione tratto versante abitato (250.000 euro); Centro Studi Montù Beccaria: sistemazione e consolidamento a salvaguardia centro abitato, I lotto (200.000 euro); Montecalvo Versiggia: salvaguardia centri abitati e infrastrutture (400.000 euro); Santa Maria della Versa: consolidamento sponde e sistemazione reticolo minore (250.000 euro); Tromello: integrazione finanziamento l267/98 (40.000 euro); Varzi: rete paramassi e salvaguardia abitato (250.000 euro). VARESE (1.037.839 euro) Lavena Ponte Tresa/Cadegliano Viconago: sistemazione torrente Dovrana e affluenti (100.000 euro); Marchirolo/Cugliate Fabiasco: completamento vasche laminazione (350.000 euro); Somma Lombardo: frana località Belvedere (287.839 euro); Veddasca: sistemazione frana attiva su centro abitato (300.000 euro). AREA NORD MILANO interventi mitigazione rischio idraulico (1.581.316 euro) Usmate Velate/Casatenovo (MB): manutenzione vasche di laminazione (485.000 euro); Cesate: sistemazione sfioratori in Guisa (50.000 euro); Comuni vari: manutenzione torrente Molgora(456.316 euro); Lainate: realizzazione difese spondali torrente Lura e Bozzente (90.000 euro); Rho: sistemazione muri spondali torrente Lura (500.000 euro). Il finanziamento integrativo delle Comunità montane in provincia di Sondrio ammonta a 4.196.647 euro totali, così suddiviso: Valchiavenna (185.373 euro); Valtellina di Morbegno (201.101 euro); Valtellina di Sondrio (1.274.678 euro); Alta Valtellina (2.535.494 euro). Fonte: sito internet casa e clima Regione Toscana: Nuova legge urbanistica: vincolo di inedificabilità totale sui terreni agricoli 2/10/2013. Vincolo di inedificabilità totale sui terreni agricoli, promozione del riuso e del recupero edilizio, snellimento delle procedure di pianificazione urbanistica. Sono alcune delle novità rivoluzionarie previste nella proposta di riforma della legge n. 1/2005 della Regione Toscana, approvata dalla Giunta regionale e inviata all'esame del Consiglio regionale. Stop a nuove edificazioni sul territorio rurale “Con questa proposta – ha spiegato il governatore della Toscana Enrico Rossi - vogliamo mettere sotto tutela il territorio rurale, con un vincolo di inedificabilità. La Toscana è ancora bella, vogliamo evitare il rischio della proliferazione di ecomostri e villette a schiera. Tracciamo una linea netta tra territorio urbanizzato, in cui concentrare l'attività edilizia, soprattutto promuovendo riuso e riqualificazione, e territorio rurale, in cui non saranno consentite nuove edificazioni residenziali”. “Con questa riforma introduciamo un grande cambiamento nelle politiche del territorio, che condizionerà per decenni la nostra regione e che porteremo a compimento con il Piano paesaggistico”, ha sottolineato Rossi. “La novità rispetto alla legge oggi vigente – ha evidenziato l'assessore all'Urbanistica Anna Marson - è che abbiamo tradotto quelli che ora sono dei principi molto importanti ma in quanto tali troppo spesso disattesi, in dispositivi operativi quali la definizione di territorio urbanizzato e la netta diversificazione delle procedure per intervenire in territorio urbanizzato e in territorio rurale. Il territorio rurale che oggi viene ancora troppo spesso considerato un insieme di lotti da 'sviluppare' va concepito come patrimonio territoriale, risorsa fondamentale non solo per l'equilibrio idrogeologico e ambientale, ma anche per l'economia della Regione. Occorre un cambiamento di visione analogo a quello che avvenne tra gli anni 50 e 60 del Novecento grazie anche al contributo di Bianchi Bandinelli, con il passaggio dal riconoscimento di singoli edifici di valore, a quello dei centri storici quali organismi complessi”. Tempi più brevi per i piani regolatori Oltre al contrasto al consumo di suolo, la proposta di legge prevede una drastica riduzione da 6 a 2 anni soltanto dei tempi per i piani regolatori. “Come ha evidenziato l'Irpet, i tempi medi in Toscana per la redazione degli strumenti di governo del territorio è di 6 anni, un tempo spropositato. Con Anci, Upi e Uncem abbiamo convenuto che 2 anni sono un tempo fisiologicamente più che adeguato e abbiamo deciso – spiega Marson - di introdurre forti sanzioni alle possibilità di attuare trasformazioni urbanistiche e edilizie per quei Comuni che avviino un procedimento di formazione di un atto di pianificazione senza concluderlo entro questo termine”. Pianificazione di area vasta Al fine di sviluppare piani strutturali intercomunali, viene introdotto il concetto di “progettazione a livello di area vasta”. Una novità fondamentale della proposta di riforma riguarda infatti “la promozione, procedurale e anche economica, dell'associazionismo tra i Comuni in materia urbanistica, con una tutela del territorio sviluppata in ambito intercomunale e misure di riequilibrio perequativo tra i comuni”, aggiunge il presidente della Regione Toscana. Nuovi poteri alla conferenza paritetica interistituzionale Nuovi poteri vengono attribuiti alla conferenza paritetica interistituzionale. “La conferenza – spiega l'assessore Marson – sarà in grado di valutare gli adeguamenti realizzati in attuazione delle proprie richieste e in caso di valutazione negativa, l'atto o parte di esso non potrà divenire efficace. Inoltre la conferenza potrà pronunciarsi anche su presunti contrasti con norme di legge e non solo tra piani”. Costruttori e Comuni chiedono modifiche Perplessità su alcuni punti della proposta di legge sono stati espressi