Rassegna di Domenica 20 e Lunedì 21 Maggio 2012
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Rassegna di Domenica 20 e Lunedì 21 Maggio 2012
Rassegna di Domenica 20 e Lunedì 21 Maggio 2012 SAßi1TÁ io* Nervono,almu donazioni cii sangue X"1% lo qk lo lo Costituito un tavolo tecnico presso l'AsI per promuoverle Asl 11 I EMPOLI lastici. Sono state evidenziate le pe- Gli attori coinvolti sul territorio dell'Asl 11 nel sistema delle donazioni del sangue si sono riuniti nel Centro direzionale, in via dei Cappuccini a Empoli, per costituire un tavolo tecnico per la promozione delle donazioni, avviando un processo propositivo e di concertazione . Al tavolo tecnico, il cui scopo è quello di delineare un percorso di azione comune finalizzato al rafforzamento della cultura della donazione, hanno partecipato Simona Carli, direttore del Centro regionale sangue, Eugenio Porfido e Renato Colombai rispettivamente direttore generale e direttore sanitario dell'ABI 11, Isio Masini direttore dell'unità operativa immunoematologia e medicina trasfusionale dell'Asl 11, Nedo Mennuti direttore della Società della Sa- culiarità dei donatori e delle donazioni effettuate nell'Asl 11, dove la propensione per questo atto di profonda civiltà rimane alta, ma suscettibile di miglioramento, soprattutto nell'ottica di stimolare un'offerta di sangue che segua l'andamento della domanda di sangue. Nel 2010 l'indice di donazione complessivo nell'As111, ovvero il numero di donazioni per mille abitan ti dai 18 ai 65 anni, è stato di 110 contro 103 dell'indice regionale. A tale risultato contribuiscono positivamente le donazioni di plasma da aferesi il cui indice nell'Asl 11 è pari a 40, mentre l'indice regionale è pari a 28. Sotto la media regionale, invece, l'indice delle donazioni di sangue intero che nell'Asl 11 è di 70, mentre a livello regionale èdi75. iute di Empoli in rappresentan za anche della SdS Valdarno Inferiore, ma anche rappresentanti dell'Ordine dei medici di Firenze e Pisa, dei medici di medicina generale, delle Associazioni dei donatori (Anpas, Avis, Cri e Fratres), di forze dell'ordine, vigili del fuoco e istituti sco- Pagina 1 Quando lo sport é salute Festa per grandi e piccini LO STADIO Castellani ha ospitato ieri l'Afa day, una grande festa di sport e salute - giunta all'ottava edizione - fra tutti coloro che frequentano le proposte dell'«attività fisica adattata», dedicata alle problematiche di salute. Ci sono stati momenti musicali della società filarmonica "Angiolo Del Bravo" di La scala a san Miniato e le esibizioni canore della Corale Gioconda di Udine, uno straordinario coro composto da pazienti affetti da Parkinson. Promotrice dell'evento la società della salute. Asl 11 Pagina 2 IL LCRITICA RIORGAN IZZAZION E DEL SERVIZIO I EM ERGENZA URGENZA • « ci) cam9. a • se non c e ' med co» centrale operanva del 118 deve essere presidiata «AVER fatto scendere i medici dalle ambulanze, sostituendoli con infermieri per quanto professinalmente validi, ha difatto depotenziato il servizio d'emergenza urgenza. Un'operazione condotta in porta tenendo di conto soltanto il dato economico con buona pace della qualità del servizio ». Paolo Baroncelli, capogruppo del Pdl in consiglio comunale ad Empoli, e con lui il consigliere regionale Nicola Nascosti, salva ben poco del nuovo assetto che si è dato il servizio di 118. «Non discutiamo il ricorso alle automediche (quelle dove viaggiano un medico ed un infermiere ndr) nè il loro numero che ora è di cinque, il tempo dirà se sono sufficienti o meno. No : quello che non comprendiamo è l'utilità di far viaggiare autoambulanze con a bordo soltanto un infermiere e volontari o soltanto quest'ultimi : entrambe le figure non possono fare diagnosi e quindi è giocoforza trasferire i paziente al pronto soccorso che viene così sovracaricato di lavoro». Anche la novità Asl 11 delle webcam, collegate in video con la centrale operativa del 118, sempre secondo il Pdl, ha poco senso se chi è a bordo dell'ambulanza non ha come interlocutore un medico. La cui presenza, attualmente, è prevista presso la Centrale operativa soltanto per alcune ore al giorno. In sostanza la sensazione è che l'Asl scosti e Daroncelli chiedono i potenziare i presidi decentrati 11 non creda più di tanto nel servizio di emergenza urgenza avendo fatto la scelta di far diventare il pronto soccorso del San Giuseppe lo snodo principale del sistema sanitario empolese. Uno snodo, come l'esperienza insegna, sempre più spesso 'ingolfato' «tanto-chiosa Baroncelli- che è stato chiesto ai medici e agli infermieri delle automediche, se al mo- í ore su mento non impegnati in servizi esterni, di dare una mano al pronto soccorso per i codici minori : e anche questo non va bene». «La prova evidente che dell'emergenza urgenza all'Asl più di tanto non importa -rilancia Nascosti- è la decisione di non far svolgere il corso, peraltro a pagamento, per la formazione di medici per questo specifico campo d'intervento. Noi chiederemo alla Regione il ripristino di questi corsi come anche la riapertura del punto di primo soccorso di Castelfiorentino, ma tutto questo non può bastare. E' necessario infatti puntare a potenziare i servizi sul territorio sfruttando le strutture ancora esistenti, penso a Fucecchio, San Miniato, lo stesso Castelfiorentino, i distretti sanitari ed i medici di famiglia utilizzando di più e meglio gli infermieri sempre nell 'ottica di offrire un servizio efficiente senza far toccare al paziente, quando non ce n'è reale necessità, il pronto soccorso dell'ospedale». Pagina 3 118, il Pdl critica la nuo.va . organizzazione 1 EMPOLI Una posizione critica quella del Pdl rispetto alla riorganizzazione dell'emergenza urgenza portata avanti dall'Asl 11. Una azienda che, per gli esponenti del centrodestra, mira troppo a risparmiare e a togliere i medici dalle ambulanze. La posizione del Pdl è stata spiegata da Paolo Baroncelli, capogruppo del Pdl in consiglio comunale e da Nicola Nascosti, consigliere regionale. «Non si va a togliere dalle ambulanze il medico lasciando gli equipaggi solo con l'infermiere e o con i volontari -spiega Paolo Baroncelli - gli infermieri dovrebbero essere utilizzati per il controllo degli anziani e dei malati cronici sul territorio, non possono fare diagnosi. E quindi devono portare i pazienti sempre al pronto soccorso. Così anche volontari». «Con le ambulanze dove ci sono solo i volontari si mette l'intervento a rischio - va avanti- non basta aver dotato di webcamera le ambulanze. «Questa ristrutturazione ha privilegiato solo lo spendere meno», continua il Pdl. Il partito è critico anche sull'interruzione (parziale) per i medici del corso di abilitazione per l'emergenza urgenza. Questo è stato un danno - spiega Baroncelli - anche per la città, da troppo tempo non venivano indetti corsi di questo tipo». Appunto polemico anche sull'utilizzo dell'automedica al pronto soccorso o al punto di primo soccorso. In attesa di chiamata i medici devono visitare i pazienti con codici minori e poi magari andare su incidente grave. Sarebbe meglio che il lavoro dei medici dell'emergenza fosse diviso con parte delle ore per i codici minori e parte per l' emergenza, le due cose dovrebbero essere separate».E infine «è impensabile che un medico debba stare tutta la carriera sull'ambulanza, bisogna pensare a un percorso diversificato». Asl 11 L circondario listato «lutto V,alla..trat _ia del terrore Pagina 4 Ac,; h o i n r,, n r-? sulla F í- P í- L í G í ovane sotto choc - SANMINIATO SALVATA dalla polizia stradale. La macchina di Benedetta D'Arrigo, giovane infermiera de La Serra, si è fermata pericolosamente sulla superstrada , in curva, nel tratto tra San Miniato ed Empoli. «Una situazione drammatica, di altissima pericolosità - racconta solo l'arrivo di due angeli in divisa mi ha letteralmente salvata. Credo che senza quest'intervento, per me sarebbe finita male». La pattuglia era in servizio ed è passata nel monento giusto dal punto dove si è fermata la macchina della donna. Benedetta D'Arrigo lavora all'ospedale di Empoli e ringrazia i due agenti in servizio che sono intervenuti, «con grande destrezza e con estrema professionalità - racconta - Ero sotto choc, ho avuto una grande paura». Cronaca Pagina 5 Investe cirgNale L'animale muore i resta ferito INVESTE un cinghiale, si procura un trauma cranico. Il fatto è successo l'altra sera intorno alle 21 a Montelupo, lungo la statale 67. Una strada dove non è difficile imbattersi soprattutto a sera in animali selvatici che attraversano la strada. E così è successo a un uomo 45 anni, che si trovava a bordo della sua vettura, quando all'improvviso ha visto l'animale uscire dal macchione. Il cinghiale è rimasto immobile, come ipnotizzato dai fari dell'auto. L'uomo, non appena si è reso conto della presenza dell'improvviso ostacolo, ha subito inchiodato, ma i freni ma la manovra d'emergenza non è stata sufficiente a evitare l'impatto. Una botta tremenda che non ha lasciato scampo all'animale L'urto, infatti, è stato letale per il cinghiale, che è morto sul colpo. La violenza dell'urto è stata tale che anche il conducente della vettura investitrice ha riportato conseguenze sia pure non gravi. L'automobilista infatti ha battuto la testa sul cruscotto riportando un trauma cranico. Sul posto i carabinieri della stazione di Montelupo e i soccorritori del 118 che si sono presi cura dell'uomo, medicandogli le ferite. Cronaca Pagina 6 Segnalazioni Pagina 7 DOMAN I A CASTELLO . ducare i ESISTE un metodo educativo valido indistintamente per tutti i bambini? Difficilmente troverete qualcuno che vi risponderà di si. Ma, se proprio non si può parlare di metodo, è possibile individuare un comune denominatore, un particolare approccio affettivo che facilità lo sviluppo delle facoltà cognitive e relazionali dei vostri figli? Una risposta articolata a questo interrogativo viene dal libro "E se poi prende il vizio? Pregiudizi culturali e bisogni irrinunciabili dei nostri bambini" di Alessandra Bortolotti che sarà presentato domani a Castelfiorentino (17.30) all'interno dell'asilo "Panda" (via De Gasperi 16). All'incontro, promosso dalla Bi- Interverrà , tra gli altri, Alessandra Bortolottì studiosa e scrittrice blioteca Comunale "Vallesiana" in collaborazione con Promocultura, interverranno l'Assessore alle Attività Educative; Alessandro Dei, e l'autrice del volume, Alessandra Bortolotti, che in questa pubblicazione ha voluto raccogliere quanto maturato nel corso della sua esperienza professionale di Psicologa perinatale. Contrariamente ai molti libri che esistono sul mercato editoriale relativi all'accudimento dei bambini, infatti, il libro della Bortolotti non si presenta come un classico "manuale di istruzioni" finalizzato a proporre mirabolanti quanto improbabili ricette di felicità nel rapporto tra genitori e figli, bensì - sottolinea l'autrice - come "un invito a riflettere sulla particolari- Servizi sociali bamb n i I: tà di ogni famiglia, sul diritto di allevare i bambini in piena libertà lasciando da parte i pregiudizi culturali, ascoltando il proprio istinto". "Viviamo in una società - prosegue la Bortolotti - che impone tempi e spazi basati sulla logica della produttività e del consumismo, e che non si cura a sufficienza di proteggere lo sviluppo affettivo dei più piccoli. I nostri figli crescono perciò in un mondo che spesso si è dimenticato di loro, pretendendo che diventino da subito autonomi, che non disturbino, che ignorino fin dai primi istanti di vita i propri istinti e le capacità di comunicare le proprie necessità". Attraverso l'analisi dei bisogni primari e universali di ogni bambino, il volume affronta temi come l'allattamento, il sonno dei neonati e dei bambini più grandi, il bisogno di contatto e le più efficaci forme di comunicazione fra genitori e figli. Le ultime scoperte delle neuroscienze hanno infatti dimostrato che rispondere ai bisogni affettivi di base dei bambini non significa stimolare la nascita di eventuali vizi (da qui il titolo del libro), bensì alimentare componenti irrinunciabili del loro percorso di crescita. Pagina 8 SOLIDARIETÀ A—I a 19 la sf nuova camera per disabili 0 SAN MINIATO L stata consegnata pochi giorni fa la nuovissima cameretta per la fondazione Stella Maris di San Miniato. Arredi moderni e all'avanguardia pensati per la degenza di ragazzi portatori di handicap. E il regalo dei due Rotare Club di San Miniato ed Empoli, presieduti da Elisabetta Lami e Roberto Boldri- ni, che hanno messo insieme le risorse necessarie per i nuovi arredi: circa 3.600 euro, per dotare i locali della struttura sanminiatese di una cameretta studiata appositamente per bambini e ragazzi con gravi patologie o disabilità. Una iniziativa alla quale ha contribuito anche la serata organizzata nel marzo scorso al teatro Verdi, quando i due Ro- tary portarono sul palco santacrocese lo spettacolo "Sogni" del cantautore Beppe Dati, figura di spicco nel panorama musicale italiano, che ha firmato molte canzoni di successo note al grande pubblico. La cerimonia di consegna è avvenuta alla presenza dei medici della Stella Maris e del presidente Giuliano Maffei. CO RIPROVAZIONE RISERVATA II I !!, flr F . . NI1= KhH I b 1 1 1 bi I I I I DOMENICA ÌR4NT RPII I I 11 ITiIq Ef rhAOÌ I MAGGIO I I I I I I I I I APARfOI I , r , i r >: r RWTpIP4DRNp $a6eIIrAAxb I 1: 1 , yl : I! AiaPONTEDERA Servizi sociali Pagina 9 CONTI DEL 201 1 IN ROSSO AN C H E PE R COLPA DEGLI AMMORTAMENTI c di FABRIZIO MORVIUCCI FARMA.NET, bilancio in rosso. L'assemblea degli azionisti ha detto sì al bilancio di esercizio 2011 della società pubblico privata che gestisce le otto farmacie comunali presenti in città . «Il risultato ante imposte - spiegano da Farma.net - determina una perdita lorda di esercizio di 85.214 euro, ma è opportuno notare come il risultato sia gravato in misura determinante dalla quota di ammortamento di competenza dell'esercizio per 429.129 euro». La nota integrativa attenua la perdita : «Tra i buoni risultati conseguiti nel 2011 Le liberalizzazioni consentiranno di aprire due nuovi punti vendita preme sottolineare la discreta tenuta del fatturato aziendale nonostante la crisi congiunturale e finanziaria registrata a livello economico e finanziario». Tra i vari risultati, il margine operativo lordo è positivo ed è pari a 410.709 euro. Analizzando più in particolare la gestione aziendale del 2011, se il primo semestre ha rilevato solo un lieve decremento dei ricavi da Sistema sanitario nazionale (-0,55%) cui ha corrisposto un incremento del numero delle ricette del 3,69%, nel secondo semestre è stato registrato un crescente decremento dei ricavi da Ssn (al 31 dicembre pari a -5,39%), cui si accompagna anche lï. o ne calo delle ticette la diminuzione del numero delle ricette a partire dal mese di agosto: «Questo - spiegano dalla società di gestione delle farmacie comunali - a seguito delle forti pressioni sul contenimento della spesa farmaceutica impartite dal Servizio sanitario nazionale, dalla Regione e dall'Asl». «Se leggiamo i risultati del bilancio di esercizio di Farma.net emerge che le farmacie lavorano bene - commenta il Sindaco Simone Gheri - ma la società deve fare scelte non più rinviabili, come ad esempio ridurre i costi di approvvigionamento dei farmaci, oltre a trovare una miglior efficacia ed un maggior equilibrio tra costi e produttività del personale». Il bilancio al 31 dicembre 2011 chiude con ricavi delle farmacie pari a 10.182 .613 contro i 10.400.361 euro dell'esercizio precedente, con un decremento di 218 mila euro pari a -2,09%. Nel corso dell'esercizio 2011 Farma. net Scandicci SpA ha continuato a sviluppare attività di educazione sanitarie e di prevenzione sulla salute sul territorio partecipando anche a manifestazioni quali ad esempio "Riguardiamoci il cuore". Vedremo se con le liberalizzazioni del governo, e la decisione di mettere due nuove farmacie al Viottolone e San Vincenzo a Torri, Farma.net deciderà di ampliare la sua rete vendita. V, — cfl blanr_ oé w •,: <1,Ar d; t,P,- , ,, ,;:ñ » Sanità fiorentina e toscana Pagina 10 UN ELETTROMIO FO Di ULTIMA GENE onsegnata al Meyer L'EL RO OG O entra al Meyer con grande entusiasmo da parte degli operatori della Clinica di neurologia pediatrica. Medici e ricercatori lo utilizzeranno per la ricerca e diagnosi di patologie neurologiche e genetiche dei bambini. Si tratta di un regalo per l'ospedale dei bambini. La firma sul biglietto è del Conad del Tirreno e vale ben 25 mila euro: il presidente Paolo Si- 10 E DONATO DA CONAD DEL TIRRENO nuova apparecdúa gnorini lo ha consegnato ieri al direttore generale dell'ospedale fiorentino Tommaso Langiano. «E' un ausilio importante per la diagnosi di malattie dal forte impatto sulla popolazione infantile» ha detto Langiano. L'apparecchio permette di valutare le capacità visive e uditive dei neonati che hanno avuto sofferenza perinatale e di diagnosticare e monitorare le patologie neurologiche che coinvolgono le vie di conduzione dell'impulso nervoso al cervello e al midollo. Il macchinario utilizza una tecnica non invasiva, generalmente ben tollerata dai bambini e ripetibile anche a breve termine. L'elettromiografo integrerà le attrezzature utilizzate per la ricerca scientifica. Manu Pl t,igEYEt-C Da destra, Paolo Signorini di Conad, Tommaso Langiano e i medici di neurologia pediatrica Sanità fiorentina e toscana Pagina 11 L'INIZIATIVA Malattie rare da curare Convegno nazìonale UN CONVEGNO a livello nazionale sulla Corea di Huntington. Le iscrizioni sono già aperte , trattandosi di una malattia rara che interessa molti italiani. Il convegno è promosso da Aich Toscana, Aich Neuromed e dalla Pubblica Assistenza di Campi. La giornata, sabato 16 giugno a villa Montalvo, servirà a fare il punto della situazione sulla ricerca su questa malattia degenerativa che colpisce il sistema nervoso e le opportunità di cura. Aprirà il convegno Giuseppe Scandale, presidente Aich Toscana; a seguire Luciano Finotto (presidente Aich -Neuromed), Rudolf Schaffrath in rappresentanza di NeuroSearch e Fred Taubman per la Huntington Disease Society of America. Poi sarà la volta del dottor Ferdinando Squitieri, direttore centro di neurogenetica e malattie rare . Per informazioni contattare Franco Fanelli: 055 8961964. Sanità fiorentina e toscana Pagina 12 Riflessioni dopo la recente apertura della Regione Toscana Sostanze e dosi mediche lontane dallo «spinello» n Italia, i malati "ufficiali" che usano cannabis terapeutica sono circa un centinaio. Nella realtà, però, si stima che migliaia di pazienti facciano ricorso all'auto-coltivazione o al mercato nero. La legge regionale toscana sull'uso terapeutico dei cannabinoidi, approvata il 2 maggio scorso, ha se non altro il merito di voler portare alla luce questo "sommerso", con tutte le garanzie del controllo medico e abbreviando i tempi del lungo percorso burocratico previsto oggi dalla normativa nazionale per procurarsi i farmaci a base di cannabis su prescrizione medica. I più critici nei confronti dell'iniziativa mettono in dubbio la validità scientifica della terapia e sollevano il timore di un'apertura allo "spinello libero". É davvero così? «Nella società c'è un po' di diffidenza - ammette Daniela Parolaro, farmacologa dell'Università Insubria di Varese da 20 anni impegnata nello studio sui cannabinoidi -. Secondo me, c'è sempre un malinteso: un conto è parlare di potenzialità terapeutiche dei cannabinoidi e un conto dello spinello libero, al quale personalmente sono contraria. L'utilizzo dei cannabinoidi a scopo medico non si riferisce necessariamente al THC (deltag-tetraidrocannabinolo) che ha effetti psicotropi, ma anche ad altri cannabinoidi non psicoattivi quale il cannabidiolo o alla loro associazione, comunque utilizzando dosaggi diversi e lontani da quelli dell'abuso. Non è la stessa cosa e finché non si chiarisce bene questo, andrà sempre a detrimento di tutti. Dunque è importante controllare le preparazioni e l'accuratezza del dosaggio. Nelle molte situazioni in cui le terapie tradizionali sono effi- Sanità fiorentina e toscana caci il vantaggio dei cannabinoidi potrebbe essere quello di avere ridotti effetti collaterali; in altri casi i cannabinoidi potrebbero rappresentare un'alternativa per i pazienti che non rispondono alle cure, in altri casi ancora la co-somministrazione di cannabinoidi e farmaci tradizionali potrebbe potenziarne l'effetto». Cerchiamo di chiarire meglio anche con l'aiuto di Vincenzo Di Marzo, coordinatore dell'Endocannabinoid research group del Cnr Pozzuoli. <d principi attivi prodotti solo dalla cannabis sono più di 70 - spiega -. I più noti sono il THC, che conferisce ai preparati di cannabis le proprietà psicotrope e ne implica l'uso ricreazionale e l'abuso, ed il cannabidiolo, che invece non è psicotropico ma ha proprietà farmacologiche, principalmente antinfiammatorie e neuroprotettive, molto promettenti». Effetti collaterali? «II cannabidiolo è abbastanza sicuro, e recentemente è stato somministrato a pazienti con schizofrenia, mitigandone i sintomi ad una dose di ben 8oo mg/die, senza rilevanti effetti collaterali racconta Di Marzo -. L'efficacia del THC, invece, è limitata dai suoi effetti psicotropici, che il paziente generalmente non tollera. La co-somministrazione di cannabidiolo sembra attenuare gli effetti psicotropici del THC e quindi consentirne la somministrazione a dosi più elevate». In campo medico le applicazioni del THC e degli altri principi attivi sono parecchie. «Grazie alle sue proprietà anti-emetiche e appetito-stimolanti, il THC è usato già da molti anni contro la nausea e la perdita di peso in pazienti sotto chemioterapia ed in pazienti con AIDS - dice Di Marzo -. Recentemente una miscela standardizzata di due estratti da varianti di cannabis, selezionate per produrre prevalentemente THC e cannabidiolo, rispettivamente, è stata approvata in Canada per il dolore in pazienti con cancro o sclerosi multipla, e in diversi Paesi europei per il trattamento della spasticità nella sclerosi multi- pla. In modelli animali, sia il THC e gli inibitori della degradazione degli endocannabinoidi, attraverso i recettori cannabici, sia il cannabidiolo, attraverso numerosi bersagli molecolari, si sono rivelati promettenti nel trattamento di numerose patologie: neurologiche, infiammatorie, metaboliche, respiratorie e cardiovascolari. Gli studi clinici sono però ancora troppo pochi». Proprio su questo aspetto insiste Adriana Turriziani, presidente della Società italiana di cure palliative: «Come Società scientifica - dice - auspichiamo l'avvio di studi clinici controllati (randomizzati a doppio cieco) che possano valutare l'effettiva efficacia dei cannabinoidi nel confronto con gli altri oppiacei usati, e sperimentati, da decenni». Ruggero Corcella rJ RIPRODUZIONE RISERVATA La diffidenza nasce da un malinteso: un conto è parlare di potenzialità terapeutiche dei cannabinoidi e un conto dello spinello libero. Non è la stessa cosa e bisogna chiarirlo bene Pagina 13 L'unico Centro di ricerca agricola specializzato la ROVIGO - Non vi aspettate le piantagioni di cannabis nascoste tra i boschi della contea di Mendocino o le distese di marijuana della Napa Valley, in California. Non siamo più nel 1896, quando l'Italia era il secondo produttore mondiale di canapa da fibra (loo mila ettari di coltivazioni) e nel Delta del Po, a Carmagnola e a Caserta crescevano foreste di canapa autoctona alta fino a tre metri. Nella ricca terra veneta, la sede distaccata di Rovigo del Centro di ricerca per le colture industriali del CRA (il più grande ente italiano di ricerca in agricoltura, controllato dal Ministero delle Politiche agricole) conserva in una piccola serra esterna soltanto poche decine di pianticelle di canapa appunto da fibra e quindi innocue. Ogni tanto qualche ragazzotto della zona se le porta via, pensando di fumarsi chissà che. Invece inalerà al massimo un po' di erba secca. A preoccupare di più Gianpaolo Grassi, 55 anni di Ferrara, sposato e con due figli, direttore dell'istituto fondato nel 1912 dall'agronomo Ottavio Munerati come "Regia Stazione sperimentale di bieticoltura", sono in realtà i cambi della guardia tra le Forze dell'ordine. Ogni volta ai nuovi comandanti viene in mente di mandare in via Amendola grandi spiegamenti di uomini e mezzi, per sequestrare le piante di cannabis (queste sì psicoattive) ben custodite all'interno dell'edificio di tre piani in mezzo alla campagna. Poi (almeno finora è accaduto così) tutto si chiarisce. Ma l'assillo maggiore dell'agronomo è salvare l'istituto dall'oblio (un patrimonio da museo solo in libri, riviste e macchinari d'epoca) e lanciarlo una volta per tutte con la sua eccellenza: è l'unico centro in Italia in grado di pro- Sanità fiorentina e toscana durre canapa a uso medico in ambiente indoor. «Nel 2002, quando decisi di specializzare il Centro nella coltivazione della canapa invece della barbabietola, - racconta Grassi - i miei colleghi dicevano che non ce l'avrei mai fatta. Invece se ora