Gestione integrata delle neoplasie periampollari
Transcript
Gestione integrata delle neoplasie periampollari
Periampullary tumors rapresent 5% of overall gasrointestinal neoplasia; more frequent ampullary benign lesion is adenoma. Staging and histotype are obtained by endoscopy biopsies, EUS+FNA, IDUS, TC and MRI. DCP is gold standard for periampullary tumors therapy. Endoscopic ampullectomy is a safe and efficace alternative, less invasive therapy for benign non-infiltrating ampullary lesions. Endoscopic recurrence after therapy is 2-33%. Parole chiave: papilla di Vater, adenoma della papilla, ampullectomia, tumori periampollari Key words: papilla of Vater, adenoma of the papilla, ampullectomy, periampullary tumors CS Laura Bernardoni Valentina Allegrini Italo Vantini Armando Gabbrielli Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Istituto del Pancreas Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona Introduzione Le neoplasie periampollari originano dalle strutture anatomiche site entro 2 cm dalla ampolla di Vater, rappresentano circa il 5% di tutte le neoplasie gastrointestinali (1) e nonostante la loro vicinanza anatomica sono caratterizzate da una prognosi diversa (2) (tabella 1). I tumori della papilla rappresentano in 15-25% delle neoplasie periampollari; di queste le neoplasie duodenali e quelle della via biliare distale rappresentano il 10% ciascuna mentre le lesioni benigne di questa area più frequenti sono gli adenomi della papilla (3). La presentazione clinica delle neoplasie periampollari varia dalla comparsa di ittero ostruttivo a sintomi vaghi e aspecifici quali dispepsia, dolore addominale, malessere, anoressia, calo ponderale; spesso sono diagnosticate accidentalmente in corso di esami radiologici o endoscopici. Punto chiave della diagnosi delle neoplasie periampollari è la tipizzazione istologica/citologica e lo staging della lesione. L’esecuzione di biopsie endoscopiche delle lesioni che aggettano nel lume duodenale è tecnicamente semplice e sicura; per una migliore valutazione dell’estensione della lesione e una maggiore precisione nell’esecuzione di biopsie mirate è raccomandato l’u- Giorn Ital End Dig 2013;36:13-18 I tumori periampollari rappresentano in 5% delle neoplasie gastrointestinali; le lesioni benigne ampollari più frequenti sono gli adenomi della papilla. Lo staging e la tipizzazione istologica/citologica della lesione è ottenuto mediante tecniche endoscopiche e radiologiche (biopsie, EUS+FNA, IDUS, TC e RM). La duodenocefalopancreasectomia (DCP) rappresenta la terapia gold standard per le neoplasie periampollari mentre l’ampullectomia endoscopica rappresenta la terapia di prima linea per le lesioni ampollari che non presentino infiltrazione delle strutture adiacenti. L’ampullectomia endoscopica è una tecnica con efficacia sovrapponibile alla enucleazione chirurgica, gravata da una minor mortalità. Sia nelle casistiche chirurgiche che in quelle endoscopiche la percentuale di recidiva non è trascurabile. Fattori di rischio per recidiva sono legati alle caratteristiche della lesione e alla tecnica endoscopica. Comunicazione Scientifica Gestione integrata delle neoplasie periampollari 13 CS tabella. 1: neoplasie dell’area periampollare Papilla di Vater Comunicazione Scientifica Prognosi a 5 anni Lesioni benigne Adenocarcinoma 35-50% Duodeno Adenocarcinoma Leiomioma Tumori neuroendocrini Adenomioma Carcinoma a cellule con castone Tumori neurogenici < 10% Pancreas Laura Bernardoni et al > Gestione integrata delle neoplasie periampollari 14 Adenoma villoso/tubulovilloso 28% Via Biliare Adenocarcinoma Maligne Carcinoidi Tumori neuroendocrini Colangiocarcinoma Benigne Lipoma Lesioni benigne (adenomi) Adenocarcinoma tabella. 