i disturbi specifici dell`apprendimento
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i disturbi specifici dell`apprendimento
Caterina Caracciolo di San Vito I DISTURBI SPECIFICI DELL'APPRENDIMENTO INTRODUZIONE Nell'affrontare lo studio della disgrafia, ho sentito fortemente la necessità di conoscere gli altri Disturbi Specifici di Apprendimento. Purtroppo spesso i DSA non vengono individuati precocemente e il bambino è costretto a vivere una serie di insuccessi a catena senza che se ne capisca il motivo. I suoi scarsi risultati scolastici vengono infatti attribuiti a poco impegno, disinteresse, distrazione, e di conseguenza il bambino, oltre a sentirsi incapace, si sente anche responsabile e colpevole. Questo può generare ansia, rabbia, inibizione, aggressività, col rischio di arrivare alla depressione, spesso mascherata. Per quanto la disgrafia possa presentarsi anche da sola, i casi di comorbilità sono molto frequenti e il rieducatore deve poter essere in grado, se non di riconoscere, qualora il bambino non sia “certificato”, almeno di poter sospettare un disturbo diverso da quello di cui si occupa. Questo è particolarmente importante per quanto riguarda la dislessia dal momento che, rispetto alla disgrafia, essa deve sempre avere la priorità nel trattamento. La possibilità avuta durante questo corso di relazionarsi con varie figure professionali aventi a che fare, ognuno con la propria specializzazione, con il mondo dei bambini, ha rafforzato la convinzione che ciascuna di esse debba limitarsi ad operare nel proprio campo, ma con l'auspicio di poter costituire, insieme alle altre, una “squadra” che possa aiutare nel migliore dei modi, ognuno secondo le proprie competenze, il bambino che presenta fatiche. Il proposito quindi è di descrivere il più semplicemente e il più chiaramente possibile le caratteristiche principali di dislessia, discalculia e disortografia. Per quello che riguarda la disgrafia, ne verranno esposte le modalità di classificazione e valutazione da parte degli psicologi, in modo da poter fare un confronto con quanto studiato durante il corso. 1 CONSIDERAZIONI GENERALI I DSA (disturbi specifici di apprendimento), o LD (learning disabilities), sono un gruppo eterogeneo di disturbi manifestati da significative difficoltà nell'acquisizione e nell'uso delle abilità di lettura, scrittura, calcolo, senza che vi siano ripercussioni sul livello intellettivo globale del soggetto. Possono risultare incorrette o limitate anche le abilità di ascolto ed espressione orale. Le abilità migliorano con l'allenamento, soprattutto se sono costituite da atti semplici e uguali : le sequenze stabili di atti vengono chiamate anche routine e la loro ripetizione porta all'automatizzazione della sequenza : si raggiunge così il livello di padronanza. A questo punto l'abilità diventa strumentale (= acquisita) perché si è trasformata in uno strumento che permette di fare altro : l'attenzione non è più portata al compito specifico ma ad altri aspetti più o meno connessi ad esso (come ad esempio la capacità di adattarsi a diversi caratteri di scrittura). L'abilità non è innata : è innata la predisposizione ad acquisirla. Di conseguenza il miglioramento è il risultato di un processo di apprendimento che poggia su predisposizioni innate. La disabilità specifica dipende dalla mancanza dei pre-requisiti per sviluppare l'abilità : in questo caso la ripetizione è inutile e non costituisce fattore di apprendimento. I prerequisiti per l'apprendimento della letto-scrittura sono : - motivazione ad apprendere - stabilità emotiva e maturazione affettiva - capacità attentive e di osservazione (senza attenzione non ci può essere apprendimento) - capacità mnemoniche - capacità di astrazione e di concettualizzazione (comprensione delle regole) - capacità percettive (visive, uditive, tattili) - capacità motorie (schema corporeo, orientamento spazio-temporale, equilibrio statico e dinamico, coordinazione generale statica e dinamica) - capacità percettivo-motorie (coordinazione oculo-manuale, integrazione spaziotemporale) - capacità linguistiche (funzionalità, produzione, comprensione) - capacità