alternativa CINEMA - Provincia di Teramo

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alternativa CINEMA - Provincia di Teramo
MULTISALA
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C I N E MA
M e n s i l e d ’ i n f o r m a z i o n e c i n e m a t o g r a f i c a d e l l a M u l t i s a l a S m e r a l d o - Te r a m o
ALTERNATIVA CINEMA 2010-2011
Multisala Smeraldo - Teramo
I film di febbraio
giovedì 3 febbraio
giovedì 17 febbraio
PORCO ROSSO
PASSIONE
(Hayao Miyazaki)
(John Turturro)
giovedì 10 febbraio
giovedì 24 febbraio
PRECIOUS
AMERICAN LIFE
(Lee Daniels)
(Sam Mendes)
1° spettacolo: ore 18.00 • 2° spettacolo: ore 21.30 - biglietto d’ingresso: 4.50 euro
alternativa CINEMA
giovedì 3 febbraio (ore 18.00 – 21.30)
Porco Rosso
Kurenai no Buta
Regia, soggetto, sceneggiatura, montaggio: Hayao Miyazaki Fotografia: Atsushi
Okui Musica: Joe Hisaishi Art Director:
Katsu Hisamura Nazione: Giappone
Anno: 1992 Durata: 94'.
un eroe dell'aviazione italiana nella guerra
con l'Austria. Chiamato così da quando un
maleficio l'ha reso maiale, eppure vola
sempre col suo aereo, avventuriero
dell'Adriatico settentrionale negli anni
Trenta. (Maurizio Cabona, Il Giornale)
Realizzato nel 1992 dall'imperatore del cinema d'animazione, Hayao Miyazaki, un film
senza età e un autentico regalo per lo spettatore. Il soggetto è insolito per il maestro
giapponese; però include una di quelle
inspiegabili metamorfosi ricorrenti nel suo
cinema. In seguito a un incidente, l'asso italiano dell'aviazione Marco Pagot, fieramente
antifascista, ha assunto l'aspetto di un maiale. Vive da eremita su una spiaggia dell'Istria;
ma torna in azione col suo aeroplano rosso
per combattere i pirati dell'aria. Lo aiuta Flo,
ragazzina esperta in meccanica. Immagini
aeree, i colori e la poesia inconfondibili di
Miyazaki: un'occasione che va colta al volo.
(Roberto Nepoti, La Repubblica)
Lucky Red prosegue con la meritoria distribuzione dei lungometraggi di Miyazaki inediti in sala. Dopo Totoro (dopo ventidue anni) e
in attesa di altri capolavori (la mente va a
Nausicaa nella valle del vento, anno di grazia 1984), tocca a Porco Rosso, unico film di
Miyazaki ad avere una precisa collocazione
temporale storica e geografica (la Dalmazia,
all’indomani del primo conflitto mondiale).
Peculiarità del film è come l’elemento favolistico emerga senza stridere da una cornice
realista, con l’aviatore italiano Marco Pagot
(affettuoso tributo ai fratelli Pagot, pionieri
dell'animazione italiana, dai Fratelli
Dinamite a Calimero) divenuto maiale in
seguito a un misterioso evento che […]
resterà inspiegato. La “somatizzazione” di
questo evento è per Pagot lo specchio di una
colpa da espiare in esilio, la conseguenza di
un atto anticonformista in epoca bellica (la
scelta di vivere) che è anche atto di ribellione al codice d’onore di una collettività omologata dal totalitarismo (e la frase «meglio
porco che fascista», detta da un animale
«Meglio porco che fascista»: al pilota che
nel 1920 raggiunse Tokio in volo, Arturo
Ferrarin, non lo dice Tinto Brass, lo dice
Marco Pagot, protagonista del cartoon
Porco Rosso. Ibrido di Francesco Baracca,
Guido Keller, del Barone Rosso e di Corto
Maltese, Porco Rosso è la metamorfosi di
simbolicamente ai margini dall’immaginario
collettivo, vale da sola il film). Legato all’immanente dalla propria umanità e da una
nuova stazza, Marco/Porco Rosso vive solitario cacciando taglie col proprio biplano.