dall'Ance e dai Comuni, che auspicano correzioni al testo nel corso dell'esame in Consiglio regionale. I costruttori edili non vedono di buon occhio il divieto totale di costruire fuori dalle zone urbane, mentre i Comuni temono eccessive rigidità da parte della commissione paritetica, incaricata della valutazione dei casi di contenzioso sui piani regolatori Fonte: sito internet casa e clima Centro Studi Regione Umbria: Pericolosità sismica locale, in Umbria la prima cartografia online 25/09/2013. Da ieri in Umbria è disponibile online la cartografia regionale che individua le aree dove i terremoti possono avere localmente un maggior impatto. Il Servizio Geologico e Sismico della Regione ha infatti pubblicato la carta di pericolosità sismica locale vettoriale dell’Umbria, nello specifico portale cartografico “UmbriaGeo”, spazio “Produzioni”-“Carte tematiche”. La cartografia è stata completata nel 2013 utilizzando gli originali d’autore, realizzati alla scala 1:10.000 nel corso di vari progetti, rivisti ed omogeneizzati. “L’Umbria è la prima regione italiana ad essersi dotata della conoscenza della pericolosità sismica locale per l’intero territorio regionale e ad averlo messo a disposizione online”, ha sottolineato l’assessore regionale alla mitigazione del rischio sismico, Stefano Vinti. “Le carte di pericolosità sismica locale – spiega l’assessore - indicano le diverse aree con tipologie che producono localmente un'amplificazione delle forze sismiche generate dai terremoti. E un dato che emerge, per esempio, è che quasi il 50 per cento di tutto il territorio regionale è contraddistinto da situazioni morfostratigrafiche che possono causare localmente un'amplificazione delle forze sismiche generate dai terremoti”. Banca dati Tutte queste tipologie sono state distinte e strutturate in una banca dati, i cui contenuti sono liberamente fruibili con l’obbligo della citazione della fonte degli stessi dati. Nei quindici anni di attività hanno contribuito alla realizzazione dei progetti molti Enti e soggetti, tra cui i geologi del Servizio Geologico e Sismico della Regione Umbria, vari docenti delle Università di Perugia, di Pisa, di Siena, di Chieti, di Roma e di Urbino, nonché i ricercatori e gli esperti del CNR, del Servizio Geologico Nazionale, del Servizio Sismico e numerosi (più di 160) geologi professionisti. Realizzati 7 progetti L’avvio della cartografia di pericolosità sismica locale alla scala 1:10.000 risale al 1997 con il rilevamento della zona epicentrale del terremoto dello stesso anno. Complessivamente sono stati realizzati 7 progetti, l’ultimo dei quali è stato completato nel 2013. Suddiviso il territorio in 69.675 aree omogenee La banca dati di pericolosità sismica locale – spiega la Regione Umbria in una nota - è un sistema geografico computerizzato (GIS) costituito da diversi livelli informativi visualizzati sotto forma di punti, linee e poligoni che offrono la possibilità di essere selezionati per essere visibili separatamente o in sovrapposizione agli altri, personalizzando la cartografia risultante. Il collegamento degli elementi grafici vettoriali georiferiti, con la relativa banca dati, permette, tramite alcune funzioni di selezione e interrogazione, di risalire a tutte le informazioni disponibili relative all’elemento scelto. Sono state distinte 13 diverse situazioni in cui localmente si possono verificare condizioni di maggior impatto dei terremoti. Il territorio della Regione Umbria, di superficie pari a 8.475 chilometri quadrati, è stato possibile suddividerlo in 69.675 aree omogenee a diversa pericolosità sismica locale. Fonte: sito internet casa e clima News nazionali: Politiche territoriali:Dissesto idrogeologico, la Camera impegna il Governo a stanziare 500 milioni l'anno 3/10/2013. A 50 anni dalla tragedia del Vajont, la commissione Ambiente della Camera ha votato all'unanimità una risoluzione sul dissesto idrogeologico, sottoscritta da tutti i gruppi politici. L'atto “impegna il Governo a stanziare 500 milioni annui per la difesa del suolo e ad assumere iniziative per rivedere il Patto di Stabilità interno e consentire così agli Enti Locali che hanno risorse di investirle in interventi di prevenzione e manutenzione del territorio e di contrasto al dissesto idrogeologico. La risoluzione impegna inoltre l’esecutivo a inserire tra le priorità della politica comune europea anche la prevenzione e la tutela del territorio dal rischio idrogeologico, garantendo a tale priorità finanziamenti adeguati”, spiega Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, primo firmatario della risoluzione. “Un piano nazionale di prevenzione del rischio idrogeologico e messa in sicurezza del territorio - sottolinea Realacci - è la sola ‘grande opera’ che serve al Paese per tutelare il nostro fragile suolo, garantire maggiore sicurezza ai cittadini e attivare migliaia di cantieri, con ricadute importanti anche sull’occupazionale. Anziché piangere lacrime di coccodrillo a un Paese come l’Italia, dove negli ultimi cinquanta anni frane e inondazioni hanno provocato secondo dati di Protezione Civile e CNR 7.128 vittime e in cui il costo dei danni legato ad alluvioni e frane fra il 1944 e il 2012 è stimato da Cresme e Ance in 61,5 miliardi di euro, serve un deciso cambio di rotta sulla via della prevenzione”. NELLA LEGGE DI STABILITÀ 500 MLN L'ANNO PER LA DIFESA DEL SUOLO. Enrico Borghi, capogruppo del Pd in commissione Ambiente, sottolinea che “l'iniziativa assunta dal Partito Democratico, e poi allargatasi a tutti i gruppi, ha consentito di approvare un atto che vincola il governo a prevedere nella legge di stabilità stanziamenti pluriennali certi pari ad almeno 500 milioni annui, per la realizzazione da parte del Ministero dell'Ambiente in raccordo con le istituzioni locali, di un piano organico per la difesa del suolo, concepita come vera e propria opera infrastrutturale in grado anche di attivare lavoro e reddito”. LA PREVENZIONE DEI RISCHI AMBIENTALI NEI PROGRAMMI DEI FONDI STRUTTURALI. “Di particolare riguardo – evidenzia Borghi - l'impegno a prevedere nel quadro della programmazione dei fondi strutturali 2014/2020, uno specifico obiettivo legato al cambiamento climatico e di prevenzione e gestione dei rischi ambientali, riservando adeguati stanziamenti alla realizzazione di tale obiettivo, con particolare riguardo alla mitigazione del rischio Centro Studi idrogeologico e alla messa in sicurezza del territorio, dando priorità agli interventi diretti a fronteggiare le conseguenze del dissesto dei territori montani”. GARANTIRE L'EFFETTIVO UTILIZZO DELLE RISORSE STANZIATE. “Da ultimo, abbiamo sottolineato l'esigenza – conclude il capogruppo Pd in commissione Ambiente di Montecitorio - di definire gli strumenti appropriati per garantire un effettivo utilizzo delle risorse stanziate per la realizzazione di questo obiettivo, uscendo dalla stagione fallimentare dei commissariamenti voluta dall'allora ministro Prestigiacomo per entrare in una nuova fase con un nuovo protagonismo delle Regioni e dei Comuni”. ORLANDO: IN LEGGE DI STABILITÀ PRIORITÀ PER DISSESTO IDROGEOLOGICO. Intervenendo in Commissione Ambiente alla Camera, il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando ha ricordato che “La lotta contro il dissesto idrogeologico è una grande emergenza nazionale e rappresenta il più grande investimento infrastrutturale che il nostro Paese ha in questo momento il dovere di compiere”. “Le stime dei costi degli interventi da realizzare per la mitigazione di questi rischi ci danno numeri allarmanti: solo per mettere in sicurezza le aree a più elevato rischio idrogeologico servirebbero circa 11 miliardi. Ho già scritto al ministro dell’Economia Saccomanni per sottoporre alla sua attenzione questo problema in vista del varo della legge di Stabilità. In coerenza con il dispositivo delle risoluzioni sul dissesto idrogeologico già approvate da Camera e Senato, come ministro dell’Ambiente ho avanzato la proposta di incrementare annualmente di 500 milioni di euro per i prossimi tre anni la dotazione dei Piani straordinari di intervento. In questo quadro allarmante, sarà inoltre mia priorità chiedere la rimodulazione del Patto di stabilità per gli enti locali protagonisti di interventi contro il dissesto idrogeologico”. Fonte: sito internet casa e clima Politiche territoriali: Al via il concorso ECO_LUOGHI Progetti di Rigenerazione Urbana 23/09/2013 - L’ Associazione Mecenate 90, Unioncamere e il Ministero dell’Ambiente in collaborazione con il Consiglio Nazionale degli Architetti promuove il concorso ECO_LUOGHI - Progetti di Rigenerazione Urbana Sostenibile, allo scopo di stimolare la riqualificazione architettonica e ambientale delle città e dei territori italiani. Il bando richiede progetti nell’ambito della riqualificazione architettonica e funzionale di spazi urbani e di recupero di aree industriali e territoriali dismesse, abbandonate e comunque da riconvertire o riqualificare. I progetti dovranno prevedere il ricorso alle tecnologie della sostenibilità e del risparmio energetico e contribuire alla riduzione del consumo di suolo. Gli Architetti e gli Ingegneri senior dovranno presentare curricula che attestino l’esperienza di ricerca e operativa sulla ideazione, progettazione e/o realizzazione di progetti di riqualificazione architettonica di spazi urbani e/o di recupero di aree dismesse. Gli Architetti e gli Ingegneri junior under 35 dovranno presentare curricula che attestino la propria esperienza e un concept del progetto di riqualificazione architettonica di spazi urbani o di recupero di aree dismesse. Entro il 4 novembre 2013 dovranno essere consegnati gli elaborati presso la segreteria dell’Ente organizzatore. I primi tre progetti selezionati riceveranno un premio in denaro di 5.000 € ciascuno. Fonte: Eleonora Usseglio Prinsi, sito internet edilportale Politiche abitative: I fondi del “Piano per la casa” del Governo contenuto nel D.L. 102/2013 – Nota esplicativa del MIT 19/09/2013. Il D.L. 102/2013, attraverso il rifinanziamento di tre fondi già esistenti e la creazione di un nuovo fondo presso il Ministero delle Infrastrutture, prevede la destinazione di 200 milioni di euro per il sostegno ai mutui e alle locazioni. Il MIT ha pubblicato una nota esplicativa, riportata in allegato, che illustra i quattro fondi ed i criteri per accedervi. Il “Piano”, nella volontà del Governo, è volto a fronteggiare l'emergenza abitativa per nuclei particolarmente disagiati, anche se le risorse sono irrisorie e non sufficienti ad affrontare il grave disagio che oggi si manifesta con drammaticità. Un dato importante è rappresentato dalle misure di sostegno al reddito delle famiglie, in sempre crescenti difficoltà economiche, a fronte di costi in continuo aumento: quelli per la casa rappresentano oggi l'onere maggiore che incide sui bilanci familiari, superando speso la soglia della