di associazione (suono parlato/suono sentito - suono letto/suono scritto – suono/significato) 2 La graduale conquista delle capacità motorie, percettive, linguistiche, mnemoniche e attentive (la cui acquisizione è evolutiva) procede parallelamente al processo di concettualizzazione della lingua scritta. I DSA vanno distinti dalle cosiddette difficoltà aspecifiche di apprendimento (learning difficulties), che sono le difficoltà di qualsiasi genere che uno studente può incontrare nella sua carriera scolastica e che riguardano circa il 20% della popolazione scolastica. I DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO Sono innati Sono resistenti all'intervento riabilitativo Sono resistenti alle strategie che prevedono l'automatizzazione di certi processi di apprendimento Sono collegati al processo di apprendimento. Si manifestano in bambini apparentemente idonei alla lettura, scrittura, calcolo, con QI adeguato per l'età, capacità cognitive adeguate, assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, e che non sono né lenti, né pigri, né svogliati, né stupidi. (NOTA : QI medio = 100; i valori “normali” sono compresi tra 85 e 115) LE DIFFICOLTA' ASPECIFICHE DI APPRENDIMENTO Non sono innate Sono modificabili con interventi mirati Non sono resistenti a processi di automatizzazione come velocità di lettura, di calcolo Possono manifestarsi in qualsiasi momento dell'anno scolastico. Sono dovuti a ritardo maturazionale, scarso bagaglio esperienziale, provenienza da ambiente socio-culturale poco favorevole, scarsa motivazione personale, spesso errori di tipo didattico. I disturbi specifici di apprendimento possono manifestarsi separatamente (nel 30% dei casi) o più spesso in associazione tra loro (DSA misto). Ciò che caratterizza il bambino con disturbi di apprendimento è infatti la presenza di un notevole impaccio nello svolgimento di tutte quelle attività che richiedono un'integrazione di più competenze di base (coordinazione oculo-manuale, integrazione visivo-uditiva, integrazione spazio-temporale, memorizzazione visivo-uditiva, ecc) perché ha difficoltà proprio nell'integrare capacità diverse. Pertanto i disturbi di lettura (dislessia) tendono a presentarsi associati ai disturbi di scrittura, intesi sia come difficoltà di realizzazione dei modelli grafo-motori (disgrafia), che come disturbi nell'utilizzazione del codice ortografico (disortografia), e associati ai disturbi di calcolo e di sistema numerico (discalculia). La diagnosi di DSA deve essere fatta da uno specialista (neuropsichiatra o psicologo dell'apprendimento); di solito viene posta prima del termine della seconda elementare. 3 La Legge n.170/2010 del 8/10/2010 sui DSA (Commissione Istruzione del Senato), che a partire da questa data è stata assunta dalle ASL, riconosce l'esistenza, i diritti e i bisogni dei DSA, prevede l'attivazione di apposite misure educative e didattiche e affida pertanto alla scuola precise responsabilità. In ogni scuola ci deve essere un insegnante referente sui DSA. La scuola deve, possibilmente in accordo con i genitori, predisporre un Progetto Didattico Personalizzato (PDP) che contiene : - descrizione della situazione di partenza - strategie didattiche - metodologie specifiche - strumenti compensativi - misure dispensative (non globali ma mirate) - modalità di verifica tramite monitoraggi periodici per valutare il raggiungimento degli obiettivi Gli strumenti compensativi (più adeguati per la scuola primaria) sono : tabella dei mesi, dell'alfabeto, delle misure, delle formule geometriche, tavola pitagorica, calcolatrice, computer con programmi di video-scrittura con correttore ortografico e sintesi vocale. I dislessici hanno bisogno di strumenti compensativi per seguire meglio la programmazione della classe, come un miope ha bisogno degli occhiali, mentre per quanto riguarda i disgrafici e i discalculici è bene ricordare che imparare a scrivere e a contare sviluppa le sinapsi e che gli strumenti compensativi non permettono di attivarle. Gli strumenti dispensativi (riservati alla scuola secondaria di primo e di secondo grado) sono : dispensa dalla lettura