riesco a tenere in qualche modo uno spiraglio aperto per poter continuare è proprio merito della canapa, perché stiamo lavorando con finanziamenti privati o europei che riguardano al 99% la canapa ad uso tessile. Tiriamo avanti in buona parte con i proventi dell'azienda, i circa 6o ettari legati alla coltura, anche perché una parte dell'attività è dedicata alla ricerca e da questa non è che si ricavi un granché». La legge sull'uso dei derivati della cannabis approvata in Toscana e i progetti depositati in Veneto e in altre sette regioni potrebbero dunque far decollare il Centro di Rovigo, offrendo "materia prima" di idonea qualità per l'utilizzo in campo medico e non solo. pefacenti viene tenuto in frigoriferi o stanze con chiusura blindata, sotto protezione». II cuore della produzione per uso farmaceutico, però, è la "serra controllata" creata in un capannone blindato. In un'atmosfera da fantascienza, sotto la luce giallognola delle lampade a 600 Watt che forniscono 25 mila lux, le piantine selezionate all'origine vengono allevate in ambiente quasi sterile. «Qui non ci sono insetti, nè possibilità di contaminazioni pericolose - ci dice Grassi - e non usiamo prodotti chimici per trattare le piante. Per arrivare ad avere anche la produzione di un vegetale che poi possa essere trasformato o destinato a farmaco bisogna seguire delle procedure e ottenere un materiale che sia caratterizzato da livelli ele- Ai piani superiori dell'edificio ci sono i laboratori, dove vengono selezionate le varietà e analizzato il contenuto dei principi attivi. Alcune stanze ospitano le "scorte" di cannabis del Centro: quelle con molto THC (tetraidrocannabinolo, la sostanza psicoattiva), molto cannabidiolo o cannabigerolo, che sono i cugini minori del THC perché non psicotropi. Si lavora sul raddoppio del corredo cromosomico, per ottenere una maggiore produzione di metaboliti. In altre stanze è possibile seguire l'intero ciclo della pianta. Un paradiso, per i malintenzionati. «L'intero complesso è vigilato e con allarmi - rassicura Grassi -. All'interno abbiamo regole severe da rispettare sui controlli e la sicurezza. II materiale che può contenere sostanze stu- Pagina 14 vati di salubrità e di assenza di contaminazione. La pianta deve produrre il massimo e il prodotto deve essere uniforme in qualunque stagione e con qualsiasi temperatura. Una delle caratteristiche ricercate dal prodotto farmaceutico è proprio la costanza e la standardizzazione del principio attivo». Questo per dare la massima garanzia al paziente e al medico, sia sull'origine che sull'efficacia del farmaco. «Se i malati recuperano la canapa dal mercato nero, - aggiunge - rischiano, perché possono assumere qualunque tipo di sostanza, oltre ai cannabinoidi. E certi signori non sono tanto ligi alle regole della buona pratica di produzione dei farmaci». Ma quanta sostanza si può ottenere? «In questa serra alleviamo mediamente 15o piante. Ogni pianta produce una quantità di fiori, che è la parte più ricca e di interesse, per cir- ca 30 grammi, per cui diciamo circa 4,5 chili di materiale. Venduto a 3 euro al grammo, sono indicativamente 14 mila euro per ciclo (il prezzo del mercato nero è di 1o euro/gr). Con un lavoro intensivo, possiamo arrivare anche a 4 cicli l'anno. Dunque potremmo guadagnare circa 56 mila euro a serra. Con due serre potremmo ricavare il finanziamento che ci consente di stare in piedi da soli». Grassi lancia anche la proposta di creare una vera e propria filiera nazionale della cannabis medica, coinvolgendo lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. «Potremmo utilizzare i loro impianti perla produzione sia di farmaci sia di cosmetici estratti dalla canapa». Tutto certificato dallo Stato. E con la creazione di posti di lavoro. Perché non pensarci? Cor. (d RIPRODUZIONE RISERVATA Pianta )one Una raccoglitrice di canapa nel Ferrarese ai primi del '900 (Quaderni del centro etnografico ferrarese, 1985) Sanità fiorentina e toscana Pagina 15 " Stretta collaborazione con /AI/ e l 'Uoc Potenziata l'Onco-ematologia pediatrica al policlinico Santa Maria alle Scotte FIRENZE Potenziata l'attività della Onco -ematologia pediatrica al policlinico Santa Maria alle Scotte. Questo settore fondamentale per la cura delle gravi malattie oncologiche dei bambini è cresciuto grazie all'arrivo di giovani medici, con la supervisione del professor Alfonso D'Ambrosio, fortemente voluti dalla direzione aziendale per dare nuova linfa alle attività assistenziali, in piena sinergia con l'Atl - Associazione Toscana Leucemie e l'Uoc Pediatria, diretta dal professor Paolo Balestri. In Italia ogni anno si registrano circa 50 nuovi casi di leucemia ogni milione di bambini di età inferiore a 15 anni ; la casistica senese è in linea coni dati nazionali . "Ogni anno - spiega D'Ambrosio, registriamo nel Centro Aieop dell 'Aou Senese 35-40 nuovi casi di patologie oncologiche pediatriche . Nel solo anno 2011 i casi di nuova diagnosi presso l'Onco -ematologia pediatrica sono stati 4; nel primo trimestre 2012 è stata poi formulata l'ultima diagnosi". Sanità fiorentina e toscana Pagina 16 • • h n affett a tenz a on o mat 1ogia ï ï % ï ti • o ìai POTENZIATA l'attività della OncoEmatologia Pediatrica alle Scotte. Questo settore fondamentale per la cura delle gravi malattie oncologiche dei bambini è cresciuto grazie all'arrivo di giovani medici, con la supervisione del professor Alfonso D'Ambrosio, fortemente voluti dalla direzione aziendale per dare nuova linfa alle attività assistenziali, in piena sinergia con l'Atl (Associazione toscana leucemie e l'Uoc Pediatria, diretta dal professor Paolo Balestri. «Abbiamo incontrato il direttore generale dell'Aou senese per un confronto serio e costruttivo sulle necessità dei piccoli pazienti e delle loro famiglie - spiega Katia Landi, presidente Atl Siena -. Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti e dell'impegno preso e portato avanti dalla direzione aziendale che ha rinnovato una forte attenzione nei confronti dei bambini e delle loro famiglie». In Italia ogni anno si registrano circa 50 nuovi casi di leucemia ogni milione di bambini di età inferiore a 15 anni; la casistica senese è in linea con i dati nazionali. «Ogni anno - spiega D'Ambrosio - registriamo nel Centro Aieop dell'Aou Senese 35-40 nuovi casi di patologie oncologiche pediatriche. Negli ultimi 10 an- Sanità fiorentina e toscana • c e o S T II professor Alfonso D 'Ambrosio, il professor Paolo Balestri e il direttivo dell'Atl « rare malattie così gravi nei bambini richiede un lavoro i squ adra molto forte» ni abbiamo seguito 16 nuovi casi di leucemia linfoblastica acuta e i risultati in termini di lunga sopravvivenza o vera guarigione sono il 92%, in linea con i dati nazionali relativi a questa patologia. Nel solo anno 2011 i casi di nuova diagnosi presso l'Onco-Ematologia Pediatrica sono stati 4; nel primo trime- stre 2012 è stata poi formulata l'ultima diagnosi. Altro settore di ricerca e terapia è quello del retinoblastoma, tumore maligno dell'occhio, seguito in collaborazione con lo staff della dottoressa Doris Hadjistilianou dell'Oftalmologia; ogni anno 25-30 sono i nuovi casi di questo tumore . Curare malattie così gravi nei bambini richiede un lavoro di squadra molto forte, non solo per affrontare la malattia ma anche per sostenere le famiglie e i bambini, il cui unico compito, in questa bella età, dovrebbe essere solo quello di giocare e ridere spensierati. Il sostegno dell'ATI, per noi è sempre stato preziosissimo». Pagina 17 uravicianza G problem ' IL BUON funzionamento della tiroide è di fondamentale importanza durante la gravidanza. Cosa fare in caso di problemi? A questo argomento è dedicato l'incontro con la cittadinanza organizzato dai professori Furio Pacini e Felice Petraglia (nella foto) del policlinico Santa Maria alle Scotte, in occasione della Giornata mondiale della tiroide, che si terrà il 23 maggio, alle 16 nella sala convegni della Banca di Monteriggioni. «La tiroide - spiega il professor Petraglia, direttore ostetricia e ginecologia - riveste una particolare importanza nella donna sia perché garantisce un normale decorso della gravidanza e un regolare sviluppo del feto, sia perché influenza molte patologie del genere femminile». Elemento essenziale per la produzione di ormone tiroideo è lo iodio, che assumiamo con gli alimenti e, in gravidanza il fabbisogno di iodio aumenta sensibilmente ed è importante sapere cosa fare. «La malattia più frequente nelle donne in dolce attesa - spiega il professor Pacini, direttore Endocrinologia - è l'ipotiroidismo, che si corregge facilmente con l'assunzione per bocca di ormone tiroideo». Le malattie della tiroide, ad eccezione di rari casi, non costituiscono un ostacolo alla gravidanza. Sanità fiorentina e toscana Pagina 18 «ì i N 1on arriva fl fannaco salva~> u®le, la denuncia di un padre che attende le iniezicini per il suo bambino di ALESSANDRO VANNETTI «HO FATTO la richiesta alla fine di aprile, ma il farmaco salvavita per mio figlio non è ancora arrivato. Forse ci sarà mercoledì, o forse no, non si sa, e io ho scorte solo fino a giovedì.» L'indignazione, la rabbia, la paura, l'ansia feroce che ti prende alla gola vibrano intensamente nella voce del signor Rocco Davino: dai primi di maggio fa la spola fra Casole, dove vive, e la farmacia dell'ospedale Campostaggia dove è atteso il farmaco indispensabile alla salute di suo figlio, ma ogni volta deve tornare a casa a mani vuote e col cuore sempre più stretto. «Il bambino soffre di una rara malattia metabolica e deve fare un'iniezione al giorno di questo farmaco che la Regione Toscana passa in quanto salvavita - spiega - La richiesta l'ho fatta il 26 aprile, siamo al 19 maggio e alla farmacia di Campostaggia ancora non è arrivato niente: in casa abbiamo ancora sei iniezioni, per arrivare a giovedì. E poi? Che faremo se non sarà arrivato? A Campostaggia non sanno spiegare il motivo per il quale non c'è ancora traccia del farmaco, la richiesta è stata spedita regolarmente, lo aspettano, può darsi che arrivi mercoledì, ma non c'è nessuna certezza, né pare ci sia modo per sapere se e quando verrà spedito. L'unico suggerimento che hanno potuto darmi è di fare il giro delle farmacie, dove, magari nelle città più grandi, forse si potrà trovare, ma è giusto che un padre, una famiglia, debbano sopportare tutto questo per un farmaco che salva la vita di un bambino?» Il signor Rocco sperava di Sanità fiorentina e toscana non dover ripercorrere il calvario, ma, purtroppo, sta accadendo di nuovo quel che era già successo un anno fa . «Anche allora ci furono grandissimi problemi per avere la medicina - racconta - Alla fine, disperato, mi rivolsi direttamente alla casa farmaceutica che lo produce e mi spiegarono che la Regione non pagava le fatture o le pagava con grande ritardo: sta succedendo la stessa cosa? Mi rivolgerò alle istituzioni, farò partire una raffica di denunce... la vita di mio figlio è a rischio e io non posso `avere pazienza'». AP G-GS1 B-,/',E Rocco Davino attende un farmaco salvavita per suo figlio dalla farmacia dell'ospedale di Campostaggia (foto d'archivio) Pagina 19 ARRIVANO IN CITTÀ GLI SPECIALISTI DELLA MICROCHIRURGIA OCULISTICA Nuovo cv ntro medíco dí tre piani: sbarca fl colosso Vísta Vision E' STATO il vicesindaco Paolo Ghezzi a inaugurare ieri il nuovo centro medico Vista Vision in via Risorgimento, già presente a Milano, Verona, Bari e in alcuni paesi europei, specializza- to nella microchirurgia oculistica con apparecchiature laser di ultima generazione. Numerosi medici pisani - ma anche provenienti da Livorno e da Lucca - sono intervenuti alla cerimonia inaugurale, accolti dall'amministratore della Vista Vision Stefano Zanchi e dal direttore generale Mario Salmeri che hanno illustrato le caratteristiche del centro. Nella struttura pisana, oltre Sanità fiorentina e toscana alla tradizionale attività nel settore oftalmico per cui Vista Vision è ai primi posti in Italia, saranno ospitati, in convenzione con i principali enti assistenziali, altri ambulatori specialistici per prestazioni cliniche e chirurgiche di ortopedia, odontoiatria, ginecologia. Il centro occupa l'edificio attiguo alla ex clinica ortopedica e si estende su tre piani interamente ristrutturati per 1200 metri quadrati, dove trovano posto l'accettazione, le sale di attesa, gli ambulatori, un blocco operatorio con due sale chirurgiche e due camere per le degenze post operatorie. Pagina 20 U n centro oculistico di microchirurgia laser / PISA Estato inaugurato venerdì, alla presenza del vicesindaco Paolo Ghezzi e dell'amministratore delegato Stefano Zanchi, il nuovo centro Vista Vision, in via Risorgimento 38, che fa parte di un circuito internazionale presente in Italia già in altre quattro città ed è specializzato nel settore oculistico, per cui offre apparecchiature tecnologicamente avanzate per la microchirurgia laser. «Vista Vision è leader a livello internazionale perla chirurgia rifrattiva e in Ita- lia vanta lOmila interventi ali' anno su 8Omila totali - spiega Mario Salmeri, direttore generale della struttura - Abbiamo deciso di aprire un centro anche qui perché Pisa è sede di una realtà ospedaliera e universitaria di riferimento, con la presenza di una clinica che sforna professionisti di grande rilievo». Tra le attività maggiormente svolte nel centro ci saranno, dunque, tutti gli interventi di chirurgia rifrattiva per la correzione dei difetti visivi, ma anche quelli più tradizionali perla cura della cataratta, oltre a tutti gli esami di diagnostica strumentale. <A oggi partiamo con un organico di dieci oculisti ma il nostro intento è di arrivare ad accoglierne anche sessanta, oltre ad altri professionisti sanitari che vorranno esercitare nel nostro centro>, conclude Salmeri. Strutturato come unità operativa autonoma, convenzionato direttamente e indirettamente con i principali enti assistenziali, Vista Vision si propone, infatti, di allargare presto i propri settori di intervento, offrendo apparecchiature cliniche e chirurgiche anche ad altri specialisti, come odontoiatri, ortopedici e ginecologi. Inserito in un grande edificio recentemente ristrutturato, il centro Vista Vision dispone di ampie sale d'attesa, vari ambulatori, un polo diagnostico e un blocco operatorio perfettamente attrezzato, con due camere di degenza per garan lire ai pazienti il pieno recupero dopo gli interventi. Raffaella loannone ùRI PRODIRIONE RISERVATA Un momento dell'inaugurazione dei centro Vista Vision Sanità fiorentina e toscana Pagina 21 SUCCESSO PER IL SEMINARIO DELLA DOTTORESSA ERTO I Jnfertïlïtà, andrologi russi a lezione BEN 70 gli specialisti russi che hanno preso parte a un corso di aggiornamento di andrologia clinica svolto in città. Il seminario, tenuto da Antonella Bertozzi (foto), direttore dell'unità operativa di andrologia dell'Aoup, ha visto susseguirsi vari dibattiti sulle problematiche inerenti il moderno iter diagnostico e terapeutico del deficit erettivo e dell'infertilità . L'incontro rappresenta la prima tappa di un interscambio tra l'andrologia pisana e le università e gli ospedali russi. L'attività rientra nel progetto regionale sulla gestione dell'esecuzione e refertazione delle analisi di liquido se- Sanità fiorentina e toscana minale, esame base per gestire in maniera adeguata l'iter diagnostico terapeutico delle coppie con problemi di infertilità, oltre a essere utile per contenere la spesa medica futura. Durante il corso tenuto nei loca- li dell'Ac Hotel, alla delegazione di andrologi russi è stato anche illustrato l'approccio multidisciplinare al paziente e alla coppia con deficit erettivo, che a Pisa si sta svolgendo con ottimi risultati . Successivamente la delegazione di andrologi ha visitato il nuovo dipartimento di emergenza accettazione del nuovo ospedale SantaChiara a Cisanello e il centro di ricerca interuniver- sitario Endocas per la chirurgia assistita al calcolatore . Da sottolineare che le patologia andrologiche sono in costante aumento per colpa dell'emergere del numero di cause, tra le quali non va sottovalutato l'uso di droghe. Pagina 22 Giornata di studio sul "dopo di noi" al teatro di miti li 22 maggio, al teatro " Francesco di Dartolo " di Butl, va in scena una giornata dì studio sul tema "con noi e dopo di nor', un ' occasione da` esperienze e confronto organizzata da un gruppo dì genitori di ragazzi che frequentano i quattro centri diurni della Valdera . il gruppo, sottoforlna di coord `anamento, sì d costituito 16 marzo 2006, con l'Intento di superare la specificità di ogni singolo centro. al finedi rendere vislhili, in maniera efficace e unitaria , le problematiche presenti neli 'attiv ità degli stessi. Ciò facilitai rapporti e il dialogo, sia con gli operatori delle cooperative dì gestione dei centri, sia con il servizio sociale della Asl 5 e permette ai falnlliarl di partecipare direttamente alla programmazione delle attività: ricreative , di relazioni e di Inserimento lavorativo. uno dei ruoli del coordinamento e anche rivolto all'attlvitàdl informazione e formazione delle famiglie attraverso l'organizzazione dì Iniziative su argomenti specifici , La problematica estremamente sentita da tutte le fanmiglie e non più rinviabile é d "dopo di nor`. sarà presente l'assessore al diritto alla salute della Regione Tosca na Daniela Scaramuccia. anaduelíateWglizutori 'Ilar.Pinam Sanità fiorentina e toscana f.-u' Pagina 23 DOPO LE VERIFICHE SU I 26 PAZI ENTI PRATESI CON I MPIANTI DEPUY /G0 irrr 0r , , 17.1///e '..,, %. , /ooo/ . r i %" Gii, ti 11lGn/J/1//". Vt? , ✓/// %//rF , 01/7/17/11/ % G,% 1i %, Misericordia Dolce e attrezzato per camb iare ie plac che di SARA BESSI LA VICENDA delle protesi all'anca difettose, impiante su 326 pazienti pratesi, fra il 2006 e il 2010, sta volgendo a termine. O meglio: dopo un intenso periodo di follow up durante il quale l'Asl 4 ha richiamato i pazienti per compiere tutti gli esami del sangue e altre ricerche diagnostiche, ecco che sono iniziati i primi interventi di rimozione di quegli impianti della DePuy, risultati nocivi per la salute. Le operazioni per la rimozione e sostituzione delle protesi è iniziata all'ospedale Misericordia e Dolce e fra i pazienti, che da tempo portano nel proprio corpo queste placche, si sta diffondendo un sentimento di sollievo, dopo la comunicazione ufficiale di Regione Toscana e Asl in merito alla pericolosità di tali prodotti. La notizia era stata data nel febbraio scorso. E da allora, è iniziato il conto alla rovescia per attivare quel programma di Sanità fiorentina e toscana controllo che per quanto riguarda Prato interessa bene 326 pazienti (in tutta la Toscana ne sono state impiantate 808) cui sono state impiantate protesi ortopediche di sostituzione d'anca con sistema acetabolare ASR della ditta DePuy. Solo Le provette del sang ue prelevato sono state inviate anche a Londra in un laboratorio specializzato 29 sono i pazienti operati alla Casa di Cura Villa Fiorita. Dall'agosto 2010, dopo il riscontro da parte della DePuy di alcune anomalie, l'ospedale dell'Asl 4 non ha più utilizzato questa tipologia di protesi. «Finalmente», dicono i pazienti che sono stati in ansia per la loro salute e attendono con impazienza la data per il loro in- tervento «liberatorio». Nelle protesi ortopediche di sostituzione d'anca con sistema acetabolare Asr della ditta «DePuy» sono state riscontrate delle anomalie: in particolare nel caso di malfunzionamento dell'impianto si viene a creare un rilascio nell'organismo di ioni di cobalto o di altri metalli. LE PROVETTE del sangue prelevato ai pazienti con l'impianto sono state spedite da Prato a Londra in un laboratorio centralizzato in quanto esami particolari per la ricerca di ioni metallici e per contare sulla massima affidabilità. Il direttore dell'ospedale Alessandro Sergi ha mantenuto il rispetto dei tempi seguendo con attenzione il programma messo a punto e attivato per gli utenti dall'azienda sanitaria pratese. Non è stato facile raccordare tutti i tempi con i vari tipi di esami a cui sono stati sottoposti i pazienti, ma nonostante tutto i primi espianti di protesi sono già partiti. Pagina 25 ASL Presentata la cartella clinica digitafizzata ì LIVORNO Presentata allo stand dell' Azienda USL 6 di Livorno al ForumPa di Roma la nuova cartella clinica informatizzata. «Stiamo progressivamente facendo passare tutti i reparti da una cartella in cartaceo a una in formato digitale - spiega Andrea Belardinelli, responsabile dell'Innovazione e Sviluppo dell'Aal 6 - una novità che porta con sé una lunga serie di vantaggi per il paziente, ma anche per l'Azienda. Grazie a questa novità il professionista potrà accedere in maniera semplice e immediata ai passaggi sanitari di pertinenza del paziente dando la possibilità di dare uno sguardo di insieme alla sua storia clinica. Sembra una banalità - aggiunto Andrea Belardinelli - ma prima tutto questo avveniva in forma cartacea dovendo prima raccogliere tutti gli accessi e poi confrontando i dati raccolti. Per adesso questo percorso ri guarda i pazienti oncologici e nefrologici, ma ben presto la novità investirà anche tutti gli altri degenti che siano ricoverati o accedano agli altri percorsi assistenziali. Questa digitalizzazione ha investito, inoltre, anche la prescrizione dei farmaci chemioterapici prodotti all'interno dell'ospedale». F.LLI SCAF.DICLI.,,. Sanità fiorentina e toscana Pagina 27 Guardia medica turistica, ecco il piano Via il 15 giugno nelle frazioni a mare di Bibbona e Castagneto, a luglio nelle altre. Cambiala sede a Marina di Cecina di Rino Bucci 1 CECINA Infortuni, punture, contusioni e traumi da partitone sulla spiaggia. Contro gli incidenti al mare arriva la guardia medica turistica. L'Asl, come da anni, sta predisponendo il servizio salva-turista su tutta la Costa degli Etruschi. I presidi lungo il litorale sono quanto mal indispensabili, visto che nel picco della stagione, la popolazione in Bassa vai di Cecina se non raddoppia, triplica. Oltretutto, un incremento degli accessi rischierebbe di ingolfare il pronto soccorso, già alle prese con il super lavoro estivo. i numeri. Basti pensare che, solo nel 2010, le prestazioni erogate nei sei presidi tra Rosignano e Castagneto hanno sfiorato quota settemila. Andò peggio nel 2006, quando si raggiunse il picco delle novemila richieste di cura. Comunque ogni sede in media viaggia sopra le 500 richieste al mese. Circa 15 persone al giorno si rivolgono ai dottori. E i numeri sono in constante crescita. «Come ogni anno - spiega Franco Berti, responsabile sanitario perla Bassa val di Cecina - abbiamo attivato il servizio di guardia medica turistica lungo tutta la nostra costa. In alcuni casi si partirà prima, visto che i Comuni hanno deciso di finanziare una parte dell'iniziativa». In ogni caso il servizio, inizierà dal 1 luglio e andrà avanti fino al 31 agosto. Con qualche eccezione. Dove e quando. La prima novità è che cambia la sede a Marina di Cecina. I dottori non saranno più in servizio alla scuola elementare Collodi. «Era una soluzione abbastanza scomoda», commenta Berti. I sanitari si divideranno con i volontari della Pubblica assistenza la sede nell'ex vivaio della Forestale. Lo spazio viene concesso dalla cooperativa Nuovafuturo. Partiamo da sud, dove si inizia prima. A Marina di Bibbona e a Marina di Castagneto il servizio partirà il 15 giugno grazie ad un accordo con le amministrazioni. A Marina di Castagneto l'ambulatorio è nella sede del centro sociale (via della Marina). I dottori visiteranno tutti i giorni (o la mattina o il pomeriggio) mentre nel weekend saranno sempre presenti. Si parte a metà giugno anche a Marina di Bibbona dove si visita nella sede della Pubblica assistenza (via dei Cavalleggeri nord) ma solo nel fine settimana. Da luglio. Da luglio partiranno le visite in tutte le postazioni previste dall'Asl. Vediamo dove sono. A Rosignano Solvay i sanitari si trovano nella sede della Pubblica assistenza in via delle Pescine. A Vada il presidio è nella scuola elementare Novaro in via Magellano. «Da quest'anno - dice Berti - l'offerta si amplia, perché l'anno scorso la sede di Vada era aperta solo in agosto. Mentre quest'estate possiamo garantire il servizio anche in luglio». A Marina di Cecina, come già spiegato, i medici si troveranno al parcheggio dell'ex vivaio della Forestale. Visite e costi. Per la visita si spende qualcosa, ad eccezione delle prestazioni di primo soccorso e degli infortuni sul lavoro. Servono 8 euro perla ripetizione delle ricette, 15 euro per la visita ambulatoriale e 25 per quella domiciliare. Sarà rilasciata una ricevuta e non è previsto rimborso. In vista del picco dei turisti verrà aperta anche una postazione in più al pronto soccorso di Cecina. ORIPRODUZIONF RISERVATA Un paziente durante una visita medica in una foto di repertorio -lia n•cJirn tuàvttc.y ecco il Pia- 1 I .:.I IId ..1 ,.r, r,i.e. .,fsl I I I i: I II0I I W IIIJI IIi W i;N iriv ë : irttie .r rivirŸiJari Sanità fiorentina e toscana Pagina 28 