Questioni identitarie nazionali e sovranazionali nel Vormärz austriaco

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Questioni identitarie nazionali e sovranazionali nel Vormärz austriaco
STORIE IN CORSO VI.
Seminario nazionale dottorandi
Catania, 26-28 maggio 2011
www.sissco.it
Questioni identitarie nazionali e sovranazionali tra il Biedermeier e il Vormärz austriaco
Giulia La Mattina, Università di Torino
1. Quesito della ricerca e suoi presupposti
In una insolita concomitanza con il centocinquantenario dell‟unità italiana, in un momento storico
contrassegnato da una forte ripresa – sia da parte di coloro che ne ribadiscono la validità sia da parte
di coloro che li mettono criticamente in discussione – delle questioni, dei valori e dei miti fondativi
legati all‟identità della nazione, la mia ricerca si occupa di uno dei principali casi europei di
“identità controversa” e intende mettere in luce forme, canali e luoghi della consapevolezza
nazionale austriaca tra Biedermeier e Vormärz. In un contesto che tende generalmente ad analizzare
le questioni identitarie legate all‟impero asburgico, e in particolare quelle riguardanti la componente
di lingua tedesca del Vielvölkerstaat1, dal momento della loro esplosione nel 1848, l‟obiettivo è
quello di fare chiarezza, con una prospettiva “esterna” al problema – dunque meno inficiata da
condizionamenti di carattere politico o culturale – sulla preistoria di tale avvenimento e focalizzare,
così, le modalità con cui gli austriaci riuscirono a destreggiarsi e a far convivere i pilastri fondanti
del loro sentimento di appartenenza: imperatore austriaco e prospettiva multinazionale da un lato,
cultura tedesca e rapporto con le nazionalità dall‟altro.
Tema piuttosto inusitato per la storiografia italiana2, la questione dell‟identità e della costruzione in
nazione non è solo tutt‟oggi un argomento centrale della storiografia, della pubblicistica così come
della politica austriaca ma ha influenzato in maniera diretta la disciplina storica, dunque la scelta dei
suoi oggetti di analisi, per tutto il XIX e il XX secolo. Se l‟identità nazionale è un concetto
sfuggevole e labile, sottoposto a continue sollecitazioni e a periodici mutamenti, niente dimostra la
1
Ovvero stato plurinazionale.
Non si può tuttavia prescindere dall‟opera di Claudio Magris, Il mito asburgico nella letteratura austriaca moderna,
Torino 1963 che per primo attraverso le pagine della letteratura ha fornito una esemplificazione dei valori fondanti
dell‟impero: dall‟ideale dello stato sovranazionale, quale fondamento ideologico da contrapporre alle nascenti passioni
nazionali, al mito della monarchia popolare fino alla concezione della funzione tedesco-mitteleuropea dell‟Austria quale
baluardo della civilizzazione occidentale e della cultura tedesca nei confronti dei popoli slavi.
2
1
veridicità di tale affermazione meglio del caso austriaco: nessun complesso storico in Europa è stato
infatti così legato a problemi di identità dei suoi membri quanto l‟Austria. Divisi tra il senso di
appartenenza alla più grande “nazione culturale” tedesca3 e lo status di nazionalità dominante –
almeno fino agli anni ottanta dell‟Ottocento – di un grande impero multinazionale quale era quello
asburgico, tra Otto e Novecento secolo gli austriaci vivono in una permanente “guerra civile
dell‟io”4, tra durevoli crisi identitarie e costantemente minacciati dalla perdita della loro identità,
cosa che troverà il suo apice drammatico con l‟Anschluss del 1938.
Ambiguità, ambivalenza, schizofrenia sono non a caso termini ricorrenti nella storiografia austriaca
riguardante la costruzione di una consapevolezza nazionale5: il paradigma classico, di stampo
volontaristico, che vede nella nazione “un plebiscito di tutti i giorni” appare nel caso austriaco di
così difficile applicabilità da poter considerare la costruzione in nazione austriaca un “historischer
Sonderfall”6. Il fatto che essa sia stata segnata da una serie quasi ininterrotta di sconfitte – sia
nell‟ambito dei processi democratici interni che nel campo politico-militare – ha infatti avuto
ripercussioni dirette sulla formazione dell‟identità, rendendo inattuabile quel binomio classico di
nazione-rivoluzione che è stato alla base di buona parte dei processi di formazione in nazione di
molti paesi europei ed extraeuropei tra Otto e Novecento: la dissoluzione del Sacro Romano Impero
(1806), le rivoluzioni del 1848, l‟instaurazione del Dualismo austro-ungarico (1867), il crollo
dell‟impero asburgico (1918), l‟Anschluss al Terzo Reich (1938), la costituzione della Seconda
Repubblica (1945) hanno rappresentato delle cesure cruciali nel processo di formazione di
un‟identità nazionale e hanno dunque fornito l‟occasione per costanti ripensamenti della idea di
stato austriaca e del senso di appartenenza nazionale.
E‟ solo a partire dal 1945, quando la guerra di Hitler, che pure era stata sentita come propria, sancì
in maniera drammatica e brutale il tramonto dell‟idea grande-tedesca che la costruzione di una
identità nazionale austriaca in senso moderno ebbe inizio7. Come ben evidenziato da Peter Thaler
3
E‟ noto che fu Friedrich Meinecke a coniare il concetto di „Kulturnation” o nazione culturale connesso a quello
“Staatsnation” o nazione statale, in: Weltbürgertum und Nationalstaat, München 1911
4
Friedrich Heer, Der Kampf um die österreichische Identität, Wien/Köln/Graz 1981, p. 9.
5
Così ad esempio : Peter Thaler, The ambivalence of identity. The austrian experience of nation-building in a modern
society, West Lafayette, Ind. 2001; Helmut Rumpler, Eine Chance für Mitteleuropa; bürgerliche Emanzipation und
Staatsverfall in der Habsburgermonarchie della collana: Österreichische Geschichte, Wien 1997 p. 14; Gerhald
Stourzh, Vom Reich zur Republik. Studien zum Österreichbewusstsein im 20. Jahrhundert, Wien 1990 p. 76; Peter
Hanák, „Österreichischer Staatspatriotismus im Zeitalter des aufsteigenden Nationalismus“ in Reinhard Urbach (a cura
di), Wien und Europa zwischen den Revolutionen (1789-1848), Wien/München 1978, p. 315-330.
6
Ovvero un caso storico particolare. Tra i tanti, ad esempio, Albert F. Reiterer Demokratie und Nation: zum Fall
Österreich. Zur Frage österreichischer Identität und ihrer historisch-politischen Interpretation in Robert Maier (a cura
di) Die Präzenz des Nationalen im (ost)mitteleuropäischen Geschichtsdiskurs, Hannover 2002, pp. 73-92.