ad alta voce, dall'uso del vocabolario cartaceo, dal dettato veloce, dallo studio mnemonico delle tabelline, dallo studio della lingua straniera scritta, interrogazioni programmate. A proposito di questi strumenti è necessario trovare un equilibrio tra due motivazioni pedagogiche contrastanti : - se si dispensa del tutto il bambino, la sua competenza diventerà ancora più debole - se non lo si dispensa sarà penalizzato continuamente e il suo sviluppo cognitivo sarà bloccato. Secondo il neurologo inglese Critchley il futuro di un bambino con DSA è tanto migliore quanto migliori sono le sue capacità cognitive, quanto più è precoce l'intervento, quanto più il bambino viene compreso,evitando aspettative eccessive,colpevolizzazioni, rassegnazione. 4 CENNI SULL'APPRENDIMENTO DELLA LETTURA Per imparare a leggere è meno importante essere molto intelligenti ed è più importante avere buone capacità di riconoscimento visivo e di analisi della struttura della parola (= capacità fonologica). Per leggere bene è necessaria la capacità di trattenere l'informazione di una sequenza di lettere ed è quindi determinante l'attivazione dei meccanismi di memoria a breve termine, cioè immediata, e dei processi sequenziali verbali, come la fluidità. La lettura può passare per diverse vie : - la via fonologica, che dalla percezione visiva passa per la conversione grafema-fonema e quindi per il buffer (= magazzino di memoria) fonemico; è piuttosto lenta perché il processo di analisi delle singole unità sublessicali fa sì che ogni fonema venga letto singolarmente - la via lessicale non semantica, che dalla percezione visiva passa per il lessico ortografico di input e giunge al lessico fonologico di output, e quindi al buffer fonemico; si basa sulla lettura della parola intera ed è alla base del metodo globale - la via lessicale semantica, che va dalla percezione visiva al sistema semantico al buffer fonemico; si utilizza in presenza di parole conosciute. Queste vie sono di norma utilizzate in maniera integrata e progressivamente il lettore, diventando sempre più abile, dipende sempre meno dalla prima : le parole che ricorrono più frequentemente vengono inserite nella memoria ortografica, che rende efficiente la lettura. Per lettura si intende quindi un processo che consente di comprendere un testo scritto. E' il risultato di : 1) un'attività di decodifica o transcodifica dei segni grafici in suoni, le cui fasi sono: - il riconoscimento dei segni dell'ortografia - la conoscenza delle regole di conversione dei segni grafici in suoni - la ricostruzione delle stringhe di suoni in parole del lessico (processo di conversione sistemica dei grafemi in unità fonologiche attraverso le quali si giunge all'identificazione della parola) 2) il processo di comprensione, che è composto da : - la comprensione del significato delle singole frasi - la comprensione del significato del testo nel suo complesso. 5 PROCESSO DI CONCETTUALIZZAZIONE DELLA LINGUA SCRITTA Il processo di concettualizzazione della lingua scritta inizia con la distinzione che il bambino opera tra “disegno” e “non disegno/scrittura” per arrivare gradualmente alla corrispondenza fonema/grafema che caratterizza la lingua ufficiale adulta, almeno nella maggior parte dei paesi occidentali. Dalle ricerche di Ferrerio e Toberosky (1979) e di altri studiosi è emerso che, già a partire dai 3 anni circa, il bambino inizia a comprendere che tutto ciò che diciamo può essere scritto. Questo processo prosegue attraverso quattro livelli di sviluppo : 1) LIVELLO PRE-SILLABICO Il bambino scarabocchia, disegna, ma esegue anche la pseudoscrittura. Non sa ancora che scrivere significa comunicare, ma comincia a differenziare il disegno dalla scrittura utilizzando un segno grafico particolare; non mette in relazione stringa scritta e quantità dei suoni e non presta attenzione a quello che legge, anche se è presente l'idea che per scrivere occorrono un numero minimo di caratteri (principio della “quantità minima”) e che questi non possono essere tutti uguali (principio della “variazione interna”); spesso pensa che la parola debba mantenere le stesse caratteristiche dell'oggetto a cui si riferisce (ad esempio grande/piccolo). 