L'elegia romantica che lo vede protagonista
è un risveglio alla vita, da accettare in blocco con annessi e connessi: l’amore di Gina,
l’affetto per la piccola meccanica Flo, il conflitto col bellimbusto e rivale in amore
Curtis, contrapposto a Marco in chiave antimanichea (un topos della produzione di
Miyazaki, sempre attento a evitare i didascalismi simbolici e a rimescolare le carte dei
profili psicologici). Malgrado qualche passaggio frettoloso e una storia meno fluida
che in altre circostanze, Porco Rosso emoziona con l’eccezionale qualità dell’animazione e la levità delle musiche di Joe
Hisaishi. E ora che Miyazaki ha annunciato
un sequel, c’è un motivo ulteriore per recuperarlo. In sala. Finalmente. (Gianluigi
Ceccarelli, cinematografo.it)
giovedì 10 febbraio (ore 18.00 – 21.30)
Precious
Regia: Lee Daniels Soggetto: Sapphire
Sceneggiatura:
Geoffrey
Fletcher
Fotografia: Andrew Dunn Montaggio: Joe
Klotz Musica: Mario Grigorov Scenografia:
Roshelle Berliner, Kelley Burney, Paul
Weathered Produttore esecutivo: Oprah
Winfrey Cast: Mo'Nique, Gabourey Sidibe,
Paula Patton, Mariah Carey, Sherri
Shepherd, Lenny Kravitz, Nealla Gordon,
Stephanie Andujar Nazione: Stati Uniti
Anno: 2009 Durata: 109'.
Sundance Film Festival 2009
Premio del pubblico
Gran Premio della giuria
Premio Oscar 2009
Migliore attrice non protagonista
Migliore sceneggiatura non originale
[…] Arriva finalmente in Italia uno dei film
più tosti del 2009, basato sul romanzo omonimo della poetessa afroamericana
Sapphire. Precious ha 16 anni ed è incinta
per la seconda volta di suo padre. La madre
è una parassita che vive alle spalle della
figlia e non perde occasione per umiliarla e
ferirla. E Precious non si sente affatto preziosa, intrappolata com'è dentro un corpo
gigantesco e una condizione di semianalfabetismo che le impedisce di
dimostrare la sua intelligenza. Ma il sistema
scolastico americano
trova per lei una scappatoia: una scuola
alternativa che le insegnerà a leggere, scrivere e rispettare se stessa. Una favola nera con tanto di happy
ending dove gli orchi e le streghe esistono
davvero, raccontata con buon piglio autoriale e scelte registiche non casuali […].
L'attrice che interpreta la madre di
Precious, e che ha conquistato l'Oscar, è una
celebre cabarettista e conduttrice tv. (Paola
Casella, Europa)
[…] Precious è l'altra faccia dell'America
dei neri. La prima è quella di Obama. Anche
se il film di Daniels è ambientato nel Bronx
degli anni Ottanta, strafatto di crack e
gente allo sbando […], in un'epoca ben lontana da quella attuale, il rimando politico
all'America di oggi è forte, e immediato. […]
Precious vuole ricordare ai neri che anche
se hanno un presidente nero non cambiano
i loro problemi, e vuole anche ricordare ai
bianchi che i neri non si sono certo solleva-
ti dalla loro condizione,
anche se c'è Obama.
Daniels non lesina in
retorica e folclore
negativo, ritraendo la
comunità dei neri nel
Bronx
degli
anni
Ottanta con tutti gli stereotipi del caso, […].
L'eroina accoglie in sé
tutte le sfighe possibili
che una ragazza nera americana può avere.
Obesa, sieropositiva, analfabeta, ragazza
madre. […]. La nostra Cenerentola di colore cerca di evadere dalla realtà sognando
un mondo alternativo, fantastico e principesco, dove lei è star assoluta e diva immacolata. Claireece Precious Jones non trova
il principe azzurro, ma scopre nella scuola
sperimentale il luogo di un possibile riscatto sociale. Ora, tutti gli ingredienti sono al
loro posto per un film che non si trattiene,
ma che riesce ugualmente ad andare fino
in fondo con una perseveranza pari solo a
quella della sua protagonista. Daniels, poi,
attornia la sua eroina di vere star del nostro
tempo (da Mariah Carey nei panni di un'assistente sociale a Lenny Kravitz, un infermiere che fa impazzire le amiche di
Precious), le stesse sognate dalla povera
Precious (Dario Zonta, L'Unità)
alternativa CINEMA
giovedì 17 febbraio (ore 18.00 – 21.30)
Passione
Regia: John Turturro Sceneggiatura: J.
Turturro, Federico Vacalebre Fotografia:
Marco Pontecorvo Montaggio: Simona
Paggi Coreografie: Giuà Scenografia:
Antonio Farina Suono: Antonio Barba Con:
Spakka-Neapolis 55, Avion Travel, Pietra
Montecorvino, Massimo Ranieri, Misia,
Mina, Lina Sastri, M'barka Ben Taleb,
Peppe Barra, Gennaro Cosmo Parlato,
Angela Luce, Max Casella, Raiz, Fausto
Cigliano, Rosario Fiorello, Fiorenza
Calogero, Enzo Avitabile, Pino Daniele,
James Senese, Peppe Servillo Nazione:
Italia, Stati Uniti Anno: 2010 Durata: 90'.