Impiegato del Cup si intasca gli incassi dei tickds, fa f cando le ricevute di versamento Sottrae 5Omila euro alla Asi VALDICHIANA Lavorava al Cup ma tutti i soldi che gli utenti gli consegnavano, pagando le prestazioni specialistiche che andavano a prenotare, in realtà non finivano nelle casse della Asl bensì nelle "tasche" dell'impiegato, dipendente di una cooperativa che gestiva lo sportello delle prenotazioni per conto dell'Azienda Sanitaria locale Asl 8 di Arezzo. L'uomo, un 45enne della Valdichiana, del quale non sono state rese note le generalità - così come massimo riserbo viene ancora mantenuto da parte degli inquirenti sul luogo della vallata ove il dipendende prestava servizio - è stato denunciato dai carabinieri con l'accusa di peculato. A lui viene contestata l'appropriazione di un importo totale di 50mila euro circa, che però, fortunatamente, la Asl è già riuscita a recuperare. Le indagini sarebbero partite da un esposto presentato dalla stessa Asl alla Procura della Repubblica di Arezzo (ed alla Corte dei Conti) e da una denuncia ai carabinieri fatta direttamente dalla cooperativa presso cui l'uomo era im- piegato. I carabinieri della stazione di Camucia alla fine degli accertamenti hanno quindi denunciato in stato di libertà per peculato il 45enne, addetto ad un Cup sato indebitamente il denaro della Valdichiana, che nel pe- dei tickets versati dagli utenriodo compreso fra il mesi di ti per usufruire delle varie agosto del 2010 e il mese di prestazioni specialistiche. dicembre 2011, aveva incas- L'uomo, dunque, invece di versare l'incasso sul conto corrente della Asl 8, falsificava le ricevute di versamento e si appropriava del denaro. L'importo sottratto all'Asl avrebbe quindi superato i 50mila euro. Come reso noto ieri dalla stessa Azienda Sanitaria locale, la somma è stata interamente recuperata, ma per l'uomo i guai non sono certo finiti. Un comportamento del genere gli costerà caro sul luogo di lavoro. L'Azienda Sanitaria As18 ha comunque precisato che "non si tratta di un dipendente della Asl, ma di persona che agiva per conto di una cooperativa che gestisce uno dei Cup della Valdichiai na". L'uomo di 45 anni, dipendente di una cooperativa che gestisce uno sportello prenotazioni, denunciato per peculato Nei guai un impiegato di un Cup in Valdichiana Fa sparire gli incassi delle prenotazioni specialistich Sanità fiorentina e toscana Pagina 30 SI Di I NDAG I N I VIC ENDA SCOPERTA DAI CARABINIERI DOPO 0 oooor, i 'ji,,, ,, Si metteva in tasca gli incassi del ticke t. di GIANCARLO SBARELLATI NEL GIRO di alcuni mesi ancora un ammanco ai danni dell'Asl 8 di Arezzo in uno dei Cup della Valdichiana, questa volta però il presunto responsabile è un dipendente di una cooperativa che ha in gestione il servizio dell'Asl 8. Si tratta di un 45 enne residente in un centro della Valdichiana, che è stato denunciato in stato di libertà per peculato dai carabinieri della Stazione di Camucia, diretti dal maresciallo Falco, in collaborazione con il comando della Compagnia di Cortona. Una indagine durata alcuni mesi questa dei militi dell'Arma, giunta nei giorni scorsi alla sua conclusione. I militari avrebbero accertato che il 45enne, in qualità di addetto ad uno dei Cup della Valdichiana, nel periodo dall'agosto 2010 al dicembre 2011, avrebbe incassato il denaro dei tickets versati dagli utenti per usufruire delle varie prestazioni specialistiche. Invece di versarlo sul conto corrente dell'Asl 8 il 45 enne se ne sarebbe appropriato, mistificando ta- G ENT E L'uomo avrebbe intascato i soldi delle prestazioni dovute all'Asl 8 le suo operato mediante false ricevute di versamento. L'importo sottratto all'Asl ammonta a oltre 50.000 Euro, una bella sommetta visti i tempi che corrono. Ma in riferimento alla notizia relativa alla denuncia per peculato da parte dei Carabinieri di Camucia, ecco di seguito il comunicato dell'Azienda Sanitaria di Arezzo che oltre confermare il grave fatto fa alcune precisazioni: "Non si tratta di un dipendente della Asl - afferma il comunicato - ma di persona che agiva per conto di una cooperativa che gestisce uno dei Cup della Valdichiana. Le indagini dei carabinieri della TI AGLI SPORTELLI Alcune persone in attesa di pagare i ticket sanitari Sanità fiorentina e toscana 1 o ü✓ ' i 1, Jï 1 me F// r/ " P/" te di una coop Stazione di Camucia - secondo l'Asl 8 di Arezzo - sono conseguenti ad un esposto presentato dalla stessa Asl alla Procura della Repubblica di Arezzo (ma anche alla Corte dei Conti), oltre ad una denuncia ai Carabinieri fatta dalla stessa cooperativa presso cui il 45 enne era impiegato. Ad oggi la Asl 8 di Arezzo ha recuperato interamente la somma sottratta". Un fatto quasi analogo è accaduto nel gennaio scorso, questa volta l'ammanco accertato nelle casse del Cup di Camucia era stato inferiore, visto che ammontava a circa 15.000 euro, ma il fatto diverso era stato anche che l'impiegato al Cup di Camucia è un dipendente dell'Asl. Le indagini promosse dalla As18 avevano allora subito accertato la responsabilità di un proprio dipendente, assegnato poi ad altra attività in attesa della conclusione del procedimento disciplinare subito aperto nei suoi confronti. Il dipendente in questione, aveva comunque provveduto al reintegro delle somme indebitamente sottratte all'amministrazione. „ .,,,,, Pagina 31 Lilt Informa dalla prima pagina agio é il mese della prevenzione del tumore al polmone: visite gratuite il 31 P 1 I( aggio è per la Lilt il mese lvl per la prevenzione del tumore al polmone e per questo organizzerà il 31 di maggio in occasione della "Giornata mondiale senza tabacco", visite gratuite broncopneumologiche con spirometrie e consigli alimentari della dietista Barbara Lapini per evitare l'aumento di peso durante la fase di stop al fumo. Il fumo di sigaretta contiene oltre 4 mila sostanze tra parte gassosa, sospensione corpuscolata e condensato. Almeno 55 di queste sono cancerogene. Il fumo di tabacco è la prima causa del tumore al polmone, nonché di quelli del cavo orale, della faringe, della laringe e dell'esofago. Il fumo - attivo o passivo - provoca inoltre broncopneumopatie croniche ostruttive (Bpco) ed altre patologie polmonari croniche; gravi malattie del cuore e delle arterie (infarto, ictus, ipertensione arteriosa etc. ); maggiori rischi di impotenza sessuale per l'uomo e riduzione della fertilità in entrambi i sessi; anomalie nel decorso della gravidanza e dello sviluppo fetale; invecchiamento precoce della pelle, gengiviti, macchie sui denti, alito cattivo, rughe profonde sul viso, tono muscolare decadente. Un elenco, questo, che dovrebbe aiutarci a riflettere sull'opportunità di smettere di fumare Benefici dello smettere di fumare: dopo 30 minuti i battiti cardiaci e la temperatura delle mani e dei piedi si normalizzano. Dopo 8 ore aumenta la concentrazione di ossigeno nel sangue Dopo 12 ore migliora il respiro. Dopo 1 giorno: Sanità fiorentina e toscana il monossido di carbonio nei polmoni cala drasticamente e migliora la circolazione. Dopo 1 settimana: inizia a diminuire il rischio di un attacco cardiaco; bevendo acqua la nicotina viene eliminata dal corpo; migliorano gusto, olfatto e alito; capelli e denti sono più puliti. Dopo 1 mese: il polmone recupera fino al 30% in più della funzione respiratoria, con conseguente aumento di energia fisica. Dopo 3-6 mesi: diminuisce la tosse cronica; anche il peso tende a normalizzarsi. Dopo 1 anno: il rischio di infarto è dimezzato e si riduce anche il rischio di sviluppare un tumore. Dopo 5 anni: il rischio di tumore al polmone si riduce del 50% e quello di ictus è pari a quello di un non fumatore. Dopo 10 anni: il rischio di tumore si riduce ai valori minimi di probabilità. I benefici per la salute si ottengono a qualsiasi età si smetta di fumare. Invia le tue domande a info(dietistalapini.it; per informazioni 0575 401170. 4 Lilt, Lega It. Lotta Contro Tumori Pagina 32 E'oso alla Casuccia Visani durante una giornata di divertimento tra ragazzi Bimbo cade da un muretto in colonia Trasportalo al Meyer con trauma spinale POPPI Attimi di paura per un bambino di sei anni che è caduto da un muretto ed è stato trasportato al Meyer. Per fortuna le sue condizioni non sono gravi e forse se la caverà con tanto spavento. L'episodio è accaduto alla Casuccia Visani, che si trova nella frazione di Becarino a pochissimi chilometri da Poppi. Lì ogni fine settimana si radunano tantissimi giovani. Bambini di tutte le età, grazie al lavoro che svolge la chiesa avventista del settimo giorno, che ogni fine settimana organizza una sorta di campi solari. Così è successo anche ieri quando un gruppo di bambini, sembra un centinaio, si è ritrovato di nuovo alla Casuccia Visani. Lì c'è anche un campo sportivo e dei terrazzamenti di terreno. Sembra che il bimbo, sei anni di Bucine, mentre stava giocando con gli altri coetanei, abbia perso l'equilibrio e sia scivolato dietro un muretto. Nella caduta ha sbattuto la schiena ed è rimasto a terra. Subito è stata allertata la Misericordia di Poppi che ha soccor- Sanità fiorentina e toscana Sei anni di Bucine, è stato trasferito all'ospedale fiorentino col Pegaso Ma non è grave Meyer II bimbo di Bucine si trova tutto ricoverato nel nosocomio fiorentino so il bimbo, ed ha subito chiamato il Pegaso. L'elicottero è atterrato sul campo sportivo di Poppi, ha caricato il piccolo che è stato trasportato al Meyer. Con il passare delle ore, però, le condizioni del bimbo valdarnese sono migliorate. Sembra che sia stata più la paura che altro. Il bambino è comunque tuttora ricoverato al Meyer dove sarà sottoposto ad accertamenti per verificare che tutto proceda per il meglio e torni presto a giocare. 4 Pagina 33 L'INCIDENTE A LOSCOVE IN UN CENTRO GIOVANILE. IL VOLO CON PEGASO VERSO IL MEYER %/w .G da - POPPI - UN SALTO da un muretto e un bambino è rimasto seriamente ferito. L'incidente nell'alto Casentino all'interno del centro giovanile di Loscove, un luogo dove ogni anno vengono accolti migliaia di ragazzi per campi solari o per dei fine settimana all'insegna del divertimento e della natura. Ieri il centro giovanile di Casuccia Visani ospitava quasi duecento ragazzi arrivati da varie zone della provincia aretina. In uno di questi gruppi c'era anche il ragazzino di sei anni del Valdarno che con altri amichetti e alcuni accompagnatori aveva raggiunto Loscove. Una giornata L' LIS Sanità fiorentina e toscana CC'.DitS di svago in attesa delle lunghe vacanze estive. Ma per il piccolo il salto da un muretto di quasi un metro gli è stato fatale, forse è scivolato o forse non si accorto affatto del pericolo che correva. Una brutta caduta che ha fatto scattare subito il codice rosso e la richiesta del Pegaso per trasferire il bimbo al Meyer di Firenze. Si presume abbia subito un trauma spinale ma accertamenti più approfonditi potranno sciogliere qualsiasi dubbio. Il bimbo non è stato trasportato con l'ambulanza ma è stato soccorso dai medici del 118 che sono atterrati con il Pegaso sul campo da gioco della piccola località del comune di Poppi. E' atterrato sul campo da calcio dei centro giovanile Pagina 34 Regione, il Presidente auspica la formazione di comitati etici Anche per il governatore Rossi inutile la sperimentazione su cavie AREZZO Le ragioni scientifiche delle vivisezione sono oggetto di critica; l'efficacia di questa pratica è messa in discussione, a partire dalle differenza genetiche esistenti tra individui che non appartengono alla stessa specie. Proprio queste diversità, infatti, impediscono di estendere con naturalezza e consequenzialità i risultati ottenuti su una particolare specie, a quella umana. A puro titolo d'esempio le associazioni riunite nella Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente forniscono alcuni dati: 92%: è la percentuale dei farmaci che, dopo aver superato le prove sugli animali, viene scartata con le prove cliniche sull'uomo (Food and Drug Administration, USA); 37-50: è la percentuale di predittività dei test su animali per l'uomo (Lancet, 04.06.2011); 43%: è la percentuale di risultati ottenuti sui topi che discordano da quelli ottenuti sui ratti, loro stretti parenti, e viceversa (prof. Ames, Università della California); 3 su 10: è il numero medio delle specie animali che, tra le 10 più usate, danno la stessa risposta dell'uomo (Suter K. E, 1990). Anche il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, è intervenuto sulla sua pagina Facebook per chiedere uno stop alla sperimentazione animale. "Sono favorevole alla chiusura di Green Hill - ha scritto il presidente Rossi -. Esistono e vanno seguite le alternative valide alla sperimentazione sugli animali per far progredire la medicina". Unica concessione di Rossi ai "ricercatori" i rarissimi casi in cui non vi sia alternativa. "Mi auguro - ha aggiunto - che si arrivi alla creazione di comitati etici con il compito di stabilire se un determinato esperimento, che preveda l'impiego di animali, sia indispensabile". Naturalmente, secondo l'Enpa i test sugli animali non sono mai giustificati né giustificabili, senza alcuna eccezione. Infatti il modello animale, oltre ad essere fuorviante - le differenze nel corredo genetico di uomini e animali non permettono di estendere ai primi i risultati dei test condotti sui secondi -, è anche superato: il progresso delle scienza medica permette di utilizzare metodi alternativi non solo rispettosi della salute e della dignità degli animali, ma anche più efficaci poiché direttamente applicabili all'uomo. 4 Enpa Sezione di Arezzo , astr—ilian— aei iu, a„ m-,;, and ierxrla.JLo M; Sanità fiorentina e toscana Pagina 35 CLAMOROSA TESTI MON IANZA I UNA DIVERSAMENTE ABILE Ambulatorio Asi con le "bc .fiere" a visita dï controllo si fa in strada di ANGELA M. FRUZZETTI so, di mettere in atto le procedure specifiche del percorso di cura. La visita si è ridotta ad un dialogo tra me e la dottoressa, con i consigli e le cose da fare, il percorso da seguire, qualche appunto sopra un foglio, sia da parte sua che da parte mia». - MASSA - VISITE di controllo effettuate in strada: la struttura Asl di via Democrazia non è accessibile per i disabili. Una storia che ha dell'inverosimile, quando si pensa che ad essere off limits per le persone portatrici di handicap è proprio un centro dell'Asl. «HO AVUTO necessità di rivolgermi ad una nutrizionista e iniziare un percorso per la mia salute - racconta Lorenza Ascione, 45 anni, da due anni in sedia a rotelle perché affetta da sclerosi multipla - e mi sono rivolta all'Asl. L'ambulatorio è via Democrazia. Quando sono arrivata sul posto, ho notato tre scalini ma poi mi sono guardata intorno pensando che, girando lo stabile, ci dovesse essere per forza uno scivolo. Lo davo per scontato, visto che la struttura è sede di ambulatori medici dell'Asl. Invece niente. Mia madre è entrata chiedendo come poteva fare per portarmi all'appuntamento con la nutrizionista. Si sono attivate tre persone che mi hanno sollevata, facendomi superare la barriera degli scalini esterni». Già una persona vive l'angoscia della Sanità fiorentina e toscana A, Mí R %_ G 1 T Lorenza Ascione, 45 anni, sta vivendo un'odissea malattia e poi, di fronte a queste cose, come reagisce? «Mi sono presentata per il secondo controllo - va avanti Lorenza - e a quel punto, la dottoressa, considerando i disagi per lo spostamento fisico, ha preferito scendere in strada. Abbiamo cercato un angolo laterale alla struttura, vicino all'ingresso del Sert, e lì ho effettuato la mia visita, senza la possibilità di controllare il pe- LORENZA continua il suo rapporto con la dottoressa, che è molto sensibile al problema, e ogni volta il controllo viene fatto giù, nella strada, perché per lei è impossibile accedere all'ambulatorio. Fino a sei anni fa, Lorenza aveva una vita normale e lavorava alla Coop. Poi, il dramma della malattia che piano piano l'ha bloccata sulla carrozzella. Nella sofferenza, si trovano a volte piccoli spiragli che squarciano il buio e creano speranza. «Vorrei fare un plauso all'amministrazione comunale - dice - perché grazie alla sensibilità dell'assessorato al sociale, ogni mattina posso venire in ufficio come centralinista. Non sono assunta, seguo solamente un percorso di addestramento al lavoro per persone svantaggiate, con un minimo rimborso spese, ma questo per me, è un grande aiuto. Mi concede quelle ore di svago necessarie a non pensare alla malattia». Pagina 36 ocentesi, Cassazione confe la condanna Ribaditala pena al primario di ginecologia Migliorini: la paziente perse il feto e andò in coma per un'infezione ì MASSA-CARRARA L'amniocentesi alla quale si era sottoposta ne aveva messo in pericolo la vita, e portata all'aborto. E adesso, a quasi otto anni da quel drammatico evento, la Cassazione ha messo la parola fine a una dolorosa vicenda che vide protagonista una giovane madre carrarese, confermando la condanna per il primario del reparto di ostetricia e ginecologia, Paolo Migliorini. Fra l'altro, la pena di tremesi per lesioni personali colpose e per aborto colposo, era coperta dall'indulto quando fu comminata, nel novembre del 2006. Era stata quindi una scelta dello stesso dottor Migliorini - che aveva cooperato nell'amniocentesi insieme ad una collega, anch'essa condannata in primo grado e poi ricompresa nell'indulto - di procedere sia in corte d'appello che in Cassazione. E in entrambi i casi il responso è stato lo stesso, cioé la conferma della pena di primo grado. L'intervento di amniocentesi risale al 22 marzo del 2004, avvenne all'ospedale di Massa (non al materno infantile); secondo la ricostruzione dei giudici, vi fu una perforazione errate errata, che perforò la parete intestinale e diffuse nel peritoneo e nella sacca amniotica batteri esterichia coli, prelevati dall'ago nell'intestino. Sul momento, la paziente non aveva accusato niente di particolare, ma al ritorno a casa, aveva avuto febbre fino a 41, dovuta a una infezione placentare, peritonite acura, villite acuta, infezione e coagulazione intravasale diffuse. Nella sua difesa, il dottor Mi- gliorini sosteneva che in realtà le infezioni fossero preesistenti rispetto all'amniocentesi, o che fossero dovute allalaparoscopia a cui fu sottoposta successivamente all'ospedale di Sarzana, dove era andata all'insorgere della febbre. Da Sarzana era stata poi trasferita a Genova, in coma; e qui le avevano salvato la vita. Il feto fu espulso nelle prime ore del 24 marzo, quindi all'incirca due giorni dopo l'amniocentesi. A detta dei giudici della Cassazione, sono da condividere le conclusioni dai consulenti tecnici, e cioé che una terapia adottata tempestivamente già dal giorno 22 su una persona giovane e non soggetta ad altre patologie, avrebbe contenuto le conseguenze lesive dell'infezione e avrebbe evitato la morte del feto. Il ricorso quindi è rigettato, e il dottor Paolo Migliorini deve pagare le spese processuali e rifondere le spese di costituzione della parte civile, liquidate in 1.800 euro. Il dottor Paolo Migliorini era difeso dagli avvocati Andrea Corradino e Alessandro Silvestri, la giovane madre carrarese era assistita dall'avvocato Paolo Barsotti. In primo grado, il pm dell'accusa era Leonardo Tamborini. La pena era stata cancellata con l'indulto, ma il primario aveva deciso comunque di procedere con l'appello, confidando nella piena correttezza del suo operato. La difesa: infezione preesistente. Come detto, uno dei punti su cui si era basatala difesa era che l'infezione fosse già in atto Sanità fiorentina e toscana quando era stato deciso di praticare l'amniocentesi, trattandosi di un'infezione asintomatica e quindi di difficile individuazione. Dopo essere stata dimessa dall'ospedale di Massa, la donna era tornata a casa (all'epoca abitava in un comune della Val di Magra) e solo successivamente si era sentita male. La giovane era stata ricoverata nell'ospedale di Sarzana con la febbre altissima (41-42) e in stato di semi coma. La patologia che la stava uccidendo era la coagulazione intravasale disseminata (cid). In parole povere il sangue non si coagulava e nei vasi sanguigni e nei capillari si stavano formando micro trombi di fibrina. I medici sarzanesi l'avevano sottoposta a una laparoscopia e quando hanno visto che nella loro struttura non avrebbero avuto molte possibilità di salvarle la vita avevano deciso di trasferirla al San Marino di Genova. Qui la giovane madre riuscì a sopravvivere. anni - scrisse l'Asl - i nostri medici hanno effettuato oltre 2.000 esami. E quello della giovane è il primo caso in cui si sono verificati problemi. Ma quando si parla di esami invasivi esistono per definizione dei rischi. Per questo le gestanti vengono sottoposte all'esame su indicazione del medico curante, che lo prescrive solo in casi particolari». «Per effettuare controlli sul feto, i medici preferiscono di solito praticare uno o più screaning: l'amniocentesi implica rari ma oggettivi rischi di infezione, di rottura della sacca fetale, di emorragia intratnniotica, addirittura di perforazione intestinale. E pur sempre l'inserimento di un ago nel ventre di una donna incinta», aveva aggiunto proprio il dottor Paolo Migliorini, primario di ostetricia e ginecologia dell'ospedale. «L'indagine chiarirà una vicenda che ci rammarica e stupisce - aveva inoltre detto - la giovane non è stata l'unica paziente a cui quella mattina L'ambulatorio amniocentesi è stata praticata l'amniocentesi. massese - spiegò l'Asl alcuni Abbiamo fatto 6 esami oltre al giorni dopo il fatto - era attivo suo». dal 1997, e pochi mesi di quel marzo 2004 struttura e macchinari erano stati rinnovati. «In 7 'dl RI PRODUZIONE RIS ERVATA ,,, •.wn:t-a: VnmhaaNwl. = JQ.6II6IL 1 Pagina 37 L'_Q') SPITE ETEROLOGA, I RISCHI DI UNO STRAPPO «Nuovi diritti», serve un sovrappiù di vigilanza EUGENIA ROCCELLA* uante volte abbiamo sentito dire che oggi, di fronte alla più estesa e devastante crisi economica dopo quella del 1929, i temi eticamente sensibili non interessano più a nessuno? Se manca il lavoro, se le tasse diventano un incubo, se a rischiare la bancarotta è una nazione intera, cosa può importare una legge sul fine vita o sulle coppie di fatto? Queste affermazioni possono apparire ovvie e ragionevoli: eppure non sono vere. Nel pieno della crisi, i leader si preoccupano dei cosiddetti "nuovi diritti" quanto delle questioni economiche, e forse persino di più. Barack Obama e François Hollande, due personalità assai diverse, in contesti diversi, hanno deciso entrambi di rilanciare sui matrimoni gay (Hollande anche sull'eutanasia); uno l'ha annunciato subito dopo aver vinto le elezioni, l'altro aprendo di fatto la propria campagna elettorale. Stefano Rodotà parla di una «nuova stagione dei diritti», e anche in Italia, effettivamente, questa ondata si vede: unioni di fatto, legge sull'omofobia, fecondazione assistita e testamento biologico sono questioni su cui ogni giorno, ormai, ci sono iniziative in Parlamento e nei tribunali, e talvolta anche dichiarazioni di autorevoli esponenti dell'attuale governo, che essendo tecnico, dovrebbe in teoria tenersi lontano da tematiche così controverse. La verità è che, qualunque sia la situazione economica, le persone non smettono di considerare le relazioni, gli affetti, il dolore di una vita che si spegne e la gioia per una che nasce come gli eventi più importanti della propria vita, e su questi temi si coinvolgono, giudicano, scelgono da che parte stare. È impossibile ormai fare politica senza avere una chiara visione antropologica, perché ogni scelta di governo ne viene influenzata profondamente. Decidere per il matrimonio omosessuale o per la fecondazione eterologa, per l'eutanasia o per la diffusione delle diverse "pillole del Sanità nazionale giorno dopo" fra le minori, vuol dire avere in mente una società dove le reti parentali e i legami comunitari sono indeboliti, dove l'individuo è apparentemente trionfante e autodeterminato, ma in realtà solo e incerto, privo di sostegno e di rapporti stabili. Una società in cui la longevità, che è stata finora il parametro fondamentale per misurare il benessere di un Paese, può trasformarsi in una "minaccia sociale", come ha denunciato il Fondo monetario internazionale, perché rende insostenibile l'equilibrio dei sistemi di welfare. La crisi economica, quindi, non mette al riparo dalla rivoluzione antropologica in atto, anzi l'accentua, e richiede un sovrappiù di vigilanza, sia da parte dell'opinione pubblica, che da parte dei politici. I quali non possono rinunciare a intervenire e a entrare nel merito e nel dettaglio, come è stato peraltro fatto con la legge 40, nonostante, per un cattolico, la procreazione assistita semplicemente non sia ammissibile. Per questo, di fronte alla possibilità che la Corte Costituzionale si esprima a favore della fecondazione eterologa, ho scelto di scrivere una lettera a tutti i parlamentari, per ricordare che, nel caso in cui la Consulta modifichi la legge, questa dovrà tornare in Parlamento. Non sarebbe accettabile che il varco eventualmente aperto da