Rassegna di Domenica 20 e Lunedì 21 Maggio 2012

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Rassegna di Domenica 20 e Lunedì 21 Maggio 2012
Rassegna di Domenica 20 e Lunedì 21 Maggio 2012
SAßi1TÁ
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Nervono,almu donazioni cii sangue
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Costituito un tavolo tecnico presso l'AsI per promuoverle
Asl 11
I EMPOLI
lastici.
Sono state evidenziate le pe-
Gli attori coinvolti sul territorio
dell'Asl 11 nel sistema delle donazioni del sangue si sono riuniti nel Centro direzionale, in via
dei Cappuccini a Empoli, per
costituire un tavolo tecnico per
la promozione delle donazioni,
avviando un processo propositivo e di concertazione . Al tavolo tecnico, il cui scopo è quello
di delineare un percorso di azione comune finalizzato al rafforzamento della cultura della donazione, hanno partecipato Simona Carli, direttore del Centro regionale sangue, Eugenio
Porfido e Renato Colombai rispettivamente direttore generale e direttore sanitario dell'ABI
11, Isio Masini direttore
dell'unità operativa immunoematologia e medicina trasfusionale dell'Asl 11, Nedo Mennuti
direttore della Società della Sa-
culiarità dei donatori e delle donazioni effettuate nell'Asl 11,
dove la propensione per questo
atto di profonda civiltà rimane
alta, ma suscettibile di miglioramento, soprattutto nell'ottica
di stimolare un'offerta di sangue che segua l'andamento della domanda di sangue. Nel 2010
l'indice di donazione complessivo nell'As111, ovvero il numero di donazioni per mille abitan ti dai 18 ai 65 anni, è stato di 110
contro 103 dell'indice regionale. A tale risultato contribuiscono positivamente le donazioni
di plasma da aferesi il cui indice
nell'Asl 11 è pari a 40, mentre
l'indice regionale è pari a 28.
Sotto la media regionale, invece, l'indice delle donazioni di
sangue intero che nell'Asl 11 è
di 70, mentre a livello regionale
èdi75.
iute di Empoli in rappresentan za anche della SdS Valdarno Inferiore, ma anche rappresentanti dell'Ordine dei medici di
Firenze e Pisa, dei medici di medicina generale, delle Associazioni dei donatori (Anpas, Avis,
Cri e Fratres), di forze dell'ordine, vigili del fuoco e istituti sco-
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Quando lo sport é salute
Festa per grandi e piccini
LO STADIO Castellani ha ospitato ieri l'Afa day,
una grande festa di sport e salute - giunta
all'ottava edizione - fra tutti coloro che
frequentano le proposte dell'«attività fisica
adattata», dedicata alle problematiche di salute.
Ci sono stati momenti musicali della società
filarmonica "Angiolo Del Bravo" di La scala a
san Miniato e le esibizioni canore della Corale
Gioconda di Udine, uno straordinario coro
composto da pazienti affetti da Parkinson.
Promotrice dell'evento la società della salute.
Asl 11
Pagina 2
IL
LCRITICA
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centrale operanva del 118 deve essere presidiata
«AVER fatto scendere i medici dalle ambulanze, sostituendoli con infermieri per quanto professinalmente validi, ha difatto depotenziato il
servizio
d'emergenza
urgenza.
Un'operazione condotta in porta tenendo di conto soltanto il dato economico con buona pace della qualità del servizio ». Paolo Baroncelli, capogruppo del Pdl in consiglio comunale ad Empoli, e con lui il consigliere regionale Nicola Nascosti, salva
ben poco del nuovo assetto che si è
dato il servizio di 118.
«Non discutiamo il ricorso alle automediche (quelle dove viaggiano un
medico ed un infermiere ndr) nè il
loro numero che ora è di cinque, il
tempo dirà se sono sufficienti o meno. No : quello che non comprendiamo è l'utilità di far viaggiare autoambulanze con a bordo soltanto un infermiere e volontari o soltanto
quest'ultimi : entrambe le figure
non possono fare diagnosi e quindi
è giocoforza trasferire i paziente al
pronto soccorso che viene così sovracaricato di lavoro». Anche la novità
Asl 11
delle webcam, collegate in video con
la centrale operativa del 118, sempre
secondo il Pdl, ha poco senso se chi
è a bordo dell'ambulanza non ha come interlocutore un medico. La cui
presenza, attualmente, è prevista
presso la Centrale operativa soltanto
per alcune ore al giorno.
In sostanza la sensazione è che l'Asl
scosti e Daroncelli
chiedono i potenziare
i presidi decentrati
11 non creda più di tanto nel servizio di emergenza urgenza avendo fatto la scelta di far diventare il pronto
soccorso del San Giuseppe lo snodo
principale del sistema sanitario empolese. Uno snodo, come l'esperienza insegna, sempre più spesso 'ingolfato' «tanto-chiosa Baroncelli- che è
stato chiesto ai medici e agli infermieri delle automediche, se al mo-
í
ore su
mento non impegnati in servizi
esterni, di dare una mano al pronto
soccorso per i codici minori : e anche
questo non va bene».
«La prova evidente che dell'emergenza urgenza all'Asl più di tanto
non importa -rilancia Nascosti- è la
decisione di non far svolgere il corso, peraltro a pagamento, per la formazione di medici per questo specifico campo d'intervento. Noi chiederemo alla Regione il ripristino di
questi corsi come anche la riapertura del punto di primo soccorso di Castelfiorentino, ma tutto questo non
può bastare. E' necessario infatti
puntare a potenziare i servizi sul territorio sfruttando le strutture ancora esistenti, penso a Fucecchio, San
Miniato, lo stesso Castelfiorentino, i
distretti sanitari ed i medici di famiglia utilizzando di più e meglio gli
infermieri sempre nell 'ottica di offrire un servizio efficiente senza far toccare al paziente, quando non ce n'è
reale necessità, il pronto soccorso
dell'ospedale».
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118, il Pdl critica
la nuo.va .
organizzazione
1 EMPOLI
Una posizione critica quella
del Pdl rispetto alla riorganizzazione dell'emergenza urgenza
portata avanti dall'Asl 11. Una
azienda che, per gli esponenti
del centrodestra, mira troppo a
risparmiare e a togliere i medici
dalle ambulanze. La posizione
del Pdl è stata spiegata da Paolo
Baroncelli, capogruppo del Pdl
in consiglio comunale e da Nicola Nascosti, consigliere regionale.
«Non si va a togliere dalle ambulanze il medico lasciando gli
equipaggi solo con l'infermiere
e o con i volontari -spiega Paolo Baroncelli - gli infermieri dovrebbero essere utilizzati per il
controllo degli anziani e dei
malati cronici sul territorio,
non possono fare diagnosi. E
quindi devono portare i pazienti sempre al pronto soccorso.
Così anche volontari». «Con le
ambulanze dove ci sono solo i
volontari si mette l'intervento a
rischio - va avanti- non basta
aver dotato di webcamera le
ambulanze. «Questa ristrutturazione ha privilegiato solo lo
spendere meno», continua il
Pdl.
Il partito è critico anche
sull'interruzione (parziale) per
i medici del corso di abilitazione per l'emergenza urgenza.
Questo è stato un danno - spiega Baroncelli - anche per la città, da troppo tempo non venivano indetti corsi di questo tipo».
Appunto polemico anche
sull'utilizzo dell'automedica al
pronto soccorso o al punto di
primo soccorso. In attesa di
chiamata i medici devono visitare i pazienti con codici minori e poi magari andare su incidente grave. Sarebbe meglio
che il lavoro dei medici
dell'emergenza fosse diviso
con parte delle ore per i codici
minori e parte per l' emergenza, le due cose dovrebbero essere separate».E infine «è impensabile che un medico debba
stare tutta la carriera sull'ambulanza, bisogna pensare a un
percorso diversificato».
Asl 11
L circondario listato «lutto
V,alla..trat _ia del terrore
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Ac,; h o i n r,, n r-?
sulla F í- P í- L í
G í ovane sotto choc
- SANMINIATO SALVATA dalla polizia
stradale. La macchina di
Benedetta D'Arrigo, giovane
infermiera de La Serra, si è
fermata pericolosamente
sulla superstrada , in curva,
nel tratto tra San Miniato ed
Empoli. «Una situazione
drammatica, di altissima
pericolosità - racconta solo l'arrivo di due angeli in
divisa mi ha letteralmente
salvata. Credo che senza
quest'intervento, per me
sarebbe finita male».
La pattuglia era in servizio
ed è passata nel monento
giusto dal punto dove si è
fermata la macchina della
donna. Benedetta D'Arrigo
lavora all'ospedale di
Empoli e ringrazia i due
agenti in servizio che sono
intervenuti, «con grande
destrezza e con estrema
professionalità - racconta
- Ero sotto choc, ho avuto
una grande paura».
Cronaca
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Investe cirgNale
L'animale muore
i resta ferito
INVESTE un cinghiale, si
procura un trauma cranico. Il
fatto è successo l'altra sera
intorno alle 21 a Montelupo,
lungo la statale 67. Una strada
dove non è difficile imbattersi
soprattutto a sera in animali
selvatici che attraversano la
strada. E così è successo a un
uomo 45 anni, che si trovava a
bordo della sua vettura,
quando all'improvviso ha visto
l'animale uscire dal macchione.
Il cinghiale è rimasto
immobile, come ipnotizzato
dai fari dell'auto. L'uomo, non
appena si è reso conto della
presenza dell'improvviso
ostacolo, ha subito inchiodato,
ma i freni ma la manovra
d'emergenza non è stata
sufficiente a evitare l'impatto.
Una botta tremenda che non
ha lasciato scampo all'animale
L'urto, infatti, è stato letale per
il cinghiale, che è morto sul
colpo. La violenza dell'urto è
stata tale che anche il
conducente della vettura
investitrice ha riportato
conseguenze sia pure non
gravi.
L'automobilista infatti ha
battuto la testa sul cruscotto
riportando un trauma cranico.
Sul posto i carabinieri della
stazione di Montelupo e i
soccorritori del 118 che si sono
presi cura dell'uomo,
medicandogli le ferite.
Cronaca
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Segnalazioni
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DOMAN I A CASTELLO
.
ducare i
ESISTE un metodo educativo
valido indistintamente per tutti i
bambini? Difficilmente troverete qualcuno che vi risponderà di
si. Ma, se proprio non si può parlare di metodo, è possibile individuare un comune denominatore,
un particolare approccio affettivo
che facilità lo sviluppo delle facoltà cognitive e relazionali dei vostri figli? Una risposta articolata
a questo interrogativo viene dal libro "E se poi prende il vizio? Pregiudizi culturali e bisogni irrinunciabili dei nostri bambini" di
Alessandra Bortolotti che sarà
presentato domani a Castelfiorentino (17.30) all'interno dell'asilo
"Panda" (via De Gasperi 16).
All'incontro, promosso dalla Bi-
Interverrà , tra gli altri,
Alessandra Bortolottì
studiosa e scrittrice
blioteca Comunale "Vallesiana"
in collaborazione con Promocultura, interverranno l'Assessore alle Attività Educative; Alessandro
Dei, e l'autrice del volume, Alessandra Bortolotti, che in questa
pubblicazione ha voluto raccogliere quanto maturato nel corso
della sua esperienza professionale di Psicologa perinatale.
Contrariamente ai molti libri che
esistono sul mercato editoriale relativi all'accudimento dei bambini, infatti, il libro della Bortolotti
non si presenta come un classico
"manuale di istruzioni" finalizzato a proporre mirabolanti quanto
improbabili ricette di felicità nel
rapporto tra genitori e figli, bensì
- sottolinea l'autrice - come "un
invito a riflettere sulla particolari-
Servizi sociali
bamb n
i
I:
tà di ogni famiglia, sul diritto di
allevare i bambini in piena libertà lasciando da parte i pregiudizi
culturali, ascoltando il proprio
istinto".
"Viviamo in una società - prosegue la Bortolotti - che impone
tempi e spazi basati sulla logica
della produttività e del consumismo, e che non si cura a sufficienza di proteggere lo sviluppo affettivo dei più piccoli. I nostri figli
crescono perciò in un mondo che
spesso si è dimenticato di loro,
pretendendo che diventino da subito autonomi, che non disturbino, che ignorino fin dai primi
istanti di vita i propri istinti e le
capacità di comunicare le proprie
necessità".
Attraverso l'analisi dei bisogni
primari e universali di ogni bambino, il volume affronta temi come l'allattamento, il sonno dei neonati e dei bambini più grandi, il
bisogno di contatto e le più efficaci forme di comunicazione fra genitori e figli. Le ultime scoperte
delle neuroscienze hanno infatti
dimostrato che rispondere ai bisogni affettivi di base dei bambini
non significa stimolare la nascita
di eventuali vizi (da qui il titolo
del libro), bensì alimentare componenti irrinunciabili del loro
percorso di crescita.
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SOLIDARIETÀ
A—I a
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sf nuova camera per disabili
0 SAN MINIATO
L stata consegnata pochi giorni fa la nuovissima cameretta
per la fondazione Stella Maris
di San Miniato. Arredi moderni e all'avanguardia pensati
per la degenza di ragazzi portatori di handicap. E il regalo dei
due Rotare Club di San Miniato ed Empoli, presieduti da Elisabetta Lami e Roberto Boldri-
ni, che hanno messo insieme
le risorse necessarie per i nuovi arredi: circa 3.600 euro, per
dotare i locali della struttura
sanminiatese di una cameretta studiata appositamente per
bambini e ragazzi con gravi patologie o disabilità.
Una iniziativa alla quale ha
contribuito anche la serata organizzata nel marzo scorso al
teatro Verdi, quando i due Ro-
tary portarono sul palco santacrocese lo spettacolo "Sogni"
del cantautore Beppe Dati, figura di spicco nel panorama
musicale italiano, che ha firmato molte canzoni di successo note al grande pubblico.
La cerimonia di consegna è
avvenuta alla presenza dei medici della Stella Maris e del presidente Giuliano Maffei.
CO RIPROVAZIONE RISERVATA
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Servizi sociali
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CONTI DEL 201 1 IN ROSSO AN C H E PE R COLPA DEGLI AMMORTAMENTI
c
di FABRIZIO MORVIUCCI
FARMA.NET, bilancio in rosso.
L'assemblea degli azionisti ha detto sì al bilancio di esercizio 2011
della società pubblico privata che
gestisce le otto farmacie comunali
presenti in città . «Il risultato ante
imposte - spiegano da Farma.net
- determina una perdita lorda di
esercizio di 85.214 euro, ma è opportuno notare come il risultato
sia gravato in misura determinante dalla quota di ammortamento
di competenza dell'esercizio per
429.129 euro». La nota integrativa attenua la perdita : «Tra i buoni risultati conseguiti nel 2011
Le liberalizzazioni
consentiranno di aprire
due nuovi punti vendita
preme sottolineare la discreta tenuta del fatturato aziendale nonostante la crisi congiunturale e finanziaria registrata a livello economico e finanziario».
Tra i vari risultati, il margine operativo lordo è positivo ed è pari a
410.709 euro. Analizzando più in
particolare la gestione aziendale
del 2011, se il primo semestre ha
rilevato solo un lieve decremento
dei ricavi da Sistema sanitario nazionale (-0,55%) cui ha corrisposto un incremento del numero
delle ricette del 3,69%, nel secondo semestre è stato registrato un
crescente decremento dei ricavi
da Ssn (al 31 dicembre pari a
-5,39%), cui si accompagna anche
lï. o ne calo delle ticette
la diminuzione del numero delle
ricette a partire dal mese di agosto: «Questo - spiegano dalla società di gestione delle farmacie comunali - a seguito delle forti pressioni sul contenimento della spesa farmaceutica impartite dal Servizio sanitario nazionale, dalla Regione e dall'Asl».
«Se leggiamo i risultati del bilancio di esercizio di Farma.net
emerge che le farmacie lavorano
bene - commenta il Sindaco Simone Gheri - ma la società deve
fare scelte non più rinviabili, come ad esempio ridurre i costi di
approvvigionamento dei farmaci,
oltre a trovare una miglior efficacia ed un maggior equilibrio tra
costi e produttività del personale». Il bilancio al 31 dicembre
2011 chiude con ricavi delle farmacie pari a 10.182 .613 contro i
10.400.361 euro dell'esercizio precedente, con un decremento di
218 mila euro pari a -2,09%. Nel
corso dell'esercizio 2011 Farma.
net Scandicci SpA ha continuato
a sviluppare attività di educazione sanitarie e di prevenzione sulla
salute sul territorio partecipando
anche a manifestazioni quali ad
esempio "Riguardiamoci il cuore". Vedremo se con le liberalizzazioni del governo, e la decisione
di mettere due nuove farmacie al
Viottolone e San Vincenzo a Torri, Farma.net deciderà di ampliare la sua rete vendita.
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Sanità fiorentina e toscana
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UN ELETTROMIO
FO Di ULTIMA GENE
onsegnata al Meyer
L'EL
RO OG O entra al
Meyer con grande entusiasmo da parte
degli operatori della Clinica di neurologia pediatrica. Medici e ricercatori lo
utilizzeranno per la ricerca e diagnosi
di patologie neurologiche e genetiche
dei bambini. Si tratta di un regalo per
l'ospedale dei bambini. La firma sul biglietto è del Conad del Tirreno e vale
ben 25 mila euro: il presidente Paolo Si-
10 E DONATO DA CONAD DEL TIRRENO
nuova apparecdúa
gnorini lo ha consegnato ieri al direttore generale dell'ospedale fiorentino
Tommaso Langiano. «E' un ausilio importante per la diagnosi di malattie dal
forte impatto sulla popolazione infantile» ha detto Langiano. L'apparecchio
permette di valutare le capacità visive e
uditive dei neonati che hanno avuto
sofferenza perinatale e di diagnosticare
e monitorare le patologie neurologiche
che coinvolgono le vie di conduzione
dell'impulso nervoso al cervello e al midollo. Il macchinario utilizza una tecnica non invasiva, generalmente ben tollerata dai bambini e ripetibile anche a
breve termine. L'elettromiografo integrerà le attrezzature utilizzate per la ricerca scientifica.
Manu Pl
t,igEYEt-C Da destra, Paolo Signorini di Conad,
Tommaso Langiano e i medici di neurologia pediatrica
Sanità fiorentina e toscana
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L'INIZIATIVA
Malattie rare da curare
Convegno nazìonale
UN CONVEGNO a livello nazionale sulla Corea di Huntington. Le iscrizioni sono già aperte , trattandosi di una
malattia rara che interessa molti italiani. Il convegno è
promosso da Aich Toscana, Aich Neuromed e dalla Pubblica Assistenza di Campi. La giornata, sabato 16 giugno
a villa Montalvo, servirà a fare il punto della situazione
sulla ricerca su questa malattia degenerativa che colpisce
il sistema nervoso e le opportunità di cura. Aprirà il convegno Giuseppe Scandale, presidente Aich Toscana; a seguire Luciano Finotto (presidente Aich -Neuromed), Rudolf Schaffrath in rappresentanza di NeuroSearch e Fred
Taubman per la Huntington Disease Society of America.
Poi sarà la volta del dottor Ferdinando Squitieri, direttore centro di neurogenetica e malattie rare . Per informazioni contattare Franco Fanelli: 055 8961964.
Sanità fiorentina e toscana
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Riflessioni dopo la recente apertura della Regione Toscana
Sostanze e dosi mediche lontane dallo «spinello»
n Italia, i malati "ufficiali"
che usano cannabis terapeutica sono circa un centinaio. Nella realtà, però,
si stima che migliaia di pazienti facciano ricorso all'auto-coltivazione o al mercato nero. La legge regionale toscana
sull'uso terapeutico dei cannabinoidi, approvata il 2 maggio
scorso, ha se non altro il merito
di voler portare alla luce questo
"sommerso", con tutte
le garanzie del controllo medico e abbreviando i tempi del lungo
percorso burocratico
previsto oggi dalla normativa nazionale per
procurarsi i farmaci a
base di cannabis su prescrizione medica.
I più critici nei confronti dell'iniziativa
mettono in dubbio la
validità scientifica della terapia e sollevano il
timore di un'apertura
allo "spinello libero".
É davvero così?
«Nella società c'è un
po' di diffidenza - ammette Daniela Parolaro, farmacologa dell'Università Insubria di Varese
da 20 anni impegnata nello studio sui cannabinoidi -. Secondo me, c'è sempre un malinteso:
un conto è parlare di
potenzialità terapeutiche dei
cannabinoidi e un conto dello
spinello libero, al quale personalmente sono contraria. L'utilizzo dei cannabinoidi a scopo
medico non si riferisce necessariamente al THC (deltag-tetraidrocannabinolo) che ha effetti
psicotropi, ma anche ad altri
cannabinoidi non psicoattivi
quale il cannabidiolo o alla loro
associazione, comunque utilizzando dosaggi diversi e lontani
da quelli dell'abuso. Non è la
stessa cosa e finché non si chiarisce bene questo, andrà sempre a
detrimento di tutti. Dunque è
importante controllare le preparazioni e l'accuratezza del dosaggio. Nelle molte situazioni in cui
le terapie tradizionali sono effi-
Sanità fiorentina e toscana
caci il vantaggio dei cannabinoidi potrebbe essere quello di avere ridotti effetti collaterali; in altri casi i cannabinoidi potrebbero rappresentare un'alternativa
per i pazienti che non rispondono alle cure, in altri casi ancora
la co-somministrazione di cannabinoidi e farmaci tradizionali
potrebbe potenziarne l'effetto».
Cerchiamo di chiarire meglio
anche con l'aiuto di Vincenzo Di
Marzo, coordinatore dell'Endocannabinoid research group del
Cnr Pozzuoli. <d principi attivi
prodotti solo dalla cannabis sono più di 70 - spiega -. I più
noti sono il THC, che conferisce
ai preparati di cannabis le proprietà psicotrope e ne implica
l'uso ricreazionale e l'abuso, ed
il cannabidiolo, che invece non
è psicotropico ma ha proprietà
farmacologiche, principalmente
antinfiammatorie e neuroprotettive, molto promettenti».
Effetti collaterali? «II cannabidiolo è abbastanza sicuro, e
recentemente è stato somministrato a pazienti con schizofrenia, mitigandone i sintomi ad
una dose di ben 8oo mg/die, senza rilevanti effetti collaterali racconta Di Marzo -. L'efficacia
del THC, invece, è limitata dai
suoi effetti psicotropici, che il
paziente generalmente non tollera. La co-somministrazione di
cannabidiolo sembra attenuare
gli effetti psicotropici del THC e
quindi consentirne la somministrazione a dosi più elevate».
In campo medico le applicazioni del THC e degli altri principi attivi sono parecchie. «Grazie
alle sue proprietà anti-emetiche
e appetito-stimolanti, il THC è
usato già da molti anni contro la
nausea e la perdita di peso in pazienti sotto chemioterapia ed in
pazienti con AIDS - dice Di
Marzo -. Recentemente una miscela standardizzata di due
estratti da varianti di cannabis,
selezionate per produrre prevalentemente THC e cannabidiolo,
rispettivamente, è stata approvata in Canada per il dolore in pazienti con cancro o sclerosi multipla, e in diversi Paesi europei
per il trattamento della
spasticità nella sclerosi multi-
pla. In modelli animali, sia il
THC e gli inibitori della degradazione degli endocannabinoidi,
attraverso i recettori cannabici,
sia il cannabidiolo, attraverso
numerosi bersagli molecolari, si
sono rivelati promettenti nel
trattamento di numerose patologie: neurologiche, infiammatorie, metaboliche, respiratorie e
cardiovascolari. Gli studi clinici
sono però ancora troppo pochi». Proprio su questo aspetto
insiste Adriana Turriziani, presidente della Società italiana di cure palliative: «Come Società
scientifica - dice - auspichiamo l'avvio di studi clinici controllati (randomizzati a doppio
cieco) che possano valutare l'effettiva efficacia dei cannabinoidi nel confronto con gli altri oppiacei usati, e sperimentati, da
decenni».
Ruggero Corcella
rJ RIPRODUZIONE RISERVATA
La diffidenza nasce da un malinteso:
un conto è parlare di potenzialità
terapeutiche dei cannabinoidi e un
conto dello spinello libero. Non è la
stessa cosa e bisogna chiarirlo bene
Pagina 13
L'unico Centro di ricerca agricola specializzato
la
ROVIGO - Non vi aspettate le piantagioni di cannabis nascoste tra i boschi della contea di Mendocino o le distese di marijuana della Napa Valley,
in California. Non siamo più nel 1896,
quando l'Italia era il secondo produttore mondiale di canapa da fibra (loo mila ettari di coltivazioni) e nel Delta del
Po, a Carmagnola e a Caserta crescevano foreste di canapa autoctona alta fino a tre metri. Nella ricca terra veneta,
la sede distaccata di Rovigo del Centro
di ricerca per le colture industriali del
CRA (il più grande ente italiano di ricerca in agricoltura, controllato dal Ministero delle Politiche agricole) conserva in una piccola serra esterna soltanto poche decine di pianticelle di canapa appunto da fibra e quindi innocue.
Ogni tanto qualche ragazzotto della zona se le porta via, pensando di fumarsi
chissà che. Invece inalerà al massimo
un po' di erba secca.
A preoccupare di più Gianpaolo
Grassi, 55 anni di Ferrara, sposato e
con due figli, direttore dell'istituto fondato nel 1912 dall'agronomo Ottavio
Munerati come "Regia Stazione sperimentale di bieticoltura", sono in realtà
i cambi della guardia tra le Forze dell'ordine. Ogni volta ai nuovi comandanti viene in mente di mandare in via
Amendola grandi spiegamenti di uomini e mezzi, per sequestrare le piante
di cannabis (queste sì psicoattive) ben
custodite all'interno dell'edificio di tre
piani in mezzo alla campagna. Poi (almeno finora è accaduto così) tutto si
chiarisce.