Di slancio Passione appare un film euforizzante, solare, sincero, riuscito. Ma anche a
mente fredda, le ragioni per augurare al
cinetour del napoletano onorario John
Turturro un ampio consenso ci sembrano
tutt'altro che peregrine: l'amato attore-regista di Brooklyn non si atteggia a documentarista né musicologo, e cerca di motivare la
sua miscellanea di canzoni glocal, partenopee e insieme internazionali, in base a
un'idea personale di messinscena; l'apparato tecnico di questa rilettura, riveduta e corretta dal prezioso superesperto Federico
Vacalebre, di pezzi classici, moderni e rivisi-
tati è di primissima qualità (a
cominciare dalla stupenda
fotografia
di
Marco
Pontecorvo); il contatto d'istintiva e persino ingenua adesione istituito con l'odiosamata metropoli assicura momenti di puro godimento, scatena la
voglia di ballare e cantare in platea, tramanda la classe e la grinta di moderni interpreti
[…] mai abbastanza promozionati. Una trama
non c'è, o meglio la trama si modella sulle
avventure audiovisive di Turturro tra i vicoli,
le piazze, le chiese in cui il “genius loci” si
traveste da angelo e demone, dissipa tesori
di tradizione e recupera giacimenti di
modernità, si spegne nel degrado e poi rinasce con un irridente sberleffo o una nostalgica lacrima. È vivamente sconsigliato, pertanto, chiamare in causa Carosello napoletano
che resta un unicum per la sua insuperabile
armonia di canto, recitazione e danza dispiegati sull'intero profilo storico della città; nel
caso di Passione, invece, prorompe soprattutto una corda, quella della visceralità
popolare, del vitalismo indomabile, del
Viviani antitetico a Eduardo, del meticciato
etnico-sonoro fortemente contemporaneo,
dell'immersione tutta carne e sensi nell'iperrealismo quotidiano che rischia, pour
cause, l'oleografia e il compiacimento. La
serie delle rappresentazioni, una suite vorti-
cosa di episodi, bozzetti e
flash, non può che prefigurarsi in questo senso, il disincanto e persino la rabbia di coloro, tra i cultori e i consumatori, che si scopriranno amputati di una melodia o di un nome. Un fenomeno - con Roberto
Murolo e Peppino Di Capri grandi desaparecidos - più che legittimo, ma destinato a confrontarsi proprio con l'approccio non filologico di Giuà, Turturro & Co. Lo stesso che
disintegra lo schermo con il Comme facette
mammeta scarnificato dalla voce di carta
vetrata della Montecorvino e coreografato da
trascinanti ballerine hip hop nel Palazzo
dello Spagnuolo; cade nel goffo quando si
concede
l'inutile
sceneggiata
di
Malafemmina; si esalta con la Tammurriata
nera di Peppe Barra e si prende in giro deliziosamente con il Don Raffaé dello stesso
chansonnier procidano; fa intravedere in un
bianco e nero anticato le qualità inimitabili
della primadonna Angela Luce e si arresta di
colpo, quasi meravigliato, a percepire il sussurro di Cigliano all'ombra delle tele di
Caravaggio […]; insegue Nun te scurdà sui
passi perduti di Raiz o della conturbante
M'Barka Ben Taleb e incita Fiorello e Max
Casella a stargli dietro mentre estremizza
l'humour carosoniano di Caravan Petrol alla
Solfatara. (Valerio Caprara, Il Mattino)
giovedì 24 febbraio (ore 18.00 – 21.30)
American Life
Away We Go
Regia: Sam Mendes Sceneggiatura: Dave
Eggers, Vendela Vida Fotografia: Ellen
Kuras Montaggio: Sarah Flack Musica:
Alexi Murdoch Scenografia: Jess Gonchor,
Lydia Marks Cast: John Krasinski, Maya
Rudolph, Carmen Ejogo, Catherine
O'Hara, Jeff Daniel, Allison Janney,
Samantha Pryor, Maggie Gyllenhaal, Chris
Messina Nazione: Stati Uniti, Gran
Bretagna Anno: 2009 Durata: 98'.