una sentenza si trasformi in un "tana libera tutti", senza più regole né argini, o che si ricorra a decreti ministeriali senza aprire una discussione ampia che coinvolga coloro che rappresentano la volontà popolare. Come è già stato sottolineato su questo giornale, infatti, si aprirebbero - e noi ci auguriamo che non sia così - questioni gravi (dall'anonimato del donatore al diritto del figlio a conoscere le proprie origini, e molto altro) su cui solo il Parlamento potrebbe decidere, e su cui i cittadini devono essere resi il più possibile consapevoli, attraverso il dibattito pubblico. È questa la buona politica in cui continuiamo a credere. *Deputato del Pdl, già sottosegretario alla Salute Pagina 38 i ricorsi Martedì la legge 40 all'esame della Consulta Sotto esame i ' 'ti che tutelano la vita umana Di EMANUELA VINAI ordine alla medesima». Non è la prima volta che la legge 40 viene porartedì la Corte Costituzionale esatata di fronte ai giudici costituzionali. L'ultiminerà il divieto di «fecondazione ema pronuncia della Corte è l'ordinanza del M previsto dall'articolo 4, marzo 2010 con cui la Consulta ha ritenuto comma 3, della legge 40. La questione era stamanifestamente inammissibili le questioni ta sollevata dai Tribunali di Milano, Firenze e sollevate dal Tribunale di Milano nel discutere Catania che hanno basato il loro ricorso suli ricorsi di due coppie che chiedevano di pola sentenza di primo grado della Corte euroter effettuare la diagnosi preimpianto perché pea dei diritti dell'uomo, intervenuta per sanportatrici di malattie genetiche. La Corte ha zionare l'analoga normativa austriaca per inribadito che l'unica «deroga» al divieto di criocompatibilità con la Convenzione per i diritconservazione è quella stabilita dalla preceti dell'uomo. Ma il governo austriaco, sostedente sentenza 151 del 2009. In quel caso, dinuto anche da Italia e Gerchiarando incostituzionale mania, aveva chiesto e otuna parte del comma 2 delLe tesi dei tribunali di tenuto una revisione del cal'articolo 14, era stato abroFirenze, Milano e Catania so davanti alla Grande gato il limite della produChambre della Corte di zione di tre embrioni da trasono basate sul verdetto Strasburgo che, con il prosferire con un unico imdella Corte di Strasburgo, nunciamento del 3 novempianto. La Corte nel 2010 rebre 2011, ha ribaltato il giuspinse le eccezioni di costigià ribaltato in appello dizio di primo grado ribatuzionalità senza stabilire dendo la piena legittimità alcun diritto alla «diagnosi della legge austriaca e la piepreimpianto», anzi: le nor- na autonomia in materia dei singoli Stati. La Corte italiana aveva rimandato la decisione in attesa del giudizio d'appello pendente a Strasburgo. Le ordinanze di rimessione dei tre giudici ordinari si basano sul richiamo al «diritto alla vita privata e familiare» e al «divieto di discriminazione» degli articoli 8 e 14 della Convenzione ed evocano il «diritto fondamentale alla piena realizzazione della vita privata familiare e il diritto di autodeterminazione in Sanità nazionale me continuano a prevedere il divieto di selezione embrionale. Bisogna risalire al 2006 e all'ordinanza 369, in cui la Consulta dichiarava la «manifesta inammissibilità» della questione di legittimità costituzionale dell'articolo 13. Per la Corte il divieto di diagnosi preimpianto è «desumibile anche da altri articoli della stessa legge, non impugnati, nonché dall'interpretazione dell'intero testo legislativo alla luce dei suoi criteri ispiratori». © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 39 «Nei diritti dei figli il no all'eterologa» scere le proprie origini biologiche, come sarebbe nel caso dell'eterologa. E poi anifestamente inammisdobbiamo tener presente quanto accasibile o infondata»: è coduto alla Corte europea dei diritti delsì che, a rigore di diritto, l'uomo. dovrebbe pronunciarsi martedì la CorCe lo può ricordare? te Costituzionale sull'eterologa. È il paLe ordinanze di rimessione alla Corte rirere di Stelio Mangiameli, ordinario di chiamano la sentenza di primo grado Diritto costituzionale all'Università di sul caso dell'Austria, poi annullata in seTeramo, docente alla Luiss di Roma e dicondo grado. Ma la Corte europea non rettore dell'Istituto di studi sui sistemi ha mai affermato che esiste un diritto regionali federali e sulle autonomie del all'eterologa derivante dalla ConvenCnr. zione europea sui diritti dell'uomo, un Il divieto di fecondazione eterologa concampo lasciato alla disciplina dei sintenuto nella legge 40 ha fondamento goli Stati. In primo grado la Corte aveva nella Costituzione? rilevato alcune irragionevolezze nella diNon c'è un diritto all'eterologa nel nosciplina austriaca, che è diversa dalla nostro ordinamento perché la Costituziostra e prevede l'eterologa solo in vivo e ne all'articolo 29 parla della famiglia conon in vitro. me società naturale fondata sul matriL'introduzione dell'eterologa sarebbe monio, sull'uguaglianza dei coniugi, sul in contrasto con altre leggi del nostro diritto e dovere di istruire educare e ordinamento? mantenere i figli. Da questa concezione Non possiamo ridurre l'eterologa a una di famiglia non possiamo ammettere uquestione tecnica, non si tratta di mana pretesa della coppia a ottenere un fi teriale biologico qualsiasi, estraneo a .......................................... quanto il nostro ordinamento prevede sulla famiglia e i figli. Il nostro diritto di famiglia non può accogliere l'eteroloMangiameli: «I1 figlio ga perché pone al cenin provetta con tro i diritti dei figli, compreso quello di conogameti estranei scere i propri genitori. alla coppia è contro Anche nell'adozione genitori biologici e natula Costituzione rali non coincidono... e l'ordinamento» L'adozione non presuppone la mancata conoglio attraverso i gameti di un soggetto escenza dei rapporti originari. Sempre sterno. I; embrione è stato giudicato dalpiù spesso nell'interpretazione non si ela giurisprudenza costituzionale un sogsclude la conoscenza dei genitori biologetto di diritto, e quindi portatore di pogici. In ogni caso, l'adozione non risizioni giuridiche soggettive che vanno sponde a una funzione procreativa ma bilanciate con quelle della madre. In a finalità diverse, che pongono al centro questo bilanciamento non è detto che il minore. Infatti non si comprende persia sempre il diritto della madre a preché le persone non scelgano l'adozione valere. La legittimità dell'eterologa deve anziché l'eterologa. essere analizzata anche nel quadro di riC'è un diritto a essere genitori? ferimento dei diritti costituzionali che Da un punto di vista costituzionale no. maturano in capo al figlio. Il diritto a essere genitori esiste nel senAltri aspetti da considerare? so che non ci può essere un'autorità Nella nostra Costituzione, a differenza pubblica che mi impedisca di esserlo, di altri Paesi, c'è una norma, l'articolo ad esempio attraverso una sterilizzazio30 ultimo comma: «La legge dettale norne forzata. Non esiste un diritto in posime e i limiti per la ricerca della patertivo, tale per cui se io non posso avere finità». Da ciò si desume che la nostra Cogli lo Stato debba garan tirmi di poterli astituzione considera rilevante il diritto vere. di ognuno di noi a rintracciare il proprio Esiste un diritto a conoscere la propria profilo genetico. La Costituzione afferidentità biologica? ma che la legge debba prevederne anche Si, ed è tutelato anche all'articolo 2 della Carta, quello sui diritti inviolabili deli limiti, ma un conto è prevederne i limiti e un altro è privare qualcuno di questo l'uomo, per cui nessuno può essere pridiritto. La limitazione non può giungevato della propria identità: e l'identità è re fino alla soppressione del diritto, e anzitutto biologica. quindi a impedire a qualcuno di conoDI II.ARiA NAVA © RIPRODUZIONE RISERVATA Sanità nazionale Pagina 40 BIOPOLITICA E SOCIETA L'embrione « uno di noi », da oggi si firma /n Vaticano illaúatocaízolunitalianoperil«Lifeday» DI FRANCESCO OGNIBENE Non dimenticare la ferita aperta della legalizzazione dell'aborto, che nel maggio di 34 anni fa venne depenalizzato (a ben precise condizioni) ma che non per questo - come erroneamente si asserisce - può essere considerato un «diritto»; festeggiare i 25 anni del concorso scolastico europeo sulla vita umana; e soprattutto lanciare la raccolta continentale di firme per giungere al riconoscimento dello statuto giuridico dell'embrione sin dal concepimento attraverso l'iniziativa «Uno di noi». Sono i tre obiettivi per i quali migliaia di aderenti ad associazioni e movimenti del laicato cattolico italiano si sono dati appuntamento oggi in Vaticano per il «Lifeday 2012», la manifestazione unitaria che - dopo la Marcia per la vita, che ha portato a Roma domenica scorsa 15mila persone Iniziativa unitaria di associazioni e movimenti in Aula Paolo VI per lanciare la campagna europea da tutta Italia - intende richiamare con forza l'attenzione sul diritto alla vita come fondamento dell'etica sociale. La tragedia di ieri a Brindisi ha rattristato la vigilia della manifestazione: un'ombra sul «popolo della vita», che oggi - come si legge in un comunicato diffuso dagli organizzatori - rinnoverà «con ancora più forza» il proprio «impegno perché la vita, qualunque vita, sia sempre accolta e difesa». In particolare «sarà il folto gruppo di giovani pugliesi a far sentire forte l'indignazione per chi ha colpito alla cieca e la commozione per chi ha assurdamente perso la vita». Scorrendo la lista delle adesioni al Lifeday 2012 si incontrano le principali denominazioni dell'associazionismo cattolico: Movimento per la vita (promotore dell'iniziativa), Azione Cattolica Comunione e Liberazione, Cammino Neocatecumenale, Rinnovamento nello Spirito, Acli, Movimento cristiano lavoratori, Forum delle associazioni familiari, Scienza & Vita, Movimento dei Focolari, Retinopera, Associazione Papa Giovanni XXIII. Alla manifestazione di oggi hanno annunciato la loro partecipazione anche alcuni esponenti politici. Cornice dell'incontro di questa mattina è l'Aula Paolo VI, dalla quale alle 12 i partecipanti al Lifeday assisteranno in diretta al Regine Coeli del Papa nella vicina piazza San Pietro. Prima della preghiera mariana, alle 10 la mattinata viene aperta dall'intervento di Carlo Casini, presidente nazionale del Movimento per la vita, al quale seguono testimonianze, riflessioni, proposte ed esibizioni artistiche, oltre a una serie di interventi di leader e rappresentanti di movimenti e associazioni. La premiazione del Concorso «L'Europa di domani è nelle vostre mani» darà l'occasione per ricordare che in questi 25 anni l'iniziativa creata dal Movimento per la vita ha coinvolto, anno dopo anno, oltre un milione di ragazzi, chiamati a confrontarsi creativamente sul diritto alla vita fondamento di tutti i diritti. Cuore della manifestazione di oggi, che sarà conclusa dal presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia cardinale Ennio Antonelli, è però il via alla campagna «Uno di noi», con la quale più di 30 Movimenti per la vita di 21 Paesi europei intendono raccogliere al più presto quel milione di firme di cittadini appartenenti ad almeno 7 Paesi dell'Unione previsto dal Trattato di Lisbona come soglia per ottenere con la loro partecipazione dinanzi alle istituzioni europee una discussione sul riconoscimento giuridico dell'embrione sin dal concepimento. Un nuovo percorso democratico, che chiama alla mobilitazione chiunque si senta promotore del diritto alla vita. E che è la nuova, grande battaglia che deve impegnare unitariamente tutti i pro-life italiani. Info: www.mpv.org © RIPRODUZIONE RISERVATA Sanità nazionale Pagina 41 Domani a Montecitorio Bioetica, scontro • N• uamera . . opposte s ' obiezione dí coscienza Moziom MILANO - La bioetica torna protagonista in Aula. Domani al secondo punto dell'ordine del giorno di Montecitorio c'è infatti la discussione di mozioni sul «diritto all'obiezione di coscienza in campo medico e paramedico». I testi depositati sono quattro e partono dalla raccomandazione 1763 approvata nell'ottobre 2010 sul diritto di sollevare obiezione di coscienza nell'ambito delle cure mediche legali. La prima mozione in calendario è quella di Luca Volontè dell'Udc, sottoscritta tra gli altri anche da Giuseppe Fioroni del Pd, dai pidiellini Eugenia Roccella e Alfredo Mantovano, da Paola Binetti e Rocco Buttiglione. La mozione impegna il governo «a dare piena Sanità nazionale R dicLie Maria Antonietta Farina Coscioni, 42 anni attuazione al diritto all'obiezione di coscienza in campo medico e paramedico e a garantire la sua completa fruizione senza alcuna discriminazione o penalizzazione, in linea con l'invito del Consiglio d'Europa». Una mozione presentata da Maria Antonietta Farina Coscioni (e sostenuta dai radicali e da alcuni democratici) ricorda, fatta salva l'obiezione di coscienza, la necessità di «garantire il diritto di ogni individuo di ricevere dallo Stato le cure mediche ed i trattamenti sanitari legale>. In discussione anche il testo dell'Idv e quello del Pd di Anna Margherita Miotto, sottoscritto da Gero Grassi, dirigente di area popolare. ® RIPROW[IONE RISERVATA Pagina 42 re c ur e 2 Pediatri disponibili "h 24" per tutta la settimana, sabato e domenica compresi, affiancati da specialisti ospedalieri, infermieri pediatrici, nutrizionisti, in «case della pediatria» che diventino il punto di riferimento sul territorio per genitori e bimbi. È la proposta lanciata dalla Società italiana di pediatria (Sip). A detta dei pediatri, la preN senza continua sul territorio sarebbe una scelta Sono gli accessi in grado da un ladei bambini to di garantire nei Pronto soccorso italiani una risposta effinel 2010. cace alle nuove In 8 anni il ricorso domande di salualle strutture d'emergenza te (con le nuove è cresciuto esigenze delle fadei 10 per cento miglie e le malat- 10 Sanità nazionale 457 mi l 4 ( . ... tie croniche che incidono sempre di più), e dall'altro di contribuire a superare gli ingorghi che sempre più spesso si registrano ai Pronto soccorso, cui i genitori si rivolgono nella maggior parte dei casi anche quando non servirebbe. Secondo i dati della Simeup (la Società italiana di medicina emergenza urgenza pediatrica), infatti, gli accessi dei bambini al Pronto soccorso sono aumentati del 1o%a in 8 anni, dai 418 mila del 2002 ai 457 mila del 2010, ma solo i su ioo è un «codice rosso», mentre il go%o dei piccoli accolti da strutture di emergenza-urgenza potrebbe essere curato senza arrivare in ospedale. . rtis.rs: Pagina 43 UNA Giu su iT ES TG N E ETIC I di ROBERTO SATOLLI uindici giorni fa a Verona una giuria di cittadini ha risposto alla domanda: «Il Servizio sanitario deve o no organizzare uno screening nella popolazione per individuare persone sane che potrebbero avere figli malati di fibrosi cistica?». La risposta è stata «sì», ma la portata dell'avvenimento può andare molto oltre il caso specifico, con implicazioni per il futuro di tutto il settore della salute e per la democrazia in generale. La mutazione per la fibrosi cistica è molto diffusa (una persona su 25), ma la malattia, che limita gravemente la vita, si manifesta solo se si eredita un gene mutato da entrambi i genitori. Perciò sinora il test per individuarla viene offerto solo a chi ha già casi in famiglia. Nella zona di Padova e dintorni, però, da alcuni anni i ginecologi incoraggiano tutte le coppie in età di avere figli a fare il test: l'invito viene accolto da decine di migliaia di coppie, col risultato che in quell'area i neonati con fibrosi cistica stanno sparendo. In sostanza i cittadini si stanno A Verona esprimendo a favore dello 1 cittadini hanno screening «coni piedi», come si dice. votato sullo Di qui l'idea della giuria, screening per uno strumento di la fibrosi cistica democrazia deliberativa dove non si vota «con le mani» (che sarebbe improprio, in assenza di rappresentatività), ma si cerca di raggiungere una posizione unanime in vista del bene collettivo. L'esperimento, organizzato da Partecipasalute (.partecipasalute.it) con un finanziamento della Fondazione fibrosi cistica, ha dimostrato che anche nel campo della medicina, e su argomenti astrusi e delicati come quello dei test genetici, si possono prendere decisioni ponderate, purché l'informazione ricevuta dai cittadini sia completa, onesta e veritiera. Le scelte nel campo della salute pubblica hanno ricadute così rilevanti sull'esistenza di milioni di cittadini, che non possono essere lasciate ai soli esperti e amministratori. Occorre trovare nuove strade efficaci, e la democrazia deliberativa in questo ambito può essere una soluzione. Alla politica «vera» passa ora la palla per utilizzarla al meglio. 0 RIPRODUZIONE RISERV/'Ja Sanità nazionale Pagina 44 , - - La quantità di radiazioni cui si e esposti a scopo diagnostico e aumentata in 30 anni del 600 per cento. Soprattutto per i progressi tecnologici S . il test è appropriato prevalgono i b enefi ci egli ultimi decenni si è registrato un aumento esponenziale della quantità di radiazioni cui viene esposta la popolazione a causa degli esami radiologici. Dati presentati in occasione dell'ultimo congresso della Società di Radiologia Nordamericana (Rsna) parlano di un incremento del 600 per cento negli ultimi 3o anni. Si tratta di un incremento riconducibile essenzialmente ai progressi tecnologici, che hanno messo a disposizione esami sempre più raffinati e precisi. Basti pensare alla Pet, alla scintigrafia, alla coronarografia e soprattutto alla Tac. «Per esempio, negli Usa dal 1981 al 2005 il numero di Tac eseguite è passato da 3 a 63 milioni» conferma Pietro Biondetti, direttore della Radiologia del Policlinico di Milano. Ma dobbiamo preoccuparci per questo incremento di esposizione alle radiazioni? C'è da fare una premessa: quando l'esame è indicato, anche se espone a una dose di radiazioni relativamente elevata, offre vantaggi che superano largamente i rischi. «Alla base di tutto vi è l'appropriatezza dell'indicazione clinica - puntualizza l'esperto -. Si pensi a un politraumatizzato, magari giovane, in cui la dimostrazione di una piccola irregolarità dell'aorta potrebbe indicare che l'arteria è rotta. È giustificato esporlo, se necessario, a una dose elevata, anche di 20 mSv (millisieuert)». Al contrario, l'esposizione non giustificata a una dose molto più bassa rappresenta un inutile danno per il paziente. Fra le cause che possono forzare anche il medico a varcare la Sanità nazionale soglia dell'appropriatezza prescrittiva vi è la medicina difensiva, cioè quell'atteggiamento che spinge i medici a far eseguire un esame in più per tutelarsi da una mancata diagnosi. D'altra parte, il medico si trova spesso di fronte alla richiesta del paziente che ha sentito parlare di un "ultimo esame che permette di diagnosticare qualsiasi cosa". Ignorando però che quell'esame lo espone magari a una dose di radiazioni in grado di aumentare, anche se di poco, i rischi per la salute. Ma quali sono questi rischi e di quale entità? Gli effetti prodotti dalle radiazioni sono di due tipi: c'è un effetto diretto che compare nella persona esposta a una quantità di radiazioni al di sopra di una determinata soglia e che si manifesta con danno (per esempio con un'ustione sulla pelle). La quantità in questo caso è ben superiore a quella comunemente impiegata negli esami radiologici. Il secondo è il cosiddetto effetto stocastico. «In pratica si tratta di un rischio statistico che non può essere riferito alla singola persona - spiega Biondetti -. Significa che l'esposizione a una certa dose (anche molto piccola in quanto non vi è una soglia minima, ndr) aumenta di una certa percentuale le probabilità di comparsa di un tumore nella popolazione». La quantità di radiazioni cui viene esposto il paziente è molto diversa da esame a esame. Se si usa come termine di paragone la radiografia del torace in proiezione anteroposteriore, che determina l'esposizione a 0,02 rnillisievert, eseguire una Tac del torace equivale a effettuare 385 radiografie del torace, mentre una Tac coronarica a 64 strati impiegata per individuare la presenza di placche all'interno delle coronarie equivale a circa 6oo radiografie del torace. Cifre che potrebbero spaventare. Tuttavia - torniamo all'appropriatezza dell'indicazione - se l'esame consente di ottenere un'informazione che modifica favorevolmente il futuro del paziente, vale senza dubbio la pena esporsi a un piccolo rischio. In fondo, una certa dose di rischio è presente in molte delle attività quotidiane. Basti pensare ai voli aerei: si calcola per esempio che un voIo intercontinentale andata e ritorno dall'Europa all'America equivale a eseguire 5 radiografie del torace, cifra che può però superare le ioo radiografie quando il viaggio avvenga in coincidenza con eventi cosmici, quali, per esempio, esplosioni solari. Resta comunque il fatto che, più bassa è la dose utilizzata nell'esame, minori sono i rischi. È per questa ragione che i ricercatori si stanno impegnando a mettere a punto apparecchi in grado di ridurre sensibilmente le radiazioni necessarie per eseguire le indagini. Gli sviluppi più importanti sono nel campo delle Tac: grazie all'introduzione di un algoritmo di calcolo denominato ASiR (Adaptive Statistical Iterative Reconstruction) è stato possibile ridurre del 4o e in qualche caso anche del50"%o la dose di radiazioni impiegata per eseguire l'esame. Più recentemente è stato messo a punto un nuovo apparecchio denominato Veo che consente di eseguire una Tac utilizzando meno di i millisievert. Per esempio, una Tac del torace può essere eseguita esponendo a 0,05 mSv, valore comparabile a quello di una normale radiografia. Franco Marchetti RIPRODUZIONE RISERCTA Pagina 45 a.