7
Assunto ampiamente condiviso da buona parte della storiografia in merito. In particolare: Peter Thaler, Ambivalence
of identity, West Lafayette, Ind. 2001; Ernst Bruckmüller, Nation Österreich. Kulturelles Bewusstsein und
gesellschaftlich-politisch Prozesse, Wien/Köln/Graz 1996. Tra la letteratura meno recente: Gerald Stourzh, Vom Reich
zur Republik; Wien 1990 Anton Pelinka, Zur österreichischen Identität. Zwischen deutscher Vereinigung und
Mitteleuropa, Wien 1990; Felix Kreissler, Der Österreicher und seine Nation. Ein Lernprozess mit Hindernissen,
2
nello studio più recente sull‟argomento8, il caso austriaco, se considerato nella sua collocazione
pienamente novecentesca, è particolarmente interessante per due ordini di ragioni. Da un lato – e in
questa direzione si sono orientati principalmente gli studi americani sul problema9 – esso
rappresenta un valido banco di prova per sperimentare verificabilità e limiti dei modelli teorici sul
nazionalismo: le elite del secondo dopoguerra si trovarono infatti non solo ad intervenire in maniera
decisa nel campo economico e sociale ma ribadirono la volontà dello stato a guidare la transizione
anche dal punto di vista culturale. Non si trattava tanto di creare un nuovo sistema di valori bensì
piuttosto di cambiare in sistema di riferimento culturale di masse già oltremodo politicizzate:
esemplificativa è in tal senso la celebrazione, già nel 1946, del giubileo del 950mo anniversario del
nome „Austria‟ nella sua antica definizione di „Ostarrîchi’. In un contesto in cui la necessità di una
legittimazione storica che giustificasse e riportasse in auge le radici austriache – e non tedesche –
del paese e di una base ideologica e simbolica da porre a fondamento del nuovo stato era fortemente
sentita, la ricorrenza venne stilizzata, tanto dal mondo politico come da quello intellettuale, come il
primo consapevole giorno commemorativo della nuova Repubblica”10.
Dall‟altro lato – e in questo senso sono di primaria importanza, per ovvie ragioni, gli studi austriaci
in materia – il contributo fondamentale dato dagli storici e dalle teorie storiografiche all‟interno di
questo processo tardivo di costruzione in nazione rende il caso austriaco oltremodo stimolante sul
piano di una riflessione sulla natura e sull‟uso pubblico della storia.
2. Contesto storiografico e stato dell‟arte
Nei primi decenni del secondo dopoguerra, in un contesto politico fortemente segnato dalla
dichiarazione di Mosca (1943), il panorama storiografico, soprattutto per quanto riguardava i temi
della storia contemporanea più strettamente legati alla costruzione in nazione austriaca tra Otto e
Novecento, appariva piuttosto lacunoso. Sul piano più strettamente accademico, gli storici filo-
Wien/Köln/Graz 1984; Peter J. Katzenstein, Disjoined Partners. Austria and Germany since 1815, Berkeley/Los
Angeles/London 1976;William T. Bluhm, Building an Austrian Nation. The Political Integration of a Western State,
New Haven/London 1973.
8
Thaler, Ambivalence of identity, introduzione e pp. 58-90
9
In un lungo filone che partendo dai pionieristici studi di William T. Bluhm, Building an Austrian Nation (1973) e
Peter J. Katzenstein, Disjoined Partners. Austria and Germany since 1815 (1976) arriva fino al volume di Thaler stesso.
10
Diretta testimonianza delle celebrazioni del 1946 è lo scritto commemorativo allora promosso dal ministero della
pubblica istruzione: Offizielle Festschrift zur 950-Jahr-Feier Österreichs, mit Zustimmung des BM f. Unterricht, (a
cura di) Österreich Institut, Wien 1946. Dal punto di vista della storiografia una pietra miliare è il celebre discorso
inaugurale di A. Lhotksy al convegno organizzato allora dall‟accademia della scienze in cui si affermava la volontà di
reinterpretare il passato nazionale concentrando l‟attenzione all‟interno dei confini della neonata Repubblica e
prescindendo da qualsivoglia suggestione gesamt- o grossdeutsch. Cfr: Alphons Lhotsky, Ostarrîchi, Vortrag in der
Festsitzung der Österr. Akademie der Wissenschaften, 21. 10. 1946 ristampato in: Aufsätze und Vorträge, Vol. 1 Wien
1970 pp. 221-245 (a cura di) Hans Wagner/Heinrich Koller. Il millenario del nome Ostarrichi nel 1996 ha fornito di
recente l‟occasione per numerose manifestazioni, pubblicazioni e iniziative sul tema. Cfr: Ernst Bruckmüller (a cura
di), Ostarrichi-Österreich, österreichische Länderausstellung 996-1996, Horn, 1996 e id., Millennium!-Millennium?
Das Ostarrichi-Anniversarium und die Osterreichische Länderausstellung 1996, in ÖGL 39, 1995, pp. 137-155
3
tedeschi delle vecchie generazioni risultavano nella pratica screditati dalla nuova situazione politica
mentre una generazione di storici più prettamente “filo-austriaca” doveva ancora formarsi: il
discorso sulla nazione era per lo più affidato a esponenti dei partiti politici o ad elite intellettuali –
pubblicisti e studiosi – operanti al di fuori delle università11. E‟ essenzialmente dalla fine degli anni
settanta che la storiografia austriaca ha iniziato a cimentarsi in maniera più sistematica, spesso in
modo apertamente militante, con la questione identitaria austriaca: agli storici è stato affidato il
compito di convalidare le nuovi concezioni nazionali, di giustificare l‟esistenza della nazione
austriaca e di ricercare nel suo passato le ragioni della sua legittimità, in primo luogo
distinguendone lo sviluppo da quello della nazione tedesca. Così, Felix Kreissler nel 1980 poneva
l‟accento sul periodo della occupazione nazista, identificandolo con quello di una “presa di
coscienza”, in cui la consapevolezza nazionale diventa finalmente completa mentre nella ricerca di
fonti di legittimazione nel passato austriaco fa risalire la nascita della nazione alla proclamazione
dell‟impero nel 180412. La volontà di distinzione dalla sviluppo tedesco veniva espressamente
dichiarata laddove il volume, definito con le parole stesse dell‟autore come «fortemente
impegnato», si proponeva come proposito quello “della radicale distruzione della leggenda dell‟
„Austro-Tedesco‟ .[…] e la rappresentazione della crescita e del consolidamento della nazione
austriaca. Questo processo richiede lo sradicamento definitivo della ideologia pangermanista13.
Nel 1981 Friedrich Heer, partendo da un approccio prevalentemente legato alla storia culturale, in
quello che è diventato una pietra miliare della storiografia austriaca in materia identitaria parlava di
una plurisecolare battaglia in difesa dell‟identità austriaca. Nessuno stato europeo a suo avviso era
stato soggetto a delle influenze così tanto violente dal punto di vista culturale da rendere il paese,
per quattro secoli, una «fortezza in stato d‟assedio»14. Il risultato più evidente di quelle che l‟autore
definisce delle vere e proprie invasioni in grado di minare la percezione di sé degli austriaci fu
proprio la lotta che nei domini ereditari asburgici vide contrapporsi due nazioni, con due diverse
forme di credo politico-religioso e portatrici di diversi orizzonti culturali: «una cultura tedescoevangelica della parola, dello scritto, della riflessione erudita» a cui si contrapponeva una «cultura
dei sensi», barocca e più strettamente legata alla controriforma cattolica, caratterizzata dal teatro, da
11
Vale la pena di menzionare almeno il vivace e aspro dibattito pubblicato su FORVM. Österreichische Monatsblätter
für kulturelle Freiheit, tra il 1955 e il 1956, in cui all‟indomani della promulgazione della costituzione austriaca Adam
Wandruszka apriva polemicamente una discussione sull‟esistenza dell‟Austria (su cosa fosse, da quando esistesse, che
senso avesse definirsi austriaci ecc. ), dibattito che mise bene in evidenza l‟inconciliabilità tra le posizioni dei due
diversi fronti.