2) LIVELLO SILLABICO Il bambino inizia a comprendere che i segni rappresentano i suoni. Comincia a riconoscere la corrispondenza tra ciò che emette vocalmente e ciò che scrive e mette in corrispondenza il numero delle lettere scritte con la quantità delle sillabe. I primi grafemi che utilizza sono di solito quelli che compongono il suo nome. 3) LIVELLO SILLABICO-ALFABETICO E' una fase di passaggio : il bambino mette in corrispondenza il numero di lettere scritte con la quantità di sillabe presenti nella parola; individua anche alcuni singoli fonemi presenti nella parola e scopre che esistono delle regole che stabiliscono la corrispondenza fonema/grafema. 4) LIVELLO ALFABETICO Il bambino ha ormai compreso che ogni lettera scritta ha un corrispondente sonoro, “si detta” le parole, anche se ancora non è in grado di utilizzare i grafemi realmente corrispondenti ai fonemi. E' a questo punto che la costruzione autonoma deve intrecciarsi con le attività finalizzate proposte dalla scuola. 6 DISLESSIA SPECIFICA EVOLUTIVA Mentre la dislessia acquisita (poco frequente) è causata da un evento patologico che ha provocato lesioni nelle aree corticali coinvolte nel processo di transcodifica in soggetti in grado di leggere normalmente, la dislessia evolutiva (DE) non deriva da una lesione delle strutture neurobiologiche ma dal cattivo funzionamento (causato da un deficit di sviluppo) di alcuni processi neurobiologici specifici, motivo per il quale è spesso ereditaria. Riguarda il 3% della popolazione scolastica italiana. Nel dislessico ciò che non funziona è “solamente” un'abilità strumentale : la dislessia è caratterizzata infatti dalla difficoltà di effettuare una lettura accurata e/o fluente, non in relazione con altri disturbi quali sordità, ritardo mentale, ecc. La dislessia viene anche definita “cecità per la lettura”, perché è un disturbo di acquisizione del codice scritto (componente decifrativa); è una “disabilità invisibile” che non riguarda la fase di comprensione della frase o del testo e che non c'entra niente con motricità, relazione genitori/fratelli, motivazioni personali, ma c'entra con linguaggio, percezione visiva, memoria, attenzione. La dislessia si manifesta all'inizio del processo di apprendimento della lettura, che rimane lenta e faticosa per molti anni, e si estende nel 60% dei casi anche alla letto-scrittura di numeri (discalculia); i bambini dislessici possono presentare problemi di attenzione e iperattività, problemi emotivi (come conseguenza e non come causa) e anche diventare disgrafici (mentre il disgrafico non diventa dislessico). La difficoltà di avere un'immagine chiara del disturbo, e di conseguenza suscitare il sospetto clinico per avviare la necessaria indagine, nasce da almeno tre fattori : - la non chiara correlazione con danno organico - le manifestazioni cliniche, molto settoriali e specifiche, e anche molto variabili - l'associazione quasi sempre costante con disturbi emotivo-comportamentali che mascherano il cuore del problema : spesso bambini “qualunque”, che fino all'ingresso nella scuola primaria erano allegri e vivaci, diventano all'improvviso ansiosi, aggressivi e violenti. La diagnosi viene posta quando i valori della velocità e/o accuratezza di lettura sono inferiori 7 alla seconda deviazione standard rispetto alla media prevista per la classe frequentata. Può essere fatta solo dopo il secondo anno di esposizione (vale a dire dopo la seconda elementare); tuttavia un intervento specifico può cominciare anche nel corso della prima : esistono infatti degli indicatori di livello di rischio. Elementi di riconoscimento - confusione di segni diversamente orientati nello spazio (p,b,d,q – u,n – a,e) - confusione di segni che differiscono per piccoli particolari (m,n – c,e – f,t) - confusione nel discriminare segni alfabetici che corrispondono a suoni simili (f,v – t,d – p,b) - omissione di grafemi e di sillabe - salti di parole e salti da un rigo a un altro (difficoltà a procedere sul rigo e ad andare a capo) - inversioni di sillabe - aggiunte e ripetizioni - trasformazione di