La dieta delle bovine durante l`estate

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La dieta delle bovine durante l`estate
S
A L I M E N TA Z I O N E
• M I N I M I Z Z A R E L A P R O D U Z I O N E D I C A L O R E N E L L E VA C C H E D A L AT T E
La dieta delle bovine
durante l’estate
▪
Bovine in lattazione con elevate performace producono
una quantità di calore superiore di 2-3 volte rispetto a bovine in asciutta.
Nel periodo estivo occorre privilegiare l’uso di alimenti che comportano
un minor lavoro digestivo e una migliore utilizzazione metabolica,
con una riduzione del calore prodotto per unità di energia
metabolizzabile disponibile
▪
I
di Luigi Calamari
n molte regioni d’Italia, durante il
periodo estivo, le condizioni climatiche raggiungono valori in grado
di influenzare negativamente alcune produzioni zootecniche. Le bovine da latte, in particolare gli animali in
lattazione e con elevate produzioni, sono
sensibili al caldo per l’elevata quantità di
calore che devono smaltire.
Basti pensare che la vacca tipica di 4050 anni fa (peso vivo di 500 kg e produzione di 20 kg di latte/giorno) aveva una
produzione di calore inferiore a quella di
una stufa elettrica da 1 kW, mentre un
capo di 700 kg di peso vivo e con una
produzione di 50 kg/giorno (che corri-
sponde a uno standard abbastanza frequente nei migliori allevamenti di oggi)
genera un flusso di calore pari a circa
1,8 kW.
È evidente che quest’ultimo soggetto
avrà maggiore difficoltà a smaltire nell’ambiente tutto il calore prodotto, nei
periodi in cui la temperatura ambientale
si avvicina a quella corporea.
In condizioni di clima caldo le bovine
mettono in atto una serie di risposte fisiologiche di adattamento con ripercussioni negative sulla produzione di latte,
sulle caratteristiche chimico-fisiche e tecnologico-casearie del latte, sulla riproduzione e sulle difese immunitarie che
possono favorire l’insorgenza di malattie condizionate.
Il ruolo dei foraggi è molto importante in tutte le fasi della lattazione: mantengono
efficienti le attività motorie e biochimiche del rumine
Limitare gli effetti del caldo
Per limitare gli effetti negativi delle
temperature ambientali elevate sulla vacca da latte sono stati proposti tre diversi
schemi di intervento relativi a:
• selezione di razze meno sensibili al
caldo;
• nutrizione e di management dell’alimentazione;
• modificazioni fisiche dell’ambiente.
Risultati di maggiore rilievo sono stati
ottenuti sviluppando un approccio al problema di tipo integrato. Le tecniche tese a
modificare le condizioni fisiche dell’ambiente consentono di ottenere i migliori
risultati nei confronti dello stress da caldo.
C’è invece una scarsità di informazioni
sulla possibilità di migliorare la capacità di adattamento della bovina da latte a
condizioni di elevate temperature attraverso un approccio di tipo genetico.
I problemi principali sono legati alla
naturale complessità del fenomeno di
«adattamento termico» e alle difficoltà di selezionare sia per la capacità di
adattamento, sia per la produzione allo
stesso tempo. È noto infine che lo stress
da caldo influenza lo stato nutrizionale
dell’animale modificando i fabbisogni
dei diversi nutrienti, riducendo l’ingestione di alimenti e influenzando i processi fisiologici e il metabolismo. Come
conseguenza, gli accorgimenti di ordine
nutrizionale rappresentano un’altra strategia utilizzabile per gli animali allevati
in condizioni di clima caldo.
Dalla letteratura emerge chiaramente
che, nonostante da anni vi sia un notevole interesse per tale argomento, non esiste
alcuna soluzione decisiva e sufficiente da
proporre nell’alimentazione della vacca
da latte, allo scopo di ridurre consistentemente i gravi effetti del caldo, nel periodo estivo. Infatti non si tratta di risolvere
un semplice problema di carenza di un
principio nutritivo o di cambiare il rapporto tra due componenti della razione:
ci si trova a dover considerare i rapporti
fra i vari fattori alimentari e le risposte
fisiologiche allo stress da caldo.
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La riduzione nella disponibilità di nutrienti non si può considerare come la
maggiore conseguenza negativa del caldo. Occorre valutare la diversa ripartizione dei nutrienti fra mammella e altri
tessuti in relazione alle variazioni endocrine che lo stress da caldo comporta.
È quindi necessario operare congiuntamente, migliorando contemporaneamente le condizioni microclimatiche per
ottenere risultati più significativi attraverso gli accorgimenti di ordine nutrizionale e alimentare.