Ma l'assillo maggiore dell'agronomo è salvare l'istituto dall'oblio (un patrimonio da museo solo in libri, riviste
e macchinari d'epoca) e lanciarlo una
volta per tutte con la sua eccellenza: è
l'unico centro in Italia in grado di pro-
Sanità fiorentina e toscana
durre canapa a uso medico in ambiente indoor. «Nel 2002, quando decisi di
specializzare il Centro nella coltivazione della canapa invece della barbabietola, - racconta Grassi - i miei colleghi dicevano che non ce l'avrei mai fatta. Invece se ora riesco a tenere in qualche modo uno spiraglio aperto per poter continuare è proprio merito della
canapa, perché stiamo lavorando con
finanziamenti privati o europei che riguardano al 99% la canapa ad uso tessile. Tiriamo avanti in buona parte con i
proventi dell'azienda, i circa 6o ettari
legati alla coltura, anche perché una
parte dell'attività è dedicata alla ricerca e da questa non è che si ricavi un
granché». La legge sull'uso dei derivati della cannabis approvata in Toscana
e i progetti depositati in Veneto e in altre sette regioni potrebbero dunque
far decollare il Centro di Rovigo, offrendo "materia prima" di idonea qualità per l'utilizzo in campo medico e
non solo.
pefacenti viene tenuto in frigoriferi o
stanze con chiusura blindata, sotto
protezione».
II cuore della produzione per uso farmaceutico, però, è la "serra controllata" creata in un capannone blindato.
In un'atmosfera da fantascienza, sotto
la luce giallognola delle lampade a 600
Watt che forniscono 25 mila lux, le
piantine selezionate all'origine vengono allevate in ambiente quasi sterile.
«Qui non ci sono insetti, nè possibilità
di contaminazioni pericolose - ci dice Grassi - e non usiamo prodotti chimici per trattare le piante. Per arrivare
ad avere anche la produzione di un vegetale che poi possa essere trasformato o destinato a farmaco bisogna seguire delle procedure e ottenere un materiale che sia caratterizzato da livelli ele-
Ai piani superiori dell'edificio ci sono i laboratori, dove vengono selezionate le varietà e analizzato il contenuto dei principi attivi. Alcune stanze
ospitano le "scorte" di cannabis del
Centro: quelle con molto THC (tetraidrocannabinolo, la sostanza psicoattiva), molto cannabidiolo o cannabigerolo, che sono i cugini minori del THC
perché non psicotropi. Si lavora sul
raddoppio del corredo cromosomico,
per ottenere una maggiore produzione di metaboliti. In altre stanze è possibile seguire l'intero ciclo della pianta.
Un paradiso, per i malintenzionati.
«L'intero complesso è vigilato e con allarmi - rassicura Grassi -. All'interno abbiamo regole severe da rispettare sui controlli e la sicurezza. II materiale che può contenere sostanze stu-
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vati di salubrità e di assenza di contaminazione. La pianta deve produrre il
massimo e il prodotto deve essere uniforme in qualunque stagione e con
qualsiasi temperatura. Una delle caratteristiche ricercate dal prodotto farmaceutico è proprio la costanza e la standardizzazione del principio attivo».
Questo per dare la massima garanzia al paziente e al medico, sia sull'origine che sull'efficacia del farmaco. «Se
i malati recuperano la canapa dal mercato nero, - aggiunge - rischiano,
perché possono assumere qualunque
tipo di sostanza, oltre ai cannabinoidi.
E certi signori non sono tanto ligi alle
regole della buona pratica di produzione dei farmaci». Ma quanta sostanza si
può ottenere? «In questa serra alleviamo mediamente 15o piante. Ogni pianta produce una quantità di fiori, che è
la parte più ricca e di interesse, per cir-
ca 30 grammi, per cui diciamo circa
4,5 chili di materiale. Venduto a 3 euro
al grammo, sono indicativamente 14
mila euro per ciclo (il prezzo del mercato nero è di 1o euro/gr). Con un lavoro intensivo, possiamo arrivare anche
a 4 cicli l'anno. Dunque potremmo
guadagnare circa 56 mila euro a serra.
Con due serre potremmo ricavare il finanziamento che ci consente di stare
in piedi da soli».
Grassi lancia anche la proposta di
creare una vera e propria filiera nazionale della cannabis medica, coinvolgendo lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. «Potremmo utilizzare i loro impianti perla produzione sia di farmaci sia di cosmetici
estratti dalla canapa». Tutto certificato
dallo Stato. E con la creazione di posti
di lavoro. Perché non pensarci?
Cor.
(d RIPRODUZIONE RISERVATA
Pianta )one Una raccoglitrice di canapa
nel Ferrarese ai primi del '900 (Quaderni
del centro etnografico ferrarese, 1985)
Sanità fiorentina e toscana
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" Stretta collaborazione con /AI/ e l 'Uoc
Potenziata l'Onco-ematologia pediatrica
al policlinico Santa Maria alle Scotte
FIRENZE
Potenziata l'attività della Onco -ematologia pediatrica al
policlinico Santa Maria alle Scotte. Questo settore fondamentale per la cura delle gravi malattie oncologiche dei
bambini è cresciuto grazie all'arrivo di giovani medici,
con la supervisione del professor Alfonso D'Ambrosio,
fortemente voluti dalla direzione aziendale per dare nuova linfa alle attività assistenziali, in piena sinergia con
l'Atl - Associazione Toscana Leucemie e l'Uoc Pediatria,
diretta dal professor Paolo Balestri. In Italia ogni anno si
registrano circa 50 nuovi casi di leucemia ogni milione di
bambini di età inferiore a 15 anni ; la casistica senese è in
linea coni dati nazionali . "Ogni anno - spiega D'Ambrosio, registriamo nel Centro Aieop dell 'Aou Senese 35-40
nuovi casi di patologie oncologiche pediatriche . Nel solo
anno 2011 i casi di nuova diagnosi presso l'Onco -ematologia pediatrica sono stati 4; nel primo trimestre 2012 è
stata poi formulata l'ultima diagnosi".
Sanità fiorentina e toscana
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POTENZIATA l'attività della OncoEmatologia Pediatrica alle Scotte. Questo settore fondamentale per la cura delle gravi malattie oncologiche dei bambini è cresciuto grazie all'arrivo di giovani medici, con la supervisione del
professor Alfonso D'Ambrosio, fortemente voluti dalla direzione aziendale
per dare nuova linfa alle attività assistenziali, in piena sinergia con l'Atl
(Associazione toscana leucemie e l'Uoc
Pediatria, diretta dal professor Paolo
Balestri. «Abbiamo incontrato il direttore generale dell'Aou senese per un
confronto serio e costruttivo sulle necessità dei piccoli pazienti e delle loro
famiglie - spiega Katia Landi, presidente Atl Siena -. Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti e dell'impegno preso e portato avanti dalla direzione aziendale che ha rinnovato una forte attenzione nei confronti dei bambini e delle loro famiglie». In Italia ogni
anno si registrano circa 50 nuovi casi
di leucemia ogni milione di bambini di
età inferiore a 15 anni; la casistica senese è in linea con i dati nazionali. «Ogni
anno - spiega D'Ambrosio - registriamo nel Centro Aieop dell'Aou Senese 35-40 nuovi casi di patologie oncologiche pediatriche. Negli ultimi 10 an-
Sanità fiorentina e toscana
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II professor
Alfonso
D 'Ambrosio,
il professor
Paolo
Balestri e il
direttivo
dell'Atl
« rare malattie così gravi
nei bambini richiede
un lavoro i squ adra molto forte»
ni abbiamo seguito 16 nuovi casi di leucemia linfoblastica acuta e i risultati in
termini di lunga sopravvivenza o vera
guarigione sono il 92%, in linea con i
dati nazionali relativi a questa patologia. Nel solo anno 2011 i casi di nuova
diagnosi presso l'Onco-Ematologia Pediatrica sono stati 4; nel primo trime-
stre 2012 è stata poi formulata l'ultima
diagnosi. Altro settore di ricerca e terapia è quello del retinoblastoma, tumore maligno dell'occhio, seguito in collaborazione con lo staff della dottoressa
Doris Hadjistilianou dell'Oftalmologia; ogni anno 25-30 sono i nuovi casi
di questo tumore . Curare malattie così
gravi nei bambini richiede un lavoro di
squadra molto forte, non solo per affrontare la malattia ma anche per sostenere le famiglie e i bambini, il cui unico compito, in questa bella età, dovrebbe essere solo quello di giocare e ridere
spensierati. Il sostegno dell'ATI, per
noi è sempre stato preziosissimo».
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uravicianza
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IL BUON funzionamento della tiroide è di fondamentale importanza durante la gravidanza. Cosa fare in caso di problemi? A questo argomento
è dedicato l'incontro con la cittadinanza organizzato dai professori Furio Pacini e Felice Petraglia (nella foto) del policlinico Santa Maria alle
Scotte, in occasione della Giornata mondiale della tiroide, che si terrà il 23 maggio, alle 16 nella
sala convegni della Banca di Monteriggioni. «La
tiroide - spiega il professor Petraglia, direttore
ostetricia e ginecologia
- riveste una particolare importanza nella
donna sia perché garantisce un normale decorso della gravidanza e
un regolare sviluppo
del feto, sia perché influenza molte patologie del genere femminile». Elemento essenziale per la produzione di
ormone tiroideo è lo iodio, che assumiamo
con gli alimenti e, in
gravidanza il fabbisogno di iodio aumenta sensibilmente ed è importante sapere cosa fare. «La
malattia più frequente nelle donne in dolce attesa - spiega il professor Pacini, direttore Endocrinologia - è l'ipotiroidismo, che si corregge facilmente con l'assunzione per bocca di ormone tiroideo». Le malattie della tiroide, ad eccezione di
rari casi, non costituiscono un ostacolo alla gravidanza.
Sanità fiorentina e toscana
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«ì i N 1on arriva fl fannaco salva~>
u®le, la denuncia di un padre che attende le iniezicini per il suo bambino
di ALESSANDRO VANNETTI
«HO FATTO la richiesta alla fine di aprile, ma il farmaco salvavita per mio figlio non è ancora arrivato. Forse ci sarà mercoledì, o
forse no, non si sa, e io ho scorte
solo fino a giovedì.» L'indignazione, la rabbia, la paura, l'ansia feroce che ti prende alla gola vibrano
intensamente nella voce del signor Rocco Davino: dai primi di
maggio fa la spola fra Casole, dove
vive, e la farmacia dell'ospedale
Campostaggia dove è atteso il farmaco indispensabile alla salute di
suo figlio, ma ogni volta deve tornare a casa a mani vuote e col cuore sempre più stretto. «Il bambino soffre di una rara malattia metabolica e deve fare un'iniezione
al giorno di questo farmaco che la
Regione Toscana passa in quanto
salvavita - spiega - La richiesta
l'ho fatta il 26 aprile, siamo al 19
maggio e alla farmacia di Campostaggia ancora non è arrivato niente: in casa abbiamo ancora sei iniezioni, per arrivare a giovedì. E
poi? Che faremo se non sarà arrivato? A Campostaggia non sanno
spiegare il motivo per il quale
non c'è ancora traccia del farmaco, la richiesta è stata spedita regolarmente, lo aspettano, può darsi
che arrivi mercoledì, ma non c'è
nessuna certezza, né pare ci sia
modo per sapere se e quando verrà spedito. L'unico suggerimento
che hanno potuto darmi è di fare
il giro delle farmacie, dove, magari nelle città più grandi, forse si
potrà trovare, ma è giusto che un
padre, una famiglia, debbano sopportare tutto questo per un farmaco che salva la vita di un bambino?» Il signor Rocco sperava di
Sanità fiorentina e toscana
non dover ripercorrere il calvario,
ma, purtroppo, sta accadendo di
nuovo quel che era già successo
un anno fa . «Anche allora ci furono grandissimi problemi per avere la medicina - racconta - Alla fine, disperato, mi rivolsi direttamente alla casa farmaceutica che
lo produce e mi spiegarono che la
Regione non pagava le fatture o le
pagava con grande ritardo: sta succedendo la stessa cosa? Mi rivolgerò alle istituzioni, farò partire una
raffica di denunce... la vita di
mio figlio è a rischio e io non posso `avere pazienza'».
AP
G-GS1 B-,/',E Rocco Davino attende un farmaco salvavita per suo
figlio dalla farmacia dell'ospedale di Campostaggia (foto d'archivio)
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ARRIVANO IN CITTÀ GLI SPECIALISTI DELLA MICROCHIRURGIA OCULISTICA
Nuovo cv ntro medíco dí tre piani: sbarca fl colosso Vísta Vision
E' STATO il vicesindaco Paolo Ghezzi a inaugurare ieri il nuovo centro medico Vista Vision
in via Risorgimento, già presente a Milano, Verona, Bari e in alcuni paesi europei, specializza-
to nella microchirurgia oculistica con apparecchiature laser di ultima generazione. Numerosi
medici pisani - ma anche provenienti da Livorno e da Lucca - sono intervenuti alla cerimonia
inaugurale, accolti dall'amministratore della Vista Vision Stefano Zanchi e dal direttore generale Mario Salmeri che hanno illustrato le caratteristiche del centro. Nella struttura pisana, oltre
Sanità fiorentina e toscana
alla tradizionale attività nel settore oftalmico
per cui Vista Vision è ai primi posti in Italia, saranno ospitati, in convenzione con i principali
enti assistenziali, altri ambulatori specialistici
per prestazioni cliniche e chirurgiche di ortopedia, odontoiatria, ginecologia. Il centro occupa
l'edificio attiguo alla ex clinica ortopedica e si
estende su tre piani interamente ristrutturati
per 1200 metri quadrati, dove trovano posto l'accettazione, le sale di attesa, gli ambulatori, un
blocco operatorio con due sale chirurgiche e
due camere per le degenze post operatorie.
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U n centro oculistico
di microchirurgia laser
/ PISA
Estato inaugurato venerdì, alla
presenza del vicesindaco Paolo
Ghezzi e dell'amministratore
delegato Stefano Zanchi, il nuovo centro Vista Vision, in via Risorgimento 38, che fa parte di
un circuito internazionale presente in Italia già in altre quattro città ed è specializzato nel
settore oculistico, per cui offre
apparecchiature tecnologicamente avanzate per la microchirurgia laser. «Vista Vision è
leader a livello internazionale
perla chirurgia rifrattiva e in Ita-
lia vanta lOmila interventi ali'
anno su 8Omila totali - spiega
Mario Salmeri, direttore generale della struttura - Abbiamo deciso di aprire un centro anche
qui perché Pisa è sede di una realtà ospedaliera e universitaria
di riferimento, con la presenza
di una clinica che sforna professionisti di grande rilievo».
Tra le attività maggiormente
svolte nel centro ci saranno,
dunque, tutti gli interventi di
chirurgia rifrattiva per la correzione dei difetti visivi, ma anche quelli più tradizionali perla
cura della cataratta, oltre a tutti
gli esami di diagnostica strumentale. <A oggi partiamo con
un organico di dieci oculisti ma
il nostro intento è di arrivare ad
accoglierne anche sessanta, oltre ad altri professionisti sanitari che vorranno esercitare nel
nostro centro>, conclude Salmeri.
Strutturato come unità operativa autonoma, convenzionato direttamente e indirettamente con i principali enti assistenziali, Vista Vision si propone, infatti, di allargare presto i propri
settori di intervento, offrendo
apparecchiature cliniche e chirurgiche anche ad altri specialisti, come odontoiatri, ortopedici e ginecologi. Inserito in un
grande edificio recentemente
ristrutturato, il centro Vista Vision dispone di ampie sale d'attesa, vari ambulatori, un polo
diagnostico e un blocco operatorio perfettamente attrezzato,
con due camere di degenza per
garan lire ai pazienti il pieno recupero dopo gli interventi.
Raffaella loannone
ùRI PRODIRIONE RISERVATA
Un momento dell'inaugurazione dei centro Vista Vision
Sanità fiorentina e toscana
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SUCCESSO PER IL SEMINARIO DELLA DOTTORESSA ERTO I
Jnfertïlïtà, andrologi russi a lezione
BEN 70 gli specialisti russi che
hanno preso parte a un corso di aggiornamento di andrologia clinica
svolto in città. Il seminario, tenuto
da Antonella Bertozzi (foto), direttore dell'unità operativa di andrologia dell'Aoup, ha visto susseguirsi
vari dibattiti sulle problematiche
inerenti il moderno iter diagnostico e terapeutico del deficit erettivo
e dell'infertilità . L'incontro rappresenta la prima tappa di un interscambio tra l'andrologia pisana e le
università e gli ospedali russi. L'attività rientra nel progetto regionale
sulla gestione dell'esecuzione e refertazione delle analisi di liquido se-
Sanità fiorentina e toscana
minale, esame base per gestire in
maniera adeguata l'iter diagnostico
terapeutico delle coppie con problemi di infertilità, oltre a essere utile
per contenere la spesa medica futura. Durante il corso tenuto nei loca-
li dell'Ac Hotel, alla delegazione di
andrologi russi è stato anche illustrato l'approccio multidisciplinare al paziente e alla coppia con deficit erettivo, che a Pisa si sta svolgendo con ottimi risultati . Successivamente la delegazione di andrologi
ha visitato il nuovo dipartimento
di emergenza accettazione del nuovo ospedale SantaChiara a Cisanello e il centro di ricerca interuniver-
sitario Endocas per la chirurgia assistita al calcolatore . Da sottolineare che le patologia andrologiche sono in costante aumento per colpa
dell'emergere del numero di cause,
tra le quali non va sottovalutato
l'uso di droghe.
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Giornata di studio
sul "dopo di noi"
al teatro di miti
li 22 maggio, al teatro
" Francesco di Dartolo " di Butl,
va in scena una giornata dì
studio sul tema "con noi e dopo
di nor', un ' occasione da`
esperienze e confronto
organizzata da un gruppo dì
genitori di ragazzi che
frequentano i quattro centri
diurni della Valdera . il gruppo,
sottoforlna di coord `anamento,
sì d costituito 16 marzo 2006,
con l'Intento di superare la
specificità di ogni singolo
centro. al finedi rendere
vislhili, in maniera efficace e
unitaria , le problematiche
presenti neli 'attiv ità degli
stessi. Ciò facilitai rapporti e il
dialogo, sia con gli operatori
delle cooperative dì gestione
dei centri, sia con il servizio
sociale della Asl 5 e permette ai
falnlliarl di partecipare
direttamente alla
programmazione delle
attività: ricreative , di relazioni
e di Inserimento lavorativo.
uno dei ruoli del
coordinamento e anche rivolto
all'attlvitàdl informazione e
formazione delle famiglie
attraverso l'organizzazione dì
Iniziative su argomenti
specifici , La problematica
estremamente sentita da tutte
le fanmiglie e non più rinviabile
é d "dopo di nor`. sarà
presente l'assessore al diritto
alla salute della Regione
Tosca na Daniela Scaramuccia.
anaduelíateWglizutori
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Sanità fiorentina e toscana
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Pagina 23
DOPO LE VERIFICHE SU I 26 PAZI ENTI PRATESI CON I MPIANTI DEPUY
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Misericordia Dolce e attrezzato per camb iare ie plac che
di SARA BESSI
LA VICENDA delle protesi all'anca difettose, impiante su 326 pazienti pratesi,
fra il 2006 e il 2010, sta volgendo a termine. O meglio: dopo un intenso periodo
di follow up durante il quale l'Asl 4 ha
richiamato i pazienti per compiere tutti
gli esami del sangue e altre ricerche diagnostiche, ecco che sono iniziati i primi
interventi di rimozione di quegli impianti della DePuy, risultati nocivi per la salute. Le operazioni per la rimozione e sostituzione delle protesi è iniziata all'ospedale Misericordia e Dolce e fra i pazienti,
che da tempo portano nel proprio corpo
queste placche, si sta diffondendo un sentimento di sollievo, dopo la comunicazione ufficiale di Regione Toscana e Asl in
merito alla pericolosità di tali prodotti.
La notizia era stata data nel febbraio scorso. E da allora, è iniziato il conto alla rovescia per attivare quel programma di
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controllo che per quanto riguarda Prato
interessa bene 326 pazienti (in tutta la
Toscana ne sono state impiantate 808)
cui sono state impiantate protesi ortopediche di sostituzione d'anca con sistema
acetabolare ASR della ditta DePuy. Solo
Le provette del sang ue prelevato
sono state inviate anche a Londra
in un laboratorio specializzato
29 sono i pazienti operati alla Casa di Cura Villa Fiorita. Dall'agosto 2010, dopo il
riscontro da parte della DePuy di alcune
anomalie, l'ospedale dell'Asl 4 non ha
più utilizzato questa tipologia di protesi.
«Finalmente», dicono i pazienti che sono
stati in ansia per la loro salute e attendono con impazienza la data per il loro in-
tervento «liberatorio». Nelle protesi ortopediche di sostituzione d'anca con sistema acetabolare Asr della ditta «DePuy»
sono state riscontrate delle anomalie: in
particolare nel caso di malfunzionamento dell'impianto si viene a creare un rilascio nell'organismo di ioni di cobalto o
di altri metalli.
LE PROVETTE del sangue prelevato ai
pazienti con l'impianto sono state spedite da Prato a Londra in un laboratorio
centralizzato in quanto esami particolari
per la ricerca di ioni metallici e per contare sulla massima affidabilità.
Il direttore dell'ospedale Alessandro Sergi ha mantenuto il rispetto dei tempi seguendo con attenzione il programma
messo a punto e attivato per gli utenti
dall'azienda sanitaria pratese. Non è stato facile raccordare tutti i tempi con i vari tipi di esami a cui sono stati sottoposti
i pazienti, ma nonostante tutto i primi
espianti di protesi sono già partiti.
Pagina 25
ASL
Presentata
la cartella clinica
digitafizzata
ì LIVORNO
Presentata allo stand dell'
Azienda USL 6 di Livorno al
ForumPa di Roma la nuova
cartella clinica informatizzata. «Stiamo progressivamente
facendo passare tutti i reparti
da una cartella in cartaceo a
una in formato digitale - spiega Andrea Belardinelli, responsabile dell'Innovazione
e Sviluppo dell'Aal 6 - una novità che porta con sé una lunga serie di vantaggi per il paziente, ma anche per l'Azienda. Grazie a questa novità il
professionista potrà accedere
in maniera semplice e immediata ai passaggi sanitari di
pertinenza del paziente dando la possibilità di dare uno
sguardo di insieme alla sua
storia clinica. Sembra una banalità - aggiunto Andrea Belardinelli - ma prima tutto
questo avveniva in forma cartacea dovendo prima raccogliere tutti gli accessi e poi
confrontando i dati raccolti.
Per adesso questo percorso ri guarda i pazienti oncologici e
nefrologici, ma ben presto la
novità investirà anche tutti gli
altri degenti che siano ricoverati o accedano agli altri percorsi assistenziali. Questa digitalizzazione ha investito,
inoltre, anche la prescrizione
dei farmaci chemioterapici
prodotti all'interno dell'ospedale».
F.LLI SCAF.DICLI.,,.
Sanità fiorentina e toscana
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Guardia medica turistica, ecco il piano
Via il 15 giugno nelle frazioni a mare di Bibbona e Castagneto, a luglio nelle altre. Cambiala sede a Marina di Cecina
di Rino Bucci
1 CECINA
Infortuni, punture, contusioni e traumi da partitone sulla
spiaggia. Contro gli incidenti
al mare arriva la guardia medica turistica. L'Asl, come da anni, sta predisponendo il servizio salva-turista su tutta la Costa degli Etruschi.
I presidi lungo il litorale sono quanto mal indispensabili, visto che nel picco della stagione, la popolazione in Bassa vai di Cecina se non raddoppia, triplica.
Oltretutto, un incremento
degli accessi rischierebbe di
ingolfare il pronto soccorso,
già alle prese con il super lavoro estivo.
i numeri. Basti pensare che,
solo nel 2010, le prestazioni
erogate nei sei presidi tra Rosignano e Castagneto hanno
sfiorato quota settemila. Andò peggio nel 2006, quando si
raggiunse il picco delle novemila richieste di cura. Comunque ogni sede in media viaggia sopra le 500 richieste al
mese. Circa 15 persone al giorno si rivolgono ai dottori. E i
numeri sono in constante crescita.
«Come ogni anno - spiega
Franco Berti, responsabile sanitario perla Bassa val di Cecina - abbiamo attivato il servizio di guardia medica turistica lungo tutta la nostra costa.
In alcuni casi si partirà prima,
visto che i Comuni hanno deciso di finanziare una parte
dell'iniziativa». In ogni caso il
servizio, inizierà dal 1 luglio e
andrà avanti fino al 31 agosto.
Con qualche eccezione.
Dove e quando. La prima novità è che cambia la sede a Marina di Cecina. I dottori non saranno più in servizio alla scuola elementare Collodi. «Era
una soluzione abbastanza
scomoda», commenta Berti. I
sanitari si divideranno con i
volontari della Pubblica assistenza la sede nell'ex vivaio
della Forestale. Lo spazio viene concesso dalla cooperativa
Nuovafuturo.
Partiamo da sud, dove si inizia prima. A Marina di Bibbona e a Marina di Castagneto il
servizio partirà il 15 giugno
grazie ad un accordo con le
amministrazioni.
A Marina di Castagneto
l'ambulatorio è nella sede del
centro sociale (via della Marina). I dottori visiteranno tutti i
giorni (o la mattina o il pomeriggio) mentre nel weekend
saranno sempre presenti.
Si parte a metà giugno anche a Marina di Bibbona dove
si visita nella sede della Pubblica assistenza (via dei Cavalleggeri nord) ma solo nel fine
settimana.
Da luglio. Da luglio partiranno
le visite in tutte le postazioni
previste dall'Asl. Vediamo dove sono.
A Rosignano Solvay i sanitari si trovano nella sede della
Pubblica assistenza in via delle Pescine.
A Vada il presidio è nella
scuola elementare Novaro in
via Magellano.
«Da quest'anno - dice Berti
- l'offerta si amplia, perché
l'anno scorso la sede di Vada
era aperta solo in agosto.
Mentre quest'estate possiamo garantire il servizio anche
in luglio».
A Marina di Cecina, come
già spiegato, i medici si troveranno al parcheggio dell'ex vivaio della Forestale.
Visite e costi. Per la visita si
spende qualcosa, ad eccezione delle prestazioni di primo
soccorso e degli infortuni sul
lavoro.
Servono 8 euro perla ripetizione delle ricette, 15 euro per
la visita ambulatoriale e 25
per quella domiciliare.
Sarà rilasciata una ricevuta
e non è previsto rimborso. In
vista del picco dei turisti verrà
aperta anche una postazione
in più al pronto soccorso di
Cecina.