parole, o “anticipazione” (il soggetto legge solo la prima parte della parola e inventa quella finale o accede al suo bagaglio di lessico). Il bambino dislessico inoltre presenta difficoltà a imparare l'alfabeto, le tabelline o altre sequenze, come i giorni della settimana o i mesi; spesso anche la fluenza verbale è scarsa e le prestazioni grammaticali sono inadeguate. Di conseguenza può avere problemi nell'autonomia personale : la difficoltà a sapere che ore sono, a orientarsi nel tempo prossimale (ieri, oggi, domani), ecc, ha numerose controindicazioni pratiche (ad esempio nella gestione dell'orario scolastico). La disabilità di lettura provoca conseguenze importanti : - sul ritmo di apprendimento scolastico, soprattutto se vengono proposti contemporaneamente i quattro caratteri - sull'elevata variabilità degli errori e l'incostanza nelle acquisizioni (tentando di correggere un errore se ne compie un altro). La rieducazione deve essere fatta da uno specialista (logopedista) che intervenga possibilmente in epoca precoce; deve essere intensiva (quotidiana), magari dando indicazioni per riproporre le attività tutti i giorni, e deve essere prolungata nel tempo. Non si può aspirare ad una guarigione funzionale, ma solo ad una compensazione delle necessità dello studente, sia per l'adattamento scolastico che per l'adattamento sociale del futuro adulto. 8 DISCALCULIA EVOLUTIVA La discalculia è un disturbo specifico nell'apprendimento del calcolo, a carico delle abilità numeriche e aritmetiche, in bambini di intelligenza normale. Il 20% degli scolari ha difficoltà di calcolo, ma solo l'1% soffre di discalculia evolutiva. Principali tappe dei primi anni di normale sviluppo della competenza aritmetica : Età (anni, mesi) Tappe 0,0 Discrimina in base a piccole numerosità (ne sono capaci anche le galline!) 0,4 Somma e sottrae uno 0,11 Distingue sequenze di numerosità crescenti e decrescenti 2,0 Inizia ad apprendere la sequenza di parole-conta; è in grado di stabilire la corrispondenza uno a uno nei compiti di ripartizione (corrispondenza biunivoca) Comincia a capire che le parole-numero indicano una quantità maggiore di uno (nel cervello umano i numeri vengono prima delle parole), non controlla totalmente ma sa fare una stima Conta piccoli numeri di oggetti 2,6 3,0 3,6 4,0 Somma e sottrae uno con oggetti e parole-numero; è in grado di usare il principio cardinale per stabilire la numerosità di un insieme Usa le dita per aiutarsi nell'addizione 5,0 E' in grado di aggiungere piccoli numeri senza essere capace di contare la somma 5,0 5,6 Comprende la proprietà commutativa dell'addizione e conta in avanti a partire dall'addendo maggiore; conta correttamente fino a 40 “Conserva” il numero 6,6 Comprende la complementarietà di addizione e sottrazione; conta correttamente fino a 80 7,0 Recupera alcuni fatti aritmetici dalla memoria Il nostro sistema educativo comincia a porre un'attenzione sistematica allo sviluppo della cognizione numerica verso i 6 anni, mentre i meccanismi cognitivi di base sono innati e avrebbero bisogno di attenzione educativa fin dal primo anno di vita. L'intelligenza numerica è analogica, strategica, composizionale, evolve soprattutto nel calcolo a mente e ha poco a che fare con gli algoritmi procedurali messi in memoria necessari al calcolo scritto. L'insegnamento “concettuale” della matematica invece fa partire da nozioni costruite e fa cercare all'infinito il loro significato. Alla base della discalculia ci possono essere : - difficoltà di orientamento spaziale (6-9) e di organizzazione sequenziale (12-21) che si evidenziano sia nella lettura che nella scrittura dei numeri (confusione tra coppie di numeri simili : 1-7, 3-5) 9 - difficoltà a memorizzare la tavola pitagorica, con conseguente impossibilità ad eseguire correttamente moltiplicazioni e divisioni - carenze relative alle abilità percettivo-motorie - non di rado, carenze di esperienze concrete (prassie) : è importante ricordare che l'uso di materiale concreto (oggetti, immagini, regoli colorati) è indispensabile per l'acquisizione dei concetti fondamentali e che l'uso dei simboli (simbolizzazione), la