sostenibilità. La CGIL ha stimato che per oltre 3 milioni di famiglie questo supera il 40%, tanto da sfociare in morosità quando sopraggiungono particolari condizioni. La necessità che si pone, tuttavia, è quella che il ruolo di programmazione a livello centrale sia più incisivo e che vengano messi in campo investimenti finalizzati ad un progetto che, superando le logiche di interventi sporadici e occasionali, affronti non solo l'emergenza, ma i problemi in modo strutturale. Fonte: Laura Mariani, sito internet cgil Programma “6000 campanili”: il 24 ottobre il click day per le domande 3/10/2013. A partire dal 24 ottobre 2013 potranno essere inviate le domande per i contributi statali previsti dal primo “Programma 6000 campanili”, introdotto dal decreto Fare (DL n. 69/2013 convertito nella legge n. 98/2013). Il 9 ottobre prossimo saranno pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale la Convenzione che definisce i criteri di accesso ai contributi, sottoscritta il 29 agosto 2013 tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e l’Anci, e il successivo Atto Aggiuntivo del 25 settembre 2013. Entrambi i documenti sono stati approvati con decreto del ministro Lupi e registrati alla Corte dei Conti. Click Day il 24 ottobre Centro Studi Le richieste di contributo potranno essere inviate all’indirizzo [email protected] indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. a partire dalle ore 9,00 del giorno 24 ottobre 2013 (quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale). La delibera di cui all’art. 4 comma 1 lett. a) della Convenzione potrà essere adottata solo dal giorno 9 ottobre 2013, data di pubblicazione della Convenzione, dei relativi allegati e dell’Atto Aggiuntivo sulla Gazzetta Ufficiale. Il testo definitivo della Convenzione, coordinato con le modifiche apportate dall’Atto Aggiuntivo, e dei relativi allegati non modificati saranno resi noti sui siti del MIT e dell’ANCI a decorrere da 10 ottobre 2013. Sono state pubblicate anche le Faq ai quesiti più frequenti ad oggi formulati dai Comuni interessati. Disponibili 100 milioni di euro Ricordiamo che il programma “6.000 campanili” finanzia un piano di piccole opere nei Comuni sotto i 5.000 abitanti, nelle unioni composte da Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, e nei Comuni risultanti da fusioni tra Comuni ciascuno dei quali con popolazione inferiore a 5.000 abitanti. Per questo piano sono destinati 100 milioni di euro del “Fondo sblocca cantieri” per l’anno 2014. L’importo del finanziamento richiesto per ogni progetto non potrà essere inferiore a 500.000 euro e superiore a 1.000.000 di euro. Gli interventi finanziabili Sono finanziabili: 1) gli interventi infrastrutturali di adeguamento, ristrutturazione e nuova costruzione di edifici pubblici ivi compresi gli interventi relativi all’adozione di misure antisismiche; 2) gli interventi di realizzazione e manutenzione di reti viarie e infrastrutture accessorie e funzionali alle stesse o reti telematiche di NGN e WI-FI; 3) gli interventi per la salvaguardia e messa in sicurezza del territorio (per esempio regimazione idraulica, consolidamento di frane, prevenzione incendi boschivi, bonifiche ambientali, ecc.). Fonte: sito internet casa e clima Rapporti e studi: La risposta delle città a un futuro incerto: soluzioni resilienti 1/10/2013. Report AIA: una città veramente innovativa non deve reagire, ma prepararsi preventivamente per evenienze impreviste L'urbanizzazione sta aumentando ad un ritmo senza precedenti, con oltre la metà della popolazione mondiale che oggi vive nelle città oggi e oltre il 70 per cento che prevede di farlo entro il 2050. Premesse positive, secondo il nuovo rapporto pubblicato dall'AIA (American Institute of Architects) titolato “Cities as a Lab: Designing the Innovation Economy”. La relazione si occupa di capire come le città possano e stiano rispondendo ad un futuro che si prevede decisamente incerto, specie dal punto di vista dei mutamenti ambientali e climatici. La conclusione del rapporto è che le metropoli sono e sempre più saranno “fucine di soluzioni innovative al mutare delle esigenze e delle condizioni ambientali”. Aspetti, questi, che ne fanno delle fonti di opportunità per gli attori chiave del settore della bioedilizia. TENDENZE IN ATTO: EMERGONO LE SOLUZIONI “RESILIENTI”. "Le città sono diventate un laboratorio per il cambiamento", ha dichiarato Clark Manus, ex presidente AIA, alla presentazione del rapporto. "E la buona progettazione funge da cardine fondamentale". Oltre a identificare le principali tendenze di sviluppo nelle città, come ad esempio l'aumento dei quartieri eco (i cosidetti “ecodistricts”), il crescente utilizzo di spazi pubblici per promuovere l'interazione, lo sviluppo di aree di lavoro in coworking per aumentare le collaborazioni e l'emergere di soluzioni resilienti in risposta al cambiamento climatico, il report include anche una selezione di casi studio di tutto il mondo per presentare le pratiche innovative in atto in alcune grandi città internazionali. PREVENIRE CON FLESSIBILITÀ. La maggior parte delle opportunità per la comunità dei progettisti – sottolinea il rapporto - risiede nella crescente attenzione alla resilienza. "Una città veramente innovativa non deve reagire, ma prepararsi preventivamente per evenienze impreviste", ha aggiunto Brooks Rainwater, direttore del reparto Public policy dell'AIA. "Dei prossimi decenni si sa che vi saranno