2: neoplasie ampollari < 10% tilizzo del duodenoscopio a visione laterale. È sempre indicata l’esecuzione di una TC per l’estensione locoregionale, il coinvolgimento vascolare e la presenza di metastasi e poter così pianificare il corretto approccio terapeutico. La Risonanza Magnetica può essere utile soprattutto nello studio delle lesioni che coinvolgono il dotto biliare (2). Nello staging loco-regionale un ruolo importante assume la EUS per la capacità di definire la profondità della lesione nella parete duodenale, l’invasione del dotto pancreatico principale e della via biliare principale, la presenza di metastasi linfonodali e il convolgimento vascolare (4). L’IDUS (Intraductal Ultrasonography) sembra essere utile per le lesioni che originano dalla VBP aumentando l’accuratezza della diagnosi (IDUS 90% vs ERCP+brushing 50% e ERCP+biopsie intracoledociche 67%) (5). Per ottenere una diagnosi istologica preoperatoria di una lesione ampollare sottomucosa è indicata l’esecuzione di biopsie dell’ampolla dopo sfinterotomia endoscopica (6); in caso di materiale inadeguato per artefatti da folgorazione alcuni autori suggeriscono l’esecuzione delle biopsie dopo 7 giorni dalla sfinterotomia (7). Le modalità terapeutiche per i tumori periampollari sono chirurgiche (duodenocefalopancreasectomia e enucleazione transduodenale) ed endoscopiche (ampullectomia endoscopica). La DCP rappresenta la terapia gold standard per le neoplasie periampollari (8) mentre l’ampullectomia endoscopica rappresenta la terapia di prima linea per le lesioni ampollari che non presentino infiltrazione della sottomucosa o delle strutture adiacenti. Adenomi ampollari (ampullomi): terapia endoscopica e chirurgica Gli adenomi della papilla di Vater sono le lesioni benigne della papilla più frequenti (circa 80%) (tabella 2); sono lesioni polipoidi soffici, spesso di piccole dimensioni, sporadiche o associate a sindromi poliposiche familiari; in questa seconda categoria di pazienti il riscontro di lesioni ampullari aumenta di più di 300 volte (9). L’inci- denza di trasformazione maligna degli ampullomi, che avviene in modo sovrapponibile alla sequenza adenoma-carcinoma del cancro del colon, varia dal 25% all’85% (10) quindi la resezione prima, e la sorveglianza endoscopica poi, sono mandatorie. Come in tutte le patologie tumorali, lo staging della neoplasia indica la terapia più appropriata. Per gli ampullomi i sistemi di classificazione proposti dalla letteratura sono diversi (tabella 3). Il TNM si basa prevalentemente sulla profondità di infiltrazione dell’adenoma. Alternativamente la classificazione di Vienna si basa sul grading istologico della neoplasia epiteliale: displasia di basso grado, displasia ad alto grado, carcinoma non invasivo (carcinoma in situ) e carcinoma invasivo. Infine per i pazienti affetti da FAP viene utilizzata la classificazione di Spigelman (10) che unisce caratteristiche endoscopiche (numero e diametro dei polipi) a caratteristiche istologiche (tipo istologico e grado di displasia) dei polipi visualizzati a livello della C duodenale per determinare lo stadio di malattia (dallo stadio 0 allo stadio IV) che correla con il rischio di sviluppare un cancro. Non è possibile definire solo sulla base della morfologia della lesione e sulle sue dimensioni la natura adenomatosa e il suo grado di malignità; quindi ottenere una diagnosi istologica per determinare la natura della lesione è il primo requisito fondamentale per il corretto management. La lesione deve sempre quindi essere