memorizzazione delle tabelline e delle regole esecutive vengono dopo! Elementi di riconoscimento : - difficoltà nel manipolare materiale per quantificare e stabilire relazioni - difficoltà nella denominazione dei simboli numerici - difficoltà nella lettura dei simboli matematici - difficoltà nella scrittura dei simboli matematici - difficoltà a svolgere operazioni matematiche - difficoltà a cogliere nessi e relazioni matematiche - difficoltà nella numerazione in ordine crescente e decrescente - difficoltà nella risoluzione di situazioni problematiche La discalculia non si riferisce a tutta la matematica ma ad alcune abilità di base; pertanto esistono due tipi di discalculie (Consensus Conference del 2009) : - “cecità ai numeri” : è l'incapacità di comprendere e quindi di manipolare la numerosità (subitizing*, meccanismi di quantificazione, seriazione, comparazione, ecc) * è il “colpo d'occhio” che ci rende capaci fin dalla nascita di riconoscere fino a 3 numerosità distinte e i cambiamenti di numerosità provocati dall'aggiunta o dalla sottrazione di elementi; 4 numerosità distinte vengono riconosciute grazie all'allenamento e se ordinate (altrimenti facciamo 3+1 oppure 2+2). - compromissione del processo di acquisizione delle procedure e degli algoritmi del calcolo (lettura, scrittura, incolonnamento dei numeri, recupero dei fatti numerici e degli algoritmi del calcolo scritto). La diagnosi di discalculia può essere posta solo al terzo anno di esposizione (vale a dire alla terza elementare). Vengono valutate la correttezza e la rapidità, i cui valori devono risultare inferiori alla seconda deviazione standard rispetto alla media prevista per la classe frequentata. 10 DISORTOGRAFIA La disortografia è un disturbo specifico della scrittura che si manifesta con la difficoltà ad analizzare, distinguere e quindi tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici. Le regole di trasformazione del linguaggio parlato in linguaggio scritto non vengono rispettate, non per mancanza di esperienza o per deficit motori o sensoriali. La disortografia può derivare da difficoltà di linguaggio, scarse capacità di percezione e di discriminazione visivo-uditiva, scarsa organizzazione e integrazione spazio-temporale, difficoltà metaforiche. Elementi di riconoscimento : Vi sono tre tipi di errori, evolutivamente successivi : 1) errori fonologici : non viene rispettato il rapporto grafema/fonema - scambio di grafemi simili (f/v, t/d, b/p, l/r : “folpe” per “volpe”) - omissione o aggiunta di lettere o di sillabe (“taolo” o “talvolovo” per “tavolo”) - inversioni (“bamlabo” per “bambola”) - grafema inesatto (“pese” per “pesce”) 2) errori non fonologici : errori nella rappresentazione ortografica, cioè visiva, delle parole - separazioni illegali (“in sieme” per “insieme) - fusioni illegali (“nonevero” per “non è vero”) - scambio grafema omofono (“squola” per “scuola”) - omissione o aggiunta della lettera “h” 3) altri errori : - omissione o aggiunta di accenti - omissione o aggiunta di doppie NOTA : Una stessa parola può essere scritta in modi diversi (anche corretta) a qualche rigo di distanza. Questo disturbo porta a scrivere più errori nelle parole e nelle frasi di quanto previsto in base a età, profilo intellettivo e livello di istruzione; si accompagna spesso alla dislessia. 11 DISGRAFIA La scrittura è un'abilità complessa che dipende da diverse componenti le quali, interagendo tra loro in maniera più o meno specifica, contribuiscono a trasformare in forma grafemica informazioni verbali udite o pensate. I diversi processi di scrittura sono resi possibili da varie abilità, alcune condivise altre specifiche. Le componenti specifiche della scrittura sono : - l'analisi fonemica - l'associazione fonema-grafema - il recupero della forma ortografica. Durante il processo di apprendimento della scrittura le prime due permettono lo sviluppo del processo alfabetico o fonologico della lettera, mentre il recupero della forma ortografica permette lo sviluppo della componente lessicale ed è importante nel processo di apprendimento per differenziare le parole omofone non omografe. Nella