ORIPRODUZIONF RISERVATA
Un paziente durante una visita medica in una foto di repertorio
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Impiegato del Cup si intasca gli incassi dei tickds, fa f cando le ricevute di versamento
Sottrae 5Omila euro alla Asi
VALDICHIANA
Lavorava al Cup ma tutti i
soldi che gli utenti gli consegnavano, pagando le prestazioni specialistiche che andavano a prenotare, in realtà
non finivano nelle casse della Asl bensì nelle "tasche"
dell'impiegato, dipendente
di una cooperativa che gestiva lo sportello delle prenotazioni per conto dell'Azienda
Sanitaria locale Asl 8 di
Arezzo.
L'uomo, un 45enne della
Valdichiana, del quale non
sono state rese note le generalità - così come massimo
riserbo viene ancora mantenuto da parte degli inquirenti sul luogo della vallata ove
il dipendende prestava servizio - è stato denunciato dai
carabinieri con l'accusa di
peculato. A lui viene contestata l'appropriazione di un
importo totale di 50mila euro circa, che però, fortunatamente, la Asl è già riuscita a
recuperare. Le indagini sarebbero partite da un esposto presentato dalla stessa
Asl alla Procura della Repubblica di Arezzo (ed alla
Corte dei Conti) e da una denuncia ai carabinieri fatta direttamente dalla cooperativa presso cui l'uomo era im-
piegato. I carabinieri della
stazione di Camucia alla fine degli accertamenti hanno
quindi denunciato in stato
di libertà per peculato il
45enne, addetto ad un Cup sato indebitamente il denaro
della Valdichiana, che nel pe- dei tickets versati dagli utenriodo compreso fra il mesi di ti per usufruire delle varie
agosto del 2010 e il mese di prestazioni
specialistiche.
dicembre 2011, aveva incas- L'uomo, dunque, invece di
versare l'incasso sul conto
corrente della Asl 8, falsificava le ricevute di versamento
e si appropriava del denaro.
L'importo sottratto all'Asl
avrebbe quindi superato i
50mila euro.
Come reso noto ieri dalla
stessa Azienda Sanitaria locale, la somma è stata interamente recuperata, ma per
l'uomo i guai non sono certo finiti. Un comportamento del genere gli costerà caro
sul luogo di lavoro.
L'Azienda Sanitaria As18 ha
comunque precisato che
"non si tratta di un dipendente della Asl, ma di persona che agiva per conto di
una cooperativa che gestisce
uno dei Cup della Valdichiai
na".
L'uomo di 45 anni,
dipendente
di una cooperativa
che gestisce
uno sportello
prenotazioni,
denunciato
per peculato
Nei guai un impiegato
di un Cup in Valdichiana
Fa sparire gli incassi
delle prenotazioni specialistich
Sanità fiorentina e toscana
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VIC ENDA SCOPERTA DAI CARABINIERI DOPO
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Si metteva in tasca gli incassi del ticke t.
di GIANCARLO SBARELLATI
NEL GIRO di alcuni mesi ancora un ammanco ai danni
dell'Asl 8 di Arezzo in uno dei
Cup della Valdichiana, questa
volta però il presunto responsabile è un dipendente di una cooperativa che ha in gestione il
servizio dell'Asl 8. Si tratta di
un 45 enne residente in un centro della Valdichiana, che è stato denunciato in stato di libertà
per peculato dai carabinieri della Stazione di Camucia, diretti
dal maresciallo Falco, in collaborazione con il comando della
Compagnia di Cortona. Una indagine durata alcuni mesi questa dei militi dell'Arma, giunta
nei giorni scorsi alla sua conclusione. I militari avrebbero accertato che il 45enne, in qualità
di addetto ad uno dei Cup della
Valdichiana,
nel
periodo
dall'agosto 2010 al dicembre
2011, avrebbe incassato il denaro dei tickets versati dagli utenti per usufruire delle varie prestazioni specialistiche. Invece
di versarlo sul conto corrente
dell'Asl 8 il 45 enne se ne sarebbe appropriato, mistificando ta-
G ENT E
L'uomo avrebbe intascato
i soldi delle prestazioni
dovute all'Asl 8
le suo operato mediante false ricevute di versamento. L'importo sottratto all'Asl ammonta a
oltre 50.000 Euro, una bella
sommetta visti i tempi che corrono. Ma in riferimento alla notizia relativa alla denuncia per
peculato da parte dei Carabinieri di Camucia, ecco di seguito il
comunicato dell'Azienda Sanitaria di Arezzo che oltre confermare il grave fatto fa alcune precisazioni: "Non si tratta di un
dipendente della Asl - afferma il comunicato - ma di persona che agiva per conto di una
cooperativa che gestisce uno
dei Cup della Valdichiana. Le
indagini dei carabinieri della
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in attesa di pagare i ticket sanitari
Sanità fiorentina e toscana
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Stazione di Camucia - secondo l'Asl 8 di Arezzo - sono
conseguenti ad un esposto presentato dalla stessa Asl alla Procura della Repubblica di Arezzo (ma anche alla Corte dei
Conti), oltre ad una denuncia
ai Carabinieri fatta dalla stessa
cooperativa presso cui il 45 enne era impiegato. Ad oggi la
Asl 8 di Arezzo ha recuperato
interamente la somma sottratta". Un fatto quasi analogo è accaduto nel gennaio scorso, questa volta l'ammanco accertato
nelle casse del Cup di Camucia
era stato inferiore, visto che ammontava a circa 15.000 euro,
ma il fatto diverso era stato anche che l'impiegato al Cup di
Camucia è un dipendente
dell'Asl. Le indagini promosse
dalla As18 avevano allora subito accertato la responsabilità di
un proprio dipendente, assegnato poi ad altra attività in attesa della conclusione del procedimento disciplinare subito
aperto nei suoi confronti. Il dipendente in questione, aveva
comunque provveduto al reintegro delle somme indebitamente sottratte all'amministrazione.
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Pagina 31
Lilt Informa
dalla prima pagina
agio é il mese della prevenzione del tumore al polmone: visite gratuite il 31
P 1 I( aggio è per la Lilt il mese
lvl per la prevenzione del tumore al polmone e per questo organizzerà il 31 di maggio in occasione
della "Giornata mondiale senza tabacco", visite gratuite broncopneumologiche con spirometrie e consigli alimentari della dietista Barbara
Lapini per evitare l'aumento di peso durante la fase di stop al fumo.
Il fumo di sigaretta contiene oltre 4
mila sostanze tra parte gassosa, sospensione corpuscolata e condensato. Almeno 55 di queste sono cancerogene. Il fumo di tabacco è la prima causa del tumore al polmone,
nonché di quelli del cavo orale, della faringe, della laringe e dell'esofago. Il fumo - attivo o passivo - provoca inoltre broncopneumopatie
croniche ostruttive (Bpco) ed altre
patologie polmonari croniche; gravi malattie del cuore e delle arterie
(infarto, ictus, ipertensione arteriosa etc. ); maggiori rischi di impotenza sessuale per l'uomo e riduzione
della fertilità in entrambi i sessi;
anomalie nel decorso della gravidanza e dello sviluppo fetale; invecchiamento precoce della pelle, gengiviti, macchie sui denti, alito cattivo, rughe profonde sul viso, tono
muscolare decadente. Un elenco,
questo, che dovrebbe aiutarci a riflettere sull'opportunità di smettere
di fumare Benefici dello smettere di
fumare: dopo 30 minuti i battiti cardiaci e la temperatura delle mani e
dei piedi si normalizzano. Dopo 8
ore aumenta la concentrazione di
ossigeno nel sangue Dopo 12 ore
migliora il respiro. Dopo 1 giorno:
Sanità fiorentina e toscana
il monossido di carbonio nei polmoni cala drasticamente e migliora
la circolazione. Dopo 1 settimana:
inizia a diminuire il rischio di un attacco cardiaco; bevendo acqua la
nicotina viene eliminata dal corpo;
migliorano gusto, olfatto e alito; capelli e denti sono più puliti. Dopo 1
mese: il polmone recupera fino al
30% in più della funzione respiratoria, con conseguente aumento di
energia fisica. Dopo 3-6 mesi: diminuisce la tosse cronica; anche il peso tende a normalizzarsi. Dopo 1
anno: il rischio di infarto è dimezzato e si riduce anche il rischio di sviluppare un tumore. Dopo 5 anni: il
rischio di tumore al polmone si riduce del 50% e quello di ictus è pari a
quello di un non fumatore. Dopo
10 anni: il rischio di tumore si riduce ai valori minimi di probabilità. I
benefici per la salute si ottengono a
qualsiasi età si smetta di fumare.
Invia le tue domande a info(dietistalapini.it; per informazioni 0575
401170.
4
Lilt, Lega It. Lotta Contro Tumori
Pagina 32
E'oso alla Casuccia Visani durante una giornata di divertimento tra ragazzi
Bimbo cade da un muretto in colonia
Trasportalo al Meyer con trauma spinale
POPPI
Attimi di paura per un bambino di sei
anni che è caduto da un muretto ed è stato trasportato al Meyer. Per fortuna le sue
condizioni non sono gravi e forse se la caverà con tanto spavento. L'episodio è accaduto alla Casuccia Visani, che si trova
nella frazione di Becarino a pochissimi
chilometri da Poppi.
Lì ogni fine settimana si radunano tantissimi giovani. Bambini di tutte le età, grazie al lavoro che svolge la chiesa avventista del settimo giorno, che ogni fine settimana organizza una sorta di campi solari. Così è successo anche ieri quando un
gruppo di bambini, sembra un centinaio,
si è ritrovato di nuovo alla Casuccia Visani. Lì c'è anche un campo sportivo e dei
terrazzamenti di terreno. Sembra che il
bimbo, sei anni di Bucine, mentre stava
giocando con gli altri coetanei, abbia perso l'equilibrio e sia scivolato dietro un muretto. Nella caduta ha sbattuto la schiena
ed è rimasto a terra. Subito è stata allertata la Misericordia di Poppi che ha soccor-
Sanità fiorentina e toscana
Sei anni
di Bucine,
è stato trasferito
all'ospedale
fiorentino
col Pegaso
Ma non è grave
Meyer II bimbo
di Bucine si trova
tutto ricoverato
nel nosocomio
fiorentino
so il bimbo, ed ha subito chiamato il Pegaso. L'elicottero è atterrato sul campo sportivo di Poppi, ha caricato il piccolo che è
stato trasportato al Meyer.
Con il passare delle ore, però, le condizioni del bimbo valdarnese sono migliorate.
Sembra che sia stata più la paura che altro.
Il bambino è comunque tuttora ricoverato al Meyer dove sarà sottoposto ad accertamenti per verificare che tutto proceda
per il meglio e torni presto a giocare.
4
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L'INCIDENTE A LOSCOVE IN UN CENTRO GIOVANILE. IL VOLO CON PEGASO VERSO IL MEYER
%/w .G
da
- POPPI -
UN SALTO da un muretto e un
bambino è rimasto seriamente ferito. L'incidente nell'alto Casentino all'interno del centro giovanile di Loscove, un luogo dove ogni
anno vengono accolti migliaia di
ragazzi per campi solari o per dei
fine settimana all'insegna del divertimento e della natura. Ieri il
centro giovanile di Casuccia Visani ospitava quasi duecento ragazzi arrivati da varie zone della provincia aretina.
In uno di questi gruppi c'era anche il ragazzino di sei anni del
Valdarno che con altri amichetti
e alcuni accompagnatori aveva
raggiunto Loscove. Una giornata
L' LIS
Sanità fiorentina e toscana
CC'.DitS
di svago in attesa delle lunghe vacanze estive. Ma per il piccolo il
salto da un muretto di quasi un
metro gli è stato fatale, forse è scivolato o forse non si accorto affatto del pericolo che correva. Una
brutta caduta che ha fatto scattare
subito il codice rosso e la richiesta
del Pegaso per trasferire il bimbo
al Meyer di Firenze. Si presume
abbia subito un trauma spinale
ma accertamenti
più approfonditi potranno sciogliere qualsiasi dubbio. Il bimbo
non è stato trasportato con l'ambulanza ma è stato soccorso dai
medici del 118 che sono atterrati
con il Pegaso sul campo da gioco
della piccola località del comune
di Poppi.
E' atterrato sul campo da calcio dei centro giovanile
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Regione, il Presidente auspica la formazione di comitati etici
Anche per il governatore Rossi
inutile la sperimentazione su cavie
AREZZO
Le ragioni scientifiche delle vivisezione sono oggetto di
critica; l'efficacia di questa pratica è messa in discussione, a partire dalle differenza genetiche esistenti tra individui che non appartengono alla stessa specie. Proprio
queste diversità, infatti, impediscono di estendere con
naturalezza e consequenzialità i risultati ottenuti su una
particolare specie, a quella umana. A puro titolo
d'esempio le associazioni riunite nella Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente forniscono alcuni dati: 92%: è la percentuale dei farmaci che,
dopo aver superato le prove sugli animali, viene scartata con le prove cliniche sull'uomo (Food and Drug Administration, USA); 37-50: è la percentuale di predittività dei test su animali per l'uomo (Lancet, 04.06.2011);
43%: è la percentuale di risultati ottenuti sui topi che
discordano da quelli ottenuti sui ratti, loro stretti parenti, e viceversa (prof. Ames, Università della California);
3 su 10: è il numero medio delle specie animali che, tra le
10 più usate, danno la stessa risposta dell'uomo (Suter
K. E, 1990). Anche il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, è intervenuto sulla sua pagina Facebook per chiedere uno stop alla sperimentazione animale. "Sono favorevole alla chiusura di Green Hill - ha
scritto il presidente Rossi -. Esistono e vanno seguite le
alternative valide alla sperimentazione sugli animali
per far progredire la medicina". Unica concessione di
Rossi ai "ricercatori" i rarissimi casi in cui non vi sia
alternativa. "Mi auguro - ha aggiunto - che si arrivi alla
creazione di comitati etici con il compito di stabilire se
un determinato esperimento, che preveda l'impiego di
animali, sia indispensabile". Naturalmente, secondo
l'Enpa i test sugli animali non sono mai giustificati né
giustificabili, senza alcuna eccezione. Infatti il modello
animale, oltre ad essere fuorviante - le differenze nel
corredo genetico di uomini e animali non permettono
di estendere ai primi i risultati dei test condotti sui secondi -, è anche superato: il progresso delle scienza medica
permette di utilizzare metodi alternativi non solo rispettosi della salute e della dignità degli animali, ma anche
più efficaci poiché direttamente applicabili all'uomo. 4
Enpa Sezione di Arezzo
, astr—ilian—
aei iu, a„ m-,;,
and ierxrla.JLo
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Sanità fiorentina e toscana
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CLAMOROSA TESTI MON IANZA I UNA DIVERSAMENTE ABILE
Ambulatorio Asi con le "bc .fiere"
a visita dï controllo si fa in strada
di ANGELA M. FRUZZETTI
so, di mettere in atto le procedure specifiche del percorso di cura. La visita si è
ridotta ad un dialogo tra me e la dottoressa, con i consigli e le cose da fare, il
percorso da seguire, qualche appunto
sopra un foglio, sia da parte sua che da
parte mia».
- MASSA -
VISITE di controllo effettuate in strada: la struttura Asl di via Democrazia
non è accessibile per i disabili. Una storia che ha dell'inverosimile, quando si
pensa che ad essere off limits per le persone portatrici di handicap è proprio
un centro dell'Asl.
«HO AVUTO necessità di rivolgermi
ad una nutrizionista e iniziare un percorso per la mia salute - racconta Lorenza Ascione, 45 anni, da due anni in
sedia a rotelle perché affetta da sclerosi
multipla - e mi sono rivolta all'Asl.
L'ambulatorio è via Democrazia.
Quando sono arrivata sul posto, ho notato tre scalini ma poi mi sono guardata intorno pensando che, girando lo stabile, ci dovesse essere per forza uno scivolo. Lo davo per scontato, visto che la
struttura è sede di ambulatori medici
dell'Asl. Invece niente. Mia madre è entrata chiedendo come poteva fare per
portarmi all'appuntamento con la nutrizionista. Si sono attivate tre persone
che mi hanno sollevata, facendomi superare la barriera degli scalini esterni».
Già una persona vive l'angoscia della
Sanità fiorentina e toscana
A, Mí R %_ G 1 T Lorenza Ascione,
45 anni, sta vivendo un'odissea
malattia e poi, di fronte a queste cose,
come reagisce? «Mi sono presentata
per il secondo controllo - va avanti
Lorenza - e a quel punto, la dottoressa, considerando i disagi per lo spostamento fisico, ha preferito scendere in
strada. Abbiamo cercato un angolo laterale alla struttura, vicino all'ingresso
del Sert, e lì ho effettuato la mia visita,
senza la possibilità di controllare il pe-
LORENZA continua il suo rapporto
con la dottoressa, che è molto sensibile
al problema, e ogni volta il controllo
viene fatto giù, nella strada, perché per
lei è impossibile accedere all'ambulatorio. Fino a sei anni fa, Lorenza aveva
una vita normale e lavorava alla Coop.
Poi, il dramma della malattia che piano piano l'ha bloccata sulla carrozzella.
Nella sofferenza, si trovano a volte piccoli spiragli che squarciano il buio e
creano speranza. «Vorrei fare un plauso all'amministrazione comunale - dice - perché grazie alla sensibilità
dell'assessorato al sociale, ogni mattina
posso venire in ufficio come centralinista. Non sono assunta, seguo solamente un percorso di addestramento al lavoro per persone svantaggiate, con un minimo rimborso spese, ma questo per
me, è un grande aiuto. Mi concede quelle ore di svago necessarie a non pensare
alla malattia».
Pagina 36
ocentesi,
Cassazione confe
la condanna
Ribaditala pena al primario di ginecologia Migliorini:
la paziente perse il feto e andò in coma per un'infezione
ì MASSA-CARRARA
L'amniocentesi alla quale si era
sottoposta ne aveva messo in
pericolo la vita, e portata
all'aborto.
E adesso, a quasi otto anni da
quel drammatico evento, la Cassazione ha messo la parola fine
a una dolorosa vicenda che vide
protagonista una giovane madre carrarese, confermando la
condanna per il primario del reparto di ostetricia e ginecologia,
Paolo Migliorini. Fra l'altro, la
pena di tremesi per lesioni personali colpose e per aborto colposo, era coperta dall'indulto
quando fu comminata, nel novembre del 2006. Era stata quindi una scelta dello stesso dottor
Migliorini - che aveva cooperato nell'amniocentesi insieme ad
una collega, anch'essa condannata in primo grado e poi ricompresa nell'indulto - di procedere sia in corte d'appello che in
Cassazione. E in entrambi i casi
il responso è stato lo stesso, cioé
la conferma della pena di primo
grado.
L'intervento di amniocentesi
risale al 22 marzo del 2004, avvenne all'ospedale di Massa
(non al materno infantile); secondo la ricostruzione dei giudici, vi fu una perforazione errate
errata, che perforò la parete intestinale e diffuse nel peritoneo
e nella sacca amniotica batteri
esterichia coli, prelevati dall'ago
nell'intestino.
Sul momento, la paziente
non aveva accusato niente di
particolare, ma al ritorno a casa,
aveva avuto febbre fino a 41, dovuta a una infezione placentare,
peritonite acura, villite acuta, infezione e coagulazione intravasale diffuse.
Nella sua difesa, il dottor Mi-
gliorini sosteneva che in realtà
le infezioni fossero preesistenti
rispetto all'amniocentesi, o che
fossero dovute allalaparoscopia
a cui fu sottoposta successivamente all'ospedale di Sarzana,
dove era andata all'insorgere
della febbre.
Da Sarzana era stata poi trasferita a Genova, in coma; e qui
le avevano salvato la vita.
Il feto fu espulso nelle prime
ore del 24 marzo, quindi all'incirca due giorni dopo l'amniocentesi. A detta dei giudici della
Cassazione, sono da condividere le conclusioni dai consulenti
tecnici, e cioé che una terapia
adottata tempestivamente già
dal giorno 22 su una persona
giovane e non soggetta ad altre
patologie, avrebbe contenuto le
conseguenze lesive dell'infezione e avrebbe evitato la morte del
feto.
Il ricorso quindi è rigettato, e
il dottor Paolo Migliorini deve
pagare le spese processuali e rifondere le spese di costituzione
della parte civile, liquidate in
1.800 euro.
Il dottor Paolo Migliorini era
difeso dagli avvocati Andrea
Corradino e Alessandro Silvestri, la giovane madre carrarese
era assistita dall'avvocato Paolo
Barsotti. In primo grado, il pm
dell'accusa era Leonardo Tamborini. La pena era stata cancellata con l'indulto, ma il primario
aveva deciso comunque di procedere con l'appello, confidando nella piena correttezza del
suo operato.
La difesa: infezione preesistente. Come detto, uno dei punti su
cui si era basatala difesa era che
l'infezione fosse già in atto
Sanità fiorentina e toscana
quando era stato deciso di praticare l'amniocentesi, trattandosi
di un'infezione asintomatica e
quindi di difficile individuazione. Dopo essere stata dimessa
dall'ospedale di Massa, la donna era tornata a casa (all'epoca
abitava in un comune della Val
di Magra) e solo successivamente si era sentita male.
La giovane era stata ricoverata nell'ospedale di Sarzana con
la febbre altissima (41-42) e in
stato di semi coma. La patologia
che la stava uccidendo era la coagulazione intravasale disseminata (cid). In parole povere il
sangue non si coagulava e nei
vasi sanguigni e nei capillari si
stavano formando micro trombi
di fibrina. I medici sarzanesi
l'avevano sottoposta a una laparoscopia e quando hanno visto
che nella loro struttura non
avrebbero avuto molte possibilità di salvarle la vita avevano deciso di trasferirla al San Marino
di Genova. Qui la giovane madre riuscì a sopravvivere.
anni - scrisse l'Asl - i nostri medici hanno effettuato oltre 2.000
esami. E quello della giovane è il
primo caso in cui si sono verificati problemi. Ma quando si parla di esami invasivi esistono per
definizione dei rischi. Per questo le gestanti vengono sottoposte all'esame su indicazione del
medico curante, che lo prescrive solo in casi particolari». «Per
effettuare controlli sul feto, i medici preferiscono di solito praticare uno o più screaning: l'amniocentesi implica rari ma oggettivi rischi di infezione, di rottura della sacca fetale, di emorragia intratnniotica, addirittura
di perforazione intestinale. E
pur sempre l'inserimento di un
ago nel ventre di una donna incinta», aveva aggiunto proprio il
dottor Paolo Migliorini, primario di ostetricia e ginecologia
dell'ospedale. «L'indagine chiarirà una vicenda che ci rammarica e stupisce - aveva inoltre detto - la giovane non è stata l'unica paziente a cui quella mattina
L'ambulatorio amniocentesi è stata praticata l'amniocentesi.
massese - spiegò l'Asl alcuni Abbiamo fatto 6 esami oltre al
giorni dopo il fatto - era attivo suo».
dal 1997, e pochi mesi di quel
marzo 2004 struttura e macchinari erano stati rinnovati. «In 7
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Pagina 37
L'_Q') SPITE
ETEROLOGA, I RISCHI DI UNO STRAPPO
«Nuovi diritti», serve
un sovrappiù di vigilanza
EUGENIA ROCCELLA*
uante volte abbiamo sentito
dire che oggi, di fronte alla più
estesa e devastante crisi
economica dopo quella del
1929, i temi eticamente sensibili non
interessano più a nessuno? Se manca il
lavoro, se le tasse diventano un incubo,
se a rischiare la bancarotta è una
nazione intera, cosa può importare una legge sul fine
vita o sulle coppie di fatto? Queste affermazioni
possono apparire ovvie e ragionevoli: eppure non sono
vere. Nel pieno della crisi, i leader si preoccupano dei
cosiddetti "nuovi diritti" quanto delle questioni
economiche, e forse persino di più.
Barack Obama e François Hollande, due personalità
assai diverse, in contesti diversi, hanno deciso
entrambi di rilanciare sui matrimoni gay (Hollande
anche sull'eutanasia); uno l'ha annunciato subito dopo
aver vinto le elezioni, l'altro aprendo di fatto la propria
campagna elettorale. Stefano Rodotà parla di una
«nuova stagione dei diritti», e anche in Italia,
effettivamente, questa ondata si vede: unioni di fatto,
legge sull'omofobia, fecondazione assistita e
testamento biologico sono questioni su cui ogni giorno,
ormai, ci sono iniziative in Parlamento e nei tribunali, e
talvolta anche dichiarazioni di autorevoli esponenti
dell'attuale governo, che essendo tecnico, dovrebbe in
teoria tenersi lontano da tematiche così controverse.
La verità è che, qualunque sia la situazione economica,
le persone non smettono di considerare le relazioni, gli
affetti, il dolore di una vita che si spegne e la gioia per
una che nasce come gli eventi più importanti della
propria vita, e su questi temi si coinvolgono, giudicano,
scelgono da che parte stare. È impossibile ormai fare
politica senza avere una chiara visione antropologica,
perché ogni scelta di governo ne viene influenzata
profondamente. Decidere per il matrimonio
omosessuale o per la fecondazione eterologa, per
l'eutanasia o per la diffusione delle diverse "pillole del
Sanità nazionale
giorno dopo" fra le minori, vuol dire avere in mente
una società dove le reti parentali e i legami comunitari
sono indeboliti, dove l'individuo è apparentemente
trionfante e autodeterminato, ma in realtà solo e
incerto, privo di sostegno e di rapporti stabili. Una
società in cui la longevità, che è stata finora il
parametro fondamentale per misurare il benessere di
un Paese, può trasformarsi in una "minaccia sociale",
come ha denunciato il Fondo monetario
internazionale, perché rende insostenibile l'equilibrio
dei sistemi di welfare.
La crisi economica, quindi, non mette al riparo dalla
rivoluzione antropologica in atto, anzi l'accentua, e
richiede un sovrappiù di vigilanza, sia da parte
dell'opinione pubblica, che da parte dei politici. I quali
non possono rinunciare a intervenire e a entrare nel
merito e nel dettaglio, come è stato peraltro fatto con la
legge 40, nonostante, per un cattolico, la procreazione
assistita semplicemente non sia ammissibile. Per
questo, di fronte alla possibilità che la Corte
Costituzionale si esprima a favore della fecondazione
eterologa, ho scelto di scrivere una lettera a tutti i
parlamentari, per ricordare che, nel caso in cui la
Consulta modifichi la legge, questa dovrà tornare in
Parlamento. Non sarebbe accettabile che il varco
eventualmente aperto da una sentenza si trasformi in
un "tana libera tutti", senza più regole né argini, o che
si ricorra a decreti ministeriali senza aprire una
discussione ampia che coinvolga coloro che
rappresentano la volontà popolare.
