Opuscolo intelligenza numerica
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Opuscolo intelligenza numerica
AZIENDA OSPEDALIERA Istituti Ospitalieri di Cremona SEMINARIO Lo sviluppo dell’intelligenza numerica: valutazione e trattamento dei disturbi specifici del calcolo 5 FEBBRAIO 2015 SEDE Aula Magna “M. Carutti”, A.O. Istituti Ospitalieri di Cremona Largo Priori, 1 26100 - Cremona RESPONSABILE SCIENTIFICO dott.ssa Maria Gardinazzi Lopedista A.O. Istituti Ospitalieri di Cremona RELATORI prof.ssa Daniela Lucangeli Psicologa Università degli Studi di Padova dott.ssa Maria Antonietta De Gennaro Psicologa e ricercatrice Polo Apprendimento dott.ssa Elisabetta Genovese Medico audiologo e foniatra Università di Modena e Reggio Emilia dott.ssa Nicoletta Perini Psicologa e ricercatrice Polo Apprendimento SEGRETERIA ORGANIZZATIVA Servizio Formazione e Aggiornamento Presidio Ospedaliero di Cremona Viale Concordia, 1 – 26100 Cremona Tel. 0372/405185 - Fax 0372/405543 e-mail: [email protected] sito internet: www.ospedale.cremona.it Con il patrocinio di RELAZIONE PROF.SA DANIELA LUCANGELI Trascrizione dell’audioregistrazione, non rivista della relatrice. L’EVOLUZIONE DELL’INTELLIGENZA NUMERICA E’ importante capire com’ è che ciascuno di noi è diventato ciò che è oggi: se non capiamo questo non riusciremo mai a fare una buona azione di aiuto e di abilitazione di funzioni “di superficie” tra cui l’apprendimento scolastico. Da un punto di vista scientifico, noi siamo ciò che siamo grazie all’intervento di due variabili: natura e cultura. Quindi noi abbiamo un patrimonio genetico che determina il colore dei nostri occhi, l’altezza del nostro corpo, il quoziente generale, l’intelligenza. Tuttavia il genotipo non determina niente senza un altro meccanismo che si chiama fenotipo, cioè tutto ciò a cui la cellula, soprattutto la cellula del cervello che si chiama neurone, “risponde”. Se il neurone non ha nulla a cui rispondere, la sua funzione è di perdere, e quindi disfunzionare ciò per cui è stato geneticamente predisposto per prestarsi ad altro. Questo meccanismo s chiama plasticità neuro-strutturale : noi nasciamo con un patrimonio che evolve se e solo se incontra come evolvere, altrimenti risulterebbe organizzato geneticamente per disfunzionarsi se non si rivelasse utile. Ecco che allora ogni bambino e ognuno di noi è ciò che è solo se incontra un sistema informativo all’esterno che ottiene il meglio dalle proprie funzioni. Vigosky la chiamava zona di sviluppo prossimale: un soggetto risulta potenzialmente in grado di imparare a sciare, ma ha bisogno che ci sia qualcuno che glielo insegni. La zona di sviluppo prossimale è quello spazio che c’è tra ciò di cui un individuo è potenzialmente in grado di fare e che non dipende dalla genetica, ma dalla epigenetica, cioè dall’incontro tra la cellula che risponde e l’essere umano che propone. Quindi posto che non si possa intervenire a livello genetico, posto che non si possa fare niente per modificare il potenziale basale, si può modificare tutto per fare in modo che quel potenziale basale ottenga il massimo delle sue funzioni: questo si chiama potenziamento di funzione. Questo è il neurone, ed è la vita del singolo neurone secondo potenziale genetico in assenza d deficit. Il nostro cervello è una struttura straordinaria composta da 100 miliardi di neuroni. Ogni neurone, per ogni millisecondo, può arrivare a 15.000 connessioni; ogni connessione determina un patrimonio informazionale notevole: si parla perciò di potenza neurofisiologica del cervello umano. La stessa cellula risponde al meglio delle sue funzioni se aiutata. La rete dendridica identificabile intorno alla cellula si chiama connettoma. Si tratta dell’insieme di tutto quello che si vive dentro il proprio sistema e che è completamente diverso da ogni altro essere vivente, perché le cellule di un soggetto hanno risposto in maniera del tutto speciale agli stimoli che hanno ricevuto . Il connettoma dipende da tutti i fattori esterni che determinano in un soggetto i cambiamenti: genitori, scuola, operatori clinici, amici e persone che si incontrano dall’amico che incontro, cioè dipende da quella che Vigosky chiamava esperienza, ovvero il meccanismo informazionale subatomico che determina la modifica di ogni singola cellula, determinando l’apertura della struttura molecolare. Si entra nel miracolo, e chi è che entra nel miracolo? La maestra a scuola, la logopedista nel suo sistema. Sono gli esperti che entrano nel circuito e modificano le traiettorie. Il nostro cervello risponde, quindi la nostra cellula da un punto all’altro impiega millesimi di secondo. Esiste quindi un’ attivazione estremamente complessa, perché per spiegare bisogna andare nelle reti di memoria, recuperare i contenuti, selezionarli attraverso meccanismi di attenzione selettiva, orientarli all’obiettivo, controllare lo sguardo di chi ascolta ciò che viene detto per vedere se sta ascoltando, cercando di autoregolare le informazioni ma anche il modo in cui vengono fornite; il tutto mentre si tiene sotto controllo cosa si sta dicendo e cosa bisogna ancora dire. Tutto questo avviene in millisecondi. Se poi viene applicato a livello funzionale, devono essere controllati milioni di miliardi di movimenti, atti a determinare le fonologie corrispondenti alla lingua di pertinenza, mentre il sistema motorio controlla l’equilibrio. Se millesimi di secondo è il tempo per l’organizzazione plastica di un neurone, se si moltiplicano i millesimi di sec per i centesimi di secondo, per decimi di secondi, per secondi, per minuti, per ore, per anni che un bimbo sta a scuola, si ottiene l’incidenza che ha la scuola sul suo connettoma. Si osserva che la scuola risulta la risorsa cardine, non un sistema che fornisce tante informazioni, verifiche,prestazioni, e che esprime giudizi disfunzionali all’io. L’equipe multidisciplinare e la logopedista risultano fondamentali, se integrati con il sistema di potenziamento perché il logopedista in una seduta alla settimana della durata di un’ora non ha il potenziale di modifica della funzione che avrebbe se fosse coordinato insieme agli altri specialisti e al sistema. Quindi è importante un sistema di alleanza che sia reale, non apparente e in cui la competenza sia rispettata perché siamo sistemi viventi. La mano non può prendere a pugni il naso perché fa male allo stesso sistema; così se esiste una sanità disfunzionale al sistema educativo e disfunzionale al sistema sociale, non si ottiene uno stesso organismo, ma solo antagonisti. Ed è come i virus contro le cellule che li ospitano, entrando quindi in battaglia e in denstruens invece che in construens. E questo sistema è facilissimo da realizzare, basta formare le persone a pensare insieme e a lavorare insieme, con competenze differenti . Noi siamo ciò che gli altri ci aiutano a diventare: questo è il meccanismo più straordinario della funzione inscritta nelle cellule del cervello. Quindi invece di pandemie di malattia, si potrebbe parlare di pandemia di guarigione, di modifica del sistema informazionale. Si provi ad analizzare l’apprendimento. Quante direzioni ha l’apprendimento? Quando si apprendo cose nuove, la direzione è da fuori a dentro; quando una persona parla di cose che conosce già bene, la direzione è da dentro a fuori. In mezzo c’è il concetto di da dentro a dentro o elaborazione attiva, chiamato dai neurofisiologi il potere creativo del cervello: tutto ciò che ora si sta dicendo, il cervello lo mantiene per un breve periodo di tempo nei meccanismi di memoria a breve termine in modo che i meccanismi di memoria di lavoro la mettano a confronto con tutte le informazioni che si trovano nella memoria a lungo termine, determinando una nuova riorganizzazione di ciò che è tutto il patrimonio in possesso del soggetto più tutto ciò che è stato aggiunto. E’ l’individuo che li seleziona e ne attribuisce il significato. In questo modo, quando ne parleremo (dentro a fuori), ciò che diremo non è ciò che abbiamo ascoltato, ma ciò che noi ne avremmo modificato. Se noi nella modifica vengono mantenuti gli errori di ragionamento, ciò che si manifesta porta questi errori. Il sistema di intelligenza è un flusso che porta dentro , elabora e porta fuori e si chiama intelligere. Si tratta di un processo sociale distribuito: raccoglie informazioni, le elabora e le amplifica. La metafora che accompagna questo processo è la metafora del respiro. Il respiro di un organismo vivente consta di 3 momenti: 1. inspira; 2. connessione tra sistema respiratorio e sistema cardio-vascolare : l’ossigeno viene ceduto alle cellule del sangue che vanno e permeano tutte le cellule del nostro organismo; 3. le cellule del sangue cedono l’ossigeno per raccogliere tutto ciò che c’è di tossico, in un tempo quantificabile in millisecondi. Respirando, quindi, viene portato fuori dal corpo tutto ciò che c’è di tossico. Se noi non fossimo organizzati così il nostro corpo si