biopsiata; la percentuale di falsi negativi alle biopsie endoscopiche nella diagnosi di carcinoma infiltrante varia in letteratura dal 17 al 40% raggiungendo una accuratezza del 62-85% (11). Alcuni autori propongono quindi l’utilizzo dell’ampullectomia a scopo curativo come mezzo sia diagnostico che terapeutico: il materiale istologico risulta sicuramente più adeguato, la diagnosi e lo staging anatomopatologico possono essere più accurati (11). Oltre alla diagnosi di natura della lesione è importante in particolare valutare l’infiltrazione dell’adenoma all’interno del dotto pancreatico principale e della via biliare principale. Il corretto staging istologico, endoscopico e radiologico è indispensabile per il corretto approccio terapeutico della lesione. Le metodiche radiologiche utilizzate per lo staging regionale sono la TC, EUS e IDUS che presentano rispettivamente una accuratezza nella valutazione del T del 5-24%, 78-84%, 78-100% e nella valutazione dell’N del 33-59%, 50-100% e 93,3% (12, 13). In particolare EUS e IDUS possono dare maggiori informazioni sull’estensione della lesione, la sua ecogenicità, i rapporti che contrae con gli strati della parete tabella. 3: sistemi di classificazione degli adenomi ampollari Sistema di classificazione TNM Classificazione di Vienna Classificazione di Spigelman (pz affetti da FAP) Caratteristica Si basa sulla profondità di invasione Si basa sul grado di displasia all’esame istologico Categoria 1 negativo per neoplasia/displasia Categoria 2 indefinito per neoplasia/displasia Categoria 3 neoplasia/displasia non invasiva di basso grado Categoria 4 neoplasia non invasiva con displasia ad alto grado • Adenoma con displasia alto grado • Carcinoma in situ • Sospetto carcinoma invasivo Categoria 5 • Carcinoma intramucoso • Carcinoma sottomucoso o infiltrante Si basa sulle caratteristiche endoscopiche e istologiche Score (da 1 a 3 per ogni variabile) Numero di polipi (1-4; 5-20;<20) Diametro dei polipi (1-4; 5-10; <10 mm) Tipo istologico (tubulare, tubulovilloso, villoso) Grado di displasia (basso, alto) Staging Stage I: score 1-4 Stage II: score 5-6 Stage III: score 7-8 Stage IV: score 9-12 duodenale e la presenza di linfoadenopatie loco regionali. Le linee guida internazionali non propongono chiari ed univochi criteri di selezione per i pazienti da sottoporre ad ampullectomia endoscopica (AE); i parametri più frequentemente considerati in letteratura sono: diametro della lesione, assenza di aspetti macroscopici di malignità, lift sign positivo, istotipo benigno alle biopsie endoscopiche, il grado di crescita endoduttale e l’esclusione di carcinoma in situ. C’è accordo uniforme in letteratura sul fatto che lesioni con displasia di basso grado possono esser sottoposte a terapia endoscopica mentre l’unica opzione terapeutica curativa per Descrizione T0 assenza di tumore Tis carcinoma in situ T1 tumore limitato alla papilla T2 invasione della muscolare propria duodenale T3 invasione del parenchima pancreatico T4 invasione del tessuto peripancreatico o degli organi adiacenti N0 assenza di metastasi linfonodali N1 presenza di metastasi linfonodali M0 assenza di metastasi a distanza M1 presenza di metastasi a distanza l’adenocarcinoma infiltrante della papilla è la resezione chirurgica. Lim et al (12) hanno proposto tre criteri per candidare il paziente alla terapia chirurgica resettiva: • diametro maggiore di 30 mm • caratteristiche endoscopiche di malignità • biopsie positive per displasia di alto grado/carcinoma in situ/T1. L’invasione dei dotti da parte dell’adenoma è stato spesso considerato un criterio di esclusione per la