Come è già stato sottolineato su questo giornale,
infatti, si aprirebbero - e noi ci auguriamo che non sia
così - questioni gravi (dall'anonimato del donatore al
diritto del figlio a conoscere le proprie origini, e molto
altro) su cui solo il Parlamento potrebbe decidere, e su
cui i cittadini devono essere resi il più possibile
consapevoli, attraverso il dibattito pubblico. È questa la
buona politica in cui continuiamo a credere.
*Deputato del Pdl, già sottosegretario alla Salute
Pagina 38
i
ricorsi
Martedì la legge 40 all'esame della Consulta
Sotto esame i ' 'ti che tutelano la vita umana
Di EMANUELA VINAI
ordine alla medesima».
Non è la prima volta che la legge 40 viene porartedì la Corte Costituzionale esatata di fronte ai giudici costituzionali. L'ultiminerà il divieto di «fecondazione ema pronuncia della Corte è l'ordinanza del
M previsto dall'articolo 4,
marzo 2010 con cui la Consulta ha ritenuto
comma 3, della legge 40. La questione era stamanifestamente inammissibili le questioni
ta sollevata dai Tribunali di Milano, Firenze e
sollevate dal Tribunale di Milano nel discutere
Catania che hanno basato il loro ricorso suli ricorsi di due coppie che chiedevano di pola sentenza di primo grado della Corte euroter effettuare la diagnosi preimpianto perché
pea dei diritti dell'uomo, intervenuta per sanportatrici di malattie genetiche. La Corte ha
zionare l'analoga normativa austriaca per inribadito che l'unica «deroga» al divieto di criocompatibilità con la Convenzione per i diritconservazione è quella stabilita dalla preceti dell'uomo. Ma il governo austriaco, sostedente sentenza 151 del 2009. In quel caso, dinuto anche da Italia e Gerchiarando incostituzionale
mania, aveva chiesto e otuna parte del comma 2 delLe tesi dei tribunali di
tenuto una revisione del cal'articolo 14, era stato abroFirenze, Milano e Catania
so davanti alla Grande
gato il limite della produChambre della Corte di
zione di tre embrioni da trasono
basate
sul
verdetto
Strasburgo che, con il prosferire con un unico imdella Corte di Strasburgo,
nunciamento del 3 novempianto. La Corte nel 2010 rebre 2011, ha ribaltato il giuspinse le eccezioni di costigià ribaltato in appello
dizio di primo grado ribatuzionalità senza stabilire
dendo la piena legittimità
alcun diritto alla «diagnosi
della legge austriaca e la piepreimpianto», anzi: le nor-
na autonomia in materia dei singoli Stati. La
Corte italiana aveva rimandato la decisione
in attesa del giudizio d'appello pendente a
Strasburgo.
Le ordinanze di rimessione dei tre giudici ordinari si basano sul richiamo al «diritto alla
vita privata e familiare» e al «divieto di discriminazione» degli articoli 8 e 14 della Convenzione ed evocano il «diritto fondamentale alla piena realizzazione della vita privata
familiare e il diritto di autodeterminazione in
Sanità nazionale
me continuano a prevedere il divieto di selezione embrionale. Bisogna risalire al 2006 e
all'ordinanza 369, in cui la Consulta dichiarava la «manifesta inammissibilità» della questione di legittimità costituzionale dell'articolo 13. Per la Corte il divieto di diagnosi
preimpianto è «desumibile anche da altri articoli della stessa legge, non impugnati, nonché dall'interpretazione dell'intero testo legislativo alla luce dei suoi criteri ispiratori».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 39
«Nei diritti dei figli
il no all'eterologa»
scere le proprie origini biologiche, come sarebbe nel caso dell'eterologa. E poi
anifestamente inammisdobbiamo tener presente quanto accasibile o infondata»: è coduto alla Corte europea dei diritti delsì che, a rigore di diritto,
l'uomo.
dovrebbe pronunciarsi martedì la CorCe lo può ricordare?
te Costituzionale sull'eterologa. È il paLe ordinanze di rimessione alla Corte rirere di Stelio Mangiameli, ordinario di
chiamano la sentenza di primo grado
Diritto costituzionale all'Università di
sul caso dell'Austria, poi annullata in seTeramo, docente alla Luiss di Roma e dicondo grado. Ma la Corte europea non
rettore dell'Istituto di studi sui sistemi
ha mai affermato che esiste un diritto
regionali federali e sulle autonomie del
all'eterologa derivante dalla ConvenCnr.
zione europea sui diritti dell'uomo, un
Il divieto di fecondazione eterologa concampo lasciato alla disciplina dei sintenuto nella legge 40 ha fondamento
goli Stati. In primo grado la Corte aveva
nella Costituzione?
rilevato alcune irragionevolezze nella diNon c'è un diritto all'eterologa nel nosciplina austriaca, che è diversa dalla nostro ordinamento perché la Costituziostra e prevede l'eterologa solo in vivo e
ne all'articolo 29 parla della famiglia conon in vitro.
me società naturale fondata sul matriL'introduzione dell'eterologa sarebbe
monio, sull'uguaglianza dei coniugi, sul
in contrasto con altre leggi del nostro
diritto e dovere di istruire educare e
ordinamento?
mantenere i figli. Da questa concezione
Non possiamo ridurre l'eterologa a una
di famiglia non possiamo ammettere uquestione tecnica, non si tratta di mana pretesa della coppia a ottenere un fi teriale biologico qualsiasi, estraneo a
.......................................... quanto il nostro ordinamento prevede sulla famiglia e i figli. Il nostro
diritto di famiglia non
può
accogliere l'eteroloMangiameli: «I1 figlio ga perché
pone al cenin provetta con
tro i diritti dei figli, compreso quello di conogameti estranei
scere i propri genitori.
alla coppia è contro
Anche nell'adozione genitori biologici e natula Costituzione
rali non coincidono...
e l'ordinamento»
L'adozione non presuppone la mancata conoglio attraverso i gameti di un soggetto escenza dei rapporti originari. Sempre
sterno. I; embrione è stato giudicato dalpiù spesso nell'interpretazione non si ela giurisprudenza costituzionale un sogsclude la conoscenza dei genitori biologetto di diritto, e quindi portatore di pogici. In ogni caso, l'adozione non risizioni giuridiche soggettive che vanno
sponde a una funzione procreativa ma
bilanciate con quelle della madre. In
a finalità diverse, che pongono al centro
questo bilanciamento non è detto che
il minore. Infatti non si comprende persia sempre il diritto della madre a preché le persone non scelgano l'adozione
valere. La legittimità dell'eterologa deve
anziché l'eterologa.
essere analizzata anche nel quadro di riC'è un diritto a essere genitori?
ferimento dei diritti costituzionali che
Da un punto di vista costituzionale no.
maturano in capo al figlio.
Il diritto a essere genitori esiste nel senAltri aspetti da considerare?
so che non ci può essere un'autorità
Nella nostra Costituzione, a differenza
pubblica che mi impedisca di esserlo,
di altri Paesi, c'è una norma, l'articolo
ad esempio attraverso una sterilizzazio30 ultimo comma: «La legge dettale norne forzata. Non esiste un diritto in posime e i limiti per la ricerca della patertivo, tale per cui se io non posso avere finità». Da ciò si desume che la nostra Cogli lo Stato debba garan tirmi di poterli astituzione considera rilevante il diritto
vere.
di ognuno di noi a rintracciare il proprio
Esiste un diritto a conoscere la propria
profilo genetico. La Costituzione afferidentità biologica?
ma che la legge debba prevederne anche
Si, ed è tutelato anche all'articolo 2 della Carta, quello sui diritti inviolabili deli limiti, ma un conto è prevederne i limiti
e un altro è privare qualcuno di questo
l'uomo, per cui nessuno può essere pridiritto. La limitazione non può giungevato della propria identità: e l'identità è
re fino alla soppressione del diritto, e
anzitutto biologica.
quindi a impedire a qualcuno di conoDI II.ARiA NAVA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sanità nazionale
Pagina 40
BIOPOLITICA
E SOCIETA
L'embrione « uno di noi », da oggi si firma
/n Vaticano illaúatocaízolunitalianoperil«Lifeday»
DI FRANCESCO OGNIBENE
Non dimenticare la ferita aperta della legalizzazione dell'aborto, che nel maggio di 34 anni fa venne depenalizzato
(a ben precise condizioni) ma che non per questo - come erroneamente si asserisce - può essere considerato un «diritto»; festeggiare i 25
anni del concorso scolastico europeo sulla vita umana; e soprattutto lanciare la raccolta continentale di firme per giungere al riconoscimento dello statuto giuridico dell'embrione sin
dal concepimento attraverso l'iniziativa «Uno di noi».
Sono i tre obiettivi per i
quali migliaia di aderenti ad associazioni e
movimenti del laicato
cattolico italiano si sono dati appuntamento
oggi in Vaticano per il
«Lifeday 2012», la manifestazione unitaria
che - dopo la Marcia
per la vita, che ha portato a Roma domenica
scorsa 15mila persone
Iniziativa
unitaria di
associazioni e
movimenti in
Aula Paolo VI
per lanciare
la campagna
europea
da tutta Italia - intende richiamare con forza
l'attenzione sul diritto alla vita come fondamento dell'etica sociale.
La tragedia di ieri a Brindisi ha rattristato la vigilia della manifestazione: un'ombra sul «popolo della vita», che oggi - come si legge in un
comunicato diffuso dagli organizzatori - rinnoverà «con ancora più forza» il proprio «impegno perché la vita, qualunque vita, sia sempre accolta e difesa». In particolare «sarà il folto gruppo di giovani pugliesi a far sentire forte
l'indignazione per chi ha colpito alla cieca e la
commozione per chi ha assurdamente perso la
vita».
Scorrendo la lista delle adesioni al Lifeday 2012
si incontrano le principali denominazioni dell'associazionismo cattolico: Movimento per la
vita (promotore dell'iniziativa), Azione Cattolica Comunione e Liberazione, Cammino Neocatecumenale, Rinnovamento nello Spirito, Acli, Movimento cristiano lavoratori, Forum delle associazioni familiari, Scienza & Vita, Movimento dei Focolari, Retinopera, Associazione
Papa Giovanni XXIII. Alla manifestazione di oggi hanno annunciato la loro partecipazione anche alcuni esponenti politici. Cornice dell'incontro di questa mattina è l'Aula Paolo VI, dalla quale alle 12 i partecipanti al Lifeday assisteranno in diretta al Regine Coeli del Papa nella
vicina piazza San Pietro. Prima della preghiera
mariana, alle 10 la mattinata viene aperta dall'intervento di Carlo Casini, presidente nazionale del Movimento per la vita, al quale seguono testimonianze, riflessioni, proposte ed esibizioni artistiche, oltre a una serie di interventi di leader e rappresentanti di movimenti e associazioni. La premiazione del Concorso «L'Europa di domani è nelle vostre mani» darà l'occasione per ricordare che in questi 25 anni l'iniziativa creata dal Movimento per la vita ha
coinvolto, anno dopo anno, oltre un milione di
ragazzi, chiamati a confrontarsi creativamente
sul diritto alla vita fondamento di tutti i diritti.
Cuore della manifestazione di oggi, che sarà
conclusa dal presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia cardinale Ennio Antonelli,
è però il via alla campagna «Uno di noi», con la
quale più di 30 Movimenti per la vita di 21 Paesi europei intendono raccogliere al più presto
quel milione di firme di cittadini appartenenti
ad almeno 7 Paesi dell'Unione previsto dal Trattato di Lisbona come soglia per ottenere con la
loro partecipazione dinanzi alle istituzioni europee una discussione sul riconoscimento giuridico dell'embrione sin dal concepimento. Un
nuovo percorso democratico, che chiama alla
mobilitazione chiunque si senta promotore del
diritto alla vita. E che è la nuova, grande battaglia che deve impegnare unitariamente tutti i
pro-life italiani. Info: www.mpv.org
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Sanità nazionale
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Domani a Montecitorio
Bioetica, scontro • N•
uamera
. . opposte s ' obiezione dí coscienza
Moziom
MILANO - La bioetica torna
protagonista in Aula. Domani al
secondo punto dell'ordine del
giorno di Montecitorio c'è infatti la
discussione di mozioni sul «diritto
all'obiezione di coscienza in campo
medico e paramedico». I testi
depositati sono quattro e partono
dalla raccomandazione 1763
approvata nell'ottobre 2010 sul
diritto di sollevare obiezione di
coscienza nell'ambito delle cure
mediche legali. La prima mozione in
calendario è quella di Luca Volontè
dell'Udc, sottoscritta tra gli altri
anche da Giuseppe Fioroni del Pd,
dai pidiellini Eugenia Roccella e
Alfredo Mantovano, da Paola Binetti
e Rocco Buttiglione. La mozione
impegna il governo «a dare piena
Sanità nazionale
R dicLie
Maria
Antonietta
Farina Coscioni,
42 anni
attuazione al diritto all'obiezione di
coscienza in campo medico e
paramedico e a garantire la sua
completa fruizione senza alcuna
discriminazione o penalizzazione, in
linea con l'invito del Consiglio
d'Europa». Una mozione presentata
da Maria Antonietta Farina Coscioni
(e sostenuta dai radicali e da alcuni
democratici) ricorda, fatta salva
l'obiezione di coscienza, la necessità
di «garantire il diritto di ogni
individuo di ricevere dallo Stato le
cure mediche ed i trattamenti
sanitari legale>. In discussione
anche il testo dell'Idv e quello del
Pd di Anna Margherita Miotto,
sottoscritto da Gero Grassi,
dirigente di area popolare.
® RIPROW[IONE RISERVATA
Pagina 42
re c
ur
e 2
Pediatri disponibili "h 24" per tutta la
settimana, sabato e domenica compresi,
affiancati da specialisti ospedalieri, infermieri pediatrici, nutrizionisti, in «case
della pediatria» che diventino il punto di
riferimento sul territorio per genitori e
bimbi. È la proposta lanciata dalla Società italiana di pediatria (Sip). A detta dei
pediatri, la preN
senza continua
sul territorio sarebbe una scelta
Sono gli accessi
in grado da un ladei bambini
to di garantire
nei Pronto soccorso italiani
una risposta effinel 2010.
cace alle nuove
In 8 anni il ricorso
domande di salualle strutture d'emergenza
te (con le nuove
è cresciuto
esigenze delle fadei 10 per cento
miglie e le malat-
10
Sanità nazionale
457 mi l
4
(
.
...
tie croniche che incidono sempre di più), e
dall'altro di contribuire a superare gli ingorghi che sempre più spesso si registrano ai Pronto soccorso, cui i genitori si rivolgono nella maggior parte dei casi anche quando non servirebbe. Secondo i dati della Simeup (la Società italiana di medicina emergenza urgenza pediatrica), infatti, gli accessi dei bambini al Pronto soccorso sono aumentati del 1o%a in 8 anni,
dai 418 mila del 2002 ai 457 mila del
2010, ma solo i su ioo è un «codice rosso», mentre il go%o dei piccoli accolti da
strutture di emergenza-urgenza potrebbe
essere curato senza arrivare in ospedale.
. rtis.rs:
Pagina 43
UNA Giu
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I
di ROBERTO SATOLLI
uindici giorni fa a Verona una giuria di
cittadini ha risposto alla domanda: «Il
Servizio sanitario deve o no organizzare uno
screening nella popolazione per individuare
persone sane che potrebbero avere figli
malati di fibrosi cistica?». La risposta è stata «sì», ma la
portata dell'avvenimento può andare molto oltre il
caso specifico, con implicazioni per il futuro di tutto il
settore della salute e per la democrazia in generale.
La mutazione per la fibrosi cistica è molto diffusa (una
persona su 25), ma la malattia, che limita gravemente
la vita, si manifesta solo se si eredita un gene mutato
da entrambi i genitori. Perciò sinora il test per
individuarla viene offerto solo a chi ha già casi in
famiglia. Nella zona di Padova e dintorni, però, da
alcuni anni i ginecologi incoraggiano tutte le coppie in
età di avere figli a fare il test: l'invito viene accolto da
decine di migliaia di
coppie, col risultato che
in quell'area i neonati con
fibrosi cistica stanno
sparendo. In sostanza i
cittadini si stanno
A Verona
esprimendo a favore dello
1 cittadini hanno
screening «coni piedi»,
come si dice.
votato sullo
Di qui l'idea della giuria,
screening per
uno strumento di
la fibrosi cistica
democrazia deliberativa
dove non si vota «con le
mani» (che sarebbe
improprio, in assenza di rappresentatività), ma si cerca
di raggiungere una posizione unanime in vista del
bene collettivo. L'esperimento, organizzato da
Partecipasalute (.partecipasalute.it) con un
finanziamento della Fondazione fibrosi cistica, ha
dimostrato che anche nel campo della medicina, e su
argomenti astrusi e delicati come quello dei test
genetici, si possono prendere decisioni ponderate,
purché l'informazione ricevuta dai cittadini sia
completa, onesta e veritiera.
Le scelte nel campo della salute pubblica hanno
ricadute così rilevanti sull'esistenza di milioni di
cittadini, che non possono essere lasciate ai soli esperti
e amministratori. Occorre trovare nuove strade efficaci,
e la democrazia deliberativa in questo ambito può
essere una soluzione. Alla politica «vera» passa ora
la palla per utilizzarla al meglio.
0 RIPRODUZIONE RISERV/'Ja
Sanità nazionale
Pagina 44
, - - La quantità di radiazioni cui si e esposti a scopo diagnostico e
aumentata in 30 anni del 600 per cento. Soprattutto per i progressi tecnologici
S . il test è appropriato prevalgono i b enefi ci
egli ultimi decenni
si è registrato un aumento esponenziale della quantità di
radiazioni cui viene
esposta la popolazione a causa
degli esami radiologici. Dati
presentati in occasione dell'ultimo congresso della Società di
Radiologia Nordamericana
(Rsna) parlano di un incremento del 600 per cento negli ultimi 3o anni.
Si tratta di un incremento riconducibile essenzialmente ai
progressi tecnologici, che hanno messo a disposizione esami
sempre più raffinati e precisi.
Basti pensare alla Pet, alla scintigrafia, alla coronarografia e
soprattutto alla Tac. «Per esempio, negli Usa dal 1981 al 2005
il numero di Tac eseguite è passato da 3 a 63 milioni» conferma Pietro Biondetti, direttore
della Radiologia del Policlinico
di Milano. Ma dobbiamo preoccuparci per questo incremento
di esposizione alle radiazioni?
C'è da fare una premessa:
quando l'esame è indicato, anche se espone a una dose di radiazioni relativamente elevata,
offre vantaggi che superano largamente i rischi. «Alla base di
tutto vi è l'appropriatezza dell'indicazione clinica - puntualizza l'esperto -. Si pensi a un
politraumatizzato, magari giovane, in cui la dimostrazione di
una piccola irregolarità dell'aorta potrebbe indicare che l'arteria è rotta. È giustificato esporlo, se necessario, a una dose elevata, anche di 20 mSv (millisieuert)».
Al contrario, l'esposizione
non giustificata a una dose molto più bassa rappresenta un
inutile danno per il paziente.
Fra le cause che possono forzare anche il medico a varcare la
Sanità nazionale
soglia dell'appropriatezza prescrittiva vi è la medicina difensiva, cioè quell'atteggiamento
che spinge i medici a far eseguire un esame in più per tutelarsi
da una mancata diagnosi. D'altra parte, il medico si trova
spesso di fronte alla richiesta
del paziente che ha sentito parlare di un "ultimo esame che
permette di diagnosticare qualsiasi cosa". Ignorando però che
quell'esame lo espone magari a
una dose di radiazioni in grado
di aumentare, anche se di poco, i rischi per la salute.
Ma quali sono questi rischi e
di quale entità? Gli effetti prodotti dalle radiazioni sono di
due tipi: c'è un effetto diretto
che compare nella persona
esposta a una quantità di radiazioni al di sopra di una determinata soglia e che si manifesta
con danno (per esempio con
un'ustione sulla pelle). La quantità in questo caso è ben superiore a quella comunemente
impiegata negli esami radiologici.
Il secondo è il cosiddetto effetto stocastico. «In pratica si
tratta di un rischio statistico
che non può essere riferito alla
singola persona - spiega Biondetti -. Significa che l'esposizione a una certa dose (anche
molto piccola in quanto non vi
è una soglia minima, ndr) aumenta di una certa percentuale
le probabilità di comparsa di
un tumore nella popolazione».
La quantità di radiazioni cui
viene esposto il paziente è molto diversa da esame a esame.
Se si usa come termine di paragone la radiografia del torace
in proiezione anteroposteriore,
che determina l'esposizione a
0,02 rnillisievert, eseguire una
Tac del torace equivale a effettuare 385 radiografie del torace, mentre una Tac coronarica
a 64 strati impiegata per individuare la presenza di placche all'interno delle coronarie equivale a circa 6oo radiografie del
torace. Cifre che potrebbero
spaventare. Tuttavia - torniamo all'appropriatezza dell'indicazione - se l'esame consente
di ottenere un'informazione
che modifica favorevolmente il
futuro del paziente, vale senza
dubbio la pena esporsi a un piccolo rischio. In fondo, una certa dose di rischio è presente in
molte delle attività quotidiane.
Basti pensare ai voli aerei: si
calcola per esempio che un voIo intercontinentale andata e ritorno dall'Europa all'America
equivale a eseguire 5 radiografie del torace, cifra che può però superare le ioo radiografie
quando il viaggio avvenga in
coincidenza con eventi cosmici, quali, per esempio, esplosioni solari.
Resta comunque il fatto che,
più bassa è la dose utilizzata
nell'esame, minori sono i rischi. È per questa ragione che i
ricercatori si stanno impegnando a mettere a punto apparecchi in grado di ridurre sensibilmente le radiazioni necessarie
per eseguire le indagini. Gli sviluppi più importanti sono nel
campo delle Tac: grazie all'introduzione di un algoritmo di
calcolo denominato ASiR
(Adaptive Statistical Iterative
Reconstruction) è stato possibile ridurre del 4o e in qualche caso anche del50"%o la dose di radiazioni impiegata per eseguire l'esame. Più recentemente è
stato messo a punto un nuovo
apparecchio denominato Veo
che consente di eseguire una
Tac utilizzando meno di i millisievert. Per esempio, una Tac
del torace può essere eseguita
esponendo a 0,05 mSv, valore
comparabile a quello di una
normale radiografia.
Franco Marchetti
RIPRODUZIONE RISERCTA
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a.-
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X
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Sanità nazionale
h
o.
on tutti gli esami
utilizzano i raggi X.
L'ecografia sfrutta gli
ultrasuoni, mentre la
Risonanza magnetica
nucleare (Rmn) impiegai campi
magnetici. «A oggi non ci sono
motivi per dire che possono
provocare danni, ovviamente
evitando la Rmn in pazienti con
schegge metalliche o pace -maker»
ricorda Pietro Biondetti, radiologo
del Policlinico di Milano. Gli unici
pericoli con questi esami derivano
da un loro cattivo uso: «Può
accadere di trovare immagini che
non si è abituati a vedere, ma che
non sono dovute a una patologia.
Poiché però non è possibile
saperlo senza ulteriori
accertamenti, a volte si inizia un
percorso che induce altre indagini,
anche invasive, senza una reale
giustificazione, ma solo perché
inizialmente è stata usata male la
tecnica di imaging>>. Comportano
invece l'esposizione alle radiazioni
la scintigrafia, l'angiografia, la Pet
.. m.
oltre, ovviamente, alla Tac. La
scintigrafia viene eseguita
introducendo nell'organismo un
tracciante radioattivo che si
accumula nel tessuto da studiare.
Può essere usata per valutare
un'alterazione dell'irrorazione del
cuore (scintigrafia miocardica),
per cercare metastasi ossee
(scintigrafia ossea), per studiare
la tiroide e i polmoni. L'angiografia
visualizza i vasi grazie all'iniezione
di un mezzo di contrasto che rende
il sangue opaco alle radiazioni.
Quando i vasi studiati sono le
coronarie, le arterie che nutrono
il cuore, si parla di angiografia
coronarica o coronarografla,
indispensabile per eseguire
l'angioplastica. La Pet, tomografia
a emissione di positroni, prevede
l'iniezione di un tracciante
radioattivo legato a una sostanza
che si concentra nell'organo da
studiare, di cui offre un'immagine
che ne riflette l'attività metabolica.
F. M.
0 RIRROOU-'IONE RISERVAfA
Pagina 47
Numerose quelle ambientali, dalle particelle cosmiche alle rocce
pro blema principale
er intendersi subito:
con una radiografia
del torace si "assorbe" una quota di radioattività pari a circa un centesimo di quella naturale alla quale un organismo è
esposto nel giro di un anno (e
che si aggira attorno ai 2,5 millisievert). Con una Tac, sempre del torace, si immagazzina,
invece, l'equivalente di
tre-quattro volte le radiazioni
annuali di fondo.
Come dire che, per una persona normale, se non abusa di
esami medici, la maggiore fonte di radioattività è proprio
quella ambientale. A partire
dai raggi cosmici, che originano fuori dalla Terra, e dai radionuclidi, che si generano quando arrivano nell'atmosfera, fino agli isotopi naturali, come
il potassio 4o che sta addirittura dentro l'organismo umano,
a quelli dell'uranio e del torio,
che vengono emessi da rocce o
da materiali da costruzione, e
alle radiazioni derivanti da attività umane. A io chilometri di
altezza, per esempio, l'esposizione alle radiazioni cosmiche
è quasi cento volte maggiore rispetto a quella sul livello del
mare (ed è ancora maggiore in
corso di tempeste solari che,
quest'anno, appaiono particolarmente intense) e questo ha
sempre fatto sospettare che i
viaggi in aereo ad alta quota aumentassero il rischio di tumore. Gli studi finora condotti, però, hanno escluso effetti pericolosi per la salute di equipaggi e passeggeri.