decomporrebbe in pochi minuti perché, se l’ossigeno non arrivasse, non determinerebbe il mantenimento dello stato di vita. Inoltre, se un soggetto avesse un batterio o un virus, espirando diventerebbe portatore di questa informazione biologica che gli altri intorno a lui inspirerebbero. Si ammalerebbero tutti se non avessimo i sistemi immunitari: essi infatti nel momento in cui cedono, determinano la malattia sociale. Ma qual’è la connessione con il pensiero? La ricerca ha dimostrato che funziona allo stesso modo: infatti se mentre si parla vengono trasmessi in ciò che si dice degli errori di ragionamento e chi ascolta non ha sistemi immunitari di difesa e di discriminazione , ciò che carpito come patrimonio informazionale entra nel connettoma e determina meccanismi che sono stabilità di errore in tracciati di memoria. Tutto ciò che è errore nella mente umana è determinato nel meccanismo da dentro a dentro e nel meccanismo in cui questo viene trasmesso ad altri e senza che sistemi di discriminazione possono esserne ammalati. Bisogna rompere questo meccanismo perché come ci si ammala attraverso pensieri impropri, si guarisce attraverso lo stesso meccanismo, immettendo la strategia di funzione che determina un cambio di traiettoria delle sinapsi. L’esperto quindi è chiamato a prendere quella strategia e renderla potenziale, per poi così entrare nel connettoma e determinare la modifica dell’errore. Non è l’unità didattica che compie tale azione, ma a fare la differenza sono le modalità con cui essa viene utilizzata rispetto al tipo di errore che commette il bambino. Solo allora diventa modifica di funzione altrimenti diventa paragonabile ad un cerotto, non intervenendo sul meccanismo. A fare la modifica quindi non è lo strumento, ma la guida alla funzione. I numeri sono parole? Vengono elaborati come fossero parole? Ubbidiscono agli stessi meccanismi dei ritardi di linguaggio, di lettura e scrittura? Il cervello adopera altri domini per il sistema numerico , si serve anche dei sistema fonologico e verbale , ma non gli è sufficiente. Se un soggetto è in grado di sciare, saprebbe anche nuotare? Eppure la capacità di coordinazione e di equilibrio è la stessa, ma si parla di domini diversi, così come sono domini diversi lettura, scrittura e calcolo, pur facendo parte dello steso pattern cognitivo che è l’apprendimento. E’ fondamentale intelligere gli errori: l’errore è l’informatore del processo che il connettoma ha determinato, per cui bisogna dichiarare guerra ad esso, affinché venga riorganizzata la funzione. La velocità esecutiva è un indicatore di quanto automatico sia un meccanismo nel cervello. La velocità esecutiva nella lettura e nella scrittura ha un senso, perché la lettura e la scrittura sono processi automatici, ma il calcolo è un processo automatico? L’unica cosa di automatico sono i recuperi delle tabelline e le combinazioni in memoria, infatti in questi casi viene reclutata la memoria fonologica. Tutto il resto è processo strategico, combinazione di strutture quantitative. Se un bambino impiega molte risorse in termini di tempo, presentando delle cadute nella velocità di calcolo, nella velocità di lettura e nella velocità di scrittura, non è perché sarà dislessico, disgrafico o discalculico. Bisogna invece ipotizzare un deficit di memoria e di automatizzazione, tali da ricadere a pioggia su tutti i compiti che le richiedono. LUIGI E FRANCESCA Si tratta di due bambini selezionati per essere completamente appaiabili, cioè con gli stessi Q.I. , stesse abilità di linguaggio , stessa capacità di memoria. E’ stata analizzata la loro evoluzione rispetto all’apprendimento dei numeri e alla matematica. 5.6 anni LUIGI: “Io i numeri li so più che bene, benissimo, meglio delle lettere e li so da prima delle lettere che ero piccolo piccolo (cognizione numerica precoce strutturata in modo adeguato)” FRANCESCA: “Io con i numeri ci gioco, io dico uno e tu mi dici due e così via. Giocare a campana sono bravissima” (Francesca, citando il gioco del salto della campana, dimostra di possedere un meccanismo n1 e n+1 più evoluto rispetto a quello di Luigi) 10 anni LUIGI: “Io a scuola sono un campione , la mate mi piace più della maestra. Mi viene facile . e tutti dicono che bravo Luigi, anche mia mamma lo racconta a tutti” (Alla fine della scuola elementare è evidente che il pattern emotivo stia accompagnando il pattern cognitivo: andare bene in matematica significa essere intelligenti , essere riconosciuti, essere socialmente attraenti) FRANCESCA: “A scuola la matematica è alti e bassi. un po’ più di bassi. Per il resto sono bravetta. Quando vado alla lavagna divento tutta rossa e mi si sconfusiona la mente” (La “sconfusione” della mente dipende da un meccanismo, che è l’amigdala, la quale produce i neurotrasmettitori dell’umore e quando sente l’organismo in pericolo determina l’atteggiamento di confusione e fuga. Quindi se un bambino sperimenta paura , vuol dire che la sua amigdala sta sperimentando pericolo. E’ possibile che la scuola, il sistema educativo dove un bambino dovrebbe sperimentare aiuto, supporto e accompagnamento venga a trasformarsi in sistema di ansia, paura per il bambino che fa esperienza di frustrazione tutti i giorni. Per cui l’emozione è il mediatore fondamentale dell’apprendimento: non c’è infatti vita psichica, atto psichico di ogni ordine e grado, anche motorio, che non sia accompagnato da percezione dell’emozione. Per questo motivo se mentre si apprende viene sperimentata la paura , tutte le volte che il cervello riprende dalla memoria quel determinato apprendimento, riprende accanto ad esso l’emozione che lo ha mediato. L’apprendimento rimette dentro il sistema l’emozione e si genera una stabilizzazione del rapporto con la paura. Questo meccanismo traccia i neuroni, determina una reazione del talamo, facendo sì che tutte le volte che arriva il meccanismo di apprendimento (ad esempio la tabellina) scatta il meccanismo di fuga. Per cui l’apprendimento va accompagnato ad emozioni positive: questo vuol dire che di fronte all’errore, si trova la strategia per superarlo, diventando alleati del bambino contro questo errore. E’ giusto analizzare, descrivere, misurare, ma non giudicare. LUIGI 13 anni: “Guarda, sono proprio bravo. Non c’è che dire, mi fa sentire bene perché per me è facile, più facile che il resto” FRANCESCA 17 anni: “Aiuto , è un disastro. Mi iscrivo alle magistrali, speriamo bene” LUIGI: “Sto studiando Galileo, mi piace davvero. Io vedo il mondo in termini di triangoli e quadrati, solo che quando lo dico agli altri, soprattutto le mie compagne, si stufano” FRANCESCA: “Non ne posso più, via da me, mi iscrivo a lingue così sono sicura di liberarmene per sempre” Non si nega l’esistenza di un D.S.A. vero e proprio, ma bisogna capire bene cosa è che si sta osservando : una disfunzione del connettoma oppure un meccanismo in cui il connettoma risponde a un sistema complesso, in cui le informazioni che si stanno esercitando non determinano l’organizzazione corretta. In matematica questo è molto facile. DISCALCULIA EVOLUTIVA Secondo l’ O.M.S. si tratta di un disturbo a patogenesi organica geneticamente determinato, espressione di disfunzione cerebrale. I discalculici in Italia occupano lo 0,2% della popolazione. Oggi si sa che non si parla di genetica, ma di epigenetica. Ad esempio una persona può essere adeguata dal punto di vista cognitivo, motorio, linguistico, può essere in grado di suonare il pianoforte, ma non la chitarra. La persona considerata può essere definita “dischitarrica”? La capacità di saper suonare il pianoforte non è transferibile su un altro strumento musicale. Alla luce di ciò, se vengono proposti esercizi di calcolo per tanto tempo ad un bambino, si esegue un addestramento a procedure di memoria esecutiva, del tutto diverso rispetto al risolvere dei problemi aritmetici, quindi non c’è trasferibilità. Inoltre fare ore e ore di calcolo scritto non permette lo sviluppo di un’intelligenza numerica adeguata relativa a quella funzione. INTELLIGENZA NUMERICA Significa “intelligere” attraverso la quantità. “Intelligere” è un flusso a tre direzioni : fuori-dentro, dentrodentro, dentro-fuori. Il numero è una struttura che codifica la realtà, così come il colore , la forma, la dimensione, è una struttura originaria della mente. L’intelligenza numerica infatti è innata ed evolve nei suoi meccanismi di struttura nei primi sei anni di vita. I sussidiari di matematica insegnano le procedure numeriche attraverso lo sfruttamento della memoria fonologica. In questo modo, però, un soggetto dislessico, che presenta difficoltà di memoria fonologica, sarà sicuramente discalculico, perché trasferirà tutte le fatiche della memoria fonologica sul sistema numerico, invece il cervello avrebbe in altri tipi di decodifica. La stringa “A/P/E = APE” possiede una struttura lessicale di lettura fonologica. Io vado nell’ordine “a-p-e”, strutturo in un semante “ape” che