[…] La storia ha per protagonisti una coppia
di trentenni, Burt e Verona, che stanno per
avere un figlio. I due vivono in Colorado, ma
decidono di cercare casa altrove. Vanno
prima a Phoenix, dove abita un'ex collega di
lei […], poi provano Tucson, dove vanno a
visitare la sorella di Verona. Tentano la fortuna in Wisconsin, invitati da Ellen, amica
d'infanzia di Burt. Quindi si spostano a
Montreal, accolti da un ex compagno di università. E siccome Verona è incinta di sei
mesi, l'ansia di trovare il posto dove piantar
radici si fa sempre più intensa. Una deviazione a Miami in Florida per soccorrere il
fratello di Burt in crisi, fa capire alla coppia
la necessità di definire una volta per tutte
che cosa è una casa. […] Mendes è inglese,
ma come pochi sa raccontare gli States.
Dice di aver avuto da studente esperienze
formative fortissime in
America. Poi cita Paris,
Texas di Wim Wenders:
«Un film che per me
rimane un capolavoro
assoluto. Un autore tedesco esplora la mitologia
contemporanea americana, e trae incredibili suggestioni». Suggestioni che sembrano aver ispirato Away We Go. Le immagini
del film ricordano infatti una serie di cartoline postali e fanno da sfondo sempre a
personaggi che esplorano se stessi. Ogni
luogo visitato è contraddistinto da una
diversa tonalità cromatica. «Il Colorado è
oscuro, l'Arizona assolata, Montreal ha il
colore del mattone e dei college, e Miami è
pastello. Ho giocato coi colori e gli stili, che
parlavano dei nostri sentimenti esattamente come le battute del dialogo», spiega
Mendes. E poi c'è l'ottima recitazione dei
protagonisti […]. (Silvia Bizio, L’Espresso)
Si è sempre un po' riluttanti all'idea di
sedersi a guardare un film di Sam Mendes,
per quel suo “ideologismo” arrogante e
anche un po' pericoloso, da American
Beauty in poi. Qui però il regista sembra
lontano dall'oscurantismo di Revolutionary
Road, e in questo film “sulla strada”, che
percorre l'America fino a Montreal nei pae-
saggi e nelle paranoie,
tra i disastri emozionali,
la felicità di facciata,
l'orrore quotidiano, c'è
una certa dolcezza, e
un'empatia nel sentimento di fragilità che
sorprendono. Mendes condivide lo stato
d'animo dei personaggi, le loro imperfezioni, questo sentirsi spaesati, alla ricerca di
un posto che è molto più del luogo fisico in
cui vivere e crescere il proprio figlio. É proprio da qui comunque che la ricerca comincia, dal fantasma molteplice di una paternità/maternità rimossa, che comprende la
relazione coi propri genitori, e il modo di
essere figli, o magari anche di non esserlo
più. […] Dunque? Il viaggio, iniziato nella
casa di lui, finisce inevitabilmente nella
vecchia casa di lei, nel verde e sul mare,
dove la donna non era più entrata per non
pensare ai genitori scomparsi. Quello forse
sarà il loro angolo di mondo, al termine (o
all'inizio) di questa esplorazione circolare.
In cui i due capiscono che il primo posto al
mondo riguarda se stessi, senza modelli o
teorie “posticce” se non semplicemente
vivere. Un concetto semplice, e prezioso, a
cui Mendes riesce stavolta a far corrispondere la misura del suo cinema. (Cristina
Piccino, Il Manifesto)
Alternativa… Vintage!
Questi sono i film in programmazione nel mese di febbraio nella Multisala Smeraldo per il
Legend Film Festival
Grazie al restauro e alla digitalizzazione 2K, il Legend Film Festival porta sul grande schermo i capolavori del cinema di tutti i tempi
con un rinnovato splendore e li ripropone come evento esclusivo in una mostra itinerante.
Conserva il biglietto di Alternativa Cinema e consegnalo il lunedì seguente al botteghino
per avere l’ingresso a prezzo ridotto (4.50 euro anziché 6.00 euro) per il film del Legend Film Festival.
7 febbraio A QUALCUNO PIACE CALDO
di Billy Wilder (1959), con Jack Lemmon , Marilyn Monroe, Tony Curtis
Testimoni del massacro di San Valentino a Chicago, per opera di Al Capone, due musicisti scappano travestiti da donna e
si aggregano a un'orchestra femminile di jazz diretta a Miami. È una pietra miliare della commedia americana. Una
farsa strepitosa con molto punch, ritmo infallibile, odor di sesso e di morte e una Marilyn Monroe deliziosa in quella che
è, forse, la sua miglior interpretazione in assoluto. Ricorrente nel cinema di Wilder, il travestitismo diventa qui l'asse
portante dell'azione, contribuendo al suo lavoro di ribaltamento degli stereotipi sessuali e dimostrando che, contro il
noto proverbio, l'abito fa il monaco. Il film si chiude con una battuta divenuta proverbiale: “Nobody is perfect”.