terapia endoscopica ma recentemente alcuni autori hanno proposto la terapia endoscopica per lesioni coinvolgenti i dotti ma figura 1: invasione dell’ampulloma nei dotti diagnosticata mediante EUS raggiungibili endoscopicamente dopo esecuzione di sfinterotomia (14) (figura 1). La tecnica di esecuzione dell’ampullectomia non è omogenea. L’obiettivo finale della papillectomia dovrebbe essere sempre l’asportazione in unico frammento (en-bloc) dell’adenoma, a scopo curativo cioè con una resezione R0 con margini sia laterali che profondi liberi da malattia. Per le lesioni che si estendono oltre la papilla, l’adenoma può essere rimosso in più frammenti (piecemeal) per ridurre il rischio di complicanze, ma di conCBD: common bile duct MPD: main pancreatic duct Giorn Ital End Dig 2013;36:13-18 15 CS Comunicazione Scientifica tro l’area papillare dovrebbe essere asportata in unico figura 2: step dell’ampullectomia endoscopica pezzo. Deve sempre essere eseguita con duodeno scopio a visione laterale che consente una adeguata A B C visualizzazione dell’area papillare e di escludere segni A) Ampulloma Laura Bernardoni et al > Gestione integrata delle neoplasie periampollari 16 B) ampullectomia C) posizionamento di protesi plastica biliare e pancreatica macroscopici di malignità mal visualizzabili con strumento a visione frontale. La colangiopancreatografia endoscopica è importante per lo staging e deve essere sempre eseguita prima dell’ampullectomia endoscopica. È mandatorio eseguire l’opacizzazione della VBP e del DPP prima dell’esecuzione dell’ampullectomia per escludere l’estensione intraduttale dell’adenoma. L’incannulamento profondo potrebbe essere difficoltoso, soprattutto nel caso di adenomi di grandi dimensioni; in questi casi la colangipancreatografia potrebbe essere ottenuta anche dopo l’esecuzione dell’ampullectomia. Solitamente viene raccomandata l’esecuzione di una doppia sfinterotomia, biliare e pancreatica (17), per garantire l’accesso ai dotti dopo la resezione. Alcuni autori propongono l’iniezione sottomucosa di soluzione fisiologica, adrenalina, blu di metilene o sostanze ad alta viscosità per facilitare la resezione della lesione, ridurre il rischio di sanguinamento (15) e valutare il “lifting sign” (16). Contrariamente, alcuni autori non raccomandano l’iniezione sottomucosa poiché può rendere più difficoltoso afferrare con l’ansa la lesione e il dotto biliare che decorre nel tratto distale nella parete duodenale. Non c’è consenso unanime sul tipo di ansa e di corrente da utilizzare per la papillectomia. L’adenoma dovrebbe sempre essere asportato en-bloc previa somministrazione di agenti antispastici e.v. per garantire il recupero del pezzo operatorio in duodeno. Se le dimensioni non consentissero la resezione in unico pezzo (adenoma > 20 mm di diametro), la tecnica piecemeal può essere utilizzata riservandola per la resezione dei frammenti più laterali. Al termine della resezione, sia en-bloc sia piecemeal, APC dovrebbe essere utilizzato per rimuovere anche i più piccoli residui adenomatosi. Sono comunque stati descritti casi di perforazione retro peritoneale per cui deve essere utilizzato con cautela. Dopo l’ampullectomia è consigliato il posizionamento di uno stent pancreatico da 3 o 5 F per ridurre il rischio di pancreatite acuta post-ERCP e uno biliare per minimizzare il rischio di colangite post-procedura (18). Lo stent pancreatico dovrebbe essere rimosso entro 2 settimane dall’esecuzione dell’ampullectomia per ridurre il danno del dotto pancreatico (figura 2). L’ampullectomia endoscopica viene considerata una procedura ad alto rischio con una