recupero dal mio lessico e dalla mia memoria a lungo termine. Se cambio l’ordine delle lettere e produco “P/A/E”, il grafema “p” non viene letto diversamente, quindi rimane “fonologos”, è il fonema che comanda. Invece, nel caso delle cifre numeriche “123” viene letto “centoventitre” e “213” è letto come “duecentotredici”. Il numero “1” si legge “cento” nel primo caso, si legge “tr..edici” nel secondo caso. Quindi vale 1 o vale 3? Né 1 né 3, perché vale “13”. Ciò vuol dire che il numero non ha una struttura fonologica. Questo è il significato del meccanismo del valore posizionale delle cifre , in clinica è il meccanismo visuo-spaziale : il numero viene codificato in base alla posizione di reciprocità tra le cifre. Il meccanismo di posizione visuo-spaziale non può essere allenato utilizzando la memoria fonologica: così facendo, il cervello potenzia il meccanismo di memoria fonologica a discapito del meccanismo di percezione visuo-spaziale. Quindi si utilizzano strategie improprie al dominio del calcolo. ERRORI IN MATEMATICA “103- 1003” è considerato un errore di transcoding, di traduzione dal verbale al numerico. Se si insegna ad un bambino a lavorare sui numeri come si lavora sui suoni, quando bisogna scrivere la parola “asciugamano”, viene scritto “asciuga+mano”; quindi se il numero venisse trattato fonologicamente, “103” diventerebbe “1003”. Il bambino commette questo errore perché non ha organizzato cognitivamente in modo adeguato il meccanismo della codifica valore posizionale delle cifre. Alla nascita, il neonato discrimina uno; quando vede sopraggiungere il papà, discrimina uno diverso da uno e due maggiore di uno; quando arriva l’infermiere, discrimina tre maggiore di due, maggiore di uno. Non si procede oltre al tre. I neonati hanno span quantitativo di tre: fino a tre, le quantità non vengono contate; lo span 4 e oltre viene retto dal cervello, ma solo se esercitato. Infatti, per scrivere un numero lungo, l’uomo ha bisogno di utilizzare i “puntini”, proprio perché la memoria numerica non tiene oltre la struttura tre e tutta la grammatica del numero è organizzata sul tre. Un esempio di esercizio per sviluppare la conoscenza del valore posizionale delle cifre: si parte dalla diade unità (u) e decide (da) , presentata nell’ordine stabile, quindi prima da e poi u (“arriva un bastimento carico di: 3 da e 4 u, 34”). Quando la diade è stabile, la si rovescia (“arriva un bastimento carico di: 7 u e 3 da, 37”. Quando la diade risulta stabile sia in un verso che nell’altro, si propongono in ordine casuale e si inseriscono le centinaia, prima nell’ordine stabile, poi nell’ordine inverso e infine nell’ordine casuale. Se tale esercizio viene eseguito per cinque minuti al giorno per dieci giorni a scuola e per tre o quattro sedute in clinica riabilitativa, nel giro di due mesi si modificano gli errori di valore posizionale delle cifre. Quando si fanno esercizi, si tende a far mantenere in memoria le informazioni significative. Quando un bambino sbaglia, presentando un meccanismo errato di elaborazione del “da dentro a dentro”, è necessario eliminare questo meccanismo prima di stabilizzare l’errore facendo esercizi di allenamento. Nella moltiplicazione “34x 2= 36”, il bambino esegue un’addizione . Si tratta di un errore visuo-spaziale dei segni +/x , segni diversamente orientati nello spazio. Quindi è controproducente esercitare le addizioni e le moltiplicazioni. Risulta più utile eseguire un allenamento sugli aspetti visuo-spaziali. Se si procede nel modo sbagliato, i segni resteranno impuri, avranno un’informazione un po’ dell’una e un po’ dell’altra procedura. Nella moltiplicazione “27 x 15=55” vengono eseguiti i seguenti passaggi: “5x7=35”, riporto “3”, “2x1=2+3=5”. Si tratta di un errore misto: per metà viene applicata la procedura della moltiplicazione e per metà la procedura dell’addizione. Dal primo caso, la memoria di segno spuria è diventata memoria di procedure spuria, determinando un errore di tipo misto. Nella moltiplicazione “27x3=621” si osserva un errore di lessicalizzazione, dovuto al calcolo scritto pezzo per pezzo. Nella sottrazione “322-6= 314” emerge un errore determinato dal meccanismo della messa in colonna piuttosto che dal meccanismo della struttura grammaticale: numero grande meno il numero piccolo (6-2 e non 2-6). Per questo è importante capire il tipo di errore, e non tanto quanto si discosta dalla media il risultato del test. Ciò aiuta a comprendere al meglio il tipo di lavoro di potenziamento da eseguire. Per concludere: - Mai fare esercizio (allenamento) prima di aver rimosso l’errore; - non sottolineare gli errori: si sottolinea ciò di cui bisogna aver traccia in memoria. Si tratta infatti di apprendimento implicito: tutto ciò che è sottolineato dice alla memoria implicita “ricorda!”. Quindi quando viene sottolineato l’errore, si dice alla memoria implicita “ricorda!” e alla memoria esplicita “tutte le volte che vedi questo, dimenticalo!”, causando una situazione di conflitto. Questo perché uno segue un processo automatico, l’altro un processo metacognitivo. Risulta più utile stimolare le abilità di autocorrezione, di ricerca in autonomia dell’errore. NOTA Le slide sono corredate dalla trascrizione dell’ audioregistrazione, non rivista dall’autrice. (parte in corsivo) Per poter lavorare al meglio con i bambini nell’ambito della clinica riabilitativa, è importante avere ben chiara la conoscenza dei processi mentali coinvolti nelle varie attività che il bambino è tenuto a svolgere. E’ quindi di primaria importanza conoscere bene il funzionamento della mente nel momento in cui è chiamata ad apprendere o ad eseguire un determinato esercizio. Lo stesso meccanismo di potenziamento prevede una conoscenza accurata del funzionamento della mente, affinché si riesca a comprendere come si stia sviluppando quel processo in particolare e quali possano essere il deficit e gli obiettivi riabilitativi specifici per quel bambino. In altre parole, è necessario trovare la zona di sviluppo prossimale corretta, per non generare ansia e frustrazione. Ciò avviene solo se si tiene conto del processo naturale di sviluppo della cognizione numerica. Modello evolutivo per lo sviluppo della cognizione numerica - Processi semantici: costituiscono il meccanismo di base della cognizione numerica. Sono legati alla capacità di osservare oggetti, persone o paesaggi e cogliere immediatamente la quantità degli elementi inclusi in un insieme (span di 3), e alla capacità di discriminare due quantità. L’assenza di queste abilità, può far pensare ad un disturbo specifico di apprendimento. - Processi lessicali: ovvero, il nome dei numeri. La matematica ha un suo codice: l’uomo infatti non riconosce semplicemente quantità analogiche (caramelle, alberi), ma utilizza queste conoscenze per lavorare con i numeri e per farlo, si avvale di un linguaggio comune, ovvero il codice arabico. Ad esempio “1” ha un suo nome e ha un simbolo con una rilevanza visiva specifica. Tutti i numeri hanno queste caratteristiche, ma uno di essi ha una particolarità, lo zero. Per lo zero non c’è un riferimento chiaro in termini di numerosità. Si riferisce alla quantità nulla ed è necessario indicarlo nel momento in cui bisogna trascrivere una cifra numerica: infatti tale ambiguità di solito crea delle difficoltà nei bambini. - Processi sintattici: si riferiscono alla grammatica del numero. Il valore posizionale dei numeri determina il numero da scrivere e rappresentare. E’ necessario quindi sapere dove siano unità e decine e saperle rappresentare. Tuttavia la sintassi esercita influenze anche sul lessico e sulla semantica . Ad esempio se ci si riferisce al numero 13, il valore posizionale del 3 indica le unità e quindi tale numero verrà chiamato “tredici” ; se invece ci si riferisce al numero 31, a cambiare non è solo il nome della cifra numerica, ma anche la numerosità. - Conteggio: abilità fondamentale e prerequisito principale per lo sviluppo del calcolo a mente. L'abilità di conteggio evolve nel corso della scuola dell’infanzia. Non si tratta di una conoscenza innata: emerge successivamente allo sviluppo di altri processi. In una prima fase, infatti, i bambini , generalmente intorno ai 3 anni, colgono il principio di corrispondenza biunivoca, ovvero ad un oggetto corrisponde un altro oggetto: ad esempio, sanno dire che a tre piattini corrispondono tre tazzine. Calando tale principio nell’abilità di conteggio, si può dire che ad una parola-numero corrisponde un oggetto. Prima dello sviluppo di tale processo, i bambini contano più volte lo stesso oggetto, quindi la corrispondenza biunivoca non è del tutto chiara. Una volta consolidato il principio della corrispondenza biunivoca, viene memorizzata la sequenza di numeri. Si tratta anche di una sequenza di suoni, quindi è necessario anche capire dove inizia e dove finisce una parola-numero, poiché per un bambino, una parola numero potrebbe essere “unodue”, ma