- d i- .W - , ., X , a ,C Sanità nazionale h o. on tutti gli esami utilizzano i raggi X. L'ecografia sfrutta gli ultrasuoni, mentre la Risonanza magnetica nucleare (Rmn) impiegai campi magnetici. «A oggi non ci sono motivi per dire che possono provocare danni, ovviamente evitando la Rmn in pazienti con schegge metalliche o pace -maker» ricorda Pietro Biondetti, radiologo del Policlinico di Milano. Gli unici pericoli con questi esami derivano da un loro cattivo uso: «Può accadere di trovare immagini che non si è abituati a vedere, ma che non sono dovute a una patologia. Poiché però non è possibile saperlo senza ulteriori accertamenti, a volte si inizia un percorso che induce altre indagini, anche invasive, senza una reale giustificazione, ma solo perché inizialmente è stata usata male la tecnica di imaging>>. Comportano invece l'esposizione alle radiazioni la scintigrafia, l'angiografia, la Pet .. m. oltre, ovviamente, alla Tac. La scintigrafia viene eseguita introducendo nell'organismo un tracciante radioattivo che si accumula nel tessuto da studiare. Può essere usata per valutare un'alterazione dell'irrorazione del cuore (scintigrafia miocardica), per cercare metastasi ossee (scintigrafia ossea), per studiare la tiroide e i polmoni. L'angiografia visualizza i vasi grazie all'iniezione di un mezzo di contrasto che rende il sangue opaco alle radiazioni. Quando i vasi studiati sono le coronarie, le arterie che nutrono il cuore, si parla di angiografia coronarica o coronarografla, indispensabile per eseguire l'angioplastica. La Pet, tomografia a emissione di positroni, prevede l'iniezione di un tracciante radioattivo legato a una sostanza che si concentra nell'organo da studiare, di cui offre un'immagine che ne riflette l'attività metabolica. F. M. 0 RIRROOU-'IONE RISERVAfA Pagina 47 Numerose quelle ambientali, dalle particelle cosmiche alle rocce pro blema principale er intendersi subito: con una radiografia del torace si "assorbe" una quota di radioattività pari a circa un centesimo di quella naturale alla quale un organismo è esposto nel giro di un anno (e che si aggira attorno ai 2,5 millisievert). Con una Tac, sempre del torace, si immagazzina, invece, l'equivalente di tre-quattro volte le radiazioni annuali di fondo. Come dire che, per una persona normale, se non abusa di esami medici, la maggiore fonte di radioattività è proprio quella ambientale. A partire dai raggi cosmici, che originano fuori dalla Terra, e dai radionuclidi, che si generano quando arrivano nell'atmosfera, fino agli isotopi naturali, come il potassio 4o che sta addirittura dentro l'organismo umano, a quelli dell'uranio e del torio, che vengono emessi da rocce o da materiali da costruzione, e alle radiazioni derivanti da attività umane. A io chilometri di altezza, per esempio, l'esposizione alle radiazioni cosmiche è quasi cento volte maggiore rispetto a quella sul livello del mare (ed è ancora maggiore in corso di tempeste solari che, quest'anno, appaiono particolarmente intense) e questo ha sempre fatto sospettare che i viaggi in aereo ad alta quota aumentassero il rischio di tumore. Gli studi finora condotti, però, hanno escluso effetti pericolosi per la salute di equipaggi e passeggeri. Poi c'è la radioattività terrestre, che può variare da luogo a luogo. Concentrazioni Diù Sanità nazionale elevate si trovano, per esempio, in zone in cui sono presenti particolari rocce, soprattutto vulcaniche, come lave, tufi, certi graniti e pietra pomice (materiali utilizzati anche nell'edilizia) che contengono uranio e torio e producono gas radon (è un gas più pesante dell'aria e deriva dal decadimento dell'uranio). Anche alcune acque, in particolare quelle calde sulfuree, contengono una certa quantità di radioattività dovuta sia alle piogge, che trasportano sostanze radioattive sospese nell'aria, sia alle acque di drenaggio che veicolano quelle del suolo. «Il problema principale, quando si parla di radioattività naturale - commenta Guido Pedroli, direttore dell'Unità di Fisica Sanitaria all'Istituto Europeo di Oncologia di Milano - è il radon. E considerato cancerogeno e la prova deriva dall'osservazione di un'aumentata incidenza di tumori nei minatori a contatto con questo gas». La distribuzione del radon è diversa a seconda delle aree geografiche: «In Val d'Aosta, per esempio, - continua Pedroli - la diffusione del radon è inferiore a un decimo rispetto a quello che si trova in . c Campania, una regione ricca di rocce come il tufo». Proprio per questo la radioattività naturale (mediamente di 2,5 mSv), in Val d'Aosta è di 1,5 e in Campania è di 3,5 mSv. Attualmente il radon è controllato, per legge, soltanto negli ambienti di lavoro, in particolare nei sotterranei (proprio perché è un gas più pesante dell'aria) e sono previste misure per ridurne la presenza (come ionizzatori dell'aria, che catturano gli atomi di radon, oppure l'istallazione di "vespai", cioè di intercapedini che permettono l'aereazione degli ambienti). Per le abitazioni non esistono leggi, almeno in Italia. «E ora all'esame degli Stati radon membri dell'Unione Europea una normativa - dice Luisa Begnozzi, presidente dell'Associazione Italiana di Fisica Medica - che prevede nuove regole per il monitoraggio del radon anche negli ambienti domestici». Radon a parte, la radioattività naturale, se rientra nella "media", è accettata perché inevitabile ed è diventata un punto di riferimento per quanto riguarda la valutazione dei rischi da radiazione legati sia agli esami medici, sia a impianti che utilizzano materiali radioattivi. «Quando, per esempio, si costruisce un bunker per un sincrotrone (o una centrale nucleare) - continua Begnozzi che utilizza materiale radioattivo e che quindi può, teoricamente, contaminare l'ambiente, si costruiscono schermature tali per cui la dose di radioattività che arriva nell'ambiente non può superare un mSv». Adriana Bazzi abazzi@ corriere.it RIRROOUZIONERISERb`ATA. Pagina 48 Sempre meno reattori disponibili M gl i gu I problema non è nuovo, ma sta diventando sempre più serio. II tecnezio 99 metastabile (Tc 99 m), uno dei radioisotopi più utilizzati in radiologia, scarseggia, perché alcuni vecchi impianti di produzione sono stati chiusi e dovranno essere smantellati. Non erano più sicuri, come uno dei due reattori canadesi, che ha sospeso la produzione nel 2009 (l'altro, vecchio di 54 anni, è ancora in funzione a Chalk Rivers in Ontario). Ed è recente la notizia che l'industria General Electric, prima decisa a trovare una soluzione al problema, si è arresa per ragioni di costi. «Gli impianti erano cinque al mondo - precisa Giovanni Fiorentini, direttore del Laboratorio nazionale di Legnaro (Padova) dell'Infn (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) Adesso, in Europa, è rimasto solo un reattore in Olanda che contribuisce in maniera importante al rifornimento Sanità nazionale c mondiale». Per risolvere il problema, l'idea è quella di trovare soluzioni alternative che non utilizzino più reattori nucleari, ma acceleratori di particelle. «II vantaggio - spiega Fiorentini - è che gli acceleratori sono più semplici da usare rispetto ai reattori e non comportano rischi. I reattori utilizzano, invece, uranio arricchito e pongono il problema di un eventuale pericolo terroristico. Lo svantaggio degli acceleratori è che la quantità di isotopo prodotto è inferiore». L'Iaea, l'Agenzia atomica di Vienna, ha promosso un progetto internazionale per la produzione di Tc 99 con acceleratori cui partecipa anche l'Italia con il Laboratorio di Legnaro. «Si può ipotizzare - dice Fiorentini che nel giro di cinque anni si potranno costruire piccoli ciclotroni per la sua produzione». A. Bz. 0 RIPRCDUZICPdE RISERVATA Pagina 50 Una condizione più frequente nei bambini i n terze i alzano dal letto nella notte , camminano per casa , parlano. Qualche volta compiono anche azioni più complesse: durante un episodio di sonnambulismo c'è chi è perfino riuscito a guidare la macchina. Un terzo di noi sperimenta questa bizzarra condizione almeno una volta nella vita, stando a un'indagine statunitense condotta su circa 20 mila persone . Secondo questi dati, il 3,6%o degli individui avrebbe avuto almeno un episodio nel corso dell'ultimo anno , l'i% due o più volte al mese. Il fenomeno ha una forte componente ereditaria: in un caso su tre il sonnambulo ha mamma o papà che lo sono stati a loro volta. E, come già si sapeva, il sonnambulismo è comune nei bambini e negli adolescenti. «Nei piccoli la maggiore incidenza è dovuta a un 'incompleta maturazione del cervello: ecco perché il problema tende a scomparire crescendo - spie- Sanità nazionale ga Giuseppe Plazzi, del Dipartimento di Scienze neurologiche dell'Università di Bologna -. Durante gli episodi le aree cerebrali che governano il movimento restano sveglie e attive, consentendo al sonnambulo di alzarsi dal letto, mentre il resto del cervello dorme: si tratta forse di una "eredità" dell'evoluzione, sappiamo infatti che in mammiferi come i delfini il sonno coinvolge solo mezzo emisfero cerebrale alla volta. Il sonnambulismo si manifesta di solito entro il primo terzo della notte, durante la fase di sonno profondo a onde lente: proprio perché "riemerge" dalle profondità del riposo, un sonnambulo che viene svegliato non ricorda nulla di quello che ha fatto. Anche se è verosimile vi sia una qualche forma di attività mentale che spinge alle azioni, poiché molti comportamenti paiono finalizzati: va in cucina, accende lo stereo e così via. Di certo un sonnambulo ridestato all'improvviso ha un'intensa reazione vegetativa di allerta: suda, ha il battito cardiaco accelerato, è impaurito. I bambini piangono inconsolabilmente». Da qui il consiglio di non svegliare il sonnambulo, ma di provare, meglio se a voce e senza toccarlo con troppa insistenza, a ricondurlo a letto: se lo troviamo in cucina a trafficare con i coltelli o mentre si sporge dalla finestra, la paura provata al risveglio potrebbe portarlo a gesti pericolosi per sé e per gli altri. «Il sonnambulismo, che in genere è sporadico, è innocuo se si ha l'accortezza di "mettere in sicurezza" la casa: un bambino non deve dormire nel letto a castello, le finestre non vanno lasciate aperte se si abita a un piano alto - consiglia Plazzi -. Nella maggioranza dei casi l'episodio è più probabile quando si è molto stanchi o stressati: succede ai bambini, ma anche agli adolescenti e agli adulti che spesso oggi, per "vivere 24 ore al giorno", fanno uso di caffè, alcol o stimolanti, che favoriscono il sonnambulismo; poi, dormono col cellulare sotto al cuscino e il trillo di un sms fa da "innesco" all'episodio, che spesso scatta proprio dopo un rumore improvviso. Il sonnambulismo inoltre provoca sonnolenza durante il giorno perché il riposo è disturbato; nei bambini può indurre irritabilità ed eccitazione. Per questo, se gli episodi si ripetono, vale la pena di capire se qualcosa, da uno stress psicologico allo stile di vita sbagliato, favorisca il disturbo» conclude il neurologo. Elena Melí Pagina 51 f t a ica ANTONELLA SPARVOLI n dolore improvviso e molto intenso al piede, al polpaccio, alla coscia. 1 «Una contrattura dolorosa e involontaria di un muscolo o di una parte di esso, ecco che cos'è un crampo - spiega Marco Minetto, ricercatore presso il Dipartimento di M arco Medicina interna dell'Università di Minetto Torino -. Le cause non sono ancora Ricercatore del tutto chiare, ma si sa che i crampi Dipartimento sono legati a una iperattivazione del Medicina interna sistema nervoso. Un nostro studio Univ. di Torino recente mostra, in particolare, il prevalente coinvolgimento del sistema nervoso centrale, a livello del midollo spinale». Quali fattori favoriscono l'insorgenza dei crampi? «Esiste una predisposizione: la possibilità di soffrirne aumenta se altri familiari ne hanno sofferto. Non solo: aver avuto crampi in passato aumenta le probabilità che si ripresentino. Ma la condizione che più spesso è associata ai crampi è la fatica muscolare, dopo un allenamento pesante, o anche una giornata fisicamente impegnativa. Infine, va ricordato che i crampi possono essere scatenati anche da particolari malattie neurologiche o dismetaboliche: in questi casi di parla di crampi secondari, mentre il crampo comune che si verifica nella persona sana viene definito primitivo». Ci sono periodi della vita in cui sono più frequenti? «Nelle donne in gravidanza, soprattutto durante il terzo Esiste UDna i? E Sc ._ n W1 Sanità nazionale trimestre, e, in generale, sopra i 65 anni. Il punto in cui insorgono con più facilità è il piede, seguito da polpaccio e coscia». E vero che sono più probabili d'estate? «Si, perché l'ambiente caldo e umido favorisce la disidratazione, che a sua volta accelera la comparsa della fatica. Ecco perché si consiglia di praticare attività fisica in ambienti freschi e asciutti e, in generale, di mantenere una corretta idratazione se si stanno eseguendo attività pesanti». Che cosa bisogna fare quando arriva il crampo? «Stirare il muscolo colpito o contrarre l'antagonista, ad esempio flettere il piede in caso di crampo del polpaccio. Nei rari casi in cui i crampi sono frequenti e invalidanti si può prendere in considerazione una terapia con farmaci attivi sul sistema nervoso centrale, ad azione ansiolitica % miorilassante». Si possono prevenire i crampi? «Si, cercando di non stancarsi troppo, calibrando l'esercizio fisico al proprio livello di allenamento e facendo sempre un po' di stretching. Ovviamente, è importante mantenere anche una buona idratazione, in particolar modo quando si suda molto. Uno studio recente mostra curiosamente che l'assunzione di una tazzina di pickle juice (una soluzione contenente aceto usata per conservare i cetrioli) è in grado di interrompere lo sviluppo di un crampo: si pensa che questo rimedio stravagante funzioni provocando un riflesso oro-faringeo in grado di ridurre l'eccitazione dei motoneuroni, ovvero le cellule nervose da cui dipende l'attivazione delle cellule muscolari. Comunque, per ora, si tratta solo di un'osservazione preliminare». va__--ie fanrffi v . 1w --el tei•;-ri e c1 DD ì65 anni Pagina 53 1 limiti per non assumere tro ppo colesterolo e uova fanno bene o male alla salute? Sui pro non ci sono dubbi. Non è facile trovare un altro alimento che concentri in circa 70 kcal tante sostanze nutritive: proteine di ottima qualità, minerali come ferro e zinco, vitamine, in particolare del gruppo B e la D (di cui le uova rappresentano una delle poche fonti alimentari significative). A tutto questo si aggiunge una buona capacità di saziare, confermata in una ricerca pubblicata dall'International Journal of Food Sciences and Nutrition: studiando 30 adulti sani si è visto che il consumo di un pranzo a base di un'omelette di due uova procurava un senso di sazietà maggiore rispetto a quello di un pasto con lo stesso apporto energetico ma più ricco di carboidrati. E il colesterolo? Sebbene il contenuto di colesterolo dell'uovo sia stato ricalcolato , calando di un quarto rispetto alle valutazioni passate, questo alimento resta tra quelli che ne contengo- Sanità nazionale A confronto é% ïhZ'éí >SiG'4 b ,,.ï f'3i;iiéiï4 con 7U(,,,/," hErríc,, i ;UOVO,.0. c 00, °"1,,8 Uova al burro (due uova di circa 60 g burro 15 g) 13, 1 Omelette prosciutto e formaggio (un uovo e mezzo, stracchino 25 g prosciutto cotto 25 g burro 15 g) 19,4 no di più, circa 185 mg per un uovo medio. E a questo riguardo, è interessante una revisione pubblicata dal Canadian Journal of Cardiology. Due vasti studi epidemiologici, infatti, non hanno evidenziato effetti negativi derivanti dal consumo di uova (fino a uno al giorno) in persone sane, tuttavia hanno mostrato che, fra i partecipanti diventati diabetici nel periodo di osservazione, il con- 435 , 6 143 sumo di un uovo al giorno aumentava marcatamente il rischio cardiovascolare. Allora, come comportarsi? «Ogni individuo risponde in modo diverso all'assunzione del colesterolo alimentare , in base alla capacità individuale di tenere il colesterolo ematico sotto controllo - risponde Mariangela Rondanelli, professore di Scienze e tecniche dietetiche applicate all'Università di Pavia -. In ge- nerale, l 'American Heart Association consiglia per le persone sane di mantenere il consumo di colesterolo al di sotto dei 300 mg al giorno , che scendono a 200 mg per chi ha alti livelli di colesterolo LDL («cattivo»), è affetto da diabete o da patologie cardiovascolari». Le classiche due uova al tegamino, quindi, sono troppe? «Due uova al burro forniscono ben più di 300 mg di colesterolo e anche quantità significative di acidi grassi saturi, dovute al burro, che influiscono sul colesterolo ematico assai più del colesterolo stesso - risponde Rondanelli -. A chi consuma due uova insieme, consiglio di prepararle con olio extravergine d'oliva, ma meglio sarebbe limitarsi ad uno solo al giorno, per non più di quattro volte alla settimana. Per aumentare il volume si può , semmai, aggiungere l'albume, che apporta proteine ma non colesterolo, contenuto tutto nel tuorlo». C. F. O RIPRODUZIONE RISERVA1 V Pagina 55 La Federazione del volontariato in oncologia ha fatto i conti . ._ .- ___ ------ ----rima c'è la diagnosi di tumore, con la paura, la fatica e il "prezzo" (fisico e psicologico) che ne consegue. Poi vengono, per il diretto interessato e per chi lo accudisce, il caregiver, i costi di visite, esami, fisioterapisti, farmaci, trasporti. E a questi vanno aggiunti i costi indiretti legati alla riduzione del reddito, per ore di lavoro perse o per introiti mancati. Le stime parlano di più di 36 miliardi di euro spesi ogni anno dalle famiglie italiane per accudire un malato di tumore, che si sommano ai costi sostenuti direttamente dal Servizio sanitario nazionale per diagnosi e terapie. Finora nessuno in Italia si era messo a fare i conti. Ora ci ha pensato la Federazione italiana delle Associazioni del Volontariato in Oncologia (Favo) nel suo IV Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato nei giorni scorsi a Roma e realizzato in collabo razione con Censis, Inps, Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), Airo (Associazione italiana di radioterapia), Sie (Società italiana di ematologia), Sipo (Società italiana di psiconcologia), Federazione italiana dei medici di medicina gene rale, Federsanità, Istituto tumori di Milano e Direzione generale sistema informativo del Ministero della Salute. Il risultato dell'impatto del tumore sulla situazione economica di pazienti e caregi- Sanità nazionale ' f ,-5 rn ` ver? «Si tratta di una spesa che vale due finanziarie evidenzia Francesco De Lorenzo, presidente di Favo, in occasione della Giornata nazionale del malato oncologico -. Un primo immediato rimedio è una maggiore applicazione delle leggi che tutelano i lavoratori malati e i loro familiari, leggi oggi all'avanguardia in Europa». Fra costi diretti e indiretti ogni paziente si ritrova con oltre 34 mila euro in meno ogni anno, quasi 3 mila euro al mese che "mancano" dal bilancio familiare. Le stime a w . . diche, tra le quali è alta la quota per farmaci, cui si aggiungono visite, esami, prestazioni di fisioterapia o riabilitazione. Tra i soldi concretamente spesi da malati e familiari ci sono poi quelli legati a trasferte per le cure (trasporti, alberghi) e all'assistenza privata (ovvero colf, assistenti domiciliari, badanti). Fra i costi indiretti, invece, il grosso è rappresentato dal valore delle ore di lavoro perse e i conseguenti redditi sfumati per pazienti e caregiver. «E' importante sottolineare - aggiunge Elisabetta ,J VCl= Sll rcr ria. Sal t .' si basano su un'indagine condotta da Favo e Censis su 1.055 pazienti e 713 caregiver che hanno avuto una diagnosi di tumore negli ultimi cinque anni. Per capire di che si tratta bisogna innanzitutto scindere le spese effettivamente sostenute di tasca propria (ovvero i costi diretti) e quelle indirette (cioè i redditi mancati per assenze forzate sul lavoro o per cessazione dell'attività lavorativa, che incidono per ben 1'84 per cento dei totale). Fra le prime pesa in modo particolare la voce spese me - Iannelli, segretario Favo che le spese per badanti e colf rimangono alte anche oltre i cinque anni dalla diagnosi. Insomma, se è vero che sempre più dal tumore si guarisce è altrettanto vero che i costi che la malattia genera si protraggono nel tempo: per questo serve un supporto prolungato per affiancare i grandi sforzi della rete familiare. Anche perché il più accelerato rientro nella vita sociale e lavorativa (i tempi di reinserimento si sono drasticamente ridotti negli ultimi dieci anni, passando da 17 a 4 mesi, per effetto di cure molto più efficaci) non evita di dovere affrontare con risorse proprie spese di vario tipo e non riporta le persone alla capacità di produzione di reddito pre -malattia». L'indagine, infatti, ha anche consentito di rilevare le entrate assistenziali e previdenziali dei pazienti, composte da voci diverse, che vanno dall'indennità di accompagnamento agli assegni di invalidità e che hanno un valore intorno al 1o per cento dei mancati redditi. «Una co pertura che i malati giudicano insufficiente - precisa Carla Colicelli, vicedirettore generale del Censis -, condizione confermata dal fatto che moltissimi malati dichiarano di ricevere aiuto economico da parenti e amici, a testimonianza di come la rete informale sia significativa an che sul piano dei supporto economico». Infine, non si possono tralasciare i costi psicologici che tutto questo comporta. «Malati e familiari pagano un prezzo elevato anche in disturbi psicofisici: dall'ansia e dalla debolezza ai problemi relativi all'aspetto fisico o alla sfera sessuale. Tanto che un caregiver su tre finisce per dover affrontare a sua volta spese mediche per la propria salute, dai farmaci ai ricoveri» conclude Anna Costantini, presidente della Società italiana di psiconcologia. V. M . G RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 56 Una guida che aiuta pazienti e familiari sarà distribuita in migliaia di copie E' laVor - e come - . _i -3, v on sarà la prima cosa cui si pensa quando ci si trova di fronte a una diagnosi "importante" come quella di un tumore, ma ben presto il pensiero si fa pressante, per il malato e per i familiari chiamati ad accudirlo. Per fare visite, terapie e controlli servono giorni, mesi, talvolta anni: come gestire la malattia sul posto di lavoro? Ora è possibile trovare tutte le risposte più urgenti in un depliant distribuito (per ora in 15 mila copie) in tutta Italia sui posti di lavoro e dalle associazioni di volontariato oncologico, dai patronati, dai sindacati, dalle associazioni di categoria, dalle Asl e dagli ospedali. Il vademecum, per indicare a tutti i lavoratori che incorrono in una diagnosi di cancro quali diritti hanno e come farli valere, è stato presentato nei giorni scorsi dal ministro del Lavoro Elsa Fornero che ha sottolineato «l'obiettivo di far sentire i malati meno soli e di eliminare la malattia come forma di "discriminazione" sul lavoro». L'opuscolo è il frutto dei lavoro congiunto delle associazioni di malati Favo e AlMaC ed è stato messo a punto grazie al coordinamento dell'Ufficio della Consigliera nazionale di parità, Alessandra Servidori, e alla collaborazione di Cgil, Cisl, Uii, Ugl, Confsal e Komen Italia. Nel depliant è spiegato l'iter da seguire per il riconoscimento di invalidità civile e handicap, le informazioni sui permessi e congedi lavorativi, i passi da compiere per chiedere il passaggio al part-time (che è un diritto di cui è possibile avvalersi) o il sostegno economico. Senza dimenticare i diritti dei familia- Sanità nazionale ri che assistono i pazienti e le leggi che li tutelano. «L'obiettivo finale è che il depliant venga consegnato insieme alla copia del contratto di lavoro» ha spiegato Servidori, in modo tale da informare ii numero più vasto possibile di persone. Sono stati, infatti, circa 270 mila i nuovi casi di tumore registrati in Italia nel 2011 e nel nostro Paese vivono 2 milioni di persone che hanno avuto una diagnosi di cancro, delle quali circa 700 mila in età lavorativa, tra i 18 e i 65 anni. «Stando ai dati che abbiamo raccolto sottolinea Elisabetta Iannelli, segretario generale della Federazione delle associazioni di volontariato oncologico (Favo) - tre malati su quattro vogliono continuare a lavorare ed essere parte attiva della società. E questo oggi è spesso possibile già pochi mesi dopo la diagnosi, mentre dieci anni fa il rientro avveniva mediamente dopo un anno e mezzo». vissuti alla malattia aggiungiamo i caregiver, il cancro cambia la vita di circa 5 milioni di italiani. I caregiver sono familiari, amici, colleghi di lavoro che assistono i malati di tumore in modo continuativo, coniugando lavoro e famiglia con la funzione di accudimento, districan dosi tra mille difficoltà. Stando alle statistiche, purtroppo, cresce il numero di pazienti e caregiver che si vedono licenziati, trasferiti, de gradati, mobbizzati o si ritrovano con uno stipendio ridotto proprio nel momento in cui invece le spese aumen- tano a causa della malattia. «Invece esistono congedi temporanei (ad esempio quello straordinario familiare biennale retribuito per coniuge, genitori o figli di un malato), un sostegno economico ad hoc o norme per facilitare il reinserimento al lavoro (prevedendo, ad esempio, il passaggio al part time) - conclude Iannelli -. Leggi, diritti e tutele esistono: bisogna conoscerli e farli applicare, senza incappare nelle lungaggini burocratiche. "Se lo avessi saputo prima"... è una frase che non vorrei più sentire». Vera M artinella A conti fatti, se agli attuali 2 milioni di pazienti soprav- costi annui che í malati taliani (fino o 5 anni dalla diagnosi; engono di tasca propria iua di ciascun malato de i ;- c3 r- , roitï annui per perdita ; ria ia ,rr.rro mancati introiti annui dei malati oncologici per perdita di redditi daiavoro Pagina 57 Medicinali con scontrino parlante a detrazione per l'acquisto dei medicinali è consentita solo se si è in possesso dello scontrino «parlante», contenente l'indicazione di natura, qualità e quantità dei farmaci oltre al codice fiscale dell' utilizzatore dei medicinali. Il Garante della privacy ha stabilito che dal 2010 sullo scontrino, al posto della denominazione commerciale del farmaco, deve essere indicato il numero di autorizzazione all'immissione in commercio (AIC): rilasciato dall'Agenzia italiana del farmaco; rilevato mediante la lettura ottica del codice a bar- Sanità nazionale re di ciascun farmaco; riportato automaticamente sullo scontrino. Per poter beneficiare della detrazione gli scontrini dovranno, quindi, contenere la natura e la quantità dei medicinali acquistati, oltre a un codice alfanumerico posto su ogni confezione, indicante il numero di autorizzazione all'immissione in commercio. Per identificare la «natura» del prodotto acquistato è sufficiente che lo scontrino o la fattura riportino la dizione generica di «farmaco» o di «medicinale» anche attraverso sigle come «f.co» e «med». Per i prodotti acquistabili senza ricetta lo scontrino può riportare la sigla «SOP» (senza obbligo di prescrizione) e «OTC» ( medicinali da banco e di automedicazione). Ricordiamo che non possono essere detratti i costi sostenuti per l'acquisto di: integratori alimentari (ad esempio vitamine, minerali o altre sostanze aventi effetti nutritivi o fisiologici ) in quanto considerati prodotti appartenenti all'area alimentare; prodotti a base di erbe; parafarmaci , pomate, colliri. DO. LA. ® P.IPRODU ZIONE RISERVATA Pagina 58 RISCHIO DIALISI Cure per i diabetici con insufficienza renale per evitare il manifestarsi delle complicanze Luisa Romagnoni ■ La lotta al diabete, compie un nuovo e significativo passo in avanti. Soprattutto nei confronti deipazienti diabetici ditipo 2, con insufficienza renale. Una delle complicanze più frequenti nel paziente diabetico e in assoluto la più preoccupante. Colpisce circa un terzo dei malati e addirittura la nefropatia diabetica, in Italia è la seconda causa di dialisi. Quando ilpaziente diabetico hagià un danno renale importante, spesso si trova nella condizione di non poter utilizzare alcune opzioni terapeutiche. In merito arriva un avanzamento. Si tratta di sitagliptin (capostipite della classe degli