12
Felix Kreissler, La prise de conscience de la nation autrichienne 1938-1945-1978, 1980 tradotto poi in tedesco col
significativo titolo di: Der Österreicher und seine Nation. Ein Lernprozess mit Hindernissen, 1984.
13
Kreissler, Der Oesterreicher und seine Nation (1984) p. 13
14
Friedrich Heer, Der Kampf um österreichische Identität, pp. 17-18
4
grandi rappresentazioni di gala, da processioni, da omelie e in grado di esprimersi a parole solo in
tempi di crisi estrema 15:
In quegli anni il problema identitario austriaco venne dispiegato in tutte le sue varie sfaccettature: ci
si muoveva al fine di ricercare, nella storia antica e moderna, tutti gli elementi di continuità che
potessero supportare l‟esistenza plurisecolare dello stato austriaco e dimostrarne la sua specificità16,
seguendo ad esempio le evoluzioni dell‟idea di stato austriaca nel corso della sua storia17; si
analizzavano oscillazioni e ambivalenze, ma al contempo la sostanziale persistenza del concetto di
Austria lungo i secoli18; si cercava di inquadrare la questione identitaria austriaca nel contesto
storico-politico e spirituale del più ampio impero asburgico19; infine, si evidenziava da un lato
l‟importanza di approcci legati alla storia della letteratura al fine di evidenziare le fasi della
differenziazione politico-statale e socioculturale nella Mitteleuropa tedesca tra XIX e XX secolo20 e
dall‟altro si prestava attenzione agli aspetti più connessi alla storia sociale, individuando nella
partecipazione popolare agli affari pubblici il fattore centrale nella formazione di una
consapevolezza nazionale nel dopoguerra21.
In questo contesto la seconda metà degli anni Ottanta portò con sé una cesura così profonda dal
punto di vista storiografico e politico che costrinse storici e opinione pubblica tutta a rimettere in
discussione gli assunti sui quali si era andato costruendo il loro senso di appartenenza. Nel 1985 lo
storico tedesco Karl Dietrich Erdmann invitava a rimettere in discussione le tesi oramai consolidate
sulla divisione tra storia austriaca e storia tedesca proponendo una visione della storia mitteleuropea
di lingua tedesca come quella di tre stati (RFT, RDT e Austria) due nazioni (quella tedesca e quella
15
Come nel caso delle guerre turche, di quelle contro Napoleone o delle cesure classiche della storia novecentesca
(1914, 1934 e a partire dal 1938) Ibid., p. 21- 22.
16
Alcuni individuavano nel privilegium minus (1156) la cesura che segnava l‟inizio della storia austriaca, altri facevano
maggiormente leva sul valore identitario della controriforma o sullo scioglimento del Sacro Romano impero (1806) per
evidenziare il distinguo dalla storia tedesca.
17
Fondamentale in tal senso il volume collettaneo a cura di Georg Wagner, direttore della collezione Austriaca della
Österreichische Nationalibibliothek, Georg Wagner (a cura di) Österreich. Von der Staatsidee zum
Nationalbewusstsein, Wien 1982
18
Già autore di una “Geschichte Österreich” che è considerata la rappresentazione complessiva della storia austriaca
per antonomasia Zöllner pubblicava il suo primo scritto sulla storia del concetto d‟Austria nel 1965, all‟interno di una
raccolta di saggi dedicata a Friedrich Engel-Janosi Formen und Wandlungen des Österreichbegriffes, in Historica.
Studien zum geschichtlichen Denken und Forschen, Festschrift für F. Engel Janosi, Freiburg-Basel 1965, pp.63-90; del
1980 è il secondo contributo “Perioden der österreichischen Geschichte und Wandlungen des Österreichbegriffs bis
zum Ende der Habsburgermonarchie” nel terzo volume dell‟opera collettanea a cura di Peter Urbanitsch/ Adam
Wandruszka “Die Habsburgermonarchie 1848-1918” , Wien, 1980, pp.1-32; del 1988 è la sua monografia
sull‟argomento “Der Österreichbegriff. Formen und Wandlungen in der Geschichte”,Wien, 1988.
19
Volume collettaneo a cura di Erich Zöller, Volk, Land und Staat in der Geschichte Österreichs
20
In particolare diversi contributi in Heinrich Lutz-Helmut Rumpler (a cura di) Österreich und die deutsche Frage im
19. und 20 Jahrhundert, München 1982
21
Ernst Bruckmüller, Nation. Österreich. Sozialhistorische Aspekte ihrer Entwicklung, 1984, di cui nel 1996 uscirà una
seconda versione ampliata e rivista nel 1996 con il titolo di: Nation Österreich. Kulturelles Bewusstsein und
gesellschaftlich-politisch Prozesse.
5
austriaca) e un solo popolo (appunto quello tedesco)22. E‟ l‟inizio dell‟Historikerstreit austriaco. A
partire dalla ferma risposta di Gerald Stourzh, il quale dichiarò inaccettabili le tesi di Erdmann
poiché facevano del 1938 un“anno normale” ovvero il punto di arrivo da cui poter poi giudicare
l‟intera storia austriaca della seconda repubblica23, l‟interpretazione dello studioso tedesco suscitò
una vera e propria levata di scudi da parte degli storici austriaci a difesa della loro specificità
nazionale24. Non mancarono tuttavia delle voci fuori dal coro in supporto di Erdmann; come ad
esempio lo storico salisburghese Fritz Fellner25, il quale invitò a superare il tabù che era stato
attribuito alla parola “tedesco” dopo la catastrofe del nazionalsocialismo – dunque il blocco che si
era applicato allo studio delle interdipendenze tra storia austriaca e storia tedesca – e a riconsiderare
il concetto stesso di storia tedesca, vista non più come un cammino obbligato verso l‟unità della
nazione ma come un regno della molteplicità, di cui anche lo sviluppo austriaco faceva parte.
Mentre il caso Waldheim (1986) faceva finalmente crollare il trentennale tabù sulla
corresponsabilità austriaca nei crimini del nazismo e consentiva ai critici dell‟Austria di chiedersi se
la nuova composizione statale fosse il risultato di un «meccanismo di rimozione collettiva», l‟ascesa
di Jörg Haider – che pubblicamente definì la nascita dello stato austriaco un «aborto ideologico»
(1988) – e la riunificazione tedesca rendevano evidente e urgente la necessità di una riflessione più
approfondita su valori, presupposti e strumenti di coesione della seconda repubblica, fornendo così
l‟occasione per una nuova fioritura di studi in materia26. Parimenti la dissoluzione degli ultimi
imperi multinazionali in territorio europeo (URSS e ex Jugoslavia) e il processo di unificazione
europea fornivano lo stimolo per ulteriori riflessioni sulle dinamiche e gli strumenti di coesione
dell‟impero asburgico e, al contempo, per nuove analisi della coscienza nazionale austriaca e della
sua collocazione europea: nella sua collocazione geografica e storica di cerniera tra la Germania e la
parte orientale dell‟Europa lo stato austriaco non poteva infatti che essere particolarmente
influenzato dai suoi vicini, dove proprio i concetti di nazionalismo e identità erano di recente
riemersi con più forza.
22
Karl Dietrich Erdmann, Drei Staaten- Zwei Nationen- ein Volk?Überlegungen zu einer deutschen Geschichte seit der
Teilung, In Geschichte in Wissenschaft und Unterricht 36, 1985 pp. 671-683 concetto poi ulteriormente ampliato nel
volume: K. D. Erdmann, Die Spur Österreichs in der deutschen Geschichte, 1989.