anche “trequattro”. Per questo motivo, quando la corrispondenza si stabilizza, viene automatizzata e stabilizzata anche la sequenza dei numerica, facendo entrare in gioco anche la memoria verbale. Allo stesso tempo si arriva a comprende che la sequenza ha un ordine stabile. Inoltre, una volta essere giunti alla fine del conteggio degli elementi di un insieme, il bambino comprende che l’ultimo numero pronunciato corrisponde alla numerosità dell’insieme di oggetti che si trova a contare: si sviluppa in questo modo il principio di cardinalità. Si tratta della consapevolezza di poter rappresentare la quantità di un determinato insieme riferendosi ad un solo numero . Tale abilità arriva a maturazione intorno i 5 anni. - Calcolo a mente: se l’attività di conteggio viene eseguita più volte, partendo da oggetti concreti, comincia a crearsi nella mente una rappresentazione di questa azione, tanto che se bisogna eseguire un calcolo semplice come 3+2, mentalmente il soggetto comincia a figurarsi 3+2 oggetti che verranno contati . Quindi si passa da oggetti concreti a rappresentazioni mentali della quantità e su questa quantità vengono eseguite le operazioni di addizione o di sottrazione: si possono così aumentare o diminuire gli elementi di quel determinato insieme. È importante lo sviluppo di questa abilità perché va ad essere potenziata la capacità di manipolare le quantità. Molti bambini utilizzano per i calcoli a mente le procedure del calcolo scritto, ovvero immaginano i numeri in colonna perché a scuola viene data maggiore importanza al calcolo scritto che calcolo a mente; ma tale meccanismo causa un sovraccarico della memoria verbale e visiva, con conseguenti difficoltà nell’esecuzione di qualsiasi calcolo. Risulterebbe perciò più economico l’utilizzo di strategie più immediate ed efficaci per il calcolo a mente, che tuttavia richiedono una manipolazione del le quantità: ad esempio nell’esecuzione di un’operazione come “15+8” , in base alla conoscenza delle combinazioni di numeri che danno 10, si può scomporre il numero 8 e ricomporlo per arrivare alla quantità corrispondente, facendo “15+5+3”. Un’ attività per rinforzare il calcolo a mente può essere data dalle combinazioni di numeri digit (numeri piccoli) dall’uno al nove, come “ 7+3-2+5”. Nel giro di 15 giorni, viene modificata completamente la capacità di calcolo, favorendo una maggiore fluidità dell' intelligenza numerica. Il lavoro con i digit viene utilizzato anche con pazienti adulti e anziani. E’ perciò importante non solo un’analisi quantitativa degli errori commessi dal bambino, ma soprattutto un’analisi qualitativa dei singoli errori. Di fronte ad un errore che commette il bambino è importante chiedersi: 1. quale processo cognitivo è coinvolto in questo tipo di attività? Ma non è sufficiente: bisogna cercare di andare dentro l’errore e di capire qual è la strada cognitiva che ha portato il bambino a commettere tale errore; 2. quali sono i tempi dei bambini? Ogni bambino ha tempi diversi. Il tempo dà la misura di quanto un processo sia automatico. Dalla terza classe della scuola primaria è importante per un bambino avere un automatismo, altrimenti tutti gli apprendimenti risulteranno difficili; 3. qual è la tipologia di errori che il bambino commette? Ad esempio, se imparare le tabelline risultasse difficile per un bambino, si potrebbe pensare che esitano difficoltà di memoria verbale; 4. potrebbe essere dovuto anche a distrazione? Strumenti di valutazione di primo livello: - 4-6 ANNI BIN : batteria di prove che mirano alla valutazione dei processi di base, ovvero semantica, lessico, presintassi, sequenza dei numeri e una prima parte dedicata al conteggio; - 6-11 ANNI AC-MT 6-11 anni - 11-14 ANNI AC-MT 11-14 anni Tali strumenti offrono un’idea di base relativa a come si sviluppano e come si sono sviluppati i processi legati alla cognizione numerica. Sono test ad ampio spettro e molto ecologici, poiché propongono esercizi che il bambino esegue normalmente anche in classe. 1. Parte collettiva: Prevede prove carta-matita in modalità collettiva e gli esercizi risultano eseguibili anche in assenza di un adulto che dia consegne per ogni prova intermedia. Il tempo di esecuzione a disposizione è di 30 minuti. Per ogni classe è prevista una prova specifica, tranne per la prima elementare, per la quale è stata codificata una prova intermedia e una prova finale. Per le altre classi si osservano dati normativi per la fase iniziale e finale dell’anno scolastico considerato. Di seguito, sono riportate le prove previste per tale sezione. La prova di giudizio di numerosità analizza la capacità di discriminare tra due numeri il numero più grande. In questo caso viene coinvolto il processo semantico -si estrarre la numerosità dalla cifra che si tiene in considerazione e la si confronta-, il processo lessicale e il processo sintattico. Si chiede perciò al bambino di utilizzare tutti i processi di base della cognizione numerica. Anche in questo caso vengono coinvolti i processi semantico, lessicale e sintattico e in base al tipo di errore si può risalire al processo deficitario. In breve, tali prove offrono una misura dei processi di base della cognizione numerica e del calcolo scritto. 2. Parte individuale: Per quanto riguarda le prove individuali, è richiesto un rapporto uno a uno tra bambino ed esaminatore. Prevede prove che misurano la correttezza e l’automatizzazione di alcuni processi della cognizione numerica. Di seguito, sono riportate le prove previste per tale sezione. In questa prova è fondamentale osservare quanti errori vengono commessi e chiedere al bambino quali strategie ha utilizzato per risolvere le operazioni di calcolo, che siano funzionali o meno, senza esprimere un giudizio. Si tratta di una prova che richiede l’intervento del processo lessicale, dell’abilità di conteggio e della memoria verbale. Ad esempio per quanto riguarda il calcolo all’indietro, è necessario recuperare la sequenza dei numeri, invertirla e tornare indietro. I bambini con deficit di memoria verbale, come i soggetti dislessici, solitamente presentano una caduta in tale prova. Nella prova dettato di numeri, l’esaminatore detta delle cifre numeriche al bambino. Vengono coinvolti il processo sintattico e il processo lessicale. Invece, nella sezione recupero di fatti numerici, ci si riferisce a combinazioni di operazioni, quali addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni e divisioni, che non necessitano di essere calcolate, ma vengono memorizzate, quindi richiede la presenza di un’efficiente memoria verbale. I fatti numerici risultano essere automatismi che aiutano e sostengono gli altri processi. Sono utili nel calcolo di operazioni da svolgere con numeri grandi. Nel caso della prova specifica, in cinque secondi il bambino deve riferire il risultato di questo tipo di operazioni: l’operazione risolta entro i cinque secondi è un fatto numerico; dopo i cinque secondi è considerata un calcolo mentale. Infatti, il calcolo mentale implica una manipolazione della quantità, il fatto numerico risulta essere semplicemente un recupero di una informazione. Un soggetto dislessico presenterà difficoltà nell’enumerazione e nei fatti numerici. Tuttavia non è detto che gli occorra la calcolatrice per eseguire tutti i calcoli: non c’è motivo per cui non possa far bene i calcoli mentali, pur presentando cadute di questo tipo. 3. Problemi: Strumenti di valutazione di secondo livello: da utilizzare in caso di approfondimenti. - DISCALCULIA TEST: software che analizza l’area dell’intelligenza numerica utilizzando insiemi di pallini, quindi non elementi che fanno parte del codice arabico. Analizza la capacità di discriminazione delle quantità. Somministrabile dalla terza classe della scuola primaria alla seconda classe della scuola secondaria di secondo grado; - A.B.C.A.: prevede l’esecuzione di diverse prove, da affiancare alle prove della batteria ACMT. Adatta per alcuni anni della scuola primaria, ma anche per il primo biennio delle scuole superiori. Fabio è un bambino di 8 anni che ha terminato la frequenza della terza classe della scuola primaria. A scuola vengono rilevate importanti difficoltà in matematica, tanto che il bambino mostra di aver sviluppato molta ansia nei confronti della scuola stessa. Dalla valutazione clinica, Fabio non presenta difficoltà in lettura, anche se sono state rilevate difficoltà nella comprensione scritta di un testo letto in autonomia: ha affrontato questo compito in modo superficiale e impulsivo. Tuttavia presenta difficoltà in scrittura: è in grado di rispettare le regole ortografiche, ma non utilizza in modo fluente il carattere corsivo, per cui viene preferito lo stampato maiuscolo; utilizza male lo spazio del foglio, non è in grado di stare nelle righe. Tale informazione è già un’ importante indicatore della presenza di possibili difficoltà visuo-spaziali. Le abilità visuo-spaziali coinvolgono anche il