più frequenti calamità naturali, risorse limitate e maggiori sfide di sanità pubblica (leggi anche: “Come adeguare la progettazione ai cambiamenti climatici”). Poiché la società del futuro sarà sempre più urbaniizzata, tocca proprio alle città il compito di innovarsi”. Un enorme potenziale di ricerca, sperimentazione, progettazione. Basti pensare che un gruppo di ricerca americano ha di recente calcolato che l'industria dei "servizi di adattamento ai cambiamenti climatici" in tutto il mondo ha oggi un valore di 2 miliardi di dollari, destinati a crescere in maniera esponenziale nei prossimi anni. Recentemente, poi l'US Green Building Council ha preso in considerazione l'idea di assegnare punti extra nel rating LEED alla capacità di resistenza agli eventi naturali degli edifici,"perché una struttura verde non richiede di essere ricostruita, ma deve resistere ai disastri ambientali". ESEMPI DI CITTÀ RESILIENTI. Alcuni casi di città resilienti già proiettate verso il futuro? Il report cita alcuni esempi: Vancouver, Canada Il quartiere cittadino dei Giochi Olimpici si è impegnato per ridurre del 55 per cento le proprie emissioni di gas a effetto serra attraverso una serie di pratiche green (mobilità, raccolta differenziata, etc) e oggu la città sta preparando un Piano d'azione per arrivare al 2020 con zero emissioni. Amsterdam, Paesi Bassi Per una città situata sotto il livello del mare, il fatto di sapersi adattare all'avanzare delle alte maree è indispensabile per la sopravvivenza. Da cui il progetto residenziale Ijburg: otto isole di case galleggianti per un totale di 12.000 residenti. Amsterdam sta anche lavorando a un progetto “Smart City” che si concentra su spazi pubblici sostenibili, mobilità green e qualità di vita migliore. Medellin, Colombia Con l'obiettivo di rivitalizzare le sue aree più povere, il comune di Medellin ha disposto una rete capillare di collegamenti tra le baraccopoli collinari al centro città e quindi alle opportunità di lavoro con cabinovie e scale mobili, Centro Studi promuovendo l'integrazione della comunità più povera con il resto della città. Al contempo è stato lanciato un piano di rivitalizzazione di luoghi pubblici come biblioteche e centri sportivi. Boston, USA Una serie di pontili caduti in stato di abbandono sono stati trasformati in un centro multidisciplinare per l'innovazione e la produzione, attirando 200 imprese e creando 4.000 posti di lavoro fino ad oggi. Fonte: sito internet casa e clima Eventi: MADE EXPO’: Al Forum Tecnologie e Costruzioni proposte e soluzioni per ridurre il rischio sismico 02/10/2013 - Via oggi al primo convegno di FTC 2013, Forum Tecnologie e Costruzioni, ospitato dal Made Expo. Alfredo Martini ha introdotto il tema del rischio sisimico con dei numeri sul rischio sismico del nostro Paese: 131 km quadrati, 3000 comuni e 24 mila scuole, con il 60% delle scuole che è stato costruito prima del 1971. Campania, Sicilia e Calabria sono le regioni pù a rischio. 181 milioni di euro dal dopoguerra sono stati spesi per le ricostruzioni dopo i danni derivanti dai 7 maggiori terremoti verificatisi in Italia, ma solo l'1% del parco edilizio è stato oggetto di norme per la messa in sicurezza. La situazione potrebbe cambiare col decreto del fare, che mette a disposizione incentivi per far partire un processo di messa in sicurezza del nostro Paese. Fabio Lombardini dell'associazione "Io non tremo" ha ricordato che l'organizzazione svolge un'attività di ricerca per capire la prospettiva storica e i cicli dei terremoti. La storia dimostra che da Gerico in poi molte città, dall'antichità ad oggi, hanno subito le difficoltà e i drammi legati ai sismi; nonostante ciò le persone continuano ad abitare molti di questi luoghi. Tra le colline della California, ad esempio, 20 milioni di persone continuano a vivere nei pressi della faglia di San Andreas per la ricchezza del territorio e per la presenza di giacimenti petroliferi, eppure si prevede che il prossimo terremoto vi apporterà un danno di circa 250 miliardi di dollari. La pericolosità sismica, la vulnerabilità e l'esposizione al danno sono variabili legate alla valutazione del rischio sismico. La cognizione del rischio parte dal passato storico di un territorio. Dopo i terremoti negli anni '50 sono partiti i primi tentativi di normativa antisismica (si ricorda il sisma del 1954 in Algeria a El Asnam, colpita di nuovo nel 1980, episodio in cui crollarono prima gli edifici costruiti con le tecniche più recenti). Studi recenti, pubblicati su 'Earthquakes and Engineers' propongono norme tecniche e procedure antisismiche anche per adeguare l'esistente. Lombardini ha concluso sottolineando l'importanza della conoscenza del rischio sismico, attraverso la storia, per convivere con il rischio perchè "conoscere il rischio sismico significa comprendere che la sicurezza è un investimento, non solo un obbligo". Mauro Dolce, Direttore Generale del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha raccontato alcune delle iniziative sulla prevenzione del rischio, ma anche che sono stati spesi 3 - 3,5 miliardi di euro per l'azione di ricostruzione in Italia. Dolce ricordando quelle che sono le tre variabili legate al rischio sismico, ossia pericolosità, vulnerabilità (per vetustà, degrado del patrimonio edilizio e altri fattori) ha sottolineato l'esposizione al rischio del 70% del territorio italiano, classificato in zone 1,2,3. Per mitigare il rischio è stato