La biga alata e l`Iperuranio La differenza tra le anime e la

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La biga alata e l`Iperuranio La differenza tra le anime e la
La biga alata e l’Iperuranio
“Qui all’anima si presenta la fatica e la prova suprema. Infatti, allorché le anime che sono dette
immortali pervengono alla sommità del cielo, procedendo al di fuori, si posano sulla volta del cielo, e la
rotazione del cielo le trasporta così posate, ed esse contemplano le cose che stanno al di fuori del cielo.
L’Iperuranio, il luogo sopraceleste, nessuno dei poeti di quaggiù lo cantò mai, né mai lo canterà in
modo degno.
La cosa sta in questo modo, perché bisogna avere veramente il coraggio di dire il vero, specialmente se
si parla della verità. L’essere che realmente è, senza colore, privo di figura, non visibile e che può essere
contemplato solo dalla guida dell’anima, ossia dall’intelletto, e intorno a cui verte la conoscenza vera,
occupa tale luogo. […] Questa è la vita degli dèi.
Quanto alle altre anime, invece una, seguendo il dio nel modo migliore possibile e rendendosi simile a
lui, solleva il capo dell’auriga verso il luogo che sta al di fuori del cielo e viene trasportata nel moto di
rotazione, ma a stento contempla gli esseri, perché turbata dai cavalli.
Un’altra anima, invece, ora solleva il capo, ora lo abbassa; ma poiché i cavalli le fanno violenza, vede
alcuni esseri, mentre altri no.
Seguono tutte le altre anime, che aspirano tutte quante a salire in alto, ma non essendo capaci di farlo,
vengono sommerse e trascinate nel moto di rotazione, urtandosi l’una con l’altra, accalcandosi e
tentando di passare l’una davanti all’altra. Nasce dunque un tumulto, una lotta con un estremo sudore,
e, per l’ignavia degli aurighi, molte anime rimangono storpiate, e molte riportano molte delle loro penne
spezzate.
Tutte, poi, oppresse da grande fatica, se ne allontanano senza aver fruito della contemplazione
dell’essere; e, una volta che si siano allontanante, si nutrono del cibo dell’opinione.”
(Platone, Fedro)
La differenza tra le anime e la reincarnazione
“Ecco qual è la legge di Adrastea. Ogni anima che, diventata seguace di un dio, abbia potuto
contemplare qualcuna delle verità, rimane illesa fino al giro successivo; e se è capace di fare questo,
rimane immune per sempre.
Qualora, invece, non essendo in grado di seguire il dio, non abbia visto e, per qualcuna delle
disavventure subite, riempitasi di dimenticanza e di malvagità, si sia appesantita e […]abbia perso le ali e
sia caduta per terra, allora è legge che quest’anima non si trapianti in alcuna natura animale nella prima
generazione.
Invece, quella che ha visto il maggior numero di esseri, è legge che si trapianti in un seme d’uomo che
dovrà diventare amico del sapere (filo-sofo) e amico del bello, o amico delle Muse (musico), o desideroso
d’amore
Quella che viene seconda, è legge che si trapianti in un re che rispetti la legge o in un uomo abile in
guerra e adatto al comando.
La terza in un uomo politico o in un economista o in un finanziere.
La quarta in un uomo che ama le fatiche, o in uno che pratichi la ginnastica (atleta) o che si dedichi alla
guarigione dei corpi (medico).
La quinta è destinata ad avere la vita di un indovino o di un iniziatore ai misteri.
Alla sesta converrà la vita di un poeta o di qualcun altro di coloro che si occupano dell’imitazione
(artisti).
Alla settima la vita di un artigiano o di un agricoltore.
All’ottava la vita di un sofista o di un corteggiatore del popolo.
Alla nona la vita di un tiranno.”
(Platone, Fedro)