calcolo: non a caso l’area cerebrale che governa la cognizione numerica e le aree cerebrali visive risultano vicine. “183+55= 238” risolta correttamente. “96-43=139” presenta un errore quantitativo: F. ha eseguito un’ addizione al posto della sottrazione. Analizzando l’errore, si ragiona sui possibili processi coinvolti: disattenzione, riconoscimento del segno e quindi applicazione della procedura corretta. Se fosse dovuto ad una difficoltà nell’applicazione della procedura matematica corretta, potrebbe essere utile evidenziare in qualche modo il segno dell’operazione per aiutarlo, lavorare sull’orientamento, oppure sapere se il bambino conosce la procedura della sottrazione, perché è possibile che non conosca tale procedura e quindi utilizzi solo quella dell’operazione conosciuta, ovvero l’addizione. “285-128=163” in questo caso, F. ha modificato la direzione dell’operazione: non essendo in grado di eseguire 5-8, ha fatto 8-5. Perciò dimostra di non ricordare la regola del prestito. Si può quindi pensare che le difficoltà principali riguardino gli aspetti visuo-spaziali e procedurali. Nessuna sottrazione è stata svolta correttamente, probabilmente per non conoscenza della procedura. Tuttavia, F. dimostra di aver compreso il concetto di “togliere”, anche se non l’ha consolidato nel caso del calcolo scritto. A questo punto ci si trova nella zona di sviluppo prossimale del bambino, in cui egli stesso sta acquisendo le procedure dell’operazione. “34x3= 67” F. ha utilizzato la direzione della moltiplicazione applicando però per il calcolo la procedura dell’addizione. All’epoca, F. non conosceva le tabelline. “128x2=350” F. applica la stessa strategia di calcolo rilevata nella moltiplicazione precedente. Il punteggio quantitativo dice che F. non consoce gli algoritmi del calcolo scritto, quindi verrebbe spontaneo pensare di allenare il bambino nelle procedure del calcolo scritto. Ma ciò non porterebbe a risultati realistici. Tale soluzione potrebbe addirittura essere dannosa, perché si rischia di stabilizzare l’errore. Tramite un’analisi qualitativa, invece, si può osservare che il bambino confonde la direzione delle operazioni da sopra a sotto, non ricorda le procedure, non conosce le tabelline. In questo caso è utile chiedere al bambino di giustificare e spiegare i passaggi da lui eseguiti per giungere al risultato dell’operazione: in questo modo, infatti, il bambino può aiutare l’operatore a ricostruire il procedimento che ha portato all’errore. Nella coppia “2707-2770”, i due numeri sono particolari: le singole cifre sono invertite e sono presenti le migliaia. F. ha lavorato sulle migliaia a scuola, ma non è riuscito ad impararle. Si pensa così ad un problema di tipo sintattico. Nella seconda riga (110), anche qui a creare difficoltà ci sono le centinaia e lo zero. F. ricostruisce il numero utilizzando l’ordine del testo. Nella terza riga (023), oltre alle centinaia e allo zero, sono presenti anche le migliaia, difficili da manipolare per il bambino. Per cui anche qui, il bambino utilizza l’ordine del testo. Quindi si può concludere che unità e decine sono gestite correttamente da F.; le difficoltà maggiori si riscontrano nel momento in cui vengono considerate le centinaia e le migliaia, commettendo così sulle cifre complesse degli errori di tipo sintattico. Si ricordi che la sintassi si lega alle abilità visuo-spaziali. Nella prima riga, sono presenti i numeri con le centinaia. F. sbaglia il posizionamento di due numeri, “520” e “250”, i quali hanno le stesse cifre, ma che occupano posizioni diverse. Nella seconda riga, F. commette errori per la presenza dello zero. Nella terza riga, la sequenza è riordinata correttamente. Non si tratta di distrazione o di casualità, poiché i numeri con le decine e le unità vengono gestiti senza particolari difficoltà. Nella prima riga ritornano le centinaia e i numeri con cifre simili. Quindi si stanno confermando i problemi che sono stati supposti all’inizio con la prova di calcolo scritto. Si conclude perciò che F. presenta problemi dal punto di vista sintattico: sintassi dei numeri complessi, con centinaia, migliaia e zero, e dei numeri che presentano le stesse cifre, ma in posizioni diverse. In questi casi si consiglia agli insegnanti di lavorare sugli aspetti visuo-spaziali e rispetto al calcolo per ora si lavora sulle procedure del calcolo scritto e la sintassi del numero. Calcoli a mente: “21+6” F. utilizza le dita, tiene in mente il numero più grande e aggiunge sulle dita il numero più piccolo (strategia n+1); oppure tiene in mente la decina (2), visualizza uno, aggiunge altri sei e vede il risultato. Non risulta lento, anche perché si parla di numeri piccoli facilmente gestibili con l’utilizzo delle dita. È un punto di forza, ma con i numeri complessi le dita non gli basteranno più. Tuttavia è importante pensare di sfruttare questa strategia per il calcolo scritto. E’ quindi importante evidenziare bene nelle relazioni cliniche i punti di forza dei bambini, perché possono essere l’aggancio per arrivare alle aree più fragili su cui agire per risolvere l’errore. Calcolo scritto: “21+12=33” eseguita correttamente. “12x3” F. ha impiegato molto tempo (20’’). Enumerazione 100-50: Non è stato possibile eseguire la prova. A livello qualitativo, F. è stato in grado di dire la sequenza dei numeri da 1 a 50, ma non si è mostrato capace conteggiare all’indietro. Tuttavia riesce però a fare calcoli come “15-8”: questo perché si fa supportare dalle dita, senza non riuscirebbe. Dettato di numeri: Rilevata qualche difficoltà. Presenti 5 errori, ad esempio “1003” invece di “103”. Si conferma quindi il problema sintattico. Recupero dei fatti numerici: F. è in grado solo di fare “3x5” o “5x5”, poiché si trattava della tabellina che ricordava meglio. Profilo del bambino secondo il modello evolutivo: semantica = in ordine lessico = in ordine sintassi = non in ordine calcolo a mente = in ordine ma solo per calcoli facilmente gestibili con le dita calcolo scritto = addizioni eseguite correttamente e moltiplicazioni corrette, ma solo se si trattava di calcoli semplici. Tuttavia nel caso delle sottrazioni e moltiplicazioni complessa, F. ha commesso degli errori. Analisi dei punteggi: Calcolo mente = nella norma calcolo scritto = lento enumerazione = prova non somministrabile In tutte le altre aree è in R.I.I.. Se guardiamo la prova della AC-MT e usiamo i criteri della diagnosi per la discalculia, è necessario verificare se il bambino cade in più del 50% delle prove. F. sembra essere compatibile con una diagnosi di questo tipo, ma non si può fare diagnosi prima dell’esecuzione di un’attività di potenziamento. Sono state eseguite prove di approfondimento. Di questo test, è stata eseguita solo una parte, che non viene analizzata nella batteria AC-MT: la parte analogica. Nella prova a cui ci si riferisce, il bambino vede dei dots (pallini) inseriti in insiemi e deve selezionare in modo rapido, quindi senza la possibilità di contare, l’insieme contenente il maggior numero di dots; oppure vede due numeri e seleziona quello che rappresenta la numerosità maggiore. Si tratta quindi di una prova che prevede anche delle buone abilità di transcodifica. La prova non è stata del tutto adeguata: questo fa pensare che bisogna lavorare anche dal punto di vista semantico. In questi casi, può essere utile indagare anche le funzioni strumentali quali la memoria, l’attenzione e gli aspetti visuo-spaziali. A tal proposito è stata somministrata la scala cognitiva Wisc III: l’area verbale è risultata buona (106), l’area visuo-percettiva sotto la media (82), anche se non grave, e memoria di lavoro bassa. Osservata una caduta anche nella velocità di elaborazione delle informazioni. E’ stata somministrata anche la prova della figura di Rey, prova della visuospazialità. Anche qui sono emerse delle difficoltà. Esclusi deficit di attenzione. Durante l’analisi del caso, è necessario sospendere il giudizio: non si tratta ancora di disclaculia prima di avere eseguito l’attività di potenziamento. Con il colloquio anamnestico bisogna capire bene quando sono emerse tali difficoltà: se si ipotizza n disturbo specifico, tali difficoltà dovrebbero essere persistenti, quindi devono essere esistite da sempre. Le difficoltà di calcolo possono avere delle conseguenze adattive: F. infatti è risultato positivo al disturbo post traumatico da stress. Tuttavia l’elemento negativo è stato il fatto di cambiare scuola. Il lavoro di potenziamento è stato incentrato sul calcolo mentale, abilità nella quale F. riusciva a sentirsi adeguato e a rispondere in modo corretto. Questo soprattutto perché si tratta di bambino ansioso e sfiduciato che andrà incoraggiato e rinforzato. Si è partiti da calcoli che poteva essere in grado di fare, per procedere successivamente verso calcoli più complessi, sostenendo al contempo l’enumerazione avanti e indietro. E’ stato eseguito 1 ciclo (14 incontri). Il lavoro successivo