quindi proposto il miglioramento delle conoscenze e la riduzione della vulnerabilità e dell'esposizione. Si tratta di iniziative articolate in azioni dirette, come il miglioramento degli strumenti di progettazione e la pianificazione del territorio, e azioni indirette per la riduzione della vulnerabilità del patrimonio sia pubblico che privato. Dal punto di vista normativo, nel 1986 la Legge 433 è stata la prima a stanziare fondi per la prevenzione sismica. Fino al 2006 sono stati investiti 316 milioni di euro per la prevenzione, di cui 66 soltanto per la Sicilia. Oggi, dopo il sisma dell'Aquila, entrano in vigore le nuove norme tecniche, con uno stanziamento di quasi un milione di euro all'anno. La ripartizione dei fondi fra le regioni è predisposta sulla base di studi condotti da ReLuis per gli anni 2010, 2011 e 2012, che sono indirizzati prevalentemente nelle regioni del sud come Calabria, Sicilia, Campania. Gli studi e le mappe di 'microzonazione sismica' finalizzati ad individuare le aree stabili e instabili rispetto alla pericolosità locale del sisma, devono essere recepiti dagli strumenti di pianificazione urbanistica. Ad oggi sono stati effettuati interventi su 32 edifici e su 6 viadotti, ma occorrono enormi investimenti nelle politiche a lungo termine. Il Piano Nazionale 2010-2016 per la prevenzione del rischio ha, infatti, l'obiettivo di sensibilizzare politici, autorità e amministrazioni. Dolce ha concluso il suo intervento riprendendo le parole di Kofi Annan "Costruire una cultura della prevenzione non è facile. Mentre i costi della prevenzione devono essere pagati nel presente, i benefici si vedranno in un lontano futuro". Antonio Borri dell'Università degli Studi di Perugia - Dipartimento Ingegneria Civile e Ambientale ha spiegato cosa è stato fatto in Umbria in questi anni. Ieri è partito il bando per il master sulla riduzione del rischio sismico presso l'Università di Perugia. Secondo Borri il costruito italiano è vulnerabile. I recenti sismi oltre alle tragedie hanno portato alla luce problematiche tecniche perchè in Italia molti edifici sono stati consolidati con iniezioni di cemento, la cui efficacia, dopo le prove sul campo in Umbria e Abruzzo, si è dimostrata inesistente. Il terremoto non è un processo casuale ma con una memoria, quindi ridurre l'azione sismica a prescindere dalla memoria del sisma di un territorio non è un'azione corretta e va ripensata. Si può quindi migliorare la conoscenza e avere consapevolezza degli edifici in cui viviamo. Le schede di rilievo del danno AEDES servono a valutare la situazione dopo il terremoto. Adesso in Umbria si sta provvedendo alla certificazione sismica degli edifici, analogamente a quella per la certificazione energetica. La certificazione può aiutare quel processo di consapevolezza del proprio edificio e del patrimonio edilizio in generale. Paolo Riva, Direttore del Dipartimento di Ingegneria dell' Università degli Studi di Bergamo, ha ricordato che il problema degli edifici industriali parte da lontano, ma in Emilia sembrava una preoccupazione marginale. Il caso Emilia è clamoroso perchè il sisma ha colpito una zona fortemente produttiva e molti stabilimenti industriali. Negli edifici prefabbricati si può avere una riduzione dei costi, la velocità di trasporto e realizzazione. Riva evidenzia che il controllo Centro Studi dello spostamento è un parametro fondamentale per la valutazione della vulnerabilità di un edificio prefabbricato. Il problema del collasso degli elementi di tamponatura orizzontali, dovuto a vincoli estremamente resistenti, è un caso frequente. Ecco perchè, ha spiegato, parlare di resistenza è riduttivo per gli edifici prefabbricati. I principi per le tecniche di rinforzo devono quindi essere: confinare le sezioni di pilastri, limitare gli spostamenti in sommità, creare nuovi vincoli efficaci, inserire sistemi di ritenuta antiribaltamento, offrire stabilità indipendente per ogni scaffalatura, impedire rotazioni fuori piano di travi alte. Franco Daniele, Amministratore delegato di Tecnostrutture, ha raccontato brevemente il percorso di industrializzazione di un edificio sismico e del sistema REP. Per l'innovazione nelle soluzioni di nodo fra pilastro e solaio, sperimentando in direzione del telaio industrializzato, ci sono stati 7 anni di prove, condotte avvalendosi anche della collaborazione dell'Università di Shanghai. Le prove su 9 tipi di travi hanno sviluppato una gamma di 4 tipi di pilastri. Alla fine si è ottenuto parere positivo da Eurocentre sulle travi REP e numerosi riconoscimenti sull'impiego delle travi nelle strutture miste. Stefano China, Direttore Tecnico Tecnostrutture, ha illustrato alcuni casi di lavori svolti per la ricostruzione dell'Aquila, tra cui quello per il tribunale. In particolare le strutture sono state integrate e rinforzate con travi in acciaio e travi con fondello in cls. I pilastri esistenti avevano una forma a croce che ha consentito un notevole risparmio nell'isolamento sismico della struttura. Sono stati introdotti setti nei vani scala esistenti, ai fini dell'isolamento sismico, e inseriti elementi di dissipazione sismica. I pilastri a croce sono stati rinforzati nel nucelo centrale, dove è stato inserito l'isolatore, rimuovendo, di volta in volta, uno dei quattro petali della croce (sezione del pilastro) che è stato poi sostituito. Sono state poi inserite travi diagonali all'interno della maglia strutturale e lastre strutturali