In questa sede ci si occuperà esclusivamente degli accorgimenti alimentari
in grado di ridurre la quantità di calore prodotto, aff rontando in particolare
l’aspetto energetico della razione.
Come aumenta il calore
Quando l’animale non è più in grado
di dissipare il calore prodotto (derivante
dai processi metabolici e digestivi essenziali) il bilancio termico viene mantenuto
in equilibrio mettendo in atto anche dei
meccanismi che riducono la produzione
di calore. Principalmente si ha una riduzione del consumo di alimenti con riduzione dei processi di termogenesi (digestivi e metabolici). Nella bovine da latte
i processi metabolici forniscono energia
per le funzioni vitali essenziali, per la sintesi dei tessuti corporei, per la lattogenesi
e per la secrezione del latte. Energia viene
anche dissipata sotto forma di metano, come calore in relazione ai gas della respirazione, nelle feci e nelle urine.
La produzione di calore viene definita
come una misura della somma totale delle trasformazioni energetiche che hanno
luogo nell’animale nell’unità di tempo. La
produzione di calore è direttamente controllata dal sistema nervoso, dal sistema
endocrino, attraverso la modificazione
dell’appetito e dei processi digestivi, e indirettamente dalle alterazioni dell’attività degli enzimi respiratori e delle sintesi
proteiche. L’influenza della temperatura
ambientale sull’ingestione di alimenti,
sulla produzione di latte e sulla termoregolazione influenza considerevolmente la
quantità di calore prodotto.
Alcuni ormoni come la tiroxina, la
triiodotironina, l’ormone della crescita e i glucocorticoidi, per il loro effetto
sull’entità dei processi metabolici, risultano strettamente correlati con la quantità di calore prodotto. Altri fattori che
influenzano la produzione di calore nei
mammiferi sono: la taglia dell’animale,
l’ambiente, la specie e la razza, la disponibilità di acqua e alimenti.
PER UNITÀ DI ENERGIA METABOLIZZABILE DISPONIBILE
I concentrati
producono meno calore dei foraggi
L’incremento di calore è definito come
la spesa energetica associata con la digestione e l’assimilazione degli alimenti.
L’efficienza di conversione dei composti
intermedi, come l’acetato e il glucosio in
prodotti fi nali, come gli acidi grassi, è
compresa fra il 68 e il 72% per l’acetato e
fra l’82 e l’85% per il glucosio. L’efficienza
parziale per la conversione dell’acetato
e degli acidi grassi alimentari negli acidi grassi del latte varia tra il 70-75% per
l’acetato e fra il 94 e il 97% per gli acidi
grassi alimentari.
L’infusione endovena di acidi grassi volatili comporta una risposta variabile in
termini di incremento di calore, in funzione dei rapporti fra i quantitativi dei
diversi acidi grassi volatili infusi. Le differenti efficienze nell’utilizzazione dei
nutrienti offre la potenzialità di formulare diete con un basso valore teorico di
incremento di calore. Razioni che comportano un maggiore incremento di calore contengono mediamente quantità di
foraggi più elevate; quelle che comportano un minore incremento di calore contengono mediamente più concentrati.
Nella tabella A vengono riportati come
esempio i valori teorici di incremento di
calore che alcuni alimenti comportano
per la loro digestione e assimilazione. Il
valore che occorre prendere in considerazione riguarda l’incremento di calore per
unità di energia metabolizzabile disponibile. I foraggi più grossolani presentano
un valore più elevato, quindi maggiore
produzione di calore per unità di energia
disponibile. I concentrati e in particolare
gli alimenti ricchi in grassi presentano
valori di incrementi di calore, sempre riferito all’unità di energia metabolizzabile
disponibile, mediamente più bassi.
•
TABELLA A - Valore teorico dell’incremento di calore connesso
alla digestione e assimilazione dei nutrienti contenuti negli alimenti
Foraggio
Fieno di erba medica
Fieno di erba medica
Fieno di erba medica
Fieno di graminacee
Mais silo
Mais silo
Mais silo
Paglia di grano
Farina di mais
Polpe secche di bietola
Farina di estrazione di soia
Soia fioccata integrale
Cotone
Crusca di grano
Saponi di calcio
ENlatte (1) EM (2)
S.s.
PG
NDF
(Mcal(3)/ Mcal(3)/
(%) (% s.s.) (% s.s.)
kg s.s.)
kg s.s.)