23
Gerald Stourzh, Vom Reich zur Republik.Notizen zu Brüchen und Wandlungen im Österreichbewusstsein seit 1867 in:
Wiener Journal Nr. 78-79 Marzo-Aprile 1987 poi nella monografia: G. Stourzh Vom Reich zur Republik. Studien zum
Österreichbewusstsein im 20. Jahrhundert, 1990.
24
I contributi più significativi dell‟Historikerstreit sono stati raccolti nella terza parte di: Gerhard Botz/ Gerald
Sprengnagel (a cura di), Kontroverse um Österreichs Zeitgeschichte. Verdrängte Vergangenheit, Österreich- Identität,
Waldheim und die Historiker, 1994, pp. 194-371.
25
Fritz Fellner, „Die Historiographie zur österreichisch-deutschen Problematik als Spiegel der nationalpolitischen
Diskussion“, in: Lutz- Rumpler, Österreich und die deutsche Frage im 19. und 20 Jahrhundert, München 1982, pp. 3259 e Fritz Fellner „The Problem of the austrian Nation after 1945“ Journal of modern History, Giugno 1988 pp. 264289.
26
In merito Jürgen Elvert-Susanne Krauss Historische Debatten und Kontroversen im 19. und 20. Jahrhundert, 2001 e
Gerhard Botz/ Gerald Sprengnagel (a cura di), Kontroverse um Österreichs Zeitgeschichte. Verdrängte Vergangenheit,
Österreich- Identität, Waldheim und die Historiker, 1994
6
Se si pensa che dieci anni dopo Ernst Bruckmüller – uno dei più autorevoli studiosi di identità e
nation-building austriaca – avrebbe lamentato la pressoché totale incapacità austriaca per
festeggiare i giubilei si ha una misura di come il problema dell‟identità nazionale austriaca sia
rimasto attuale. L‟anno prima si commemoravano infatti i cinquant‟anni della nascita della seconda
repubblica e i quarant‟anni della promulgazione della costituzione e la seconda repubblica si era
dimostrata palesemente incapace di sviluppare un rituale per commemorare l‟evento 27. Mentre
ultimamente alcuni storici tra cui Gerhard Botz e Ernst Hanisch28 hanno iniziato a dimostrarsi più
aperti nel mettere in discussione alcuni assunti della storiografia austriaca del dopoguerra, e altre
tesi – come quelle mitteleuropeiste in aperta funzione antitedesca in voga negli anni ottanta – sono
definitivamente tramontate, il problema dell‟identità austriaca continua a rimanere aperto.
3. Problemi di metodo e natura delle fonti
Le complicazioni principali affrontate nel corso del mio lavoro sono state di due differenti tipi: dal
punto di vista delle fonti primarie, dato l‟argomento e i periodo tenuto in considerazione, dunque la
difficoltà di lettura di fonti manoscritte in tedesco, ho dovuto mettere in conto di dover escludere il
ricorso agli archivi e fare riferimento solamente su fonti a stampa o comunque già pubblicate. In
questo senso l‟indagine è stata ulteriormente inasprita dalla circostanza che le Karlsbader
Beschlüsse (1819) in merito a libertà di stampa e di espressione così come di associazione furono
applicate in Austria in maniera molto più rigorosa che nel resto della confederazione tedesca,
impoverendo nella pratica tanto le possibilità di circolazione delle idee quanto i momenti e le forme
di socialità29.
Allo stesso tempo è stata proprio la ricerca di forme e canali attraverso cui analizzare la questione
identitaria che mi ha dato inizialmente le maggiori difficoltà: quando si parla di identità si parla
appunto di un concetto sfuggevole, che non si lascia pertanto facilmente ricondurre, come può
avvenire nel caso di un evento, di un personaggio storico, di un‟associazione, in una tipologia di
27
Ernst Bruckmüller, Nation Österreich. Kulturelles Bewusstsein und gesellschaftlich-politisch Prozesse,
Wien/Köln/Graz 1996 p. 3 sgg.
28
Botz “Eine deutsche Geschichte 1938 bis 1945. Oesterreichische Geschichte zwischen Exil, Widerstand und
Verstrickung” In Zeitgeschichte 14:1 (1986) 19-38; Hanisch ha esaminato il discorso in vari saggi sulle province
austriache durante la guerra mondiale e in parte del suo studio sulla storia sociale nel XX secolo Der lange Schatten des
Staates. Oesterreichsche Gesellschaftsgeschichte im 20. Jahrhundert della collana (a cura di) Herwig Wolfram,
Österreichische Geschichte, Wien 1994
29
Per tutto il periodo della Restaurazione furono pubblicati all‟interno dell‟Austria solamente due periodici di carattere
politico: la «Wiener Zeitung», una sorta di gazzettino ufficiale con le comunicazioni fondamentali del governo che
veniva poi ripreso fedelmente nel resto dell‟impero dai giornali locali e l‟«Österreichischer Beobachter», foglio
ufficioso di governo, direttamente voluto da Metternich e controllato dal cancellierato stesso. Anche le disposizioni in
materia di libri erano in Austria più ristrette: ad esempio differentemente dagli stati della confederazione germanica non
era in vigore la «20 Bogen Freiheit», vale a dire quella pratica per cui, secondo l‟articolo 1 della legge confederale in
materia di stampa (20 settembre 1819), i volumi superiori alle 320 pagine venivano esentati dai controlli preventivi dei
censori.
7
fonti individuabile in maniera immediata. Date queste considerazioni la ricerca è proseguita
pertanto in un primo periodo, per così dire, “a tentoni”, muovendosi in direzioni tra loro anche
notevolmente differenti, laddove le questioni nazionali e identitarie vengono fuori in maniera
evidente e puntuale sia che si analizzino tenendo in considerazione la storiografia, la letteratura o
l‟andamento del mercato editoriale sia che si guardi ad altri campi più ameni quali la cartografia o
la storia dell‟arte.
Il risultato è stato un‟impostazione fortemente interdisciplinare della tesi e che rispecchia al
contempo l‟approccio essenzialmente “orizzontale” che ha caratterizzato l‟indagine delle fonti:
onde evitare che il lavoro si configurasse come una serie di saggi scollegati tra loro ho deciso di
dipanare il materiale seguendo proprio le molteplici declinazioni assunte dall‟identità austriaca,
partendo dalla sostanziale divisione tra l‟ideale sovranazionale perpetrato dall‟alto e dispiegamento
della „austriacità‟ con le sue tensioni e contraddizioni verso la Germania da un lato e le altre
nazionalità dell‟impero dall‟altro. Particolare attenzione è stata poi prestata al tentativo di fare
emergere l‟intreccio e il gioco reciproco tra fonti e storiografia successiva in merito e di incrociare
così le riflessioni che nel corso dei decenni si sono susseguite in materia identitaria, laddove nel
caso austriaco in confronto degli storici con il passato scaturisce in buona parte dei casi proprio
dall‟esigenza avvertita nel loro presente di un nuovo ripensamento in materia di identità.
4. Struttura della tesi e tipologia di fonti
La tesi si suddivide in tre grandi nodi tematici introdotte da un premessa che intende mettere in
chiaro i presupposti storici e terminologici all‟argomento.