Poi c'è la radioattività terrestre, che può variare da luogo
a luogo. Concentrazioni Diù
Sanità nazionale
elevate si trovano, per esempio, in zone in cui sono presenti particolari rocce, soprattutto
vulcaniche, come lave, tufi, certi graniti e pietra pomice (materiali utilizzati anche nell'edilizia) che contengono uranio e
torio e producono gas radon
(è un gas più pesante dell'aria
e deriva dal decadimento dell'uranio).
Anche alcune acque, in particolare quelle calde sulfuree,
contengono una certa quantità
di radioattività dovuta sia alle
piogge, che trasportano sostanze radioattive sospese nell'aria, sia alle acque di drenaggio che veicolano quelle del
suolo.
«Il problema principale,
quando si parla di radioattività
naturale - commenta Guido
Pedroli, direttore dell'Unità di
Fisica Sanitaria all'Istituto Europeo di Oncologia di Milano
- è il radon. E considerato
cancerogeno e la prova deriva
dall'osservazione di un'aumentata incidenza di tumori nei minatori a contatto con questo
gas». La distribuzione del radon è diversa a seconda delle
aree geografiche: «In Val d'Aosta, per esempio, - continua
Pedroli - la diffusione del radon è inferiore a un decimo rispetto a quello che si trova in
.
c
Campania, una regione ricca di
rocce come il tufo». Proprio
per questo la radioattività naturale (mediamente di 2,5 mSv),
in Val d'Aosta è di 1,5 e in Campania è di 3,5 mSv.
Attualmente il radon è controllato, per legge, soltanto negli ambienti di lavoro, in particolare nei sotterranei (proprio
perché è un gas più pesante
dell'aria) e sono previste misure per ridurne la presenza (come ionizzatori dell'aria, che catturano gli atomi di radon, oppure l'istallazione di "vespai",
cioè di intercapedini che permettono l'aereazione degli ambienti). Per le abitazioni non
esistono leggi, almeno in Italia. «E ora all'esame degli Stati
radon
membri dell'Unione Europea
una normativa - dice Luisa
Begnozzi, presidente dell'Associazione Italiana di Fisica Medica - che prevede nuove regole per il monitoraggio del radon anche negli ambienti domestici».
Radon a parte, la radioattività naturale, se rientra nella
"media", è accettata perché inevitabile ed è diventata un punto di riferimento per quanto riguarda la valutazione dei rischi da radiazione legati sia
agli esami medici, sia a impianti che utilizzano materiali radioattivi.
«Quando, per esempio, si costruisce un bunker per un sincrotrone (o una centrale nucleare) - continua Begnozzi che utilizza materiale radioattivo e che quindi può, teoricamente, contaminare l'ambiente, si costruiscono schermature tali per cui la dose di radioattività che arriva nell'ambiente
non può superare un mSv».
Adriana Bazzi
abazzi@ corriere.it
RIRROOUZIONERISERb`ATA.
Pagina 48
Sempre meno reattori disponibili
M
gl
i
gu I problema non è nuovo, ma
sta diventando sempre più
serio. II tecnezio 99
metastabile (Tc 99 m), uno
dei radioisotopi più
utilizzati in radiologia, scarseggia,
perché alcuni vecchi impianti di
produzione sono stati chiusi e
dovranno essere smantellati. Non
erano più sicuri, come uno dei
due reattori canadesi, che ha
sospeso la produzione nel 2009
(l'altro, vecchio di 54 anni, è
ancora in funzione a Chalk Rivers
in Ontario). Ed è recente la notizia
che l'industria General Electric,
prima decisa a trovare una
soluzione al problema, si è arresa
per ragioni di costi. «Gli impianti
erano cinque al mondo - precisa
Giovanni Fiorentini, direttore del
Laboratorio nazionale di Legnaro
(Padova) dell'Infn (Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare)
Adesso, in Europa, è rimasto solo
un reattore in Olanda che
contribuisce in maniera
importante al rifornimento
Sanità nazionale
c
mondiale». Per risolvere il
problema, l'idea è quella di
trovare soluzioni alternative che
non utilizzino più reattori
nucleari, ma acceleratori di
particelle. «II vantaggio - spiega
Fiorentini - è che gli acceleratori
sono più semplici da usare
rispetto ai reattori e non
comportano rischi. I reattori
utilizzano, invece, uranio
arricchito e pongono il problema
di un eventuale pericolo
terroristico. Lo svantaggio degli
acceleratori è che la quantità di
isotopo prodotto è inferiore».
L'Iaea, l'Agenzia atomica di
Vienna, ha promosso un progetto
internazionale per la produzione
di Tc 99 con acceleratori cui
partecipa anche l'Italia con il
Laboratorio di Legnaro. «Si può
ipotizzare - dice Fiorentini che nel giro di cinque anni si
potranno costruire piccoli
ciclotroni per la sua produzione».
A. Bz.
0 RIPRCDUZICPdE RISERVATA
Pagina 50
Una condizione più frequente nei bambini
i n terze
i alzano dal letto nella
notte , camminano
per casa , parlano.
Qualche volta compiono anche azioni più
complesse: durante un episodio di sonnambulismo c'è chi è
perfino riuscito a guidare la
macchina. Un terzo di noi sperimenta questa bizzarra condizione almeno una volta nella vita,
stando a un'indagine statunitense condotta su circa 20 mila
persone . Secondo questi dati, il
3,6%o degli individui avrebbe
avuto almeno un episodio nel
corso dell'ultimo anno , l'i%
due o più volte al mese. Il fenomeno ha una forte componente ereditaria: in un caso su tre il
sonnambulo ha mamma o papà che lo sono stati a loro volta. E, come già si sapeva, il sonnambulismo è comune nei
bambini e negli adolescenti.
«Nei piccoli la maggiore incidenza è dovuta a un 'incompleta maturazione del cervello: ecco perché il problema tende a
scomparire crescendo - spie-
Sanità nazionale
ga Giuseppe Plazzi, del Dipartimento di Scienze neurologiche
dell'Università di Bologna -.
Durante gli episodi le aree cerebrali che governano il movimento restano sveglie e attive,
consentendo al sonnambulo di
alzarsi dal letto, mentre il resto
del cervello dorme: si tratta forse di una "eredità" dell'evoluzione, sappiamo infatti che in
mammiferi come i delfini il
sonno coinvolge solo mezzo
emisfero cerebrale alla volta. Il
sonnambulismo si manifesta
di solito entro il primo terzo
della notte, durante la fase di
sonno profondo a onde lente:
proprio perché "riemerge" dalle profondità del riposo, un
sonnambulo che viene svegliato non ricorda nulla di quello
che ha fatto. Anche se è verosimile vi sia una qualche forma
di attività mentale che spinge
alle azioni, poiché molti comportamenti paiono finalizzati:
va in cucina, accende lo stereo
e così via. Di certo un sonnambulo ridestato all'improvviso
ha un'intensa reazione vegetativa di allerta: suda, ha il battito
cardiaco accelerato, è impaurito. I bambini piangono inconsolabilmente». Da qui il consiglio di non svegliare il sonnambulo, ma di provare, meglio se
a voce e senza toccarlo con
troppa insistenza, a ricondurlo
a letto: se lo troviamo in cucina
a trafficare con i coltelli o mentre si sporge dalla finestra, la
paura provata al risveglio potrebbe portarlo a gesti pericolosi per sé e per gli altri.
«Il sonnambulismo, che in
genere è sporadico, è innocuo
se si ha l'accortezza di "mettere
in sicurezza" la casa: un bambino non deve dormire nel letto
a castello, le finestre non vanno lasciate aperte se si abita a
un piano alto - consiglia Plazzi -. Nella maggioranza dei casi
l'episodio è più probabile quando si è molto stanchi o stressati: succede ai bambini, ma anche agli adolescenti e agli adulti che spesso oggi, per "vivere
24 ore al giorno", fanno uso di
caffè, alcol o stimolanti, che favoriscono il sonnambulismo;
poi, dormono col cellulare sotto al cuscino e il trillo di un
sms fa da "innesco" all'episodio, che spesso scatta proprio
dopo un rumore improvviso. Il
sonnambulismo inoltre provoca sonnolenza durante il giorno perché il riposo è disturbato; nei bambini può indurre irritabilità ed eccitazione. Per
questo, se gli episodi si ripetono, vale la pena di capire se
qualcosa, da uno stress psicologico allo stile di vita sbagliato,
favorisca il disturbo» conclude
il neurologo.
Elena Melí
Pagina 51
f t
a
ica
ANTONELLA SPARVOLI
n dolore improvviso e
molto intenso al piede, al
polpaccio, alla coscia.
1 «Una contrattura dolorosa e
involontaria di un muscolo
o di una parte di esso, ecco che cos'è
un crampo - spiega Marco Minetto,
ricercatore presso il Dipartimento di
M arco
Medicina interna dell'Università di
Minetto
Torino -. Le cause non sono ancora
Ricercatore
del tutto chiare, ma si sa che i crampi
Dipartimento
sono legati a una iperattivazione del
Medicina interna
sistema nervoso. Un nostro studio
Univ. di Torino
recente mostra, in particolare, il
prevalente coinvolgimento del sistema nervoso
centrale, a livello del midollo spinale».
Quali fattori favoriscono l'insorgenza dei crampi?
«Esiste una predisposizione: la possibilità di soffrirne
aumenta se altri familiari ne hanno sofferto. Non solo:
aver avuto crampi in passato aumenta le probabilità che
si ripresentino. Ma la condizione che più spesso è
associata ai crampi è la fatica muscolare, dopo un
allenamento pesante, o anche una giornata fisicamente
impegnativa. Infine, va ricordato che i crampi possono
essere scatenati anche da particolari malattie
neurologiche o dismetaboliche: in questi casi di parla di
crampi secondari, mentre il crampo comune che si
verifica nella persona sana viene definito primitivo».
Ci sono periodi della vita in cui sono più frequenti?
«Nelle donne in gravidanza, soprattutto durante il terzo
Esiste UDna i?
E Sc ._ n
W1
Sanità nazionale
trimestre, e, in generale, sopra i 65 anni. Il punto in cui
insorgono con più facilità è il piede, seguito da
polpaccio e coscia».
E vero che sono più probabili d'estate?
«Si, perché l'ambiente caldo e umido favorisce la
disidratazione, che a sua volta accelera la comparsa
della fatica. Ecco perché si consiglia di praticare attività
fisica in ambienti freschi e asciutti e, in generale, di
mantenere una corretta idratazione
se si stanno eseguendo attività pesanti».
Che cosa bisogna fare quando arriva il crampo?
«Stirare il muscolo colpito o contrarre l'antagonista, ad
esempio flettere il piede in caso di crampo del
polpaccio. Nei rari casi in cui i crampi sono frequenti e
invalidanti si può prendere in considerazione una
terapia con farmaci attivi sul sistema nervoso centrale,
ad azione ansiolitica % miorilassante».
Si possono prevenire i crampi?
«Si, cercando di non stancarsi troppo, calibrando
l'esercizio fisico al proprio livello di allenamento e
facendo sempre un po' di stretching. Ovviamente, è
importante mantenere anche una buona idratazione, in
particolar modo quando si suda molto. Uno studio
recente mostra curiosamente che l'assunzione di una
tazzina di pickle juice (una soluzione contenente aceto
usata per conservare i cetrioli) è in grado di
interrompere lo sviluppo di un crampo: si pensa che
questo rimedio stravagante funzioni provocando un
riflesso oro-faringeo in grado di ridurre l'eccitazione dei
motoneuroni, ovvero le cellule nervose da cui dipende
l'attivazione delle cellule muscolari. Comunque, per ora,
si tratta solo di un'osservazione preliminare».
va__--ie fanrffi
v . 1w --el tei•;-ri
e c1 DD ì65 anni
Pagina 53
1 limiti per non assumere tro ppo colesterolo
e uova fanno bene o male alla salute? Sui pro
non ci sono dubbi. Non
è facile trovare un altro
alimento che concentri
in circa 70 kcal tante sostanze nutritive: proteine di ottima qualità, minerali come ferro e zinco,
vitamine, in particolare del gruppo B e la D (di cui le uova rappresentano una delle poche fonti alimentari significative). A tutto
questo si aggiunge una buona capacità di saziare, confermata in
una ricerca pubblicata dall'International Journal of Food Sciences and Nutrition: studiando 30
adulti sani si è visto che il consumo di un pranzo a base di un'omelette di due uova procurava
un senso di sazietà maggiore rispetto a quello di un pasto con lo
stesso apporto energetico ma
più ricco di carboidrati.
E il colesterolo? Sebbene il
contenuto di colesterolo dell'uovo sia stato ricalcolato , calando
di un quarto rispetto alle valutazioni passate, questo alimento
resta tra quelli che ne contengo-
Sanità nazionale
A confronto
é% ïhZ'éí >SiG'4 b
,,.ï
f'3i;iiéiï4 con 7U(,,,/," hErríc,,
i ;UOVO,.0.
c 00,
°"1,,8
Uova al burro
(due uova di circa 60 g burro 15 g)
13, 1
Omelette prosciutto e formaggio
(un uovo e mezzo, stracchino 25 g
prosciutto cotto 25 g burro 15 g)
19,4
no di più, circa 185 mg per un
uovo medio.
E a questo riguardo, è interessante una revisione pubblicata
dal Canadian Journal of Cardiology. Due vasti studi epidemiologici, infatti, non hanno evidenziato effetti negativi derivanti
dal consumo di uova (fino a uno
al giorno) in persone sane, tuttavia hanno mostrato che, fra i partecipanti diventati diabetici nel
periodo di osservazione, il con-
435 ,
6
143
sumo di un uovo al giorno aumentava marcatamente il rischio cardiovascolare.
Allora, come comportarsi?
«Ogni individuo risponde in modo diverso all'assunzione del colesterolo alimentare , in base alla
capacità individuale di tenere il
colesterolo ematico sotto controllo - risponde Mariangela
Rondanelli, professore di Scienze e tecniche dietetiche applicate
all'Università di Pavia -. In ge-
nerale, l 'American Heart Association consiglia per le persone sane di mantenere il consumo di
colesterolo al di sotto dei 300
mg al giorno , che scendono a
200 mg per chi ha alti livelli di
colesterolo LDL («cattivo»), è affetto da diabete o da patologie
cardiovascolari». Le classiche
due uova al tegamino, quindi, sono troppe? «Due uova al burro
forniscono ben più di 300 mg di
colesterolo e anche quantità significative di acidi grassi saturi,
dovute al burro, che influiscono
sul colesterolo ematico assai più
del colesterolo stesso - risponde Rondanelli -. A chi consuma
due uova insieme, consiglio di
prepararle con olio extravergine
d'oliva, ma meglio sarebbe limitarsi ad uno solo al giorno, per
non più di quattro volte alla settimana. Per aumentare il volume
si può , semmai, aggiungere l'albume, che apporta proteine ma
non colesterolo, contenuto tutto
nel tuorlo».
C. F.
O RIPRODUZIONE RISERVA1 V
Pagina 55
La Federazione del volontariato in oncologia ha fatto i conti
.
._
.-
___
------ ----rima c'è la diagnosi
di tumore, con la paura, la fatica e il
"prezzo" (fisico e
psicologico) che ne
consegue. Poi vengono, per
il diretto interessato e per
chi lo accudisce, il caregiver,
i costi di visite, esami, fisioterapisti, farmaci, trasporti. E a
questi vanno aggiunti i costi
indiretti legati alla riduzione
del reddito, per ore di lavoro
perse o per introiti mancati.
Le stime parlano di più di 36
miliardi di euro spesi ogni
anno dalle famiglie italiane
per accudire un malato di tumore, che si sommano ai costi sostenuti direttamente
dal Servizio sanitario nazionale per diagnosi e terapie.
Finora nessuno in Italia si
era messo a fare i conti. Ora
ci ha pensato la Federazione
italiana delle Associazioni
del Volontariato in Oncologia (Favo) nel suo IV Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici,
presentato nei giorni scorsi a
Roma e realizzato in collabo razione con Censis, Inps,
Aiom (Associazione italiana
di oncologia medica), Airo
(Associazione italiana di radioterapia), Sie (Società italiana di ematologia), Sipo
(Società italiana di psiconcologia), Federazione italiana
dei medici di medicina gene rale, Federsanità, Istituto tumori di Milano e Direzione
generale sistema informativo del Ministero della Salute.
Il risultato dell'impatto del
tumore sulla situazione economica di pazienti e caregi-
Sanità nazionale
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`
ver? «Si tratta di una spesa
che vale due finanziarie evidenzia Francesco De Lorenzo, presidente di Favo, in
occasione della Giornata nazionale del malato oncologico -. Un primo immediato
rimedio è una maggiore applicazione delle leggi che tutelano i lavoratori malati e i
loro familiari, leggi oggi all'avanguardia in Europa».
Fra costi diretti e indiretti
ogni paziente si ritrova con
oltre 34 mila euro in meno
ogni anno, quasi 3 mila euro
al mese che "mancano" dal
bilancio familiare. Le stime
a w .
.
diche, tra le quali è alta la
quota per farmaci, cui si aggiungono visite, esami, prestazioni di fisioterapia o riabilitazione. Tra i soldi concretamente spesi da malati e familiari ci sono poi quelli legati a trasferte per le cure (trasporti, alberghi) e all'assistenza privata (ovvero colf,
assistenti domiciliari, badanti). Fra i costi indiretti, invece, il grosso è rappresentato
dal valore delle ore di lavoro
perse e i conseguenti redditi
sfumati per pazienti e caregiver. «E' importante sottolineare - aggiunge Elisabetta
,J
VCl= Sll
rcr ria. Sal t .'
si basano su un'indagine condotta da Favo e Censis su
1.055 pazienti e 713 caregiver che hanno avuto una diagnosi di tumore negli ultimi
cinque anni. Per capire di
che si tratta bisogna innanzitutto scindere le spese effettivamente sostenute di tasca
propria (ovvero i costi diretti) e quelle indirette (cioè i
redditi mancati per assenze
forzate sul lavoro o per cessazione dell'attività lavorativa,
che incidono per ben 1'84 per
cento dei totale).
Fra le prime pesa in modo
particolare la voce spese me -
Iannelli, segretario Favo che le spese per badanti e
colf rimangono alte anche oltre i cinque anni dalla diagnosi. Insomma, se è vero
che sempre più dal tumore si
guarisce è altrettanto vero
che i costi che la malattia genera si protraggono nel tempo: per questo serve un supporto prolungato per affiancare i grandi sforzi della rete
familiare.
Anche perché il più accelerato rientro nella vita sociale
e lavorativa (i tempi di reinserimento si sono drasticamente ridotti negli ultimi
dieci anni, passando da 17 a
4 mesi, per effetto di cure
molto più efficaci) non evita
di dovere affrontare con risorse proprie spese di vario
tipo e non riporta le persone
alla capacità di produzione
di reddito pre -malattia».
L'indagine, infatti, ha anche consentito di rilevare le
entrate assistenziali e previdenziali dei pazienti, composte da voci diverse, che vanno dall'indennità di accompagnamento agli assegni di
invalidità e che hanno un valore intorno al 1o per cento
dei mancati redditi. «Una co pertura che i malati giudicano insufficiente - precisa
Carla Colicelli, vicedirettore
generale del Censis -, condizione confermata dal fatto
che moltissimi malati dichiarano di ricevere aiuto economico da parenti e amici, a testimonianza di come la rete
informale sia significativa an che sul piano dei supporto
economico».
Infine, non si possono tralasciare i costi psicologici
che tutto questo comporta.
«Malati e familiari pagano
un prezzo elevato anche in
disturbi psicofisici: dall'ansia e dalla debolezza ai problemi relativi all'aspetto fisico o alla sfera sessuale. Tanto che un caregiver su tre finisce per dover affrontare a
sua volta spese mediche per
la propria salute, dai farmaci
ai ricoveri» conclude Anna
Costantini, presidente della
Società italiana di psiconcologia.
V. M .
G RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 56
Una guida che aiuta pazienti e familiari sarà distribuita in migliaia di copie
E' laVor
- e come - . _i -3, v
on sarà la prima
cosa cui si pensa
quando ci si trova
di fronte a una
diagnosi "importante" come quella di un tumore, ma ben presto il pensiero si fa pressante, per il
malato e per i familiari chiamati ad accudirlo. Per fare visite, terapie e controlli servono giorni, mesi, talvolta anni: come gestire la malattia
sul posto di lavoro?
Ora è possibile trovare tutte le risposte più urgenti in
un depliant distribuito (per
ora in 15 mila copie) in tutta
Italia sui posti di lavoro e dalle associazioni di volontariato oncologico, dai patronati,
dai sindacati, dalle associazioni di categoria, dalle Asl e
dagli ospedali. Il vademecum, per indicare a tutti i lavoratori che incorrono
in una diagnosi di cancro
quali diritti hanno e come
farli valere, è stato presentato nei giorni scorsi dal ministro del Lavoro Elsa Fornero
che ha sottolineato «l'obiettivo di far sentire i malati meno soli e di eliminare la malattia come forma di "discriminazione" sul lavoro».
L'opuscolo è il frutto dei
lavoro congiunto delle associazioni di malati Favo e AlMaC ed è stato messo a punto grazie al coordinamento
dell'Ufficio della Consigliera
nazionale di parità, Alessandra Servidori, e alla collaborazione di Cgil, Cisl, Uii, Ugl,
Confsal e Komen Italia. Nel
depliant è spiegato l'iter da
seguire per il riconoscimento di invalidità civile e handicap, le informazioni sui permessi e congedi lavorativi, i
passi da compiere per chiedere il passaggio al part-time (che è un diritto di cui è
possibile avvalersi) o il sostegno economico. Senza dimenticare i diritti dei familia-
Sanità nazionale
ri che assistono i pazienti
e le leggi che li tutelano.
«L'obiettivo finale è che il
depliant venga consegnato
insieme alla copia del contratto di lavoro» ha spiegato
Servidori, in modo tale da informare ii numero più vasto
possibile di persone.
Sono stati, infatti, circa
270 mila i nuovi casi di tumore registrati in Italia nel
2011 e nel nostro Paese vivono 2 milioni di persone che
hanno avuto una diagnosi di
cancro, delle quali circa 700
mila in età lavorativa, tra i
18 e i 65 anni. «Stando ai dati che abbiamo raccolto sottolinea Elisabetta Iannelli, segretario generale della
Federazione delle associazioni di volontariato oncologico (Favo) - tre malati su
quattro vogliono continuare
a lavorare ed essere parte attiva della società. E questo
oggi è spesso possibile già
pochi mesi dopo la diagnosi,
mentre dieci anni fa il rientro avveniva mediamente dopo un anno e mezzo».
vissuti alla malattia aggiungiamo i caregiver, il cancro
cambia la vita di circa 5 milioni di italiani. I caregiver
sono familiari, amici, colleghi di lavoro che assistono i
malati di tumore in modo
continuativo, coniugando lavoro e famiglia con la funzione di accudimento, districan dosi tra mille difficoltà. Stando alle statistiche, purtroppo, cresce il numero di pazienti e caregiver che si vedono licenziati, trasferiti, de gradati, mobbizzati o si ritrovano con uno stipendio ridotto proprio nel momento
in cui invece le spese aumen-
tano a causa della malattia.
«Invece esistono congedi
temporanei (ad esempio
quello straordinario familiare biennale retribuito per coniuge, genitori o figli di un
malato), un sostegno economico ad hoc o norme per facilitare il reinserimento al lavoro (prevedendo, ad esempio, il passaggio al part time) - conclude Iannelli -.
Leggi, diritti e tutele esistono: bisogna conoscerli e farli
applicare, senza incappare
nelle lungaggini burocratiche. "Se lo avessi saputo prima"... è una frase che non
vorrei più sentire».
Vera M artinella
A conti fatti, se agli attuali
2 milioni di pazienti soprav-
costi annui che í malati
taliani (fino o 5 anni dalla diagnosi;
engono di tasca propria
iua di ciascun malato
de i ;- c3 r-
, roitï annui
per perdita
; ria ia ,rr.rro
mancati introiti annui dei malati
oncologici per perdita di redditi
daiavoro
Pagina 57
Medicinali con scontrino parlante
a detrazione per l'acquisto dei medicinali
è consentita solo se si
è in possesso dello scontrino «parlante», contenente
l'indicazione di natura, qualità e quantità dei farmaci
oltre al codice fiscale dell'
utilizzatore dei medicinali.
Il Garante della privacy ha
stabilito che dal 2010 sullo
scontrino, al posto della denominazione commerciale
del farmaco, deve essere
indicato il numero di autorizzazione all'immissione
in commercio (AIC):
rilasciato dall'Agenzia
italiana del farmaco;
rilevato mediante la lettura ottica del codice a bar-
Sanità nazionale
re di ciascun farmaco;
riportato automaticamente sullo scontrino.
Per poter beneficiare
della detrazione gli scontrini dovranno, quindi, contenere la natura e la quantità
dei medicinali acquistati,
oltre a un codice alfanumerico posto su ogni confezione, indicante il numero di
autorizzazione all'immissione in commercio.
Per identificare la «natura» del prodotto acquistato è sufficiente che lo scontrino o la fattura riportino
la dizione generica di «farmaco» o di «medicinale»
anche attraverso sigle come «f.co» e «med». Per i
prodotti acquistabili senza
ricetta lo scontrino può riportare la sigla «SOP» (senza obbligo di prescrizione)
e «OTC» ( medicinali da banco e di automedicazione).
Ricordiamo che non possono essere detratti i costi
sostenuti per l'acquisto di:
integratori alimentari
(ad esempio vitamine, minerali o altre sostanze
aventi effetti nutritivi o fisiologici ) in quanto considerati prodotti appartenenti all'area alimentare;
prodotti a base di erbe;
parafarmaci , pomate,
colliri.
DO. LA.