87
87
87
87
25
33
40
90
87
88
88
88
90
88
96
22,8
20,8
17,8
13,3
9,7
8,8
8,5
4,8
9,4
10,0
53,8
43
23,5
17,3
−
36,3
42,9
50,9
57,7
54,1
45
44,5
73
9,5
45,8
9,8
22,1
50,3
42,5
−
1,38
1,28
1,13
1,23
1,36
1,45
1,35
0,82
2,38
1,47
2,21
2,72
1,94
1,61
5,02
2,23
2,09
1,88
2,02
2,21
2,33
2,19
1,44
3,66
2,36
3,41
4,00
2,91
2,55
6,27
Incremento di calore
Mcal (3)/kg
di s.s.
ingerita
0,85
0,81
0,75
0,79
0,85
0,88
0,84
0,62
1,28
0,89
1,20
1,28
0,97
0,94
1,25
Mcal (3)/Mcal (3)
di EM (2)
disponibile
0,381
0,388
0,399
0,391
0,385
0,378
0,384
0,431
0,350
0,377
0,352
0,320
0,333
0,369
0,199
(1) Energia netta latte (livello nutritivo = 3). (2) Energia metabolizzabile (livello nutritivo = 3). (3) Mcal = megacaloria.
Fonte: adattato da NRC, 2001.
Il valore da prendere in considerazione è l’incremento di calore per unità di energia
netta disponibile: i foraggi più grossolani hanno un valore più elevato, quindi
maggiore produzione di calore.
I processi associati a mantenimento,
digestione, attività fisica, metabolismo e
produzione generano una grande quantità di calore. La produzione di calore per
una bovina di 600 kg di peso vivo che
produce 40 kg di latte, corretto al 4% di
grasso, è circa pari al 31,1% dell’energia
grezza ingerita, e si colloca subito dopo
la quantità di energia persa con le feci,
che è pari mediamente al 35,3%. Questa
energia dissipata come calore si può ulteriormente ripartire in calore prodotto in
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concomitanza a mantenimento (23,5%),
produzione del latte (52,9%), fermentazione (8%), digestione (12,2%) e formazione ed eliminazione delle scorie (3%).
L’elevata produzione di latte, richiedendo
un’alta disponibilità di nutrienti, e quindi l’assunzione di elevate quantità di alimenti, comporta una maggiore produzione di calore.
l’organismo mette in atto (gli animali rimangono in piedi più a lungo, il
loro ritmo respiratorio è
più frequente, ecc.).
corretto al 4% di grasso
è pari a 493 kcal. Si può
di calore stimata (1)
per mantenimento e diversi così stimare la produzione di calore nelle bovine
livelli produttivi (2)
a diversi livelli produttikcal/giorno
vi, includendo il calore
(.000)
prodotto in relazione al
Più latte,
Mantenimento
14
mantenimento e alla pro+
10
latte
19
più calore
duzione (tabella 1).
+ 20 latte
24
Le bovine a elevatissiÈ noto che l’energia
+ 30 latte
29
ma
produzione di latte
metabolizzabile viene
Per il mantenimento
+ 40 latte
34
producono una quantità
utilizzata per la produ+ 50 latte
39
di calore 2-3 volte supeNella tabella 1 vengono riportati i valori zione di latte con un’ef(1) Per una bovina di 600 kg.
riore a quella prodotta
di calore prodotto dalle bovine al mante- ficienza variabile e com(2) Latte al 4% di grasso.
dalle bovine in asciutnimento e per vari livelli produttivi. Per presa fra il 57 e il 63% e
Le bovine a elevatissima
ta. Questo non significa
il mantenimento il fabbisogno di energia questa efficienza dipenproduzione sviluppano
che le bovine in asciutmetabolizzabile è pari a 117 kcal/kg di pe- de dal coefficiente di meuna quantità di calore 2-3 volte
ta non siano sensibili al
so metabolico. Per una bovina di 600 kg di tabolizzabilità (q) degli
superiore a quella prodotta
problema. Anche in quepeso vivo il peso metabolico è pari a 121,2, alimenti che è dato, a
dalle bovina in asciuta.
sta fase, in particolare in
quindi il fabbisogno giornaliero di energia sua volta, dal rapporto
metabolizzabile è pari a 14.180 kcal, che fra l’energia metabolizzabile e l’energia quella di transizione, occorre adottare
equivale al calore prodotto dal metaboli- grezza contenuta negli alimenti. Con va- opportuni accorgimenti.