sulla sintassi ha fatto emergere una difficoltà di comprensione della grandezze decina e unità e ha portato poi ad un recupero completo. Sono stati forniti consigli alle insegnanti: utilizzo di un foglio adatto a lui, semplificazioni degli esercizi, fornire sempre l’esempio dell’esercizio da svolgere per permettere a F. di riorientarsi sulle procedure da applicare e utilizzo della tavola pitagorica per le tabelline che non è in grado di memorizzare. E' un bambino che manterrà una certa fragilità in ambito matematico; tuttavia, dopo un training di potenziamento costante, è stato dimostrato che non si tratta di un disturbo. la docente riferisce di questo software scaricabile: ”il senso del numero” NOTA Le slide sono corredate dalla trascrizione dell’ audioregistrazione, non rivista dall’autrice. (parte in corsivo) Esiste tanto materiale da sfruttare come strumentazione finalizzata al potenziamento della cognizione numerica. Tuttavia è necessario sceglierlo accuratamente, tenendo conto del funzionamento del bambino e delle varie tipologie di errori commessi. Si parte da un assunto di base, secondo il quale è possibile potenziare. Per far ciò, in fase preliminare è importante una valutazione accurata che si accompagna all’interpretazione delle abilità carenti, per stendere così un profilo preciso del paziente tenendo conto di quelli che sono i punti di forza e i punti di debolezza e in base a tali informazioni calibrare anche le proposte dell’intervento. In una fase successiva al potenziamento, si effettua una valutazione finale per verificare quanto sia stato efficace l’intervento. Questo perché si presuppone di poter in questo modo ottenere una modifica maggiore di quella che ci sarebbe stata senza un intervento mirato. Tali passaggi tengono conto delle linee guida, come la Consensus Conference, le quali aiutano a comprendere quali siano quantitativamente i parametri da dover osservare. Un altro aspetto importante è il follow-up, ovvero una verifica, generalmente a distanza di 3/4 mesi, in cui non viene effettuato alcun intervento, ma si osservano le prestazioni del paziente nelle aree interessate dal potenziamento eseguito nei mesi precedenti. I livelli di intervento sono diversi e vengono proposti anche nell’ottica di fare rete insieme alle diverse figure che operano col bambino. Il riferimento teorico dell’idea di potenziamento è nato dal concetto di zona di sviluppo prossimale di Vigosky. Per provare a comprendere la zona di sviluppo prossimale , ovvero la differenza tra ciò che un soggetto sarebbe in grado di fare in autonomia e ciò che potrebbe fare con un aiuto, è importante fare attenzione alle tipologie di attività da presentare al paziente: se vengono proposte attività notevolmente al di sopra della zona di sviluppo prossimale del bambino, non è possibile il potenziamento, proprio perché le medesime attività non potrebbero essere risolte neanche con l’aiuto di un adulto più competente . Ciò comporterebbe quindi frustrazione e senso di impotenza appresa. Neanche le attività che si pongono al di sotto della zona di sviluppo prossimale generano potenziamento perchè sono facilmente risolvibili quindi si rischia di creare noia e demotivazione. Il potenziamento può essere efficace se l’op conosca i processi cognitivi di quella funzione. Il potenziamento è mirato, ogni attività deve essere precisa su quella funzione. Secondo il modello evolutivo della cognizione numerica, esistono processi di base. Perciò è possibile intervenire su più livelli, che riguardano più processi. Nei bambini di fine prima classe della scuola primaria, è possibile osservare degli indicatori di rischio: -il non riconoscimento delle piccole quantità; -difficoltà nel leggere e scrivere i numeri con la decina; -il mancato consolidamento del calcolo orale entro la decina. Si trattano di sintomi. Tuttavia, il clinico è tenuto a verificare i segni:un soggetto può avere una temperatura corporea molto alta e quello potrebbe essere un segno di febbre. La valutazione clinica di tali soggetti permette di cercare i segni della difficoltà ed eventualmente del disturbo. Tra i fattori di rischio, c’è la mancata acquisizione dei principi del conteggio , ovvero contare e riconoscere le parole numero secondo un ordine , la corrispondenza biunivoca ovvero la mia parola-numero si riferisce ad un solo elemento dell’insieme e il principio di cardinalità , ovvero contare gli elementi dell’insieme e il bambino non riconosce la numerosità dell’insieme , ma anzi ha necessità di contare di nuovo tutto. Il modello evolutiva della cognizione numerica permette di sottolineare l’importanza dello sviluppo processuale della cognizione numerica stessa. I primi tre insiemi in alto costituiscono i processi di base della conoscenza del numero, la parte in basso si riferisce alla parte relativa al calcolo. Gli obiettivi fondamentali per il percorso di potenziamento riguardano il raggiungimento di una buona accuratezza e solo successivamente si passa all’ automatizzazione, ovvero alla velocizzazione dell’attività. E’ radicato infatti nei bambini un preconcetto importante: infatti avere una prestazione “veloce” è sintomo di abilità e buona capacità. Tuttavia per poter potenziare l’ intelligenza numerica, è necessario capire i processi di base se sono critici. Inoltre è possibile lavorare contemporaneamente su più processi ma solo se uno non richiede la conoscenza e la solidità dell’altro: è possibile lavorare su aspetti semantici e lessicali insieme , sui fatti e sul calcolo scritto , ma non è possibile lavorare solo sul calcolo scritto se sono presenti difficoltà nel calcolo a mente. L’ approccio tiene conto della difficoltà nel far passare al bambino l’utilità delle cose che si stanno facendo. Per cui la proposta è quella di utilizzare un approccio meta cognitivo, per stimolare la riflessione nel bambino riguardo ciò che ha fatto, quindi informare il bambino riguardo ciò che verrà fatto nel corso degli incontri con il terapista, e ritagliare un tempo alla fine di ogni incontro per ricordare ciò che è stato fatto e monitorarne l’andamento. Sarebbe utile per il bambino trasferire le conoscenze dell’incontro sui materiali scolastici, dove è possibile, per dare un’idea dell’importanza all’attività di potenziamento fatta del corso della seduta. . Nn sempre le attività didattiche e le attività di potenziamento combaciano, poiché utilizzano modelli e modalità di intervento differenti. Ognuna di queste proposte segue un determinato livello di riferimento. La collana de “L’intelligenza numerica” copre una fascia di età che va dai 3 ai 14 anni. La struttura di ogni volume è più o meno la stessa ad eccezione dell’ultimo volume: per i ragazzi della scuola secondaria di secondo grado, il calcolo ha un peso diverso e una didattica diversa. Il counting si riferisce alla capacità di conteggio, che si acquisisce nel momento in cui il bambino acquisisce il principio di corrispondenza uno a uno, l’ordine stabile dei numeri e la relativa cardinalità. Quanto l’abilità di counting non risulta essere stabilizzata, è necessario un percorso di potenziamento. L’obiettivo viene perseguito con attività che affiancano sia un lavoro su aspetti visivi, come l’attività con una scala che sale e che scende: si esegue così non solo un conteggio in avanti e indietro, ma anche un’enumerazione verbale. Nella mente ogni soggetto ha rappresentata una via dei numeri, nella quale essi risultano posti in progressione. Tale via procede da sinistra verso destra e in alto. Si crea quindi un appoggio visivo di quantità che aumentano e diminuiscono, affiancato al codice arabico. La domanda da porre nella fase dei potenziamento del counting sarà “quanti sono?”