14 febbraio PSYCO
di Alfred Hitchcock (1960), con Anthony Perkins,
Janet Leigh, Vera Miles, Martin Balsam, John Gavin
Fuggita con i soldi del suo principale, una giovane donna si ferma in un motel isolato,
vicino a Phoenix (Arizona) e lì viene uccisa a coltellate sotto la doccia. Chi è l'assassino?
Il giovane proprietario del motel o sua madre? Da un romanzo (1959) di Robert Bloch,
adattato da Joseph Stefano. Il più grande successo di pubblico di Hitchcock: “Ho giocato
a dirigere gli spettatori esattamente come si suona un organo”. Più che un thriller è uno
shocker, diventato col tempo un film di culto, e non soltanto per la sequenza della doccia
(45 secondi), di inaudita violenza. Esempio, magari detestabile, di cinema puro,
di arte per l'arte. Ebbe quattro nomination agli Oscar.
21 febbraio INTRIGO INTERNAZIONALE
di Alfred Hitchcock (1959), con Cary Grant, Eva Marie Saint, James Mason
Un pubblicitario di successo viene scambiato per un agente del controspionaggio da un'organizzazione spionistica,
che cerca perciò di eliminarlo. Scritto da Ernest Lehman, è il corrispondente hollywoodiano del britannico Il club
dei trentanove (1935): un thriller d'inseguimento in cadenze di commedia, delizioso e angosciante. Uno dei vertici
della spy-story, una miniera di trovate registiche, forse il film più erotico di Hitchcock, di cui si ritrovano i temi
preferiti: transfert d'identità, ambiguità dei rapporti tra i due sessi, mancanza di fiducia interpersonale, inganno
delle apparenze. Celeberrima la sequenza di Grant attaccato da un aereo in aperta campagna, modello di montaggio,
ma è rinomata anche quella del finale sulle pareti del monte Rushmore.
Titolo originale (North by Northwest) dall'Amleto di Shakespeare.
28 febbraio HOLLYWOOD PARTY
di Blake Edwards (1968), con Peter Sellers
Dopo aver sabotato con la sua distrazione un'importante ripresa di un film, un modesto attore di origine indiana è invitato
per sbaglio al party nella lussuosa villa del produttore, dove combina un guaio dietro l'altro. È il capolavoro di Edwards,
uno dei grandi film comici sonori, una delle migliori interpretazioni di Peter Sellers. Continua e rinnova la grande
tradizione del burlesque americano, integrandola con una vena di autentica tenerezza (evidente nell'ambivalenza del
personaggio principale) e una dimensione di puntigliosa critica sociale di costume. La catena delle irresistibili
invenzioni comiche sfocia in un finale delirante e catastrofico che sconfina nell'onirico.
Schede tratte dal Morandini – Dizionario dei film
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alternativa
C I N E MA
Mensile d’informazione cinematografica
della Società Smeraldo Snc
di Cinzia Spinozzi & C.
(Teramo)
Direttore responsabile
Anna Fusaro
Via Maestri del Lavoro
Teramo
Tel. 0861.415778
Progetto grafico e stampa
Giservice Srl (Teramo)
Iscrizione al Registro della Stampa
del Tribunale di Teramo
in data 19 settembre 2007 - n° 573
Sede legale
Società Smeraldo Snc
Via Maestri del Lavoro sn - 64100 Teramo
Anno 4, n° 5 - Febbraio 2011
Periodico gratuito
Via Rozzi
Teramo
Tel. 0861.246773
Sul sito web www.multisalasmeraldo.net è attivo
il sistema di prenotazione on-line, gratuito e semplice da utilizzare.
È possibile prenotare un massimo di 4 posti. I
biglietti prenotati devono essere ritirati al botteghino, nell'apposito sportello, al massimo 15 minuti
prima dell'inizio dello spettacolo. Trascorso tale termine, il sistema annulla automaticamente le prenotazioni non ritirate.
La prenotazione è avvenuta solamente se si riceve la
e-mail di conferma. Si raccomanda pertanto di fornire un indirizzo e-mail valido. La prenotazione non
comporta alcun costo aggiuntivo al prezzo del
biglietto, non è richiesto nessun pagamento preventivo e non è necessaria la carta di credito.