scrittura spontanea a queste componenti si aggiungono : - l'appropriazione del linguaggio scritto - la punteggiatura - la capacità di trascrizione e di revisione del testo. TIPI DI DISGRAFIE SECONDO GLI PSICOLOGI Per gli psicologi il processo della scrittura si realizza prima attraverso la formazione mentale di un'immagine astratta della parola, che poi verrà realizzata in una forma (= traduzione di suoni o significati in un grafema). Per questo agli psicologi non interessa l'atto servile del “come” si scrive, ma il processo che porta alla realizzazione dell'immagine astratta. Per gli psicologi quindi la scrittura è la “sorella povera” della lettura e le disgrafie sono diverse a seconda del tipo di problema del soggetto. 1) Disgrafie centrali : sono le uniche che interessano gli psicologi : - La disgrafia fonologica riguarda gli errori fonologici (parole sconosciute o non-parole). Il bambino riesce ad attivare solo la via lessicale e di conseguenza commette omissioni e inversioni causate dalla non precisa corrispondenza riguardo le coppie omologhe (v/f, t/b). - In caso di disgrafia lessicale (o superficiale) il bambino non attiva la via semantica : traduce sempre i fonemi in grafemi e fa degli errori non fonologici, traducendo il suono così come lo sente (l'aradio). - Nelle disgrafie da deficit del buffer grafemico (magazzino di memoria a breve termine della rappresentazione grafemica) i problemi riguardano entrambi i livelli. 12 2) Disgrafie periferiche : - Le disgrafie allografiche (= diversi tipi di caratteri di scrittura) si manifestano con errori di ortografia (maiuscole, h, doppie, accenti) : sono errori di distrazione, che si prendono in considerazione solo quando sono importanti e ripetuti. - Le disgrafie periferiche o aprassiche (LE NOSTRE!) non dipendono da problemi del percorso centrale ma dalla pianificazione del comportamento motorio (disprassia = a livello generale, disgrafia = a livello della mano) 3) Disgrafie acquisite : - disgrafia motoria - tutte le disgrafie dell'adulto causate da disturbi neurologici (ictus, ischemia, morbo di Parkinson, crampo dello scrivano). La diagnosi di disgrafia viene effettuata attraverso la valutazione della velocità di scrittura (batteria per la valutazione della scrittura di P.E. Tressoldi e C. Cornoldi) svolta in tre fasi di un minuto ciascuno : 1) scrivere il maggior numero di volte possibile, in corsivo e senza interruzioni, il bilittero “le” (contare i grafemi leggibili e moltiplicare x2) 2) scrivere il maggior numero di volte possibile, con la modalità di scrittura preferita, la parola “uno” (contare le parole leggibili e moltiplicare per x3) 3) scrivere, usando le lettere corsive, i numeri in progressione (contare i grafemi corretti). La diagnosi viene posta quando i valori sono inferiori alla seconda deviazione standard rispetto alla media prevista per la classe frequentata. CONFRONTO La diversità di approccio tra psicologi e rieducatori della scrittura nella classificazione e valutazione delle disgrafie è profonda. Appare evidente che il solo esame della velocità, limitato a pochi grafemi, non consente di apprezzare elementi importantissimi nella scrittura come il tratto, l'organizzazione della pagina e soprattutto le modalità di collegamento, che tanta importanza hanno nell'ambito della valutazione delle abilità grafomotorie del soggetto. I rieducatori della scrittura, osservando e valutando i 30 items della Scala E e i 25 della Scala D di Julien de Ajuriaguerra, acquisiscono una visione d'insieme della scrittura, considerandone sia l'aspetto generale, sia le modalità esecutive di lettere e collegamenti, sia le specifiche difficoltà motorie. La lentezza non può essere l'unico criterio per stabilire se un bambino è o non è disgrafico : nella classificazione di Ajuriaguerra in effetti esistono i “lenti e 13 precisi”, ma anche gli “impulsivi”, caratterizzati da una scrittura precipitata, oltre che i “rigidi” e i “molli”, per i quali il criterio di valutazione più importante è la maldestrezza. Secondo il metodo di Robert Olivaux nella rieducazione della scrittura si lavora essenzialmente sulla pressione e sulla