4.1 Austria e identità
E‟ concepito come una mappa di riferimento ai concetti base della materia. Si mettono in rilievo, a
livello generale, le peculiarità della costruzione in nazione dell‟Austria e il meccanismo per cui
l‟individuazione di modelli ed elementi “creatori di identità” del primo ottocento, di fronte alla
concorrenza dei nazionalismi linguistici e in mancanza di esempi vittoriosi da proporre, non poteva
che ricadere sulla funzione unificatrice della dinastia o sulle guerre – non tanto vittoriose, quanto
più di resistenza – condotte dall‟impero, nella considerazione per cui «niente salda insieme più
strettamente della compartimentazione rispetto a un mondo circostante ostile»30.
Un excursus sintetico ma piuttosto dettagliato è stato dedicato alle evoluzione del concetto di
Austria e alle sue oscillazioni nel corso dei secoli: servendomi anche dell‟aiuto della cartografia e
partendo dall‟antica Ostarrîchi ho ripercorso le principali trasformazioni del concetto di
30
Jan Assmann, La memoria culturale. Scrittura, ricordo e identità politica nelle grandi civiltà antiche, Torino 1997
8
Österreich31. L‟analisi è necessaria in quanto, laddove i nomi delle organizzazioni statuali sono già
di per sé degli elementi creatori di identità, il fatto che nel corso di mille anni il nome di Austria
abbia subito molteplici modificazioni e sia stato applicato, di volta in volta, ad aree geografiche
differenti è una dimostrazione lampante della difficoltà austriaca di delimitare in maniera chiara il
loro senso di appartenenza nazionale; lo stesso ragionamento vale per il concetto d‟austriaco,
anch‟esso soggetto a innumerevoli variazioni, sia se lo si consideri dal punto di vista cronologico
che per quanto riguarda la sua estensione. Nel caso degli abitanti dell‟impero poi, la sfuggevolezza
del termine “austriaco”, in una compagine statale che per sua natura era e voleva rimanere
sovranazionale, lasciava margini molto ampi per diversi livelli e processi di identificazione e
rendeva possibili piani di lealtà molteplici e talora contrastanti tra loro, accentuando così
quell‟atteggiamento “schizofrenico” che permetteva ad esempio a un abitante del Tirolo di sentirsi
al contempo tirolese, austriaco e tedesco, o a un nazionalista ungherese di fine secolo di celebrare
contemporaneamente il cinquantenario della rivoluzione del 48 e il cinquantenario dell‟ascesa di
Francesco Giuseppe, che quella stessa rivoluzione aveva represso.
Vengono infine delineate le evoluzioni della idea (o delle idee) di stato austriaca cercando di fare
emergere la dialettica che a partire dalle riforme teresiane si instaura tra idea di stato e
consapevolezza: in maniera schematica si potrebbe dire che se fino all‟inizio del 700 l‟idea di stato
austriaca era coincidente con quella universale del Sacro Romano Impero, le riforme teresiane
miranti alla creazione di uno stato centralizzato in senso moderno provocano uno scollamento dai
principi imperiali e promuovono al contempo una prima formazione di una consapevolezza
gesamtstaatlich32: gli scritti di Joseph von Sonnenfels sull‟amore della patria sono in tal senso
significative dell‟idea di stato tollerante e cosmopolita propria della monarchia teresiana nell‟età dei
Lumi. La consapevolezza di stato dopo la fase di crisi rappresentata dal giuseppinismo, si trova di
fronte a una nuova prova in età napoleonica: dal 1797 inizia il periodo di massima fioritura dell‟idea
nazionale austriaca, in parte promosso da parte del governo, alla ricerca di nuove legittimazioni su
cui fondare il neo-nato Impero d‟Austria, in parte promosso dai circoli intellettuali patriottici che
cercavano di mobilitare il paese sull‟onda di un nuovo patriottismo (prima tra tutti l‟attività
propagandistica dello storico tirolese Joseph von Hormayr e della cerchia di intellettuali romantici
che intorno a lui si riuniva). Mentre, per una breve fase, l‟Austria sembrava guida e membro
integrante della Germania la scrittrice Pichler metteva in chiaro nei suoi diari tutte le antinomie
31
Ovvero la coniazione del termine latino di Austria; l‟affermarsi delle espressioni di “dominio sull‟Austria” nella
prima fase del dominio asburgico; la diffusione nel Cinquecento del concetto dinastico-politico di Casa d‟Austria,
inteso quale una sintesi della casa regnante, dei diritti da essa esercitati e della totalità di territori da essa posseduti;
l‟affermazione del concetto di Monarchia Austriaca nel Settecento, che assumerà in età teresiana delle connotazioni
territoriali e fungerà da anticipazione semantica all‟Impero d‟Austria del 1804.
32
Che corrispondeva dunque alla totalità dell‟impero
9
della comunità di intenti con la Germania e in una prospettiva che a mio avviso ricorda molto la
teoria delle invasioni di Friedrich Heer, lamentava la mancanza di patriottismo austriaco e
soprattutto l‟appropriazione indebita della letteratura e della storiografia compiuta dai protestanti
tedeschi ai danni della cultura cattolica meridionale. L‟esperienza dei circoli patriottici e
dell‟entusiasmo nazional-austriaco avrà la sua fine con il 1813: l‟idea di stato tornava ora ad
ancorarsi ad una visione strettamente dinastica, e basata com‟era sul principio di legittimità e di
conservazione della dinastia, perdeva anche quegli elementi progressivi che erano stati di
importanza primaria nella concezione teresiana. Tra l‟idea di stato e la consapevolezza dello stesso
si creava ora uno scollamento profondo che, alla lunga, si sarebbe rivelato insanabile.
4.2 La restaurazione e l’identità imposta
Rappresenta il primo dei nodi tematici che viene affrontato nel corso del lavoro. Partendo dal
presupposto che i principali fattori di identificazione per gli austro-tedeschi erano rappresentati dal
binomio “imperatore austriaco” / “cultura tedesca-rapporto con le nazionalità” il primo capitolo si
concentra in particolare sul primo elemento, ovvero la dinastia, e mette innanzitutto a fuoco i
principi su cui si fonda l‟idea di Stato e l‟identità collettiva sovranazionale in età franceschina e i
soggetti portatori di questa ideologia, nella considerazione per cui è proprio a partire dalla
fondazione dell‟impero d‟Austria che la denominazione dell‟imperatore (“Kaiser von Oesterreich”)
e quella delle terre da lui governate (da ora in poi denominate semplicemente“Kaisertum
Oesterreich”) diventano finalmente coincidenti e i tedeschi della monarchia iniziano a sentirsi la
Staatsnation del nuovo Stato. Se paternalismo e principio di legittimità sono i principali strumenti
con cui il governo conduce la sua battaglia contro i nazionalismi linguistici, il cattolicesimo è un
fondamentale elemento di supporto, legato com‟era a quella legenda aurea dell‟Austria che sotto la
guida di sovrani miti educati nei principi della Pietas e della devozione, aveva garantito alla
Mitteleuropa un lungo periodo di pace e prosperità. Per entrambi questi aspetti si è fatto ricorso alle
memorie, carteggi e i saggi critici di esponenti di governo o dell‟alta burocrazia così come alla
attività propagandistica del gruppo di intellettuali intorno al padre redentorista Hofbauer che
maggiormente si impegnò per la collaborazione tra trono e altare sancita nel 1819 e che guidò la
transizione della chiesa cattolica austriaca da un‟impostazione giuseppina verso una maggiore
affinità con la Santa Sede.