inibitori Dpp-4), ora disponibile, ad adeguato dosaggio, anche per i pa- Sanità nazionale zienti con danno renale moderato e severo e conmalattiarenale allo stadio terminale (end-stage renal disease- Esrd). Il farmaco, indicato e rimborsato siam associazione come terapia aggiuntiva all'insulina che in monoterapia quan- Sempre controllare la glicemia e combattere l'eccesso di peso i i do lametforminanon è appropriata o tollerata, agisce sull'asse delle incretine con il maggior numero di indicazioni approvate in Italia per i pazienti con diabete di tip o 2. Può vantare un'ampia letteratura di supporto che si traduce in un comprovato profilo di sicurezza e tollerabilità. «Molti studi hanno dimostrato come esista una diretta correlazione tra controllo glicemico e riduzione delle complicanze croniche del diabete, soprattutto se questo miglior controllo glicemico avviene sin dalle prime fasi della malattia», spiegaAgostino Consoli, professore ordinario di endocrinologia all'università di Chieti e Pescara. Il diabete è la principale causa di insufficienza renale terminale, l'aspettativa di vita di un paziente con nefropatia diabetica è già compromessa prima che si instauri l'insufficienza renale. «Un obiettivo importante nel paziente diabetico è quello di prevenire la nefropatia combattendo l'obesità e con il controllo glicemico», precisa Consoli. Pagina 59 INNOVAZIONI Dagli Usa strumenti rivoluzionari Superlaser per i difetti degli occhi Si diffondono nei centri oculistici di eccellenza le tecnologie più sofisticate Luigi Cucchi ■ Sta avvenendo una vera rivoluzione nella cura dei difetti visivi. Le più avanzate metodiche si stanno diffondendo velocemente nei Centri oculistici di eccellenza e migliorano l'efficacia della chirurgia refrattiva. Solo a metà dello scorso anno è giunto in Italia il primo impianto laser a femtosecondi e cinque centri italiani lo hanno già adottato. Ciò è avvenuto non solo nelle due più grandi città italiane, ma anche in aree che potrebbero essere definite non centrali, come le Marche, che si distinguono proprioperillorodesiderio di offrire le terapie più efficienti, innovative e sicure. Ne parliamo con Carlo Maria Valazzi, un oculista di 60 anni, nato a Pesaro nel 1952, laureato aPavia, specializzato adAncona. Trai suoi maestri il professor Rolando Tittarelli che lo ha introdotto alla chirurgia oculistica. Dirige a Fano, in provincia di Pesaro, il Day Surgery Salus Metauro, un Centro d'avanguardia che utilizza gli strumenti più innovativi. «Le nuove piattaforme laser a femtosecondi- afferma il dottor Valazzi - hanno permesso di ottenere risultati eccezionali nell'ambito della chirurgia refrattiva, della chirurgia corneale, non solo dei trapianti, ma più recentemente anche della chirurgia della cataratta. Questa patologia -ricorda Valazzi - èlapiùdiffusa e seria della vista, colpisce ogni anno in Italia 450 mila persone (il 60% degli ultrasessantenni) e compromette seriamente la capacità visiva e la qualità divita. L'effetto dei raggi ultravioletti, delle radiazioni elettromagnetiche, dell'invecchiamento della popolazione con le malattie correlate proprie dell'avanzare dell'età, rendono questo intervento l'atto chirurgico più eseguito. Non esistono terapie mediche valide. Oggi entra conpotenzialità straordinarie il laser a femtosecondi, il frutto di decenni di ricerche scientifiche. È dotato di un tomografo dinamico a coerenza ottica, in grado di controllare in tempo reale lo spessore della cornea, la di- Sanità nazionale _P VALAZZI Le nuove piattaforme laser a femtosecondi consentono di ottenere risultati più precisi e affidabili anche nella chirurgia della cataratta mensione e forma del cristallino e la capsula da incidere e asportare. Questo strumento innovativo e la sua metodica di applicazione - precisa Valazzi - sono in uso da due anni negli StatiUniti e sono stati approvati dalla FDA, cioè dal massimo organo di controllo americano sulla salute. L'Italia è una delle prime nazioni a seguire l'avanguardia americana. Nella chirurgia della cataratta come solitamente viene svolta oggi con facoemulsificatore esistono diversi passaggi chirurgici. Siparte con l'incisione corneale per penetrare all'interno del bulbo, poi si procede con l'apertura della cataratta per arrivare alle porzioni opache interne del cristallino che vengono frantumate con un bisturi ad ultrasuoni. Illaser afemtosecondi, invece, permette di semplificare e rendere più sicuro l'intervento: l'energia del laser, che lavora in femtosecondi, focalizzata in un punto, vaporizza una micro porzione di tessuto, e con migliaia di vaporizzazioni ne ottiene la separazione. Questa tipologia di laser permette di minimizzare la manualità operatoria del chirurgo, di diminuire drasticamente il numero di strumenti che entrano in contatto con l'occhio ed infine di incrementare la precisione dell'intervento. Il femto laser della statunitenseTech- nolas- Bausch&Lomb è unmagnifico strumento che, in associazione con il laser ad eccimeri (217P), costituisce una ottima piattaforma con cui e possibile eseguire qualsiasi intervento sulla cornea, oltre a tutti i trattamenti refrattivi per miopia, astigmatismo edipermetropia.Questolaser è l'unico che permette di curare la presbiopia con trattamento intrastromale (INTRACOR) e di superficie (SUPRACOR) con risultati eccezionali, sicuramente imigliorioggi di cui disporre.Ilfemto laser ha permesso di pensionare il microcheratomo, rendendo sicura,nella Lasik, la preparazione del lembo e riducendo il suo spessore ottimizzando la metodica». L'Italiana una oftalmologia di altissimo livello convalidi professionisti su tutto ilterritorio nazionale. Pagina 60 I diritti dei malato oncologico devono essere salvaguardati Per la primavolta in Italia e in Europa si misurano i costi sociali del cancro a carico dei malati e delle loro famiglie. La spesa complessiva emersa dall'indagine FAVO - CENSIS sui costi sociali del cancro, presentata in occasione della Giornata nazionale del malato oncologico, è di 36miliardi di euro, la spesa procapite per paziente con diagnosi di tumore a 5 anni è ogni annodi 34mila euro, somme che si vanno ad aggiungere a quelle del sistema sanitario. Il diritto alla salute dei malati oncologici presenta profonde aree di insoddisfazione. In una lettare inviata al ministro della salute, Renato Balduzzi, pubblicata nel IV rapporto sulla condizione del malato oncologico, scritta da Stefano Cascinu (Aiom), Francesco De Lorenzo (Favo), Fabrizio Pane (Sie), si denuncia l'attesa fino a 15 mesi che si registra in Italiaprima che un farmaco innovativo sia recepito dalle direttive comunitarie e distribuito negli ospedali. Sono solo 4 le Regioniin cui si recepiscono subito le direttive sui farmaci dell'Aifa: Lombardia, Piemonte, Friuli -Venezia Giulia, Marche, e provincia di Bolzano. In assenza di misure idonee la dimensione del cancro nel glob o costerà nel 2030 oltre 458 miliardi di dollari, contro i 290 del 2010. Il cancro rappresenta la seconda causa di mortalità in Italia. Sono 250mila i nuovi casi e 170mila le morti ogni anno. Sanità nazionale Pagina 61 L'acido folico nella prevenzione delle gravi malformazioni congenite on-line ilnuovo sito suAcido folico e folati prima di una gravidanza a cura del Centro nazionale malattie rare - Cnmrdell'Istituto superiore di sanità (Iss). L'iniziativa rientra tra le strategie di promozione e divulgazione della corretta assunzione di acido folico nella prevenzione primaria di gravi malformazioni congenite, come i difetti del tubo neurale (Dtn). I dati che emergono dall'ultima indagine condotta dall'Iss al fine di fotografare il «percorso nascita» in Italia rivelano un trend di crescita nel consumo di acido folico nel periodo peri-concezionale (in quell'intervallo ditempo, cioè, cheva da circaunmese prima del concepimento alla fine del primo trimestre di gravidanza). Se nel 2004 la percentuale didonne italiane che assumono correttamente acido folico raggiungeva appena il 4%, nel 2011 essa si colloca tra il 20 ed il 30%, con punte del 34% registrate in Veneto. Il dato si riduce a14-6%se ci si riferisce alle donne straniere che vivono in Italia. «Lapercentuale di donne consapevoli del ruolo dell'acido folico nella prevenzione primaria delle malformazioni congenite e che lo assumono secondo i dosaggi raccomandati è ancora troppo bassa», spiegala dottoressa DomenicaTaruscio, direttore del Cnmr. «L'obiettivo è quello di arrivare a triplicarla nei prossimi anni. Per divulgare al meglio il messaggio, abbiamo ampliato il sito relativo al Network italiano promozione acido folico con nuove tematiche, rubriche ed approfondimenti scientifici, realizzando un portale che promuove tra le donne in età fertile il consumo di folati, la supplementazione periconcezionale con acido folico e, più in generale, una dieta ed uno stile di vita corretti. In tema di salute della donna in internet abbondano bloge sitinon accreditati, che possono dare informazioni fuorvianti o addirittura errate. Il sito è uno struguaggio».Il Networkitaliano promozione acido folico è nato nel 2004 per promuovere la prevenzione primaria dei difetti congeniti mediante acido folico. «Le donne, un mese prima del concepimento, devono assumere regolarmente almeno 0,4 mg al giorno di acido folico perridurre il rischio di difetti congeniti. E' fondamentale che l'assunzione continui pertutto il primo trimestre di gravidanza». Qloriasiraunipr.it Sanità nazionale Pagina 62 EFFICIENZA Nei trapianti di organo il 92 per cento sopravvive IltnazioMormino ■ I trapianti hanno un futuro? Se lo domandano, con apprensione, i novemila pazienti che sono in lista d'attesa e, con grande senso di responsabilità, i rappresentanti di questa specialità, riuniti a Milano per discutere di quantità, efficienza, sicurezza, sopravvivenza. Il congresso è stato presieduto dal professorFranco Filipponi, cattedratico di chirurgia generale all'università di Pisa e pioniere deitrapianti epatici (il primo risale al 1996). Ecco, in sintesi, il suo pensiero. «Abbiamo il dovere di garantire un'assistenza precoce, tempestiva e permanente. In questo progetto diventafondamentale la sicurezza, investendo sempre di più nella prevenzione del rischio e nella corretta analisi del fattore umano, impiegando tutti gli strumenti che segnalano situazioni di criticità». Le équipe chirurgiche più avanzate prevedono la presenza di psicologi (prima e dopo l'intervento) perseguire il decorso e misurare subito le reazioni avverse. Molti studi internazionali, infatti, hanno dimostrato che i pazienti sottoposti a trapianto quando leloropatologie sono più gravi hanno maggiori complicanze ed i tempi di riabilitazione più lunghi, co- Sanità nazionale sì da abbassare la qualità di vita. In altre parole : il trapianto non deve rappresentare una soluzione estrema. Al contrario deve essere attuato precocemente; ma per arrivare a questo traguardo bisogna che il sistema funzioni in tutte le sue componenti a partire dallarete assistenziale . Serve un coordinamento più stretto fra il territorio e gli ospedali, fra i medici di base e le unità di chirurgia , fra i servizi di rianimazione e le urgenze. Come hanno spiegato altri relatori - i professori Rossi di Milano e Tartaglia di Firenze - l'Italia è ai primi posti in Europa, dopo la Spagna e la Francia, per numero di trapianti: tremila nel 2011 , con alte percentuali di sopravvivenza (92%p er il rene e 75 per il fegato ed il cuore). I cosiddetti « eventi avversi » superano dipocoil5 percento, contro il 9 di altre nazioni. Questi dati sono riportati in uno studio riguardante 7573 pazienti ricoverati a Firenze, Pisa, Bari Roma e Milano. Le regioni che hanno un maggiornumero di donatori sono la Toscana, ilFriuli Venezia Giulia e le Marche. La media nazionale non è incoraggiante: 22 donatori permilione di abitanti. Ci sono insomma molti ostacoli da superare, non ultimo il taglio (70%) dei fondi regionali destinati ai trapianti. Pagina 63 RIVOLUZIONARE IL PREZZO DEI FARMACI JOSEPH E. STIGLITZ gni anno milioni di persone muoiono in conseguenza di malattie in realtà curabili e evitabili grazie alla prevenzione, special0 mente nei paesi poveri. In molti casi i farmaci salvavita possono essere prodotti in serie a basso costo, ma sono in vendita a prezzi proibitivi. Sono due attualmente gli ostacoli alla fruizione dei farmaci. Il primo è il prezzo, davvero elevato; o meglio, il prezzo imposto è altissimo, il costo di produzione vi concorre in minima parte. Il secondo è che la produzione dei farmaci è orientata al profitto, non al vantaggio sociale, distogliendo risorse allaproduzione di farmaci essenziali alla salute. I poveri hanno pochi soldi daspendere e le in dustrie farmaceuti chenellasituazione attuale sono poco incentivate ad ori entare la ricercaverso le malattie che li affliggono. Non è una situazione obbligata. Le industrie farmaceutiche giustificano il prezzo elevato dei farmaci con la necessità di finanziarne laricerca e lo sviluppo. Ma, negli Stati Uniti, è il governo afinanziare granparte della ricerca e dello sviluppo in campo sanitario e questo inviadiretta, tramite isti tuzioni pubbliche, come gli Istituti nazionali di salute e la Fondazione scientifica nazionale. E indirettamente, grazie alla vendita di farmaci in seno ai programmi Medicare e Medicaid. Persino la quota non coperta dal finanziamento pubblico non rientra nel mercato normale, in quanto gran parte degli acquisti di farmaci su ricetta sono rimborsati dall'assicurazione privata dell'acquirente. Il governo finanzia la ricerca sanitaria perché considerai farmaci un b en e pubblico edhainteresse amigliorarne l'efficacia, perbloccare le epidemie e limitare l'onere economico ed umano che la diffusione delle malattie comporta. A questo fine è necessario condividerei risultati dellaricercail più ampiamente possibile e nei tempi più brevi. Thomas Jefferson paragona il sapere alla candela: se viene usata per accenderne un'altra non perde luminosità, anzi, c'è più luce intorno. Ma in America, e in gran parte del mondo, i prezzi dei farmaci sono tuttora esorbitanti e il sapere è distribuito col contagocce, a causa del sistema di brevetti che concede agli inventori il monopolio temporaneo sulle loro scoperte, incoraggiandoli a tesaurizzare laconoscenzapertimore di avvantaggiare la concorrenza. In determinati casi il sistema attuale eroga incenti vi alla ricerca, rendendo redditizia l'innovazione, ma al contempo consente alle case farmaceutiche di gonfiare i prezzi, e gli incentivi non portano necessariamente un tornaconto sociale. Una soluzione al problema dei prezzi e degli obiettivi della ricerca è sostituireilmodello attuale conunfondo finanziato dalgoverno che premi l'innovazione. In questo modo i ricercatori vedranno i loro sforzi ricompensati manon manterranno ilmonopolio sull'utilizzo dellaloro scoperta. La concorrenza sui mercati farà si che il nuovo farmaco sia disponibile al minor prezzo possibile, non gonfiato grazie al monopolio. Un rapporto del- Sanità nazionale l'Oms (intitolato Ricerca e progresso per soddisfare le esigenze sanitarie dei paesi in via di sviluppo) raccomanda un approccio a tutto tondo, che obblighi i governi a finanziare la ricerca sui bisogni sanitari dei paesi invia di sviluppo, imponga di coordinare alivello internazionale le priorità e la crescita in campo sanitario e istituisca un osservatorio globale per monitorizzare le situazioni di maggior rischio. A fine maggio la comunità internazionale avrà l'opportunità di iniziare ad attuare questi propositi in occasione dell'Assemblea mondiale della sanità - un momento di speranza perla sanità pubblica di tutto il mondo. La riforma del sistema dell'innovazione non risponde solo a criteri economici. In molti casi è questione divita o di morte. E quindi essenziale scollegare gli incentivi per la ricerca dal prezzo dei medicinali epromuovere una maggior condivisione del sapere scientifico. Non possiamo permetterci di perdere questo treno. Copyright: ProjectSyndicate, 2012. Traduzione diEmilia Benghi Pagina 64 ✓c /!// /F/.:;.//iibkÉ MARIO PIRANI Le 120 ore in barella della paziente vecchietta Un tempo l'orgoglio di un Paese si misurava dal parametro dei suoi servizi pubblici. Il Servizio sanitario nazionale era in Italiatra quelli che ci assicuravano maggior prestigio internazionale. Oggi certi dati è meglio nasconderli. Non si attendano, però, il nostro facile sostegno quanti alimentano campagne di stampa contro i medici costringendo la cura dei malati ad un ruolo sempre più difensivo. Domina, per contro, la disdicevole preoccupazione di incorrere in qualsivoglia errore impedendo in partenza di agire: si evitano interventi che possono risultare potenzialmente azzardati. E'evidente che ne risulta una "medicina difensiva" a misura più della prudenza del sanitario che dell'uso accorto delle terapie a disposizione. La resistenza, finora interposta, alla introduzione di un sistema di assicurazioni che garantisca i medici e le strutture sanitarie dai possibili errori oggettivi costituiscono un ulteriore freno adun miglioramento responsabile del governo medico. Di questo e di molto altro si è parlato nelle cronache dei quotidiani romani, tramutatisi in bollettini di mal asanità e ripresiinrecenti assemblee di medici del Pronto soccorso e della Medicina d'urgenza, in gran parte dipendenti dal San Camillo, il più vasto nosocomio romano e da altri ospedali dove recentemente i servizi di accettazione si sono trovati investi ti da criticità non certo addebitabili al personale sanitario ma ai ripetuti tagli che hanno colpito ovunque i servizi sociali, alla crisi che investe tutta la sanità pubblica, alla drastica riduzione dei posti letto. Ci rendiamo conto che dicendo queste cose ripetiamo ormai quasi meccanicamente frasi fatte, inadatte a suscitare speranze di ripresa. Eppure nelle assemblee cui abbiamo assistito spirava un'aria di assunzione consapevole di responsabilità e di protesta organizzata quale da tempo non Sanità nazionale si registrava. Si è arrivati a firmare un documento unico con la direzione generale, con l'intento, temiamo mal riposto, di coinvolgere anche la Regione. Il continuo ricorso a contratti atipici,unitamente all'esodo pensionistico delpersonaleverificatosi negli ultimi anni hanno provocato profonde carenze negli organici. Il numero di medici precari costretti a lavorare in perduranti condizioni di instabilità, con paghe di vergogna, che in qualche caso arrivano a5 euro l'ora, hanno allontanato sempre più gli standard italiani da quelli europei. Ho sentito con le mie orecchie citare il caso di una paziente ottantenne costretta in barella per 120 ore, per mancanza di letto. Si ripete, ed è vero, che mancano soldi ma quanto si spreca in convenzioni trattate in condizioni clientelari di favore? Perché un pasto in convenzione costa22 euro, più che al ristorante? Perché il cosiddetto "lavanolo" (il lavaggio della biancheria) è concentrato tutto a Reggio Emilia? Perché su 2.500 infermieri ne risultano 360 non utilizzabili per ragioni fisiche e nonvengono spostati a funzioni più consone? Il direttore generaleharibadito lo slogan "Aprire l'ospedale al territorio e il territorio all'ospedale". Se questa frase ha un significato essa va decrittata nella sua verità: aprire l'ospedale significa assicurare l'accoglienza del Ps, abolendo le lunghe attese per essere diagnosticati e per essere ricoverati (oggi in media 25 pazienti restano in barella per l'intera giornata). Non vale la scusa che le strutture ospedaliere vengono così utilizzate per interventi di elezione o per attività ambulatoriali, al contrario se l'ospedale è il luogo per l'assistenza alle acuzie le sue risorse andrebbero concentrate aquesto fine e le altre scelte finanziate distogliendole da quelle impropie. Come oggi invece avviene. OR I PROD UZIONE RISERVATA Pagina 65 Domani la Corte Costituzionale decide sul divieto di fecondazione eterologa. Dal 2004 migliaia di coppie italiane sono andate alll' estero. Ecco le loro storie Nella fabbrica deifi DAL NOSTRO INVIATO MARIA NOVELLA DE LUCA BARCELLONA razie, gracias, mille grazic . Sorrisi di neonati, di madri e di padri, fiocchi rosa, fiocchi azzurri. Le immagini formano un unico grande arazzo: Valentina, Matteo, Domenico,Alice, centinaiadifoto e centinaia di nomi italiani. Il primo compleanno, ilprimo triciclo. La vita che inizia, l'avvenire che si schiude. Scherzano le addette delDipartimento Internazionale: «Ogni anno riceviamo decine diinviti abattesimi e feste dibambiniitaliani concepiti qui. Emoltige- nitori continuano ad inviarci le foto dei loro figli che crescono». Centro "Dexeus" di Barcellona, istituto di medi cin a della riproduzione tra ipiù famosi d'Europa, GranViaCarlosIII, nemmeno mezz'ora dall'aeroporto di El Prat. Le pareti di vetro e cristallo catturano la luce dietro l'antica facciata neoclassica, insieme ai riflessi dell'acqua che scorre in due lunghe vasche-fontane. È in questo avveniristico ospedale privato diretto da Pedro Barri Raguè, famoso ginecologo e uno dei padri della fecondazione assistita in Spagna, che migliaia di coppie italiane in fuga dalla legge 40 e con la speranza nel cuore, sono approdate dal2004 a oggi in cerca di un figlio. Oltre 500 soltanto nel 2011, l'80% di tutte le pazienti straniere del Dexeus, e di queste più della metà per accedere alla fecondazione eterologa. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE CON UN ARTICOLO DI CATERINA PASOLINI W 4f- J ... 