progressione (= avanzamento verso destra); la velocità rappresenta una “conquista individuale” alla quale si può giungere soltanto dopo aver acquisito il corretto apprendimento dell'impugnatura, della postura, dei movimenti che portano alla realizzazione delle forme grafiche, delle regole della disposizione spaziale, ecc. Durante il trattamento la velocità viene costantemente e regolarmente monitorata, perché essa rappresenta un criterio che permette anche allo stesso bambino di apprezzare i risultati della rieducazione. Se si considerano “disgrafie” soltanto quelle che riguardano il processo centrale, le cosiddette “disgrafie periferiche” rischiano di non venir nemmeno prese in considerazione : in questi casi sarebbe un vero peccato delegare agli strumenti compensativi il compito di venire in aiuto ai bambini e ragazzi in difficoltà. Infatti mentre di dislessia-disortografia-discalculia non si guarisce, ma si può solo compensare il disturbo con altre strategie che permettono di raggiungere l'obiettivo, di disgrafia invece si guarisce perché ci sono buone probabilità di riuscire a correggere il disturbo, se individuato in tempo utile. E' opportuno comunque ricordare sempre che la disgrafia può essere anche solo il segnale di un disturbo più grave, che avrà la priorità rieducativa. 14 CONCLUSIONE Una volta appurato se il bambino ha un disturbo o una difficoltà bisogna stabilire un piano di riabilitazione il quale, per produrre un risultato positivo, deve prevedere un approccio globale . L'equipe idealmente è composta da : - il neuropsichiatra infantile : per legge è il referente per lo sviluppo psicomotorio e le sue difficoltà; nell'ambito dell'equipe ha il ruolo di coordinamento clinico dei diversi interventi per una loro gestione integrata - lo psicologo dell'apprendimento : avvia le procedure per arrivare al risultato - lo psicomotricista : prende in carico la globalità psicofisica del bambino e attraverso il gioco gli permette di integrare percezione di sé, movimento, rappresentazione simbolica e vissuto emozionale - il logopedista : si occupa di educare e rieducare la voce, la parola, il linguaggio e la comunicazione - il rieducatore della scrittura : lavora sul ripristino della funzione strumentale della comunicazione scritta attraverso l'insegnamento di forme grafiche semplici e di specifici esercizi di rilassamento - gli operatori sociali e gli insegnanti : garantiscono che le istruzioni siano eseguibili e realizzabili materialmente. Tutta l'equipe deve lavorare affinché il procedimento riabilitativo non sia “ambiguo” e soprattutto non crei disagio alla famiglia (che è la prima componente dell'equipe). L'osservazione del bambino da parte dell'equipe dovrà essere mirata all'individuazione delle sue potenzialità, piuttosto che delle sue disabilità : è grazie alle prime infatti che si individueranno i punti partenza della rieducazione, finalizzati agli obiettivi da raggiungere. L'intervento dovrà essere mirato sia alla sfera specifica dell'apprendimento sia a quella emotivo-relazionale, spesso coinvolta nel problema: non bisogna mai dimenticare che il bambino con DSA porta con sé un carico di ansia (che lo può facilmente portare ad anticipare il fallimento), di rabbia e di frustrazione derivanti dall'incapacità di soddisfare le aspettative. La conoscenza e la comprensione dei problemi cognitivi e affettivi dei DSA ci devono guidare nel progettare strategie che li possano aiutare ad essere gratificati dai loro progressi scolastici e nelle relazioni interpersonali. 15 BIBLIOGRAFIA Cesare Cornoldi “In classe ho un bambino che...” Giunti Universale Scuola Cesare Cornoldi “Le difficoltà di apprendimento a scuola” Il Mulino Cesare Cornoldi “I disturbi dell'apprendimento” Il Mulino Giacomo Stella “La dislessia” Il Mulino Monica Pratelli “Le difficoltà di apprendimento e la dislessia” Edizioni Junior D. Ianes, D. Lucangeli, I.C. Mammarella “La discalculia” Ed Erickson J. Bickel, A. Bruschi, M. Leporatti “Conto e ragiono senza problemi” Books &Company Robert Olivaux “Disgrafie e rieducazione della scrittura” AGI Robert Olivaux “Disordini e rieducazione della scrittura” 16