® P.IPRODU ZIONE RISERVATA
Pagina 58
RISCHIO DIALISI
Cure per i diabetici con insufficienza renale
per evitare il manifestarsi delle complicanze
Luisa Romagnoni
■ La lotta al diabete, compie un
nuovo e significativo passo in
avanti. Soprattutto nei confronti
deipazienti diabetici ditipo 2, con
insufficienza renale. Una delle
complicanze più frequenti nel paziente diabetico e in assoluto la
più preoccupante. Colpisce circa
un terzo dei malati e addirittura la
nefropatia diabetica, in Italia è la
seconda causa di dialisi. Quando
ilpaziente diabetico hagià un danno renale importante, spesso si
trova nella condizione di non poter utilizzare alcune opzioni terapeutiche. In merito arriva un avanzamento. Si tratta di sitagliptin (capostipite della classe degli inibitori Dpp-4), ora disponibile, ad adeguato dosaggio, anche per i pa-
Sanità nazionale
zienti con danno renale moderato e severo e conmalattiarenale allo stadio terminale (end-stage renal disease- Esrd). Il farmaco, indicato e rimborsato siam associazione come terapia aggiuntiva all'insulina che in monoterapia quan-
Sempre controllare la
glicemia e combattere
l'eccesso di peso
i
i
do lametforminanon è appropriata o tollerata, agisce sull'asse delle
incretine con il maggior numero
di indicazioni approvate in Italia
per i pazienti con diabete di tip o 2.
Può vantare un'ampia letteratura
di supporto che si traduce in un
comprovato profilo di sicurezza e
tollerabilità. «Molti studi hanno
dimostrato come esista una diretta correlazione tra controllo glicemico e riduzione delle complicanze croniche del diabete, soprattutto se questo miglior controllo glicemico avviene sin dalle prime fasi della malattia», spiegaAgostino
Consoli, professore ordinario di
endocrinologia all'università di
Chieti e Pescara. Il diabete è la
principale causa di insufficienza
renale terminale, l'aspettativa di
vita di un paziente con nefropatia
diabetica è già compromessa prima che si instauri l'insufficienza
renale. «Un obiettivo importante
nel paziente diabetico è quello di
prevenire la nefropatia combattendo l'obesità e con il controllo
glicemico», precisa Consoli.
Pagina 59
INNOVAZIONI Dagli Usa strumenti rivoluzionari
Superlaser per i difetti degli occhi
Si diffondono nei centri oculistici di eccellenza le tecnologie più sofisticate
Luigi Cucchi
■ Sta avvenendo una vera rivoluzione
nella cura dei difetti visivi. Le più avanzate
metodiche si stanno diffondendo velocemente nei Centri oculistici di eccellenza e
migliorano l'efficacia della chirurgia refrattiva. Solo a metà dello scorso anno è
giunto in Italia il primo impianto laser a
femtosecondi e cinque centri italiani lo
hanno già adottato. Ciò è avvenuto non solo nelle due più grandi città italiane, ma anche in aree che potrebbero essere definite
non centrali, come le Marche, che si distinguono proprioperillorodesiderio di offrire le terapie più efficienti, innovative e sicure.
Ne parliamo con Carlo Maria Valazzi,
un oculista di 60 anni, nato a Pesaro nel
1952, laureato aPavia, specializzato adAncona. Trai suoi maestri il professor Rolando Tittarelli che lo ha introdotto alla chirurgia oculistica. Dirige a Fano, in provincia di Pesaro, il Day Surgery Salus Metauro, un Centro d'avanguardia che utilizza
gli strumenti più innovativi. «Le nuove
piattaforme laser a femtosecondi- afferma il dottor Valazzi - hanno permesso di
ottenere risultati eccezionali nell'ambito
della chirurgia refrattiva, della chirurgia
corneale, non solo dei trapianti, ma più recentemente anche della chirurgia della cataratta. Questa patologia -ricorda Valazzi
- èlapiùdiffusa e seria della vista, colpisce
ogni anno in Italia 450 mila persone (il
60% degli ultrasessantenni) e compromette seriamente la capacità visiva e la qualità
divita. L'effetto dei raggi ultravioletti, delle radiazioni elettromagnetiche, dell'invecchiamento della popolazione con le
malattie correlate proprie dell'avanzare
dell'età, rendono questo intervento l'atto
chirurgico più eseguito. Non esistono terapie mediche valide. Oggi entra conpotenzialità straordinarie il laser a femtosecondi, il frutto di decenni di ricerche scientifiche. È dotato di un tomografo dinamico a
coerenza ottica, in grado di controllare in
tempo reale lo spessore della cornea, la di-
Sanità nazionale
_P
VALAZZI
Le nuove
piattaforme
laser a
femtosecondi
consentono
di ottenere
risultati
più precisi
e affidabili
anche nella
chirurgia
della cataratta
mensione e forma del cristallino e la capsula da incidere e asportare. Questo strumento innovativo e la sua metodica di applicazione - precisa Valazzi - sono in uso
da due anni negli StatiUniti e sono stati approvati dalla FDA, cioè dal massimo organo di controllo americano sulla salute.
L'Italia è una delle prime nazioni a seguire
l'avanguardia americana. Nella chirurgia
della cataratta come solitamente viene
svolta oggi con facoemulsificatore esistono diversi passaggi chirurgici. Siparte con
l'incisione corneale per penetrare all'interno del bulbo, poi si procede con l'apertura della cataratta per arrivare alle porzioni opache interne del cristallino che vengono frantumate con un bisturi ad ultrasuoni. Illaser afemtosecondi, invece, permette di semplificare e rendere più sicuro
l'intervento: l'energia del laser, che lavora
in femtosecondi, focalizzata in un punto,
vaporizza una micro porzione di tessuto,
e con migliaia di vaporizzazioni ne ottiene la separazione. Questa tipologia di laser permette di minimizzare la manualità
operatoria del chirurgo, di diminuire drasticamente il numero di strumenti che entrano in contatto con l'occhio ed infine di
incrementare la precisione dell'intervento. Il femto laser della statunitenseTech-
nolas- Bausch&Lomb è unmagnifico strumento che, in associazione con il laser ad
eccimeri (217P), costituisce una ottima
piattaforma con cui e possibile eseguire
qualsiasi intervento sulla cornea, oltre a
tutti i trattamenti refrattivi per miopia,
astigmatismo edipermetropia.Questolaser è l'unico che permette di curare la presbiopia con trattamento intrastromale
(INTRACOR) e di superficie (SUPRACOR) con risultati eccezionali, sicuramente imigliorioggi di cui disporre.Ilfemto laser ha permesso di pensionare il microcheratomo, rendendo sicura,nella Lasik,
la preparazione del lembo e riducendo il
suo spessore ottimizzando la metodica».
L'Italiana una oftalmologia di altissimo livello convalidi professionisti su tutto ilterritorio nazionale.
Pagina 60
I diritti dei malato oncologico
devono essere salvaguardati
Per la primavolta in Italia e in Europa si misurano i costi sociali
del cancro a carico dei malati e delle loro famiglie. La spesa complessiva emersa dall'indagine FAVO - CENSIS sui costi sociali
del cancro, presentata in occasione della Giornata nazionale
del malato oncologico, è di 36miliardi di euro, la spesa procapite
per paziente con diagnosi di tumore a 5 anni è ogni annodi 34mila euro, somme che si vanno ad aggiungere a quelle del sistema
sanitario. Il diritto alla salute dei malati oncologici presenta profonde aree di insoddisfazione. In una lettare inviata al ministro
della salute, Renato Balduzzi, pubblicata nel IV rapporto sulla
condizione del malato oncologico, scritta da Stefano Cascinu
(Aiom), Francesco De Lorenzo (Favo), Fabrizio Pane (Sie), si denuncia l'attesa fino a 15 mesi che si registra in Italiaprima che un
farmaco innovativo sia recepito dalle direttive comunitarie e distribuito negli ospedali. Sono solo 4 le Regioniin cui si recepiscono subito le direttive sui farmaci dell'Aifa: Lombardia, Piemonte, Friuli -Venezia Giulia, Marche, e provincia di Bolzano. In assenza di misure idonee la dimensione del cancro nel glob o costerà nel 2030 oltre 458 miliardi di dollari, contro i 290 del 2010. Il
cancro rappresenta la seconda causa di mortalità in Italia. Sono
250mila i nuovi casi e 170mila le morti ogni anno.
Sanità nazionale
Pagina 61
L'acido folico nella prevenzione delle gravi malformazioni congenite
on-line ilnuovo sito suAcido folico e folati
prima di una gravidanza a cura del Centro
nazionale malattie rare - Cnmrdell'Istituto superiore di sanità (Iss). L'iniziativa
rientra tra le strategie di promozione e divulgazione
della corretta assunzione di acido folico nella prevenzione primaria di gravi malformazioni congenite, come i difetti del tubo neurale (Dtn). I dati che
emergono dall'ultima indagine condotta dall'Iss al
fine di fotografare il «percorso nascita» in Italia rivelano un trend di crescita nel consumo di acido folico
nel periodo peri-concezionale (in quell'intervallo
ditempo, cioè, cheva da circaunmese prima del concepimento alla fine del primo trimestre di gravidanza). Se nel 2004 la percentuale didonne italiane che
assumono correttamente acido folico raggiungeva
appena il 4%, nel 2011 essa si colloca tra il 20 ed il
30%, con punte del 34% registrate in Veneto. Il dato
si riduce a14-6%se ci si riferisce alle donne straniere
che vivono in Italia. «Lapercentuale di donne consapevoli del ruolo dell'acido folico nella prevenzione
primaria delle malformazioni congenite e che lo assumono secondo i dosaggi raccomandati è ancora
troppo bassa», spiegala dottoressa DomenicaTaruscio, direttore del Cnmr. «L'obiettivo è quello di arrivare a triplicarla nei prossimi anni. Per divulgare al
meglio il messaggio, abbiamo ampliato il sito relativo al Network italiano promozione acido folico con
nuove tematiche, rubriche ed approfondimenti
scientifici, realizzando un portale che promuove tra
le donne in età fertile il consumo di folati, la supplementazione periconcezionale con acido folico e,
più in generale, una dieta ed uno stile di vita corretti.
In tema di salute della donna in internet abbondano
bloge sitinon accreditati, che possono dare informazioni fuorvianti o addirittura errate. Il sito è uno struguaggio».Il Networkitaliano promozione acido folico è nato nel 2004 per promuovere la prevenzione
primaria dei difetti congeniti mediante acido folico.
«Le donne, un mese prima del concepimento, devono assumere regolarmente almeno 0,4 mg al giorno
di acido folico perridurre il rischio di difetti congeniti. E' fondamentale che l'assunzione continui pertutto il primo trimestre di gravidanza».
Qloriasiraunipr.it
Sanità nazionale
Pagina 62
EFFICIENZA
Nei trapianti
di organo
il 92 per cento
sopravvive
IltnazioMormino
■ I trapianti hanno un futuro? Se lo
domandano, con apprensione, i novemila pazienti che sono in lista d'attesa e, con grande senso di responsabilità, i rappresentanti di questa specialità, riuniti a Milano per discutere
di quantità, efficienza, sicurezza, sopravvivenza. Il congresso è stato presieduto dal professorFranco Filipponi, cattedratico di chirurgia generale
all'università di Pisa e pioniere deitrapianti epatici (il primo risale al 1996).
Ecco, in sintesi, il suo pensiero. «Abbiamo il dovere di garantire un'assistenza precoce, tempestiva e permanente. In questo progetto diventafondamentale la sicurezza, investendo
sempre di più nella prevenzione del rischio e nella corretta analisi del fattore umano, impiegando tutti gli strumenti che segnalano situazioni di criticità». Le équipe chirurgiche più
avanzate prevedono la presenza di
psicologi (prima e dopo l'intervento)
perseguire il decorso e misurare subito le reazioni avverse. Molti studi internazionali, infatti, hanno dimostrato che i pazienti sottoposti a trapianto
quando leloropatologie sono più gravi hanno maggiori complicanze ed i
tempi di riabilitazione più lunghi, co-
Sanità nazionale
sì da abbassare la qualità di vita. In altre parole : il trapianto non deve rappresentare una soluzione estrema. Al
contrario deve essere attuato precocemente; ma per arrivare a questo traguardo bisogna che il sistema funzioni in tutte le sue componenti a partire
dallarete assistenziale . Serve un coordinamento più stretto fra il territorio e
gli ospedali, fra i medici di base e le
unità di chirurgia , fra i servizi di rianimazione e le urgenze.
Come hanno spiegato altri relatori
- i professori Rossi di Milano e Tartaglia di Firenze - l'Italia è ai primi posti
in Europa, dopo la Spagna e la Francia, per numero di trapianti: tremila
nel 2011 , con alte percentuali di sopravvivenza (92%p er il rene e 75 per il
fegato ed il cuore). I cosiddetti « eventi
avversi » superano dipocoil5 percento, contro il 9 di altre nazioni. Questi
dati sono riportati in uno studio riguardante 7573 pazienti ricoverati a
Firenze, Pisa, Bari Roma e Milano. Le
regioni che hanno un maggiornumero di donatori sono la Toscana, ilFriuli Venezia Giulia e le Marche. La media nazionale non è incoraggiante: 22
donatori permilione di abitanti. Ci sono insomma molti ostacoli da superare, non ultimo il taglio (70%) dei fondi
regionali destinati ai trapianti.
Pagina 63
RIVOLUZIONARE IL PREZZO DEI FARMACI
JOSEPH E. STIGLITZ
gni anno milioni di persone muoiono in
conseguenza di malattie in realtà curabili e
evitabili grazie alla prevenzione, special0 mente nei paesi poveri. In molti casi i farmaci salvavita possono essere prodotti in serie a basso costo, ma sono in vendita a prezzi proibitivi. Sono
due attualmente gli ostacoli alla fruizione dei farmaci. Il primo è il prezzo, davvero elevato; o meglio, il
prezzo imposto è altissimo, il costo di produzione vi
concorre in minima parte. Il secondo è che la produzione dei farmaci è orientata al profitto, non al vantaggio sociale, distogliendo risorse allaproduzione di
farmaci essenziali alla salute. I poveri hanno pochi
soldi daspendere e le in dustrie farmaceuti chenellasituazione attuale sono poco incentivate ad ori entare la
ricercaverso le malattie che li affliggono.
Non è una situazione obbligata. Le industrie farmaceutiche giustificano il prezzo elevato dei farmaci
con la necessità di finanziarne laricerca e lo sviluppo.
Ma, negli Stati Uniti, è il governo afinanziare granparte della ricerca e dello sviluppo in campo sanitario e
questo inviadiretta, tramite isti tuzioni pubbliche, come gli Istituti nazionali di salute e la Fondazione
scientifica nazionale. E indirettamente, grazie alla
vendita di farmaci in seno ai programmi Medicare e
Medicaid. Persino la quota non coperta dal finanziamento pubblico non rientra nel mercato normale, in
quanto gran parte degli acquisti di farmaci su ricetta
sono rimborsati dall'assicurazione privata dell'acquirente.
Il governo finanzia la ricerca sanitaria perché considerai farmaci un b en e pubblico edhainteresse amigliorarne l'efficacia, perbloccare le epidemie e limitare l'onere economico ed umano che la diffusione delle malattie comporta. A questo fine è necessario condividerei risultati dellaricercail più ampiamente possibile e nei tempi più brevi. Thomas Jefferson paragona il sapere alla candela: se viene usata per
accenderne un'altra non perde luminosità, anzi, c'è
più luce intorno.
Ma in America, e in gran parte del mondo, i prezzi
dei farmaci sono tuttora esorbitanti e il sapere è distribuito col contagocce, a causa del sistema di brevetti che concede agli inventori il monopolio temporaneo sulle loro scoperte, incoraggiandoli a tesaurizzare laconoscenzapertimore di avvantaggiare la concorrenza.
In determinati casi il sistema attuale eroga incenti vi alla ricerca, rendendo redditizia l'innovazione, ma
al contempo consente alle case farmaceutiche di gonfiare i prezzi, e gli incentivi non portano necessariamente un tornaconto sociale. Una soluzione al problema dei prezzi e degli obiettivi della ricerca è sostituireilmodello attuale conunfondo finanziato dalgoverno che premi l'innovazione. In questo modo i ricercatori vedranno i loro sforzi ricompensati manon
manterranno ilmonopolio sull'utilizzo dellaloro scoperta. La concorrenza sui mercati farà si che il nuovo
farmaco sia disponibile al minor prezzo possibile,
non gonfiato grazie al monopolio. Un rapporto del-
Sanità nazionale
l'Oms (intitolato Ricerca e progresso per soddisfare le
esigenze sanitarie dei paesi in via di sviluppo) raccomanda un approccio a tutto tondo, che obblighi i governi a finanziare la ricerca sui bisogni sanitari dei
paesi invia di sviluppo, imponga di coordinare alivello internazionale le priorità e la crescita in campo sanitario e istituisca un osservatorio globale per monitorizzare le situazioni di maggior rischio. A fine maggio la comunità internazionale avrà l'opportunità di
iniziare ad attuare questi propositi in occasione dell'Assemblea mondiale della sanità - un momento di
speranza perla sanità pubblica di tutto il mondo. La
riforma del sistema dell'innovazione non risponde
solo a criteri economici. In molti casi è questione divita o di morte. E quindi essenziale scollegare gli incentivi per la ricerca dal prezzo dei medicinali epromuovere una maggior condivisione del sapere scientifico.
Non possiamo permetterci di perdere questo treno.
Copyright: ProjectSyndicate, 2012.
Traduzione diEmilia Benghi
Pagina 64
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MARIO PIRANI
Le 120 ore in barella
della paziente vecchietta
Un tempo l'orgoglio di
un Paese si misurava
dal parametro dei
suoi servizi pubblici.
Il Servizio sanitario nazionale
era in Italiatra quelli che ci assicuravano maggior prestigio internazionale. Oggi certi dati è
meglio nasconderli. Non si attendano, però, il nostro facile
sostegno quanti alimentano
campagne di stampa contro i
medici costringendo la cura dei
malati ad un ruolo sempre più
difensivo. Domina, per contro,
la disdicevole preoccupazione
di incorrere in qualsivoglia errore impedendo in partenza di
agire: si evitano interventi che
possono risultare potenzialmente azzardati. E'evidente
che ne risulta una "medicina
difensiva" a misura più della
prudenza del sanitario che dell'uso accorto delle terapie a disposizione. La resistenza, finora interposta, alla introduzione
di un sistema di assicurazioni
che garantisca i medici e le
strutture sanitarie dai possibili
errori oggettivi costituiscono
un ulteriore freno adun miglioramento responsabile del governo medico.
Di questo e di molto altro si è
parlato nelle cronache dei quotidiani romani, tramutatisi in
bollettini di mal asanità e ripresiinrecenti assemblee di medici del Pronto soccorso e della
Medicina d'urgenza, in gran
parte dipendenti dal San Camillo, il più vasto nosocomio
romano e da altri ospedali dove
recentemente i servizi di accettazione si sono trovati investi ti
da criticità non certo addebitabili al personale sanitario ma ai
ripetuti tagli che hanno colpito
ovunque i servizi sociali, alla
crisi che investe tutta la sanità
pubblica, alla drastica riduzione dei posti letto. Ci rendiamo
conto che dicendo queste cose
ripetiamo ormai quasi meccanicamente frasi fatte, inadatte
a suscitare speranze di ripresa.
Eppure nelle assemblee cui abbiamo assistito spirava un'aria
di assunzione consapevole di
responsabilità e di protesta organizzata quale da tempo non
Sanità nazionale
si registrava. Si è arrivati a firmare un documento unico con
la direzione generale, con l'intento, temiamo mal riposto, di
coinvolgere anche la Regione.
Il continuo ricorso a contratti
atipici,unitamente all'esodo
pensionistico delpersonaleverificatosi negli ultimi anni hanno provocato profonde carenze negli organici. Il numero di
medici precari costretti a lavorare in perduranti condizioni
di instabilità, con paghe di vergogna, che in qualche caso arrivano a5 euro l'ora, hanno allontanato sempre più gli standard italiani da quelli europei.
Ho sentito con le mie orecchie citare il caso di una paziente ottantenne costretta in
barella per 120 ore, per mancanza di letto. Si ripete, ed è vero, che mancano soldi ma
quanto si spreca in convenzioni trattate in condizioni clientelari di favore? Perché un pasto in convenzione costa22 euro, più che al ristorante? Perché
il cosiddetto "lavanolo" (il lavaggio della biancheria) è concentrato tutto a Reggio Emilia?
Perché su 2.500 infermieri ne
risultano 360 non utilizzabili
per ragioni fisiche e nonvengono spostati a funzioni più consone?
Il direttore generaleharibadito lo slogan "Aprire l'ospedale al territorio e il territorio all'ospedale". Se questa frase ha
un significato essa va decrittata nella sua verità: aprire l'ospedale significa assicurare
l'accoglienza del Ps, abolendo
le lunghe attese per essere diagnosticati e per essere ricoverati (oggi in media 25 pazienti
restano in barella per l'intera
giornata). Non vale la scusa che
le strutture ospedaliere vengono così utilizzate per interventi
di elezione o per attività ambulatoriali, al contrario se l'ospedale è il luogo per l'assistenza
alle acuzie le sue risorse andrebbero concentrate aquesto
fine e le altre scelte finanziate
distogliendole da quelle impropie. Come oggi invece avviene.
OR I PROD UZIONE RISERVATA
Pagina 65
Domani la Corte Costituzionale decide sul divieto di fecondazione eterologa. Dal 2004 migliaia di coppie italiane sono andate alll' estero. Ecco le loro storie
Nella fabbrica
deifi
DAL NOSTRO INVIATO
MARIA NOVELLA DE LUCA
BARCELLONA
razie, gracias, mille grazic . Sorrisi di neonati, di
madri e di padri, fiocchi rosa, fiocchi azzurri. Le immagini formano un unico grande
arazzo: Valentina, Matteo, Domenico,Alice, centinaiadifoto e centinaia
di nomi italiani. Il primo compleanno, ilprimo triciclo. La vita che inizia,
l'avvenire che si schiude. Scherzano
le addette delDipartimento Internazionale: «Ogni anno riceviamo decine diinviti abattesimi e feste dibambiniitaliani concepiti qui. Emoltige-
nitori continuano ad inviarci le foto
dei loro figli che crescono». Centro
"Dexeus" di Barcellona, istituto di
medi cin a della riproduzione tra ipiù
famosi d'Europa, GranViaCarlosIII,
nemmeno mezz'ora dall'aeroporto
di El Prat. Le pareti di vetro e cristallo catturano la luce dietro l'antica
facciata neoclassica, insieme ai riflessi dell'acqua che scorre in due
lunghe vasche-fontane. È in questo
avveniristico ospedale privato diretto da Pedro Barri Raguè, famoso ginecologo e uno dei padri della fecondazione assistita in Spagna, che
migliaia di coppie italiane in fuga
dalla legge 40 e con la speranza nel
cuore, sono approdate dal2004 a oggi in cerca di un figlio. Oltre 500 soltanto nel 2011, l'80% di tutte le pazienti straniere del Dexeus, e di queste più della metà per accedere alla
fecondazione eterologa.
SEGUE NELLE PAGINE
SUCCESSIVE
CON UN ARTICOLO
DI CATERINA PASOLINI
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Sanità nazionale
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Pagina 66
(segue dalla copertina)
DAL NOSTRO INVIATO
MARIA NOVELLA DE LUCA
BARCELLONA
ssia al concepimento invitro diun
bambino con l'ovocita o lo sperma
di una donatrice o
di un donatore. Pratica severamente vietata in Italia, ma sulla
quale tra pochi giorni la Corte
Costituzionale dovrà pronunciarsi, e decidere se quel divieto
è legittimo o no. Sentenza dalla
quale dipende il destino di gran
parte di quelle coppie che ogni
anno abbandonano l'Italia, per
affidare il loro sogno di genitori
a un centro estero di fecondazione assistita.
Ricorda Alessandra P., approdata in Spagna nel 2010 dopo aver tentato di diventare
madre in Italia nel pieno dei divi etidellalegge40. «C'eraunclima di sospetto e paura negli
ospedali italiani. Mi dissero che
non potevo congelare gli embrioni, che si potevano fecondare soltanto tre ovociti, e che
mi dovevano essere trasferiti
nell'utero tutti insieme. Una
tragedia: ho partorito tre bambini all'inizio del quarto mese,
sono morti in pochi minuti,
avevo già40 anni, ho rischiato la
i
vita per la follia ideologica di
una legge sbagliata... Per anni
mio marito e io abbiamo vissuto nel lutto. Poi abbiamo deciso
di riprovare, di ritrovare il filo di
quel sogno. Nel 2010 ho fatto
una ovodonazione a Barcellona, sono rimasta incinta subito
e oggi siamo genitori di Benedetta, la gioia della nostra esistenza».
«Con immenso affetto Vanessa e Giulia». Una mamma e
la sua bambina abbracciate
guardano lontano nella foto-ritratto che la dottoressa Maria
Josè Gomez Cuesta, responsabile del laboratorio di "Fertilizzazione In Vitro" tiene alle sp alle della sua scrivania. «Sono
molto legata a loro, un grande
Sanità nazionale
Dal suo verdetto
disk'ii(le ildestinoc li n ü-1i(ii( i(li (o,i)ir(nirigcn itoriche
Alcuni migrano nei Paesi dell'Est o in Grecia, dove i
requisiti di sicurezza sono però bassi. La maggiorparte vola al centro
Dexeus di Barcellona, uno degli istituti di medicina della riproduzione
più, f 'amori in Europa.
Ilviaggio
delle coppie italiane
verso la felicità
successo dopo un grande dolore», racconta la dottoressa Gomez, per tutti Fina, un concentrato di passione e rigore, che
per quattro anni ha lavorato in
Toscana, all'ospedale della
Versilia, dal 2003 al 2008. «Ero
arrivata conun grande entusiasmo, il centro di Procreazione
assistita era tutto da costruire,
ma nel 2004 è stata approvata
nel vostro paese la legge 40, una
legge atroce, pericolosa per le
donne e per i bambini, di
profonda ingiustizia sociale.
Ho provato a resistere, ma con
tutti quei divieti era diventato
impossibile aiutare le coppie, e
così sono tornata qui, al
Dexeus, che è il centro dove mi
sono formata, dove abbiamo
laboratori all'avanguardia, sia
perla fecondazione in vitro che
per l'analisi pre-impianto, in
particolare lo studio dei cromosomi dell'embrione, attraverso
la tecnica Cgh, comparative genomic hybridization». E nel laboratorio dove iniziala vita, l'aria è perfetta e asettica perché
nulla contamini gli embrioni
che sono custoditi in incubatori a 37 gradi, la temperatura del
corpo materno, suogniincubatore (una sorta di cassetto) c'è il
nome della madre, mentre sui
monitor scorre la vita dell'uovo
fecondato che cresce, si sviluppa, fino a quando potrà essere
trasferito nell'utero della paziente. «Molte coppie italiane
mi hanno seguito - dice Fina
Gomez - soprattutto quelle
che avevano bisogno della fecondazione eterologa, ricordo
una ragazza giovanissima, a 25
anni non riusciva a produrre
ovociti, un dramma, e poi qui è
rimasta incinta».