autoportanti. Il convegno ha visto anche la partecipazione del Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi che, intervenuto all'inaugurazione del Made Expo, ha presenziato anche all'apertura dei lavori del Forum Tecnologie Costruzioni. Fonte: Valentina Ieva, sito internet edilportale Eventi: MADE EXPO’:"Re-Building Riuso Rigenerazione" nell'area Smart Village 02/10/2013 - Riqualificazione degli edifici come motore dello sviluppo. E' emerso durante il convegno "Re-Building Riuso Rigenerazione" organizzato da Edilportale e Agorà nell'area Smart Village del Made Expo. Alfredo Martini, moderatore dell'incontro, ha puntato l'attenzione sul calo del 14,3% delle nuove abitazioni nel 2013, mentre cresce del 17,2% la manutenzione straordinaria, soprattutto quella residenziale, che segna un +37%. Per il 2014 ci si aspetta invece una legge di stabilità in grado di favorire l'accesso al credito delle imprese e l'avvio dei lavori grazie agli incentivi del 50 e 65%. Secondo Martini al momento ci sono due percorsi possibili: uno scenario senza intervento che genererebbe un +4,3% degli investimenti complessivi e uno con incentivi che farebbe ulteriormente aumentare la percentuale di manutenzione. Da valutare, inoltre, i consumi di energia insostenbili, che ammontano a 185 milioni di TEP (tonnellata equivalente di petrolio) e 45% delle emissioni di CO2 del nostro Paese. Thomas Miorin, direttore di Habitech Distretto Tecnologico Trentino, ha definito una sorta di grandezza per le emissioni di anidride carbonica a New York, quantificabili in una sfera del diametro di 10 metri prodotta ogni dieci secondi. Secondo Miorin il mercato delle nuove costruzioni nel 2050 scenderà al 2%. Miorin ha tracciato una panoramica del mercato edile italiano, caratterizzato per l'85% da edifici da riqualificare di oltre 40 anni e dal 90% di microimprese, con una bassa propensione alla collaborazione e una maggiore lentezza. In inghilterra, ad esempio, a gennaio 2016 sarà obbligatorio l'uso del BIM, mentre in Italia i processi di evoluzione culturale e tecnologica sono più lenti. Per la ripresa, sostiene Miorin, è importante vedere la crisi non come crollo di mercato, ma come cambiamento di orientamenti. Roberto Giannì, direttore dell'area Politiche urbane della Regione Puglia, ha spiegato come la Puglia sta orientando il mercato in questo momento, con un contributo della riqualificazione urbana e territoriale. Secondo Giannì la Puglia vive una fase molto contraddittoria dagli anni Settanta, ma da circa dieci anni si sta cercando di costruire uno scenario di nuove prospettive, soprattutto grazie al PPTR che consente di promuovere uno sviluppo più consapevole. Il PPTR propone regole e scenari per il rilancio della riqulificazione urbana, il risparmio energetico, la tutela e la manutenzione del territorio, nonchè il rilancio della green economy anche a partire dal settore delle costruzioni. Secondo Giannì riqualificazione significa combinare vincoli e scenari progettuali. Il PPTR prevede 5 progetti territoriali che riguardano il sistema infrastrutturale per la mobilità dolce, il patto città-campagna, la rete ecologica polivalente, la valorizzazione dei paesaggi costieri e la fruizione dei beni patrimoniali. In alcuni sistemi ambientali-culturali presenti in Puglia si cerca di andare a tutelare i beni culturali e si fanno programmi integrati per la valorizzazione del patrimonio agrario, puntando molto anche sulla mobilità. La Puglia, ha ricordato Giannì, ha investito circa un miliardo di euro per il sistema infrastrutturale con la riqualificazione di aree intorno alle stazioni (oltre 100) per farle tornare ad essere aree di qualità e scambio sul territorio. Il PPTR offre inoltre delle linee guida per indirizzare il sistema produttivo verso il rilancio. La Puglia, ha concluso Giannì, ha ricevuto anche forti investimenti per quel che riguarda la produzione di energia da fonti rinnovabili e il sistema normativo regionale intende favorire questi processi e queste iniziative. Con due strumenti come il piano da un lato e l'attività legislativa per la riqualificazione urbana, dall'altro, si potranno coinvolgere progettisti, produttori, privati per la fruizione di fondi europei. L'obiettivo è orientare le iniziative alla riqualificazione urbana in maniera integrata, facendo un lavoro differenziato sia sulla nuova edilizia sia sul recupero degli ambienti storici. Marco Castagna della Fondazione MUVITA ha spiegato che tra le attività svolte per il supporto ai comuni vi è la riqualificazione energetica degli edifici sul territorio ligure. Partendo da un'esigenza di carattere ambientale per ridurrre Centro Studi i consumi energetici residenziali e rilanciare il settore edile-impiantisco in chiave green, nasce il progetto 'Condomini intelligenti', caratterizzato da un 'approccio di sistema' in linea con le disposizioni dell'UE. Il ruolo del pubblico è fondamentale in questo progetto perchè garantisce le performance certificando una filiera e accerta che quanto proposto sia corretto ed efficace. Proponendo un format ad hoc, il progetto prevede concretamente una diagnosi corretta, incentivi per la realizzazione delle diagnosi, oltre che la realizzazione dei lavori di efficientamento energetico. Si creano così nuove competenze delle imprese e nuove figure professionali nell'ambito dei cosiddetti 'green jobs' (amministratori di condominio che sappiano essere anche 'energy manager' delle