Tra gli strumenti principali utilizzati per la propagazione di un senso di consapevolezza
sovranazionale sono presi in considerazione il Plutarco austriaco di Hormayr33 sul piano
storiografico e la pittura storica di inizio ottocento. Joseph von Hormayr fu il primo a concepire
un‟opera storica che includesse anche la storia magiara e boema e a voler utilizzare la storia quale
33
Joseph von Hormayr, Oesterreichischer Plutarch, oder Leben und Bildnisse aller Regenten und der berühmtesten
Feldherren, Staatsmänner, Gelehrten und Künstler des österreichischen Kaiserstaates, Wien 1807-1814
10
supporto importante per la creazione di una consapevolezza comune alla totalità dell‟impero: con
una serie di brevi biografie delle principali personalità dell‟impero egli ripercorre infatti l‟eredità
storica degli Asburgo (e con essa dunque anche il principio della loro legittimità quali regnanti) in
una prospettiva che si può definire “integratrice” delle varie nazionalità: i miti della storia boema e
magiara vengono per quanto possibile recuperati e inseriti all‟interno di una impostazione
sovranazionale e non contrapposti ad essa. Sebbene i venti volumi che compongono l‟opera siano
stati redatti prima del 1815 e siano densi di riferimenti propagandistici legati alla sollevazione
patriottica dell‟età napoleonica, l‟influenza che il Plutarco esercitò dal punto di vista culturale,
letterario e storiografico – come dimostrano memorie e diari di intellettuali del periodo così come
riconosce lo stesso autore nei suoi carteggi – si riversa all‟atto pratico interamente sulla prima metà
del secolo; allo stesso tempo, nella sua concezione della storia così come della commistione tra
storia e arte, sarà un punto di riferimento obbligato anche nella seconda metà del 19. secolo.
Ho definito l‟opera come un tentativo fallito di storiografia gesamtstaatlich data la profonda
sfiducia che contrassegnò il rapporto tra governo e discipline storiche in seguito alle guerre
napoleoniche.
In
tal
senso
un
excursus
dei
progetti
in
materia
di
storia
della
Studienrevisionshofkommission34 e i piani di studio pubblicati tra il 1804 e il 1810 forniscono la
misura del progressivo abbandono della storia per fini patriottici. Al contempo però, le dichiarazioni
programmatiche di Alexander Freiherr von Helfert35, principale storico tra Neoassolutismo e età di
Francesco Giuseppe mostrano a posteriori come l‟esempio di storiografia proposto da Hormayr con
il Plutarco sia stato nel lungo periodo vincente e non a caso verrà riproposto a livello centrale quale
importante strumento di propaganda.
Con ricerche iconografiche al Bildarchiv dell‟Österreichische Nationalbibliothek, alle collezioni
grafiche del Wien Museum e dell‟Heeresgeschichtliches Museum e con l‟ausilio dei cataloghi ho
messo a punto il discorso sulla pittura storica del primo ottocento, mezzo oltremodo privilegiato e
promosso dalla stessa dinastia proprio per le sue innumerevoli possibilità di creare un sentimento di
identificazione. Tralasciando la trattazione delle componenti più strettamente inerenti alla storia
dell‟arte, il tema è particolarmente interessante non solo perché esplica in maniera “visiva” la
volontà del potere centrale di diffondere una consapevolezza scevra da elementi prettamente
nazionali e di cementificare una idea di Stato basata sulla Kaisertreue, sull‟amore reciproco tra i
popoli e il sovrano, ma anche considerata la fortunata e ampia ricezione che questi temi ebbero nel
pubblico di allora. E‟da notare ad esempio come il sentimento di appartenenza, a differenza di
quanto accadeva nella produzione iconografica degli altri Stati europei con una evidente funzione di
34
La commissione istituita dall‟imperatore nel 1797 al fine di riformare lo stato dell‟istruzione e della formazione
Joseph Alexander Freiherr v. Helfert, Über Nationalgeschichte und den gegenwärtigen Stand ihrer pflege in
Oesterreich, Prag 1853
35
11
costruzione e/o consolidamento di un senso di appartenenza nazionale, nel caso austriaco non lega
mai insieme il binomio “popoli-Patria”: la qualcosa trova un riscontro evidente nelle pressoché
inesistenti raffigurazioni dell‟”Austria” nella produzione artistica del periodo – se si tralasciano
quelle rare personificazioni dell‟Austria inerenti ad avvenimenti per così dire “neutri” che non
potevano urtare la sensibilità delle singole nazionalità, come ad esempio la fine dell‟ondata di
colera nel 1832. Così, se ad esempio la rappresentazione della casa regnante in abiti borghesi non
rappresenta, di per sé, una caratteristica specifica della pittura austriaca, in Austria essa assume
delle connotazioni particolari proprio per quella identificazione immediata che si crea tra la figura
dell‟imperatore e quel sistema di valori Biedermeier che rappresenterà invece una unicità austriaca
nell‟Ottocento europeo; le raffigurazioni dell‟imperatore Francesco come “primo lavoratore” del
popolo si trovano alla base di quella idea di Stato per così dire “burocratico” che assorbiva al suo
interno larga parte delle sue componenti borghesi e rappresenta la base di quella concezione di
lungo periodo che avrebbe visto nell‟imperatore “il primo burocrate/servitore dello Stato”; le
rappresentazioni dell‟imperatore nelle vesti di semplice cittadino, a passeggio per il centro di
Vienna, o in stretto contatto con la popolazione e la vita cittadina sono il presupposto di
un‟ideologia di Stato basata sul mito del “Buon Kaiser Franz” che oscurava del tutto gli aspetti più
negativi della personalità e della politica dell‟imperatore.
4.3 Tra gli anni trenta e gli anni quaranta. Identità funzionale e identità come reazione.
Il nucleo tematico della seconda parte della tesi, diviso in due capitoli, si concentra sul secondo
elemento del binomio di riferimento in materia identitaria, vale a dire il rapporto con la cultura
tedesca e, di riflesso, con le altre nazionalità dell‟impero. Dal punto di vista delle fonti – divise più
per temi che per arco cronologico – sono stati prevalentemente presi in considerazione opere
politiche e pubblicistiche, memorie e carteggi dei rappresentanti di quell‟ampio e eterogeneo
movimento intellettuale e culturale che ha preso il nome di “Jung Österreich” 36. Accanto ad esse
sono stati analizzati i periodici che al più si occupavano di questioni austriache37 e, come
36
Coniato da Ludwig August Frankl, lo scrittore e editore che negli anni quaranta era considerato il principale punto del
movimento intellettuale che spingeva in direzione di un rinnovamento in senso liberale della vita politica austriaca
(L.A.Frankl. Erinnerungen, Wien 1910) il concetto di “Jung Österreich” scivola nel dimenticatoio fino al 1968, quando
viene riutilizzato da Eduard Winter per definire appunto l‟ampio movimento di poeti, scrittori, giornalisti e intellettuali
dell‟Austria che tra il 1830 e il 1848 all‟interno e all‟esterno della Monarchia danubiana si impegnarono per un
rinnovamento dell‟Austria dal punto di vista spirituale e politico. (Eduard Winter, Frühliberalismus in der
Donaumonarchie. Religiöse, nationale und wissenschaftliche Strömungen von 1790-1868, Berlin 1968). Fondamentale
punto di riferimento per un primo orientamento tra le fonti è stata la bibliografia in merito compilata da Madeleine
Rietra, Jung Österreich. Dokumente und Materialien zur liberalen österreichischen Opposition 1835-1848, Amsterdam
1980
37
Laddove un ruolo di primo piano assumono in particolar modo I «Grenzboten» di Ignaz Kuranda e l‟«Augsburger
Allgemeine Zeitung» di Johann Freiherr von Cotta. Il primo, pubblicato a Lipsia rappresentava il punto di raccolta di
tutta l‟intellettualità austriaca esule in Germania, il secondo, può essere considerato il più importante giornale politico
del Vormärz all‟interno della confederazione tedesca. Ampiamente letto anche all‟interno della Monarchia prestava una
particolare attenzione anche alla trattazione delle dinamiche culturali e politiche austriache.