Perché il centro Dexeus, oltre
a essere un polo multidisciplinare per la salute della donna, è
una delle cliniche più famose
dove viene praticata l'ovodonazione. Per concepire un
bambino le donne ricevono l'ovocita di una donatrice che viene fecondato con il seme del
partner. Ameno che non si tratti di coppie omosessuali, perché in quel caso il seme viene
prelevato da una banca dello
sperma esterna al centro. «In
Spagna - spiega Andrea Barri,
responsabile dell'ufficio
marketing - sono consentite
tutte le tecniche tranne l'utero
in affitto, e alle tecniche possono accedere anche le donne
single. In generale le nostre pazienti italiane hanno tra i 36 e i
40 anni, sono sposate, hanno
unaformazione universitaria, e
arrivano suconsiglio deiloro gi-
necologi, o di altre donne che
qui sono diventate madri. Al
Dexeus però siamo rigorosi sui
limiti d'età: accettiamo di sottoporre le donne alla fecondazione assistita soltanto fino a 50
anni. Oltre no, perché i rischi
per la loro salute sono troppo
elevati».
È stata l'eldorado
dei "migranti" italiani
della provetta la Spagna, dove in questi
anni le cliniche della
fertilità sono diventate decine, prima che il
lucroso business si
spostasse anche nei
paesi dell'Est o in Grecia, centri con requisiti di sicurezza assai
minori però. E nemmeno la svolta a destra del governo Rajoy, sostenuta dalla
Chiesa, ha toccato i capisaldi
della legge, una delle più "liberal" del mondo. «Un ciclo di
ovodonazione costa 8.700 curo, un ciclo di fecondazione in
vitro 5.700, mentre le donatrici
ricevono un rimborso di circa
900 curo. Siamo molto attenti
nella scelta delle donatrici aggiunge Andrea Barri - se la
nostra paziente ha occhi neri e
capelli neri, sceglieremo una
ragazza con le stesse caratteristiche somatiche. Per questo a
volte bisogna aspettare qualche settimana, perché tra chi riceve e chi donaci sia la maggiore somiglianza possibile».
Sembra tutto semplice ma è
Pagina 67
invece proprio questa triangolazione genetica a preoccupare
gli avversari dellafecondazione
eterologa, che resta in Italia uno
dei punti cardine della legge 40,
dopo che nel 2009 la Corte Costituzionale aveva fatto decadere l'obbligo di impianto dei
tre embrioni, i divieti di congelamento e di analisi pre-impianto. PaolaF. ha38 anni, convive con il suo compagno da 10,
e dopo il terzo tentativo fallito di
I COSTI
Un ciclo di ovodonazione a
Barcellona costa 8.700 euro,
5.700 la fecondazione in vitro
Fivet (fecondazione in vitro) a
Firenze, ha deciso di partire. «I
medici italiani sono bravissimi,
il centro che mi segue è davvero eccellente, ma non c'è nulla
da fare: nonostante tutte le stimolazioni produco pochissimi
ovociti, e di pessima qualità... E
per me non c'è altra speranza
che diventare madre con l'uovo di un'altra donna. Aspetterò
la sentenza, magari fosse possibile farlo qui, coni propri medici, senza dover andare all'estero, in un
paese straniero. Ma
non ci credo: il divieto
resterà, in Italia comanda la Chiesa, e
noi donne infertili
continueremo a emigrare».
«Non siamo un
centro che fa miracoli
- avverte però il professor Pedro Barri Raguè, direttore del
Dexeus, dove nel 1984 è nato il
primo bambino spagnolo concepito in vitro - ma abbiamo
un'altapercentualedi successi,
cioè gravidanze ottenute. Cerchiamo di essere vicini alle pazienti, molte arrivano da fuori,
come le italiane, che vengono
da noi soprattutto per l'ovodonazione, visto che l'età delle
madri continua a salire in tutta
Europa, o per accedere a una
unità specifica dove ci occupiamo di quelle pazienti che hanno subito più di un fallimento.
Ma c'è anche un buon numero
di donne, circa il 20%, alle quali purtroppo dobbiamo dire
che per loro alDexeus non possiamo fare nulla».
Fecondazione assistita
32 anni
l'età media del primo parto
in Italia
000
3 milioni
le coppie infertili stimate in Italia
In percentuale
35,4
3
5
28,1%
la percentuale di donne over 40
che ricorre alla fecondazione
assistita per avere un figlio
Q00 00000
10 mila
gli italiani che ogni anno
emigrano all 'estero per la
fecondazione assistita
1
13,2
6
1 coppia su
le coppie italiane che diventano
genitori dopo la fecondazione
assistita
4
1 coppia su
la media dei successi nei Paesi
dove è consentita l'eterologa
Spagna
Svizzera
Repubblica Ceca
Belgio
Grecia
Austria
Ucraina
Gran Bretagna
Danimarca
Stati Uniti
India
OR I PROD UZIONE RISERVATA
Sanità nazionale
Pagina 68
Felipe e Stella sono nati in provetta. "Ci sentiamo desiderati, non diversi"
"Noi figli di un doppio regalo
senza non saremmo qui"
CATERINA PASOLINI
BOLOGNA
o sono nato grazie a un
doppio regalo: una signora gentile ha dato
un uovo e un signore il
suo semino, li hanno mischiati e
poi sono cresciuto nella
pancia della mamma».
Felipe parla a raffica, occhi da cerbiatto, energia
incontenibile, sembra
uno scugnizzo voglioso
di tornarsene a giocare.
Come é venuto al mondo
non lo interessa molto,
risponde educatamente,
ma la verità è che per lui
«la mia mamma è quella
lì che mi sveglia la mattina quando non voglio
andare a scuola, che fa il
ragù più buono del mondo e papà è lui, l'aiutante
dei compiti e che ogni
tanto mi sgrida». Babbo è
Angelo Ajello, cinquantenne come mamma Patrizia che sorride quando
il ragazzino si avventa sulla batteria in salotto o quando Stella,
grandi occhi, sorriso dolce e avolte timido, ha le amiche che chiamano a ripetizione o mostra i primi cenni di ribellione giovanile.
Bologna, una casa borghese a
dieci minuti dalle due torri. Un allegro caos pervade l'appartamento, tra letti da rifare, il pranzo da
mettere in tavola, imille appuntamenti dei ragazzi presi da sport e
lezioni di hip hop e i loro genitori
che dimestiere fanno lo psicologo
e la psichiatra impegnati come
tutti a far quadrare lavoro e affetti.
A seguire il lavoro e questibambinitanto desiderati, figlidelfreddo,
della tecnologia e dell'amore.
Unalungastoria d'amore quella diAngelo e Patrizia, che comincia vent'anni fa. Allora erano sposati, con altri. Matrimoni agli
sgoccioli, lei non era riuscita ad
avere figli e avrebbe voluto adottare, ma il compagno non ne aveva voluto sapere. «Per lui le somiglianze familiari erano fonda-
Sanità nazionale
mentali, a me non è mai importato, ho sempre voluto adottare anche se ho sempre avuto un fortissimo desiderio della gravidanza:
mi è piaciuto portarli in grembo,
non mi importa chi ha messo i gameti. E quelli fissati col patrimonio genetico dovrebbero sentire
la gente: ogni volta che vedono
Stella tuttimidicono chehagliocchi di mio padre, ed é vero».
Lasciati i rispettivi compagni,
Angelo e Patrizia per anni provano ad avere figli, ma sono aborti e
giorni neri. Alla fine provano con
la fecondazione assistita, ma le
cose nonvanno e gliannipassano,
i quaranta si avvicinano e la malattia genetica che ha reso quasi
cieco Angelo non migliora certo.
«Un bel giorno abbiamo deciso:
basta, ci sposiamo così possiamo
adottare».Allo stesso tempo decidono di provare con l'eterologa.
Vanno aBarcellona, «scegliendo a
caso suInternetil centro meno costoso, partendo in macchina per
risparmiare». Scelgono la Spagna
«perché sono mediterranei come
noi. Malo sappiamo, abbiamo rischiato grosso: potevano finire in
mani sbagliate. E invece con 4 milioni di lire a ciclo alla fine, quando di soldi ormai non ne avevamo
più, ce l'abbiamo fatta». Quando
scopre di essere incinta Patrizia lo
dice felice all'assistente sociale ma arriva la doccia fredda:
niente adozione se si è
gravide. Così rinunciano, qualche anno
dopo il bis con l' eterologa e arriva Felipe.
Come loro ogni anno tremila italiani
vanno oltreconfine
per l'eterologa, vietata in Italia. Pochilo dicono ai figli: quasi un
senso di vergogna come se non riuscire ad
avere un bambino
fosse una colpa. «In
fondo questa è un'adozione, invece di un
bambino abbiamo
adottato un embrione
visto che nessuno dei gameti è nostro. Io non volevo che rischiassero di avere lamia malattia che porta danni agli occhi ma nelle forme
più gravi anche al cervello», dice
Angelo. E così, convintiche «ilnon
detto pesa più di mille parole e il
segreto crea muri», aFelipe e Stella da quando erano piccoli hanno
raccontato la loro storia con le parole delle favole: dal medico mago
ai signori che hanno fatto il più
bello dei regali. E i figli da allora si
sentono «molto desiderati ma
non diversi dagli altri».
«Sono curioso, magari quando
cresco vado a salutarli e dire grazie, senza di loro io non ci sarei e
poilapelle abbronzataè tuttaspagnola», dice Felipe con aria fiera.
Anche Stella è curiosa, anche se,
dice: «trovo che ho il carattere
grintoso di papà e a volte metto il
muso come la mamma». Il loro
desiderio resterà comunque insoddisfatto. In Spagna i donatori
sono anonimi, per sempre.
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 69
ori maancheguerre
l'aliquota della solidarietà
è gettonata dagli italiani
TRA LE ASSOCIAZIONI
EGLI ENTI CHE OGNIANNO
SI CONTENDONO
LE DONAZIONI DEL CINQUE
PER MILLE, UN RUOLO
RILEVANTE È OCCUPATO
DAGLI ISTITUTI CHE SI
OCCUPANO DI RICERCA
SCIENTIFICA E SANITARIA
PERFINO ALL'ESTERO
Sibilla Di Palma
Milano
Tra le associazioni e gli enti
che ogni anno si contendono
le donazioni del cinque per
mille, cioè una quota dell'Irpef che il cittadino può devolvere a sostegno di organizzazioni che svolgono attività socialmente utili, un ruolo rilevante è occupato dagli istituti
che si occupano di ricerca
scientifica e sanitaria.
Tra gli enti maggiormente
finanziati figura l'Airc, l'Associazione italianaperla ricerca
sul cancro che, in base ai dati
relativi al 2010 pubblicati dall'Agenzia delle entrate, è stata
scelta da 258.461 contribuenti per 6,2 milioni di euro. I fondi raccolti dall'associazione
grazie al cinquepermille stanno finanziando quattro progetti per l'individuazione di
nuovi strumenti di diagnosi
precoce e analisi del rischio di
sviluppare un tumore. Oltre
all'Airc esistono, però, anche
realtà meno conosciute, come ad esempio la Fondazione
Cfo, collegata al Centro oncologico fiorentino, una onlus
impegnata nella raccolta fondi e nei progetti di studio e ricerca su specifiche aree tema-
Sanità nazionale
tiche, tra cui la prevenzione e
la diagnosi precoce del tumore. I contributi ottenuti con il
cinque per mille verranno destinati nel 2012 alla realizzazione di progetti di ricerca integrata nel Centro di specializzazione della Fondazione.
Opera dal lontano 1969, invece, l'Ail (Associazione italiana
contro le leucemie-linfomi e
mieloma) che utilizza i fondi
raccolti per promuovere la ricercascientificaelaformazione di tutte le figure che ruotano intorno a questa malattia.
Non sono pochi poi coloro
che scelgono ogni anno di destinar e lapropriaquota di cinque per mille alla Fondazione
Umberto Veronesi, nata nel
2003 allo scopo di sostenere la
ricerca scientifica, e che destina la maggior parte dei fondi
ricevuti in borse e progetti di
ricerca in ambito sanitario.
"La tua cura è scritta nel tuo
dna. Al San Raffaele la stiamo
realizzando", è lo slogan del
progetto che verrà finanziato
quest'anno devolvendo il
proprio cinque per mille alla
Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, fondata nel 1971 e dedicata alla ricerca in ambito sanitario. In
particolare, ifondi serviranno
a finanziare il Centro di genomica e bioinformatica traslazionale del San Raffaele, con
l'obiettivo di comprendere il
dna per prevenire, diagnosti-
PARTITE IVA"ROSA"
Nuove aperture di attività al femminile
FEBBRAIO 2012
(va,. 1 su mese
precedente}
MARZO 2011
(var. % su mese
corrispondente)
FINO A 35 ANNI
+23,19 :
quepermillecisono,però, anche la Fondazione Grigioni
per il Morbo di Parkinson, la
Lice (Lega italiana contro l'epilessia) e l'Aism (Associazione italiana sclerosi multipla)
chelo scorso anno, conifondi
ricevuti, ha finanziato una
sperimentazione sulle cellule
staminali e un nuovo laboratorio di studi sulla mielina.
Per chi fosse interessato a
devolvere il proprio cinque
per mille perla cura delle malattie infantili l'associazione
"La nostra famiglia" utilizza i
fondi che gli vengono devoluti per potenziare le attività di
ricerca nell'ambito dell'autismo, disturbi del linguaggio e
dell'apprendimento eparalisi
cerebrali infantili.
+12,28
+13,8Ò
'
°
Fnnte: striato delle Finaime
Tra gli enti maggiormente
finanziati figura l'Aire,
l'Associazione italiana per
la ricerca sul cancro
care e curare malattie come
tumori, infarto miocardico e
diabete. Si occupa di ricerca
scientifica anche la fondazione Ebri voluta dal premio Nobel Rita Levi-Montalcini che
impiegai fondi devoluti con il
cinque p er mille per sviluppare nuove strategie terapeutiche p ermalattie neurologiche
e neurodegenerative, come,
ad esempio, l'Alzheimer.
Candidati anche quest'anno alla destinazione del cin-
A riscuotere un ampio gradimento nella dichiarazione
dei redditi sono, infine, anche
associazioni che operano in
campo medico nella cura delle vittime della guerra e della
povertà anche se non in maniera specifica nella ricerca
scientifica e sanitaria. Come
Medici senza frontiere, che
ne12010haottenuto 8,4 milioni di euro grazie alla scelta di
249.462 contribuenti. Una
somma che è statasuddivìsa a
sostegno di progetti in paesi
come Afghanistan, Sierra
Leone e Repubblica Democratica del Congo. Un podio
da condividere con Emergency che, in base ai dati dell'Agenzia delle entrate, nel
2010 è risultata la prima associazione beneficiaria con un
totale di 363.070 preferenze,
pari a 10,6 milioni di curo.
n RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 70
MORRIS EAGLE
Teorie e terapie, una guida critica
di Vittorio Lingiardi
entre sulle pagine dei nostri
quotidiani si accendeva il dibattito sullo statuto scientifil V co _AL
della psicoanalisi, usciva
l'ultimo libro di un grande della disciplina:
Morris Eagle. Spero che sia il pubblico sia
gli attori di tale dibattito lo abbiano notato.
Si intitola Da Freud alla psicoanalisi contemporanea. Critica e integrazione, è pubblicato
da Raffaello Cortina, curato da Paolo Migone e tradotto da Danila Moro.
Professore Emerito all'Adelphi University
di New York, docente del New York University
Psychoanalytic Institute e del New Center for
Psychoanalysis di Los Angeles, vincitore di
ambiti riconoscimenti internazionali (tra cui
il Bowlby-Ainsworth Award, la più importante
onorificenza per la ricerca nel campo dell'attaccamento), Morris Eagle è un signore gentile e spiritoso, che pare non toccato dal narcisismo di molte star psicoanalitiche e davvero
interessato a quel che pensano i suoi colleghi.
Al pubblico italiano è noto per il successo del
precedente volume La psicoanalisi contemporanea (Laterza, 1988) e per la chiarezza dei
suoi articoli, spesso tradotti sulla rivista Psicoterapia e Scienze Umane, che da anni vede Eagle nel comitato editoriale. Ha 82 anni, ma il
suo nuovo libro si intitolerà Il futuro della psicoanalisi. Nel frattempo, l'editore Guilford di
New York sta per pubblicare Psychoanalysis
and Attachment: Toward an Integration.
Più che formulare una teoria psicoanalitica, che inevitabilmente diventerebbe una tra
le tante, Eagle vuole indagare criticamente le
varie teorie e i loro paradigmi. Non per eleggerne una come migliore delle altre, bensì
per chiedere a ogni teoria di rendere conto
delle sue affermazioni sullabase dellacoerenza interna e dei risultati terapeutici.
«Spero che dopo la lettura di questo libro il lettore sia in grado di comprendere
meglio il fermento che ha caratterizzato
la nostra disciplina negli ultimi 25-35 anni». Chiudendo questo libro di quasi 400
Sanità nazionale
pagine, che si legge senza mai un momento di stanchezza, siamo effettivamente
in grado di capire quali sono i punti di
convergenza e divergenza tra teorie psicoanalitiche classiche e contemporanee,
in riferimento alla concezione della mente, alle relazioni oggettuali, alla psicopatologia e al trattamento. In questo viaggio, Eagle è la guida che tutti noi vorremmo in qualsiasi viaggio: ha idee proprie
ma non le impone, sa mettere in discussione quelle degli altri, ma sempre con
curiosità e rispetto.
Eagle racconta come e perché lapsicoanalisi contemporanea abbia modificato molti
pilastri di quella classica, abbandonando il
modello pulsionale, ridimensionando il ruolo dell'insight e del conflitto, rivalutando
quello dell'ambiente e delle esperienze traumatiche "reali", riformulando i concetti di
meccanismi di difesa, transfert e controtransfert, e modificando l'atteggiamento dell'analistaverso il paziente e il setting. Pur valorizzando quella psicoanalisi che dall'ideale del "conosci te stesso" è arrivata a include-
re il "conosci l'altro", Eagle muove critiche sostanziali anche allacorrente relazionale contemporanea, un tempo minoritaria e oggi dominante. In particolare critica l'idea di Stephen Mitchell di una realtà co-costruita da
paziente e analista; perché, dice Eagle, confonde la linea che divide ciò che è nella mente del paziente da ciò che invece riguarda
l'analista. L'approccio di Eagle mantiene la
rotta della "realtà": poca indulgenza "classica" verso i fantasmi inconsci, poca indulgenza "post-moderna" verso narrazioni eccessivamente fluide e relativizzanti.
Nemico dei linguaggi oscuri e delle gergalità, dalla prima all'ultima pagina di questo libro, semplice come un manuale e profondo
come una summa, Eagle si adopera per creare una rete di somiglianze e compatibilità tra
modelli, non perché paladino di un ecumenismo forzato, ma perché capace di individuare l'unica traiettoria sicura per la sopravvivenza della psicoanalisi: superamento di modellistiche rigide, distanza da improvvisazioni
fluide, promozione della ricerca, dialogo con
la teoria dell'attaccamento, la psicologia
dell'età evolutiva, l'etologia e la biologia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Morris N. Eagle , Da Freud alla
psicoanalisi contemporanea . Critica
e integrazione , Raffaello Cortina,
Milano, pagg. 384, € 37,00
Pagina 71
Scienza
a reti
unificate
Anche la ricerca si avvia
a diventare globale
E ha bisogno di regole
condivise. Il primo
passo? La creazione del
Global research council
di Francesca Cerati
e Marilyn Albert non fosse una
S
famosa ricercatrice di Harvard,
l'accusa di frode scientifica per
ottenere 15 milioni di dollari co-
me fondi dal governo perla sua
ricerca sull'Alzheimer non avrebbe suscitato lo stesso scalpore, scomodando per la
prima volta la Corte d'appello. Possibile
che il vento gelido della crisi stia soffiando
anche sulla mecca della ricerca e dell'innovazione? Non è un mistero che Boston dipende all'8o% dagli asiatici, e se nei prestigiosi Mit e Harvard si hanno difficoltà a
reperire finanziamenti, chi dall'Asia ha
scelto di fare ricerca qui è pronto a rifare le
valigie per tornare a casa, in Cina ma soprattutto in India, dove i governi non lesinano incentivi per la ricerca scientifica. Il
continente asiatico polo d'attrazione anche per il "prodotto" scienza?
Per capire se davvero gli Stati Uniti stanno perdendo la loro leadership in favore di
paesi come Cina, India, ma anche Corea,
Singapore e Qatar (che hanno notevolmente aumentato gli investimenti in
scienza e ingegneria) abbiamo raggiunto
al telefono Krishnaswamy VijayRaghavan, scienziato di fama internazionale, da
poco nominato membro della Royal Society, la massima istituzione scientifica al
mondo. «Il declino dell'America è ancora
prematuro - premette lo scienziato indiano che a Bangalore è direttore scientifico
Sanità nazionale
del National centre for biological sciences
e direttore generale dei laboratori di alta
tecnologia InStem con cui l'Ifom di Milano
ha appena avviato una collaborazione -.
Tuttavia, quello che è importante afferrare sono le ragioni del suo successo. Il primo fattore è la democrazia. Una cultura
dell'innovazione ad ampio spettro non
può venire da una società oppressa. L'India è sì una democrazia, ma c'è molta oppressione. Dobbiamo cambiare. La Cina
non è una democrazia e deve cambiare.
L'Europa non deve lasciare che la sua democrazia scivoli in un isolamento intellettuale, ma anche l'America può imparare
da se stessa, perchè oggi rischia di essere
sviata da un miraggio anti-intellettuale.
Ciò può causare un declino più veloce di
qualsiasi politica economica». Il secondo
aspetto è l'apertura. «Se l'India - continua
VijayRaghavan - accoglie i migliori scienziati del mondo, i migliori economisti, i migliori imprenditori, a prescindere dalla nazionalità, può cambiare in un decennio. Al
contrario, ci vorranno cento anni per cambiare». La terza lezione che cita lo scienziato riguarda la paura del fallimento in campo imprenditoriale, «perchè è un blocco
mentale che impedisce l'innovazione».
Per VijayRaghavan la crescita economica dei paesi emergenti «non è una garanzia per trasformarli in motori d'innovazione». Piuttosto servono profondi cambiamenti socio-culturali, anche negli ecosistemi di ricerca. Perché ciò avvenga rapidamente serve un partenariato tra Usa, Europa e il resto del mondo. «Questo rientra
nella sfera della politica - dice - ma c'è un
pericolo che tutti dobbiamo riconoscere:
le economie in crescita che rinunciano alle connessioni culturali, intellettuali e morali non fanno bene a nessuno. L'Occidente, sorgente della moderna scienza, ha
una grande responsabilità in questo senso e dovrebbe impegnarsi per assicurare
che l'innovazione sia globale e tarata per
un cambiamento equo-sostenibile. La
scienza, quindi, non è una gara tra la Cina
e il mondo, ma un evento di squadra per il
sostentamento e il vantaggio reciproco».
Il mondo è ormai interconnesso, la mobilità di studenti e ricercatori ha migliorato le
opportunità di sfruttare i talenti: inevitabile
lo spostamento verso una scienza globale.
Che, però, richiede un nuovo modo di pensare e di regole condivise. E il primo passo verso un approccio più unificato del processo
scientifico è stato fatto da Subra Suresh, direttore della National science foundation,
che ha convocato questa settimana ad Arlington, in Virginia, 47 leader della ricerca provenienti da 44 paesi. Il Summit ha portato alla creazione del Global research council, che
ha iniziato ad affrontare due temi importanti: il merit review e il libero accesso ai dati
scientifici, al fine di spianare la strada a progetti multinazionali.
«Ormai la ricerca dipende dal
networking - dice Marco Foiani, ordinario di Biologia molecolare all'Università di
Milano e direttore scientifico dell'Ifom - e
vista la difficoltà di attrarre ricercatori senior in Italia, abbiamo deciso di avviare
partnership mirate in Asia. Siamo partiti
l'anno scorso con Singapore, abbiamo appena concluso quella con Bangalore e ora
guardiamo al Giappone. Questa rete di interazione ci consente di farci conoscere, di
capitalizzare su nuovi investimenti tecnologici e avere un bacino di ricercatori stranieri». Ovvero si investe all'estero per avere un ritorno in Italia.
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In attesa
del brevetto
unificato
Ottenere una tutela estesa ai maggiori paesi Ue
costa fino a 50mila euro. L'Epo lavora per integrare
le procedure con un unico ente di validazione
di Antonio Dini
biettivo brevetto unico europeo. Il tema centrale sul tavolo degli amministratori europei è questo, più che non le
presunte difficoltà a cui andrebbe incontro il mercato per via di «eccesso di brevettazione» che in realtà fanno parte della normale dinamica nel mondo degli
affari. Invece, trovare un modo per fare un
solo brevetto che valga in tutta Europa è
l'unico sistema per mantenere la competitività e dare valore allo strumento principe
per la tutela della proprietà intellettuale e
leva dell'innovazione.
«La situazione è fin troppo frammentata» spiega il professor Ferruccio Resta, delegato del rettore del Politecnico di Milano per
la valorizzazione della ricerca e del trasferimento tecnologico. Frammentata è un eufemismo: in pratica, ciascun Paese europeo fa
storia a sé. Ognuno ha il suo ufficio brevetti
e, per vedere riconosciuta la validità
dell'idea, serve una lunga trafila di costose
traduzioni legali e registrazioni. « È un processo molto complesso, con varie fasi che
portano ad avere costi nell'ordine di grandezza dei somila euro per avere concessioni
e validazioni in tutti i Paesi», dice Resta.
Il ruolo che la Ue ha dato all'European
patent office (Epo, uno dei due organi assieme al Consiglio amministrativo dell'Organizzazione europea dei brevetti) è proprio questo: portare avanti il percorso verso un brevetto unificato europeo che venga raccolto, approvato e reso operativo da
un'unica sede in Europa, con validità automatica in tutti i Paesi. Cosa ancora non
possibile: Epo raccoglie i brevetti europei
(oltre 62mila nel 2011) ma questi in realtà
sono ancora un insieme di brevetti nazionali, anche se l'organizzazione sta lavorando per riuscire a diventare l'ufficio unico dei brevetti in Europa. Si tratta di un
vuoto che i giuristi e gli economisti europei vorrebbero colmato al più presto.