. I bambini in difficoltà in questa fase procedono per esercizi di conta di ogni singolo pallino. Durante tali attività, il lavoro non si limita solo al conteggio, quindi riconoscere quanti pallini si vedono contando, ma vengono anche sondate le modalità di rappresentazione di quantità del bambino: si parte così da una rappresentazione isolata, pallino per pallino, per effettuare delle accorpamenti di numerosità, dots, fino al riconoscimento della quantità 5, come la faccia di un dado o la mano che rappresenta il 5. Alcune rappresentazioni visive facilitano la rappresentazione di quantità, e permettono di porre le basi per il calcolo a mente. Quindi è possibile rappresentare le quantità in maniera più efficace e rapida. E’ allora dimostrata l’importanza della metacognizione: le proposte hanno senso se il bambino riesce a trovare un’utilità nell’attività che sta eseguendo. Per questo si cerca di capire insieme a lui come procede la sua mente, ragionando insieme sui cambiamenti e sulle cose nuove che ha imparato dall’inizio alla fine dell’attività presentata. Legato molto anche alla semantica, la rappresentazione della quantità. I b. conoscono la linea dei numeri, entrambe linee dei numeri in entrambi i casi si richiede di rappresentare la quantità due, nella linea sopra individuo la cifra e la colloco. Quindi per un bambino con difficoltà semantica significa provare a stimare, dove può essere 2, 12 ecc. questo è molto più utile e agevola la rappr. mentale della quantità, e questo corrisponde al senso del numero. Il lessico è l’etichetta verbale attribuita al numero. Uno dei problemi principali del calcolo riguarda la mancata corrispondenza di una cifra alla stessa stringa fonologica in ogni numero: 4 può essere “quattro”, “quaranta”, “quattordici” ecc. Anche questi sono meccanismi da dover gestire nella mente di un bambino e presuppongono una serie di conoscenze che si intersecano, ovvero lessico, semantica e sintassi. L’obiettivo nel lavoro sul lessico è attribuire la corretta etichetta verbale ai numeri, lavorando anche sulla quantità, perché il nome del numero può veicolare quantità diverse. Quando si parla di lessico ci si riferisce agli errori nelle cifre. In realtà hanno un loro lessico anche i segni delle operazioni: ogni operazione ha un suo nome. Nelle prove di valutazione è prevista anche la conoscenza dal punto di vista lessicale del nome delle operazioni, veicolando però anche una semantica. La domanda sul lessico è “che numero è?”. Il lavoro è perciò incentrato sull’aspetto lessicale, l’etichetta verbale, ma è importante anche l’associazione tra il codice arabico e la rappresentazione di quantità, perché i numeri possono essere rappresentati con tre codici diversi, quindi si cerca di sollecitare questa forma di integrazione. Attività legate al lessico, soprattutto per bambini che iniziano ad affrontare i numeri dopo la decina, riguardano la morfologia del nome: il nome cambia in base al numero che rappresenta, alcune parti si riferiscono alle decine e alcune alle unità. Si posso quindi proporre esercizi nei quali si invita il bambino a riconoscere la quantità, rappresentando quantità in modo lineare dal punto di vista visuospaziale. L’idea di mettere i numeri in colonna per rappresentare la decina, facilita il lavoro successivo di rappresentazione della decina. In attività di questo tipo, si chiede al bambino di riflettere sulla morfologia del numero e riconoscere quale parte rappresenta la decina e quale l’unità: il lavoro è quindi incentrato sul lessico, ma crea il gancio sugli aspetti sintattici del numero. Le modalità di proporre le attività ai bambini sono infinite. Quando vengono presentate attività nuove e critiche è bene partire dall’idea che il bambino ha al riguardo: questo permette di capire come funziona la sua mente nello sperimentare un’attività nuova. Le strategie che risultano valide per un bambino non sono necessariamente valide per tutti i bambini. E’ per questo motivo che di fronte agli errori commessi, bisogna principalmente capire come e perché si è stabilizzato un sistema alterato. Le strategie fornite all’inizio possono costare molta fatica: nelle fasi iniziali infatti bisogna concedersi un tempo di prova, poiché non è detto che tale strategia risulti efficace per il bambino. L’ operatore è tenuto a rivedere questa strategia affinché il bambino riesca a maneggiarla. In ogni attività si parte dall’esempio e si discute insieme prima di eseguirla. Il materiale di potenziamento è a disposizione di tutti, fa la differenza la modalità con cui viene utilizzato: una stessa scheda infatti può essere utilizzata per diversi fini, anche modificandola se necessario ( esempi di attività possibili: cricuverba e crucinumeri). Le schede presentate risultano utili per lavorare sulla motivazione del bambino. Il bambino piccolo che non manipola ancora quantità grandi, con un lavoro sul lessico può diventare abile nell’ applicare tali conoscenze anche ai numeri più grandi, facendo in modo da stimolare la sua competenza. Anche i numeri decimali hanno un loro lessico: in questo caso la virgola ha un valore diverso da quello che assume nella grammatica italiana. La semantica è considerato il cuore dell’intelligenza numerica, poiché rappresenta il significato dei numeri. Abbiamo capito che ogni grandezza numerica è rappresentata in modo analogico e visuospaziale, quindi tali modalità di rappresentazione risultano indicative di quanto un bambino sia capace successivamente nel manipolare quantità in compiti di calcolo a mente. Riguardo gli aspetti semantici, ci si pongono domande come “dove ce n’è di più?” e “dove di meno?”, le quali si legano ai concetti di addizione e sottrazione che verranno approfonditi successivamente. Le schede che lavorano sulla semantica, nella fascia scolare più bassa, usano oggetti che rappresentano quantità diverse. La quantità è indipendente da altre variabili fisiche degli oggetti: quindi se si chiede al bambino se sia più grande l’insieme di 20 coccinelle rispetto all’insieme di due elefanti, i soggetti con una fragilità a carico degli aspetti semantici delle grandezze numeriche, danno rilevanza alla caratteristica fisica dell’oggetto e non all’idea di quantità: scelgono infatti l’insieme con gli animali più grandi. Solo successivamente si passa a schede che facciano riferimento maggiormente agli aspetti numerici. Nelle schede in cui è richiesto il riconoscimento del numero che veicola la quantità più grande, non viene eseguito solamente un lavoro sulla semantica, ma richiede la gestione delle connessioni lessicali e soprattutto sintattiche, perché la sintassi veicola una quantità diversa a seconda dei legami che si creano tra i numeri. Infine si procede con attività di ordinamento dei numeri dal più piccolo al più grande. Anche questo tipo di schede è riadattabile per diversi scopi: si lavora sulla manipolazione della quantità, sull’ordinamento, ristrutturando l’esercizio in base alle quantità che il bambino è in grado di riconoscere: si può ad esempio modificare partendo da un confronto tra due numeri fino a più numeri. Anche sui decimali vengono veicolati significati diversi, quindi è necessario eseguire un lavoro nel momento in cui vengono identificate delle aree di fragilità. Gli aspetti semantici sono legati anche alle operazioni, e consistono nell’essere a conoscenza del significato dei segni delle operazioni. Per ci vengono eseguite delle riflessioni sui risultati, si lavora e si ragiona su quale operazioni può essere reclutata al fine di ottenere un risultato minore o maggiore. Viene perciò mappata l’idea di significato dell’operazione. Spesso le insegnanti riportano agli operatori la difficoltà da parte dei bambini nel cogliere l’operazione da utilizzare nei problemi: infatti l’idea di non essere a conoscenza del significato veicolato dal segno, può dare difficoltà nella risoluzione dei problemi. La scheda di sopra rappresentata è stata utilizzata anche nell’ambito del lavoro sul lessico: permette il passaggio dal codice arabico, alla parola e alla rappresentazione di quantità. Inoltre favorisce un lavoro sulla rappresentazione analogica, i dots, e rappresentazione mentale delle quantità. L’uomo ha bisogno di contabilizzare la realtà: tutto ciò che vediamo, viene catalogato e immaginato come rappresentazione di quantità. Esiste infatti un contatore analogico nella mente che aiuta quotidianamente a percepire la realtà in termini quantitativi. Ne è un esempio l’abilità del subtizing, che rappresenta la capacità innata di riconoscere immediatamente una quantità di massimo 3-4 elementi. La rappresentazione spaziale aiuta nell’agevolare la rappresentazione di quantità nel bambino. In questo modo il lavoro agisce non solo sulla rappresentazione di quantità (semantica), ma fornisce le basi per lo sviluppo del calcolo a mente, che richiede la rappresentazione nella mente delle quantità, evitando il ricorso continuo all’abilità di conteggio. La sintassi riguarda la grammatica interna dei numeri. L’ordine con cui vengono scritte le cifre ha una certa importanza e crea implicazioni sia sul lessico che sulla semantica. La domanda da porsi riguardo un’analisi sintattica delle cifre numeriche sono “quali sono le regole che organizzano il sistema quantitativo del numero?”