morbidità del 10-58% e una mortalità dello 0-7%; è quindi richiesto un periodo di osservazione post-procedura per la diagnosi precoce e il trattamento di eventuali complicanze, soprattutto dopo rimozione di lesioni di grandi dimensioni e in pazienti con importanti comorbidità. Le complicanze della ampullectomia endoscopica includono: sanguinamento (3%), che solitamente viene trattato conservativamente, pancreatite acuta (4.9-13%), stenosi papillare (2-8%), più frequente nei pazienti in cui non viene posizionato lo stent pancreatico post procedura (15.4% vs 1.1%) e colangite. La perforazione è una evenienza rara (18). I risultati dell’ampullectomia endoscopica sono influenzati in senso prognostico positivo dall’età avanzata del paziente, il piccolo diametro della lesione e le lesioni sporadiche (14). In base alla presenza di crescita adenomatosa all’interno dei dotti biliare ed endoscopica la percentuale di resezioni curative era 83% (figura 3) nei pazienti che non avevano crescita intraduttale e 46% nei pazienti con crescita endoduttale inferiore a 1 cm (p<0.001) (17). La percentuale di ricorrenza di adenoma della papilla dopo ampullectomia in letteratura variano dal 2 al 33% (figura 4); fattori di rischio noti per la ricorrenza sono la poliposi adenomatosa familiare e la presenza di displasia ad alto grado mentre il diametro della lesione non è stato definitivamente correlato al rischio di recidiva (19). CS Comunicazione Scientifica Fattori di rischio per recidiva legati alla tecnica endoscopica sono: asportazione incompleta e il mancato utilizzo della terapia termica in presenza di residuo adenomatoso minimo. Poiché l’incidenza di ricorrenza è elevata anche nelle casistiche chirurgiche il follow-up endoscopico è mandatario; recentemente è stato proposto uno schema di follow-up standardizzato: 3-6 mesi per asportare eventuali residui con pinza bioptica e poi ogni 6-12 mesi per 2-5 anni a discrezione dell’operatore (14) (figura 5). Prima dei progressi delle tecniche endoscopiche degli ultimi 10-20 anni la chirurgia da sempre ha rappresentato l’approccio terapeutico tradizionale per l’asportazione degli adenomi dell’area ampollare e ancora oggi rimane la terapia gold standard ad intento curativo per le lesioni dell’area ampollare. Gli approcci chirurgici possono includere la DCP, l’ampullectomia chirurgica e la resezione duodenale con risparmio del parenchima pancreatico. La ragione per cui dalla terapia chirurgica negli anni si è svi- figura 4: recidiva di ampulloma dopo ampullectomia endoscopica (a 3 mesi di follow-up) figura 5: algoritmo terapeutico decisionale nelle lesioni ampollari Ampulloma ERCP + biopsie > 3 cm presenza di caratteristiche di malignità < 3 cm assenza di caratteristiche di malignità EUS/IDUS Ampullectomia endoscopica T0-T1- HGD Assenza di invasione duttale T2-T3- T4 Presenza di invasione duttale Candidato chirurgico Si Chirurgia No Giorn Ital End Dig 2013;36:13-18 figura 3: esiti regolari di ampullectomia endoscopica a 3 mesi di follow-up Palliazione/stenting 17 CS Comunicazione Scientifica luppata le terapia endoscopica delle lesioni ampollari è l’alta morbilità e mortalità correlate a questo tipo di chirurgia. I dati estrapolati da numerose casistiche riportano una mortalità legata all’intervento chirurgico di DCP che varia dall’1% al 9% e una morbilità maggiore del 41% (20). Tecniche chirurgiche meno demolitive quali l’ampullectomia chirurgica e la resezione transduodenale sono gravate da una mortalità del 2-3% e mobidità variabile dal 10 al 60 % Rispettivamente (21). In particolare lo studio di Ceppa (21) mette a confronto i risultati