Il brevetto è l'ultima fase di un processo di
innovazione e ricerca, cioè lo strumento per
valorizzare sia l'aspetto economico che
scientifico della ricerca. «Il tema centrale è
arrivare a semplificare, unificare e rendere
più efficace il brevetto», dice Resta. Il modo
migliore per il sistema-Europa per competere con Stati Uniti, Giappone e Cina, è mettere
ordine nel nostro sistema di gestione della
proprietà intellettuale: ufficio brevetti e tribunale specializzato che gestiscano le controversie europee e un meccanismo unificato per portare a sintesi le 38 leggi nazionali,
le 38 aree di giurisdizione e le 29 lingue diverse che oggi si presentano come un ostacolo
quasi insormontabile di fronte a un ricercato-
re o a una startup che voglia brevettare la sua
idea per poi affrontare il mercato con maggiore serenità.
Il brevetto europeo unico potrebbe essere
un'opportunità importante proprio per startup, università, piccole aziende. Nel mercato
brevettano tantissimo le grandi aziende multinazionali ma anche le piccole e piccolissime. E le università, che rappresentano una
delle maggiori fonti di innovazione nei differenti settori scientifici, sono altrettanto prolifiche. Magari con l'aiuto di uffici interni specializzati, come quello guidato da Resta al Politecnico, che sollevano i ricercatori dal peso
della burocrazia, dai costi e soprattutto dal
bisogno di monitorare adempimenti e scadenze, a pena di inficiare il risultato.
Una startup si trova di fronte
a 29 lingue differenti
e 38 aree di giurisdizione
Sanità nazionale
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Google modello
anti-cancro
Google diventa un modello per
combattere il cancro: la stessa
strategia con la quale il motore di
ricerca segnala in primo piano le
pagine più importanti su un tema,
ma anche il modo con cui queste
sono legate fra loro da collegamenti
ipertestuali, può essere usata per
identificare, in ciascun paziente, le
proteine che più delle altre
alimentano la progressione della
malattia. Lo prova uno studio della
University of Technology di Dresda
e pubblicato su «PLoS
Computational Biology». I
ricercatori tedeschi hanno
utilizzato una versione modificata
dell'algoritmo di Google per
classificare circa zomila proteine
del cancro del pancreas, e tra
queste ne hanno identificate sette
che funzionano dabiomarcatori.
Questo lavoro in genere è lungo e
complesso, e spesso le proteine
identificate sono discordanti. Con
la strategia di Google, hanno
sfruttato il fatto che le proteine in
una cellula sono collegate fra loro
da diversi tipi di interazioni,
risultando legate in una specie di
"Facebook delle proteine".
Sanità nazionale
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Il braccio robotico
con la mente
Per la prima volta in 15 anni una
donna paralizzata è riuscita a bere
da sola un caffé, grazie a uno
studio rivoluzionario della Brown
University di Providence. La
donna è riuscita a manovrare un
braccio robotico con la mente
grazie a "BrainGate", un device
composto da Zoo elettrodi
impiantati nel cervello. Gli impulsi
elettrici dei neuroni legati alle
funzioni motorie vengono
trasmessi a un pc che a sua volta
invia i comandi al robot. Tutti i
segnali sono stati decodificati e
associati a un movimento nel
corso di lunghi test con delle sfere
di gomma. Poi l'esperimento con il
caffé, un successo che apre la
strada a grandi obiettivi nel campo
della ricerca: il prossimo obiettivo
è fare in modo che l'impulso dei
neuroni stimoli elettricamente i
muscoli delle persone paralizzate.
Il video su www.tmnews.it.
Sanità nazionale
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Un test potrebbe
scoprire il rischio
Scoprire con un esame del sangue,
il rischio di cadere nella
depressione post-parto
(condizione che colpisce circa una
neomamma su 7). Al test del futuro
sta lavorando il team della
Warwick Medical School inglese,
che su un gruppo di 20o donne
seguite prima e dopo il parto ha
scoperto che il pericolo di
sviluppare la "baby-blues" è scritto
nel Dna: le donne predisposte alla
depressione post-parto - dicono gli
autori - hanno maggiori probabilità
di avere particolari varianti di 2
geni cruciali nella risposta allo
stress. «Se si riuscissero a
identificare le donne a rischio di
depressione post-parto - dicono gli
autori - potrebbero essere trattate
prima e con terapie appropriate».
TiPS
Sanità nazionale
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Al via le candidature
per giovani scienziati
Scoprirei segreti della ricerca
farmacologica e biotecnologica, per
capirne i meccanismi sul campo e
studiare le nuove frontiere della
scienza al servizio della salute. É
l'opportunità che il gruppo svizzero
Novartis offre a un pool di giovani
talenti, 60 studenti e ricercatori
universitari in discipline scientifiche
ed economiche, attraverso il
Novartis International
Biotechnology Leadership Camp.
Sono partite le selezioni per
l'edizione 2012 del BioCamp, in
programma dal 27 al 29 agosto al
quartier generale del colosso
renano a Basilea. Le candidature
potranno essere inviate entro il 3
giugno via e-mail a
[email protected].
All'indirizzo web di Novartis è
possibile scaricare il modulo
d'iscrizione. Una tre giorni per
confrontarsi sugli sviluppi e sulle
potenzialità delle biotecnologie
nell'area della salute con alcuni tra i
maggiori esperti internazionali della
ricerca nel settore e con i massimi
responsabili del gruppo Novartis. Al
BioCamp i giovani partecipanti
potranno infatti apprendere come si
avvia e si gestisce un'impresa nel
campo delle biotecnologie.
Sanità nazionale
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G ovan s si ml
•
i
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innovatori,
gl o b e t ro tt er
Un quarto dei progetti
presentati a Pittsburgh
è in attesa di brevetto
di Pierangelo Soldavini
I
1 mio scienziato di riferimento? Il
`` nonno! Mi ha insegnato che la cosa
fondamentale è farsi domande...
lui ha sempre risposto alle mie». Luke Schuster, i6enne americano trapiantato in Cina, a
Chengdu, sintetizza cosa significhi per lui fare scienza. Lo fa davanti al cartellone del progetto che ha portato questa settimana all'Intel Isef di Pittsburgh: un sistema di riconoscimento dei movimenti delle dita a distanza
tramite webcam che si trasforma in un interfaccia intuitivo per il computer. Come lui altri 1500 ragazzi di scuola superiore, tra 114 e i
20 anni, un migliaio dagli Stati Uniti e il resto
da tutto il mondo, hanno provato a farsi domande, le più disparate e fantasiose, trovando delle soluzioni originali nella finale del
più importante concorso di ricerca scientifica del mondo.
Sanità nazionale
Mischiati ai gruppi di studenti incuriositi dall'opera dei loro coetanei e a genitori e
professori orgogliosi del lavoro dei loro pupilli, si muovono i rappresentanti del mondo scientifico e delle imprese
E c'è anche uno squarcio di Italia, con
due progetti tra Lecce e la Sardegna usciti
dal concorso nazionale «I giovani e le scienze» promosso da Fast, a gareggiare tra questi ragazzi che hanno fatto della scienza la
loro missione per cambiare il mondo. Non
è escluso che tra loro si nasconda l'inventore della prossima Facebook o un futuro Nobel. Ma intanto hanno iniziato a costruire il
loro futuro sulla base di una passione e di
tante domande. «Puntano a essere i prossimi Jobs, Zuckerberg o Gates, portando idee
nuove in grado di trasformare il mondo»,
spiega Wendy Hawkins, direttore esecutivo della Intel Foundation facendo gli onori
di casa. E sottolinea come un quarto dei progetti presenti sia già in attesa di brevetto
per le conclusioni delle loro ricerche.
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Con le nanotecnologie
i fogli «odiano» l'acqua
CO- Nella bolgia cosmopolita di giovanissimi scienziati dell'Intel Isef si muovono con relativa dimestichezza tre diciottenni maturandi del liceo De Giorgi di
Lecce. Aldo Cingolani, Roberto Fasano e
Andrea Paladini sono appena usciti dal
salone dove sono stati sottoposti a un
fuoco di fila di domande dei giudici e sono soddisfatti: «Non abbiamo mostrato
incertezze».
Hanno ancora l'eccitazione di chi ha
appena suoperato l'esame. Quello che
hanno portato a Pittsburgh è un innovativo trattamento chimico per rendere
idrorepellenti materiali deperibili all'acqua, a partire dalla carta, messo a punto
in collaborazione con la sede di Lecce
dell'Istituto italiano di tecnologia (Iit)
sotto la spinta del professore di chimica,
Beniamino Lofari, che è l'eminenza grigia dietro al progetto.
I materiali cellulosici e fibrosi, come
anche i tessuti, vengono imbevuti in una
soluzione di acetone e cianoacrilato, materiale contenuto in alcune colle molto
resistenti. Se poi si aggiungono nanoparticelle di teflon, si arriva ad avere un effetto idrorepellente, tale da far scivolare
via l'acqua. «Questo sistema non copre
la superficie con una pellicola, ma i materiali utilizzati vengono insediati all'interno delle singole fibre, con la particolarità che la carta e i tessuti mantengono le
loro caratteristiche iniziali», spiegano i
Sanità nazionale
Con l'lit. Cingolani, Fasano e Paladini
tre ragazzi. Così sulla carta si può scrivere e stampare, esattamente come prima.
Con l'inserimento di nanoparticelle di teflon si raggiunge l'idrorepellenza: il foglio viene tolto dall'acqua e rimane praticamente asciutto, come se nulla fosse.
Adesso tornano a Lecce per le ultime
interrogazioni pre-maturità, i professori non gli faranno nessuno sconto. Ma
questa esperienza ha già segnato la loro
vita: Aldo respira scienza in famiglia da
sempre, ma i due compagni si sono via
via appassionati. Aldo e Andrea, amici
fraterni dalla prima elementare, hanno
scelto ingegneria biochimica a Torino,
«poi andremo all'estero perché lì ci sono
le opportunità». Roberto ha optato per
medicina, ma lui rimarrà in Italia: «È qui
che c'è bisogno di noi». (P.Sol.)
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Ecco la matematica
che spiega la musica
b Un tour turistico a tema accompagnato da una musica adeguata. È il progetto
che le sorelle Elalim e Jasmine Zen Vukovic hanno messo a punto per il centro di
Olbia e che ha attraversato l'Atlantico fino
a Pittsburgh, alla finale del concorso per
giovani scienziati dell'Intel Isef. «L'idea ci
è venuta l'anno scorso, mentre ci si preparava a festeggiare il 15o° dell'Unità d'Italia. Il centro è pieno di strade dedicate ai
personaggi legati all'Unità e quindi abbiamo deciso di pensare a qualcosa di originale da dedicare alla città per l'occasione», spiega Elalim.
Matutto non poteva essere così semplice. Non è forse la musica «la scienza dei
numeri applicata ai suoni?». E allora le
due sorelle di origine mitteleuropea hanno iniziato avivisezionare le melodie con
funzioni matematiche, identificandone
le simmetrie interne per poi smontare e
rimontare i pezzi a proprio piacimento.
«Un divertimento per far capire che la
matematica è ovunque», prosegue la ragazza ventenne, oggi al primo anno di
medicina.
La sorella Jasmine non è potuta venire
per questioni burocratiche scolastiche:
troppe assenze durante l'anno - tra cui anche quella per partecipare al viaggio a
Hong Kong vinto con il concorso italiano
"I giovani e le scienze" -, se ne faceva altre
metteva a rischio l'ammissione alla maturità. Grazie alla teoria del grafo, la mate-
Senza sorella . Jasmine Zen Vukovic
matica è servita anche per studiare i percorsi più adatti per il turista, in modo da
non costringerlo a ripetere più di una volta le stesse strade.
Elalim si muove con disinvoltura traappuntamenti ufficiali e colloqui con la giuria: lei ha già partecipato all'Isef, due anni
fa, con un lavoro di ricerca per analizzare
le proprietà del bicarbonato di sodio nel
lenire le punture di insetto.
Questa volta si porta a casa un incontro
di buon auspicio. Una sera, insieme all'inseparabile mamma, ha trovato per strada
Dudley Herschbach, Nobel per la chimica
nel 1986, che si era perso downtown Pittsburgh, lo ha accompagnato parlando di
scienza e dei suoi progetti: "Continua così
e vincerai il Nobel", le ha augurato sorridendo Herschbach. (P.Sol.)
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Giovani scienziati.
Quattrogiovani in un
momento di riposo nel
corso della
manifestazione Intel
Isefche si ètenutaa
Pittsburgh. In tutto
hanno partecipato
1500 ragazzi
Sanità nazionale
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Figli Si aspetta troppo per averne e si cede a vizi e cattive abitudini sin dall'adolescenza
Donne in carriera e maschi firmatari
Ecco il mïx dell'infertïlità
di Massimo oscarini *
Per comprendere il concetto di fertilità/sterilità occorre avere ben
chiaro il ruolo cruciale che il trascorrere del tempo impone alla questione.
Da una parte serve tempo per accertare l'infertilità (l'Organizzazione mondiale della Sanità definisce
una coppia "poco fertile" dopo un
anno di tentativi non protetti), dall'
altra è proprio il trascorrere del tempo la causa principale di una scarsa
fertilità. Di certo è innegabile che il
desiderio di genitorialità ha avuto
un brutto colpo negli ultimi anni. F
evidente che avere dei figli non è al
primo posto nella vita di una coppia
a meno che non sia già avanti negli
anni. Pertanto il desiderio di essere
genitore si è modificato.
La clinica de11'infertilità ha subito
notevoli cambiamenti negli ultimi
20 anni. I problemi di sterilità di coppia sono in aumento rispetto al passato siaper fattori relativi che oggettivi. I fattori relativi sono il miglioramento delle tecniche diagnostiche
che hanno reso tale patologia più
evidente ed individuabile. Il primo
fattore oggettivo che si evidenzia è il
peggioramento della qualità del liquido seminale per fattori ambientali, inquinamento, e stile di vita.
Inoltre, la qualità dello sperma, e
quindi la fertilità maschile, possono
risentire del vizio del fumo e dell'alcol.
Gli uomini dediti sia al fumo che
all'alcol hanno maggiori probabilità di avere una minore quantità di
seme, una concentrazione più bassadi spermatozoi e una percentuale
più bassa di spermatozoi attivi rispetto agli altri uomini: 500 millilitri
di vino al giorno portano con sé lo
stesso rischio rispetto a chi beve di
più, se l'uomo che li beve è anche
fumatore.
Gli uomini che fumano meno di
20 sigarette al giorno, mabevono alcol, hanno mostrato rischi simili ai
fumatori più forti. La fertilità della
donna comincia a ridursi a 30 anni,
l'età in cui oggi, molte donne che lavorano, cominciano a pensare di
avereilprimo figlio. La diminuzione
Sanità nazionale
di fertilità in genere comincia in assenza di cambiamenti visibili. Il ciclo mestruale si mantiene regolare
nella maggior parte delle donne trai
30 e i 40 anni, mentre già tra il10 e il
20% delle donne sono subfertili a 35
anni. Quando ilciclo diventairregolare e le donne cominciano ad accorgersi che qualcosa non funziona, la
fertilità è probabilmente compromessa.
La donna, infatti, in caso di rapporti non protetti, ad ogni ciclo mestruale ha solo il 20 % di probabilità
di rimanere gravida e questapercentuale cala drasticamente con il passare degli anni, atalpunto che già 10
anni prima di entrare inmenopausa
lafertilità è fortemente ridotta. L' ovvio quindi quali conseguenze può
avere e quali sorprese può portare
posporre la maternità dopo i30 anni
emolto spesso ancheverso i40. D'altra parte, non è neanche pensabile
tornare allo stile di vita di 50 anni fa,
quando le donne restavano a casa e
facevano ilprimo figlio intorno ai20
anni. La prospettiva matrimoniale
infatti è cambiata con la storica rottura degli anni '70, negli atteggiamenti e nelle prospettive; inoltre
perla sessualità femminile' la carriera' ha preso peso e dignità pari al
matrimonio.
Attualmente si sente l'esigenza di
individuare in che cosa differiscono
le donne che diventano infertili ed
entrano in menopausa piu giovani
da quelle ch e lo diventano più tardivamente. Ciò renderebbe possibile
fare delle previsioni valide per donne ancora fertili, o apparentemente
fertili, e permettere una migliore
programmazione della vita riproduttiva che tenga conto anche della
grandissima variabilità individuale.
Molte e diverse sono infatti le cause
che determinano la fertilità femmi-
stessafamiglia (madre efiglie, sorelle o cugine).
Attualmente, mediante lo studio
del genoma di donne con insorgenzaprecoce dellamenopausaeil confronto con quello di donne entrate
in menopausa in età fisiologica, si
sono avuti risultati che dimostrano
che diversi fattori genetici sono identif i cabili come probabili responsabili di un esaurimento ovarico precoce. C'è da dire, però, che per ora, il
numero di donne studiate non è ancora adeguato per poter utilizzare i
dati come indice di predittività.
La mancanza di ovulazione è la
causapiù comune di sterilità femminile, in questo campo si sono avuti
negli ultimi 20 anni, grazie alprogredire delle ricerche in campo farmaceutico, i migliori risultati in termini
di ripristino della funzionalità, con
una adeguata terapia ormonale nella maggioranza dei casi la donna riprende una normale ovulazione
chelarendeidoneaperunafecondazione assistita o nel migliore dei casi
naturale. A q ue s lo punto non possiamo che ribadire che il procastinare
il momento del concepimento rende la possibilità di concepire difficile sia per una fisiologica riduzione
che per una maggiore probabilità di
esposizione a fattori patologici. Io
credo quindi che sia meglio affrontare ilproblema, con una maggior solidarietà sociale che non lasci solo
quel 10% di coppie che lo vive direttamente, soprattutto pensando al
futuro dei nostri giovani, che sempre più, dovranno affrontare il problema della sterilità.
*Dipartïrnento
Ginecologia ePediatria
Azienda Ospedaliera S.Andrea
Università di Roma Sapienza
nile, il declino della fertilità e l'età in
cui ciascuna donna entra in menopausa seguono andamenti diversi
da donna a donna.
C'è l'effetto dello sti le divitae dell'
ambiente, come il fumo o trattamenti con farmaci chemioterapici, ma
c'è anche un fattore genetico. Spesso un'età di menopausa molto precoce è comune tra le donne di una
Pagina 82
La
vit®
Procreazione, a Roma ' primo centro
per donne che soffrono di en
et ' si
Da oggi diventare mamme potrebbe essere un percorso
realizzabile anche perle donne affette da endometriosi.
Nasce infatti a Roma il primo Centro di Fecondazione al
mondo dedicato alle donne con endometriosi, patologia che
solo in Italia colpisce 3 min di donne (14 min in Europa e 150
nel mondo) e che annovera l'infertilità come una delle
principali conseguenze.
La struttura, annuncia il presidente della Fondazione Italiana
Endometriosi Onlus Pietro Giulio Signorile, «fa parte del
Centro Italiano Endometriosi, già attivo a Roma presso il Rome
American Ilospital, ed ha l'obiettivo di aiutare le tantissime
donne affette da endometriosi nella lotta contro l'infertilità,
una delle pri ncipali conseguenze di questa malattia. La
presenza di endometriosi in fase avanzata, infatti, si
accompagna spesso alla difficoltà di procreazione e la
maternità risulta quasi impossibile con le procedure
tradizionali, anche per i costi elevatissimi e per le forti
ripercussioni sulla salute femminile».
Tra le tecnologie più innovative adottate dal Centro di
Fecondazione per l'Endometriosi, un modernissimo sistema
di tracciabilità che impedisce lo scambio di gameti ed
embrioni, garantendo la certezza assoluta della paternità e
l'utilizzo di speciali incubatori a secco che, attraverso tre
sistemi di sterilizzazione dell'atmosfera ed un avanzato
sistema di monitoraggio a sensori, eliminano il rischio di
«cross contamination» e tutelano in maniera assoluta
l'embrione. L'appello di Signorile è chiaro: « E ora che si tuteli
la salute della donna e degli embrioni e si innalzino i livelli
qualitativi dell'assistenza per la fecondazione». E aggiunge: «I
dati in nostro possesso parlano di costi pari a circa 100mila
giuro per ogni 'bambino in bracciò nelle pazienti affette da
endometriosi. Cifre da capogiro - conclude Signorile - che
precludono il diritto alla maternità a moltissime donne
italiane».
Sanità nazionale
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Emofilïacï, le cure migliori sono italiane
Rimane alto il divario dei livelli di assistenza fra le regioni
Al Policlinico di Roma un solo medico per mille pazienti
di Gabriele Caliz ni *
L o slogan scelto dallaFederazione delle Associazioni
Emofilici (FedEmo) è «100%
CURE», per evocare l'impegno a colmare le differenze tra
le Regioni in modo daassicurare pari opportunità di trattamento in Italia e, nel mondo,
rendere accessibili le cure al
100% dei malati emofilici. Per
celebrare l'ottava Giornata
Mondiale dell'Emofilia, si è
svolta a Roma una Tavola rotonda che ha riunito istituzioni, esperti e rappresentanti del
mondo accademico, che hanno fatto il punto su questa malattia rara di origine genetica
che, in Italia, colpisce circa
8.800 persone. L'emofilia è
causata dalla carenza congenita,parziale o totale, di una proteina del sangue coinvolta nel
processo della coagulazione:
il fattore VIII, nell'emofilia
"A", laformapiù comune e più
grave, con una prevalenza di
in 1 caso ogni 10.000 maschi; il
fattore IX, nell'emofilia 'B",
coni casoogni30.000maschi;
il fattore von Willebrand; il fattore XI, VII, V, XIII, X, etc nelle
forme più rare. A causa di questo deficit, gli emofilici sono
più facilmente soggetti ad
emorragie, spontanee o a seguito di traumi anche di lieve
entità. Il trattamento consiste
nella terapia sostitutiva, cioè
nella somministrazione endovenosa del fattore carente, "a
domanda" o in profilassi, sotto forma di concentrati dei fattori della coagulazione di origine plasmatica o ricombinante, effettuata in genere dal paziente stesso o da un familiare
presso il proprio domicilio.
Nascere oggi con l'emofilia, in
Italia, significa avere un' aspettativa e una qualità di vita simili a quelle dellapopolazione generale, ma affinché ciò si verifichi è necessario garantire, alivello di tutte le Regioni, pari
opportunità di accesso ai trattamenti. «Nonostante il no-
Sanità nazionale
stro siaunPaese molto competente sul piano scientifico e
sempre in primalineanell'ambito della ricerca, l'accesso ai
farmaci e ai trattamenti non è
uguale per tutti gli italiani, costretti - come ha sottolineato il
Prof. Alessandro Gringeri, Università di Milano - a percorrere anche 500 chilometri per
raggiungere un Centro emofilia specializzato nella gestione
e assistenza della propria patologia». Alcuni esempi vengono dalla Puglia e dal Lazio. A
Bari, il "pensionamento" di
uno dei medici esperti ha causato la chiusura del Centro
Emofilia, vista l'impossibilità
dell'Azienda sanitaria ad attivare nuovi contratti o assunzioni con giovani professionisti peri vincoli imposti dal piano di rientro. Una cosa simile
sta avvenendo a Roma, al Policlinico Umberto I, dove quasi
1.000 pazienti sono gestiti da i
solo medico esperto di emofilia. La perdita delle comp etenze specialistiche dei Centri
Emofilia possono, invece, determinare conseguenze dram-
matiche sia sulla salute dei pazienti sia sui costi sanitari a
causa di: assenza di adeguate
conoscenze nella gestione appropriata di farmaci a elevato
costo; nuovi fenomeni di pendolarismo della salute; inadeguato controllo della patologia e delle sue complicanze,
con conseguenti ricadute in
termini di disabilità e integrazione sociale. Per rompere
questo circolo vizioso, bisognapromuovere la consapevolezza delle istituzioni regionali e nazionali circa l'urgenza e
necessità di reclutare nuovi
professionisti, anche nelle Regioni sottoposte a piani di rientro. Per questo motivo FedEmo esprime forte apprezzamento per gli impegni assunti
dal Ministro della salute Renato Balduzzi in occasione della
Giornata Mondiale a provvedere con la massima sollecitudine a completare l'iter delle
Raccomandazioni organizzative sulla programmazione regionale e sull'accreditamento
dei Centri emofilia, prodotte
da un gruppo nazionale di
esperti delle Regioni, coordinato dal Centro Nazionale Sangue. Tali raccomandazioni
"costituiscono" - secondo il
Ministro - «strumenti volti a
dare risposte assistenziali adeguate e omogenee su tutto il
territorio nazionale ai pazienti affetti da tale patologia e, allo stesso tempo, a fornire alle
Regioni strumenti per l'ottimizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici».
FedEmo guarda anche all'
estero, dove solo i125% dei pazienti ha accesso alle terapie
mentre il 75% non riceve un
trattamento adeguato. La generosità dei donatori italiani
fa sì che il plasma raccolto e
inviato al frazionamento industriale presenti una crescita costante, sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi,
così che, per alcuni farmaci
emoderivati, non solo è stato
raggiunto l'obiettivo importantissimo dell'autosufficienzanazionale, masi sono venu-
te anche a creare eccedenze di
prodotti medicinali o prodotti
intermedi derivati dal plasma
nazionale, rispetto al fabbisogno del nostro Paese. «Grazie
a uno specifico accordo tra Ministeri della Salute, Difesa, Affari Esteri e Regioni e Province
Autonome" - ha sostenuto il
Senatore Bosone, vice Presidente della XII Commissione
Igiene e Sanità, intervenuto alla Tavola Rotonda e promotore di una mozione sul tema "potrà essere possibile per i
prodotti plasmatici eccedenti
in Italia uscire dai confini nazionali per raggiungere Paesi
terzi bisognosi, come India,
Egitto ed Afghanistan, garantendo la sopravvivenza e il trattamento di migliaia di emofilici, valorizzando così il dono
gratuito e responsabile di 1 milione e 800 mila donatori italiani".
Presiden te FedEmo
Federazione
delleAssociazioni Emo f "zlici
(www. fedemo. it)
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