1 lIl I tg-210 'cl le coppicila lianc rAi aMe ila Sanità nazionale i °f l%UPJ Pagina 66 (segue dalla copertina) DAL NOSTRO INVIATO MARIA NOVELLA DE LUCA BARCELLONA ssia al concepimento invitro diun bambino con l'ovocita o lo sperma di una donatrice o di un donatore. Pratica severamente vietata in Italia, ma sulla quale tra pochi giorni la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi, e decidere se quel divieto è legittimo o no. Sentenza dalla quale dipende il destino di gran parte di quelle coppie che ogni anno abbandonano l'Italia, per affidare il loro sogno di genitori a un centro estero di fecondazione assistita. Ricorda Alessandra P., approdata in Spagna nel 2010 dopo aver tentato di diventare madre in Italia nel pieno dei divi etidellalegge40. «C'eraunclima di sospetto e paura negli ospedali italiani. Mi dissero che non potevo congelare gli embrioni, che si potevano fecondare soltanto tre ovociti, e che mi dovevano essere trasferiti nell'utero tutti insieme. Una tragedia: ho partorito tre bambini all'inizio del quarto mese, sono morti in pochi minuti, avevo già40 anni, ho rischiato la i vita per la follia ideologica di una legge sbagliata... Per anni mio marito e io abbiamo vissuto nel lutto. Poi abbiamo deciso di riprovare, di ritrovare il filo di quel sogno. Nel 2010 ho fatto una ovodonazione a Barcellona, sono rimasta incinta subito e oggi siamo genitori di Benedetta, la gioia della nostra esistenza». «Con immenso affetto Vanessa e Giulia». Una mamma e la sua bambina abbracciate guardano lontano nella foto-ritratto che la dottoressa Maria Josè Gomez Cuesta, responsabile del laboratorio di "Fertilizzazione In Vitro" tiene alle sp alle della sua scrivania. «Sono molto legata a loro, un grande Sanità nazionale Dal suo verdetto disk'ii(le ildestinoc li n ü-1i(ii( i(li (o,i)ir(nirigcn itoriche Alcuni migrano nei Paesi dell'Est o in Grecia, dove i requisiti di sicurezza sono però bassi. La maggiorparte vola al centro Dexeus di Barcellona, uno degli istituti di medicina della riproduzione più, f 'amori in Europa. Ilviaggio delle coppie italiane verso la felicità successo dopo un grande dolore», racconta la dottoressa Gomez, per tutti Fina, un concentrato di passione e rigore, che per quattro anni ha lavorato in Toscana, all'ospedale della Versilia, dal 2003 al 2008. «Ero arrivata conun grande entusiasmo, il centro di Procreazione assistita era tutto da costruire, ma nel 2004 è stata approvata nel vostro paese la legge 40, una legge atroce, pericolosa per le donne e per i bambini, di profonda ingiustizia sociale. Ho provato a resistere, ma con tutti quei divieti era diventato impossibile aiutare le coppie, e così sono tornata qui, al Dexeus, che è il centro dove mi sono formata, dove abbiamo laboratori all'avanguardia, sia perla fecondazione in vitro che per l'analisi pre-impianto, in particolare lo studio dei cromosomi dell'embrione, attraverso la tecnica Cgh, comparative genomic hybridization». E nel laboratorio dove iniziala vita, l'aria è perfetta e asettica perché nulla contamini gli embrioni che sono custoditi in incubatori a 37 gradi, la temperatura del corpo materno, suogniincubatore (una sorta di cassetto) c'è il nome della madre, mentre sui monitor scorre la vita dell'uovo fecondato che cresce, si sviluppa, fino a quando potrà essere trasferito nell'utero della paziente. «Molte coppie italiane mi hanno seguito - dice Fina Gomez - soprattutto quelle che avevano bisogno della fecondazione eterologa, ricordo una ragazza giovanissima, a 25 anni non riusciva a produrre ovociti, un dramma, e poi qui è rimasta incinta». Perché il centro Dexeus, oltre a essere un polo multidisciplinare per la salute della donna, è una delle cliniche più famose dove viene praticata l'ovodonazione. Per concepire un bambino le donne ricevono l'ovocita di una donatrice che viene fecondato con il seme del partner. Ameno che non si tratti di coppie omosessuali, perché in quel caso il seme viene prelevato da una banca dello sperma esterna al centro. «In Spagna - spiega Andrea Barri, responsabile dell'ufficio marketing - sono consentite tutte le tecniche tranne l'utero in affitto, e alle tecniche possono accedere anche le donne single. In generale le nostre pazienti italiane hanno tra i 36 e i 40 anni, sono sposate, hanno unaformazione universitaria, e arrivano suconsiglio deiloro gi- necologi, o di altre donne che qui sono diventate madri. Al Dexeus però siamo rigorosi sui limiti d'età: accettiamo di sottoporre le donne alla fecondazione assistita soltanto fino a 50 anni. Oltre no, perché i rischi per la loro salute sono troppo elevati». È stata l'eldorado dei "migranti" italiani della provetta la Spagna, dove in questi anni le cliniche della fertilità sono diventate decine, prima che il lucroso business si spostasse anche nei paesi dell'Est o in Grecia, centri con requisiti di sicurezza assai minori però. E nemmeno la svolta a destra del governo Rajoy, sostenuta dalla Chiesa, ha toccato i capisaldi della legge, una delle più "liberal" del mondo. «Un ciclo di ovodonazione costa 8.700 curo, un ciclo di fecondazione in vitro 5.700, mentre le donatrici ricevono un rimborso di circa 900 curo. Siamo molto attenti nella scelta delle donatrici aggiunge Andrea Barri - se la nostra paziente ha occhi neri e capelli neri, sceglieremo una ragazza con le stesse caratteristiche somatiche. Per questo a volte bisogna aspettare qualche settimana, perché tra chi riceve e chi donaci sia la maggiore somiglianza possibile». Sembra tutto semplice ma è Pagina 67 invece proprio questa triangolazione genetica a preoccupare gli avversari dellafecondazione eterologa, che resta in Italia uno dei punti cardine della legge 40, dopo che nel 2009 la Corte Costituzionale aveva fatto decadere l'obbligo di impianto dei tre embrioni, i divieti di congelamento e di analisi pre-impianto. PaolaF. ha38 anni, convive con il suo compagno da 10, e dopo il terzo tentativo fallito di I COSTI Un ciclo di ovodonazione a Barcellona costa 8.700 euro, 5.700 la fecondazione in vitro Fivet (fecondazione in vitro) a Firenze, ha deciso di partire. «I medici italiani sono bravissimi, il centro che mi segue è davvero eccellente, ma non c'è nulla da fare: nonostante tutte le stimolazioni produco pochissimi ovociti, e di pessima qualità... E per me non c'è altra speranza che diventare madre con l'uovo di un'altra donna. Aspetterò la sentenza, magari fosse possibile farlo qui, coni propri medici, senza dover andare all'estero, in un paese straniero. Ma non ci credo: il divieto resterà, in Italia comanda la Chiesa, e noi donne infertili continueremo a emigrare». «Non siamo un centro che fa miracoli - avverte però il professor Pedro Barri Raguè, direttore del Dexeus, dove nel 1984 è nato il primo bambino spagnolo concepito in vitro - ma abbiamo un'altapercentualedi successi, cioè gravidanze ottenute. Cerchiamo di essere vicini alle pazienti, molte arrivano da fuori, come le italiane, che vengono da noi soprattutto per l'ovodonazione, visto che l'età delle madri continua a salire in tutta Europa, o per accedere a una unità specifica dove ci occupiamo di quelle pazienti che hanno subito più di un fallimento. Ma c'è anche un buon numero di donne, circa il 20%, alle quali purtroppo dobbiamo dire che per loro alDexeus non possiamo fare nulla». Fecondazione assistita 32 anni l'età media del primo parto in Italia 000 3 milioni le coppie infertili stimate in Italia In percentuale 35,4 3 5 28,1% la percentuale di donne over 40 che ricorre alla fecondazione assistita per avere un figlio Q00 00000 10 mila gli italiani che ogni anno emigrano all 'estero per la fecondazione assistita 1 13,2 6 1 coppia su le coppie italiane che diventano genitori dopo la fecondazione assistita 4 1 coppia su la media dei successi nei Paesi dove è consentita l'eterologa Spagna Svizzera Repubblica Ceca Belgio Grecia Austria Ucraina Gran Bretagna Danimarca Stati Uniti India OR I PROD UZIONE RISERVATA Sanità nazionale Pagina 68 Felipe e Stella sono nati in provetta. "Ci sentiamo desiderati, non diversi" "Noi figli di un doppio regalo senza non saremmo qui" CATERINA PASOLINI BOLOGNA o sono nato grazie a un doppio regalo: una signora gentile ha dato un uovo e un signore il suo semino, li hanno mischiati e poi sono cresciuto nella pancia della mamma». Felipe parla a raffica, occhi da cerbiatto, energia incontenibile, sembra uno scugnizzo voglioso di tornarsene a giocare. Come é venuto al mondo non lo interessa molto, risponde educatamente, ma la verità è che per lui «la mia mamma è quella lì che mi sveglia la mattina quando non voglio andare a scuola, che fa il ragù più buono del mondo e papà è lui, l'aiutante dei compiti e che ogni tanto mi sgrida». Babbo è Angelo Ajello, cinquantenne come mamma Patrizia che sorride quando il ragazzino si avventa sulla batteria in salotto o quando Stella, grandi occhi, sorriso dolce e avolte timido, ha le amiche che chiamano a ripetizione o mostra i primi cenni di ribellione giovanile. Bologna, una casa borghese a dieci minuti dalle due torri. Un allegro caos pervade l'appartamento, tra letti da rifare, il pranzo da mettere in tavola, imille appuntamenti dei ragazzi presi da sport e lezioni di hip hop e i loro genitori che dimestiere fanno lo psicologo e la psichiatra impegnati come tutti a far quadrare lavoro e affetti. A seguire il lavoro e questibambinitanto desiderati, figlidelfreddo, della tecnologia e dell'amore. Unalungastoria d'amore quella diAngelo e Patrizia, che comincia vent'anni fa. Allora erano sposati, con altri. Matrimoni agli sgoccioli, lei non era riuscita ad avere figli e avrebbe voluto adottare, ma il compagno non ne aveva voluto sapere. «Per lui le somiglianze familiari erano fonda- Sanità nazionale mentali, a me non è mai importato, ho sempre voluto adottare anche se ho sempre avuto un fortissimo desiderio della gravidanza: mi è piaciuto portarli in grembo, non mi importa chi ha messo i gameti. E quelli fissati col patrimonio genetico dovrebbero sentire la gente: ogni volta che vedono Stella tuttimidicono chehagliocchi di mio padre, ed é vero». Lasciati i rispettivi compagni, Angelo e Patrizia per anni provano ad avere figli, ma sono aborti e giorni neri. Alla fine provano con la fecondazione assistita, ma le cose nonvanno e gliannipassano, i quaranta si avvicinano e la malattia genetica che ha reso quasi cieco Angelo non migliora certo. «Un bel giorno abbiamo deciso: basta, ci sposiamo così possiamo adottare».Allo stesso tempo decidono di provare con l'eterologa. Vanno aBarcellona, «scegliendo a caso suInternetil centro meno costoso, partendo in macchina per risparmiare». Scelgono la Spagna «perché sono mediterranei come noi. Malo sappiamo, abbiamo rischiato grosso: potevano finire in mani sbagliate. E invece con 4 milioni di lire a ciclo alla fine, quando di soldi ormai non ne avevamo più, ce l'abbiamo fatta». Quando scopre di essere incinta Patrizia lo dice felice all'assistente sociale ma arriva la doccia fredda: niente adozione se si è gravide. Così rinunciano, qualche anno dopo il bis con l' eterologa e arriva Felipe. Come loro ogni anno tremila italiani vanno oltreconfine per l'eterologa, vietata in Italia. Pochilo dicono ai figli: quasi un senso di vergogna come se non riuscire ad avere un bambino fosse una colpa. «In fondo questa è un'adozione, invece di un bambino abbiamo adottato un embrione visto che nessuno dei gameti è nostro. Io non volevo che rischiassero di avere lamia malattia che porta danni agli occhi ma nelle forme più gravi anche al cervello», dice Angelo. E così, convintiche «ilnon detto pesa più di mille parole e il segreto crea muri», aFelipe e Stella da quando erano piccoli hanno raccontato la loro storia con le parole delle favole: dal medico mago ai signori che hanno fatto il più bello dei regali. E i figli da allora si sentono «molto desiderati ma non diversi dagli altri». «Sono curioso, magari quando cresco vado a salutarli e dire grazie, senza di loro io non ci sarei e poilapelle abbronzataè tuttaspagnola», dice Felipe con aria fiera. Anche Stella è curiosa, anche se, dice: «trovo che ho il carattere grintoso di papà e a volte metto il muso come la mamma». Il loro desiderio resterà comunque insoddisfatto. In Spagna i donatori sono anonimi, per sempre. 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 69 ori maancheguerre l'aliquota della solidarietà è gettonata dagli italiani TRA LE ASSOCIAZIONI EGLI ENTI CHE OGNIANNO SI CONTENDONO LE DONAZIONI DEL CINQUE PER MILLE, UN RUOLO RILEVANTE È OCCUPATO DAGLI ISTITUTI CHE SI OCCUPANO DI RICERCA SCIENTIFICA E SANITARIA PERFINO ALL'ESTERO Sibilla Di Palma Milano Tra le associazioni e gli enti che ogni anno si contendono le donazioni del cinque per mille, cioè una quota dell'Irpef che il cittadino può devolvere a sostegno di organizzazioni che svolgono attività socialmente utili, un ruolo rilevante è occupato dagli istituti che si occupano di ricerca scientifica e sanitaria. Tra gli enti maggiormente finanziati figura l'Airc, l'Associazione italianaperla ricerca sul cancro che, in base ai dati relativi al 2010 pubblicati dall'Agenzia delle entrate, è stata scelta da 258.461 contribuenti per 6,2 milioni di euro. I fondi raccolti dall'associazione grazie al cinquepermille stanno finanziando quattro progetti per l'individuazione di nuovi strumenti di diagnosi precoce e analisi del rischio di sviluppare un tumore. Oltre all'Airc esistono, però, anche realtà meno conosciute, come ad esempio la Fondazione Cfo, collegata al Centro oncologico fiorentino, una onlus impegnata nella raccolta fondi e nei progetti di studio e ricerca su specifiche aree tema- Sanità nazionale tiche, tra cui la prevenzione e la diagnosi precoce del tumore. I contributi ottenuti con il cinque per mille verranno destinati nel 2012 alla realizzazione di progetti di ricerca integrata nel Centro di specializzazione della Fondazione. Opera dal lontano 1969, invece, l'Ail (Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma) che utilizza i fondi raccolti per promuovere la ricercascientificaelaformazione di tutte le figure che ruotano intorno a questa malattia. Non sono pochi poi coloro che scelgono ogni anno di destinar e lapropriaquota di cinque per mille alla Fondazione Umberto Veronesi, nata nel 2003 allo scopo di sostenere la ricerca scientifica, e che destina la maggior parte dei fondi ricevuti in borse e progetti di ricerca in ambito sanitario. "La tua cura è scritta nel tuo dna. Al San Raffaele la stiamo realizzando", è lo slogan del progetto che verrà finanziato quest'anno devolvendo il proprio cinque per mille alla Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, fondata nel 1971 e dedicata alla ricerca in ambito sanitario. In particolare, ifondi serviranno a finanziare il Centro di genomica e bioinformatica traslazionale del San Raffaele, con l'obiettivo di comprendere il dna per prevenire, diagnosti- PARTITE IVA"ROSA" Nuove aperture di attività al femminile FEBBRAIO 2012 (va,. 1 su mese precedente} MARZO 2011 (var. % su mese corrispondente) FINO A 35 ANNI +23,19 : quepermillecisono,però, anche la Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson, la Lice (Lega italiana contro l'epilessia) e l'Aism (Associazione italiana sclerosi multipla) chelo scorso anno, conifondi ricevuti, ha finanziato una sperimentazione sulle cellule staminali e un nuovo laboratorio di studi sulla mielina. Per chi fosse interessato a devolvere il proprio cinque per mille perla cura delle malattie infantili l'associazione "La nostra famiglia" utilizza i fondi che gli vengono devoluti per potenziare le attività di ricerca nell'ambito dell'autismo, disturbi del linguaggio e dell'apprendimento eparalisi cerebrali infantili. +12,28 +13,8Ò ' ° Fnnte: striato delle Finaime Tra gli enti maggiormente finanziati figura l'Aire, l'Associazione italiana per la ricerca sul cancro care e curare malattie come tumori, infarto miocardico e diabete. Si occupa di ricerca scientifica anche la fondazione Ebri voluta dal premio Nobel Rita Levi-Montalcini che impiegai fondi devoluti con il cinque p er mille per sviluppare nuove strategie terapeutiche p ermalattie neurologiche e neurodegenerative, come, ad esempio, l'Alzheimer. Candidati anche quest'anno alla destinazione del cin- A riscuotere un ampio gradimento nella dichiarazione dei redditi sono, infine, anche associazioni che operano in campo medico nella cura delle vittime della guerra e della povertà anche se non in maniera specifica nella ricerca scientifica e sanitaria. Come Medici senza frontiere, che ne12010haottenuto 8,4 milioni di euro grazie alla scelta di 249.462 contribuenti. Una somma che è statasuddivìsa a sostegno di progetti in paesi come Afghanistan, Sierra Leone e Repubblica Democratica del Congo. Un podio da condividere con Emergency che, in base ai dati dell'Agenzia delle entrate, nel 2010 è risultata la prima associazione beneficiaria con un totale di 363.070 preferenze, pari a 10,6 milioni di curo. n RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 70 MORRIS EAGLE Teorie e terapie, una guida critica di Vittorio Lingiardi entre sulle pagine dei nostri quotidiani si accendeva il dibattito sullo statuto scientifil V co _AL della psicoanalisi, usciva l'ultimo libro di un grande della disciplina: Morris Eagle. Spero che sia il pubblico sia gli attori di tale dibattito lo abbiano notato. Si intitola Da Freud alla psicoanalisi contemporanea. Critica e integrazione, è pubblicato da Raffaello Cortina, curato da Paolo Migone e tradotto da Danila Moro. Professore Emerito all'Adelphi University di New York, docente del New York University Psychoanalytic Institute e del New Center for Psychoanalysis di Los Angeles, vincitore di ambiti riconoscimenti internazionali (tra cui il Bowlby-Ainsworth Award, la più importante onorificenza per la ricerca nel campo dell'attaccamento), Morris Eagle è un signore gentile e spiritoso, che pare non toccato dal narcisismo di molte star psicoanalitiche e davvero interessato a quel che pensano i suoi colleghi. Al pubblico italiano è noto per il successo del precedente volume La psicoanalisi contemporanea (Laterza, 1988) e per la chiarezza dei suoi articoli, spesso tradotti sulla rivista Psicoterapia e Scienze Umane, che da anni vede Eagle nel comitato editoriale. Ha 82 anni, ma il suo nuovo libro si intitolerà Il futuro della psicoanalisi. Nel frattempo, l'editore Guilford di New York sta per pubblicare Psychoanalysis and Attachment: Toward an Integration. Più che formulare una teoria psicoanalitica, che inevitabilmente diventerebbe una tra le tante, Eagle vuole indagare criticamente le varie teorie e i loro paradigmi. Non per eleggerne una come migliore delle altre, bensì per chiedere a ogni teoria di rendere conto delle sue affermazioni sullabase dellacoerenza interna e dei risultati terapeutici. «Spero che dopo la lettura di questo libro il lettore sia in grado di comprendere meglio il fermento che ha caratterizzato la nostra disciplina negli ultimi 25-35 anni». Chiudendo questo libro di quasi 400 Sanità nazionale pagine, che si legge senza mai un momento di stanchezza, siamo effettivamente in grado di capire quali sono i punti di convergenza e divergenza tra teorie psicoanalitiche classiche e contemporanee, in riferimento alla concezione della mente, alle relazioni oggettuali, alla psicopatologia e al trattamento. In questo viaggio, Eagle è la guida che tutti noi vorremmo in qualsiasi viaggio: ha idee proprie ma non le impone, sa mettere in discussione quelle degli altri, ma sempre con curiosità e rispetto. Eagle racconta come e perché lapsicoanalisi contemporanea abbia modificato molti pilastri di quella classica, abbandonando il modello pulsionale, ridimensionando il ruolo dell'insight e del conflitto, rivalutando quello dell'ambiente e delle esperienze traumatiche "reali", riformulando i concetti di meccanismi di difesa, transfert e controtransfert, e modificando l'atteggiamento dell'analistaverso il paziente e il setting. Pur valorizzando quella psicoanalisi che dall'ideale del "conosci te stesso" è arrivata a include- re il "conosci l'altro", Eagle muove critiche sostanziali anche allacorrente relazionale contemporanea, un tempo minoritaria e oggi dominante. In particolare critica l'idea di Stephen Mitchell di una realtà co-costruita da paziente e analista; perché, dice Eagle, confonde la linea che divide ciò che è nella mente del paziente da ciò che invece riguarda l'analista. L'approccio di Eagle mantiene la rotta della "realtà": poca indulgenza "classica" verso i fantasmi inconsci, poca indulgenza "post-moderna" verso narrazioni eccessivamente fluide e relativizzanti. Nemico dei linguaggi oscuri e delle gergalità, dalla prima all'ultima pagina di questo libro, semplice come un manuale e profondo come una summa, Eagle si adopera per creare una rete di somiglianze e compatibilità tra modelli, non perché paladino di un ecumenismo forzato, ma perché capace di individuare l'unica traiettoria sicura per la sopravvivenza della psicoanalisi: superamento di modellistiche rigide, distanza da improvvisazioni fluide, promozione della ricerca, dialogo con la teoria dell'attaccamento, la psicologia dell'età evolutiva, l'etologia e la biologia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Morris N. Eagle , Da Freud alla psicoanalisi contemporanea . Critica e integrazione , Raffaello Cortina, Milano, pagg. 384, € 37,00 Pagina 71 Scienza a reti unificate Anche la ricerca si avvia a diventare globale E ha bisogno di regole condivise. Il primo passo? La creazione del Global research council di Francesca Cerati e Marilyn Albert non fosse una S famosa ricercatrice di Harvard, l'accusa di frode scientifica per ottenere 15 milioni di dollari co- me fondi dal governo perla sua ricerca sull'Alzheimer non avrebbe suscitato lo stesso scalpore, scomodando per la prima volta la Corte d'appello. Possibile che il vento gelido della crisi stia soffiando anche sulla mecca della ricerca e dell'innovazione? Non è un mistero che Boston dipende all'8o% dagli asiatici, e se nei prestigiosi Mit e Harvard si hanno difficoltà a reperire finanziamenti, chi dall'Asia ha scelto di fare ricerca qui è pronto a rifare le valigie per tornare a casa, in Cina ma soprattutto in India, dove i governi non lesinano incentivi per la ricerca scientifica. Il continente asiatico polo d'attrazione anche per il "prodotto" scienza? Per capire se davvero gli Stati Uniti stanno perdendo la loro leadership in favore di paesi come Cina, India, ma anche Corea, Singapore e Qatar (che hanno notevolmente aumentato gli investimenti in scienza e ingegneria) abbiamo raggiunto al telefono Krishnaswamy VijayRaghavan, scienziato di fama internazionale, da poco nominato membro della Royal Society, la massima istituzione scientifica al mondo. «Il declino dell'America è ancora prematuro - premette lo scienziato indiano che a Bangalore è direttore scientifico Sanità nazionale del National centre for biological sciences e direttore generale dei laboratori di alta tecnologia InStem con cui l'Ifom di Milano ha appena avviato una collaborazione -. Tuttavia, quello che è importante afferrare sono le ragioni del suo successo. Il primo fattore è la democrazia. Una cultura dell'innovazione ad ampio spettro non può venire da una società oppressa. L'India è sì una democrazia, ma c'è molta oppressione. Dobbiamo cambiare. La Cina non è una democrazia e deve cambiare. L'Europa non deve lasciare che la sua democrazia scivoli in un isolamento intellettuale, ma anche l'America può imparare da se stessa, perchè oggi rischia di essere sviata da un miraggio anti-intellettuale. Ciò può causare un declino più veloce di qualsiasi politica economica». Il secondo aspetto è l'apertura. «Se l'India - continua VijayRaghavan - accoglie i migliori scienziati del mondo, i migliori economisti, i migliori imprenditori, a prescindere dalla nazionalità, può cambiare in un decennio. Al contrario, ci vorranno cento anni per cambiare». La terza lezione che cita lo scienziato riguarda la paura del fallimento in campo imprenditoriale, «perchè è un blocco mentale che impedisce l'innovazione». Per VijayRaghavan la crescita economica dei paesi emergenti «non è una garanzia per trasformarli in motori d'innovazione». Piuttosto servono profondi cambiamenti socio-culturali, anche negli ecosistemi di ricerca. Perché ciò avvenga rapidamente serve un partenariato tra Usa, Europa e il resto del mondo. «Questo rientra nella sfera della politica - dice - ma c'è un pericolo che tutti dobbiamo riconoscere: le economie in crescita che rinunciano alle connessioni culturali, intellettuali e morali non fanno bene a nessuno. L'Occidente, sorgente della moderna scienza, ha una grande responsabilità in questo senso e dovrebbe impegnarsi per assicurare che l'innovazione sia globale e tarata per un cambiamento equo-sostenibile. La scienza, quindi, non è una gara tra la Cina e il mondo, ma un evento di squadra per il sostentamento e il vantaggio reciproco». Il mondo è ormai interconnesso, la mobilità di studenti e ricercatori ha migliorato le opportunità di sfruttare i talenti: inevitabile lo spostamento verso una scienza globale. Che, però, richiede un nuovo modo di pensare e di regole condivise. E il primo passo verso un approccio più unificato del processo scientifico è stato fatto da Subra Suresh, direttore della National science foundation, che ha convocato questa settimana ad Arlington, in Virginia, 47 leader della ricerca provenienti da 44 paesi. Il Summit ha portato alla creazione del Global research council, che ha iniziato ad affrontare due temi importanti: il merit review e il libero accesso ai dati scientifici, al fine di spianare la strada a progetti multinazionali. «Ormai la ricerca dipende dal networking - dice Marco Foiani, ordinario di Biologia molecolare all'Università di Milano e direttore scientifico dell'Ifom - e vista la difficoltà di attrarre ricercatori senior in Italia, abbiamo deciso di avviare partnership mirate in Asia. Siamo partiti l'anno scorso con Singapore, abbiamo appena concluso quella con Bangalore e ora guardiamo al Giappone. Questa rete di interazione ci consente di farci conoscere, di capitalizzare su nuovi investimenti tecnologici e avere un bacino di ricercatori stranieri». Ovvero si investe all'estero per avere un ritorno in Italia. Pagina 72 In attesa del brevetto unificato Ottenere una tutela estesa ai maggiori paesi Ue costa fino a 50mila euro. L'Epo lavora per integrare le procedure con un unico ente di validazione di Antonio Dini biettivo brevetto unico europeo. Il tema centrale sul tavolo degli amministratori europei è questo, più che non le presunte difficoltà a cui andrebbe incontro il mercato per via di «eccesso di brevettazione» che in realtà fanno parte della normale dinamica nel mondo degli affari. Invece, trovare un modo per fare un solo brevetto che valga in tutta Europa è l'unico sistema per mantenere la competitività e dare valore allo strumento principe per la tutela della proprietà intellettuale e leva dell'innovazione. «La situazione è fin troppo frammentata» spiega il professor Ferruccio Resta, delegato del rettore del Politecnico di Milano per la valorizzazione della ricerca e del trasferimento tecnologico. Frammentata è un eufemismo: in pratica, ciascun Paese europeo fa storia a sé. Ognuno ha il suo ufficio brevetti e, per vedere riconosciuta la validità dell'idea, serve una lunga trafila di costose traduzioni legali e registrazioni. « È un processo molto complesso, con varie fasi che portano ad avere costi nell'ordine di grandezza dei somila euro per avere concessioni e validazioni in tutti i Paesi», dice Resta. Il ruolo che la Ue ha dato all'European patent office (Epo, uno dei due organi assieme al Consiglio amministrativo dell'Organizzazione europea dei brevetti) è proprio questo: portare avanti il percorso verso un brevetto unificato europeo che venga raccolto, approvato e reso operativo da un'unica sede in Europa, con validità automatica in tutti i Paesi. Cosa ancora non possibile: Epo raccoglie i brevetti europei (oltre 62mila nel 2011) ma questi in realtà sono ancora un insieme di brevetti nazionali, anche se l'organizzazione sta lavorando per riuscire a diventare l'ufficio unico dei brevetti in Europa. Si tratta di un vuoto che i giuristi e gli economisti europei vorrebbero colmato al più presto. Il brevetto è l'ultima fase di un processo di innovazione e ricerca, cioè lo strumento per valorizzare sia l'aspetto economico che scientifico della ricerca. «Il tema centrale è arrivare a