12
contraltare, i rapporti letterari della polizia segreta al Cancellierato, ottima testimonianza per
manifestare preoccupazioni e influenza della circolazione delle idee agli occhi del potere centrale.
La letteratura di viaggio, invece, nel clima di oppressione intellettuale tipico del Vormärz dimostra
avere un ruolo fondamentale, all‟estero come nel paese, nella costruzione di una idea di Austria e
degli austriaci.
Parlo in tal senso di una identità che è al contempo «funzionale», nelle sue caratteristiche di politica
interna, e «di reazione» sotto la lente del rapporto con l‟estero.
I cambiamenti politici, economici e culturali degli anni trenta – sia dal punto di vista interno
(l‟ascesa al trono di Ferdinando II nel 1835) sia e soprattutto dal punto di vista europeo38, non sono
solamente argomenti privilegiati di discussione ma esercitano anche una diretta influenza nella
capitale asburgica quale stimolo per un riflessione più attiva sulle condizioni interne della
Monarchia e, strettamente connesso ad esse, sulla propria identità.
Da un lato la letteratura di viaggio e le critiche straniere – in primo luogo tedesche – contro il regno
dell‟oscurantismo e del bigottismo forniscono ai ceti colti austriaci l‟occasione per ripensare il ruolo
di Vienna – in un‟accentuata volontà di contrapposizione con Berlino – e la funzione dell‟Austria
nella compagine europea, dall‟altro lato si coglie una partecipazione più attiva alla situazione
politica del paese nella misura in cui, attraverso scritti politici e letterari pubblicati principalmente
all‟estero o in forma anonima, si inizia a criticare lo stato di degrado nel campo politico e
amministrativo, dell‟economia, della formazione e dell‟istruzione e della cultura. L‟arretratezza e la
chiusura culturale dell‟Austria sono considerati i principali responsabili dello “snaturamento”
dell‟identità austriaca, i fattori principali che hanno allontanato il paese dallo sviluppo del resto
della confederazione tedesca, il loro superamento l‟unica strada per riconquistare un ruolo di primo
piano nella compagine europea.
Negli anni Quaranta, segnati da un lato dalla crisi renana – dunque dall‟ingresso del nazionalismo
tedesco in forma duratura nella storia dell‟Ottocento – e dall‟altro dall‟intensificarsi degli sforzi di
autodeterminazione delle nazionalità dell‟impero, la “schizofrenia” dell‟identità austriaca, nella sua
costante tensione tra grande Germania e impero multinazionale si accentua ulteriormente. Parlo di
“identità come reazione” in quanto la riflessione sull‟identità austriaca, così come lo stesso senso di
appartenenza, si plasma e si modifica proprio in conseguenza della tensione tra questi due poli. Dal
punto di vista interno il governo è costretto a concedere maggiori spazi di socialità 39 che diventano
38
Dalla rivoluzione francese di Luglio, alla costituzione della unione doganale tedesca, al nuovo fermento culturale e
nazionale tedesco sintetizzabile nella fioritura di un ampio mercato editoriale e nell‟Hambacher fest.
39
Gli anni quaranta sono il decennio di principale attività della associazione di studi giuridico-politici, Leseverein, così
come dell‟associazione letteraria “Concordia”
13
degli spazi importanti per lo scambio di idee, mentre i «Sonntag Blätter» di Ludwig August Frankl
diventano, nonostante la censura, il punto di raccolta interno dei critici del regime.
Esemplificazione eccellente di questo gioco reciproco, a livello identitario, tra movimento nazionale
tedesco, fedeltà all‟imperatore e le spinte all‟autodeterminazione dei vari popoli dell‟impero è la
figura del tedesco di Boemia Franz Schuselka, forse il più importante autore di scritti politici
antiaustriaci nel Vormärz. A partire dal 42 iniziò a pubblicare tutta una serie di scritti politici in cui
analizzava, sotto le più diverse sfaccettature, i rapporti dell‟Austria con la Germania, secondo il
doppio filone della “germanicità” dell‟Austria e, al contempo, del rapporto con le altre nazionalità
dell‟impero. Al centro del suo ragionamento vi era l‟accusa al governo di avere soffocato la
“germanicità” in Austria e allentato i legami con gli altri stati della confederazione: una elevazione
del Gesammtstaat austriaco era per lui possibile solo con l‟instaurazione di riforme di stampo
liberale e con un riavvicinamento intellettuale allo spirito tedesco. In un periodo in cui i sudditi non
tedeschi dell‟impero iniziavano a plasmare una propria identità nazionale e a elaborare le prime
concezioni di autodeterminazione politica Schuselka risolveva, per così dire, il problema della
multietnicità dell‟impero sostenendo – nel campo economico così come in quello culturale e
linguistico – che l‟elemento progressivo all‟interno dell‟impero era stato, storicamente, ed era
ancora quello tedesco e che l‟ancoramento alla Germania era necessario per la stessa sopravvivenza
delle “nazioni senza storia”.
4.4. L’identità consapevole. La rivoluzione del 1848.
Le considerazioni identitarie affrontate nelle prime due parti della tesi sono portate alle loro estreme
conseguenze e si manifestano in maniera plateale durante il Quarantotto. In quest‟ultima parte la
trattazione segue le oscillazioni della rivoluzione viennese e con essa si ferma. Se è vero che il
problema cruciale dei rapporti con Francoforte e i dibattiti sull‟assetto istituzionale da dare al
parlamento di Kremsier vennero trattati in una fase successiva, bisogna tuttavia considerare che per
l‟opinione pubblica austriaca i momenti centrali della discussione si collocano soprattutto nella
prima parte del 1848, prima pertanto che la repressione della rivoluzione in ottobre soffocasse del
tutto ogni tentativo di iniziativa dal basso. Accanto alle fonti sopracitate si è in questo caso potuto
usufruire dell‟ampia quantità di periodici nati a seguito dell‟abolizione della censura nonché della
copiosa mole di pamphlet e volantini conservati presso la Österreichische Nationalbibliothek e la
Stadtbibliothek di Vienna.
E‟ con il Quarantotto che l‟idea di nazione si manifesta con violenza nell‟unico stato multinazionale
di Europa per non uscirne più: come evidenziato da Adam Wandruszka, il dilemma esistenziale
dell‟Austria nei confronti della questione tedesca venne chiaramente alla luce proprio nella
rivoluzione del Quarantotto: «non più in considerazioni teoriche, come nel Vormärz, bensì nella
14
prassi politica della rivoluzione borghese venne posta la domanda se – e se sì in che misura –
l‟Austria fosse nella sua essenza una componente della Germania.» Messi di fronte a una
prospettiva reale di unificazione con le altre terre tedesche, nel giro di poche settimane gli austrotedeschi si trovarono davanti alla necessità di operare una riflessione su loro stessi, sul loro ruolo
nella confederazione tedesca e nell‟impero asburgico, sul significato dell‟Austria nella compagine
europea: «Gli austro-tedeschi dovevano essere innanzitutto tedeschi o austriaci? L‟Austria poteva
condurre un‟esistenza autonoma e indipendente dalla Germania? E non per ultimo, cos‟è davvero
l‟Austria? Sono da considerarsi solo gli originari granducati austriaci e le terre alpine ad essi
connessi? O devono essere comprese nel nucleo originario dello Stato anche la Boemia, la Moravia
e la Slesia austriaca[...]? L‟unione delle tre storiche parti dello Stato, cioè delle terre ereditarie
austriache con le terre della corona boema e di quella ungherese, non costituisce forse il fondamento
inviolabile dell‟Austria? O l‟Austria deve essere identificata con l‟intero patrimonio asburgico?».