Vale anche la pena ricordare che la casmo basale, dalle altre spese energetiche lori di q superiori a 0,65 l’efficienza con
di mantenimento e dal calore prodotto cui viene utilizzata l’energia metaboliz- pacità di dissipare calore, tramite evazabile può raggiun- porazione in particolare, per una vacca
per l’attività di digegere valori superiori da latte copre la produzione di calore
stione e assimilazione
La produzione di calore
al 63%, fi no a livelli metabolico di una vacca in asciutta, ma
dei nutrienti presenti
per ogni kg di latte
prossimi al 65% con solo la metà di quello di una vacca che
negli alimenti ingeriti.
corretto al 4% di grasso
valori di q molto ele- produce 30 kg di latte/giorno. Si intuisce
Escludendo dal calcolo
è mediamente pari a 493 kcal
vati e intorno a 0,85. quindi come possano essere penalizzati,
l’incremento di caloMediamente il valo- nel periodo estivo, proprio gli animali
re per la digestione e
re con cui la bovina da più produttivi.
l’assimilazione dei nutrienti presenti negli alimenti ingeriti, la latte utilizza l’energia metabolizzabile per
quantità di calore prodotto per il man- la produzione di latte si aggira intorno al
La razione ideale
tenimento risulta pari al fabbisogno di 60%. Questo significa che mediamente
energia netta, quindi 70 kcal/kg di peso ogni 100 kcal di energia metabolizzabile
La riduzione dell’ingestione volontametabolico (8.486 kcal). Il fabbisogno di destinata alla produzione del latte, 60 kcal ria di sostanza secca da parte delle bomantenimento non è tuttavia costante e di energia vengono stoccate nei compo- vine nel periodo caldo è uno dei fattori
fra i fattori di variazione vengono anno- nenti del latte e 40 kcal vengono dissipate che influenzano negativamente lo stasotto forma di calore. Tenendo presente to di salute e la produttività degli aniverati anche quelli climatici.
Al diminuire della temperatura ma, che mediamente 1 kg di latte corretto al mali. Razioni con un elevato contenusoprattutto, all’aumentare della tempera- 4% di grasso ha un valore energetico di to di fibra danno luogo a un maggiore
tura stessa il fabbisogno di mantenimen- 740 kcal, si può calcolare che la produzio- incremento di calore rispetto a razioto aumenta (grafico 1) per le risposte che ne di calore per ogni chilogrammo di latte ni con livelli di fibra più bassi, quindi più difficoltà nella regolazione della
temperatura corporea da parte dell’organismo. Questo a causa del maggiore
dispendio energetico per la digestione
degli alimenti più fibrosi e della minore
efficienza nel metabolismo dell’acetato rispetto al propionato, che comporta una maggiore produzione di calore.
La riduzione dell’ingestione di alimenti si può, in una certa misura, compensare aumentando la concentrazione di
energia metabolizzabile e degli altri nutrienti della razione. Ricerche condotte
nel periodo estivo hanno mostrato che
una più alta percentuale di concentrati e
un minimo livello di fibra nella razione
consentono di ridurre l’effetto negativo
del caldo e di sostenere maggiormente
Lo stress da caldo influenza lo stato nutrizionale, riducendo l’ingestione e modificando
la produzione.
i processi fisiologici e il metabolismo
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supplemento a L’Informatore Agrario • 11/2008
TABELLA 1 - Produzione
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A L I M E N TA Z I O N E
I foraggi sono fondamentali
se di qualità
Nell’alimentazione delle bovine da latte i foraggi rappresentano il vero segreto per il successo dell’allevamento: essi
hanno un ruolo importante in funzione delle loro prerogative nutritive e nel
mantenere efficienti le attività motorie
e biochimiche del rumine. Ciò vale per
le vacche nelle varie fasi della lattazione
e in particolare per quelle a elevata produzione lattea, per le quali la presenza
dei foraggi nella razione tende a ridursi
in rapporto alle loro sempre più alte necessità energetiche.
Questa situazione può tendere a diventare ancora più critica nel periodo
caldo. Un foraggio di ottima qualità si
può infatti impiegare in maggiori quantità, con contemporanea riduzione dei
concentrati, garantendo una migliore
salvaguardia delle attività motorie e biochimiche del rumine, con meno pericoli
di anomalie digestive e con effetti favorevoli sull’ingestione di sostanza secca
e quindi di energia. Tutto questo si traduce in un migliore stato di salute delle
bovine, in una maggiore produzione di
latte con caratteristiche più idonee alla
trasformazione casearia.
Molti autori indicano come soluzione
praticabile l’aggiunta di grassi protetti
dalla degradazione microbica ruminale.
In questo modo, oltre a elevare la concentrazione energetica, si ridurrebbe
proporzionalmente la quota di calore
generato dalle fermentazioni nel digerente a carico di altri principi alimentari e, soprattutto, si limiterebbe sensibilmente la produzione di extra-calore
metabolico, vale a dire la quota di calore prodotto dall’animale nei processi
di assimilazione.