della ampullectomia endoscopica vs l’ampullectomia chirurgica riportando una morbidità del 18% e del 42% rispettivamente per le due tecniche, una maggiore durata della degenza dopo ampullectomia chirurgica (0.6+0.2 vs 10.1+1.0 giorni di degenza) ed una percentuale di recidiva dell’adenoma sovrapponibile per i 2 tipi di ampullectomia (9-45% nella ampullectomia endoscopica e 9-25% per l’ampullectomia chirurgica). Corrispondenza Armando Gabbrielli U.S.O. Endoscopia Digestiva AOUI Verona Piazzale L.A. Scuro, 10 - 37134 Verona Tel. + 39 045 8124743 Fax + 39 045 8124898 e-mail: [email protected] Laura Bernardoni et al > Gestione integrata delle neoplasie periampollari 18 Bibliografia 1.Albores-Saavedra J, Henson DE, Klimstra DS. Tumors of the Gallbladder, Extrahepatic Bile Ducts and Ampulla of Vater. Washington DC: Armed Forces Institute of Pathology; 2000. 2.Ross WA, Bismar M.M. Evaluation and management of periampullary tumors. Curr Gastroenterol Rep 2004;6:362-370. 3.Sarmiento JM, Nagorney DM, Sarr MG. Periampullary cancers: Are there differences? Surg Clin North Am 2001;81:543-555. 4.Shoup M, Hodul P, Arawha GV. Defining a role for endoscopic ultrasound in staging periampullary tumors. Am J Surg 2000;179:433436. 5.Domagk D, Poremba C, Dietal K-H. Endoscopic transpapillary biopsies and intraductal ultrasonography in the diagnostics of bile duct strictures: a prospective study. Gut 2002;51:240-244. 6.Kim M-H, Lee S-K, Seo D-W. Tumors of the major duodenal papilla. Gastrointest Endosc 2001;54:609-620. 7.Vogt M, Jacobs R, Riemann JF. Rationale for endoscopic management of adenoma of the papilla of Vater: options and limitations. Langenbecks Arch Surg 2001;386:176-182. 8.Peng SY, Wang JW, Lau WY. Conventional versus binding pancreaticojejunostomy after pancreaticoduodenectomy: a prospective randomized trial. Ann Surg 2007;245: 692-698. 9.Jagelman DG, DeCosse JJ, Bussey HJ. Upper gastrointestinal cancer in familial adenomatous polyposis. Lancet 1988;1:149-151. 10.Spigelman AD, Williams CB, Talbot IC, et al. Upper gastrointestinal cancer in patients with familial adenomatous polyposis. Lancet 1989;30:783-785. 11.Elek G, Gyori S, Toth B. Histological evaluation of preoperative biopsies from ampulla vateri. Pathol Oncol Res 2003;9:32-41. 12.Lim GJ, Devereaux BM. EUS in the assessment of ampullary lesions prior to endoscopic resection. Tech Gastrointest Endos 2010;12:49-52. 13.Maluf-Filho F, Sakai P, Cunha JE. Radial endoscopic ultrasound and spiral computed tomography in the diagnosis and staging of periampullary tumors. Pancreatology 2004;4:122-12. 14.Catalano MF, Linder JD, Chak A. Endoscopic management of adenoma of the major duodenal papilla. Gastrointest Endosc 2004;59:225-232. 15.Pandolfi M, Martino M, Gabbrielli A. Endoscopic treatment of ampullary adenomas. JOP 2008;9:1-8. 16.Monson JR, Donohue JH, McEntee GP. Radical resection for carcinoma of the ampulla of Vater. Arch Surg 1991;126:353-357. 17.Bohnacker S, Seitz U, Nguyen D. Endoscopic resection of benign tumors of the duodenal papilla without and with intraductal growth. Gastrointest Endosc 2005;62:551-560. 18.Patel R. Endoscopic ampullectomy. Techniques and outcomes. J Clin Gastroenterol 2012;46:8-15. 19.Irani S, Arai A, Ayub K. Papillectomy for ampullary neoplasm: results of a single referral center over a 10-year period. Gastrointest Endosc 2009;709:23-32. 20.Adler DG, Qureshi W, DavilaR. The role of endoscopy in ampullary and duodenal adenomas. Gastrointest Endosc 2006; 64:849-854. 21.Ceppa EP, Burbridge RA, Rialon KL. Endoscopic versus surgical ampullectomy. An algorithm to treat disease of the ampulla of