perfomances energetiche, così come imprese che vadano oltre la frontiera tecnologica). Le azioni del progetto sono 13. La regione Liguria entra in questo progetto con tre assessorati diversi. La fase di sperimentazione ha interessato 16 condomini (di differente data di costruzione e tipologia) in comuni diversi del territorio ligure, sottoposti a diagnosi energetiche e per cui sono state proposte diverse tipolgie di intervento per un risparmio complessivo dei costi del 46%. Il progetto ha ricevuto il premio 'Vivere a Costo Zero' ed è stato riconosciuto meritevole dall'Unione Europea. Piero Torretta, vicepresidente ANCE, ha aperto il suo intervento con una considerazione sui dati macroeconomici, che ci dicono che la disoccupazione aumenterà del 12,4% nel prossimo anno e sul presupposto che non sempre bisogna guardare alle remunerazioni provenienti dall'estero. A suo avviso quello che va rivisto è l'approccio che non deve andare solo sulla qualità del prodotto, ma sulla qualità del processo. Per questo ci deve essere coordinamento fra chi legifera e chi realizza gli interventi. L'ANCE, infatti, con il Politecnico di Milano, il Politecnico di Torino, l'ENEA e altre istituzioni sta sviluppando 'InnovAnce' concui avviare una collaborazione in questa direzione. La parola è passata quindi ai progettisti, con l'intervento del Presidente del Dipartimento Politiche Urbane e Territoriali del CNAPPC, Ferruccio Favaron, che affronta le questioni legate al sistema delle competenze. A suo parere la formazione deve essere quotidiana e obbligatoria perchè chi non si forma scompare dal mercato e perchè i processi sono totalmente cambiati così come le esigenze. La progettazione deve riguardare non solo il processo di costruzione dell'edificio, ma anche l'intero ciclo di vita. La quantità di suolo consumata negli ultimi anni deve portare a ragionare unicamente in termini di riuso. A Nantes, ad esempio, ci sono in corso 144 progetti di rigenerazione urbana sostenibile, cosa che dovrebbe accadere concretamente anche in Italia, altrimenti non si riuscirà ad attrarre gli investitori stranieri, poichè i nostri strumenti urbanisitci non lo consentono. Favaron ha concluso dicendo: "Poche norme, chiare, trasparenti, eguali per tutti e formazione continua per affrontare il mercato globale per restituire l'immagine dell'architettura italiana che ci ha resi tanto orgogliosi nel passato". Carlo Luigi Ostorero del Politecnico di Torino - Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Edile e Geotecnica ha fatto una carrellata di esempi di costruzioni riutilizzate: gli olandesi hanno riutilizzato gli edifici industriali restituendo vita meravigliosa a spazi comunemente noti come 'non luoghi', mentre in Italia si è arrivati al concetto di archeologia industriale molto più tardi. Gli inglesi allo stesso modo restituiscono edifici dismessi all'abitare e al 'coworking', quindi a tutte quelle funzioni afferenti al mondo dell'abitare. "l'Italia - ha concluso Ostorero - deve pensare in un modo diverso: o cambiamo noi o l'Italia non cambia". Fonte: sito internet edilportale Eventi: SAIE: BetterBuilding comincia da un buon programma di rigenerazione urbana 02/10/2013, "E' come se tutti noi continuassimo ad utilizzare auto con cilindrate elevatissime e molto inquinanti. Abbiamo sostituito le auto, ma le nostre case continuano ad essere fortemente inquinanti, ad avere alte dispersioni energetiche e consumi elevatissimi che incidono gravemente sull'economia non solo delle famiglie, ma del Paese." Rigenerazione urbana sarà uno dei temi centrali del Forum SAIE 2013. Come può contribuire un programma di riqualificazione delle città al rilancio del settore delle costruzioni? Rigenerazione urbana è il grande tema, tema centrale per le nostre città, per gli architetti, gli ingegneri e gli attori del mondo delle costruzioni. Abbiamo città molto belle, ma anche obsolete; dobbiamo prevedere un programma di rigenerazione, renderle sostenibili, rinnovarle radicalmente e renderle competitive rispetto alle esigenze contemporanee più avanzate. E’ come se oggi continuassimo a guidare macchine con cilindrate altissime, fortemente inquinanti. Nessuno più le utilizza perché le abbiamo progressivamente sostituite con auto nuove, meno inquinanti. Le nostre case invece continuano ad essere altamente inquinanti, con alte dispersioni energetiche e consumi elevatissimi che incidono gravemente sull'economia non solo delle famiglie, ma del Paese. Il tema della rigenerazione è di fondamentale importanza per le Amministrazioni: oggi occorre pianificare investimenti rilevanti che, nel tempo, faranno risparmiare molto denaro. Un piano di rigenerazione urbana contribuirà infatti ad allentare la presa della crisi sulle imprese di costruzioni, sui professionisti e su tutti coloro che partecipano al processo edilizio. Quando parliamo di rigenerazione urbana, non parliamo solo in termini energetici, ma anche sociologici, antropologici, di riqualificazione dello spazio pubblico, di rivisitazione complessiva delle nostre città.All'interno del concetto di rigenerazione urbana va inserito anche il concetto di sviluppo perché dobbiamo continuare a lavorare affinché le nostre città possano crescere e svilupparsi. Un buon piano di riqualificazione urbana permetterebbe quindi alle nostre città di fare un considerevole salto di qualità ponendo le basi per il superamento della crisi del settore. Fonte: sito internet edilio