Alcuni autori hanno riscontrato che
l’aggiunta nella razione di cotone (15%
della s.s.) e di 540 g di sapone/giorno oltre al cotone (15% s.s.) porta a una riduzione della produzione di calore rispettivamente del 6,7% e del 9,7% quando il
conteggio viene effettuato al netto del
calore di mantenimento. La produzione
di calore totale diminuiva del 4,9 e del
7% rispettivamente.
Al momento della formulazione della
razione si può esaminare, accanto alla
valutazione delle caratteristiche chimico-nutrizionali della razione e alla copertura dei fabbisogni teorici, la quantità di calore prodotto. Si può quindi
ottimizzare la razione anche con l’intento di minimizzare la quantità di calore prodotto.
A parità di energia ingerita si ottiene
una minore produzione totale di calore
con razioni contenenti maggiori quantità di concentrati e/o foraggi più digeribili, come conseguenza della migliore
efficienza di utilizzazione dell’energia
degli alimenti che consente di ridurre la
quantità di alimenti ingeriti. Si ribadisce
Fabbisogno di mantenimento
(Mcal/giorno)
Un minore declino produttivo, nel
periodo caldo, si è evidenziato in animali alimentati con razioni al 14% di
ADF rispetto a situazioni con 17 e 20%
di ADF sulla sostanza secca. Tuttavia, ci
sembra opportuno raccomandare prudenza nell’interpretazione di risultati simili, in quanto riferiti a brevi periodi sperimentali. L’adozione di livelli
troppo bassi di ADF, infatti, potrebbe
portare a seri problemi di funzionalità ruminale nel medio-lungo periodo,
con ovvie ripercussioni negative sull’efficienza produttiva della mandria e
con un probabile crollo del tenore lipidico del latte per gli effetti sull’attività
del rumine.
In pratica, può essere utile, rispetto
alle condizioni di termoneutralità per
la bovina, attuare un aumento relativo
della percentuale di concentrati nella
razione adottata nei periodi caldi, badando però al rispetto dei parametri
di razionamento in grado di tutelare
lo stato di salute dell’animale. In particolare si raccomanda di porre attenzione alla buona miscelazione e alle
caratteristiche fisiche della miscelata
unifeed, onde evitare la cernita degli
alimenti da parte degli animali. Inoltre è auspicabile l’impiego di appropriati tamponi.
25,0
22,5
20,0
17,5
15,0
12,5
10,0
0
10
20
30
Temperatura (°C)
40
(*) In termini di energia metabolizzabile.
GRAFICO 1 - Effetto
della temperatura sul fabbisogno
teorico di mantenimento (*)
Il fabbisogno di mantenimento cresce
all’aumento della temperatura: il ritmo
respiratorio si fa più frequente,
gli animali che rimangono in piedi
più a lungo, ecc.
Alcuni autori hanno riscontrato
che l’aggiunta di cotone (15% della s.s.)
nella razione e di 540 g di sapone/giorno
oltre al cotone (15% della s.s.) porta
a una riduzione della produzione di calore
rispettivamente del 6,7 e 9,7% (al netto
del calore di mantenimento)
comunque l’importanza di mantenere
equilibrata la razione, soprattutto per
quanto riguarda i parametri di ottimizzazione della razione per la prevenzione
di anomalie digestive.
Suggerimenti
contro lo stress da caldo
I suggerimenti nutrizionali che si possono proporre in condizioni di stress da
caldo, alcuni dei quali importanti anche
nei periodi meno caldi, sono utili per impostare una dieta in grado di agevolare
l’animale nella risposta fisiologica e produttiva. Con il caldo è necessario fornire
agli animali una razione che assicuri una
maggiore concentrazione di nutrienti e
allo stesso tempo che minimizzi la quantità di calore prodotto.
L’aspetto energetico è quello più critico e al riguardo l’impiego di foraggi
di migliore qualità, l’elevata digeribilità della razione con una lieve riduzione
del livello di fibra e l’impiego di grassi
innalzano la concentrazione in energia
metabolizzabile e allo stesso tempo riducono la quantità di extra calore prodotto per caloria di energia metabolizzabile
disponibile.
Infi ne si sottolinea l’importanza di
operare congiuntamente, migliorando
contemporaneamente le condizioni microclimatiche per ottenere risultati più
significativi attraverso gli accorgimenti
di ordine nutrizionale e alimentare. •
Luigi Calamari
Università Cattolica del Sacro Cuore
Piacenza
[email protected]
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