semplificare, unificare e rendere più efficace il brevetto», dice Resta. Il modo migliore per il sistema-Europa per competere con Stati Uniti, Giappone e Cina, è mettere ordine nel nostro sistema di gestione della proprietà intellettuale: ufficio brevetti e tribunale specializzato che gestiscano le controversie europee e un meccanismo unificato per portare a sintesi le 38 leggi nazionali, le 38 aree di giurisdizione e le 29 lingue diverse che oggi si presentano come un ostacolo quasi insormontabile di fronte a un ricercato- re o a una startup che voglia brevettare la sua idea per poi affrontare il mercato con maggiore serenità. Il brevetto europeo unico potrebbe essere un'opportunità importante proprio per startup, università, piccole aziende. Nel mercato brevettano tantissimo le grandi aziende multinazionali ma anche le piccole e piccolissime. E le università, che rappresentano una delle maggiori fonti di innovazione nei differenti settori scientifici, sono altrettanto prolifiche. Magari con l'aiuto di uffici interni specializzati, come quello guidato da Resta al Politecnico, che sollevano i ricercatori dal peso della burocrazia, dai costi e soprattutto dal bisogno di monitorare adempimenti e scadenze, a pena di inficiare il risultato. Una startup si trova di fronte a 29 lingue differenti e 38 aree di giurisdizione Sanità nazionale Pagina 73 Google modello anti-cancro Google diventa un modello per combattere il cancro: la stessa strategia con la quale il motore di ricerca segnala in primo piano le pagine più importanti su un tema, ma anche il modo con cui queste sono legate fra loro da collegamenti ipertestuali, può essere usata per identificare, in ciascun paziente, le proteine che più delle altre alimentano la progressione della malattia. Lo prova uno studio della University of Technology di Dresda e pubblicato su «PLoS Computational Biology». I ricercatori tedeschi hanno utilizzato una versione modificata dell'algoritmo di Google per classificare circa zomila proteine del cancro del pancreas, e tra queste ne hanno identificate sette che funzionano dabiomarcatori. Questo lavoro in genere è lungo e complesso, e spesso le proteine identificate sono discordanti. Con la strategia di Google, hanno sfruttato il fatto che le proteine in una cellula sono collegate fra loro da diversi tipi di interazioni, risultando legate in una specie di "Facebook delle proteine". Sanità nazionale Pagina 75 Il braccio robotico con la mente Per la prima volta in 15 anni una donna paralizzata è riuscita a bere da sola un caffé, grazie a uno studio rivoluzionario della Brown University di Providence. La donna è riuscita a manovrare un braccio robotico con la mente grazie a "BrainGate", un device composto da Zoo elettrodi impiantati nel cervello. Gli impulsi elettrici dei neuroni legati alle funzioni motorie vengono trasmessi a un pc che a sua volta invia i comandi al robot. Tutti i segnali sono stati decodificati e associati a un movimento nel corso di lunghi test con delle sfere di gomma. Poi l'esperimento con il caffé, un successo che apre la strada a grandi obiettivi nel campo della ricerca: il prossimo obiettivo è fare in modo che l'impulso dei neuroni stimoli elettricamente i muscoli delle persone paralizzate. Il video su www.tmnews.it. Sanità nazionale Pagina 76 Un test potrebbe scoprire il rischio Scoprire con un esame del sangue, il rischio di cadere nella depressione post-parto (condizione che colpisce circa una neomamma su 7). Al test del futuro sta lavorando il team della Warwick Medical School inglese, che su un gruppo di 20o donne seguite prima e dopo il parto ha scoperto che il pericolo di sviluppare la "baby-blues" è scritto nel Dna: le donne predisposte alla depressione post-parto - dicono gli autori - hanno maggiori probabilità di avere particolari varianti di 2 geni cruciali nella risposta allo stress. «Se si riuscissero a identificare le donne a rischio di depressione post-parto - dicono gli autori - potrebbero essere trattate prima e con terapie appropriate». TiPS Sanità nazionale Pagina 77 Al via le candidature per giovani scienziati Scoprirei segreti della ricerca farmacologica e biotecnologica, per capirne i meccanismi sul campo e studiare le nuove frontiere della scienza al servizio della salute. É l'opportunità che il gruppo svizzero Novartis offre a un pool di giovani talenti, 60 studenti e ricercatori universitari in discipline scientifiche ed economiche, attraverso il Novartis International Biotechnology Leadership Camp. Sono partite le selezioni per l'edizione 2012 del BioCamp, in programma dal 27 al 29 agosto al quartier generale del colosso renano a Basilea. Le candidature potranno essere inviate entro il 3 giugno via e-mail a [email protected]. All'indirizzo web di Novartis è possibile scaricare il modulo d'iscrizione. Una tre giorni per confrontarsi sugli sviluppi e sulle potenzialità delle biotecnologie nell'area della salute con alcuni tra i maggiori esperti internazionali della ricerca nel settore e con i massimi responsabili del gruppo Novartis. Al BioCamp i giovani partecipanti potranno infatti apprendere come si avvia e si gestisce un'impresa nel campo delle biotecnologie. Sanità nazionale Pagina 78 G ovan s si ml • i • i innovatori, gl o b e t ro tt er Un quarto dei progetti presentati a Pittsburgh è in attesa di brevetto di Pierangelo Soldavini I 1 mio scienziato di riferimento? Il `` nonno! Mi ha insegnato che la cosa fondamentale è farsi domande... lui ha sempre risposto alle mie». Luke Schuster, i6enne americano trapiantato in Cina, a Chengdu, sintetizza cosa significhi per lui fare scienza. Lo fa davanti al cartellone del progetto che ha portato questa settimana all'Intel Isef di Pittsburgh: un sistema di riconoscimento dei movimenti delle dita a distanza tramite webcam che si trasforma in un interfaccia intuitivo per il computer. Come lui altri 1500 ragazzi di scuola superiore, tra 114 e i 20 anni, un migliaio dagli Stati Uniti e il resto da tutto il mondo, hanno provato a farsi domande, le più disparate e fantasiose, trovando delle soluzioni originali nella finale del più importante concorso di ricerca scientifica del mondo. Sanità nazionale Mischiati ai gruppi di studenti incuriositi dall'opera dei loro coetanei e a genitori e professori orgogliosi del lavoro dei loro pupilli, si muovono i rappresentanti del mondo scientifico e delle imprese E c'è anche uno squarcio di Italia, con due progetti tra Lecce e la Sardegna usciti dal concorso nazionale «I giovani e le scienze» promosso da Fast, a gareggiare tra questi ragazzi che hanno fatto della scienza la loro missione per cambiare il mondo. Non è escluso che tra loro si nasconda l'inventore della prossima Facebook o un futuro Nobel. Ma intanto hanno iniziato a costruire il loro futuro sulla base di una passione e di tante domande. «Puntano a essere i prossimi Jobs, Zuckerberg o Gates, portando idee nuove in grado di trasformare il mondo», spiega Wendy Hawkins, direttore esecutivo della Intel Foundation facendo gli onori di casa. E sottolinea come un quarto dei progetti presenti sia già in attesa di brevetto per le conclusioni delle loro ricerche. Pagina 79 Con le nanotecnologie i fogli «odiano» l'acqua CO- Nella bolgia cosmopolita di giovanissimi scienziati dell'Intel Isef si muovono con relativa dimestichezza tre diciottenni maturandi del liceo De Giorgi di Lecce. Aldo Cingolani, Roberto Fasano e Andrea Paladini sono appena usciti dal salone dove sono stati sottoposti a un fuoco di fila di domande dei giudici e sono soddisfatti: «Non abbiamo mostrato incertezze». Hanno ancora l'eccitazione di chi ha appena suoperato l'esame. Quello che hanno portato a Pittsburgh è un innovativo trattamento chimico per rendere idrorepellenti materiali deperibili all'acqua, a partire dalla carta, messo a punto in collaborazione con la sede di Lecce dell'Istituto italiano di tecnologia (Iit) sotto la spinta del professore di chimica, Beniamino Lofari, che è l'eminenza grigia dietro al progetto. I materiali cellulosici e fibrosi, come anche i tessuti, vengono imbevuti in una soluzione di acetone e cianoacrilato, materiale contenuto in alcune colle molto resistenti. Se poi si aggiungono nanoparticelle di teflon, si arriva ad avere un effetto idrorepellente, tale da far scivolare via l'acqua. «Questo sistema non copre la superficie con una pellicola, ma i materiali utilizzati vengono insediati all'interno delle singole fibre, con la particolarità che la carta e i tessuti mantengono le loro caratteristiche iniziali», spiegano i Sanità nazionale Con l'lit. Cingolani, Fasano e Paladini tre ragazzi. Così sulla carta si può scrivere e stampare, esattamente come prima. Con l'inserimento di nanoparticelle di teflon si raggiunge l'idrorepellenza: il foglio viene tolto dall'acqua e rimane praticamente asciutto, come se nulla fosse. Adesso tornano a Lecce per le ultime interrogazioni pre-maturità, i professori non gli faranno nessuno sconto. Ma questa esperienza ha già segnato la loro vita: Aldo respira scienza in famiglia da sempre, ma i due compagni si sono via via appassionati. Aldo e Andrea, amici fraterni dalla prima elementare, hanno scelto ingegneria biochimica a Torino, «poi andremo all'estero perché lì ci sono le opportunità». Roberto ha optato per medicina, ma lui rimarrà in Italia: «È qui che c'è bisogno di noi». (P.Sol.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 80 Ecco la matematica che spiega la musica b Un tour turistico a tema accompagnato da una musica adeguata. È il progetto che le sorelle Elalim e Jasmine Zen Vukovic hanno messo a punto per il centro di Olbia e che ha attraversato l'Atlantico fino a Pittsburgh, alla finale del concorso per giovani scienziati dell'Intel Isef. «L'idea ci è venuta l'anno scorso, mentre ci si preparava a festeggiare il 15o° dell'Unità d'Italia. Il centro è pieno di strade dedicate ai personaggi legati all'Unità e quindi abbiamo deciso di pensare a qualcosa di originale da dedicare alla città per l'occasione», spiega Elalim. Matutto non poteva essere così semplice. Non è forse la musica «la scienza dei numeri applicata ai suoni?». E allora le due sorelle di origine mitteleuropea hanno iniziato avivisezionare le melodie con funzioni matematiche, identificandone le simmetrie interne per poi smontare e rimontare i pezzi a proprio piacimento. «Un divertimento per far capire che la matematica è ovunque», prosegue la ragazza ventenne, oggi al primo anno di medicina. La sorella Jasmine non è potuta venire per questioni burocratiche scolastiche: troppe assenze durante l'anno - tra cui anche quella per partecipare al viaggio a Hong Kong vinto con il concorso italiano "I giovani e le scienze" -, se ne faceva altre metteva a rischio l'ammissione alla maturità. Grazie alla teoria del grafo, la mate- Senza sorella . Jasmine Zen Vukovic matica è servita anche per studiare i percorsi più adatti per il turista, in modo da non costringerlo a ripetere più di una volta le stesse strade. Elalim si muove con disinvoltura traappuntamenti ufficiali e colloqui con la giuria: lei ha già partecipato all'Isef, due anni fa, con un lavoro di ricerca per analizzare le proprietà del bicarbonato di sodio nel lenire le punture di insetto. Questa volta si porta a casa un incontro di buon auspicio. Una sera, insieme all'inseparabile mamma, ha trovato per strada Dudley Herschbach, Nobel per la chimica nel 1986, che si era perso downtown Pittsburgh, lo ha accompagnato parlando di scienza e dei suoi progetti: "Continua così e vincerai il Nobel", le ha augurato sorridendo Herschbach. (P.Sol.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Giovani scienziati. Quattrogiovani in un momento di riposo nel corso della manifestazione Intel Isefche si ètenutaa Pittsburgh. In tutto hanno partecipato 1500 ragazzi Sanità nazionale Pagina 81 Figli Si aspetta troppo per averne e si cede a vizi e cattive abitudini sin dall'adolescenza Donne in carriera e maschi firmatari Ecco il mïx dell'infertïlità di Massimo oscarini * Per comprendere il concetto di fertilità/sterilità occorre avere ben chiaro il ruolo cruciale che il trascorrere del tempo impone alla questione. Da una parte serve tempo per accertare l'infertilità (l'Organizzazione mondiale della Sanità definisce una coppia "poco fertile" dopo un anno di tentativi non protetti), dall' altra è proprio il trascorrere del tempo la causa principale di una scarsa fertilità. Di certo è innegabile che il desiderio di genitorialità ha avuto un brutto colpo negli ultimi anni. F evidente che avere dei figli non è al primo posto nella vita di una coppia a meno che non sia già avanti negli anni. Pertanto il desiderio di essere genitore si è modificato. La clinica de11'infertilità ha subito notevoli cambiamenti negli ultimi 20 anni. I problemi di sterilità di coppia sono in aumento rispetto al passato siaper fattori relativi che oggettivi. I fattori relativi sono il miglioramento delle tecniche diagnostiche che hanno reso tale patologia più evidente ed individuabile. Il primo fattore oggettivo che si evidenzia è il peggioramento della qualità del liquido seminale per fattori ambientali, inquinamento, e stile di vita. Inoltre, la qualità dello sperma, e quindi la fertilità maschile, possono risentire del vizio del fumo e dell'alcol. Gli uomini dediti sia al fumo che all'alcol hanno maggiori probabilità di avere una minore quantità di seme, una concentrazione più bassadi spermatozoi e una percentuale più bassa di spermatozoi attivi rispetto agli altri uomini: 500 millilitri di vino al giorno portano con sé lo stesso rischio rispetto a chi beve di più, se l'uomo che li beve è anche fumatore. Gli uomini che fumano meno di 20 sigarette al giorno, mabevono alcol, hanno mostrato rischi simili ai fumatori più forti. La fertilità della donna comincia a ridursi a 30 anni, l'età in cui oggi, molte donne che lavorano, cominciano a pensare di avereilprimo figlio. La diminuzione Sanità nazionale di fertilità in genere comincia in assenza di cambiamenti visibili. Il ciclo mestruale si mantiene regolare nella maggior parte delle donne trai 30 e i 40 anni, mentre già tra il10 e il 20% delle donne sono subfertili a 35 anni. Quando ilciclo diventairregolare e le donne cominciano ad accorgersi che qualcosa non funziona, la fertilità è probabilmente compromessa. La donna, infatti, in caso di rapporti non protetti, ad ogni ciclo mestruale ha solo il 20 % di probabilità di rimanere gravida e questapercentuale cala drasticamente con il passare degli anni, atalpunto che già 10 anni prima di entrare inmenopausa lafertilità è fortemente ridotta. L' ovvio quindi quali conseguenze può avere e quali sorprese può portare posporre la maternità dopo i30 anni emolto spesso ancheverso i40. D'altra parte, non è neanche pensabile tornare allo stile di vita di 50 anni fa, quando le donne restavano a casa e facevano ilprimo figlio intorno ai20 anni. La prospettiva matrimoniale infatti è cambiata con la storica rottura degli anni '70, negli atteggiamenti e nelle prospettive; inoltre perla sessualità femminile' la carriera' ha preso peso e dignità pari al matrimonio. Attualmente si sente l'esigenza di individuare in che cosa differiscono le donne che diventano infertili ed entrano in menopausa piu giovani da quelle ch e lo diventano più tardivamente. Ciò renderebbe possibile fare delle previsioni valide per donne ancora fertili, o apparentemente fertili, e permettere una migliore programmazione della vita riproduttiva che tenga conto anche della grandissima variabilità individuale. Molte e diverse sono infatti le cause che determinano la fertilità femmi- stessafamiglia (madre efiglie, sorelle o cugine). Attualmente, mediante lo studio del genoma di donne con insorgenzaprecoce dellamenopausaeil confronto con quello di donne entrate in menopausa in età fisiologica, si sono avuti risultati che dimostrano che diversi fattori genetici sono identif i cabili come probabili responsabili di un esaurimento ovarico precoce. C'è da dire, però, che per ora, il numero di donne studiate non è ancora adeguato per poter utilizzare i dati come indice di predittività. La mancanza di ovulazione è la causapiù comune di sterilità femminile, in questo campo si sono avuti negli ultimi 20 anni, grazie alprogredire delle ricerche in campo farmaceutico, i migliori risultati in termini di ripristino della funzionalità, con una adeguata terapia ormonale nella maggioranza dei casi la donna riprende una normale ovulazione chelarendeidoneaperunafecondazione assistita o nel migliore dei casi naturale. A q ue s lo punto non possiamo che ribadire che il procastinare il momento del concepimento rende la possibilità di concepire difficile sia per una fisiologica riduzione che per una maggiore probabilità di esposizione a fattori patologici. Io credo quindi che sia meglio affrontare ilproblema, con una maggior solidarietà sociale che non lasci solo quel 10% di coppie che lo vive direttamente, soprattutto pensando al futuro dei nostri giovani, che sempre più, dovranno affrontare il problema della sterilità. *Dipartïrnento Ginecologia ePediatria Azienda Ospedaliera S.Andrea Università di Roma Sapienza nile, il declino della fertilità e l'età in cui ciascuna donna entra in menopausa seguono andamenti diversi da donna a donna. C'è l'effetto dello sti le divitae dell' ambiente, come il fumo o trattamenti con farmaci chemioterapici, ma c'è anche un fattore genetico. Spesso un'età di menopausa molto precoce è comune tra le donne di una Pagina 82 La vit® Procreazione, a Roma ' primo centro per donne che soffrono di en et ' si Da oggi diventare mamme potrebbe essere un percorso realizzabile anche perle donne affette da endometriosi. Nasce infatti a Roma il primo Centro di Fecondazione al mondo dedicato alle donne con endometriosi, patologia che solo in Italia colpisce 3 min di donne (14 min in Europa e 150 nel mondo) e che annovera l'infertilità come una delle principali conseguenze. La struttura, annuncia il presidente della Fondazione Italiana Endometriosi Onlus Pietro Giulio Signorile, «fa parte del Centro Italiano Endometriosi, già attivo a Roma presso il Rome American Ilospital, ed ha l'obiettivo di aiutare le tantissime donne affette da endometriosi nella lotta contro l'infertilità, una delle pri ncipali conseguenze di questa malattia. La presenza di endometriosi in fase avanzata, infatti, si accompagna spesso alla difficoltà di procreazione e la maternità risulta quasi impossibile con le procedure tradizionali, anche per i costi elevatissimi e per le forti ripercussioni sulla salute femminile». Tra le tecnologie più innovative adottate dal Centro di Fecondazione per l'Endometriosi, un modernissimo sistema di tracciabilità che impedisce lo scambio di gameti ed embrioni, garantendo la certezza assoluta della paternità e l'utilizzo di speciali incubatori a secco che, attraverso tre sistemi di sterilizzazione dell'atmosfera ed un avanzato sistema di monitoraggio a sensori, eliminano il rischio di «cross contamination» e tutelano in maniera assoluta l'embrione. L'appello di Signorile è chiaro: « E ora che si tuteli la salute della donna e degli embrioni e si innalzino i livelli qualitativi dell'assistenza per la fecondazione». E aggiunge: «I dati in nostro possesso parlano di costi pari a circa 100mila giuro per ogni 'bambino in bracciò nelle pazienti affette da endometriosi. Cifre da capogiro - conclude Signorile - che precludono il diritto alla maternità a moltissime donne italiane». Sanità nazionale Pagina 85 Emofilïacï, le cure migliori sono italiane Rimane alto il divario dei livelli di assistenza fra le regioni Al Policlinico di Roma un solo medico per mille pazienti di Gabriele Caliz ni * L o slogan scelto dallaFederazione delle Associazioni Emofilici (FedEmo) è «100% CURE», per evocare l'impegno a colmare le differenze tra le Regioni in modo daassicurare pari opportunità di trattamento in Italia e, nel mondo, rendere accessibili le cure al 100% dei malati emofilici. Per celebrare l'ottava Giornata Mondiale dell'Emofilia, si è svolta a Roma una Tavola rotonda che ha riunito istituzioni, esperti e rappresentanti del mondo accademico, che hanno fatto il punto su questa malattia rara di origine genetica che, in Italia, colpisce circa 8.800 persone. L'emofilia è causata dalla carenza congenita,parziale o totale, di una proteina del sangue coinvolta nel processo della coagulazione: il fattore VIII, nell'emofilia "A", laformapiù comune e più grave, con una prevalenza di in 1 caso ogni 10.000 maschi; il fattore IX, nell'emofilia 'B", coni casoogni30.000maschi; il fattore von Willebrand; il fattore XI, VII, V, XIII, X, etc nelle forme più rare. A causa di questo deficit, gli emofilici sono più facilmente soggetti ad emorragie, spontanee o a seguito di traumi anche di lieve entità. Il trattamento consiste nella terapia sostitutiva, cioè nella somministrazione endovenosa del fattore carente, "a domanda" o in profilassi, sotto forma di concentrati dei fattori della coagulazione di origine plasmatica o ricombinante, effettuata in genere dal paziente stesso o da un familiare presso il proprio domicilio. Nascere oggi con l'emofilia, in Italia, significa avere un' aspettativa e una qualità di vita simili a quelle dellapopolazione generale, ma affinché ciò si verifichi è necessario garantire, alivello di tutte le Regioni, pari opportunità di accesso ai trattamenti. «Nonostante il no- Sanità nazionale stro siaunPaese molto competente sul piano scientifico e sempre in primalineanell'ambito della ricerca, l'accesso ai farmaci e ai trattamenti non è uguale per tutti gli italiani, costretti - come ha sottolineato il Prof. Alessandro Gringeri, Università di Milano - a percorrere anche 500 chilometri per raggiungere un Centro emofilia specializzato nella gestione e assistenza della propria patologia». Alcuni esempi vengono dalla Puglia e dal Lazio. A Bari, il "pensionamento" di uno dei medici esperti ha causato la chiusura del Centro Emofilia, vista l'impossibilità dell'Azienda sanitaria ad attivare nuovi contratti o assunzioni con giovani professionisti peri vincoli imposti dal piano di rientro. Una cosa simile sta avvenendo a Roma, al Policlinico Umberto I, dove quasi 1.000 pazienti sono gestiti da i solo medico esperto di emofilia. La perdita delle comp etenze specialistiche dei Centri Emofilia possono, invece, determinare conseguenze dram- matiche sia sulla salute dei pazienti sia sui costi sanitari a causa di: assenza di adeguate conoscenze nella gestione appropriata di farmaci a elevato costo; nuovi fenomeni di pendolarismo della salute; inadeguato controllo della patologia e delle sue complicanze, con conseguenti ricadute in termini di disabilità e integrazione sociale. Per rompere questo circolo vizioso, bisognapromuovere la consapevolezza delle istituzioni regionali e nazionali circa l'urgenza e necessità di reclutare nuovi professionisti, anche nelle Regioni sottoposte a piani di rientro. Per questo motivo FedEmo esprime forte apprezzamento per gli impegni assunti dal Ministro della salute Renato Balduzzi in occasione della Giornata Mondiale a provvedere con la massima sollecitudine a completare l'iter delle Raccomandazioni organizzative sulla programmazione regionale e sull'accreditamento dei Centri emofilia, prodotte da un gruppo nazionale di esperti delle Regioni, coordinato dal Centro Nazionale Sangue. Tali raccomandazioni "costituiscono" - secondo il Ministro - «strumenti volti a dare risposte assistenziali adeguate e omogenee su tutto il territorio nazionale ai pazienti affetti da tale patologia e, allo stesso tempo, a fornire alle Regioni strumenti per l'ottimizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici». FedEmo guarda anche all' estero, dove solo i125% dei pazienti ha accesso alle terapie mentre il 75% non riceve un trattamento adeguato. La generosità dei donatori italiani fa sì che il plasma raccolto e inviato al frazionamento industriale presenti una crescita costante, sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi, così che, per alcuni farmaci emoderivati, non solo è stato raggiunto l'obiettivo importantissimo dell'autosufficienzanazionale, masi sono venu- te anche a creare eccedenze di prodotti medicinali o prodotti intermedi derivati dal plasma nazionale, rispetto al fabbisogno del nostro Paese. «Grazie a uno specifico accordo tra Ministeri della Salute, Difesa, Affari Esteri e Regioni e Province Autonome" - ha sostenuto il Senatore Bosone, vice Presidente della XII Commissione Igiene e Sanità, intervenuto alla Tavola Rotonda e promotore di una mozione sul tema "potrà essere possibile per i prodotti plasmatici eccedenti in Italia uscire dai confini nazionali per raggiungere Paesi terzi bisognosi, come India, Egitto ed Afghanistan, garantendo la sopravvivenza e il trattamento di migliaia di emofilici, valorizzando così il dono gratuito e responsabile di 1 milione e 800 mila donatori italiani". Presiden te FedEmo Federazione delleAssociazioni Emo f "zlici (www. fedemo. it) Pagina 86