. Le schede che verranno utilizzate con i bambini per il lavoro sulla sintassi terranno conto di facilitazioni visive. Si può predisporre una tabella per collegare ogni cifra, partendo da un lavoro sulla diade decina e unità prima nell’ordine stabile, “da” e “u”, poi invertendo la diade; nelle fasi successive si applica la stessa strategia con le triadi, inserendo le cifre centinaia e così via. Dal punto di vista sintattico, ciò che crea maggiori problemi è la cifra zero. Lo zero che lessicalmente non viene percepito, eppure si tratta di una cifra presente nei numeri. A tal proposito si eseguono esercizi nei quali si chiede al bambino di trascrivere la stringa nel corrispettivo codice arabico. L’uso dei colori potrebbe essere considerato un buon compromesso all’inizio del lavoro, poiché facilita il collegamento spaziale delle decine e delle unità; tuttavia è necessario svincolare subito il bambino da questa modalità: potrebbe succedere infatti che in occasione di un’inversione dei colori, il bambino potrebbe non essere in grado di riconoscere le posizioni occupate dalle cifre numeriche. Anche qui se lavoro sull’aspetto sintattico lavoro anche sulla complessità del numero, se vedo il num. nella sua interessa orizzontale visuospaziale, mi spinge a riflettere su quale delle cifre è più grande o vale di più. Quindi il 3 che nel primo esempio è nelle unità non è + grande del 2 che occupa le centinaia, lavoro su sintassi, ma 2 lo leggo come duecento, richiamo alle cent. Cosi anche con i numeri decimali, si parte dall’idea ingenua del bambino che decimi e centesimi richiamano numeri che già conoscono. Quindi lavoro sul lessico e semantico perchè hanno un valore diverso e sintattico visto che la posizione cambia il numero. Errori di lessico posso ritrovarli a scuola media con il calcolo algebrico o potenze, 2 alla 3 letto come 2/3, questo non va solo nel processo di lettura, ma anche nel processo di trascrizione: errori di lessicalizzazione definiti su base sintattica. come nei monomi : credere che 2-2a alla 2 b alla sec, si crede che la parte letterale sia solo “a-b” e non i loro esponenti . La didattica della suola media sembra avulsa dagli aspetti ora visti, ma non è così. È importante far capire al bambino anche l’utilità delle cose che si fanno, calarlo nelle attività scolastiche. Il calcolo a mente risulta essere una buona base per il calcolo scritto, ragion per cui dovrebbe essere l’obiettivo principale su cui focalizzare l’attenzione della didattica scolastica, incentrato, invece, maggiormente sull’ allenamento del calcolo scritto. Per allenare l’abilità di calcolo a mente è utile ricorrere ad una serie di attività che elicitino il riconoscimento veloce di quantità, ovvero il subtizing, lavorando su raggruppamenti a base 3 e a base 5. Rappresentare spazialmente la quantità offre notevoli agevolazioni nel calcolo a mente. Ogni soggetto costruisce diverse strategie facilitanti. L’operatore, nel lavoro con il bambino che presenta fragilità nel calcolo a mente, presenta delle strategie costruttive che il bambino stesso filtrerà, scegliendo quelle che più facili e veloci da reperire in caso di necessità e in contesti diversi. Tali strategie sono legate alla composizione e scomposizione delle quattro operazioni. Molto spesso diventa difficile doverli sganciare dalla definizione verbale di una proprietà e poterli poi calare nel concetto di quel proprietà, Speso i bambini sono capaci di dire cosa sia la proprietà commutativa ma poi non sanno applicarla e capire a cosa serve. Non riescono a manipolare gli arrotondamenti, la scomposizione del secondo operatore che permette di facilitare il calcolo. Nella scheda sopra rappresentata, viene chiesto al bambino di riconoscere in modo veloce una determinata quantità, misurando il tempo e esercitandosi a turni insieme all’operatore. Viene richiamata l’abilità del subtizing, grazie alla quale il soggetto ricerca la quantità in base all’organizzazione spaziale più semplice da riconoscere. È importante in questa fase di lavoro l’utilizzo delle mani. E’ considerato il primo canale di appoggio per effettuare dei calcoli, ovviamente rimanendo entro la decina. Per questi motivi, in fase iniziale le mani diventano un importate strumento del quale il bambino deve avvalersi per attività come il riconoscimento veloce delle quantità, che stimola il bambino a superare il counting e riconoscere le quantità visivamente. Solo in fasi successive si passa a strategie di composizione e scomposizione del numero. Può capitare che il bambino visualizzi mentalmente l’operazione in colonna: ciò prevede che il soggetto si figuri spazialmente la sequenza, svincolandosi dal numero inserito in una stringa in orizzontale, per concepirlo in verticale pezzo per pezzo. Tuttavia ciò provocherebbe un carico eccessivo di tipo mnemonico da dover sostenere. E’ invece più facile eseguire una composizione e poi una scomposizione con operazioni intermedie, oppure eseguire degli arrotondamenti: ad esempio 139+58 140+60. Devo scardinare alcuni automatismi scorretti. Se nei test hanno procedure di calcolo scritto adeguate, e sono lenti : vuol dire che fanno fatica nei passaggi intermedi e calcolo mentale non fluido. Nei b. che hanno difficoltà di memoria di lavoro, si allenano determinati tipi di quantità su cui andare a lavorare. In casi di DSA scelgo attività più basse e consolido alcuni automatismi, cerco di rendere automatico alcuni elementi più semplici, sopratutto pensando alle ricadute che si possono avere nel quotidiano. Il calcolo mentale deve essere l’obiettivo principale perchè più connesso all’intelligenza numerica, il calcolo scritto è un artifizio della nostra mente, interviene solo per la manipolazione di numeri più grandi. Errori del calcolo a mente: errori procedurali anche nel calcolo a mente, come non utilizzare strategie facilitanti, come partire dalla quantità più grande. Il fatto che ci possono essere confusione tra le regole di accesso rapido, questa regola passano comunque regole fonologiche regola nx0=0 ma poi non viene applicata e consolidata, resta un’etichetta verbale di una procedura. La differenza nei casi di memoria deficitaria è tener a mente i risultati parziali, difficoltà del calcolo a mente. Questo genera un sovraccarico della memoria. Se lavoro bene sul calcolo a mente, libero le energie del b da una serie di procedure richieste a lui. Calcolo scritto: costituisce una stampella dell’intell. numerica umana. Permette l’ampliamento delle nostre conoscenze e non viceversa. Ha delle procedure. Qui è richiesta l’automatizza delle procedure. Devo allenare ogni passaggio, non solo verbalmente perchè solo così è sterile poi nel momento dell’applicazione alleno ogni passaggio, semplifico i passaggi intermedi , perchè se fa fatica nelle procedure,posso permettermi il lusso di fornirti il risultato dei risulti intermedi, perchè sto verificare e lavorare solo sulla procedura scritto quindi alleggerisco il carico di memoria assicurandomi che sia passata la corretta procedura. Problema che si ripresenta con moltiplicazioni con 1 o 2 cifre e con i numeri decimali: errori di incolonnamento, quindi visuospaziali ma anche semantici. Sc media: anche nella didattica ci sono errori procedurali nel calcolo algebrico ed espressioni, quindi sequenzialità, alcuni gr di numeri hanno priorità sugli altri. In un b che fa fatica nelle espressioni devo lavorare nella sequenzialità, quindi cosa calcolare per prima cosa. Errore procedurale nel calcolo può essere diverso e in base all’errore riesco a capire che fragilità ha il bambino in questo caso, se riguarda il riconoscimento delle prime cose da fare, ad esempi, incolonnare, il fatto di non seguire la giusta sequenza, quindi dimenticare la direzione che seguo e cadute nel prestito e riporto. È importante chiedere al bambino come facciano a ricordare il prestito e il riporto alcune volete lo segno condita, lo tengo a mente, bisogna ire a capire la strategia che usano x capire il tipo di errore che fa. va bene esercitarlo come supporto del calcolo a mente e non viceversa. I fatti numerici consistono in tutte quelle operazioni che non richiedono un calcolo a mante, perché già possedute nella nostra mente. Si attivano infatti aree diverse del cervello a seconda del fatto che il soggetto stia rievocando un fatto numerico nuovo o vecchio: per un fatto numerico vecchio si attivano aree strettamente collegate anche alla memoria, cosa non del tutto casuale dal momento che i fatti risultano già depositati nella memoria semantica e devo essere recuperati velocemente. La difficoltà nel padroneggiare tali operazioni crea impedimenti in molti compiti. La lentezza nel recupero dei fatti ha conseguenze negative anche nel calcolo a mente e scritto con successivo sovraccarico mnestico. Quindi impostare un intervento finalizzato al potenziamento dei fatti numerici permette di lavorare serenamente su altri aspetti, come le procedure del calcolo scritto. L’abilità di risposta veloce a delle operazioni fa nascere un’idea di competenza nel bambino, quindi fornire al bambino calcoli che è in grado di manipolare non dà frustrazioni. Il recupero del fatto numerico è immediato e può avvenire mentre la mente è impegnata in un’altra attività: ad esempio in un’operazione scritta con i decimali se il soggetto ha automatizzato i fatti, viene liberato un carico cognitivo, permettendo un lavoro più mirato sulle procedure del calcolo scritto. Riguardo l’utilizzo della tavola pitagorica, potrebbe essere utile presentare al bambino le tabelline per lui più facili da memorizzare e fargli scoprire, dove fosse possibile, delle facilitazioni per memorizzare le altre. Questi sono escamotage per far sperimentare al bambino la propria competenza: nel momento in cui è chiamato a completare “2x8” sarà in grado di eseguire anche “8x2”.