L‟analisi sarà pertanto centrata sulle diverse idee di Austria che vengono alla luce durante la
rivoluzione: dal concetto di Altösterreichertum (al meglio esemplificato dalle concezioni del
giurista Perthaler e della Donau-Zeitung) all‟ampio spettro dei Grossdeutschen (rappresentati
soprattutto dalle correnti democratiche e radicali viennesi e in un primo periodo anche
dall‟associazione dei tedeschi di Boemia e di Moravia di Ludwig von Löhner) fino all‟idea del
Grossösterreichertum delle correnti liberali che verrà poi parzialmente realizzata nell‟era
Schwarzenberg.
Sommariamente credo che per la storiografia austriaca della seconda Repubblica si possa parlare –
per ragioni, certo, più che comprensibili – di una sorta di ossessione identitaria, di una incessante
volontà e ricerca di definizione e rimodulazione del senso di appartenenza nazionale. Mi pare, però,
che la “grande vittima” di questo processo sia stata la storia del XIX secolo dunque il confronto con
il passato asburgico: nella seconda Repubblica la rivalutazione del lungo Ottocento dell‟impero è
stata prevalentemente lasciata all‟opera della storiografia anglofona40. La storiografia austriaca, di
contro, ha manifestato sostanzialmente delle difficoltà – non ancora risolte – nel definire limiti e
confini della storia austriaca ottocentesca all‟interno dell‟impero e nel destreggiarsi tra le tendenze a
privilegiare una prospettiva incentrata sulla componente tedesca e un‟ottica multinazionale41. Nel
giudizio oltremodo efficace di Helmut Rumpler, autore della sintesi più attuale e aggiornata in
merito: «il confronto con la storia asburgica da parte della opinione pubblica nella seconda
40
Si pensi alle tre opere chiave che dal punto di vista del problema delle nazionalità, della storia culturale e della storia
economica hanno fatto da apripista a tutte le opere successive: Robert Kann, The multinational Empire. Nationalism
and national reform in the Habsburg Monarchy 1848-1918, 2 voll. 1950; Carl Schorske, Vienna Fin de Siecle, 1961;
David F. Good, Der wirtschaftliche Aufstieg der Habsburgermonarchie 1750-1914, 1986.
41
In tal senso: Karl Vocelka „Das Habsburgerreich als Gegenstand und Aufgabe“. In Martin Scheuz-Arno Strohmeyer
(a cura di) Was heisst österreichische Geschichte. Probleme, Perspektiven und Räume der Neuzeitforschung, 2008 pp.
37-50.
15
repubblica è una cosa che va dallo strano al penoso. Da un lato si vive di una cultura e di una
tradizione che è profondamente altösterreichisch se non addirittura asburgica; dall‟altro lato il
passato asburgico della repubblica all‟interno del dibattito identitario austriaco viene visto solo
come un precedente catastrofale e un‟antitesi politica»42.
Da qui nasce la scelta di collocare il mio studio dell‟identità austriaca non solo all‟interno
dell‟Ottocento ma in quella parte del secolo che, a mio avviso, per quanto riguarda le questioni
identitarie è stata in misura maggiore vittima di una sorta di damnatio memoriae. Dopo essere stato
uno degli oggetti di studio privilegiati del primo dopoguerra – sia da parte di coloro che ricercavano
in esso le ragioni del crollo della monarchia austro-ungarica, quasi che il Vormärz potesse essere
considerato una sorta di banco di incubazione di quei problemi che alla lunga si sarebbero
dimostrati irrisolvibili43; sia da parte di coloro che invece ravvisavano nelle specificità culturali e
negli atteggiamenti mentali altösterreichisch tipiche dell‟età Biedermeier un bagaglio ideologico
forte da contrapporre alle incipienti tendenze pangermaniste del periodo44 – l‟attenzione nei
confronti della prima parte dell‟Ottocento per quanto riguarda le sue declinazioni identitarie è
sostanzialmente scemata. L‟impressione è che all‟interno dell‟analisi del processo di costruzione in
nazione ottocentesco vengano enfatizzati per lo più quelli che possono essere considerati i termini a
quo e ad quem del periodo (1809-1848) perché più funzionali a una certa interpretazione del
divenire nazione dell‟Austria mentre di gran lunga minore è l‟attenzione prestata ai decenni che
sono intercorsi tra questi avvenimenti: nel 2009 è stato celebrato il duecentenario della guerra
“patriottica” del 1809 laddove essa, nel suo complesso, fosse vada meglio interpretata come una
chance fallita per un vero processo di costruzione della nazione “dal basso”. Opinabile è poi quanto
ci fosse di patriottico – inteso nel senso di nazionale – nella sollevazione tirolese dello stesso anno.
La rivoluzione viennese non può certo essere considerata una tappa del processo di costruzione
della nazione nell‟ottocento ma dal punto di vista della riflessione identitaria viene di solito
considerata come una cesura. I rivolgimenti quarantotteschi sicuramente sotto diversi aspetti anche
a mio avviso hanno caratterizzato un momento di rottura forte rispetto al passato: penso
all‟esplodere della questione sociale con l‟organizzazione dei primi movimenti dei lavoratori di
fabbrica e alle agitazioni contadine che resero evidente l‟urgenza e la necessità di un cambiamento
radicale delle condizioni lavorative e sociali ancora di stampo feudale; alle rivendicazioni
all‟autodeterminazione quando non all‟indipendenza da parte delle nazionalità dell‟impero; alla
42
Helmut Rumpler, Eine Chance für Mitteleuropa; bürgerliche Emanzipation und Staatsverfall in der
Habsburgermonarchie della collana (a cura di) Herwig Wolfram, Österreichische Geschichte, Wien 1997 p. 14
43
Non a caso buona parte delle fonti primarie da me utilizzate (memoriali, carteggi, scritti politici) sono state pubblicate
essenzialmente tra gli anni dieci e gli anni venti del Novecento.
44
E‟ il caso ad esempio di quegli intellettuali cristiano-sociali e filo monarchici che speravano in un ritorno della
dinastia Cfr. Ernst Carl Winter/August Maria Knoll/Alfred Missong/Wilhelm Schmid/Hans-Karl Zessner-Spitzenberg,
Die österreichische Aktion, 1927.
16
formazione di una opinione pubblica nel senso moderno del termine. Tuttavia, sul piano della storia
delle idee per quanto riguarda la questione identitaria mi pare più interessante e coerente mettere in
risalto gli elementi di continuità con le teorie elaborate durante il Vormärz. La rivoluzione ebbe in
tal senso solo il merito di renderle fruibili a una fascia più ampia della popolazione e di dimostrarne
all‟atto pratico l‟inattuabilità.
17